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POSITION PAPER OLIO DI PALMA Febbraio 2013

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POSITION PAPER

OLIO DI PALMA

Febbraio 2013

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AVVERTENZA

Questo è un documento interno, riservato alle Aziende aderenti ad AIDEPI e costituisce un toolbox i cui contenuti potranno essere adattati alle specifiche esigenze aziendali.

Gli obiettivi del documento sono:

• condividere i messaggi chiave, la posizione e gli impegni adottati dal comparto in

merito alla problematica relativa all’impiego di olio di palma nei prodotti

alimentari

• fornire all’Associazione e alle Aziende aderenti argomentazioni e strumenti

condivisi da utilizzare in attività di comunicazione in caso di crisi ed emergenze.

• costituire la base di riferimento condivisa per ogni eventuale comunicazione

esterna di AIDEPI.

Il documento si compone di tre sezioni:

• la prima sezione “background”, delinea lo scenario di riferimento, le modalità di

emersione della issue in ambito scientifico, istituzionale e mediatico;

• la seconda sezione “key facts” individua, sulla base della copiosa letteratura

scientifica disponibile, le argomentazioni tecniche più appropriate per riportare il

dibattito in termini di obiettività scientifica;

• la terza sezione “Q&A” è impostata sul target degli opinion makers e costituisce

un tool per le strategie di relazione con i media del sistema associativo AIDEPI

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Indice dei contenuti

Background Scenario di riferimento

Key facts 1. Caratteristiche tecnologiche e nutrizionali

2. Aspetti salutistici

3. Sostenibilità ambientale

Question & Answer

Fonti

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Background

SCENARIO DI RIFERIMENTO

Origine e composizione dell’olio di palma L’olio di palma è tra gli ingredienti più utilizzati al mondo e se ne hanno evidenze fin dai tempi dell’antico Egitto (2.600 a.C.). È un olio vegetale derivante dal frutto della palma da olio (Elaeis guineensis), una pianta originaria dell’Africa occidentale e diffusa nelle zone tropicali. Indonesia e Malesia oggi coprono l’85% della produzione mondiale. I frutti della palma sono composti da una parte carnosa (mesocarpo) che contiene dal 40 al 60% di olio, caratteristica che rende molto efficiente il processo estrattivo senza uso di solventi. A differenza della maggior parte degli oli vegetali, l’olio di palma è ricco di acidi grassi saturi (50%), oltre che acidi grassi monoinsaturi (40%) e polinsaturi (10%). L’acido palmitico rappresenta il principale acido grasso seguito dall’acido oleico e dall’acido linoleico. Problematiche nutrizionali e salutistiche L’olio di palma a partire dagli anni 80 è stato oggetto, in particolare negli USA, di una campagna mediatica circa potenziali effetti negativi sulla salute associati al suo consumo alimentare. La principale ragione di questo attacco era l’elevato contenuto di acidi grassi saturi, sostanze che vengono considerate generalmente ipercolesterolemiche, e quindi correlate al rischio di sviluppo di malattie cardiovascolari e altre malattie cronico-degenerative. Problematica ambientale La coltivazione di questa pianta ha avuto una rapida espansione a partire dagli anni ‘90 e la superficie dedicata è cresciuta in modo esponenziale tanto da portare la comunità internazionale ad associare l’olio di palma alla deforestazione e a presentarlo come unico responsabile di questo problema e dell’impatto che potrebbe avere sulla fauna che popola tali foreste (tra cui, per esempio, gli orango-tango). Il caso Francese Questo doppio dibattito ambientale e salutistico coinvolge ad oggi in particolare la Francia in cui i media e le ONG stigmatizzano la grande diffusione dell’olio di palma sia negli alimenti che nei prodotti non alimentari. Di conseguenza alcuni distributori e alcune aziende alimentari hanno iniziato a produrre alimenti “palm oil free” utilizzando tale caratteristica come leva di marketing in ogni tipo di messaggio promozionale.

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Dati di mercato e stime sui consumi di olio di palma e acidi grassi saturi nella popolazione italiana La produzione e la distribuzione di olio di palma secondo i dati USDA (PSD Online) è così suddivisa:

produzione mondiale 2010/2011: 47.923.000 tonnellate;

importazione EU-27 2010/2011: 4.639.000 tonnellate. Dai dati di commercio estero ISTAT, 2011, le importazioni italiane di “olio di palma”, destinato ad usi alimentari sono pari a 357.130 tonnellate. Considerando:

la popolazione italiana (2011): 59.470.000;

i consumi italiani pro-capite 2011 di prodotti dolciari (di cui cioccolato, forno e gelati): kg 22,62 (fonte AIDEPI)

la percentuale media di olio di palma contenuta nelle principali categorie merceologiche del settore dolciario, sulla base delle ricette utilizzate: 10%

Sulla base dei dati AIDEPI risulta un consumo pro-capite di olio di palma nel Settore Dolciario: 2,26 kg equivalente a 6,1 g/persona al giorno, e corrispondente a una assunzione di acidi grassi saturi pari a circa 3 g/persona-giorno, considerando il contenuto di acidi grassi saturi nell’olio di palma pari al 50% e ipotizzando che tutti i dolci contengano quest’olio.

Risultato simile si ottiene anche combinando i dati di consumo medi nella popolazione italiana (Leclercq et al. 2009) con il contenuto di acidi grassi saturi delle principali categorie alimentari, rilevabile nelle tabelle di composizione degli alimenti dell’INRAN1:

l’intake totale medio di acidi grassi saturi ottenuto con questa stima è risultato pari a 28 g/persona-giorno;

il contributo dei prodotti dolciari è di 2,88 g/persona-giorno quindi pari al 10% dell’assunzione totale.

L’INRAN ci fornisce il contributo delle diverse categorie alimentari all’assunzione totale di acidi grassi saturi nella dieta italiana evidenziando così lo scarso apporto dei grassi saturi da parte del dolciario. (vedi Figura 1)

1 E. Fattore, R. Fanelli. 2012. “Olio di palma e gli effetti sulla salute”

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Fig. 1 Apporto delle diverse categorie alimentari all'assunzione totale di acidi grassi saturi nella popolazione italiana (DATI INRAN-SCAI 2005-06) espresso in a) g/persona-giorno e b) contributo percentuale.

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Key facts

CARATTERISTICHE TECNOLOGICHE E NUTRIZIONALI

L’OLIO DI PALMA È TRA GLI INGREDIENTI ALIMENTARI PIÙ UTILIZZATI AL MONDO PERCHÉ: 1. PRESENTA UN’AMPIA VERSATILITÀ TECNOLOGICA 2. CONSENTE DI NON RICORRERE ALL’IDROGENAZIONE, RIDUCENDO/ELIMINANDO

GLI ACIDI GRASSI TRANS 3. PERMETTE LA RIDUZIONE DEL CONTENUTO DI SATURI ATTRAVERSO OPPORTUNE

MISCELE

ASPETTI SALUTISTICI

I DATI SCIENTIFICI ATTUALMENTE DISPONIBILI NON CONFERMANO GLI EFFETTI NEGATIVI SULLA SALUTE DELL’OLIO DI PALMA CONTENUTO NEI DOLCI POICHÉ: 1. È STATO FORTEMENTE RIDIMENSIONATO IL NESSO TRA ACIDI GRASSI SATURI E

ELEVATI LIVELLI DI COLESTEROLO. NELLO SPECIFICO ALL’ACIDO PALMITICO È STATA RICONOSCIUTA UNA ASSOLUTA NEUTRALITÀ SUL METABOLISMO DEL COLESTEROLO.

2. IL CONTRIBUTO DI ACIDI GRASSI SATURI DERIVANTE DALL’OLIO DI PALMA NEI PRODOTTI DOLCIARI È MOLTO MARGINALE

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE L’OLIO DI PALMA È UNA DELLE SOLUZIONI PIÙ PRATICABILI PER RISPONDERE ALLA CRESCENTE DOMANDA MONDIALE DI OLI VEGETALI IN QUANTO: 1. HA LA POSSIBILITÀ DI ESSERE PRODOTTO E CERTIFICATO SECONDO LE LINEE GUIDA

RSPO (ROUNDTABLE ON SUSTAINABLE PALM OIL) 2. HA UN RIDOTTO IMPATTO AMBIENTALE (RISPETTO AD ALTRI OLI VEGETALI):

RISULTA INFATTI ESSERE CARATTERIZZATO DA BASSE SUPERFICI COLTIVATE IN RELAZIONE ALLE ELEVATE RESE PRODUTTIVE, BASSE EMISSIONI DI CO2 E RIDOTTI FABBISOGNI IDRICI.

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1. CARATTERISTICHE TECNOLOGICHE E NUTRIZIONALI PRESENTA UN’AMPIA VERSATILITÀ TECNOLOGICA L'olio di palma è tra gli ingredienti più utilizzati al mondo. Viene impiegato in una vasta gamma di prodotti alimentari (circa i 2/3 dei prodotti contenenti oli vegetali) tra cui anche i prodotti dolciari (prodotti da forno, confetteria e gelati) poiché possiede proprietà fisiche e organolettiche uniche che permettono di soddisfare le variegate esigenze dei consumatori:

il sapore dell'olio di palma è neutro. si conserva particolarmente bene e possiede una buona resistenza

all’irrancidimento. le sue proprietà fisiche (durezza, consistenza e plasticità) conferiscono ad

un’ampia gamma di alimenti una struttura molto apprezzata (cremosità o croccantezza a seconda dei casi).

CONSENTE DI NON RICORRERE ALL’IDROGENAZIONE, RIDUCENDO/ELIMINANDO GLI ACIDI GRASSI TRANS In taluni casi esistono delle vere e proprie barriere tecnologiche alla sostituzione totale o parziale dell'olio di palma. Per realizzare prodotti a consistenza dura o semi-dura (ad esempio i gelati e i ripieni di prodotti di confetteria) è necessario impiegare grassi solidi a temperatura ambiente per stabilizzare la struttura dell’alimento, come appunto i grassi ricchi di acidi grassi saturi oppure i grassi idrogenati2. L’olio di palma è pressoché solido a temperatura ambiente e non necessita di idrogenazione. Di conseguenza l’olio di palma è stato ed è una valida alternativa ai grassi idrogenati e riveste quindi un ruolo centrale nella riduzione/eliminazione del contenuto di acidi grassi TRANS3 nei prodotti alimentari. Alcuni studi hanno infatti confermato che per le applicazioni che richiedono grassi concreti, l’utilizzo di grassi naturali saturi, come l’olio di palma, siano preferibili rispetto a quelli modificati per idrogenazione, in ragione dell’effetto di questo processo sulle malattie cardiovascolari (Hayes et al 2010). A tal proposito le Aziende dolciarie aderenti a AIDEPI (che rappresentano oltre l’80% del mercato), sin dal 2004 si sono impegnate ad eliminare o ridurre i livelli di grassi

2 Il processo di idrogenazione consiste nella saturazione dei doppi legami della catena idrocarburica

degli acidi grassi insaturi, in parte o totalmente, in modo da rendere più concreta (meno fluida) la

sostanza grassa trattata. L’idrogenazione parziale è accompagnata sempre dalla formazione di acidi

grassi TRANS, in quantità più o meno consistenti in funzione delle scelte di processo 3 Gli acidi grassi trans sono acidi grassi monoinsaturi la cui conformazione del doppio legame è diversa

da quella normalmente presente in natura – configurazione cis. Gli acidi grassi trans, avendo una

conformazione lineare, hanno un comportamento chimico-fisico più simile agli acidi grassi saturi (solidi

a temperatura ambiente) che non ai corrispondenti acidi grassi monoinsaturi cis. Anche dal punto di

vista nutrizionale, analogamente agli acidi grassi saturi, alzano le lipoproteine a bassa densità - LDL,

colesterolo “cattivo” - e in aggiunta abbassano le lipoproteine ad elevata densità - HDL, colesterolo

“buono” - comportandosi in modo peggiore degli acidi grassi saturi.

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TRANS in tutti i prodotti. Tale impegno è confluito nell’ambito di un più articolato ed esteso “Codice A.I.D.I. di iniziative volontarie dell’industria dolciaria per la promozione di comportamenti alimentari salutari”, quale contributo responsabile alla prevenzione della obesità nell’ambito della campagna interministeriale “Guadagnare Salute”, presentato ufficialmente al Ministero il 28 giugno 2007. PERMETTE LA RIDUZIONE DEL CONTENUTO DI SATURI ATTRAVERSO OPPORTUNE MISCELE La qualità nutrizionale dei prodotti alimentari non dipende dalla presenza o assenza di un particolare ingrediente. È, invece, opportuno considerare la loro composizione nutrizionale globale. Ove tecnologicamente praticabile, le caratteristiche dell'olio di palma rendono, infatti, possibile l’utilizzo abbinato di olii con elevato contenuto di grassi insaturi, come l'olio di girasole o di colza, con conseguente riduzione del contenuto di acidi grassi saturi nel prodotto finito. Quindi l’uso di appropriate miscele di olio di palma con altri oli vegetali consente da un lato il mantenimento delle necessità tecnologiche (consistenza e stabilità ossidativa) e delle proprietà organolettiche e dall’altro il miglioramento della composizione nutrizionale del prodotto finito (riduzione di saturi e TRANS).

In sintesi, la scelta delle materie grasse alimentari nelle ricette è il risultato di un compromesso tra struttura, comportamento tecnologico, resistenza al calore, stabilità all'ossidazione, caratteristiche nutrizionali, gusto e sapore del prodotto finito. L'olio di palma soddisfa in pieno queste esigenze e per taluni alimenti non esiste ancora un'alternativa vegetale a quest’olio senza che ne risultino profondamente modificati la struttura, l'aspetto, il gusto e la durabilità del prodotto.

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2. ASPETTI SALUTISTICI È STATO FORTEMENTE RIDIMENSIONATO IL NESSO TRA ACIDI GRASSI SATURI E ELEVATI LIVELLI DI COLESTEROLO La principale ragione di attacco dell’olio di palma dal punto di vista nutrizionale e salutistico è il suo contenuto di acidi grassi saturi, sostanze che vengono considerate generalmente ipercolesterolemiche, e quindi associate al rischio di sviluppo di malattie cardiovascolari e altre malattie cronico-degenerative. Oggi questa correlazione tra saturi e malattie cardiovascolari è fortemente ridimensionata. Lo studio “Palm oil and palmitic acid: a review on cardiovascular effects and carcinogenicity” (Fattore E et al, 2013) condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, fornisce una panoramica sulle attuali evidenze scientifiche in merito ai potenziali effetti negativi sulla salute dovuti al consumo di olio di palma, con particolare riferimento al rischio di malattie cardiovascolari e alla cancerogenesi. In estrema sintesi, dalla revisione degli studi scientifici più recenti, l’Istituto evidenzia che :

in relazione al rischio di malattie cardiovascolari la letteratura scientifica ha ridimensionato il ruolo negativo degli acidi grassi saturi e ha messo in rilievo l’effetto protettivo dovuto all’assunzione degli acidi grassi polinsaturi. Nello specifico per l’acido palmitico, tipico dell’olio di palma, si è riconosciuta una pressoché assoluta neutralità metabolica in ragione dell’aumento del colesterolo HDL insieme al colesterolo LDL che rende quindi non sostenibile l’accentuazione di rischi per la salute legati a questo fenomeno. (Astrup et al. 2011; Mozaffarian et al. 2011; Siri-Tarino et al. 2010; Willett 2011; Mensik et al. 2003; Ng et al. 1992).

in relazione al rischio di cancro l’Istituto non ha rilevato alcuno studio epidemiologico sul consumo di olio di palma come alimento nel suo insieme che valuti tale correlazione. Inoltre in merito al ruolo dei singoli acidi grassi che costituiscono l’olio di palma (in particolare l’acido palmitico) sullo sviluppo di cancro gli studi non presentano evidenze probanti.

La teoria nutrizionale legata alla ipotesi di un ruolo primario degli acidi grassi saturi, e in particolare dell’acido palmitico - tipico dell’olio di palma, nella induzione di elevati livelli di colesterolo sanguigno è oggi molto ridimensionata ed anche la correlazione tra olio di palma e sviluppo di cancro non è stata comprovata, pertanto lo studio ci fornisce evidenze estremamente rassicuranti.

Un altro interessante studio condotto dall’Università delle Nazioni Unite (Ong ASH et al. 2002) presenta una oggettiva disamina di molti dei principali studi sugli effetti

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dell’olio di palma sulla salute con dimostrazione dei falsi pregiudizi con cui esso viene valutato. In particolare conferma che l’acido palmitico contenuto nell’olio di palma ha un effetto neutrale sul colesterolo sanguigno. Viene peraltro descritto il ruolo dell’olio di palma nella nutrizione evidenziando il ridotto impatto dei grassi alimentari sulle malattie cardiovascolari.

È bene infine ricordare che non è il singolo nutriente/ingrediente/prodotto a determinare l’insorgenza delle malattie cronico-degenerative, ma una moltitudine di fattori, tra cui una scorretta alimentazione nel suo complesso ed uno stile di vita sedentario.

IL CONTRIBUTO DI ACIDI GRASSI SATURI DERIVANTE DALL’OLIO DI PALMA NEI PRODOTTI DOLCIARI È MOLTO MARGINALE 4 Combinando i dati di consumo medi nella popolazione italiana (Leclercq et al. 2009) con il contenuto di acidi grassi saturi delle principali categorie alimentari, rilevabile nelle tabelle di composizione degli alimenti dell’INRAN, è emerso che l’intake totale medio di acidi grassi saturi ottenuto con questa stima è risultato pari a 28 g/persona-giorno e il contributo dei prodotti dolciari è di 2,88 g/persona-giorno, corrispondente al 10%. Considerando che l’olio di palma non è l’unico ingrediente dei prodotti dolciari apportatore di grassi saturi, il contributo dell’olio di palma contenuto nei prodotti dolciari all’assunzione di acidi grassi saturi è sicuramente inferiore al 10% dell’intake totale medio di acidi grassi saturi nella popolazione italiana. Questo dato è confermato anche dallo Studio EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition - Linseisen et al. 2009) che, oltre a individuare nell’Italia il paese europeo con il più basso intake di saturi, rileva che il contributo dei prodotti dolciari al consumo di questi grassi è compreso tra il 10 e il 15%. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indica come valore guida, una assunzione di acidi grassi saturi con la dieta al di sotto del 10% dell’apporto calorico giornaliero equivalente a 200 kcal (su un apporto energetico medio di 2000 kcal per persona) ovvero 22 g/persona-giorno.

Emerge dunque che, “nonostante l’assunzione di acidi grassi saturi nella popolazione italiana sia leggermente superiore ai valori suggeriti dalla OMS, il contributo derivante dall’olio di palma nei prodotti dolciari è limitato, anche simulando come condizioni sperimentali quelle più sfavorevoli, cioè consumi irrealisticamente elevati”.

4E. Fattore, R. Fanelli. 2012. “Olio di palma e gli effetti sulla salute”

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3. SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

POSSIBILITÀ DI ESSERE PRODOTTO E CERTIFICATO SECONDO LE LINEE GUIDA RSPO (ROUNDTABLE ON SUSTAINABLE PALM OIL) La coltivazione di questa coltura ha avuto una rapida espansione a partire dagli anni ‘90 e la superficie dedicata è cresciuta in modo esponenziale tanto da portare la comunità internazionale a riflettere su come salvaguardare l’ambiente e favorire modalità di produzione e consumo sostenibili. Da un punto di vista ambientale, quando viene prodotto in modo sostenibile, rimane una delle soluzioni più praticabili per rispondere alla crescente domanda mondiale di oli vegetali. L’olio di palma può essere prodotto secondo le linee guida dettate dall’RSPO - iniziativa globale multi-stakeholder il cui obiettivo è quello di promuovere la crescita e l’uso di olio di palma sostenibile, attraverso la collaborazione all’interno della supply chain ed il dialogo aperto fra gli stakeholders - che contengono principi e criteri utilizzati dall’RSPO per la produzione di olio di palma sostenibile. I criteri vengono definiti come gli standard più rigidi a livello mondiale per una produzione agricola sostenibile e sono stati, inoltre, adottati su altre colture. I produttori sono certificati attraverso una severa verifica del processo produttivo e certificati da organismi di certificazione approvati dall’RSPO. L’interesse è quindi di aumentare i volumi di mercato di olio di palma certificato, raggiungendo una fornitura sostenibile di olio di palma nell’interesse stesso degli utilizzatori. RIDOTTO IMPATTO AMBIENTALE Se paragonato ad altri oli vegetali, l’olio di palma risulta avere un ridotto impatto ambientale essendo caratterizzato da: basse superfici coltivate in relazione alle elevate rese produttive, basse emissioni di CO2 e ridotti fabbisogni idrici. L’olio di palma possiede un vantaggio in termini di coltivazione, in quanto risulta essere una coltura altamente produttiva. Se dovessimo sostituire la palma con altri grassi vegetali, la superficie da utilizzare sarebbe, nel caso della soia per esempio, circa 6 volte superiore, e di conseguenza problematiche quali il land-grabbing potrebbero amplificarsi ed assumere maggior rilevanza (Schmidt et al. 2007; Dalgaard et al. 2008). Sulla base delle proiezioni del documento FAO “How to Feed the World in 2050”, risulta chiara la necessità di ricercare colture sostenibili dal punto di vista ambientale, in grado di soddisfare il crescente fabbisogno alimentare, così come viene illustrato nelle Tabelle 1-2. In particolare la FAO stima, per il consumo globale di oli vegetali, un tasso di crescita annuale medio del 2,2% nel decennio 2010-20.

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Tabella 1 – World Population 1965-2050

Tabella 2 - Global progress in food consumption

Per ciò che riguarda resa ed utilizzo di risorse, la palma da olio risulta essere vantaggiosa rispetto ad altre oleaginose, sia per rese colturali espresse come t/ha (da circa 6 a 20 volte superiore rispetto a ulivo e colza e/o soia) che per rese in olio, espresse come l/ha (circa 4 volte superiore rispetto alla colza).

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Inoltre, mediante la valutazione dei tre indicatori di performance ambientale, quali Carbon Footprint, Water Footprint ed Ecological Footprint, l’olio di palma ha conseguito risultati analoghi all’olio di colza per quanto riguarda il primo indicatore, mentre nel caso dell’Ecological Footprint l’olio di colza ha riportato valori all’incirca doppi rispetto all’olio di palma (Schmidt 2010; Yields Fao 2009).

COLTURA Unità

Funzionale UF

Carbon Footprint GWP100

[kg CO2/UF]

Water Footprint

WF [litri/UF]

Ecological Footprint

EF [global m2/UF]

Rese colturali medie [t/ha]

Rese in olio

medie [litri/ha]

SOIA 1 kg

0,901 (raffineria

non considerata)

~4.200 ~31 3,2 700

PALMA 1 kg 2,47 ~5.000 ~15 18-20 4.500

COLZA 1 kg 2,22 ~4.300 ~27

3-3,5 (Europa)

1-2 (resto

del mondo)

1.200

GIRASOLE 1 kg 4,38 ~6.600 ~25 1,5-1,8 1.000

ULIVO 1 kg 3,897 ~5.000 ~15 0,7-2,5 18-205

AIDEPI promuove l’utilizzo del 100% di olio di palma sostenibile certificato entro il 2015, in modo tale da contribuire concretamente, secondo criteri attualmente riconosciuti, allo sviluppo sostenibile. Dal punto di vista di sostenibilità sociale infine, la coltivazione della palma da olio svolge un ruolo di primaria importanza nei confronti del Prodotto Interno Lordo e dello sviluppo rurale negli stati produttori, contribuendo a ridurre condizioni di povertà.

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Q&A olio di palma

SALUTE A fronte dei numerosi dubbi nutrizionali e salutistici sull’olio di palma, cosa sta facendo l’industria dolciaria?

Da tempo raccogliamo e monitoriamo gli studi scientifici internazionali su tale problematica. In particolare uno studio recente condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (Fattore E et al, 2013) ha rilevato che la letteratura scientifica recente ha molto ridimensionato il ruolo negativo degli acidi grassi saturi nella dieta e di conseguenza dell’acido palmitico tipico dell’olio di palma. Quest’aspetto era stato già evidenziato nel 2002 dall’Università delle Nazioni Unite che in una oggettiva disamina di molti dei principali studi sugli effetti dell’olio di palma sulla salute ha confermato che l’acido palmitico contenuto nell’olio di palma ha un effetto neutrale sul colesterolo sanguigno. È stato inoltre evidenziato che il contributo di acidi grassi saturi derivante dall’olio di palma nei prodotti dolciari è molto marginale (inferiore al 10%) tenuto conto delle modeste quantità di olio di palma impiegato nelle ricette e dei bassi consumi di prodotti dolciari a livello nazionale rispetto agli altri paesi dell’UE. Siamo consapevoli come industria che l’eccesso di consumo di taluni nutrienti come grassi, zuccheri e sale, unitamente all’assenza di movimento e più in generale ad uno stile di vita non corretto, è una delle principali cause dell’obesità e sovrappeso. Ecco i nostri impegni: 1. Collaboriamo attivamente con le Istituzioni sovranazionali e nazionali per

promuovere l’adozione di stili di vita sani ed equilibrati. A livello europeo aderiamo alla Piattaforma UE su Dieta, Attività Fisica e Salute, mentre a livello Italiano abbiamo aderito al Programma Guadagnare Salute e abbiamo condiviso protocolli d’intesa con il Ministero della Salute specificamente dedicati al marketing responsabile e al miglioramento della qualità nutrizionale dei prodotti.

2. Investiamo continuamente in innovazione e riformulazione dei prodotti al fine di migliorarne la qualità nutrizionale. Siamo impegnati a mantenere e rafforzare anche nei prossimi anni questo impegno al fine di ridurre il contenuto e l’apporto di zuccheri, grassi e sale nei nostri prodotti.

3. Cerchiamo di soddisfare le varie esigenze dei consumatori e di assicurare la più ampia possibilità di scelta, offrendo moltissime tipologie di prodotti.

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4. Indichiamo sui prodotti le informazioni nutrizionali sia per 100 g che per porzione, riferite ai principali macronutrienti, nonché la percentuale dei consumi di riferimento sul valore energetico (GDA – Guideline Daily Amounts) al fine di consentire ai consumatori di fare scelte alimentari consapevoli e salutari.

5. Promuoviamo campagne di educazione alimentare mirate a sensibilizzare il consumatore sia sul ruolo nutrizionale della prima colazione e della merenda in un corretto stile alimentare, sia su aspetti di consumo dei nostri prodotti, come ad esempio la dimensione della porzione, la frequenza del consumo, l’opportunità di non lasciare gli alimenti nella libera disponibilità dei bambini.

6. Promuoviamo l’adozione di codici di condotta condivisi che disciplinino l’attività di marketing e pubblicità con l’obiettivo specifico di tutelare i bambini nei confronti del rischio del sovrappeso e dell’obesità.

Come mai continuate ad utilizzare l’olio di palma ricco di acidi grassi saturi e non altri grassi vegetali?

La scelta delle materie grasse alimentari nelle ricette è il risultato di un compromesso tra struttura, comportamento tecnologico, caratteristiche nutrizionali, gusto e sapore del prodotto finito. L'olio di palma soddisfa in pieno queste esigenze:

Il sapore dell'olio di palma è neutro. Si conserva particolarmente bene e possiede una buona resistenza

all’irrancidimento. Le sue proprietà fisiche (durezza, consistenza e plasticità) conferiscono ad un

ampia gamma di alimenti una struttura molto apprezzata (cremosità o croccantezza a seconda dei casi).

Per taluni alimenti non esiste ancora un'alternativa vegetale a quest’olio senza che ne risultino profondamente modificati la struttura, l'aspetto e il gusto e il tempo di conservazione. Per realizzare prodotti a consistenza dura o semi-dura (ad esempio i gelati e i ripieni di prodotti di confetteria) è necessario impiegare grassi solidi a temperatura ambiente per stabilizzare la struttura dell’alimento, come appunto i grassi ricchi di acidi grassi saturi oppure i grassi idrogenati. L’olio di palma è pressoché solido a temperatura ambiente e non necessita di idrogenazione. Di conseguenza l’olio di palma è stato ed è una valida alternativa ai grassi idrogenati e riveste quindi un ruolo centrale nella riduzione del contenuto di acidi grassi TRANS nei prodotti alimentari. In sintesi a livello tecnologico è uno dei migliori grassi vegetali disponibili. È stato inoltre stimato che il contributo di acidi grassi saturi derivante dall’olio di palma nei prodotti dolciari è molto marginale (inferiore al 10%) tenuto conto delle modeste quantità di olio di palma impiegato nelle ricette e dei bassi consumi di prodotti dolciari a livello nazionale rispetto agli altri paesi dell’UE.

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Come mai continuate ad utilizzare l’olio di palma ricco di acidi grassi saturi e non il burro?

Il burro è anch’esso una fonte importante di acidi grassi saturi, quindi la sostituzione dell’olio di palma con il burro non porterebbe alla riduzione del contenuto di questo tipo di acidi grassi. Oltre agli aspetti nutrizionali, si possono elencare numerose ragioni che portano all'utilizzo di olio palma piuttosto che il burro:

tecnologiche: il burro presenta caratteristiche chimico-fisiche che ben si prestano al processo produttivo (struttura dell’impasto e quindi del prodotto) di alcuni dolci (es. Panettoni), ma non ad altri (es. alcune merendine). L’olio di palma presenta, invece, una notevole versatilità tecnologica;

organolettiche: il burro ha un sapore caratteristico e prevalente, non adatto a tutti i gusti del consumatore. Mentre l'olio di palma ha un sapore neutro;

conservabilità: il burro è una materia prima che nel tempo subisce fenomeni di irrancidimento e quindi i prodotti ove viene utilizzato hanno un minore periodo di conservazione a meno che non si ricorra all’uso di conservanti. L'olio di palma, invece, garantisce nel tempo una maggiore stabilità, senza ricorre all’uso di conservanti.

L’olio di palma contiene acidi grassi trans?

No, l'olio di palma presenta naturalmente una consistenza solida. Per questo motivo, molte imprese industriali, considerati i vantaggi tecnologici e il mancato ricorso a processi di idrogenazione, che nei casi in cui è parziale può generare acidi grassi trans, hanno scelto di utilizzare l’olio di palma. A tal proposito le Aziende dolciarie aderenti a AIDEPI (che rappresentano oltre l’80% del mercato), sin dal 2004 si sono impegnate ad eliminare o ridurre i livelli di grassi trans in tutti i prodotti. Tale impegno è confluito nell’ambito di un più articolato ed esteso “Codice A.I.D.I. di iniziative volontarie dell’industria dolciaria per la promozione di comportamenti alimentari salutari”, quale contributo responsabile alla prevenzione della obesità nell’ambito della campagna interministeriale “Guadagnare Salute”, presentato ufficialmente al Ministero il 28 giugno 2007.

Perché non dichiarate l’olio di palma in etichetta?

Tutte le aziende hanno sempre rispettato la normativa vigente a livello nazionale e comunitario che al momento non richiede l’indicazione delle specie vegetali impiegate. La sola indicazione richiesta è quella dell’idrogenazione, trattamento che l’industria dolciaria, avendo da anni volontariamente scelto di eliminare gli acidi grassi trans, ha di fatto superato. Peraltro la qualità nutrizionale dei prodotti alimentari non dipende dalla presenza o assenza di un particolare ingrediente, quanto piuttosto dalla composizione nutrizionale globale. Dovendo razionalizzare gli spazi nelle etichette e

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considerando gli aspetti nutrizionali di primario interesse, è stato preferito dare la priorità all’inserimento volontario delle indicazioni nutrizionali anticipando i nuovi obblighi legislativi che renderanno obbligatorie tali informazioni dal 13 dicembre 2016. Sin dal 2004 le aziende AIDEPI si sono impegnate a fornire a titolo volontario l’etichettatura nutrizionale a 8 elementi che comprende sia i grassi totali che i grassi saturi. Inoltre, in vista del 13 dicembre 2014, data entro cui sarà obbligatoria a livello comunitario l’indicazione delle specie vegetali dei grassi, le aziende stanno provvedendo gradualmente ad inserire questa ulteriore informazione in etichetta. Si tratta di una modifica che comporta non poche difficoltà in termini di aggiornamento degli incarti poiché i grassi vegetali sono molto spesso impiegati in miscele di specie vegetali diverse.

L’olio di palma può causare malattie cardiovascolari?

Diversi studi scientifici, tra cui quello condotto dall’istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e dall’ONU, hanno notevolmente ridimensionato il ruolo negativo degli acidi grassi saturi sull’innalzamento del colesterolo sanguigno, principale fattore di rischio delle malattie cardiovascolari. In particolare è stato dimostrato che l’acido palmitico contenuto nell’olio di palma ha un effetto neutrale sul colesterolo sanguigno.

L’olio di palma può causare il cancro?

Lo studio “Palm oil and palmitic acid: a review on cardiovascular effects and carcinogenicity” (Fattore E et al, 2013), condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, fornisce una panoramica sulle attuali evidenze scientifiche in merito ai potenziali effetti negativi sulla salute dovuti al consumo di olio di palma. Con particolare riferimento alla cancerogenesi, non esistono evidenze scientifiche che dimostrino che il consumo di olio di palma possa avere effetti cancerogeni.

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SOSTENIBILITÀ

Che impatto ha l’olio di palma sull’ambiente?

Da un punto di vista ambientale, quando viene prodotto in modo sostenibile (anche secondo i criteri RSPO-Roundtable on Sustainable Palm Oil), rimane una delle soluzioni più praticabili per rispondere alla crescente domanda mondiale di oli vegetali. Per ciò che riguarda resa ed utilizzo di risorse, la palma da olio risulta essere vantaggiosa rispetto ad altre oleaginose, sia per rese di colturali espresse come t/ha (da circa 6 a 20 volte superiore rispetto a ulivo e colza e/o soia) che per rese in olio, espresse come l/ha (circa 4 volte superiore rispetto alla colza). Inoltre, mediante la valutazione dei tre indicatori di performance ambientale, quali Carbon Footprint, Water Footprint ed Ecological Footprint, l’olio di palma ha conseguito risultati analoghi all’olio di colza per quanto riguarda il primo indicatore, mentre nel caso dell’Ecological Footprint l’olio di colza ha riportato valori all’incirca doppi rispetto all’olio di palma (Schmidt 2010; Yields Fao 2009).

COLTURA Unità

Funzionale UF

Carbon Footprint GWP100

[kg CO2/UF]

Water Footprint

WF [litri/UF]

Ecological Footprint

EF [global m2/UF]

Rese colturali medie [t/ha]

Rese in olio

medie [litri/ha]

SOIA 1 kg

0,901 (raffineria

non considerata)

~4.200 ~31 3,2 700

PALMA 1 kg 2,47 ~5.000 ~15 18-20 4.500

COLZA 1 kg 2,22 ~4.300 ~27

3-3,5 (Europa)

1-2 (resto

del mondo)

1.200

GIRASOLE 1 kg 4,38 ~6.600 ~25 1,5-1,8 1.000

ULIVO 1 kg 3,897 ~5.000 ~15 0,7-2,5 18-205

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Come si pone l’industria nei confronti del problema deforestazione?

La coltivazione di questa coltura ha avuto una rapida espansione a partire dagli anni 90 e la superficie dedicata è cresciuta in modo esponenziale tanto da portare la comunità internazionale a riflettere su come salvaguardare l’ambiente e favorire modalità di produzione e consumo sostenibili. L’olio di palma possiede un vantaggio in termini di coltivazione, in quanto risulta essere una coltura altamente produttiva. Se dovessimo sostituire la palma con altri grassi vegetali, la superficie da utilizzare sarebbe, nel caso della soia per esempio, circa 6 volte superiore, e di conseguenza problematiche quali il land-grabbing potrebbero amplificarsi ed assumere maggior rilevanza. L’interesse è quindi di aumentare i volumi di mercato di olio di palma certificato, raggiungendo una fornitura sostenibile di olio di palma.

Quali sono gli impegni presi da AIDEPI?

L’AIDEPI, sulla scia delle numerose Linee Guida già elaborate per altre delicate tematiche, promuove l’utilizzo del 100% di olio di palma sostenibile certificato entro il 2015. In tal modo si potrà contribuire concretamente, secondo criteri attualmente riconosciuti, allo sviluppo sostenibile.

Cos’è il Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO)?

L’RSPO è un’iniziativa globale multi-stakeholder il cui obiettivo è quello di promuovere la crescita e l’uso di olio di palma sostenibile, attraverso la collaborazione all’interno della supply chain ed il dialogo aperto fra gli stakeholders. È stato costituito nel 2004 con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo e l’utilizzo di prodotti sostenibili a base di olio di palma attraverso standard globali affidabili e l’impegno degli stakeholders. L’RSPO ha costituito le basi per un dibattito fra utilizzatori e produttori in cui problematiche legate alla sostenibilità ed alla deforestazione possono avere maggior rilevanza. È inoltre stato di supporto strumentale nella creazione dei Green Palm Certificates, che rappresentano olio di palma prodotto in modo sostenibile. Le RSPO Principles and Criteria for Sustainable Palm Oil Production (RSPO P & C) costituiscono le line guida globali per produrre olio di palma sostenibile.

Cos’è il Green Palm Certificate?

Il Green Palm Certificate rappresenta, in sintesi, un certificato che viene rilasciato ai produttori per ogni tonnellata di olio di palma prodotto in modo sostenibile. Tali certificati possono essere messi in vendita dai produttori sulla piattaforma trading di Green Palm. Per ulteriori info visita il sito: http://www.greenpalm.org/

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La certificazione RSPO è credibile?

Gli standard RSPO sono stati sviluppati con la maggior parte degli stakeholders coinvolti, inclusi i produttori agricoli e diverse ONG (organizzazioni non governative). Essi offrono un concreto sostegno alle foreste ad “Elevato Valore di Conservazione” (High Conservation Value), definendo criteri che comprendono, ad esempio, biodiversità ed ecosistemi a rischio, protezione dei diritti di popolazioni indigene, così come una serie di pratiche di buona gestione delle piantagioni. La certificazione viene inoltre condotta da Organismi di Certificazione indipendenti, accreditati dall’RSPO. Il 12,5% della produzione globale di olio di palma è attualmente certificata RSPO. Infine, l’industria riconosce che l’RSPO debba essere ulteriormente rafforzato e in tal senso è attivamente impegnata con gli stakeholders coinvolti.

Che impatto ha l’olio di palma sulla biodiversità?

Piantagioni di palma da olio correttamente gestite proteggono la biodiversità negli ambienti ripariali e nelle aree di conservazione forestale. Più in generale, sarebbe auspicabile che l’eventuale conversione di aree forestali in aree ad uso agricolo avvenga secondo principi di sostenibilità ambientale.

Quali sono i principali produttori di olio di palma?

Indonesia e Malesia rappresentano i maggiori produttori di olio di palma a livello mondiale. Inoltre, l’olio di palma risulta essere prodotto in molti stati del centro America, in Brasile e in Africa Occidentale.

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