Premio Mascagni, la Wegaplast

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•• 9 BOLOGNA ECONOMIA MARTEDÌ 17 APRILE 2012 I NUMERI 19,7 142 MILIONI È il fatturato in euro del 2011, in crescita costante rispetto al 2009 e al 2010. Il 70 per cento viene dall’estero DIPENDENTI Lavorano nello stabilimento di Toscanella di Dozza che occupa 25mila metri quadrati dopo diversi ampliamenti di MARCO GIRELLA COSTRETTI a cambiare, adattandosi ai mercati e ai clienti, producendo per settori diversissimi tra loro come lo sono l’arredamento, l’elettronica, l’automotive e l’informatica. Costretti a inventarsi continuamente qualcosa di nuovo, men- tre intorno cambiano il mondo, il modo di fare i prodotti, il modo di fare indu- stria. È la dura vita dei terzisti, cioè delle aziende che lavorano per altre grandi aziende.Unavitacheperòpuòesserean- chelunga,prosperosaepienadisoddisfa- zioni. Tanto da riuscire a inventarsene un’altra, da protagonisti, che si appoggi sumattoni,pardon,tegolenuove.Èlavi- ta della Wegaplast, stabilimento in quel di Toscanella di Dozza, appoggiato alla via Emilia come tanta parte dell’indu- stria emiliana e romagnola. Una vita che racconta Carlo Stancari, direttore genera- le dell’azienda. Dove è arrivato, circa, quarant’anni fa. Ingegnere, una persona come lei, che non cambia mai lavoro in tutta lavita,nonèconsideratatantofles- sibile. «Pensarechenel1972entrainellaWega- plast mentre c’erano ancora i due soci fondatori. Dopo sei mesi uno decise di andare in pensione e sei mesi dopo l’al- tro morì. Mi ritrovai da solo a gestire l’azienda e a rispondere agli azionisti». A quel punto, chi erano? «Per quarant’anni la figura di riferimen- to è stato l’ingegner Giulio Ponzellini. Adesso il presidente è suo figlio Alber- to». Semplificando molto, la Wegaplast produce pezzi di plastica per conto terzi. Come si fa, esattamente? «Viene un cliente e ci dice, per esempio: vorreiquestopezzodamontaresuunfor- noelettrico.Cimostraildisegno.Noigli diciamo quanto costerebbe produrlo». Se costa troppo non lo fa? «Prima confronta la nostra offerta con quelle dei cinesi, polacchi e altri concor- renti». E sceglie chi costa meno? «Diciamo che il cliente, di solito, vuole anche qualità, servizi, assistenza tecnica e puntualità ma il prezzo conta più di qualsiasi altra cosa». Va bene. Sceglie voi. Poi che succe- de? «Serveunostampodiacciaioincuiiniet- tare la plastica per produrre il pezzo spe- cifico. Progettiamo e realizziamo lo stampo che resta proprietà del cliente. Poi gli forniamo i particolari stampati se- condo i suoi programmi e le sue necessi- tà». Per quante soddisfazioni ricaviate, però, dipendete sempre dal merca- to, e dalle scelte, di qualcun altro. «Ci sono situazioni che subiamo. Nel 2008 la crisi ci ha colpito duramente: a metà novembre all’improvviso sono spa- riti tutti gli ordini. E il 70 per cento del nostro fatturato è rivolto verso l’estero». Però siete tornati presto a crescere. «Certo. Comunque, in passato abbiamo fatto diversi tentativi di realizzare pro- dotti nostri. E’ il modo giusto per non subire sempre il mercato. Una volta pro- gettammo un seggiolino da stadio». Andò bene? «No, però ci fece entrare in contatto con un’azienda che ci permise di arredare sei stadi del mondiale di calcio del ‘90». C’avete riprovato? «Adesso abbiamo realizzato una tegola fotovoltaica in plastica. Ci abbiamo lavo- rato due anni e l’abbiamo brevettata». Però la plastica non è il cotto. «Infatti: è meglio. La posa è più sempli- ce e funzionale, il colore e l’aspetto sono identici, la resistenza è garantita vent’an- ni, e sotto il profilo estetico il risultato è molto migliore di quello che si ottiene mettendo un pannello fotovoltaico su un tetto di cotto». Ci credete parecchio. «A parte gli aspetti funzionali, ci sono quelli economici ed estetici. Le nostre te- gole sono un insieme di prodotti diversi — pannelli fotovoltaici, plastiche e allu- minio — e tecnologie diverse. Sono idea- li per i tetti dei centri storici, e garanti- scono un incentivo molto più alto rispet- to ai semplici pannelli». Il vostro futuro è altrove. «Nonabbandoniamo certo il nostro busi- ness principale. Ma cerchiamo di caval- care il mercato e le incertezze con le idee e le tecnologie». Per vedere la videointervista a Carlo Stancari e le immagini dell’azienda vai all’indirizzo: VAI SUL NOSTRO PORTALE www.ilrestodelcarlino.it/bologna «Per resistere ai mercati ci vogliono tegole di plastica» Carlo Stancari racconta la storia della Wegaplast di Dozza INNOVAZIONE Carlo Stancari in azienda. In alto, stampi d’acciaio WEGAPLAST ha un’espe- rienza di quasi 60 anni nella progettazione e nello stam- paggiopercontoterzidicom- ponenti in plastica. La storia è cominciata nel 1952, a Imo- la,conlaproduzionediartico- li per Cognetex, Sacmi, Curti e Castelli (come la famosa se- dia pieghevole Plia, prodotta in più di 5 milioni di pezzi e tutt’ora in produzione dopo quarant’anni di vita), prose- guita poi nel settore informa- tico, con aziende del calibro di Philips, Ibm, e Olivetti, e, dalla fine degli anni Ottanta, con la produzione di compo- nentiautoperifornitoridica- seautomobilistiche come Fer- rari, Maserati, Fiat, Nissan, Opel e Smart, settore d’attivi- tà che oggi realizza il 65 per cento dei circa 20 milioni di fatturato annuo. ULTIMAMENTE l’azien- da ha affiancato alla produzio- ne conto terzi un percorso al- ternativo, con prodotti ideati, brevettati e realizzati in pro- prio, sfruttando le tecnologie messe a punto in sessant’anni di esperienza. L’orientamen- to è andato nella direzione del mercato delle energie al- ternative e in particolare ver- so il settore fotovoltaico per dare una risposta intelligen- te, in termini di impatto am- bientale, ai privati e a chi abi- ta nei centri storici. Così sono nate le tegole fotovoltaiche Wegalux. L’AZIENDA, con sede a To- scanella di Dozza, impiega at- tualmente 142 dipendenti ed occupa un’area pari a 25 mila metri quadrati. Il fatturato de- gliultimitreannièprogressi- vamente aumentato, fino ad arrivare ai quasi 20 milioni di euro dell’anno 2011. Il 70 per cento del fatturato è generato dai mercati esteri, principal- mente paesi europei come Germania, Polonia, Francia e Spagna. L’AZIENDA Una vocazione industriale tra informatica e automobili L’IDEA «Siamo terzisti percase importanti ma volevamo un prodotto nostro per non subire i problemi degli altri»

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Intervista a Carlo Stancari

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••9BOLOGNAECONOMIAMARTEDÌ 17 APRILE 2012

I NUMERI

19,7 142MILIONI

È il fatturato in euro del 2011,in crescita costante rispettoal 2009 e al 2010. Il 70 percento viene dall’estero

DIPENDENTI

Lavorano nello stabilimento diToscanella di Dozza cheoccupa 25mila metri quadratidopo diversi ampliamenti

di MARCO GIRELLA

COSTRETTI a cambiare, adattandosiai mercati e ai clienti, producendo persettori diversissimi tra loro come lo sonol’arredamento, l’elettronica, l’automotivee l’informatica. Costretti a inventarsicontinuamente qualcosa di nuovo, men-tre intorno cambiano il mondo, il mododi fare i prodotti, il modo di fare indu-stria. È la dura vita dei terzisti, cioè delleaziende che lavorano per altre grandiaziende. Una vita che però può essere an-che lunga, prosperosa e piena di soddisfa-zioni. Tanto da riuscire a inventarseneun’altra, da protagonisti, che si appoggisu mattoni, pardon, tegole nuove. È la vi-ta della Wegaplast, stabilimento in queldi Toscanella di Dozza, appoggiato allavia Emilia come tanta parte dell’indu-stria emiliana e romagnola. Una vita cheracconta Carlo Stancari, direttore genera-le dell’azienda. Dove è arrivato, circa,quarant’anni fa.

Ingegnere, una persona come lei,che non cambia mai lavoro in tuttalavita, nonè considerata tanto fles-sibile.

«Pensare che nel 1972 entrai nella Wega-plast mentre c’erano ancora i due socifondatori. Dopo sei mesi uno decise diandare in pensione e sei mesi dopo l’al-tro morì. Mi ritrovai da solo a gestirel’azienda e a rispondere agli azionisti».

A quel punto, chi erano?«Per quarant’anni la figura di riferimen-to è stato l’ingegner Giulio Ponzellini.Adesso il presidente è suo figlio Alber-to».

Semplificando molto, la Wegaplastproduce pezzi di plastica per contoterzi. Come si fa, esattamente?

«Viene un cliente e ci dice, per esempio:vorrei questo pezzo da montare su un for-no elettrico. Ci mostra il disegno. Noi glidiciamo quanto costerebbe produrlo».

Se costa troppo non lo fa?«Prima confronta la nostra offerta conquelle dei cinesi, polacchi e altri concor-renti».

E sceglie chi costa meno?«Diciamo che il cliente, di solito, vuoleanche qualità, servizi, assistenza tecnica

e puntualità ma il prezzo conta più diqualsiasi altra cosa».

Va bene. Sceglie voi. Poi che succe-de?

«Serve uno stampo di acciaio in cui iniet-tare la plastica per produrre il pezzo spe-cifico. Progettiamo e realizziamo lostampo che resta proprietà del cliente.Poi gli forniamo i particolari stampati se-condo i suoi programmi e le sue necessi-tà».

Per quante soddisfazioni ricaviate,però, dipendete sempre dal merca-to, e dalle scelte, di qualcun altro.

«Ci sono situazioni che subiamo. Nel2008 la crisi ci ha colpito duramente: ametà novembre all’improvviso sono spa-riti tutti gli ordini. E il 70 per cento delnostro fatturato è rivolto verso l’estero».

Però siete tornati presto a crescere.«Certo. Comunque, in passato abbiamofatto diversi tentativi di realizzare pro-dotti nostri. E’ il modo giusto per non

subire sempre il mercato. Una volta pro-gettammo un seggiolino da stadio».

Andò bene?«No, però ci fece entrare in contatto conun’azienda che ci permise di arredare seistadi del mondiale di calcio del ‘90».

C’avete riprovato?«Adesso abbiamo realizzato una tegolafotovoltaica in plastica. Ci abbiamo lavo-rato due anni e l’abbiamo brevettata».

Però la plastica non è il cotto.«Infatti: è meglio. La posa è più sempli-ce e funzionale, il colore e l’aspetto sonoidentici, la resistenza è garantita vent’an-ni, e sotto il profilo estetico il risultato èmolto migliore di quello che si ottienemettendo un pannello fotovoltaico suun tetto di cotto».

Ci credete parecchio.«A parte gli aspetti funzionali, ci sonoquelli economici ed estetici. Le nostre te-gole sono un insieme di prodotti diversi— pannelli fotovoltaici, plastiche e allu-minio — e tecnologie diverse. Sono idea-li per i tetti dei centri storici, e garanti-scono un incentivo molto più alto rispet-to ai semplici pannelli».

Il vostro futuro è altrove.«Non abbandoniamo certo il nostro busi-ness principale. Ma cerchiamo di caval-care il mercato e le incertezze con le ideee le tecnologie».

Per vedere la videointervistaa Carlo Stancari e le immaginidell’azienda vai all’indirizzo:

VAI SUL NOSTRO PORTALE

www.ilrestodelcarlino.it/bologna

«Per resistere ai mercatici vogliono tegole di plastica»

Carlo Stancari racconta la storia della Wegaplast di Dozza

INNOVAZIONECarlo Stancariin azienda. In alto,stampi d’acciaio

WEGAPLAST ha un’espe-rienza di quasi 60 anni nellaprogettazione e nello stam-paggio per conto terzi di com-ponenti in plastica. La storiaè cominciata nel 1952, a Imo-la, con la produzione di artico-li per Cognetex, Sacmi, Curtie Castelli (come la famosa se-dia pieghevole Plia, prodottain più di 5 milioni di pezzi etutt’ora in produzione dopoquarant’anni di vita), prose-guita poi nel settore informa-tico, con aziende del calibrodi Philips, Ibm, e Olivetti, e,dalla fine degli anni Ottanta,con la produzione di compo-nenti auto per i fornitori di ca-se automobilistiche come Fer-rari, Maserati, Fiat, Nissan,Opel e Smart, settore d’attivi-tà che oggi realizza il 65 percento dei circa 20 milioni difatturato annuo.

ULTIMAMENTE l’azien-da ha affiancato alla produzio-ne conto terzi un percorso al-ternativo, con prodotti ideati,brevettati e realizzati in pro-prio, sfruttando le tecnologiemesse a punto in sessant’annidi esperienza. L’orientamen-to è andato nella direzionedel mercato delle energie al-ternative e in particolare ver-so il settore fotovoltaico perdare una risposta intelligen-te, in termini di impatto am-bientale, ai privati e a chi abi-ta nei centri storici. Così sononate le tegole fotovoltaicheWegalux.

L’AZIENDA, con sede a To-scanella di Dozza, impiega at-tualmente 142 dipendenti edoccupa un’area pari a 25 milametri quadrati. Il fatturato de-gli ultimi tre anni è progressi-vamente aumentato, fino adarrivare ai quasi 20 milioni dieuro dell’anno 2011. Il 70 percento del fatturato è generatodai mercati esteri, principal-mente paesi europei comeGermania, Polonia, Francia eSpagna.

L’AZIENDA

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tra informaticae automobili

L’IDEA«Siamo terzisti per case importantima volevamo un prodotto nostroper non subire i problemi degli altri»