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Prevenire è l’obiettivo diuna intensa campagna disensibilizzazione che il nostroOrdine ha portato avanti, inparticolare, nei primi mesidell’anno, con “il Mese dellaCultura antisismica”. Un’importante iniziativa orga-nizzata insieme al DistrettoSicilia 108 Yb del Lions Inter-

national, perché, com’è naturale intuire, si tratta di unargomento che non interessa solo i tecnici ma l’interasocietà civile, le forze istituzionali e associazionistiche.La manifestazione si è sviluppata nel corso di quattrosettimane con sei convegni tematici, che hanno avutocome sede il Centro Le Ciminiere di Catania.La manifestazione nata dall’azione propulsiva dell’ing.Luigi Bosco,per il nostro Ordine e dell’Ing. PierluigiBella per il Lions, ha ricevuto notevole attenzioneda parte della società civile ed è stata divulgataappropriatamente dai media. Tutto è poi culminatocon la presentazione nella giornata conclusiva diproposte tecniche, frutto di studio da parte degli“addetti ai lavori”, rivolte alle Istituzioni competenti,prima fra tutte la Regione Siciliana. A corredo deiconvegni è stata inoltre inaugurata la mostra“Terremoti d’Italia”, allestita dal Dipartimento dellaProtezione Civile, che ha coinvolto attivamente ivisitatori attraverso video didattici, documenti,fotografie, filmati storici e le due tavole vibranti chehanno simulato il movimento del terremoto avvenutoa L’Aquila alimentando la consapevolezza di interventiurgenti e possibili agli edifici delle nostre città.Tra gli obiettivi di un’azione di tale portata vi eraquello di riscuotere l’attenzione degli amministratorie dei nostri rappresentanti politici, affinché siintervenga con investimenti preventivi nel patrimonioedilizio esistente della Sicilia, e non stanziando finan-ziamenti a posteriori dopo che i danni da sisma o daaltri eventi calamitosi, sono stati irreparabilmentecompiuti. L’attenzione alla necessità di un’azione diprevenzione sismica, soprattutto nella parte orientaledella Sicilia, che com’è noto, è una terra ad alta

vulnerabilità, non può accendersi soltanto dopo ogniterremoto catastrofico. L’interesse per la sicurezzadeve essere costante e fortemente radicato nellacittadinanza. L’Ordine crede con fermezza nelladivulgazione di questo messaggio fondamentale, eccoperché, pur di concretizzare questa forte attività disensibilizzazione, non sono state lesinate energie intermini di tempo, di studi ed anche economici. Proprio per questo ci aspettiamo un impegnodella politica responsabile e almeno proporzionale ainostri sforzi. Oggi la cultura della prevenzione rappresenta di fattoun tema politico, ma anche economico e di spendingreview perché prevenire costa un terzo che interveni-re dopo i disastri. Come più volte affermato durantegli incontri, occorre una visione da statista e lungimi-rante, che solleciti una pianificazione delle attivitàpreventive anche attraverso strumenti normativi diincentivazione. È opportuno mettere i privati nellecondizioni di investire nella sicurezza pubblica pergoderne i vantaggi nel lungo tempo. Ma è proprio quiil punto di impasse: i benefici dei costi per la preven-zione si avvertono in un futuro distante, mentre leamministrazioni sono troppo legate al riscontroimmediato del risultato e le leggi non aiutano adattuare una azione politica di largo respiro, bensìazioni legate all’inseguimento delle emergenze. Nel corso dei convegni organizzati, patrocinati dalnostro Consiglio Nazionale, si è analizzato il temasotto diversi e numerosi aspetti: la vulnerabilitàdel territorio, le metodologie innovative di interventisugli edifici esistenti, gli interventi strategici sull’edili-zia ospedaliera e scolastica, concludendo il dibattitoaperto con il confronto con gli enti istituzionalipreposti alla sicurezza del territorio.Sono intervenuti su ogni tema esponenti di rilievo delmondo scientifico, delle amministrazioni preposte allasicurezza del territorio e del sistema ordinistico.La manifestazione è stata inoltre l’occasione percelebrare il 320esimo anniversario del terribileterremoto del 169, che colpì la Sicilia orientale, edunque per riprendere, grazie al recupero dellamemoria collettiva e della “storia sismica” della Sicilia

PREVENZIONE ANTISISMICA IN SICILIA:GLI IMPERATIVI E LE PROPOSTE DEL NOSTRO ORDINE

di Carmelo Maria Grasso

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interessano gli impianti elettrici, meccanici, antincen-dio, sanitari e di distribuzione gas medicinali che, sesottoposti a forte sollecitazione sismica, provocanol’inagibilità dell’edificio, aggravando lo stato diemergenza. A ciò si aggiunge l’assenza di una pianifi-cazione di area vasta e che sovrintenda a tutte le criti-cità atta a fronteggiare le emergenze, a garantire isoccorsi e a tutelare gli abitanti.Da questo lungo percorso di dialogo sono nate quindi“e quattro proposte degli ingegneri”, che puntano allasemplificazione normativa, quattro richieste di granderesponsabilità politica che abbiamo avanzato al legisla-tore siciliano: in primis l’emanazione di una nuovalegge sul governo del territorio in sostituzione dellavecchia e obsoleta legge urbanistica risalente al 1978;in seguito il recepimento del Testo unico sull’ediliziadi cui al Decreto presidenziale del 2001 che allinei lanostra Regione al resto del Paese; l’istituzione el’obbligatorietà del libretto sulla manutenzione deifabbricati, in modo da garantire il monitoraggio e lamanutenzione periodica e programmata sugli edifici,infine una Legge Regionale che disciplini gli interven-ti locali di riparazione, miglioramento, sopraelevazio-ne ed ampliamento degli edifici esistenti.Il fatto che la Sicilia sia rimasta l’unica Regione italianacon una legge del governo del territorio datata eobsoleta, comporta di conseguenza l’inefficacia dellapianificazione che genera strumenti urbanistici“vecchi”, tempi smisuratamente lunghi per l’aggiorna-mento dei piani e per le approvazioni delle varianti.Mentre ciò che serve è pianificare per prevenire:attraverso un percorso - su scala comunale e metropo-litana - articolato, che presenti una componentestrutturale per i piani generali; All’interno di questo quadro tecnico propostol’Ordine degli Ingegneri della provincia di Catania èdisposto a offrire le proprie competenze per portareavanti le proposte atte a mitigare la vulnerabilità sismi-ca del nostro territorio. Per ottenere ciò è fondamen-tale attivare iniziative di sensibilizzazione sul rischiosismico, ma la svolta reale e la risposta concreta, lapuò dare solo la politica, snellendo la burocrazia, edaffidandosi alle competenze degli ingegneri, messi incondizioni di operare all’interno di un quadro legisla-tivo e pianificatorio evoluto e moderno.

Carmelo Maria GrassoPresidente Ordine Ingegneri provincia di Catania

orientale, le buone pratiche di costruzione, chemettano in sicurezza le vite umane e il patrimonioedilizio delle nostre città. Non dobbiamo e nonvogliamo convivere con la paura di un sisma nelnostro territorio, ma con la consapevolezza che daidisastri è possibile salvarsi con la prevenzione e conla lungimiranza di trasformare un rischio in unaopportunità. È necessario che ognuno cittadino siaconsapevole del grado di vulnerabilità dell’edificio incui vive e sia incentivato e agevolato nelle azioni diriadattamento dell’abitazione in chiave antisismica.Gli ingegneri hanno le conoscenze per mitigare lavulnerabilità sismica delle costruzioni, ottenendo unelevato grado di resistenza sismica, utilizzando anchele nuove tecnologie. La competenza consente diottenere buoni risultati senza costi elevati, utilizzandoper esempio soluzioni come quelle illustrate dal prof.Josè Restrepo dell’Università della California in unodegli incontri programmati. Il passo avanti dunque deve essere soprattuttoculturale: in Sicilia la pericolosità sismica è dovutaanche al fatto che avvengono sì grandi terremoti, macon intervalli di tempo tra l’uno e l’altro di centinaiadi anni. Per la vita di tutti i giorni è un aspettopositivo, però fa perdere agli amministratori e aicittadini la consapevolezza della necessità di unadifesa costante dai disastri.La città di Catania e la storia infinita del suo Pianoregolatore generale è stato ad esempio uno deicasi simbolo per discutere della necessità di unapianificazione territoriale adeguata e moderna.. Èindispensabile dotare le città di strumenti urbanisticiche consentano una significativa rigenerazioneedilizia, attraverso premialità in termini volumetrici edeconomico-fiscali e che siano i primi baluardi atti amitigare la vulnerabilità del territorio. Catania e il suohinterland non hanno strumenti pianificatori adeguatie moderni e quindi sono oltremodo vulnerabili neiconfronti degli eventi calamitosi: gli edifici nella loroprevalenza non sono adeguati e la situazione noncambia molto quando si parla dei cosiddetti “edificistrategici”, cioè ospedali, scuole, strutture militari,industriali e di coordinamento. Come tragicamentedimostrato dai più recenti fatti dell’Aquila e di SanGiuliano, gli istituti scolastici e ospedalieri sono stati iprimi a cedere, al contrario di quanto dovrebbe avve-nire. Soprattutto nel comparto sanitario vanno tenutiin considerazione i danni “indiretti”, quelli cioè che

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In vista della pausa estiva affiora l’esigenza di effettua-re un bilancio dell’attività della Fondazione nell’ulti-mo anno di lavoro, anche in prospettiva della nuovaprogrammazione dell’offerta didattica a partire dasettembre 2013. In questo anno trascorso si è cercatodi svolgere una attività formativa intensa e costante,concreta ed efficace per gli iscritti, considerando i piùdiversi aspetti specifici e tecnici che caratterizzanola nostra professione. Il Consiglio d’Amministrazioneè composto da colleghi che possiedono differenticompetenze professionali, dunque la loromolteplicità di interessi si è riflessa positivamentenella varietà dei corsi di formazione e aggiornamentoproposti durante questi mesi. Ascoltare i bisogni ei desideri professionali del territorio e dei nostritempi ci ha consentito di formulare il ricco ventagliodi corsi, con un ammontare di oltre 500 ore didocenza e numerosi “Seminari dell’innovazione”. Le numerose iniziative – alcune anche nelle cittàdella provincia, come Paternò, Randazzo e Caltagiro-ne – sono state legate dal filo conduttore dei granditemi dell’ingegneria: la sicurezza nei luoghi di lavoro,le novità del sistema normativo, le tecnologieinnovative di supporto, la sostenibilità urbana eambientale, la riqualificazione del patrimonio edilizioesistente, fino al ruolo dell’ingegnere nella societàcon gli incontri sul partenariato pubblico-privato esull’istituto della mediazione civile. La Fondazioneinfatti, aldilà dell’aspetto formativo, ha voluto conconvinzione promuovere il dibattito culturale che ciriguarda in prima persona, in particolar modo sullascia della recente riforma delle professioni. Un aspet-to questo che ha contribuito molto alla qualità deiseminari promossi, qualità visibilmente riconosciutadalle aziende del settore – locali, nazionali e interna-zionali – che hanno portato il proprio contributo allenostre attività. Il tavolo dei relatori di ciascun conve-gno e seminario ha visto la presenza di esperti diindubbia e riconosciuta competenza ed esperienza,provenienti dalle Università italiane e straniere, dalledirigenze della Pubblica amministrazione, dal mondodelle professioni. Non è mancata la frequente parteci-pazione ad incontri promossi da altre organizzazionipresenti sul territorio per puntare a processi condivi-si per il miglioramento della qualità della vita attra-verso un ampio confronto culturale tra le professionitecniche, i cittadini e le Istituzioni.

Per il secondo anno consecutivo La Fondazione hapartecipato, con notevole riscontro di pubblico, alSaem – Salone dell’Edilizia del Mediterraneo e allafiera Progetto Comfort. I settori merceologiciche caratterizzano i due panorami espositivicorrispondono infatti con le tematiche professionaliche compongono l’offerta formativa dellaFondazione: l’efficienza energetica delle abitazioni, letecniche innovative nel campo dell’antisismica, lenuove frontiere del processo edilizio. Consideriamodunque queste occasioni utili per incontrareprofessionisti e far conoscere loro le possibilitàdidattiche che mettiamo in campo con assiduitàdurante l’anno. Ad oggi, la nostra esperienzaci consente di affermare con orgoglio che lapartecipazione dei colleghi è considerevole edinamica, in diversi campi d’interesse.Infine vorrei sottolineare la proficua collaborazione eil sostegno reciproco con l’Ordine, al cui PresidenteCarmelo Grasso e all’intero Consiglio va il mio ringra-ziamento per il costante sostegno, in particolare perla realizzazione dei grandi eventi che hanno segnatola vita del nostro ente negli ultimi mesi: il concorso“101 idee per Catania”, che ha visto protagonistitantissimi giovani ingegneri, il Mese della Culturadella prevenzione antisismica che ha messo al centrodel dibattito cittadino il tema della prevenzione, ilcorso di specializzazione in Prevenzione antincendi, eil ciclo di corsi di aggiornamento per Coordinatoridella sicurezza in fase di progettazione ed esecuzionedell’opera ai sensi del d.lgs 81/08 titolo iv e s.m.i., iconvegni ed i seminari sulla tematica della mobilità.Vorrei spendere le ultime righe per ringraziaree citare i singoli componenti del Consigliod’Amministrazione, senza la cui passione e spiritocivico la Fondazione non sarebbe così attiva: ilsegretario Alfio Grassi, il tesoriere Enzo Matafù, ivicepresidenti Giuseppe Amantia e Francesco Lupo, iconsiglieri Erika Buccellato, Francesco RosarioCorsaro, Orazio Di Maria, Filippo Di Mauro, AlfredoFoti, Vincenzo La Manna, Giuseppe Mammana,Giovanni Pampallona, Vincenzo Sapienza e ValeriaVecchio.

Santi Maria Cascone (Presidente Fondazione dell’Ordine degli Ingegneri

della provincia di Catania)

UN ANNO INTENSO DI FORMAZIONE

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E’ sotto gli occhi di tutto il Paese che l’attuale normativa sui lavori pubblici non garantisce quei principi diqualità, accessibilità, trasparenza ed economicità che sono i pilastri di una buona norma sulle operepubbliche.Pur auspicando una generale revisione delle norme di settore, ormai viziate da contraddizioni, errori einutile burocrazia, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, unitamente agli altri Ordini e Collegi di areatecnica, hanno individuato i correttivi delle storture più evidenti sia del Codice che del Regolamento diattuazione.Al fine di ottenere le auspicate modifiche, recentemente, è stata inviata al Ministro delle Infrastrutture On.Maurizio Lupi un’articolata proposta, costituita da due documenti specifici, uno riguardante il D.Lgs.163/2006 e l’altro il DPR 207/2010.

In sintesi gli obiettivi che si intendo conseguire con i citati documenti sono:a) riaprire il mercato ai giovani ed ai professionisti che non siano titolari di strutture professionali dinotevoli dimensioni, con un numero elevato di dipendenti (mercato oggi chiuso al 97,3%, secondo i daticensiti dall’Agenzia delle Entrate, nell’ambito del monitoraggio per gli studi di settore per l’anno 2010);b) rilanciare, negli affidamenti di servizi di architettura e ingegneria, la procedura del concorso (di ideeo di progettazione) quale strumento di selezione fondato esclusivamente sulla qualità del progetto, agaranzia di tutti i cittadini;c) garantire maggiore trasparenza nella composizione delle commissioni giudicatrici per quelle proceduredi affidamento caratterizzate da una notevole discrezionalità (offerta economicamente più vantaggiosa,concorsi, ecc.), causa di veri e propri scandali o semplicemente di decisioni sbagliate;d) ridurre, negli affidamenti dei servizi di architettura e ingegneria, i ribassi eccessivi dei compensi, cheoggi sfiorano e talvolta superano la soglia dell’80%, mortificando la dignità dei professionisti, compromet-tendo la qualità delle prestazioni professionali e creando le premesse per pessimi progetti, con le abitualivarianti successive di costo e tempo, che tanto danneggiano l’intero sistema delle opere pubbliche italiane.

Si riportano di seguito due specifiche tabelle, la A e la B; la tabella A riporta il riferimento dell’articolo delD.Lgs. 163/2006 e l’obiettivo che si vuole raggiungere con le proposte di modifica, mentre la tabella B,parimenti, il riferimento dell’articolo del DPR 207/2010 ed il risultato che si vuole ottenere con le singolemodifiche auspicate.

PROPOSTA DI MODIFICHE AL CODICE DEI CONTRATTI PUBBLICI (D.LGS 163/2006)E AL RELATIVO REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE (DPR 207/2010)

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I colleghi che volessero visionare le tabelle a due finche che riportano, per ogni articolo, a sinistra il testo originario ed a destraquello modificato, sia del D.Lgs. 163/2006 che del DPR 207/2010, possono consultare il sito dell’Ordine (www.ording.ct.it).

Gaetano Fede (Consigliere Nazionale C.N.I.)

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PremesseIl 15 marzo è stato pubblicato il nuovo prezzariodelle opere pubbliche della regione siciliana.Rispetto alle precedenti edizioni è stata migliorata lapossibilità di stimare correttamente i costi dellasicurezza. In particolare, oggi, a differenza di ciò cheavveniva con le precedenti edizioni non ci sarannopiù costi compresi nell’elenco pezzi; gli unici costidella sicurezza del prezzario saranno quelli derivantidal capitolo 23. Inoltre, altra importante novitàcontemplata nel prezzario, prevista dalla CircolareMinistero infrastrutture e dei Trasporti 4536/2012 edal D.P.R.S. n. 13/2012, è che nella stima costi dellasicurezza non va applicata l’aliquota dell’utiled’impresa. Infatti, i costi della sicurezza, che rappre-sentano quella parte del costo di un’opera non assog-gettabile a ribasso d’asta, sono da ritenersi compren-sivi unicamente della quota relativa alle spese genera-li e sono privi della quota di utile di impresa, in quan-to, trattandosi di costi per la sicurezza non soggetti -per legge - a ribasso d’asta in sede di offerta, sonosottratti alla logica concorrenziale di mercato.I costi riportati nel capitolo 23 traggono anche spun-to dal prezzario redatto nel 2009 dalla sezione ANCEdi Catania e dall’ANIS (Associazione NazionaleIngegneria della Sicurezza) La corretta stima dei costi della sicurezza devegarantire un equo rimborso spese all’appaltatore alfine di ridurre la probabilità di mettere a repentagliola salute e sicurezza dei propri lavoratori. Inoltre,preserverà il professionista che li ha valutati, dalleriserve in corso d’opera da parte delle imprese appal-tatrici e dalle incongruità dei progetti nelle fasi verifi-ca e validazione da parte della stazione appaltante. Alla domanda “cosa sono i costi della sicurezza neicantieri temporanei e mobili” si contrappongono duemodi di rispondere: per il primo tali costi coincidonocon tutte le spese che l’appaltatore deve affrontareper garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori,per il secondo tali costi dovrebbero esclusivamenteriguardare i rischi derivanti dalle interferenze tra le

diverse imprese presenti nel cantiere. I due modi dirispondere alla domanda, rappresentano una chiaraestremizzazione della realtà. Vedremo, infatti, che laverità sta in mezzo.L’allegato XV del D.Lgs. 81/08 e s.m.i. “Contenutiminimi dei piani di sicurezza nei cantieri temporaneie mobili”, delinea esattamente gli specifici elementida considerare ai fini della determinazione dellaStima dei Costi per la Sicurezza. In particolare, ilpunto 4 del suddetto allegato ne effettua una precisaelencazione, ove è prevista la redazione del Piano diSicurezza e Coordinamento (PSC) ai sensi del TitoloIV, Capo I, individuando esattamente gli elementi chevanno stimati nei costi della sicurezza per tutta ladurata delle lavorazioni previste nel cantiere. Essisono quelli:• degli apprestamenti previsti nel PSC; • delle misure preventive e protettive e dei dispositi-vi di protezione individuale eventualmente previstinel PSC per lavorazioni interferenti; • degli impianti di terra e di protezione contro lescariche atmosferiche, degli impianti antincendio,• degli impianti di evacuazione fumi; • dei mezzi e servizi di protezione collettiva; delle procedure contenute nel PSC e previste perspecifici motivi di sicurezza; • degli eventuali interventi finalizzati alla sicurezza erichiesti per lo sfasamento spaziale o temporale dellelavorazioni interferenti; • delle misure di coordinamento relative all’usocomune di apprestamenti, attrezzature, infrastruttu-re, mezzi e servizi di protezione collettiva. Si ricorda che gli apprestamenti sono “tutte quelleopere necessarie ai fini della tutela della salute e dellasicurezza del lavoratore in cantiere”. L’Allegato XV.1,riporta l’elenco indicativo e non esauriente deglielementi essenziali utili alla definizione dei contenutidel PSC: “1. Gli apprestamenti comprendono: ponteggi;trabattelli; ponti su cavalletti; impalcati; parapetti;andatoie; passerelle; armature delle pareti degli

LA STIMA DEI COSTI DELLA SICUREZZA NEI CANTIERI

di Antonio Leonardi - Filippo Di MauroGiuseppe Distefano - Giuseppe Francesco di Pisa

Salvatore Pulvirenti - Silvio Torre

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comprese nel prezzo dei lavori e perciò a caricodell’appaltatore:• le spese per l’impianto, la manutenzione e l’illumi-nazione dei cantieri, con esclusione di quellerelative alla sicurezza nei cantieri stessi;• le spese per trasporto di qualsiasi materiale omezzo d’opera;• le spese per attrezzi e opere provvisionali e perquanto altro occorre alla esecuzione piena e perfettadei lavori;• le spese per rilievi, tracciati,• le spese per le vie di accesso al cantiere;• le spese per idonei locali e per la necessaria attrez-zatura da mettere a disposizione per l’ufficio didirezione lavori;• le spese per passaggio, per occupazioni tempora-nee e per risarcimento di danni per abbattimento dipiante, per depositi od estrazioni di materiali;• le spese per la custodia e la buona conservazionedelle opere fino al collaudo provvisorio o all’emissio-ne del certificato di regolare esecuzione;le spese di adeguamento del cantiere in osservanzadel decreto legislativo n. 626/1994, e successivemodificazioni>.La Determina dell’Autorità di Vigilanza sui ContrattiPubblici n°4/ precisa che esistono due tipologie dicosti della sicurezza:Costi di sicurezza “EX LEGE”: Costi della sicurezzache il datore di lavoro deve comunque sostenere anorma della legge 626/94 ( oggi Titolo I del D.lgs n.81/2008) per l’esecuzione in sicurezza di ognisingola lavorazione; • Costi di sicurezza “CONTRATTUALI”: Costi dellasicurezza previsti nel PSC per lo specifico cantiereindicati dal D.P.R. 222/2003 (oggi punto 4 - ALLEGA-TO XV del D.lgs n. 81/2008).Da queste definizioni si evidenzia una ripartizionetra:• i COSTI riportati nel Piano di Sicurezza e diCoordinamento (P.S.C.) del singolo cantiere (art. 100del D.Lgs. n.81/2008 e s.m. e i.), sono legati alladiscrezionalità delle scelte tecniche fatte dal Commit-tente dell’opera, dal suo Progettista, rese applicativedal Coordinatore della Sicurezza in fase di progetta-zione e computate all’interno del P.S.C.; sono sommeconseguenti ad attività che l’appaltatore deve porrein essere “ex contractu”;• gli ONERI sono afferenti a precise “obbligazioni

scavi; gabinetti; locali per lavarsi; spogliatoi; refettori;locali di ricovero e di riposo; dormitori; camere dimedicazione; infermerie; recinzioni di cantiere.2. Le attrezzature comprendono: centrali e impiantidi betonaggio; betoniere; gru; autogru; argani;elevatori; macchine movimento terra; macchinemovimento terra speciali e derivate; seghe circolari;piegaferri; impianti elettrici di cantiere; impianti diterra e di protezione contro le scariche atmosferiche;impianti antincendio; impianti di evacuazione fumi;impianti di adduzione di acqua, gas, ed energia diqualsiasi tipo; impianti fognari.3. Le infrastrutture comprendono: viabilità principaledi cantiere per mezzi meccanici; percorsi pedonali;aree di deposito materiali, attrezzature e rifiuti dicantiere.4. I mezzi e servizi di protezione collettiva compren-dono: segnaletica di sicurezza; avvisatori acustici;attrezzature per primo soccorso; illuminazione diemergenza; mezzi estinguenti; servizi di gestionedelle emergenze.”Va inoltre precisato che il D. Lgs. 81/2008 e s.m.i. nonindica la modalità con cui determinare i costi, indica-zioni in merito si trovano nella della Determinadell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici diLavori, Servizi e Forniture n° 4 del 26.07.2006 “Sicu-rezza nei cantieri temporanei e mobili relativamenteagli appalti pubblici” e nelle “Linee Guida per l’appli-cazione del D.P.R. 222/2003”, redatte di concerto dalCoordinamento delle Regioni e delle ProvinceAutonome per la prevenzione nei luoghi di lavoro edal gruppo di lavoro “Sicurezza negli Appalti Pubbli-ci” di I.T.A.C.A. (Istituto per l’innovazione e la traspa-renza degli appalti e la compatibilità ambientale), perbrevità denominato nel seguito “Documento ITACA”. La distinzione tra Costi della sicurezza e Oneridella sicurezzaAl fine di definire “cosa sono i costi della sicurezzanei cantieri temporanei e mobili”, si ritiene necessa-rio chiarire la differenza tra i due termini utilizzati ecioè: “Costi della sicurezza” e “Oneri della sicurezza”.Gli “Oneri della sicurezza” sono somme conseguentiad attività che l’appaltatore deve porre in essere “exlege”. Se osserviamo il contenuto dell’art. 5 del D.M145/2000 che ci definisce “Cantieri, attrezzi, spese edobblighi generali a carico dell’appaltatore”come:<Fatte salve le eventuali ulteriori prescrizionidel capitolato speciale d’appalto, si intendono

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normative” applicabili al singolo cantiere e sarannorese palesi attraverso il Piano Operativo e/o il PianoSostitutivo di Sicurezza (P.S.S. - art. 131 del D.Lgs.n.163/2006); sono somme conseguenti ad attività chel’appaltatore deve porre in essere “ex lege”.Di particolare rilievo, a tal proposito, è il chiarimen-to, condivisibile, del “Documento ITACA”, laddovesi sottolinea che “non rientrano nei costi dellasicurezza, e quindi non vanno riconosciuti all’impre-sa, i cosiddetti costi generali della salute e sicurezza(DPI, informazione, formazione, sorveglianzasanitaria, etc..), derivanti dall’applicazione del D. Lgs.81/08 e s.m.i., quindi obbligatori per legge per i dato-ri di lavoro e, pertanto indipendenti dal PSC, cioè dal“contratto” – ai fini della sicurezza – tra commit-tente e imprese”, definiti dalla Determina n°4/2006(oneri “contrattuali”).Ad esempio, non può rientrare nei costi della sicurez-za il costo dei Dispositivi di Protezione Individuale inquanto il suddetto allegato XV stabilisce che sono costidella sicurezza i costi “dei Dispositivi di ProtezioneIndividuale eventualmente previsti nel PSC per parti-colari lavorazioni interferenti”. Il “Documento ITACA”ribadisce che “i DPI vanno computati come costodella sicurezza se e solo se il Coordinatore in fase diprogettazione li prevede per poter operare in sicurez-za in caso di lavorazioni tra loro interferenti”.Il costo del ponteggio, ad esempio, è da inserire tra icosti della sicurezza non soggetti a ribasso d’asta inquanto apprestamento previsto nel PSC, così comestabilito dall’allegato XV del D. Lgs. 81/08 e s.m.i..Infatti il punto 4.1.1 di detto allegato stabilisce chenei costi della sicurezza non soggetti a ribasso d’astavanno stimati anche i costi degli apprestamentiprevisti nel PSC. L’allegato XV.1 del suddetto D. Lgs.81/08 e s.m.i. prevede che tra gli apprestamentirientrino anche i ponteggi, il cui costo, di conseguen-za, non è soggetto a ribasso d’asta. Inoltre il “Docu-mento ITACA”, riconosciuto come valido contributoper la stima dei costi della sicurezza nella predetta“Determina n°4/2006”, specifica che “Tutti gli appre-stamenti rientrano nella stima dei costi dellasicurezza se e solo se sono stati previsti dal Coordi-natore per la progettazione e chiaramente inseritiall’interno del P.S.C.”; “Pertanto, nel caso vengaprevisto nel P.S.C. l’impiego di un ponteggio ai finidella sicurezza questo deve essere stimato nella suainterezza come costo della sicurezza, non è possibile

cioè, scorporare la parte del costo da attribuire allaproduzione da quella da attribuire alla sicurezza”.Del resto il ponteggio è sì un elemento di utilitàcostruttiva ma, per come costituito (parapetti, para-petti di testata, fermo piede, mantovane, ecc..), èevidente la sua fondamentale importanza per lasicurezza. “E’ però importante sottolineare lanecessità di tener conto comunque della “specifici-tà” del cantiere; ovverosia come la stima dei costidebba corrispondere alle opere da realizzarsidescritte nel P.S.C. e non ad una semplice computa-zione economica di opere provvisionali generiche”.Il costo di un ponteggio, ad esempio, può variaremolto se montato in piano o su dislivelli, se la faccia-ta è “liscia” o sono presenti terrazze, sporgenze, ecc.Stima dei costi della sicurezza, definizionedell’importo totale dei lavori e composizione delquadro economicoLa stima dell’importo totale dei lavori per la realizza-zione di un’opera è un’attività che il progettista deveeffettuare al fine di dimensionare l’investimentoeconomico del committente. Tale stima è il passosuccessivo al computo metrico dei lavori da eseguire.Ovvero, il progettista affianca ad ogni singola vocedel computo metrico un costo unitario, desunto daun prezziario di riferimento (ad esempio il nuovoprezziario regionale delle OO.PP. della RegioneSiciliana). La modalità per determinare l’importo totale deilavori, comprensivo dei costi della sicurezza,dipende dall’analisi dei prezzi che è stata utilizzataper la definizione delle singole voci che costituisconoil prezzario di riferimento. Per determinare taleimporto totale dei lavori occorre individuarecorrettamente i costi della sicurezza. Ai fini del calcolo dell’importo complessivo deilavori, occorre verificare se le voci di computo metri-co estimativo, comprendano o meno “Costi dellasicurezza”. Se così fosse, è necessario epurare da taleimporto dei lavori i costi della sicurezza contemplatinelle voci specifiche, in quanto il primo sarà soggettoa ribasso d’asta, mentre i secondi non lo possonoessere. Il compito di verificare se nelle voci di compu-to dei lavori sono inclusi anche i costi della sicurezzaspetta alle figure deputate alla loro stima. Solo dopoil coordinatore per la sicurezza, ove nominato, abbiaaccertato gli oneri della sicurezza, il progettista potràprocedere all’elaborazione del “Quadro Economico”.

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In questa fase è importante capire il rapporto tra il”Computo dei Lavori” ed i “Costi della Sicurezza”. Sipossono verificare tre casi:• costi della sicurezza inclusi nelle singole voci delprezzario di riferimento: il computo dei lavori,determinato con l’applicazione delle voci delprezzario di riferimento, costituisce l’importo totaledei lavori ed gli oneri della sicurezza vanno estrapola-ti dai precedenti (caso 1 – grafico 1);

• costi della sicurezza parzialmente inclusi nellesingole voci del prezzario di riferimento: per deter-minare gli oneri della sicurezza occorre estrapolare laparte dei costi della sicurezza già contenuta nelcomputo dei lavori ed aggiungere, tra quelle previstenel PSC, le voci non incluse (caso 2 – grafico 1); • costi della sicurezza non inclusi nelle singole vocidel prezzario di riferimento: per determinare glioneri della sicurezza si farà riferimento direttamente

Grafico 1- Dalla stima dei costi della sicurezza alla stima dei costi dell’opera

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al capitolo contenuto nel prezzario di riferimento,dedicato alla stima degli oneri della sicurezza,oppure ad appositi elenchi e listini, come previstodall’allegato XV, punto 4.1.3 del D. Lgs. 81/08 e s.m..(caso 3 – grafico 1);La metodologia con cui è stato redatto l’attuale prez-zario delle OO.PP. della Regione Sicilia è quella delcaso 3. Per i casi 1 e 2 il Coordinatore per la Progettazionedovrà individuare le voci in cui i costi della scurezzasono inclusi, estrapolarle dal “Computo dei lavori”ed inserirle nei relativi “Costi della Sicurezza”. Per ilcaso 3, invece, il Coordinatore per la Progettazionedovrà computare ex novo tutti i costi della sicurezza.I costi della sicurezza così stimati, sono compresinel’importo totale dei lavori ed individuano la partedel costo dell’opera da non assoggettare al ribassod’asta nelle offerte delle imprese esecutrici.Il metodo per la determinazione dei costi dellasicurezzaE’ importante sottolineare la necessità di tener contodella “Specificità” del cantiere, ovvero come la stimadei costi deve corrispondere alle opere descritte nelP.S.C. e non ad una semplice computazioneeconomica di tipo generica. Viene così ad essereconfermato il principio per cui una progettazione diqualità del P.S.C. (contestualità e dettaglio),renderà sicuramente più agevole l’individuazionedelle voci da inserire nella stima dei costi.

La quantificazione dei costi della sicurezza dovràseguire le procedure ordinarie del computo metrico,utilizzando le voci di elenco necessarie per la stimadei costi che sono riportate nel prezzario regionaledelle OO.PP., negli elenchi prezzi standard ospecializzati, oppure basata su prezziari o listiniufficiali vigenti nell’area interessata, o sull’elencoprezzi delle misure di sicurezza del committente; nelcaso in cui un elenco prezzi non sia applicabile onon disponibile, si farà riferimento ad analisi costicomplete e desunte da indagini di mercato. Lesingole voci dei costi della sicurezza vanno calcola-te considerando il loro costo di utilizzo per ilcantiere interessato che comprende, quando appli-cabile, la posa in opera ed il successivo smontaggio,l’eventuale manutenzione e l’ammortamento.L’importo cosi individuato costituirà il “costo dellasicurezza” previsto nel P.S.C. per l’opera e non saràsoggetto a ribasso nelle offerte delle imprese.Pertanto la somma afferente alle lavorazioni attinentila sicurezza sarà liquidata all’impresa che le haeseguite solo in seguito alla realizzazione di quantodescritto e prescritto.Indipendentemente dal prezzario di riferimentoutilizzato, solo dopo aver stimato i costi della sicurez-za come specificato in precedenza, si potranno suddi-videre gli stessi in due parti: una dedicata ai costidella sicurezza inclusi e l’altro ai costi della sicurezzanon inclusi nelle voci del prezzario di riferimento.

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Catania, 18 marzo 2013

Si apprende dagli organi di stampa delle perplessità manifestate da più consiglieri comunali circa la possibilitàdi iscrivere all’ordine del giorno la proposta di delibera relativa all’adozione del PRG, già trasmessa dal dirigentedell’ufficio competente in data 30/7/2012 e ciò in ragione delle perplessità insorte da più parti circa la connessionetra le procedure di approvazione del PRG, regolamentate dagli articoli 3 e seguenti della legge regionale 71 del 1978,e la valutazione ambientale strategica (VAS) prevista dal decreto legislativo 152 del 2006. In proposito si precisa, così come si evince dall’articolato della medesima delibera, che a tale data l’Ufficio del Pianoaveva già awiato la procedura VAS trasmettendo alla Regione (Amministrazione competente) il Rapporto ambientalepreliminare e che sullo stesso, ultimata la fase della consultazione prevista dal comma 2 dell’articolo 13 del decretolegislativo 152 del 2006, la Regione siciliana aveva comunicato la chiusura della prima fase della procedura VAS rimet-tendo la procedura all’iniziativa dell’Autorità procedente (il Comune), la quale deve redigere il Rapporto ambienta-le costituente parte integrante della documentazione del PRG (punto 2.4.1 delibera di giunta regionale n. 200/09). In questa fase, pertanto, nessun parere la Regione può rendere, atteso che il Rapporto ambientale costituisce parteintegrante del PRG e ne accompagna l’intero processo di elaborazione ed approvazlone (comma 3, art.13 D.Leg.vo152/2006), dovendo altresì comprendere obbligatoriamente anche le risultanze della procedura della pubblicazionee delle osservazioni al PRG prevista dall’ articolo 3 della legge regionale 71 del 1978. A ciò deve aggiungersi che il comma 4 dell ‘art. 14 del decreto legislativo 152 del 2006, in attuazione dei principi dieconomicità e di semplificazione prevede che le procedure di deposito, pubblicità e partecipazione, previste per ilPRG, si devono coordinare con quelle previste per il Rapporto ambientale al fine di evitare duplicazioni. Appare dunque in contrasto con la legge che regolamenta la VAS, oltre che con i principi derivanti dalla legge 241del 1990, concludere, come da più parti si ipotizza, che la decisione della Regione sul Rapporto ambientale, previstadall’ articolo 15 del decreto legislativo 152 del 2006 debba intervenire prima dell’adozione del PRG. Per concludere, l’adozione del PRG da parte del Consiglio comunale deve avvenire prima della decisione dellaRegione sulla VAS, in modo da pubblicare ed avviare la procedura delle; osservazioni contestualmente sia per ilPiano Regolatore Generale che per il Rapporto ambientale. Solo dopo tali adempimenti e dopo avere sottopostoall’organo consiliare le osservazioni per le proprie deduzioni dello stesso e conseguentemente aggiornato, se neces-sario, il Rapporto ambientale, quest’ultimo potrà essere comunicato (comma 5 art.13 D.Leg. vo 15212006) allaRegione per l’espressione del parere motivato (comma l art. 15 D. Leg. vo 15212006). Sulla base del parere motivato infine il Consiglio comunale provvederà alla introduzione delle eventuali modificheprima della presentazione del piano per l’approvazione al Dipartimento regionale urbanistica (comma 2, art. 15D.Leg. vo 152/2006). Alla luce delle superiori evidenze, gli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti P.P.c. e ‘l’ANCE Catania, nel particola-re momento di crisi dei valori fondanti della polis oltre che economica e finanziaria, che vede la classe politicadi questo Paese incapace di esprimere qualsiasi decisione utile per la società civile e per l’economia, voglionoesprimere chiaramente il proprio dissenso nel confronti delle attuali manovre dilatorie volte a impedire al Consigliocomunale di esaminare la proposta di PRG, paventando inesistenti ostacoli derivanti dalla procedura di VAS.

LETTERA APERTA

AL PRESIDENTE E AI CONSIGLIERI DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL COMUNE DI CATANIA

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La Città chiede una operazione verità ed ha il diritto che i propri rappresentanti, legittimamente eletti, esaminino ilPRG proposto formando la propria volontà, in relazione alle funzioni assegnate al massimo consesso dall’articolo 32della legge 142 del 1990, ancora vigente in Sicilia con le modifiche apportate dalla legge regionale 48 del 1991, circala pianificazione urbanistica, espressione del Governo del Territorio in ambito comunale. Gli Ordini e l’ANCE ritengono che la proposta dell’Amministrazione e degli Uffici comunali sia completa e tale daconsentire al Consiglio comunale di esprimere la propria volontà. In armonia con il principio del buon andamento della pubblica amministrazione - affermato dall’art. 97 dellaCostituzione - che impone al Consiglio comunale di esaminare il PRG proposto e di esprimersi, nessuna competizio-ne elettorale imminente può giustificare rinvii e ritardi. Il Consiglio comunale ha il diritto-dovere di deliberare finoall’ultimo giorno utile consentito dalla legge elettorale ed il prossimo Consiglio ha l’obbligo, sempre a mente delcitato art. 97 della Costituzione, di proseguire nell’iter di approvazione del PRG. Ciò precisato, gli Ordini e l’Ance non nascondono che la proposta di Piano depositata in Consiglio presenti alcunecriticità i cui rilievi sono stati sintetizzati in un apposito documento presentato e discusso nel corso di più sedute inCommissione consiliare urbanistica, reso pubblico in sede di conferenza stampa e consegnato al Sindaco ed alConsiglio comunale con implicita richiesta di emendarlo. E per tale ragione che gli Ordini e l’ANCE hanno al tempostesso proposto una Strategia intermedia, proponendo, contestualmente all’adozione del PRG, opportunamenteemendato con i rilievi che il Consiglio comunale vorrà apportare, l’approvazione di una delibera consiliare che diaatto che l’ art. l O delle vigenti N.T.A. deve essere applicato in armonia con il principio ai prevalenza delle norme dirango superiore successivamente intervenute, consentendo gli interventi di ristrutturazione edilizia in CentroStorico. Tale delibera insieme con le misure di salvaguardia discendenti dall’adozione del nuovo PRG, renderebbeimmediatamente applicabili quantomeno - le previsioni del nuovo Piano all’interno del centro storico, nel rispettodel requisito della doppia conformità richiesto dalla normativa vigente. Oggi, stante l’approssimarsi dell’inevitabile interruzione dell’iter derivante dalle elezioni comunali, il Consiglio insubordine potrebbe valutare la Strategia intermedia proposta dagli Ordini e dall’ ANCE, considerando la possibilitàdi adottare il nuovo PRG limitatamente al Centro storico. L’adozione del Piano così predisposta assumerebbevalenza di stralcio da assimilare a Variante generale dell’attuale PRG per il centro storico così come prevista dal punto3.6 della Circolare n. 3/2000 - D.RU, avente per oggetto l’Aggiornamento dei contenuti degli strumenti urbanisticigenerali e attuativi per il recupero dei centri storici. Contestualmente si chiede al Consiglio comunale di adottare, con separata delibera, il Regolamento Edilizio, giàtrasmesso dall’Amministrazione comunale, tenendo conto delle modifiche e delle integrazioni proposte dagli Ordinie dall’Ance, con le modifiche che il Consiglio comunale vorrà apportare. Gli Ordini degli ingegneri e degli architetti e l’ANCE Catania chiedono quindi con forza al Presidente del Consigliodi volere inserire all’ordine del giorno la proposta di delibera degli uffici comunali, al fine di consentire all’Assem-blea consiliare l’espressione della propria volontà sulla proposta di PRG. Ove ciò non avvenisse sarebbe posto in essere un grave vulnus alla democrazia ed alle istituzioni, oltre a pc:-ro inessere ai sensi dell’articolo 2-bis della legge 142 del 1990 un danno ingiusto cagionato per la mancata conclusionedel procedimento. Non viene chiesto l’impossibile, ma il fattibile, nella convinzione che nella attuale situazione di stallo tale propostacostituisce oggi una soluzione politica di governo del territorio di buon senso e di grande utilità per la Città e cheinoltre consentirebbe di non far perdere i finanziamenti, che saranno a breve disponibili, per la messa in sicurezzadel patrimonio edilizio dei Centri storici. L’assenza dei progetti, oggi irrealizzabili, dirotterebbe i finanziamenti inaltre città penalizzando ingiustamente e nuovamente i cittadini catanesi che, a parità di contribuzione fiscale, nonpotranno avere le stesse opportunità degli altri.

Firmato Il Presidente dell’ Ance di Catania Ing. Nicola Colombrita Firmato Il Presidente dell ‘Ordine degli Ingegneri della Provo di Catania Ing. Carmelo Maria Grasso Firmato Il Presidente dell’Ordine degli Architetti P.P.c. della Provo di Catania Arch. Luigi Longhitano

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Il nostro Ordine insieme al Lions in ricorrenza del 350° anniversario del terremoto del 1693 ha organizzatonello scorso mese di gennaio “il mese della cultura antisismica”.

Sul pericolo sismico, nota la vulnerabilitàdel territorio della Sicilia orientale, l’Ordi-ne e la Fondazione di Catania hannoorganizzato numerosi convegni persottolineare i rischi che possono avverarsied i criteri che li possono attenuare oprevenire, tenuto conto che soltanto nel1981 ci si è forniti di una legge antisismica,per cui nel periodo anni ’50-’80, in cui eracarente la regolametazione urbanistica eforte la richiesta di abitazioni, in una vastaarea metropolitana catanese, compreso ilcentro storico sono state realizzate enormi

volumetrie in altezza, anche in quartieri dotati di strade dalle ridotte sezioni, spesso seguendo progettazioni distrutture in c.a. inadeguate a determinati, possibili fenomeni sismici. Per cui l’Ordine e la Fondazione si sonoimpegnati in una iniziativa informativa e formativa, non soltanto nei confronti dei colleghi progettisti ma anchenei confronti della cittadinanza. E’stato organizzato il “mese della cultura della prevenzione”, coinvolgendoanche pezzi importanti della società civile e tecnici di alto livello del panorama nazionale, compresi i clubservices, per la loro funzione sociopolitica di cittadinanza attiva, come ha evidenziato uno dei portavoceAntonio Pogliese, i vertici del Genio e della Protezione civile, dell’Università, dei Vigili del Fuoco, dell’imprendi-toria attraverso l’ANCE e della libera attività professionale. Sottolineando che, purtroppo, l’organizzazionedell’attuale società, non è pronta a sopportare un evento sismico di media o forte intensità, non essendoadeguate la maggior parte delle costruzioni, comprese quelle di uso pubblico, a resistere a fenomeni sismici dicerta intensità, così pure l’organizzazione preposta a garantire i necessari soccorsi immediati a tutela dei cittadi-ni. In uno degli incontri, in cui è intevenuto il presidente del Consiglio Nazionale degli Ordini degli IngegneriArmando Zabrano. A conclusione degli incontri che hanno dato vita ad importanti dibattiti “ al risvegliodell’attenzione sulla prevenzione”, il presidente dell’Ordine di Catania Grasso ha presentato soluzioni tecnichechiedendo al legislatore siciliano atti di grande responsabilità politica, attraverso l’emanazione di una nuova

RISCHIO SISMICO

Redazionale

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legge sul governo del territorio insostituzione della vecchia e obsoletalegge urbanistica risalente al 1978,recependo il Testo unico dell’edilizia dicui al Decreto presidenziale del 2001che allinei la nostra Regione al restodel Paese, chiedndo la istituzioneobbligatoria del libretto sulla manu-tenzione dei fabbricati, in mododa garantire il monitoraggio e lamanutenzione obbligatoria periodica eprogrammata sugli edifici, nonchél’emanazione di una Legge Regionaleche disciplini con autocertificazione,(per non incrementare bloccantipassaggi burocratici e qualche volta“dolorosi”), gli interventi locali di

riparazione, miglioramento, sopraelevazione ed ampliamento degli edifici esistenti, che devono essere alvaglio di commissioni provinciali, non concentrati su un’unica commissione regionale. Così’come vadecentrato il Comitato Regionale di Urbanistica, una volta stabilti i criteri generali regionali. Ciò oltrea velocizzare i passaggi urbanistici oggi smisuratamente lunghi e non sempre coerenti con le peculiarità delterritorio, quindi un percorso che si deve articolare nello stesso territorio dove i problemi urbanistici danno unalettura più reale anche con il conforto di sopralluoghi, di fatti storici di situazioni economiche locali. Nel suointervento conclusivo il Presidente nazionale Zambrano, ha evidenziato “quanto sia importante fare networkper ottenere risultati. Ma ancora non basta perchè – ha sottolineato - vogliamo essere ascoltati dalla politica,vogliamo meno burocrazia per realizzare nell’immediato proposte chiave, lasciando che ci si affidi allecompetenze dei professionisti, con un cambio di mentalità che oggi si è reso ormai necessario” Con l’occasionesi è concretizzata l’intenzione di costituire, per iniziativa del Consiglio Nazionale Ingegneri, un Nucleo TecnicoNazionale che, attraverso il coordinamento degli Enti nazionali e regionali consenta, con tempestività, unlavoro di squadra. Il presidente dell’Ordine di Catania Carmelo Maria Grasso, ha sottolineato, tra l’altro, che“prevenire costa appena un terzo della spesa necessaria che occorrerebbe per gli interventi dopo i disastri”. Inuno dei tanti convegni è stato evidenziato che soltanto il 30% dei 12 milioni di edifici che compongono ilpatrimonio immobiliare italiano, sono stati realizzati dopo la legge antisismica del 1981 e che, negli ultimi 40anni, per ricostruire le zone terremotate sono stati necessari 145 miliardi, quando ne bastavano 40 per permetterli in sicurezza.

Nei vari incontri sono interve-nuti, oltre il responsabile dellaCommissione dell’Ordine“Strutture e Rischio sismico”Luigi Bosco, organizzatoredelle varie iniziative insieme aSanti Maria Cascone, LuigiLonghitano, in rappresentanzadell’Ordine degli Architetti,Antonio Pogliese per i Lions,Ivo Caliò dell’Università diCatania, Alfio Grassi, FiladelfioTornabene, insieme ai liberi

Ingegnere Grasso e Zambrano

L’ingegnere Grasso, Colombrita e Longhitano

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professionisti Nino Russo e Marco Muratore, presente anche il Sindaco di Catania Raffaele Stancanelli.Si riportano alcuni passaggi dell’intervento del responsabile della Commissione dell’Ordine “Strtture e RischioSismico” Luigi Bosco.“ …..strategie di prevenzione più efficaci farebbero non solo risparmiare decine di miliardi di dollari masalverebbero decine di migliaia di vite: Costruire una cultura della prevenzione non è facile (né facilmenteaccettabile dai proprietari di immobili una spesa che va considerata né urgente ne esaustiva) Tenuto contoche i costi di prevenzione debbono essere pagati nel presente mentre i suoi benfici si avvertono in un futurodistante. Per di più, i benefici non sono tangibili: Essi sono i disastri che non sono accaduti. Ed è per questo chevale la comune citazione che la prevenzione non è “roba” da politici, troppo legati al riscontro immediato delrisultato, bensì da statisti, che guardano oltre l’immediato. E la nostra classe politica, le nostre amministrazionilocali, che si sono succedute alla guida di molte delle nostre città, delle nostre province, delle nostre regioni,hanno ignorato completamente il rischio sismico del nostro territorio, con la tecnica ben conosciuta dellostruzzo che di fronte al pericolo infila la testa nella sabbia, evidenziando raramente qualità da grandi ammini-stratori. Anche la maggioranza della cosiddetta “società civile” è stata inerte e, tranne qualche rara eccezione,non ha esercitato quella benefica azione di stimolo, se non, per pochi giorni, a ridosso di eventi sismicisignificativi ma con una curva di attenzione alla problematica rapidamente decrescente verso lo zero. L’Ordinedi Catania, non ha mai smesso di esercitare un’azione pressante mirata sempre all’attivazione di significativeopere di prevenzione.E’ nei programmi prossimi la realizzazione di un evento a forte impatto mediatico, non solo rivolto ai tecnici maa tutta la società, a cominciare dalla popolazione in età scolastica, finalizzato alla conoscenza del terremoto edalla diffusione della prevenzione. Come è ben noto, il territorio della Sicilia Orientale è una zona ad alto rischiosismico. L’inserimento di questo territorio tra quelli riconosciuti “sismici” per legge è avvenuto solo nel 1981:Pertanto la quasi totalità degli edifici è realizzata in assenza di accorgimenti necessari per resistere alle azioni diforti terremoti. Molti edifici in muratura, costruiti all’origine con discrete capacità di resistenza anche all’azionedi significative azioni orizzontali, hanno subito nel tempo trasformazioni, sventramenti dei piani terra nellezone commerciali, superfetazioni, degrado dei materiali che li hanno resi particolarmente vulnerabili. Ilpatrimonio degli edifici in cemento armato degli anni ’60 e’70, tranne non rare eccezioni, fu concepito in asso-luta assenza dell’idea di potere essere assoggettato all’azione di un forte terremoto. Gli stessi edifici realizzatidopo il 1981 sono stati edificati sulla scorta di normative sempre più evolute, alla luce di una progressione delleconoscenze in materia sismica. Solo quelli degli ultimi 10-15 anni posseggono i requisiti della duttilità e delrispetto della gerarchia delle resistenze, ai quali oggi la moderna ingegneria antisismica attribuisce un ruolodecisivo per la resistenza a terremoti fortissimi. La mia esperienz mi ha consentito di osservare che in presenzadi forti terremoti la quasi totalità dei morti e dei danni si verifica negli edifici “deboli” o in quelli che hanno viziocculti. Da non pochi anni ho cercato di impegnarmi per l’affermazione della cultura della prevenzione chedeve avere, a mio avviso, come obiettivo prioritario quello di individuare proprio questi edifici. Un’efficaceazione di prevenzione è costituita da tre momenti: conoscenza, miglioramento, emergenza. La fase fondamen-tale è quella della conoscenza. Al di là dell’importnza di una migliore conoscenza delle caratteristiche del

Tavolo di Presidenza

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terreno (la cosidetta micro zonazione), oggi è possibile, con il costo di circa 3-4 €/mc. v.x p., individuare il livel-lo del sisma sopportabile da ogni edificio. Uno screening a tappeto di tutti gli edifici, cominciando ovviamenteda quelli edificati prima del 1981 e tra questi dando priorità a quelli che hanno una maggiore importanzastrtegica (scuole, ospedali ecc.), consentirà di stabilire una graduatoria di resistenza degli edifici. Oggi lerisorse disponibili forse non sono sufficienti: però bisogna programmare e cominciare. Sulla scorta delleresistenze è poi possibile pasare alla seconda fase, che è quella del miglioramento. Gli interventi di migliora-mento potranno essere eseguiti a partire dagli elementi più deboli e dosati in funzione della risorse disponibi-li. Professinisti esperti, spesso, con l’utilizzo di modeste risorse economiche, riescono ad eliminare difetti gravidi progettazione originaria (a volte correlati alla minore conoscenza degli effetti del sisma sugli edifici),conseguendo un elevato grado di miglioramento sismico). Spingere oltre il miglioramento, fino all’adeguamen-to, potrebbe essere in alcuni casi insostenibile dal punto di vista economico. A livello della comunità scientificae tecnica nazionale, si sente forte l’esigenza di un capitolato delle norme tecniche relativo alla costruzioniesistenti secondo un imput derivante dalle risorse disponibili. A volte l’ostacolo insormontabile del consegui-mento non obbligatorio dell’adeguamento antisismico di un edificio non ha consentito di potere effettuaresignificativi miglioramenti dell’edificio stesso. La terza fase della prevenzione è quella della progettazionepreventiva della gestione dell’emergenza. Ma su questo aspetto ritengo non opportuno addentrarmi in questasede. Desidero fare una breve riflessione sul tema dei capannoni industriali. La quasi totalità dei capannoniesistenti nel nostro territorio, realizzati prima dell’entrata in vigore delle norme sismiche, sono affetti dellastessa vulnerabilità di quelli crollati in Emilia Romagna, in quanto i tegoli di copertura sono semplicemebnteappoggiati sulle travi di bordo: basta che sotto l’azione del sisma le pilastrature laterali vadano in opposizionedi fase per determinare il crollo della copertura. E questa è stata la principale causa dei crolli avvenuti. Ad oggi,contrariamente alle indicazioni confuse che sono emerse da dichiarazioni di personaggi autorevoli in trsmissio-ni ad alto audience, nessuna norma obbliga i proprietari di edifici realizzati con norme precedenti ad apporta-re modifiche per il miglioramento o addirittura per l’adeguamento degli stessi alle intervenute normative.Tuttavia oggi, nella maggior parte dei casi, è semplice e poco costoso aumentare notevolmente il grado disicurezza dei capannoni, vincolando i tegoli di copertura alle travi di bordo. Ovviamente questa terapia vaconfortata dalle relative verifiche, che consentiranno di capire il livello di miglioramento conseguito. Ovenecessario potranno considerarsi ulteriori accorgimenti che andranno studiati caso per caso. Con questosemplice accorgimento i telai oscilleranno in concordanza di fase e la possibilità di crollo viene rinviataa sismi di magnituto notevolmente più elevata. Sarebbe auspicabile il riconoscimento di incentivi, in tutto ilterritorio nazionale, per i proprietari che apportano miglioramenti strutturali ai propri immobili. Ilmio messaggio è rivolto a tutta la società civile affinchè si mobiliti nella direzione della cultura della prevenzio-ne e dia una scossa a questa nostra classe politica scarsamente lungimirante”. E’ stata con l’occasione

allestita presso il Centro“Le Ciminiere “ di Cataniauna mostra “Terremotid’Italia allestita dalDipartimento della Prote-zione Civile nazionalecorredata da dispositiviantisismici con unlinguaggio accessibile aduna vasta tipiologia dicontenuti espositivi comefotografie, documenti,video didattici, filmatistorici sui terremoti piùimportanti del passato.Piastra sismica

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Il settimanale L’Espresso del 23 Maggio riporta neldossier terremoti gli effetti del sisma anche in termi-ni di perdita di vite umane. Le conseguenze sonocalcolate simulando un sisma di intensità equivalenteal massimo storico registrato in ogni località.Catania è di gran lunga al primo posto in Italia con161.829 tra morti e feriti, cifra enorme se paragonataai 6907 morti di Roma o ai 962 di Milano riportatinello stesso articolo.La pericolosità degli edifici costruiti a Catania nelventennio 1960-1980 è nota a tutti: edifici incemento armato con molti piani, calcolati per i solicarichi verticali e che offrirebbero al sisma ben pocaresistenza.L’adeguamento antisimico, ove possibile, realizzatocon oscillatori o con smorzatori sismici, avrebbe uncosto medio di 300 euro al metro quadrato, cosìcome determinato da uno studio commissionato daANCE Catania e realizzato dall’Università in collabo-razione con strutturisti catanesi.Questo costo, se pur elevato, è pari a meno del 15 %del valore attuale di quegli edifici e quindi l’investi-mento appare sostenibile. Inoltre iniziando a distin-guere gli immobili più sicuri da quelli meno sicuri sipotrà influire sul loro prezzo di mercato, che devedipendere dalla qualità strutturale oltre che dallaposizione e dal livello di finiture, premiando iproprietari che realizzano gli interventi migliorativi.Siamo convinti che il futuro dell’industria dellecostruzioni a Catania sarà nell’adeguamento o nellasostituzione del patrimonio edilizio esistente; primadi occupare nuovo suolo si dovrà adeguare la partedella città costruita negli anni 60-80 ed il centrostorico mantenendo per quest’ultimo naturalmenteintatte le caratteristiche ed i valori architettonici.Ma i meccanismi economici che determinano lasostituzione o l’adeguamento sono troppo lenti sedevono avvenire naturalmente, soprattutto nelnostro paese dove la concezione arcaica della casanon prevede interventi periodici di manutenzione edadeguamento.E’ compito dello stato e dei comuni favorire l’accele-

razione di questi interventi per determinare risparmienergetici e rendere conveniente l’adeguamentoantisismico.Il rimborso del 50 % delle spese sostenute per gliinterventi edilizi di manutenzione che si attua conla deduzione in dieci anni dell’IRPEF è un ottimoincentivo, ma non è sufficiente.Il costo medio di un assicurazione che copre ilrischio derivante da catastrofi naturali tra cui iterremoti è inferiore a 5 euro per metro quadrato peranno e naturalmente l’obbligo dell’assicurazione, ilcui costo aumenterebbe con il diminuire dellaresistenza al sisma del fabbricato, favorirebbel’adeguamento del valore del fabbricato alla suaeffettiva qualità antisismica.Con meno di cinquecento euro per anno si assicurala propria casa e si libera lo stato dall’enorme caricoeconomico derivante dalla ricostruzione dopo unterremoto.Non è popolare, anche alla luce della terribile crisieconomica, suggerire l’obbligatorietà dell’assicura-zione dei fabbricati, ma lo Stato a lungo termineavrebbe enormi benefici per non dover sostenere icosti della ricostruzione post sisma e quindi potrebbeincentivare l’obbligatorietà dell’assicurazione.L’ultimo finanziamento dello stato per la cassaintegrazione è pari ad un miliardo di euro, cioè 20euro per ogni cittadino italiano!In presenza di una progettualità diversa, questerisorse avrebbero potuto essere utilizzate perinterventi produttivi, quali per esempio l’adegua-mento antisismico ed energetico dei fabbricatiesistenti, favorendo l’apertura di nuovi cantieripiuttosto che corrispondere salari a chi sta a casa.I piani regolatori infine dovranno coraggiosamentepremiare gli interventi di adeguamento antisismicoconsentendo maggiore cubatura rispetto a quellaesistente, anche trasferendola in altre parti delterritorio considerata la saturazione delle zone “B”.

*Presidente ANCE CATANIA

IMMAGINIAMO UN FUTURO PER L’INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI A CATANIA

di Nicola Colombrita*

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Può accadere che perlavorare si metta arischio la vita. Non èsolo il caso dei body-guard o delle Forzedell’ordine, ma anchequello di chi pertrovare uno sboccolavorativo ed esercitarela propria professione,va molto lontano. Ad

esempio in Siria. La cronaca più recente ci riporta allastoria, conclusasi con un atteso lieto fine, dell’ing.Mario Belluomo, professionista iscritto all’Ordinedegli Ingegneri della provincia di Catania, che da ungiorno all’altro si è ritrovato sulle prime pagine ditestate nazionali e non, per il suo rapimento in Siria:di tempo ne è già passato abbastanza per poterraccontare con più serenità la vicenda, narraredettagli che la paura e la concitazione impediscono diricordare nell’immediato. La permanenza in Siria diMario Belluomo – dovuta a un nuovo incarico inun’acciaieria - da occasione di guadagno si è trasfor-mata in disavventura, iniziata nel dicembre scorso eterminata con il felice rientro in Italia il 5 febbraio diquest’anno. Una data simbolica e ricca di significatoper la sua città, Catania, che in quel giorno ha avutodue buoni motivi per festeggiare: le celebrazionidella Santa Patrona, Sant’Agata, e il ritorno di un suocittadino. Questioni di ore, come spesso accade, e lecose cambiano così repentinamente da non sembrarevere, così è accaduto anche a lui. Mario Belluomo,infatti, doveva ripartire l’indomani e invece per circadue mesi è stato ostaggio di un gruppo di giovani,giovanissimi sequestratori, come lui stesso racconta:«Mi ha colpito l’età acerba che contrastava con unatteggiamento forzatamente adulto e con una fareesperto. Dopo tutto erano e restavano ragazzi, mossiin quel momento da un ideale. Nonostante la distan-za culturale, la lingua diversa, nel corso dei giorniabbiamo perfino instaurato un dialogo, nonostantefossimo ostaggi non ci hanno trattato come tali. Ho

vissuto per qualche tempo una vita parallela». Oggi l’ing. Belluomo sta meglio, è tornato tra “i suoi”,con qualche chilo in meno ma con un voltosereno, ed è stato accolto con affetto dal Consigliodell’Ordine presieduto da Carmelo Maria Grasso: uncaloroso ben tornato è avvenuto nella “casa” di tuttigli iscritti, la sede dell’Ordine, alla presenza di unafolta rappresentanza di colleghi e amici, tra cui ilsegretario e il tesoriere dell’Ordine Aldo Abate eMauro Scaccianoce.Emozioni, interrogativi, curiosità e osservazionisi sono mescolate in una cornice informale eamichevole, dove il dialogo e i silenzi si sono benalternati: tante le domande e le perplessità per l’acca-duto e per le precarie condizioni lavorative neicantieri. Inevitabile richiamare alla mente unproblema crescente e sempre più tangibile, che coin-volge direttamente le giovani generazioni di profes-sionisti, senza lasciare indenni le più vecchie: quellodi dover tentare la fortuna altrove, anche senzavolerlo. Lo stesso presidente Grasso che, già in occasione delrapimento sottolineò il problema, ha richiamatol’attenzione sul tema: «Ammiro la dignità con cuiMario ha affrontato quanto accaduto – ha affermatoGrasso – e ritengo inquietante anche solo pensare didover andare a cercare lavoro in Paesi ad alto rischio,soprattutto se facciamo riferimento ai neo laureati,che appena usciti dall’ambiente universitario trovanosubito l’ostacolo dell’inserimento lavorativo nellacittà in cui hanno studiato, che conoscono meglio diogni altra e da cui vorrebbero che cominciasse il loropercorso professionale. Si tratta di situazioni bendiverse dall’esperienza all’estero, bensì di stradequasi obbligate per poter esercitare la professione eguadagnare». Dello stesso parere anche Belluomoche rivolgendosi idealmente alle nuove leve dell’in-gegneria non può fare a meno di soffermarsi sullanecessità di studiare e di non perdere mai la fiducia ela speranza. Come fa lui che, ancora con qualchecerotto sulle mani, rassicura: «Prestissimo tonerò alavorare».

L’ORDINE RIABBRACCIA L’ING. MARIO BELLUOMO DOPO IL RAPIMENTO IN SIRIA

Redazione IPRESS

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Nei due millenni trascorsi dopo la nascita di Cristo, leuniche lave che hanno raggiunto e parzialmentedistrutto la città di Catania sono state quelle delladisastrosa eruzione del 1669. Ciò va subito precisatoper far luce sull’eruzione del 252 d.C., le cui lave,secondo la tradizione cristiana, arrivarono a ridossodella città, fermandosi miracolosamente davanti alSacro Velo di S. Agata portato in processione. Ineffetti, l’anno dopo il martirio subìto dalla giovaneAgata, avvenuto nel 251 d.C., l’Etna eruttò dallebocche effusive che si formarono a una quota relati-vamente bassa, tra Nicolosi e Pedara, più precisamen-te da Monpeloso. Le cronache cristiane han lasciatoscritto – scrive il vulcanologo catanese CarloGemmellaro nella sua celebre monografia “La vulca-nologia dell’Etna” (1860) – che nel fine dell’imperodi Trajano Decio una nobil vergine cristiana fu marti-rizzata in Catania, per ordine di un Quinziano Preto-re di Sicilia. Gettata su’ carboni ardenti quella santa,il velo che la ricopriva non si brugiò: e raccolto in uncolle altre reliquie, da’ cristiani, fu da essi portatocontro il fuoco dell’Etna, che con una ruinosa corren-te brugiava i campi e minacciava di invadere la città”. Secondo le cronache cristiane, infatti, “…l’annosuccessivo alla morte della nobile vergine cristianaAgata, martirizzata a Catania per ordine di Quinzianopretore di Sicilia…”, vale a dire il 1° febbraio del 252d.C., ebbe inizio una grande eruzione che si concluseil 5 febbraio successivo. L’eruzione prese origine da

fratture eruttive poste alla base di Monpeloso. Secon-do tali cronache, le lave penetrarono dalle colline diCibali e si diressero verso la parte settentrionale dellacittà per arrestarsi al Borgo. Ma, la tradizione vuoleche il fiume di fuoco si sia spinto fino all’anfiteatroromano di piazza Stesicoro, che sarebbe statotravolto, ma non distrutto dalla lava, mentre altrefonti attribuiscono a tali lave la formazione dellascogliera lavica di Larmisi, nei pressi dell’odiernaPiazza Europa. Nel momento di maggiore sconforto,qualcuno si ricordò dell’iscrizione sulla tavoletta dimarmo con cui l’angelo aveva promesso aiuto allacittà di Catania, patria di Agata. Così, i Catanesi,presero il velo poggiato sul sarcofago della Santa e,tra preghiere e invocazioni, lo portarono in proces-sione dinanzi al fronte della colata. Il fiume di lavainfuocato si arrestò per miracolo, lasciando incolumigli abitanti e intatte le case dei villaggi ai fianchidel vulcano. Fu un tripudio di lodi e inni di ringrazia-mento si levarono in cielo: in seguito a questoevento, Agata fu proclamata santa e protettrice diCatania e contro le eruzioni vulcaniche e gli incendi. Recenti datazioni archeomagnetiche dell’apparato diMonpeloso condotte dai vulcanologi dell’IstitutoNazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania,hanno chiarito che quelle lave hanno un’età intornoal 300 d.C., con tolleranze di ±100 anni (Tanguy etal., 2012) e sono, dunque, riconducibili all’eruzionedel 252 d.C. I torrenti lavici scaturiti nel corso di

LA DEVASTANTE ERUZIONE DEL 1669TRA STORIA, NATURA E SCIENZA

di Giuseppe Sperlinga

Fig. 1 Affresco eruzione 1669 Giacinto Platania

Fig. 2 Incisione di F. Alderoni (1792), in “Viaggi alle due Sicilie ein alcune parti dell’Appennino” di Lazzaro Spallanzani

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della profonda modificazione della fisionomia topo-grafica della linea di costa a sud di Catania. Prima diquell’eruzione, infatti, Catania era, citando una felicedefinizione del prof. Giuseppe Giarrizzo, una “cittàbianca” cinta, a occidente, da poderose mura, oltre lequali si stendevano fertilissimi terreni coltivati. Aoriente, era lambita dal mare Jonio e spiccava in tuttala sua selvaggia bellezza la nerastra scogliera lavicaformatasi in seguito a un’eruzione avvenuta in epocamedievale, nel 1160 (e non nel 1381, come erronea-mente si è finora sostenuto), le cui lave sgorgate daimonti Arsi di Santa Maria, tra Mascalucia e Tremestie-ri Etneo, raggiunsero il mare e vi penetrarono perdiverse centinaia di metri. A settentrione, si stagliaval’imponente mole della Montagna, quasi come aproteggere la città. A mezzogiorno, il litorale sabbio-so della Plaia non esisteva ancora, la linea di costa eramolto più arretrata rispetto a quella attuale e unmare poco profondo s’insinuava fin quasi a lambire ipaesi di Motta S. Anastasia e Paternò, dove i Norman-ni vi edificarono due possenti dongioni di difesacostiera. Tutto questo è ben visibile in una stampa del1578 di Tiburcio Spanoqui: Catania nel Cinquecentosi presentava cinta di mura e addossata sul declivio diuno o più colli, su un territorio in prevalenza sabbio-so, con diversi affioramenti rocciosi (probabilmentelave pre-etnee) lungo la costa. L’unico accesso almare era costituito dai bastioni di sud-est, tra ilBastione Grande e il muro di Gammazita.(Fig. 3)

Lungo la costa sud si formavano frequenti dune checostituivano un vero fronte protettivo per le coltiva-zioni meridionali. Il Castello Ursino costituiva il limi-te meridionale della città ed era più vicino al mare diquanto non lo sia oggi, ma ne era distanziato da unalingua di costa sabbiosa larga circa 50 metri. (Fig. 1-4)

quell’episodio, infatti, avrebbero proseguito per oltre6 km sulle estreme pendici meridionali etnee,fermandosi a circa 400 m di quota (Branca et al.,2011), nei pressi di Massannunziata, alle porte diMascalucia. Alla luce di quanto detto, secondo la moderna carto-grafia geologica (Branca et al., 2011) le uniche colatelaviche ad aver raggiunto e in parte danneggiato ilterritorio cittadino catanese in tempi storici sonoquelle del 1669.I vulcanologi sono concordi nell’affermare chequella del 1669 fu la più disastrosa eruzione lateraledell’Etna verificatasi in periodo storico, sia per gliingenti danni arrecati ai centri abitati, ma anche esoprattutto per le devastazioni che subirono lecampagne coltivate, i casali e le masserie, la reteviaria di quel tempo. Fu una calamità naturaledagli effetti catastrofici, che misero in ginocchiol’economia della provincia catanese e non solo. Dallafenditura che squarciò il fianco meridionale delvulcano, infatti, fuoriuscì una delle più imponenticolate laviche che la storia etnea ricordi: la lavasconvolse, dall’11 marzo al 15 luglio di quell’anno, ilversante meridionale dell’Etna distruggendo tuttociò si frapponesse al suo inarrestabile cammino,raggiunse la stessa città di Catania, invadendone laparte occidentale, e penetrò in mare per quasi unpaio di chilometri. Un inarrestabile fiume di fuocolungo 16 km con un fronte lavico di 4 km alto fino a50 metri, seminò ovunque distruzione e desolazione,ricoprendo una superficie di oltre 36 km2, migliaiafurono le costruzioni distrutte e più di 30 mila perso-ne rimasero senza un tetto, quasi seicentomila metricubi fu il volume di lava emessa che seppellì in tuttoo in parte ben sedici centri abitati, tra cui Mompileri,Malpasso (l’odierno paese di Belpasso, che fu rico-struito altrove), Massannunziata, Mascalcia (l’attualeMascalucia), San Pietro Clarenza, CamporotondoEtneo, Misterbianco (che fu ricostruito in altro sito),San Giovanni di Galermo e, infine, Catania. (Fig. 1-2)Si trattò di un’immane tragedia, quella vissuta quasitre secoli e mezzo fa dalle genti dell’Etna, agli occhidelle quali si presentarono scenari apocalittici,facendo loro vivere una tragedia che segnò profonda-mente la vita di migliaia di persone. Persino il paesag-gio naturale e antropico ne sarebbe uscito sconvolto,tanto che quelle nere e aspre lave raffreddatesi inmare, nei secoli successivi, sarebbero state la causa

Fig. 3 Pozzo di Gammazita

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Il 1669 è, a tutt’oggi, considerato “l’anno dell’eruzio-ne”, l’eruzione per eccellenza, la più imponente, lapiù devastante del Mongibello recente. Fu un eventonaturale che colpì molto l’attenzione dei contempo-ranei, come attestano sia le testimonianze iconografi-che, sia le relazioni, memorie, epistole di autori deltempo, molte delle quali furono pubblicate in quellostesso anno e in quelli immediatamente successivi.Uno spaccato storico della spaventosa eruzione del1669 lo troviamo nella pubblicazione “Breve ragua-glio degli incendi di Mongibello. Con tre Piante, unadi Catania antica in tempo della Gentilita� , altra dellamedesima prima degl’Incendi, e la terza dell’istessagia� diformata dal fuoco” (Ed. Longo, Napoli, 1669) diTommaso Tedeschi Paternò, che fu un testimoneoculare dell’immane fenomeno eruttivo. Egli scrisse:“Dunque a gli otto di marzo di quest’anno presente1669, primo venerdì di Quaresima, il nostro Mongi-bello, con orrendi tuoni e spaventosi muggiti comin-ciò a scuoter sì spesso e sì fieramente la terra cheingombrò d’orribile timore ogni gente e particolar-mente gli abitatori dei suoi villaggi ... “. Suggestiva la

descrizione del Tedeschi Paternò sul nuovo quartieredi S. Cristoforo, che nasce su quella lingua di lava chenel 1669 aveva raggiunta Catania e «consumata, edarsa ne’ giardini, nelle ville, e negli horti, chedalla parte di mezzo giorno la rendevano àmaraviglia bella, amena, e ragguardevole», rendendo-la «deforme, e disamabile per l’horrore delle ancorfumiganti sciare, che ingombrano le di lei più vaghe,e delitiose riviere».Il canonico Giuseppe Alessi (1774-1837) narra la«...orribile eruzione del 1669 dietro la scorta delcelebre Alfonso Borelli, che venne nel 1670 acontemplare le vestigia di quelle lave calde ancora efumanti. Né fiamme né fumo eransi veduti nelsommo cratere dell’Etna per molti anni...».Prima dell’eruzione del 1669, l’Etna era stataquiescente per ben 17 anni. L’ultima eruzione, infatti,risaliva al 1651, le cui colate laviche tormentaronoper tre anni il versante occidentale e distrussero ilpaesino di Bronte. I primi segnali del risveglio delvulcano si manifestarono a partire dal 25 febbraio1669, e - ancora più intensamente - l’8 di marzo,quando violenti terremoti causarono numerosi crollia Nicolosi e si protrassero sino alle 6 dell’11 marzo,con una sequenza impressionante di sismi che fecerovibrare l’area compresa tra Nicolosi, Pedara, Trecasta-gni, Mascalucia e Gravina, a seguito dei quali riporta-rono notevolissimi danni le abitazioni, che crollandocausarono la morte di numerosi cittadini. «Ma agli 8di marzo - continua nella sua narrazione il canonicoAlessi - un’ora pria di tramontare il sole, videsi inPedara e ne’ luoghi vicini l’aria fosco- scura, comeavviene nelle solari ecclissi parziali. Tramontatoappena il sole cominciarono frequenti tremuoti,deboli dapprima poscia violenti ma non da per tuttouguali sino all’undiciesimo giorno. Principalmente neera scossa la comune di Nicolosi, di cui gli abitantinon potevano reggersi in piedi, finché nell’ora dimezzogiorno crollarono dell’intutto gli edificii. Lamattina di quel dì si offerse altro sorprendentespettacolo, aprendosi, con gran ribombo ed ululato,una ingente fenditura per dodici miglia circa,disuguale nella larghezza di cinque o sei piedi, cheestendevasi dal mezzogiorno al settentrione dalpiano di S. Leo verso il supremo cratere sino allapianura di Monte Frumento, dodici mila passi distan-te da Catania. La profondità ne era ingente; dapoichèappena dal languido ribombo de’ lanciativi sassi

Fig. 4 Bastione del Castello Ursino

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congetturar potevasi. Inoltre, la mattina stessa, dueore pria di spuntare il Sole, apparve un grande splen-dore sù quella fenditura; scorsa l’ora undecima delgiorno, dopo frequenti orrendi tremiti, e scuotimentiròttosi il Monte aprissi una voragine nella scabrapianura sotto il ponticello detto Nocilla, da cuiprorupper da prima ingenti fumosi globi di ceneri esassi privi di fuoco, con grandi tuoni, fragori, etremuoti; e, ciò che è rimarchevole, questa voragineaprissi nella medesima direzione della lunga fenditu-ra che al supremo cratere avanzavasi».Nel pomeriggio dell’11 marzo, dai crateri centralidell’Etna, si aprì una profondissima fenditura lunga

più di 9 km, che si estendeva da Monte FrumentoSupino a Piano di San Leo (poco distante dall’abitatodi Nicolosi). Quella stessa mattina, la parte inferioredella frattura si propaga fino a quota 800 m s.l.m., sisquarciò il pianoro sottostante il Monte Nocilla, a unpaio di chilometri a monte dell’abitato dia Nicolosi:da un’enorme voragine fuoriuscirono grandi quanti-tativi di sabbia vulcanica e blocchi lavici, mentrenell’aria si propagavano sinistri boati accompagnatida forti scuotimenti del terreno. Nel frattempo,l’accumulo dei brandelli lavici lanciati in aria dalleesplosioni aveva formato un monte a due cime alto50 piedi (poco più di 250 metri): i Monti Rossi, cheper lungo tempo furono chiamati “Monti dellaRuina”. Uno dei grandi viaggiatori del Settecento sirecò in escursione sui Monti Rossi: era il 5 maggio1787 una terribile bufera impedisce a WolfgangGoethe l’escursione al cratere centrale dell’Etna. Eglidecide di fermarsi a Nicolosi per esplorare imonti Rossi. Il tedesco Wolfgang Sartorius vonWaltershausen, geografo e astronomo autore della

celebre meridiana della monumentale basilica bene-dettina di San Nicolò l’Arena di piazza Dante, aCatania, esplorerà un secolo dopo la grotta dellePalombe, una cavità di frattura all’interno di uno deiconi nei pressi dei monti Rossi.Lo storiografo abate Vito Maria Amico (1677-1762), ilcui busto marmoreo si trova nel viale degli UominiIllustri della Villa Bellini di Catania, così ricordal’evento: «Aprissi la mattina da mezzogiorno asettentrione dal piano di S. Leone a Monte Frumentoverso il supremo cratere profondissima fendituralarga cinque o sei piedi su cui apparse fulgidosplendore. All’ora undicesima fra tremiti aprissi

voragine di fuoco sotto la Nocillalungo la fenditura, che proruppe inceneri e sassi tuonando».Il 13 marzo, la più occidentale dellecolate raggiunge e seppellisce ilpaese di Malpasso. Torniamo alracconto tramandatoci dal CanonicoAlessi «…L’infocato profluvio giunsea Malpasso, abitato da 8.000 personee nell’arco di 20 ore fu tutto ricolmoda quel fiume di fuoco e dagliammassati sassi…». Ricostruito altro-ve con il nome di Fenicia Moncada, ilpaese fu distrutto stavolta dal terribi-

le terremoto del 1693. Fu riedificato nello stessoluogo, ma ribattezzato col nome di Belpasso. Inquelle lave si formarono numerose grotte di scorri-mento lavico di grande importanza scientifica, alcunedelle quali ospitano colonie di pipistrelli, mentrealtre, nei pressi di Borrello, sono state brutalmentemodificate e parzialmente distrutte per ospitarvi unluogo di culto.(Fig. 5)Intanto, uno dei bracci della colata raggiunge pure ilmonte Mompileri, un conetto attribuito all’eruzionedel 693 a.C., meglio conosciuta come “eruzione deiFratelli Pii”, i leggendari fratelli Anapia e Anfinomo, iquali sono sorpresi nei loro campi, insieme con ivecchi genitori, da un’eruzione dell’Etna. L’unicasperanza di salvezza è la fuga, ma gli anziani genitorinon sono in grado di farcela. I fratelli non si perdonod’animo, se li caricano sulle spalle e scappano, prestoraggiunti dalla lava, riescono a salvarsi perché,miracolosamente, il flusso lavico si divide in due ramiper poi ricongiungersi, lasciando i fratelli e i genitoriincolumi. Lo scultore Mimì Maria Lazzaro ricorda il

Fig. 5 Grotta Taddarita

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nobile gesto dei Fratelli Pii in uno dei quattrocandelabri bronzei che ornano piazza Università diCatania. (Fig 6) Ma torniamo al racconto del Canonico Alessi, chenarra dell’incredibile perforazione del monte Mompi-leri da parte della lava: «Tramontato il sole, l’altrobraccio del fiume di fuoco urtò contro la base delmonticello Monpileri e ciò che è meraviglia, il

perforò, e fattasi ampia apertura sortì dalla oppostaparte meridionale di esso. Lo che avvenne, a parer diBorelli, perché essendo il monticello un mucchio disassi eruttati dell’Etna, serbava delle cavità attorno,non essendo più di 700 passi alla radice. E tale ful’impeto del tragitto dello infocato fiume, per leviscere del monte, che non solamente gl’interniargini superò, ma ne scosse ancor tutta la mole delmonte; rotti e disfatti gl’interni sostegni si depresse, eformò molte fenditure nella superfice esterna, dellalarghezza di un palmo; e nel tempo stesso la parteorientale del monte, insieme cogli ulivi e verdeggian-ti viti, fu depressa al di là di sette od otto piedi sottodell’alta superficie del monte, per ingente spazio, edapparve nel tempo stesso una lunghissima fendituralaterale da settentrione a mezzogiorno, bastentemen-te profonda, larga cinque o sei piedi; lo che avvennecon grande strepito e squotimento. Dalla rovina e dal

precipizio di Monpileri fu ripieno ed atterrato ilcanale sotterraneo, onde scorreva quel fiume difuoco, ed impeditogli il corso, di bel nuovo con mototrasversale avvicinossi al villaggio di Monpileri edatterratolo ricolmollo». Carlo Gemmellaro (1787-1866), che decise didiventare vulcanologo quando, bimbetto di appenacinque anni, vide da lontano l’eruzione del 1792-93,così commenta il presunto avvenimento nel suo“Vulcanologia dell’Etna”: «Troppo si è trattenutoil Borrelli su questo fenomeno, perché si possarevocare in dubbio. A prima vista sembra una ideabizzarra quella, che possa un torrente di infocata lavapenetrare un ponticello non d’altro formato che discorie e di arene; che anzi questa stessa sua strutturanon poteva permettere che tal fenomeno avesseluogo. Ma se Monpilieri, che altro non è che un conodi antica eruzione, aveva dietro la sua base, a tramon-tana qualche altra apertura di sotterranea galleria chetraversavalo per tutta la sua base, come vediamo al dìd’oggi, che la fossa delle colombe, dietro i MontiRossi (della eruzione di che si tratta) si prolunga inmolte sotterranee gallerie, dirette sotto lo stessocono de’ cennati Monti, allora non era difficile chel’infocato torrente che s’introduceva per quel canale,avesse scosso la base di Monpilieri, e prodotto tutti ifenomeni descritti dal Borrelli. Senza di questo, però,non vi sarà persona al mondo che possa persuadersidi quanto si pretende essere avvenuto».Superato il Monte Mompileri, l’incandescente colatalavica raggiunse l’altezza di 11 metri, seppellì le casedel piccolo agglomerato di case e le circostanticampagne: Mompileri è totalmente distruttonell’arco di appena tre ore e mai più fu ricostruito. Lalava, però, lasciò prodigiosamente intatta solo lastatua marmorea della Madonna. Si narra che a unagiovane donna sarebbe apparsa in sogno la Madonna,che le disse di far scavare sotto il sito della vecchiaChiesa Maggiore, per riportare alla luce la statua dellaVergine delle Grazie, pregevole opera del Gagginiscampata alla lava grazie alla formazione di una bollad’aria che la preservò. Così fece la giovane donna e,fra lo stupore dei fedeli, il 18 agosto del 1704, affioròil simulacro della Vergine. Lì fu edificato il Santuariodi Mompileri, nei pressi del quale si trova la Grottadell’Eremita, utilizzata come dimora, negli anni ’30del secolo scorso, da un vecchio monaco, Fra’ Grazia-no. Altro ritrovamento si ebbe il 18 gennaio 1955: a

Fig. 6 Candelabro di Mimì Lazzaro di Piazza Università

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Galermo, si divide in due brevi lingue di fuoco e siferma poco oltre. Il ramo occidentale, con un frontelavico di oltre 5 km, seppellisce San Pietro Clarenza eCamporotondo Etneo, dividendosi a sua volta in due,uno dei quali puntava in direzione di Valcorrente.L’altro braccio, il 29 marzo, circondava l’abitatodell’antica Misterbianco (Monasterium Album), che altempo si trovava nell’attuale sito di Campanarazzu(Fig. 6): dopo aver distrutto il paese, la lava avrebberisparmiato soltanto il campanile e un muro dellachiesa principale. Più precisamente, accadde che ilramo più occidentale arrivi, tra il 17 e 18 marzo, neipressi di Valcorrente, mentre il fronte centrale sidivide in numerose lingue, di cui solo una, che siavvicina al percorso del ramo orientale ormai fermo,prosegue spedita verso sud. Il 25 marzo questo ramoè a 9 km dal punto di emissione e il 29 raggiunge ilpaese di Misterbianco, lo aggira e poi lo invadecompletamente. Seguendo la morfologia del terreno,a questo punto la colata è costretta a deviaretornando leggermente verso est, in direzione di Cata-nia. Poche cose furono risparmiate dalla devastantefuria della lava: una casetta con due cisterne, unpiccolo querceto, il campanile della Chiesa Madre(Campanarazzu)(Fig. 7) alcuni muri dell’imponentechiesa di S. Nicolò e la chiesetta rurale della Madon-na degli Ammalati. Durante l’esodo per sfuggire allalava, i Misterbianchesi si fermarono ai piedi di unrobusto ulivo e vi appesero la pesante campana di“18 Cantara” dell’antica Chiesa Matrice, affinché con isuoi rintocchi chiamasse a raccolta coloro i quali

seguito di scavi eseguiti a circa “settanta canne”dal luogo dove doveva sorgere l’altare, sono statiritrovati i volti dell’Arcangelo Gabriele e di Maria,oltre ad alcuni altri piccoli frammenti del famosogruppo marmoreo. A mano a mano che ci si allonta-na dal Santuario, sulle lave del 1669, negli ultimidecenni, sono spuntati come funghi villette e costru-zioni di ogni tipo, il degrado ambientale è impressio-nante e le sciare incolte utilizzate impropriamentecome microdiscariche abusive, dimenticandoche quell’aspro paesaggio quasi lunare spinse, nel1966, il regista John Huston a girare le scene finalidel film-kolossal “La Bibbia”.Ecco cosa accadde la sera del 13 marzo 1669, secon-do la descrizione dell’epoca fatta dal CanonicoGiuseppe Recupero (1720-1778): «Frattanto, venutala sera, un braccio della divisata fiumana andò rapidaad urtare nella base settentrionale del Monte, ed iviinvisceratosi in esso, venne a perforarlo da banda abanda ed a sboccare nella parte meridionale di dettoMonte. Fu senza meno una meraviglia troppo strana,vedere pullulare un torrente focoso dal seno delvecchio Monte, tutto verdeggiante per alberi evigneti che lo ricoprivano. Ma tale spettacolo duròpochissimo perché scompaginato il Monte dallaveemenza e rapidità del torrente, si squarciò da pertutto con fenditure anche di un palmo e, risaccando-si tutta quella gran massa, si aprì un grandissimotrepido quasi al centro, si abbassò per metà per laparte che guarda ad Oriente e si otturò quel canaleprocacciatosi già da quel torrente, il quale, poscia, fuobbligato dal corso trasver-sale, circondare detto Montedalla parte di Oriente, e poiandare a seppellire la vicinaterra di Mompilieri comesuccesse la stessa notte».Sempre il 13 marzo, la colataha superato di quattro chilo-metri il paese di Nicolosi. Ilfiume di lava si divide in trerami e continua la sua inar-restabile avanzata. Il ramoorientale marcia in direzionedi Mascalucia e la travolge.Due giorni dopo, la lavaraggiunge e distrugge pure ilborgo di San Giovanni di Fig. 7 Sito di Campanarazzu

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vagavano sperduti per le campagne. A quel poderosoulivo fu dato l’appellativo “‘Aliva ‘Mpittata” (Fig. 8)(ulivo pettoruto, robusto).L’abate Francesco Ferrara (1767-1850) così descrivequegli scenari apocalittici: «Il torrente infocato,intanto, che erasi diviso in tre correnti seguiva adavanzarsi. Con uno aveva bruciato le campagne emolte case del paese S. Pietro; coll’altro le campagnee case del paese Camporotondo, e col terzofinalmente, che aveva mezzo miglio di larghezza, iterreni di Mascalucia, e del paese di S. Giovanni diGalermo, dove bruciato avea molte case, e si eraappressato alla chiesa maggiore. Diviso in molti ramiche avevano tutti la direzione a mezzogiorno, coll’af-fluenza di nuova materia dall’alto, la lava colandosopra sé stessa, coprì altre terre e case degli abitantidi Belpasso di Camporotondo e di S. Pietro; edavendo acquistata la lunghezza di quasi quattromiglia si sparse sopra le sottoposte campagne, incen-diando quelle del paese Torre di Grifo. Separato indue correnti; una di esse colò ad occidente versoValcorrente, devastando molte fertili e coltivate

campagne, e l’altra ricoperse i luoghi ad oriente. Ilgiorno 29 di marzo, colando sempre verso mezzo-giorno, andò ad assalire il paese di Misterbianco,circondandolo con due braccia da oriente e daoccidente; e la sera del giorno appresso colandovidentro ne bruciò quasi tutte le case, non risparmian-done allora che la chiesa grande, e poche case chesubirono anch’esse poco dopo la stessa sciagura».Fa notare, a questo punto, il Gemmellaro che l’abateFerrara «non fa menzione delle operazioni tentate daDon Diego Pappalardo, per allontanare il torrenteinfocato da Catania. Borelli non lo trascura, comenon lo trascurò Recupero e l’Ab. Amico; e non èinutile riferirlo anche qui facendo esso non pocaparte della storia di questo tremendo incendio». Inaltre parole, Carlo Gemmellaro fa riferimento aquello che passerà alla Storia come il primo tentativodi deviazione di una colata lavica sull’Etna operatodall’intrepido prete di Pedara, don Diego Pappalardo,che in testa a un manipolo di ardimentosi cittadini(tra cui Giacinto Platania, autore del celebre affrescosull’eruzione del 1669 che campeggia su una paretedella Sacrestia monumentale della Cattedrale diCatania) tentarono si far cambiare strada alla lava. Gliuomini, ricoperti da pelli bagnate per resistere alcalore sprigionato dalla lava incandescente, riusciro-no a rompere un argine nei pressi di Malpasso, alpunto che la lava cominciò a fluire lateralmente.L’intervento di Don Diego stava per avere un certosuccesso quando irruppero sulla scena alcuni gruppidi inferociti paternesi, che bastonarono duramente icatanesi, costringendoli a desistere dal tentativomettendoli in precipitosa fuga, perché temevano chela lava deviata si dirigesse verso le loro campagne:“Che si lasci correre il fuoco laddove la Provvidenzal’ha destinato”, dissero i Paternesi. Questa, la scarnastoria del primo tentativo di deviazione della lava conle sole forze umane, senza che ci si rivolgesse a Dio,come si era sempre fatto nel passato, tramite l’inter-cessione di Santi, soprattutto di Sant’Agata, dellaquale si era utilizzato spesso il sacro Velo. E questa lalucida ricostruzione tramandataci dal Gemmellaro:«Finalmente giunta essendo la infocata mole vicinoCatania, del pericolo e della necessità incalzati, nonmancarono uomini che con macchine ed artificiigiudicassero doversi procacciar salvezza. Furono essiSaverio Musumeci, illustre per dottrina ed ingegno, ilsacerdote Diego Pappalardo, Giacinto Platania

Fig. 8 Aliva Mpittata

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insigne pittore e tal altro che sospettarono nonessere impossibile il deviar quel torrente onde nontraboccar nella città, opponendogli moli, e macchina-menti adoprando. Ed il primo fra tutti il Pappalardocon incredibile audacia perforò il sasseo torrente nonlungi Malpasso, vicino la sua origine occidentale,sotto la nuova voragine. Ei comandò di perquotersi erompersi con pesanti martelli e di trarre con uncinidi ferro le sassee moli collaterali al torrente; e perchédurar non potevano gli esecutori dell’opera inquell’urentissimo luogo senza pericolo di soffocarsi,benché di pelli coperti, altri succedevano all’uopo,tenebrando il sasseo acervo, finchè giunsero allainterna parte torrida-fluida-cadente del profluvio, cheeruttò dall’aperto canale e trasversalmente scorse eperseverò per notabile spazio, e avrebbe potutocontinuare, se gli intrepidi operieri non ne fosserostati impediti dagli abitatori vicini, per tema che su diloro non ripiombasse il torrente».Il 1° aprile, le lave si erano ammassate ad appena unpaio di miglia a occidente della cinta muraria diCatania. Il 12 aprile, dopo avere percorso 12 km, lalava arriva alle porte di Catania, che contava 20.000abitanti, ricopre il fiume Amenano e il lago di Nicito,

distrugge i resti di un acquedotto e di altrimonumenti storici, supera le mura e cinge la città asud-ovest, distruggendo tutti gli edifici esistenti inquell’area. (Fig. 9) I Catanesi si mobilitarono nelvano tentativo di contenere la furia devastatrice dellacolata lavica, ma non vi fu niente da fare, perché lalava proseguì il suo inarrestabile cammino in direzio-ne della Gurna di Anicito (dal nome dalla nobilefamiglia bizantina “Anicito”), un invaso formatosidopo l’eruzione del 496 a.C., profondo circa 15 metrie con una circonferenza di 6 km. Tre giorni dopo,l’ameno laghetto non esisteva più e la lava avanzaminacciosa in direzione del monastero dei Benedetti-ni, le cui mura vengono gravemente lesionate,mentre una lingua di lava, staccandosi dalla principa-le, distrugge la chiesa di San Nicolò. In seguito aidanni dell’eruzione, i monaci benedettini diederovita a un’imponente opera di ristrutturazione ecompletamento e, in contemporanea, fu avviata laricostruzione della chiesa di San Nicolò. A questaterribile eruzione è legato un evento prodigioso: unaffresco, che raffigurava sant’Agata in carcere, e che sitrovava in un’edicola sulle mura della città, futrasportato intatto dal fiume di lava per centinaia di

Fig. 9 Da un’immagine di Renzo Di Salvatore: Catania fuori le mura con il Gurna di Anicito

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metri. Quel dipinto, oggi, si trova sull’altare maggio-re della chiesa di Sant’Agata alle Sciare di via VittorioEmanuele. Durante la notte del 23 aprile, il flusso lavico raggiun-se il mare e vi si inoltrò per quasi 2 km, segnandocosì la data di nascita del bel litorale sabbioso dellaPlaia, perché quella barriera basaltica sottomarinaavrebbe funzionato, nei secoli a venire, come unasorta di diga naturale in grado di trattenere isedimenti rilasciati alla foce dal Simeto. Ma il contat-to tra la lava incandescente e le fredde acque delmare non lasciò indifferenti i Catanesi, i quali rimase-ro a un tempo attoniti e meravigliati da quell’insolitospettacolo pirotecnico che si presentò davanti ai loroocchi dovuto alle potenti esplosioni. Due giornidopo, la colata lavica s’accostò alle mura della città,tra il cosiddetto “Bastione del Tindaro” e il CastelloUrsino, che all’epoca si trovava in riva al mare. Lepossenti mura volute da Carlo V frenarono percinque giorni l’avanzata della lava, sino a quandoquesta non riuscì a oltrepassarle, penetrando così nelcuore della città e distruggendo tutte le case disloca-te sul suo cammino. Il maniero federiciano resistettealla pressione della lava, ma riportò gravi danni,mentre sarà definitivamente seppellito dalla lava ilfiume Amenano, che scorreva in superficie ed eranoto col nome di “Judicello”, perché attraversava laGiudecca, che era il luogo abitato dagli Ebrei e checorrisponde, oggi, alla zona di piazza Mazzini. La cittàdi Catania si spopolò quasi del tutto, tantissimepersone rimasero senzatetto. (Fig. 10)L’eruzione cessò il 15 luglio con un bilancio impres-sionante di danni causati da un fiume di fuoco lungo

16 km che rese sterile oltre 36 km2 di territorio,distrusse migliaia di costruzioni e che seppellì 16paesi e, parzialmente, la città di Catania.E, oggi? Se dovesse accadere ai giorni nostri unevento eruttivo con le stesse caratteristiche di quellodel 1669, con il versante meridionale dell’Etnacosì fortemente antropizzato, ci si chiede qualipotrebbero le conseguenze, quali i danni? E’ vero chela rete viaria e numerose altre infrastrutture e che unnumero molto superiore di costruzioni sarebberodistrutte o gravemente lesionate dalla lava, ma èaltrettanto incontrovertibile che proprio gli edificidisseminati sulle pendici meridionali del vulcano“frenerebbero” il flusso lavico impedendogli di

giungere fino al mare. E’, questo, il risultato di unostudio che si è avvalso delle simulazioni al computercui sono pervenuti i vulcanologi dell’Istituto Nazio-nale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di Catania.

I numeri dell’eruzione del 1669- Durata: 127 giorni (11 marzo-15 luglio)

- Volume di lava emessa: 6x108 m3

- Superficie ricoperta: 36 km2

- Lunghezza colata: 16 km- Larghezza fronte lavico: 4 km- Altezza massima fronte lavico: 50 m- Abitanti senza tetto: 30 mila- Penetrazione della colata in mare: circa 2 km- Centri abitati distrutti: Mompileri, Massannunziata,Belpasso, Mascalucia, S. Pietro Clarenza, Camporo-tondo Etneo, Misterbianco, San Giovanni di Galermo,Catania.

Giuseppe Sperlinga è direttore della Riserva NaturaleIntegrale “Grotta Monello” (Siracusa), area protettaspeleologica d’istituzione regionale e gestita dal Cutga-na, Centro interdipartimentale dell’Università di Cata-nia. E’ presidente dell’Associazione onlus “Stelle eAmbiente” per la ricerca e la divulgazione astronomicae ambientale “Marcello La Greca” di Catania.

Fig. 10 Corso dell’Amenano sotto l’Ostello Agorà (pescheria)

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CENTRO DI MASSA COME CENTRO DI SIMMETRIA

di Mario Grasso

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Con il nuovo programma di circolazione del trafficoveicolare cittadino, si dovrà proporre il ridisegnodell’area occupata dal mercato ortofrutticolo (a fera o

luni”) di piazza Carlo Alberto. (Fig. 1-1) Un’areadestinata allo storico mercato che inizialmente sisvolgeva il solo lunedì di ogni settimana nella piazzaS. Filippo (Mazzini) collegata con l’attuale pescheria,

slittando, man mano che la città cresceva in direzionenord, lungo la principale via Stesicorea. Transitandoai margini della piazza Duomo, per fermarsi per

alcuni anni nella piazza Università ed infine localiz-zarsi nell’attuale ubicazione. Ciò a causa del degradourbano che la sua presenza determinava. Oggi, loca-lizzata per l’intera settimana al “Carmine” (Fig. 2),

ELEGANTE PIAZZA DELLE ERBE NEL CENTRO STORICOPERCHÉ A CATANIA NO?

di Gaetano D’Emilio

Fig. 1 Planimetria attuale di Piazza Carlo Alberto

Fig. 2 Vista prospettica

Fig. 1 Bozza di nuova proposta di Piazza Carlo Alberto

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della chiesetta di S. Gaetano fuori le mura.Il mercato, inizialmente limitato al lunedì di ognisettimana, prima del terremoto nacque localizzatoall’intorno della piazza Duomo la cui area rappresen-tava la parte commerciale più importante della città.Contestualmente alla ricostruzione della cittàdistrutta, venne riproposta nella piazza S. Filippo(Mazzini) (Fig. 3), in quanto godeva della coperturadei porticati degli edifici dei nobili residenti,collegata con il mercato del pesce, i cui prodotti itti-ci, sempre di più, provenivano dall’oltre porto,mentre quelli agricoli dalla Piana, dalle falde dell’Et-

na, dall’oltre strada delleBocce dell’Acqua e dagli ortidi Misterbianco, allorasobborgo unito amministra-tivamente con Catania. Lemerci “transitavano”(viaTransito) per le vie Gisira,Pardo, Zappalà - Gemelli,Dottore, per raggiungere ilmercato in quello che alloraera il centro città. Le prote-ste dei residenti per il disor-dine e la sporcizia chel’attività commerciale gene-rava nell’ambiente, determi-

crea nell’intera area problemi di pulizia, di sicurezza,di immobilità viaria. Né è in discussione un suoulteriore spostamento, in quanto in quei luoghicostituisce una funzione sociale oltre che commercia-le, trovandosi al centro della città vecchia. E, seppurcintata da un patrimonio immobiliare meno pregevo-le, dal punto di vista architettonico, di quello dellavia Etnea ad essa retrostante, costituisce un pezzo dicittà di grande pregio ambientale e storico religiosoperché ci riporta, con la presenza del ComplessoCarmelitano ad epoche legate alla ricostruzionedell’attuale città ed alla precedente, per l’esistenza

Fig. 3 Piazza San Filippo (Mazzini)

Fig. 4 L’imponente Chiesa del Carmine vista dalla piazza in una vecchia foto

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nò il suo spostamento nei dintorni della vicina piazzaDuomo, contigua al mercato del pesce all’intorno delpalazzo del Principe Pardo tra piazza Duomo el’attuale villetta Pacini, dove scaricavano le acque delfiume Amenano dopo avere assolto la funzione dilavatoio pubblico in via Lavandaie (eliminata da untrentennio), nei pressi della ancora esistente Porta diCarlo V. Con la ricostruzione della Cattedrale e lacostruzione del Palazzo del Municipio, restandogiornaliero quello del pesce perché vicino al mare, ilmercato del lunedì della frutta e verdura slittò, nellacapiente piazza dell’Ateneo. Ma anche da lì coltempo, tenuto conto della importanza degli edificidi contorno ad uso di sedi di istituzioni, di ufficiimportanti, eleganti negozi e liquorerie di ritrovo,

considerato che la nuova città si espandeva nelladirezione della via Etnea, venne dirottata verso nord,localizzandolo al Largo del Carmine (ancora per ilsolo lunedì), all’altezza dell’avvallamento del LargoRinazzo ad est della stessa via Etnea, dove sorgeva ilConvento dei Carmelitani con la imponente Chiesa(Fig.4). Una ubicazione baricentrica tra la nuova viaS. Caterina (Umberto) con accesso dalla stessa stradaS. Caterina (via Grotte Bianche), la nuova stradaStesicorea (via Etnea) con accesso dalla strada delCarmine (via Pacini) e la piazza Stesicorea contiguo alnascente quartiere di S. Berillo. L’insieme edilizio,che si affaccia su una tra le più vaste piazze della città,(Fig. 5) ad ovest presenta una gradevole volumetriadalle caratteristiche di unicità, costruito sulla ex area

depressa della Contrada Rinazzo- S. Caterina, ancoraoggi individuabile dalle pendenze delle vie Diana, S.Filomena, Romeo, Corridoni, Pacini rispetto al pianodi campagna delle vie Etnea ed Umberto che restanoaltimetricamente sollevate rispetto ad essa, a seguitodel piano di livellamento eseguito nel 1862 dall’allo-ra amministrazione comunale guidata dal Cav.Antonio Alonso, completato da quella di DomenicoBonaccorsi Marchese di Casalotto. Ad est vi si affacciail Santuario Carmelitano di cui, con l’unità, d’Italiagran parte di esso venne trasformato nella casermaSantangelo Fulci, oggi sottoutilizzato. Sul lato sud siincontra la chiesetta di “S. Gaetano alle grotte”,il cui storico contenuto religioso, al di sotto dell’at-tuale piano di campagna, ci riporta all’esistenza di

una delle prime chiesedella città fuori lemura. Nel suo insiemel’area costituisce ilretro di una pregevolemedaglia costituitadalla elegante contiguavia Etnea. Essa varivalorizzata per la suaimportante funzionesociale, per il suovalore storico e perquello religioso. Ilproblema pertantonon è quello di unulteriore spostamentodel mercato (chesarebbe il 5°), conside-

rato che in quel sito esso svolge una eccellentefunzione sociale calmierante di prodotti di primanecessità dal consumo giornaliero, richiesta daicittadini del ceto medio.Ma, diventato giornaliero, senza una efficienteorganizzazione, con il mercato in continuo amplia-mento sette giorni su sette, l’intera area al centrodella vecchia città, è diventata sempre più invivibile enon agevolmente attraversabile da carrozze prima edautomezzi dopo. Poco male allora perché il popolo lapercorreva a piedi, la borghesia con l’assistenza dei“vaporta”; per la nobiltà il problema non si poneva,tenuto conto che il servizio veniva eseguito a domici-lio tramite la servitù. La situazione nella metà delnovecento si viene ad aggravare essendosi la società

Fig.5 Lato ovest di Piazza del Carmine - Foto di Mirko Chessari

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diversificata e sempre di più in possesso di mezziveicolari meccanici, considerato anche che ilmercato, prima era costituito da contadini chesmerciavano solo per alcune ore della mattinata laloro produzione, rientrando nei comuni di residenzadopo, da ambulanti catanesi di professione cherestavano in stallo l’intera mattinata. Necessitadunque, dopo innumerevoli tentativi del passato,tutti falliti, di una razionalizzazione e modernizzazio-ne come da tempo è avvenuto nei centri storici digrandi città (Padova, Verona, Vicenza, Firenze)(Fig. 6), in cui esiste il settore dei prodotti di venditache hanno necessità di strutture fisse (macellerie,salumerie, pescherie) allogate anche in importantiantichi edifici storici e quello dello smercio giornalie-ro costituito da frutta e verdura, esponibili all’esterno(piazze delle erbe). Per cui, nella razionalizzazione, leattività commerciali che hanno necessità di conserva-zione possono essere allogate al piano terra diquella parte prospiciente sulla piazza dell’ex mona-stero oggi in gran parte inutilizzato, per dare spazioin una nuova piazza alberata e ridisegnata opportuna-mente nei suoi diversi livellamenti altimetrici per lavendita dei prodotti giornalieri di frutta e verdura, inmodo da potere utilizzare in sicurezza le strade delquartiere con particolare riferimento alla via GrotteBianche-S. Gaetano alle Grotte, che funge da dorsaledell’intera area, con sbocco nella piazza Stesicoro da

est e nel nuovo S. Berillo da sud, per poi restituire,nelle ore pomeridiane e serali, la piazza alla comple-ta vivibilità dei cittadini, come avviene nelle già citatecittà. Tra l’altro la vastità della piazza, l’attualeampiezza dei marciapiedi del lato ovest, la venuta amancare di quegli esercenti che verrebbero dirottatinell’ex monastero del Carmine, darebbe la possibilitàdi ridisegnare l’intera piazza Carlo Alberto tra la viaPacini, la piazza Stesicoro e l’attuale via Gaetano alleGrotte, per essere percorsa in sicurezza dai mezzipubblici. L’ultima amministrazione Magrì avevaaffrontato il problema ed, in prima battuta, il Ministe-ro della difesa, pur confermando che i locali richiestidall’Amministrazione comunale potevano essereceduti, evidenziò esistenti difficoltà da superare perla sicurezza militare della Caserma, mentre la Sovrin-tendenza prospettò perplessità, chiedendo chiari-menti sugli interventi edilizi interni di adattamentoda eseguire (da sottolineare che durante l’ultimoevento bellico l’intera vecchia struttura è stata archi-tettonicamente massacrata dalla presenza di truppeitaliane, tedesche ed inglesi).Con le avvenute dimis-sioni di quella Amministrazione Comunale, non siarrivò a chiarire che, solo una parte interna, dell’edi-ficio prospiciente sulla piazza veniva interessata aldiverso uso, né che le strutture, per renderla funzio-nale alla nuova utilizzazione nell’interesse pubblico,erano previste in acciaio a carattere precario.

Fig. 6 Piazza delle Erbe di Padova

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PREMESSADa fondamentali ausili per la navigazione marittimaa peculiari manufatti architettonici, segni diidentificazione comunitaria, i fari conservano dasempre un fascino particolare. Pur mantenendo un ruolo di supporto alle manovrenavali costiere e portuali, oggi, nell’era dellanavigazione assistita dai calcolatori e della presa dicoscienza della salvaguardia ambientale delle coste,essi assumono ancor più un’alta valenza storica, tantoda essere oggetto di interesse delle soprintendenze aiBB. CC. AA., del F.A.I e di varie associazioni culturali. Il primo documento ufficiale riguardante la regola-mentazione del segnalamento marittimo italiano èdatato 12 Maggio 1868, giorno in cui VittorioEmanuele II istituì la “Reale Commissione dei Porti,Spiagge e Fari”. Nel 1876 l’Ufficio Centrale Idrografi-co della Regia Marina pubblicò il primo elencocompleto dei fari italiani. La costruzione, la manuten-zione e la gestione dei fari, da allora, ha coinvolto variorgani e autorità dello Stato, sia civili (Ministero deiLL. PP. - Genio Civile OO.MM.) che militari (Ministerodella Difesa – M.M.). Durante tutto il ‘900, le autoritàcompetenti sui fari hanno subito varie riorganizzazio-ni. Dal 1998 l’Ispettorato per il Supporto Logistico edei Fari della M.M., con sede a Roma, è l’attuale orga-no di vertice del Servizio dei Fari, a cui è affidata lagestione operativa dei fari e dei segnalamenti dell’in-

tero territorio nazionale. L’organo operativo territo-riale è il Comando di Zona dal quale dipendono leReggenze dei segnalamenti. Queste ultime rappre-sentano gli organi operativi periferici. Per la Sicilia, ilComando di Zona competente è Marifari Messina,dipendente dal C.M.M.A. di Augusta. La manutenzio-ne è affidata attualmente agli uffici del Genio militaredella M.M. Per i lavori di stabilità e grandi manuten-zioni la competenza resta del Genio Civile OO.MM.Attraverso la lettura degli atti d’archivio, relativi alpassaggio di consegna del “Nuovo Faro SciaraBiscari” - avvenuto tra l’ufficio del Genio Civile diCatania e la Direzione del Genio Militare per laMarina di Messina, in data 21 aprile 1951 - l’articoloanalizza, dal punto di vista diacronico- tipologico-costruttivo, l’infrastruttura marittima del faro diCatania, restituendo notizie storiche e dati utili allacomprensione del manufatto, in un’ottica diconservazione e valorizzazione del sito.

NOTIZIE STORICHESituato a sud del centro cittadino, a ridosso dell’areaportuale denominata “sciara Biscari”, l’omonimofaro sorge in prossimità del territorio sub-urbano, untempo occupato dalla Villa Scabrosa voluta dalprincipe Ignazio di Biscari. Esso venne realizzato suprogetto, datato 24 maggio 1948, dell’ing. EnricoMaggiulli dell’ufficio Opere marittime del Genio Civi-

le. Detto faro fu costruito in sedicimesi di lavoro dalla società Ferrobe-ton S.I.A., un’impresa di costruzionifondata a Roma nel 1908. Inaugurato il 28 luglio 1951, il faro“sciara Biscari” sostituì il vecchiofaro denominato “Lanterna”, risalen-te al 1859 (ma attivato per la primavolta nel 1863). Detta costruzione èpresente in diverse carte storichedella città di Catania, come ad esem-pio la carta geologica Sciuto-Patti del1873. Come si evince dall’Album dei

ARCHITETTURA DELLE INFRASTRUTTURE MARITTIME DEL NOVECENTO:IL FARO “SCIARA BISCARI” DI CATANIA

NOTIZIE STORICHE E ANALISI TIPOLOGICA COSTRUTTIVA DAGLI ATTI D’ARCHIVIO

di Orazio Marletta*

Faro vecchio, primi anni ‘900.* Ingegnere Ufficiale Genio M.M

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ANALISI TIPOLOGICA COSTRUTTIVAEsiste una vera e propria classificazione tipologicadegli edifici ad uso faro di segnalazione marittima,ciò in funzione dello schema architettonico edistributivo. In tale classificazione il faro “SciaraBiscari” di Catania rientra nel tipo a “torre faro”indipendente. Gli alloggi per faristi, pur collegati allatorre, di fatto non sono inglobati nella costruzionetronco-conica che costituisce il supporto all’impiantodi segnalamento.Dallo stato di consistenza, redatto in data 21 aprile1951 presso “località Rotonda della Plaia” ed allegatoall’Atto di Consegna suddetto, si evince una dettaglia-ta analisi dell’apparecchiatura costruttiva delmanufatto, accuratamente descritta nel verbalesottoscritto dall’ing. Enrico Maggiulli.Le parti in corsivo che seguono sono tratte dal verba-le originale, conservato agli atti della M.M..

Descrizione della Torre del Faro:Trattasi di “[…] struttura resistente tubolare incalcestruzzo a 300 kg di cemento Portland, tipo 500,debitamente armato. Da quota + 4,95 a quota +7,95 la torre è rivestitacon bolognini lavici lavorati al puntillo e talebasolato è sormontato da una fascia marcapianoalta cm. 25 lavorata alla martellina ordinaria.Da quota +8,20 fino al muretto di ringhiera delpraticabile a quota +28,425 la torre è rivestita conbolognini in pietra da taglio di Priolo.Il tamburo sotto la lanterna, essendo la struttura dipiccolo spessore, è rivestito con piastrelle litoceramiche.Lo spazio compreso tra la canna della struttura resi-stente ed il rivestimento esterno di pietra da taglio èriempito con calcestruzzo cementizio a 200 collega-to alla struttura resistente mediante ganci di ferro.Nella canna interna della torre si svolge una scalaelicoidale in calcestruzzo armato, precisamente aquota 5,25 fino al pianerottolo a quota +25,20.Da detto pianerottolo fino al secondo pianerottolodi quota +27,325 si accede mediante scala in ferro.Altra scala analoga serve di accesso tra il pianerot-tolo di quota +27,325 e il piano praticabile diquota +28,425.Il pavimento di quota 5,25 è costituito da basolatolavico di 2^ categoria allettato con malta ordinaria,poggiante su massetto di calcestruzzo a 200 con sotto-stante vespaio di pietrame dello spessore di cm. 20.

Fari del Regno d’Italia dello stesso anno, il vecchiofaro, danneggiato a seguito della seconda guerramondiale (e demolito definitivamente nel 1948),aveva una struttura a blocco centrale ad un piano,con torre faro tronco-conica addossata alla mezzeria.L’altezza della vecchia torre faro era di circa 16 m el’alimentazione della lanterna avveniva mediante oliocombustibile. Il nuovo faro, del periodo post-bellico,sorse in posizione poco distante dalla vecchia“Lanterna”. Esso venne edificato su particelle catasta-li riportate al foglio 31 del comune di Catania (a.1925)i I lavori di ricostruzione furono ultimati il 29luglio del 1950. In data 2 marzo 1951, l’ufficio delGenio Civile di Catania trasmise al Provveditorato alleOO.PP. di Palermo gli atti della contabilità finale.In data 28 maggio 1951, vista l’urgenza dell’entrata infunzione del faro e la necessità di sistemare lefamiglie dei faristiii, si procedette alla consegnaanticipata provvisoria dell’infrastruttura, in attesa dicollaudo finale. Dal 1951 il faro entrò in funzioneed è tutt’ora attivo. Il numero progressivo diindividuazione nell’elenco fari è il 2796; la siglache lo contraddistingue è la E-1828, relativa al segna-lamento internazionale (riportata sul volume List oflights). Essa si riferisce, in particolare, alla sua porta-ta luminosa geografica che è di 28,7 miglia marinecome massima e di 16 miglia marine come minima. Le coordinate geografiche sono Lat. Nord. 37° 29.3,Long. Est 15° 05.2L’altezza del faro, dalla base (4 metri di diametro) alvertice (2 metri di diametro), è di misura doppiarispetto a quella preesistente (32 m).

Stralcio pianta topografica della città di Catania ‘800.

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I pavimenti dei pianerottoli (a quota +25,20 e+27,325), nonché quello del praticabile a quota+28,425, sono in battuto cementizio.I gradini della scala elicoidale hanno la pedata ditavole di faggio.La scala elicoidale è fornita da balaustrata in ferrocon corrimano.Intorno al parapetto del praticabile a quota+28,425 corre pure una balaustrata in ferro concorrimano pure in ferro.La porta d’ingresso alla torre, che trovasi in assecon la rotonda è di ferro e così pure la porta diuscita al praticabile.Le finestrelle lungo la torre sono costituite da telaifissi in legno mobili muniti di vetri semplici, cui sipuò accedere a mezzo scalette a pioli in ferro,infissi al muro.L’impianto di illuminazione elettrica è eseguito intubo Bergman sotto traccia ed è costituito da N° 8punti luci […].

Descrizione del fabbricato annesso alla torreI fabbricati annessi alla torre faro, adibiti ad abitazio-ne faristi, sono realizzati come di seguito descritto.“Da quota 4,95 a quota +5,25, la muraturacostituente lo zoccolo dei fabbricati è in pietramelavico e malta cementizia a 300 ed ha spessore,compreso il rivestimento, di cm 55. Detto zoccolo èrivestito con bolognini lavici lavorati a puntillo.Sopra quota + 5,25 la muratura portante è inpietrame lavico con malta ordinaria ed ha lospessore di cm 50 per i piani terreni e di cm 40 per ilpiano rialzato.[… ]“da +5,25 fino alle cornici di gronda dei corpi

di fabbrica la muratura è rivestita in bolognini dipietra lavica da taglio di Priolo.Le cornici di gronda invece sono in calcestruzzo dicemento armato rivestite di intonaco tipo Livigniimitante la pietra di Priolo […]I tramezzi sono “in forati e malta ordinaria edhanno spessore finito di cm. 12”.[…]i solai a quota + 5,25 e + 9,25 dell’abitazionefanalisti sono del tipo misto in laterizio e cementoarmato, atti a resistere ad un sovraccarico di 250kg/mq.I solai di copertura di tutti i caseggiati nonché latettoia di collegamento tra i due fabbricati sono deltipo S.A.P. ad elementi prefabbricati fuori operacalcolati con sovraccarico a 100 kg/mq […].[…[ Sui solai di copertura sono ricavate opportunependenze mediante caldana in calcestruzzocementizio a 200 su cui è esteso un manto imper-meabile di asfalto […]. A protezione del manto ècostruita una pavimentazione in campigiane conmalta ordinaria.[…]Dallo stesso verbale e dagli altri atti inventarialiarchiviati si deducono dettagli costruttivi relativialle pavimentazioni, ai rivestimenti in pietra e agliintonaci, ai vespai di pietrame (sottostanti l’elementodi chiusura orizzontale di base) e a tutti gli impiantitecnologici presenti. Dai disegni delle sezioni èevidente che la costruzione è realizzata in parte suterreno lavico e parte su terreno incoerente, per ilquale sono realizzate fondazioni indirette. L’areaesterna al faro e agli alloggi è destinata a verde.Da qualche decennio, l’area urbana intorno alcomprensorio logistico è oggetto di studio, in otticadi riqualificazione urbanistica e ambientale.

Copia eliografica dall’originale del progetto Maggiulli (24/05/1948).

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L’OTTICAIl raggio luminoso dell’impianto ha un’altezza mediasul livello del mare di 30 metri e 60 centimetri ed ècaratterizzata da un lampo bianco ogni 5 secondi (0,4secondi di lampo e 4,6 secondi di eclisse). La luce èdata da una lampada da 1000 watt, a filamentospeciale in tungsteno, alimentata con energia elettri-ca (o da un impianto elettrogeno per le emergenze).Detta lampada è posta all’interno di quattro lentiprismatiche, incorporate in un telaio rotante adorologeria, con carica massima di circa quattro ore.

FONTI ARCHIVISTICHEArchivio del Demanio – Ufficio staccato del GenioMilitare per la Marina di Messina: Verbale di consegna dell’immobile del 21/04/1951-collocazione G1 -76Stato di consistenza dell’immobile del 21/05/1951 -collocazione G1 -76Lettera di trasmissione prot. 16037 - sez. IV del28/05/1951 ufficio Genio Civile di Catania. colloca-zione G1 -76Archivio del Demanio – Direzione del Genio Militareper la Marina di Augusta.Variazioni inventariali del 06/02/1959- collocazioneG-1-1-S2Progetto di ricostruzione del faro sciara Biscari(elaborati grafici) - collocazione G-1-1-S2

Dipartimento di Architettura (DARC) - Universitàdegli Studi di Catania – Laboratorio di fotogramme-tria e cartografia.Catastali storici della città di Catania.

BIBLIOGRAFIAhttp://www.marina.difesa.it/storiacultura/fari/storia/Pagine/default.aspxhttp://www.sicilie.it/sicilia/Catania_-_Faro_Biscarihttp://www.marina.difesa.it/storiacultura/fari/Pagine/2796.aspxC. BARTOLOMEI , G. AMORUSO, “L’architettura deifari in Italia” vol. 4 Sicilia, pp. 85, 86 e 87, edizioneALINEA, Firenze dicembre 2009.A. COCO, E. IACHELLO, il porto di Catania. Storia eprospettiva, pag. 246, ed. Lombardi, Siracusa 2003.V. CONSOLI (a cura di) Enciclopedia di Catania,pag. 389 edizioni Tringale 1980, Catania.F. FATTA, “Luci del mediterraneo. I fari di Calabria eSicilia. Disegni, rilievi e carte storiche” pp. 160 e161, edizioni Rubettino - Soveria Mannelli. F. MICCICHE’ “Una città allo specchio. Le trasforma-zioni architettoniche di Catania dal settecento adoggi, ed. Greco, Catania 2006.

NOTEi Particella catastale n. 729 (consistenza parteespropriata: 17 are e 35 centiare), di proprietà Cav.Moncada e partt. 732 e 734 (consistenza parteespropriata rispettivamente: 31 are e diciottocentiare la prima, 08 centiare la seconda), di proprie-tà Tudisco Carmelo fu Vincenzo.

ii Il verbale di consegna è sottoscritto: dall’ingegnerEnrico Maggiulli progettista e d.l. per il Genio Civile(su incarico dell’ingegnere Capo R. Accini), dall’inge-gner Attilio Ricci della Ferrobeton, dal geometraFrancesco Ordile in rappresentanza del Genio Miltaredi Messina (su ordine dell’allora direttore TenenteColonnello Francesco Deodato) e dal Capitano diVascello Saverio Amato di Marifari Messina.

Si ringrazia l’ufficio Stampa di MARISICILIA, la SezioneDemanio di MARIGENIMIL Augusta, l’ing. Alessandro LOFARO (DARC).

Faro Biscari, vista attuale.

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SCUOLA-LAVORO NELLA RIFORMA SCOLASTICA DEGLI ISTITUTI TECNICI E PROFESSIONALI

IL CONTRIBUTO DEGLI INGEGNERI DOCENTI di Gaetano D’Emilio

In un’epoca in cui l’esigenza di innovazione è particolarmente sentita in tutti i settori della vita del Paese, laScuola italiana non può restare legata a vecchie architravi, ossigenata per decenni da innovazioni consistenti inprogetti di sperimentazione autorizzati dalle Direzioni Ministeriali affidati ad Istituti superiori, che hannoconsentito poche innovazioni curriculari e modesti potenziamenti di laboratori gestite, con limitata autonomia,nelle diverse realtà territoriali. E se per l’indirizzo formativo umanistico tali iniziative provvisorie, potevanoessere accettate, non certamente per gli indirizzi tecnico-professionali, tenuto conto che, ogni giorno di più, laricerca scientifica e tecnologica, nella vita di tutti i giorni avanza a grandi balzi, richiedendo alle sccuole uncontinuio aggiornamento delle strutture tecnico- scientifiche, supportati da tecnici esperti di settori ancheesterni all’Amministrazione dello Stato e non legati a diritti acquisiti o graduatorie di anzianità.In attesa che la nuova riforma Gelmini, passando dalla fase iniziale a quella dell’assestamento, si esprima inmaniera concreta, soprattutto nei settori informatico, maccatronico, energentico e dell’assetto territoriale, nonbastano innovazioni che si fondano su variazioni di orari didattici al fine di proporre nuovi programmi, insostituzione ai vecchi, senza valutare la oppotunità di una scuola a tempo pieno affiancata alle aziende diproduzione.La nuova riforma, con l’obiettivo di creare ulteriori figure professionali tra il tradizionale diploma e la laureaquinquennale, crea confusione sulle mansioni professionali di ognuna.Si aspetta dunque che i contenitori previsti vengano subito riempiti di contenuti e, culturali e, professionali,chiarendo rapporti e passaggi con titoli pre e post- accademici legati agli sbocchi professionali dei giovani chefanno le loro scelte. Così come la “riforma gentile” coincise con il passaggio del Paese da una economia di tipoagricolo ad una di tipo industriale, oggi che la tecnica in tutti i settori resta avanti alla cultura scolastica ed inparticolare a quella della scuola media superiore, è necessario che tali contenuti non ritardino e soprattuttocurriculi e potenziamento dei laboratori non restino fermi negli anni. Essa riforma Gentile, resse alla rapida industrializzazione degli anni ’50 quando, all’inizio degli anni ’60, gliIstituti professionali sostituirono le Scuole Tecniche, ormai superate dal nascente mondo industriale.Ed infatti , insieme agli Istituti tecnici, hanno rappresentato una significativa presenza tecnico-culturale nelterritorio in tutti i settori dell’industria, dell’artigianato del commercio.La organizzazione della scuola media dell’obbligo nel 1962, per qualche presunta permissività, nell’immagina-rio collettivo ha determinato la consapevolezza che, per essere promossi, lo studio e la frequenza, non sempreerano necessari, il che si è tradotto nella scuola del primo ciclo, in un abbassamento culturale generalizzato.Nei movimenti a trazione politica del sessantotto, al pomposo motto del ”diritto allo studio”, che servì più allechiassate di piazza che al raggiungimento di obiettivi concreti, non seguì l’aggiornamento dei programmi, unamigliore organizzaione scolastica e l’ingresso della vera democrazia nella scuola media superiore, ispirata daalunni, genitori e docenti che dovevano gestirla, come il tempo pieno con la mensa in istituto, il continuoammodernamento dei laboratori tecnologici, la maggiore assistenza didattica attraverso “tutor di orientamento”per l’avvicinamento alle aziende di riferimento.Il 1969 è caratterizzato positivamente per la possibilità di libero accesso agli studi universaitari, non solo aimaturati dei licei ma a tutti i diplomati quinquennali.Nel 1974 l’introduzione dei Decreti Delegati placa la tensione sessantottina, ancora con scarsi risultaticoncreti. Riporta un po’di serenità nelle scuole ed una lieve ripresa culturale generalizzata. Ma la rappresentan-za di genitori, ed alunni nei consigli di Istituto resta formale. Le due componenti restano soggezionati neiconfronti di docenti e presidi che per “forma mentis”non mollano il loro decisionismo che spesso si traduce inautoritarismo.Negli anni ’80, i progetti ministreriali assistiti, utilizzando vie amministrative che baypassano il dibattitoparlamentare, non incontrando ostacoli di carattere politico, rappresentano una seppur modesta forma di

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riforma scolastica. Il termine “sperimentale” lascia tranquilli perché in qualsiasi momento potevano esseresospesi o annullati. Avamposto di una riforma che tardava , anche perché i docenti responsabili di tali corsi veni-vano adeguatamente formati da personale specializzato. E così quando i programmi dei migliori progetti venne-ro calati quali programmi curriculari aggiornati, la decisione sembrò scontata. Bisogna che l’attuale riforma segua un preciso disegno politico con la funzione di accompagnamento checonsenta l’adeguamento dei programmi culturali e delle strutture tecnologiche con l’affianco di aziende disettore, dalle quali scuole dovranno attingere il ricambio generazionale.E’ ciò che da decenni sostengono gli ingegneri ed in particolare gli ingegneri docenti degli Istituti Tecnici eProfessionali, riuniti da oltre quaranta anni attorno al loro Sindacato Nazionale (SNID), nell’ultimo periodopoco o niente sostenuto dal C.N.I.La nuova scuola va strutturata con il tempo pieno ad alternanza tra didattica scolastica ed esperienza aziendale,in modo tale che i futuri tecnici passino dalla scuola al mondo del lavoro, senza soluzioni di continuità ediversità operativa tra i due mondi, che debbono invece procedere più insieme possibile.Per la gran parte gli attuali corsi di formazione non statali, convenzionati con fondi pubblici, non risolvono ilproblema della pronta occupazione, molti dei quali risultano burocraticizzati e creano più utilità ai formatori,non sempre formati, che agli allievi, la cui preparazione che danno, fuori dalle aziende, solitamente non èimmediatamente spendibile nel mondo del lavoro. La attuale ingente spesa per la “formazione professionale” inparticolare per i perdenti posto e per gli immigrati, dovrà invece essere affidata, anche in orari diversi daquelle didattiche, alle istituzioni scolastiche certamente più pronte per gli obiettivi da raggiungere per la lorovocazione ed esperienza e per le garanzie che possono offrire alle aziende che, accettano di collaborare per ilraggiungimento dei fini prefissati. In particolare, la “formazione professionale”organizzata con fondi pubblici, da enti privati viene a creareoccupazione precaria di personale amministrativo ed insegnante tecnico inadeguato, con scarsa esperienza divita aziendale, piuttosto che con la giusta professionalità necessaria. Soprattutto se la riconversione professio-nale mira al sostegno per la possibilità di reinserimento, nei diversi settori del mondo lavorativo di personaleultra quarantenne perdente lavoro. Non è quindi accettabile che essa avvenga, con un sistema cristallizzato neltempo, staccata o addirittura lontana da quel mondo del lavoro che deve assorbire tale forza lavorativa, se iformatori sono buoni per tutte le stagioni, anziché esperti di settori lavorativi da scegliere di volta in volta, inbase alle esigenze del mercato, costituendo costosi ed inadeguati carrozzoni di precari. Va invece ricostituito in chiave moderna la secolare fase di apprendistato, di lancastriana memoria, chetrasmetteva il sapere da padre in figlio o maestro ad allievo, in cui l’insegnamento dalla fase teorica a quellaproduttiva veniva affiancato dai migliori a favore dei ultimi; quando ancora la scuola, a trazione ecclesiastica,passò da riservata ad aperta, ad obbligatoria per tutti.Oggi la scuola deve licenziare giovani pronti a proseguire gli studi universitari ma anche ad affrontare inautonomia gestionale problemi di carattere professionale, sia nel settore della piccola e media imprenditoriache nei vari settori delle grandi industrie in ogni parte del pianeta.E’chiaro che le aziende per accettare con profitto tale tipo di collaborazione devono essere compensati conadeguata detassazione per l’impegno che essi debbono dedicare agli allievi che crea loro rallentamento filieronella attivatà produttiva. Compenso sicuramente meno oneroso e più efficiente dell’attuale metodo di formazio-ne professionale standardizzato, basato quasi sempre su schemi teorici spesso utili solo ad un personaledocente non certamente sempre adatto ad ogni esigenza.Il C.N.I., in vista di un dibattito parlamentare sul mondo della scuola in collegamento con il mondo del lavoro,tenuto conto della rinunzia di molti giovani al proseguimento degli studi Universitari che non sempre, e comun-nque non rapidamente, portano alla fase professionale produttiva, orientati a completare una loro formazionea livelli culturali meno ambiziosi ma immediatamente produttivi, dopo anni di incertezza operativa, ha datosegni di riproporsi il problema Scuola Tecnico- professionale e mondo del Lavoro, in cui gli ingegneri sonoparte attiva come docenti nella parte teorica e per le esperienze nella struttura tecnica portante del lavoro.E’ stata infatti, già dal mese di aprile, costituita in seno al Consiglio nazionale un’apposita commissione per

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dibbattere in problema, con la patecipazione del Sindacato Ingegneri docenti, per l’esperienza acquisita nelmondo della Scuola che esso offre, al fine di poter svolgere l’importante ruolo di supporto alle proposte delGoverno.

A tal proposito:Si è riunito nei locali dell’Ordine il direttivo del Sindacato Nazionale Ingegneri Docenti (SNID)stabilendo di convocare dopo il periodo estivo un’assemblea allargata al fine di promuovere undibattito sulla figura dell’ingegnere docente per il contributo che esso può dare in tutti i problemiche investono la didattica di una formazione scolastica ed extrascolastica dell’istruzione tecnica eprofessionale.

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L’istruzione tecnica tradizionale raccordo tra ilmondo della scuola e il mondo del lavoro ha avutoun rilancio grazie alle nuove disposizioni introdottecon la riforma Gelmini che hanno reso sicuramentepiù attrattive e performanti le prospettive per igiovani che conseguono un diploma tecnico.Anche a Catania i tre tradizionali istituti tecnici, ilMarconi l’Archimede e il Cannizzaro hanno trattobeneficio anche in termini di iscrizioni da quello cheè stato un potenziamento e una valorizzazione diquello che in realtà già facevano prima gli stessiistituti con quella che potrebbe definirsi una manu-tenzione o meglio un restyling.Le più significative innovazioni riguardano lasemplificazione degli indirizzi rispetto alla pletora dispecializzazioni del vecchio ordinamento, ormaisuperate dai tempi e dalla nuovo organizzazionedel lavoro e rispetto al ruolo dei laboratori cheassumono ancor più un valore di centralità nelladidattica e nel percorso di formazione. Per gli istituti tecnici, gli indirizzi passano invece,dagli attuali 39, a 11, suddivisi in due settori:Economico e TecnologicoSettore Tecnologico:1. meccanica, meccatronica ed energia; 2. trasporti elogistica; 3. elettronica ed elettrotecnica; 4. informati-ca e telecomunicazioni; 5. grafica e comunicazione;6. chimica, materiali e biotecnologie;7. sistema moda; 8. agraria e agroindustria; 9. costru-zioni, ambiente e territorio.Settore Economico1. amministrativo, finanza e marketing; 2. turismo.E’ stato introdotto il Comitato tecnico scientifico(CTS), i dipartimenti disciplinari e enfatizzatal’alternanza scuola-lavoro.Il Ministero ha prodotto e confezionato unabrochure a cura dell’INDIRE, cioè un’agenzia ufficialeche fornisce una panoramica completa sul riordinodell’istruzione tecnica e professionale; cioè lelinee guida per il passaggio al nuovo ordinamento,orientamenti per l’organizzazione del curricolo.Si tratta di un set completo di materiali prodotti da

un Gruppo di Lavoro nazionale e locale che seguitoe accompagnato le scuole nel percorso di innovazio-ne lanciato nella scommessa di trasformare unprogetto teorico in una realtà operativa con riscontrisul piano occupazionale.Infatti il successo dell’iniziativa si misurerà sulplacement e cioè sui risultati attesi in termini dioccupabilità e di potenziamento del capitale umanodelle piccole e medie imprese che tradizionalmentehanno sempre attinto dal dopoguerra alle scuoletecniche per dotarsi della manodopera specializzata edei tecnici intermedi per completare i quadri dellelinee aziendali.A questo scopo il neo CTS prevede al suo interno lapresenza di imprenditori o di rappresentanti diassociazioni sindacali degli imprenditori per renderesempre più stretto e pregnante la relazione traistruzione e lavoro.Così come è prevista la costituzione di Poli tecnico-professionali a livello provinciale per valorizzare lefiliere produttive locali in maniera tale da realizzareun paradigma organizzativo-didattico su cui poggia ilrinnovamento e il potenziamento dell’istruzionetecnico-professionale.A partire dal 2013 diventeranno stabili i percorsidegli ITS , Istituti Tecnici Superiori, quale canale dispecializzazione per preparare i tecnici intermedi,cioè i quadri, con le competenze tecnologicheorganizzative e comunicative richieste dalle imprese.Nella fase 2009-2011 sono state già costituite 62Fondazioni ITS, che hanno attivato 77 percorsiai quali si aggiungono 71 nuove classi nell’anno2012-13.E’ stato riattivato anche il Comitato Nazionale perl’alternanza scuola-lavoro per dare completa attuazio-ne alle norme contenute nei decreti 77/2005 e22/2008 rimasti sinora sulla carta.Sono in atto anche azioni condivise con i Collegi e gliOrdini Professionali per promuovere la conoscenzadelle libere professioni tecniche, soprattutto neisettori più innovativi quali il settore dell’efficienzaenergetica.

UN CONTRIBUTO DEL PROFESSORE SALVATORE INDELICATO PRESIDE DELL’ITI CANNIZZARO DI CATANIA

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CONVITTO NAZIONALE “MARIO CUTELLI”

Trattando l’argomento scuole catane-si non si può non accennare allaprima scuola storica di Catania insede propria che porta il nome delsuo fondatore e finanziatore: ilConvitto Nazionale Mario Cutelli.Mario Cutelli, come tanti altriappartenne ad una famiglia di origi-ne normanna, con capostipite talManfredo de Messer Tedesco. Chiari-scono alcuni storici che, nella sualingua,“messer” aveva significato dicoltello, tradotto in dialetto sicilianocuteddu che, italianizzato divenneCutello e poi Cutelli. Il nostro Mario,nato a Catania, fu “illustre giureconsulto di livello europeo, di sommo ingegno, grande dottrina e straordinariaeloquenza”. Docente universitario, più volte ambasciatore con numerosi importanti incarichi di responsabilitànel mondo di allora. Restò famoso perché chiamato dal re di Spagna, a chiarire se era legittima la pretesa dellaSanta Inquisizione di avere il diritto di preminenza sui tribunali del regno di Spagna (che in tal caso avrebbepotuto valere per tutti i re cattolici di Europa). Cutelli ebbe il coraggio di accettare un incarico contro il Tribu-nale dell’Inquisizione i cui abusi erano immensi, tali da avere creato nel mondo intellettuale dell’epoca un oscu-rantismo di prona soggezione all’autorità di quei tribunali (vedi abiura di Galileo). Dimostrò invece che la

giurisdizione dell’Inquisizione doveva essere ristrettarispetto all’autorità politica degli Stati, con leconseguenze del caso in tutta Europa. Per cui vennenominato Conte. Ricchissimo, trasferendosi a Palermo,dispose nel suo testamento la fondazione a sue spese diun collegio di uomini culturalmente nobili (non dinobili uomini), aperto a tutti, perché si formasse unaclasse dirigente siciliana ricca di sapere più che di avere.Oggi, la scuola, ha trasformato l’ordinamento didatticoin Liceo Europeo, multilingue con scambi di visitein tutta Europa e si accinge ad organizzare altrediscipline di espressione giuridica, di biblioteca tutteinformatizzate.

Vengono indicati alcuni Istituti, tra le tante scuole ad indirizzo tecnico professionale, che hannooperato innovazioni al fine di dotare i giovani allievi di una preparazione più specifica per un lororapido avviamento all’attività lavorativa o per la facilitazione del proseguimento degli studi.

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UN ESEMPIO DI SCUOLA LAVORO TRA I LABORATORI CHIMICI

DELL’ITI CANNIZZARO E LA DOGANA DI CATANIA

Il progetto di Alternanza Scuola-Lavoro effettuatopresso i laboratori chimici della Dogana di Cataniaè attivo nella nostra scuola ormai da 6 anni ecostituisce attualmente, una delle esperienze piùsignificative che gli alunni possano sperimentareper la loro formazione. Tale progetto rispondeall’esigenza, profondamente sentita, di porsi in lineacon le direttive che l’Unione Europea ha da temposuggerito ai paesi membri. Tali direttive si sono chia-ramente definite in un importante documento: ilQEQ (Quadro delle Qualifiche Europeo), espressionedel riconoscimento della persona umana comemembro attivo in una società in continua evoluzione,e dell’esigenza che tale persona sia portatrice dicompetenze, acquisibili a partire dall’esperienzascolastica, da spendere in tutto l’arco della vita.Se si definisce la competenza come la capacità disaper applicare conoscenze in un determinatocontesto, adottando comportamenti funzionali alraggiungimento del risultato previsto, è ovvio che lascuola ha il difficile compito di coniugare la trasmis-sione dei saperi con la capacità di applicarli incontesti di sperimentazione sul campo. Il legislatoreha pertanto emanato due importanti riferimentinormativi, la Legge 28 marzo 203, n. 53 e il D.L. 15aprile 205, n. 77 , che regolano le scelte delle scuoledi secondo grado ( licei, istituti tecnici e professiona-li) in materia di Alternanza Scuola- Lavoro. Tali norme

consentono percorsi formativi flessibili articolati inperiodi di formazione in aula e in periodi diapprendimento mediante esperienze di lavoro che sidifferenziano dallo stage, come viene intesocomunemente, in quanto:1. La permanenza in azienda è parte integrante dellaformazione e non un episodio isolato.2. La responsabilità dell’azione formativa è condivisa,progettata e gestita dai docenti della classe e dai tutoraziendali. Pertanto scuola e azienda si pongono suuno stesso piano nella progettazione dell’esperienza.3. C’è equivalenza delle competenze conseguibili inazienda con quelle conseguite a scuola.

L’Istituto ha stipulato una convenzione di stage a titolo oneroso con l’Ufficio delle Dogane di Cataniache gestisce una serie di laboratori di chimica di alta specializzazione a servizio della polizia e dellamagistratura per le analisi che vengono fatte sulle droghe e sulle adulterazioni di vari tipo. La convenzionepermette a tutti gli studenti del triennio della specializzazione di Chimica di frequentare e di lavorare comestagisti in questa struttura altamente incentivante svolgendovi praticamente tutte le ore di laboratorio e dipratica che è impossibile svolgere a scuola per mancanza di strutture adeguate ai tempi e all’innovazione. Lafrequenza è inserita all’interno dell’attività curricolare e consente agli studenti di conseguire anche unattestato da parte delle Dogane che sul piano lavorativo riveste un valore di immediato utilizzo in ambitolavorativo come dimostrano le assunzioni da parte di laboratori e di strutture private che hanno validatol’esperienza acquisita sul campo da parte dei discenti. Analoga esperienza viene realizzata con le altrespecializzazioni utilizzando una rete di piccole e media aziende della zona industriale di Pantano D’Arci e diBelpasso.

Visita del Prof. Trichichi

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L’esperienza in azienda viene considerata anche aifini della valutazione scolastica finale.La scuola dunque mira sempre più a formare personecompetenti, vale a dire persone autonome eresponsabili che abbiano coscienza dei propri talentie della propria vocazione.In questo percorso di formazione efficace, l’inse-gnante deve essere capace di mobilitare i talenti deglistudenti in esperienze significative concrete, sfidanti,che suscitano interesse e sollecitano un apprendi-mento per scoperta e conquista personale.Il progetto di alternanza scuola – lavoro è unaproposta formativa nuova che tiene conto delletrasformazioni in atto sia nel mondo della scuolasia in quello del lavoro e che considera un valoreaggiunto l’ipotesi formativa integrata. L’alternanza scuola – lavoro si delinea, quindi, comeuna nuova modalità di studio da inserire nel sistemaeducativo che consente di superare divisioni edifferenze per attuare un percorso flessibile epersonalizzato, fortemente modulare, per arrivareinsieme (scuola e mondo del lavoro) alla certificazio-ne di competenze ritenute valide.L’ITI Cannizzaro nel corso degli anni ha individuatoaziende presenti nel territorio che con la scuolahanno sperimentato l’emozionante esperienza diaccompagnare i ragazzi nel loro percorso di crescita,spingendoli a mettersi in gioco in situazioni nuove enon sempre prevedibili.Da ben sei anni gli allievi del quinto anno del corsoChimica realizzano il progetto di alternanza scuola –lavoro presso i laboratori chimici della Dogana. Idocenti di Analisi Chimica e laboratorio svolgono seidelle sette ore curriculari presso il laboratorio della

Dogana; momento di grande valore educativo è poi ilrientro in classe (un’ora la settimana) in cui siprocede alla restituzione dell’esperienza e al confron-to con le attività dei compagni.Grazie poi ad un accordo tra la scuola e l’agenziadelle Dogane, i ragazzi più meritevoli del quintoanno vengono inseriti nel laboratorio per tutti i tremesi estivi.I ragazzi sono impegnati in attività di stage eaffiancati da un tutor aziendale che ha il compito dirispettare un apposito progetto formativo concordatocon la scuola. Il progetto formativo, ha l’obiettivo di far sperimenta-re al ragazzo le abilità e le conoscenze acquisite ascuola. Nel breve periodo di permanenza nel contestolavorativo i ragazzi hanno inoltre l’opportunità diconoscere l’organizzazione, gli orari di lavoro e ledinamiche relazionali che caratterizzano il mondo dellavoro.Gli alunni, potendo avvalersi dell’elevata professiona-lità dei chimici presenti nei vari laboratori, nonchédella validità e completezza delle attrezzature,tecnologicamente all’avanguardia, hanno svolto tuttele attività inerenti a prove e misure nel massimo rigo-re ed in stretto accordo con le normative nazionali,comunitarie ed internazionali vigenti. Droghe, alimenti, benzine, gasoli e plastichesono stati i prodotti maggiormente analizzati inlaboratorio. In particolare l’attività di tirocinio ha permesso agliallievi di acquisire le seguenti competenze:• gestire attività di laboratorio di analisi chimiche;• utilizzare le nuove tecniche strumentali di analisi;• elaborare dati analitici;• utilizzare spettrofotometri UV-VIS, IR;• utilizzare l’assorbimento atomico;• utilizzare CG e HPLC;• ricercare microinquinanti in matrici complesse;• eseguire analisi merceologiche;• eseguire analisi secondo i protocolli della qualità;• collaborare nella pianificazione, gestione e control-lo delle strumentazioni di laboratorio di analisi;• utilizzare software dedicati alle tecniche di analisidi laboratorio;• comprendere manuali d’uso, documenti tecnicivari e redigere brevi relazioni.

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IISS “GALILEO FERRARIS” DI ACIREALE

L’IISS Galileo Ferraris di Acireale come tanti altri,istituti, in attesa di una riforma adeguata ai progressitecnico-scientifici della società in cui viviamo, si èdedicato ad attività excurriculari, anche in orariextrascolastici, su argometi quali la Robotica e ilVoltaico, organizzando annualmente delle mostreinterattive temporanee sui temi della scienza, dellecostruzioni e delle applicazioni tecnologiche, alloscopo di offrire alla società civile, oltre che agliallievi, indicazioni e prospettive sulla culturatecnico- scientifica della vita moderna.Ha partedipato a diversi concorsi nell’ambitoprovinciale e nazionale,con risultati lusinghieri cheincoraggiano a proseguire su tale scelta.Nella partecipazione alla quattordicesima edizioneorganizzata dalla Confindustria di Catania sul tema“L’impresa dei tuoi sogni”, prendendo spuntodall’osservazione di un problema quotidiano, dicome aiutare anziani, diversamente abili, coordinato-ri responsabili di cantieri, capi sala di ospedali e casedi cura o asili d’infanzia, in cui le disattenzioni possogenerare gravi conseguenze sul lavoro e sulla vita dipersone, mettendo a frutto le conoscenze aprese suibanchi, hanno presentato un progetto con il nome di“Memoranda”. Cioè un dispositivo simile ad untablet, denominato “Memorandum” grazie al qualeopportunamente programmato è possibile ricordareal momento giusto, a chi lo utilizza, particolariadempienze, tramite l’invio di un semplice segnaleaudio-video. Iniziativa che gli ha meritato la vittoriatra i partecipandi dell’edizione 2013 del concorso.Nella competizione Minirobot 2013, con il tema“L’Arredatore” cioè arredare, utilizzando la tecnicarobotica. In tale gara organizzato dal dipartimento diIngegneria elettrica, elettronica e informaticadell’Università di Catania la squadra dell’Istituto haconquistato il primo ed secondo posto. L’Istituto, dopo i successi ottenuti continua apartecipare ad analoghe iniziative aderendo anche alprogetto “Piccole Guide scientifiche crescono” incui gli studenti attraverso particolari preparazioni

culturali e tecniche svolgono nelle scuole mediedell’Hinterland la funzione di guide.L’Istituto inoltre da cinque anni organizza a fine annoscolastico una mostra interattiva temporanea sui temidella scienza, della costruzioni e delle applicazionitecnologiche dal titolo: “F2: LA Fisica al Ferraris.Scienza , costruzioni e tecnologie. L’iniziativa si confi-gura come un laboratorio aperto con caratteristiche econtenuti di diversa natura; un ambiente semplice edinterattivo, dove gli studenti possono avvicinarsi allescienze sperimentali. In particolare la sezione giocat-tolo scientifico stimola la curiosità, proprio perchécoinvolge in maniera sinergica la mente, la mano, ilcuore. E’ pertanto uno strumento didattico idealeper fare emergere le potenzialità e accrescere l’auto-nomia e l’autostima Oltre alle sezioni riguardanti ilgiocattolo scientifico e musicale, la mostra hacompreso la storia della fisica da Galileo a Ferraris ele energie rinnovabili; sono state presenti anche lesezioni riguardanti la matematica, la chimica, la biolo-gia, le scienze della terra, la robotica, lo studio delsuono ed il planetario digitale. E’ stata anche presen-tata la tecnologia Grid e i nuovi percorsi di approfon-dimento collegati alla sezione Costruzioni Ambientee territorio con gli stand relativi a: Rilievo satellitare;Progettazione 3D; Beni culturali; fotografia e grafica;calcestruzzo. Mostre che servono ad avvicinare coninteresse certe materie didattiche che spesso suibanchi vengono presentati come difficoltà da accetta-re e non come curiosità da soddisfare. Tenuto contoche la funzione primaria del docente oltre a quella diuna chiara lezione, non deve arrestarsi al criterio delquiz da voto ma nella capacità di fare accettare, all’al-lievo in difficoltà, l’amore e l’interesse per la suacarriera futura come esperienza felice e non comesacrificio dovuto per superare l’anno scolastico.Attività, tutte, che consentono di mettere in movi-mento idee, con ricadute occupazionali ma soprattut-to “aprire il cassetto dei sogni e provare a realizzarli”,per accrescere, le potenziali imprenditorialità didomani.

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ISTITUTO TECNICO AERONAUTICO “ARTURO FERRARIN”

L’Istituto Tecnico Aeronautico “Arturo Ferrarin”rappresenta per il meridione d’Italia un polo impor-tante nello studio aeronautico, costituendo, insiemeagli Istituti di Roma e Forlì il nucleo storico degli Isti-tuti Tecnici Aeronautici Statali Italiani.L’attività di volo diventa lo strumento per raggiunge-re l’obiettivo prefissato con la possibilità per diventa-re pilota.Particolarmente curato l’insegnamento dell’informa-tica, della telecomunicazione e della meteorologia. IlDiploma di Perito del Trasporto Aereo , dà la possibi-lità di inserirsi agevolmente sia nel campo dell’avia-zione generale che in quei settori produttivi delpaese che richiedono una preparazione formativa eculturale dei giovani in altri settori dell’attivitàmoderna che si sviluppa nei porti, negli aeroporti enei settori dell’agricoltura assistita.All’attività di pilotaggio è data particolare importanza,considerandola a tutti gli effetti attività didattica cheinizia alla fine del quarto anno, dopo avere affrontatoun percorso formativo propedeutico. A tale scopo nelcorso speciale l’allievo acquisisce competenze dinatura tecnico- pratica, operando in stretto contattocon i tecnici dell’aeroporto Bellini di Fontanarossa, alfine di apprendere la pratica dei corsi di volo che siconclude al quinto anno.Il Diploma consente di continuare gli studi universi-tari di meteorologia o scegliere tutte le Accademie

militari o corpi speciali delle Forze armate dellaProtezione Civile e dei Vigili del Fuoco o l’attività di“Operatore meteorologico aeronatico presso l’EnteNazionale Assistenza al Volo.Con il riordino degli Istituti Tecnici l’Istituto diventaIstituto di “Trasporti e Logistica”, lasciando o incre-mentando le attuali competenze. Organizzati dall’Isti-tuto, anche in ore extrascolastiche e con programmiextracurriculare, già dal biennio vengono organizzatidei corsi per il battesimo del volo; un’aula volante,viene costituita per gli studenti del quarto anno suaerei pluriposto per l’applicazione di quanto teorica-mente appreso nelle aule scolastiche ed al quintoanno , per chi possiede i requisiti psico-fisici inizia ilvero corso di pilotaggio, con lo svolgimento dimissioni di volo con la presenza dell’istruttore atte afar conoscere le caratteristiche della macchina dapilotare, le sue prestazioni, l’area aeroportuale e lezone di lavoro, seguiti con aerei a doppio comando ela presenza di istruttori, da voli da solista con atter-raggi in aeroporti vicini per conseguire la Licenza diPilota Privato.Tutte le fasi tecniche finali dipendono dall’attivitàextrascolastica cui sono capaci di organizzare iDirigenti scolastici, indipendentemente dai program-mi didattici ministeriali, atti al rilascio del regolareconseguimento del diploma.

Laboratorio multilingue

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ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE “E. FERMI” GIARRE (CT)

STAGE AZIENDALE SPEC. ELETTROTECNICA“INSTALLAZIONE E PROGETTAZIONE DI SISTEMI FOTOVOLTAICI”

L’effetto fotovoltaico consiste nella generazione dicorrente elettrica in seguito ad assorbimento dellaradiazione elettromagnetica proveniente dal Soleda parte di materiali semiconduttori. L’impiantofotovoltaico è un impianto elettrico costituitoessenzialmente dall’assemblaggio di più moduli iquali sfruttano l’effetto fotovoltaico.Esso consente di generare grande quantità di corren-te con energia primaria gratis, manutenzione impian-to minima, emissioni in atmosfera zero.Il fotovoltaico rappresenta una nuova fonte di lavoroe quindi è necessario promuovere una formazionescolastica in grado di fornire tecnici esperti delsettore.Ed è per questo che l’I.T.I.S. “E. Fermi” di Giarre haorganizzato grazie ad un progetto POR-SICILIA uno

stage aziendale con il titolo “Installazione eprogettazione di sistemi fotovoltaici” rivolto alleclassi del triennio dell’indirizzo Elettrotecnica.Tale stage si è svolto in Sicilia, località CapoD’Orlando (ME), presso l’azienda denominata“Randazzo Energ y Team SRL”Lo stage/formazione si è svolto dal 17/09/2012 al13/10/2012 per una durata di complessiva di 160 ore.Con la partecipazione allo stage gli allievihanno acquisito dei principi di funzionamento erealizzazione di un:– Impianto fotovoltaico;– Impianto solare termico (cenni); – Impianto domotico per civile abitazione (cenni).L’esperienza dello stage nel suo complesso è statasicuramente proficua per gli studenti sia dal punto di

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vista tecnico-professionale che dal lato umano, inquanto in entrambi gli ambiti è emerso un pregevolegrado di collaborazione e buon rapporto interperso-nale tra i partecipanti allo stage e anche nei confron-ti dei tutor scolastici e aziendali.La cella fotovoltaica, che rappresenta il dispositivo dibase, è, di fatto, un piccolo generatore di corrente.Il materiale di maggiore impiego per la suarealizzazione è il silicio, che può essere, a secondadella struttura molecolare, monocristallino, policri-stallino oppure amorfo, in ordine decrescente diefficienza di conversione (dal 20 all’8 % circa).Nelle applicazioni attualmente più diffuse, la cella ècostituita da una fetta sottilissima di silicio (3,5decimi di millimetro) di forma rotonda o quadrata,con area generalmente compresa tra 100 e 150 cm2,dotata dei contatti necessari a raccogliere la correnteelettrica prodotta.Effetto fotovoltaico – schema di funzionamento diuna cellaPer poter operare efficacemente in ambiente esterno,le celle vengono connesse tra loro in serie e/oparallelo e vengono inserite nel cosiddetto laminato

fotovoltaico, generalmente composto da una stratifi-cazione di vetro a basso tenore di ossido di ferro,sigillante, celle, EVA, Tedlar o vetro.Cella fotovoltaica in silicio cristallino – struttura dibase.Tecnologia fotovoltaicaCella fotovoltaica in silicio amorfo – struttura dibaseIl laminato viene irrigidito tramite l’applicazione diuna cornice in alluminio anodizzato, dotata di fori edasolature per il fissaggio alle strutture di supporto, egli viene applicata una scatola di giunzione per l’usci-ta delle connessioni elettriche. In questo modo siottiene il pannello, o modulo, fotovoltaico.I moduli attualmente in commercio misurano un’areavariabile all’incirca tra 0,5 e 1 m2, e pesano media-mente 15 kg/m2.Moduli fotovoltaici vetro-tedlar in silicio cristallinoInteressanti per le applicazioni architettoniche sono imoduli vetro-vetro, in cui gli interstizi tra le cellevengono sfruttati per lasciar filtrare la luce.Moduli fotovoltaici vetro-vetro in silicio monocri-stallino

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Spesso tra i ragazzi di scuola media e media superio-re (e non solo) non c’e’ una comprensione profondadi molti concetti che riguardano argomenti diordine scientifico e tecnologico; la causa di cio’probabilmente sta nel fatto che sono relativi a fatti efenomeni che non sempre possono esseredirettamente osservati e facilmente sperimentati nellaloro complessita’.

L’ipotesi di lavoro da cui sono partiti alcuni docentidella nostra scuola un paio di anni fa e’ che glistudenti possano far propri questi concetti in modopiu’ consapevole interagendo con oggetti concreti equindi migliorare il loro apprendimento: in questocaso attraverso la costruzione, la programmazione el’utilizzo di oggetti artificiali (robot) che siano ingrado di assumere ed evolvere in uno specificocontesto comportamenti intelligenti. Questa ipotesisi collocava nell’ambito di una disciplina relativamen-te giovane, la Robotica, uno dei settori di sviluppoemergenti dell’automazione. Date le sue caratteristi-che, la Robotica interessa oggi molteplici ambiti:dall’industria (robotica industriale), all’ambientedomestico (domotica), alla medicina (roboticabiomedicale, che può avvalersi anche di tecnologie di

telepresenza, nursebot), alle applicazioni militari(v. p. es. droni, robot artificieri), all’intrattenimento(v. p. es. Sony Aibo ERS-7, il cucciolo robot dacompagnia), alla ricerca in mare (recupero relitti,archeologia sottomarina),all’esplorazione spazialeecc.In stretta collaborazione un gruppo di docenti degliindirizzi Elettronica /Elettrotecnica ed Informatica/Tele-comunicazioni ha portato avanti in questi due anni losviluppo di un laboratorio di Robotica, inteso innan-zitutto ad affiancare le discipline di specializzazionecurriculari con progetti POF pomeridiani.Inizialmente questi progetti hanno coinvolto glialunni degli ultimi due anni di specializzazione, daquest’anno sono stati estesi anche agli alunni delprimo biennio.Contemporaneamente è stata avviata, nell’ambitodelle attività di orientamento in ingresso, una linead’azione tesa alla diffusione della Robotica ancheverso i ragazzi più giovani. L’ Istituto si è fatto promo-tore di una serie di corsi introduttivi alla disciplinapresso alcune scuole medie inferiori nel nostrodistretto scolastico, corsi che hanno suscitato un

ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE “GUGLIELMO MARCONI” CATANIA

AL MARCONI SI SPERIMENTA LA CURVATURA IN “ROBOTICA”

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interesse ed una partecipazione a volte addiritturainaspettati, e che hanno avuto un riscontro positivoanche in termini di iscrizioni l’Istituto.Nel campo della Robotica l’It “Marconi” di Catania hasviluppato numerosi progetti di robot nelle attivitàpomeridiane. L’anno scorso si è piazzato secondo colprogetto “Hermes: un robot postino” nell’ambitodella gara “minirobot 2012” indetta dalla facoltà di

Ingegneria Robotica di Catania, ed ha intenzione dipartecipare, inserendosi nei circuiti previsti, a gare diRobotica anche a livello nazionale (Robocop senior,Romecup Rescue, ecc).Ha partecipato a conferenze ed iniziative pubblichesulla Robotica ed ha cominciato ad allacciare rappor-ti di coordinamento e collaborazione sia conl’Università che con altre scuole attive in questocampo su tutto il territorio nazionale.Successivamente si è deciso di riversare l’esperienzaaccumulata nell’istituzione di una nuova curvaturaall’indirizzo di elettronica-elettrotecnica; la curvatu-ra, appunto, Robotica. La curvatura si realizzaattraverso l’introduzione nell’orario curricolare delprimo biennio di una nuova materia: Fondamenti dirobotica.Attualmente è anche allo studio l’ipotesi di estenderela curvatura al secondo biennio e al quinto annodella specializzazione Elettronica ed Elettrotecnica;specializzazione molto affine alle problematiche dellaRobotica, che è essenzialmente un’estensione dellatecnologia dei controlli automatici.Con la nuova curvatura si produce un rinnovamentodelle metodologie didattiche privilegiando unapproccio del tipo “problem solving” a tutte le

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discipline tecnologiche; si parte da un problemaconcreto da risolvere e si studiano le soluzionielettroniche, informatiche, meccaniche necessarieper risolverlo.Le finalita’ di un laboratorio di microrobotica sonoinfatti numerose:- avvicinare gli studenti al mondo della ricerca;- abituarli al metodo sperimentale;- facilitare la lettura di fatti o fenomeni nell’areascientifica e in quella tecnologica attraverso lacostruzione di modelli;- stimolare le loro capacita’ di schematizzare, descri-vere “problemi”, utilizzare codici sintetici e condivisi;- incoraggiare la ricerca di scelte razionali per risolve-re i problemi e di ottimizzazione delle strategie inattivita’ di progettazione/realizzazione;- promuovere un atteggiamento attivo (la scienza e’soprattutto curiosita’!) basato sull’osservazione esulla scoperta e orientato al raggiungimento diuna crescente riflessione, consapevolezza eauto-valutazione dei propri processi;- rinforzare le capacita’ descrittive e documentative;- potenziare la capacita’ di lavorare in gruppo, miglio-rando le competenze comunicative interpersonali equelle collaborative e cooperative;- aumentare la propria autostima attraverso lasdrammatizzazione dell’errore, riconsiderato sempli-cemente come uno dei momenti dell’apprendere(la scienza e’ fatta di prove che possono portarea successi ma anche a errori e riconsiderazioni/ricali-brature).Rispetto ad altri strumenti didattici, l’utilizzo deirobot può inoltre agire fortemente sulla motivazionedei ragazzi e favorire la socializzazione attiva: esserenella condizione di poter effettivamente governareuna macchina intelligente e di dover fare scelte ingrado di determinarne il funzionamento puo’

infatti essere uno stimolo molto potente alla parteci-pazione e al lavoro collaborativo.Tutte queste finalita’ possiedono una valenzaspecifica per l’area scientifica e per quella tecnologi-ca, ma hanno anche - dal punto di vista metodologi-co, intendendo il laboratorio come un ambientedi apprendimento dove gli studenti possonorealizzare attivita’ di condivisione, riflessione,metacognizione e documentazione - un caratteretrasversale alle discipline.Gli obiettivi che ci si prefigge di ottenere come scuo-la sono essenzialmente i seguenti:- saper progettare strutture complesse (elementi dilogica), come i robot, in grado di muoversi e di inte-ragire con l’ambiente;- saperle costruire fisicamente (manualita’ fine),utilizzando i kit Lego in dotazione (elemento princi-pale di questo kit e’ il mattoncino intelligente NXTche può essere collegato tramite bluetooth e portausb al pc e via cavo a diversi tipi di mattoncinispeciali: motori, sensori ottici, sensori per il ricono-scimento sonoro, sensori di contatto, sensori diprossimita’);- saper utilizzare correttamente i linguaggi diprogrammazione (software LEGO MINDSTORMSNXT-G, RobotC - Bricx) per controllarne il funziona-mentoAlla luce di tutte queste considerazioni, il compitoche ci si è prefissi ha bisogno di tempi adeguati e diuna pianificazione precisa e approfondita. Ma si èconvinti che in questo caso valga veramente la penadi spendere ogni risorsa disponibile, sia umana chefinanziaria, per fornire ai nostri alunni strumenti econoscenze che potrebbero aiutarli molto nellosviluppo della loro professionalità e in un inserimen-to più facile nel mondo del lavoro. Molte aziendetecnologiche sparse sul territorio ci dicono infatti chenegli anni futuri valuteranno con sempre piùattenzione le capacità e le esperienze nel campo dellaRobotica presenti nei curricula dei futuri assunti.

Le nostre motivazioni sono perciò forti e sicure. Ilmondo della scuola ha bisogno di innovazioni edadeguamento ad una società sempre più complessa etecnologica; la Robotica sembra senz’altro un buonpunto d’inizio per rispondere a queste domande dirinnovamento.

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IIS G.B. VACCARINI DI CATANIA

CREARE UN HARDWERE SCRIVENDO UN SOFTWERE

Tra le tante applicazioni svolte negli anni scolastici precedenti, il Vaccarini si è soffermato sul problema dicreare un hardwere scrivendo un softwere.I linguaggi di descrizione dell’hardware (hardware description languages – HDLs) hanno guadagnato, negliultimi tempi, un ruolo chiave nell’insegnamento dell’elettronica digitale in quanto costituiscono un potentestrumento per specificare un circuito mediante un linguaggio ad alto livello simile ad un linguaggio diprogrammazione. I comuni HDLs (Verilog e VHDL), permettono la descrizione, verifica e implementazione dicomplessi circuiti mediante la scrittura di poche righe di codice consentendo allo studente di concentrarsi sulcomportamento del sistema piuttosto che della sua fisica realizzazione. Questo aspetto, particolarmenteimportante per gli studenti che seguono percorsi di studio ad indirizzo “informatico” e che devono saperutilizzare consapevolmente l’elettronica più che conoscerla “intimamente”, fa si che lo studente possa descrive-re un sistema digitale senza la necessità di riferirsi ad uno specifico dispositivo o processo tecnologico. Inoltre,

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la standardizzazione dei linguaggi, garantisce la portabilità dei codici che possono dunque essere “lavorati” sudifferenti piattaforme e/o sistemi operativi.Tra le tante piattaforme HW-SW disponibili oggi sul mercato, risultano particolarmente interessanti, dal puntodi vista didattico, quelle che sintetizzano un codice HDL all’interno di dispositivi configurabili quali CPLDs(Complex Programmable Logic Devices) o FPGA (Field Programmable Gate Arrays) in quanto consentono allostudente di realizzare in breve tempo un circuito (hardware) seguendo step-by-step le seguenti operazioni(software):L’Istituto “G.B. Vaccarini” di Catania ha realizzato negli scorsi anni un progetto (a valere su fondi FSE) rivoltoagli alunni, che ha previsto la realizzazione di circuiti di diversa complessità implementate su dispositivi CPLDdella Xilinx mediante la scrittura di codici in VHDL e utilizzando la piattaforma ISE-Foundation della Xilinx.L’attività, che ha visto la realizzazione di circuiti anche di notevole complessità, ha catturato l’interesse deglialunni al punto che, con spirito collaborativo, hanno successivamente avviato un lavoro per la progettazione diun microprocessore a 8-bit, seguendo un approccio di tipo TOP-DOWN (dal generale al particolare) nellascrittura del codice delle diverse componenti del sistema da realizzare.

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ITI ARCHIMEDE DI CATANIA

I progetti di dispositivi per l’Automazione all’ IT“Archimede” di Catania iniziano a metà degli anni ’90,con l’uso del componente ST6. Ma è il nuovosecolo a determinare la vera svolta.Dopo il primo progetto di Robot auto costruito nel2000, in grado di evitare ostacoli con sensori infraros-si ed inviare immagini a distanza, ed i successiviprogetti di automatismi nell’ambito dell’ Area diProgetto, si avvia la partecipazione alle competizioni,iniziando con il campionato internazionale Eurobot2006, in cui si disputa la prima “MINIROBOT”, conun piazzamento al terzo posto. La partecipazione allaRobocup è stata lanciata dopo che nell’edizione 2009di Torino i professori Domenico Ardito e Antonino LaRocca hanno partecipato come osservatori e dimo-stratori, insieme a tre alunni. In quell’occasione, oltread un progetto di robot umanoide di cui si stavanoprogettando le caratteristiche meccaniche ottimaliper giocare a calcio nelle categorie universitarie, èstato esibito al Lingotto un robot Lego Mindstorm ingrado di muoversi ed afferrare oggetti, che ha intera-gito con il Robot pulitore presente negli stand dimo-strativi. Nell’autunno 2009 dopo un convegno a Cata-nia sulla robotica si è deciso di partecipare allecompetizioni del settore, tenuto anche conto che erastata inserita anche la categoria Dance; una novitàassoluta, legata alla tecnica ed anche alla creatività.Pertanto, vista l’emozione che aveva suscitato laprematura scomparsa del grande artista MichaelJacson ( JACKO) , si decide di lanciarsi nella ”pazzaidea”, di realizzare un robot umanoide da program-mare ed equilibrare in modo da imitare ilpasso”moonwalk”, sfruttando gli studi già compiutiper il progetto umanoide calciatore. I risultati hannopremiato il lavoro, con la vittoria nazionale e l’ottavoposto ai mondiali di Singapore. Nel 2011 l’IT “Archi-mede”di Catania ha organizzato la competizionenazionale con delega della Rete di Scuole per laRobocup jr Italia. L’Istituto ha anche fatto tutoraggioper alcune scuole primarie e secondarie di primogrado (under 14 ) in occasione della “EuropeanRobotics Week” del 2011, in base ad un progettoapprovato e finanziato dal MIUR ai sensi della legge6/2000 sulla diffusione della cultura scientifica. Leazioni didattiche prevedono un’ opera di dissemina-zione sul territorio per consentire l’approccio allaRobotica in generale e per qualche scuola anche allaRobocup. Nel 2012 l’Istituto,oltre alle competizioni

locali (Minirobot e Robofesta di Marsala) nazionali(Roma e Riva del Garda) ed internazionali ( Città delMessico), ha partecipato ad un concorso di progettiinnovativi, organizzato dal Ministero dell’IndustriaTedesco: Xplore New Automation Award. Il nostrosimpatico Robot umanoide Marty, alto m. 1,60, haimpressionato favorevolmente gli arcigni teutonici,vincendo un premio di 3000 Euro in materiali edapparecchiature elettroniche e piazzandosi fra imigliori cento progetti innovativi mondiali, fraconcorrenti per la maggior parte a livello universita-rio. La sua capacità di riconoscere la voce e risponde-re con brevi frasi e movimenti sincronizzati è statafortemente apprezzata. La novità di quest’anno 2013è il Cospace Robot. Robot reali e virtuali interagisco-no fra loro, sincronizzando i movimenti e connetten-dosi mediante il sistema Bluetooth e/o la tecnologiaZigBee a 2,4 Ghz (un collegamento seriale via etere).Si dà molto spazio all’inventiva, ma anche alle tecni-che innovative di Telecomunicazioni Mediante l’ap-plicativo software Microsoft Robotics DeveloperStudio, con l’eventuale aggiunta del sensore Kinecte/o di altri dispositivi come i MEMS della ST, anche icomponenti umani della squadra si possono virtualiz-zare ed integrare negli scenari 3D di videograficaanimata. Il futuro di questa tecnica è non solo ludi-co, ma anche fortemente applicativo. Con le proiezio-ni olografiche manipolabili, dotate di sensibilitàtermica e tattile (esistono già le tastiere a proiezioneolografica).In questa categoria l’IT “Archimede” ha vinto icampionati italiani per il settore Dance, qualificando-si per i prossimi mondiali dal 26 giugno ad Eindho-ven (Olanda).

Apprendiamo dalla stampa che tre studentidell’Archimede (Scirocco, Anastasi, Pagano),accompagnati dalla Preside e da due docenti“allenatori”(Ardito e Arcidiacono), nella garainternazionale di robotica al Robocup 2013, svol-tasi ad Eindhoven (Olanda), il 30 giugno 2013, sisono classificati primi, sia nella “Cospace dance”che nella “Superteam dance”, superando unaagguerrita concorrenza di 204 team di 30 Paesi(tra cui 9 italiane). Affascinante per la Giuriainternazionale è stato, tra l’altro, lo sviluppo diimmagini 3D dell’Etna, di un tempio buddistagiapponese e della torre di Belen portoghese.

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“ITIS CUCUZZA EUCLIDE” CALTAGIRONE

COSTRUZIONI, AMBIENTE E TERRITORIO

L’I.T.G., oggi con la nuova denominazione, IstitutoTecnico indirizzo Costruzioni, Ambiente e Territorio,opera nell’ambito del territorio del calatino da oltrequarant’anni.L’Istituto, infatti, nel 1958 insieme all’I.T.C. è diventa-to autonomo in base al D.M. n. 231 del 24/08/1981assumendo la denominazione di “E. Basile” in onoredell’illustre architetto siciliano. Il bacino di prove-nienza degli utenti è molto ampio, infatti interessa icomuni di Grammichele, Vizzini, Licodia E., Mineo,Palagonia, Ramacca, Mirabella I., S. Michele di Ganza-ria, S. Cono, Castel di Judica, Mazzarrone, Niscemi eMilitello fino a non molto tempo fa. La disponibilitàdei nuovi locali dall’ottobre del 1992 ha reso possibi-le l’introduzione dapprima del progetto sperimentalePNI che inserisce nel piano di studi l’informaticamediante la modifica dei programmi di matematica efisica e successivamente l’avvio di un nuovo corsosperimentale il Progetto cinque che ridisegna inchiave moderna ed europea il profilo del geometra.Queste due tappe significative nella vita dell’istitutohanno contribuito ad accelerare un processo innova-tivo, che trova l’elemento di maggiore caratterizzazio-ne nella programmazione didattica, formativa eprogettuale.Il crescente interesse ed i consensi sempre più ampidell’utenza per i corsi sperimentali ed in particolareper il Progetto cinque hanno indotto la presidenza aproporre agli organi collegiali competenti adacquistare e potenziare le attrezzature dei laboratori,i sussidi didattici al fine di adeguare e rispondere alleesigenze di una didattica efficace e moderna. Negliultimi anni, con l’attivazione di iniziative atte all’usodi ogni attrezzatura ed infrastruttura di ausilio alladidattica ed alla modernizzazione di quelle di cuil’Istituto risulta dotato; in relazione all’obiettivo dispecializzare la didattica e l’insegnamento.In tale direzione, vanno segnalati i diversi Corsi ediniziative integrative sui temi di attualità professionale.DOTAZIONI STRUTTURALI E STRUMENTALIL’Istituto che beneficio di una ampia e modernastruttura edilizia oltre i previsti laboratori curriculariprevisti da recente dispone tra l’altrodi:

• due aule di informatica• un’aula di progettazione completa di computers eplotter• un laboratorio di topografia dotato di sistema satel-litare GPS e da quest’anno del LASER SCANNER• un laboratorio di costruzioni completa di compu-ters e plotter• un’aula informatica - multimediale• un’aula audiovisivi due aule DIGI per la didatticamultimediale• un’aula multimediale per la redazione del giornaled’istituto NADIR• un’aula di proiezione• una videoteca• una sala mensa con barE’ in avanzata fase di predisposizione la dotazionedelle LIM per tutto l’Istituto, sia nelle aule didatticheche nei laboratori.Nel corso dell’attuale Anno scolastico sono statipredisposti e portati a termine diverse attivitàcomplementari ed integrative previste anche nel POF.ATTIVITA’ extrascolastiche svolteVisita della Mostra dei Terremoti d’Italia alle Ciminie-re di Catania e prova della piattaforma sismica,organizzata dal Lions Iternational e dall’Ordine degliIngegneri di Catania L’attenzione è stata particolare per gli isolatorisismici e per i modelli che raffiguravano lastruttura portante di un edificio; alcuni con l’isola-tore sismico montato. I modelli sono stati azionatisimulando il terremoto, così da riprodurre l’effettoche questo provoca.La vera novità per gli studenti èstata la “piastra vibrante” che simula l’intensità deiterremoti. Il tutto è stato curato dalla ProtezioneCivile.Rilievo con Laser Scanner di un edificio del centrostorico di CaltagironeNell’ambito delle attività di laboratorio di topogra-fia e tecnologia delle costruzioni delle IV e V classi,ha effettuato una esercitazione pratica di rilievodelle facciate dell’Istituto Tecnico Agrario mediantel’uso del laser scanner di cui si è recentemente dotatol’Istituto. Con tale strumentazione, la formazione

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degli allievi del Geometra e dell’Agrario si arricchiscedi nuove competenze all’avanguardia della tecnolo-gia. Nel tempo in cui gli interventi di recupero delpatrimonio edilizio esistente, sia civile che rurale,rappresentano la nuova frontiera dell’edilizia.Visita guidata da parte degli alunni delle quinteclassi dell’Istituto Geometri di Caltagirone, (oggidenominato Istituto Tecnico Costruzione, Ambientee Territorio), presso il cantiere della costruenda sedestradale 683 - LICODIA - EUBEA - LIBERTINIA, troncoin corso di ultimazione lavori di Caltagirone, deno-minato TRONCO SVINCOLO REGALSEMI-INNESTO SS117 BIS: LOTTO UNICO, i cui lavori sono realizzatidall’impresa ATI FIP INDUSTRIALE – ING. MANTOVA-NI-L.C.-TECNOLAVORI, Committente l’ANAS spa.Nell’ambito del Piano dell’Offerta Formativa (POF)dell’Istituto Geometri di Caltagirone sono previstevisite guidate presso cantieri edili al fine di farevisionare agli alunni le effettive fasi di realizzazio-ne di costruzioni edili e stradali, con le soluzionitecniche costruttive, non ultimo per l’importanza ela tipologia del cantiere. È stato visitato il trattodi viadotto accessibile sia dall’alto, sulla piattafor-ma stradale, che dal basso, nonché il tratto dellarealizzanda galleria di lunghezza pari a circa 400mt. Gli studenti hanno potuto osservare dal “vivo”le modalità di posa in opera delle travate da ponteattraverso le attuali tecniche che vengono applicate.

Progetto nazionale “ I Geometri progettano l’accessi-bilità” promosso dall’Associamone FIABA ONLUS edal Collegio dei Geometri e dei Geometri Laureatidella Provincia di Catania.“I futuri geometri progettano l’accessibilità” riguar-dante l’abbattimento delle barriere architettonichedel plesso scolastico “Semini” di Caltagirone.Il metodo di lavoro utilizzato ha raffigurato unareale prestazione professionale che partendo dalleoperazioni di rilievo e dall’individuazione dello“Stato delle inaccessibilità” ha portato al “Progettodelle accessibilità”.Corso Formativo di BIO-EDILIZIA: Criteri diprogettazione e Risparmio Energetico e fontirinnovabili.Il problema energetico è oggi, più che mai, un puntocentrale nell’economia e nelle politiche nazionali edinternazionali. Le fonti rinnovabili, nel contestoattuale, forniscono una risposta soddisfacente allacontinua richiesta energetica del nostro Paese.L’energia solare è tra le fonti energetiche, quella inmaggiore abbondanza sulla Terra.Nell’ambito delle attività previste nel POF, a.s.2012/2013, sezione ex Istituto Geometri è statoorganizzato e realizzato un Corso dedicato ai:CRITERI DI PROGETTAZIONE NELL’AMBITODELLA BIO – EDILIZIA, LE TECNICHE DI EDILIZIASOSTENIBILE, APPLICATE AL PATRIMONIO EDILIZIONUOVO ed ESISTENTE. L’obiettivo del corso è statoquello di potenziare negli alunni delle quartee quinte classi le conoscenze, le competenze e leabilità riguardo ai temi introdotti dei criteri diprogettazione ed uso dei materiali in bio-edilizia edapplicazioni di sistemi energetici da fonti rinnova-bili. Il Corso si è articolato in n.° 12 moduliextracurriculari per 26 ore.

(Visita guidata alla costruenda scuola di Via Gela –Caltagirone a struttura portante il legno e con tipolo-gie di bio-edilizia e risparmio energetico)

Studenti sulla piattaforma sismica

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ISTITUTO PROFESSIONALE PER L’INDUSTRIA E L’ARTIGIANATO DI CATANIA

E’ noto che il mercato del lavoro vive, già da qualchetempo, a livello nazionale ed internazionale, unmomento di profonda trasformazione. Ciò non rendefacile ai nostri giovani riuscire a trovare una colloca-zione adeguata alle proprie inclinazioni e capacità,nonché al proprio percorso scolastico e formativo.Spesso l’assenza di una adeguata preparazione tecnicae culturale rende i ragazzi impreparati e incapaci diaffacciarsi non solo al mondo del lavoro ma neanchedi comprendere a pieno le proprie inclinazioni , e sesono portati più all’imprenditorialità piuttosto che allavoro dipendente.Occorre pertanto fornire ai giovani, e a quantioperano professionalmente per aiutarli a formarsi,strumenti di orientamento, di conoscenza del tessutoproduttivo locale e delle richieste di risorse umane daparte delle imprese.Tali argomenti non sono nuovi alle strategie messe inatto dall’IPSIA “E. Fermi” che, ormai da anni, èimpegnato sui temi dell’orientamento al lavoro, dellaformazione e del raccordo tra sistemi formativi emondo delle imprese.In particolare la scuola si è posto l’obiettivo di offrireun sostegno all’individuazione delle necessità profes-sionali da parte delle aziende, e svolge attività diorientamento scolastico-professionale, favorisce tiro-cini formativi all’interno delle imprese, si adopera perla promozione della cultura imprenditoriale, fornen-do al tempo stesso un supporto alla definizione dipercorsi formativi più attinenti alle reali necessità delmercato del lavoro, attraverso una serie di strumentioperativi finalizzati al raccordo tra imprese-scuola.Nell’ambito delle linee strategiche dell’istituto sicolloca la Texa Edu, che non produce solamenteattrezzatura all’avanguardia per l’officina, o softwaredi diagnosi e sistemi gestionali per razionalizzare illavoro del meccanico, ma offre anche un completoprogramma formativo per meccanici e specialisti delsettore, nonché per gli studenti che si affacciano perla prima volta sul mondo del lavoro. Per poter interve-nire sui sistemi elettronici che governano le autod’oggi è necessaria, oltre che la conoscenza dei princi-pi teorici di base, una preparazione più approfonditalegata agli strumenti quotidianamente usati in offici-na. TEXA con la sua vasta offerta di soluzioni per ladiagnosi, conosce molto bene le reali problematiche

legate al mondo dell’autoriparazione, ed è statoproprio questo il punto di forza della propostadidattica. Ai nostri alunni è stata data l’opportunità diutilizzare la strumentazione di diagnosi direttamentein aula e di simulatori elettronici che consentono dieseguire prove pratiche permettendo una formazionepiù rapida ed efficace. Il programma operativodella Texa ha quindi permesso ai nostri giovani diaffacciarsi al mondo del lavoro con competenze edabilità aggiuntive.Tra l’altro un gruppo ha realizzato un campo di lavoropresso un’azienda agricola sorta su terreni confiscatialla mafia. La classe ha progettato a scuola e realizzato aCorleone , su un campo di 2,5 ettari di vigneto, unimpianto di irrigazione per gocciolamento.Non meno importante per la crescita formativadei nostri studenti è stata la progettazione e larealizzazione di un pannello solare. Obiettivo principa-le del percorso realizzato è stato quello di fornire aidiscenti una competenza operativa di base delle proce-dure industriali: progettazione, scelta del materiale,scelta delle fasi di lavorazione ed eventuali modificheda apportare , in opera, alle attrezzature ed ai particola-ri costruttivi. Gli alunni, sotto la guida degli insegnanti,hanno seguito con entusiasmo la realizzazione dellefasi di misurazione, lavorazioni alle macchine utensili,saldatura elettrica e ossiacetilenica, brasatura, molaturae assemblaggio di tutti i componenti, che hanno porta-to alla realizzazione del pannello solare progettato.Non è infine da trascurare l’importanza della realizza-zione di stage formativi, che mettono in direttocontatto il giovane con l’azienda . Tra questi, assumerilevanza quello dedicato alle energie rinnovabili,effettuato presso aziende del territorio sensibili allacrescita tecnico-professionale dei nostri studenti.La mission dell’istituto Fermi è sempre stata losviluppo e il potenziamento delle abilità tecniche,senza però mai trascurare, all’interno dell’offertaformativa, la realizzazione di un sapere multidiscipli-nare ed integrato che guidi i nostri giovani a unalettura consapevole della realtà e all’esercizio effettivodei diritti di cittadinanza attiva.

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L’azienda ospedaliera ha affidato all’arch. Matteo Arena l’incarico di sviluppare uno studio articolato in meritoalla riqualificazione delle aree e degli immobili dell’Ospedale Vittorio Emanuele, in vista della realizzazione delnuovo Ospedale San Marco a Librino. La soluzione proposta nel 2006, in stretta collaborazione con gli ufficidell’Azienda, è frutto di un lavoro in progress che tiene conto delle istanze dell’Azienda stessa. Di primariaimportanza è il reperimento di risorse economiche da riutilizzare nell’ambito della nuova realizzazione delCentro di Eccellenza San Marco. Le soluzioni analizzate si fondano sull’esigenza di attuare un intervento equili-brato, che tenga conto soprattutto dell’ambito urbano in cui esso si inserisce: l’area è a ridosso del Monasterodei Benedettini e, addirittura, occupa una storica pertinenza del monastero stesso, la Flora Benedettina, ungiardino botanico devastato nel tempo da interventi invasivi per esigenze sanitarie ed urbanistiche.Il recupero degli ambiti storici è stata quindi una premessa di pari importanza rispetto a quella delle risorseeconomiche, anche se non espressamente contemplata fra le istanze aziendali. Altro tema affrontato congrande attenzione è stato quello del recupero filologico delle parti originarie degli immobili storici presentisull’area, che si presentano oggi stravolti da ampliamenti e superfetazioni di carattere tecnologico, ma ancheedilizio. I Padiglioni San Marco e Costanza Gravina sono situati lungo la via Plebiscito e costituiscono parteintegrante e significativa delle quinte di tale percorso viario, fra i più antichi della città.Il riassetto viabilistico è stato un altro elemento costitutivo del progetto, assieme al riallineamento dei nuovivolumi edilizi ricostruiti, nel rispetto delle cubature esistenti demolite. Il nuovo assetto tipologico è più compat-to e funzionale liberando ampi spazi scoperti da destinare a parco ma soprattutto seguendo nuovi allineamen-ti che liberano visuali finora inedite e volte ad evidenziare le caratteristiche storico-architettoniche del sito.Come ad esempio il ponte sulla facciata del Monastero dei Benedettini realizzato dopo il 1747 dal Battaglia, checollegava il primo piano della corte ovest col più alto banco lavico occidentale, precisamente con la FloraBenedettina. Oggi questo affaccio è schiacciato dalla presenza di un padiglione sanitario che ne mortifica la

RIQUALIFICAZIONE DELL’OSPEDALE VITTORIO EMANUELE

di Dario Siciliano

Sebastiano Ittar, 1820

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Progetto

Stato di fatto

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bellezza monumentale. Come anche un altro padiglione ha interrotto la via Teatro Greco che, in origine, sicongiungeva con via del Plebiscito seguendo un asse parallelo alla via Vittorio Emanuele. La ricostituzione ditale asse contribuisce a rafforzare quella chiave di lettura filologica che pervade tutto il progetto, ristabilendoun equilibrio sostenibile nei confronti delle altrettanto importanti esigenze aziendali puramente legate alreperimento di risorse finanziarie.

IL PROGETTOL’area è estesa circa cinque ettari e mezzoper una volumetria esistente complessivadi ca. 265.000 mc. E’ contornata per duelati dalla via del Plebiscito, sugli altri dueconfina con il monastero dei Benedettini econ la via Teatro Greco in Corrispondenzadella zona “Lumacari”. Per la maggior parteha una consistenza edilizia di nessunpregio storico-architettonico, tranne cheper i due corpi principali prospettanti sullavia del Plebiscito. Questi ultimi, tuttavia,modificati sostanzialmente ed in alcuneparti stravolti da superfetazioni ed impian-ti tecnologici, hanno conservato ben pocodel loro impianto tipologico originario.L’intervento che si propone ha comeobiettivo quello di “ripristinare” l’origina-rio impianto tipologico e architettonicoeliminando tutte le modifiche e superfeta-zioni per restituire alla collettività l’anticaimmagine, ormai peraltro consolidatanell’immaginario collettivo come quintaessenziale della via del Plebiscito, deimanufatti stessi.Trattasi del padiglione “San Marco”, inposizione centrale sulla via del Plebiscito, edel padiglione “Costanza Gravina”, piùvicino al monastero dei Benedettini,

La facciata ovest del Monastero dei Benedettini liberata dai padiglioni ospedalieri.

Il ponte, preceduto da un elegante portale, è opera di Francesco Battaglia del 1747-1755

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entrambi aventi una conformazione tipologica originaria “lineare” con un cortile interno su giardino dislivellato. Maggior pregio ai manufatti sarà conferito dalla destinazione a servizi e attrezzature per la collettività, a sfondoculturale e artistico.

Per il resto, gran parte dell’areasarà liberata dalla innumerevo-le quantità di minime volume-trie e sistemata e ceduta allacittà come spazio a verdeattrezzato, fruibile direttamen-te dalla via del Plebiscito, comeanche dalla via Teatro Greco.Sarà recuperata anche unaquinta importante del monaste-ro dei Benedettini, con unpregevole portale di accesso,che attualmente è del tuttonascosta da un padiglione dinessun pregio che verrà demo-lito. Tale quinta sarà pienamen-te visibile dall’ampio spazioverde che gode anche del recu-Il padiglione ospedaliero mortifica la bellezza monumentale del portale

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perato accesso su giardino del padiglione “SanMarco”. Attraverso percorsi pedonali immersi nelverde sarà, quindi, raggiungibile anche il monasterodei Benedettini, così come suggerisce l’impianto

originario. Infatti tutta l’area è statain origine sede di un giardino dipertinenza dello stesso monastero.E’ stato, inoltre, previsto unriassetto viabilistico di connessionecol tessuto circostante. Di partico-lare importanza è la percorrenzache da via del Plebiscito si rivolgeverso la facciata dei Benedettini,recuperandone la visibilità ancheda questo punto di vista; tale asseviario si congiunge, infine, con lavia Teatro Greco. Quest’ultima,attualmente terminante a fondocieco su un cortile interno, vienecollegata su una stessa direttricefino a raggiungere la via del Plebi-scito, in linea con la zona “Lumaca-

ri”, che viene, quindi, adeguatamente servita.Il progetto prevede la riunificazione degli innumere-voli volumi sparsi in cinque nuovi corpi, di altezzamaggiore, in modo da liberare il più possibile

La Flora Benedettina e l’asse continuo di via Teatro Greco - 1868

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esistenti, invece, saranno destinati ad attrezzaturecollettive. Così facendo sarà possibile riutilizzaretutta la cubatura e al contempo reperire all’internodell’area d’intervento tutte le quantità necessarie alsoddisfacimento degli standards urbanistici peraffrontare il nuovo carico urbanistico. Nel rispettodel D.M. 1444/68 sarà destinata a verde una superfi-cie di mq 13.000 ca., mentre la superficie di parcheg-gi ammonta a mq 47.000 ca. fra pubblico e privato.L’ipotesi prospettata prevede l’utilizzo della cubaturaricostruita per un 40% ca. destinata al residenziale(mc 87.000), per un 25% ca. destinata al commercia-le (mc 56.000) e per il rimanente 35% al direzionale(mc 69.000 ca.).In definitiva a fronte di un intervento di rifunzionaliz-zazione su un’area complessiva di ca. 5.5 ha, più del55% di tale area sarà ceduta al Comune, oltre unasuperficie di ca. 2 ha di parcheggi interrati anch’essiceduti al Comune.Infine la città potrà fruire di adeguate attrezzaturecollettive, i due padiglioni “San Marco” e “CostanzaGravina”, destinati a servizi di interesse sociale e/oculturale-artistico.

porzioni di territorio, che verrà sistemato a verde eceduto al Comune. I nuovi corpi sono disposti anchein modo da liberare le visuali più rappresentative,come il monastero dei Benedettini o la scalinata chedal padiglione “San Marco” conduce al giardinosottostante; le disposizioni stesse e i caratteritipologici giocano un ruolo importante nellacreazione di assi prospettici e direzioni visuali privile-giate. Anche le modificazioni del terreno di sistema-zione contribuiscono in tal senso ad accrescere lasensazione visiva di una apertura a movimentiprivilegiati.Le destinazioni residenziali, commerciali e direziona-li sono integrate fra di loro nei vari corpi in modo daottenere un unicum che renda il complesso fruibile,sia dal pubblico che dal privato, mantenendo nelcontempo una relativa privacy ed una funzionaleseparazione degli eventi distributivi. I corpi più altisono posti in corrispondenza di manufatti del tessutocircostante di pari altezza o ragguagliabile. Le aree aparcheggio, sia pubbliche che private, sono ricavatenei livelli interrati in modo da impegnare le areescoperte per la creazione del parco. I due edifici

Sezione del collegamento fra la flora Benedettina e il Monastero

Padiglione San Marco Padiglione Costanza Gravina

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IL NOSTRO PONTE DEI SOSPIRI

Redazionale

“La Sicilia” 3 Maggio 2013

RASSEGNA STAMPA

“La Sicilia” 3 Marzo 2013

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“La Sicilia” 17 Maggio 2013

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Si è fatto ricorso perfino alla forzata rescissioneunilaterale del contratto, già stipulato con il raggrup-pamento internazionale vincitore di una regolaregara e alla liquidazione coatta (non ancora iniziata)della società concessionaria.Solo questo costerebbe circa un miliardo, oltre i costifin qui sostenuti, a partire dal progetto che tutto ilmondo invidia e copia (“Messina style”). Poi ci sonoi danni da rifondere a Comuni e privati toccati inutil-mente dai lavori gia iniziati (solo Villa S.Giovanniavanza richieste per centinaia di milioni), il costosociale dei 40.000 disoccupati per 10 anni e quello,incommensurabile, derivante dal mancato sviluppodella macroregione. Può darsi che le regioni meridionali senza questeopere tornino ad essere un paradiso, come lo vide

Goethe, ma sarà di nuovo abitato daidiavoli che lo stesso poeta tedescoconobbe nel suo viaggio, personerese disperate ed aggressivedall’inevitabile enclave di sottosvi-luppo. Non ci sono argomenti seriper fermare l’opera, se non quello disperperare nei danni le somme e difare altre cose. A questo miraVendola, con l’ignobile interessataillazione che “collegherebbe duecosche”, dopo essere stato coltocon le mani nel sacco persostituire al naturale percorso cala-bro-siculo del corridoio europeoHelsinki-LaValletta la ridicola contor-sione su Bari e Taranto (porto

concorrente di Augusta come “ingresso” europeodell’interscambio transcontinentale).L’attenuazione dei danni può avvenire subito, con larevoca dell’art.34 decies della legge 221 del17/12/2012, restituendo al nuovo Governo pienatitolarità di decisioni politiche che il governo “tecni-co” gli ha espropriato, con una norma promulgataquando era già privo di fiducia e che ha prodotto isuoi effetti giuridici ed economici dopo le elezioni.Basterà astenersi dal frapporre ulteriori ostacoli,

limitandosi a rimettere sul tavolo i 1.300 milioni giàassegnati e poi sottratti, con la destrezza di cui sono

L’armistizio fra le opposte fazioni, dopo unventennio di paralizzante guerra di trincea, consentedi riprendere a ragionare, a progettare ed a costruire.Non è ancora del tutto abbattuto il “muro” e non èpace definitiva, ma ai “signori della guerra”, ai falchidei rispettivi schieramenti, si vanno sostituendo imiti, i mediatori silenziosi della ripresa del dialogopolitico, indispensabile in una democrazia comequella italiana, che stanno sotterrando le asce diguerra.Per questo Napolitano ha scelto di mandare in campoLetta e gli altri ministri di scuola democristiana e laicache, ripristinando un salutare, equo e democratico“manuale Cencelli”, si sono messi a lavorare e nonpiù solo a contrastare le proposte degli altri.Il clima di ricostruzione consente di riprendere i

programmi d sviluppo bloccati dalla contrapposizio-ne e dal dispetto reciproco. Fra questi c’è’ il pontesullo Stretto di Messina, la madre di tutte leinfrastrutture mediterranee, con l’indotto ferroviario,portuale, aeroportuale, stradale, scientifico, tecnico eoccupazionale, fermati dalla disinformazione e dallafaziosità per essere stata, quella, erroneamentecatalogata come opera berlusconiana.Ricominciandoa ragionare, emerge il danno prodotto dal ritardo diun’infrastruttura che prima o dopo si dovrà fare,come si stanno facendo opere simili in tutto ilmondo.

“Si riporta un recente articolo del Dott. Francesco Attaguile

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capaci i banchieri che infarcivano quel governo e chehanno spostato, con la stessa legge, molti più miliar-di sulla Tav Torino-Lione, sul Mose di Venezia, sull’Ex-po Milano 2015, la Tirreno-Adriatico etc. Si chiede direstituire almeno quelli che si dovrebbero sperperareper i danni. Al resto penserà il mercato internaziona-le, con cinesi e russi pronti ad intervenire.Da parte degli stakeholders nostrani (Comuni siculo-calabri, Provincie calabresi, Autorità portuali etc.) èpartita intanto l’utile iniziativa di costituire con imaltesi un GECT, l’ente di diritto pubblico voluto

dall’UE per strutturare la cooperazione transnaziona-le, con il compito di monitorare la realizzazione dellaparte sud del Corridoio transeuropeo n.5 Helsinki-LaValletta, come hanno fatto Trento, Bolzano, Tirolo eBaviera per il traforo del Brennero, che fa parte dellostesso Corridoio.Chiediamo solo che ci lascino lavorare.

Francesco Attaguile Presidente di HUB-SiciliaInternazionale (promotrice del GECT)

Oggi che il ponte sullo stretto di Messina è statocancellato dall’uscente Governo Monti,ci piace ritornare sull’argomento perché la Sicilia cheragiona non intende accettare una decisione di unGoverno Tecnico in fase di prorogazio, trattandosidi un’occasione storica per il suo sviluppo edallineamento ad altre regioni fornite di tante struttu-re da respingerne altre che gli vengono imposte.E’ stata certamente inopportuna l’affrettata decisionedel Governo Tecnico Monti a cancellare, a mandatoscaduto, il ponte sullo stretto di Messina. Una diquelle opere che fanno la storia di un paese e, perquesto, considerata la madre di tutte le altre che inSicilia si attendono da sempre per il suo sviluppo.Un’opera che segnerebbe un traguardo mondialedi scienza e capacità imprenditoriale tecnica, da

coniugare con l’inizio di quel tanto atteso rinasci-mento economico del sud Italia, da sempreemarginato dal resto dell’Europa per la forte carenzastrutturale, rispetto alle regioni del settentrioneeuropeo. Un’impresa scientifico tecnico-economicadi livello mondiale, che ridarebbe fiducia alla difficilesituazione finanziaria dei piccoli imprenditori locali,non rassegnati ad arrendersi alle difficoltà finanziarie;un soffione di fiducia per continuare a sperarein una ripresa di tutte le attività economicherappresentando l’opera, con l’indotto che si viene acreare, un sicuro punto di partenza per il futuro dellaSicilia e dell’intero meridione. Del collegamento fisso tra la Sicilia ed il Continentene parlarono per primi i romani che volevanorealizzarlo sostenuto da barche. Geniali professionisti

Il contributo culturale dell’Ordine degli Ingegneri di Catania

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italiani e siciliani in particolare, nel secondodopoguerra, ospitati dalla nostra rivista, rilanciaronoil problema con interessanti proposte di progetto ma,a quel tempo insicuri. Che l’affascinante collegamen-to non sia soltanto un’esigenza della Sicilia madell’intero Mediterraneo, viene confermato dal fattoche l’argomento è stato sempre incoraggiato dastampa e scenziati di tutto il mondo, più volte ripre-so da periodici scientifici di vasta tiratura nazionaleed internazionale, seguito con interesse dal mondoculturale ma anche finanziario e da accreditate

multinazionali che in tutto il mondo si occupamodella realizzazione di ardite trutture di ponti; piùvolte la soluzione dell’iniziativa è sembrata raggiungi-bile e la realizzazione, già cantierabile.In occasione della programmazione europea deicollegamenti viari internazionali, tramite individuati“corridoi” per il trasporto veloce stradale e ferrovia-rio, il governo italiano ha ritenuto di affrontarel’argomento creando l’apposita società “Stretto diMessina”. Scenziati e tecnici specialisti del settore di

livello mondiale hanno già elaborato il progettoesecutivo il cui appalto è andato ad una multinazio-nale, di espressione italiana, che ha già realizzato imaggiori ponti nel mondo in Danimarca e Turchia.L’ardita struttura prevista, sostenuta e condivisa dapersonalità del mondo scientifico e tecnico costituiràuna delle meraviglie tecnico-scientifiche dell’eramoderna.Inevitabili sono stati e saranno ancora i dibattiti pro econtro per una iniziativa del genere, marcata politica-mente in un senso, contrastata da tutti”i nordisti”,

compresa la recente battutaccia di pessimo gusto,sull’unione di caste di mafie piuttosto che di costegeografiche, da parte del pierino di opposizionepolitica di turno. Il tutto creando nell’ambienteproduttivo europeo e nella stessa U.E., quellasfiducia da far dirottare altrove i finanziamentieuropei previsti per opere di interesse comunitario,meno importanti ma meno contrastati.La inopportuna e frettolosa azione demolitricedell’uscente Governo Monti, graverà sui contribuenti

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qualche secolo si va dicendo che la ripresaeconomica del paese dovrebbe ripartire dal sud, acominciare dalla Sicilia, naturale piattaforma diquel Mediterraneo, da sempre, nodo geograficointernazionale del commercio con i paesi africani edasiatici, come andava predicando il grande EnricoMattei, che non è stato eliminato dalla mafia maperché in contrasto con interessi internazionali vicinial mercato del petrolio.Oggi i governi continuano a non essere all’altezza delcompito come invece risultano esserlo per la realizza-zione della Tav in Valsusa ed il Mose in queldi Venezia, malgrado contrastati dai malpensanticittadini locali. Ma allora perché non chiamiamo inaiuto la mafia, che i contrari dicono interessataall’opera, tenuto conto che, da questi, viene conside-rata così determinante nelle decisioni di vertice?Quando la struttura verrà realizzata, perché alla fine,con enorme danno sullo sviluppo per il ritardo,prevarrà il buon senso, sarà bene segnare da qualcheparte i nomi dei favorevoli e degli oppositori. Traquelli a favore non va dimenticato il nome del giorna-lista Tony Zermo che ha sempre condotto unatenace, seppur solitaria, battaglia a favore, attraversoil quotidiano La Sicilia; saranno molti i nomi contro enon ci sarà spazio sufficiente per”gli astenuti”.Recentissimamente l’Unione Europea ha scelto ilgrande porto di Augusta come Hub nella “TENT-T”promosso a livello “core” in sinergia con il porto el’aeroporto di catania. Il che significa che verràriconfermato il corridoio Helsinki – Palermo conilaconseguente esigenza di realizzare il ponte sullostretto di Massina. Come evidenzia Tony Zermo”nonsi straccia un conratto internazionale senza far maleall’immagine di un Paese”. Naturalmente tutti idubbi, tutte le ideologie, tutti gli ambientalisi e gliambientalismi, un fatto è scontato: il Mediterraneo inbreve tornerà ad essere il centro dei traffici mondiali,il concentato dei flussi anche telematici, non si puòrestare a guardare” Il futuro passa da qui. (La Siciliadeòl 9 giugno 2013)Abbandonare il meridione non conviene per il futuroné ai padroni delle vacche da latte del nord e né aiquei poteri forti i cui interessi continuano ad esserenelle regioni del nord europa. Soffriremo ancora perqualche decennio per incapacità politica dei nostrinumerosi rappresentanti parlamentari, ma a questosiamo stati abituati.

italiani, per i previsti risarcimenti contrattuali, uncosto vicino alla quota spesa che avrebbe dovutosostenere lo Stato per avere l’opera, senza averlarealizzata. Basta riportarci ad analoghi esempi di sfide tecnico-scientifiche storiche come la realizzazione dellaTower Eiffel di Parigi o le vicissitudini del GoldenGade realizzato sulla Baia di S. Francisco in unafase acuta di crisi economica americana, che aiutò asuperare la depressione economica del momento,per la fiducia che di riflesso seppe dare alle forzeeconomiche di indotto dello Stato di California chetrasmise all’intera nazione.Per cui ci si interroga su quanto di vero ci sia neisussurri di corridoio, di solito bene informati, chequel governo tecnico, più volte soggiacque allespinte di poteri forti e di politici del nord Italia i cuiinteressi hanno sempre conflitto con quelli del sud,fin dai tempi di Giolitti, allora contro le attivitàdei Florio. Così come non è stato consentito iltrasferimento del Casinò, espulso da Tripoli, aTaormina, con la motivazione che se ne sarebberoimpossessati le mafie di tutto il mondo, come sequeste non sanno spostarsi nei numerosi esistenti inItalia, tutti concentrati nel nord. Ottimo alibi per noninvestire in Sicilia per i tentacoli della mafia. E menomale che l’aeroporto di Fontanarossa ed altrestrutture, compresi il campo sportivo di Cibali, lamalmessa linea ferroviaria, il porto sono stati realizza-ti in epoca passata, altrimenti, ascrivendo comemafiosa l’intera società siciliana, neanche quelliavremmo avuto. A questo punto, se l’attuale statoitaliano, continua a non investire nel meridioned’Italia, dove spesso si leggono le scritte sui muri“briganti o emigranti”, riferendosi all’avvenire deigiovani siciliani, non resta che creare lo “Stato mafio-so di Sicilia”, con propria costituzione, bandiera edinno nazionale.Ma la stranezza, verificatasi nel momento dellacancellazione, è stato che nessun intervento a difesaè avvenuto da parte dei numerosi politici, che stra-parlano nei comizi elettorali a favore del futuro delsud, senza che nessuno di loro, autonomisti compre-si, ha aperto bocca o scritto un rigo di protesta. Intanto (con l’intesa Vendola- Bassolino) “il coridoio”europeo per il trasporto veloce si è programmato difermerlo a Napoli e Bari, tagliando fuori dai mercatila Sicilia e l’intero meridione Italiano, mentre da

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IntroduzioneOltre il 50% della popolazione mondiale vive ogginelle aree urbane, oltre il 75% nei paesi occidentali.Una delle principali sfide che molte città e areemetropolitane sono chiamate a fronteggiare è ladipendenza dei modelli prevalenti di mobilitàdall’uso dell’automobile, che genera graviimpatti negativi in termini di congestione,inquinamento, consumi energetici,cambiamento climatico, sicurezza, degra-do della vivibilità e della qualità urbana. Esiste un ampio consenso che la promo-zione dell’uso di un trasporto collettivo dielevato livello di servizio costituisce unadelle strategie più efficaci per perseguirel’obiettivo della diffusione di modelli dimobilità sostenibile nelle nostre città. Quando si pone il problema della sceltadel sistema di trasporto collettivo, esisteuna naturale tendenza a ritenere che isistemi di trasporto a guida vincolata su ferro siano lasoluzione più adeguata, essendo l’unico loro limitel’elevato costo di costruzione e gli incerti tempi direalizzazione. In realtà, la componente più critica diun sistema di trasporto, non è tanto la tecnologia disostegno e guida (ruota di acciaio su rotaia) o latrazione elettrica, ma il grado di separazione dellasede dal resto del traffico. Vuchic (2007) infatti distin-gue:• sede di categoria A, quando la sede viaria del

veicolo è completamente protetta. In tal caso,percorsi e flussi sono indipendenti da quelli dialtri mezzi di trasporto;

• sede di categoria B, quando la sede viaria delveicolo presenta percorsi con separazione fisicalongitudinale dagli altri flussi di traffico, ma conpossibilità di passaggio per veicoli e pedoni (es.intersezioni semaforizzate);

• sede di categoria C quando i percorsi si svolgonosulla superficie stradale, il cui uso è promiscuocon il resto del traffico, senza alcuna separazionefisica, anche se a volte può essere prevista unacorsia riservata.

Una metropolitana tradizionale o una metropolitanaleggera automatica hanno sempre una sede tipo A,una tranvia veloce o Light Rail Transit (LRT) puòpresentare alcune parti del tracciato in categoria A,altre in categoria B; l’autobus ha generalmente unasede promiscua tipo C. (Fig. 1)

Un sistema di trasporto collettivo che preveda l’usodi autobus su un tracciato la cui sede è fisicamenteprotetta (tipo B), con intersezioni a livello sfalsato ocon sistemi di priorità semaforica, può fornire presta-zioni analoghe a quelle di un LRT. Questo sistemaesiste, si chiama Bus Rapid Transit (BRT) e si stadiffondendo sempre di più in molte parti del mondo,anche per il suo basso costo di investimento, nonmolto dissimile da quello di un sistema convenziona-le di autolinee urbane.Secondo Vuchic (2007), il BRT consente una maggio-re velocità, affidabilità e sicurezza di un servizioautobus convenzionale. Generalmente le fermatesono equipaggiate con un’adeguata protezione deipasseggeri, sistemi di informazione e distribuzione dititoli di viaggio, sono distanziate almeno 400-600metri nel centro della città e ad una distanza maggio-re nelle aree extraurbane. I sistemi ITS (IntelligentTransport Systems) sono usati in modo estensivo perfornire la priorità semaforica nelle principali interse-zioni, informazioni agli utenti, telecontrollo deiveicoli e la tariffazione del servizio.

IL BRT A CATANIA:IDEA, PIANIFICAZIONE E REALIZZAZIONE

di Matteo Ignaccolo, Giuseppe Inturri e Salvatore Caprìi

Fig. 1: Prestazioni delle diverse categorie di sistemi di trasporto ( fonte: adattamento da Vuchic, 2007)

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prevalentemente allo sviluppo di linee di autobuscon un elevato livello di servizio, denominate appun-to BHLS (Bus High Level of Service), nel tentativodi realizzare un sistema con capacità e prestazioniintermedie tra quelle di un autobus convenzionale ele moderne tranvie in fase di rinnovata diffusione nelvecchio continente. Una estesa rassegna di questisistemi è contenuta nel rapporto finale della COSTAction TU0603 (2011). Citiamo a titolo di esempiola “trunk network” di Stoccolma, il “Quality BusCorridor” in Gran Bretagna, il “Bus à Haut Niveau deService” in Francia, il Metrobus in Germania eSpagna, la Linea ad Alta Mobilità in Italia.Il campo di applicazione ideale di una linea BRT inEuropa è un corridoio di penetrazione urbana conge-stionato, dove la trasformazione di una linea autobusconvenzionale in un sistema ad alta capacità efrequenza e con elevato livello di servizio, può ridur-re il tempo di viaggio con tutti i modi di trasporto,

aumentare la sostenibilità finanziaria del trasportocollettivo e ridurre i costi esterni della mobilità(La Greca, Barbarossa, Ignaccolo, Inturri e Martinico,2011).

Il primo esempio ed il più noto di BRTè quello di Curitiba (Brasile) del 1974(http://www.curitiba.pr.gov.br), dove, su iniziativa delsindaco urbanista Jamie Lerner, la costruzione di unarete di linee BRT ha soddisfatto la domanda di mobi-lità con una riduzione del 30% dell’uso dell’automo-bile e una contemporanea crescita demografica del300%.Seguono altre eccellenti applicazioni ad Ottawa(Canada) nel 1983 e a Quito (Ecuador) nel 1994. Gli USA lanciano il concetto del BRT negli anni ’90 ele prime linee guida sono del 2004. Più recentemen-te è stato realizzato il Transmilenio di Bogotà(Colombia) nel 2000, il BRT di Guangzhou (Cina) equello di Istanbul (Turchia). (Fig. 2/3/4/5) Lo sviluppo del BRT in questi paesi, soprattuttoquelli in via di sviluppo, sembra un tentativo di forni-re una capacità di trasporto confrontabile con quelladelle metropolitane, senza dover sostenere gli elevati

costi di investimento ed evitando forme di dipenden-za tecnologica da paesi stranieri. Anche in Europacominciano a diffondersi sistemi analoghi che peròsembrano fare riferimento ad una filosofia legata

Fig. 2: Il BRT di Curitiba (Brasile)

Fig. 3: Il Transmilenio di Bogotà (Colombia)

Fig. 4: Il BRT di Guangzhou (Cina)

Fig. 5: La Busway di Nantes (Francia)

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Naturalmente nei contesti urbani delle città storicheesistono notevoli difficoltà di inserimento di lineecon sedi separate, per la mancanza di spazi disponibi-li, per la possibile segregazione degli spazi urbani eper l’impatto sulla circolazione esistente.

Il BRT nella pianificazione dei trasporti dell’areacataneseNel lungo periodo l’area catanese potrà beneficiaredi un riequilibrio modale per gli effetti di una“cura del ferro”, grazie agli interventi di RFI (comple-tamento del raddoppio ed esercizio di tipo metropo-litano lungo la linea ionica Giarre-Acireale-Catania-Bicocca-Siracusa) e di FCE (completamento dellalinea metropolitana Paternò-Misterbianco-Catania-Aeroporto), soprattutto se accompagnati da sceltecoerenti di integrazione modale, tariffaria e di politi-ca dei trasporti in generale.Tuttavia, considerati i tempi lunghi direalizzazione dei sistemi ferroviari soprarichiamati, nell’orizzonte temporale dibreve periodo del Piano Urbano delTraffico (approvato nell’aprile 2013 dalConsiglio comunale il Piano generale deltraffico urbano-PGTU1), la risorsa su cuiconcentrare prevalentemente l’attenzioneper un rapido miglioramento del TPL èl’ottimizzazione della rete esistente:parcheggi scambiatori già realizzati,linea metropolitana FCE in esercizio(Borgo-Porto) e la rete delle linee AMT ditrasporto pubblico urbano su gomma.Inoltre si ricorda che la maggioranza delledestinazioni degli spostamenti (lavoro,studio, attrezzature e servizi pubblici eprivati) sono concentrate nella partecentrale della città - capoluogo essendol’area metropolitana di Catania un siste-ma territoriale sostanzialmente radiocen-trico, come appare evidente dalle “Lineedi desiderio” rappresentate nella Fig. 6.Pertanto la quota prevalente dei flussi dipenetrazione, cioè quella proveniente daicomuni a nord di Catania (Mascalucia,Gravina, S. Agata li Battiati, Tremestieri,San Gregorio, Valverde, San Giovanni LaPunta) resterà esclusa da effetti direttidelle future nuove opportunità d’eserci-

zio del trasporto su ferro. Resta comunque evidenteche le problematiche della mobilità di Catania vannoaffrontate in una dimensione territoriale decisamentesuperiore a quella racchiusa entro i confini comunalidel capoluogo. Occorre trovare opportunità dicoordinamento con le politiche di mobilità sovracomunali, anche attraverso la nascita di nuovisoggetti (accordi di programma, coalizioni di comu-ni, agenzie della mobilità, autorità dei trasporti, ecc.)per operare con una pianificazione della mobilità ditipo strategica, in grado di modificare nel lungoperiodo in modo sostanziale le opzioni di trasportodisponibili e la loro integrazione.Da queste considerazioni preliminari è in buonasostanza nata l’ idea di proporre, sempre nell’ambitodella progettazione e attuazione del PGTU, tra le“realizzazioni pilota” quella di una prima linea di BRT(su sede protetta da cordolo, con sistemi di priorità

Fig. 6: Domanda di trasporto privato: linee di desiderio (da PGTU della città di Catania, 2013)

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alle intersezioni e servizio di tipo espresso, conpoche fermate e con capolinea presso un parcheggioscambiatore) dal parcheggio di due Obelischi apiazza Stesicoro.Ovviamente ciò si pone nell’ottica di fronteggiare laprincipale fonte di criticità della mobilità urbana emetropolitana che è la forte dipendenza dall’automo-bile causa principale di congestione, inquinamentoatmosferico e acustico, incidenti, degrado sociale,consumi energetici, emissione di gas serra…in brevedi insostenibilità di movimento e quindi di sviluppodel territorio. Il tasso di motorizzazione a Catania haraggiunto un valore di circa 700 autovetture per 1000abitanti contro una media nazionale di 600 (e a suavolta l’Italia è uno dei paesi europei con il valore piùalto), con una conseguente scelta modale, a favoredel trasporto privato rispetto a quello pubblico pariad un rapporto 6 a 1! Tra le criticità che riguardano direttamente il traspor-to pubblico su gomma di AMT vi è sicuramente unabassa velocità commerciale a sua volta determinata da• elevata densità delle fermate pari a 9.2

fermate/kmq (media nazionale pari a 4.1);• ridotta estensione delle corsie riservate;• assenza di sistemi di priorità alle intersezioni;e una scarsa attrattività dell’alternativa modale “auto-bus” per:• scarsa accessibilità pedonale alle fermate• scarsa qualità degli spazi urbani• limitati servizi di informazione all’utenzaprofili tariffari troppo rigidi e assenza di integrazionetariffaria con altri vettori.Dunque la soluzione BRT, descritta in precedenza,ben si inquadra nell’ottica di affrontare dette criticitàe quindi anche in coerenza con le “Linee Guida per laredazione del PUT della città di Catania”, approvatecon delibera della Giunta Municipale già nel dicem-bre 2010, in cui si definivano gli obiettivi generali delPGTU: • Promuovere un’accessibilità urbana diffusa e

sostenibile.• Ridurre i costi individuali e collettivi della mobilità.• Ridurre la congestione.• Aumentare la sicurezza del sistema dei trasporti.• Ridurre l’inquinamento acustico, atmosferico e i

danni alla salute.• Ridurre i consumi energetici e mitigare gli

impatti del cambiamento climatico.

• Aumentare il benessere fisico.• Aumentare l’equità sociale e ridurre il degrado e

la marginalizzazione.• Aumentare le opportunità di interazione sociale

negli spazi pubblici della città.• Minimizzare l’uso dell’auto individuale.Nell’ambito del citato PGTU abbiamo quindi tra lelinee strategiche relative al trasporto pubblicola realizzazione di un intero sistema di trasportocollettivo di superficie del tipo Bus Rapid Transit.(Caprì, Ignaccolo, Inturri, Rubulotta , 2013)In un orizzonte temporale di medio periodo, localiz-zabile nel periodo 2015-2020, si prevede la realizza-zione di un assetto di rete di trasporto pubblicourbano, per come anche delineato all’internodel Piano Industriale dell’Azienda MetropolitanaTrasporti, caratterizzato dai seguenti elementi,secondo lo schema di Fig. 7.• Rete di linee BRT, che costituirà la dorsale

principale del sistema di trasporto su gomma edassolverà in massima parte all’ interscambio con isistemi di trasporto di categoria superiore (metro-politana FCE e sistema ferroviario metropolitano)e con i parcheggi scambiatori (Due Obelischi,Misericordia, Nesima, Zia Lisa e Fontanarossa);

• Linee radiali, di collegamento del centro città coiquartieri periferici non serviti dalle linee BRT;

Fig. 7: Schema logico esemplificativo della rete TPL integrata conil sistema BRT (da PGTU della città di Catania, 2013)

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• Linee di collegamento (circolare/trasversale) tra ivari servizi di avvicinamento al centro città (lineeBRT o radiali);

• Linee di adduzione (feeder) per il collegamentodelle aree a domanda media e debole alle lineeprincipali del sistema di trasporto. (Fig. 8)

In un orizzontale temporale di medio periodo, inpresenza di un accordo per forme di coordinamentosovra comunale delle politiche di mobilità, le lineeBRT possono essere estese all’esterno dei confinicomunali di Catania, in prossimità dei luoghi di effet-tiva generazione della domanda, riducendo semprepiù la quota di segmento di spostamento effettuatocon il mezzo privato. A tal proposito un iniziale inter-vento può essere rappresentato dal prolungamentodella prima linea di BRT, di cui si è detto, lungo ladirettrice Gravina-Mascalucia-Nicolosi-Pedara.

La realizzazione e l’esercizio del BRT a CataniaCome sovente accade in questi casi, nel passaggio trala definizione concettuale del BRT e la sua realizza-zione pratica, sono intervenuti diversi “aggiustamen-ti” che ne hanno determinato la configurazioneattuale. Seppure molti di questi abbiano trattoorigine dalle criticità cui generalmente si incorrepassando dalla progettazione preliminare a quellaesecutiva, in alcuni casi si è trattato di scelte piùgenerali operate dell’Amministrazione che hamaterialmente realizzato l’opera. Rientrano inquest’ambito alcune variazioni di tracciato, comequella che ha comportato lo spostamento di parte delpercorso di andata sulla via Passo Gravina, restandosulla via S. Sofia il percorso di ritorno.Nel seguito viene descritto il sistema BRT realizzatonelle diverse parti che lo compongono: il parcheggiodi interscambio che collega con il centro storico,il tracciato del servizio e le sue caratteristichegeometriche e funzionali, il programma di esercizio ela risposta dell’utenza ad oggi.Il parcheggio di interscambioIl parcheggio “Due obelischi” di via Lojacono, realiz-zato nel 2006 ma mai effettivamente utilizzato, è statotra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 oggetto di inter-venti da parte dell’Amministrazione comunale edell’AMT, finanziati dal Ministero dell’Ambiente edella Tutela del Territorio e del Mare, nell’ottica direnderlo il terminale nord della linea BRT. La spesasostenuta ammonta a circa 600.000 euro.

Oggi l’infrastruttura è dotata di un vero e propriocapolinea, oltre che di un sistema completamenteautomatizzato per l’accesso e l’esazione della sosta. Ilparcheggio presenta una capacità complessiva dioltre 700 stalli.Lo schema tariffario è improntato all’incentivazionedell’uso del sistema come complementare all’auto-mobile: chi parcheggia per prendere il Bus rapidopaga dunque solo 1,50 euro per due biglietti da 90minuti (con la sosta gratuita), ossia meno di chiprende il bus senza lasciare l’auto (2 euro).Il tracciato e le fermateIl Bus Rapido di Catania, per via di numerosi vincolisia di natura infrastrutturale che economico-finanziari,appare come una versione “leggera” dei BRT di stam-po più prettamente sudamericano e assomiglia di piùad un BHLS.Il tracciato presenta uno sviluppo di circa 12,8 km, dicui 2 in corsia riservata, 4 in corsia protetta e 1,2 sustrade riservate al trasporto pubblico (parte sud diVia Etnea e via Salvador Allende), per un totale di 7,2km (il 56%) di percorso senza interferenze coltraffico privato. Si tenga presente che la percentualedi percorsi protetti o riservati dell’intera rete ditrasporto urbano è pari ad appena il 5,6%. I trattiin corsia protetta sono stati realizzati mediantecordolatura in gomma e hanno generalmente unalarghezza utile di 3,00 m. Nei tratti in promiscuità coltraffico veicolare privato, il fondo stradale è statocolorato (in verde) per evidenziare la presenza dellalinea agli automobilisti.Sistemi semaforici automatici con priorità al bussono stati realizzati in corrispondenza dei punti diconflitto col traffico veicolare privato più critici, comel’intersezione tra le vie S. Euplio, Longo e Muscatello,e quella tra le vie Ala e Beccaria.Tutti gli interventi necessari alla realizzazione deltracciato hanno comportato una spesa di 1,6 milionidi euro, nel complesso circa 125.000 euro/km.Il sistema conta in tutto 18 fermate intermedie, oltreal capolinea presso il parcheggio, di cui 8 lungoil tragitto di andata verso piazza Stesicoro. Laspaziatura media tra le fermate, determinante ai finidella velocità commerciale, è di circa 680 m (la mediadella rete di trasporto urbano è pari a 265). (Fig. 9)Le fermate, alcune delle quali condivise con altrelinee urbane, sono tutte dotate di palina elettronicacon l’indicazione dei tempi del prossimo passaggio.

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tiche dell’intero percorso.Anche i bus impiegati sulla linea sono caratterizzatida una livrea specifica e sono perciò immediatamen-te riconoscibili anche a distanza. (Fig. 10)

Le fermate al di fuori del centro storico sono dotatedi pensiline d’attesa, con impianti di illuminazionegià presenti o in corso di installazione. Tutte lefermate riportano il logo del BRT e le mappe schema-

Fig. 8: La rete di BRT del Piano Generale del Traffico Urbano

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L’esercizio e l’utilizzoL’infrastruttura dedicata e l’alta percentuale di prote-zione della sede, insieme ai sistemi di prioritàsemaforica alle intersezioni, consentono al servizio diraggiungere non solo un’elevata velocità commercia-le, per cui il tempo medio di collegamento tra ilparcheggio e piazza Stesicoro è di 18 minuti e mezzo,ma anche e soprattutto livelli di regolarità, intesacome mantenimento della frequenza d’esercizio,decisamente superiori alle altre linee urbane.Durante l’intervallo mattutino, dalle 7:00 alle 14:30,

la linea ha una frequenza massima di circa 8,5 bus/h,che corrisponde ad un intertempo di 7 minuti tra unbus e l’altro. Nel pomeriggio l’intertempo sale a 10minuti fino alle 21:00, dopo di che passa a 15 e poi20 minuti, fino a mezzanotte. Per raggiungere questorisultato, 8 vetture vengono giornalmente impiegatesulla linea. Il sistema viene utilizzato per oltre5.000 spostamenti al giorno, ci cui circa 600 legatiall’utilizzo del parcheggio di interscambio “DueObelischi”.

ConclusioniLa realizzazione della primalinea di BRT cittadina è fruttodi un’azione sinergica traAmministrazione Comunale(assessore alla mobilità prof.Santi Cascone) con il proprioUfficio del Traffico Urbano(coord. ing. Giacomo Guglie-mo), Azienda MetropolitanaTrasporti (amministratori ingg.Roberto Sanfilippo e AlessandroDi Graziano) e Università(Dipartimento DICA responsabi-le della citata convenzione) eha visto uno sforzo corale dimolti altri numerosi tecnici,amministratori e maestranze.Sono stati raggiunti interessantirisultati per il sistema di mobili-tà cittadino: il primo sistema diinterscambio modale auto-bus,con un sistema tariffario diagevolazione per il car-pooling;la prima forma di tariffazioneintegrata tra parcheggio, auto-bus e metropolitana; i primisistemi semaforici a priorità peril trasporto pubblico. Senzacontare la prima rete di pisteciclabili in condivisione conalcune corsie preferenziali deltrasporto pubblico nel centrostorico, che non c’entra con ilBRT ma che, in quanto partedell’attuazione del PGTU, necondivide spirito e obiettivi.

Fig. 9: Il percorso della linea BRT 1 “Due Obelischi – Stesicoro”

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BibliografiaCaprì S., Ignaccolo M., Inturri G., Rubulotta E. (2013).Bus Rapid Transit versus regular bus system: comparingthe impact on urban accessibility by public transport.Procedia – Social and Behavioral Science. In press.

COST Action TU 0603 – Buses with High Level of Serv-ice – Results and trends from 30 EU cities.ITDP (2007). Bus Rapid Transit Planning Guide. La Greca, P., Barbarossa, L., Ignaccolo, M., Inturri, G., &Martinico, F. (2011). The density dilemma. A proposalfor introducing smart growth principles in a sprawlingsettlement within Catania Metropolitan Area. Cities 28(2011) pp. 527-535..Vuchic V. R. (2007). Urban transit systems and technol-ogy. Hoboken: John Wiley & Sons.

1 Il Piano Generale del Traffico Urbano è stato realiz-zato con la collaborazione del Dipartimento di Ingegne-ria Civile e Ambientale dell’Università di Catania; ilcoordinamento scientifico è stato affidato aiproff. ingg. Matteo Ignaccolo e Giuseppe Inturri eil coordinamento della progettazione al dott.ing. Salvatore Caprì.

Fig. 10: Il tracciato lungo la via Ala

RECENSIONI

Il testo contiene: unesauriente richiamoalle normative che trat-tano l’argomento; unadisamina delle motiva-zioni hanno indotto illegislatore ad sottoli-neare l’importanza delrigoroso calcolo deicosti della sicurezza;un chiarimento sulleinterpretazioni di costodella sicurezza di uncantiere temporaneo emobile e di “onerigenerali di organizza-zione della sicurezza”,indicate dalle imprese

alle Pubbliche Amministrazioni, solo ai fini della verifica di congrui-tà degli stessi; l’individuazione, caso per caso, di chi deve stimare icosti della sicurezza, degli strumenti che consentono di eseguirecorrettamente l’analisi dei costi della sicurezza; la metodologia perla stima dei costi a partire dalle informazioni contenute nel Piano diSicurezza e Coordinamento e nei suoi allegati, per la definizionedell’importo totale dei lavori e per la composizione del quadroeconomico; l’indicazione della logica per la elaborazione dellacontabilità “analitica” degli oneri della sicurezza e di come questidevono essere ripartiti tra le imprese affidatarie e le imprese esecu-trici; le istruzioni per la redazione di perizie di variante e per la ride-terminare i costi della sicurezza.Autori; Antonio Leonardi, Filippo Di Mauro, Giuseppe Distefano,Salvatore Pulvirenti, Giuseppe Di Pisa, Silvio Torre