Presentazione della Mostra al Museo Archeologico …...L’arte greca in mostra al Museo...

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Presentazione della Mostra Donatella Mureddu Dal 2 febbraio il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari ospita 11 pre- gevoli opere dell’arte greca, nell’am- bito di una mostra itinerante organiz- zata dal MIBAC in cinque sedi museali italiane distribuite tra il Nord, il centro e il Sud ( la mostra è già stata a Roma e Torino e, dopo Cagliari, andrà a Ferrara e Reggio Calabria). L’iniziativa è nata da un accordo sot- toscritto dal Ministro Rutelli con il Direttore del Museum of Fine Arts di Boston che, dopo una lunga tratta- tiva, ha restituito all’Italia un lotto di reperti archeologici rubati, giunti a Boston attraverso i canali del com- mercio clandestino. Prima di essere consegnati ai musei delle località italiane di provenienza i reperti giungono in visita anche a Cagliari, dove, visto il successo del- l’iniziativa, resteranno fino alla fine di marzo. Sono vasi di diverse forme e di grandi dimensioni, magistralmente decorati con raffigurazioni di episodi tratti dal repertorio mitologico del mondo greco. Di produzione attica e del- l’Italia meridionale (Puglia e Lucania), provengono dai corredi funebri di ric- chi personaggi, vissuti in Etruria e nella Magna Graecia in un’epoca compresa tra il VI ed il IV sec. a.C. Arrivati insieme alle vetrine, proget- tate appositamente per l’esposi- zione, sono ospitati, ora, al quarto piano del Museo Archeologico Na- zionale di Cagliari. Dopo la festa delle inaugurazioni e delle conferenze, ora, finalmente, è il momento di godersi con calma il dia- logo silenzioso tra i grandi e colorati vasi greci e le argille poveramente decorate dei reperti fenici e punici collocati nelle vetrine dirimpettaie, provenienti dalle tombe di ricchi per- sonaggi vissuti nella città di Tharros (S. Giovanni di Sinis OR) in un’epoca compresa tra il VI ed il IV sec. a. C. E riflettere sull’attualità dei contrasti tra culture diverse. L’arte greca in mostra al Museo Archeologico di Cagliari Donatella Mureddu e Carlo Tronchetti Mostra itinerante ARCHEOLOGIA IN FESTA Cagliari Museo Archeologico Nazionale Cittadella dei Musei Piazza Arsenale Dal 9 febbraio al 31 marzo 2007 Torino Museo di Antichità 1 - 31 Dicembre 2006 Ferrara Museo Archeologico Nazionale 5 Gennaio - 4 Febbraio 2007 Cagliari Museo Archeologico Nazionale 9 Febbraio - 31 Marzo 2007 Reggio Calabria Museo Archeologico Nazionale della Magnia Grecia Cagliari, Museo Archeologico. Vetrina dei vasi attici già nel Museum of Fine Arts di Boston. 41 A ARTE/ RCHITETTURA/AMBIENTE

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Presentazione della MostraDonatella Mureddu

Dal 2 febbraio il Museo ArcheologicoNazionale di Cagliari ospita 11 pre-gevoli opere dell’arte greca, nell’am-bito di una mostra itinerante organiz-zata dal MIBAC in cinque sedimuseali italiane distribuite tra il Nord,il centro e il Sud ( la mostra è già stataa Roma e Torino e, dopo Cagliari,andrà a Ferrara e Reggio Calabria).L’iniziativa è nata da un accordo sot-toscritto dal Ministro Rutelli con ilDirettore del Museum of Fine Arts diBoston che, dopo una lunga tratta-tiva, ha restituito all’Italia un lotto direperti archeologici rubati, giunti aBoston attraverso i canali del com-mercio clandestino. Prima di essere consegnati ai museidelle località italiane di provenienza ireperti giungono in visita anche aCagliari, dove, visto il successo del-l’iniziativa, resteranno fino alla fine dimarzo.Sono vasi di diverse forme e di grandi

dimensioni, magistralmente decoraticon raffigurazioni di episodi tratti dalrepertorio mitologico del mondogreco. Di produzione attica e del-l’Italia meridionale (Puglia e Lucania),provengono dai corredi funebri di ric-chi personaggi, vissuti in Etruria enella Magna Graecia in un’epocacompresa tra il VI ed il IV sec. a.C.Arrivati insieme alle vetrine, proget-tate appositamente per l’esposi-zione, sono ospitati, ora, al quartopiano del Museo Archeologico Na-zionale di Cagliari. Dopo la festa delle inaugurazioni edelle conferenze, ora, finalmente, è ilmomento di godersi con calma il dia-logo silenzioso tra i grandi e colorativasi greci e le argille poveramentedecorate dei reperti fenici e punicicollocati nelle vetrine dirimpettaie,provenienti dalle tombe di ricchi per-sonaggi vissuti nella città di Tharros(S. Giovanni di Sinis OR) in un’epocacompresa tra il VI ed il IV sec. a. C. Eriflettere sull’attualità dei contrasti traculture diverse.

L’arte greca in mostra al Museo Archeologico di CagliariDonatella Mureddu e Carlo Tronchetti

Mostra itineranteARCHEOLOGIA IN FESTA

CagliariMuseo Archeologico NazionaleCittadella dei MuseiPiazza ArsenaleDal 9 febbraio al 31 marzo 2007

TorinoMuseo di Antichità1 - 31 Dicembre 2006

FerraraMuseo Archeologico Nazionale5 Gennaio - 4 Febbraio 2007

CagliariMuseo Archeologico Nazionale9 Febbraio - 31 Marzo 2007

Reggio CalabriaMuseo Archeologico Nazionaledella Magnia Grecia

Cagliari, Museo Archeologico. Vetrina dei vasi attici giànel Museum of Fine Arts di Boston.

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ateniesi, che rappresentano, nei loromigliori esemplari, uno dei vertici del-la produzione artigianale artisticaellenica.Si tratta di vasi decorati sia a figurenere che a figure rosse, dovendosiquesta distinzione ad un mutamentonella tecnologia di cottura del vasel-lame che iniziò negli ultimi due de-cenni del VI sec. a.C.; per un certoperiodo le due tecniche convisserol’una a fianco dell’altra, poi quella afigure rosse, più duttile nel delineare idettagli delle figure, prese definiti-vamente il sopravvento.Questi vasi attici a figure nere e rosseerano un bene di lusso che circolavain tutto il Mediterraneo ed altrove,trovando un mercato molto fiorente,oltre che nelle colonie greche dell’Ita-lia meridionale e della Sicilia, sopra-tutto in Etruria. Le scene raffigurate sui vasi eranovettori presso gli Etruschi dei mitiellenici e dell’ideologia che sottoin-tendevano, che, specialmente du-rante il VI secolo ed i primi decennidel V, ci riporta all’ideologia aristo-cratica di guerrieri che praticano leattività proprie del loro ceto: laguerra, ma anche la caccia ed il ban-chetto.Iniziamo con una hydria a figure nereattribuita alla cerchia del Pittore diAntimenes (520 c. a.C.). L’hydria eraun vaso utilizzato per versare l’acquache veniva mescolata al vino nel cra-tere (altra forma che vedremo trapoco) sulle mense. Questa è ricca-mente decorata con una grande sce-na sul corpo, inquadrata in basso dauna fascia in cui si vedono animali e,centralmente, il gruppo di due leoniche atterrano un cervo. La scenaprincipale rappresenta quattro cava-lieri barbari, riconoscibili verosimil-mente come Traci dal caratteristicocappello appuntito e dai pantaloni.Sulla spalla del vaso, sopra la scenadescritta, si ha una piccola rappre-sentazione della partenza di un guer-riero sul carro.Di notevolissimo interesse è la le-

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Il recupero dei vasi illecitamente tra-sferiti al Museum of Fine Arts diBoston segna un importante punto dinon ritorno dei rapporti Italia-USA inquesto settore. I Beni Culturali di unpaese, di una nazione, possono edebbono circolare, devono poteressere visti e ammirati da quante piùpersone possibile, ma esistono le for-me legittime e legali per realizzarlo.Il prestito di reperti archeologici ita-liani al Museo di Boston per mostretemporanee, attualmente in atto

Hydria attica a figure nere attribuita alla cerchia del Pittore di Antimenes (VI sec. a. C.) con quattro cavalieri barbari.

(quasi a compensazione della restitu-zione dei vasi là pervenuti in modoillegale), ne è un chiarissimo esempio.Ma tornando agli oggetti che sono iprotagonisti della Mostra, vediamo diinquadrarli nel loro contesto storico,culturale ed artistico, per cercaredi comprendere il loro interesse, chesupera quello meramente occasio-nale (anche se fondamentale) delritorno in Italia.Si tratta di una piccola collezione diceramiche prodotte a Atene ed inMagna Grecia, esattamente sei vasiattici e cinque magno-greci.Andando in ordine cronologico par-tiamo delle produzioni ceramiche

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kythos (vaso per olio profumato) chereca sul fondo bianco del corpo laraffigurazione di Eracle che uccide gliuccelli carnivori che infestavano illago Stinfalo, assieme al nipote Iolao.Al centro l’eroe ed il nipote colpi-scono i volatili, che occupano tutto ilrestante spazio della scena, assiemea scritte, che curiosamente sono

senza significato. Il decoratore delvaso, il Pittore di Diosphos (di cui unvaso è stato rinvenuto alla finedell’800 in una tomba di Nora ed èattualmente esposto nel Museo Ar-cheologico Nazionale di Cagliari),evidentemente sapeva che l’oggettoera destinato ad un pubblico nongreco e le ‘scritte’ con lettere grecheerano una sorta di ‘segno’ che indi-cava la provenienza esotica delpezzo, fabbricato verso il 490 a.C..Un’altra lekythos, stavolta a figurerosse di grandi ed inusuali dimen-sioni, dei primi decenni del V secolo,ci riporta una interessante scena delciclo troiano. Agamennone, capodell’esercito Acheo, al suo ritorno inpatria fu ucciso da Egisto, amantedella moglie Clitennestra. In seguitoOreste, figlio di Agamennone ven-dicò il padre uccidendo a sua voltaEgisto.Praticamente una truce storia diamore, tradimento e morte che oggifinirebbe in una fiction televisiva eche allora ha prodotto la trilogia diEschilo, uno dei capolavori assolutidel teatro di tutti i tempi.In questa scena vediamo uno deimomenti cruciali della storia, conOreste che trafigge Egisto, mentreClitennestra viene fermata quandoaccorre in aiuto dell’amante bran-dendo una doppia ascia. Troveremoancora riferimenti ai miti troiani sualtri vasi, stavolta prodotti in Italia.Il pezzo forse più bello è la kalpis(altro vaso per contenere acqua) delPittore di Berlino, databile verso il480 a.C. Il decoratore è uno deimassimi artisti delle figure rosse edanche in questo vaso, che non ècertamente tra i suoi capolavori ma èdi un eccellente livello medio,esplica le sue caratteristiche di gran-de senso della composizione e resaformale delle figure che si stagliano inimponente dimensione sulla super-ficie del vaso scandendone lo spa-zio. È raffigurata una scena di sa-crificio compiuto da Apollo alla pre-senza della sorella Artemide, dellaCagliari, Museo Archeologico. Vetrina dei vasi magno-greci già nel Museum of Fine Arts di Boston.

Kalpis attica a figure rosse, Pittore di Berlino 485 a.C.

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madre Latone e di Ermes. Tutte que-ste divinità sono identificate dascritte che indicano i nomi.Di minore qualità sono i restanti duevasi attici. Il grande cratere presentadue raffigurazioni di genere: da unlato cacciatori traci e dall’altro deigiovani ammantati in conversazione.La pelike, vaso per liquidi a duemanici a forma panciuta è più inte-ressante per la raffigurazione di unmito abbstanza insolito, quello diFineo che, per aver offeso alcunedivinità, ebbe come pena quella cheogni volta che si sedeva a tavola, leArpie gli defecavano sulla mensa. La scena rappresenta appunto Fineoseduto a tavola affiancato da dueArpie, raffigurate come uomini bar-bati vestiti con ricchi abiti di tipoorientale.Assai diversi sono i vasi prodotti nellaMagna Grecia. Nell’Italia meridionalei Greci fondarono una serie di coloniein cui la gente greca si unì alle popo-lazioni indigene, elaborando un tipodi cultura che riprendeva da en-trambe le parti. Così nel corso del V secolo a.C. cera-misti ateniesi si trasferirono nellecolonie italiote e siceliote e dettero ilvia ad una fiorentissima produzioneche, partendo dalle caratteristichestilistiche e formali attiche, si adat-tava a forme di vasi prettamentelocali e rielaborava le decorazionisecondo la nuova mentalità e lerichieste di quelli che adesso chia-meremmo i fruitori. Richieste cheerano rivolte in massima prevalenzaad un uso funerario dei vasi, uso checomportava anche la celebrazionedel defunto attraverso la grandezzaed importanza del vaso stesso ed ilsignificato delle figurazioni riferite amiti e credenze riportabili all’oltre-tomba. Una lunga serie di scene trae origineanche dalle coeve tragedie rappre-sentate in Atene, note e diffuse intutto il mondo ellenico ed ellenizzato;spesso questi vasi sono prezioseillustrazione di opere teatrali di cui ci

rimane solo il titolo ed un sommariodel contenuto.Anche solo da una prima occhiata sipossono distinguere facilmente i vasiattici da quelli magno-greci.Quest’ultimi sono caratterizzati daforme barocche, spesso di grandidimensioni, molto elaborate e rico-perte da una decorazione ricca chepotremmo definire senz’altro sovrab-bondante.Ne è un esempio palese la grandeanfora, chiamata loutrophoros, delPittore del Sakkos Bianco, databiletra il 320 ed il 310 a.C. La loutropho-ros era un vaso particolare destinatoai matrimoni ed alla sepoltura di chimoriva non sposato. Si osservi la fat-tura delle due anse, sottili ed artico-late, e la decorazione ricca non solodi motivi ma anche di colori, con ilrosso, il bianco ed il dorato che sistendono su tutta la superficie delvaso. Assieme a scene generiche digiovani e donne dinanzi a monumen-tini funerari, si ha la raffigurazione delmito di Pelope (antenato di Agamen-none): la scena raffigura la corsa dicarri in cui Pelope sconfigge Eno-mao, il padre della sua futura sposa.Ancora legata alla saga che sfoceràpoi nella guerra di Troia è una dellescene sull’anfora attribuita al Pittoredi Dario, una delle insigni personalitàdella ceramica apula del IV sec. a.C.Qui si vede l’uccisione di Atreo, ilpadre di Agamennone, da parte delnipote.Particolari sono poi i due vasi del Pit-tore di Amikos, la figura principalefra i ceramisti che operarono in Luca-nia. La forma è prettamente locale: lanestoris o trozzella, dalle alte ansecon appendici plastiche.I vasi appartengono ad una decora-zione di media qualità, molto decora-tivi ma privi di slanci originali. Le rap-presentazioni sono infatti di genere,con figure di giovani, donne e divinitàin conversazione su uno, mentre l’al-tro presenta da un lato l’immagine diuna fanciulla che porge la spada adun guerriero, che il tipo di armamento

Nestoris lucana attribuita al Pittore di Amykos (V sec. a.C.) con un guerriero e una fanciulla.

Loutrophoros apula attribuita al Pittore del SakkosBianco (IV sec. a. C.), raffigurante Pelope e Ippodamia.

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fa riconoscere come dell’Italia me-ridionale; sull’altro lato una scenadionisiaca: una menade inseguita daun satiro.Dopo questa sovrabbondanza deco-rativa è quasi un riposo osservare ilcratere a campana dei primi decennidel IV secolo, in cui le parti accesso-rie sono ridotte al minimo e le scenefigurate sono composte da pochefigure. Ancora un mito ci riporta a Troia:Achille che tende l’agguato mortaleal più giovane figlio di Priamo, Troilo.L’altro lato ha una consueta scena di

giovani ammantati. Al di là del livelloqualitativo di questi oggetti, checomunque, per alcuni di essi, è fran-camente buono, quale è l’interesseche i vasi descritti rivestono, sia ingenerale che in particolare in Sarde-gna? Dal punto di vista generale non pos-siamo che riferirci a quanto dettoall’inizio, e cioè sulla felice novità del-l’atteggiamento dei Musei statuni-tensi, che riconoscono gli errori dellaloro politica di acquisizione ad ognicondizione di oggetti antichi. E se i vasi attici potevano provenireda diverse zone del Mediterraneo, equindi anche da paesi in cui la legi-slazione consentiva l’esportazione(ma le indagini del Comando Carabi-nieri per la Tutela del Patrimonio Sto-rico e Artistico sono state stringenti esenza possibilità di dubbio), per i vasimagno-greci non sussistono assolu-tamente dubbi sulla loro provenienzadal territorio italiano, in quanto sap-piamo che non sono mai stati og-getto di commercio antico al di fuoridella penisola, se non in misura asso-lutamente episodica.Per quanto riguarda l’interesse per laSardegna, questo si trova senzadubbio nel fatto che i vasi attici figu-rati, ed a maggior ragione quellimagno-greci per quanto detto sopra,in Sardegna sono pochissimi e diqualità francamente non elevata.Questo perchè la diffusione di taliceramiche avviene quando l’isola èinteressata dalla presenza delle colo-nie fenicie e successivamente daldominio cartaginese; entrambi i po-poli hanno un interesse modestis-simo, per non dire completamenteassente, nei riguardi della decora-zione figurata che invece, comevisto, è uno degli elementi di maggiorrilevanza del vasellame attico a figurenere e rosse. Per tale motivo non si ha nell’isola uncommercio di questi vasi e la Mostraoffre quindi l’occasione per vedereda vicino alcuni esemplari dellagrande ceramica greca figurata.

Lekythos attica a figure nere del Pittore di Diosphos (V sec. a. C.). Si scorge il racconto di una fatica di Ercole, rappresen-tato nell’atto di spaventare uccelli voraci e chiassosi che devastavano i campi e tormentavano gli uomini.