Presentazione Monti Andrea Mangia

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DIBATTITO SULLA CRISI ECONOMICA COLLEGIO EUROPEO DI PARMA Relatori: Andrea Mangia, Elton Cami, Giovanni Fusco, Arpine Khachatryan, Alessandra Giudice, Giuseppe De Bellis Alla presenza del Professor Mario Monti e del Professor Alfonso Mattera 09/05/2016

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DIBATTITO SULLA CRISI ECONOMICA

COLLEGIO EUROPEO DI PARMA

Relatori: Andrea Mangia, Elton Cami, Giovanni Fusco, Arpine Khachatryan, Alessandra Giudice, Giuseppe De Bellis

Alla presenza del Professor Mario Monti e del Professor Alfonso Mattera

09/05/2016

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U.S.A VS U.E.

USA -> POLITICA AGGRESSIVA

• riduzione del prelievo fiscale

• aumento della spesa

• Quantitative Easing

• pulizia delle banche

UNIONE EUROPEA -> AUSTERITY

2 Domande:

1. È utile fare un paragone di questo tipo?

2. È veramente così?

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RISPOSTA NUMERO 1: 3 GRANDI DIFFERENZE TRA U.S.A. E U.E.

• 1) in America l’immissione di liquidità va dritta al cuore del sistema economico, mentre nel vecchio continente è necessaria la mediazione bancaria.

• 2) l’impianto federalistico americano favorisce un sistema di passaggio di denaro e di finanziamenti ed aiuti tra i vari stati federali, cosa che oggi in Europa non solo non è possibile ma è fortemente osteggiata da vari paesi, Germania in testa.

• 3) gli obiettivi principali della FED sono il pieno impiego e la stabilità dei prezzi, per la BCE l’obiettivo è solo quest’ultimo

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RISPOSTA NUMERO 2: UNO SGUARDO AL PRESENTE ED UNO AL RECENTE PASSATO

2015: QUANTITATIVE EASING

Quali sono state le preoccupazioni per l’avvento del QE?

• Jens Weidmann (governatore Bundesbank) per l’Europa il Quantitative Easing è una pratica azzardata in quanto, a differenza degli Stati Uniti, non c’è uno stato centrale a garanzia;

• Antonio Gallo (Financial Times), invece, non si diceva così certo che, vista la loro debolezza, le banche avrebbero prestato soldi a pioggia a chiunque gliene avesse chiesti

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SIAMO SICURI DI ESSERCI POSTI LE DOMANDE GIUSTE?

• possiamo dire che i dubbi erano fondati?

• possiamo dire esserci posti i giusti quesiti?

• siamo sicuri che una politica espansiva (quindi non di austerity) sia davvero stata intrapresa solo dal 2015 in avanti? Forse no.

• questi rimedi, che scopriremo già adottati, avranno sortito effetti?

• se così non fosse, perché riproporli senza operare alcun correttivo significativo?

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LONG TERM RIFINANCINGOPERATION (2011 E 2012)

• Tra il 2011 ed il 2012 la BCE ha adottato un piano chiamato Long Term RifinancingOperation attraverso il quale ha prestato alle Banche, 500 miliardi di € nel 2011 e altri 500 nel 2012, per un totale di 1000 miliardi di €, al tasso dell’1%.

QUINDI POSSIAMO AFFERMARE CHE UNA MISURA IN SOSTANZA EQUIVALENTE AL QUANTITATIVE EASING ERA GIÀ STATA ADOTTATA 5 ANNI FA.

• Attraverso tale manovra (così come per tutte le manovre economiche espansive) ci si aspettava:• un aumento degli investimenti• crescita della produzione • diminuzione della disoccupazione e soprattutto• l’aumento del tasso di inflazione, da portare attorno al 2%, possibilmente un po’ meno.

(stabilità dei prezzi unico vero obiettivo dichiarato della BCE)

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COSA HANNO FATTO, AL TEMPO, I GOVERNI CON QUESTO TRILIONE DI

EURO?

• Circa 750 mld li hanno investiti in buoni del tesoro. Quindi hanno agito NON per generare credito per famiglie e per le imprese ma per generare rendimento per sé.

• Gli altri 250 miliardi li hanno ridepositati presso la BCE in un conto in cui si tengono le Riserve Libere. Una sorta di Fondo di emergenza. Questo conto, come ogni conto corrente, paga un rendimento dello 0,75%.

• La BCE, per disincentivare questo accantonamento ha cominciato a tagliare i tassi delle riserve libere. Oggi i tassi di rendita sono negativi.

N.B. in un sistema monetario in deflazione la prospettiva di un tasso negativo è un deterrente meno forte.

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LE BANCHE SONO BIASIMABILI?

In fondo le banche sono aziende. Hanno dunque il dovere e la necessità di trarre un profitto. Perché mai dunque, dovrebbero dar fuori del credito se non ritengono che ci siano le condizioni?

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IL PROBLEMA È ANCORA PIÙ GRAVE

• Il dato veramente preoccupante è che, nonostante le condizioni potenzialmente favorevoli, non vi è sufficiente domanda.

“Il cavallo non beve”

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ATTUALITÀ DELLE TEORIE KEYNESIANE

• INCERTEZZA

• RISPARMIO

• NECESSITÀ dell’INTERVENTO STATALE

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OGGI L’INCERTEZZA IMPERVERSA.

LO ABBIAMO GIÀ DETTO: QUESTA È UNA CRISI DI FIDUCIA.

MA LA FIDUCIA PARTE DALLA BASE.ED I PRIMI A NON AVERNE SONO PROPRIO GLI

INDIVIDUI, NELLA DOPPIA VESTE DI CITTADINI E DI IMPRENDITORI.

È DA QUI CHE DOVRÀ RIPARTIRE L’ECONOMIA.

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1. INDIVIDUI COME CITTADINI

•LAVORO:

GLI ANNI 90 CI HANNO ILLUSO. QUELLA FASE DI ESPANSIONE ECONOMICA SI È ESAURITA.

• Oggi siamo di fronte a una disoccupazione strutturale: la forza lavoro disponibile è sproporzionata rispetto alla richiesta del mercato.

• l’Europa occidentale è stata deindustrializzata per portare l’industria dove l’industria costa meno. Meno industrie significa meno lavoro.

• Miglioramento tecnologico. Se prima per costruire un’automobile servivano 50 operai, oggi ne bastano 5.

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PENSIONI

• ll numero di persone in età pensionabile sta aumentando mentre la base che dovrebbe sostenerlo, ovverosia il numero di lavoratori attualmente impiegati sta diminuendo

• l’aspettativa di vita sta aumentando

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CULTURA ED EDUCAZIONEFacendo riferimento soprattutto all’Italia, troppo spesso questi dati vengano sorvolati. Questi concetti devono essere assimilati. La mente dei cittadini va rieducata.

Tali concetti necessitano di esservi inculcati, insegnati e trasmessi come bagaglio culturale alle nuove generazioni al più presto.

Le riforme da sole non sono sufficienti, se non vi è un popolo che le sappia comprendere ed accettare.

Due sono state le riforme significative che l’Italia dall’inizio della crisi:

• La riforma delle pensioni

• Jobs Act.

Queste riforme, doverose e perfettamente in linea con le esigenze attuali (ideologicamente, al di là dei contenuti) sono state percepite con assoluta ostilità dai cittadini.

È tempo di cominciare a ragionare secondo logiche diverse da quelle a cui siamo stati educati, per esempio, dai nostri parenti più anziani.

NON STO AFFERMANDO CHE I GOVERNI NON ABBIANO RESPONSABILITÀ, STO SOSTENENDO CHE È NECESSARIO CHE CAMBINO LE LOGICHE ATTRAVERSO LE QUALI IL LORO OPERATO VIENE GIUDICATO.

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POSSIBILE SOLUZIONE: WELFARE EUROPEO

• Adattamento dei modelli di Welfare convenzionalmente riconosciuti in Europa (nordico, tedesco ed italiano) per creare un modello unico da estendere a tutta l’UE.

TALE PROSPETTIVA è ATTUABILE ATTRAVERSO:

• un sistema centralizzato di raccolta delle risorse;

• redistribuzione della ricchezza e delle risorse dai paesi in cui il mercato del lavoro è in crescita verso quelli il cui mercato del lavoro sta invece collassando;

• La strada è quella della convergenza delle varie discipline nazionali fino raggiungere l’armonizzazione della normativa a livello europeo, (difficilmente gli individui di uno stato membro in cui l’età pensionabile è 65 anni, potranno essere incentivati a contribuire al benessere di cittadini che vanno in pensione e 57)

La sfida è ambiziosa, di difficile realizzazione e a lungo termine, ma è bene cominciare a pensarci fin da subito in maniera concreta, lasciando da parte gli individualismi nazionali che, a lungo andare, potrebbero portare a gravi squilibri anche nei paesi che oggi vanno fieri del loro sistemi pensionistici e li difendono strenuamente e gelosamente.

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2. INDIVIDUI COME IMPRENDITORI

• La prospettiva di prezzi in caduta (deflazione) non incentivano certo l’attività produttiva.

• le eccessive tasse sul lavoro imposte ancor oggi in alcuni paesi, non aiutano • la produzione • l’occupazione

Con livelli di disoccupazione così alti la diminuzione delle tasse sul lavoro incentiverebbe la produzione e le assunzioni

Una tale manovra fiscale riattiverebbe l’economia ed il mercato del lavoro più che la riforma del lavoro stessa.

Il mancato gettito derivante dalle tasse verrebbe reintegrato dai “non più disoccupati”, tenendo contro che, sostanzialmente, chi non lavora non ha un reddito sul quale pagare le tasse.

Inoltre: 1) si disincentiverebbe il «lavoro nero» 2) diventerebbe più difficile evadere

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IL FONDAMENTALE RUOLO DELLO STATO

• Servono riforme strutturali che debbono necessariamente provenire dallo Stato. La Germania ha iniziato questo piano di riforme più di 10 anni fa ed il cambio al Governo avvenuto in itinere non ha bloccato il processo di crescita, cosa che in Italia invece non è avvenuta.

• A complicare le cose (creando altresì agli Stati un pericoloso alibi) sono i criteri di convergenza. Il Fiscal Compact prevede per i paesi europei con un rapporto debito/Pil superiore al 60% (quelli già più in difficoltà) l’obbligo di iniziare un processo di riduzione di questo rapporto fino alla soglia del 60% in un periodo massimo di 20 anni. Le «Golden Rules» non sono sufficienti a incentivare gli investimenti statali.

• In questo modo gli Stati Europei, che già nel 2011-2012 hanno dimostrato di non essere così inclini agli investimenti ma hanno preferito comprare buoni del tesoro, hanno ancor più le mani legate e non faranno altro che badare a far quadrare i conti mentre la situazione continua a ristagnare ed a precipitare sempre di più.

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COME RIMEDIARE A QUESTA SITUAZIONE?

• Alcuni economisti (prof. Sgodati del POLMI ma anche Varoufakis) auspicano un intervento diretto della BCE nell’operare investimenti diretti - c.d. «piano Merkel».

Tale provvedimento pare eccessivo, prematuro, non previsto attualmente dai trattati e comunque lontano dalle finalità proprie della BCE.

• la soluzione potrebbe essere quella di amplificare i poteri della Banca Europea per l’Investimento.

• L’idea di Varoufakis difficilmente sarà messa in pratica, per usare un eufemismo, ma forse potrebbe essere utilizzata come chiave di volta per potenziare un’altra proposta, il c.d. piano Juncker che già ora coinvolge la BEI.

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IL PIANO JUNCKER

• Il piano prevede la creazione di un Fondo Europeo per gli Investimenti strategici finanziato in parte dalla BEI ed in parte dai soldi del Budget Comunitario (rispettivamente 6 e 15 miliardi). Questi 21 miliardi previsti dal piano Juncker, attraverso un meccanismo di leve fiscali, dovrebbero raggiungere i 315.

per fare un paragone, gli USA immisero 700 miliardi sul mercato appena scoppiata la crisi

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IL PROBLEMA DEL BUDGET

• È proprio il Budget Comunitario il vero problema. La sua stima, nel 2015 è di 145 milioni di €pari ad un misero 1% del fatturato di tutti i paesi UE. Davvero troppo poco. Molto meno del budget di un singolo stato membro di modeste dimensioni.

• Serve un incentivo. Serve che il già limitato budget comunitario converga il più possibile verso l’obiettivo di risoluzione di questa crisi economica.

• Nella speranza di poter aumentare al più presto questo misero 1%, lo sforzo dovrà essere quello di individuare meno obiettivi, ma finanziarli al massimo delle possibilità che oggi il budget comunitario mette a disposizione.

• Se il sistema è quello delle leve fiscali, ciò significa che l’importo di partenza ricopre un’importanza primaria al fine di rendere questi finanziamenti consistenti ed efficaci.

• Più la cifra di base è elevata, maggiore sarà l’impatto di queste leve fiscali sull’ammontare finale.

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COME EVITARE CHE LE RISORSE VENGANO DISSIPATE O NON RISULTINO

EFFICACI• Attraverso il potenziamento della Banca Europea degli investimenti.

• Essa dovrebbe trasformarsi in un’entità ibrida,

• Una sorta di nuovo DG Development (vi è già presso la CE) all’interno dell’Unione.

• Essa dovrebbe essere potenziata con il reclutamento di funzionari di ciascun paese che ne studino le necessità ed i punti critici.

• Attraverso criteri di ripartizione studiati ad hoc, indirizzerebbe direttamente gli investimenti su tutto il territorio europeo, dando vita a grandi opere, studiate appositamente da individui che conoscono molto bene la situazione di ciascun paese europeo (i funzionari appunto) e le relative esigenze

• rigido vincolo di destinazione dei fondi ed una rete di controlli, scadenze e sanzioni altrettanto rigide.

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LOGICA DEI FONDI STRUTTURALI RIBALTATA

• In questo caso non dovrebbe più essere lo Stato ad individuare le priorità, ma è la stessa Unione che sulla base di studi accurati indirizza politiche di rilancio basate sulla realizzazione di grandi opere pubbliche per ciascun paese.

• Tale sistema agirebbe parallelamente a quello dei fondi strutturali*, perfezionandolo a sua volta.

*ricordiamo che uno dei più grandi difetti della disciplina dei fondi strutturali è il mancato completo accesso ad essi o, peggio, come nel caso dell’Italia, l’accesso tardivo e frammentato, che non crea effetti ad impatto significativo.

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CONCLUDENDO…• Sono ben consapevole delle difficoltà sul piano politico di due proposte del genere.

• Una partita quasi proibitiva che si giocherebbe sul terreno della sovranità nazionaleda un lato e su quello dei princìpi di attribuzione e sussidiarietà dall’altro oltre che sui vincoli stabiliti dai trattati ma…

…se vogliamo uscire da questa crisi senza precedenti, dovremo anche essere disposti ad adottare misure ed a prendere decisioni, senza precedenti.

Grazie

Andrea Mangia