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AGENZIA DI MAZARA Via Marsala, 185/B Tel/Fax 0923-931932 [email protected] Poste Italiane Spa – Sped. Abb. Post. – Art. 2 com. 20/C Legge 662/96 DCB Sicilia 2003 - Reg. Tribunale Marsala n. 140/7 – 2003 - Distribuzione gratuita Quindicinale di informazione della Diocesi di Mazara del Vallo Anno VIII - n° 20 - 3 Dicembre 2010 Editoriale TRA “ZAVORRE” E ABUSI/SPRECHI DEL POTERE È arrivato il tempo di unirci Incontro alla speranza Messaggio di Avvento S ull’oggetto delle nostre attese e delle no- stre speranze si misura la profondità della nostra umanità. Questo in breve il messag- gio al cuore del discorso pronunciato da Benedetto XVI in occasione della preghiera dell’Angelus, nella prima domenica di Av- vento, che segna l’inizio di un nuovo Anno liturgico. Riflettendo insieme ai fedeli presenti in piaz- za San Pietro su questo tempo forte di fede, in cui il Popolo di Dio si rimette in cammino per vivere il mistero di Cristo nella storia, il Papa ha detto che “l’attesa, l’attendere è una dimensione che attraversa tutta la nostra esi- stenza personale, familiare e sociale”. “L’attesa – ha evidenziato – è presente in mille situazioni, da quelle più piccole e bana- li fino alle più importanti, che ci coinvolgo- no totalmente e nel profondo. Pensiamo, tra queste, all’attesa di un figlio da parte di due sposi; a quella di un parente o di un amico che viene a visitarci da lontano; pensiamo, per un giovane, all’attesa dell’esito di un esa- me decisivo, o di un colloquio di lavoro; nelle relazioni affettive, all’attesa dell’incontro con la persona amata, della risposta ad una lette- ra, o dell’accoglimento di un perdono”. “L’uomo è vivo finché attende, finché nel suo cuore è viva la speranza”, ha detto il Papa. E in un certo senso, ha aggiunto: “Si potrebbe dire che dalle sue attese l’uomo si riconosce”. “Ognuno di noi, dunque, specialmente in questo Tempo che ci prepara al Natale – ha continuato –, può domandarsi: io, che cosa attendo? A che cosa, in questo momento della mia vita, è proteso il mio cuore? E que- sta stessa domanda si può porre a livello di famiglia, di comunità, di nazione. Che cosa attendiamo, insieme? Che cosa unisce le no- stre aspirazioni, che cosa le accomuna?”. Prima della nascita di Gesù, ha detto il Pon- tefice, in Israele era forte l’attesa del Messia, di qualcuno che “avrebbe finalmente liberato il popolo da ogni schiavitù morale e politica e instaurato il Regno di Dio”, ma “nessuno avrebbe mai immaginato che il Messia po- tesse nascere da un’umile ragazza quale era Maria, promessa sposa del giusto Giuseppe. Neppure lei lo avrebbe mai pensato”. Eppure, ha proseguito, “nel suo cuore l’atte- sa del Salvatore era così grande, la sua fede e la sua speranza erano così ardenti, che Egli poté trovare in lei una degna madre. Del re- sto, Dio stesso l’aveva preparata, prima dei secoli”. Benedetto XVI ha quindi sottolineato la “mi- steriosa corrispondenza” tra l’attesa di Dio e quella di Maria ed ha esortato: “Impariamo da Lei, Donna dell’Avvento, a vivere i gesti quotidiani con uno spirito nuovo, con il sen- timento di un’attesa profonda, che solo la ve- nuta di Dio può colmare”. Dopo la preghiera mariana, il Pontefice ha quindi rivolto i saluti in diverse lingue. Par- lando in polacco ha detto: “Insieme a Maria, che ha atteso con amore la nascita del Divino Bambino, perseveriamo nella preghiera, rin- graziando Dio per il dono della vita, chieden- doGli protezione su ogni esistenza umana. Possa il futuro del mondo diventare la civiltà dell’amore e della vita”. In francese ha, invece, dedicato un pensie- ro alla vita nascente: “In questi giorni in cui preghiamo in modo particolare per il rispet- to della vita nascente, possa la Vergine Ma- ria, che ha accolto nel suo seno il Verbo di Dio, aiutarci ad aprire i nostri cuori alla luce di suo Figlio che viene a salvare l’umanità in- tera!”. BENEDETTO XVI L’ATTESA E LA SPERANZA, MISURA DELL’ESSERE UMANO “L a vita, una volta concepita, deve es- sere protetta con la massima cura”. Lo ha detto il Vescovo, mons. Domenico Mogavero, presiedendo, sabato 27 novem- bre nella Cattedrale di Mazara del Vallo, la Veglia d’Avvento. Durante la sua omelia, in comunione con quanto auspicato da Benedetto XVI, ha parlato della difesa della vita nascente. “Riguardo all’embrione nel grembo mater- no, non si tratta – ha detto il mons. Moga- vero – di un cumulo di materiale biologico, ma di un nuovo essere vivente, dinamico e meravigliosamente ordinato, un nuovo individuo della spe- cie umana. Così è sta- to Gesù nel grembo di Maria; così è stato per ognuno di noi, nel grem- bo della madre”. “Egli – ha continuato il Vescovo – ha il diritto di non essere trattato come un oggetto da possedere o come una cosa che si può manipolare a piacimento, di non essere ridotto a puro strumento a van- taggio di altri e dei loro interessi. La perso- na è un bene in se stessa e occorre cercare sempre il suo sviluppo integrale”. S to leggendo in questi primi giorni di av- vento due libri che consiglio a tutti. Il primo “Educare alla giustizia” di mons. Gio- vanni Nervo (ritengo sia una delle persone più preparate e capaci in Italia) e il recente testo “La zavorra. Sprechi e privilegi nello Sta- to libero di Sicilia” di Enrico del Mercato ed Emanuele Lauria (due giovani competenti giornalisti meridionali). Due volumi che ci spingono a cambiare definitivamente “rotta” come cittadini italiani, responsabili del pre- sente e del futuro della nostra Nazione. E’ si- curamente vero che il nostro Paese – come ha scritto l’antifascista Vittorio Foa – ha una fondamentale “zavorra” ( = pesi introdotti nella parte più bassa di una gru o di una nave per assicurarne la stabilità; in senso figura- to è invece una cosa completamente inutile, che è solo di ingombro) da cui non riesce a liberarsi mai e che si ripropone spesso in dif- ferenti momenti storici: « È lo scetticismo di larghi strati della popolazione. È l’annosa consuetudine ad attendere che tutte le deci- sioni vengano prese dall’alto, è l’acquiescen- za, la sopportazione, il piccolo e mediocre opportunismo da attesa. Questa zavorra è, in una parola, l’inerzia politica e la sfiducia nel- la libertà». Sicuramente oggi per guarire dal “malessere” profondo nei confronti delle isti- tuzioni pubbliche è necessario far riscoprire che lo Stato ed i suoi organi territoriali devo- no essere concretamente al servizio di tutti, a difesa di chi lavora onestamente e di chi cerca di lottare costantemente contro la corruzio- ne, le clientele, l’infiltrazione mafiosa e la ri- cerca illegale del profitto individuale. Risulta evidente – ci insegna mons. Nervo nel libro sopraindicato – l’urgenza che è “nel tessuto capillare della società che si deve sviluppare una maggiore solidarietà”. Don Nervo precisa che “la prima solidarietà non è il volontaria- to, il lavoro gratuito; la prima solidarietà è di far funzionare bene le istituzioni insieme con tutti”. Una indicazione basilare che da queste pagine vogliamo rilanciare ai tanti - lo spe- ro -che non si ancora sono arresi agli abusi del potere e agli sprechi di denaro pubblico. A coloro che non si sono “venduti” per un piatto di lenticchie o per un “mezzo posto di lavoro” al primo politicante di turno. A colo- ro che non hanno perso dignità e libertà in qualche “cordata di amici” economico-ma- fiosa. A coloro che si professano cristiani e quindi pagano le tasse, pagano i contributi previdenziali dei loro lavoratori, s’impegna- no a far bene il loro lavoro professionale ed a garantire i diritti (salute, casa, reddito mi- nino e dignitoso) a chi conta meno perché – come afferma la nostra bella Costituzione – “tutti i cittadini abbiano eguale dignità so- ciale”. La mia proposta – che da qualche anno tengo “nel cassetto” – è quella di invitare a formare un “movimento” di formazione e di azione sociale che miri fondamentalmente alla partecipazione diretta e costruttiva nel- le varie istituzioni (dal Consiglio comunale al Parlamento). Un movimento che unisca cittadini di ogni Regione italiana – a comin- ciare dalla nostra provincia di Trapani – che abbiano a cuore lo sviluppo di tutti. Un mo- vimento comunitario, realmente democra- tico in ogni suo aspetto organizzativo, a di- fesa della nostra Carta costituzionale e della dignità di ogni persona. Un movimento che sia “spazio permanente” di scelte e proposte sociali ed economiche che riportino l’Italia e gli italiani a essere più uniti per affrontare le sfide e le problematiche odierne. Un movi- mento sempre contro le mafie e le ingiustizie di ogni tipo. Un movimento che ha bisogno della decisione convinta e motivata di chi sta leggendo queste poche righe. Partecipare e incontrarsi positivamente insieme è già l’ini- zio del cambiamento che desideriamo. Chi è stanco delle “zavorre” e degli abusi dei soliti noti, si faccia sentire. È questo un desiderio personale di formazione e di rinnovamento che auspico sia accolto da molti. don Francesco Fiorino N el logorante scorrere della nostra vita quo- tidiana, avvertiamo tutti il bisogno di rinfranca- re il nostro spirito, metten- doci in ascolto della Parola di Dio e vivendo il mistero di Cristo, nel succedersi dei tempi liturgici. L’Avvento ha in sé la forza di suscitare emozioni forti e di farci gustare la gioia del- le cose semplici, liberando il cuore dalle complicazioni dell’egoismo per proiettarli verso la luce della speranza. L’incontro con la Parola di Dio nella liturgia domenica- le darà contenuto a questo percorso spirituale e ci farà comprendere ancora una volta la forza dell’attesa che, sostenuta dalle promesse di Dio, prepara il popolo eletto alla venuta del Messia salva- tore. Attualizzando alcune indi- cazioni del Piano pastorale, vorrei che queste settimane di preparazione alla venu- ta del Signore Gesù fossero caratterizzate dalla spiritua- lità dell’incontro. Il Piano, infatti, invita a prestare at- tenzione agli altri, entrando in relazione con loro attra- verso una sollecitudine che privilegi i prediletti di Dio: i piccoli, i poveri, gli emarginati, i sofferenti, i diversi da noi. Il nostro Avvento, perciò, dovreb- be avvicinarci agli altri per mo- strare loro, nel nostro volto, i se- gni della speranza. Il mistero del Natale, infatti, ci propone un Dio che si fa uomo per abitare questa terra, condividere la nostra vita e sperimentare tutto quello che una creatura può provare e per avvici- nare Dio all’uomo che se ne era allontanato con il peccato. Se questo tempo liturgico da un lato avvicina Dio all’uomo, nello stesso tempo esso chiede al fe- dele di avvicinarsi all’uomo suo fratello. Così, incontrando Dio il credente incontra la speranza; similmente, incontrando l’uomo suo fratello il credente presta alla speranza il proprio volto, un vol- to umano, amorevole, premuro- so, attento. Concludo con il ricordo dei mo- naci trappisti di Tibhirine, al cui martirio si ispira il recente film «Uomini di Dio». Scriveva uno di loro: “Sperare significa crede- re nell’impossibile che ogni rela- zione autentica, giusta, in fondo attende: speranza del perdono (cfr Sal 37) e della giustizia; spe- ranza di un bacio (cfr Ct 1,1; Lc 15): giustizia e pace si abbraccia- no; speranza di una parola (mi dirà… tu sei mio figlio); speranza di… vita!” (Più forti dell’odio, pp. 177-178). La Beata Vergine Maria, che in- vochiamo madre della speranza, accompagni il nostro cammino. Domenico Mogavero Vescovo

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AGENZIA DI MAZARAVia Marsala, 185/B

Tel/Fax [email protected] Poste Italiane Spa – Sped. Abb. Post. – Art. 2 com. 20/C Legge 662/96 DCB

Sicilia 2003 - Reg. Tribunale Marsala n. 140/7 – 2003 - Distribuzione gratuita

Quindicinale di informazione della Diocesi di Mazara del Vallo

Anno VIII - n° 20 - 3 Dicembre 2010

EditorialeTRA “ZAVORRE”

E ABUSI/SPRECHI DEL POTERE

È arrivato il tempo di unirci

Incontro alla speranzaMessaggio di Avvento

Sull’oggetto delle nostre attese e delle no-stre speranze si misura la profondità della

nostra umanità. Questo in breve il messag-gio al cuore del discorso pronunciato da Benedetto XVI in occasione della preghiera dell’Angelus, nella prima domenica di Av-vento, che segna l’inizio di un nuovo Anno liturgico. Riflettendo insieme ai fedeli presenti in piaz-za San Pietro su questo tempo forte di fede, in cui il Popolo di Dio si rimette in cammino per vivere il mistero di Cristo nella storia, il Papa ha detto che “l’attesa, l’attendere è una dimensione che attraversa tutta la nostra esi-stenza personale, familiare e sociale”.“L’attesa – ha evidenziato – è presente in mille situazioni, da quelle più piccole e bana-li fino alle più importanti, che ci coinvolgo-no totalmente e nel profondo. Pensiamo, tra queste, all’attesa di un figlio da parte di due sposi; a quella di un parente o di un amico

che viene a visitarci da lontano; pensiamo, per un giovane, all’attesa dell’esito di un esa-me decisivo, o di un colloquio di lavoro; nelle relazioni affettive, all’attesa dell’incontro con la persona amata, della risposta ad una lette-ra, o dell’accoglimento di un perdono”.“L’uomo è vivo finché attende, finché nel suo cuore è viva la speranza”, ha detto il Papa. E in un certo senso, ha aggiunto: “Si potrebbe dire che dalle sue attese l’uomo si riconosce”.“Ognuno di noi, dunque, specialmente in questo Tempo che ci prepara al Natale – ha continuato –, può domandarsi: io, che cosa attendo? A che cosa, in questo momento della mia vita, è proteso il mio cuore? E que-sta stessa domanda si può porre a livello di famiglia, di comunità, di nazione. Che cosa attendiamo, insieme? Che cosa unisce le no-stre aspirazioni, che cosa le accomuna?”.Prima della nascita di Gesù, ha detto il Pon-tefice, in Israele era forte l’attesa del Messia, di qualcuno che “avrebbe finalmente liberato il popolo da ogni schiavitù morale e politica e instaurato il Regno di Dio”, ma “nessuno avrebbe mai immaginato che il Messia po-tesse nascere da un’umile ragazza quale era Maria, promessa sposa del giusto Giuseppe. Neppure lei lo avrebbe mai pensato”.Eppure, ha proseguito, “nel suo cuore l’atte-

sa del Salvatore era così grande, la sua fede e la sua speranza erano così ardenti, che Egli poté trovare in lei una degna madre. Del re-sto, Dio stesso l’aveva preparata, prima dei secoli”.Benedetto XVI ha quindi sottolineato la “mi-steriosa corrispondenza” tra l’attesa di Dio e quella di Maria ed ha esortato: “Impariamo da Lei, Donna dell’Avvento, a vivere i gesti quotidiani con uno spirito nuovo, con il sen-timento di un’attesa profonda, che solo la ve-nuta di Dio può colmare”.Dopo la preghiera mariana, il Pontefice ha quindi rivolto i saluti in diverse lingue. Par-lando in polacco ha detto: “Insieme a Maria, che ha atteso con amore la nascita del Divino Bambino, perseveriamo nella preghiera, rin-graziando Dio per il dono della vita, chieden-doGli protezione su ogni esistenza umana. Possa il futuro del mondo diventare la civiltà dell’amore e della vita”.In francese ha, invece, dedicato un pensie-ro alla vita nascente: “In questi giorni in cui preghiamo in modo particolare per il rispet-to della vita nascente, possa la Vergine Ma-ria, che ha accolto nel suo seno il Verbo di Dio, aiutarci ad aprire i nostri cuori alla luce di suo Figlio che viene a salvare l’umanità in-tera!”.

BENEDETTO XVIL’ATTESA E LA SPERANZA, MISURA DELL’ESSERE UMANO

“La vita, una volta concepita, deve es-sere protetta con la massima cura”.

Lo ha detto il Vescovo, mons. Domenico Mogavero, presiedendo, sabato 27 novem-bre nella Cattedrale di Mazara del Vallo, la Veglia d’Avvento.Durante la sua omelia, in comunione con quanto auspicato da Benedetto XVI, ha parlato della difesa della vita nascente.“Riguardo all’embrione nel grembo mater-no, non si tratta – ha detto il mons. Moga-vero – di un cumulo di materiale biologico, ma di un nuovo essere vivente, dinamico e meravigliosamente ordinato, un nuovo

individuo della spe-cie umana. Così è sta-to Gesù nel grembo di Maria; così è stato per ognuno di noi, nel grem-bo della madre”.“Egli – ha continuato il Vescovo – ha il diritto di non essere trattato come un oggetto da possedere o come una cosa che si può manipolare a piacimento, di non essere ridotto a puro strumento a van-taggio di altri e dei loro interessi. La perso-na è un bene in se stessa e occorre cercare sempre il suo sviluppo integrale”.

Sto leggendo in questi primi giorni di av-vento due libri che consiglio a tutti. Il

primo “Educare alla giustizia” di mons. Gio-vanni Nervo (ritengo sia una delle persone più preparate e capaci in Italia) e il recente testo “La zavorra. Sprechi e privilegi nello Sta-to libero di Sicilia” di Enrico del Mercato ed Emanuele Lauria (due giovani competenti giornalisti meridionali). Due volumi che ci spingono a cambiare definitivamente “rotta” come cittadini italiani, responsabili del pre-sente e del futuro della nostra Nazione. E’ si-curamente vero che il nostro Paese – come ha scritto l’antifascista Vittorio Foa – ha una fondamentale “zavorra” ( = pesi introdotti nella parte più bassa di una gru o di una nave per assicurarne la stabilità; in senso figura-to è invece una cosa completamente inutile, che è solo di ingombro) da cui non riesce a liberarsi mai e che si ripropone spesso in dif-ferenti momenti storici: « È lo scetticismo di larghi strati della popolazione. È l’annosa consuetudine ad attendere che tutte le deci-sioni vengano prese dall’alto, è l’acquiescen-za, la sopportazione, il piccolo e mediocre opportunismo da attesa. Questa zavorra è, in una parola, l’inerzia politica e la sfiducia nel-la libertà». Sicuramente oggi per guarire dal “malessere” profondo nei confronti delle isti-tuzioni pubbliche è necessario far riscoprire che lo Stato ed i suoi organi territoriali devo-no essere concretamente al servizio di tutti, a difesa di chi lavora onestamente e di chi cerca di lottare costantemente contro la corruzio-ne, le clientele, l’infiltrazione mafiosa e la ri-cerca illegale del profitto individuale. Risulta evidente – ci insegna mons. Nervo nel libro sopraindicato – l’urgenza che è “nel tessuto capillare della società che si deve sviluppare una maggiore solidarietà”. Don Nervo precisa che “la prima solidarietà non è il volontaria-to, il lavoro gratuito; la prima solidarietà è di far funzionare bene le istituzioni insieme con tutti”. Una indicazione basilare che da queste pagine vogliamo rilanciare ai tanti - lo spe-ro -che non si ancora sono arresi agli abusi del potere e agli sprechi di denaro pubblico. A coloro che non si sono “venduti” per un piatto di lenticchie o per un “mezzo posto di lavoro” al primo politicante di turno. A colo-ro che non hanno perso dignità e libertà in qualche “cordata di amici” economico-ma-fiosa. A coloro che si professano cristiani e quindi pagano le tasse, pagano i contributi previdenziali dei loro lavoratori, s’impegna-no a far bene il loro lavoro professionale ed a garantire i diritti (salute, casa, reddito mi-nino e dignitoso) a chi conta meno perché – come afferma la nostra bella Costituzione – “tutti i cittadini abbiano eguale dignità so-ciale”. La mia proposta – che da qualche anno tengo “nel cassetto” – è quella di invitare a formare un “movimento” di formazione e di azione sociale che miri fondamentalmente alla partecipazione diretta e costruttiva nel-le varie istituzioni (dal Consiglio comunale al Parlamento). Un movimento che unisca cittadini di ogni Regione italiana – a comin-ciare dalla nostra provincia di Trapani – che abbiano a cuore lo sviluppo di tutti. Un mo-vimento comunitario, realmente democra-tico in ogni suo aspetto organizzativo, a di-fesa della nostra Carta costituzionale e della dignità di ogni persona. Un movimento che sia “spazio permanente” di scelte e proposte sociali ed economiche che riportino l’Italia e gli italiani a essere più uniti per affrontare le sfide e le problematiche odierne. Un movi-mento sempre contro le mafie e le ingiustizie di ogni tipo. Un movimento che ha bisogno della decisione convinta e motivata di chi sta leggendo queste poche righe. Partecipare e incontrarsi positivamente insieme è già l’ini-zio del cambiamento che desideriamo. Chi è stanco delle “zavorre” e degli abusi dei soliti noti, si faccia sentire. È questo un desiderio personale di formazione e di rinnovamento che auspico sia accolto da molti.

don Francesco Fiorino

Nel logorante scorrere della nostra vita quo-tidiana, avvertiamo

tutti il bisogno di rinfranca-re il nostro spirito, metten-doci in ascolto della Parola di Dio e vivendo il mistero di Cristo, nel succedersi dei tempi liturgici.L’Avvento ha in sé la forza di suscitare emozioni forti e di farci gustare la gioia del-le cose semplici, liberando il cuore dalle complicazioni dell’egoismo per proiettarli verso la luce della speranza.L’incontro con la Parola di Dio nella liturgia domenica-le darà contenuto a questo percorso spirituale e ci farà comprendere ancora una volta la forza dell’attesa che, sostenuta dalle promesse di Dio, prepara il popolo eletto alla venuta del Messia salva-tore.Attualizzando alcune indi-cazioni del Piano pastorale, vorrei che queste settimane di preparazione alla venu-ta del Signore Gesù fossero caratterizzate dalla spiritua-lità dell’incontro. Il Piano, infatti, invita a prestare at-tenzione agli altri, entrando in relazione con loro attra-verso una sollecitudine che privilegi i prediletti di Dio: i

piccoli, i poveri, gli emarginati, i sofferenti, i diversi da noi.Il nostro Avvento, perciò, dovreb-be avvicinarci agli altri per mo-strare loro, nel nostro volto, i se-gni della speranza. Il mistero del Natale, infatti, ci propone un Dio che si fa uomo per abitare questa terra, condividere la nostra vita e sperimentare tutto quello che una creatura può provare e per avvici-nare Dio all’uomo che se ne era allontanato con il peccato. Se questo tempo liturgico da un lato avvicina Dio all’uomo, nello

stesso tempo esso chiede al fe-dele di avvicinarsi all’uomo suo fratello. Così, incontrando Dio il credente incontra la speranza; similmente, incontrando l’uomo suo fratello il credente presta alla speranza il proprio volto, un vol-to umano, amorevole, premuro-so, attento.Concludo con il ricordo dei mo-naci trappisti di Tibhirine, al cui martirio si ispira il recente film «Uomini di Dio». Scriveva uno di loro: “Sperare significa crede-re nell’impossibile che ogni rela-

zione autentica, giusta, in fondo attende: speranza del perdono (cfr Sal 37) e della giustizia; spe-ranza di un bacio (cfr Ct 1,1; Lc 15): giustizia e pace si abbraccia-no; speranza di una parola (mi dirà… tu sei mio figlio); speranza di… vita!” (Più forti dell’odio, pp. 177-178).La Beata Vergine Maria, che in-vochiamo madre della speranza, accompagni il nostro cammino.

Domenico MogaveroVescovo

� 3 Dicembre 2010

Diventiamo grandi insieme! Con questo slogan siamo par-tite, io e mia figlia Simona, alla volta di Roma per incon-

trare il Santo Padre. Dopo un lungo viaggio in treno che ci ha portato nella Capitale il giorno 30 ottobre 2010, abbiamo realizzato un sogno meraviglioso! Devo dire che da mamma all’inizio non ne ero molto entusiasta e mia figlia ha dovuto faticare un bel po’ per convincermi, perché ritenevo questo viag-gio troppo faticoso, ma poi la fatica è stata ampiamente superata da questa esperienza che ha fatto diventa-re grande anche me. Sono rimasta colpita dalla forza di aggre-gazione dell’Azione Cattolica che è stata capace di radunare ol-tre 100.000 persone in nome del Signore In una Piazza San Pietro gremita di gente pri-ma ci è stata data l’op-portunità di conosce-re l’operato dell’azione Cattolica di altri paesi come la Russia e la Romania. Poi Papa Benedetto XVI ha tenuto un discorso molto commovente, in cui ha esaltato il ruolo dall’azione Cattolica Italiana ed ha incontrato alcuni giovani delle varie diocesi italiane. Ma la Festa è continuata nel pomeriggio in Piazza del Popolo per i giovanissimi che hanno avuto modo di incontrare diversi personaggi famosi come Cesare Prandelli, Luca Zingaretti e Roberto Vecchioni. In contemporanea, in Piazza di Siena, dove dopo il gemellaggio con un’altra diocesi, in un momen-

to di aggregazione in cui ognuno portava qualcosa tipica del luogo di provenienza, i ragazzi hanno incontrato tutti i per-sonaggi del giornalino Foglie A.C. e con loro si sono divertiti a cantare e ballare sulle note di canzoni, alcune riadattate per l’occasione, che tutti conoscevano. Anch’io non ho perduto l’occasione di divertirmi un po’ insieme ai ragazzi, agli anima-

tori e alle altre persone che non conoscevamo ma tutte mosse da un denominatore comune: fare festa e tornare a casa davvero un po’ più grandi!!!

Ragazzi, è stata un’esperienza megagalattica!!! Meno male

che ho convinto mia madre ad andare a Roma; la ringrazierò sempre per avermi fatto vivere questa bellissima esperienza, ma anche lei mi ringrazierà sempre per averla convinta ad accompa-gnarmi!!! Io non ero mai andata a Roma, quindi per me è stata un’esperienza nuova ed è stata davvero fantastica. Siamo stati accompagnate da Stefania e Fa-brizio e abbiamo incontrato tan-ti ragazzi dell’Azione Cattolica

molto simpatici! I giorni prima di partire ero emozionatissi-ma ma le mie compagne di viaggio mi aveva rassicurato che era normale... tutte eravamo molto emozionate!!! Secondo me questo è il sentimento di tutti quelli che sono venuti a Roma. Incontrare il Papa è stato molto bello e condividere momenti di gioia e divertimento è stata un’occasione per conoscere ra-gazzi di altre diocesi italiane, in perfetto stile A.C.R.!!!

Roberta ZizzoSimona Ottoveggio

Vita della Diocesi

L’AZIONE CATTOLICA RAGAZZI HA INCONTRATO IL PAPA

“C’è di più, diventiamo grandi insieme”L’esperienza di due partecipanti (mamma e figlia) della Parrocchia Sant’Anna di Marsala

Un musical per rivivere la nascita di Gesù. “L’At-

teso” è Gesù, il Dio-uomo che ogni cristiano celebra il 25 dicembre, ma L’Atteso è anche il titolo del musical che i “Nuovi Cantori” stanno allestendo per le festività na-talizie. Il musical mette in scena la storia d’amore di Giu-seppe e Maria, il fidanzamento, l’annunciazione, l’incontro con Eli-sabetta, la nascita di Gesù, la presen-tazione al Tem-pio, l’arrivo dei Re Magi. Per la messa in opera è stato riunito un cast di circa 50 elemen-ti giovani e meno giovani provenien-ti dalle parrocchie di San Pietro, Sant’Antonio e Cristo Re. L’evento, a Mazara del Vallo, si svolgerà venerdì 10 e sa-bato 11 dicembre alle 21.30. Con un piccolo contributo i mazaresi avranno l’occa-

sione di andare a teatro e vedere uno spettacolo fatto interamente da mazaresi, da cittadini, cioè, troppo spesso accusati di essere indifferenti verso le iniziative locali e più propensi ad amare quanto viene da “fuori”. Lo spettaco-

lo è promosso dall’Associa-zione Giovanni Bessarione, con il patrocinio della città di Mazara e punta sui “Nuo-vi Cantori” per divulgare il messaggio cristiano, sempre attuale, di fede e d’amore.

Anna Salvato

L’ATTESODopo il successo di “Il Risorto” nuovo musical della corale della parrocchia san Pietro di Mazara del Vallo

PROGRAMMALunedì 3 gennaio, inizio ore 9.30«La mia testimonianza è vera perché so da dove vengo e dove vado» (Gv 8,11).Autenticità dell’esistenza come il dirsi dell’Origine nel TempoRELATORE: LUIGI ALICIUniversità degli studi di Macerata

«Circondati da un così gran numero di testimoni» (Eb 12,1).Volti di testimoni, epifania e destino della ChiesaRELATORE: ALDO MARIA VALLIVaticanista Rai 1- Roma

«Arrivò una donna ad attingere acqua» (Gv 4,7).L’icona: sorsi di bellezza per la sete dei viatoriCRISPINO VALENZIANOPontificio Istituto Liturgico sant’Anselmo - Roma

Confronto tra i relatori e dibattitoCosimo Scordato, moderatoreFacoltà Teologica di Sicilia - Palermo

Martedì 4 gennaio, inizio ore 9.30Progettare la pastorale, perché? La risposta della Chiesa in ItaliaRELATORE: LUCA BRESSANFacoltà Teologica dell’Italia Settentrionale - Milano

Diocesi e parrocchie, Vescovo, presbiterio e laici.La sinodalità come strumento di costruzione della Chiesa localeRELATORE: LUCA BRESSANFacoltà Teologica dell’Italia Settentrionale - Milano

Declinazione diocesana della testimonianzaVescovo di Mazara del Vallo

Sede del Convegno:

Hotel PresidentVia Nino Bixio, 1 - 91026 MARSALATel. 0923.999333 PBX - Fax 0923.999115

I Costi:- Camera doppia € 68,00- Camera singola € 78,00- Pasti € 16,00- Quota iscrizione € 5,00 a persona

PRENOTAZIONI E ADESIONI ENTRO IL 30 DICEMBRE

RIVOLGERSI IN PARROCCHIA

[email protected]

La parrocchia di Cristo Re in San Martino si

appresta a vivere un pe-riodo di particolare gra-zia dedicato alla Missione che si svolgerà “ad intra”, ossia all’interno della Co-munità parrocchiale nel 2010-2011, anno in cui sarà sviluppata la tematica “Seduti al pozzo per attin-gere la Parola” e “ad extra”, ossia nel territorio, nel-l’anno pastorale 2011-12, il cui filo conduttore sarà “L’acqua che zampilla: an-nunciare la Parola”.“Il primo passo da fare – afferma il parroco don Giacinto Leone – sarà quello di aprire l’orecchio del nostro cuore alla Paro-la di Dio, affidarci ad essa, lasciando che la nostra as-

siduità con Cristo e con il suo Vangelo ci sostengano e illuminino le nostre esi-stenze”.Attraverso la seconda fase della missione parrocchia-le il presbitero si augura, invece, che la comunità impari ad aprirsi alla so-lidarietà con tutti gli uo-mini e al desiderio di con-dividere con loro l’amore misericordioso di Gesù. Occorre quindi – termi-na don Giacinto nella sua lettera aperta alla comu-nità – porre al centro Lui, dare a Lui il primato nella nostra vita, lasciandoci permeare dalla sua grazia per poter dare risposte concrete a coloro che cer-cano ragioni per gioire e per sperare ancora.

“Seduti al pozzoper attingere la Parola”La Chiesa parrocchiale “Cristo Re in San Martino”

di Mazara del Vallo si apre alla missione

Rivolgo ai confratelli presbiteri, ai membri degli istituti di vita con-sacrata e agli operatori pastorali

l’invito a vivere una significativa espe-rienza di comunione ecclesiale nel con-sueto Convegno diocesano, attraverso momenti di preghiera di ascolto e di confronto.L’attenzione sarà indirizzata su tre per-corsi, che offriranno certamente spunti interessanti per la spiritualità di ciascu-no e per la qualificazione del servizio pastorale che siamo chiamati a rendere in questo nostro tempo, all’interno della nostra Chiesa e nella realtà sociale nella quale siamo inseriti.

Di particolare rilievo saranno le considerazioni sulla testimonianza e sui testimoni, nonché sulla teolo-gia dell’icona. Confido anche nel-l’aiuto che ci verrà dalla riflessione sulla progettazione pastorale per l’acquisizione di una metodologia che sostenga e renda efficace la no-stra missione, contestualizzata nel cammino della Chiesa in Italia.Il Convegno ci proietterà anche verso il Congresso eucaristico na-zionale (Ancona, 3-11 settembre 2011), che ha come tema “Signore, da chi an-dremo?”. E la risposta a questo interro-gativo è una sola: “Verso di te, Signore,

che sei la nostra speranza”. Si salda così il nostro itinerario pastorale annuale con il solenne evento eucaristico di Ancona.

Domenico Mogavero

3 - 4 gennaio 2011CONVEGNO PASTORALE DIOCESANOIl Vescovo ci invita a partecipare ad una significativa

esperienza di comunione ecclesiale

La forma preferenziale di partecipazione è quella residenziale, con il trattamento di pensione com-pleta dal pranzo del 3 al pranzo del 4 gennaio

�3 Dicembre 2010 �

Sabato 27 novembre è stato inaugurato presso la parrocchia Madonna della Sa-pienza di Marsala l’oratorio “Santa Tere-sina”. Il vescovo Mons. Domenico Mo-gavero, intervenuto all’inaugurazione, ha incontrato tutti i ragazzi e i genitori della parrocchia ed ha scoperto la targa dell’oratorio in cui è stata incisa la frase «L’oratorio esprime il volto e la passio-ne educativa della comunità» tratta dal documento “Educare alla vita buona del Vangelo” (Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio

2010-2020). Il vescovo, durante il rito di benedizione dei bambini, ha sottoli-neato come l’oratorio è casa comune in cui adulti e ragazzi si pongono gli uni a fianco degli altri. L’oratorio non consi-ste in una serie di attività giustapposte (sport, musica...), piuttosto va colloca-to nell’unico itinerario di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. In quanto espressione di tutta la comunità parrocchiale, l’oratorio si arricchisce al contempo del contributo specifico di al-cune associazioni come l’ANSPI, il CSI

e l’AC (nella fattispecie il cam-mino di ACR). In questi mesi ha operato in parrocchia l’associa-zione ANOS che fa capo al cen-tro “Padre Nostro” di Palermo, fondato da don Pino Puglisi, at-traverso un laboratorio artistico manipolativo (ceramiche), met-tendo in campo un itinerario di educazione alla legalità. Tra le attività che si svolgono c’è anche il doposcuola, con la preziosa presenza degli studenti del liceo Pascasino.L’oratorio rimane aperto dal lu-nedì al sabato dalle 16 alle 18.

Stefania Parnasso

Membro della Federazione Italiana Settimanali Cattolici

Proprietà: Diocesi di Mazara del ValloEditore: Associaz. Culturale Orizzonti Mediterranei

Piazza della Repubblica, 6 - 91026 Mazara del Vallo (TP)Tel. 0923 902737 – 338.2372766 – fax 0923 941108

E-mail: [email protected]. Tribunale Marsala n. 140/7 - 2003

Direttore responsabileDon Francesco Fiorino

reDazione:Vittore Saladino (Segretario),

Nicolò Marino, Rosanna Asaro,Franco Puccio, don Giuseppe Ivan Undari,don Vincenzo Noto, Padre Adriano Titone

impaginazione e grafica:Vittore Saladino - Piero Gancitano

stampa:Officine grafiche Rallo

Via San Domenico Savio, 20/A - Mazara del Vallo

Periodico di informazione della Diocesi di Mazara del Vallo

Vita della Diocesi

«Anziani dispensatori di sapienza, testimoni di speranza e opera-

tore di carità» è l’obiettivo dell’associa-zione “La fraternità” di Partanna fon-data nel 1992 da alcune socie di Azione Cattolica.Durante l’anno, e soprattutto in occa-

sione delle vacanze estive, i volontari incontrano numerosi anziani e attra-verso svariate attività li circondano di attenzioni, affetto e stima affinché ognuno venga valorizzato per quel che vuole e vale.

Sasà Pantano

Un gruppo di confrati e consorelle, in rap-presentanza della Confraternita “Maria

SS.Addolorata” di Marsala, accompagnato dal Vice-delegato diocesano don Vito Caradonna e dal Priore Giuseppe Scandaliato, ha parte-cipato al 19° cammino di fraternità delle Con-fraternite delle Diocesi d’Italia, che si è svolto a Roma nei giorni 13 e 14 novembre.In quell’occasione Mons. Armando Brambilla, Vescovo ausiliare di Roma nonché Assistente ecclesiastico della Confederazione delle Con-fraternite, ha inviato un messaggio ai parteci-panti dal titolo “il problema dell’educazione delle nuove generazioni”. “Anche noi membri delle confraternite – afferma Mons. Brambilla nel suo messaggio – siamo chiamati ad interro-garci prima di tutto sulla nostra vita personale e comunitaria per capire quale esempio dia-mo ai giovani circa la nostra identità cristiana. Inoltre, come confraternite – prosegue l’Assistente ecclesiastico – dobbiamo sentire il bisogno di dare il nostro contributo specifico ed originale che fa ri-ferimento in modo particolare alla pietà popolare intesa come religiosità popolare. La pietà popolare – sostiene il Vescovo Brambilla – ci rende popolo di Dio capace di testimoniare la bellezza di essere cristiani, custodi di tradizioni non sorpassate ma vive e piene di valore e significato per la nostra vita e per quella della Chiesa. Le nostre confraternite

devono diventare sempre più luoghi di generazio-ne della fede e della vita buona, affinché sappiano rispondere alla nostalgia di Dio che alberga nei gio-vani, per aiutarli a dare unità all’esistenza di fronte alla frammentazione del vivere odierno. Aiutiamo i giovani – termina il Vescovo nella sua nota – a tirare fuori il potenziale che è in loro e le grandi risorse che hanno per indirizzarle al bene e all’edi-ficazione di un mondo migliore.

Arianna MarinoGiovanni Casano

MarsalaInagurazione dell’oratorio “Santa Teresina”

L’importanza della religiosità popolareConfraternita “Maria SS. Addolorata” di Marsala partecipa al 19° Cammino

di fraternità delle Confraternite d’Italia

Valorizzazione della cittadinanza attivadegli anzianiAssociazione di volontariato favorisce occasionidi scambio culturale

L’abuso di alcol nel nostro territorio è preoccu-pante e il consumo fra i giovani e gli adolescenti

è un fenomeno in forte crescita.Ma questo sembra non interessare nessuno.Per tutti quelli che cadono nel baratro, un aiuto prezioso può arrivare dal CAT (Club degli alcoli-sti in trattamento), spesso, purtroppo, l’unica porta aperta in una società egoista, distratta, ricca di pre-giudizi e povera di solidarietà.Chiunque abbia problemi di alcol – personali o di un proprio familiare - non deve rimandare e non deve avere paura ad affrontarlo. Telefonando al 328.9736094 ci si può rivolgere, in maniera del tut-to gratuita, al CAT dove si potranno trovare tanti amici con cui condividere la libertà dall’alcol.I CAT rappresentano allo stato attuale, uno dei modelli più diffusi di intervento sull’alcolismo e su altri problemi alcolcorelati. Il CAT è un’associazio-ne privata costituita da un gruppo di persone che si incontrano una volta la settimana per un’ora e mezza in un clima di solidarietà, amicizia, accetta-zione e condivisione. Il CAT rappresenta un modo per confrontarsi, per cambiare stile di vita e punta sulle risorse della famiglia più che sul singolo pro-blema o sul singolo soggetto portatore del disagio. Dalla loro nascita, nel 1964 nella clinica psichiatrica di Zagabria diretta dal prof. Hudolin, i CAT si sono moltiplicati in tutto il mondo.Sono presenti In Italia dal 1979, oggi con più di 2500 Club e oltre 30000 famiglie in trattamento.Il metodo Hudolin, rivelatosi statistica-mente efficace nel 75-80% dei casi, ha aiu-tato ad uscire dalla dipendenza migliaia di persone.Per poter ottenere migliori risultati è di fondamentale importanza attivare un networking tra i contesti istituzionali, un lavoro di rete e uno scambio di informazio-ni e di risorse tra servizi territoriali, gruppi

di auto-aiuto, servizi sociali dei comuni, spostan-do il percorso di cura sul territorio e nel contesto familiare; il CAT rappresenta un nodo di tale rete che ci auguriamo, da oggi in poi, sia sempre me-glio collegata e più attiva. La società nel suo insie-me deve assumersi delle responsabilità; nessuno si deve sentire escluso: tutti hanno un ruolo impor-tante da svolgere.

Vittore Saladino

ASSOCIAZIONE GUIDE E SCOUTS SAN BENEDETTO

GRUPPI PARTECIPANTI: PALERMO 1, PALERMO 2, PALERMO 3, PALERMO 21, MISILMERI 2, PIOPPO 1, MONREALE 1, VILLABATE 2, BAGHERIA 1.

ALCOL: SUBDOLA PIAGA SOCIALE Continua l’attività di sostegno e prevenzione del Club degli alcolisti in trattamentodi Marsala

Luce del mondo.Il papa, la Chiesa e i segni dei tempi.

Una conversazione con Peter Seewald

Autore Benedetto XVI (Joseph

Ratzinger); Seewald Peter

Libreria Editrice Vaticana

Prezzo € 19,50, Pagine 280

Un libro intervista di fon-damentale importanza

per comprendere il rappor-to tra Chiesa, fede e socie-tà contemporanea. Papa Benedetto XVI si è “preso un rischio enorme” a scri-vere il libro-intervista Luce del mondo con il giornali-sta tedesco Peter Seewald, compiendo un “atto di vero coraggio comunicativo”. Lo ha affermato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, durante la presentazione ufficiale del volu-me in Vaticano. Seewald ha intervistato già due volte Joseph Ratzinger quando era cardinale. Da quei dia-loghi lo stesso giornalista uscì trasformato, ritrovan-do la propria fede. Ne nacquero anche due libri che furono best seller internazionali Il sale della terra e Dio e il mondo.

IL L

IBRO

Rubrica a cura di Rosanna Asaro

Il Vescovo fischia il calcio d’inizio al campetto messo a disposizione dal preside dell’istituto audiofonolesi

� 3 Dicembre 2010

“II primo servizio da rendere ai ge-nitori consiste nel prepararli e for-marli al loro compito” aiutandoli a “continuare a crescere” perché “solo chi si lascia animare dal desiderio di crescere ancora può aiutare altri a farlo”. Lo ha ricordato ieri mons. Ma-riano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, durante l’omelia per la giornata con-clusiva del XIII congresso nazionale dell’Associazione italiana genitori (Age) sul tema “Genitori in crisi di...crescita! La gioia di vivere insieme la responsabilità educativa” (Roma, 12-14 novembre). Per mons. Crociata,

“il nostro tempo conosce considerevoli difficoltà in questo ambito, poiché spesso la carenza sta pro-prio nella inadeguatezza dei genitori al compito educativo”. Nel migliore dei casi, infatti, “ci si illu-de che cura, protezione e affetto bastino allo svolgi-mento di un così delicato servizio, quando invece c’è vera educazione quando chi sta crescendo viene in-trodotto dalla qualità della persona del genitore ed educatore, dalla sua pre-senza, dall’esempio e dalla

parola al senso del mondo e della vita, alla capacità di distinguere il bene dal

male e di assumere le decisioni con-seguenti, all’apertura all’altro con la capacità di stabilire relazioni auten-tiche”.Durante l’omelia, il segretario della Cei ha ricordato che “dobbiamo portare con noi come un binomio inscindibile e programmatico per-severanza e salvezza” perché “rima-nere fedeli sino alla fine è cammino che introduce nella salvezza”. Tre le indicazioni suggerite dal presule: in primo luogo, “dobbiamo ritenere che una proposta educativa adeguata ha bisogno di svolgersi in un orizzonte che chiamiamo escatologico” perché l’educazione “introduce al senso del mondo e della vita, avvia un percorso di maturazione che, oltre le tappe di un ragionevole completamente uma-no, rimane aperto all’infinito”; in se-condo luogo, “apprendiamo che solo in un clima di fiducia e di speranza è possibile svolgere il compito edu-cativo e percorrere il cammino della crescita umana e credente”. Infine, ha concluso mons. Crociata, “racco-gliamo l’invito di san Paolo a lavora-re con tranquillità, ad apprezzare e promuovere il valore dell’impegno

Attualità Sociale e Religiosa

Per rispondere alla crisi eco-nomica globale occorre un rilancio strategico dell’agri-coltura. Lo ha detto Bene-detto XVI questa domenica in occasione dell’Angelus in piazza San Pietro.Lo scenario attuale, ha detto infatti il Papa, va preso in tut-ta la sua serietà, perché esso è “un sintomo acuto che si è aggiunto ad altri ben più gra-vi e già ben conosciuti, quali il perdurare dello squilibrio tra ricchezza e povertà, lo scandalo della fame, l’emer-genza ecologica e, ormai an-ch’esso generale, il problema della disoccupazione”.Occorre quindi, ha continuato il Pontefice, “rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgico, ma come risorsa indispensabile per il futu-ro”.“Infatti – ha aggiunto –, il proces-so di industrializzazione talvolta ha messo in ombra il settore agri-colo, che, pur traendo a sua volta beneficio dalle conoscenze e dalle tecniche moderne, ha comunque perso di importanza, con notevoli conseguenze anche sul piano cul-turale”.Inoltre, “la tentazione per le eco-nomie più dinamiche è quella di rincorrere alleanze vantaggiose che, tuttavia, possono risultare gravose per altri Stati più poveri, prolungando situazioni di pover-tà estrema di masse di uomini e donne e prosciugando le risorse naturali della Terra”.

A questo va aggiunto anche che nei Paesi di antica industrializza-zione vengo-no spesso in-centivati “stili di vita improntati ad un consumo insostenibile, che risultano anche dannosi per l’ambiente e per i po-veri”.“Occorre puntare, allora, in modo veramente concertato, su un nuo-vo equilibro tra agricoltura, indu-stria e servizi, perché lo sviluppo sia sostenibile, a nessuno man-chino il pane e il lavoro, e l’aria, l’acqua e le altre risorse primarie siano preservate come beni uni-versali”.Fondamentale, perciò, “coltivare e diffondere una chiara consapevo-lezza etica, all’altezza delle sfide più complesse del tempo presente; educarsi tutti ad un consumo più saggio e responsabile; promuo-vere la responsabilità personale

Due o tre mesi per giungere alla versione definitiva del “Pia-no nazionale per la famiglia”, che poi “dovrà essere valutato dal governo, avere il parere della Conferenza Stato-Regioni, passare nelle commissioni parlamentari e da ultimo torna-re al governo per la decisione finale”. In un’intervista al SIR Pierpaolo Donati, direttore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, fa un bilancio del-la Conferenza nazionale della famiglia che si è chiusa oggi pomeriggio (10 novembre) a Milano. “Qui – rileva Donati – è emersa la grande ricchezza della società civile per realiz-zare delle vere politiche familiari, soprattutto a livello locale”, e se “sullo sfondo c’è certamente lo Stato sociale, in partico-lare nella sua nuova espressione federalista”, “la novità è rap-presentata dall’estrema ricchezza di esperienze in atto nei territori, spesso poco conosciute”. La Conferenza, insomma, “ha espresso una nuova cultura, che chiede di affrontare i problemi concreti con un diverso assetto del welfare”.Il direttore tecnico-scientifico dell’Osservatorio interviene anche in merito alle risorse finanziarie per la famiglia: pro-prio in questi giorni sono emerse delle criticità, dai tagli ai

fondi per le adozioni internazionali lamentati dall’Aibi alla riduzione del numero di consultori familiari, fino alla de-nuncia dell’economista Luigi Campiglio, secondo il quale in 15 anni i fondi a disposizione della famiglia (come gli assegni familiari e i contributi per la maternità) sono diminuiti di oltre 11 miliardi di euro. “Certamente – commenta Donati – c’è un problema di spesa, e io stesso ho lamentato gravissi-mi tagli per quanto riguarda le politiche familiari – il fondo per la famiglia è stato ridotto a meno della metà nella pro-spettiva della legge di stabilità –, mentre negli ultimi anni c’è stato un deprezzamento degli aiuti finanziari ed economici alle famiglie”. “Ma il problema – aggiunge – non è chiedere più soldi allo Stato, come fosse una mucca da mungere al-l’infinito. In presenza di scarsità di risorse, piuttosto, tutti gli attori della società civile devono contribuire: le imprese con un welfare familiare aziendale, le fondazioni bancarie dando priorità alle politiche familiari sul territorio, le associazioni di categoria creando le condizioni per servizi ‘family frien-dly’, i comuni adottando formule favorevoli alle famiglie nu-merose senza costi aggiuntivi”.

Il 21 novembre prossimo, festa di Cristo Re del-l’Universo, giornata di preghiera per i fratelli di fede perseguitati dell’Iraq, immersi in un mare di dolore e di paura. Sono i cristiani, soprattutto cat-tolici, già da tempo oggetto di attacchi e persecu-zioni, i fratelli di fede per i quali siamo invitati dai vescovi italiani a pregare. Anche recentemente vi sono stati 50 morti uccisi in chiesa e 80 feriti. Ma la serie degli attentati e dei morti e di coloro che sono dovuti scappare e abbandonare la propria terra è molto lunga. Qualcuno dovrebbe raccoglie-re e documentare puntualmente, anzi puntiglio-samente la storia della persecuzione anticristiana del secolo scorso che continua nel nuovo in tante parti del mondo. Dobbiamo sapere e deve sapere il mondo. Tut-ti sono informati delle cadute degli uomini di Chiesa, degli errori e inadempienze. Non c’è scandalo che non venga strombazzato ai quattro venti dalla selva media-tica agitata dal vento. Raccontiamo senza falsi pudori ciò che accade a dei poveri cristiani abbandonati a se stessi senza sicura difesa da parte delle istituzioni locali e spesso ignorati da quelle internazionali.Ora un’organizzazione che si chiama Ministero del-la guerra dello Stato islamico d’Iraq ha dichiarato che i cristiani, tutti, sono diventati “obbiettivi legittimi”. È angosciante la parola “legittimi”. Chi è che dà questa le-gittimazione? Solo Dio è padrone della vita e della mor-te. Benedetto XVI ha ripetuto con forza a più riprese, a cominciare dalla famosa lezione di Regensburg, che nessuno può usare la fede e la religione e mettere in mezzo Dio per “legittimare”, la violenza è contraria alla religione e alla ragione. Ma oggi ci sono ancora nel mondo immense moltitudini, per di più ignoranti, che identificano Cristianesimo e Occidente come fos-sero un’unica realtà, pronte a legittimare l’eliminazione dell’infedele o dell’apostata o semplicemente del tra-sgressore di una legge divina. Quello che i fanatici con-siderano “infedele”, anche se non fa nulla di male, con la sua stessa presenza disturba, scandalizza, impedisce il cammino nella via di Dio. Se poi si mette nel gioco politico o degli affari, perché deve pur vivere, presta il fianco ad accuse di ogni genere. Questa è la spiegazione degli attentati che avvengono in una fascia che va dal-l’Indonesia all’India, dal Pakistan al Medio Oriente, e si estende fino ai Paesi islamici dell’Africa subsahariana.C’è anche un’aspra lotta all’interno del mondo musul-mano, tra correnti e gruppi rivali, che provoca molte vittime pure tra i musulmani. Ma qui si deve consi-derare l’identità degli attentatori. Finché esiste anche l’idea che si possa onorare la propria fede facendo uso del proprio corpo come di una bomba esplosiva contro vittime innocenti, dobbiamo aver paura di una barbarie che avanza.Con tale barbarie ammantata di religione avanza anche

la ten-taz ione dell’atei-smo, il c o s i d -d e t t o “ n u o v o ateismo” che ha d i c h i a -r a t o g u e r r a

alla religione considerata un male sociale. E tale è nel fanatismo mistico e delirante di Al Qaeda. Sono finiti i tempi dell’illusione dialogica priva di spirito critico. Il dialogo deve aprire un confronto serio e serrato sulle basi della convivenza e sul riconoscimento del diritto alla diversità nei termini consentiti dalla legge e dalla dichiarazione universale dei diritti degli uomini.Si è detto e si dice ancora che si tratta di attentati che riguardano solo una piccola minoranza esaltata, un’or-ganizzazione estremista e fanatica. Si dice pure che in fondo si tratta di numeri esigui rispetto alla moltitu-dine di musulmani che supera il miliardo. Qualcuno insiste sul motivo politico che vuole ammantarsi di ra-gioni religiose, altri che si tratti di ragioni religiose che vogliono camuffarsi di motivazioni politiche. È bene non illudersi. Il pastore evangelico, che voleva bruciare il Corano, è un brutto esempio e, tuttavia, è veramente un personaggio singolo isolato, che i media hanno reso capace di farlo diventare un detonatore di un’arma che si è rivolta contro di lui che ha finito per fare un clamo-roso autogol, evocando con il gesto minacciato pagine tristi di storia. Il mondo occidentale cristiano e laico ha protestato contro il fanatico pastore protestante, men-tre a fronte degli attentati la grande comunità musulmana, la “umma”, sparsa nel mondo con tutti i suoi capi, teologi, sceicchi, mullah, non ha dato segni di vita.Ma qui non si tratta poi tanto di bruciare i libri cristiani che tra i cre-denti musulmani non possono cir-colare, ma di uccidere i cristiani, vi-sti, anche dopo il Sinodo dei vescovi cattolici del Medio Oriente svolto a Roma, come una comunità legata all’odiato occidente e all’America. Male fece Bush a fare la guerra con-tro l’Iraq e ad enunciare il proposi-to di una crociata per la libertà e la democrazia, ed è una colpa che si paga. Preghiera e studio, conoscen-za e confronto, coraggio nel dialogo

Le foto dei due sacerdoti iracheni uccisi il 31 ottobre nella chiesa siro-cattolica esposte nella stessa chiesa durante la messa

Il Papa: rilanciare l’agricoltura per rispondere alla crisi globaleOccorre educare ad

CRISTIANI PERSEGUITATIL’inquietante silenzioPerché tace la comunità musulmana sparsa nel mondo?

“UN DIVERSO ASSETTO DEL WELFARE”

Mons. Crociata - L’educazione “introduceal senso del mondoe della vita”

CONFERENZA FA-

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