Presentazione TREKKING&Outdoor 250

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La presentazione del numero 250 di TREKKING&Outdoor

Transcript of Presentazione TREKKING&Outdoor 250

E poi magari fare un salto nel tuo rifugio, quel pic-colo paradiso sulla costa accarezzata dall'ultimo soleanche quando giù in valle è già buio, che guarda,con la distaccata arroganza di chi sa di essere “sopra”,la confusione frenetica della Valtellina intrappolatatra rocce e laghi.Quella vecchia baita che hai fatto rivivere, e che con-sideri, me l'hai detto spesso, il centro del mondo...quante volte la tua voce impeccabile e calda, river-berata dai legni antichi della vecchia cucina, mi hafatto immaginare frammenti di vita e di universiforse scomparsi, forse esistiti solo nella tua capacitàdi vedere oltre il vetro opaco della realtà.Le maledette urgenze della quotidianità mi hannosempre costretto a rinviare, a dirmi “ti chiamodomani...”, ma adesso non c'è più tempo, peròvoglio raccontartelo, questo piccolo grande segretoche mi porto dentro.Io volevo essere Walter Bonatti.La montagna si è presa molto del mio tempo e dellemie emozioni, fin da quando, bambino, dalla casacon le imposte rosse sul limite del bosco mi avventu-ravo alla scoperta dell’universo straordinario dellaforesta. E poi ancora più in alto, dove il mugo lasciaspazio alle rughe di calcare grigio delle muraglie roc-ciose. Nella mia infanzia, vissuta prima della rivolu-

zione tecnologica che ha virtualizzato ogni emozio-ne, i giochi dei piccoli erano ingenue ripetizionidella realtà. L’imitazione del lavoro e delle occupa-zioni degli adulti, le storie dei nonni, che racconta-vano quasi sempre di una guerra patita tra quellemontagne, e poi le leggende degli indiani e dei cow-boys, il mito della frontiera americana che ha pla-giato la mia generazione.E già si avvertivano, in quei primi anni Sessanta, isintomi di ciò che, entro breve, avrebbe stravoltol’immaginario collettivo. Gli ancora timidi segnalidell’era mediatica dilatavano i confini della fantasia.Ricordo una grande scatola troneggiare sopra il cas-settone, nel “tinello”. Un oggetto tetro, di legnoscuro appena venato di riflessi sulla vernice lucida,come i mobili imponenti della camera dei nonni;un totem intoccabile impreziosito da un filettodorato e due grandi manopole color avorio. Era peri miei occhi di bambino uno strumento di magia.Come nella sfera di un mago, in un’atmosfera gial-loverdognola prima indistinte, poi sempre più niti-de, apparivano immagini. E con le immagini nuovestorie, nuove fantasie.Sensazioni confuse, sbiadite dal tempo.Escluso un nome: Walter Bonatti.Impresso per sempre nella memoria.Era il tempo delle grandi avventure e delle granditragedie sul Monte Bianco. La neonata cronaca tele-visiva, affamata di sensazionalismo ed eroi, portavadentro le case le emozioni e le storie dell’alpinismoe dei suoi protagonisti. Sia pure attraverso la crona-ca distorta del dramma umano, un mondo che finoad allora era rimasto confinato entro una ristrettacerchia di “eletti” coinvolgeva, appassionandola, lagente comune.Ogni epoca ha i suoi idoli. I bambini di oggi siidentificano con i miti effimeri della tv e delle can-zonette.Io volevo essere Walter Bonatti. Nelle mie “esplora-zioni” ogni sasso diventava una “aghidupeterè”;nella fantasia identificavo questo suono esotico, chespesso ricorreva nelle telecronache di Emilio Fede,con la montagna più difficile del mondo.Mi arrampicavo dappertutto. Sugli alberi, sui muriin pietra a vista delle case, sui terrapieni delle strade,sugli stipiti delle porte! Le ginocchia perennementespelate e doloranti testimoniavano le mie conquiste.E arrampicandomi, o anche solo percorrendo unnuovo sentiero, alla scoperta di un angolo scono-sciuto di foresta, spesso tra me e me ripetevo osses-sivamente, come una nenia: “sono Walter Bonatti

Ciao Walter,da qualche tempo mi frullava per la testa untarlo insistente che mi diceva di chiamarti,anche solo per un saluto e sentire come stai.

sull’aghidupeterè... sonoWalter Bonatti, il più gran-de alpinista del mondo”.Poi sono cresciuto. Ho imparato ad accarezzare lerughe della roccia, a stare in equilibrio, appoggiatosu qualche millimetro di ramponi e piccozze, sulastre verticali di cristallo gelato, a sopportare la furiadel vento a ottomila metri, a nascondermi come untopo in un buco scavato nel ghiaccio per ripararmidalla bufera. Ho scalato grandi montagne, ho cono-sciuto grandi scalatori e alpinisti. Ho condiviso conloro l’emozione proibita di sfidare la natura.I miti dell’infanzia si dissolvono. Babbo Natale, laBefana e il topo dei denti diventano giochi di magiada raccontare a nuovi bambini. La realtà occupa glispazi della fantasia. Ho avuto moltissimo dalla miavita. Nessun rimorso. Forse solo qualche rimpiantoper non aver avuto il tempo di realizzarli tutti, i mieisogni. Ma solo per motivi di scelta, che mi hanno"costretto" a dover sempre scegliere la storia che miintrigava maggiormente, lasciando inevitabilmenteindietro le suggestioni meno fascinose.Completamente appagato della mia realtà, mi sco-pro a volte pensare a come avrei voluto la mia vita seavessi potuto scegliere.E mi sorprendo, ancora oggi, a pensare che avreivoluto essere Walter Bonatti!Un mito “colpevole”, pur senza saperlo, di avermiobbligato a vivere inseguendo i miei sogni...Questo ho sempre voluto dirti, ma te l'ho nascostoper un pizzico di pudore e la consapevolezza che imiti devono, per essere tali, essere unici e irripetibi-li. Questo li rende immortali.Ho sempre pensato che tu fossi immortale. Adesso,pensandoti, credo di averne la certezza.Questo ti dico, in giorni in cui fin troppi racconte-ranno quanto sei bravo, quanto importanti sono letracce che hai lasciato nella storia dell'alpinismo,quanto hai sempre avuto ragione nell'affrontarel'impossibile, fosse una parete verticale o le trappo-le della burocrazia giuridica, le insidie della comu-nicazione o i bizantinismi di chi pur sostenendo diessere dalla tua parte dichiarava di non poterlodichiarare.Troppi di coloro che adesso sentenziano “Bonatti isGod” sono gli stessi che, durante mezzo secolo, tihan detto di lasciar perdere, di mettere una pietrasopra al tuo bisogno di giustizia, ti hanno consiglia-to di mollare e di accettare prima la menzogna, poiil sopruso, e quindi, ormai accertate e accettate le tueverità, una “conveniente” riappacificazione con chiha cercato di rubarti la dignità.

Molti di costoro sono arrivati anche ad accusarti diessere intollerante, presuntuoso, permaloso, fuoridal tempo e dalla realtà, abbarbicato al passato eincapace di “superare” vicende ormai lontane neltempo.Tutti questi probabilmente non conoscono l'im-portanza di credere in un “principio” e neppure l'e-nergia e determinazione che ci vuole per sostenerlo,anche quando sembra di avere tutto il mondo con-tro.Come sai, perchè tante volte ci siamo sostenuti l'unl'altro, anch'io nel piccolo delle mie capacità e pos-sibilità ci ho messo tutte le mie energie in questa tuabattaglia, e per difendere la tua verità ho affrontatoe pagato in prima persona querele e processi da partedei tuoi principali “nemici”, che con le loro bugie emeschinità hanno tentato, fortunatamente alla finesenza riuscirci, di insozzare e svilire il tuo capolavo-ro e la più grande impresa alpinistica del XX secolo.La storia li ha smascherati e sbugiardati quandoormai credevano di averla fatta franca, e questo solograzie alla tua cocciuta ostinazione. Che non haaggiunto nulla alla tua conclamata e riconosciutagrandezza, ma ha rimesso in ordine i fatti e ha toltoloro un onore che non meritavano e avevano cerca-to di rubare.Questa è ormai storia, adesso invece vorrei saperequali tracce inseguirai ancora cercando di dareforma e sostanza alle tue illusioni. Un giorno mihai confessato che secondo te non c'era più nulla di“sconosciuto” da scoprire su questo piccolomondo, e io credo che questo sia il vero motivo percui hai scelto di partire per la più grande delle tueavventure.Mi piacerebbe che ogni tanto, quando avrai una bri-ciola di tempo, mi aggiorni sulle tue nuove fantasie.Credo che dove stai andando ci siano montagne,deserti, isole e foreste come non possiamo neppureimmaginare, e sono certo che con la tua dannataostinazione continuerai ad inseguirli, realizzandoliuno dopo l'altro come hai sempre fatto, i tuoi sogni.Scalando montagne, attraversando deserti, isole eforeste, aiutandoti con le tue certezze, le tue paure ela tua determinazione.Solo una cosa, potessi farlo, vorrei chiederti: in quelmondo dove è ancora tutto da scoprire, lascia qual-che cima, qualche deserto, qualche sogno anche pernoi che arriveremo dopo di te!CiaoMichele

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Walter Bonatti

Riproponiamo l’articolo di Walterche avevamo presentato nel 2006 inoccasione del nostro nr 200.Si tratta della registrazione di unadelle tante conversazioni del nostrodirettore con il grande alpinistaesploratore, che, grazie all’amiciziae all’apprezzamento per la nostrarivista, aveva concesso in esclusivala pubblicazione, ad oltre trentannidi distanza dall’ultima uscita sullarivista Epoca, delle sue leggendariefotografie.

tra mito e leggenda

TESTO E FOTO DI MICHELE DALLA PALMA

E sistono territori che si lasciano capire subito. Con facilità. Trasparenti, lineari. Im-mediatamente comprensibili anche al viaggiatore distratto. Panorami limpidi e defi-niti, da interpretare e gustare senza alcuna preclusione. Capaci di offrire il meglio di

se fin dal primo approccio. Le Dolomiti non sono così. Le “montagne più belle del mon-do” si lasciano accarezzare dallo sguardo, vanitose nelle loro silhouette che sfidano il cie-lo e la gravità, ma nascondono nel loro cuore di pietra emozioni che solo chi sa superarei confini dell'apparenza e del vuoto riesce a percepire.

Le montagneLe montagne

più belle del mondopiù belle del mondo

DOLO

MIT

I

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Zanskar, l’ulTESTO DI SILVIA DELLA ROCCA / FOTO PARTECIPANTI ZANSKAR NIKON SCHOOL TRAVEL LADAKH 2011

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timo Shangri-la

LADA

KH

Erail1985.Conmeunozainoel'entusiasmodiessere,so-lo, inunodegliangolipiùnascostieremotidelpianeta,aconfrontarmiconlemieambizionie lemiepaure. Inter-

pretatedaunamagnificamontagna,perfetta,stagliatanelcielocobaltodell'Himalaya,ilNun.Un colosso di pietra e ghiaccio di oltre 7000 metri,che avrei scalato tracciando sulla sua parete nordla prima salita in solitaria.Eppure, svanita l'euforiadella vetta, emetabolizzata l'ambiziosa consapevo-lezza di essere riuscito a superare un confine quasiinvalicabile nelle mie emozioni e nella conoscenzadei miei limiti, fisici e mentali, di quell'esperienza ri-cordo soprattutto infinite giornate, divenute settima-ne, e poi mesi, di vagabondaggi senza meta tra glisterminati paesaggi d'alta quota dello Zanskar.Colori netti, assoluti, nei contrasti a volte irreali dirocce e fazzoletti di terra, coltivati dalla caparbietàdegli uomini di montagna in luoghi dove sembraimpossibile la sopravvivenza, di acque impetuoseche mischiano il blu profondo del cielo con le infini-te sfumature ocra delle sabbie, di lingue verdi con-trastate dalle schiene pelose di branchi di yak etappeti di fiori dalle mille tonalità.E come gioielli, incastonati alle rocce i profili dimonasteri e villaggi dove il tempo e ogni vita sem-brano immobili...Venticinque anni dopo, tornato in questi luoghiaccompagnando un gruppo di “aspiranti fotorepor-ter”, ho ritrovato quella magia sottile di atmosfere esuggestioni che mi aveva stregato.Ma come ovunque nel mondo, ormai minacciatadall'incalzare del “progresso”, anche la realtà diquesti luoghi sperduti sta cambiando; certo nei pic-coli villaggi dello Zanskar ancora non si vedononegozi che vendono computer e cellulari, nè inse-gne di catene commerciali “fast”, ma l'aria che sirespira è da ultima frontiera.Ci vogliono ancora due giorni di faticosissimo viag-gio su piste impossibili, a bordo di scassati fuori-strada, per arrivare a Padum, ma è già cominciatoil “futuro” che, attraverso una strada scavata tra lerocce, entro pochi anni collegherà lo Zanskar allavalle di Leh e alla “civiltà” in un pugno di ore. Quel-la strada, come troppe altre nel mondo, non servi-rà a portare “modernità” in questa valle, ma serviràinvece alla sua gente, che da millenni vive in per-fetto equilibrio con la durezza di queste terre, perandarsene verso “il progresso”...

Michele Dalla Palma, agosto 2011

un viaggio nel vento

SOCOTRA

TESTO E FOTO DI CATERINA BORGATO

Volevo fare un viaggio a Socotra nel periodo del monsone di Sud-Ovest, quello dei grandiventi che rendono il mare intorno all’isola impossibile da navigare, che spesso impedisconoagli aeroplani di atterrare e che, nella storia e nella leggenda, da sempre, hanno fatto di que-

sta terra uno dei luoghi più isolati e irraggiungibili del pianeta.Quei grandi venti che, nel tempo, hanno “imposto” alla vegetazione la direzione in cui cresceree da maggio a settembre cambiano completamente la quotidianità di chi vive nell’isola.

YEM

EN

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Al porto di Qalasiyah una distesadi reti sulla spiaggia.

Gerald Dursulle orme di

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TESTO E FOTO DI RICCARDO NINCHERI E SPARTACO GIPPOLITI

Tempo fa ci capitò di leggere uno deitre libri che Gerald Durrell dedicòal Camerun: rimanemmo estasiati

per la prosa del famoso naturalista in-glese che in pochi tratti riusciva a de-scrivere così bene un paesaggio esoticoda materializzarlo davanti a noi.

rell CAMERUN

UN VIAGGIO NEI LUOGHI DESCRITTI

DAL NATURALISTA INGLESE NEI SUOI

LIBRI, UNA “TERRA ZEPPA DI VULCANI

AMMANTATI DI GIUNGLE”.QUI GERALD DURRELL MOSSE I SUOI PRIMI

PASSI CIRCONDATO DA UNA MIRIADE DI BIZ-ZARRI ANIMALI SELVATICI IN VIA

DI ESTINZIONE CHE INSIEME AI SUOI

“SEGUGI DI BAFUT” CATTURÒ E IMBARCÒ

SULLA SUA “ARCA SOVRACCARICA”

Un esemplare di mandrillo femmina, tra i primatipiù studiati da Gerald Durrell.

Dall’alto: un grosso barracuda, vero e proprio “mostro dell’oceano”;lepidotteri della famiglia Zygaenidae, contraddistinti dalla postura delleali a riposo e dalla livrea variopinta che mette in guardia i predatori;l’Afrixalus dorsalis vive e intona i suoi richiami lungo i ruscelli nellaperiferia di Kumba.

paradisi divTESTO E FOTO DI MASSIMO PIACENTINO

DALLEISOLEFARNE,NEL NORD ATLANTICO SCOZZESE,ALL’ARCIPELAGODE LOS ROQUES NEL CUORE DEICARAIBI,ILFILOCONDUTTORE DIQUESTO VIAGGIOINAMBIENTISTRAORDINARI

Ø LA CONSERVAZIONE DIHABITATUNICIDOVE PROTAGONISTI

SONO GLIABITANTIDEL CIELO

INGH

ILTERRA

/CAR

AIBI

ersi S eahouse è un minuscolo e grazioso paesino di pescatorilungo la costa nord orientale dell’Inghilterra a ridosso delconfine scozzese. La gente è cordiale, si mangia un buon pe-

sce ma soprattutto è il luogo ideale per imbarcarsi e visitare le Iso-le Farne, santuario ornitologico gestito dal National Trust.

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Inner Farne: ogni centimetro delle pareti a picco sul mare è occupato dagliuccelli e i pochi spazi calpestabili sono contesi tra i gabbiani tridattili, le uriee le gazze marine, mentre le pulcinella preferiscono nidificare in vecchie tanedi conigli, comunque in buche nel terreno.

SudestSudestTESTO E FOTO DI MICHELE DALLA PALMA

Un mondo in bilicoStraordinariomosaico di culture ed etnie, il Sudest Asiatico, formato da quella che i colonialisti france-

si e inglesi chiamarono Indocina e oggi comprende i territori di Laos, Birmania, Cambogia, è proba-bilmente una delle ultime aree sul pianeta dove il tempo scorre ancora con i ritmi della Natura.

E in particolare, col flusso lento e costantedei grandi fiumi che lo impreziosiscono, ilMekong tra tutti, ancora capace di scandi-re, con il crescere e ritirarsi determinato daimonsoni, la vita delle popolazioni che dall’ac-qua traggono tutto il necessario per vivere.Percorrendo le piste sterrate tra foreste erisaie in sella a una bicicletta o trasportati daun volonteroso driver di tuctuc, gli impro-babili “taxi” che costituiscono la base irri-

nunciabile della mobilità in questi paesi, sipercepiscono atmosfere antiche altroveormai scomparse, e il respiro dell’Orientepiù autentico emoziona e rapisce i pensierianche al più disincantato dei viaggiatori.Eppure questo universo autarchico e ruraleè in precario equilibrio, a rischio di sparirenell’oblio da un momento all’altro, spazza-to via dagli ondeggiamenti di politiche oli-garchiche e violente capaci di cancellare,

senza coscienza e rimorsi, migliaia di annidi storia.I servizi che presentiamo in questo nostro250 numero, idealmente dedicato ai terri-tori “in pericolo”, vogliono essere un tribu-to a questa regione e ai suoi abitanti, capacidi resistere, un po’ per indolenza ma soprat-tutto per un magnificamente testardo attac-camento alle proprie radici e tradizioni,all’incalzare del “progresso”.

AsiaticoAsiatico

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TESTO E FOTO DI MICHELE DALLA PALMA

Sulle tracce del CoF in troppo facile, risalendo il grande fiume, farsi coinvolgere dalle mille suggestioni che fanno perce-

pire, viva e insidiosa, la presenzamisteriosa del leggendario protagonista di quel capolavoro del cine-ma di guerra che è ApocalipseNow, perversa esaltazione della follia umana.Tragicamente uguale a se

stessa in ogni epoca e luogo. Quelli gli scenari, gli odori, i rumori, i tagli di luce improvvisi capaci comelame affilate di squarciare la foresta, che pare avvolgere il fiume con unamuraglia impenetrabile.

LAOS

Kurzlonnello

Una terra soTESTO DI SILVIA DELLA ROCCA / FOTO DI MICHELE DALLA PALMA

Il Myanmar, magnifica e in alcune zone in-contaminata regione del Sudest asiatico co-nosciuta da molti ancora come “Birmania”,

retaggio del passato coloniale britannico, è sta-ta protagonista, pochi anni fa, delle cronachemondiali mostrando le immagini di migliaiadi monaci che, lasciati i monasteri, sono scesiin piazza a Yangon per una silenziosa e pacificamanifestazione.

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spesaM

YANM

AR

QUESTA LA PRIMA SUGGESTIONE,FORTE E PENETRANTE, CHE VIVE

CHIUNQUE ARRIVI IN QUESTO PAESE

IMMOBILE, CHIUSO E PROTETTO DENTRO

CULTURE SECOLARI CHE IL

“PROGRESSO” NON HA ANCORA

CONTAMINATO.SENSAZIONE CHE, INVECE DI SVANIRE, SI

AMPLIFICA MAN MANO CHE CI SI

ADDENTRA NEI PAESAGGI E NELLE

TRADIZIONI, E RIVERBERA NEI SORRISI

E NEGLI SGUARDI DI UN POPOLO CHE,NONOSTANTE LE MOLTE DIFFICILI PROVE

CHE HA DOVUTO SOPPORTARE

NELL’ULTIMO MEZZO SECOLO, NULLA

HA PERSO DELLA PROPRIA

PREDISPOSIZIONE ALLA GENTILEZZA. FA-VORITA DA UN AMBIENTE PACATO,DOVE OGNI ATTIMO, OGNI GESTO, OGNI

SUONO, OGNI PENSIERO PARE

RALLENTARE, PER SINCRONIZZARSI

ARMONICAMENTE CON UN MONDO

IN EQUILIBRIO TRA UOMINI E NATURA

GRU

PPO

CLE

MEN

TIOutdo

ora 360°

Outdo

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GRUPPO CLEMENTICorso Torino 24 / 3 - 16129 Genova

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