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AGENZIA DI MAZARA Via Marsala, 185/B Tel/Fax 0923-931932 [email protected] Poste Italiane Spa – Sped. Abb. Post. – Art. 2 com. 20/C Legge 662/96 DCB Sicilia 2003 - Reg. Tribunale Marsala n. 140/7 – 2003 - Distribuzione gratuita Quindicinale di informazione della Diocesi di Mazara del Vallo Anno IX - n° 2 - 28 Gennaio 2011 L ’educazione è la sfida e il com- pito urgente a cui tutti siamo chiamati, ciascuno secondo il ruolo proprio e la specifica vo- cazione. Auspichiamo e voglia- mo impegnarci per educare alla pienezza della vita, sostenendo e facendo crescere, a partire dalle nuove generazioni, una cultura della vita che la accolga e la cu- stodisca dal concepimento al suo termine naturale e che la favorisca sempre, anche quando è debole e bisognosa di aiuto. Come osserva Papa Benedet- to XVI, «alla radice della crisi dell’educazione c’è una crisi di fiducia nella vita» (Lettera alla Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21 gennaio 2008). Con preoc- cupante frequenza, la cronaca riferisce episodi di efferata vio- lenza: creature a cui è impedito di nascere, esistenze brutalmente spezzate, anziani abbandonati, vittime di incidenti sulla strada e sul lavoro. Cogliamo in questo il segno di un’estenuazione della cultura della vita, l’unica capace di educare al rispetto e alla cura di essa in ogni stagione e partico- larmente nelle sue espressioni più fragili. Il fattore più inquietante è l’assuefazione: tutto pare or- mai normale e lascia intravedere un’umanità sorda al grido di chi non può difendersi. Smarrito il senso di Dio, l’uomo smarrisce se stesso: «l’oblio di Dio rende opaca la creatura stessa» (Gaudium et spes, n. 36). Occorre perciò una svolta culturale, propiziata dai numerosi e confortanti segnali di speranza, germi di un’autentica civiltà dell’amore, presenti nel- la Chiesa e nella società italiana. Tanti uomini e donne di buona volontà, giovani, laici, sacerdoti e persone consacrate, sono for- temente impegnati a difendere e promuovere la vita. Grazie a loro anche quest’anno molte donne, seppur in condizioni disagiate, saranno messe in condizione di accogliere la vita che nasce, scon- figgendo la tentazione dell’aborto. Vogliamo di cuore ringraziare le famiglie, le parrocchie, gli istituti religiosi, i consultori d’ispirazione cristiana e tutte le associazioni che giorno dopo giorno si adope- rano per sostenere la vita nascen- te, tendendo la mano a chi è in difficoltà e da solo non riuscireb- be a fare fronte agli impegni che Editoriale DALLA CONDANNA DI CUFFARO UNA SFIDA A VOLTARE PAGINA Facciamo risplendere il vero volto dei siciliani “I luoghi tradiziona- li della formazione, quali la famiglia, la scuola e la comunità civile, sem- brano tentati di rinunciare alla responsabilità edu- cativa, riducendola a una mera comunicazione di informazioni, che lascia le nuove generazioni in una solitudine disorientante”: è quanto afferma in aper- tura del Messaggio in vista della 15° Giornata Mon- diale della Vita Consacrata (2 febbraio 2011), dal titolo “Testimoni della vita buo- na del Vangelo”, la Com- missione episcopale per il clero e la vita consacrata. Nell’introduzione si affer- ma che “i Vescovi italiani hanno voluto concentrare l’impegno pastorale delle nostre Chiese nel nuovo decennio su quella che il Santo Padre Benedetto XVI ha appropriatamente definito l’emergenza edu- cativa. La sfida dell’educa- zione emerge, infatti, sem- pre più chiaramente come la questione più urgente per la vita della società, e 2 FEBBRAIO - GIORNATA VITA CONSACRATA Testimoni della vita buona Messaggio Cei per la 15ª Giornata mondiale “Educare alla pienezza della vita” Messaggio per la 33 a Giornata nazionale per la vita (6 febbraio) essa comporta. Quest’azione di sostegno verso la vita che nasce, per essere dav- vero feconda, esige un contesto ecclesiale propizio, come pure interventi sociali e legislativi mi- rati. Occorre diffondere un nuo- vo umanesimo, educando ogni persona di buona volontà, e in particolare le giovani generazio- ni, a guardare alla vita come al dono più alto che Dio ha fatto all’umanità. «L’uomo – afferma Benedetto XVI – è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito. Il desiderio della vita più grande è un segno del fatto che ci ha creati Lui, che portiamo la sua “impronta”. Dio è vita, e per questo ogni creatura tende alla vita; in modo unico e speciale la persona umana, fatta ad imma- gine di Dio, aspira all’amore, alla gioia e alla pace» (Messaggio per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù 2011, 6 agosto 2010, n. 1). È proprio la bellezza e la forza dell’amore a dare pienezza di sen- so alla vita e a tradursi in spirito di sacrificio, dedizione generosa e accompagnamento assiduo. Pensiamo con riconoscenza alle tante famiglie che accudiscono nelle loro case i familiari anziani e agli sposi che, talvolta anche in ristrettezze economiche, accol- gono con slancio nuove creature. Guardiamo con affetto ai genitori che, con grande pazienza, accom- pagnano i figli adolescenti nella crescita umana e spirituale e li orientano con profonda tenerez- za verso ciò che è giusto e buono. Ci piace sottolineare il contributo di quei nonni che, con abnega- zione, si affiancano alle nuove generazioni educandole alla sa- pienza e aiutandole a discernere, alla luce della loro esperienza, ciò che conta davvero. Oltre le mura della propria casa, molti giovani incontrano autenti- ci maestri di vita: sono i sacerdoti che si spendono per le comunità loro affidate, esprimendo la pa- ternità di Dio verso i piccoli e i poveri; sono gli insegnanti che, con passione e competenza, in- troducono al mistero della vita, facendo della scuola un’esperien- za generativa e un luogo di vera educazione. Anche a loro dicia- mo grazie. Ogni ambiente umano, animato da un’adeguata azione educativa, può divenire fecondo e far rifiori- re la vita. È necessario, però, che l’anelito alla fraternità, posto nel profondo del cuore di ogni uomo, sia illuminato dalla consapevo- lezza della figliolanza e dalla gra- titudine per un dono così grande, dando ali al desiderio di pienezza di senso dell’esistenza umana. Il nostro stile di vita, contraddistin- to dall’impegno per il dono di sé, diventa così un inno di lode e ci rende seminatori di speranza in questi tempi difficili ed entusia- smanti. CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE Domenica 6 febbraio in tutte le parrocchie saranno diffuse le “PRIMULE PER LA VITA” per sostenere le attività in favore della vita nascente - CASTELVETRANO: 5 feb - ore 10:00-12:00 - Su RCV Radio Network trasmissione sul Movimento per la Vita e Cav Interverranno: Prof Scozzari Giacomo, Lory Stabile Matteo Chiaramonte, Frà Mauro Billetta e Saladino Rosalba - MAZARA DEL VALLO 6 feb - ore 15:50 - Cinema EDEN - Film “DUE CUORI E UNA PROVETTA” A seguire testimonianze - MARSALA: 6 feb - ore 16:00 Conferenza “CONCEZIONE TEOLOGICA DELLA VITA” Relatori: Don Vincenzo Greco e Don Vito Impellizzeri Centro Sociale Sappusi Segue a pagina 4 >>> L ’ex presidente della nostra Regione, Totò Cuffaro, è stato condannato in via defi- nitiva a sette anni di reclusione per favoreg- giamento aggravato a Cosa nostra e viola- zione del segreto istruttorio. La sua vicenda umana, politica e giudiziaria può diventare un vero “spartiacque” tra chi serve e ama la propria terra e le istituzioni pubbliche con onestà e onore e chi invece si serve del po- tere esercitato in nome del popolo per rea- lizzare affari, creando una schiera di sudditi e un sistema clientelare e dilapidatore. Molti uomini e donne della Sicilia - ne conosciamo personalmente tanti - hanno atteso una paro- la chiara e un giudizio sereno da parte della magistratura su una persona che spesso e vo- lentieri affermava di essere cattolico e formu- lava - di suo pugno e come governatore del- l’Isola - ferventi suppliche alla Vergine Maria. Si chiaro: a nessuno piace vedere un padre di famiglia andare in galera. Ma la giustizia umana deve essere applicata con rispetto del- la dignità di ogni persona e senza alcun cana- le preferenziale per nessuno. Chi commette un reato così grave e così infamante, come provato dalla sentenza definitva emessa a conclusione di un regolare processo, deve scontare la pena e deve seriamente riflette- re sui danni materiali e morali che ha arre- cato, sfigurando ancora una volta il volto di una Sicilia ferita e inquinata dalla mafia e dai suoi accoliti. Alcuni suoi ex amici di partito - purtroppo tuttora dirigenti politici - si sono subito incaricati di precisare che “resta in noi la convinzione che Cuffaro non sia mafioso”. Affermano nella loro nota di avere “rispetto per la sentenza, come è doveroso in uno Sta- to di diritto”, ma in realtà - contraddicendosi ostentatamente - si sostituiscono ai giudici di ben tre gradi di giudizio, sentenziando una assoluzione piena per il loro amico di parti- to. Certamente tutti coloro che in questi anni - qualche giornalista illuminato l’ha definita “l’epopea di Totò” - sono stati “beneficati” e introdotti a braccia aperte tra gli stipendiati o “favoriti” della Regione siciliana, non con- divideranno queste nostre libere riflessioni. Ma i giovani sani della nostra terra - e sono la stragrande maggioranza - coloro che cer- cano un lavoro regolare (senza alcun “ricat- to” del datore di lavoro) e adeguatamente retribuito, le persone che in ambito pubblico e privato cercano di adempiere fedelmente ai loro doveri istituzionali e professionali (si pensi ai tanti uomini delle forze dell’ordine) sono pronti a manifestare il desiderio di un riscatto vero e continuo da tutte le forme di inquinamento e di corruzione mafiosa. Non può un rappresentante del popolo, un ammi- nistratore della cosa pubblica - che si vanta altresì di essere cristiano - avere “amicizie” o “legami stretti” con personaggi che utilizzano l’intimidazione, lo sfruttamento delle perso- ne, ogni forma di feroce aggressione violen- ta e arrogante. Non possiamo accettare di “comprometterci” con chi, violando le giuste leggi della serena convivenza democratica, favorendo modelli socio-culturali di utilizzo illecito e individualistico delle risorse e delle strutture pubbliche, si fa beffa della fiducia di tante famiglie e di tanti elettori, con le false promesse di una “sistemazione” in qualche ente pubblico, in un laboratorio medico o in un centro di formazione professionale. Come siciliani e cattolici, come cittadini della Repubblica italiana, cerchiamo di avere co- stantemente davanti a noi gli esempi di una vita bella e pulita, di impegno autentico per il bene, di uomini come p. Giacomo Cusma- no, Pina Suriano, Giorgio La Pira, Piersanti Mattarella, Rosario Livatino, d. Pino Puglisi, Paolo Borsellino, card. Salvatore Pappalardo, mons. Cataldo Naro. L’elenco potrebbe con- tinuare. A noi scegliere chi vogliamo imitare, rimanendo liberi e pieni di sano orgoglio. Don Francesco Fiorino Giornalisti e informazione Incontro del Vescovo con gli operatori della comunicazione L unedì 24 gennaio, fe- sta di san Francesco di Sales, patrono dei gior- nalisti, mons. Domenico Mogavero e il direttore dell’Ufficio diocesano delle comunicazioni so- ciali, don Francesco Fio- rino, hanno incontrato gli operatori del mondo della comunicazione e dell’in- formazione della diocesi. Prendendo l’avvio da un fondo di Umberto Folena su «Avvenire» di sabato scorso (22 gennaio 2011, p. 2), dal titolo: Giorna- listi, non megafoni di opposte tifoserie, mons. Mogavero ha richiamato alla deontologia profes- sionale gli operatori della comunicazione. “Il gior- nalista-umano sa di ave- re un compito al tempo stesso semplice e arduo: guardare, ascoltare, pen- sare e riferire al pubblico quel che ha visto e ascol- tato, e le sue riflessioni in merito (quando ne vale la pena, con misura). Segue a pagina 4 >>> INIZIATIVE DEI CENTRI DI AIUTO ALLA VITA E DEI MOVIMENTI PER LA VITA DELLA DIOCESI

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AGENZIA DI MAZARAVia Marsala, 185/B

Tel/Fax [email protected] Poste Italiane Spa – Sped. Abb. Post. – Art. 2 com. 20/C Legge 662/96 DCB

Sicilia 2003 - Reg. Tribunale Marsala n. 140/7 – 2003 - Distribuzione gratuita

Quindicinale di informazione della Diocesi di Mazara del Vallo

Anno IX - n° 2 - 28 Gennaio 2011

L’educazione è la sfida e il com-pito urgente a cui tutti siamo

chiamati, ciascuno secondo il ruolo proprio e la specifica vo-cazione. Auspichiamo e voglia-mo impegnarci per educare alla pienezza della vita, sostenendo e facendo crescere, a partire dalle nuove generazioni, una cultura della vita che la accolga e la cu-stodisca dal concepimento al suo termine naturale e che la favorisca sempre, anche quando è debole e bisognosa di aiuto. Come osserva Papa Benedet-to XVI, «alla radice della crisi dell’educazione c’è una crisi di fiducia nella vita» (Lettera alla Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21 gennaio 2008). Con preoc-cupante frequenza, la cronaca riferisce episodi di efferata vio-lenza: creature a cui è impedito di nascere, esistenze brutalmente spezzate, anziani abbandonati, vittime di incidenti sulla strada e sul lavoro. Cogliamo in questo il segno di un’estenuazione della cultura della vita, l’unica capace di educare al rispetto e alla cura di essa in ogni stagione e partico-larmente nelle sue espressioni più

fragili. Il fattore più inquietante è l’assuefazione: tutto pare or-mai normale e lascia intravedere un’umanità sorda al grido di chi non può difendersi. Smarrito il senso di Dio, l’uomo smarrisce se stesso: «l’oblio di Dio rende opaca la creatura stessa» (Gaudium et spes, n. 36). Occorre perciò una svolta culturale, propiziata dai numerosi e confortanti segnali di speranza, germi di un’autentica civiltà dell’amore, presenti nel-la Chiesa e nella società italiana. Tanti uomini e donne di buona volontà, giovani, laici, sacerdoti e persone consacrate, sono for-temente impegnati a difendere e promuovere la vita. Grazie a loro anche quest’anno molte donne, seppur in condizioni disagiate, saranno messe in condizione di accogliere la vita che nasce, scon-figgendo la tentazione dell’aborto. Vogliamo di cuore ringraziare le famiglie, le parrocchie, gli istituti religiosi, i consultori d’ispirazione cristiana e tutte le associazioni che giorno dopo giorno si adope-rano per sostenere la vita nascen-te, tendendo la mano a chi è in difficoltà e da solo non riuscireb-be a fare fronte agli impegni che

EditorialeDALLA CONDANNA DI CUFFARO

UNA SFIDA A VOLTARE PAGINA

Facciamo risplendereil vero volto dei siciliani

“I luoghi tradiziona-li della formazione,

quali la famiglia, la scuola e la comunità civile, sem-brano tentati di rinunciare alla responsabilità edu-cativa, riducendola a una mera comunicazione di

informazioni, che lascia le nuove generazioni in una solitudine disorientante”: è quanto afferma in aper-tura del Messaggio in vista della 15° Giornata Mon-diale della Vita Consacrata (2 febbraio 2011), dal titolo

“Testimoni della vita buo-na del Vangelo”, la Com-missione episcopale per il clero e la vita consacrata. Nell’introduzione si affer-ma che “i Vescovi italiani hanno voluto concentrare l’impegno pastorale delle nostre Chiese nel nuovo decennio su quella che il Santo Padre Benedetto XVI ha appropriatamente definito l’emergenza edu-cativa. La sfida dell’educa-zione emerge, infatti, sem-pre più chiaramente come la questione più urgente per la vita della società, e

2 FEBBRAIO - GIORNATA VITA CONSACRATA

Testimoni della vita buonaMessaggio Cei per la 15ª Giornata mondiale

“Educare alla pienezza della vita”Messaggio per la 33a Giornata nazionale per la vita (6 febbraio)

essa comporta. Quest’azione di sostegno verso la vita che nasce, per essere dav-vero feconda, esige un contesto ecclesiale propizio, come pure interventi sociali e legislativi mi-rati. Occorre diffondere un nuo-vo umanesimo, educando ogni persona di buona volontà, e in particolare le giovani generazio-ni, a guardare alla vita come al dono più alto che Dio ha fatto all’umanità. «L’uomo – afferma Benedetto XVI – è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito. Il desiderio della vita più grande è un segno del fatto che ci ha creati Lui, che portiamo la sua “impronta”. Dio è vita, e per questo ogni creatura tende alla vita; in modo unico e speciale la persona umana, fatta ad imma-gine di Dio, aspira all’amore, alla gioia e alla pace» (Messaggio per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù 2011, 6 agosto 2010, n. 1). È proprio la bellezza e la forza dell’amore a dare pienezza di sen-so alla vita e a tradursi in spirito di sacrificio, dedizione generosa e accompagnamento assiduo. Pensiamo con riconoscenza alle tante famiglie che accudiscono nelle loro case i familiari anziani e agli sposi che, talvolta anche in ristrettezze economiche, accol-gono con slancio nuove creature. Guardiamo con affetto ai genitori che, con grande pazienza, accom-pagnano i figli adolescenti nella crescita umana e spirituale e li

orientano con profonda tenerez-za verso ciò che è giusto e buono. Ci piace sottolineare il contributo di quei nonni che, con abnega-zione, si affiancano alle nuove generazioni educandole alla sa-pienza e aiutandole a discernere, alla luce della loro esperienza, ciò che conta davvero. Oltre le mura della propria casa, molti giovani incontrano autenti-ci maestri di vita: sono i sacerdoti che si spendono per le comunità loro affidate, esprimendo la pa-ternità di Dio verso i piccoli e i poveri; sono gli insegnanti che, con passione e competenza, in-troducono al mistero della vita, facendo della scuola un’esperien-za generativa e un luogo di vera educazione. Anche a loro dicia-mo grazie. Ogni ambiente umano, animato da un’adeguata azione educativa, può divenire fecondo e far rifiori-re la vita. È necessario, però, che l’anelito alla fraternità, posto nel profondo del cuore di ogni uomo, sia illuminato dalla consapevo-lezza della figliolanza e dalla gra-titudine per un dono così grande, dando ali al desiderio di pienezza di senso dell’esistenza umana. Il nostro stile di vita, contraddistin-to dall’impegno per il dono di sé, diventa così un inno di lode e ci rende seminatori di speranza in questi tempi difficili ed entusia-smanti.

CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

Domenica 6 febbraio in tutte le parrocchie

saranno diffuse le “PRIMULE PER LA VITA”

per sostenere le attività

in favore della vita nascente

- CASTELVETRANO:5 feb - ore 10:00-12:00 - Su RCV Radio Networktrasmissione sul Movimento per la Vita e CavInterverranno: Prof Scozzari Giacomo, Lory Stabile Matteo Chiaramonte, Frà Mauro Billetta e Saladino Rosalba

- MAZARA DEL VALLO6 feb - ore 15:50 - Cinema EDEN - Film “DUE CUORI E UNA PROVETTA”A seguire testimonianze

- MARSALA:6 feb - ore 16:00Conferenza “CONCEZIONE TEOLOGICA DELLA VITA”Relatori: Don Vincenzo Greco e Don Vito ImpellizzeriCentro Sociale Sappusi

Segue a pagina 4 >>>

L’ex presidente della nostra Regione, Totò Cuffaro, è stato condannato in via defi-

nitiva a sette anni di reclusione per favoreg-giamento aggravato a Cosa nostra e viola-zione del segreto istruttorio. La sua vicenda umana, politica e giudiziaria può diventare un vero “spartiacque” tra chi serve e ama la propria terra e le istituzioni pubbliche con onestà e onore e chi invece si serve del po-tere esercitato in nome del popolo per rea-lizzare affari, creando una schiera di sudditi e un sistema clientelare e dilapidatore. Molti uomini e donne della Sicilia - ne conosciamo personalmente tanti - hanno atteso una paro-la chiara e un giudizio sereno da parte della magistratura su una persona che spesso e vo-lentieri affermava di essere cattolico e formu-lava - di suo pugno e come governatore del-l’Isola - ferventi suppliche alla Vergine Maria. Si chiaro: a nessuno piace vedere un padre di famiglia andare in galera. Ma la giustizia umana deve essere applicata con rispetto del-la dignità di ogni persona e senza alcun cana-le preferenziale per nessuno. Chi commette un reato così grave e così infamante, come provato dalla sentenza definitva emessa a conclusione di un regolare processo, deve scontare la pena e deve seriamente riflette-re sui danni materiali e morali che ha arre-cato, sfigurando ancora una volta il volto di una Sicilia ferita e inquinata dalla mafia e dai suoi accoliti. Alcuni suoi ex amici di partito - purtroppo tuttora dirigenti politici - si sono subito incaricati di precisare che “resta in noi la convinzione che Cuffaro non sia mafioso”. Affermano nella loro nota di avere “rispetto per la sentenza, come è doveroso in uno Sta-to di diritto”, ma in realtà - contraddicendosi ostentatamente - si sostituiscono ai giudici di ben tre gradi di giudizio, sentenziando una assoluzione piena per il loro amico di parti-to. Certamente tutti coloro che in questi anni - qualche giornalista illuminato l’ha definita “l’epopea di Totò” - sono stati “beneficati” e introdotti a braccia aperte tra gli stipendiati o “favoriti” della Regione siciliana, non con-divideranno queste nostre libere riflessioni. Ma i giovani sani della nostra terra - e sono la stragrande maggioranza - coloro che cer-cano un lavoro regolare (senza alcun “ricat-to” del datore di lavoro) e adeguatamente retribuito, le persone che in ambito pubblico e privato cercano di adempiere fedelmente ai loro doveri istituzionali e professionali (si pensi ai tanti uomini delle forze dell’ordine) sono pronti a manifestare il desiderio di un riscatto vero e continuo da tutte le forme di inquinamento e di corruzione mafiosa. Non può un rappresentante del popolo, un ammi-nistratore della cosa pubblica - che si vanta altresì di essere cristiano - avere “amicizie” o “legami stretti” con personaggi che utilizzano l’intimidazione, lo sfruttamento delle perso-ne, ogni forma di feroce aggressione violen-ta e arrogante. Non possiamo accettare di “comprometterci” con chi, violando le giuste leggi della serena convivenza democratica, favorendo modelli socio-culturali di utilizzo illecito e individualistico delle risorse e delle strutture pubbliche, si fa beffa della fiducia di tante famiglie e di tanti elettori, con le false promesse di una “sistemazione” in qualche ente pubblico, in un laboratorio medico o in un centro di formazione professionale. Come siciliani e cattolici, come cittadini della Repubblica italiana, cerchiamo di avere co-stantemente davanti a noi gli esempi di una vita bella e pulita, di impegno autentico per il bene, di uomini come p. Giacomo Cusma-no, Pina Suriano, Giorgio La Pira, Piersanti Mattarella, Rosario Livatino, d. Pino Puglisi, Paolo Borsellino, card. Salvatore Pappalardo, mons. Cataldo Naro. L’elenco potrebbe con-tinuare. A noi scegliere chi vogliamo imitare, rimanendo liberi e pieni di sano orgoglio.

Don Francesco Fiorino

Giornalisti e informazioneIncontro del Vescovo con gli operatori della comunicazione

Lunedì 24 gennaio, fe-sta di san Francesco

di Sales, patrono dei gior-nalisti, mons. Domenico Mogavero e il direttore dell’Ufficio diocesano delle comunicazioni so-ciali, don Francesco Fio-rino, hanno incontrato gli operatori del mondo della comunicazione e dell’in-formazione della diocesi. Prendendo l’avvio da un fondo di Umberto Folena su «Avvenire» di sabato scorso (22 gennaio 2011,

p. 2), dal titolo: Giorna-listi, non megafoni di opposte tifoserie, mons. Mogavero ha richiamato alla deontologia profes-sionale gli operatori della comunicazione. “Il gior-nalista-umano sa di ave-re un compito al tempo stesso semplice e arduo: guardare, ascoltare, pen-sare e riferire al pubblico quel che ha visto e ascol-tato, e le sue riflessioni in merito (quando ne vale la pena, con misura).Segue a pagina 4 >>>

INIZIATIVE DEI CENTRI DI AIUTO ALLA VITAE DEI MOVIMENTI PER LA VITA DELLA DIOCESI

� 28 Gennaio 2011 Vita della DiocesiUFFICIO DIOCESANO PER L’ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO

La lettura ebraica della BibbiaIncontro di formazione per la giornata di riflessione ebraico-cristiana

La comunità monastica che vive nel monastero

S. Michele Arcangelo in Mazara del Vallo,il 10 febbraio 2011, alle ore 18,00, ringraziail Signore per il 50° di professione monastica

di Suor Maria Benedetta Calia. La celebrazione Eucaristica sarà presiedutada Sua Ecc.za Mons. Domenico Mogavero. Tutti i presbiteri della diocesi sono invitati

per la concelebrazione

Lunedì 17 gennaio, in occasione della Giornata di riflessione ebraico-cristia-

na, si è tenuto nell’aula Magna del Semi-nario un incontro di formazione sull’argo-mento: “Sulla cattedra di Mosè gli scribi e i farisei. La lettura ebraica della Bibbia”. A guidarlo don Marco Renda, studioso e docente di Sacra Scrittura. Citando un fa-moso rabbino contemporaneo, il relatore ha precisato che “ sono i cristiani ad aver bisogno degli ebrei”. Sì, spesso tendia-mo a dimenticarlo o a non considerarlo adeguatamente… anche perché secoli di pregiudizi hanno oscurato il sentiero del-la conoscenza e del dialogo”. Io non sono venuto ad abolire la legge…” dice Gesù. Già , la Torah! Che significa per un ebreo, osservante o meno, dire Torah? Intan-to c’è un legame strettissimo,diremmo consustanziale tra ebreo e torah, essendo questa l’anima di Israele. Mentre noi cri-stiani abbiamo la Scrittura e il sacramen-to, gli ebrei hanno “sola scriptura”. Nella lingua ebraica la Scrittura, quella che noi chiamiamo tale, non è chiamata così, ma con il termine “mikrà”, che significa lettu-ra e ciò non a caso: con “lettura” si vuol dire che c’è qualcuno che mi deve parlare, tanto è vero che fin quando il libro è chiu-so la parola è morta. E tuttavia la parola torah non va tradotta con “legge” come comunemente vien fatto quasi a volerla circoscrivere in senso puramente legalisti-co. Torah significa originariamente e più profondamente “insegnamento”, “fonda-mento”, “luce”: è così che viene compresa dagli ebrei, dunque in senso dinamico . La Scrittura- ha sottolineato don Marco Ren-da- nella comprensione ebraica va scritta, letta, studiata, praticata. Scritta, perché in un certo senso mi appartiene, e ciò fu ben presto compreso ad esempio dai Padri del deserto. Letta, perché è la comunità che

ascoltando nella sinagoga ne approfon-disce i molteplici sensi anche attraverso i profeti e i libri sapienziali. Studiata, il suo studio essendo un obbligo per tutti gli ebrei durante tutta la vita. Praticata, per-ché non è cosa da specialisti ma per ogni credente: Chi non studia la Bibbia non può neanche praticarla! Un detto rabbini-co dice che se due sono riuniti a studiare la Scrittura, la shekinah, lo Spirito di Dio, è in mezzo a loro. Ciò grazie alla figura del rabbi; “il maestro” Gesù, ebreo fino alla fine, è vero ermeneuta della torah. Nella sua relazione don Marco Renda ha passato in rassegna alcuni degli strumen-ti esegetici fondamentali utilizzati dagli ebrei per la comprensione-meditazione delle Scritture. E’ stato un excursus inte-ressante e coinvolgente che ha messo in evidenza quello che già la chiesa primitiva

aveva recepito: l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo. In fondo il popolo ebreo cerca nelle scritture il senso della vita. Una lezione bellissima e sempre at-tuale soprattutto per le nostre comunità, talora ignare del valore fondamentale del-la Parola. Cercare-Darash: questa la cifra teologica ed esistenziale del dialogo ebrai-co-cristiano. Al Paradiso-Pardesh si an-drà - come insegnavano i farisei (troppo sbrigativamente tacciati di ipocrisia) - per quattro vie, l’ultima delle quali è la via del martirio…allora “staremo con Dio a com-prendere le Scritture”, bellissima icona tipologica della cristiana “comunione dei santi”. Sì, un Dio che vuole comunione! Dio infatti, nella più profonda autocom-prensione ebraica, non è mono-lògos ma dia-lògos: è unità e amore.

Paolo Mirabile

Quando Suor Serafina ci ha chie-sto di accompagnare le ragazze

del gruppo Giovanissimi di Marsa-la a Roma, non abbiamo esitato ad accettare, pensando si trattasse di un’occasione per distrarsi dallo stu-dio. Aspettando con ansia il giorno (aurora) della partenza, mille erano i dubbi che iniziavano a sorgere: il peso della valigia, cosa portare (con-siderando i 10 Kg e le proibizioni della compagnia aerea), i nominativi sbagliati sui biglietti aerei e le racco-mandazioni della nostra cara suora. Ecco finalmente arrivare il giorno 27 dicembre! Malgrado le continue raccomandazioni sulla puntualità alle 5.30 eravamo tutti in aeroporto, anche Don Enzo e Don Grabriele per darci una doppia benedizione... tutti tranne Sr Serafina!! Ovviamen-te dopo poco tempo eccola arrivare con il suo solito carico di ansia! Fi-nalmente in zona cesarini siamo riu-sciti a salire sull’aereo con le hostess che cercavano di farci fretta perché gli altri passeggeri erano già tutti a bordo! Dopo nemmeno un’ora di volo eccoci arrivate a Roma, dove ad aspettarci all’aeroporto c’era Sr Ge-suilde per l’occasione trasformatasi

in pilota di formula 1 nella strada verso Roma. Alle 8.20 eravamo già arrivate alla Casa delle “Suore delle Poverelle” alla Storta. L’accoglienza è stata del-le migliori e dopo esserci sistemate nelle stanze, a poco a poco comin-ciarono ad arrivare anche le ragazze e soprattutto, per la prima volta, an-che i ragazzi hanno potuto varcare quella soglia!Dopo il pranzo e la prima riunione degli animatori, si è passati alla sud-divisione in quattro gruppi: le Nuvo-le, i Sognatori, i Rivelatori dei Sogni e le Gocce di Speranza con i rispetti-vi animatori. Le attività sono comin-ciate nel pomeriggio, con l’intento di stabilire nome, bandiera e bans del gruppo. A parte le prime difficol-tà di integrazione dei componenti (marsalesi, mazaresi, napoletani e popolesi) durate solo pochi minuti, i momenti di lavoro sono trascorsi in totale armonia. Sono stati superati anche i problemi di comunicazione tra i dialetti con una sorta di labo-ratorio interculturale dove ognuno esponeva il corretto utilizzo delle parole di uso comune nella propria città. Le giornate erano intervalla-

te da momenti di preghiera e di ri-flessione sul Natale, guidati da Don Aniello, che servivano da sfondo comune per le attività da svolgere e che avevano come tema principale il Sogno.Dopo tanta “fatica” ecco la ricom-pensa finale: la visita di piazza San Pietro e della chiesa di San Tom-maso Moro. Lì abbiamo incontrato i giovani della parrocchia che han-no condiviso con noi il pranzo e la Messa e che ci hanno accolto in modo caloroso.Da quanto detto fino ad ora po-trebbe sembrare una descrizione idilliaca di un campo quasi perfet-to, ma giunti alla stazione di Roma-Termini è successo quello che Sr Serafina temeva da giorni e cioè: il distacco dal resto del gruppo. Sono stati momenti di grande agitazio-ne per alcuni ragazzi dispersi tra la folla della metro e per la suora che cercava di farci trovare la “retta via” verso casa. Nonostante tutto, siamo riusciti a tornare alla Storta dove ad aspettarci c’erano i nostri cari amici preoccupati per noi. A parte la pau-ra per gli altri membri del gruppo, anche questa è stata un’occasione

per rafforzare dei legami già forti o per crearne di nuovi. Infatti a fine serata, quando è giunto il tempo dei saluti non sono mancate le lacrime e la tristezza per la fine di questa bre-ve, ma intensa esperienza. Che dire, ci sono stati attimi difficili da gestire, in cui pensavamo di tro-varci nel posto sbagliato al momen-to sbagliato. Essere animatrici senza preavviso e senza cognizione di cau-sa non è facile, però dobbiamo am-mettere che con l’aiuto delle nostre Nuvolette e delle suore del campo siamo riuscite a superare le diffi-coltà e addirittura a fare di questa esperienza un tesoro da conservare

gelosamente.La cosa che più è rimasta impressa nei nostri cuori è l’aver toccato con mano l’universalità della Chiesa. In-fatti, abbiamo vissuto realtà diverse dalla nostra ma accomunate dallo stesso rapporto con Dio: gli stessi erano i canti, le preghiere, il modo di rapportarsi con la religione, la fede e i sogni. Difatti, come dicevamo pri-ma, anche quando non riuscivamo a comprenderci con le parole, basta-va iniziare un verso di una canzone dedicata a Dio per riconoscerci tutti quanti figli un unico Padre.

Angela e Doriana

Dal giorno 04 febbraio, riapriranno le iscrizioni per la tradizionale “Sacra

rappresentazione” del Giovedì santo 2011.La segreteria sita in Via XIX Luglio, rima-ne aperta il lunedì e il venerdì dalle ore 17,00 alle ore 19,00.Inoltre si comunica che a partire dal mese di marzo, la segreteria rimane aperta dal lunedì al venerdì, dalle ore 17,00 alle ore 19,00.

Domenica 9 gennaio alle ore 12 nella chiesa dell’Itria di

Marsala dei Padri Agostiniani Scalzi con una solenne concele-brazione eucaristica Padre Fran-cesco Spoto ha reso grazie a Dio e a Maria. Hanno preso parte alla concelebrazione il Rev.mo Padre Generale P. Luigi Pingelli, il Se-gretario Generale P. Jean Derek Sayson, P. Provinciale P. Vincenzo Consiglio, l’Arciprete di Marsala Don Giuseppe Ponte, Don Rosario Cal-lari, salesiano e la comunità di Marsala. Tantissimi i fedeli presenti, che erano commossi e meravigliati della piena effi-cienza del festeggiato, che ancora celebra la S. Messa ogni giorno e confessa Nei giorni 7-8 gennaio ci si è preparati alla ricorrenza con la preghiera per i sa-cerdoti e per le vocazioni sacerdotali e religiose. Infatti dalle ore 10 alle 17,30 c’è stata l’adorazione eucaristica continua in cui è stato possibile adorare e prega-re il Padrone delle messi, affinché mandi santi sacerdoti e ferventi religiosi alla sua Chiesa. P. Francesco è nato il 1-1-1918 a Mussomeli (CL), che ha dato all’Ordine degli Agostiniani Scalzi ben 110 frati; nel convento di Marsala P. Mario Genco e P. Vincenzo Sorce sono dello stesso paese. P. Francesco era stato ordinato sacerdote nella cattedrale di Palermo dal Cardinale Luigi Lavitrano il 21 dicembre 1940. Ha

celebrato la prima Messa nella chiesa di S. Gregorio Papa al Capo di Palermo la vigilia di Natale. Si è recato poi a al suo paese natale, dove nel pomeriggio di sabato 28-12-1940 a bordo di un’auto-mobile scortata da uomini a cavallo, ha fatto l’ingresso in paese accolto da tanti paesani festanti e curiosi. P. Francesco si ricorda che “c’era molta neve e molto freddo; l’ampollina del vino per non far-la ghiacciare bisognava riscaldarla con le mani”. Dei 70 anni di sacerdozio ben 35 li ha trascorsi in Brasile, dove fu il primo ad aprire una missione. In Italia è sta-to in tutti i conventi della Sicilia: Paler-mo nel convento di S. Gregorio Papa al Capo (1940-1945; 1989-2009), Valverde (CT) (1945-1948), Trapani (1985-1988) e a Marsala alcuni mesi del 1941, (1988-1989). Vi è ritornato il 9 novembre 2009. Che il Signore dia sempre a P. Francesco salute, serenità e sorriso.

MARSALARiaperte le iscrizioni per la “Sacrarappresentazione del Giovedì santo”

MARSALA

Chiesa Itria: Padre Francesco Spotoda 70 anni sacerdote

Gruppo Giovanissimi da Grazia Puleo di Marsalae Santa Rosalia di Mazara a Roma

Mons. Giancarlo Maria Bregantini Presidente commissione episcopale per i problemi sociali

e il lavoro, la giustizia e la pacea MAZARA DEL VALLO

“Aiutare a vivere e sperare”Esperienza spirituale cristiana

e impegno socio-politico”Domenica 20 febbraio 2011, ore 17:00

Aula Magna, Seminario VescovileInfo: tel. 0923.1892650 - mob. 338.2372766

�28 Gennaio 2011 �Speciale Convegno diocesanoVita della Diocesi

Coordinatore della pagina: Alessandro Palermo

Quando mi è stato an-nunciato che a distanza

di un mese circa sarei stato istituito accolito uno dei miei primi pensieri è stato: “qual è la nuova missione che il Signore, mediante la Chiesa, mi consegna tramite questo ministero?”. I due compiti principali dell’accolito ri-guardano il servizio liturgico all’altare e la distribuzione dell’Eucaristia, soprattutto ai malati e ai sofferenti. Ma qual è il centro di questo ser-vizio? Avevo bisogno, quin-di, di pensare ad una figura, ad un personaggio biblico che mi potesse “spiegare” il senso dell’accolitato e il mio

stupore è stato grande quando, riflettendo su chi fosse stato il primo accolito della sto-ria, mi è balenato subito in mente san Giuseppe. E’ stato lui, infatti, il primo uomo ad aver avuto tra le mani la carne di Dio quando, insie-me alla sua sposa Maria, ha deposto il Bambino Gesù in una “mangiatoia”, rivelandone fin da subito la missione eucaristica. Giu-

seppe, dunque: il degno cu-stode del Figlio di Dio, padre per fede ma non per natura. Ecco perché nella veglia di preghiera svolta in seminario in preparazione ai ministeri ho chiesto al Signore, per il mio accolitato, la compagnia di quest’uomo che il Vange-lo di Matteo chiama “giusto” (Mt 1,19): perché con lui io possa crescere sempre più nella paternità per fede, alla quale il seminario mi sta for-mando come adulto, e come lui io possa deporre Cristo nella mangiatoia del mondo perché gli uomini si sazino soltanto di Lui.

Davide Chirco

Domenica 5 dicembre 2010 nella chiesa madre

di Salemi ho ricevuto la gra-zia del ministero dell’accoli-tato. I ministeri sono infatti una grazia che viene confe-rita a colui che ne è istituito, esigono consapevolezza in chi li assume e una coerente testimonianza di vita. “L’accolito,- si legge testual-mente nell’ordinamento ge-nerale del messale romano - è istituito per il servizio all’altare e per aiutare il sa-cerdote e il diacono. A lui spetta preparare l’altare e i vasi sacri, e, se necessario, distribuire l’Eucaristia ai fe-deli di cui è ministro straor-dinario”. Come posso degnamen-te adempiere a questo mio ministero? Bisogna nutrire un grande amore per la li-turgia, affinché il popolo di Dio possa partecipare in modo più consapevole, at-tivo e responsabile alle ce-

lebrazioni. Ciò comporta l’impegno di curare bene la celebrazione, attività che va svolta insieme con il par-roco e gli operatori della liturgia. Devo ricordare di essere strumento dell’amore di Cristo e della Chiesa nei riguardi di questo popolo e ancor più dei sofferenti che mi sono affidati perché por-ti loro il Cristo Eucaristico. Emerge poi un altro compi-to, i malati e gli emarginati. E’ necessario che io sia sen-sibile alle attese di promo-zione umana che oggi si ma-nifestano nella Chiesa e nel mondo. Non si possono ani-mare iniziative di servizio se non si vive intensamente il mistero dell’incarnazione, se non si partecipa alle gioie e alle speranze, al dolore e alle angosce degli uomini del nostro tempo. Vivo il mini-stero con amore e mi affido al Signore e al mio Vescovo.

Angelo Romano

Il ritiro mensile dello scorso 16 e 17 dicembre, guidato

dal nostro padre spirituale don Gianluca, ha inaugurato l’inizio, per la comunità del seminario, delle vacanze per le festività natalizie, carat-terizzate dalla sospensione delle lezioni presso la Facol-

tà Teologica di Palermo, per la comunità del Maggiore, e dalle attività di formazione per la comunità del prope-deutico. Nel frattempo, però, in questi giorni di riposo, non sono mancati importan-ti appuntamenti che hanno interessato l’intera comuni-tà. Mercoledì 22, il Vescovo e i superiori del seminario

hanno condiviso una cena pre-natalizia con i seminari-sti e le loro famiglie presso il Seminario Vescovile in un clima di gioiosa fraternità, la stessa vissuta per la cena del 24 dalle due comunità del seminario, sempre insie-me al nostro Pastore. Dopo

le importanti ce-lebrazioni della Veglia e del gior-no di Natale in Cattedrale, i se-minaristi hanno partecipato a un importante even-to della chiesa di Mazara e, cioè, al Convegno Pa-storale Diocesa-no tenutosi il 3 e 4 gennaio presso l’Hotel President a Marsala dove,

gli stessi, hanno curato il servizio liturgico nelle va-rie liturgie previste in pro-gramma. Con il rientro del 10 gennaio alle consuete at-tività, riprende il percorso come comunità in cammino, dove, come sempre, il Cristo Risorto è il centro e modello della nostra formazione.

Marco Laudicina

Nei giorni 14-16 Gennaio il nostro Seminario ha

partecipato ad un laborato-rio: “riflettere l’esperienza”, che si inserisce all’interno di un progetto di ricerca di Filosofia “pensare come pensare”. Tale progetto è stato promosso dalle prof.sse Anna Pia Viola e Maria Antonietta Spinosa, docenti della Facoltà Teologica di Si-cilia, e dai prof. Ferdinando Fava, docente dell’Università di Padova, e da don Secon-do Bongiovanni, gesuita do-cente dell’Istituto Filosofico Aloisianum, ed è stato cofi-nanziato dalla CEI, Servizio nazionale per il progetto cul-turale, e dalla Facoltà Teolo-gica di Sicilia. Il laboratorio aveva l’obiettivo di verificare come è possibile coniugare la vita della facoltà e del semi-nario con l’attività pastorale che ognuno di noi vive nelle diverse parrocchie, ma anche di acquisire un metodo per leggere e ri-leggere attraver-

so la scrittura e la ri-scrittura quegli “eventi inattesi” che siamo chiamati a vivere nel vissuto quotidiano e che co-munemente li denominiamo con la parola “esperienza”. Infatti siamo stati esortati, con un esercizio, a indivi-duare e pensare un evento inatteso, che abbiamo vis-suto nell’attività pastorale, e di descriverlo. Tale esercizio lo abbiamo ripetuto, riscri-vendo nuovamente lo stesso evento e ognuno di noi ha potuto constatare come nel-la ri-scrittura sono emersi ricordi, immagini e partico-larità che prima non si erano manifestati. È stata davvero una bella esperienza che ci ha fatto comprendere il valo-re creativo dei nostri ricordi e l’importanza di imparare a riflettere sulla nostra espe-rienza, perché ognuno di noi è portatore di valori unici, ed è chiamato a condividerli.

Nicola Altaserse

Spesso accade che qualcuno mi chieda cosa fac-cio in seminario. A volte la mia risposta diventa un occasione per chiarire meglio a me stesso il

senso di una sfida. Innanzitutto spiego ciò che il di-rettore spirituale non è: non è una sorta di lavatrice di coscienze, né uno che dà delle lezioncine di ascetica e mistica. La formazione spirituale in un Seminario è la sollecitazione, la promozione, la verifica graduale di quelle strutture umane e spirituali che rendono il candidato agli ordini sacri capace di assumere, con li-bertà interiore e con sufficiente coerenza, il ministero sacerdotale come manifestazione dall’amore oblativo del Risorto. Lavoro facile? Una difficile responsabili-tà sotto tutti gli aspetti. La prima difficoltà riguarda le disposizioni dei candi-dati. Il percorso formativo non è una catena di mon-taggio con lo scopo di assicurare un serie di compe-tenze pratiche e speculative al futuro presbitero. La formazione è una non facile conformazione di tutta la persona a Cristo. Tenendo conto che l’uomo, pur portando in sé la vocazione a far propri i valori tra-scendentali, “resta interiormente vulnerabile e dram-maticamente esposto al rischio di fallire la propria vocazione a causa di resistenze e difficoltà che egli in-contra nel cammino esistenziale sia a livello conscio, sia a livello subconscio” (Giovanni P. II). Se fino ad ora l’obbiettivo della vera conoscenza è stato: “sapere di non sapere” (Socrate), adesso va ri-modulato in: “non sapere di non sapere”. “Rendere conscio ciò che è stato subconscio spicca come uno

dei più importanti compiti della moralità e dell’edu-cazione” (K. WOJTYLA, The Acting Person, 1979, pag. 95).La seconda difficoltà riguarda la individuazione puntuale delle fragilità del cammino di ciascuno. In maniera generica si potrebbero circoscrivere alcune aree sensibili della formazione: La percezione della propria identità e la concezione della propria realiz-zazione. (Fitness o fullness? Benessere narcisista o pienezza autotrascendente?) La costante capacità di aprirsi al Mistero coinvolgendo tutte le dimensioni della propria personalità. La dimensione della fiducia e dell’appartenenza nella relazione ecclesiale. (Dentro sì, ma per conto proprio) La gestione motivata e libe-rante dei bisogni e degli impulsi.In conclusione un autentico lavoro di accompagna-mento spirituale esige un continuo impegno forma-tivo da parte dello stesso formatore, un costante rin-novo delle competenze e un generoso esercizio sul campo. Certamente è una impresa difficile ma non impossibile.

Don Gianluca RomanoDirettore Spirituale del Seminario

Delegato Vescovile per la Vita Consacrata

LA GRAZIADEL MINISTERO

“RI-FLETTERE L’ESPERIENZA”

ACCOLITO SULL’ESEMPIODI SAN GIUSEPPE

Natale in Seminario

IL COMPITO

DELLA FORMAZIONE

SPIRITUALE

� 28 Gennaio 2011

LA SITUAZIONELa situazione è oggi alquanto confusa come lo sono tutte le circostanze nelle quali ci sono bruschi cambiamenti non accompagnati da una presa di coscienza della gente e del rischio di manipolazione delle giuste rivendicazioni ad una maggiore democrazia e più concreta-mente a uno sbocco lavorativo per tutti. È de-primente constatare come la protesta dei gio-vani si sia limitata semplicemente a saccheggi. Certamente sono dettati anche dalla miseria. Ma secondo me sono soprattutto il segnale evidente di una immaturità esistente e coltiva-ta da troppi anni in Tunisia. I tunisini sono le persone tra le più preparate e la Tunisia è un paese dove il tasso di alfabetizzazione e di lau-reati è altissimo. Ma è anche il paese dove non c’è coscienza politica, né tantomeno spirito critico e dove la partecipazione alla politica è inesistente anche se in dittatura questo è com-prensibile.

IL NUOVO GOVERNOE LA DEMOCRAZIASi sa che il Primo Ministro del Governo tra-sversale designato ad assicurare la transizione, è lo stesso che c’era sotto Ben Alì. Non ci si po-teva aspettare di più. Come si può immaginare di cambiare tutto quando in Tunisia non sono

mai esistite vere Istituzioni democratiche. I giovani protestano e vogliono che tutto cam-bi e subito. Una pretesa che mi sembra molto azzardata in un paese dove nessuno sa vera-mente come sia difficile essere liberi e quale sacrificio richiede la democrazia dove il valore primario è il bene comune.Credo che sia meglio che tutti si rassegnino. È meglio un uovo oggi che una gallina domani. Quello che bisognerà sicuramente garantire è una vera formazione politica della popolazio-ne tunisina affinché si riapproprino del loro destino e, tenendo conto della loro storia e della tradizione culturale e religiosa, definisca-no quali siano i meccanismi democratici im-prescindibili. Niente viene dal niente, demoli-re tutto sarebbe peggio, sarebbe come tirarsi la zappa sui piedi come è accaduto in Albania. È necessario che la gente se ne renda conto e che analizzando quanto di buono ha lasciato il regime caduto (anche a partire dall’idea origi-naria di Bourguiba), possa rielaborare un vero processo democratico dove non è chi grida più forte colui che ha ragione ma dove tutti abbia-no voce in capitolo a tutti i livelli della società tunisina. È un processo che richiederà tempo ed è per questo che mi ha stupito come in tre giorni in Tunisia da sottomessi siano tutti di-ventati liberi. Ma liberi di che?

Ecco allora che il compito del governo di tran-sizione si rivelerà importante per assicurare la svolta. Se tutti si trincereranno nella difesa dei privilegi è chiaro che sarà un fallimento. Se invece si coglierà l’occasione per avviare a tutti i livelli, soprattutto i giovani, un processo di partecipazione attiva e gestione della cosa pubblica, allora ci saranno buone prospettive perché posso affermare senza alcun dubbio che la popolazione tunisina è pacifica e rifugge quando possibile ogni forma di violenza. Dia-mogli la possibilità di dimostrarlo.

LA COMUNITA’ CRISTIANALa nostra comunità non ha subito alcun con-traccolpo, devo dire al contrario che abbiamo sentito forte la solidarietà della gente. D’al-tronde abbiamo da sempre un “profilo basso”, come in tutti i contesti dove siamo “minoran-za” e questo per ora non ci attira direttamente alcuna ira da parte della gente che chiede giu-stamente un cambiamento.Durante le confuse giornate della rivolta ini-ziata nel sud-est della Tunisia, la comunità cristiana si è sentita protetta dalla gente stes-sa. Per noi è un riconoscimento del servizio che umilmente offriamo al paese. La gente lo riconosce e sa distinguere i cristiani dagli occi-dentali. Questo è per noi un motivo in più per

restare ed accompagnare la società tunisina in pieno fermento. Dobbiamo restare per offrire non solo il nostro punto di vista ma anche per educare i giovani al buon uso della libertà.Ho già avuto modo di dire come la nostra pre-senza, seppure trascurabile, sia un modo per dire alla Tunisia che la sua vocazione è quel-la dell’apertura e della valorizzazione delle differenze che sono cromosoma del paese e patrimonio storico della Tunisia. Questa era l’aspirazione di Bourguiba. Noi vogliamo, ben sapendo che restiamo una comunità piccola e minoritaria, essere ciò che dall’indipenden-za abbiamo scelto di essere: lievito. Un luogo dove i giovani tunisini troveranno sempre ascolto e la possibilità di parlare liberamente dei temi che più preoccupano la gioventù.

Attualità sociale e religiosa

quindi anche della Chiesa”. Al “compito urgente” di edu-care alla vita buona del Van-gelo – prosegue il Messaggio – “sono chiamate tutte le componenti ecclesiali” e, in particolare, proprio la “vita consacrata”, in quanto la “se-quela di Cristo, casto, pove-ro e obbediente, costituisce di per sé una testimonianza della capacità del Vangelo di umanizzare la vita attraverso un percorso di conformazio-ne a Cristo e ai suoi senti-menti verso il Padre”.Dopo aver richiamato il “va-lore educativo” dei tre con-sigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, il mes-saggio prosegue affermando che la vita religiosa “costitui-sce una testimonianza fon-damentale per tutte le altre forme di vita cristiana, indi-cando la meta ultima della storia in quella speranza che sola può animare ogni autentico processo educati-vo”. Inoltre, “su queste basi fiorisce l’impegno specifico di tanti istituti di vita con-sacrata nel campo dell’edu-cazione, secondo il carisma proprio, la cui fecondità è testimoniata dalla presenza di numerosi educatori santi. La vita consacrata ci ricorda che l’educazione è davve-ro ‘cosa del cuore’”. “Infine, - dice il Messaggio - cele-

brando la Giornata della vita consacrata, come non sentire l’urgenza educativa in riferi-mento alla animazione vo-cazionale? Oggi più che mai, abbiamo bisogno di educarci a comprendere la vita stessa come vocazione e come dono di Dio, così da poter discer-nere e orientare la chiamata di ciascuno al proprio stato di vita. La testimonianza dei consacrati e delle consacrate, attraverso la sequela radicale di Cristo, rappresenta anche da questo punto di vista una risorsa educativa fondamen-tale per scoprire che vivere è essere voluti e amati da Dio in Cristo istante per istante”. In Italia i religiosi sono cir-ca 18 mila e le religiose 120 mila. (Agensir)

Membro della Federazione Italiana Settimanali Cattolici

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2 FEBBRAIO GIORNATA VITA CONSACRATATestimoni della vita buonaMessaggio Cei per la 15ª Giornata mondiale

Non ci sono colpi di scena nella pro-lusione con cui il cardinal Bagna-

sco ha aperto il 24 gennaio ad Ancona i lavori del Consiglio permanente della Cei. C’è una grande chiarezza e un gran-de senso di responsabilità. Il cardinale definisce la situazione in termini pre-cisi, notando che questa “convulsa fase vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso la debolezza etica con la fi-brillazione politica e istituzionale, per la quale i poteri non solo si guardano con diffidenza, ma si tendono tranelli, in una logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni”. Ci sono le notizie di “com-portamenti contrari al pubblico decoro”, “stili non compatibili con la sobrietà e la chiarezza”, e nello stesso tempo il dispie-garsi di una “ingente mole di strumenti di indagini”. Insomma “passando da una situazione abnorme all’altra, è l’equili-brio generale che ne risente in maniera progressiva, nonché l’immagine generale del Paese”.Non si nomina – ovviamente – nessuno, ma tutto è chiaro, tutto è chiamato per nome: viene interpretato il sentimen-to profondo della gente. Lo sguardo del presidente della Cei è nella prospettiva

prima di tutto e soprattutto del bene comune, la prospettiva del-l’Italia. È questo il cuore del di-scorso del presidente della Cei e da questa prospettiva si guarda all’at-tualità politica. Il cardinal Bagna-sco ripete così, a nome dei cattolici italiani e più volte citando il Papa, paro-le impegnative sull’identità e sul futuro dell’Italia. Qui si radica anche la propo-sta sull’attualità politica, sui molteplici aspetti del caso Berlusconi: “È necessario fermarsi – tutti – in tempo, fare chiarez-za in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate, dando ascolto alla voce del Pese che chiede di essere accompagna-to con lungimiranza ed efficacia senza avventurismi, a cominciare dal fronte dell’etica della vita, della famiglia, della solidarietà e del lavoro”. Chiamare le cose per nome, invitare cia-scuno ad assumersi le proprie responsa-bilità, guardare dunque in profondità e guardare avanti. Siamo così agli aspetti di fondo, si può dire social-strutturali, che spesso rischiano di cadere nel di-menticatoio. Non è più tempo di scorciatoie consu-mistiche, per di più finanziate a debito,

come si è cominciato a fare negli anni Settanta – e i vescovi hanno puntual-mente denunciato in un documento fa-moso del 1981, “La Chiesa italiana e le prospettive del Paese”. Il consumismo, che ovviamente non riguarda solo ap-punto i consumi in senso stretto, ma il tessuto etico di fondo, nel senso della “dittatura del relativismo”, non porta da nessuna parte: tutto sembra ormai con-sumato. Bisogna, allora, tornare ad inve-stire. Qualcuno teorizza la “decrescita”. Certo, c’è da tirare la cinghia. Ma non ci possiamo accontentare di una lenta e inesorabile decadenza. Mettere al centro i giovani, come fa il cardinale Bagnasco, affermare che “l’Italia nel suo complesso deve ringiovanire”, significa impegnarsi concretamente tutti insieme per tornare, con spirito di sacrificio, senso del dovere, virtù e valori morali, all’investimento e, dunque, allo sviluppo. (Agensir)

Deve aiutare la gente a capire, quella gen-te che non può dedicare 12 ore della sua giornata a cercare notizie e a confrontar-le, e quindi si rivolge a professionisti, di cui si fida, che ci pensino al posto suo. Passando ai fruitori dell’informazione si può osservare che essi non sono poi così innocente e passivi come si può essere tentati di pensare - ha continuato il pre-sule. Infatti, con le loro preferenze e con i loro rifiuti hanno più potere di quanto non si voglia ammettere. Ne sanno qual-cosa coloro che investono in pubblicità e che, prima di rischiare i loro capitali, misurano l’indice di gradimento di un prodotto della carta stampata o dei ge-stori radiotelevisivi. Ecco, se i lettori si lasciassero guidare da un minimo senso critico potrebbero influire sui prodotti e sui modelli della comunicazione più di quanto non si possa con solite e abusate lagnanze, che, il più delle volte, rappre-sentano dei luoghi comuni e hanno il valore di rituali lacrime di coccodrillo. Se cominciassimo a non comprare più certi

prodotti della comunica-zione sicuramente chi li paga e chi li confeziona, prima di quanto non si pensa, cambierebbe li-nea editoriale, se non per ripensamento valoriale, quanto meno per attac-camento interessato al proprio denaro.Mi sembrano parole molto incisive – ha affermato il Vescovo – che, se messe in atto, consentono all’operatore della co-municazione di assicurare dignità al pro-prio lavoro; ai fruitori di essere garantiti nel materiale a cui si accostano e dal at-tingono la conoscenza e la valutazione di vicende, eventi, situazioni; a quanti investono in quel prodotto la serenità di avere contribuito a trasmettere messaggi veri senza piegare persone e avvenimenti ai propri interessi, più o meno affaristici.Mi chiedo, a questo punto - ha conclu-so il Vescovo - : se ognuno stesse al suo posto e concorresse costruttivamente al complesso processo dell’informazione si

potrebbero scongiurare certe sguaiatag-gini che vengono offerte quotidianamen-te? Qualcuno potrebbe, però, obiettare: senza un’informazione del tutto libera e, perciò stesso, senza limitazione alcuna, non c’è vera informazione e, dunque, an-che le brutture più conclamate e le scel-leratezze più infami devono essere pro-poste alla pubblica opinione perché solo una libertà, in qualche modo, impietosa è il genuino sale della democrazia. Sì e no. Infatti, ogni censura preventiva è, in effetti, la tomba dell’informazione; ma un’informazione che non sa autoimpor-si dei limiti non giova sicuramente alla causa della democrazia e, prima o poi, fi-nisce anche con il danneggiare se stessa.

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Giornalisti e informazioneIncontro del Vescovo con gli operatori della comunicazione

Chiarezza e responsabilitàLa riflessione del card. Bagnasco

Ben Alì in fuga, poteri al premier ed elezioni in sessanta giorni

Tunisia, aspettando il futuroIntervista a don Otello Bisetto, missionario per diversi anni in Tunisia

Mons. Domenico Mogavero andrà nei prossimi giorni in visita alle Chiese di Algeria e Tunisia.

“Agirò nella soggettività che è propria della Chiesa di Mazara del Vallo - ha detto monsignor Mogavero - e non per conto della Santa Sede”.

“Sono sereno, nonostante gli attuali tumulti in quelle zone - ha affermato -. Porterò un

messaggio di vicinanza e di incoraggiamento, affinchè si ristabilisca presto un clima sereno

per tutti”.