Premio Leandro Polverini 2011

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Premio Leandro Polverini 2011 Renzo Piccoli cantar de mi amor volume arancio

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RENZO PICCOLI, CANTAR DE MI AMOR, Sovera ed., Roma 2010, Pagg. 80, € 9,00 Renzo Piccoli è nato a Tribano (Padova) e vive a Bologna. Cantar de mi amor è una fra

numerose sue opere, in esergo della quale riporta la seguente citazione: “Faremo per te pendenti d’oro, con grani d’argento.” (da Cantico dei Cantici; 1,11). Salvatore Merra nella prefazione informa che la raccolta si aggiunge alla precedente con lo stesso titolo; e assicura che essa ha qualche punto in comune con il Pascoli, ma solo per l’aspetto sbarazzino del fanciullino. Il perno, intorno al quale ruota la sua poesia, è il sogno, l’amore, l’estasi, pur mantenendosi realistico e conferendo ai suoi versi il ritmo, appunto, della canzone.

Le poesie sono raggruppate in due sezioni: primo e secondo Interludio. Generalmente i versi sono raggruppati in strofe con rime, senza segni di interpunzione; il soggetto è quasi inavvertibile, si rivolge ad una seconda persona in modo conversevole. ‘Filastrocca’ è il titolo di apertura, una vera filastrocca per tenere il buonumore; il suo è l’invito a mostrarsi aperti alla allegria, propria dei fanciulli. Così si lascia trascinare dalla fantasia. “Se tu entri in casa mia/ tra pile di libri e confusione/ trovi la veste di Arlecchino/ e forse uno schizzo una canzone” (pag. 18).

Ribadisce che è inutile arrabbiarsi “il destino per ognuno è segnato/ tanto vale dir di sì all’allegria” (23); osserva la ‘Volubile Carlotta’ che brucia d’amore “senza saperlo”; giudica scaramucce i dispettucci fra innamorati, certo che poi metteranno da parte il broncio. In chiave scherzosa o ironica, ci ricorda l’esistenza dei precari novelli proletari.

Renzo Piccoli con Cantar de mi amor vede, osserva ‘dalla riva’, imbarcazioni e bagnanti, gabbiani e musica. Una sorta di visione delle cose che ci circondano, con accenni di frasi in spagnolo, Yo te quiero (ti amo). “Gira la giostra è una festa/ con ‘banderillas’ e rivoluzione/ son tanti di lame i mangiatori” (33). Nel suo cuore sono fusi tanta forza d’amore e tanta rabbia.

Denuncia lo sfruttamento di lavoratori per lucrosi guadagni, in particolare riferisce il caso di “Mary Anne Walkley, venti anni/ crestaia londinese lavorava/ in un rispettabilissimo laboratorio/ di corte sedici ore e mezzo al giorno” (37), morta per sovraccarico di lavoro a Londra, sotto il silenzio di poteri compiacenti, ciò accadeva già nel 1863, ed oggi continuano a manifestarsi forme di schiavitù. Si chiede, retoricamente, se forse bisogna interrogare le stelle per conoscere il futuro anche non molto lontano. Scrive una cantilena su ‘sette’ virtù, vizi, giorni della settimana, meraviglie, ecc. e con ‘Madrigale’ suggerisce l’idea che, fra tante persone, troviamo sempre qualcuno che ci assomiglia, anche nei pensieri; tutto sommato non siamo mai totalmente soli

Nel mutamento delle stagioni, anche in senso metaforico è “Settembre solo per prova/ una parola nuova/ un sussurro a fior di labbra” (49). Nel Poeta mi pare di scorgere una certa solitudine, l’assenza di qualcosa, l’insoddisfazione per le sorti dell’uomo moderno nonostante le aspettative farebbero sperare molto di meglio. Uno sguardo all’albero della cuccagna, l’allegria nel folclore dei paesi. Ci ricorda che “L’amore di un momento/ è menzogna mal pagata/ la sicura speranza è negata/ brucia e consuma il tormento” (59). Le feste con canzoni nei paesi o nelle città. Altrove asserisce aforisma “La pigrizia è una virtù/ in silenzio da coltivare/ per il resto c’è solo da aspettare.” (69). La vita tc è tutta una prova nel coacervo di cose e di accadimenti “Occhi, occhi/ e guardare a sazietà!/ Sensi, sensi/ e sentirti per pietà!” ultimi versi del libro.

“La mappa del percorso della poesia di Renzo Piccoli si muove da note essenziali per giungere ad effetti sonori dinamici e ci apre le porte di un mondo lirico ancora inesplorato laddove il cantar d’amore sceglie radici all’interno di strutture ritmiche di astratto rigore: come corde di un’arpa lievemente percossa, lasciano l’impronta di un’eco. Le metafore ricorrono in rime e ritmi iterati, stilemi funzionali come gesti, si aggregano a comporre un disegno che l’Autore sembra compiutamente rivelare.”*

Tito Cauchi

*Motivazione ottenuta al Premio Nazionale 2011, Poesia Edita Leandro Polverini - Anzio, all’assegnazione del 2° posto nella sezione poesia astratta. (NdA)

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