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In una delle recenti conferenze-dibattito sul fascismo di ieri e di oggi, ci è stato chiesto, da alcuni giovani, se fosse possibile tratteggiare in poche pagine la situazione nella quale era nato e s'era sviluppato il fascismo cin- quant'anni or sono, quali erano la sua natura, il suo programma, i suoi mezzi di lotta, le iniziative per con- quistarsi una base di massa e in qual modo i lavoratori italiani avevano lottato ed erano stati sconfitti. Esistono molte opere pregevoli in proposito, di carattere politico e storico. - È vero, mi sono sentito rispondere, esistono intere biblioteche, ma non si tratta di questo. Oggi manca il tempo, noi amiamo conoscere rapidamente, attraverso una conferenza, un dibattito, o la lettura non di pondero- si volumi, ma di brevi saggi che ci dicano l'essenziale e ce lo dicano senza prolisse analisi e ragionamenti com- plessi e involuti. Sono rimasto alquanto perplesso , convinto come sono che soprattutto gli avvenimenti importanti e i fenomeni di portata storica non possono essere trattati superficial- mente e per approssimazione. L'argomento che mi ha persuaso, oltreché l'attualità del tema, è quello che oggi milioni di giovani non sanno che cos'è stato il fascismo. Le recenti manifestazioni contro i rigurgiti dello squa- drismo e le violenze che portano inconfondibile il mar- chio fascista sono state grandiose per il carattere unita- rio, per la loro ampiezza, non si sono limitate ad alcune città, hanno abbracciato larga parte del paese; tuttavia vi sono milioni e milioni di operai, contadini, studenti, lavoratori giovani e anche in matura età ancora indiffe- renti e lontani dal rendersi conto del pericolo che grava sulla nostra società e sulle istituzioni democratiche della Repubblica. Si tratta di larghe masse non ancora impe- gnate politicamente e che soprattutto per mezzo di altre iniziative e attività possono e devono essere sensibiliz- zate e mobilitate. Le masse si persuadono e si conquista- no soprattutto per mezzo della lotta. Ma un contributo, seppure modestissimo, può essere portato anche dallo scritto che non sia l'opera pondero- sa, ma neppure il semplice articolo di giornale. Non si pretenda di trovare in queste poche pagine la "storia" del fascismo e neppure dell'antifascismo, le analisi di situazioni economiche, politiche e sociali che hanno caratterizzato gli anni 1920-1922, l'esame della politica del fascismo e dei partiti che lo combatterono o che lo favorirono; gli errori, i limiti, i successi e gli insuccessi delle battaglie combattute dai lavoratori. Lo scopo di questo lavoro lo abbiamo indicato: esso non si rivolge agli "specialisti." Ci siamo proposti di tratteggiare gli elementi essenziali e sufficienti a delineare il quadro, a poter dire in parole semplici , soprattutto ai giovani: questo è stato il fasci- smo. Chi vorrà approfondire, continuare gli studi, verifi- care, non gli mancheranno certo le opere, numerose, che affrontano il tema sotto tutti i suoi aspetti, e con le di- verse interpretazioni. Nel corso della nostra esposizione non abbiamo fatto riferimento alla situazione di oggi e alle nuove e vecchie insegne con le quali il fascismo tenta di ripresentarsi. Così come non abbiamo ritenuto necessario esaminare criticamente ogni forma di lotta allora adottata per ripe- tere a ogni passo che talune non rispondono più alla situazione di oggi e che altre erano già inadeguate anche allora. Si tratta di cose evidenti e lapalissiane, non esi- stono forme di lotta immutabili ed eterne e le più efficaci sorgono dalle situazioni attuali in rapporto al grado di sviluppo della società e delle forze produttive. Ma forme di lotta oggi superate e non corrispondenti alla situazio- ne reale possono domani, in condizioni mutate, ripresen- tarsi come necessarie. «Irriducibilmente ostile ad ogni forma astratta, ad ogni ricetta dottrinaria, il marxismo esige un attento esame della lotta di massa in atto, che con lo sviluppo del mo- vimento, con l'elevarsi della coscienza delle masse, con l'inasprirsi delle crisi economiche e politiche, suscita sempre nuovi e più svariati metodi di difesa e d'attacco. [...] Il marxismo esige categoricamente un esame storico del problema delle forme di lotta. Porre questo problema al di fuori della situazione storica concreta significa non capire l'abbiccì del materialismo dialettico. In momenti diversi dell'evoluzione economica, a seconda delle di- verse condizioni politiche, culturali, nazionali, sociali, ecc., differenti sono le forme di lotta che si pongono in primo piano divenendo fondamentali, e in relazione a ciò si modificano, a loro volta, anche le forme di lotta secondarie, marginali.» Non c'è mai nessuna esperienza, quand'essa è il risultato di lotte reali , che vada completamente perduta e sulla quale debba stendersi il velo del silenzio. Le lotte del passato, anche quelle che ebbero i loro limiti, le loro inadeguatezze, i loro errori, meritano sempre di essere ricordate, non fosse altro per scoprire le radici di quegli errori e per trarre da esse tutto ciò che vi fu di valido e che rappresenta un'esperienza da non dimenticare. Più che con dei ragionamenti, con l'esposizione dei fatti ho cercato di sfatare alcune leggende, ad esempio quella che gli operai e i lavoratori italiani non si siano battuti in quegli anni contro il fascismo. Il che non è vero. Durante alcuni anni , dal 1919 alla vigilia della marcia su Roma, i movimenti di massa contro il fascismo si succedettero in ogni regione, in ogni città; non vi fu centro importante dell'Italia nel quale non si sia risposto alle violenze fasciste con uno scio- pero di protesta, e numerosi furono gli scioperi generali. In parecchie località: Parma, Trieste, Firen- ze, Roma, Bari, Sarza- na, Ancona, gli sciope- ri furono accompagnati da una lotta diretta che in taluni casi assunse carattere di rivolta popolare. Gli operai, i contadini, i lavoratori italiani si sono battuti e non hanno lasciato si La battaglia di opposizione ai governi borghesi, dovrà essere condotta non tanto nelle aule parlamentari, quanto nelle piazze, nei luoghi di lavoro e di studio ed il suo esito dipenderà dalla capacità che il blocco sociale organizzato nel Fronte Unito del Lavoro ( FUL ) avrà di mettere in crisi qualsiasi governo borghese attraverso la lotta di massa, coinvolgendovi settori sempre più ampi di lavora- tori e lavoratrici ed in generale, del popolo. Saranno i rapporti di forza che concretamente si determineranno, lo sviluppo concreto delle forme di lotta e le sue dimensioni, a stabilire se il nuovo governo del FUL sarà espressione dello stesso popolo in lotta, senza preliminari passaggi elettorali, oppure se tale governo si formerà nell’ambito dei meccanismi formali della democrazia borghese, cioè attraverso una maggioranza parlamentare scaturita da elezioni politiche. In ogni caso, il Partito, come avanguar- dia organizzata della classe operaia ha ed avrà un ruolo determinante nel guidare il Fronte ed il suo governo nel processo rivoluzionario e nella costruzione del socialismo -comunismo. Il socialismo è lo stadio iniziale, il primo gradino della società comunista. Esso si caratterizza e si sviluppa sulla base di leggi generali, comuni a tutti i paesi, indipendentemente dalle loro peculiarità. Lo Stato, secondo Marx, è “…l’organizzazione del dominio politico -giuridico di una classe sulle altre..” ed, in questo sen- so,ogni stato è una dittatura, in cui possono prevalere, a seconda dei rapporti di forza fra le classi ed al grado di acutezza dello scontro fra di loro in un dato momento storico, di volta in volta, ora aspetti più coercitivi ed autoritari, ora aspetti più consensuali e democratici. La dittatura proletaria, cioè lo stato proletario, è la più alta ed estesa forma di democrazia e la più avanzata e finale organizzazione statuale. Ispirandosi al principio del cen- tralismo democratico, essa si basa sulla continua ed indi- spensabile ricerca del consenso all’interno del blocco sociale costituito dalla classe operaia e dai suoi alleati ed esercita il potere coercitivo nei confronti di chi volesse distruggerla. Perciò, è fuorviante identificarla con quegli specifici aspetti che ha assunto in alcuni paesi, per effetto delle durissime condizioni di scontro di classe, interne ed esterne, in determinati momenti storici. La dittatura prole- Prima edizione: maggio 1971 Copyright by Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano Le armi del fascismo Pietro Secchia (1921 - 1971) a Vittorio Vidali e ai giovani delle officine e delle scuole Palombella Rossa La lotta per il socialismo - comunismo Segue a pag 2 Proletari di tutto il mondo, unitevi! Anno 1 N° 1 6 Aprile 2013 Organo del Comitato Centrale di CSP - Partito Comunista Pravdaonline Quotidiano Comunista Pravdaonline

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giornale comunista

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In una delle recenti conferenze-dibattito sul fascismo di

ieri e di oggi, ci è stato chiesto, da alcuni giovani, se

fosse possibile tratteggiare in poche pagine la situazione

nella quale era nato e s'era sviluppato il fascismo cin-

quant'anni or sono, quali erano la sua natura, il suo

programma, i suoi mezzi di lotta, le iniziative per con-

quistarsi una base di massa e in qual modo i lavoratori

italiani avevano lottato ed erano stati sconfitti.

Esistono molte opere pregevoli in proposito, di carattere

politico e storico.

- È vero, mi sono sentito rispondere, esistono intere

biblioteche, ma non si tratta di questo. Oggi manca il

tempo, noi amiamo conoscere rapidamente, attraverso

una conferenza, un dibattito, o la lettura non di pondero-

si volumi, ma di brevi saggi che ci dicano l'essenziale e

ce lo dicano senza prolisse analisi e ragionamenti com-

plessi e involuti.

Sono rimasto alquanto perplesso , convinto come sono

che soprattutto gli avvenimenti importanti e i fenomeni

di portata storica non possono essere trattati superficial-

mente e per approssimazione.

L'argomento che mi ha persuaso, oltreché l'attualità del

tema, è quello che oggi milioni di giovani non sanno

che cos'è stato il fascismo.

Le recenti manifestazioni contro i rigurgiti dello squa-

drismo e le violenze che portano inconfondibile il mar-

chio fascista sono state grandiose per il carattere unita-

rio, per la loro ampiezza, non si sono limitate ad alcune

città, hanno abbracciato larga parte del paese; tuttavia vi

sono milioni e milioni di operai, contadini, studenti,

lavoratori giovani e anche in matura età ancora indiffe-

renti e lontani dal rendersi conto del pericolo che grava

sulla nostra società e sulle istituzioni democratiche della

Repubblica. Si tratta di larghe masse non ancora impe-

gnate politicamente e che soprattutto per mezzo di altre

iniziative e attività possono e devono essere sensibiliz-

zate e mobilitate. Le masse si persuadono e si conquista-

no soprattutto per mezzo della lotta.

Ma un contributo, seppure modestissimo, può essere

portato anche dallo scritto che non sia l'opera pondero-

sa, ma neppure il semplice articolo di giornale.

Non si pretenda di trovare in queste poche pagine la

"storia" del fascismo e neppure dell'antifascismo, le

analisi di situazioni economiche, politiche e sociali che

hanno caratterizzato gli anni 1920-1922, l'esame della

politica del fascismo e dei partiti che lo combatterono o

che lo favorirono; gli errori, i limiti, i successi e gli

insuccessi delle battaglie combattute dai lavoratori. Lo

scopo di questo lavoro lo abbiamo indicato: esso non si

rivolge agli "specialisti."

Ci siamo proposti di tratteggiare gli elementi essenziali

e sufficienti a delineare il quadro, a poter dire in parole

semplici , soprattutto ai giovani: questo è stato il fasci-

smo. Chi vorrà approfondire, continuare gli studi, verifi-

care, non gli mancheranno certo le opere, numerose, che

affrontano il tema sotto tutti i suoi aspetti, e con le di-

verse interpretazioni.

Nel corso della nostra esposizione non abbiamo fatto

riferimento alla situazione di oggi e alle nuove e vecchie

insegne con le quali il fascismo tenta di ripresentarsi.

Così come non abbiamo ritenuto necessario esaminare

criticamente ogni forma di lotta allora adottata per ripe-

tere a ogni passo che talune non rispondono più alla

situazione di oggi e che altre erano già inadeguate anche

allora. Si tratta di cose evidenti e lapalissiane, non esi-

stono forme di lotta immutabili ed eterne e le più efficaci

sorgono dalle situazioni attuali in rapporto al grado di

sviluppo della società e delle forze produttive. Ma forme

di lotta oggi superate e non corrispondenti alla situazio-

ne reale possono domani, in condizioni mutate, ripresen-

tarsi come necessarie.

«Irriducibilmente ostile ad ogni forma astratta, ad ogni

ricetta dottrinaria, il marxismo esige un attento esame

della lotta di massa in atto, che con lo sviluppo del mo-

vimento, con l'elevarsi della coscienza delle masse, con

l'inasprirsi delle crisi economiche e politiche, suscita

sempre nuovi e più svariati metodi di difesa e d'attacco.

[...]

Il marxismo esige categoricamente un esame storico del

problema delle forme di lotta. Porre questo problema al

di fuori della situazione storica concreta significa non

capire l'abbiccì del materialismo dialettico. In momenti

diversi dell'evoluzione economica, a seconda delle di-

verse condizioni politiche, culturali, nazionali, sociali,

ecc., differenti sono le forme di lotta che si pongono in

primo piano divenendo fondamentali, e in relazione a

ciò si modificano, a loro volta, anche le forme di lotta

secondarie, marginali.»

Non c'è mai nessuna esperienza, quand'essa è il risultato

di lotte reali , che vada completamente perduta e sulla

quale debba stendersi il velo del silenzio. Le lotte del

passato, anche quelle che ebbero i loro limiti, le loro

inadeguatezze, i loro errori, meritano sempre di essere

ricordate, non fosse altro per scoprire le radici di quegli

errori e per trarre da esse tutto ciò che vi fu di valido e

che rappresenta un'esperienza da non dimenticare. Più

che con dei ragionamenti, con l'esposizione dei fatti ho

cercato di sfatare alcune leggende, ad esempio quella

che gli operai e i lavoratori italiani non si siano battuti in

quegli anni contro il fascismo. Il che non è vero. Durante

alcuni anni , dal 1919 alla vigilia della marcia su Roma,

i movimenti di massa contro il fascismo si succedettero

in ogni regione, in ogni

città; non vi fu centro

importante dell'Italia

nel quale non si sia

risposto alle violenze

fasciste con uno scio-

pero di protesta, e

numerosi furono gli

scioperi generali. In

parecchie località:

Parma, Trieste, Firen-

ze, Roma, Bari, Sarza-

na, Ancona, gli sciope-

ri furono accompagnati

da una lotta diretta che

in taluni casi assunse

carattere di rivolta

popolare. Gli operai, i

contadini, i lavoratori

italiani si sono battuti e

non hanno lasciato si

La battaglia di opposizione ai governi borghesi, dovrà

essere condotta non tanto nelle aule parlamentari, quanto

nelle piazze, nei luoghi di lavoro e di studio ed il suo esito

dipenderà dalla capacità che il blocco sociale organizzato

nel Fronte Unito del Lavoro ( FUL ) avrà di mettere in

crisi qualsiasi governo borghese attraverso la lotta di

massa, coinvolgendovi settori sempre più ampi di lavora-

tori e lavoratrici ed in generale, del popolo. Saranno i

rapporti di forza che concretamente si determineranno, lo

sviluppo concreto delle forme di lotta e le sue dimensioni,

a stabilire se il nuovo governo del FUL sarà espressione

dello stesso popolo in lotta, senza preliminari passaggi

elettorali, oppure se tale governo si formerà nell’ambito

dei meccanismi formali della democrazia borghese, cioè

attraverso una maggioranza parlamentare scaturita da

elezioni politiche. In ogni caso, il Partito, come avanguar-

dia organizzata della classe operaia ha ed avrà un ruolo

determinante nel guidare il Fronte ed il suo governo nel

processo rivoluzionario e nella costruzione del socialismo

-comunismo. Il socialismo è lo stadio iniziale, il primo

gradino della società comunista. Esso si caratterizza e si

sviluppa sulla base di leggi generali, comuni a tutti i

paesi, indipendentemente dalle loro peculiarità. Lo Stato,

secondo Marx, è “…l’organizzazione del dominio politico

-giuridico di una classe sulle altre..” ed, in questo sen-

so,ogni stato è una dittatura, in cui possono prevalere, a

seconda dei rapporti di forza fra le classi ed al grado di

acutezza dello scontro fra di loro in un dato momento

storico, di volta in volta, ora aspetti più coercitivi ed

autoritari, ora aspetti più consensuali e democratici. La

dittatura proletaria, cioè lo stato proletario, è la più alta ed

estesa forma di democrazia e la più avanzata e finale

organizzazione statuale. Ispirandosi al principio del cen-

tralismo democratico, essa si basa sulla continua ed indi-

spensabile ricerca del consenso all’interno del blocco

sociale costituito dalla classe operaia e dai suoi alleati ed

esercita il potere coercitivo nei confronti di chi volesse

distruggerla. Perciò, è fuorviante identificarla con quegli

specifici aspetti che ha assunto in alcuni paesi, per effetto

delle durissime condizioni di scontro di classe, interne ed

esterne, in determinati momenti storici. La dittatura prole-

Prima edizione: maggio 1971 Copyright by Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano

Le armi del fascismo Pietro Secchia (1921 - 1971) a Vittorio Vidali e ai giovani delle officine e delle scuole

Palombella Rossa

La lotta per il socialismo - comunismo

Segue a pag 2

Proletari di tutto il mondo, unitevi!

Anno 1 N° 1 6 Aprile 2013 Organo del Comitato Centrale di CSP - Partito Comunista Pravdaonline Quotidiano Comunista Pravdaonline

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6 aprile 2013 Editoriale 2

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni,

spostare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie

ed instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

può dire alcun attacco fascista senza risposta, ma le loro

lotte ebbero dei limiti dovuti soprattutto a mancanza di

coordinamento, di direzione, spesso ad errata direzione e

al fatto che quelle lotte si combattevano sulla linea di

un'ondata discendente del movimento operaio in Italia e

in Europa.

I fatti stanno a testimoniare che già allora vi furono lotte

di grande ampiezza e per obiettivi avanzati che oggi, per

ignoranza o per altri fini, c'è chi tende a sottovalutare.

Cosi come non è vero che allora gli operai e i lavoratori

si siano limitati a rispondere alle violenze fasciste con la

violenza opposta da minoranze audaci e non siano ricorsi

alle lotte unitarie di massa. Queste ci furono, anzi, giova

ripeterlo, alle prime violenze fasciste degli anni 1919-

1920, la risposta fu quasi sempre lo sciopero e spesso lo

sciopero generale.

Certo oggi la situazione è completamente diversa da

quella di allora, la classe operaia, i lavoratori, il movi-

mento democratico hanno fatto grandi passi in avanti,

ma proprio per questo non c'è alcun bisogno di sottova-

lutare le capacità di lotta di cui già allora seppero dare

prova. Tanto più che se oggi il movimento dei lavoratori

è assai più forte, anche i monopoli e i gruppi della gran-

de borghesia italiana hanno ancora unghie affilate e denti

robusti e godono dell'appoggio attivo dell'imperialismo

americano.

Sono stati fatti, nelle scorse settimane, molti ragiona-

menti sulle analogie tra il 1971 e il 1921. Senza dubbio

vi sono delle analogie, ma le differenze sono ancora più

grandi. La situazione è completamente diversa. Le squa-

dracce fasciste sorsero nel 1920 allorquando, sia pure

con gli errori e le insipienze del massimalismo, gli operai

e i contadini italiani avanzavano sulla strada delle con-

quiste economiche e sociali. Conquiste che nel primo

dopoguerra, con i profitti e gli interessi dei grossi agrari

e dei grandi industriali, intaccavano il loro "potere."

Furono quelle conquiste a spingere i gruppi più retrivi

dei ceti dominanti a organizzare l'attacco violento allo

scopo di difendere le loro posizioni e i loro privilegi. Le

spedizioni punitive, le violenze e gli assassini comincia-

rono nelle campagne dove più serrata era la lotta tra le

Leghe e i grossi agrari; i fascisti attaccarono prima una

zona dopo un'altra, per poi puntare sulle città, lasciando

per ultimi i centri delle grandi concentrazioni industriali.

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo

(fortunatamente)

terminata la stagio-

ne dell’eclettismo

dubbioso,

dell’esaltazione dei

particolarismi che,

in questi ultimi

anni, ha contribuito

a distruggere identi-

tà e prospettiva per

chi voleva richia-

marsi con coerenza

al comunismo, per poi ridursi infine al nulla teorico ed

organizzativo. In questo percorso, appunto da comuni-

sti, prendiamo “in carico” la storia del movimento co-

munista internazionale e rivendichiamo la “spinta pro-

pulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione del

Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuatore

dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisioni-

smo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

edito da: CSP - Partito Comunista

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6 aprile 2013 Terza Pagina 3

Parlare, in Italia, contro l’Unione Europea, del suo evolvere definitivo nella dittatura

dei monopoli capitalisti e delle grandi banche, è sempre stato difficile. Ma, tanto più

oggi, è quanto mai necessario.

Le cause della crisi che sta attanagliando l’Europa sono individuabili solo attraverso

una corretta analisi marxista-leninista delle crisi come crisi di sovrapproduzione e

sovraccumulazione.

Marx e Lenin hanno analizzato e descritto i periodi di crisi come caratterizzati non solo

da licenziamenti e creazione di un esercito salariato di riserva, cioè di disoccupati, ma

anche dalle guerre tra stati imperialisti, utilizzate come mezzo per distruggere parte

della massa di capitale sovraccumulato.

In tutte le crisi, si accentua la caduta del saggio di profitto, cioè del tasso di rendimento

del capitale investito, e, nel tentativo di arrestare la flessione del saggio di profitto, il

capitalismo intensifica lo sfruttamento della forza-lavoro e l’estrazione di plusvalore,

cercando, in primo luogo, di comprimere il salario diretto, indiretto (servizi sociali),

differito (pensione e Tfr) e di allungare il tempo di lavoro in termini di orario e di età

pensionabile.

Un’altra via che il capitalismo cerca di seguire, a questo scopo, è decentrare la produ-

zione in quei Paesi dove i costi di produzione, in particolare del lavoro, sono inferiori.

Infine, il capitale cerca rimedio alla caduta del saggio di profitto, anche spostandosi

dalla produzione di beni e servizi al settore finanziario, con intento puramente specula-

tivo.

L’imperialismo

L’approccio del grande capitale alla crisi è di scaricarne il peso, oltreché sui lavoratori

del proprio Paese, anche all’esterno di questo.

L’Unione Europea, come conglomerato imperialista, impone questo pesante fardello

anche alle sue periferie interne. Essa cerca di contendere la supremazia del dollaro

come mezzo dei pagamenti internazionali, con l’euro.

L’Unione Europea non è un blocco imperialista omogeneo al proprio interno, ma è,

piuttosto, un agglomerato di “ imperialismi”, spesso in aspra competizione fra di loro.

Gli Stati imperialisti europei cercano di far pagare il costo

della crisi e della competizione mondiale con gli USA in-

nanzitutto ai propri lavoratori, poi, ai popoli dei paesi terzi e,

inoltre, si cannibalizzano anche fra di loro, approfittando

delle debolezze politiche ed economiche del vicino.

Gli ultimi decenni hanno visto una competizione interimpe-

rialista feroce all’interno dell’Europa. La costruzione

dell’Unione Europea e della sua dittatura di banche e mono-

poli è stato un processo lungo, che ha subito una accelera-

zione dopo la scomparsa dell’URSS e del campo socialista.

Relativamente alla moneta unica, dapprima si creò il

“serpente monetario” (SME) che vincolava le oscillazioni

dei cambi tra le monete europee entro certi limiti. Ma, solo

nel 1992, appunto dopo la fine dell’URSS, col Trattato di

Maastricht, si sono posti vincoli sovranazionali che prevedo-

no anche sanzioni per i Paesi inadempienti.

L’euro fu introdotto dal 1° gennaio 2002 e un effetto fu

subito visibile per tutti i lavoratori: un’improvvisa impenna-

ta dei prezzi con effetto redistributivo di ingenti quote di

reddito dal lavoro salariato al capitale, attraverso la conver-

sione dei prezzi interni nella nuova valuta, in tutti i paesi

dell’eurozona.

Inoltre, con l’introduzione dell’euro, divenne impossibile

utilizzare lo strumento della svalutazione competitiva cosic-

ché, mentre la Germania e gli altri paesi più forti hanno

cominciato a volare, i paesi più deboli hanno iniziato a pre-

cipitare.

Quindi, l’ingresso dell’euro, per la maggior parte dei paesi che vi hanno aderito, ha

significato una perdita di competitività, tranne che per la Germania, che ha sostanzial-

mente mantenuto le proprie posizioni.

L’Italia, nel complesso, ha mantenuto la sua competitività a prezzo di forti riduzioni

dei salari reali, delle pensioni e dei servizi, collocandosi ai più bassi livelli, in Europa,

per quanto riguarda le retribuzioni, anche grazie ad un’ulteriore spinta alla concentra-

zione del capitale.

L’Italia, da seconda potenza manifatturiera d’Europa, oggi è ridotta, da un punto di

vista industriale, a un cumulo di rovine, a scapito delle masse lavoratrici e, anche, della

piccola e media impresa.

Prima dell’euro, il risparmio delle famiglie italiane era uno dei più alti del mondo e

l’indebitamento, sempre delle famiglie, uno dei più bassi. Oggi, tale rapporto si è rove-

sciato.

Questo è il prezzo che il popolo paga perché la borghesia italiana faccia ancora grossi e

grassi profitti e mantenga le sue quote di mercato!

La questione del debito pubblico

Con l’introduzione dell’euro, il debito pubblico è diventato il vero e proprio cappio al

collo del popolo, determinato dall’uso di classe della leva fiscale e della spesa pubbli-

ca, per sostenere il tasso di profitto del capitale monopolistico, industriale e finanziario.

Ma la contraddizione maggiore di questo meccanismo sta nel fatto che, in Europa, non

sono le banche centrali e neppure quella europea a detenere il debito dei paesi più

deboli, ma sono le banche private.

Ciò significa che l’eventuale insolvenza di uno Stato comprometterebbe i sistemi ban-

cari e creditizi degli altri Stati, impossibilitati a far fronte alla crisi di liquidità con

IL NO COMUNISTA ALLA UNIONE EUROPEA l’emissione di moneta, facendo così sprofondare nella recessione i rispettivi sistemi

produttivi.

Così, l’Unione Europea ha regalato, negli ultimi quattro anni, alle banche private 3500

miliardi di euro, l’equivalente della somma del debito di Portogallo, Spagna, Italia e

Grecia, per ricapitalizzarle, a spese dei popoli europei, dopo che esse erano state

all’origine della crisi, senza alcuna contropartita.

Inoltre, più recentemente, la BCE e la Commissione Europea hanno creato il MES

(Meccanismo di Stabilità Europea), anche chiamato fondo salva stati, al fine di immet-

tere liquidità sui mercati e controllare gli eventuali fallimenti.

Ma il prezzo che i popoli degli Stati che facessero richiesta al MES di un intervento di

sostegno dovrebbero pagare, sarebbe enorme in termini di privatizzazioni di beni pub-

blici, di pezzi di territorio, di tagli ai servizi essenziali, ai salari e alle pensioni, che, per

altro, sono già stati avviati.

Inoltre, il finanziamento pro-quota del MES è a carico della fiscalità generale degli

Stati aderenti e non fa che peggiorarne la situazione debitoria e di ingiustizia distributi-

va.

Infine, il fenomeno del famigerato spread rispetto ai rendimenti dei titoli del debito

pubblico tedesco. All’inizio del 2010, il costo del rinnovo del debito, per l’Italia, era

intorno all’1%. Successivamente si è avuta un’impennata dei rendimenti dei titoli di

debito pubblico oltre al 6%. Che significa ciò?

Il grande capitale internazionale ha deciso di attaccare anche il nostro Paese, per mette-

re le mani sulla sua ricchezza reale, sul suo patrimonio industriale, immobiliare, pae-

saggistico ed anche storico-culturale. Come avviene ciò?

Con il meccanismo dell’asta: periodicamente, il Tesoro mette in vendita dei titoli,

soprattutto per poter pagare quelli in scadenza. Il debito pubblico italiano, ha, ormai,

raggiunto e superato i 2000 miliardi di euro ed è il quarto debito al mondo dopo quello

degli Stati Uniti, del Giappone e della Germania, pari al 126% del PIL. La spesa annu-

ale per interessi corrisposti ai detentori dei titoli di stato è di circa 80 miliardi di euro

l’anno.

Il debito pubblico italiano è, infatti, composto, all’83%, da titoli

di stato posseduti, per l’87%, da banche d’affari, assicurazioni,

fondi pensioni e di investimento ed imprese capitalistiche. Inol-

tre, il 52,4% del debito è detenuto da grandi investitori finanzia-

ri stranieri, statunitensi, cinesi, britannici, tedeschi e francesi,

che effettuano le operazioni speculative sui mercati per realizza-

re enormi plusvalenze con il rialzo dello spread!!

Ecco perché bisogna rifiutarsi di pagare gli interessi sul debito

in possesso delle banche e delle società finanziarie, uscendo

dalla UE, spezzando il vincolo imposto dalle istituzioni econo-

miche e finanziarie internazionali legate al sistema imperialista

mondiale.

E mentre il grande capitale “ italiano “ diventa sempre più trans-

nazionale e perfettamente inserito in queste logiche di competi-

zione e di redistribuzione della ricchezza, riuscendo a trarre

notevoli vantaggi per se, il proletariato ed i ceti popolari italiani

subiscono una doppia oppressione ed un doppio sfruttamento,

quello da parte della propria borghesia nazionale e quello attua-

to dagli imperialismi europei dominanti.

Questa Europa è riformabile? Assolutamente NO!!!!!

Anche l’inserimento nelle Costituzioni degli Stati Europei della

norma che impone il pareggio di bilancio, oltreché incostituzio-

nale, ha la funzione di strangolare tutti i paesi aderenti, come sta

avvenendo in Grecia, privandoli della possibilità di attuare

autonome politiche di bilancio che contraddicano la volontà e

gli interessi del capitale transnazionale imposti dall’UE, dalla

BCE e dal FMI.

Per questo diciamo che non c’è altra soluzione che il Socialismo, come alternativa alla

crisi ed alla barbarie, da perseguire coinvolgendo la più ampia platea possibile di sog-

getti sociali (operai, studenti, precari, impiegati, commercianti, contadini, piccoli im-

prenditori) colpiti dalla crisi capitalistica e dalla prepotenza dei monopoli e delle ban-

che, affinché, uniti in un grande fronte di lotta, possano riconoscersi in tale prospettiva

come corrispondente ai propri interessi.

Per cui, le nostre parole d’ordine in tutta Europa sono le seguenti:

POPOLI D’EUROPA SOLLEVATEVI!!

FUORI DALL’UNIONE EUROPEA E DALLA NATO!!

BASTA CON LE CRIMINALI GUERRE COLONIALISTE!!

DIFENDERE IL LAVORO ED ABOLIRE IL PRECARIATO E GLI ACCORDI

ANTISINDACALI!!!!

NAZIONALIZZAZIONE DELLE GRANDI INDUSTRIE!!

FUORI DALL’EURO!! NON PAGHIAMO IL DEBITO ALLE SANGUISU-

GHE CAPITALISTE!! DIFENDIAMO IL PICCOLO RISPARMIO!!

NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE, NO ALLE GRANDI OPERE INUTILI

E DANNOSE!!

BASTA CON LA RAPINA DEL PAESE!!

POTERE OPERAIO E POPOLARE!!

Page 4: pravda 2

6 aprile 2013 Notizie 4

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolarismi che, in questi

ultimi anni, ha contribuito a distruggere identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con coerenza al comunismo, per poi

ridursi infine al nulla teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da comunisti, prendiamo “in carico” la storia del

movimento comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione del So-

cialismo in URSS e la figura di Stalin, continuatore dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisionismo di quella esperien-

za una delle cause del fallimento che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degenerazione e non certo alla sua essenza. Il

fallimento dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FAL-

LITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria della politica e della socie-

tà italiana, che la colpa è dei partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la figura di Stalin non va presa come “feticcio”,

ma servirà, assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri grandi della”nostra” storia, da una parte come punto teorico di

attualizzazione della teoria marxista-leninista e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione pratica del partito. In Italia la

dittatura della borghesia ti “consente” addirittura (sino ad oggi) di esser “comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stalinista, il marxismo-

leninismo è termine di riferimento politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere adeguatamente al pensiero unico della

borghesia non potrà mai contribuire realmente alla costruzione del Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della borghe-

sia globalizzata serve sviluppare il concetto della dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha nulla da temere, in quanto

vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, contadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bolscevico, compirono,

per la prima volta nella storia dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado di scalzare dal potere la borghesia, instau-

rando un nuovo potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere l’anello debole

della catena imperialista, ma anche per la costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte direzione politica rivoluzionaria che

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO,

E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

NON E’ FALLITO

IL SOCIALISMO Consideriamo (fortunatamente) terminata la

stagione dell’eclettismo dubbioso,

dell’esaltazione dei particolarismi che, in

questi ultimi anni, ha contribuito a distrug-

gere identità e prospettiva per chi voleva

richiamarsi con coerenza al comunismo, per

poi ridursi infine al nulla teorico ed organiz-

zativo. In questo percorso, appunto da comu-

nisti, prendiamo “in carico” la storia del

movimento comunista internazionale e ri-

vendichiamo la “spinta propulsiva” della

Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione del

Socialismo in URSS e la figura di Stalin,

continuatore dell’opera di Lenin, indicando

nei processi di revisionismo di quella espe-

rienza una delle cause del fallimento che,

appunto, si ascrive esclusivamente alla sua

degenerazione e non certo alla sua essenza.

Il fallimento dell’Urss e’ il fallimento del

revisionismo, da Khruschev a Gorbaciov.

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALI-

SMO!!! Sarebbe un po’ come dire, guardan-

do oggi alla miseria della politica e della

società italiana, che la colpa è dei partigiani

che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come

“feticcio”, ma servirà, assieme a Marx,

Engels, Lenin, Gramsci e agli altri grandi

della”nostra” storia, da una parte come

punto teorico di attualizzazione della teoria

marxista-leninista e , dall’altra, come

“spartiacque” per la costruzione pratica del

partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette

lo ” stalinismo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati

a questo diktat in Italia, (peraltro neanche

Stalin si definiva stalinista, il marxismo-

leninismo è termine di riferimento politico e

ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della bor-

ghesia non potrà mai contribuire realmente

alla costruzione del Partito Comunista. Di

fronte alla palese dittatura della borghesia

globalizzata serve sviluppare il concetto

della dittatura proletaria, di cui nessuna parte

del popolo ha nulla da temere, in quanto

vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di

operai, contadini e soldati, guidati da Lenin,

capo del Partito Bolscevico, compirono, per

la prima volta nella storia dell’umanità, la

più grande rivoluzione popolare in grado di

scalzare dal potere la borghesia, instaurando

un nuovo potere operaio e popolare fondato

sui Soviet come base del nuovo Stato Socia-

lista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel

paese, di alcune contraddizioni del capitali-

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolarismi che,

in questi ultimi anni, ha contribuito a distruggere identità e

prospettiva per chi voleva richiamarsi con coerenza al comuni-

smo, per poi ridursi infine al nulla teorico ed organizzativo. In

questo percorso, appunto da comunisti, prendiamo “in carico”

la storia del movimento comunista internazionale e rivendichia-

mo la “spinta propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la co-

struzione del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continua-

tore dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisionismo

di quella esperienza una delle cause del fallimento che, appunto,

si ascrive esclusivamente alla sua degenerazione e non certo alla

sua essenza. Il fallimento dell’Urss e’ il fallimento del revisioni-

smo, da Khruschev a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SO-

CIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALI-

SMO!!! Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei partigiani

che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la figura di Stalin

non va presa come “feticcio”, ma servirà, assieme a Marx, En-

gels, Lenin, Gramsci e agli altri grandi della”nostra” storia, da

una parte come punto teorico di attualizzazione della teoria

marxista-leninista e , dall’altra, come “spartiacque” per la co-

struzione pratica del partito. In Italia la dittatura della borghesia

ti “consente” addirittura (sino ad oggi) di esser “comunista” ma

non sopporta, non ammette lo ” stalinismo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo diktat in

Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stalinista, il marxismo

-leninismo è termine di riferimento politico e ideologico): chi

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO

non se la sente di rispondere adeguatamente al pensiero unico

della borghesia non potrà mai contribuire realmente alla costru-

zione del Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della dittatu-

ra proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha nulla da temere,

in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, contadini e

soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bolscevico, compiro-

no, per la prima volta nella storia dell’umanità, la più grande

rivoluzione popolare in grado di scalzare dal potere la borghesi-

a, instaurando un nuovo potere operaio e popolare fondato sui

Soviet come base del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune con-

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO

E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

esclusivamente alla sua degenerazione e

non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisioni-

smo, da Khruschev a Gorbaciov. NON

E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SO-

CIALISMO!!! Sarebbe un po’ come dire,

guardando oggi alla miseria della politica

e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza.

In tal senso, la figura di Stalin non va

presa come “feticcio”, ma servirà, assie-

me a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e

agli altri grandi della”nostra” storia, da

una parte come punto teorico di attualiz-

zazione della teoria marxista-leninista e ,

dall’altra, come “spartiacque” per la

Consideriamo (fortunatamente) terminata

la stagione dell’eclettismo dubbioso,

dell’esaltazione dei particolarismi che, in

questi ultimi anni, ha contribuito a distrug-

gere identità e prospettiva per chi voleva

richiamarsi con coerenza al comunismo,

per poi ridursi infine al nulla teorico ed

organizzativo. In questo percorso, appunto

da comunisti, prendiamo “in carico” la

storia del movimento comunista interna-

zionale e rivendichiamo la “spinta propul-

siva” della Rivoluzione d’Ottobre, la co-

struzione del Socialismo in URSS e la

figura di Stalin, continuatore dell’opera di

Lenin, indicando nei processi di revisioni-

smo di quella esperienza una delle cause

del fallimento che, appunto, si ascrive

Page 5: pravda 2

6 aprile 2013 Notizie 5

taria non vieta l’esistenza di altri partiti ed organizzazio-

ni, purché agiscano nell’ambito del sistema socialista e

ne rispettino le leggi e la Costituzione. La socializzazio-

ne dei mezzi di produzione consente alla società nel suo

complesso di beneficiare del plusvalore prodotto, desti-

nato non più al profitto privato, ma allo sviluppo della

società intera. Con la socializzazione dei mezzi di produ-

zione si attua la liberazione del lavoro dallo sfruttamento

e si pongono le basi per la liberazione dal lavoro come

attività forzata per la sopravvivenza. La socializzazione

non può e non deve essere immediatamente totale. Essa

deve avvenire per gradi, partendo dai settori a più alta

concentrazione di capitale e dai settori strategici. Il Parti-

to deve agire per promuovere le associazioni di piccoli

produttori privati in cooperative da inserire, quando ve

ne siano le condizioni di concentrazione ed accumulazio-

ne, nella proprietà sociale. L’allargamento progressivo

dei rapporti socialisti di produzione, il graduale supera-

mento del carattere mercantile della produzione e dei

rapporti di scambio basati sul denaro sono gli obiettivi

irrinunciabili del Partito in questa fase. Per allocare le

risorse e stabilire gli obbiettivi produttivi nel modo più

efficace e più funzionale al soddisfacimento dei bisogni

della società, la pianificazione deve essere centralizzata e

strettamente connessa all’esercizio di una delle funzioni

principali della dittatura proletaria, cioè il controllo dei

lavoratori, che deve garantire il corretto e preciso flusso

di informazione e comunicazione: dei bisogni e dei dati

dal basso verso l’alto, dell’entità delle risorse allocabili e

degli obbiettivi dall’alto verso il basso, vigilando

sull’inderogabile realizzazione di quanto stabilito e

sull’applicazione di eventuali correttivi. Il principio

generale della distribuzione socialista si fonda su due

affermazioni:” Da ciascuno secondo le sue capacità “

afferma, di per se, un principio di giustizia sociale in

base a cui nessuno, neppure la società nel suo comples-

so, ha diritto di chiedere ad un suo membro più di quanto

questi può dare, valorizzando le sue capacità ed il suo

portatore come fonte di ricchezza sociale. Nel contempo,

impegna ciascuno, cioè tutti, a contribuire al progresso

ed al benessere della società. “ A ciascuno secondo il suo

lavoro “ stabilisce il principio che il lavoro individuale

non sia più sfruttato dal padrone privato che si appropria

del prodotto del lavoro altrui, ma sia remunerato in ter-

mini di salario diretto, indiretto ( diritto alla casa, alla

sanità gratuita, all’istruzione gratuita,alla cultura, alla

sicurezza sul lavoro, all’assistenza della maternità ed

infanzia, alla garanzia del posto del lavoro, ecc.) e diffe-

rito ( pensione ) sulla base del contributo che ciascuno da

allo sviluppo della società, misurato in ore di lavoro.

Con la crescita della ricchezza sociale accumulata e con

l’estensione dei rapporti socialisti di produzione a tutti i

settori e livelli dell’economia, con la definitiva trasfor-

mazione della proprietà cooperativa e collettiva in pro-

prietà sociale, il principio generale della distribuzione

evolverà in “ da ciascuno secondo le sue capacità, a

ciascuno secondo i suoi bisogni “. Poiché ogni individuo

può avere bisogni diversi da un altro, questo principio

La lotta per il socialismo-comunismo

Continua dalla prima pagina

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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6 aprile 2013 Federazioni 6

primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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6 aprile 2013 Federazioni 7

primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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6 aprile 2013 Internazionale 8

primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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6 aprile 2013 Il resto del Kremlino

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primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

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primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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6 aprile 2013 Il resto del Kremlino

12

primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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6 aprile 2013 Internazionale 13

primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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6 aprile 2013 Giovani 14

primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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6 aprile 2013 Giovani 15

primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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6 aprile 2013 Lavoro 16

primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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6 aprile 2013 Lavoro 17

primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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6 aprile 2013 Vita di Partito 18

primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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6 aprile 2013 Vita di Partito 19

primo feroce attacco contro la Russia Sovietica al fine di

uccidere nella culla la giovane rivoluzione, nell’interesse

del capitale finanziario internazionale.

La storia dello stato, che , dopo la vittoria contro

l’invasione straniera, si chiamerà Unione Sovietica è la

storia della costruzione del primo stato socialista del

mondo che dal 1937 diventerà la seconda potenza indu-

striale del mondo. E che, con la forza economica e

politica accumulata, seppe respingere il secondo prodito-

rio attacco delle forze imperialiste europee e mondiali

nel 1941, questa volta nella forma delle armate nazi-

fasciste, inseguendo il nemico fino alla sua capitale,

Berlino, issando sulla sede del Reichstag la bandiera

rossa dell’Unione Sovietica e della rivoluzione proleta-

ria.

La storia del primo stato socialista terminerà nel 1991

con la restaurazione del capitalismo e la vanificazione

delle grandi conquiste sociali che in quell’esperimento si

realizzarono, a causa delle pressioni internazionali, ma

soprattutto, dell’avvento nella sua direzione politica di

forze che, sulla base di una profonda revisione dei prin-

cipi e dei valori del marxismo-leninismo, a partire dal

1953 e nel corso dei decenni successivi, cominciarono

ad inseguire la chimera della coniugazione della pianifi-

cazione con il mercato, di fatto inseguendo il modello

del capitalismo nella competizione internazionale, su-

bendone la profonda influenza fino a diventarne subal-

terni ed infine sconfitti.

Questo triste epilogo della storia del socialismo realizza-

to nel corso del XX secolo, ben lungi dal far venir meno

le ragioni dell’emancipazione proletaria, è, per tutti i

comunisti fonte di grandi insegnamenti.

Innanzitutto, è la conferma della tesi leninista che, anche

dopo una o più sconfitte, la borghesia non rinuncia ai

tentativi di restaurazione del proprio potere, a cui si può

resistere vittoriosamente soltanto consolidando il potere

popolare e non scimmiottando le leggi del suo ordina-

mento sociale.

Inoltre, si conferma valida la tesi che soltanto con una

forte politica di competizione, a livello internazionale, il

socialismo può contrastare l’egemonia del capitalismo e

limitarne sempre più il campo d’azione, e non con la

cosidetta politica di “ pacifica coesistenza “ perseguita

dal XX congresso del PCUS in poi.

Infine, apprendiamo, da tutta la storia del ‘900 che la

lotta al revisionismo politico ed ideologico in seno al

movimento operaio e comunista deve, sempre, essere

condotta apertamente e senza omissioni, coinvolgendo

in essa non solo i militanti di partito ma le più vaste

masse popolari che, solo se informate e coscienti del

proprio ruolo storico, possono essere permanentemente

protagoniste della costruzione della nuova società.

Sulla base di questi principi e dagli insegnamenti tragici

che ci vengono dalla storia, noi confermiamo l’attualità

di una identità comunista , della necessità di ricostruire il

Partito Comunista in Italia ed il movimento comunista

internazionale, traendo forte ispirazione dalla nostra

storia, dalla costruzione del socialismo come dalla re-

staurazione del capitalismo, dall’esempio grande ed

universale della Rivoluzione Proletaria e Socialista

d’Ottobre che ha aperto una nuova fase della storia

dell’umanità e che continua ad essere quella

Le armi del fascismo Continua dalla prima pagina

Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione

dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolari-

smi che, in questi ultimi anni, ha contribuito a distrugge-

re identità e prospettiva per chi voleva richiamarsi con

coerenza al comunismo, per poi ridursi infine al nulla

teorico ed organizzativo. In questo percorso, appunto da

comunisti, prendiamo “in carico” la storia del movimen-

to comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta

propulsiva” della Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione

del Socialismo in URSS e la figura di Stalin, continuato-

re dell’opera di Lenin, indicando nei processi di revisio-

nismo di quella esperienza una delle cause del fallimento

che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degene-

razione e non certo alla sua essenza. Il fallimento

dell’Urss e’ il fallimento del revisionismo, da Khruschev

a Gorbaciov. NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’

FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!!

Sarebbe un po’ come dire, guardando oggi alla miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei

partigiani che hanno fatto la Resistenza. In tal senso, la

figura di Stalin non va presa come “feticcio”, ma servirà,

assieme a Marx, Engels, Lenin, Gramsci e agli altri

grandi della”nostra” storia, da una parte come punto

teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista

e , dall’altra, come “spartiacque” per la costruzione prati-

ca del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti

“consente” addirittura (sino ad oggi) di esser

“comunista” ma non sopporta, non ammette lo ” stalini-

smo”.

Sono molti (troppi) quelli che si sono piegati a questo

diktat in Italia, (peraltro neanche Stalin si definiva stali-

nista, il marxismo-leninismo è termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere

adeguatamente al pensiero unico della borghesia non

potrà mai contribuire realmente alla costruzione del

Partito Comunista. Di fronte alla palese dittatura della

borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della

dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha

nulla da temere, in quanto vera “democrazia di tutti”.

Il 7 novembre di 95 anni or sono, milioni di operai, con-

tadini e soldati, guidati da Lenin, capo del Partito Bol-

scevico, compirono, per la prima volta nella storia

dell’umanità, la più grande rivoluzione popolare in grado

di scalzare dal potere la borghesia, instaurando un nuovo

potere operaio e popolare fondato sui Soviet come base

del nuovo Stato Socialista.

Ciò avvenne per il concentrarsi, in quel paese, di alcune

contraddizioni del capitalismo che lo portarono ad essere

l’anello debole della catena imperialista, ma anche per la

costruzione, nel corso di lunghi anni, di una forte dire-

zione politica rivoluzionaria che seppe coniugare, in ogni

fase di sviluppo degli avvenimenti, una giusta analisi di

classe dell’imperialismo e del capitalismo ad una audace

e tempestiva determinazione dei compiti

dell’avanguardia organizzata della classe operaia e del

popolo: il Partito Comunista.

Solo così si poté, nel breve volgere di pochi giorni, spo-

stare i rapporti di forza a favore delle forze proletarie ed

instaurare il potere dei soviet, sconfiggere la reazione

interna dei capitalisti e dei proprietari terrieri e successi-

vamente, nel corso di una lunga guerra civile, respingere

l’attacco di 15 eserciti stranieri, che si scatenarono nel

dell’imperialismo come fase finale del capitalismo e

delle nuove rivoluzioni proletarie che i comunisti ed i

popoli sapranno realizzare per costruire col potere opera-

io e popolare il socialismo ed il comunismo.

Il pensiero e l’opera di Stalin come guida, fondamen-

to e discrimine per la costruzione di un vero e moder-

no Partito Comunista. Non ci prefiggiamo il compito, in questa sede, di ristabi-

lire la verità su una delle personalità più imponenti della

storia umana e sul suo operato. Questo è già stato effica-

cemente fatto da eminenti storici, studiosi e dirigenti del

movimento comunista internazionale.

Convegno “CON STALIN”. FIRENZE 17 MARZO 2013

NON E’ FALLITO IL SOCIALISMO, E’ FALLITA LA REVISIONE DEL SOCIALISMO!!! RELAZIONE di MARCO RIZZO,Segretario nazionale di Csp-PARTITO COMUNISTA.

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Il Tesseramento e’ l’adesione al Partito Comunista, al suo progetto, al suo programma, alla sua

cultura politica, alla sua ideologia.E’ cosa semplice e tremendamente seria. Negli anni passati, anche

nell’esperienza del comunismo italiano, si e’ passati dalla serietà del cosiddetto “periodo transito-

rio” in cui un compagno veniva “presentato” per l’iscrizione da altri due che “rispondevano” della

sua scelta, fino alla tessera come momento di routine, rinnovata quasi automaticamente, senza re-

sponsabilizzazione e solamente frutto di una scelta programmatica o addirittura solo di una preferen-

za di voto. I risultati finali di tale involuzione sono sotto gli occhi di tutti: abbandono dei riferimenti

di classe, eclettismo teorico (dal “movimento dei movimenti” al partito sociale, dal “popolo delle

acque” alle riscoperte premarxiane), confusione organizzativa e di gestione ( dal plebeismo al leade-

rismo personalistico, dal “basismo” alla supremazia dei gruppi istituzionali) fino ad arrivare alla

scomparsa totale della questione comunista ( oggi depositata nella speranza di elezione di due o tre

deputati camuffati nelle contradditore liste di un giudice). Serve una cesura netta con questo recente

passato che ha prodotto danni incalcolabili. Il tesseramento e’ rivolto a chi e’ comunista, a chi crede

profondamente nella lotta per il cambiamento totale della società. A tutto il resto del popolo rivolge-

remo l’azione di controinformazione e propaganda, consci del fatto che il Comunismo si farà anche

con i non comunisti, ma altrettanto convinti che solo con un nucleo duro di uomini e donne che

credono ed operano fermamente per la crescita del Partito e del suo ruolo egemone nella società, si

potrà costruire il partito capace di operare il cambiamento generale della società. Così come aveva-

mo deciso, la tessera del 2013 di Csp-PARTITO COMUNISTA e’ dedicata ad Ernesto Guevara. Il

Che e’ l’esempio di un vero rivoluzionario che ha addirittura scelto di giocare la propria vita per

l’ideale, una scelta di assoluta coerenza per le nuove generazioni e di deciso disprezzo verso la miseria della politica istituzionale attuale. La tessera ricorda anche gli scioperi

operai del marzo 1943 e il quarantesimo della morte del compagno Pietro Secchia con la frase” per ogni campanile una sezione comunista” che definiva una indicazione operati-

va del PCI nel 1945, mai come oggi attuale. L’indicazione generale e’ quella della costruzione: Per il Partito Comunista e’ lo slogan con cui si parte da noi stessi, con la consape-

volezza dei nostri limiti, per coinvolgere in un processo costituente tutti quei compagni che si riconoscono e vogliono contribuire nella definizione di una cultura politica e pro-

gettuale “omogenea”. Consideriamo (fortunatamente) terminata la stagione dell’eclettismo dubbioso, dell’esaltazione dei particolarismi che, in questi ultimi anni, ha distrutto

identità e prospettiva. In questo percorso prendiamo “in carico” la storia del movimento comunista internazionale e rivendichiamo la “spinta propulsiva” della Rivoluzione

d’Ottobre, indicando nei processi di revisionismo di quella esperienza una delle cause del fallimento che, appunto, si ascrive esclusivamente alla sua degenerazione e non certo

alla sua essenza. Il fallimento dell’URSS e’ il fallimento del revisionismo da Krusciov a Gorbaciov, non certo del Socialismo. Sarebbe un po’ come dire, guardando la miseria

della politica e della società italiana, che la colpa è dei partigiani che hanno fatto la Resistenza. Affronteremo questo capitolo di lotta al revisionismo non solo a livello internazio-

nale ma anche a livello nazionale, con attenzione e scrupolo, perchè bisognerà pur cominciare ad indagare le complessità del “comunismo italiano” che, alla fine, si sono disinte-

grate nella dissoluzione dell’esperienza comunista. Lo faremo attenti a non “offendere” la sensibilità di vecchi compagni che hanno dato dignità e reso forte il PCI nel nostro

Paese. La stessa figura di Stalin non verrà presa come “feticcio”, ma servirà da una parte come punto teorico di attualizzazione della teoria marxista-leninista e , dall’altra, come

“spartiacque” per la costruzione pratica del partito. In Italia la dittatura della borghesia ti “consente” addirittura (sino ad oggi) di esser “comunista” ma non sopporta lo ” stalini-

smo”. Sono molti ( troppi) quelli che si sono piegati a questo diktat in Italia,(peraltro neanche Stalin si definiva stalinista, il marxismo-leninismo era il termine di riferimento

politico e ideologico): chi non se la sente di rispondere adeguatamente al pensiero unico della borghesia non potrà mai contribuire realmente alla costruzione del Partito Comuni-

sta. Di fronte alla palese dittatura della borghesia globalizzata serve sviluppare il concetto della dittatura proletaria, di cui nessuna parte del popolo ha nulla da temere in quanto

vera “democrazia di tutti”.Come si potrà notare siamo pronti ad affrontare con coerenza e determinazione i compiti difficili che ci spettano, consci dell’ancora maggiore giustezza

6 aprile 2013 Controcopertina 20

Il tesseramento è l’adesione

al Partito Comunista

Marco Rizzo, ex parlamentare Pdci ed attuale segretario

di Csp-Partito Comunista, riunirà sabato 6 aprile a Roma

in Via Casilina 5 i partiti comunisti europei, per discutere

della situazione politica e creare una rete comunista “dal

forte internazionalismo”. Alla presenza degli ambasciato-

ri di Cuba, Venezuela, Corea del Nord si discuterà di co-

me rilanciare l’ideale comunista, vista la grave crisi che

attraversa i partiti con la falce e martello non solo in Ita-

lia. E anche l’attuale situazione politica italiana verrà ana-

lizzata: Rizzo critica sia il governo Monti , con “le sue

politiche liberiste e le figuracce internazionali”, sia il

“nuovo inconsistente M5S che si concentra sui problemi

minimi, come i costi della bouvette parlamentare”. Rima-

ne il rifiuto netto della socialdemocrazia, quindi del PD,

“che si è ormai abbandonato alle politiche capitalistiche

mondiali: è necessario che invece l’Italia esca velocemen-

te dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato”, sostiene

il segretario di Csp-PC. Non saranno presenti “i partiti

comunisti che hanno abiurato, cioè tolto la falce martello

dal loro simbolo”, nessuno spazio quindi verso il greco

Syriza ma neanche verso lo storico Partito comunista

francese.

RIZZO CHIAMA A RACCOLTA I COMUNISTI EUROPEI,