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PRATICANTATI - LICEO CLASSICO G.PRATI - OTTOBRE 2013 1 GIORNALINO STUDENTESCO DEL LICEO PRATI QUALCOSADINUOVO movimento per dare una voce ai giovani Svogliati, menefreghisti, amorfi, passivi, arroganti, senza futuro, bamboccioni. Questi sono solo alcuni degli aggettivi con cui descrivono noi giovani d’oggi. C’è sempre qualcosa che era meglio “ai miei tempi” e qualcuno senza speranza. La pensiamo anche noi così? segue pagina 3 MUSICA DREAM THATER l’omonimo nuovo singolo della band statunitense nelle classifiche italiane. continua a pag.7 di MATTEO SCOZZI POOR WORKS nuovo fenomeno del panorama trentino Astronauta, ballerina, principessa, rockstar. Così rispondevamo quando, da bambini, ci chiedevano che cosa desiderassimo fare una volta cresciuti. E chi ci pensava, allora, alla crisi, alla realtà, al mercato del lavoro. Quello che contava erano i sogni, solo quelli. E crederci non era neanche poi così difficile. continua a pag. 9 di MARTINA SEVEGNANI. DALLA SCUOLA COMPAGNIA DEGLI IPOCRITI intervista alla regista di COSTANZA ROSA MONGIOI’ DOMANDA ALLA PRESIDE di ALICE BATTISTI TRENTO NOTTE DEI RICERCATORI le esperienze degli spettatori e di chi ci ha lavorato. di FILIPPO LUCHI PRATI IN TRASFERTA TARQUINIA scavi nel Lazio alla scoperta degli Etruschi. di FRANCESCA GIOVANNETTI UN ANNO IN NORVEGIA dal nostro inviato LEONARDO GONZO le ultime notizie sui fiordi del profondo Nord. HUSUM cronaca del consueto viaggio-studio nel Nord della Germania di SVEVA MACCHIARELLA E SARA POKER CILE Cile. Stretto lembo di terra lungo quasi cinquemila chilometri che racchiude una varietà impressionante di bellezze naturali di FIORENZA PESCE ORIENTAUNI esco da qui..e poi? Con gli ultimi anni di liceo, arriva anche una delle scelte più importanti della nostra carriera scolastica, se non della nostra vita. Molte cose sono cambiate negli ultimi anni e la scelta del percorso di studi è sempre più complessa di GIORGIA FOLGHERAITER PROPAGANDA LE ELEZIONI SI AVVICINANO E I PRATAIOLI SONO CHIAMATI ALLE URNE CULTURA Recensione “Oceano Mare” di AURORA MARTINELLI Golpe cileno. 40 anni dopo di ALICE FRAGLICA

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GIORNALINO STUDENTESCO DEL LICEO PRATI

QUALCOSADINUOVOmovimento per dare una voce ai giovani

Svogliati, menefreghisti, amorfi, passivi, arroganti, senza futuro, bamboccioni. Questi sono solo alcuni degli aggettivi con cui descrivono noi giovani d’oggi. C’è sempre qualcosa che era meglio “ai miei tempi” e qualcuno senza speranza. La pensiamo anche noi così?

segue pagina 3

MUSICA

DREAM THATERl’omonimo nuovo singolo della band

statunitense nelle classifiche italiane.continua a pag.7

di MATTEO SCOZZI

POOR WORKSnuovo fenomeno del panorama trentino

Astronauta, ballerina, principessa, rockstar.Così rispondevamo quando, da bambini, ci chiedevano che cosa desiderassimo fare una volta cresciuti. E chi ci pensava, allora, alla crisi, alla realtà, al mercato del lavoro. Quello che contava erano i sogni, solo quelli. E crederci non era neanche poi così difficile.

continua a pag. 9

di MARTINA SEVEGNANI.

DALLA SCUOLACOMPAGNIA DEGLI IPOCRITI

intervista alla regista

di COSTANZA ROSA MONGIOI’

DOMANDA ALLA PRESIDEdi ALICE BATTISTI

TRENTONOTTE DEI RICERCATORI

le esperienze degli spettatori

e di chi ci ha lavorato.di FILIPPO LUCHI

PRATI IN TRASFERTA

TARQUINIAscavi nel Lazio alla scoperta degli Etruschi.

di FRANCESCA GIOVANNETTI

UN ANNO IN NORVEGIAdal nostro inviato LEONARDO

GONZO le ultime notizie sui fiordi del profondo Nord.

HUSUMcronaca del consueto viaggio-studio

nel Nord della Germania

di SVEVA MACCHIARELLA E

SARA POKER

CILECile. Stretto lembo di terra lungo quasi cinquemila chilometri che racchiude una varietà impressionante di bellezze naturali

di FIORENZA PESCE

ORIENTAUNIesco da qui..e poi?

Con gli ultimi anni di liceo, arriva anche una delle scelte più importanti della nostra carriera scolastica, se non della nostra vita. Molte cose sono cambiate negli ultimi anni e la scelta del percorso di studi è sempre più complessa

di GIORGIA FOLGHERAITER

PROPAGANDALE ELEZIONI SI AVVICINANO E I

PRATAIOLI SONO CHIAMATI ALLE

URNE

CULTURARecensione “Oceano Mare”di AURORA MARTINELLI

Golpe cileno. 40 anni dopodi ALICE FRAGLICA

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DIRIGENTE RESPONSABILEMaria Pezzo

CAPOREDATTORIFiorenza Pesce

Nicholas Chini

REDATTORIMatteo Scozzi

Martina Sevegnani

Leonardo Gonzo

Costanza Rosa Mangioì

Alice Fraglica

Giorgia Folgheraiter

Filippo Luchi

Emiliano Degasperi

Sara PocherSveva Macchiarella

Aurora Martinelli

COPERTINASofia Zorzi

FUMETTIAurora Baldo

GRAFICAFiorenza Pesce

SUPPORTO TECNICO

Giorgia Folgheraiter

INDICE

Autorizzazione del tribunale di Trento nº1390 del 1 luglio 2009

QUALCOSA DI NUOVO, il manifesto

INTERVISTA AI PARTECIPANTI p.3,4

LA COMPAGNIA DEGLI IPOCRITI p.5, 6

DREAM THEATER-DREAM THEATER p.7,8

POOR-WORKS p.9,10

ORIENTAUNI p.11,12,13

NOTTE DEI RICERCATORI p.15,16,17

PER ME E’ QUESTO..DANZARE p.18, 19

RECENSIONE “OCEANO MARE” p19

CANDIDATURA CONSULTA p20

PROPAGANDA PRATAIOLA p. 21,22

11 SETTEMBRE p.23,24

HUSUM p25, 26

LETTERA DALLA NORVEGIA p.27,28

CILE p.29

TARQUINIA p.30

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EDITORIALE

Carissimi Prataioli,

come voi sapete all’interno della scuola si stanno operando una serie di cambiamenti a livello organizzativo al fine di valorizzare le risorse disponibili, a fronte di una diminuzione di trasferimenti da parte della

Provincia. Le comunicazioni per email, il contributo volontario e il ridimensionamento dei progetti scolastici fanno indubbiamente parte di questo processo di innovazione in cui rientra anche il Giornalino Praticantati. In quest’ottica di ridimensionamento consapevole abbiamo accettato l’incarico di redattori de giornalino.

Indubbiamente gli ostacoli da superare saranno notevoli quanto mai sono stati prima nella storia del giornalino. Garantire la qualità del giornalino scolastico in queste nuove condizioni è il nostro obbiettivo e

sfida, che, con il nostro impegno, cercheremo di portare a termine.

Noi ci impegniamo per restituire al Praticantati il ruolo di "voce degli studenti" , e per farlo ci affidiamo a VOI! Vorremmo che questo fosse un giornalino partecipato da tutti gli studenti attraverso cui chiunque può

condividere le proprie riflessioni, diffondere le proprie idee e porsi anche davanti ad una critica in modo sano e costruttivo. All’interno del giornalino saranno rispettati gli interessi, come le opinioni di chiunque, per

quanto strane e stravaganti siano, perché la diversità di idee è il collante fondamentale di una comunità scolastica. Non vogliamo che nessuno si senta escluso, ma che anzi chiunque possa dire la sua, aiutandoci a crescere in modo da rispecchiare quello che gli studenti pensano, vogliono dire o preferiscono leggere.

L'innovazione di quest'anno è ulteriore perché il Praticantati cambia anche grafica. La scelta vuole esprimere meglio la nostra idea di cambiamento, la nostra volontà ad introdurre l'innovazione che possa portare il

giornalino, i suoi redattori e i suoi lettori a fare un salto di qualità.

Noi faremo la nostra parte, per questo vi chiediamo di collaborare, scrivete e diteci cosa ne pensate dei vari articoli a [email protected]

Fiorenza Pesce e Nicholas Chini

UN NUOVO MODO DI CONCEPIRE I GIORNALINO

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Svogliati, menefreghisti, amorfi, passivi, arroganti, senza futuro, bamboccioni. Questi sono solo alcuni degli aggettivi con cui descrivono noi giovani d’oggi. C’è sempre qualcosa che era meglio “ai miei tempi” e qualcuno senza speranza. La pensiamo anche noi così? Assolutamente no.

Non c’è niente di più sbagliato e distruttivo della rassegnazione. Non possiamo permetterci di lasciarci andare e rimanere passivi, soprattutto davanti a questa crisi economica e sociale, ma dobbiamo prendere di petto la situazione.

E quale mezzo più efficace della politica per esprimerci e riscattarci? Non quella politica luogo comune di ruberie e malaffare, quella ha un altro nome: criminalità. La politica è bella, è stare insieme, è discutere e cercare le soluzioni migliori per tutti, è impegno e soddisfazione. Se non ci occupiamo della politica sarà la politica ad occuparsi di noi con gli effetti che ne conseguono. E se pretendiamo che la politica si avvicini ai problemi dei giovani, dobbiamo noi giovani avvicinarci alla politica: per farla nostra. Chi meglio di noi può esprimersi e cercare una soluzione per i problemi della scuola? Noi siamo per la scuola pubblica, per la scuola della Costituzione: La scuola e` aperta a tutti. […] I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. […]Chi meglio di noi può dare una risposta alla domanda ”Trento città per giovani?”. Non si migliora una città con i rammarichi e le lamentele ma con le idee e l’entusiasmo.

Per troppo tempo ci siamo lamentati a priori senza dare soluzioni e proposte per risolverei problemi che ci affliggono. Noi ci proponiamo di criticare le cose che non funzionano ma anche di avere sempre una proposta, un’idea, un’alternativa. È finito il tempo delle lamentele fini a se stesse, è iniziato il tempo delle idee.

Noi ci mettiamo la faccia perché ci crediamo. Non crediamo di far parte di una generazione senza speranza e passiva, crediamo di poter fare molto, crediamo di poter vincere l’indifferenza, crediamo di riuscire a far sentire la nostra voce. Non si può vincere combattendo il futuro, ma solo costruendolo. E se lo vorrai potrai costruirlo con noi. Insieme.

Alessandro Folgheraiter, Federico Duca, Giacomo Peterlana, Alessandra Tomasi, Lorenzo Borga, Simone Valle, Lila Moui, Anna Baldo, Lorenzo Postai, Elisa Postai, Giovanni Rasera, Alessia Gadotti, Martina Firinu, Claudia Marra, Tommaso Decarli, Nicola Pifferi, Philipp Woelk.

#QUALCOSA DI NUOVO E’ STAZIONE FUTURO!

Come nasce il vostro movimento? Questo movimento nasce dal bisogno di essere rappresentati da una voce non strumentalizzata e moderata, fatta dai giovani per i

giovani. Crediamo che a Trento non ci sia nessuno che prenda in considerazione i problemi degli studenti delle superiori in maniera

seria, seria e risolutiva e cerchi di trovare delle soluzioni: per ora abbiamo sempre e solo visto intorno a noi proposte estremiste e

spesso provocatorie. Prendiamo d’esempio Sanbapolis, la nuova struttura per gli studenti universitari a San Bartolomeo: più grande

palestra di roccia d’Europa, biblioteca, ristorante, auditorium. Costerà 32 milioni di euro. La domanda è: perché noi liceali non

abbiamo a disposizione tutto ciò? È semplice, perché noi non siamo rappresentati, non c’è nessuno che porta avanti le nostre istanze

e soprattutto non votiamo e quindi non abbiamo peso elettorale! Allora ecco che esiste la necessità di organizzarsi e di fare delle

proposte alla politica. C’è bisogno di una rete di collaborazione tra le scuole, per questo stiamo cercando di proporre dei candidati

rappresentati d’istituto nei maggiori licei di Trento. Vogliamo, infine, sensibilizzare i giovani alle tematiche politiche del nostro

capoluogo e combattere l'indifferenza verso la politica. Come possiamo pretendere che la politica si avvicini ai nostri problemi se non siamo noi a fare il prima passo? È per tutto questo che stiamo cercando di costruire "Stazione Futuro".

INTERVISTA

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Come farete sentire la vostra voce?

Faremo sentire la nostra voce tramite internet e i social network, ma anche “fisicamente” attraverso piccoli eventi culturali, musicali

e sportivi e flash mob che cercheranno di animare un po’ la città e puntare l’attenzione su alcuni temi.

Quanto interesse avete riscontrato nei giovani? e tra gli adulti?Non siamo ancora ufficialmente nati, ma abbiamo già riscontrato un certo interesse sia da parte degli studenti, che degli adulti;

molti amici ci chiedono incuriositi cosa sia questo progetto e alcuni si dicono già interessati. Abbiamo anche incontrato alcuni

personaggi della politica trentina per farci dare qualche dritta e consigli sui primi passi, e non hanno fatto altro che incoraggiarci e

alimentare la nostra intenzione. Siamo quelli che da metà agosto occupiamo la bacheca di Facebook (ce ne scusiamo) con l'hashtag

#qualcosadinuovo.

Qual’è il vostro progetto?

Ora dobbiamo concentrarci nel far passare il nostro messaggio e raggiungere il maggior numero di giovani possibili, stiamo

lavorando sodo per questo. Non bisogna dimenticarsi però della sostanza: stiamo costruendo un programma di idee, per ora ancora

in termini generali, poi andremo nello specifico soprattutto su due temi. La scuola e la vita di uno studente a Trento, quindi spazi

per i giovani, vita notturna, trasporti pubblici. Lo sapevate per esempio che in Alto Adige gli studenti hanno a disposizione treni e autobus gratis? E perché noi no? Parliamone. Molti di noi si candideranno rappresentanti d’istituto, come Alessandro, e alla consulta

provinciale, ora stiamo mettendo a punto le candidature.

Il più ambizioso progetto futuro?

Il miglior risultato, anche se difficile da realizzare, sarebbe diventare punto di riferimento per tutte le scuole di Trento, anche e

soprattutto per gli istituti professionali. Provate a pensarci: quanti amici avete che frequentano una scuola professionale o un

istituto tecnico? Pochi immaginiamo. Quello che cercheremo di fare è mettere insieme le energie migliori di tutte le scuole e capire

su cosa davvero puntare l’attenzione e quali proposte fare.

Per gli interessati, come si può supportarvi?

Per gli interessati alla nostra proposta c'è la possibilità di iscriversi per entrare nel consiglio direttivo e poter seguire il movimento

dal suo interno. C'è anche la possibilità per i semplici simpatizzanti di far sentire la propria voce alle assemblee, che sono aperte a tutti. Ci serviranno tante idee e tanto entusiasmo, abbiamo bisogno di voi perché non si può vincere combattendo il futuro, ma solo

costruendolo insieme. Noi siamo pronti, e voi?

di Alessandro Folgheraiter, Federico Duca, Giacomo Peterlana, Lorenzo Borga

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Quando hai iniziato a frequentare il gruppo di teatro? Cosa ti ha attirato?Sono entrata nel gruppo in prima liceo. Avevo assistito agli spettacoli precedenti e mi erano piaciuti molto. Mi sembravano attività coinvolgenti e che producevano risultati professionali, così ho deciso di entrare.

Pensi che le attività svolte a teatro sia parte integrante del tuo patrimonio scolastico?Sì. Per quanto riguarda le tragedie greche, mi è stato molto utile perché esse sono comunque soggetto di studio a scuola e in questo modo ho compreso molto bene la struttura delle tragedie. Nel caso del lavoro dell’anno scorso [Non siamo morti stanotte, un collage di testi che descrive l’assedio di Sarajevo, nell’ambito della guerra dei Balcani, svoltasi tra il 1992 e il 1996], è stata un’esperienza molto interessante, perché la guerra dei Balcani è un argomento di cultura generale che purtroppo non si studia a scuola.In generale frequentare teatro dà sicurezza e una grande apertura mentale.

Quali differenze hai riscontrato lavorando sia sulle tragedie greche che sul teatro contemporaneo?La principale differenza è che quando si lavora su una tragedia greca, si ha un copione già scritto e non si ha la possibilità di modificare le parti. In un’attività come quella dell’anno scorso invece, lo spettacolo è costruito dal gruppo e si adatta ad esso, non viceversa, come accade con una tragedia greca.

In cosa consiste l’incarico di regista? Quali sono i pro e i contro?Il regista si occupa soprattutto dell’aspetto burocratico, e funge da garante, da punto di riferimento per il gruppo. Tutte le decisioni vengono invece discusse e prese insieme, dall’intero gruppo.Ricoprire quest’incarico richiede grande impegno e molta pazienza, perché si ha almeno una ventina di persone da gestire e non è un compito facile. Tuttavia dà anche gratificazione e soddisfazione vedere quelle persone che ti seguono e condividono il tuo progetto.

Il teatro per te è solo un hobby, oppure stai pensando di continuare a praticarlo anche dopo la fine della scuola?Il teatro per me è una grande passione e mi piacerebbe molto portarlo avanti. Ciononostante, non credo che continuerò a praticarlo, perché il mondo del teatro è un mondo difficile, ci sono poche possibilità e molto dipende dalla fortuna. Inoltre i costi spesso sono elevati.

Infine, un po’ di informazioni per chi volesse entrare a far parte del gruppo di teatro: come si svolge un incontro tipo? Quanto impegno richiede?Ogni incontro dura due ore. Prima di tutto si fa un po’ di riscaldamento, poi qualche esercizio di improvvisazione teatrale. Dopo aver deciso il lavoro che si porterà sul palcoscenico, queste due attività si riducono per lasciare spazio all’elaborazione delle scene e alle prove.L’impegno è soggettivo, dipende da persona a persona. Partecipare impegnandosi poco, però, secondo me non ha senso.

INTERVISTA ALLA REGISTAIntervista ad Anna Sartori, nuova regista della Compagnia degli Ipocriti, gruppo di teatro autogestito

del Liceo Prati. di Costanza Rosa Mongioì

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La Compagnia degli Ipocriti è la prima compagnia autogestita di teatro del Liceo Classico Giovanni Prati.Viene gestita dal 2010 grazie al supporto di un regista esterno ma viene poi rifondata come nuovo gruppo nel 2012 da Martina Folena. La compagnia è completamente autogestita e autofinanziata.

Nel corso degli anni sono stati messi in scena tragedie classiche e pezzi di teatro contemporaneo; dei primi le Baccanti e

Medea di Euripide mentre l’ultimo spettacolo verteva sulla rappresentazione storica dell’assedio di Sarajevo.

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DREAM THEATER-DREAM THEATERdi Matteo Scozzi

L'Agnello Vegetale della Tartaria è una creatura leggendaria originaria dell’Asia Centrale che combina caratteristiche animali e vegetali. Questa pianta

mitologica si riteneva fosse in grado di produrre come frutti delle pecore. Tali prodigiosi frutti ovini erano, secondo la leggenda, collegati alla pianta tramite un cordone ombelicale che

permetteva alla pecora di brucare l’erba intorno entro un certo raggio dalle proprie radici: quando tutto il nutrimento della pecora si esauriva, sia la pianta che la pecora si seccavano, morendo.

WIKIPEDIA INSEGNA:

30 settembre 2013, la classifica dei venti dischi più venduti in Italia di settembre vede una new entry che fa piacere a molti. No, non si tratta dell’ultimo album di Moreno, che (purtroppo?) compare nella lista, ma dell’ultima fatica discografica dei leggendari Dream Theater, dal titolo omonimo. Ottavo album della band, Dream Theater vede finalmente il neo-acquisito Mike Mangini schierato al 100% delle sue potenzialità (aveva infatti avuto un ruolo assai marginale nella produzione di A Dramatic Turn Of Events, album del 2011).

La copertina è forse la meno simbolicamente esplicita fra quelle finora pubblicate, e il cd è acquistabile in due versioni, l’edizione ordinaria e l’edizione deluxe, che propone anche un dvd con audio 5.1, cosa che, a mio avviso, giustifica pienamente l’acquisto.

Tracks Overview

False Awakening Suite: il disco è aperto da una suite strumentale incalzante divisa in tre parti: Sleep Paralysis, Night Terrors e Lucid Dream.

The Enemy Inside: il secondo pezzo è proprio ciò che ci si aspetta dai Dream Theater, la canzone è violenta nelle intenzioni e tecnicamente complessa, pur richiamando sonorità già sentite. Il tema è quello dello stress post-

traumatico, e il videoclip è basato su storie realmente accadute. “I can’t escape from the Enemy inside” è la frase cardine del testo, il protagonista del video, infatti, non riesce a liberarsi dei ricordi struggenti che lo perseguitano.

The Looking Glass: questa traccia sembra essere un tributo all’album Images&Words del 1992, con scelte armoniche e cambi di ritmo tipici dello stile della band. Il testo presenta un chiaro riferimento agli effetti illusori e socialmente deleteri della televisione.

Enigma Machine: secondo pezzo interamente strumentale, è caratterizzato da sonorità dure e molto particolari (a un orecchio non allenato possono addirittura sembrare accostamenti armonici stridenti), un tributo ad album tecnici e di nicchia come Octavarium e Train Of Thought.

The Bigger Picture: nonostante l’apertura poco romantica, la canzone si rivela essere una tipica ballad, in alcune parti addirittura “da accendino”, con sonorità dolci, un assolo di chitarra super-emotivo ricco di effetti, fra i quali un sustainer, un echo e un digital delay, e qualche bridge pianistico per addolcire ulteriormente la composizione. “Shed your light on me Be my eyes when I can’t see”

Behind The Veil: Brano dalle sonorità sicuramente più scure di The Bigger Picture, presenta comunque un chorus molto orecchiabile. Qualche bridge di basso di John Myung pesca nel passato, e John Petrucci e James Labrie (chitarra e voce) coprono un’abbondante parte della scena sonora della traccia, lasciando a Jordan Rudess (tastierista) un ruolo marginale.

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IPSE DIXIT

edizione monologo

Senza l'inglese non si arriva neanche a Mattarello.

George Dawin seguì le orme del padre con poca fortuna: le sue teorie, infatti, erano molto bislacche.

E ringraziate Dellai che è finito il quadrimestre!

Pregate il Signore per non dovervi mai confrontare con la fisica!

Se vi viene in mente una domanda sciocchina mettetevi in modalità silenziosa.

Surrender To Reason: terzultima canzone dell’album, ancora un chorus molto piacevole, si alternano momenti emotivi e momenti di rabbia, per simboleggiare il conflitto tra cuore e mente, che nella seconda metà del pezzo sfocia in una fusione dei due. My heart and mind unite Mistakes resolved give sight The river’s current slowly turns the stone

Along For The Ride: Ballad dalle sonorità morbide, la tipica canzone da ascoltare a occhi chiusi, il pezzo che sicuramente consiglierei a un neofita del genere per farsi l’orecchio. Le parti strumentali sono ben bilanciate fra loro, danno “tiro” al brano, pur senza appesantirlo o intaccarne il tono romantico e sognante. Illumination Theory: suite di chiusura dell’album, divisa in cinque parti: Paradoxe de la Lumière Noire; Live. Die, Kill; The Embracing Circle; The Pursuit Of Truth; Surrender, Trust and Passion. Conclusione molto azzeccata dell’album, contiene collegamenti a tutte le tracce appena ascoltate, rievocandone i sentimenti e le intenzioni in una sorta di riassunto musicale. Ancora una volta si alternano momenti rilassati e altri più heavy-oriented, nell’equilibrio quasi perfetto che da ormai venticinque anni contraddistingue questa leggendaria band.I can’t stop the world from turning around, or the pull of the moon on the tide

but I don’t believe that we’re in this aloneI believe we’re along for the ride

Curiosità: John Petrucci (chitarrista) si è occupato quasi interamente della composizione dei brani e della loro produzione in studio. Il primo giorno, appena arrivato sala di incisione, ha attaccato ad una parete una foto di una torta al cioccolato a sette strati, dicendo: “The Guitar must sound like this, rich, satisfying, with a lot of body and tasty”.

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Astronauta, ballerina, principessa, rockstar.Così rispondevamo quando, da bambini, ci chiedevano che cosa desiderassimo fare una volta cresciuti. E chi ci pensava, allora, alla crisi, alla realtà, al mercato del lavoro. Quello che contava erano i sogni, solo quelli. E crederci non era neanche poi così difficile.E’ stato crescendo che le cose hanno cominciato a complicarsi.

Seguire i nostri sogni, ci siamo accorti, implicava seguire terrieri scoscesi e impervi, con il rischio di perderci per strada e non arrivare proprio a nulla. E così, in tanti, abbiamo smesso di viaggiare con i desideri, e siamo tornati coi piedi per terra, rinunciando però alla nostra parte più vera.Tuttavia, se ci guardiamo intorno, ancora qualche speranza c’è. E’ questo che ci dimostrano storie come quella che sto per raccontare, che se nei sogni un po’ ci credi –nonostante tutti i sacrifici- ti portano più lontano di quanto avessi mai potuto immaginare.La storia dei Poor Works (alla trentina: i pori laori) comincia nel 2005: quattro ragazzi si incontrano e cominciano a condividere la loro passione per la musica, che li porterà, nel 2008, a formare un gruppo che seguisse a grandi linee il genere della musica britannica. Due chitarristi, un cantante e un tastierista si mettono dunque all’affannosa ricerca di un bassista e di un batterista che possano condividere con loro lo spirito del gruppo.Ed è così che nel 2009 Nicola (voce), Daniel e John (chitarre), Patrick (tastiere), Christian (batteria) e Giovanni (basso) rompono il ghiaccio con il primo concerto: da Start Me Up dei Rolling Stones, toccando i Beatles, i Queen, gli Oasis e i Coldplay, il loro sound li fa apprezzare e raggiungere un successo immediato quanto inaspettato.Nel 2011 Giovanni decide di partire per realizzare il suo sogno di diventare tecnico del suono e la ricerca di un nuovo bassista diventa frenetica: fra i tanti tentativi si distingue Mauro, il cosiddetto tassello mancante del puzzle, che crea l’amalgama perfetta tra i componenti del gruppo e aggiunge quel groove che da allora li contraddistingue.La fama dei Poor Works si diffonde in maniera capillare in tutto il Trentino Alto-Adige, tanto che diventano una delle cover band più conosciute della regione, coinvolgendo giovani e adulti con la loro carica e la loro grinta.Nel 2013 si realizza il grande sogno dei ragazzi: il primo disco di pezzi inediti scritti interamente dai membri della

band e il primo singolo, Sunday, lanciato con tanto di video su youtube nel marzo di quest’anno.Sunday presenta questi ragazzi nella loro semplicità: il video è girato nel garage dove per anni hanno allestito la loro sala prove, e i protagonisti sono amici, presentati come invitati a una grande festa, che è una festa di tutti. La musica è giovane, nuova e accattivante, un vero e proprio tormentone che fatica a uscire dalla testa.Stessa storia per il disco, Colours of us, dieci brani inediti e una cover interpretata (I’m Gonna Be, the Proclaimers), che rispecchia in pieno lo stile dei PW: brioso, originale, sempre in linea british ma senza tralasciare qualcosa del rock classico americano, un mix di vari generi che puntano a conquistare le orecchie e i gusti di tutti.Ma come si passa dal garage allo studio di registrazione?Come si fa a realizzare il proprio sogno?

I ragazzi Poor Works si sono rivolti allo casa discografica Gulliver Studio, di Susà di Pergine, in collaborazione con LiveService, per la sua validità ma soprattutto per il sostegno e il supporto che ha donato loro per tutto il percorso, e che continua a offrire: in programma, infatti, altri due video –uno per la stagione invernale e uno per quella estiva- e il talent, Amici di Maria de Filippi, per il quale la band ha già superato due dei tre provini per entrare in gara.In un mondo che non offre possibilità ai giovani e, quando le offre, le nasconde dietro ostacoli e insidie, i Poor Works sono la prova vivente che da una piccola realtà “di paese” si può arrivare a realizzare i propri sogni, grazie all’entusiasmo della gente e al duro lavoro, di cui però poi si è largamente ripagati.

DAL GARAGE DI CASA ALLO STUDIO DI REGISTRAZIONE Poor Works, nuovo fenomeno della musica trentina

di Martina Sevegnani

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IPSE DIXITprof: ... e quindi per "aspro" si intende accidentato!M: ma l'ho detto!prof: non ti credo...M: giuro sulla testa del canguro!

Ma prof è vero che le rose del deserto si formano dove i cammelli fanno la pipì?

-spiegazione su Giotto, il bacio alla porta aurea, in cui compare una figura allegorica di nero vestita- prof: allora ragazzi, chi è questo personaggio? I: la suocera!

prof: e perchè Maria sta fuggendo dalla città con il bambin Gesù?F: perchè Erodoto (Erode) aveva emanato un editto...(sintomo di eccessivo studio del greco)

A noi non resta che sostenerli,visitando il sito ufficiale: http://www.poorworks.com/cercando Poor Works su facebook e mettendo mi piace alla paginaascoltando il singolo, Sunday (youtube: “Sunday poor works”): http://www.youtube.com/watch?v=rniS9CRW4lE

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Con gli ultimi anni di liceo, arriva anche una delle scelte più importanti della nostra carriera scolastica, se non della nostra vita. Molte cose sono cambiate negli ultimi anni e la scelta del percorso di studi è sempre più complessa. Il Decreto Ministeriale 509 del 1999 con l'attuazione della “riforma universitaria 3+2” prevede diversi tipi di formazione universitaria, oltre alla classica laurea a ciclo unico è possibile conseguire: una laurea primaria triennale e una laurea specialistica o magistrale, che prevede altri due anni di specializzazione.Come tutte le riforme, anche questa, a distanza di anni, ha presentato luci e ombre (che potete approfondire leggendo il “Rapporto nuovi laureati “discusso a Roma nel 2012).Con questa rubrica, vogliamo stimolare gli studenti ad informarsi, ad aver fame di vita e sete di conoscenza, a decidere cosa fare della propria vita, perché anche la scelta universitaria svolge la sua parte importante.Quindi quest'anno in ogni numero di Praticantati, presenteremo una gamma di corsi di laurea di primo livello con i relativi sbocchi professionali. Questo per attivare in tutti gli studenti una mentalità più pratica: dopo la maturità classica è cosa buona e giusta scegliere di frequentare l'università, ma la cosa importante è avere le idee chiare sul percorso che si vuole intraprendere in vista di come ci si immagina tra 10, 20 anni. Scegliere un corso di laurea le cui materie ci piacciono è fondamentale, ma poi? Che lavoro voglio fare? “Ho scelto il corso y perchè le percentuali di disoccupazione post laurea in quest'ambito sono molto basse, quindi dopo gli studi avrò più possibilità di trovare lavoro facilmente.”  Ma anche no. Il punto non è COSA scegliamo, ma PERCHE' lo scegliamo. Non ha senso laurearsi e trovare un lavoro che non è ciò che volevamo davvero fare. Non ha senso vivere frustrati perchè manca la passione in quello che stiamo facendo. Non ha senso rimanere con l'acquolina in bocca tutta la vita. Quando c'è la voglia di mettersi in gioco, le possibilità non mancano. In questo articolo:·scienze matematiche-informatiche·scienze fisiche·scienze chimiche·scienze della terra·scienze biologiche tutto il materiale di questo articolo è reperibile seguendo il link: http://www.universitaly.it/

Corso di laurea in INFORMATICA

sbocchi professionali:in qualità di- Sviluppatore di applicazioni software- Gestore reti informatiche- Progettista di applicazioni in ambiente Internet o rete locale- Web master- Grafico informatico- Tecnico addetto alla sicurezza dei sistemi ICT

Corso di laurea in FISICA

sbocchi professionali:- Università ed Enti e Centri pubblici e privati- Agenzie Nazionali e Regionali per la tutela dei Beni Culturali e dell'Ambiente e lo studio e prevenzione dei rischi- Laboratori di studio e progettazione in aziende pubbliche e private- Laboratori di certificazione di qualità di produzioni industriali- Centri di elaborazione e modellizzazione di dati- Aziende ad alto contenuto tecnologico - Istituti bancari e di consulenza finanziaria- Laboratori di misure in ambito industriale e di ricerca- Servizi relativi alla fisica medica e sanitaria e della sicurezza ambientale

RUBRICA UNIVERSITARIA

esco da qui, e poi...?di Giorgia Folgheraiter

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Corso di laurea in CONSERVAZIONE E RESTAURO DEI BENI CULTURALI

sbocchi professionali:- Laboratori ed imprese di restauro;- Istituzioni del Ministero dei Beni e Attività Culturali preposti alla tutela dei Beni Culturali (soprintendenze, musei,biblioteche, archivi, ecc.;)- Aziende ed organizzazioni professionali del settore;- Istituzioni ed Enti di ricerca pubblici e privati operanti nel settore della conservazione e restauro dei beni culturali.

Corso di laurea in CHIMICA

sbocchi professionali:Nel settore dei servizi: in laboratori ed uffici di Enti Pubblici (Università, CNR, ENEA, Istituto Superiore di Sanità, Ministeri, Dogane, Ospedali, ASL, Camere di Commercio, Regioni, Province, Comuni, ARPA, acquedotti, impianti di depurazione, etc.), nei Laboratori di Analisi Chimica in genere, quali addetti al controllo ambientale, merceologico ed alla tutela dei beni culturali; come analisti nelle strutture ospedaliere e nei laboratori di analisi chimico-cliniche.Nel settore industriale: Attività di supporto alla progettazione, realizzazione e controllo di processi industriali nei settori della petrolchimica, dei materiali polimerici, della metallurgica, del vetro, dei materiali ceramici, del conciario, degli alimentari, del tessile, del cartario, della farmaceutica, dei prodotti cosmetici, dei coloranti e dell'imballaggio. Libera Professione.

Corso di laurea in BIOINFORMATICA

sbocchi professionali:nell'ambito di:Aziende di produzione di software bioinformatico e laboratori e aziende nei settori biotecnologico, medico, farmaceutico, chimico e agroalimentare.

Corso di laurea in BIOTECNOLOGIE

sbocchi professionali:Sono possibili nei seguenti ambiti: agro-alimentare, ambientale, farmaceutico, industriale, medico, veterinario e la comunicazione scientifica.

Corso di laurea in MATEMATICA

sbocchi professionali:Hanno cognizioni per occuparsi con perizia della diffusione della cultura scientifica. Possono inserirsi in diversi ambiti applicativi scientifici, ambientali, sanitari, industriali, finanziari, nei servizi e nella pubblica amministrazione.Possono accedere alle professioni di Tecnici informatici e di Tecnici statistici

Corso di laurea in SCIENZE BIOLOGICHE

sbocchi professionali:I principali sbocchi occupazionali e professionali previsti per i laureati del corso sono attività professionali e tecniche in:1) laboratori biosanitari, industriali, veterinari, alimentari e biotecnologici.2) enti pubblici e privati di ricerca e di servizi dove vengono classificati ed utilizzati organismi viventi e loro costituenti.3) Valutazione di impatto ambientale, dello studio della biodiversità e di sicurezza biologica.

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Corso di laurea in SCIENZE E TECNOLOGIE PER L'AMBIENTE

sbocchi professionali:

·Tecnico di monitoraggio ambientale in:Laboratori di controllo ambientale pubblici e privati. Enti di controllo ambientale (es. ARPA, assessorato del territorio e dell'ambiente, assessorato dell'agricoltura, etc.) e di gestione del territorio (es. Consorzi di Bonifica).

·Ricercatore ambientaleLaboratori di controllo ambientale pubblici e privati. Enti di controllo ambientale (es. ARPA, assessorato del territorio e dell'ambiente, assessorato dell'agricoltura, etc.) e di gestione del territorio (es. Consorzi di Bonifica).

Corso di laurea in CHIMICA E TECNOLOGIE FARMACEUTICHE

sbocchi professionali:-Industria chimico-farmaceutica, alimentare, cosmetica, chimica ed erboristica.-Magazzini di distribuzione di farmaci.-Laboratori di analisi e di controllo di qualità pubblici e privati.-Centri di ricerca pubblici e privati.-Struttura del servizio sanitario nazionale.-Farmacia privata o ospedaliera.-Esercizi commerciali

Corso di laurea in FARMACIA

sbocchi professionali:

Con il conseguimento della laurea e della relativa abilitazione professionale può svolgere la professione di farmacista come:

Titolare, direttore, collaboratore di Farmacie pubbliche o private Titolare, direttore, collaboratore di Para-farmacieDirigente nel Servizio Sanitario Nazionale, con particolare riferimento alla Farmacia Ospedaliera e al Servizio Farmaceutico Territoriale.

Esperto per l'industria farmaceutica, cosmetica, dietetico alimentare

Collaboratore e Dirigente in aziende di produzione di sostanze medicinali, in aziende farmaceutiche di produzione, confezionamento e analisi per conto terzi, in aziende cosmetiche e dietetico-alimentari.Nei reparti di ricerca e sviluppo in industrie farmaceutiche, cosmetiche, e dietetico-alimentari. Presso laboratori di ricerca di istituzioni pubbliche nazionali e internazionali.

Corso di laurea in SCIENZE NATURALI

sbocchi professionali:I principali sbocchi professionali dei laureati in Scienze naturali sono:- Enti di ricerca che si occupano di tematiche attinenti alle Scienze Naturali;- Enti e amministrazioni con competenze di pianificazione, gestione e conservazione dei beni naturali e ambientali quali Aree protette (parchi, riserve ecc), Comuni, Province, Regioni, enti statali, Agenzie per l?ambiente, Autorità di bacino, Ambiti territoriali di caccia ecc.);- Musei, Acquari, Orti botanici e altre istituzioni (pubbliche o private) che svolgono attività di comunicazione e promozione dei beni naturali.- Imprese pubbliche o private e studi professionali che operano in campi diversi delle indagini ambientali, della pianificazione e gestione del territorio, con particolare riguardo agli aspetti naturalistici- Organismi di certificazione ambientale.

  

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IPSE DIXIT

prof. E questa bella bambina-verme è Maria.

senza il verbo copulare non ci sareste voi, ragazzi!

Perché al prati gli studenti non si stupiscono...rimangono basiti!-arriva in classe l'avviso dei corsi pomeridiani di lingue straniere-

I: ma quindi uno spagnolo costa 300€?prof: detta così non è proprio il massimo...-bussano alla porta-segretaria : prof, può venire un attimo?prof: ecco, è il mio spagnolo !

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UNA DEGNA PROVA PER IL MUSE DI TRENTOESPERIENZE INTERATTIVE, DIMOSTRAZIONI, TELECINÈSI E MOLTO ALTRO

Era da quando ancora era in costruzione che mi aspettavo dal Muse un’esperienza come questa. Sapevo che il nuovo museo sarebbe divenuto il centro degli eventi scientifici di questa città, ora che gli spazi utili raggiungevano dimensioni molto maggiori. Ecco che quindi, lo scorso 27 settembre, esattamente due mesi dopo la sua inaugurazione, il Muse di Trento ci regala nuovi momenti emozionati, divertenti e interessanti. L’atmosfera, se pur più smorzata e rilassata di quel 27 luglio scorso, e accompagnata da un clima già più mite, è comunque molto vivace: c’è attesa per ciò che si sta per vedere sia nel museo che nelle dimostrazioni degli stand dei ricercatori, all’esterno dell’edificio.Sono molti i visitatori che vogliono cominciare la loro esperienza a partire dal Muse stesso, alcuni per vederlo la prima volta, approfittando dell’ingresso totalmente gratuito, altri per riprovare una seconda volta la meraviglia per i tesori che contiene l’edificio nei suoi cinque livelli di esposizioni.

Io sono tra questi, e mi preparo quindi a trovarmi sul luogo alle 17:00 precise, ansioso di vedere cosa è cambiato e cosa c’è di nuovo. Dopo l’inaugurazione, mi appresto a mettermi in coda; l’attesa è lunga, ma sono tra i primi ad entrare. Ecco che mi ritrovo nelle sale del museo, e quello

che vedo non è solo la bellissima esposizione caratteristica del Muse, ma ora i vari piani ospitano anche nuove attività da sperimentare: tra queste ho l’occasione di provarne una riguardo al gioco d’azzardo, diviso in tre momenti: il primo è una simulazione del

gioco del Blackjack (per chi non lo sapesse, si tratta di quel gioco in cui si cerca di ottenere 21 punti), con tanto di fiches, il secondo invece è basato sul calcolo delle probabilità di vari eventi (incorrere in un incidente stradale o vincere alla lotteria, ad esempio), il terzo è un filmato che spiega come il gioco d’azzardo possa essere un’attività con risvolti sociali che possono talvolta rivelarsi rischiosi. In seguito ho modo di provare anche altre attività, tra cui una sulla meccanica della foto digitale, vista attraverso bit e fotoni; una riguardo alle diverse interazioni tra apparati tecnologici e l’essere umano; infine un gioco virtuale incentrato sulla tecnologia della cosiddetta “realtà virtuale” ambientata in un plastico in miniatura di una città.

Dopo aver visitato tutte le attrazioni classiche del Muse, decido invece di dirigermi al bar interno dell’edificio, in cui vengono trattati argomenti non più solo scientifici, ma anche politici ed economici legati all’attualità: i rischi della navigazione in Internet, le startup e, più tardi, dei sistemi elettorali di oggi comparati al mondo giuridico del passato, in particolare quello dell’Antica Roma.

Quindi esco dall’edificio, e mi trovo immerso in una folla quadruplicata rispetto a quando ero entrato. Mi addentro allora nel cosiddetto “Km della Ricerca”, ovvero l’area della zona residenziale adibita agli stand dei ricercatori, il vero cuore della serata. I progetti esposti sono molto vari e tutti interessanti; molti riguardano biologia, tecnologia ed ecologia. Così inizio la mia visita partendo dalla presentazione di un’app denominata “Come Butta?” che aiuta l’utente a capire come smaltire un determinato rifiuto. Un altro gruppo di ricercatori mostra invece alcuni programmi che permettono la traduzione automatica e la trascrizione multilingue in tempo reale. Proseguendo mi imbatto in una serie di dimostrazioni molto interessanti: una riguarda le strumentazioni usate dai meteorologi per il calcolo delle precipitazioni, che avviene con i pluviometri oppure grazie a emettitori di onde elettromagnetiche; il successivo invece è un programma virtuale che simula situazioni di emergenza negli ospedali. Inoltre alcuni gruppi di scienziati di Medicina espongono vetrini di cellule tumorali cerebrali e pancreatiche al microscopio e splendide animazioni a computer della formazione di un cancro e colture in vitro di microorganismi di alcune piante.C’è poi un esperimento del dipartimento di Fisica che riguarda in nanocanali ottici, cioè fibre in grado di condurre pulsazioni luminose: nella prova vi è un raggio di luce laser osservabile grazie ai nanocanali; sempre da Fisica proviene un gruppo di ricercatori che mi spiega come per la realizzazione di un modello molecolare animato a computer (in questo caso un atomo di fullerene che colpisce un cristallo di silicio) siano necessari lunghi periodi di lavoro, sia nella costruzione vera e propria del progetto che nella fase di correzione degli errori di sistema, denominata “debug”, necessaria perché tutto funzioni.

di Filippo Luchi

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Tuttavia, la dimostrazione che più ha saputo attrarre il pubblico della Notte è stata quella riguardante la possibilità di muovere un’automobilina con la forza del pensiero, grazie all’ausilio di alcuni apparecchi che sondano l’attività cerebrale del nostro cervello. Ecco che quindi la folla si precipita vogliosa di provare a muovere telecineticamente l’automobile più velocemente possibile. Come ultime, ma non per questo meno interessanti, visito gli stand che trattano di argomenti un po’ più “borderline”: uno si occupa di degustazione di diverse specialità di cioccolato, un altro invece di politica dell’Unione Europea.

Alla fine della visita sono stanco ma felice: pur non essendo riuscito ad essere presente sino alla chiusura ufficiale, ho cercato di vedere quanto più possibile, sia dentro il Muse che all’esterno. Sono contento di aver potuto assistere a questo grande progetto europeo che è la Notte dei Ricercatori, e sono felice di averlo fatto in questa nuova ubicazione, più grande e affascinante. Ora non vedo soltanto l’ora che questo Muse ospiti un altro evento come questo, sono sicuro che ci sarò.

LA NOTTE DEI RICERCATORIdi Emiliano Degasperi

Comparsa a Trento per la prima volta cinque anni fa, la Notte dei Ricercatori è un evento gestito dalla fondazione Bruno Kessler (FBK) dedicato alla ricerca e alla scienza, pensato per un pubblico di qualsiasi età (purchè interessato all’argomento). Si svolge ogni anno verso la fine di Settembre in tutte le città che hanno aderito al progetto, e consiste principalmente in dimostrazioni, caffè scientificii, speed-dating con i ricercatori, esperimenti e iniziative per studenti.

Le dimostrazioni e gli esperimenti sono due attività molto simili tra di loro, con l’unica differenza che negli esperimenti si interagisce in prima persona con il presentatore di un determinato progetto: ad esempio sia quest’anno sia l’anno scorso hanno ideato giochi logici per valutare le capacità mnemoniche dello spettatore, oppure per determinare la sua capacità di sfruttare il pensiero laterale (cioè l’abilità di risolvere un problema guardandolo da diverse angolazioni, contrapposta quindi alla modalità tradizionale che prevede la concentrazione su una soluzione diretta al problema). Le dimostrazioni comunque non sono da meno: anche se in queste non sono esperimenti che vertono sulle proprie capacità si tratta comunque di esposizioni che illustrano vari aspetti della realtà ciscostante, come ad esempio le energie rinnovabili o i progressi nel campo delle biotecnologie fino ad arrivare ai campi della scienza più ricorrenti come la fisica e tutte le scoperte più recenti rispetto ad essa (come i neutrini, i raggi cosmici o il cosiddetto bosone di Higgs).

I caffè scientifici sono punti d’incontro (quest’anno si svolgevano in tre bar nel quartiere delle Albere) in cui durante tutta la Notte, a intervalli di due ore circa, si possono trovare professori universitari che trattano un argomento a loro scelta. Uno degli argomenti più interessanti secondo me riguardava la cosmologia e i buchi neri, ma gli argomenti possono spaziare da questioni puramente scientifiche a questioni politiche (“I sistemi elettorali”) o mediche (“Noi e i nostri miliardi di batteri”) o addirittura giudiziarie (“Corruzione: come prevenirla e come è punita”).

Se i caffè scientifici sono discorsi presentati da un professore ad un vasto gruppo di persone, possiamo dire che gli speed-dating con i ricercatori sono una variante più privata dei caffè scientifici. Questo incontro con un ricercatore, chiamato anche “invita un ricercatore a cena”, è un progetto a cui si può partecipare solo tramite prenotazione: le portate (primo, secondo e dolce) corrispondono a tre ricercatori differenti, e in un arco di tempo di trenta minuti si ha la possibilità di chiarire qualsiasi dubbio riguardo all’argomento scelto. Gli argomenti di quest’anno vertevano principalmente sull’area scientifica, e riguardavano problemi ecologici (“Cos’hanno di buono gli insetti?”), matematici (“Dalla logica matematica alla verifica formale dei sistemi”) e informatici (“Riservatezza in Rete”).

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La fondazione Bruno Kessler infine ha inserito dei tour guidati all’interno del Muse, pensati prevalentemente per un pubblico giovane. Per due tour specifici c’era l’obbligo di prenotazione, questo perché trattavano di argomenti più accattivanti rispetto agli altri: il primo consisteva in una caccia agli insetti per scoprire le varie specie che vivono in città, mentre il secondo consisteva nello studio più teorico degli insetti, senza però catturarli.

I tour guidati che non richiedevano la prenotazione online, anche se meno interessanti, non possiamo di certo definirli noiosi: si potevano studiare argomenti inusuali come le malattie nella preistoria, o i meccanismi di decomposizione della frutta oppure ancora i microorganismi in alta quota.

Io ho partecipato per due anni alla Notte dei Ricercatori, ma personalmente ritengo che l’organizzazione di quest’anno sia stata peggiore rispetto a quella del 2012: fino all’anno scorso infatti era possibile scegliere una materia con cui iscriversi al progetto

e spiegare a seconda della scelta un argomento specifico, “lavorando”quindi come ricercatore che si occupa delle dimostrazioni e degli esperimenti. Ad esempio l’anno scorso mi sono iscritto alla Notte nella sezione di fisica, e dopo aver seguito alcuni incontri con un professore dell’università di fisica a Povo ho dovuto spiegare il funzionamento di un macchinario costruito dal professore stesso, in grado di captare i cosiddetti raggi cosmici. Il progetto è arrivato anche al Prati con il nome di “Progetto Cordata”. Tuttavia quest’anno le dimostrazioni e gli esperimenti erano gestiti da studenti dell’università, che trattavano argomenti differenti a seconda della facoltà a cui sono iscritti: questo ha comportato una maggiore precisione nell’esposizione dei vari argomenti, però non ha lasciato la possibilità a studenti liceali si inserirsi nel mondo della scienza. Quest’anno infatti ho dovuto distribuire questionari sull’indice di gradimento della Notte, ed è per questo che sono rimasto abbastanza deluso.

E’ possibile svolgere attività di volontariato all’interno della Notte dei Ricercatori. Se sei interessato

visita il sito della Notte dei Ricercatori: http://nottedeiricercatori.fbk.eu

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Mi è stato fatto notare più volte che quando parlo della danza, i miei occhi luccicano, sorrido e spesso mi appoggio una mano sul

cuore. Io non me ne rendo conto, non sono gesti che comando, sono involontari, istintivi. Credo che a volte risultino addirittura

infantili, forse ridicoli. Insomma, parlare di un’arte come se fosse una persona amata: che cosa ingenua!

Spesso le mie parole sembrano quelle di un’esaltata che non pensa ad altro e mi domando se sia davvero così difficile comprendere le emozioni che provo a raccontare. Quando mi viene chiesto “Cosa provi quando balli? Perché ti piace così tanto?”, non so mai da dove iniziare!

Oh certo, posso sempre citare le solite frasi costruite che fanno del ballo una sorta di gioco da fatine del mondo incantato.“Ballare è come volare, ballare ti porta in un altro mondo, ci sei solo tu, con la musica, in quella familiare sala da ballo, su quel magico palcoscenico …” No, no, no! È di più, molto di più: è più forte, più travolgente. Danzare è come …

Avete presente come stiamo quando ci piace qualcuno, quando ne siamo proprio cotti?

Ecco, quando ne parliamo, i nostri occhi brillano, ridiamo come dei tonti, siamo felici, il nostro respiro si fa breve ed affrettato. Quando vediamo quel qualcuno, ci sentiamo euforici, ma anche deboli, avvertiamo un tuffo al cuore, uno strano senso di oppressione al petto, sospiriamo, magari abbiamo dei crampi allo stomaco, le gambe ci tremano. Quando ci avviciniamo ci sentiamo mancare. Quando gli diamo la mano, un dolce brivido ci scorre lungo il braccio, e quando ci parla ci perdiamo nei suoi occhi. Dopo aver passato del tempo insieme, siamo contentissimi, ma rimpiangiamo di essere stati un po’ troppo timidi e di non aver detto tutto quello che avremmo voluto. Questo insieme di turbolente sensazioni ci dà pure fastidio, ci sentiamo vulnerabili. Già, perché non siamo sicuri di poter raggiungere quel qualcuno, non è ancora amore. Ma vogliamo che lo diventi!

Ecco, danzare ci fa provare sensazioni simili.

Raccontiamo di uno spettacolo andato bene, o anche di una semplice lezione, e sprizziamo gioia da tutti i pori, mentre ne parliamo riviviamo le stesse sensazioni. Siamo soddisfatti di noi stessi, ma anche turbati dai rimorsi. Accidenti, avremmo potuto girare meglio, saltare più in alto, mettere più energia in quel passaggio! Poi ci rassicuriamo, convincendoci che la prossima volta andrà meglio.

Quando entriamo nella sala di danza, nonostante sia una cosa ormai quotidiana, non siamo un po’… agitati? Non avvertiamo quel nervosismo che ci pervade quando vogliamo dare il meglio di noi, ma temiamo di non riuscire? E quando invece vediamo che tutto sta andando bene, non ci lasciamo andare, non ci rilassiamo tanto da non pensare assolutamente a ciò che sta al di là di noi?

Capita che ci riteniamo degli incapaci, andiamo in crisi perché pensiamo di non saper far nulla, di non essere in grado di muovere un passo. Basta! Non siamo capaci di ballare, facciamo schifo. Schifo noi, e il nostro corpo. Ci sentiamo traditi. Traditi dalla danza, o da noi stessi. Oppure delusi dai noi stessi che pensiamo di essere dei traditori perché non stiamo facendo quanto in realtà potremmo fare. Ed è proprio quando non possiamo ballare che stiamo peggio, non riusciamo nemmeno a parlarne perché mentre il cuore ci sale in gola, le lacrime cominciano a scendere e non si fermano più.

Ma quando superiamo il periodo nero, ricominciamo a ballare come non avevamo mai fatto. Energia, gioia, grinta, e adrenalina ci fanno tornare in buonumore. Tanta è l’ilarità che ci pervade, che non riusciamo a capire che ci stiamo sforzando troppo, che forse… forse era meglio andarci piano con lo stretching, all’indomani l’acido lattico si farà sentire.

Il dolore e i sacrifici non sono vani, nemmeno se per una settimana fatichiamo a salire le scale, se i nostri piedi sono lacerati, se i gomiti e fianchi sono neri di lividi.

PER ME E’ QUESTO...di Elena Scala

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Noi dobbiamo prepararci per andare in scena, sul palcoscenico.

Salirci la per la prima volta è sempre un trauma, per tutti. Io tremavo tutta, mi cedevano le gambine, il mio stomaco si divertiva a

fare il contorsionista, per non parlare del cuore che sembrava volesse uscire dal petto. Dietro le quinte dominava il panico: scusa,

come iniziava la coreografia?

Ora le cose sono cambiate: si alza il sipario e svanisce tutto il nervosismo, non esiste ansia se non quella di accontentare il pubblico.

Stendiamo un braccio, e quel braccio racconta una storia; alziamo una gamba, e quella gamba narra di tutti i sacrifici compiuti;

giriamo la testa, e con essa un sorriso sincero, o uno sguardo arrabbiato e intenso; danziamo, e con la danza ci spogliamo davanti

al pubblico. Danziamo nudi.

Non indossiamo altro che la consapevolezza del nostro corpo. Non esiste la vergogna. Chi si vergogna della persona che ama?

La prova del nostro amore è quel brivido che scorre lungo la schiena all’apice delle nostre emozioni, mentre danziamo. E poter

guardare, alla fine, il pubblico negli occhi, e sorridere, e voler piangere, e sentirsi sollevati ed esausti. E far provare anche a loro

quel brivido, far loro comprendere la vera essenza dell’arte, che sta nel dare piacere, provando piacere.

La locanda Almayer si trova sulla riva del mare in un luogo non precisato, di dubbia esistenza e per questo difficile da raggiungere e impossibile da ritrovare. È in quel luogo che si intrecciano i fili dei destini dei personaggi, tutti accomunati da un nodo che li lega. Ognuno di questi personaggi, infatti, ha qualcosa che gli impedisce di vivere pienamente, un conto in sospeso con la vita, e vede nel mare l'unica via per poter realizzare loro stessi.

Plasson il pittore, che, stufo di dipingere volti umani, vuole riuscire a ritrarre il mare. Bartleboom, un professore estremamente infelice sul piano sentimentale, impegnato nel trovare il punto esatto di confine tra la terra e il mare: un compito praticamente impossibile, ma necessario per aggiungere un nuovo capitolo alla sua enciclopedia dei limiti. Elisewn, una bellissima ragazza affetta da una malattia specialissima, giunta in quel luogo surreale definito come unica possibilità di guarire, e Padre Pluche, il suo fedele accompagnatore, un uomo consacrato alla vita spirituale, ma per nulla sicuro di questa sua scelta. Ann Deverià, donna “malata di adulterio”, mandata in quel luogo, ritenuto irraggiungibile, dal marito, ma che il suo amante, Savigny, un medico francese, riuscirà a trovare per ricongiungersi a lei. Senza saperlo, però, egli trascinerà dietro di sé anche Thomas, ad alcuni noto come Adams, un marinaio francese parte del suo passato. Entrambi, infatti, sono stati coinvolti in un naufragio su una zattera, a cui sono sopravvissute 15 persone. Tra i due si è acceso un odio profondo per una faccenda che Adams è deciso a vendicare. Nella settima e ultima stanza alloggia invece un personaggio che nessuno ha mai visto e che comparirà solo per concludere il racconto. Infine ci sono piccoli e singolari personaggi che agiscono talvolta con la maturità di adulti: i bambini che gestiscono la locanda.Ciò che farà veramente crescere i personaggi e scioglierà almeno in parte i loro nodi, sono gli strani rapporti creati tra loro e il confronto con gli altri. Alla fine del racconto ognuno avrà trovato la sua strada: chi nel bene, chi nel male.

In questo libro, più che la trama, sono i personaggi coi loro pensieri, le loro fragilità e la voglia di riscattarsi a colpire. Lungo tutto il racconto corre un clima malinconico e surreale descritto però con parole accostate in modo molto suggestivo che assumono un tono leggero e scorrevole, mai opprimente e sempre molto poetico. Lo consiglio veramente a tutti, penso che sia uno di quei libri da non perdere.

TITOLO: Oceano MareAUTORE: Alessandro BariccoANNO DI PUBBLICAZIONE: 1993

di Aurora Martinelli

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Cos’è la Consulta

La Consulta Provinciale degli Studenti è un organismo di rappresentanza studentesca composto da due studenti per ogni istituto della

provincia che si riuniscono mensilmente per confrontarsi riguardo a tematiche inerenti al sistema educativo provinciale e alle politiche

giovanili, sempre su scala provinciale.

Cari Prataioli,

un anno fa mi proposi quale rappresentante supplente della nostra scuola all’interno della

Consulta Provinciale degli Studenti. Sono entrato in sostituzione di un membro, quindi

quest’anno vorrei candidarmi nuovamente alle elezioni del 25 ottobre. Nell’a. s. 2012/2013

sono state organizzate dalla stessa solo una conferenza con la prof.ssa Maria Falcone,

sorella del magistrato Giovanni e il progetto Operation Day Work (al quale si ha solamente

aderito), che ha visto una scarsa partecipazione, altre iniziative sono state organizzate ma

naufragate nel corso dell’anno. Penso che la Consulta nell’anno scolastico 2012/2013 non

abbia sfruttato per svariati motivi tutte le possibilità che le erano state date in termini di

progetti, in particolare il budget assegnato alla stessa è stato utilizzato solo in parte per mancanza di iniziative.

Pertanto queste risorse assegnate agli studenti e per gli studenti sono state impiegate in

altre voci del bilancio provinciale. All’interno della Consulta ho partecipato, in qualità di

segretario eletto, alla redazione del nuovo statuto, strumento indispensabile affinché si

possa operare veramente. Per il corrente anno scolastico ho intenzione di lavorare ad un

nuovo modello di consulta, più aperta alla comunità scolastica e che si pone come reale

organismo di rappresentanza del mondo studentesco, quindi un qualcosa sentito dagli studenti e percepito nella funzione per cui

è stato costituito.

Al fine di raggiungere questi obiettivi vi chiedo di indicare il mio nominativo nella scheda di colore AZZURRO. Rimango a

disposizione di tutti per portare all’attenzione della consulta i vostri progetti qualora abbiano rilevanza provinciale, ma anche le vostre riflessioni per quanto riguarda il sistema educativo, nei confronti del quale la consulta rappresenta la voce di tutti gli

studenti.

CONSULTA PROVINCIALE: Perché mi candido!

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Ciao a tutti,sono Alessandro Folgheraiter della classe IIC, candidato a rappresentante d'istituto. Ci siamo conosciuti pochi giorni fa in palestra. Durante quest'estate ho pensato a quello che avrei voluto fare in questo prossimo anno scolastico: in 2ª liceo cominciavo a sentirmi vecchio e non volevo starmene con le mani in mano. Volevo dare un contributo, rappresentare qualcosa nella scuola, volevo sentirmi Prataiolo più che mai.Sono affezionato al Prati. Mi piace l'aria che si respira, mi piace la gente che si trova nei corridoi, un clima di piacevole intesa. I pregiudizi che circolano sul nostro conto dicono che siamo una scuola amorfa, reticente a mettersi in gioco con gli altri licei. Io in questa scuola ci credo e voglio dimostrare a tutti, in primis a noi stessi, che abbiamo voglia di farci sentire. Ho aspettato di sentirmi pronto, ed ora, sento che il momento per far qualcosa di buono è giunto. Ora ho la possibilità di provarci!

Il mio programma è fondamentalmente costruito su tre parole chiave: PARTECIPAZIONE, COLLABORAZIONE, CONCRETEZZA.

Come penso di fare ciò?Ve lo dirò ora.Istituendo dei gruppi di lavoro, non solo per l'assemblea spettacolo, ma anche per altre iniziative; è un modo per essere più vicino agli studenti e per partecipare tutti insieme. Questo è il mio punto di partenza. Credo sia veramente importante ed efficace per un rappresentante lavorare in stretto contatto con gli studenti. In questo modo ci si potrebbe ascoltare di più e capire quali sono le esigenze di ciascuno. A questo primo punto si collega il secondo: la collaborazione. In particolare penso ad una collaborazione fuori dalle mura del Prati, con le altre scuole, organizzando eventi sportivi e culturali e feste. Mi sono già incontrato nei mesi scorsi con studenti degli altri licei della città condividendo l'obbiettivo di reintrodurre la giornata della creatività e realizzarla un giorno concordato, affinché diventi la giornata delle scuole di Trento. Oltre a ciò intendo lasciare particolare spazio agli studenti ginnasio, affinché si sentano maggiormente partecipi della vita della scuola, perché possano vivere lo stesso clima che sento anch'io.

Mi sta a cuore un'altra questione. Quest'anno sono stati apportati ulteriori tagli al fondo scolastico (il fondo destinato ai progetti interni alla scuola). Numerosi progetti sarebbero già estinti da un pezzo se non fosse stato per l'impegno di autofinanziamento portato a termine l'anno scorso, a cominciare dall'assemblea spettacolo, punto fermo nella tradizione del nostro liceo. Intendo continuare e incrementare questo impegno. I tagli potranno metterci in ginocchio, ma noi ci rialzeremo!

Diceva Ethelbert Talbot:” L'importante non è vincere, ma partecipare con spirito vincente.”Dimostriamo a tutti che possiamo farci sentire,che possiamo vincere insieme.

SPAZIO AI

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Carissimi, quest’anno ho deciso di candidarmi come Rappresentante d’Istituto.

Credo che questo sia un ruolo importantissimo all’interno della scuola e mi auguro di poterlo “interpretare” nel migliore dei

modi. Anzi, credo che il rappresentante sia una sorta di regista, colui che si deve assicurare che tutto vada per il meglio, colui

che è responsabile, che deve armonizzare tutto e tutti, ordinare ogni aspetto della vita scolastica.

Credo che il maggior compito del Rappresentante d’Istituto sia quello di tutelare i diritti degli studenti e far sì che le loro

necessità, nei limiti del possibile, vengano soddisfate. Con questo intendo dire che il rappresentante, come dice la parola,

deve rappresentare gli studenti, farne il portavoce, nella buona o nella cattiva sorte.

Qui di seguito, riporto in breve i punti chiave del mio programma.

Come primo obiettivo mi sono posto quello di aumentare l’accessibilità della scuola, ovvero far sì che tutte le facilità che la

scuola potrebbe offrire siano realmente usufruibili dagli studenti. Tutto ciò, ovviamente, concerne anche quella che è la

vivibilità della scuola, durante l’orario scolastico e non solo. In questi due anni (e qualche mese) di scuola ho notato che,

sempre, la più grande pecca è stata e tutt’ora è l’informazione: spesso molti studenti non sanno cosa avviene all’interno della

scuola e non sanno perché certe cose succedono o non succedono. Quindi, oltre alla newsletter (già avviata da Luca Pocher e

Lorenzo Borga), desidero creare un gruppo di studenti che si rendano disponibili, oltre a noi rappresentanti, a fornire

delucidazioni e chiarimenti su tutto ciò che riguarda la burocrazia scolastica, gli eventi ad essa correlata e la vita scolastica.

Altro punto importante, a cui tengo molto, è quello delle assemblee d’istituto: ciò che mi prometto di fare è, in primis, di

variare le tematiche trattate, poiché, a mio parere, le assemblee d’istituto hanno anche come scopo quello di trovare un

momento di “relax” , ma soprattutto quello di arricchire il nostro bagaglio culturale e di approfondire alcuni argomenti che

non vengono trattati durante le lezioni scolastiche.

Ultimi due propositi, secondari, ma comunque importanti, sono una possibile convenzione con il Panificio Cirilli che, durante

la ricreazione lunga (9.30-9.45), potrebbe venire a vendere focacce, pizza, panini, dolci e altri prodotti fornari. Inoltre la

possibilità di sostenere, come è già possibile per l’ECDL Core, anche gli esami per ottenere la certificazione ECDL Advanced.

È un impegno, è una grandissima responsabilità che voglio assumermi.

Vittorio Ferrari

CANDIDATI

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11 settembre. Sentendo questa data, la prima immagine che viene alla mente è quella delle torri gemelle che, con un intervallo di 16 minuti l'una dall'altra, crollano, colpite da un aereo. Un avvenimento che, anche per l'altissimo numero di vittime, scosse e sorprese gli USA e il mondo, anche se sul “sorprendere” siano stati sollevati molti dubbi anche da esperti in materia.Però non ci pare di dimenticare un altro importante avvenimento? Molte persone infatti sembrano dimenticare quello che successe in Cile l'11 settembre di 40 anni fa, il 1973, l'anno del golpe e dell'inizio della dittatura di Pinochet (il tutto magistralmente pianificato e diretto dagli USA, numeri uno per quanto riguarda colpi di stato).

Tutto iniziò nel 1970, quando Salvador Allende vinse, anche se di poco, le elezioni presidenziali, diventando quindi il primo presidente eletto democraticamente in Sudamerica. In quel periodo il Cile viveva grandi difficoltà economiche quali inflazione, lenta crescita industriale e ricchezza concentrata in mano a un elité di persone mentre il resto della popolazione era posto sul gradino più basso della scala socio-economica.Allende quindi cercò di attuare fin da subito riforme tese alla ridistribuzione del reddito e delle grandi proprietà terriere. Voleva nazionalizzare le industrie, stabilire misure a favore della laicizzazione, alfabetizzazione, e dei diritti delle donne. Inoltre tentò di svincolare il Cile dal controllo degli USA.

Quelli erano gli anni della guerra fredda, che vedeva gli USA, forza capitalista, contro gli URSS, forza comunista, che si contendevano il mondo e soprattutto quegli stati “strategici” ai fini economici, commerciali e militari (in particolare gli Stai Uniti avevano grandi interessi economici in Cile, ad esempio società come ITT, Kennecott ecc...). Quindi, subito dopo la vittoria di Allende, l'allora ministro degli interni statunitense Henry Kissinger disse, con un ammirevole slancio di altruismo, “Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare, mentre un Paese diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli.” Già, perché se fino a qualche anno fa non potevamo dimostrare con certezza se gli USA vollero e diressero il colpo di stato, ora abbiamo prove per farlo. Nuovi documenti infatti precisano la responsabilità in merito di Kissinger, Nixon e della CIA.

A quanto pare, dopo le elezioni, la CIA fece in modo che venisse nominato come premier Alessandri, avversario di Allende. Quest'ultimo non doveva assolutamente essere il capo del governo e, qualora fosse successo, si sarebbe dovuto subito operare per mettere in atto un colpo di stato che instaurasse la dittatura voluta dagli USA.Ma Allende riuscì a presiedere il governo. Il Cile dovette affrontare tre anni molto difficili, duranti i quali la già debole economia cilena fu sabotata da da tutto l'occidente. Allende inoltre, poiché contrastato dall'opposizione da cui doveva ottenere l'appoggio, non riuscì a far approvare le sue proposte di leggi.Il 10 settembre decise quindi di convocare un plebiscito, con cui chiedeva al popolo se doveva continuare o meno con il suo piano di riforme, se quindi andare incontro o no ad una crisi di governo.Il giorno dopo però, la mattina del 11 settembre 1973, le forze armate cilena avvisarono che avrebbero bombardato la Moneda, palazzo presidenziale dove si trovava l'ufficio di Allende.

L'11 SETTEMBRE DA NON DIMENTICAREdi Alice Fraglica

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Lui, che avrebbe potuto scappare in elicottero che già si trovava sul tetto del palazzo, decise di rimanere nel suo ufficio, finché tutti gli altri non fossero fuggiti. Ma in verità non uscirà mai da quel palazzo: si suicidò con un colpo di fucile AK-47 regalatogli da Fidel Castro.Fu quello l'ultimo giorno del governo socialista di Allende che, per evitare incomprensioni, non aveva nulla a che fare

col governo totalitarista sovietico. Fu quello il primo giorno della sanguinosa dittatura del generale Pinochet, che durerà 17 anni, e che causerà al paese 30000 desaparecidos. Se vogliamo poi pensare a come quel drammatico giorno influenzò l'Italia, posso solo accennare all'inizio della ricerca da parte di Berlinguer (allora segretario del PCI) di una collaborazione con la DC (il cosiddetto “Compromesso Storico”) per evitare un eventuale golpe anche in Italia se la sinistra avesse vinto le elezioni. Ma questo è un altro grande e complesso capitolo.La cosa certa e che in quel giorno il sogno di molti cileni, sudamericani, ragazzi, cittadini del mondo, svaniva, la loro fiducia un un futuro di libertà e democrazia veniva messo duramente alla prova. ma dopo quarant'anni possiamo pensare che sia cambiato

qualcosa, oppure continua a persistere l'egemonia degli stati occidentali su quelli più poveri e meno sviluppati? Sta a noi il compito di riflettere su questo quesito, e fare in modo che le cose cambino, il più in fretta possibile, per il raggiungimento di una vera libertà e democrazia, la stessa che sognava Allende e il suo popolo.

DOMANDA ALLA PRESIDE

PERCHE’ LA SCUOLA CHIUDE ALLE 17.00, ANTICIPANDO L’ORARIO RISPETTO AGLI SCORSI ANNI?

A causa dei tagli effettuati alle scuole manca un collaboratore scolastico, di conseguenza per pulire l’intero istituto il resto del personale ha bisogno di più tempo per svolgere il suo lavoro.

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Dopo aver sentito parlare moltissimo durante lo scorso anno delle famigerate “settimane linguistiche in Germania” , incuriosite, abbiamo deciso di partecipare anche noi. Così sabato 31 agosto siamo finalmente partite alla volta di Husum. Dopo 14 ore di viaggio, divise tra un pullman e due treni, verso le 22.30 siamo arrivate, stanche ma emozionatissime, alla stazione di Husum, dove ci aspettavano le nostre “nuove” famiglie.La giornata successiva l'abbiamo passata in famiglia, per conoscerci un po' meglio e capire quante probabilità di

sopravvivenza avremmo avuto nel doverci esprimere in un'altra lingua: ottime, accettabili, scarse, inesistenti. Abbiamo anche iniziato ad esplorare un po' l'ambiente circostante, facendo piccoli giri per la città o visitando il famoso acquario del Mare del Nord. E, inevitabilmente, è arrivato il primo lunedì di scuola; ci siamo trovate così in un edificio enorme con circa 1500 alunni contro i 500 circa del Prati.

La nostra giornata scolastica tipo consisteva in cinque ore di tedesco più un'ora di accoglienza nelle classi della Hermann-Tast-Schule. Anche se la prospettiva di fare cinque ore di tedesco al giorno ci spaventava, abbiamo trovato dei professori davvero simpatici, che ci hanno aiutato a migliorare la pronuncia e sono riusciti a ficcarci qualche nozione di grammatica nella testa. Grazie a loro anche parlare con le nostre famiglie è diventato più facile, sia per noi che per loro. Ovviamente non c'è scuola senza compiti, ma anche se avevamo qualche esercizio da svolgere a casa, i nostri ospitanti ci hanno sempre aiutato volentieri.

Non abbiamo passato tutto il tempo a scuola: durante la seconda settimana abbiamo camminato sul Watt

(Wattwanderung) e visitato la città di Lubecca. La camminata sul Watt è stata un’esperienza nuova, almeno per noi, e decisamente suggestiva. Il Watt, come abbiamo potuto vedere, è una zona pianeggiante che circonda le Hallig e che diventa accessibile solo con la bassa marea; la nostra passeggiata infatti è stata interrotta dopo poco per l’arrivo dell’acqua: in cinque minuti scarsi l’area dove poco tempo prima stavamo camminando si è trasformata in un enorme lago! Purtroppo non è stato possibile raggiungere a piedi sul Watt l’Hallig Oland dalla costa per il brutto tempo: abbiamo effettuato la traversata in barca, e durante il viaggio di andata abbiamo potuto osservare un gruppo di foche tranquillamente distese al sole. Insomma, nonostante il vento che ci ha “seguito” durante tutta la giornata è stata una gita davvero riuscita, e ci siamo tutti molto divertiti. Anche Lubecca non è stata da meno: come in tutte le gite scolastiche, la mattina abbiamo fatto un giro turistico della città e dei suoi monumenti più famosi, come il Duomo o il municipio, il pomeriggio siamo stati lasciati liberi di girare per il centro.

Noi in particolare volevamo verificare le voci riguardanti un certo “marzapane di Lubecca” … e non siamo rimaste deluse, anzi! A fine giornata avevamo almeno un pacchetto di marzapane nello zaino (e fidatevi, è davvero squisito!). Le attività extrascolastiche comprendevano anche il giro del centro di Husum, il pomeriggio del primo lunedì, e due serate di ballo, la prima e l’ultima sera, rispettivamente in una discoteca del centro e alla Hermann-Tast-Schule. Quale modo migliore di iniziare e concludere la vacanza se non

VIAGGIO A HUSUM

Di Sara Pocher e Sveva Macchiarella

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Ovviamente abbiamo passato molto tempo con le nostre famiglie, ma non siamo sempre rimaste a casa! Durante il fine settimana siamo andate ad Amburgo con le nostre ospitanti e altre amiche, abbiamo visitato l’isola di Sylt, siamo andate a giocare a bowling o a cavalcare … i nostri ospitanti hanno cercato di farci conoscere tutto il possibile su Husum e dintorni, e almeno per quanto ci riguarda non abbiamo mai avuto tempo ne per annoiarci ne per avere nostalgia di casa! In particolare la gita ad Amburgo è stata davvero bella.Insomma, tra una cosa e l’altra le due settimane, che

all’inizio sembravano così lunghe, sono davvero volate, e in un attimo ci siamo ritrovate, sabato 14 settembre, alla stazione di Husum, pronte per iniziare il lungo viaggio verso casa. Credevamo di risolvere il tutto con un paio di saluti e abbracci, invece … eccoci praticamente tutti con gli occhi lucidi a salutare i “nostri” tedeschi dal treno in partenza, neanche fosse la scena di un film. Cambio di treno ad Amburgo, il treno per Monaco, poi il pullman e finalmente abbiamo oltrepassato il confine italiano e, alle 20.30, eravamo di nuovo a casa, anche se noi avremmo affrontato tranquillamente altre 14 ore di viaggio per

tornare a Husum dalle nostre ormai seconde famiglie.Che dire? Per noi questa vacanza è stata davvero fantastica, e non vediamo l’ora di ripetere l’esperienza. Manteniamo in contatti con le nostre famiglie tedesche, e aspettiamo con ansia che le nostre ospiti arrivino da noi a marzo … questa volta saremo noi a fare da “guide” di Trento. E chissà se, magari quest’estate, con tutta la famiglia, non si possa ritornare a Husum!In conclusione, è stata un’esperienza meravigliosa, da ricordare e ripetere, e speriamo di aver incuriosito qualche ragazzo/ragazza in teressato a intraprenderla lui stesso!

Sara e Sveva

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.. .probabilmente molti di voi non mi conoscono quindi mi presento: mi chiamo Leonardo Gonzo, ho 17 anni e vengo dall’Altopiano di Pinè. Frequento il Prati nella sezione D e l’anno scorso ho deciso di frequentare il mio quarto anno di scuola superiore all’estero, e precisamente in Norvegia.

Dopo mesi e mesi di noiosissima burocrazia e attesa, alla fine il 16 agosto ho lasciato il mio trentino, destinazione Slattum, un piccolo paese a 20 km da Oslo dove vivo con la mia host-family (mamma, papa e due sorelle di 16 e 18 anni). La scuola che frequento si chiama Bjertnes videregående skole e si trova a Nittedal, una cittadina a 10 minuti da casa mia.

Due giorni dopo il mio arrivo qua ho cominciato la scuola, ero molto emozionato (mai avrei pensato di poter essere felice per l’inizio della scuola) ma anche molto agitato, perché per me era tutto nuovo: la lingua, il sistema scolastico, le persone, il luogo… Una delle parti più difficili di questo anno è (e sarà) sicuramente la lingua, per questo a scuola la mia insegnante di Norvegese si e offerta di dare a me e all’altra ragazza italiana che c’e a scuola alcune lezioni private. La lingua è difficile da imparare ma spero di poter migliorare al più presto.

Tra le cose che più mi hanno sorpreso della Norvegia, sicuramente ci sono le persone: credevo di trovare persone fredde, timide, riservate e di dovermi sedere da solo a pranzo; invece fin dai primi giorni quasi tutti si sono dimostrati aperti e disponibili a conoscere me e gli altri “exchange students” (un’Italiana da

Forlì, un ragazzo Francese, e una ragazza dal Giappone).

La scuola norvegese e organizzata

principalmente su 3 livelli: Barneskole (scola elementare, dai 6 ai 13 anni) Ungdomskole (scuola media, dai 13 ai 16 anni) e infine Videregånde Skole (scuola superiore, dai 16 ai 19 anni). Nella scuola superiore solo tre sono le materie obbligatorie (Norvegese, storia ed educazione fisica) dopodiché si può scegliere quali altri corsi frequentare (massimo 4). Ad esempio io frequento i corsi di matematica, chimica, inglese internazionale e musica. Tra le cose più strane nella scuola, una e sicuramente il rapporto tra studenti e insegnanti: i professori si fanno chiamare per nome, come fossero semplici amici e, nonostante la presenza di una forma di cortesia nella lingua, in norvegese non si esita ad usare quella più informale. Credo mi ci vorrà un po’ per abituarmi a questo.

Cari Prataioli,

VIAGGI ALL’ESTEROle proposte per i viaggi studio

all’estero sono:

• estivo/trimestrale

• semestrale

• annuale

e sono diretti a quasi tutte le

parti del mondo.

Si può partire affidandosi a

delle agenzie (con sede anche

a Trento) soprattutto per i

viaggi più lunghi,

frequentando in loco la

scuola, e in alcuni casi le

materie vengono riconosciute.

Per i viaggi estivi sono in

attivo organizzazioni

internazionali con scuole per

studenti stranieri aperte anche

l’estate. La nostra scuola ha

poi accordi con scuole in Cile

e Australia per scambi estivi.

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La mattina la scuola comincia alle 8.10 e finisce alle 15.10, e in una giornata si fanno 4 lezioni (massimo) da un’ora e mezza l’una, con due pause da 15 minuti e una da 30. Ovviamente con questi orari non si va a scuola il sabato (è una pacchia, credetemi!).

Ovviamente una parte fondamentale della Norvegia (e di cui i norvegesi vanno molto fieri) è il paesaggio. Durante la cosiddetta “høstferie”, cioè la vacanza autunnale, sono andato con la mia famiglia a visitare la costa occidentale della Norvegia, passando dagli incredibili paesaggi montani con le sue piccole baite disseminate ovunque, ai paesaggi mozzafiato sui fiordi, e infine le lunghe strade sulla costa atlantica. Non avrei mai pensato di poter visitare posti così magnifici. Per alcuni weekend durante la scuola siamo stati con la barca di famiglia nel fiordo di Oslo, ad ammirare gli incredibili tramonti, e le notti estive norvegesi fatte di falò, lucciole, calzettoni di lana, passeggiate notturne nei boschi e partite senza fine a carte.

Per concludere volevo salutarvi ed augurare a tutti i Prataioli un anno scolastico felice e pieno di soddisfazioni, ci vediamo l’anno prossimo!

Ha det bra alle sammen (Ciao a tutti!)

LA NORVEGIA IN BREVE

Il regno di Norvegia è una monarchia parlamentare del Nord Europa e uno dei

pochi paesi scandinavi a non far parte dell’Unione Europea.

Famosa per i rinomati fiordi, le lunghe e fredde giornate che culminano con il

sole a mezzanotte, per una ricca fauna e i leggendari Troll, che, secondo la

leggenda, sono originari di questo paese.

• CAPITALE Oslo

• MONETA Corona Norvegese

• POPOLAZIONE 5051518 ab

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Cile. Stretto lembo di terra lungo quasi cinquemila chilometri che racchiude una varietà impressionante di bellezze naturali, culture, persone e luoghi, dai più urbani a quelli deserti e inesplorati.Si spazia dal deserto più arido del mondo nel nord a zone piovose e vette innevate nel sud e vicino alle cordigliere; ma se nel nord proprio quello stesso sterile deserto per quattro giorni all’anno fiorisce e si riempie di colore, nel Sud la cordigliera costiera lascia veloce il posto all’Oceano Pacifico. È una terra tanto varia da lasciare quasi disorientati appena la si vede per la prima volta, ma dopo un breve periodo di permanenza ti entra nel cuore e inizi a considerarla casa tua.

La città di La Serena è una delle più antiche colonie spagnole fondate in Cile e, nonostante la zona sia molto sismica, nel suo centro conserva ancora la classica architettura coloniale. Se dovessi descrivere questa cittadina con una sola parola direi “amichevole”, ha un piccolo centro curato, la caotica zona del mercato artigianale, strade trafficate e uno sbocco sull’oceano. Il posto che più mi ha affascinata è stato il lungomare; camminando sulla spiaggia ho incontrato persone che facevano yoga, si esercitavano nelle arti marziali o sfidavano il freddo con il surf.

Durante la mia permanenza ho frequentato la scuola Alcide Degasperi, che è intitolata allo statista trentino che siglò con il presidente cileno Videla un accordo per tutelare i migranti italiani nel secondo dopoguerra. Ai migranti trentini venivano assegnate terre da coltivare proprio nella zona natale del presidente, La Serena.Il sistema scolastico cileno ha un’impostazione molto diversa rispetto a quella a cui ero abituata; la scuola dura tutto il giorno, si mangia nella mensa e le ore di lezione hanno tempi molto “dilatati”, spesso non si prendono appunti ma si ha tutto il materiale su delle dispense, in compenso ci sono continue verifiche del lavoro svolto. A scuola si indossano obbligatoriamente le divise: pantaloni grigi e camicia bianca per i ragazzi, mentre per le ragazze la gonna. C’è un grande senso di appartenenza alla scuola anche perché spesso i ragazzi vi trascorrono tutto il loro percorso di studi, dall’asilo fino all’università.

Ogni lunedì mattina c’è la cerimonia dell’alzabandiera. Tutte le cassi disposte davanti a due aste per bandiere a cui vengono issate, mentre si cantano i rispettivi inni, le bandiere di Italia e Cile. Mi ha colpita lo spirito patriottico che hanno

verso la loro, ma anche verso la nostra patria, e io stessa non credo di aver mai cantato l’inno italiano così spesso come durante la mia permanenza in Cile.

la cosa che più mi ha fatto piacere è che presto ho imparato a comprendere la maggior parte delle conversazioni e pian piano anche a rispondere( oltre che con il classico “hola chica” ). Come a ogni nuova lingua mi sono subito affezionata ad alcune parole e suoni mentre proprio non mi piaceva pronunciarne altre, per esempio desarrollo e entonces. “Malgrado nel nostro lungo e sottile paese ci separino migliaia di chilometri, la somiglianza tra noi è forte; siamo accomunati dalla lingua e tradizioni simili.” spiega Isabel Allende, riassumendo l’anima del Cile, dove non si sono creati dialetti diversi ma l’intero paese, sebbene molto esteso, ha in comune una sola lingua.

Ho viaggiato per il Sud del paese con la mia famiglia, insieme siamo arrivati fino a Chiloè, la più grande isola del Cile, di cui già avevo letto molto. Abbiamo percorso gran parte del paese, viaggiando per quasi mille chilometri lungo la carretera austral, grande opera voluta da Pinochet per congiungere gli estremi del paese. Dal finestrino ho visto scorrere il paesaggio sotto i miei occhi, modificarsi le brulle colline coperte di cactus tipiche del Nord in distese di prati, in cui pascolava bestiame, seguiti da campi coltivati a uva o mele e regioni che addirittura portano nel nome (regione de los lagos y regione de los rios) la loro abbondanza d’acqua.Ancora più a Sud c’è la Patagonia, zona che però è impraticabile l’inverno per il freddo e la neve, ma paradiso per gli escursionisti.Mi avevano anticipato che el Sur assomigliava molto al trentino, con boschi e distese di verde, ma non è così. Il paesaggio che mi si è prospettato davanti era totalmente differente. La cordigliera delle Ande è stata una compagna costante durante il viaggio, sempre con le cime imbiancate dalla neve, mentre a valle come usciva uno spiraglio di sole il clima si scaldava, mostrando tutto il bello del Cile.In realtà la “valle” è un’ampia pianura chiusa e protetta tra due cordigliere, con ampie zone abitabili e coltivabili.

Mi mancheranno i cileni. Che popolo! Con la mia famiglia ho presto instaurato un bellissimo rapporto, mi sono abituata alle loro abitudini (molto simili alle nostre) e sono stata accolta da Juan e Hortencia (i miei genitori cileni) come una figlia. Ho poi acquisito una sorella oltreoceano, Rosario, che avevo già ospitato in Trentino.A dimostrazione della cordialità di questo popolo, con chiunque ho avuto l’opportunità di entrare in contatto si è dimostrato gentilissimo e cortese. Sicuramente dire che ero una studentessa italiana aiutava molto, come quando siamo entrate con la mia sorella Rosario sul ponte di comando di una nave, zona interdetta ai “non addetti ai lavori”.

Il Cile mi ha accolta a braccia aperte, ma ciò che mi fa più piacere è che ora ho là una famiglia che mi aspetta!

CILEdi Fiorenza Pesce

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L’ultima domenica di settembre, quando ormai l’odore dei libri di scuola era già un’abitudine,

siamo partiti alla volta di Tarquinia, una piccola cittadina etrusca nel nord del Lazio. Eravamo

in tutto in nove, per la maggior parte di quinta ginnasio, accompagnati dalla professoressa

Legume.

Come nei libri di avventura, non sapevamo di preciso a cosa saremmo andati incontro, ma da veri esploratori ci siamo buttati nell’esperienza e alla fine di questo bel viaggio posso dire

che ne è valsa davvero la pena.

Per una settimana siamo stati ospiti di meravigliose famiglie che hanno saputo trasmetterci

il calore dell’accoglienza e la disponibilità ad aprirsi al prossimo per costruire insieme un

bellissimo clima di amicizia.

La mattina frequentavamo il Liceo “V. Cardarelli” suddivisi nella sede classica e scientifica,

mentre nel pomeriggio partecipavamo alle attività di scavo nell’area archeologica della

Regina, nei pressi di Tarquinia.

Siamo stati suddivisi nei vari settori del sito etrusco e sotto la guida di studenti e docenti

qualificati dell’università di

Milano abbiamo

imparato a

destreggiarci con la

cazzuola alla ricerca

di nuovi reperti,

prevalentemente

cocci, che poi

venivano puliti con

uno spazzolino e successivamente

analizzati per

ricavarne delle

informazioni utili. La

giornata si concludeva verso le 18, quando tornavamo dalle nostre famiglie per trascorrere

del tempo insieme e magari scoprire qualche nuova curiosità su Tarquinia. Abbiamo avuto

anche la fortuna di visitare le tombe etrusche della necropoli, finemente decorate, e il ricco

museo della cittadina, particolarmente interessante.

È stata proprio una bella esperienza che ci ha permesso di conoscere più da vicino lo

straordinario mondo dell’archeologia e di sperimentare dal vivo questa professione avvolta di mistero che magari, tra qualche anno, qualcuno di noi sceglierà per la vita.

GEMELLAGGIO CON TARQUINIAdi Francesca Giovannetti

TARQUINIA

città laziale che trae le sue

origini dal mitologico

Tarconte e dal dio Tagete che

un giorno si manifestò a un

contadino di quelle zone

fuoriuscendo da una zolla di

terra.

Nelle zone intorno alla città

di Tarquinia sono stati

rinvenuti molti siti e

necropoli di epoca etrusca,

ma anche precedente in

alcuni casi.

Invece la città è circondata da

mura medioevali e al suo

interno ha edifici

rinascimentali, uno dei quali

contiene il museo nazionale

tarquiniese.

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BENEFICENZA

Ogni anno una parte del ricavato dalla vendita del nostro giornalino viene destinato

al fondo studentesco e alla beneficenza. Quest’anno quindi contribuiremo al

finanziamento dell’assemblea spettacolo, che è giustamente il nostro orgoglio.

Per quanto riguarda la parte destinata alla beneficenza abbiamo deciso, con i

redattori presenti all’ultima riunione, che sarà destinata alla mensa dei poveri di

padre Fabrizio.

Oltre al gesto simbolico di devolvere il ricavato in favore di un ente benefico quello

che ci sta a cuore è partecipare attivamente tutti assieme, facendo la spesa e

consegnando personalmente la nostra parte.

La mensa ogni 15 giorni distribuisce più di 150 borse-famiglia, pacchi di generi

alimentari per famiglie che ne necessitano e ogni giorno 190 pasti nella loro sede, la

mensa del convento gestita dai volontari.

A breve andremo a fare la spesa e siete tutti invitati. Più siamo meglio è!!!

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Questa pagina non la vedrete ancora per molto tempo

piena con le nostre parole.

Dai prossimi numeri questo sarà il vostro spazio,

quello che ognuno di voi può riempire con le

proprie impressioni, consigli, idee sulla scuola,

sugli spazi per gli studenti, sul giornalino, sulla

ricreazione, sulle vostre proposte per migliorarci.

Vorremmo che tutti vi sentiste liberi di esprimere

la vostra idea senza problemi di alcun genere,

quindi rispetteremo il vostro anonimato...se lo

vorrete.

Il messaggio non dovrà contenere termini inopportuni

e offensivi verso chiunque ma, a parte un minimo

di correttezza dovuta, sentitevi liberi di

esprimervi liberamente. Dite la vostra!

scrivete a [email protected]

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SUDOKU

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La miglior difesanon è l’attacco.

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La tua banca a chilometri zero.

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