PREFAZIONE La Madonna della Cintura e la devozione ... · tradizione cristiana la Vergine fu...

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1 La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi Isaia 11, 5 PREFAZIONE La Madonna della Cintura e la devozione popolare di don Luigi Gloazzo Le ricorrenze hanno una funzione educativa molto importante: fanno memoria dell’evento che ha segnato la storia personale, familiare, pae- sana, parrocchiale e civile. Noi di Povoletto ricordiamo ogni anno il momento storico in cui è nata la devozione alla Madonna della Cintura, la traduzione popolare dell’invocazione biblica Madonna della Consola- zione. 290 anni fa, nel secolo del barocco e della differenziazione tra la religione erudita dei dotti e dei teologi e la devozione del popolo, le confraternite hanno dato alla gente semplice l’opportunità di associarsi e provvedere alle necessità spirituali e sociali. Esse svolgevano la fun- zione molto importante di mutua assistenza, del senso di appartenenza, di sintesi delle domande umane e spirituali fondamentali della comuni- tà di fede. Nel secolo dei Lumi, della netta separazione tra “dotti” e “ignoranti”, la Chiesa di popolo ha saputo esprimere il senso comunita- rio della vita di fede organizzando la vita quotidiana dei semplici fede- li, la maggior parte della gente, nelle attività devozionali e nella carità, risposta positiva ed efficace nei tempi di povertà, miseria e di esclusio- ne civile. In continuità con questa storia di fede, 90 anni fa la nostra comu- nità di San Clemente ha fatto scolpire e benedetto la statua della Ma- donna che portiamo solennemente in processione per le vie del paese. Il senso religioso che esprime in maniera concreta si fonda sul fatto che ci sentiamo famiglia di famiglie. Anche oggi ci stringiamo attorno alla Vergine Maria per trovare quella consolazione che la società anonima e le scelte politiche ed economiche riservano solo ai riusciti e ai vincenti. Continuiamo a far festa dopo l’impegno e la fatica del vivere quotidia- no, per attivare il dono della consolazione che il Signore Gesù ha impa- rato e vissuto nella sua famiglia da Maria e Giuseppe, piccolo resto di Israele fedele alle promesse affidate al popolo eletto. La consolazione

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La giustizia sarà fascia dei suoi lombi

e la fedeltà cintura dei suoi fianchi

Isaia 11, 5

PREFAZIONE

La Madonna della Cintura e la devozione popolare di don Luigi Gloazzo

Le ricorrenze hanno una funzione educativa molto importante: fanno memoria dell’evento che ha segnato la storia personale, familiare, pae-sana, parrocchiale e civile. Noi di Povoletto ricordiamo ogni anno il momento storico in cui è nata la devozione alla Madonna della Cintura, la traduzione popolare dell’invocazione biblica Madonna della Consola-zione.

290 anni fa, nel secolo del barocco e della differenziazione tra la religione erudita dei dotti e dei teologi e la devozione del popolo, le confraternite hanno dato alla gente semplice l’opportunità di associarsi e provvedere alle necessità spirituali e sociali. Esse svolgevano la fun-zione molto importante di mutua assistenza, del senso di appartenenza, di sintesi delle domande umane e spirituali fondamentali della comuni-tà di fede. Nel secolo dei Lumi, della netta separazione tra “dotti” e “ignoranti”, la Chiesa di popolo ha saputo esprimere il senso comunita-rio della vita di fede organizzando la vita quotidiana dei semplici fede-li, la maggior parte della gente, nelle attività devozionali e nella carità, risposta positiva ed efficace nei tempi di povertà, miseria e di esclusio-ne civile.

In continuità con questa storia di fede, 90 anni fa la nostra comu-nità di San Clemente ha fatto scolpire e benedetto la statua della Ma-donna che portiamo solennemente in processione per le vie del paese. Il senso religioso che esprime in maniera concreta si fonda sul fatto che ci sentiamo famiglia di famiglie. Anche oggi ci stringiamo attorno alla Vergine Maria per trovare quella consolazione che la società anonima e le scelte politiche ed economiche riservano solo ai riusciti e ai vincenti. Continuiamo a far festa dopo l’impegno e la fatica del vivere quotidia-no, per attivare il dono della consolazione che il Signore Gesù ha impa-rato e vissuto nella sua famiglia da Maria e Giuseppe, piccolo resto di Israele fedele alle promesse affidate al popolo eletto. La consolazione

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apre alla speranza che il Signore stabilirà quella giustizia che i potenti della terra non sanno attivare, quella vita buona per tutti che è il fonda-mento del Regno.

Queste due ricorrenze, che danno continuità con la fede delle ge-nerazioni passate ed esprimono nell’immagine della Vergine, appena restaurata, e nella Confraternita della Madonna della Cintura la vera ragione del “Perdon de Quarte di Avost”, regalino alla nostra Comuni-tà di San Clemente la freschezza, la gioia della fede e dell’annuncio del-la Buona Notizia alla generazione di oggi.

Povoletto 2016: la Madonna della Cintura in processione per le vie del paese.

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La cintura: simbologia e culto di Beatrice Picco

La cintura ha sempre avuto, sin dal paganesimo, un importante valore simbolico, soprattutto nel rito del matrimonio, indicando sotto-missione, ma anche dedizione e fedeltà. Per i Greci e i Romani, l'atto di slacciarsi la cintura significava sposarsi e Giunone Cinxia era la patrona dello slacciamento della cintura della sposa. Il legame con la fecondità traspare anche a livello semantico all'interno delle lingue romanze (incinta, enceinte).

In età classica a Efeso esisteva il culto della cintura magica, dona-ta da Ares, dio della guerra, a Ippolita, regina delle Amazzoni, come segno della sua sovranità. Fa riflettere a tale proposito come secondo la tradizione cristiana la Vergine fu assunta in cielo proprio a Efeso, luogo dove trascorse gli ultimi anni della sua vita e dove, secondo una leg-genda che non risulta avere però attestazioni certe, San Tommaso rice-vette il cinto celeste come prova della sua ascesa.

Per gli eremiti e i cristiani la cintura, richiamata dall'uso di pesan-ti catene, simboleggiava altresì la continenza e la castità poiché nella Bibbia le reni rappresentano la giustizia, la potenza e la forza. Allo stes-so tempo, tale accessorio, dividendo la parte superiore da quella infe-riore, è il segno del corretto abbigliamento e della moralità. Tale inter-pretazione si ritrova nella leggenda secondo la quale Santa Monica, ma-dre di Sant’Agostino, nella sua afflizione per la perdita del marito, si rivolse alla Madonna per trovare in lei conforto e per chiederle di cono-scere quale fosse stato il suo abbigliamento durante la vedovanza. La Madonna le apparve con un abito scuro, semplice, raccolto ai fianchi da una rozza cintura di cuoio. Se la slacciò porgendola a Santa Monica e raccomandandole di portarla sempre con sé per avere protezione e con-solazione.

È in un testo liturgico di San Massimo il Confessore (VI-VII seco-lo) che troviamo la prima notizia di una devozione alla cintura della Vergine in Oriente, confermata poi da San Germano di Costantinopoli nell'VIII secolo quando descrisse le reliquie conservate nella sua città e costituite dalle fasce di Gesù Bambino e dalla cintura di Maria. Per la Chiesa d'Oriente la festa della riposizione della cintura fu fissata al 31 agosto e alla reliquia era attribuita la capacità di difendere la città.

A Occidente il culto trovò conferma il 14 agosto 1439, quando a

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Bologna avvenne la fondazione della Confraternita dei Cinturati, che eb-be in seguito ampia diffusione in Italia e in Europa. Tale congregazione iniziò a diffondere l'uso delle cinture benedette per scongiurare pericoli durante i lunghi viaggi e per essere appese al letto con l'obiettivo di al-lontanare gli incubi notturni. Tuttavia era in occasione del parto che rivestiva un ruolo molto particolare: un pezzo di cinta posizionato sul ventre durante il travaglio aiutava a portare a buon termine la gravi-danza.

La celebrazione della festa liturgica a partire dal 1575 fu fissata nella prima domenica di Avvento, ma in seguito fu spostata alla prima domenica dopo Sant’Agostino (28 agosto), nonostante in Friuli la festa si collochi tra il 15 agosto e la prima settimana di settembre.

Nella nostra regione, la maggiore devozione si ebbe nell'area del Medio Friuli, soprattutto nella provincia udinese, dove il periodo di costituzione delle confraternite ricoprì gli anni tra la prima metà del XVII secolo e la fine del XVIII. Tra le più antiche confraternite vi sono: San Daniele, Ciconicco, Oleis, Porcia, Annone Veneto e Sappada, men-tre risalgono alla prima metà del Settecento: Reana, Galleriano, Rago-gna, Cividale, Povoletto, Silvella, Pozzo, Vito d'Asio, Tolmezzo, Ene-monzo e Flumignano. Tuttavia la diffusione è più ampia e coinvolge le seguenti comunità: Pers, Rivolto, Colloredo di Monte Albano, Cassacco, Interneppo, Monteprato, Ramandolo, Clauiano, Latisana, Nogaredo di Prato, Paradiso, Pordenone, Teor, Carpacco, Sezza, Salino, Vernasso, Coderno, San Odorico, Segnacco, Sequals, Stella, Fusea, Cassacco, Pas-sons, Basaldella, Risano, Pozzuolo del Friuli, Nogaredo di Prato, Vale-riano e Varmo.

Il Leone di San Marco campeggia sulle pagine dei primi registri contabili della Confraternita.

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L’origine della “Quarte d’Avost” di Povoletto di Luigino Merluzzi

La data della “quarta d’agosto” come festa della Madonna della Cintura a Povoletto è dovuta ad un caso fortuito. Correva l’anno del Signore 1727 e il parroco del tempo, don Giacomo Braida, aveva tutte le domeniche del mese impegnate: la prima con la confraternita del Santo Rosario, la seconda era occupato a Magredis, nella terza era richiesto dalla confraternita del Santissimo Sacramento, rimaneva disponibile per la confraternita della Madonna della Cintura solo la quarta domeni-ca. La devozione alla Madonna della Cintura a Povoletto era, però, pre-esistente alla data della regolare istituzione della Veneranda Confraterni-ta, il 6 aprile 1727.

La confraterni ta era un’associazione volontaria con lo scopo di favorire la devozione di qualche santo o di qualche pratica religiosa, assicurando vantaggi spirituali per gli iscritti. Si poteva diventare socio normale della confraternita con meno di 45 an-ni, pagando una lira di tessera e sottoponendosi alla cerca delle bia-de, cioè del formento, sigala, sorgo turco, lenti, siligine, altro. C’erano anche i soci sostenitori che paga-vano un livello. Il livello si può sommariamente paragonare a una specie di affitto, contratto con regolare atto notarile, che spazia-va su svariati beni. Ne erano og-getto i possedimenti derivanti da lasciti fondiari, quelli dati dagli utili di qualche appezzamento di terreno oppure dagli interessi di una somma di denaro vincolata allo scopo. I livelli erano ereditari e obbligavano quindi gli eredi.

L’altare della Madonna della Cintura nella chie-sa parrocchiale; nella pala la Vergine e il Bambi-no porgono la Cintura ai Ss. Agostino e Monica.

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Era previsto anche l’affranco mediante il versamento anticipato di di-verse annate di affitto. Il limite massimo legale era del 100 per 5, cioè vent’anni anticipati. Queste entrate, seppur cospicue, pagavano soltan-to le spese fisse: messe per i defunti, gli onorari per le cariche, gli impie-ghi societari, la corretta manutenzione dell’altare... Non poteva manca-re l’introito sul simbolo della confraternita stessa: la cintura. Ogni iscrit-to, durante tutte le funzioni religiose della festa, doveva portarne ai fianchi una. Questi distintivi erano fatti di pelle di capretto (marochino) con una fibbia d’osso. Venivano confezionati in paese e, al momento della vendita, subivano un ricarico del 50% della spesa totale.

Scorrendo i cognomi appartenenti alla confraternita della Madon-na della Cintura, si scopre che questa aveva un’estensione territoriale unica rispetto alle altre confraternite del territorio. Erano iscritte fami-glie di Povoletto, Salt, Siacco, Bellazoia, Magredis e Belvedere, ma an-che di Grions, Godia, del Roiale e di Udine. La confraternita della Ma-donna della Cintura si presentava come un’associazione di élite e si di-mostrava tale anche nella maniera di spendere. Vi erano spese obbliga-torie che riguardavano le offerte al sacerdote che celebrava la Messa per i confratelli defunti; veniva pagato anche il chierichetto, che poi non era altri che il sacrestano. Quest’ultimo aveva anche il compito di tenere in ordine l’altare e non far mancare l’olio alla lampada che vi ardeva gior-no e notte. Erano pure pagate tutte le cariche societarie come quella del priore, che era il parroco, del cappellano, del presidente (cameraro), del segretario (scrivente) e anche quelle riguardanti varie mansioni: portare gli stendardi, portare la croce... Però se il giorno della festa pioveva, per quel giorno nessuno percepiva soldi.

Ma la particolarità unica era che fra le spese obbligatorie si inseri-va al primo posto quella dell’organizzazione della festa principale, che cadeva appunto nella quarta domenica di agosto: la sagra. Questa do-veva svolgersi nella maniera più solenne possibile perché era l’occasione per farsi conoscere anche nei paesi vicini, che annoveravano diversi soci nella confraternita stessa. Le spese riguardanti la festa era-no minuziosamente descritte nel registro contabile di questa Pro Loco ante litteram e annualmente vidimate dal sovraintendente di Udine a nome del Leone di San Marco. I festeggiamenti ufficiali della “Quarte di Avost” iniziavano nella giornata di sabato, tra archi di frasche e pal-loncini di carta colorata illuminati da piccole candele. Ma i preparativi della festa iniziavano molto prima. Il lavoro più impegnativo, dopo il

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taglio delle cinture, era quello di vestir la Madonna. Per questo impor-tante compito si usava un po’ di tutto: bombaso, carta, filo, spaghi, ciondo-lini, aghi, fil di ferro, bruchie, legno... e periodicamente si richiedeva l’intervento dello specialista, il fabbro, per risistemar la sedia della Madon-na con ferro e piombo. La chiesa rimaneva aperta durante tutta la notte perché i fedeli potessero acquistare più indulgenze possibili e fra queste vi era la maggiore, quella plenaria, applicabile anche per i defunti che si trovassero ancora in purgatorio. Nei primi anni veniva nominato un guardiano per assister di notte alla Beata Vergine. Era pagato 19 soldi, ma quando fu sostituito da una donna lo stipendio calò a mezza lira (10 soldi). Siccome i furti in chiesa avvenivano nonostante la loro presenza, la figura fu archiviata.

I festeggiamenti proseguivano nella giornata di domenica con u-na sfarzosa processione. Quando la statua della Vergine usciva dal por-tale della chiesa iniziava il momento quasi profano della festa. Imme-diatamente prima dei sacerdoti, che vestivano i parametri regalati dai soci, venivano i confratelli e, subito dopo la statua, le consorelle. Tutti avevano ai fianchi la cintura. Solo con lo statuto del 16 agosto 1801 ve-stiranno una cappa turchina (color latesino) come quella che indossano

Povoletto 1953: presiede la processione S. E. Mons. Luigi Cicuttini.

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ancora i portatori della statua. All’esterno si erano posizionati i macieri, pronti a rigar la processione. I primi a ricevere ordini erano i portatori di stendardi e l’alfiere con il gagliardetto (pinnello). Una delle spese mag-giori era quella dei tamburi. I percussionisti costavano 8 lire e gli stru-menti necessitavano di costanti manutenzioni per accordarli e per even-tuali riparazioni. Durante la processione, però, sia i canti che i ritmi musicali erano sovrastati dagli assordanti scoppi di mortaletti, falconetti e fusette. Durante la processione venivano impegnate come minimo 4 lire di polvere da sparo. Per gestire gli spari inizialmente bastava aver prestato servizio militare nell’artiglieria della Serenissima. Quasi subito dopo comparve la figura stabile di chi conduce i fuochi che allietano anche la serata. Quella dei fuochi d’artificio è la novità in assoluto, ini-ziata già nell’anno 1727.

Nonostante tutte queste cose, il carattere della sagra rimaneva essenzialmente religioso. Di ballo non si parlava neppure e il vino era assicurato dal caratel posto su un carro rivestito di frasche. Nessuna confraternita riusciva a far sagra: solo la Veneranda Confraternita della Madonna della Cintura aveva concepito e realizzato questa modalità di autofinanziamento. Quando la confraternita venne soppressa la spesa fu gestita dai Beni delle Marsure. Fra le spese fisse della nuova gestione si contano la cantoria per la Messa ed i vespri, la banda per la processio-ne e il pomeriggio, il palo della cuccagna e la serata con i fuochi. Successi-vamente la gestione è passata alla “Pro Costruendo asilo” che si confi-gura come la prima associazione Pro Loco di Povoletto.

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I 90 anni della statua della Madonna della Cintura * di Valerio Formentini

L’Arcivescovo di Udine Antonio Anastasio Rossi, nella visita pa-storale del 5 febbraio 1920, ingiungeva alla Parrocchia di Povoletto la sospensione della sedia e dell’effige della Madonna della Cintura in quanto contrarie alle disposizioni liturgiche. Si presume che la cattedra processionale fosse costituita da una precaria intelaiatura di ferro rin-novata di anno in anno da decorazioni floreali, mentre l’effige fosse un inverecondo manichino ligneo vestito, i cui soli elementi plastici erano le mani e il volto della Vergine. L’ordinanza arcivescovile sollevò una

protesta generale da parte dei par-rocchiani, affezionati all’antica im-magine e ci volle del bello e del buo-no perché gli animi si rasserenassero, anche grazie a una più pacata e sere-na discussione delle disposizioni ca-noniche e sinodali pilotata dal parro-co. Quando fu raggiunta una somma sufficiente alla realizzazione di una nuova immagine, il parroco don Gio-vanni De Monte, presentò un bozzet-to (verosimilmente redatto da quella che sarebbe stata la ditta esecutrice) a Mons. Giovanni Trinko, presidente della Commissione Diocesana per l’Arte Sacra, il quale diede la sua ap-provazione salvo lievi modificazioni. Era del resto sua consuetudine non trovare esenti da pecche i progetti sottoposti al suo giudizio, lasciando volentieri il segno del suo attento esame. Gli anni immediatamente successivi al Primo Conflitto mondiale, a causa della distruzione o della dispersione di tanti validi laboratori friulani atti-vi nel primo Novecento, videro mol-

L’altare maggiore della chiesa solennemente addobbato per la festa della Madonna della

Cintura ai tempi del pre-concilio.

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te commissioni di nuove immagini sacre rivolte agli scultori della Val Gardena, non toccata pesantemente dalle vicende belliche ed entrata a far parte del territorio italiano. Il 5 febbraio 1927 venne pertanto stipu-lato l’accordo per la nuova cattedra e la nuova immagine con la ditta Ferdinando Stuflesser di Ortisei per la complessiva somma di £. 8.500 (all’incirca 5.500 euro attuali), con la condizione che il lavoro dovesse essere pronto per la prima settimana d’agosto, giusto in tempo per la festa annuale della “Quarte d’Avost”.

Oltre a questo, urgevano in Chiesa altri lavori di assoluta necessi-tà come il riatto dell’organo, privato di 500 canne da parte delle truppe austroungariche e le riparazioni di vari arredi liturgici. Inoltre occorre-va far studiare un giovane organista e istruire ex-novo una schola canto-rum. A queste proposte del parroco il paese rispose con entusiasmo sia con offerte spontanee (per £. 9.314), sia con il ricavato dalla lavorazione del latte (per £. 1.230).

La festa della Madonna della Cintura, la domenica 28 agosto 1927, venne celebrata con più devozione e più solennità del solito. Mons. Giuseppe Drigani, nativo di Povoletto e insegnante di teologia al Seminario, benedì solennemente sia la nuova immagine, il restaurato organo, le rinnovate suppellettili e tenne un elevato discorso, mentre Mons. Giuseppe Pelizzo celebrò la Messa, i vesperi e tenne anche il pa-negirico sulla B.V. della Cintura. Dopo la processione seguirono giuo-chi popolari, concerti della Banda locale diretta dal maestro Etelredo Degano e la giornata terminò con uno splendido spettacolo pirotecnico.

Nota riguardante la commissione della statua di Povoletto nel catalogo della ditta Stuflesser.

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La commissione della nuova statua e relativa cattedra processio-nale alla ditta Stuflesser, oltre ad essere certificata dalle note contenute nel Libro Storico parrocchiale, è documentata anche dal numero d’opera 460 del catalogo dell’azienda fornitrice, un registro manoscrit-to, redatto in italiano e in tedesco, che certifica le caratteristiche di ogni opera e i relativi pagamenti. In esso vi si descrive, commissionato dal “sac. Don Giovanni De Monte, parrocchia di s. Clemente P.M., Stat: Udine in Povoletto (Udine) 1 trono da portare in processione (…) con due angeli con fiori, 2 angeli con istrumenti (…) mit Statua della Madonna con Bambino 150 cm. Con 2 testine d’angioli decorata a mezza ricchezza (…).” Si riportano anche i pagamenti per complessive lire 8.720.

La ditta Stuflesser era stata fondata nel 1875 da Ferdinand Stufles-ser, figlio dello scultore ambulante Johann Evangelist, e in quel mo-mento era retta dal secondogenito Johann Stuflesser (1883-1958), che dette all’impresa un respiro internazionale viaggiando soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti d’America. Lavorando per il mondo eccle-siastico e per rivenditori specializzati, Johann era molto noto anche per le sue eccezionali capacità imprenditoriali. Opere della dinastia degli Stuflesser, arrivata alla quinta generazione ed ancor oggi operante con la denominazione “Ferdinand Stuflesser 1875”, si ritrovano in molte chiese friulane (nel nostro Comune, una Madonna del Rosario a Savor-gnano del Torre e un S. Bartolomeo e un S. Giuseppe con Bambino a Grions del Torre) e riportano quasi sempre, felice caratteristica delle botteghe altoatesine, l’indicazione dell’autore in un cartiglio metallico o dipinto sul basamento. L’opera di Povoletto (che riporta la dicitura: Ferd. Stuflesser/Scultor/Ortisei Jtalia) per il suo particolare titolo della Cin-tura, si discosta nella postura, meno regale, di altre, per lo più del Rosa-rio, della ditta Stuflesser presenti in Friuli (Savorgnano, Ragogna, Co-meglians). Non una corona, ma un semplice velo bianco copre la testa della Vergine, la veste rosata è arricchita da un manto celeste fiorato e bordato da un fregio a margherite con poche filettature dorate. Il Bim-bo, di aspetto accogliente, è avvolto in una vestina bianca decorata a stelline dorate. Alla base, due testine d’angelo fanno capolino da una nuvola cinerea.

L’effige lignea della Madonna viene recata in processione inserita nel coevo elegante trono interamente dorato, in stile gotico, costituito da un basamento e da sei colonnine tortili terminanti in un delicato cu-

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polino intrecciato. Impreziosiscono l’insieme due angioletti recanti fiori sulla sommità e due angioletti musicanti sul basamento.

Maestranze della ditta Stuflesser con un ampio catalogo di prodotti.

* Si ringrazia la ditta “Ferdinand Stuflesser 1875” di Ortisei (Bolzano) per le cortesi informazioni e le immagini storiche. L’auspicabile pubblicazione del prezioso catalogo aziendale permetterebbe sicuramente una più agevole rico-gnizione e conferma di molte opere ancora sconosciute, specialmente nel no-stro territorio.

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La statua della Madonna della Cintura dopo il restauro.

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POSTFAZIONE L’intervento di restauro

di Maria Concetta Di Micco Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia

Da anni impegnata a svolgere funzioni di tutela, salvaguardia e valoriz-zazione del patrimonio culturale del territorio regionale non posso che accettare con piacere l’occasione per manifestare un vivo apprezzamen-to per l’attenzione che la Parrocchia di San Clemente Papa di Povoletto ha rivolto alla tutela del patrimonio storico-artistico di cui è custode che si è concretizzata, in questi ultimi anni, con un buon numero di inter-venti di restauro, realizzati in stretta collaborazione con l’Ufficio Dioce-sano per i Beni Culturali e la Soprintendenza di Udine per il tramite della sottoscritta. Rivolgo il mio più grande apprezzamento alla Comu-nità parrocchiale per aver creato le condizioni di una sinergia virtuosa tra collaboratori sensibili alla salvaguardia dei beni artistici e generosi sponsor privati. Il restauro del gruppo ligneo raffigurante la “Madonna della Cintura con il Bambino e angeli”, ad opera dalla restauratrice O-rietta Felice, si inserisce in questa lodevole serie di interventi. Il restauro è stato l’occasione per uno studio ravvicinato del modus ope-randi degli Stufflesser, abili scultori della Val Gardena, la cui produzio-ne artistica è ampiamente descritta da Valerio Formentini. L’opera, che misura 157x44x38, si presentava in discreto stato conserva-tivo, non era stata oggetto di restauri precedenti che ne avessero altera-to il modellato e la policromia. Necessitava tuttavia di alcuni interventi di manutenzione e restauro per garantirne una migliore conservazione nel tempo. La superficie era interessata dalla presenza di sporco e pol-vere di deposito che alteravano sensibilmente la leggibilità dell’opera. L’adesione dello strato pittorico a quello della preparazione era buona tranne in una zona vicino ai piedi della Madonna e dei due angeli, dove nel corso degli anni il naturale movimento del legno aveva causato lo-calizzate micro fessurazioni. Inoltre risultava essersi spezzato un dito della Vergine e l’intera mano sinistra del Bambino all’altezza del polso. I pezzi si erano però conservati ed erano stati fissati provvisoriamente alla scultura. L’intervento di restauro ha avuto come obiettivo il ripri-stino delle parti danneggiate e di una generale pulitura e stuccatura delle lacune per restituire all’opera la sua originaria fruibilità estetica e devozionale.

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Il Bambino presentava la rottura della mano sinistra e la perdita di parte di due falangi (1). Alla rimozione del lungo chiodo che fissava la mano al braccio, è seguito il ricollocamento della stessa tramite l’inserzione e incollaggio di un perno in legno stagionato. Anche le due falangi mancanti sono state ricostruite e fissate con sottili perni in legno (2), riportando il gruppo alle sue forme originali (3).

È stato eseguito un intervento di consolida-mento delle micro fessurazioni del supporto ligneo e della pellicola pittorica (1) tramite iniezioni localizzate e stuccature (2). La reintegrazione pittorica è stata eseguita con colori a vernice da ritocco, limitando l’intervento ove necessario (3).

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La Parrocchia di Povoletto desidera ringraziare sentitamente quanti hanno contribuito al restauro della statua della Madonna della Cintura:

Ente “Beni Marsure”

Pro Loco Povoletto

Paolo Dallagnese, Dolores Cargnello Dallagnese, Ginello Degano, Gi-netta Zampis Degano, Elena Degano, Mauro Degano, Renato Fabbro, Enzo Marchina, Sergio Passon, Antonio Stampetta, Alfio Tion, Roberto Tracogna e tutti gli offerenti che hanno voluto mantenere l’anonimato.