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In una delle recenti conferenze-dibattito sul fascismo di
ieri e di oggi, ci è stato chiesto, da alcuni giovani, se
fosse possibile tratteggiare in poche pagine la situazione
nella quale era nato e s'era sviluppato il fascismo cin-
quant'anni or sono, quali erano la sua natura, il suo
programma, i suoi mezzi di lotta, le iniziative per con-
quistarsi una base di massa e in qual modo i lavoratori
italiani avevano lottato ed erano stati sconfitti.
Esistono molte opere pregevoli in proposito, di carattere
politico e storico.
- È vero, mi sono sentito rispondere, esistono intere
biblioteche, ma non si tratta di questo. Oggi manca il
tempo, noi amiamo conoscere rapidamente, attraverso
una conferenza, un dibattito, o la lettura non di pondero-
si volumi, ma di brevi saggi che ci dicano l'essenziale e
ce lo dicano senza prolisse analisi e ragionamenti com-
plessi e involuti.
Sono rimasto alquanto perplesso , convinto come sono
che soprattutto gli avvenimenti importanti e i fenomeni
di portata storica non possono essere trattati superficial-
mente e per approssimazione.
L'argomento che mi ha persuaso, oltreché l'attualità del
tema, è quello che oggi milioni di giovani non sanno
che cos'è stato il fascismo.
Le recenti manifestazioni contro i rigurgiti dello squa-
drismo e le violenze che portano inconfondibile il mar-
chio fascista sono state grandiose per il carattere unita-
rio, per la loro ampiezza, non si sono limitate ad alcune
città, hanno abbracciato larga parte del paese; tuttavia vi
sono milioni e milioni di operai, contadini, studenti,
lavoratori giovani e anche in matura età ancora indiffe-
renti e lontani dal rendersi conto del pericolo che grava
sulla nostra società e sulle istituzioni democratiche della
Repubblica. Si tratta di larghe masse non ancora impe-
gnate politicamente e che soprattutto per mezzo di altre
iniziative e attività possono e devono essere sensibiliz-
zate e mobilitate. Le masse si persuadono e si conquista-
no soprattutto per mezzo della lotta.
Ma un contributo, seppure modestissimo, può essere
portato anche dallo scritto che non sia l'opera pondero-
sa, ma neppure il semplice articolo di giornale.
Non si pretenda di trovare in queste poche pagine la
"storia" del fascismo e neppure dell'antifascismo, le
analisi di situazioni economiche, politiche e sociali che
hanno caratterizzato gli anni 1920-1922, l'esame della
politica del fascismo e dei partiti che lo combatterono o
che lo favorirono; gli errori, i limiti, i successi e gli
insuccessi delle battaglie combattute dai lavoratori. Lo
scopo di questo lavoro lo abbiamo indicato: esso non si
rivolge agli "specialisti."
Ci siamo proposti di tratteggiare gli elementi essenziali
e sufficienti a delineare il quadro, a poter dire in parole
semplici , soprattutto ai giovani: questo è stato il fasci-
smo. Chi vorrà approfondire, continuare gli studi, verifi-
care, non gli mancheranno certo le opere, numerose, che
affrontano il tema sotto tutti i suoi aspetti, e con le di-
verse interpretazioni.
Nel corso della nostra esposizione non abbiamo fatto
riferimento alla situazione di oggi e alle nuove e vecchie
insegne con le quali il fascismo tenta di ripresentarsi.
Così come non abbiamo ritenuto necessario esaminare
criticamente ogni forma di lotta allora adottata per ripe-
tere a ogni passo che talune non rispondono più alla
situazione di oggi e che altre erano già inadeguate anche
allora. Si tratta di cose evidenti e lapalissiane, non esi-
stono forme di lotta immutabili ed eterne e le più efficaci
sorgono dalle situazioni attuali in rapporto al grado di
sviluppo della società e delle forze produttive. Ma forme
di lotta oggi superate e non corrispondenti alla situazio-
ne reale possono domani, in condizioni mutate, ripresen-
tarsi come necessarie.
«Irriducibilmente ostile ad ogni forma astratta, ad ogni
ricetta dottrinaria, il marxismo esige un attento esame
della lotta di massa in atto, che con lo sviluppo del mo-
vimento, con l'elevarsi della coscienza delle masse, con
l'inasprirsi delle crisi economiche e politiche, suscita
sempre nuovi e più svariati metodi di difesa e d'attacco.
[...]
Il marxismo esige categoricamente un esame storico del
problema delle forme di lotta. Porre questo problema al
di fuori della situazione storica concreta significa non
capire l'abbiccì del materialismo dialettico. In momenti
diversi dell'evoluzione economica, a seconda delle di-
verse condizioni politiche, culturali, nazionali, sociali,
ecc., differenti sono le forme di lotta che si pongono in
primo piano divenendo fondamentali, e in relazione a
ciò si modificano, a loro volta, anche le forme di lotta
secondarie, marginali.»
Non c'è mai nessuna esperienza, quand'essa è il risultato
di lotte reali , che vada completamente perduta e sulla
quale debba stendersi il velo del silenzio. Le lotte del
passato, anche quelle che ebbero i loro limiti, le loro
inadeguatezze, i loro errori, meritano sempre di essere
ricordate, non fosse altro per scoprire le radici di quegli
errori e per trarre da esse tutto ciò che vi fu di valido e
che rappresenta un'esperienza da non dimenticare. Più
che con dei ragionamenti, con l'esposizione dei fatti ho
cercato di sfatare alcune leggende, ad esempio quella
che gli operai e i lavoratori italiani non si siano battuti in
quegli anni contro il fascismo. Il che non è vero. Durante
alcuni anni , dal 1919 alla vigilia della marcia su Roma,
i movimenti di massa contro il fascismo si succedettero
in ogni regione, in ogni
città; non vi fu centro
importante dell'Italia
nel quale non si sia
risposto alle violenze
fasciste con uno scio-
pero di protesta, e
numerosi furono gli
scioperi generali. In
parecchie località:
Parma, Trieste, Firen-
ze, Roma, Bari, Sarza-
na, Ancona, gli sciope-
ri furono accompagnati
da una lotta diretta che
in taluni casi assunse
carattere di rivolta
popolare. Gli operai, i
contadini, i lavoratori
italiani si sono battuti e
non hanno lasciato si
La battaglia di opposizione ai governi borghesi, dovrà
essere condotta non tanto nelle aule parlamentari, quanto
nelle piazze, nei luoghi di lavoro e di studio ed il suo esito
dipenderà dalla capacità che il blocco sociale organizzato
nel Fronte Unito del Lavoro ( FUL ) avrà di mettere in
crisi qualsiasi governo borghese attraverso la lotta di
massa, coinvolgendovi settori sempre più ampi di lavora-
tori e lavoratrici ed in generale, del popolo. Saranno i
rapporti di forza che concretamente si determineranno, lo
sviluppo concreto delle forme di lotta e le sue dimensioni,
a stabilire se il nuovo governo del FUL sarà espressione
dello stesso popolo in lotta, senza preliminari passaggi
elettorali, oppure se tale governo si formerà nell’ambito
dei meccanismi formali della democrazia borghese, cioè
attraverso una maggioranza parlamentare scaturita da
elezioni politiche. In ogni caso, il Partito, come avanguar-
dia organizzata della classe operaia ha ed avrà un ruolo
determinante nel guidare il Fronte ed il suo governo nel
processo rivoluzionario e nella costruzione del socialismo
-comunismo. Il socialismo è lo stadio iniziale, il primo
gradino della società comunista. Esso si caratterizza e si
sviluppa sulla base di leggi generali, comuni a tutti i
paesi, indipendentemente dalle loro peculiarità. Lo Stato,
secondo Marx, è “…l’organizzazione del dominio politico
-giuridico di una classe sulle altre..” ed, in questo sen-
so,ogni stato è una dittatura, in cui possono prevalere, a
seconda dei rapporti di forza fra le classi ed al grado di
acutezza dello scontro fra di loro in un dato momento
storico, di volta in volta, ora aspetti più coercitivi ed
autoritari, ora aspetti più consensuali e democratici. La
dittatura proletaria, cioè lo stato proletario, è la più alta ed
estesa forma di democrazia e la più avanzata e finale
organizzazione statuale. Ispirandosi al principio del cen-
tralismo democratico, essa si basa sulla continua ed indi-
spensabile ricerca del consenso all’interno del blocco
sociale costituito dalla classe operaia e dai suoi alleati ed
esercita il potere coercitivo nei confronti di chi volesse
distruggerla. Perciò, è fuorviante identificarla con quegli
specifici aspetti che ha assunto in alcuni paesi, per effetto
delle durissime condizioni di scontro di classe, interne ed
esterne, in determinati momenti storici. La dittatura prole-
Prima edizione: maggio 1971 Copyright by Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano
Le armi del fascismo Pietro Secchia (1921 - 1971) a Vittorio Vidali e ai giovani delle officine e delle scuole
Palombella Rossa
La lotta per il socialismo - comunismo
Segue a pag 2
Proletari di tutto il mondo, unitevi!
Anno 1 N° 1 6 Aprile 2013 Organo del Comitato Centrale di CSP - Partito Comunista Pravdaonline Quotidiano Comunista Pravdaonline
6 aprile 2013 Editoriale 2
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni,
spostare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie
ed instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
può dire alcun attacco fascista senza risposta, ma le loro
lotte ebbero dei limiti dovuti soprattutto a mancanza di
coordinamento, di direzione, spesso ad errata direzione e
al fatto che quelle lotte si combattevano sulla linea di
un'ondata discendente del movimento operaio in Italia e
in Europa.
I fatti stanno a testimoniare che già allora vi furono lotte
di grande ampiezza e per obiettivi avanzati che oggi, per
ignoranza o per altri fini, c'è chi tende a sottovalutare.
Cosi come non è vero che allora gli operai e i lavoratori
si siano limitati a rispondere alle violenze fasciste con la
violenza opposta da minoranze audaci e non siano ricorsi
alle lotte unitarie di massa. Queste ci furono, anzi, giova
ripeterlo, alle prime violenze fasciste degli anni 1919-
1920, la risposta fu quasi sempre lo sciopero e spesso lo
sciopero generale.
Certo oggi la situazione è completamente diversa da
quella di allora, la classe operaia, i lavoratori, il movi-
mento democratico hanno fatto grandi passi in avanti,
ma proprio per questo non c'è alcun bisogno di sottova-
lutare le capacità di lotta di cui già allora seppero dare
prova. Tanto più che se oggi il movimento dei lavoratori
è assai più forte, anche i monopoli e i gruppi della gran-
de borghesia italiana hanno ancora unghie affilate e denti
robusti e godono dell'appoggio attivo dell'imperialismo
americano.
Sono stati fatti, nelle scorse settimane, molti ragiona-
menti sulle analogie tra il 1971 e il 1921. Senza dubbio
vi sono delle analogie, ma le differenze sono ancora più
grandi. La situazione è completamente diversa. Le squa-
dracce fasciste sorsero nel 1920 allorquando, sia pure
con gli errori e le insipienze del massimalismo, gli operai
e i contadini italiani avanzavano sulla strada delle con-
quiste economiche e sociali. Conquiste che nel primo
dopoguerra, con i profitti e gli interessi dei grossi agrari
e dei grandi industriali, intaccavano il loro "potere."
Furono quelle conquiste a spingere i gruppi più retrivi
dei ceti dominanti a organizzare l'attacco violento allo
scopo di difendere le loro posizioni e i loro privilegi. Le
spedizioni punitive, le violenze e gli assassini comincia-
rono nelle campagne dove più serrata era la lotta tra le
Leghe e i grossi agrari; i fascisti attaccarono prima una
zona dopo un'altra, per poi puntare sulle città, lasciando
per ultimi i centri delle grandi concentrazioni industriali.
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo
(fortunatamente)
terminata la stagio-
ne dell’eclettismo
dubbioso,
dell’esaltazione dei
particolarismi che,
in questi ultimi
anni, ha contribuito
a distruggere identi-
tà e prospettiva per
chi voleva richia-
marsi con coerenza
al comunismo, per poi ridursi infine al nulla teorico ed
organizzativo. In questo percorso, appunto da comuni-
sti, prendiamo “in carico” la storia del movimento co-
munista internazionale e rivendichiamo la “spinta pro-
pulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione del
Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuatore
dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisioni-
smo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
edito da: CSP - Partito Comunista
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6 aprile 2013 Terza Pagina 3
Parlare, in Italia, contro l’Unione Europea, del suo evolvere definitivo nella dittatura
dei monopoli capitalisti e delle grandi banche, è sempre stato difficile. Ma, tanto più
oggi, è quanto mai necessario.
Le cause della crisi che sta attanagliando l’Europa sono individuabili solo attraverso
una corretta analisi marxista-leninista delle crisi come crisi di sovrapproduzione e
sovraccumulazione.
Marx e Lenin hanno analizzato e descritto i periodi di crisi come caratterizzati non solo
da licenziamenti e creazione di un esercito salariato di riserva, cioè di disoccupati, ma
anche dalle guerre tra stati imperialisti, utilizzate come mezzo per distruggere parte
della massa di capitale sovraccumulato.
In tutte le crisi, si accentua la caduta del saggio di profitto, cioè del tasso di rendimento
del capitale investito, e, nel tentativo di arrestare la flessione del saggio di profitto, il
capitalismo intensifica lo sfruttamento della forza-lavoro e l’estrazione di plusvalore,
cercando, in primo luogo, di comprimere il salario diretto, indiretto (servizi sociali),
differito (pensione e Tfr) e di allungare il tempo di lavoro in termini di orario e di età
pensionabile.
Un’altra via che il capitalismo cerca di seguire, a questo scopo, è decentrare la produ-
zione in quei Paesi dove i costi di produzione, in particolare del lavoro, sono inferiori.
Infine, il capitale cerca rimedio alla caduta del saggio di profitto, anche spostandosi
dalla produzione di beni e servizi al settore finanziario, con intento puramente specula-
tivo.
L’imperialismo
L’approccio del grande capitale alla crisi è di scaricarne il peso, oltreché sui lavoratori
del proprio Paese, anche all’esterno di questo.
L’Unione Europea, come conglomerato imperialista, impone questo pesante fardello
anche alle sue periferie interne. Essa cerca di contendere la supremazia del dollaro
come mezzo dei pagamenti internazionali, con l’euro.
L’Unione Europea non è un blocco imperialista omogeneo al proprio interno, ma è,
piuttosto, un agglomerato di “ imperialismi”, spesso in aspra competizione fra di loro.
Gli Stati imperialisti europei cercano di far pagare il costo
della crisi e della competizione mondiale con gli USA in-
nanzitutto ai propri lavoratori, poi, ai popoli dei paesi terzi e,
inoltre, si cannibalizzano anche fra di loro, approfittando
delle debolezze politiche ed economiche del vicino.
Gli ultimi decenni hanno visto una competizione interimpe-
rialista feroce all’interno dell’Europa. La costruzione
dell’Unione Europea e della sua dittatura di banche e mono-
poli è stato un processo lungo, che ha subito una accelera-
zione dopo la scomparsa dell’URSS e del campo socialista.
Relativamente alla moneta unica, dapprima si creò il
“serpente monetario” (SME) che vincolava le oscillazioni
dei cambi tra le monete europee entro certi limiti. Ma, solo
nel 1992, appunto dopo la fine dell’URSS, col Trattato di
Maastricht, si sono posti vincoli sovranazionali che prevedo-
no anche sanzioni per i Paesi inadempienti.
L’euro fu introdotto dal 1° gennaio 2002 e un effetto fu
subito visibile per tutti i lavoratori: un’improvvisa impenna-
ta dei prezzi con effetto redistributivo di ingenti quote di
reddito dal lavoro salariato al capitale, attraverso la conver-
sione dei prezzi interni nella nuova valuta, in tutti i paesi
dell’eurozona.
Inoltre, con l’introduzione dell’euro, divenne impossibile
utilizzare lo strumento della svalutazione competitiva cosic-
ché, mentre la Germania e gli altri paesi più forti hanno
cominciato a volare, i paesi più deboli hanno iniziato a pre-
cipitare.
Quindi, l’ingresso dell’euro, per la maggior parte dei paesi che vi hanno aderito, ha
significato una perdita di competitività, tranne che per la Germania, che ha sostanzial-
mente mantenuto le proprie posizioni.
L’Italia, nel complesso, ha mantenuto la sua competitività a prezzo di forti riduzioni
dei salari reali, delle pensioni e dei servizi, collocandosi ai più bassi livelli, in Europa,
per quanto riguarda le retribuzioni, anche grazie ad un’ulteriore spinta alla concentra-
zione del capitale.
L’Italia, da seconda potenza manifatturiera d’Europa, oggi è ridotta, da un punto di
vista industriale, a un cumulo di rovine, a scapito delle masse lavoratrici e, anche, della
piccola e media impresa.
Prima dell’euro, il risparmio delle famiglie italiane era uno dei più alti del mondo e
l’indebitamento, sempre delle famiglie, uno dei più bassi. Oggi, tale rapporto si è rove-
sciato.
Questo è il prezzo che il popolo paga perché la borghesia italiana faccia ancora grossi e
grassi profitti e mantenga le sue quote di mercato!
La questione del debito pubblico
Con l’introduzione dell’euro, il debito pubblico è diventato il vero e proprio cappio al
collo del popolo, determinato dall’uso di classe della leva fiscale e della spesa pubbli-
ca, per sostenere il tasso di profitto del capitale monopolistico, industriale e finanziario.
Ma la contraddizione maggiore di questo meccanismo sta nel fatto che, in Europa, non
sono le banche centrali e neppure quella europea a detenere il debito dei paesi più
deboli, ma sono le banche private.
Ciò significa che l’eventuale insolvenza di uno Stato comprometterebbe i sistemi ban-
cari e creditizi degli altri Stati, impossibilitati a far fronte alla crisi di liquidità con
IL NO COMUNISTA ALLA UNIONE EUROPEA l’emissione di moneta, facendo così sprofondare nella recessione i rispettivi sistemi
produttivi.
Così, l’Unione Europea ha regalato, negli ultimi quattro anni, alle banche private 3500
miliardi di euro, l’equivalente della somma del debito di Portogallo, Spagna, Italia e
Grecia, per ricapitalizzarle, a spese dei popoli europei, dopo che esse erano state
all’origine della crisi, senza alcuna contropartita.
Inoltre, più recentemente, la BCE e la Commissione Europea hanno creato il MES
(Meccanismo di Stabilità Europea), anche chiamato fondo salva stati, al fine di immet-
tere liquidità sui mercati e controllare gli eventuali fallimenti.
Ma il prezzo che i popoli degli Stati che facessero richiesta al MES di un intervento di
sostegno dovrebbero pagare, sarebbe enorme in termini di privatizzazioni di beni pub-
blici, di pezzi di territorio, di tagli ai servizi essenziali, ai salari e alle pensioni, che, per
altro, sono già stati avviati.
Inoltre, il finanziamento pro-quota del MES è a carico della fiscalità generale degli
Stati aderenti e non fa che peggiorarne la situazione debitoria e di ingiustizia distributi-
va.
Infine, il fenomeno del famigerato spread rispetto ai rendimenti dei titoli del debito
pubblico tedesco. All’inizio del 2010, il costo del rinnovo del debito, per l’Italia, era
intorno all’1%. Successivamente si è avuta un’impennata dei rendimenti dei titoli di
debito pubblico oltre al 6%. Che significa ciò?
Il grande capitale internazionale ha deciso di attaccare anche il nostro Paese, per mette-
re le mani sulla sua ricchezza reale, sul suo patrimonio industriale, immobiliare, pae-
saggistico ed anche storico-culturale. Come avviene ciò?
Con il meccanismo dell’asta: periodicamente, il Tesoro mette in vendita dei titoli,
soprattutto per poter pagare quelli in scadenza. Il debito pubblico italiano, ha, ormai,
raggiunto e superato i 2000 miliardi di euro ed è il quarto debito al mondo dopo quello
degli Stati Uniti, del Giappone e della Germania, pari al 126% del PIL. La spesa annu-
ale per interessi corrisposti ai detentori dei titoli di stato è di circa 80 miliardi di euro
l’anno.
Il debito pubblico italiano è, infatti, composto, all’83%, da titoli
di stato posseduti, per l’87%, da banche d’affari, assicurazioni,
fondi pensioni e di investimento ed imprese capitalistiche. Inol-
tre, il 52,4% del debito è detenuto da grandi investitori finanzia-
ri stranieri, statunitensi, cinesi, britannici, tedeschi e francesi,
che effettuano le operazioni speculative sui mercati per realizza-
re enormi plusvalenze con il rialzo dello spread!!
Ecco perché bisogna rifiutarsi di pagare gli interessi sul debito
in possesso delle banche e delle società finanziarie, uscendo
dalla UE, spezzando il vincolo imposto dalle istituzioni econo-
miche e finanziarie internazionali legate al sistema imperialista
mondiale.
E mentre il grande capitale “ italiano “ diventa sempre più trans-
nazionale e perfettamente inserito in queste logiche di competi-
zione e di redistribuzione della ricchezza, riuscendo a trarre
notevoli vantaggi per se, il proletariato ed i ceti popolari italiani
subiscono una doppia oppressione ed un doppio sfruttamento,
quello da parte della propria borghesia nazionale e quello attua-
to dagli imperialismi europei dominanti.
Questa Europa è riformabile? Assolutamente NO!!!!!
Anche l’inserimento nelle Costituzioni degli Stati Europei della
norma che impone il pareggio di bilancio, oltreché incostituzio-
nale, ha la funzione di strangolare tutti i paesi aderenti, come sta
avvenendo in Grecia, privandoli della possibilità di attuare
autonome politiche di bilancio che contraddicano la volontà e
gli interessi del capitale transnazionale imposti dall’UE, dalla
BCE e dal FMI.
Per questo diciamo che non c’è altra soluzione che il Socialismo, come alternativa alla
crisi ed alla barbarie, da perseguire coinvolgendo la più ampia platea possibile di sog-
getti sociali (operai, studenti, precari, impiegati, commercianti, contadini, piccoli im-
prenditori) colpiti dalla crisi capitalistica e dalla prepotenza dei monopoli e delle ban-
che, affinché, uniti in un grande fronte di lotta, possano riconoscersi in tale prospettiva
come corrispondente ai propri interessi.
Per cui, le nostre parole d’ordine in tutta Europa sono le seguenti:
POPOLI D’EUROPA SOLLEVATEVI!!
FUORI DALL’UNIONE EUROPEA E DALLA NATO!!
BASTA CON LE CRIMINALI GUERRE COLONIALISTE!!
DIFENDERE IL LAVORO ED ABOLIRE IL PRECARIATO E GLI ACCORDI
ANTISINDACALI!!!!
NAZIONALIZZAZIONE DELLE GRANDI INDUSTRIE!!
FUORI DALL’EURO!! NON PAGHIAMO IL DEBITO ALLE SANGUISU-
GHE CAPITALISTE!! DIFENDIAMO IL PICCOLO RISPARMIO!!
NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE, NO ALLE GRANDI OPERE INUTILI
E DANNOSE!!
BASTA CON LA RAPINA DEL PAESE!!
POTERE OPERAIO E POPOLARE!!
6 aprile 2013 Notizie 4
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolarismi che, in questi
ultimi anni, ha contribuito a distruggere identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con coerenza al comunismo, per poi
ridursi infine al nulla teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da comunisti, prendiamo “in carico” la storia del
movimento comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione del So-
cialismo in URSS e la figura di Stalin, continuatore dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisionismo di quella esperien-
za una delle cause del fallimento che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degenerazione e non certo alla sua essenza. Il
fallimento dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FAL-
LITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria della politica e della socie-
tà italiana, che la colpa è dei partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la figura di Stalin non va presa come “feticcio”,
ma servirà, assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri grandi della”nostra” storia, da una parte come punto teorico di
attualizzazione della teoria marxista-leninista e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione pratica del partito. In Italia la
dittatura della borghesia ti “consente” addirittura (sino ad oggi) di esser “comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stalinista, il marxismo-
leninismo è termine di riferimento politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere adeguatamente al pensiero unico della
borghesia non potrà mai contribuire realmente alla costruzione del Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della borghe-
sia globalizzata serve sviluppare il concetto della dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha nulla da temere, in quanto
vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, contadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bolscevico, compirono,
per la prima volta nella storia dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado di scalzare dal potere la borghesia, instau-
rando un nuovo potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere l’anello debole
della catena imperialista, ma anche per la costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte direzione politica rivoluzionaria che
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO,
E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
NON E’ FALLITO
IL SOCIALISMO Consideriamo (fortunatamente) terminata la
stagione dell’eclettismo dubbioso,
dell’esaltazione dei particolarismi che, in
questi ultimi anni, ha contribuito a distrug-
gere identità e prospettiva per chi voleva
richiamarsi con coerenza al comunismo, per
poi ridursi infine al nulla teorico ed organiz-
zativo. In questo percorso, appunto da comu-
nisti, prendiamo “in carico” la storia del
movimento comunista internazionale e ri-
vendichiamo la “spinta propulsiva” della
Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione del
Socialismo in URSS e la figura di Stalin,
continuatore dell’opera di Lenin, indicando
nei processi di revisionismo di quella espe-
rienza una delle cause del fallimento che,
appunto, si ascrive esclusivamente alla sua
degenerazione e non certo alla sua essenza.
Il fallimento dell’Urss e’ il fallimento del
revisionismo, da Khruschev a Gorbaciov.
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALI-
SMO!!! Sarebbe un po’ come dire, guardan-
do oggi alla miseria della politica e della
società italiana, che la colpa è dei partigiani
che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come
“feticcio”, ma servirà, assieme a Marx,
Engels, Lenin, Gramsci e agli altri grandi
della”nostra” storia, da una parte come
punto teorico di attualizzazione della teoria
marxista-leninista e , dall’altra, come
“spartiacque” per la costruzione pratica del
partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette
lo ” stalinismo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati
a questo diktat in Italia, (peraltro neanche
Stalin si definiva stalinista, il marxismo-
leninismo è termine di riferimento politico e
ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della bor-
ghesia non potrà mai contribuire realmente
alla costruzione del Partito Comunista. Di
fronte alla palese dittatura della borghesia
globalizzata serve sviluppare il concetto
della dittatura proletaria, di cui nessuna parte
del popolo ha nulla da temere, in quanto
vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di
operai, contadini e soldati, guidati da Lenin,
capo del Partito Bolscevico, compirono, per
la prima volta nella storia dell’umanità, la
più grande rivoluzione popolare in grado di
scalzare dal potere la borghesia, instaurando
un nuovo potere operaio e popolare fondato
sui Soviet come base del nuovo Stato Socia-
lista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel
paese, di alcune contraddizioni del capitali-
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolarismi che,
in questi ultimi anni, ha contribuito a distruggere identità e
prospettiva per chi voleva richiamarsi con coerenza al comuni-
smo, per poi ridursi infine al nulla teorico ed organizzativo. In
questo percorso, appunto da comunisti, prendiamo “in carico”
la storia del movimento comunista internazionale e rivendichia-
mo la “spinta propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la co-
struzione del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continua-
tore dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisionismo
di quella esperienza una delle cause del fallimento che, appunto,
si ascrive esclusivamente alla sua degenerazione e non certo alla
sua essenza. Il fallimento dell’Urss e’ il fallimento del revisioni-
smo, da Khruschev a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SO-
CIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALI-
SMO!!! Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei partigiani
che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la figura di Stalin
non va presa come “feticcio”, ma servirà, assieme a Marx, En-
gels, Lenin, Gramsci e agli altri grandi della”nostra” storia, da
una parte come punto teorico di attualizzazione della teoria
marxista-leninista e , dall’altra, come “spartiacque” per la co-
struzione pratica del partito. In Italia la dittatura della borghesia
ti “consente” addirittura (sino ad oggi) di esser “comunista” ma
non sopporta, non ammette lo ” stalinismo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo diktat in
Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stalinista, il marxismo
-leninismo è termine di riferimento politico e ideologico): chi
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO
non se la sente di rispondere adeguatamente al pensiero unico
della borghesia non potrà mai contribuire realmente alla costru-
zione del Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della dittatu-
ra proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha nulla da temere,
in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, contadini e
soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bolscevico, compiro-
no, per la prima volta nella storia dell’umanità, la più grande
rivoluzione popolare in grado di scalzare dal potere la borghesi-
a, instaurando un nuovo potere operaio e popolare fondato sui
Soviet come base del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune con-
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO
E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
esclusivamente alla sua degenerazione e
non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisioni-
smo, da Khruschev a Gorbaciov. NON
E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SO-
CIALISMO!!! Sarebbe un po’ come dire,
guardando oggi alla miseria della politica
e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza.
In tal senso, la figura di Stalin non va
presa come “feticcio”, ma servirà, assie-
me a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e
agli altri grandi della”nostra” storia, da
una parte come punto teorico di attualiz-
zazione della teoria marxista-leninista e ,
dall’altra, come “spartiacque” per la
Consideriamo (fortunatamente) terminata
la stagione dell’eclettismo dubbioso,
dell’esaltazione dei particolarismi che, in
questi ultimi anni, ha contribuito a distrug-
gere identità e prospettiva per chi voleva
richiamarsi con coerenza al comunismo,
per poi ridursi infine al nulla teorico ed
organizzativo. In questo percorso, appunto
da comunisti, prendiamo “in carico” la
storia del movimento comunista interna-
zionale e rivendichiamo la “spinta propul-
siva” della Rivoluzione d’Ottobre, la co-
struzione del Socialismo in URSS e la
figura di Stalin, continuatore dell’opera di
Lenin, indicando nei processi di revisioni-
smo di quella esperienza una delle cause
del fallimento che, appunto, si ascrive
6 aprile 2013 Notizie 5
taria non vieta l’esistenza di altri partiti ed organizzazio-
ni, purché agiscano nell’ambito del sistema socialista e
ne rispettino le leggi e la Costituzione. La socializzazio-
ne dei mezzi di produzione consente alla società nel suo
complesso di beneficiare del plusvalore prodotto, desti-
nato non più al profitto privato, ma allo sviluppo della
società intera. Con la socializzazione dei mezzi di produ-
zione si attua la liberazione del lavoro dallo sfruttamento
e si pongono le basi per la liberazione dal lavoro come
attività forzata per la sopravvivenza. La socializzazione
non può e non deve essere immediatamente totale. Essa
deve avvenire per gradi, partendo dai settori a più alta
concentrazione di capitale e dai settori strategici. Il Parti-
to deve agire per promuovere le associazioni di piccoli
produttori privati in cooperative da inserire, quando ve
ne siano le condizioni di concentrazione ed accumulazio-
ne, nella proprietà sociale. L’allargamento progressivo
dei rapporti socialisti di produzione, il graduale supera-
mento del carattere mercantile della produzione e dei
rapporti di scambio basati sul denaro sono gli obiettivi
irrinunciabili del Partito in questa fase. Per allocare le
risorse e stabilire gli obbiettivi produttivi nel modo più
efficace e più funzionale al soddisfacimento dei bisogni
della società, la pianificazione deve essere centralizzata e
strettamente connessa all’esercizio di una delle funzioni
principali della dittatura proletaria, cioè il controllo dei
lavoratori, che deve garantire il corretto e preciso flusso
di informazione e comunicazione: dei bisogni e dei dati
dal basso verso l’alto, dell’entità delle risorse allocabili e
degli obbiettivi dall’alto verso il basso, vigilando
sull’inderogabile realizzazione di quanto stabilito e
sull’applicazione di eventuali correttivi. Il principio
generale della distribuzione socialista si fonda su due
affermazioni:” Da ciascuno secondo le sue capacità “
afferma, di per se, un principio di giustizia sociale in
base a cui nessuno, neppure la società nel suo comples-
so, ha diritto di chiedere ad un suo membro più di quanto
questi può dare, valorizzando le sue capacità ed il suo
portatore come fonte di ricchezza sociale. Nel contempo,
impegna ciascuno, cioè tutti, a contribuire al progresso
ed al benessere della società. “ A ciascuno secondo il suo
lavoro “ stabilisce il principio che il lavoro individuale
non sia più sfruttato dal padrone privato che si appropria
del prodotto del lavoro altrui, ma sia remunerato in ter-
mini di salario diretto, indiretto ( diritto alla casa, alla
sanità gratuita, all’istruzione gratuita,alla cultura, alla
sicurezza sul lavoro, all’assistenza della maternità ed
infanzia, alla garanzia del posto del lavoro, ecc.) e diffe-
rito ( pensione ) sulla base del contributo che ciascuno da
allo sviluppo della società, misurato in ore di lavoro.
Con la crescita della ricchezza sociale accumulata e con
l’estensione dei rapporti socialisti di produzione a tutti i
settori e livelli dell’economia, con la definitiva trasfor-
mazione della proprietà cooperativa e collettiva in pro-
prietà sociale, il principio generale della distribuzione
evolverà in “ da ciascuno secondo le sue capacità, a
ciascuno secondo i suoi bisogni “. Poiché ogni individuo
può avere bisogni diversi da un altro, questo principio
La lotta per il socialismo-comunismo
Continua dalla prima pagina
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
6 aprile 2013 Federazioni 6
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
6 aprile 2013 Federazioni 7
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
6 aprile 2013 Internazionale 8
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
6 aprile 2013 Il resto del Kremlino
9
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
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primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
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primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
6 aprile 2013 Il resto del Kremlino
12
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
6 aprile 2013 Internazionale 13
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
6 aprile 2013 Giovani 14
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
6 aprile 2013 Giovani 15
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
6 aprile 2013 Lavoro 16
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
6 aprile 2013 Lavoro 17
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
6 aprile 2013 Vita di Partito 18
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
6 aprile 2013 Vita di Partito 19
primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di
uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse
del capitale finanziario internazionale.
La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro
l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la
storia della costruzione del primo stato socialista del
mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-
striale del mondo. E che, con la forza economica e
politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-
rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali
nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-
fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,
Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera
rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-
ria.
La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991
con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione
delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si
realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma
soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di
forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-
cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal
1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono
ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-
cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello
del capitalismo nella competizione internazionale, su-
bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-
terni ed infine sconfitti.
Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-
to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno
le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i
comunisti fonte di grandi insegnamenti.
Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche
dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai
tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può
resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere
popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-
mento sociale.
Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una
forte politica di competizione, a livello internazionale, il
socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e
limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la
cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita
dal XX congresso del PCUS in poi.
Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la
lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al
movimento operaio e comunista deve, sempre, essere
condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo
in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste
masse popolari che, solo se informate e coscienti del
proprio ruolo storico, possono essere permanentemente
protagoniste della costruzione della nuova società.
Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici
che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità
di una identità comunista , della necessità di ricostruire il
Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista
internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra
storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-
staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed
universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista
d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia
dell’umanità e che continua ad essere quella
Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina
Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione
dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-
smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-
re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con
coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla
teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da
comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-
to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta
propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione
del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-
re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-
nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento
che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-
razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento
dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev
a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’
FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!
Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei
partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la
figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,
assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri
grandi della”nostra” storia, da una parte come punto
teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista
e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-
ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti
“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser
“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-
smo”.
Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo
diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-
nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere
adeguatamente al pensiero unico della borghesia non
potrà mai contribuire realmente alla costruzione del
Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della
borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della
dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha
nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.
Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-
tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-
scevico, compirono, per la prima volta nella storia
dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado
di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo
potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base
del nuovo Stato Socialista.
Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune
contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere
l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la
costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-
zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni
fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di
classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace
e tempestiva determinazione dei compiti
dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del
popolo: il Partito Comunista.
Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-
stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed
instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione
interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-
vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere
l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel
dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e
delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i
popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-
io e popolare il socialismo ed il comunismo.
Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-
to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-
no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-
lire la verità su una delle personalità più imponenti della
storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-
cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del
movimento comunista internazionale.
Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013
NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.
Il Tesseramento e’ l’adesione al Partito Comunista, al suo progetto, al suo programma, alla sua
cultura politica, alla sua ideologia.E’ cosa semplice e tremendamente seria. Negli anni passati, anche
nell’esperienza del comunismo italiano, si e’ passati dalla serietà del cosiddetto “periodo transito-
rio” in cui un compagno veniva “presentato” per l’iscrizione da altri due che “rispondevano” della
sua scelta, fino alla tessera come momento di routine, rinnovata quasi automaticamente, senza re-
sponsabilizzazione e solamente frutto di una scelta programmatica o addirittura solo di una preferen-
za di voto. I risultati finali di tale involuzione sono sotto gli occhi di tutti: abbandono dei riferimenti
di classe, eclettismo teorico (dal “movimento dei movimenti” al partito sociale, dal “popolo delle
acque” alle riscoperte premarxiane), confusione organizzativa e di gestione ( dal plebeismo al leade-
rismo personalistico, dal “basismo” alla supremazia dei gruppi istituzionali) fino ad arrivare alla
scomparsa totale della questione comunista ( oggi depositata nella speranza di elezione di due o tre
deputati camuffati nelle contradditore liste di un giudice). Serve una cesura netta con questo recente
passato che ha prodotto danni incalcolabili. Il tesseramento e’ rivolto a chi e’ comunista, a chi crede
profondamente nella lotta per il cambiamento totale della società. A tutto il resto del popolo rivolge-
remo l’azione di controinformazione e propaganda, consci del fatto che il Comunismo si farà anche
con i non comunisti, ma altrettanto convinti che solo con un nucleo duro di uomini e donne che
credono ed operano fermamente per la crescita del Partito e del suo ruolo egemone nella società, si
potrà costruire il partito capace di operare il cambiamento generale della società. Così come aveva-
mo deciso, la tessera del 2013 di Csp-PARTITO COMUNISTA e’ dedicata ad Ernesto Guevara. Il
Che e’ l’esempio di un vero rivoluzionario che ha addirittura scelto di giocare la propria vita per
l’ideale, una scelta di assoluta coerenza per le nuove generazioni e di deciso disprezzo verso la miseria della politica istituzionale attuale. La tessera ricorda anche gli scioperi
operai del marzo 1943 e il quarantesimo della morte del compagno Pietro Secchia con la frase” per ogni campanile una sezione comunista” che definiva una indicazione operati-
va del PCI nel 1945, mai come oggi attuale. L’indicazione generale e’ quella della costruzione: Per il Partito Comunista e’ lo slogan con cui si parte da noi stessi, con la consape-
volezza dei nostri limiti, per coinvolgere in un processo costituente tutti quei compagni che si riconoscono e vogliono contribuire nella definizione di una cultura politica e pro-
gettuale “omogenea”. Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolarismi che, in questi ultimi anni, ha distrutto
identità e prospettiva. In questo percorso prendiamo “in carico” la storia del movimento comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta propulsiva” della Rivoluzione
d’Ottobre, indicando nei processi di revisionismo di quella esperienza una delle cause del fallimento che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degenerazione e non certo
alla sua essenza. Il fallimento dell’URSS e’ il fallimento del revisionismo da Krusciov a Gorbaciov, non certo del Socialismo. Sarebbe un po’ come dire, guardando la miseria
della politica e della società italiana, che la colpa è dei partigiani che hanno fatto la Resistenza. Affronteremo questo capitolo di lotta al revisionismo non solo a livello internazio-
nale ma anche a livello nazionale, con attenzione e scrupolo, perchè bisognerà pur cominciare ad indagare le complessità del “comunismo italiano” che, alla fine, si sono disinte-
grate nella dissoluzione dell’esperienza comunista. Lo faremo attenti a non “offendere” la sensibilità di vecchi compagni che hanno dato dignità e reso forte il PCI nel nostro
Paese. La stessa figura di Stalin non verrà presa come “feticcio”, ma servirà da una parte come punto teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista e , dall’altra, come
“spartiacque” per la costruzione pratica del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti “consente” addirittura (sino ad oggi) di esser “comunista” ma non sopporta lo ” stalini-
smo”. Sono molti ( troppi) quelli che si sono piegati a questo diktat in Italia,(peraltro neanche Stalin si definiva stalinista, il marxismo-leninismo era il termine di riferimento
politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere adeguatamente al pensiero unico della borghesia non potrà mai contribuire realmente alla costruzione del Partito Comuni-
sta. Di fronte alla palese dittatura della borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha nulla da temere in quanto
vera “democrazia di tutti”.Come si potrà notare siamo pronti ad affrontare con coerenza e determinazione i compiti difficili che ci spettano, consci dell’ancora maggiore giustezza
6 aprile 2013 Controcopertina 20
Il tesseramento è l’adesione
al Partito Comunista
Marco Rizzo, ex parlamentare Pdci ed attuale segretario
di Csp-Partito Comunista, riunirà sabato 6 aprile a Roma
in Via Casilina 5 i partiti comunisti europei, per discutere
della situazione politica e creare una rete comunista “dal
forte internazionalismo”. Alla presenza degli ambasciato-
ri di Cuba, Venezuela, Corea del Nord si discuterà di co-
me rilanciare l’ideale comunista, vista la grave crisi che
attraversa i partiti con la falce e martello non solo in Ita-
lia. E anche l’attuale situazione politica italiana verrà ana-
lizzata: Rizzo critica sia il governo Monti , con “le sue
politiche liberiste e le figuracce internazionali”, sia il
“nuovo inconsistente M5S che si concentra sui problemi
minimi, come i costi della bouvette parlamentare”. Rima-
ne il rifiuto netto della socialdemocrazia, quindi del PD,
“che si è ormai abbandonato alle politiche capitalistiche
mondiali: è necessario che invece l’Italia esca velocemen-
te dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato”, sostiene
il segretario di Csp-PC. Non saranno presenti “i partiti
comunisti che hanno abiurato, cioè tolto la falce martello
dal loro simbolo”, nessuno spazio quindi verso il greco
Syriza ma neanche verso lo storico Partito comunista
francese.
RIZZO CHIAMA A RACCOLTA I COMUNISTI EUROPEI,