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POR Calabria FESR FSE 2014 - 2020 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA Rapporto Ambientale Allegato 2 – Riferimenti normativi e programmatici per la definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale All. VI, punto e) – D.lgs 152/2006 7 Agosto 2015

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POR Calabria FESR FSE 2014 - 2020

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

Rapporto Ambientale

Allegato 2 – Riferimenti normativi e programmatici per la definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale

All. VI, punto e) – D.lgs 152/2006

7 Agosto 2015

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Autorità procedente Regione Calabria Dipartimento Programmazione Nazionale e Comunitaria

Autorità competente per la VAS Regione Calabria Dipartimento Ambiente

Coordinamento dei GdL VAS Rosa Alessi

Coordinamento del GdL per l’Analisi di contesto M. Francesca Currà

Gruppi di Lavoro VAS

Acque Bianca Verbeni

Ambiente urbano Giuseppa Iracà

Adattamento ai cambiamenti climatici; Rischi ambientali e tecnologici

Francesca Currà – Francesco Lazzaro

Energia, aria e emissioni, cambiamenti climatici:mitigazione

Nadia Scordino

Indicatori Antonio Galati

Natura, Biodiversità e Paesaggio Cinzia Domenica Crocè – Maria Prigoliti

Paesaggio e patrimonio culturale, architettonico e

archeologico Francesca Marcella Mazza

Popolazione e Salute Alessandra Bufano

Rifiuti - Rischio antropogenico Maria Francesca Currà

Sistemi produttivi Luigia Bombino - Laura Tucci

Trasporti e mobilità sostenibile Federica Crocco

Turismo Luigia Bombino

Modello CO2MPARE Gianluca Calabretta – Bianca Verbeni

Studio di incidenza ambientale Cinzia Domenica Crocè – Maria Prigoliti

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Sommario

1 Quadro normativo e programmatico per la definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale .... 1

1.1 I riferimenti generali ..................................................................................................................... 1

1.2 I riferimenti per componente e tematica ambientale .................................................................. 3

2 Definizione degli obiettivi di sostenibilità per componente e tematica ............................................ 14

2.1 Acque .......................................................................................................................................... 14

2.2 Ambiente urbano ........................................................................................................................ 18

2.3 Energia, cambiamenti climatici, aria e emissioni ....................................................................... 25

2.4 Natura, Biodiversità e Paesaggio ................................................................................................ 36

2.5 Paesaggio e patrimonio culturale, architettonico e archeologico ............................................. 44

2.6 Popolazione e Salute .................................................................................................................. 48

2.7 Rischio antropogenico ................................................................................................................ 49

2.8 Rifiuti .......................................................................................................................................... 51

2.9 Sistemi produttivi ....................................................................................................................... 55

2.10 Uso del suolo, contaminazione del suolo, rischi naturali ........................................................... 61

2.11 Trasporti e mobilità sostenibile .................................................................................................. 72

2.12 Turismo ....................................................................................................................................... 80

3 Quadro di sintesi degli obiettivi di sostenibilità ................................................................................. 87

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1 Quadro normativo e programmatico per la definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale

1.1 I riferimenti generali

Nel presente allegato, rispetto alla versione posta in consultazione il 21 luglio 2014, sono riportate integrazioni per le sole parti dove sono intervenuti aggiornamenti normativi e programmatici.

Nello specifico. sono state integrate/aggiornate le parti relative a Cambiamenti climatici, Rischi tecnologici, Suolo e rischi naturali, Natura – Biodiversità, Rischio antropogenico, Rifiuti, Sistemi produttivi, Trasporti e mobilità sostenibile.

I riferimenti normativi, le strategie ed i programmi presentati sono quelli ritenuti significativi per la definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale, in relazione all’ambito d’influenza delineato con le strategie del POR. L’analisi condotta sui documenti è finalizzata ad estrapolare gli orientamenti e le priorità principali da tenere in considerazione; tale passaggio risulta particolarmente utile nella fase di consultazione preliminare in quanto presenta il panorama sul quale confrontarsi con i soggetti competenti in materia ambientale e con gli altri soggetti interessati. Il contributo derivante dalla consultazione deve infatti orientare al meglio le priorità e gli ambiti ritenuti più significativi per l’ambito di influenza del POR FESR 2014-2020. In particolare, in questo paragrafo vengono presentati i documenti che fanno da quadro per tutte le tematiche affrontate nei paragrafi successivi e che costituiscono i punti cardine di riferimento generale. Nel paragrafo successivo vengono presentati i riferimenti per ciascuna delle componenti o tematiche ritenute rilevanti per il POR.

Il quadro presentato è volutamente ampio per fornire ai soggetti coinvolti nella consultazione un panorama all’interno del quale ciascuno, per le proprie competenze, possa contribuire a definire le priorità adeguate agli spazi di azione della programmazione regionale 2014-2020; questo sarà maggiormente puntualizzato nel POR, quando, anche attraverso la definizione del quadro finanziario del programma, si configureranno con maggiore precisione gli ambiti di azione.

A partire dalla strategia di Lisbona (2000), che focalizzava i temi rilevanti per la crescita e l’occupazione per affrontare le sfide della globalizzazione, il Consiglio Europeo di Göteborg (2001) ha aggiunto la dimensione della sostenibilità ambientale delle politiche di sviluppo al processo di Lisbona. In tal modo, di fatto, includendo nelle strategie di sviluppo dell’Europa il processo di riflessione avviato a livello mondiale: dalla conferenza di Stoccolma, "Sviluppo compatibile con l'ambiente" del 1972, in cui per la prima volta vengono adottati a livello internazionale alcuni principi che saranno alla base del concetto di "sviluppo sostenibile", a Rio de Janeiro con "Il forum della Terra"; alla conferenza delle Nazioni unite sull'ambiente e lo sviluppo che si è svolta a Rio de Janeiro nel giugno 1992, alla quale presero parte i rappresentanti di oltre 150 paesi; fino al 2002 con il “World summit delle Nazioni unite sullo sviluppo sostenibile,” tenutosi a Johannesburg. Le tappe citate, in maniera sintetica, rappresentano le principali e non sono quindi esaustive del prolifico processo di riflessione, mondiale ed europeo, che ha focalizzato l’attenzione dei governi e della società nel suo complesso sui temi della crescita sostenibile, a partire da Stoccolma.

Sebbene l’impegno sancito attraverso le strategie abbia prodotto, in varia misura, sforzi comuni dei diversi paesi a favore di politiche ambientalmente sostenibili, gli obiettivi e le sfide proposte sono state raggiunte solo in parte. L’impegno degli Stati a proseguire gli sforzi nella direzione tracciata dal percorso sopra descritto, ha portato alla recente Conferenza di Rio +20, nella quale sono stati definiti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile intesi a trasformare l’economia mondiale in un’economia inclusiva e verde nel contesto dello sviluppo sostenibile e della riduzione della povertà. Il documento

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conclusivo di Rio+20, The Future We Want, è stato adottato con risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite n.66/288 del 27 luglio 2012.

L’impegno dell’Europa, per rispondere alla crisi economica ed affrontare i temi rilevanti per le politiche del prossimo decennio, è rappresentato nel documento della Commissione Europea - EUROPA 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva – COM(2010) 2020 def.. In realtà, la strategia si configura in continuità con quella di Lisbona e Göteborg proseguendo e rafforzando gli obiettivi della prima ed in risposta alle sfide crescenti della questione ambientale. Per rappresentare al meglio le sfide fino al 2020, la strategia presenta tre priorità che sintetizzano lo spirito con il quale affrontare il futuro:

crescita intelligente: sviluppare un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione;

crescita sostenibile: promuovere un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva;

crescita inclusiva: promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale.

Il focus centrale al quale tende la Strategia è rappresentato dal perseguimento di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva fondata sul disaccoppiamento tra crescita economica e consumo di risorse. La strategia, per essere ancora più incisiva, propone cinque obiettivi/target affinché siano tradotti, per ciascuno Stato membro, in percorsi nazionali ed obiettivi specifici:

il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro;

il 3% del PIL dell'UE deve essere investito in R&S;

i traguardi "20/20/20" in materia di clima/energia devono essere raggiunti (compreso un incremento del 30% della riduzione delle emissioni se le condizioni lo permettono);

il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve essere laureato;

20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà. Le sfide della strategia Europa 2020 sono raccolte ed esplicitate nel Position Paper dei Servizi della Commissione sulla preparazione dell’Accordo di Partenariato e dei programmi in Italia per il periodo 2014-2020 [Rif. Ares (2012) 1326063 del 9/11/2012. Nell’introduzione, il documento sottolinea, infatti, come: Al fine di garantire impatti economici, ambientali e sociali di lunga durata, nella sua proposta per il Quadro Finanziario Pluriennale2 2014-2020 la Commissione ha proposto un nuovo approccio per l'utilizzo dei Fondi QSC. Principi quali il forte allineamento con le priorità politiche dell’agenda Europa 2020, condizionalità macroeconomiche ed ex ante, concentrazione tematica e incentivi legati al conseguimento di risultati sono volti a tradursi in una spesa più efficace.

Sullo stesso orizzonte temporale e di visione, si attesta il 7° programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020 «Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta», approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio con la Decisione N. 1386/2013/UE, che definisce un quadro generale per le politiche europee da seguire in materia ambientale fino al 2020 con una visione di lungo periodo al 2050. Nel programma si specifica che Il 7° PAA dovrebbe portare avanti le iniziative politiche della strategia Europa 2020.

Prendendo le mosse dal VI Programma per l’ambiente terminato nel 2012, il nuovo programma intende raggiungere un elevato livello di protezione ambientale, una migliore qualità della vita e un determinato grado di benessere dei cittadini europei e non. Il VII Programma lancia infatti le sfide da seguire, gli obiettivi da raggiungere e definisce un quadro di programmazione europea per l’ambiente fino al 2020. Esso si fonda su principi innovativi per il settore ambientale, quali il principio di precauzione, di azione preventiva, di riduzione dell´inquinamento alla fonte e quello di “chi inquina paga”.

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Il 7° PAA individua nove obiettivi prioritari da realizzare: 1. proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell´Unione; 2. trasformare l´Unione in un´economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell’impiego

delle risorse, verde e competitiva; 3. proteggere i cittadini dell’Unione da pressioni e rischi ambientali per la salute e il benessere; 4. sfruttare al massimo i vantaggi della legislazione dell’Unione in materia di ambiente

migliorandone l’applicazione; 5. migliorare le basi cognitive e scientifiche della politica ambientale dell’Unione; 6. garantire investimenti a sostegno delle politiche in materia di ambiente e clima e tener conto

delle esternalità ambientali; 7. migliorare l´integrazione ambientale e la coerenza delle politiche; 8. migliorare la sostenibilità delle città dell´Unione; 9. aumentare l´efficacia dell´azione UE nell’affrontare le sfide ambientali e climatiche a livello

internazionale.

Una delle sfide prioritarie della programmazione 2014-2020 è legata agli obiettivi relativi al cambiamento climatico. L’importanza di tale sfida emerge dalla lettura dei considerata del Regolamento (UE) 1303/2013, recante disposizioni comuni sui fondi SIE; al punto (14) si legge: “Gli obiettivi dei fondi SIE dovrebbero essere perseguiti nell'ambito dello sviluppo sostenibile e della promozione, da parte dell'Unione, allo scopo di preservare, tutelare e migliorare la qualità dell'ambiente, conformemente agli articoli 11 e 191, paragrafo 1, TFUE, tenendo conto del principio "chi inquina paga". A tal fine, gli Stati membri dovrebbero fornire informazioni sul sostegno agli obiettivi relativi al cambiamento climatico, conformemente al proposito di destinare almeno il 20 % del bilancio dell'Unione a tali obiettivi.”. L’art. 8 dello stesso Regolamento stabilisce che “Gli Stati membri e la Commissione provvedono affinché nella preparazione e nell'esecuzione degli accordi di partenariato e dei programmi siano promossi gli obblighi in materia di tutela dell'ambiente, l'impiego efficiente delle risorse, la mitigazione dei cambiamenti climatici e l'adattamento ai medesimi, la protezione della biodiversità, la resilienza alle catastrofi, nonché la prevenzione e la gestione dei rischi. Gli Stati membri forniscono informazioni sul sostegno agli obiettivi relativi al cambiamento climatico servendosi della metodologia basata sulle categorie di operazione, sui settori prioritari o sulle misure in quanto appropriate per ciascuno dei fondi SIE”. La Commissione ha adottato la metodologia in oggetto con il Regolamento di esecuzione (UE) n. 215/2014. I documenti descritti sono stati assunti come documenti di riferimento centrali per le politiche di sviluppo sostenibile per la programmazione dei fondi comunitari 2014 -2020. Essi, infatti, come descritto, delineano obiettivi e direzioni da seguire in maniera sinergica avendo assunto come base comune i principi espressi nel documento Europa 2020. In tal senso costituiscono i principi cardine ai quali informare la valutazione ambientale del POR FESR 2014-2020. Essi sono, in alcuni casi, ripresi nella trattazione delle singole tematiche per la parte che attiene l’argomento di specifico interesse.

1.2 I riferimenti per componente e tematica ambientale

In questo paragrafo si fornisce un quadro delle strategie, delle normative e dei programmi di riferimento in campo ambientale per ciascuna delle tematiche ritenute rilevanti nell’ambito del POR. Tali documenti si riferiscono all’ambito internazionale, europeo (UE), nazionale e regionale. L’obiettivo è quello di disporre di un quadro programmatico e normativo il più esaustivo possibile che consenta di utilizzare documenti e normative di riferimento per le tematiche ambientali rilevanti ai fini dell’integrazione e della definizione di strategie ed obiettivi ambientali per il POR.

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Componente/ tematica di riferimento

Documento Livello

Trasversale Strategia Europea per lo Sviluppo Sostenibile (SSS dell’UE), Consiglio dell’Unione Europea (2006)

UE

Trasversale Comunicazione "Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell'impiego delle risorse" [COM(2011) 571 def.]

UE

Trasversale Carta di Lipsia sulle Città Europee Sostenibili (24 – 25 maggio 2007) UE

Trasversale Comunicazione “Integrare lo sviluppo sostenibile nelle politiche dell’UE: riesame 2009 della strategia dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile” COM(2009) 400 def.

UE

Trasversale Comunicazione "Strategia Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" COM(2010) 2020 def.

UE

Trasversale Comunicazione "Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse – Iniziativa faro nell'ambito della strategia Europa 2020" COM(2011) 21 def.

UE

Trasversale Programma generale di azione dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta" (7° Programma di Azione per l’Ambiente) DECISIONE N. 1386/2013/UE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 20 novembre 2013

UE

Acque The Roadmap to a Resource Efficient Europe (COM(2011) 571 ) UE

Acque Politiche e misure per la crescita sostenibile dell'Italia - Contributo del Ministro Corrado Clini al piano crescita del governo 21 agosto 2012

nazionale

Acque Direttiva 2008/56/CE del parlamento e del consiglio europeo del 17 giugno 2008 che istituisce un quadro sulla strategia per l'ambiente marino

UE

Acque Direttiva 2006/11/CE del parlamento e del consiglio europeo del 15 febbraio 2006 relativa all'inquinamento provocato da certe sostanze pericolose scaricate nell'ambiente idrico

UE

Acque Direttiva 2000/60/CE del parlamento europeo e del consiglio del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque

UE

Acque Comunicazione "Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee" COM(2012) 673 def.

UE

Acque Comunicazione “Affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell’Unione europea” COM(2011) 338 def.

UE

Acque Dlgs 13 ottobre 2010 n. 190, recante "Attuazione della direttiva 2008/56/Ce che istituisce un quadro per l'azione comunitaria nel campo della politica per l'ambiente marino"

nazionale

Acque D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 e s.m.i., Norme in materia ambientale nazionale

Acque Piano di Gestione delle Acque del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale

interregionale

Acque LR. 29 dicembre 2010 n. 34 - art. 47, Regolazione unitaria del servizio idrico integrato. Disposizione della soppressione degli ambiti territoriali ottimali (ATO), e istituzione dell'ambito territoriale ottimale comprendente l'intera circoscrizione territoriale regionale

regionale

Acque LR 3 ottobre 1997 n. 10, Norme in materia di valorizzazione e razionale utilizzazione delle risorse idriche e di tutela delle acque dall’inquinamento. Delimitazione degli ambiti territoriali ottimali (ATO) per la gestione del Servizio Idrico Integrato

regionale

Ambiente Urbano "Strategia Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, UE

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Componente/ tematica di riferimento

Documento Livello

sostenibile e inclusiva" COM(2010) 2020 def

Ambiente Urbano Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni “Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell'impiego delle risorse”(road map) COM/2011/0571 definitivo

UE

Ambiente Urbano “Agenda urbana europea e il suo futuro nel quadro della politica di coesione” 2010/2158 (INI)

UE

Ambiente Urbano “Dichiarazione di Toledo” approvata il 22 Giugno 2010 nella conferenza dei Ministri responsabili per lo sviluppo urbano e le politiche abitative dei 27 Stati membri dell’Unione Europea

UE

Ambiente Urbano “Carta di Lipsia sulle Città Europee Sostenibili” Approvata in occasione dell’Incontro Ministeriale Informale sullo Sviluppo Urbano e la Coesione Territoriale il 24 – 25 maggio 2007 a Lipsia

UE

Ambiente Urbano Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa ad una “Strategia tematica sull’ambiente urbano” COM/2005/0718 def. - Bruxelles, 11 gennaio 2006

UE

Ambiente Urbano “Politiche e misure per la crescita sostenibile dell'Italia - Una strategia in 5 punti per lo sviluppo sostenibile dell’Italia - ” Contributo del Ministro Corrado Clini al piano crescita del governo 21 agosto 2012

Nazionale

Ambiente Urbano “Ministero dell’Ambiente del Territorio e del Mare - Contributo alla predisposizione della Agenda Urbana Nazionale” Lo sviluppo sostenibile delle Aree Urbane nella programmazione 2014-2020

Nazionale

Ambiente Urbano “Piano nazionale per le città” art.12 (DL. n. 83/2012). Nazionale

Ambiente Urbano “Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico della Regione Calabria” adottato dal Consiglio Regionale con D.C.R. n. 300 del 22 Aprile 2013

Regionale

Ambiente Urbano Legge regionale 4 novembre 2011, n. 41 “Norme per l'abitare sostenibile.” Regionale

Ambiente Urbano Legge regionale 11 agosto 2010, n. 21 “Misure straordinarie a sostegno dell'attività edilizia finalizzata al miglioramento della qualità del patrimonio edilizio residenziale.”

Regionale

Ambiente Urbano Legge urbanistica regionale 16 aprile 2002, n. 19 “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio” e succ. mod. e int.

Regionale

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, New York, 9 maggio 1992

Mondiale

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Protocollo di Kyoto (Kyoto, 11 dicembre 1997) Mondiale

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Comunicazione Clima ed energia: obiettivi UE per un'economia competitiva, sicura e a basse emissioni di carbonio entro il 2030 (22.01.2014)

UE

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Comunicazione “Strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici” COM(2013) 216 def.

UE

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Roadmap per una low carbon economy al 2050 COM(2011) 112, COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Una tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050

UE

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Comunicazione "La politica internazionale sul clima dopo Copenaghen: intervenire subito per dare nuovo impulso all’azione globale sui cambiamenti climatici” COM(2010) 86 def.

UE

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Componente/ tematica di riferimento

Documento Livello

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Libro bianco "L’adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d’azione europeo" COM(2009) 147 definitivo.

UE

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Comunicazione "Limitare il surriscaldamento dovuto ai cambiamenti climatici a +2 gradi Celsius - La via da percorrere fino al 2020 e oltre" COM(2007) 2 def.

UE

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Comunicazione “Strategia dell’UE per i biocarburanti” COM(2006) 34 def. UE

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Comunicazione "Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici” COM(2005) 35 def.

UE

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Decisione 2002/358/CE del Consiglio, del 25 aprile 2002, relativa all'approvazione, in nome della Comunità europea, del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l'esecuzione congiunta degli impegni che ne derivano

UE

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici - approvata e adottata con decreto direttoriale n. 86/CLE del 16/06/2015

Nazionale

Cambiamenti Climatici, Aria e Emissioni

Documento Preliminare del Piano Regionale di Tutela della Qualità dell’Aria (2009)

Regionale

Energia LIBRO VERDE Un quadro per le politiche dell’energia e del clima all’orizzonte 2030 (2013)

UE

Energia Direttiva 2012/27/CE sull'efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE

UE

Energia Energy Roadmap 2050 COM(2011) 885 definitivo COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Tabella di marcia per l’energia 2050

UE

Energia Direttiva 2010/75/UE, del 24 novembre 2010, relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento)

UE

Energia DIRETTIVA 2008/50/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 21 maggio 2008 relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa

UE

Energia Comunicazione “Piano di efficienza energetica 2011” COM(2011) 109 def. UE

Energia Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE

UE

Energia Direttiva "Emission Trading" Direttiva 2009/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009

UE

Energia Decisione "Effort Sharing" (Decisione 2009/406/CE) DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO concernente gli sforzi degli Stati membri per ridurre le emissioni dei gas a effetto serra al fine di adempiere agli impegni della Comunità in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2020

UE

Energia Comunicazione "Un piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (Piano SET) - Verso un futuro a bassa emissione di carbonio" COM(2007) 723 def.

UE

Energia Direttiva 2006/32/CE concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici e recante abrogazione della direttiva 93/76/CEE del Consiglio

UE

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Componente/ tematica di riferimento

Documento Livello

Energia Decreto Legge 4 giugno 2013, n. 63 “Disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell'edilizia per la definizione delle procedure d'infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale”

Nazionale

Energia Decreto Interministeriale 8 marzo 2013 "Approvazione della Strategia Energetica Nazionale (SEN)"

Nazionale

Energia D.M. Sviluppo economico 15 marzo 2012 "Definizione degli obiettivi regionali in materia di fonti rinnovabili e definizione della modalità di gestione dei casi di mancato raggiungimento degli obiettivi da parte delle regioni e delle provincie autonome (c.d. Burden Sharing)"

Nazionale

Energia Piano d'Azione Nazionale per l'Efficienza Energetica (PAEE) (2011) Nazionale

Energia Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili (PAN) (giugno 2010) Nazionale

Energia D.lgs. 13 agosto 2010, n. 155 “Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa”

Nazionale

Energia Piano di azione nazionale per la riduzione dei livelli di emissione di gas ad effetto serra (Dic. 2002).

Nazionale

Energia Linee di Indirizzo per l'aggiornamento del Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) - approvato con delibera della Giunta Regionale n. 358 del 18 giugno 2009

Regionale

Natura e Biodiversità CDB Piano strategico per la Biodiversità 2011-2020 (CBD) (COP 10 Decision X/2 )- Nagoya 2010

internazionale

Natura e Biodiversità Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regione – “Infrastrutture verdi – Rafforzare il capitale naturale in Europa” [COM(2013) 249 finale

UE

Natura e Biodiversità Comunicazione del 3 maggio 2011 «La nostra assicurazione sulla vita, il nostro capitale naturale: strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020» COM(2011)244 def.

UE

Natura e Biodiversità Comunicazione della Commissione al Parlamento, al Consiglio, al Comitato socio economico e al Comitato delle Regioni, del 20 settembre 2011, intitolata «Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell'impiego delle risorse» [COM(2011) 571 def.

UE

Natura e Biodiversità European forest 2020 – Oslo 14-16 giugno 2011 UE

Natura e Biodiversità Comunicazione della Commissione al Parlamento, al Consiglio, al Comitato socio economico e al Comitato delle Regioni, del 20 settembre 2011, intitolata «Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell'impiego delle risorse» [COM(2011) 571 def.

UE

Natura e Biodiversità Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, concernente la conservazione degli uccelli selvatici sostituisce la omonima Direttiva 79/409/CEE

UE

Natura e Biodiversità Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni del 24 luglio 2009, intitolata «Integrare lo sviluppo sostenibile nelle politiche dell’UE: riesame 2009 della strategia dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile» [COM(2009) 400 def.

UE

Natura e Biodiversità Consiglio dell’Unione Europea Bruxelles, 9 maggio 2006 Riesame della UE

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8

Componente/ tematica di riferimento

Documento Livello

strategia dell’UE in materia di sviluppo sostenibile (SSS dell’UE) – Nuova strategia

Natura e Biodiversità Comunicazione della Commissione, del 21 dicembre 2005, intitolata: "Strategia tematica per l'uso sostenibile delle risorse naturali" [COM(2005)670

UE

Natura e Biodiversità Convenzione europea del paesaggio - Consiglio di Europa, Firenze, 20 Ottobre 2000.

UE

Natura e Biodiversità Presidenza del Consiglio dei Ministri – Rep. 181/ CSR del 7 ottobre 2010 - Intesa sulla "Strategia nazionale per la biodiversità", predisposta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e dei mare ai sensi dell'art . 6 della Convenzione sulla diversità biologica, fatta a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992 e ratificata dall'Italia con la legge 14 febbraio 1994, n . 124.

nazionale

Natura e Biodiversità D.M. 15 marzo 2006 “Istituzione Osservatorio Nazionale della Qualità del Paesaggio” e s.m.i.

nazionale

Natura e Biodiversità Legge 9 gennaio 2006, n. 14 recante “Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea del paesaggio”

nazionale

Natura e Biodiversità D.lgs 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” e s.m.i.

nazionale

Natura e Biodiversità D.G.R. n. 501 del 30 dicembre 2013 approvazione del “Documento per la Politica del Paesaggio in Calabria, in attuazione della legge Regionale nr. 19/2002 e s.m.i.“

regionale

Natura e Biodiversità Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico della Regione Calabria adottato dal Consiglio Regionale con D.C.R. n. 300 del 22 Aprile 2013

regionale

Natura e Biodiversità Presa d’atto sottoscrizione dell’Accordo per l’attuazione dei principi della Convenzione Europea del Paesaggio in Calabria – Carta Calabrese del Paesaggio - BUR Calabria, 29.09.2006

regionale

Natura e Biodiversità L.R. n° 10/2003 “Norme in materia di aree protette” regionale

Natura e Biodiversità Legge Regionale 16 aprile 2002, n. 19 “«Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge urbanistica della Calabria» e s.m.i

regionale

Paesaggio e Patrimonio culturale

Convenzione UNESCO per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale – Conferenza generale dell’UNESCO, 17 ottobre 2003.

Mondiale

Paesaggio e Patrimonio culturale

Convenzione europea del paesaggio - Consiglio di Europa, Firenze, 20 Ottobre 2000.

Europeo

Paesaggio e Patrimonio culturale

Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo SSSE Verso uno sviluppo equilibrato e sostenibile del territorio dell’unione europea – Potsdam, maggio 1999.

Europeo

Paesaggio e Patrimonio culturale

Dichiarazione di Lubiana elaborata dalla Conference Européenne des Ministres responsabile de l’aménagement du territoire (CEMAT) del Consiglio d’Europa 2003.

Europeo

Paesaggio e Patrimonio culturale

Libro Verde “Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare” COM (2010) 183 def.

Europeo

Paesaggio e Patrimonio culturale

D.lgs 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” e s.m.i.

Nazionale

Paesaggio e Patrimonio culturale

D.M. 15 marzo 2006 “Istituzione Osservatorio Nazionale della Qualità del Paesaggio” e s.m.i.

Nazionale

Paesaggio e Patrimonio Legge Regionale 16 aprile 2002, n. 19 “«Norme per la tutela, governo ed uso Regionale

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9

Componente/ tematica di riferimento

Documento Livello

culturale del territorio – Legge urbanistica della Calabria» e s.m.i

Paesaggio e Patrimonio culturale

Presa d’atto sottoscrizione dell’Accordo per l’attuazione dei principi della Convenzione Europea del Paesaggio in Calabria – Carta Calabrese del Paesaggio - BUR Calabria, 29.09.2006

Regionale

Paesaggio e Patrimonio culturale

Legge regionale 4 dicembre 2012, n. 62 “Istituzione di Ecomusei in Calabria” e s.m.i.

Regionale

Paesaggio e Patrimonio culturale

Legge regionale 11 giugno 2012, n. 21 “Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico dialettale e culturale della Regione Calabria”

Regionale

Popolazione e Salute Strategia europea per l’ambiente e la salute, COM (2003) 338 def. UE

Popolazione e Salute Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo relativa all’istituzione di un secondo Programma d’azione comunitaria in materia di salute (2007-2013), COM(2007) 150 def. - Brussels, 23.3.2007

UE

Popolazione e Salute Comunicazione "Strategia Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" COM(2010) 2020 def.

UE

Popolazione e Salute Proposta di Decisione del Parlamento europeo del Consiglio su un programma generale di azione dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta" COM(2012) 710 def

UE

Popolazione e Salute Carta di Lipsia sulle Città Europee Sostenibili UE

Rischi tecnologici Direttiva 2012/18/Ue del Parlamento Europeo e del Consiglio del 4 luglio 2012, sul controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose, recante modifica e successiva abrogazione della direttiva 96/82/CE del Consiglio[1]

UE

Rischi tecnologici Decreto Legislativo. 26 giugno 2015, n. 105 “Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose”

UE

Rifiuti Programma generale di azione dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta" (7° Programma di Azione per l’Ambiente) - Decisione n. 1386/2013/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 novembre 2013

UE

Rifiuti Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse - Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni COM(2011) 571.

UE

Rifiuti Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive.

UE

Rifiuti Strategia tematica per la prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti COM (2005) 666

UE

Rifiuti Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004

UE

Rifiuti Direttiva 2000/76/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 dicembre 2000, sull'incenerimento dei rifiuti [Cfr. atti modificativi], modificata dal Regolamento (CE) n. 1137/2008

UE

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10

Componente/ tematica di riferimento

Documento Livello

Rifiuti Direttiva 1991/31/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999, relativa alle discariche di rifiuti (con successive modifiche) Modificata da: Regolamento (CE) n. 1882/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 settembre 2003 E Regolamento (CE) n. 1137/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2008

UE

Rifiuti Relazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 20 novembre 2009, sull’attuazione della legislazione comunitaria relativa ai rifiuti COM(2009) 633 def

UE

Rifiuti Direttiva 94/62/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 1994, sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio [con successive modifiche).

UE

Rifiuti Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti adottato e approvato con decreto direttoriale 4522 del 7/10/2013

nazionale

Rifiuti Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione adottato con il Decreto Interministeriale dell'11 aprile 2008 (G.U. n. 107 dell'8 maggio 2008) Aggiornamento 2013 – decreto 10 aprile 2013

nazionale

Rifiuti Decreto Legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 “Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti” e s.m.i.

nazionale

Rifiuti D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 e s.m.i., Norme in materia ambientale e s.m.i., modificato dal DECRETO LEGISLATIVO 3 dicembre 2010, n. 205

nazionale

Rifiuti Disposizioni di attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive. (modifiche al D. Lgs. 152/2006

nazionale

Rifiuti Accordo quadro ANCI CONAI 2014-2019 nazionale

Rifiuti Piano Regionale Gestione rifiuti (2007) Approvato con ORDINANZA n. 6294 del 30 ottobre 2007 del Commissario delegato per l’emergenza ambientale nel territorio della regione Calabria.

regionale

Rifiuti Legge Regionale n. 18 del 12.04.2013 “Cessazione dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti. Disciplina transitoria delle competenze regionali e strumenti operativi”,

regionale

Rifiuti “Linee guida per l’aggiornamento del Piano Regionale Rifiuti” approvate con Delibera di Giunta Regionale n. 49 del 11.02.2013;

regionale

Rifiuti Accordo di Programma Regione Calabria CONAI – 19 febbraio 2014 regionale

Rifiuti Programma Regionale di prevenzione dei rifiuti (approvato con DGR n. 469 del 14 novembre 2014)

regionale

Sistemi produttivi Comunicazione del 13 febbraio 2012, "L’innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l’Europa" COM(2012) 60 final

UE

Sistemi produttivi Comunicazione del 15 dicembre 2011, "Innovazione per un futuro sostenibile - Piano d’azione per l’ecoinnovazione (Eco-AP)" COM(2011) 899 def.

UE

Sistemi produttivi Comunicazione del 20 settembre 2011, "Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell'impiego delle risorse" COM(2011) 571 def.

UE

Sistemi produttivi Direttiva 2010/75/UE, del 24 novembre 2010, relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento).

UE

Sistemi produttivi Comunicazione del 28 ottobre 2010,"Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione. Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e

UE

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11

Componente/ tematica di riferimento

Documento Livello

sostenibilità" COM(2010) 614 def

Sistemi produttivi Comunicazione del 6 ottobre 2010, "Iniziativa faro Europa 2020 – L’Unione dell’innovazione" COM(2010) 546 def.

UE

Sistemi produttivi Comunicazione del 25 giugno 2008, sul piano d’azione “Produzione e consumo sostenibili” e “Politica industriale sostenibile” COM(2008) 397 def

UE

Sistemi produttivi Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 25 giugno 2008 - “Una corsia preferenziale per la piccola impresa” Alla ricerca di un nuovo quadro fondamentale per la Piccola Impresa (un “Small Business Act” per l’Europa) {SEC(2008) 2101} {SEC(2008) 2102}

UE

Sistemi produttivi Comunicazione del 21 dicembre 2005, "Strategia tematica per l'uso sostenibile delle risorse naturali" COM(2005) 670 def.

UE

Sistemi produttivi Comunicazione del 28 gennaio 2004, "Incentivare le tecnologie per lo sviluppo sostenibile: piano d'azione per le tecnologie ambientali nell'Unione europea" COM(2004) 38 def.

UE

Sistemi produttivi Legge 11 novembre 2011, n. 180 “Norme per la tutela della libertà d'impresa. Statuto delle imprese” (G.U. n. 265 del 14 novembre 2011 ).

nazionale

Sistemi produttivi D.lgs. 31 marzo 1998, n. 112 "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59"

nazionale

Sistemi produttivi Legge regionale 23 dicembre 2011, n. 47 regionale

Sistemi produttivi Legge regionale 12 agosto 2002, n. 34 regionale

Suolo e bonifiche Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004

UE

Suolo e bonifiche D. M. Ambiente 18 settembre 2001, n. 468 - Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati

nazionale

Suolo e Bonifiche Piano delle Bonifiche contenuto nel Piano Regionale Gestione rifiuti (2007) Approvato con ORDINANZA n. 6294 del 30 ottobre 2007 del Commissario delegato per l’emergenza ambientale nel territorio della regione Calabria.

regionale

Suolo e rischi naturali Risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite A/Res/66/288 del 27 luglio 2012 sui risultati della conferenza Rio + 20 dal titolo «The Future We Want» (Il futuro che vogliamo).

Mondiale

Suolo e rischi naturali Contributo del Gruppo di lavoro II (WGII) dell’IPCC al 5° rapporto di valutazione sul cambiamento climatico: Impatti adattamento e vulnerabilità. (31/03/2014)

UE

Suolo e rischi naturali Decisione n. 1313/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013 , su un meccanismo unionale di protezione civile.

UE

Suolo e rischi naturali Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni Strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici COM(2013) 216 final

UE

Suolo e rischi naturali Programma generale di azione dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta" (7° Programma di Azione per l’Ambiente) DECISIONE N. 1386/2013/UE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 20 novembre 2013

UE

Suolo e rischi naturali Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse - Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al

UE

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12

Componente/ tematica di riferimento

Documento Livello

Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni COM(2011) 571.

Suolo e rischi naturali Comunicazione "Strategia tematica per la protezione del suolo" COM(2006) 231 def.

UE

Suolo e rischi naturali Proposta di Direttiva Quadro per la Protezione del Suolo (SFD - Soil Framework Directive), COM(2006) 232 definitivo

UE

Suolo e rischi naturali Comunicazione della Commissione “Attuazione della strategia tematica per la protezione del suolo e attività in corso” COM (2012) 46 final,

UE

Suolo e rischi naturali Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici - approvata e adottata con decreto direttoriale n. 86/CLE del 16/06/2015

nazionale

Suolo e rischi naturali D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 e s.m.i., Norme in materia ambientale nazionale

Suolo e rischi naturali Legge n. 100 del 12 luglio 2012-Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile

nazionale

Suolo e rischi naturali Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 "Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile".

nazionale

Suolo e rischi naturali Politiche e misure per la crescita sostenibile dell'Italia - Contributo del Ministro Corrado Clini al piano crescita del governo 21 agosto 2012

nazionale

Suolo e rischi naturali d.lgs. del 23 febbraio 2010 "Attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni" (pubblicato nella Gazz. Uff. 2 aprile 2010, n.77)

nazionale

Suolo e rischi naturali Legge 21 novembre 2000, n.353 e s.m.i.- Legge quadro in materia di incendi boschivi

nazionale

Suolo e rischi naturali Ordinanza del P.C.M. del 20 marzo 2003, n. 3274, recante “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”

nazionale

Suolo e rischi naturali Opcm n. 4007 del 29 febbraio 2012: contributi per gli interventi di prevenzione del rischio sismico per l'anno 2011 (CLE, recepimento regioni)

nazionale

Suolo e rischi naturali Legge n. 77 del 24 giugno 2009: conversione del dl. N. 39 del 28 aprile 2009 con interventi urgenti per il terremoto del 6 aprile 2009 in Abruzzo. Opcm n. 3843 del 19 gennaio 2010

nazionale

Suolo e rischi naturali Piano di Gestione delle Alluvioni del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale (Direttiva 2007/60/CE, D.Lgs. 49/2010, D.Lgs. 219/2010). Mappe della pericolosità e del rischio approvate con Delibera del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Liri Garigliano Volturno del 23/12/2013

interregionale

Suolo e rischi naturali Piano di Gestione delle Alluvioni del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale (Direttiva 2007/60/CE, D.Lgs. 49/2010, D.Lgs. 219/2010) – Progetto di Piano – consultazione pubblica per la VAS del progetto di Piano dal 7 luglio 2015

interregionale

Suolo e rischi naturali Linee guida per la pianificazione comunala di emergenza di protezione civile DGR n. 472/2007

regionale

Suolo e rischi naturali Direttiva regionale per l’allertamento per il rischio idrogeologico ai sensi della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27/2/2004 e s.m.i..(approvata con DGR n. 172/2007)

regionale

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Componente/ tematica di riferimento

Documento Livello

Suolo e rischi naturali Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico, Consiglio Regionale, Delibera n. 115 del 28 dicembre 2001 e successivi aggiornamenti

regionale

Suolo e rischi naturali Piano Forestale Regionale (approvato con DGR n. 701/2007) regionale

Suolo e rischi naturali Programma Forestale Autosostenibile di sviluppo nel settore forestale del 2012 approvato con DGR. n. 623 del 23/12/2011

regionale

Suolo e rischi naturali Piano Attuativo di Forestazione 2012 regionale

Suolo e rischi naturali Legge regionale 12 ottobre 2012, n. 45 Gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio forestale regionale.

regionale

Suolo e rischi naturali Piano stralcio di Bacino per l’Erosione costiera (PSEC), adottato dall’Autorità di Bacino Regionale con Delibera del Comitato Istituzionale n. 2/2014 del 22/07/2014

regionale

Suolo e rischi naturali Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni A new EU Forest Strategy: for forests and the forest-based sector COM(2013) 659 final

UE

Suolo e rischi naturali Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2014 relativa al Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico. (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 79 del 4 aprile 2014)

nazionale

Suolo e rischi naturali (alluvioni)

DIRETTIVA 2007/60/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIOdel 23 ottobre 2007 relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni

UE

Suolo e rischi naturali (incendi)

Regolamento Del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 aprile 2002 che modifica il regolamento (CEE)n. 2158/92 relativo alla protezione delle foreste nella Comunità contro gli incendi

UE

Trasporti e mobilità sostenibile

Libro bianco "Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti - Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile" [COM(2011) 144def.]

UE

Trasporti e mobilità sostenibile

Direttiva 2010/40/CE sul quadro generale per la diffusione dei sistemi di trasporto intelligenti nel settore del trasporto stradale e nelle interfacce con altri modi di trasporto

UE

Trasporti e mobilità sostenibile

Comunicazione “Verso uno spazio europeo della sicurezza stradale: orientamenti 2011-2020 per la sicurezza stradale” [COM(2010) 389 def.]

UE

Trasporti e mobilità sostenibile

Comunicazione "Una strategia europea per i veicoli puliti ed efficienti sul piano energetico" [COM(2010) 186 def.]

UE

Trasporti e mobilità sostenibile

Comunicazione "Piano d'azione sulla Mobilità Urbana" [COM(2009) 490 def.] UE

Trasporti e mobilità sostenibile

Comunicazione "Un futuro sostenibile per i trasporti: verso un sistema integrato, basato sulla tecnologia e di agevole uso" [COM(2009) 279 def.]

UE

Trasporti e mobilità sostenibile

Libro Verde "Verso una nuova cultura della mobilità urbana" [COM(2007) 551 def.]

UE

Trasporti e mobilità sostenibile

Piano Nazionale della Logistica 2012/2020 (luglio 2012), approvato dalla Consulta Generale per L’autotrasporto e la Logistica, ma non ancora adottato dal CIPE

nazionale

Trasporti e mobilità sostenibile

Piano Nazionale Sicurezza Stradale. 4° e 5° Programma di attuazione, elaborato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ed approvato con Delibera CIPE n. 108 del 18/12/2008

nazionale

Trasporti e mobilità Piano per la Logistica (gennaio 2006), adottato con Delibera CIPE n.44 del nazionale

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14

Componente/ tematica di riferimento

Documento Livello

sostenibile 22/03/2006

Trasporti e mobilità sostenibile

Piano Nazionale della Sicurezza Stradale. Azioni Prioritarie (marzo 2002), predisposto dall’Ispettorato Generale per la Circolazione e la Sicurezza Stradale ed approvato con Delibera CIPE n. 100 del 29/11/2002

nazionale

Trasporti e mobilità sostenibile

Piano Generale dei Trasporti e della Logistica (gennaio 2001), adottato con Decreto del Presidente della Repubblica del 14/03/2001

nazionale

Trasporti e mobilità sostenibile

Linee Guida del Piano Regionale dei Trasporti approvate con D.G.R. del 05/08/2013 n. 286

regionale

Trasporti e mobilità sostenibile

Piano Direttore del Piano Regionale dei Trasporti - Rapporto Preliminare Marzo 2014

Turismo “Carta di Rimini”, Conferenza Internazionale per il Turismo Sostenibile (27/29 novembre 2008)

Mondiale

Turismo Codice Globale di Etica per il Turismo, World Tourism Organisation (1999) Mondiale

Turismo Agenda 21, un ampio ed articolato “Programma di Azione” redatto dalla Commissione Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite durante la Conferenza di Rio nel 1992

Mondiale

Turismo Libro Verde "Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare” COM(2010) 183 def.

UE

Turismo Comunicazione della Commissione del 19 Ottobre 2007 – Agenda per un turismo sostenibile e competitivo [COM(2007)621def. Nuova strategia dell’Unione Europea per lo Sviluppo Sostenibile - Bruxelles, 9 maggio 2006

UE

Turismo Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo sulla gestione integrata delle zone costiere: una strategia per l’Europa - Bruxelles, 27.09.2000 - COM(2000) 547 definitivo

UE

Turismo SSSE - Schema di sviluppo dello spazio europeo. Verso uno sviluppo equilibrato e sostenibile del territorio dell'Unione europea (1999)

UE

Turismo Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – DSA Contributi per la costruzione di una strategia italiana per il consumo e la produzione - 20 settembre 2008

Nazionale

Turismo Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile 2011-2013 – Regione Calabria

Regionale

2 Definizione degli obiettivi di sostenibilità per componente e tematica

2.1 Acque

La gestione delle risorse idriche è sempre più guidata dalla necessità di garantire la disponibilità di acqua di buona qualità per un uso idrico sostenibile ed equo. L'approccio di salvaguardia, improntato alla riduzione della vulnerabilità ai cambiamenti climatici e socio economici, è legato ad una più razionale forma di gestione della risorsa.

La direttiva quadro sulle acque, 2000/60/CE, concretizza la trasformazione nelle politiche di gestione della risorsa idrica stabilendo l'adozione di un approccio integrato basato sulla “gestione dei bacini idrografici” finalizzato al raggiungimento di un buono stato di tutte le acque comunitarie entro il 2015. La direttiva fissa un approccio ecosistemico finalizzato alla tutela dell'intero ecosistema acquatico, fondamentale per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici e della perdita di

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biodiversità. La direttiva mira al raggiungimento della sostenibilità ecologica (risorsa naturale scarsa e vulnerabile, da trasmettere integra alle generazioni future), economica (risorsa economica da allocare secondo principi di efficienza), finanziaria (infrastrutture, servizi, che necessitano una gestione che assicuri nel tempo la riproduzione a beneficio delle generazioni future) e sociale (bene essenziale del quale garantire l’accessibilità secondo criteri di giustizia sociale) della risorsa idrica. Per il raggiungimento degli obiettivi gli Stati membri devono identificare, analizzare e monitorare le acque, classificate per bacino e per distretto idrografico di appartenenza. Lo strumento di pianificazione attraverso il quale si perseguono le finalità della direttiva è il Piano di Gestione del Distretto. Il Piano deve, inoltre, contenere un'analisi economica dell'utilizzo idrico finalizzata al riconoscimento per tutti i servizi idrici del "giusto" prezzo, adottando il principio “chi inquina paga”, al fine di valutare la sostenibilità economico-finanziaria del modello gestionale. La direttiva distingue le acque in superficiali e sotterranee.

Per le acque superficiali gli obiettivi che si vuole raggiungere sono:

Impedire il deterioramento dello stato di tutti i corpi idrici superficiali;

Proteggere, migliorare e ripristinare i corpi idrici superficiali al fine di raggiungere un buono stato entro il 2015;

Proteggere e migliorare tutti i corpi idrici artificiali e quelli fortemente modificati al fine di raggiungere un potenziale buono entro il 2015.

Per le acque sotterranee si vuole:

Impedire il deterioramento dello stato di tutti i corpi idrici sotterranei e impedire o limitare l’immissione di inquinanti nelle acque sotterranee;

Proteggere, migliorare, ripristinare tutti i corpi idrici sotterranei e assicurare un equilibrio tra estrazione e ravvenamento delle acque sotterranee al fine di conseguire un buono stato entro il 2015;

Invertire le tendenze significative e durature all’aumento della concentrazione di qualsiasi inquinante e ridurre progressivamente l’inquinamento delle acque sotterranee.

Una serie di direttive integrano gli obiettivi della Direttiva Quadro sulle Acque. In particolare, per le acque superficiali si aggiunge, l'obiettivo di ridurre l’inquinamento causato dalle sostanze prioritarie nei corpi idrici Dir 2006/11/CE. Per le acque marine la Direttiva 2008/56/CE definita come "Direttiva quadro sulla strategia dell'ambiente marino" e recepita in Italia dal D.Lgs n.190/2010, stabilisce dei principi comuni sulla base dei quali gli Stati membri devono elaborare le proprie strategie, in collaborazione con gli altri Stati, per il raggiungimento di un buono stato ecologico nelle acque marine di cui sono responsabili.

La "Roadmap to a Resource Efficient Europe (2011)", prevista dalla strategia Europa 2020, definisce le tappe necessarie per una crescita sostenibile ed efficiente sotto il profilo delle risorse. Le azioni previste per le risorse idriche sono:

lo sviluppo di un piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee che stabilisce una strategia efficace rispetto ai costi;

la valutazione dei piani di gestione dei bacini idrografici degli Stati membri, al fine di individuare i settori in cui sono necessari interventi supplementari;

valutazione e presentazione di obiettivi e misure più efficaci in materia di efficienza idrica (ad es. contatori intelligenti, requisiti obbligatori per i dispositivi che fanno uso di acqua, orientamenti per il riuso dell’acqua, limitazione delle perdite nelle infrastrutture idriche, risparmio di acqua nell’irrigazione, ecc.);

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una migliore gestione della domanda attraverso strumenti economici (prezzi, ripartizione dell’acqua) e utilizzo di sistemi di etichettatura e di certificazione che misurano l’impatto attinente al ciclo di vita e il tenore virtuale di acqua dei prodotti;

un progetto di partenariato europeo d’innovazione relativo all’acqua.

Anche il documento "Affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell'Unione europea (2011)" prevede per gli Stati membri l'individuazione degli obiettivi in materia di efficienza idrica per il 2020 a livello di bacino idrografico, con misure complementari adeguate, sulla base di una metodologia comune nell’UE che tenga conto della varietà di situazioni in tutti i settori economici e le aree geografiche. Gli elementi individuati come fondamentali della futura politica in materia di carenza idrica e siccità sono:

l’efficienza idrica (in agricoltura e in ambiente urbano);

una migliore pianificazione (gestione della domanda, pianificazione dell’uso del suolo, osservatorio sulla siccità e sviluppo di indicatori, migliore integrazione della politica in materia di carenza idrica e siccità nei piani di gestione dei bacini idrografici e nelle politiche settoriali);

adeguati strumenti di attuazione (come il finanziamento dell’efficienza idrica, la tariffazione dell’acqua, la ripartizione delle risorse idriche).

Il Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee (2012) ribadisce gli obiettivi di:

raggiungimento di un buono stato dei corpi idrici dell’UE entro il 2015;

riduzione dello stress idrico, tenendo presente la necessità di mantenere i flussi ecologici a un livello che sia compatibile con il raggiungimento degli obiettivi della direttiva quadro sulle acque;

riduzione della vulnerabilità nei confronti di cambiamenti climatici e di eventi estremi.

Il Piano, inoltre, individua 4 categorie di criticità (uso insufficiente degli strumenti economici volti a contrastare le carenze nei mercati che impediscono di attuare le misure di uso sostenibile; insufficiente integrazione e coerenza con altre aree politiche, tra cui l’agricoltura, la coesione, l’industria e la pianificazione dell’uso del suolo; governance inefficiente; carenze di conoscenze), cause di rallentamento al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

In ambito nazionale il documento "Politiche e misure per la crescita sostenibile dell'Italia (2012)" del ministro dell'Ambiente individua per le risorse idriche i seguenti obiettivi:

Riduzione dei consumi di acqua;

Bilanciamento tra i diversi usi ( industria, energia, agricoltura, alimentazione umana);

Collettamento e depurazione delle acque reflue;

Riuso delle acque depurate negli usi agricoli e industriali.

La direttiva quadro è stata recepita a livello nazionale dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.. Gli obiettivi individuati dal decreto, in linea con l'ottica della sostenibilità, sono:

prevenire e ridurre l'inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati;

conseguire il miglioramento dello stato delle acque ed adeguate protezioni di quelle destinate a particolari usi;

perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili;

mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici, nonché la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate.

L'adozione del principio di gestione integrata, in un contesto come quello italiano, caratterizzato dalla presenza di molteplici livelli di governo e da una sistematica frammentazione delle

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competenze, ha richiesto un complesso sforzo di adattamento istituzionale. In particolare, per il Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale all'interno del quale ricade il territorio calabrese, il Piano di Gestione delle Acque è stato approvato solo il 10 aprile 2013.

Gli obiettivi che si pone il Piano sono i seguenti:

Uso sostenibile della risorsa idrica (conservazione, risparmio, riutilizzo, riciclo);

Conservazione, manutenzione, implementazione e conformità degli impianti di smaltimento e di depurazione;

Regimentazione dei prelievi da acque sotterranee e superficiali;

Controllo e gestione della pressione turistica rispetto all'utilizzo e alla disponibilità della risorsa;

Limitazione dell'inquinamento delle risorse idriche prodotto dalle attività agricole - zootecniche;

Raggiungimento e mantenimento dello stato complessivo "buono" e mantenimento dello stato "eccellente"per tutti i corpi idrici entro il 2015.

Incentivazione delle specie e degli habitat che dipendono direttamente dagli ambienti acquatici;

Conservazione e protezione delle zone vulnerabili e delle aree sensibili;

Mantenimento delle caratteristiche naturalistiche, paesaggistiche ed ambientali del territorio;

Conservazione, protezione e incentivazione del le specie e degli habitat che fanno parte della rete di aree protette e di aree Natura 2000.

Nel contesto regionale si è in attesa di una legge che riorganizzi il settore. L'ultima Legge risale al 1997 di recepimento della Legge Galli, LR 3 ottobre 1997, n. 10, che individuava i seguenti obiettivi:

Promuovere una politica generale di governo delle risorse idriche mirata alla loro tutela, riqualificazione e corretta utilizzazione secondo principi di solidarietà e di reciprocità al fine di assicurare l’equilibrio del bilancio idrico;

Tutelare le acque dall’inquinamento e valorizzare la risorsa;

Aggiornare il Piano Regolatore Generale degli acquedotti;

Completamento del Servizio Idrico Integrato, rafforzamento degli ATO e definizione del Soggetto Gestore.

Nel frattempo la LR. 29 dicembre 2010 n. 34 all'art. 47-Regolazione unitaria del servizio idrico integrato- . dispone la soppressione degli ambiti territoriali ottimali (ATO), e istituisce l'ambito territoriale ottimale comprendente l'intera circoscrizione territoriale regionale.

La disamina dei principali riferimenti programmatici e normativi effettuata ha permesso di delineare gli obiettivi di sostenibilità attraverso i quali saranno analizzati gli effetti e gli impatti del POR. In particolare, il principio di Salvaguardia della risorsa dal punto di vista sia qualitativo sia quantitativo è la direzione generale verso la quale il contesto sia comunitario sia nazionale si dirige. Gli aspetti ambientali potenzialmente interessati dalle azioni del POR devono essere identificati tenendo conto dei seguenti obiettivi generali:

1. Tutela e miglioramento della qualità dei corpi idrici e attuazione del risanamento dei corpi idrici inquinati;

2. Efficientamento del sistema di gestione integrato delle risorse idriche dal punto di vista infrastrutturale, normativo e di governance;

3. Riduzione dei consumi d'acqua e dello stress idrico anche attraverso un'adeguata politica dei prezzi nei diversi usi e il riutilizzo delle acque reflue depurate e delle acque meteoriche.

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2.2 Ambiente urbano

Le aree urbane e le città assumono un ruolo particolarmente importante nella protezione e nella gestione dell’ambiente, poiché incidono in misura significativa sulla capacità di carico del pianeta attraverso il consumo di risorse fisiche, la produzione di rifiuti e l’emissione di inquinanti globalmente nocivi. Inoltre l’ambiente urbano è il contesto in cui vive circa l’80% della popolazione europea, che si trova così di fronte a problemi quali: cattiva qualità dell’aria, traffico e congestione, livelli elevati di rumore ambientale, cattiva qualità dello spazio edificato, presenza di terreni abbandonati, emissioni di gas serra, proliferazione urbana, produzione di rifiuti e di acque reflue. La necessità di affrontare la questione della sostenibilità urbana ha spinto l’Unione europea, nel corso degli ultimi anni, a consolidare il proprio intervento nelle città e a sviluppare una politica comune sull’ambiente urbano.

La “Strategia Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” conferisce alle città il ruolo di “nuovi motori della strategia europea di sviluppo” che dovranno guidare la ripresa della produttività dei territori, il miglioramento della qualità dei servizi essenziali, l’incremento della sostenibilità ecologica degli insediamenti, il ripensamento di un welfare più solidale.

Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un cambiamento sostanziale nei processi di trasformazione della città. La città espansiva, tipica degli anni ’70, tendeva infatti ad incorporare le aree marginali, adottando misure per regolamentare la marginalità (introduzione di servizi pubblici, strade, social housing, ecc.) che spesso hanno incentivato l’effetto attrattore e hanno contribuito ad aumentare il problema del consumo di risorse (prima fra tutte il suolo). La città attuale che si “ricompatta” richiede che le nuove morfologie insediative siano individuate attraverso uno sforzo creativo di interpretazione delle identità e delle risorse, di integrazione delle azioni e di riconfigurazione degli spazi liberati dal processo di riduzione, producendo tessuti urbani più “relisienti”, "addattativi" e "fluidi".

Europa 2020 incarna appieno i principi suddetti proponendo nuove sfide per le città europee che dovranno essere in grado di supportare una crescita che sia intelligente, grazie a investimenti più efficaci nell'istruzione, nella ricerca e nell'innovazione, sostenibile, grazie alla decisa scelta a favore di un'economia a basse emissioni di anidride carbonica e della competitività dell'industria e solidale, focalizzata sulla creazione di posti di lavoro, la riduzione della povertà e il sostegno al welfare.

Il modello di governo delle città da perseguire dovrà quindi essere alimentato da: Resilienza, Riciclo e Riattivazione dei capitali urbani.

La Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni “Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell'impiego delle risorse”(road map) COM/2011/0571 definitivo stabilisce le tappe fondamentali per una crescita sostenibile ed efficiente sotto il profilo delle risorse. In particolare per l’uso dei suoli propone che, entro il 2020, le politiche dell’UE tengano conto delle loro conseguenze sull’uso dei suoli, con il traguardo di un incremento dell’occupazione netta di suolo pari a zero da raggiungere entro il 2050.

Nello specifico gli obiettivi da perseguire per la tematica dell’ambiente urbano sono:

ridurre la percentuale di occupazione dei terreni fino ad arrivare a quota zero entro il 2050 considerando le ripercussioni dirette e indirette sull’uso dei terreni;

ripristinare i siti contaminati attraverso l’istituzione di un inventario dei siti contaminati e programmare entro il 2015 le attività di ripristino;

ridurre il consumo di energia nella costruzione degli edifici e delle infrastrutture e durante tutto il loro ciclo di vita, fino a raggiungere il livello zero entro il 2020.

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La crescita sostenibile ed efficiente si attua attraverso politiche di sviluppo fondate sulla valorizzazione dei capitali territoriali, soprattutto di quelli urbani. Il ritorno della priorità urbana al centro dell’agenda europea costituisce non solo l'occasione per ridefinire i profili di competitività, di sostenibilità e di coesione delle nazioni travolte dallo tsunami della crisi, ma anche l’opportunità per ripensare il “ruolo sociale” della pianificazione territoriale e dell’urbanistica.

L’Agenda urbana europea e il suo futuro nel quadro della politica di coesione 2010/2158 (INI) delinea una governance urbana in grado di esprimere appieno il valore della sussidiarietà, sottolineando che gli enti locali elettivi hanno una responsabilità politica diretta per quanto riguarda l'adozione delle decisioni strategiche e gli investimenti di risorse pubbliche.

Nell'ambito delle politiche di coesione, l'Agenda Urbana Europea agisce con rinnovato vigore ed attraverso una visione proattiva per uscire dalla crisi, raccomandando che la dimensione urbana della politica di coesione si concentri su un triplice obiettivo:

aiutare le zone urbane a sviluppare le proprie infrastrutture materiali di base quale presupposto per la crescita onde sfruttare appieno il loro contributo potenziale alla crescita economica in Europa, alla diversificazione del tessuto economico e alla sostenibilità energetica e ambientale;

aiutare le zone urbane a modernizzare le loro specificità economiche, sociali e ambientali con investimenti intelligenti in infrastrutture e servizi tecnologici e strettamente correlati alle esigenze nazionali, regionali e locali specifiche;

riqualificare le zone urbane recuperando siti industriali e bonificando terreni contaminati, tenendo presente l'esigenza di sviluppare legami tra le zone urbane e quelle rurali, al fine di promuovere uno sviluppo inclusivo, in linea con la strategia Europa 2020.

Puntare su una rigenerazione urbana integrata per dare risposta alla crisi economica che sta attraversando l’Europa, e al contempo rafforzare la coesione sociale e migliorare la sostenibilità ambientale è il messaggio della Dichiarazione di Toledo approvata il 22 Giugno 2010 nella conferenza dei Ministri responsabili per lo sviluppo urbano e le politiche abitative dei 27 Stati membri dell’Unione Europea. In questo documento si propone di implementare con una specifica attenzione alle aree urbane la strategia Europa 2020, ponendosi quale obiettivo generale per il perseguimento dello sviluppo sostenibile la realizzazione della massima eco-efficienza possibile nelle nostre città attraverso una rigenerazione urbana integrata.

La rigenerazione urbana integrata si attua attraverso gli obiettivi:

Ridurre le esigenze di trasporto e promozione di una mobilità più sostenibile (su scala urbana, metropolitana e interurbana), dando priorità ai mezzi di trasporto non motorizzati, meno inquinanti e al trasporto pubblico, che sia allo stesso tempo accessibile e conveniente;

stimolare l’efficienza energetica negli edifici esistenti (migliorando l’isolamento termico delle pareti esterne e delle coperture e l’efficienza degli impianti di riscaldamento e di altri impianti);

migliorare il metabolismo urbano, compresa la gestione dell’intero ciclo delle acque, dei rifiuti, etc

incentivare l’uso di energie rinnovabili e al loro utilizzo nelle città;

incentivare il riuso dei suoli (con la riconversione o il riutilizzo di aree dismesse, abbandonate o non

utilizzate, ecc.) come strategia chiave per contribuire alla riduzione del consumo di suolo e combattere la dispersione insediativa;

protezione della natura, del paesaggio, della silvicoltura, delle risorse agricole, ecc., intorno alle città, e il rafforzamento dei loro legami o della loro articolazione con le città (per

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esempio, con le cinture verdi e/o i corridoi connessi e in continuità con la rete dei parchi e degli spazi pubblici), il “regreening” della città esistente.

La Carta di Lipsia sulle Città Europee Sostenibili approvata in occasione dell’Incontro Ministeriale Informale sullo Sviluppo Urbano e la Coesione Territoriale il 24 – 25 maggio 2007 a Lipsia è un documento degli Stati Membri che è stato redatto con l’ampia e trasparente partecipazione delle parti europee interessate. Nel documento i Ministri concordano su strategie e principi comuni per la politica di sviluppo urbano integrato. Da essa è possibile estrapolare i seguenti obiettivi di sostenibilità:

migliorare il coordinamento degli investimenti pubblici e privati ed aumentare il coinvolgimento dei cittadini attraverso un maggiore ricorso alle strategie della politica di sviluppo urbano integrato;

creare ed assicurare spazi pubblici di alta qualità, accrescendo l’interazione tra architettura, pianificazione infrastrutturale e urbanistica;

modernizzare le reti infrastrutturali e migliorare l’efficienza energetica, con particolare attenzione per la gestione del traffico e per il trasporto integrato, incluse piste ciclabili e aree pedonali;

migliorare l’efficienza energetica degli edifici;

privilegiare una struttura compatta degli insediamenti attraverso una pianificazione che impedisca la dispersione urbana;

migliorare i complessi di edifici nei quartieri degradati sia in relazione alle condizioni fisiche e strutturali, sia in termini di efficienza energetica.

Nella Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa ad una “Strategia tematica sull’ambiente urbano” - Bruxelles, 11 gennaio 2006 l’Unione Europea stabilisce misure di cooperazione e linee direttive, rivolte agli Stati membri e alle autorità locali, per consentire loro di migliorare la gestione dell’ambiente nelle città europee.

Obiettivo di tale strategia è migliorare la qualità dell’ambiente urbano, rendendo la città un luogo più sano e piacevole dove vivere, lavorare e investire e riducendo l’impatto ambientale negativo della stessa sull’ambiente nel suo insieme.

Le principali misure previste dalla strategia sono le seguenti:

la pubblicazione di orientamenti relativi all’integrazione delle tematiche ambientali nelle politiche urbane;

la pubblicazione di orientamenti relativi a piani di trasporto urbano sostenibile;

il sostegno allo scambio delle migliori pratiche, in particolare grazie al collegamento in rete delle informazioni, allo sviluppo di progetti di dimostrazione finanziati da LIFE+, nonché grazie alla creazione di una rete di punti di contatto nazionali;

il rafforzamento dell’informazione delle autorità locali via internet, nonché il rafforzamento della formazione di coloro che lavorano nelle amministrazioni regionali e locali su questioni attinenti alla gestione urbana;

l’utilizzo dei programmi comunitari di sostegno esistenti nel quadro della politica di coesione o di ricerca.

La strategia per l’ambiente urbano rappresenta una delle sette strategie tematiche previste dal Sesto programma di azione per l’ambiente con l’obiettivo di “contribuire ad una migliore qualità della vita mediante un approccio integrato concentrato sulle zone urbane [e] contribuire a un elevato livello di qualità della vita e di benessere sociale per i cittadini attraverso un ambiente in cui il livello dell’inquinamento non provochi effetti nocivi per la salute umana e l’ambiente e attraverso uno sviluppo urbano sostenibile”.

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In ambito nazionale il documento “Politiche e misure per la crescita sostenibile dell'Italia - Una strategia in 5 punti per lo sviluppo sostenibile dell’Italia - ” Contributo del Ministro Corrado Clini al piano crescita del governo 21 agosto 2012 costituisce la sistematizzazione delle politiche e delle misure nazionali per la crescita sostenibile dell’Italia che discendono in larga misura dai regolamenti e dalle direttive europee. Tenuto conto della natura transettoriale delle questioni attinenti alla gestione urbana si riportano di seguito per ogni punto strategico i relativi obiettivi.

1. “Decarbonizzazione” dell’economia italiana

Obiettivi

Sviluppo della filiera nazionale delle tecnologie “verdi”, prioritariamente nei settori energetico e della chimica “verde”;

Transizione del sistema energetico nazionale verso sistemi distribuiti di trigenerazione (elettricità, calore e freddo) ad alto rendimento, con lo sviluppo contestuale di reti intelligenti locali (smart grids);

Eco efficienza nell’edilizia;

Modifica delle modalità di trasporto di merci e persone a favore di ferrovia e cabotaggio;

Recupero e valorizzazione dei rifiuti;

Promozione dell’esportazione di tecnologie “verdi”

2. La sicurezza del Territorio

Obiettivi

Prevenzione dei rischi, sulla base di mappe aggiornate della vulnerabilità;

Revisione degli usi del territorio in relazione alle mappe di vulnerabilità.

3. Recupero e valorizzazione delle aree industriali dismesse in zone urbane, soggette a bonifica.

Obiettivi

Recuperare aree strategiche per lo sviluppo urbano bloccate da anni dalle procedure di bonifica dei siti contaminati e dai contenziosi.

Revisione dei parametri da considerare per la messa in sicurezza, l’ analisi di rischio e la bonifica, sulla base degli indici e delle procedure adottate dagli altri Stati Membri con problematiche analoghe ( Gran Bretagna, Germania, Belgio,Olanda);

4. Gestione integrata dei rifiuti .

Obiettivi

Promozione della raccolta differenziata, fino al recupero di almeno il 70% di materia entro il 2016.

Valorizzazione energetica della frazione residua dei rifiuti non riciclati, attraverso l’impiego prioritario come co-combustibile nella produzione di energia e nelle produzioni industriali.

5. Gestione integrata delle risorse idriche

Obiettivi

Riduzione dei consumi di acqua;

Bilanciamento tra i diversi usi ( industria, energia, agricoltura, alimentazione umana);

Collettamento e depurazione delle acque reflue;

Riuso delle acque depurate negli usi agricoli e industriali.

L'Unione Europea ha invitato tutti gli Stati membri a dotarsi di un'Agenda Urbana nazionale destinando all’interno del Fondo europeo dello sviluppo regionale (FESR) una percentuale di risorse assegnate a livello nazionale per Azioni Integrate per lo Sviluppo Urbano Sostenibile delegate alle

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città. L’Agenda urbana, assieme all’Agenda digitale, è parte integrante della strategia Europa 2020, con un ruolo determinante attribuito alle città.

Il Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane (CIPU) ha invitato Ministri e rappresentanti delle Regioni, delle Province e dei Comuni a redigere un documento di riflessioni “politiche e tecniche” sulla strategia che ha mosso nell’ultimo anno la rispettiva azione, in un contesto caratterizzato dalla diversa dimensione urbana (aree metropolitane, grandi e medie città e sistemi di comuni delle aree interne), dalla

specificità del Mezzogiorno e dalla problematica delle Aree interne.

Tale documento dal titolo “Metodi e Contenuti sulle Priorità in tema di Agenda Urbana” restituisce la sintesi dei contributi pervenuti, e rappresenta una possibile traccia di metodo e di contenuto sulle priorità in tema di una possibile Agenda Urbana.

Ai fini della presente trattazione si è ritenuto di considerare quanto è stato trasmesso dal “Ministero dell’Ambiente del Territorio e del Mare - Contributo alla predisposizione della Agenda Urbana Nazionale Lo sviluppo sostenibile delle Aree Urbane nella programmazione 2014-2020”

Obiettivo generale del MATTM per lo sviluppo sostenibile delle aree urbane considerato nella predisposizione della Agenda Urbana nazionale e nella definizione delle strategie di sviluppo urbano sostenibile è:

Migliorare la sostenibilità ambientale, energetica e climatica delle politiche di sviluppo urbano e territoriale, rafforzando il contributo che gli investimenti in tali settori assicurano al rilancio delle economie locali, alla qualità della vita, all’attrattività ed alla competitività delle città e delle comunità.

Che si declina attraverso i seguenti obiettivi:

Incremento della superficie urbana destinata alle aree verdi, ai parchi urbani e ai corridoi ecologici;

Aumento del numero di infrastrutture verdi in area urbana;

Incremento del numero, della lunghezza e dei nodi di intersezione, di ciclovie e percorsi pedonali;

Incremento del numero di edifici e strutture pubbliche e private efficienti dal punto di vista energetico, anche attraverso l’adozione di soluzioni “passive”;

Incremento del numero di edifici, strutture e infrastrutture che adottano soluzioni tecnologiche e progettuali utili ad affrontare gli eventi climatici anche estremi;

Incremento del numero di piazze e strade, parcheggi con capacità di drenaggio potenziata e con idonei canali di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche;

Raffrescamento del microclima e riduzione delle temperature al suolo attraverso specifici interventi sull’albedo urbano.

Con il “Piano nazionale per le città” previsto dall’art.12 del DL. n. 83/2012, viene introdotto un nuovo strumento operativo finalizzato alla realizzazione in modo coordinato e razionale, di interventi nelle aree urbane con particolare riferimento a quelle degradate relativi a nuove infrastrutture e alla riqualificazione urbana. Nello specifico si ribadiscono gli obiettivi di:

Riqualificazione di aree urbane con particolare riferimento a quelle degradate.

Riduzione di fenomeni di tensione abitativa, di marginalizzazione e degrado sociale;

Miglioramento della dotazione infrastrutturale anche con riferimento all'efficientamento dei sistemi del trasporto urbano;

Miglioramento della qualità urbana, del tessuto sociale ed ambientale.

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In ambito regionale con D.C.R. n. 300 del 22 Aprile 2013 viene adottato dal Consiglio Regionale il Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico della Regione Calabria, strumento previsto dall’Art.25 della Legge Urbanistica Regionale 19/02 e succ. mod. e int.

Lo strumento che interpreta gli orientamenti della convenzione Europea del Paesaggio e del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio si pone l’obiettivo generale di:

“Operare un’innovazione culturale lanciando un grande piano di rigenerazione allo scopo di mitigare il consumo di suolo e ridare alla componente urbana, qualità ambientale e paesaggistica e contribuire allo sviluppo di un efficiente sistema urbano in termini di dotazione di servizi superando la disorganicità, la frammentarietà, la sovrapposizione di competenze, derivanti dal permanere di forme di organizzazioni territoriali diverse da servizio a servizio (distretti sanitari, distretti scolastici, ecc…) per giungere ad un’unica forma di pianificazione unitaria in grado di integrare fra loro i diversi settori (istruzione, sanità, sport, servizi sociali, ecc..) per sostenere e accompagnare la formazione di “Città-territorio” e contribuire all’unione dei comuni calabresi.”

Gli Obiettivi specifici che si pone il QTRP sono i seguenti:

Favorire la formazione di città-territori multicentrici, incentivando la pianificazione urbanistica e di settore (servizi, ecc.) in forma associata e migliorando il sistema delle relazioni tra centri;

Migliorare la qualità urbana incrementando la dotazione di servizi urbani e di spazi pubblici, aree verdi e aree attrezzate per la cultura e il tempo libero e potenziando la mobilità sostenibile;

Garantire il mantenimento degli standards minimi per l’accesso ai servizi sociali, sanitari e amministrativi (con particolare riferimento alle fasce sociali più deboli), anche attraverso il ricorso alle nuove tecnologie di comunicazione digitale.

Migliorare la qualità diffusa promuovendo Piani di rottamazione, bonifica e riconversione per la aree industriali dismesse e le aree degradate non recuperabili, Piani di riqualificazione degli insediamenti abusivi (PRA), il recupero fisico e sociale degli insediamenti degradati e potenziando il sistema delle aree verdi urbane;

Promuovere la sostenibilità ambientale attraverso la prevenzione e la mitigazione dei rischi, in particolar modo quello sismico e idrogeologico, lo sviluppo di fonti rinnovabili, l’adeguamento delle dotazioni idriche e la gestione sostenibile dello smaltimento dei rifiuti.

La Legge Urbanistica della Calabria n. 19 del 16 aprile recante “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio”, successivamente modificata dalla Legge regionale n. 14 del 24 novembre è entrata in vigore nel 2002. Tale quadro normativo, volto a ridefinire i contenuti e le procedure di formazione degli atti di pianificazione territoriale, si fonda sul principio della sostenibilità ambientale dello sviluppo. L’art.3 “Principi generali della Pianificazione Territoriale Urbanistica” al comma 2 recita:

La pianificazione territoriale e urbanistica si informa ai seguenti obiettivi generali:

Promuovere un ordinato sviluppo del territorio, dei tessuti urbani e del sistema produttivo;

Assicurare che i processi di trasformazione preservino da alterazioni irreversibili i connotati materiali essenziali del territorio e delle sue singole componenti e ne mantengano i connotati culturali conferiti dalle vicende naturali e storiche;

Migliorare la qualità della vita e la salubrità degli insediamenti urbani;

Ridurre e mitigare l’impatto degli insediamenti sui sistemi naturali e ambientali;

Promuovere la salvaguardia, la valorizzazione ed il miglioramento delle qualità ambientali, architettoniche, culturali e sociali del territorio urbano, attraverso interventi di riqualificazione del tessuto esistente, finalizzati anche ad eliminare le situazioni di svantaggio territoriale;

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Prevedere l’utilizzazione di nuovo territorio solo quando non sussistano alternative derivanti dalla sostituzione dei tessuti insediativi esistenti, ovvero dalla loro riorganizzazione e riqualificazione.

Con la Legge regionale 4 novembre 2011, n. 41 “Norme per l'abitare sostenibile” la regione Calabria intende promuovere ed incentivare la sostenibilità applicata all’edilizia e il risparmio energetico sia nelle trasformazioni urbane e territoriali che nella realizzazione delle opere edilizie, pubbliche e private, attraverso la realizzazione di interventi di edilizia sostenibile pubblica o privata (edilizia naturale, ecologica, bio-eco-compatibile, bioecologica, bioedilizia). Quanto enunciato dovrà avvenire nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dei principi fondamentali desumibili dalla normativa vigente in attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia e in linea con la direttiva 2006/32/CE concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici, privilegiando la tutela e valorizzazione delle proprie peculiarità storiche, ambientali, culturali e sociali.

Sempre in ambito regionale è stata emanata la Legge regionale 11 agosto 2010, n. 21 “Misure straordinarie a sostegno dell'attività edilizia finalizzata al miglioramento della qualità del patrimonio edilizio residenziale” con il duplice obiettivo di:

Miglioramento energetico e strutturale del patrimonio residenziale esistente e del suo sviluppo funzionale nonché riduzione del rischio sismico.

Incremento, in risposta ai bisogni abitativi delle famiglie in condizioni di particolare disagio economico e sociale, il patrimonio di edilizia residenziale pubblica avviando un processo di riqualificazione di aree urbane degradate o esposte a particolari rischi ambientali e sociali.

L’analisi dei principali riferimenti programmatici e normativi ai vari livelli istituzionali (comunitario, nazionale e regionale) riguardanti l’ambiente urbano ha consentito di delineare gli obiettivi di sostenibilità ambientale attraverso i quali saranno analizzati gli effetti e gli impatti della programmazione 2014/2020.

In particolare gli obiettivi di sostenibilità ambientale emergenti dalla suddetta analisi possono essere ricompresi nei seguenti macro-obiettivi: 1. Migliorare la qualità dell’ambiente urbano, rendendo la città un luogo più sano e piacevole dove

vivere, lavorare e investire e riducendo l’impatto ambientale negativo della stessa sull’ambiente nel suo insieme;

2. Migliorare la sostenibilità ambientale, energetica e climatica delle politiche di sviluppo urbano e territoriale, rafforzando il contributo che gli investimenti in tali settori assicurano al rilancio delle economie locali, alla qualità della vita, all’attrattività ed alla competitività delle città e delle comunità;

che a loro volta possono essere declinati negli obiettivi generali di seguito riportati.

Per il macro-obiettivo 1 gli obiettivi generali sono:

Riequilibrio territoriale ed urbanistico;

Migliore qualità dell’ambiente urbano;

Uso sostenibile delle risorse ambientali;

Valorizzazione delle risorse socio-economiche locali e loro equa distribuzione;

Miglioramento delle qualità sociali e della partecipazione democratica.

Per il macro-obiettivo 2 gli obiettivi generali sono:

Incremento della superficie urbana destinata alle aree verdi, ai parchi urbani e ai corridoi ecologici;

Aumento del numero di infrastrutture verdi in area urbana;

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Incremento del numero, della lunghezza e dei nodi di intersezione, di ciclovie e percorsi pedonali

Incremento del numero di edifici e strutture pubbliche e private efficienti dal punto di vista energetico, anche attraverso l’adozione di soluzioni “passive”;

Incremento del numero di edifici, strutture e infrastrutture che adottano soluzioni tecnologiche e progettuali utili ad affrontare gli eventi climatici anche estremi;

Incremento del numero di piazze e strade, parcheggi con capacità di drenaggio potenziata e con idonei canali di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche;

Raffrescamento del microclima e riduzione delle temperature al suolo attraverso specifici interventi sull’albedo urbano.

2.3 Energia, cambiamenti climatici, aria e emissioni

Nel marzo 2007 il Consiglio europeo ha lanciato una strategia comune europea su rinnovabili, efficienza energetica ed emissioni di gas serra, cancellando, almeno sul piano politico, i confini tra le politiche per la lotta ai cambiamenti climatici e le politiche energetiche.

La strategia “20-20-20” ha stabilito per l’Unione Europea tre ambiziosi obiettivi da raggiungere entro il 2020:

ridurre i gas ad effetto serra del 20% (o del 30% in caso di accordo internazionale);

ridurre i consumi energetici del 20% aumentando l'efficienza energetica;

soddisfare il 20% del fabbisogno energetico europeo con le energie rinnovabili.

Dopo questa dichiarazione di intenti, nel dicembre del 2008 è stato approvato il Pacchetto Clima ed Energia, che istituisce sei nuovi strumenti legislativi europei volti a tradurre in pratica gli obiettivi al 2020: la Direttiva Fonti Energetiche Rinnovabili (Direttiva 2009/28/EC), la Direttiva Emission Trading (Direttiva 2009/29/EC), la Direttiva sulla qualità dei carburanti (Direttiva 2009/30/EC), la Direttiva Carbon Capture and Storage - CCS (Direttiva 2009/31/EC), Decisione Effort Sharing (Decisione 2009/406/EC), Regolamento CO2 Auto (Regolamento 2009/443/EC).

Con la pubblicazione del Libro Verde "Un quadro per le politiche dell'Energia e del Clima all'orizzonte del 2030" il 27 marzo 2013, la Commissione ha avviato il dibattito per la sua revisione e per rimodularne la portata al 2030.

Oggi è in fase di consultazione pubblica Il Pacchetto Clima ed Energia al 2030, che appresenta una tappa intermedia tra gli obiettivi a suo tempo fissati per il 2020 (-20% emissioni, +20% efficienza +20% da rinnovabili rispetto ai valori del 1990) e quelli previsti dalla Roadmap al 2050 e nel Libro bianco sui trasporti, che prevedono entro il 2050 una riduzione delle emissioni compresa tra l’80-95%. In merito alle riduzione delle emissioni di gas serra, viene confermato quanto indicato nell’ultimo Rapporto presentato dall’Europarlamento, di concerto con le Commissioni Industria ed Energia (ITRE) e Ambiente e Salute (ENVI, ovvero il 40% di riduzione, mentre si fissa al 27% la quota percentuale di rinnovabili nel mix energetico dei consumi finali lordi; è rimandata la definizione degli obiettivi per l'efficienza energetica. A differenza dell’obiettivo emissivo di cui sono responsabili i singoli paesi, il target risulta vincolante solo per l’Unione nel suo insieme e non sono previsti sotto-obiettivi per i singoli Stati membri. Ciascun paese, di concerto con la Commissione, potrà definire il proprio contributo all’Unione in termini di rinnovabili.

Il nuovo Pacchetto Clima ed Energia dovrà essere approvato dall’Europarlamento e dal Consiglio europeo entro fine 2014 per consentire all’Europa di presentarsi con una posizione definita e

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condivisa ai prossimi negoziati internazionali per il nuovo accordo mondiale sul clima che si terranno a Parigi a fine 2015.

Nel presente rapporto si assumeranno dunque come validi gli obiettivi di cui alla normativa comunitaria e mondiale attualmente in vigore. Nel prosieguo si offre un dettaglio degli obiettivi, delle strategie e delle sfide enunciati nella normativa di cui al precedente paragrafo.

Cambiamenti climatici, aria e emissioni

Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, New York, 9 maggio 1992

Obiettivo del documento è stabilizzare, in conformità delle pertinenti disposizioni della Convenzione, le concentrazioni di gas ad effetto serra nell'atmosfera a un livello tale che escluda qualsiasi pericolosa interferenza delle attività umane sul sistema climatico. Tale livello deve essere raggiunto entro un periodo di tempo sufficiente per permettere agli ecosistemi di adattarsi naturalmente ai cambiamenti di clima e per garantire che la produzione alimentare non sia minacciata e lo sviluppo economico possa continuare ad un ritmo sostenibile.

Protocollo di Kyoto (Kyoto, 11 dicembre 1997)

Operare una riduzione delle emissioni di elementi di inquinamento (biossido di carbonio ed altri cinque gas serra, ovvero metano, ossido di azoto idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) in una misura non inferiore al 8% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 – considerato come anno base – nel periodo 2008-2013. Premesso che l'atmosfera terrestre contiene 3 milioni di mega tonnellate (Mt) di CO2, il protocollo prevede che i Paesi industrializzati riducano del 5% le proprie emissioni di questo gas.

Direttiva 98/70/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 13 ottobre 1998 relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel e recante modificazione della direttiva 93/12/CEE del Consiglio.

Ridurre fino al 10 per cento entro il 2020 l'intensità delle emissioni di gas a effetto serra (art. 7- bis, par. 2, direttiva 98/70/CE).

Decisione 2002/358/CE del Consiglio, del 25 aprile 2002, relativa all'approvazione, in nome della Comunità europea, del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l'esecuzione congiunta degli impegni che ne derivano.

L'allegato II della decisione riporta gli impegni di limitazione e riduzione delle emissioni convenuti dalla Comunità e dai suoi Stati membri per il primo periodo di impegno (2008-2012).

Comunicazione "Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici” COM(2005) 35 def.

La Commissione pone le basi di una futura strategia comunitaria sui cambiamenti climatici. Tale strategia dovrebbe basarsi in particolare sull'attuazione delle politiche esistenti, sull'elaborazione di nuove misure coordinate con le altre politiche europee, sul rafforzamento della ricerca e della cooperazione internazionale e sulla sensibilizzazione dei cittadini.

Comunicazione “Strategia dell’UE per i biocarburanti” COM(2006) 34 def.

Secondo le stime disponibili, all’interno dell’UE i trasporti sono responsabili del 21% di tutte le emissioni di gas serra che contribuiscono al surriscaldamento del pianeta, e la cifra è in aumento. Quasi tutta l’energia utilizzata nel settore dei trasporti dell’UE proviene dal petrolio. La presente comunicazione esamina il ruolo che i biocarburanti potrebbero svolgere in questo contesto. Ricavati dalla biomassa, una fonte di energia rinnovabile, i biocarburanti rappresentano un sostituto diretto

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dei combustibili fossili impiegati nel settore dei trasporti e possono essere integrati rapidamente nei sistemi di distribuzione del carburante. Possono rappresentare un combustibile alternativo nel settore dei trasporti, accanto ad altre alternative, e possono pertanto aprire la strada ad ulteriori sviluppi avanzati, come la tecnologia dell’idrogeno.

Sette Direttrici Politiche

Incentivare la domanda di biocarburanti

Sfruttare i vantaggi ambientali

Sviluppare la produzione e la distribuzione di biocarburanti

Ampliare le forniture di materie prime

Potenziare le opportunità commerciali

Sostenere i paesi in via di sviluppo

Sostenere la ricerca e lo sviluppo

Comunicazione "Limitare il surriscaldamento dovuto ai cambiamenti climatici a +2 gradi Celsius - La via da percorrere fino al 2020 e oltre" COM(2007) 2 def.

Abbattere le emissioni di gas serra dei paesi industrializzati del 30 % (rispetto al livello del 1990) entro il 2020. Finché non verrà stipulato un accordo internazionale, e fatta salva la posizione che adotterà nei negoziati internazionali, l'UE dovrebbe sin d'ora impegnarsi, in maniera risoluta e autonoma, a ridurre le proprie emissioni di almeno il 20 % entro il 2020. Entro il 2050

Grazie al miglioramento dell’efficienza energetica nell’edilizia si potrebbe ridurre le emissioni in questo settore di circa il 90% entro il 2050.

Il settore agricolo sarà in grado di abbattere le proprie emissioni diverse dal CO2 tra il 42 e il 49% rispetto al 1990.

Libro bianco "L’adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d’azione europeo" COM(2009) 147 definitivo.

Aumentare la resilienza dell'UE per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici, nel rispetto del principio di sussidiarietà e degli obiettivi trasversali dell'UE in materia di sviluppo sostenibile.

Comunicazione "La politica internazionale sul clima dopo Copenaghen: intervenire subito per dare nuovo impulso all’azione globale sui cambiamenti climatici” COM(2010) 86 def.

La comunicazione fa propri alcuni insegnamenti tratti dalla conferenza di Copenaghen che ha raggiunto obiettivi molto meno ambiziosi di quelli inizialmente fissati, che tuttavia godono di un notevole e ampio sostegno a testimonianza della volontà di rafforzare l’impegno per la lotta ai cambiamenti climatici. La comunicazione delinea anche varie fasi a breve e medio termine e mette soprattutto in evidenza la determinazione della Commissione a proseguire nel suo impegno per garantire che a livello mondiale vengano intraprese azioni adeguate per far fronte alla gravità della sfida planetaria che ci troviamo ad affrontare.

Roadmap per una low carbon economy al 2050 COM(2011) 112, COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI. Una tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050.

Una transizione graduale ed efficace in termini di costi richiede una riduzione delle emissioni interne del 40% nel 2030 e dell'80%-95% nel 2050 rispetto al 1990.

le politiche esistenti premetteranno all'UE di conseguire una riduzione del 20% delle emissioni interne di gas serra entro il 2020. Invece, e il piano di efficienza energetica fosse pienamente applicato (conseguimento del traguardo del 20% dell'efficienza energetica)

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l'Unione Europea sarebbe in grado di superare l'obiettivo di riduzione del 20% e di conseguire entro il 2020 un abbattimento delle emissioni del 25%.

oltre ad attenuare la minaccia di cambiamenti climatici pericolosi nell'ambito di un'azione ambiziosa su scala mondiale, il fatto di ridurre drasticamente le emissioni dell'Unione Europea può contribuire a contenere le importazioni di combustibili fossili creare nuovi posti di lavoro e a migliorare la qualità dell'aria e la salute pubblica.

la tabella di marcia propone fasce di riduzione delle emissioni per alcuni settori chiave (trasporti, settore elettrico, agricoltura, edilizia) per il 2030 e il 2050.

Comunicazione “Strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici” COM(2013) 216 def.

L’obiettivo principale della strategia di adattamento dell’UE è contribuire a rendere l’Europa più resiliente ai cambiamenti climatici.

Comunicazione Clima ed energia: obiettivi UE per un'economia competitiva, sicura e a basse emissioni di carbonio entro il 2030

Gli obiettivi comunitari al 2030 proposti oggi - 40% di riduzione delle emissioni di CO2 e l’aumento non vincolante per gli Stati membri al 27% di rinnovabili.

Piano di azione nazionale per la riduzione dei livelli di emissione di gas ad effetto serra.

Il piano risponde a precisi impegni comunitari e internazionali relativi alla riduzione delle emissioni per il periodo di programmazione 2013-2020.

Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici approvata il 16/06/2015 con Decreto Direttoriale n. 86/CLE.-

Obiettivo principale di una strategia nazionale di adattamento è elaborare una visione nazionale su come affrontare in futuro gli impatti dei cambiamenti climatici, individuare un set di azioni ed indirizzi per far fronte a tali impatti dei cambiamenti climatici, comprese le variazioni climatiche e gli eventi meteorologici estremi affinché attraverso l’attuazione di tali azioni/indirizzi (o parte di essi) sia possibile ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, proteggere la salute e il benessere e i beni della popolazione e preservare il patrimonio naturale, mantenere o migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici nonché trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare dall’attuazione delle azioni di adattamento. Pertanto l’obiettivo del documento è fornire un quadro di riferimento per l’adattamento alle conseguenze dei cambiamenti climatici e porre le basi per un processo. In merito alla domanda di energia per riscaldamento e raffrescamento, occorre realizzare interventi di adattamento, sistematici e generalizzati, del comparto edilizio nazionale atti alla riduzione dei fabbisogni di climatizzazione per la stagione invernale e, soprattutto, per quella estiva.

Dall’analisi dei principali riferimenti programmatici e normativi, segue l’insieme degli obiettivi di sostenibilità attraverso i quali saranno analizzati gli effetti e gli impatti del POR.

In particolare, per la componente tematica Cambiamenti Climatici, la direzione generale verso la quale il contesto sia comunitario che nazionale si dirige riguarda la resilienza verso i cambiamenti climatici. Gli aspetti ambientali potenzialmente interessati dalle azioni del POR devono essere dunque identificati tenendo conto del seguente obiettivi generali:

rendere i settori chiave dell’economia e delle varie politiche più resilienti agli effetti dei cambiamenti climatici (Strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici, COM(2013) 216 def.), in particolare con riferimento alle politiche sociali e in materia di salute, dell’agricoltura e delle foreste, degli ecosistemi, della biodiversità e delle acque, dei sistemi di produzione e delle infrastrutture fisiche.

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Per la componente tematica Aria, partendo dal macro obiettivo che prevede il raggiungimento di livelli di qualità dell'aria che non comportino rischi o impatti negativi significativi per la salute umana e per l'ambiente, si individua anche il target da raggiungere a livello europeo, ovvero entro il 2020 occorre abbattere dell’82% le emissioni di SO2, del 60% quelle di NOx, del 51% le emissioni di COV, del 27% quelle dell’ammoniaca e del 59% quelle del PM2,5 primario rispetto ai dati del 2000. A livello regionale, non esiste ancora un Piano Regionale di Tutela della Qualità dell'Aria. Il Documento Preliminare del Piano Regionale di Tutela della Qualità dell'Aria delinea due obiettivi generali:

Rientrare nei valori limite nelle zone e negli agglomerati ove il livello di uno o più inquinanti superi tali riferimenti.

Preservare da peggioramenti la qualità dell’aria nelle zone e negli agglomerati in cui i livelli degli inquinanti siano stabilmente al di sotto di tali valori limite.

In fine, in merito alla componente tematica Emissioni, dal macro obiettivo che prevede la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas a effetto serra ad un livello tale da escludere pericolose interferenze delle attività antropiche sul sistema climatico (Target: Contenimento del riscaldamento globale prodotto dal cambiamento climatico entro i 2°C- [Una tabella di marcia verso un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050, COM(2011) 112 def.), si giunge ai seguenti obiettivi generali:

Ridurre le emissioni dei gas serra in particolare nei settori edilizia, trasporti e agricoltura, con primo target riguardante la riduzione delle emissioni di CO2eq del 13% entro il 2020 nei settori non ETS rispetto al 2005 [Europa 2020 Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva COM(2010) 2020 def. E secondo target in merito alla riduzione delle emissioni di CO2 del 80-95% rispetto ai valori del 1990, entro il 2050 [Una tabella di marcia verso un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050, COM(2011) 112 def.]

Documento Preliminare del Piano Regionale di Tutela della Qualità dell’Aria

La giunta regionale con DGR n. 9 del 13 Gennaio 2010 ha approvato il Documento Preliminare del Piano Regionale di Tutela della Qualità dell'Aria, comprensivo di Rapporto Preliminare Ambientale e redatto dall'ARPACAL integrando le disposizioni della Direttiva 2008/50/CE ai dettami legislativi emanati con D.M. 1 ottobre 2002, n. 261.

Documento Preliminare del Piano Regionale di Tutela della Qualità dell'Aria

Rapporto Preliminare Ambientale Documento di scoping

Allegato n. 2

Il Documento preliminare del PRTQA ha consentito di pervenire:

alla zonizzazione dell'intero territorio regionale in base alle cause o fattori determinanti che possono confluire sul regime di qualità dell'aria, e secondo la ripartizione amministrativa comunale, individuando 4 zone come di seguito definite:

1. Zona A: urbana, in cui la massima pressione è rappresentata dal traffico;

2. Zona B: in cui la massima pressione è rappresentata dall'industria;

3. Zona C: montana senza specifici fattori di pressione;

4. Zona D: collinare e di pianura senza specifici fattori di pressione.

alla classificazione delle zone effettuata in questa prima fase sulla base dei dati disponibili rilevati dalle stazioni di misura presenti sul territorio regionale e relativamente ai seguenti inquinanti: biossido di zolfo; biossido di Azoto; particolato PM10/PM2.5; benzene; monossido di carbonio; ozono.

alla prima definizione della rete di monitoraggio sulla base della zonizzazione del territorio e conseguente preliminare classificazione; in particolare per la Zona A e per la Zona B si prevede la misurazione mediante stazioni fisse delle quali viene fornita una prima localizzazione su macroscala, mentre per la Zona C e per la Zona D si prevede la valutazione

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della qualità dell'aria attraverso campagne di monitoraggio con mezzi mobili e/o l'uso di campionatori passivi.

Sono attualmente in corso le attività per pervenire dalla completa definizione del PRTQA contestualmente all'espletamento della procedute di VAS.

Energia

Direttiva 2006/32/CE concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici e recante abrogazione della direttiva 93/76/CEE del Consiglio

La Direttiva 2006/32/CE stabilisce che gli Stati Membri devono redigere un Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica che mira a conseguire un obiettivo nazionale indicativo globale di risparmio energetico al 2016, pari al 9 %, da conseguire tramite servizi energetici e altre misure di miglioramento dell'efficienza energetica. Tale obiettivo è fissato e calcolato secondo le modalità indicate nell'allegato I della direttiva. La modalità di calcolo dell’obiettivo prescrive che si valuti l'ammontare medio annuo del consumo degli Stati membri come la media della quantità di energia distribuita o venduta ai clienti finali durante anni 2001-2005, non adattata ai gradi/giorno né ai cambiamenti strutturali o della produzione, con esclusione dei consumi energetici ottenuti in attività coperte dalla Direttiva Emission Trading (ETS).

Gli Stati membri devono inoltre designare almeno un'autorità o un'agenzia indipendente, nuova o esistente, appartenente al settore pubblico che sarà responsabile di assicurare il controllo globale e la vigilanza del quadro stabilito per il raggiungimento di tali obiettivi. Comunicazione "Un piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (Piano SET) - Verso un futuro a bassa emissione di carbonio" COM(2007) 723 def.

Si tratta di un piano strategico per accelerare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie a basso tenore di carbonio in grado di garantire un buon rapporto costi/benefici. Il piano comprende misure in materia di pianificazione, attuazione, risorse e cooperazione internazionale in relazione alle tecnologie energetiche.

Principali sfide tecnologiche che l’UE dovrà affrontare nei prossimi 10 anni per conseguire gli obiettivi fissati per il 2020:

fare dei biocarburanti della seconda generazione un’alternativa competitiva ai combustibili fossili, assicurando la sostenibilità della produzione;

consentire l’uso commerciale delle tecnologie per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio di CO2 mediante attività di dimostrazione su scala industriale, anche in materia di efficienza di sistemi completi e di ricerca avanzata;

raddoppiare la capacità di generazione di energia delle turbine eoliche più grandi, concentrandosi sugli impianti eolici in mare;

dimostrare la commerciabilità dei grandi impianti fotovoltaici (PV) e dell’energia solare a concentrazione;

permettere la costituzione di un’unica rete europea intelligente dell’elettricità capace di integrare le fonti energetiche rinnovabili e decentrate;

introdurre sul mercato di massa dispositivi e sistemi più efficienti di conversione dell’energia e per gli usi finali, come la poligenerazione e le celle a combustibile, nell’edilizia, nei trasporti e nell’industria;

preservare la competitività nelle tecnologie della fissione, insieme a soluzioni a lungo termine per la gestione delle scorie;

Principali sfide tecnologiche che l’UE dovrà affrontare nei prossimi 10 anni per conseguire gli obiettivi fissati per il 2050:

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assicurare la competitività commerciale della nuova generazione di tecnologie per le fonti energetiche rinnovabili;

conseguire una svolta nel rapporto costi-benefici delle tecnologie di stoccaggio dell’energia;

sviluppare le tecnologie e creare le condizioni per consentire alle imprese di commercializzare i veicoli a celle a idrogeno;

completare i preparativi per la dimostrazione di una nuova generazione (Gen-IV) di reattori a fissione per una maggiore sostenibilità;

completare la costruzione dell’impianto di fusione ITER e garantire fin dall’inizio la partecipazione dell’industria nella preparazione di azioni di dimostrazione;

elaborare visioni alternative e strategie di transizione verso lo sviluppo delle reti trans-europee dell’energia e altri sistemi necessari per sostenere l’economia a basso tenore di carbonio del futuro;

realizzare importanti passi avanti nella ricerca in materia di efficienza energetica: per es. materiali, nanoscienze, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, bioscienza e informatica.

DIRETTIVA 2008/50/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 21 maggio 2008 relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa

La direttiva stabilisce:

Obiettivi di qualità dei dati per la valutazione della qualità dell’aria ambiente

Requisiti per la valutazione delle concentrazioni di biossido di zolfo, biossido di azoto e ossidi di azoto, particolato (pm10 e pm2,5), piombo, benzene e monossido di carbonio nell’aria ambiente in una zona o in un agglomerato

Valori-obiettivo e obiettivi a lungo termine per l’ozono

Valori limite per la protezione della salute umana per i gas inquinanti

Soglie di informazione e di allarme per i gas inquinanti

Obiettivo nazionale di riduzione dell’esposizione, valore-obiettivo e valore limite per il pm2,5.

Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE.

La direttiva mira ad istituire un quadro comune per la produzione e la promozione di energia a partire da fonti rinnovabili. La direttiva impone agli Stati membri l’obbligo di adottare la legislazione e le misure necessarie affinché i biocarburanti (combustibili liquidi o gassosi ricavati dalla biomassa e usati per il trasporto, ossia rifiuti e residui biodegradabili provenienti, fra l’altro, dall’agricoltura e dalla silvicoltura) rappresentino una percentuale minima dei carburanti venduti sul loro territorio, con l’obiettivo di ridurre le emissioni classiche di CO2, CO, NOx, COV e di altre particelle tossiche per la salute e l’ambiente.

Per quanto riguarda il settore dei trasporti, la quota di energia da fonti rinnovabili deve essere pari almeno al 10 % del consumo finale di energia entro il 2020 e per quanto riguarda specificamente i biocarburanti e bioliquidi la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra grazie al loro utilizzo deve essere pari almeno al 35 % (il 50% dal 1° gennaio 2017). I biocarburanti e i bioliquidi non devono essere prodotti a partire da materie prime provenienti da terreni di grande valore in termini di diversità biologica o che presentano un rilevante stock di carbonio.

Direttiva "Emission Trading" Direttiva 2009/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009

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La direttiva regola in forma armonizzata tra tutti gli Stati membri le emissioni nei settori energivori, che pesano per circa il 40% delle emissioni europee, stabilendo un obiettivo di riduzione complessivo per tutti gli impianti vincolati dalla normativa del -21% al 2020 sui livelli del 2005.

Decisione "Effort Sharing" (Decisione 2009/406/CE) DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO concernente gli sforzi degli Stati membri per ridurre le emissioni dei gas a effetto serra al fine di adempiere agli impegni della Comunità in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2020.

Stabilisce un obiettivo di riduzione delle emissioni nei settori non coperti dalla Direttiva ETS - trasporti, edifici, agricoltura e rifiuti - pari al -10% al 2020 sui livelli del 2005. L’obiettivo è ripartito in modo vincolante tra gli Stati membri e, per l’Italia, corrisponde al -13%.

Direttiva 2010/75/UE, del 24 novembre 2010, relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento)

La direttiva riguarda le attività industriali ad elevato potenziale inquinante, definite nell’allegato I (attività energetiche, produzione e trasformazione dei metalli, industria dei prodotti minerali, industria chimica, gestione dei rifiuti, allevamento di animali, ecc.) e ne fissa i requisiti ambientali ed obblighi fondamentali che devono essere rispettati:

adottare tutte le misure di prevenzione dell’inquinamento;

applicare le migliori tecniche disponibili (BAT);

non causare alcun fenomeno di inquinamento significativo;

limitare, riciclare o eliminare i rifiuti nella maniera meno inquinante possibile;

massimizzare l’efficienza energetica;

prevenire gli incidenti e limitarne le conseguenze;

ripristinare i siti al momento della cessazione definitiva delle attività. L’UE stabilisce una procedura di autorizzazione e fissa i requisiti soprattutto per quanto concerne gli scarichi. L’obiettivo è evitare o ridurre al minimo le emissioni inquinanti nell'atmosfera, nelle acque e nel suolo, nonché i rifiuti provenienti da impianti industriali e agricoli al fine di raggiungere un elevato livello di protezione dell'ambiente e della salute. La direttiva integra la direttiva 2008/1/CE (detta «direttiva IPPC») e sei altre direttive in una sola direttiva sulle emissioni industriali.

Comunicazione “Piano di efficienza energetica 2011” COM(2011) 109 def.

L'efficienza energetica è considerata come un elemento fondamentale della politica energetica europea. Il presente piano propone diversi percorsi da seguire per raggiungere una maggiore efficienza nell'uso delle risorse energetiche. Contiene le misure per ottenere ulteriori risparmi in materia di fornitura e uso dell'energia, fra cui la generazione, trasmissione e distribuzione dell'energia, il ruolo guida del settore pubblico nell'ambito dell'efficienza energetica, gli edifici e le apparecchiature, l'industria e la necessità di porre i clienti finali in condizione di gestire il loro consumo di energia.

Energy Roadmap 2050 COM(2011) 885 definitivo Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni Tabella di marcia per l’energia 2050

Risparmio energetico e gestione della domanda: una responsabilità per tutti

Migliorare l’efficienza energetica negli edifici nuovi e in quelli.

Gli edifici a energia quasi zero dovrebbero diventare la norma.

Gli edifici, incluse le abitazioni, potrebbero produrre più energia di quanta ne consumano.

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I prodotti di consumo e gli elettrodomestici dovranno soddisfare gli standard più elevati di efficienza energetica.

Nel settore dei trasporti sono necessari veicoli efficienti e incentivi per modificare i comportamenti.

Saranno fondamentali sia un maggiore accesso al capitale per i consumatori che modelli economici innovativi

Nei sistemi energetici del futuro il ruolo delle organizzazioni locali e delle città sarà molto più pronunciato.

Passare alle fonti di energia rinnovabile L’analisi di tutti gli scenari indica che la quota preponderante di tecnologie per l’approvvigionamento

energetico deriverà, nel 2050, dalle energie rinnovabili. Pertanto, il secondo importante prerequisito per un sistema energetico più sostenibile e sicuro è l’aumento della quota di energia rinnovabile oltre il 2020.

Le tecnologie di stoccaggio restano fondamentali.

Riscaldamento e raffreddamento ottenuti tramite l’impiego di energie rinnovabili La decarbonizzazione richiederà una vasta quantità di biomassa per il calore, l’elettricità e il

trasporto.

Sostituzione del carbone (e del petrolio) con il gas a breve o medio termine.

Contributo rilevante da parte dell’energia nucleare

Impiego di tecnologie intelligenti, stoccaggio e combustibili alternativi.

Direttiva 2012/27/CE sull'efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE

La Direttiva stabilisce un quadro comune di misure per la promozione dell'efficienza energetica nell’Unione al fine di garantire il conseguimento dell’obiettivo relativo all’efficienza energetica del 20% entro il 2020 e di gettare le basi per ulteriori miglioramenti dell’efficienza energetica al di là di tale data. Individua norme rivolte a rimuovere gli ostacoli sul mercato dell’energia e a superare le carenze del mercato che frenano l’efficienza nella fornitura e nell’uso dell’energia e prevede la fissazione di obiettivi nazionali indicativi (i requisiti stabiliti dalla Direttiva sono requisiti minimi e non impediscono ai singoli Stati membri di mantenere o introdurre misure più rigorose) in materia di efficienza energetica per il 2020. Essa modifica le Direttive sull’eco-progettazione e l’etichettatura energetica dei prodotti (Direttive 2009/125/CE e 2010/30/CE), abroga la Direttiva riguardante la cogenerazione (Direttiva 2004/8/CE) e sostituisce la prima Direttiva sull’efficienza energetica (2005/32/CE).

La Direttiva, che in Italia dovrà essere recepita entro il 5 giugno 2014, stabilisce che le imprese energetiche di pubblica utilità dovranno realizzare – dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2020 – un obiettivo annuale di risparmio energetico “almeno equivalente” al conseguimento di nuovi risparmi pari all'1,5%, in volume, dell’energia venduta in totale, ai clienti finali di tutti i distributori di energia o tutte le società di vendita di energia al dettaglio, sulla base delle vendite medie annue di energia realizzate nell'ultimo triennio precedente al 1° gennaio 2013.

Inoltre, la direttiva indica ai Paesi membri come raggiungere l’obiettivo di efficienza energetica del 20% al 2020, target che dovrà incastrarsi con quello per le rinnovabili e la riduzione della CO2. Ciascuno Stato membro deve fissare un proprio obiettivo nazionale che verrà poi monitorato dalla Commissione Europea che, se necessario, interverrà con misure e aggiustamenti vincolanti per le nazioni che rischieranno di mancarlo.

In realtà questa direttiva è frutto di un compromesso visto che gli Stati membri si sono sempre opposti con decisione a un target vincolante. Per questo motivo l’obiettivo diventa in un certo senso

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‘indicativo’, tanto che il risultato atteso è di un'effettiva riduzione dei consumi energetici del 15% al 2020, ben al di sotto di quanto stabilito nel 2007. Per compensare questo gap la Direttiva prevede di integrare nei prossimi mesi questo obiettivo con un regolamento per l’efficienza dei carburanti per le auto e definendo nuovi standard per alcuni prodotti come i boiler, collegati alla Direttiva europea Ecodesign. Ciò dovrebbe innalzare il risparmio di energia al 17%.

LIBRO VERDE Un quadro per le politiche dell’energia e del clima all’orizzonte 2030

Un quadro per le politiche dell’energia e del clima all’orizzonte 2030

Entro il 2030 le emissioni di gas serra dell'Unione dovranno essere ridotte del 40% per poter conseguire una riduzione dell’80-95% entro il 2050, in linea con l’obiettivo concordato a livello internazionale di limitare il riscaldamento globale a 2 ºC.

L'aumento della quota di energie rinnovabili, il rafforzamento dell’efficienza energetica e lo sviluppo di infrastrutture energetiche migliori e più intelligenti costituiscono opzioni “senza rimpianti” per la trasformazione del sistema energetico dell’UE.

Per le energie rinnovabili, gli scenari figuranti nella tabella di marcia all’orizzonte 2050 prevedono una quota di circa il 30%.

Per ammodernare il sistema energetico, con o senza decarbonizzazione, sono necessari investimenti significativi che avranno un impatto sui prezzi dell’energia nel periodo fino al 2030.

D.lgs. 13 agosto 2010, n. 155 “Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa”

Il presente decreto recepisce la direttiva 2008/50/CE e sostituisce le disposizioni di attuazione della direttiva 2004/107/CE, istituendo un quadro normativo unitario in materia di valutazione e di gestione della qualità dell'aria ambiente.

PAN Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili

Il PAN, emanato nel 2010 in recepimento della Direttiva 2009/28/CE con specifiche tecniche e orizzonti temporali diversi dal PAEE, fissa obiettivi vincolanti al 2020 per ciò che riguarda la quota di energia da fonti energetiche rinnovabili (FER). In particolare, il calcolo dell’obiettivo complessivo del PAN si basa sul fatto che la quota d’energia da FER, ovvero il rapporto tra consumi finali lordi di energia rinnovabile (elettricità, calore, trasporti) e i consumi finali lordi totali-CFLTOTALI (prodotti energetici forniti a scopi energetici all’industria, ai trasporti, alle famiglie, ai servizi, all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pesca, servizi ausiliari per la generazione di elettricità e calore, perdite di distribuzione di elettricità e calore) sia maggiore o uguale al 17%; analogo approccio nei trasporti con una quota da mantenere al di sopra del 10%.

Piano d'Azione Nazionale per l'Efficienza Energetica 2011 (Paee)

Azioni di contenimento dei consumi nei settori residenziale, terziario e dei trasporti fissando un target di risparmio energetico pari al 9% entro il 2016, in linea con quanto previsto dalla Direttiva 2006/32/CE.

Per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi di risparmio d’energia primaria al 2020, stabiliti dal “pacchetto Energia” dell’Unione Europea, il PAEE 2011, come richiesto dalla Commissione Europea, si indirizza anche verso il raggiungimento del target della riduzione del 20% della domanda di energia primaria al 2020, anche se, per il raggiungimento di un obiettivo così ambizioso, ulteriori sforzi devono essere messi in campo.

Nel 2020 l’insieme delle misure individuate nel Piano (ed estese al 2020) determina una riduzione in termini di energia primaria di circa 16 Mtep; di questi circa il 55% è attribuibile al gas metano (9

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Mtep), il 40% al petrolio e il 5% ad altro. Degna di attenzione la promozione cogenerazione e trigenerazione

Complessivamente, nel 2020 le emissioni di CO2 evitate per effetto delle misure previste dal Piano (ed estese al 2020) sono oltre 45 Mt.

D.M. Sviluppo economico 15 marzo 2012 "Definizione degli obiettivi regionali in materia di fonti rinnovabili e definizione della modalità di gestione dei casi di mancato raggiungimento degli obiettivi da parte delle regioni e delle provincie autonome (c.d. Burden Sharing)" Pubblicato nella Gazz. Uff. 2 aprile 2012, n. 78. Ad ogni Regione e Provincia autonoma viene assegnata una quota minima di incremento dell'energia (elettrica, termica e trasporti) prodotta con fonti rinnovabili, per raggiungere l'obiettivo nazionale del 17% del consumo interno lordo entro il 2020. Ai sensi del decreto, il consumo finale lordo di energia di una Regione o Provincia autonoma è dato dalla somma dei seguenti tre termini:

a) consumi elettrici, compresi i consumi degli ausiliari di centrale, le perdite di rete e i consumi elettrici per trasporto;

b) consumi di energia per riscaldamento e raffreddamento in tutti i settori, con esclusione del contributo dell'energia elettrica per usi termici;

c) consumi per tutte le forme di trasporto, ad eccezione del trasporto elettrico e della navigazione internazionale.

Decreto Interministeriale 8 marzo 2013 "Approvazione della Strategia Energetica Nazionale (SEN)"

La Strategia Energetica Nazionale (SEN), introdotta con il Decreto Legge n. 112 del 25 giugno 2008, rappresenta lo strumento di indirizzo e di programmazione di carattere generale della politica energetica nazionale. La Strategia Energetica Nazionale, approvata dal Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, si incentra su quattro obiettivi principali:- ridurre significativamente il gap di costo dell’energia per i consumatori e le imprese, con un allineamento ai prezzi e costi dell’energia europei;- raggiungere e superare gli obiettivi ambientali definiti dal Pacchetto europeo Clima-Energia 2020 (la cosiddetta politica 20-20-20);- continuare a migliorare la nostra sicurezza di approvvigionamento, soprattutto nel settore del gas, e ridurre la dipendenza dall’estero;- favorire la crescita economica e sostenibile attraverso lo sviluppo del settore energetico. Tre sono gli scenari di riferimento considerati dalla Sen: il 2020 per quanto riguarda il raggiungimento (ed il superamento) degli obiettivi definiti dal Pacchetto Clima – Energia 2020, il 2030 per il medio termine ed il 2050 nella più lunga prospettiva delineata dalla “Roadmap europea 2050" definendo un percorso di decarbonizzazione verso il 2050.

Decreto Legge 4 giugno 2013, n. 63 “Disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell'edilizia per la definizione delle procedure d'infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale”

In vigore dal 6 giugno 2013 la nuova disciplina sulla prestazione energetica degli edifici. Con il Dl 4 giugno 2013, n. 63 l'Italia recepisce con quasi un anno di ritardo la direttiva 2010/31/Ue. Di qui l'urgenza di intervenire con un decreto-legge che modifica il Dlgs 192/2005 (che recepiva la precedente direttiva 2002/91/Ce), aggiornandolo alle novità della direttiva del 2010.

Il decreto recepisce la direttiva 2010/31/UE e mira a dare risposta all'esigenza di favorire la riqualificazione e l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare italiano in conformità al diritto dell’Unione Europea. Il provvedimento ha l’obiettivo di:

• promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli edifici; • favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici;

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• sostenere la diversificazione energetica; • promuovere la competitività dell’industria nazionale attraverso lo sviluppo tecnologico; • conseguire gli obiettivi nazionali in materia energetica e ambientale.

Delibera della Giunta Regionale n. 358 del 18 giugno 2009 avente ad oggetto “Approvazione delle Linee di Indirizzo per l'aggiornamento del Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) ”

Indirizzi strategici:

• sostegno alla completa liberalizzazione del servizio energetico, attraverso l’apertura del mercato dell’energia a nuovi operatori nel rispetto delle norme in materia di aiuti di Stato;

• attivazione di strumenti di intervento, che coniugano misure finanziarie e misure regolatorie, per realizzare le condizioni minime all’avvio di filiere bionergetiche costituite da nuovi attori economici e per garantire l’accessibilità all’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili;

• semplificazione e velocizzazione delle procedure autorizzative e di concessione relative ai micro- impianti da fonti rinnovabili (minihydro, eolico, biomasse);

• promozione della ricerca scientifica e tecnologica per sostenere l’eco-innovazione e l’efficienza energetica.

Per la componente tematica Energia, partendo dal macro obiettivo che prevede di applicare il pacchetto clima - energia dell’Unione Europea che riunisce le politiche per la riduzione dei consumi energetici, la riduzione delle emissioni di gas climalteranti e l’incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili, si giunge a tre obiettivi generali:

• Ridurre i consumi energetici e aumentare l’efficienza energetica di infrastrutture, strumenti, processi, mezzi di trasporto e sistemi di produzione di energia.

• Incrementare l’efficienza energetica in edilizia e realizzare edifici a ridotto consumo energetico Target: rinnovare ogni anno almeno il 3% degli edifici pubblici [Piano di efficienza energetica 2011 COM(2011)109 def.].

• Promuovere sistemi di produzione e distribuzione energetica ad alta efficienza (sistemi a pompe di calore, produzione centralizzata di energia ad alta efficienza, generazione distribuita e micro cogenerazione ecc.).

• Incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili. In particolare, secondo quanto stabilito dal dal DM Burden Sharing del 15 marzo 2012Stato-Regioni, il target da raggiungere per la copertura dei consumi con fonti rinnovabili per la Regione Calabria è pari al 27.1% al 2020.

2.4 Natura, Biodiversità e Paesaggio Tutelare la struttura ed il funzionamento degli ecosistemi è essenziale non solo per un generale obiettivo di conservazione della natura, ma anche per garantire quei servizi ecosistemici dai quali dipende la nostra vita, la nostra salute e anche la nostra economia. Nell’evoluzione culturale e normativa degli ultimi anni, un’attenzione crescente è stata dedicata al tema della sostenibilità ambientale del paesaggio con le diverse possibili combinazioni delle tre principali destinazioni d'uso del territorio (agricoltura, urbanizzazione, aree naturali) che in varia misura ne impegnano la superficie. In Italia il paesaggio ha acquisito, nel corso dei millenni, forti connotazioni di carattere culturale che ne fanno un elemento peculiare della biodiversità nazionale; in tal senso, occorre interpretare il paesaggio, le sue peculiarità, le sue dinamiche e le trasformazioni interne, definendo le valutazioni e gli obiettivi da conseguire, al fine di fargli assumere una valenza fondamentale per determinare la buona qualità della vita. Ripercorrere, in tale ottica, l’evoluzione normativa e programmatica per la tematica in oggetto consente di estrapolare gli approcci, le strategie e di

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conseguenza delineare gli obiettivi che configurano al meglio le visioni di tutela e valorizzazione per il prossimo futuro.

Nella decima Conferenza delle Parti della Convenzione per la Diversità Biologica (COP10 della CBD) – (Ottobre 2010) è stato adottato un Protocollo sull’Accesso alle Risorse Genetiche e la Giusta ed Equa Condivisione dei Benefici derivanti dal loro Utilizzo (Protocollo ABS), ed è stato rivisto il Piano Strategico per il periodo 2011-2020 con una nuova visione per la biodiversità della CBD, da conseguire per il 2050, ed una nuova missione per il 2020. Le Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (COP-CDB), nel 2010 a Nagoya, Giappone, hanno adottato il Piano Strategico per la Biodiversità 2011-2020 (COP 10 Decision X/2 )con l’intento di ispirare un’ampia azione di sostegno alla protezione della biodiversità nel prossimo decennio da parte di tutti i cittadini e le parti interessate. Il Piano Strategico comprende una visione condivisa, una missione, degli obiettivi strategici e 20 target, noti comunemente come Aichi Targets. Il Piano Strategico funge da flessibile quadro di riferimento per l’individuazione di target nazionali e regionali e promuove la coerente e concreta attuazione dei 3 obiettivi principali della Convenzione sulla Diversità Biologica. Entro il 2050 la biodiversità è messa in valore, conservata, restaurata e usata saggiamente, preservando i servizi ecosistemici, sostenendo un Pianeta sano e offrendo benefici essenziali per tutta la popolazione.

Alla Forest Europe Ministerial Conference on the Protection of Forests in Europe del 14-16 giugno 2011 ad Oslo, i ministri hanno adottato una visione, obiettivi e target per le foreste europee come parte della futura Strategia FOREST EUROPE attraverso la “Decisione Ministeriale di Oslo: European forest 2020“ ed hanno dato inizio ai negoziati per un Accordo legalmente vincolante sulle foreste europee.

La Convenzione europea del paesaggio, anno 2000, incoraggia le autorità pubbliche ad adottare politiche e provvedimenti a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale per la salvaguardia, la gestione e la pianificazione dei paesaggi in Europa. Riguarda tutti i paesaggi, sia quelli eccezionali, che quelli ordinari, e ne riconosce il ruolo rilevante nel determinare la qualità della vita degli abitanti. Il testo prevede un approccio diversificato per i paesaggi le cui caratteristiche particolari richiedono vari tipi di interventi, dall’attenta preservazione mediante la protezione, la gestione e il miglioramento, fino alla loro effettiva creazione. La Convenzione propone provvedimenti giuridici e finanziari a livello nazionale ed internazionale, volti a creare delle "politiche del paesaggio" e a promuovere le interazioni tra le autorità locali e quelle centrali, nonché una cooperazione transfrontaliera per la tutela dei paesaggi. Indica tutta una serie di soluzioni che possono essere applicate dagli Stati, a seconda dei loro bisogni specifici. I Comitati intergovernativi del Consiglio d’Europa controlleranno l’applicazione della convenzione. Il testo prevede inoltre l’assegnazione di un Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa, per riconoscere le attività di autorità locali o regionali o di ONG le cui politiche o provvedimenti si siano dimostrati efficaci sul lungo termine nel campo della protezione, della gestione e della pianificazione dei paesaggi. In Italia, la Legge n. 14/2006 ratifica la Convenzione Europea del Paesaggio riconoscendo la qualità e la diversità dei paesaggi europei, affermando l’importanza di valorizzare le aspirazioni delle popolazioni di godere di un paesaggio di qualità ed evidenziando che la tutela del paesaggio non è in contrasto con lo sviluppo economico ma favorisce lo sviluppo sostenibile ed il coinvolgimento sociale.

Nella Strategia tematica per l'uso sostenibile delle risorse naturali del 21 dicembre 2005 la Commissione definisce gli orientamenti dell'azione dell'Unione europea (UE) per i prossimi 25 anni, ai fini di un uso più efficace e sostenibile delle risorse naturali lungo il loro ciclo di vita.

La strategia è finalizzata alla riduzione degli impatti ambientali negativi derivanti dall'uso delle risorse naturali (esaurimento delle risorse e inquinamento), nel rispetto degli obiettivi stabiliti dal Consiglio europeo di Lisbona.

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Grazie al suo approccio basato sul ciclo di vita delle risorse e alla condivisione di informazioni attendibili, la presente strategia dovrebbe consentire un utilizzo delle risorse più efficiente sotto il profilo ecologico e agevolare la transizione verso modalità di produzione e consumo più sostenibili.

Nel riesame della strategia dell’UE in materia di sviluppo sostenibile (SSS dell’UE) – 9 maggio 2006 – Nuova strategia ci si concentra su obiettivi che riguardano le principali sfide. In particolare per la conservazione e la gestione delle risorse naturali, l’ obiettivo generale è quello di migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali riconoscendo il valore dei servizi che essi offrono.

Obiettivi operativi e traguardi sono:

Migliorare l’utilizzo efficace delle risorse per ridurre lo sfruttamento complessivo delle risorse naturali non rinnovabili e i correlati impatti ambientali prodotti dallo sfruttamento delle materie prime, usando nel contempo le risorse naturali rinnovabili a un ritmo compatibile con le loro capacità di rigenerazione.

Acquisire e mantenere un vantaggio concorrenziale migliorando l’efficienza delle risorse, anche tramite la promozione delle innovazioni ecoefficienti.

Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili, quali le risorse alieutiche (in particolare per raggiungere la produzione massima equilibrata entro il 2015), la biodiversità, l’acqua, l’aria, il suolo e l’atmosfera e ripristinare gli ecosistemi marini degradati entro il 2015, conformemente al piano di Johannesburg (2002).

Arrestare la perdita di biodiversità e contribuire a ridurre sensibilmente il tasso mondiale di perdita di biodiversità entro il 2010.

Apportare un contributo efficace affinché siano conseguiti entro il 2015 i quattro obiettivi globali per le foreste dell’ONU.

Evitare la generazione di rifiuti e aumentare l’efficienza nello sfruttamento delle risorse naturali ragionando in termini di ciclo di vita e promuovendo il riutilizzo e il riciclaggio.

La Direttiva del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (92/43/CEE- Habitat), attuata in Italia con DPR n. 357 del 1997 e s.m.i., e la Direttiva del Consiglio del 2 aprile del 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici (79/409/CEE - Uccelli), consentono di creare una rete, a livello europeo, per la tutela e la salvaguardia di habitat, specie ed avifauna denominata NATURA 2000. Tale rete ha carattere sovranazionale alla quale contribuiscono tutti gli Stati membri dell’Unione.

Ciascuno Stato Membro individua sul proprio territorio i SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e le ZPS (Zone a Protezione Speciale). I SIC dopo una opportuna valutazione della Commissione Europea vengono designate come ZSC (Zone Speciali di Conservazione).

La direttiva uccelli è stata modificata della Dir. 2009/147/CEE “Uccelli”, gli Stati membri dell’Unione europea (UE) devono adottare le misure necessarie per garantire la conservazione e regolamentare lo sfruttamento degli uccelli viventi allo stato selvatico nel territorio europeo per mantenere o adeguare la loro popolazione a livelli adeguati. La presente direttiva istituisce un regime generale di protezione di tutte le specie di uccelli selvatici presenti sul territorio europeo.

La sparizione o il deterioramento degli habitat rappresenta una minaccia per la conservazione degli uccelli selvatici. La loro protezione è quindi necessaria.

Le zone di protezione speciale (ZPS) costituiscono insieme alle zone speciali di conservazione (ZSC) della direttiva «Habitat» (92/43/CEE) la rete europea Natura 2000 dei siti ecologici protetti.

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Si riportano alcuni atti significativi nel contesto regionale per la definizione di Rete Natura 2000 in Calabria:

DGR 948/2008 di adozione dei Piani di Gestione dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) i cui territori sono ubicati all’esterno delle aree protette istituite ai sensi della L. 394/91 e smi e L.R. n. 10/2003 e smi, pari a 112,

Con DDG n. 13012/2007 sono state incaricate le province territorialmente competenti alla redazione dei piani di gestione delle ZPS.

DGR n. 15 del 16-01-2014 sono stati riperimetri i SIC (Siti di Importanza Comunitaria ) individuati ai sensi della direttiva 92/43/CEE, codificati in Calabria, ma sconfinanti nel territorio della Basilicata. Il provvedimento ridefinisce i perimetri delle aree Sic nel senso di attestare questi ultimi lungo il confine amministrativo della regione calabria. Inoltre è stato eliminato il SIC cod. IT931016 “Pozze di Serra Scorzillo”, coerentemente a quanto stabilito nel verbale del 09-08-2012 tra Mattm, regioni Basilicata e Calabria, perché non più significativo e coerente per la Rete, infatti le aree umide per cui il sito era stato istituito rimangono interamente in Basilicata che ha già provveduto con la DGR 86/2013 ad istituire il SIC IT9210146 “Pozze di Serra Scorzillo” avente superficie di 25,62 ettari, superiore a quella del preesistente omonimo sito.

DGR n. 117 del 08-04-2014 è stata approvata la proposta di perimetrazione relativa alla revisione del sistema regionale delle Zone di Protezione Speciale (ZPS);detta deliberazione ai sensi dell’art. 30, comma 9 bis della legge regionale n. 10/2003 e ss. mm. e ii, è stata trasmessa con nota prot. n. 124143/14 alla IV Commissione del Consiglio regionale della Calabria per l’acquisizione del relativo parere;con nota prot. n. 17484 del 11.04.2014 (acquisita agli atti del Dipartimento Politiche dell’Ambiente in data 14-04-2014 n. 128012/Siar) la suddetta Commissione consiliare ha espresso parere favorevole n. 78/9^ - ai sensi dell’art. 30, comma 9 bis della legge regionale n. 10/2003 e ss. mm. e ii - in ordine alla DGR n. 117/2014, ai fini dell’assunzione del provvedimento definitivo circa la revisione del sistema regionale delle ZPS; con la DGR n. 167 del 29-04-2914 è stato approvato in via definitiva la Revisione del Sistema Regionale delle ZPS - direttiva 2009/147/CE “conservazione degli uccelli selvatici”, direttiva 92/43/CEE “conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e fauna selvatiche .

Nella comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 24 luglio 2009: «Riesame 2009 della strategia dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile», la Commissione fa un bilancio degli sviluppi politici intervenuti a livello europeo in seguito all’adozione della strategia europea per lo sviluppo sostenibile. A tale titolo, l’Unione europea occupa un ruolo centrale nella lotta contro i cambiamenti climatici e per la promozione di un’economia a basse emissioni di carbonio. Tuttavia, ulteriori progressi devono essere fatti in materia di sviluppo sostenibile, e la relazione avvia una riflessione su come migliorare la strategia. Tale strategia deve essere più coordinata con le altre strategie politiche europee, in particolare con la strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. La sua attuazione dovrebbe essere ulteriormente razionalizzata per migliorare la sua gestione e i suoi risultati effettivi.

La “Roadmap to a Resource Efficient Europe (2011)” è atto successivo e coerente rispetto alla COM(2011)21 Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse, previsto dalla strategia Europea 2020; esso definisce le tappe necessarie per una crescita sostenibile ed efficiente sotto il profilo delle risorse. Rilevante per gli ecosistemi naturali è indirizzare le azioni alla promozione di interventi coerenti e funzionali al raggiungimento degli obiettivi specifici attraverso l’utilizzo dei fondi comunitari nel periodo 2014 – 2020 a sostegno delle iniziative di conservazione e di ripristino degli ecosistemi degradati.

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A tale scopo è stato chiesto agli Stati Membri di individuare il quadro delle azioni prioritarie d’intervento (Prioritised Action Framework - PAF) per Natura 2000 relative al periodo 2014-2020. Per l’Italia i PAF vengono redatti dalle Regioni all’interno di documenti programmatici nei quali saranno indicate le priorità per la tutela e il buon funzionamento della Rete Natura 2000 e le misure da porre in essere per rispondere a tali priorità.

Il Regolamento (UE) n. 1293/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicemebre 2013 prevede l'istituzione di un programma per l'ambiente. Il programma è istituito per il periodo dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2020 e persegue in particolare i seguenti obiettivi generali: contribuire al passaggio a un'economia efficiente in termini di risorse, con minori emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici, contribuire alla protezione e al miglioramento della qualità dell'ambiente e all'interruzione e all'inversione del processo di perdita di biodiversità, compresi il sostegno alla rete Natura 2000 e il contrasto al degrado degli ecosistemi.

Fra gli obbiettivi della programmazione dei fondi strutturali europei 2014‐2020 troviamo esplicitamente individuato il ruolo strategico delle infrastrutture verdi nella tutela dell'ambiente e delle risorse naturali. Il Fondo di coesione e il Fondo europeo di sviluppo regionale, infine, promuovono le infrastrutture verdi come mezzo per la protezione e il ripristino della biodiversità.

A livello nazionale il D.lgs 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” costituisce il principale riferimento legislativo e attribuisce al Ministero per l Beni e le Attività Culturali il compito di tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio culturale nazionale. In particolare il codice persegue i seguenti obiettivi:

mantenere le caratteristiche, gli elementi costitutivi e le morfologie, tenuto conto anche delle tipologie architettoniche, nonché le tecniche e i materiali costruttivi;

prevedere linee di sviluppo urbanistico ed edilizio compatibili con i diversi livelli di valore riconosciuti e tali da non diminuire il pregio paesaggistico del territorio, con particolare attenzione alla salvaguardia dei siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO;

recuperare e riqualificare gli immobili e le aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, al fine di reintegrare i valori preesistenti ovvero di realizzare nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati con quelli preesistenti.

Il Decreto Ministeriale 15 marzo 2006 “Istituzione Osservatorio Nazionale della Qualità del Paesaggio”., in attuazione all’art. 133, comma 1 del D.lgs n. 42 del 2004 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, istituisce gli Osservatori per la qualità del paesaggio nazionale e regionali e ne definisce composizione, durata e compiti. Con i successivi D.M. 23 gennaio 2008 e D.M. 25 settembre 2008, il Ministro ha modificato la composizione, i compiti e la disciplina degli Osservatori. Tra gli obiettivi degli osservatori vi è la promozione di studi e analisi utili per formulare proposte idonee a definire politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio italiano.

In tale contesto, l’Italia si è dotata di uno strumento di fondamentale importanza per garantire una reale integrazione fra gli obiettivi di sviluppo del Paese e la tutela del suo inestimabile patrimonio di biodiversità, la Strategia Nazionale per la Biodiversità approvata, a seguito di una proficua concertazione tra il Ministero dell’ambiente e le Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano, con l’intesa espressa dalla Conferenza Permanente per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome nella seduta del 7 ottobre 2010.

Questa Strategia, si pone come strumento di integrazione delle esigenze di conservazione e di uso sostenibile della biodiversità nelle politiche nazionali, per il suo valore intrinseco e tangibile e per l'importanza dei servizi ecosistemici da essa derivanti, che sono essenziali per il benessere umano. Per il suo conseguimento la Strategia nazionale è stata articolata intorno a tre tematiche cardine

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biodiversità e servizi ecosistemici, biodiversità e cambiamenti climatici, biodiversità e politiche economiche. In relazione alle tre tematiche cardine sono stati individuati i tre obiettivi strategici.

Obiettivo Strategico 1

Entro il 2020 garantire la conservazione della biodiversità, intesa come la varietà degli organismi viventi, la loro variabilita' genetica ed i complessi ecologici di cui fanno parte, assicurare la salvaguardia e il ripristino dei servizi ecosistemici al fine di garantirne il ruolo chiave per la vita sulla Terra e per il benessere umano.

Obiettivo strategico 2

Entro il 2020 ridurre sostanzialmente nel territorio nazionale l'impatto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità, definendo le opportune misure di adattamento alle modificazioni indotte e di mitigazione dei loro effetti ed aumentando le resilienza degli ecosistemi naturali e semina turali.

Obiettivo strategico 3

Entro il 2020 integrare la conservazione della biodiversità nelle politiche economiche e di settore, anche quale opportunità di nuova occupazione e sviluppo sociale, rafforzando la comprensione dei benefici dei servizi ecosistemici da essa derivanti e la consapevolezza dei costi della loro perdita.

Nel contesto regionale la Legge n. 19/2002 recante “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio - Legge Urbanistica della Calabria” e s.m.i..recepisce la Convenzione Europea del paesaggio e, in attuazione dei principi di partecipazione e sussidiarietà e nel quadro dell’ordinamento della Repubblica e dell’Unione Europea, disciplina la pianificazione, la tutela ed il recupero del territorio regionale, nonché l’esercizio delle competenze e delle funzioni amministrative ad esso attinenti.

Il titolo IV della Legge disciplina gli strumenti e i contenuti della Pianificazione Regionale e stabilisce le finalità, i contenuti, gli obiettivi di sostenibilità e le modalità di intervento attraverso il Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico (QTRP) ed i Piani Paesaggistici di Ambito (PPd’A) che si configurano come strumenti di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale del territorio ai sensi dell'art. 143 del D.lgs 42/04

La L.R. n° 10/2003 “Norme in materia di aree protette” individua il sistema integrato delle aree protette che si articola in parchi naturali, riserve naturali, oasi, parchi pubblici e giardini botanici, monumenti naturali, corridoi ecologici, continui, discontinui e tematici.

Obiettivi:

Garantire e promuovere in maniera unitaria ed in forma coordinata con lo Stato e gli Enti locali, nel rispetto degli accordi internazionali, la conservazione e la valorizzazione del suo patrimonio naturale, costituito da formazioni fisiche, biologiche, geologiche e geomorfologiche, che, assieme agli elementi antropici ad essi connessi, compongono, nella loro dinamica interazione, un bene primario costituzionalmente garantito;

-Garantire la gestione sostenibile delle singole risorse ambientali, il rispetto delle relative condizioni di equilibrio naturale, la conservazione di tutte le specie animali e vegetali e dei loro patrimoni genetici, nonché il valore biogeografico dell’insieme delle aree protette, affinché esse costituiscano con le altre aree dell’Appennino, di rilevante valore naturalistico ed ambientale, un sistema interconnesso ed interdipendente al fine di promuovere e far conoscere l’Appennino Parco d’Europa;

Promuovere su tutto il proprio territorio, ed in particolare all’interno del sistema integrato delle aree protette, politiche volte al consolidamento di forme di sviluppo economico

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rispettose dei valori storici ed ambientali, legate ad una concezione di sostenibilità ambientale e territoriale.

Con la Presa d’atto sottoscrizione dell’Accordo per l’attuazione dei principi della Convenzione Europea del Paesaggio in Calabria firmato tra la Regione Calabria, le Province e l’ANCI “Carta Calabrese del Paesaggio” - BUR Calabria, 29.09.2006 ogni parte si impegna a:

a. riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità;

b. stabilire e attuare politiche paesaggistiche volte alla protezione, alla gestione, alla pianificazione dei paesaggi tramite l’adozione delle misure specifiche previste dall’art. 6 della stessa Convenzione;

c. avviare procedure di partecipazione del pubblico, delle autorità locali e regionali e degli altri soggetti coinvolti nella definizione e nella realizzazione delle politiche paesaggistiche menzionate al precedente capoverso b;

d. integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, nonché nelle altre politiche che possono avere un'incidenza diretta o indiretta sul paesaggio.

La D.G.R. 845 del 21.12.2010 recante “Approvazione Strategia Regionale per la biodiversità” rappresenta l’atto con cui la Regione si pone l’obiettivo di dare attuazione all’invito del Consiglio Europeo che suggerisce di far diventare la biodiversità una priorità nei processi di pianificazione regionale. L’elaborazione di una Strategia Regionale per la Biodiversità si colloca nell’ambito degli impegni assunti dalla Regione Calabria per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020 e favorire la necessaria integrazione tra gli obiettivi di sviluppo regionale e gli obiettivi di conservazione dell’ambiente, intesi come interagenti e inseparabili.

Le aree protette, nella regione, incidono per la maggior parte su aree montane e su territori spesso a bassa pressione antropica, sui quali vivono ed operano comunità che si sostengono da sempre e fino ad oggi mediante attività economiche tradizionali che impiegano le risorse presenti sul territorio.

Nella tutela della Biodiversità occorre coniugare l’obiettivo irrinunciabile della salvaguardia del territorio con lo sviluppo delle attività ecocompatibili da sempre ivi radicate, nella consapevolezza che la combinazione di questi elementi costituirà volano per una maggiore crescita socio-economica, turistica e culturale del territorio della Calabria. Il sistema si completa con i corridoi di connessione della rete ecologica regionale di cui al POR Calabria fondi strutturali 2000/2006 (DGR 759/2003).

Con la DGR n. 579 del 16-12-2011 la Regione ha costituito presso il Dipartimento Ambiente “l’Osservatorio regionale per la biodiversità”.

Tale Osservatorio, ha tra l’altro, i seguenti obiettivi fondamentali:

monitoraggio delle trasformazioni del paesaggio rurale e dei segni naturali presenti nei mosaici paesaggistici nonché i processi generali delle politiche di settore, per valutare gli effetti “cumulativi” sul paesaggio;

monitoraggio, della diversità culturale, vegetale e animale, tramite raccolta e validazione di dati e osservazioni, editi e inediti, loro archiviazione ed elaborazione, anche in ambiente GIS, compresa l'applicazione delle misure di conservazione, contenute nei Piani di Gestione e l'affermazione dei programmi POR e PSR, ad essi collegati;

indirizzi di gestione forestale per i siti della Rete Natura 2000 secondo il documento prodotto dal tavolo di coordinamento forestale del PQSF seduta del 08-06-2011;

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supporto a valutazione per piani, progetti e programmi di trasformazione urbanistico-territoriale, uso delle risorse, recupero e ripristino, mitigazione e compatibilizzazione, ecc.;

diffusione della conoscenza relativamente alla didattica divulgazione, informazione, educazione, sensibilizzazione, ecc.;

supporto alla valutazione preliminare delle proposte di istituzione di aree protette e dei siti NATURA 2000(Art. 6 - L.R. 10/2003).

Con la Delibera di Giunta Regionale n 501 del 30 Dicembre 2013 è stato approvato, in attuazione all’art. 8bis, comma 4, della legge Regionale nr. 19/2002 e s.m.i. “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio” – Legge Urbanistica della Calabria, il Documento per la Politica del Paesaggio in Calabria. Il Documento, parte integrante del QTRP, ha il compito di definire un quadro di riferimento per le “politiche del paesaggio” applicabili a tutto il territorio, da parte di tutti gli enti competenti, secondo gli orientamenti e le indicazioni della Convenzione Europea del Paesaggio (Legge 9 gennaio 2006, n.14), del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (d. lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 e s. m. e i.), e della Legge Urbanistica Regionale n.19/2002 e s. m. e i. e dei più recenti strumenti nazionali ed internazionali in materia di sviluppo sostenibile.

In sintonia con gli obiettivi di sostenibilità, è prioritaria la tutela degli asset naturali attraverso l’ausilio di azioni che si propongono di contribuire alla formazione di una moderna cultura di governo del territorio e del paesaggio riconoscendo la necessità di mantenerne e rafforzarne la conservazione e l’uso sostenibile per il suo valore intrinseco e in quanto elemento essenziale per il benessere umano, rispondendo appieno alla sfida 2011-2020.

Da questa considerazione deriva la visione per la conservazione della biodiversità: "La biodiversità e i servizi ecosistemici, nostro capitale naturale, sono conservati, valutati e, per quanto possibile, ripristinati, per il loro valore intrinseco e perché possano continuare a sostenere in modo durevole la prosperità economica e il benessere umano nonostante i profondi cambiamenti in atto a livello globale e locale".

In ragione della trasversalità del tema biodiversità, nonché dell’opportunità e necessità della sua integrazione all’interno delle politiche di settore, ne conseguono i seguenti Obiettivi Strategici:

entro il 2020 garantire la conservazione della biodiversità, intesa come la varietà degli organismi viventi, la loro variabilità genetica ed i complessi ecologici di cui fanno parte, ed assicurare la salvaguardia e il ripristino dei servizi ecosistemici al fine di garantirne il ruolo chiave per la vita sulla Terra e per il benessere umano;

entro il 2020 ridurre sostanzialmente nel territorio nazionale l’impatto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità, definendo le opportune misure di adattamento alle modificazioni indotte e di mitigazione dei loro effetti ed aumentando le resilienza degli ecosistemi naturali e seminaturali;

entro il 2020 integrare la conservazione della biodiversità nelle politiche economiche e di settore, anche quale opportunità di nuova occupazione e sviluppo sociale, rafforzando la comprensione dei benefici dei servizi ecosistemici da essa derivanti e la consapevolezza dei costi della loro perdita.

Gli obiettivi selezionati servono a definire le scelte in funzione dei temi e degli ambiti di azione che trovano spazio nel Programma Operativo Regionale.

In questa fase preliminare, gli obiettivi sono stati aggregati seguendo i temi chiave scelti per Natura, Biodiversità e Paesaggio, sebbene alcuni di essi possano avere una valenza trasversale più ampia anche rispetto ad altri temi.

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2.5 Paesaggio e patrimonio culturale, architettonico e archeologico

Il riconoscimento giuridico del valore paesaggistico del territorio ha consentito di superare la visione estetizzante del paesaggio a favore di una visione olistica che identifica il paesaggio con un sistema organizzato e interdipendente di fattori naturali e umani che interessa vaste porzioni di territorio. Tale evoluzione culturale e normativa ha dedicato grande attenzione ai temi della tutela, non più limitata al solo valore estetico percettivo, e della valorizzazione del paesaggio e del patrimonio culturale.

Gli strumenti legislativi più rappresentativi di tale evoluzione culturale e normativa sono: la Convenzione Europea del paesaggio ed il nuovo Codice dei Beni Culturali.

La Convenzione europea del paesaggio definisce il paesaggio come: "zona o territorio, quale viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto o carattere deriva dalle azioni di fattori naturali e/o culturali (antropici)”. Con tale definizione si abbandona lo schema bellezze naturali-paesaggio e si sposta l’attenzione sul concetto più ampio di beni ambientali intesi come beni culturali che necessitano di interventi di tutela e valorizzazione.

La novità principale contenuta nella Convenzione consiste nell’aver conferito al paesaggio la qualità specifica di concetto giuridico autonomo e nell’aver fondato il proprio dettato normativo sull’idea che il paesaggio, indipendentemente da prestabiliti canoni di bellezza o originalità, rappresenti una “componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità” da salvaguardare e gestire. Pertanto, l’ambito di applicabilità della tutela non si riferisce più alle sole aree di pregio paesaggistico, ma si estende anche alle componenti etico-culturali dell’ambiente che danno forma al territorio

La Convenzione, oltre a dare una definizione univoca e condivisa di paesaggio e riconoscere la sua importanza culturale, ambientale, sociale e storica quale componente del patrimonio europeo ed elemento fondamentale atto a garantire la qualità della vita delle popolazioni, stabilisce: i provvedimenti in tema di riconoscimento e tutela che gli stati membri si impegnano ad applicare; le politiche, gli obiettivi, le finalità della salvaguardia e le modalità di gestione relativi al patrimonio paesaggistico.

Lo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo (SSSE), teso a conseguire comuni obiettivi di sviluppo territoriale, è stato redatto dagli Stati membri in collaborazione con la Commissione Europea. Lo SSSE fonda le sue basi sul principio, enunciato dall’Unione Europea, di uno sviluppo territoriale sostenibile e equilibrato a livello regionale, perseguito rafforzando la coesione socio-economica e conciliando l’uso sociale ed economico della terra con il rispetto culturale ed ambientale.

In ambito nazionale, il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ha raccolto e in parte modificato i contenuti di leggi precedenti e ha definito il patrimonio culturale quello costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici.

In ambito regionale, la Regione Calabria, nella qualità di membro fondatore, ha sottoscritto nel 2006 lo Statuto della RECEP (Rete Europea per l’attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio) e, al fine di promuoverne i principi, ha stipulato l’Accordo per l’attuazione della Convenzione. In particolare l’Accordo è finalizzato a: esercitare le attribuzioni in materia di paesaggio attenendosi scrupolosamente ai principi contenuti nella Convenzione; vigilare sull’esercizio delle competenze in materia paesistica da parte degli enti eventualmente da loro sub-delegati; attivare processi di collaborazione costruttiva fra l’insieme delle pubbliche amministrazioni presenti sul territorio in materia di paesaggio; attuare tutte le misure specifiche previste dall’art. 6 della Convenzione (Sensibilizzazione, Formazione ed educazione, Individuazione e valutazione, Obiettivi di qualità paesaggistica, Applicazione) in relazione al proprio territorio e al ruolo dell’Ente.

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Di seguito si riportano gli obiettivi di sostenibilità ambientale tratti dai documenti presentati.

Convenzione UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale.

La Convenzione UNESCO per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, approvata il 17 ottobre 2003 dalla Conferenza Generale dell’UNESCO, entrata in vigore il 30 aprile 2006 e ratificata dall’Italia il 27 settembre 2007 con Legge n. 167, persegue i seguenti obiettivi:

1. salvaguardare gli elementi e le espressioni del Patrimonio Culturale Immateriale;

2. promuovere (a livello locale, nazionale e internazionale) la consapevolezza del loro valore in quanto componenti vitali delle culture tradizionali;

3. assicurare che tale valore sia reciprocamente apprezzato dalle diverse comunità, gruppi e individui interessati;

4. incoraggiare le relative attività di cooperazione e sostegno su scala internazionale (articolo 1).

Gli ambiti del patrimonio immateriale sono i seguenti (articolo 2.2): tradizioni ed espressioni orali (compreso il linguaggio in quanto veicolo del patrimonio culturale immateriale); arti dello spettacolo; consuetudini sociali, eventi rituali e festivi; cognizioni e prassi relative alla natura e all’universo; saperi e pratiche legati all’artigianato tradizionale.

Convenzione Europea del Paesaggio.

La Convenzione Europea del Paesaggio, approvata il 20 ottobre del 2000 e ratificata dall’Italia il 9 gennaio 2006 con la Legge n. 14, persegue i seguenti obiettivi:

1. promuovere la salvaguardia, la gestione e la pianificazione dei paesaggi e organizzare la cooperazione europea in questo campo;

2. riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità;

3. stabilire e attuare politiche paesaggistiche volte alla salvaguardia, alla gestione e alla pianificazione dei paesaggi;

4. avviare procedure di partecipazione del pubblico, delle autorità locali e regionali e degli altri soggetti coinvolti nella definizione e nella realizzazione delle politiche paesaggistiche;

5. integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, nonché nelle altre politiche che possono avere un'incidenza diretta o indiretta sul paesaggio.

Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo

Lo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo (SSSE) rappresenta un quadro di orientamento politico finalizzato a migliorare la cooperazione tra le politiche comunitarie settoriali che hanno un impatto significativo sul territorio. Lo SSSE individua quattro ambiti rilevanti che interagiscono e esercitano una pressione considerevole sullo sviluppo territoriale dell’Unione Europea: l’evoluzione delle zone urbane, l’evoluzione delle zone rurali, i trasporti, il patrimonio naturale e culturale. Gli obiettivi perseguiti riguardano:

1. la salvaguardia e lo sviluppo creativo dei paesaggi culturali di speciale rilevanza storica, estetica ed ecologica;

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2. la valorizzazione dei paesaggi culturali nel quadro delle strategie integrate di sviluppo territoriale;

3. il migliore coordinamento delle iniziative di sviluppo che hanno un impatto sul paesaggio.

4. Dichiarazione di Lubiana sulla Dimensione Territoriale dello Sviluppo Durevole

5. La Dichiarazione di Lubiana, elaborata nel 2003 dalla Conference Européenne des Ministres responsables de l’aménagement du territoire (CEMAT) del Consiglio d’Europa, evidenzia l’importanza degli aspetti culturali e la loro autonomia rispetto al concetto di ambiente. Il documento precisa il concetto di “sviluppo durevole” e aggiunge agli obiettivi di sostenibilità già consolidati (ambiente, economia, società) un quarto obiettivo, fondamentale per il continente europeo, relativo alla “sostenibilità culturale”.

6. Libro Verde “Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare” COM (2010)

7. Il libro verde riporta le raccomandazioni e le migliori pratiche indicate da due gruppi di lavoro composti da esperti nazionali e da due piattaforme della società civile costituiti nel quadro dell’attuazione dell’agenda europea della cultura. Il Libro verde riprende i concetti di creatività e innovazione e fissa il seguente obiettivo: perseguire l’integrazione tra arte, filosofia, scienza e mondo degli affari

Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio costituisce il principale riferimento legislativo a livello nazionale e attribuisce al Ministero per l Beni e le Attività Culturali il compito di tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio culturale nazionale. In particolare il codice persegue i seguenti obiettivi:

1. mantenere le caratteristiche, gli elementi costitutivi e le morfologie, tenuto conto anche delle tipologie architettoniche, nonché le tecniche e i materiali costruttivi;

2. prevedere linee di sviluppo urbanistico ed edilizio compatibili con i diversi livelli di valore riconosciuti e tali da non diminuire il pregio paesaggistico del territorio, con particolare attenzione alla salvaguardia dei siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO;

3. recuperare e riqualificare gli immobili e le aree sottoposti a tutela compromessi o degradati, al fine di reintegrare i valori preesistenti ovvero di realizzare nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati con quelli preesistenti.

Legge Regionale 16 aprile 2002, n. 19 “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio - Legge Urbanistica della Calabria” e s.m.i..

La legge regionale recepisce la Convenzione Europea del paesaggio e disciplina la pianificazione, la

tutela ed il recupero del territorio regionale, nonché l’esercizio delle competenze e delle funzioni

amministrative ad esso attinenti. Gli obiettivi di sostenibilità ambientale perseguiti dalla Legge

sono:

1. assicurare un efficace ed efficiente sistema di programmazione e pianificazione territoriale capace di garantire: il reale risparmio di uso del suolo; l’integrità fisica e culturale del territorio regionale e delle sue singole componenti; la tutela dei connotati culturali conferiti dalle vicende naturali e storiche; il miglioramento della qualità della vita dei cittadini, delle connessioni fisiche e immateriali dirette allo sviluppo produttivo e all’esercizio della libertà dei membri della collettività calabrese;

2. promuovere un uso appropriato delle risorse ambientali, naturali, territoriali e storico-culturali anche tramite la pianificazione paesaggistica che deve:

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a) ridurre e mitigare l’impatto degli insediamenti sui sistemi naturali e ambientali;

b) promuovere la salvaguardia, la valorizzazione ed il miglioramento delle qualità ambientali, architettoniche, culturali e sociali del territorio urbano, attraverso interventi di riqualificazione del tessuto esistente, finalizzati anche ad eliminare le situazioni di svantaggio territoriale;

c) prevedere l’utilizzazione di nuovo territorio solo quando non sussistano alternative derivanti dalla sostituzione dei tessuti insediativi esistenti, ovvero dalla loro riorganizzazione e riqualificazione ovvero dai riempimenti dei cosiddetti vuoti urbani o aree a margine, fermo restando il soddisfacimento degli standard urbanistici per evitare nuclei isolati o sparsi sul territorio.

Il titolo IV della Legge disciplina gli strumenti e i contenuti della Pianificazione Regionale e stabilisce le finalità, i contenuti, gli obiettivi di sostenibilità e le modalità di intervento dei seguenti strumenti di Pianificazione: Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico (QTRP); Piani Paesaggistici di Ambito (PPd’A); Piano territoriale di coordinamento provinciale (P.T.C.P.); Strumenti di Pianificazione Comunale.

Il Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico della Regione Calabria, adottato dal Consiglio Regionale con D.C.R. n. 300 del 22 Aprile 2013 e approvato dalla Giunta Regionale con Delibera n. 377, del 22 Agosto 2012, è lo strumento di indirizzo per la pianificazione del territorio e stabilisce: gli obiettivi generali della politica territoriale regionale, gli orientamenti per la identificazione dei sistemi territoriali.

Legge regionale 4 dicembre 2012, n. 62 Istituzione di Ecomusei in Calabria.

La legge regionale definisce e istituisce gli Ecomusei come: “la pratica partecipata di valorizzazione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, elaborata e sviluppata da un soggetto organizzato, espressione di una comunità locale, nella prospettiva dello sviluppo sostenibile di un determinato territorio”. Gli obiettivi di sostenibilità della legge prevedono di tutelare, testimoniare, promuovere e valorizzare: la memoria storica; la cultura materiale e immateriale locale (patrimonio immobiliare caratteristico e storico, attrezzi e strumenti di lavoro, abitudini di vita e di lavoro delle popolazioni locali, tradizioni religiose, culturali, ricreative e agricole, patrimonio linguistico delle minoranze storiche presenti nel territorio e dei dialetti locali); le relazioni fra ambiente naturale ed ambiente antropizzato.

Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico dialettale e culturale della Regione Calabria.

La legge regionale assume l’identità culturale del popolo calabrese come bene primario da valorizzare e promuovere. Gli obiettivi di sostenibilità della legge prevedono la tutela, la promozione e la valorizzazione: delle identità culturali; dei linguaggi, delle parlate o dei dialetti tradizionalmente utilizzati sul proprio territorio; delle produzioni culturali regionali.

Gli obiettivi di sostenibilità ambientale, sono stati individuati tenendo conto sia del quadro normativo e programmatico di riferimento, sia dei risultati attesi e delle azioni individuate per gli asset culturali nel documento di orientamento strategico. In particolare, nella loro definizione, si è tenuto conto dei seguenti risultati attesi:

promozione e valorizzazione della memoria e identità culturale/locale, del patrimonio materiale e immateriale;

valorizzazione di aree di attrazione culturale e naturale caratterizzate dalla presenza di risorse culturali (musei, monumenti, aree archeologiche, beni architettonici e paesaggistici) e naturali (parchi naturali, aree protette e siti di interesse naturalistico);

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miglioramento qualitativo delle condizioni e degli standard di offerta e fruizione del patrimonio culturale;

aumento della fruizione del sistema culturale/naturalistico nelle aree di intervento, e incremento dei flussi turistici collegabile alla fruizione del patrimonio culturale, naturale e paesaggistico;

incremento delle imprese e degli occupati nella filiera culturale e creativa.

2.6 Popolazione e Salute

L’attenzione sulla dimensione Salute nell’ambito delle politiche ambientali è stata rafforzata nel processo Ambiente e Salute dell’OMS già nel 1989 con il lancio della Conferenza Ministeriale di Sanità e Ambiente.

A seguire, la politica ambientale dell’UE ha avviato dal 2002 un processo di policy ambiente - salute volta a promuovere strategie per proteggere i cittadini dell’Unione da pressioni legate all’ambiente e dai rischi derivanti per la salute ed il benessere. In tal ottica, le politiche adottate sono sempre più orientate ad intervenire soprattutto in ambiti in cui la popolazione, in particolare laddove esistono categorie sociali sensibili o vulnerabili, e gli ecosistemi sono esposti a livelli elevati di agenti inquinanti come ad es. all’interno di agglomerati urbani.

L’interesse viene focalizzato sul ruolo delle politiche ambientali nel governo dei rischi per la salute da determinanti che influiscono in particolare, sulla vulnerabilità dei bambini nell’esposizione a tali rischi e sulla necessità di costruire l’informazione relativa ad ambiente e salute. Le politiche ambientali dell’UE hanno tratto origine dal Trattato di Amsterdam (1997) riportante proprio disposizioni riguardanti l’azione comunitaria in materia di ambiente e salute. A questo poi, è seguito la Strategia di Göteborg (2001) e il Sesto programma d’azione per l’Ambiente (2002) che ha puntato, tra le altre .. a contribuire a un elevato livello di qualità della vita e di benessere sociale per i cittadini attraverso un ambiente in cui il livello dell'inquinamento non provochi effetti nocivi per la salute umana e l'ambiente. …. Nello stesso anno poi (2002), con la Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia, si è dedicato un capitolo alla Qualità dell’Ambiente e qualità della vita negli ambienti urbani richiamandosi proprio alla definizione di salute dell’OMS.

Il riferimento normativo che in tale ambito costituisce una pietra miliare è senza ombra di dubbio la Strategia europea per l’ambiente e la salute (2003), i cui principali obiettivi sono costituiti dalla:

riduzione dell’incidenza del carico di malattia dovuta a fattori ambientali nell’UE;

individuazione e prevenzione di nuovi pericoli per la salute legati a fattori ambientali;

nonché dal rafforzamento della capacità di far politica in questo settore da parte dell’UE. Il fine ultimo della normativa susseguitasi in materia - tanto a livello europeo che nazionale ed infine regionale - è da rinvenirsi nell’azione di valutazione dell’impatto complessivo dell’ambiente sulla salute umana (VIS) ed il relativo nesso causa-effetto attraverso l’identificazione ed il monitoraggio delle minacce per la salute da fattori ambientali, nonché nella preparazione e la revisione delle policy in materia di ambiente e salute. Il perseguimento di tale obiettivo passa, senza ombra di dubbio, attraverso un monitoraggio di indicatori significativi e portanti per comprendere la policy de quo. In tal senso, l’OMS-Europa ribadendo la necessità di un sistema informativo ambiente salute ha implementato su tale scia, nell’anno 2004, l’EHIS – Environment and Health Information System, ovvero un Sistema Informativo Ambiente e Salute pensato ed ideato proprio come strumento a sostegno di tali politiche. La sua implementazione ha previsto tra le altre, l’individuazione di un set di indicatori core alcuni dei quali mutuati all’interno del European Community Health Indicators (ECHI) ovvero il sistema informativo sanitario europeo basato su indicatori.

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E’ convinzione unanime che, attraverso gli indicatori ed il loro sviluppo, è possibile descrivere lo stato ed il trend di problematiche ambientali che coinvolgono la salute della popolazione.

La selezione degli obiettivi della Valutazione d’impatto sulla Salute riveste una notevole importanza posto che gli stessi rappresentano la linee guida verso cui le scelte strategiche della Valutazione in esame devono essere orientate.

Il riferimento principale per la definizione della VIS è, infatti, il documento di consenso elaborato nel 1999 a Gothenburg dall’European Centre for Health Policy attraverso una consultazione di esperti convocati dal Centro Europeo per la Politica Sanitaria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, che recita: “La Valutazione di Impatto sulla Salute è una combinazione di procedure, metodi e strumenti con i quali si possono stimare gli effetti potenziali sulla salute di una popolazione di una politica, piano o progetto e la distribuzione di tali effetti all’interno della popolazione” (ECHP WHO, 1999). Il documento aiutava a dare una prima sistematizzazione ai molti stimoli provenienti da diverse istituzioni internazionali, non solo quelle che si occupano di valutazioni. Si discute spesso di cosa la VIS aggiunga, in generale, ai processi di pianificazione e di decisione: la VIS si propone come supporto ai percorsi di pianificazione e di decisione, accompagnata da un monitoraggio affidabile degli impatti, che sia basato sulle prove scientifiche. Essa è intesa come strumento per la conoscenza e partecipazione nei processi di gestione del rischio ambientale per la salute, che focalizza specificamente l’attenzione sugli impatti sanitari nella comunità di riferimento.

In questi ultimi anni si è assistito ad un crescente uso dello strumento in esame, ponendosi come obiettivi :

la promozione di azioni tese a massimizzare i benefici e minimizzare i rischi sulla salute;

l’investimento in azioni tese ad informare la popolazione sulle misure preventive nel campo della salute;

l’incremento della consapevolezza dell’importanza della valutazione dell’impatto sanitario fra i vari attori coinvolti nel processo decisionale relativo ad un intervento;

il miglioramento del coordinamento delle azioni fra i vari settori per migliorare e proteggere la salute;

l’incentivazione alla pianificazione basata sulla conoscenza dei diversi impatti delle politiche e/o dei programmi;

l’identificazione delle connessioni tra salute e sviluppo.

Nello specifico, con riguardo alla forte e crescente chiarezza che l’impatto sulla salute deve essere considerato al centro delle scelte di politiche, piani e programmi, in questa prima fase di screening dei principali riferimenti normativi (UE, Nazionale e Regionale), vengono delineati i principali fenomeni da analizzare funzionali alla costruzione di un set di obiettivi della Strategia sulla tematica “Popolazione e Salute”.

2.7 Rischio antropogenico Per pericolosità di origine antropica, o antropogenica, s’intende la pericolosità (diretta o indiretta), per la vita umana e l’ambiente, derivante da attività umane potenzialmente pericolose. In questa ampia definizione rientrano tutte le industrie, ma, in particolare, gli stabilimenti industriali con attività che richiedono l’utilizzo di determinate sostanze pericolose che rendono tali industrie a rischio di incidenti che possono essere anche rilevanti.

La presente sezione del documento, in relazione alle caratteristiche del sistema produttivo e infrastrutturale del territorio regionale emerse dall’analisi del contesto ambientale, si riferisce in particolare alla pericolosità, e al conseguente rischio antropogenico, legato alla presenza delle aziende a rischio di incidente rilevante ubicate in Calabria (classificate in base al D. Lgs. 334/99 e al D.Lgs. 238/05 aggiornate recentemente dal D. Lgs. 105/2015 “Attuazione della direttiva 2012/18/UE

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relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose”) e di altre attività produttive (principalmente PMI) che, nonostante presentino minori elementi di criticità rispetto alle precedenti, possono dare luogo ad effetti potenzialmente negativi per l’ambiente a seguito, ad esempio, dell’utilizzazione di sostanze chimiche (capaci di migliorare la produttività del lavoro e la qualità dei prodotti, ma altamente tossiche se non adeguatamente smaltite).

La moderna società industriale, infatti, è caratterizzata dalla presenza sul territorio di aziende di vario tipo che possono comportare pressioni sull’ambiente e sul benessere umano derivanti dallo svolgimento di attività ascrivibili ad eventuali situazioni di malfunzionamento o alla possibile evoluzione non controllata di un incidente con pericolo grave, immediato o differito, sia per l’uomo, sia per l’ambiente circostante.

La necessità di convivere con tali fonti di rischio, induce alla ricerca dei modi migliori di pianificare, progettare e gestire la complessa rete di relazioni tra sistemi socio-produttivi ed ambiente, generando gli obiettivi esplicitati nella successiva sezione del documento.

Annullare il rischio antropogenico e quindi l’accadimento di un incidente, in tutte le fattispecie di attività industriali, è praticamente impossibile. Fondamentale importanza, per la riduzione del rischio antropogenico, assume la prevenzione dello stesso anche attraverso l'utilizzazione delle migliori tecnologie attualmente disponibili e l'innovazione tecnologica, nonché di studi e analisi relativi all'utilizzo di sostanze pericolose e al trasporto di merci pericolose, con particolare riferimento al rischio industriale, mediante l’analisi delle problematiche pluridisciplinari connesse alla prevenzione delle citate situazioni anomale o incidentali originate da attività industrialiLa prevenzione si attua attraverso strumenti normativi, procedurali e tecnici in grado di garantire una pianificazione dello sviluppo, sistemi di controllo e processi autorizzativi mirati alla prevenzione, alla tutela dell’ambiente e alla minimizzazione dei rischi, con particolare riferimento a quanto di seguito specificato:

Prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento: riguarda l’attuazione della Direttiva 2008/1/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 gennaio 2008 sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento.che sostituisce la direttiva 96/61/CE. La normativa comunitaria è stata recepita a livello nazionale con il decreto legislativo n.59 del 22 febbraio 2005, che abroga e sostituisce il decreto legislativo n.372 del 4 agosto 1999 e costituisce riferimento normativo nazionale in materia di Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Viene così introdotto uno strumento normativo che, nell'ambito di un sistema autorizzativo, opera secondo principi generali di prevenzione, avendo per obbiettivo il miglioramento delle prestazioni in termini di prevenzione e riduzione dell'inquinamento complessivamente prodotto da determinati complessi industriali.

Valutazione ambientale strategica (VAS): rappresenta la procedura di valutazione ambientale di piani e programmi, oggetto del presente lavoro, secondo quanto delineato dalla Direttiva 2001/42/CE, recepita dal D.lgs 152/2006 e s.m.i.

Valutazione di impatto ambientale (VIA): è una procedura per la valutazione ambientale di singole opere (progetti) disciplinata dal quadro normativo derivante dal recepimento della Direttiva 2011/92/UE che ha riunificato in un unico testo legislativo consolidato tutte le modifiche apportate nel corso degli anni alla precedente Direttiva 85/337/CEE.

La Regione Calabria ha regolamentato le procedure per gli adempimenti previsti dalle normative sopra citate con il Regolamento Regionale 04/08/2008 n. 3 “Regolamento regionale delle procedure di Valutazione di Impatto ambientale, di Valutazione ambientale strategica e delle procedure di rilascio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali”. e s.m.i. Sulla base di quanto dianzi evidenziato relativamente al rischio antropogenico, l’implementazione

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della strategia di sviluppo che la Regione intende promuovere attraverso il Programma Operativo non può prescindere dal seguente obiettivo generale:

Tutelare la popolazione dai rischi derivanti dall’attività antropica non incrementando il livello di rischio antropogenico.

Tale obiettivo può essere declinato nei seguenti obiettivi specifici:

Incentivare l’adozione delle migliori tecniche e tecnologie disponibili finalizzate alla prevenzione del rischio tecnologico nella gestione delle attività produttive;

Migliorare il sistema regionale di monitoraggio ambientale.

2.8 Rifiuti Il VII Programma d’azione per l’ambiente, dal titolo “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta”, approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio con la decisione pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L. 354 del 28 dicembre 2013, definisce un quadro generale per le politiche europee da seguire in materia ambientale fino al 2020. Prendendo le mosse dal VI Programma per l’ambiente terminato nel 2012, il nuovo programma intende raggiungere un elevato livello di protezione ambientale, una migliore qualità della vita e un determinato grado di benessere dei cittadini europei e non. Il VII Programma lancia infatti le sfide da seguire, gli obiettivi da raggiungere e definisce un quadro di programmazione europea per l’ambiente fino al 2020. Esso si fonda su principi innovativi per il settore ambientale, quali il principio di precauzione, di azione preventiva, di riduzione dell´inquinamento alla fonte e quello di “chi inquina paga”.

In materia di rifiuti il Programma parte dall’assunto che vi è un grande potenziale di miglioramento della prevenzione e della gestione dei rifiuti nell’Unione per giungere a un miglior utilizzo delle risorse, aprire nuovi mercati, creare nuovi posti di lavoro e ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime, consentendo di ridurre gli impatti ambientali. Il 7° PAA “garantisce” che entro il 2020: i rifiuti siano gestiti responsabilmente alla stregua di una risorsa e così da evitare pregiudizi alla salute e all’ambiente, la produzione di rifiuti in termini assoluti e i rifiuti pro capite siano in declino, le discariche siano limitate ai rifiuti residui (vale a dire non riciclabili e non recuperabili), in linea con i rinvii di cui all’articolo 5, paragrafo 2, della direttiva relativa alle discariche di rifiuti (Direttiva 1999/31/CE del Consiglio, del 26 aprile 1999, relativa alle discariche di rifiuti) e il recupero energetico sia limitato ai materiali non riciclabili, tenuto conto dell’articolo 4, paragrafo 2, della direttiva quadro sui rifiuti (Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive). Esso stabilisce che, a tal fine, è necessario:dare piena attuazione alla legislazione dell’Unione in materia di rifiuti. Tale attuazione richiederà anche l’applicazione della gerarchia dei rifiuti in conformità della direttiva quadro sui rifiuti e un uso efficace degli strumenti e di altre misure di mercato per garantire che: 1) le discariche siano limitate ai rifiuti residui (vale a dire non riciclabili e non recuperabili), tenuto conto dei rinvii di cui all’articolo 5, paragrafo 2, della direttiva relativa alle discariche di rifiuti; 2) il recupero energetico sia limitato ai materiali non riciclabili, tenuto conto dell’articolo 4, paragrafo 2, della direttiva quadro sui rifiuti; 3) i rifiuti riciclati siano usati come fonte principale e affidabile di materie prime per l’Unione, attraverso lo sviluppo di cicli di materiali non tossici; 4) i rifiuti pericolosi siano gestiti responsabilmente e che ne sia limitata la produzione; 5) i trasporti di rifiuti illegali siano sradicati, con il supporto di un monitoraggio rigoroso; e 6) i rifiuti alimentari siano ridotti.

La Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse ai fini del raggiungimento dell’obiettivo di trasformare i rifiuti in una risorsa entro il 2020, elenca le tappe intermedie da raggiungere, e l’impegno richiesto agli stati membri di “assicurare la piena attuazione dell’acquis dell’UE in materia di rifiuti, stabilendo inoltre obiettivi minimi attraverso le loro strategie nazionali di prevenzione e gestione dei rifiuti (impegno continuativo)”.

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La nuova direttiva quadro sui rifiuti, 2008/98/CE, si propone di favorire l’avvicinamento dell’Unione europea a quella che viene definita la “società del riciclaggio”, caratterizzata dalla limitazione della produzione di rifiuti e dall’utilizzazione dei rifiuti come risorse; impostazione che, in linea con l’art. 174, par. 1, del Trattato sulla Comunità europea, persegue l’obiettivo di ridurre al minimo le conseguenze negative sulla salute umana e sull’ambiente. Rispetto alla precedente direttiva sui rifiuti, la 2006/12/CE, si accentua un approccio basato sulla tracciabilità dell’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali, anziché incentrato unicamente sulla fase in cui essi diventano rifiuti. La Direttiva 2008/98/CE, recepita nell’ordinamento italiano attraverso il Decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205, che ha modificato la parte quarta del D. Lgs 152/2006 Norme in materia ambientale, fissa i principi da seguire e gli obiettivi da raggiungere nella gestione dei rifiuti. Essa stabilisce che la gestione dei rifiuti avviene nel rispetto della seguente gerarchia:

a) prevenzione;

b) preparazione per il riutilizzo;

c) riciclaggio;

d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia (nel rispetto della gerarchia del trattamento dei rifiuti le misure dirette al recupero dei rifiuti mediante la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio o ogni altra operazione di recupero di materia sono adottate con priorità rispetto all'uso dei rifiuti come fonte di energia);

e) smaltimento.

La direttiva chiarisce, inoltre, che la gerarchia stabilisce, in generale, un ordine di priorità che costituisce la migliore opzione ambientale. Per dare concretezza al raggiungimento degli obiettivi, la norma stabilisce i seguenti obblighi:

le pubbliche amministrazioni promuovono, nell’esercizio delle rispettive competenze, iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti.

al fine di promuovere il riciclaggio di alta qualità e di soddisfare i necessari criteri qualitativi per i diversi settori del riciclaggio, le regioni stabiliscono i criteri con i quali i comuni provvedono a realizzare la raccolta differenziata in conformità a quanto previsto dall’articolo 205.

le autorità competenti realizzano, altresì, entro il 2015 la raccolta differenziata almeno per la carta, metalli, plastica e vetro, e ove possibile, per il legno, nonché adottano le misure necessarie per conseguire i seguenti obiettivi:

a) entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali, come minimo, carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e possibilmente di altra origine, nella misura in cui tali flussi di rifiuti sono simili a quelli domestici, sarà aumentata complessivamente almeno al 50% in termini di peso;

b) entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, incluse operazioni di colmatazione che utilizzano i rifiuti in sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, escluso il materiale allo stato naturale definito alla voce 17 05 04 dell’elenco dei rifiuti, sarà aumentata almeno al 70 per cento in termini di peso.

per facilitare e migliorare il recupero i rifiuti sono raccolti separatamente, gli obiettivi obbligatori da raggiungere sono quelli già fissati in precedenza, ovvero RD al 65% entro la fine del 2012.

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i rifiuti che non possono essere né recuperati né riutilizzati né riciclati devono essere smaltiti in condizioni di sicurezza, ciò richiede la piena attuazione della direttive in tema di discariche (1999/31/CE), incenerimento (2000/76/CE) e “IPPC” (96/61/CE).

A seguito del recepimento della Direttiva il D. Lgs 152/2006 ha stabilito che il MATTM adotta entro il 12 dicembre 2013, un programma nazionale di prevenzione dei rifiuti ed elabora indicazioni affinché tale programma sia integrato nei piani di gestione dei rifiuti.

Il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti è stato adottato e approvato con decreto direttoriale 4522 del 7/10/2013. Lo scopo del Programma è dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. Poiché la produzione totale dei rifiuti è legata a fattori socioeconomici è stato scelto di utilizzare come indicatore per gli obiettivi del Programma la produzione di rifiuti rapportata all’andamento del Prodotto Interno Lordo.

Sulla base dei dati rilevati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), il Programma fissa dunque i seguenti obiettivi di prevenzione al 2020 rispetto ai valori registrati nel 2010:

Riduzione del 5% della produzione di rifiuti urbani per unità di Pil. Nell’ambito del monitoraggio per verificare gli effetti delle misure, verrà considerato anche l’andamento dell’indicatore Rifiuti urbani/consumo delle famiglie;

Riduzione del 10% della produzione di rifiuti speciali pericolosi per unità di Pil;

Riduzione del 5% della produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di Pil. Sulla base di nuovi dati relativi alla produzione dei rifiuti speciali, tale obiettivo potrà essere rivisto.

Entro un anno le Regioni sono tenute a integrare la loro pianificazione territoriale con le indicazioni contenute nel Programma nazionale.

Il Ministero dell’Ambiente ha elaborato e adottato, attraverso un ampio processo di consultazione con enti locali e parti interessate, il Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della Pubblica Amministrazione che ha l’obiettivo di raggiungere entro il 2014 un livello di “appalti verdi” non inferiore al 50% sul totale degli appalti stipulati per ciascuna categoria di affidamenti e forniture.

In Calabria è attualmente vigente il Piano di Gestione dei Rifiuti, approvato con Ordinanza del Commissario Delegato n. 6294 del 30/10/2007, precedente alla direttiva 2008/98/CE, e al suo recepimento nella normativa italiana. Gli obiettivi generali che il Piano dichiara di perseguire sono i seguenti:

riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti;

conseguimento dei quantitativi di raccolta differenziata e riutilizzo previsti dal D.Lgs 22/97;

tendenziale abbandono della discarica come sistema di smaltimento dei RSU;

sviluppo del riutilizzo e della valorizzazione del rifiuto come risorsa rinnovabile anche in campo energetico;

minimizzazione degli impatti ambientali degli impianti;

contenimento dei costi;

attivazione di opportunità di lavoro connesse con il sistema di gestione dei rifiuti.

L’11/02/2013 la Giunta Regionale ha approvato, con Delibera n. 49 le Linee guida per la rimodulazione del Piano Regionale della gestione dei rifiuti, che vengono presentate come sintesi della proposta di rimodulazione del Piano vigente in considerazione dell’evoluzione della normativa nonché di quella del sistema regionale di produzione dei RU. Le suddette Linee Guida dichiarano che “La Regione attraverso l’aggiornamento del “Piano di Gestione dei rifiuti” si propone di incentivare la riduzione della produzione dei rifiuti, tenendo conto delle aree geografiche a vocazione

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industriale, commerciale, aventi comune matrice tecnologica, organizzativa e culturale e, in generale, delle aree con problematiche ambientali similari; al contempo, tra l’altro, di evidenziare i punti critici in tema di riduzione della produzione di rifiuti:

prevenzione della produzione di rifiuti, in particolar modo imballaggi;

riduzione alla fonte delle quantità di rifiuti prodotti dalle famiglie;

riduzione delle quantità dei rifiuti espulsi dai cicli economici non suscettibili a reimpiego;

riduzione della pericolosità;

riciclo dei materiali”.

Le Linee guida dichiarano , inoltre, che “La riorganizzazione e il miglioramento del sistema di gestione dei rifiuti regionale devono essere improntati al rispetto dei principi della direttiva 2008/98/CE e orientato al raggiungimento degli obiettivi che la stessa impone”.

Gli obiettivi regionali, in materia di gestione dei rifiuti, vanno ritrovati nella lettura degli altri atti assunti dalla Regione, di seguito riportati.

La Giunta regionale con Delibera n. 151 del 22.04.2013 ha approvato il Progetto di Legge Regionale sul Riordino del Servizio di gestione dei Rifiuti urbani ed assimilati. In recepimento della L. n. 148/2011 sui servizi pubblici locali, tale progetto prevede il riordino del servizio di gestione rifiuti in Ambiti coincidenti con i confini Provinciali, le cui funzioni amministrative vengono affidate alle relative Comunità d'Ambito (Comuni associati a livello di Ambito). Nel transitorio la proposta stabilisce che la Regione svolga direttamente le attività che saranno successivamente trasferite alle Comunità d’Ambito.

La Legge Regionale n. 18 del 12.04.2013 “Cessazione dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti. Disciplina transitoria delle competenze regionali e strumenti operativi”, evidenzia la volontà della regione di mettere in atto strumenti efficaci al raggiungimento degli obbiettivi di RD. Essa, infatti, nelle more dell’attuazione della disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, disciplinata dalla legge n. 148/2011 e e s.m.i., dispone (art. 1 comma 3) che per incentivare la RD la Giunta Regionale con apposito provvedimento può (..) rimodulare le tariffe in aumento o in diminuzione in relazione alle percentuali di raccolta differenziata raggiunte.

Tra le azioni attivate per migliorare il sistema di gestione dei rifiuti, il 19 febbraio 2014 è stato sottoscritto tra la Regione Calabria e il CONAI un Accordo di Programma si pone gli obiettivi si concordare modalità di supporto per la RD e le modalità organizzative migliori per il riciclo e il recupero ai fini della redazione del nuovo Piano regionale dei rifiuti e di avviare iniziative dirette a favorire lo sviluppo della RD dei rifiuti da imballaggio e il loro avvio a recupero e riciclaggio.

Con DGR n. 469 del 14 novembre 2014 La Regione Calabria si è dotata di un Programma Regionale di prevenzione dei rifiuti. In coerenza con il Programma nazionale di prevenzione, il programma regionale stabilisce i seguenti obiettivi al 2020, rispetto ai valori ufficiali registrati nel 2010:

- Obiettivo della riduzione del 5% della produzione di RUr per unità di PIL, garantendo tuttavia almeno il 3% in relazione alle specifiche condizioni di partenza del territorio regionale. Ai fini del monitoraggio relativo alla efficacia delle misure adottate verrà altresì valutato il rapporto (RUr/consumo delle famiglie);Obiettivo della riduzione del 10% della produzione di rifiuti speciali pericolosi (RSP) per unità di PIL;

Obiettivo della riduzione del 5% della produzione di rifiuti speciali non pericolosi (RSNP), garantendo tuttavia almeno il 3% in relazione alle specifiche condizioni di partenza del territorio regionale, per unità di PIL.

La disamina dei principali documenti programmatici e normativi permette di delineare l’ambito di influenza del Programma Operativo 2014-2020 e di individuare gli obiettivi di sostenibilità rispetto ai

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quali occorre valutare la coerenza delle azioni da esso finanziate. “Proteggere l’ambiente e la salute umana prevenendo o riducendo gli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti, riducendo gli impatti complessivi dell’uso delle risorse e migliorandone l’efficacia” rappresenta la direzione generale verso la quale si muove il contesto sia comunitario sia nazionale. Gli aspetti ambientali potenzialmente interessati dalle azioni del POR devono essere identificati tenendo conto dei seguenti obiettivi generali:

1. Promuovere la riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti 2. Promuovere il recupero dei rifiuti mediante riciclo, reimpiego, riutilizzo od ogni altra azione

intesa a ottenere materie prime secondarie, e come fonte di energia 3. Dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti.

2.9 Sistemi produttivi Le imprese dei vari settori, e più in generale i sistemi produttivi intesi, sono state oggetto nel corso degli anni di attenzione da parte della normativa comunitaria, nazionale e, di conseguenza, regionale per gli spetti riguardanti la sostenibilità ambientale. I diversi processi di produzione sono stati indagati nella loro complessità sia per i metodi di produzione in sé, che per le relazioni con l’ambiente esterno in cui operano, in termini di output e scambi con il sistema esterno e con i clienti/utenti ai diversi livelli. In particolare, dall’approvvigionamento, alla produzione, allo smaltimento degli scarti e dei residui, alla logistica e distribuzione, nonché alle caratteristiche del prodotto finale, che per alcuni ambiti include ricadute particolarmente rilevanti per la qualità della vita, quali la salute e l’alimentazione.

In tale ottica, i documenti di seguito riportati descrivono lo scenario normativo e programmatico significativo dal punto di vista dell’evoluzione dell’approccio al consumo e alle produzioni sostenibili.

Comunicazione del 13 febbraio 2012, "L’innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l’Europa" COM(2012) 60 final

Con il termine bioeconomia si intende un’economia che si fonda su risorse biologiche provenienti della terra e dal mare, nonché dai rifiuti, che fungono da combustibili per la produzione industriale ed energetica e di alimenti e mangimi. La Comunicazione fornisce gli indirizzi per l’economia europea che si basi su una corretta gestione del ciclo delle risorse biologiche (produzione, consumo, trasformazione, stoccaggio, riciclaggio e smaltimento) per una crescita intelligente che faccia fronte al rapido esaurimento delle risorse biologiche necessarie per produrre alimenti e mangimi sicuri e sani ma anche materiali, energia e altri prodotti. Prevede un piano d’azione il cui obiettivo è creare una società più innovatrice e un’economia a emissioni ridotte, conciliando l’esigenza di un’agricoltura e una pesca sostenibili e della sicurezza alimentare con l’uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili per fini industriali, tutelando allo stesso tempo la biodiversità e l’ambiente. L’obiettivo è quello di incentivare lo sviluppo della bieconomia in quanto elemento chiave per consentire una crescita intelligente e verde in Europa.

La bioeconomia comprende la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la trasformazione di tali risorse e dei flussi di rifiuti in prodotti a valore aggiunto quali alimenti, mangimi, bioprodotti e bioenergie. Sviluppare la bioeconomia consentirebbe di ridurre la dipendenza dalle risorse non rinnovabili.

Comunicazione del 15 dicembre 2011, "Innovazione per un futuro sostenibile - Piano d’azione per l’ecoinnovazione (Eco-AP)" COM(2011) 899 def.

L'ecoinnovazione è essenziale ai fini della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Il nuovo Piano d’azione per l’ecoinnovazione (EcoAP) mira a promuovere un'innovazione in grado di ridurre la pressione sull'ambiente e di colmare il divario fra innovazione e mercato. Le tecnologie rispettose dell'ambiente incidono positivamente sulle imprese e

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contribuiscono a creare occupazione. Per questo motivo l'ecoinnovazione è essenziale per la competitività economica dell'Europa. Il piano d’azione per l’ecoinnovazione (Eco-innovation Action Plan-EcoAP), varato dalla Commissione europea nel dicembre 2011, è il successore logico dell’ETAP, il piano d’azione per le tecnologie ambientali dell’Unione europea. L’EcoAP si baserà sulla preziosa esperienza maturata ad oggi, facendo andare l’Unione europea oltre le tecnologie verdi e promuovendo un’ampia gamma di processi, prodotti e servizi ecoinnovativi. L'EcoAP è uno degli impegni dell'iniziativa faro "Unione dell'innovazione".

L’obiettivo è quello di promuovere l’ecoinnovazione, cioè qualsiasi forma d’innovazione che si traduce o mira a tradursi in progressi significativi e dimostrabili verso l’obiettivo dello sviluppo sostenibile, riducendo le incidenze negative sull’ambiente, aumentando la resistenza alle pressioni ambientali o conseguendo un uso più efficace e responsabile delle risorse naturali.

La diffusione dell’ecoinnovazione contribuirà a potenziare la produttività delle risorse, l’efficienza, la competitività e a migliorare le prestazioni ambientali.

L’obiettivo è, altresì, quello di realizzare un contesto favorevole ad un approvvigionamento e ad una gestione sostenibili delle materie prime a livello d’Unione dando impulso ad un impiego efficiente delle risorse disponibili nell'Unione stessa, al riciclo ed all’uso di materiali alternativi. Occorre quindi una strategia concreta e realistica di lungo respiro per stimolare gli operatori industriali europei a compiere investimenti finalizzati a ridurre le emissioni di carbonio ed a fare un uso efficiente di energia e risorse.

Ulteriore obiettivo è quello di incoraggiare le imprese ad adottare pratiche ottimali di gestione ambientale grazie al sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) e ad ISO14001.

Comunicazione della Commissione al Parlamento, al Consiglio, al Comitato socio economico e al Comitato delle Regioni, del 20 settembre 2011, intitolata «Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell'impiego delle risorse» [COM(2011) 571 def.

La tabella di marcia definisce le tappe che indicano quali elementi saranno necessari per avanzare verso una crescita sostenibile ed efficiente sotto il profilo delle risorse. Si prevede entro il 2050 che l’economia dell’UE sarà cresciuta in maniera da rispettare i vincoli imposti dalle risorse e i limiti del pianeta, contribuendo in questo modo ad una trasformazione economica globale. L'economia sarà competitiva, inclusiva e offrirà un elevato standard di vita, con impatti ambientali notevolmente ridotti. Tutte le risorse - materie prime, energia, acqua, aria, terra e suolo - saranno gestite in modo sostenibile. Saranno stati conseguiti importanti traguardi nella lotta contro i cambiamenti climatici, mentre la biodiversità e i relativi servizi ecosistemici saranno stati tutelati, valorizzati e in larga misura ripristinati. In particolare, la Commissione prospetta un approccio coerente e integrato che introduca una più razionale gestione e uso di tutti i materiali e risorse naturali nel corso del loro ciclo di vita, sia nei processi produttivi dei vari settori economici, sia nel comportamento dei consumatori. Il documento della Commissione, in primo luogo, individua nel mercato - e in una maggiore informazione dei consumatori - lo strumento più adatto a costruire un quadro capace di orientare i modelli di consumo, pubblici e privati verso servizi e prodotti più efficienti sul piano delle risorse. In particolare, la Commissione ritiene opportuno, entro il 2020, fissare degli standard di prestazione ambientale minimi per eliminare dal mercato i prodotti meno efficienti dal punto di vista delle risorse e più inquinanti. In tale contesto anche nuovi modelli imprenditoriali, che prevedono che i prodotti siano noleggiati anziché comprati, possono soddisfare le esigenze dei consumatori con un minor uso delle risorse nel corso del ciclo di vita.

Al fine di incentivare una migliore “simbiosi industriale” - in cui le materie prime scartate come rifiuti sono riutilizzate, come risorse, da altre industrie – la Commissione intende predisporre a tappe un quadro più favorevole al consumo e alla produzione sostenibili che prevede:

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più rigorose prescrizioni degli “Appalti pubblici verdi” (Green public procurement - GPP) per i prodotti che hanno un impatto ambientale significativo (nel 2012);

definizione di un approccio metodologico comune per valutare l’impatto ambientale dei prodotti, dei servizi e delle aziende nel corso del loro ciclo di vita - “impronta ecologica”- (nel 2012);

processo consultivo inteso a inserire l’impronta ecologica nel quadro della direttiva sulla progettazione ecocompatibile, al fine di rafforzare l’efficienza sotto il profilo delle risorse dei prodotti (riusabilità/recuperabilità/riciclabilità, contenuto riciclato, durabilità) e ampliarne la portata a prodotti non legati all’energia (nel 2012);

migliore informazione ai consumatori e perfezionamento dei sistemi di etichettatura ecologica (nel 2012).

Inoltre la Commissione intende favorire una vera economia del riciclaggio nella quale i rifiuti sono destinati a diventare una risorsa da reintrodurre nell’economia come materia prima.

In tale contesto la tabella di marcia propone un quadro orientato a:

stimolare il mercato delle materie secondarie e la domanda di materie riciclate, attraverso incentivi economici e l’elaborazione di criteri per smettere di produrre rifiuti (2013/2014);

riesaminare gli obiettivi esistenti in materia di prevenzione, riuso, riciclaggio, recupero e di alternative alla discarica (2014);

valutare l’introduzione di quote minime di materie riciclate, di criteri di durabilità e riutilizzabilità ed estendendo la responsabilità del produttore per i prodotti principali (2012);

valutare i settori in cui la legislazione sui vari flussi di rifiuti potrebbe essere allineata ai fini di una maggior coerenza (2013/2014).

Infine, secondo la Commissione, la transizione verso un’economia verde a basse emissioni di carbonio non può prescindere da un forte impulso alla ricerca e all’innovazione nel settore dell’utilizzo efficiente delle risorse. Entro il 2020 saranno fissati degli standard di prestazione ambientale minimi per eliminare dal mercato i prodotti meno efficienti dal punto di vista delle risorse e più inquinanti.

Direttiva 2010/75/UE, del 24 novembre 2010, relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento)

La direttiva riguarda le attività industriali ad elevato potenziale inquinante, definite nell’allegato I (attività energetiche, produzione e trasformazione dei metalli, industria dei prodotti minerali, industria chimica, gestione dei rifiuti, allevamento di animali, ecc.) e ne fissa i requisiti ambientali ed obblighi fondamentali che devono essere rispettati:

adottare tutte le misure di prevenzione dell’inquinamento;

applicare le migliori tecniche disponibili (BAT);

non causare alcun fenomeno di inquinamento significativo;

limitare, riciclare o eliminare i rifiuti nella maniera meno inquinante possibile;

massimizzare l’efficienza energetica;

prevenire gli incidenti e limitarne le conseguenze;

ripristinare i siti al momento della cessazione definitiva delle attività.

L’UE stabilisce una procedura di autorizzazione e fissa i requisiti soprattutto per quanto concerne gli scarichi. L’obiettivo è evitare o ridurre al minimo le emissioni inquinanti nell'atmosfera, nelle acque e nel suolo, nonché i rifiuti provenienti da impianti industriali e agricoli al fine di raggiungere un elevato livello di protezione dell'ambiente e della salute. La direttiva integra la direttiva 2008/1/CE (detta «direttiva IPPC») e sei altre direttive in una sola direttiva sulle emissioni industriali.

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Comunicazione del 28 ottobre 2010, "Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione. Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità" COM(2010) 614 def

La presente comunicazione propone un nuovo approccio alla politica industriale che rafforzerà la concorrenzialità dell'UE, assicurerà crescita e posti di lavoro e consentirà il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio e che faccia un uso efficiente delle risorse.

Viene riconosciuto il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità. Una nuova strategia per la politica industriale che costituisce un pilastro essenziale per consentire all'Unione Europea la transizione verso un'economia sostenibile, efficiente ed inclusiva. Occorre intendere la politica industriale come un insieme di azioni volte a garantire una costante innovazione dei processi e dei prodotti, migliorando il contesto operativo nel quale le imprese possono operare in un regime di concorrenzialità. Per rimanere concorrenziale l'industria europea deve rafforzare la propria base di conoscenze, investendo nella ricerca e nell'innovazione.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 6 ottobre 2010, Iniziativa faro Europa 2020: l'Unione dell'innovazione [COM(2010) 546 def

L’Unione dell’innovazione è una strategia integrata per l’innovazione che trae origine da 34 impegni specifici. L'iniziativa presentata dalla Commissione nel quadro della strategia Europa 2020 è volta a migliorare le condizioni dell'innovazione, attraverso tutte le fasi della ricerca e dello sviluppo. Basata su un concetto ampio di innovazione, che comprende il settore privato, il settore pubblico e il “terzo settore”, ha lo scopo di garantire che le idee innovative possano trasformarsi in prodotti e servizi nuovi in grado di stimolare la crescita e l’occupazione nell’UE entro il 2020.In quest’ottica l’obiettivo è quello di incentivare le imprese a investire nell’innovazione in settori di importanza fondamentale quali metodi di produzione rispondenti ad esigenze ambientali e gestione dei terreni, produttività e sostenibilità dei processi agricoli. Le imprese innovative devono avere un migliore accesso ai mercati e ai finanziamenti. Pertanto, devono essere loro offerte diverse fonti di finanziamento, in particolare tramite la creazione di un fondo europeo di venture capital. Inoltre, le loro attività transnazionali non devono essere frenate da ostacoli fiscali.

Comunicazione della Commissione al Parlamento, al Consiglio, al Comitato socio economico e al Comitato delle Regioni, del 25 giugno 2008, intitolata: "Piano d’azione per l'uso e la produzione sostenibili e la politica industriale sostenibile" [COM(2008)397 def

La Comunicazione illustra la strategia della Commissione volta a sostenere un approccio integrato nell’UE e a livello internazionale, a favore di un consumo e di una produzione sostenibili e per la promozione di una politica industriale sostenibile. La sfida consiste nel creare un circolo virtuoso: migliorare la resa ambientale generale dei prodotti durante tutto il loro ciclo vitale e promuovere ed incentivare la domanda di prodotti migliori e di tecnologie di produzione migliori, aiutando i consumatori a scegliere meglio grazie a un’etichettatura maggiormente coerente e semplificata.

La Commissione intende agire in tre aree:

aumento di uso efficiente delle risorse (creazione di valore usando meno risorse);

supporto all’ eco-innovazione;

sostengo al potenziale ambientale dell’industria, attraverso una revisione del Regolamento EMAS (Community eco-management and audit scheme), la predisposizione di politiche industriali per le imprese ambientali e il sostegno a quelle piccolo e medie per sfruttare al meglio le opportunità di affari nel campo dell’ambiente e dell’energia.

Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni del 25 giugno 2008 - “Una corsia preferenziale per la

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piccola impresa” Alla ricerca di un nuovo quadro fondamentale per la Piccola Impresa (un “Small Business Act” per l’Europa) COM(2008) 394 def. {SEC(2008) 2101} {SEC(2008) 2102}

L’iniziativa intitolata "Small Business Act" (SBA) per l’Europa mira a creare condizioni favorevoli alla crescita e alla competitività sostenibili delle piccole e medie imprese (PMI) europee. Le politiche comunitarie e nazionali devono tenere maggiormente conto del contributo delle PMI alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro.

Lo "Small Business Act" si basa su dieci principi destinati a guidare la formulazione delle politiche comunitarie e nazionali, nonché su misure pratiche per la loro attuazione. Nello specifico, uno dei dieci principi pone l’attenzione sul concetto della Trasformazione delle sfide ambientali in opportunità nell'ambito della produzione e commercializzazione di prodotti e servizi.

La Commissione deve in particolare agevolare l'accesso al sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS). Gli Stati membri devono incentivare le PMI a sviluppare nuovi prodotti e servizi rispettosi dell'ambiente e ad adottare sistemi di gestione eco-efficienti.

Comunicazione del 21 dicembre 2005, "Strategia tematica per l'uso sostenibile delle risorse naturali" COM(2005) 670 def

La strategia definisce gli orientamenti dell'azione dell'Unione europea (UE) per i prossimi 25 anni, ai fini di un uso più efficace e sostenibile delle risorse naturali lungo il loro ciclo di vita, che comprende l'estrazione, la raccolta, l'utilizzo e lo smaltimento finale. È finalizzata alla riduzione degli impatti ambientali negativi derivanti dall'uso delle risorse naturali (esaurimento delle risorse e inquinamento), nel rispetto degli obiettivi stabiliti dal Consiglio europeo di Lisbona in materia di crescita economica e occupazione. Dovrebbe consentire un utilizzo delle risorse più efficiente sotto il profilo ecologico e agevolare la transizione verso modalità di produzione e consumo più sostenibili. È rivolta a tutti i settori consumatori di risorse, allo scopo di migliorare il rendimento delle risorse, ridurne l'impatto sull'ambiente e sostituire le risorse troppo inquinanti con soluzioni alternative. La strategia è una delle sette strategie tematiche previste dal sesto programma d'azione per l'ambiente adottato nel 2002.

Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo, del 28 gennaio 2004, intitolata: «Incentivare le tecnologie per lo sviluppo sostenibile: piano d'azione per le tecnologie ambientali nell'Unione europea» [COM(2004) 38 def

L'Unione europea ha adottato un piano d'azione per promuovere le tecnologie ambientali (tecnologie con minori effetti negativi sull'ambiente rispetto ad altre tecniche adeguate) con la finalità di ridurre la pressione sulle risorse naturali, di migliorare la qualità della vita degli europei e di favorire la crescita economica. Obiettivo del piano d'azione è eliminare gli ostacoli che impediscono di realizzare tutte le potenzialità delle tecnologie ambientali, garantire che l'Unione europea assuma la leadership nella loro applicazione e mobilitare tutti gli interessati affinché sostengano questi obiettivi.

Il piano d'azione per le tecnologie ambientali fa riferimento a tecnologie finalizzate a gestire l'inquinamento, a prodotti e servizi meno inquinanti e a minore intensità di risorse e a soluzioni in grado di gestire le risorse in maniera più efficiente. Tali tecnologie rispettose dell'ambiente, applicabili a tutti i settori di attività economica, abbattono i costi riducendo il consumo di risorse e di energia e portano quindi a un incremento della competitività con una minore produzione di emissioni e di rifiuti.

Il Piano d’azione per le tecnologie ambientali (ETAP) intende fare in modo che l’ecoinnovazione entri a far parte della realtà quotidiana in tutta Europa. Il piano, adottato dalla Commissione nel 2004, riguarda un’ampia gamma di attività volte a promuovere l’ecoinnovazione e il ricorso a tecnologie rispettose dell’ambiente. L’obiettivo è dunque quello di sfruttare tutto il potenziale che le tecnologie

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ambientali hanno per ridurre le pressioni sulle risorse naturali di cui disponiamo, per migliorare la qualità della vita e per incentivare la crescita economica, migliorare la competitività europea nel settore e fare dell’UE il leader mondiale indiscusso in questo campo.

Legge 11 novembre 2011, n. 180 “Norme per la tutela della libertà d'impresa. Statuto delle imprese” (G.U. n. 265 del 14 novembre 2011 )

Anche lo statuto delle imprese e dell'imprenditore riprende il tema della sostenibilità ambientale, promuovendo l'inclusione delle problematiche sociali e delle tematiche ambientali nello svolgimento delle attività delle imprese e nei loro rapporti con le parti sociali.

Lo statuto prevede, ad esempio, la costituzione di un consorzio obbligatorio per l'efficientamento dei processi produttivi nel settore dei laterizi (COSL), per la riduzione del loro impatto e il miglioramento delle performance ambientali e per la valorizzazione della qualita' e l'innovazione dei prodotti, con sede legale presso il Ministero dello sviluppo economico.

D.lgs. 31 marzo 1998, n. 112 "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59"

Nell’esperienza italiana, le aree industriali ecologicamente attrezzate (AEA) sono state introdotte nell’ordinamento nazionale dall’art. 26 del DLgs 112/1998 che le definisce come aree industriali “dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente”, costituisce un modello che si avvicina all’esperienza dei Parchi Eco-industriali.

L’obiettivo è quello di incentivare interventi nelle aree industriali che prevedano i requisiti delle Aree Ecologicamente Attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente.

Legge regionale 23 dicembre 2011, n. 47

L’art. 9 della legge regionale 47/11 novella le legge sui Consorzi industriali (legge regionale 24 dicembre 2001, n. 38) ed in particolare l’art. 21 che disciplina l’APEA.

All’art.9 della legge 47 si prevede infatti che l'articolo 21 della L.38/11 è sostituito dal seguente:

1. al fine di incrementare la competitività delle imprese, la Regione, su istanza dei Consorzi, provvede, attraverso l'impiego prioritario dei fondi comunitari, al finanziamento delle opere atte alla costituzione delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) di cui al Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112 e successive modifiche e integrazioni.

2. il Presidente della Regione provvede con proprio atto al riconoscimento della qualificazione APEA dei territori consortili, o di parti di essi, dotati delle strutture e degli impianti idonei ad assicurare la tutela dell'ambiente, della salute e della sicurezza. La Giunta Regionale approva il Regolamento sulla costituzione delle APEA sulla base di una proposta unitaria predisposta dai Consorzi industriali coordinati dall'Assessore regionale alle Attività Produttive.

Legge regionale 12 agosto 2002, n. 34

All’art. 33 si prevede che “ La Regione, con apposita legge da adottarsi ai sensi dell’articolo 153, disciplina l’individuazione delle aree industriali e le aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente, nell’ambito delle linee di assetto territoriale di cui all’art. 5 della legge regionale n. 7/87, garantendo la partecipazione degli Enti locali interessati al procedimento di individuazione di tali aree. Con il medesimo provvedimento legislativo vengono, altresì, disciplinate le forme di gestione di cui all’art. 26 del d.lgs. n. 112 del 1998 e le modalità di acquisizione dei terreni ricompresi nelle aree di cui al periodo precedente”.

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Il quadro di riferimento presentato delinea i documenti strategici, programmatici e normativi ai diversi livelli; l’esame della normativa ambientale e delle strategie nell’ ambito dei sistemi produttivi, a livello internazionale, comunitario, nazionale e regionale, ha permesso la definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale di riferimento per la valutazione, costituendo, in tal senso, il quadro verso il quale orientare le scelte programmatiche e operative.

La metodologia utilizzata è quella della definizione di macro-obiettivi e della loro la declinazione in obiettivi generali.

Dalla lettura integrata degli obiettivi di sostenibilità ambientale emergenti dal quadro programmatico di riferimento, si desume che lo sviluppo dei sistemi produttivi in Calabria, secondo i criteri della sostenibilità ambientale, deve basarsi sui seguenti macro-obiettivi:

Promuovere modelli di produzione e consumo sostenibili, orientati ad un uso efficiente delle risorse per avere un economia competitiva ed inclusiva con impatti ambientali notevolmente ridotti.

Incentivare l’applicazione e lo sviluppo dei principi della bioeconomia.

Tale obiettivo può essere declinato nei seguenti obiettivi generali:

1. Promuovere l’ecoinnovazione, cioè qualsiasi forma d’innovazione che si traduce o mira a tradursi in progressi significativi e dimostrabili verso l’obiettivo dello sviluppo sostenibile, riducendo le incidenze negative sull’ambiente, aumentando la resistenza alle pressioni ambientali o conseguendo un uso più efficace e responsabile delle risorse naturali.

2. Incentivare le imprese all’uso di tecnologie ambientali (tecnologie con minori effetti negativi sull'ambiente rispetto ad altre tecniche adeguate) e pratiche ottimali di gestione ambientale grazie al sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) e ISO14001.

3. Incentivare le imprese all’ottenimento di certificazioni di prodotto (Ecolabel).

4. Incentivare interventi nelle aree industriali che prevedano i requisiti delle Aree Ecologicamente Attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente, a partire dalle contrazione di aree e nuclei industriali presenti in regione ed a maggiore valenza strategica.

2.10 Uso del suolo, contaminazione del suolo, rischi naturali Anche se la Commissione europea è da anni impegnata a favorire un uso più sostenibile del terreno e del suolo, il settore non è ancora normato da una specifica direttiva.

La Strategia tematica per la protezione del suolo, adottata nel 2006, finalizzata principalmente a proteggere il suolo e a garantirne un utilizzo sostenibile, attraverso la prevenzione di un’ulteriore degradazione, la tutela delle funzioni del suolo e il ripristino dei suoli degradati, si articola attorno a quattro pilastri fondamentali: (1) adozione di una legislazione quadro finalizzata principalmente alla protezione e all’uso sostenibile del suolo; (2) integrazione della protezione del suolo nella formulazione e nell’attuazione delle politiche nazionali e comunitarie; (3) riduzione del divario esistente in termini di conoscenze in alcuni settori della protezione del suolo, sostenendo la ricerca attraverso programmi di ricerca comunitari e nazionali; (4) maggiore sensibilizzazione in merito alla necessità di difendere il suolo.

La proposta legislativa, si concretizza attraverso una proposta di direttiva, presentata alla Commissione il 22.9.20061, ma ancora oggi non approvata, che istituisce misure per prevenire i 1 Proposta di Direttiva Quadro per la Protezione del Suolo (SFD - Soil Framework Directive), COM(2006) 232 definitivo

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processi di degrado del suolo dovuti a cause naturali o ad un ampio ventaglio di attività umane, che ne pregiudicano la capacità di svolgere tali funzioni. Tra le misure in questione figurano la mitigazione degli effetti di tali processi e la bonifica e il ripristino dei suoli degradati ad un livello di funzionalità tale da essere almeno compatibile con l’utilizzo attuale e l’utilizzo futuro approvato di questa risorsa. Essa comprende misure per limitare l’impermeabilizzazione, misure per la prevenzione del rischio, attenuazione e ripristino per i seguenti rischi: erosione, diminuzione della materia organica, compattazione, salinizzazione e frane; misure per la prevenzione del fenomeno di contaminazione del suolo.

Nella Relazione della Commissione al parlamento europeo, al consiglio, al comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni sull’”Attuazione della strategia tematica per la protezione del suolo e attività in corso” COM (2012) 46 final, si legge che la proposta, adottata, in prima lettura a novembre 2007 dal Parlamento europeo, è stata bloccata da una minoranza di Stati membri, in occasione del consiglio Ambiente di marzo 2010 e da allora non sono stati compiuti progressi. Per quanto riguarda gli altri tre pilastri attorno ai quali ruota la strategia, si legge che diverse iniziative coerenti con la strategia sono state e continuano ad essere portate avanti in materia di sensibilizzazione, ricerca, integrazione nelle politiche dell’Unione.

L’obiettivo generale dell’uso sostenibile del suolo è stato ulteriormente esplicitato nel 2011 con la Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, nel quale si fissa la seguente Tappa: entro il 2020 le strategie dell’UE terranno conto delle ripercussioni dirette e indirette sull’uso dei terreni nell’UE e a livello mondiale la percentuale di occupazione dei terreni sarà conforme all’obiettivo di arrivare a quota zero entro il 2050; l’erosione dei suoli sarà ridotta e il contenuto di materia organica aumentato, nel contempo saranno intraprese azioni per ripristinare i siti contaminati. Una sfida certamente ambiziosa, che richiede la mobilitazione di tutti gli attori, sia a livello europeo che nazionale, regionale e locale.

Infine, il Settimo programma d'azione per l'ambiente ribadisce il fatto che il degrado, la frammentazione e l'uso non sostenibile del suolo nell'Unione stanno compromettendo la fornitura di diversi servizi ecosistemici importanti, minacciando la biodiversità e aumentando la vulnerabilità dell'Europa rispetto ai cambiamenti climatici e alle catastrofi naturali, oltre a favorire il degrado del suolo e la desertificazione. Al fine di ridurre le pressioni più forti che l'uomo esercita sui terreni, sul suolo e su altri ecosistemi in Europa, si interverrà per garantire che le decisioni relative all'uso dei terreni a tutti i livelli di pertinenza tengano debitamente conto degli impatti ambientali, sociali ed economici. In particolare, viene indicata la necessità d'intensificare gli sforzi per ridurre l'erosione del suolo e aumentare la materia organica presente al suo interno, per bonificare i siti contaminati e migliorare l'integrazione degli aspetti legati all'uso del suolo in processi decisionali coordinati, coinvolgendo le istanze decisionali a tutti i livelli pertinenti e integrandoli con l'adozione di obiettivi relativi al suolo e ai terreni in quanto risorsa nonché di obiettivi di pianificazione territoriale.

La disamina dei principali documenti programmatici e normativi permette di delineare l’ambito di influenza del Programma Operativo 2014-2020 e di individuare gli obiettivi di sostenibilità rispetto ai quali occorre valutare la coerenza delle azioni da esso finanziate. “Proteggere il suolo consentendone un utilizzo sostenibile” e “Rendere l’Europa più resiliente ai cambiamenti climatici” integrando il tema dell’adattamento e di considerazioni relative alla gestione del rischio di catastrofe nei principali settori di intervento e nelle politiche chiave dell’UE”, rappresentano le direzioni generali verso le quali si muove il contesto sia comunitario sia nazionale. Gli aspetti ambientali potenzialmente interessati dalle azioni del POR devono essere identificati tenendo conto dei seguenti obiettivi generali:

prevenire l’ulteriore degrado del suolo e mantenerne le funzioni; riportare i suoli degradati ad un livello di funzionalità corrispondente almeno all’uso attuale e previsto, considerando

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pertanto anche le implicazioni, in termini di costi, del ripristino del suolo; prevenire e riparare i danni ambientali attraverso l’applicazione del principio "chi inquina paga".

Ridurre le conseguenze negative per la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche connesse con le alluvioni all’interno della Comunità; assicurare la tutela ed il risanamento del suolo e del sottosuolo, il risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, la messa in sicurezza delle situazioni a rischio e la lotta alla desertificazione; garantire la maggiore sicurezza delle persone e dei beni, mediante un insieme di interventi atti ad eliminare o ridurre il livello di rischio sismico.

Suolo e rischi naturali

La protezione del suolo in termini di prevenzione e gestione dei rischi è molto rilevante nei documenti comunitari, poiché emerge da tutti i documenti la consapevolezza dell’aggravarsi delle situazioni di rischio a causa dei cambiamenti climatici in atto. Il recente Contributo del Gruppo di lavoro II (WGII) dell’IPCC2 al 5° rapporto di valutazione sul cambiamento climatico: Impatti adattamento e vulnerabilità, illustra, con il supporto di numerosissimi dati e pubblicazioni scientifiche, una situazione grave così descritta: “Gli impatti osservati del cambiamento climatico sono molto diffusi e consequenziali. Il cambiamento climatico è ormai ovunque. Gli impatti si sono evidenziati in ogni continente. Il mondo umano come quello naturale ne soffrono gli effetti, che sono conseguenti e in crescita”. Obiettivo del documento è stimolare i leader mondiali ad agire con maggiore decisione per ridurre le emissioni di gas serra e per attuare misure significative per la resilienza del sistema socio-economico. Tutta la popolazione mondiale – vi si legge - è oramai vulnerabile agli eventi climatici estremi. I recenti eventi devastanti e le catastrofi atmosferiche estreme mostrano che il nostro livello di adattamento rimane basso. "Siamo vicini - continua il documento - a mancare la possibilità di limitare il riscaldamento di 1,5 °C oltre i livelli preindustriali. Ciò sottolinea la necessità di un'azione immediata se vogliamo restare al di sotto dei 2 °C, o comunque vicino. Otre questa soglia, il cui rispetto è l'obiettivo concordato nei negoziati internazionali, gli impatti cominceranno ad essere gravissimi e di difficile gestione", scrivono gli autori del Rapporto.

Anche nell’allegato alla Strategia UE per l’adattamento ai cambiamenti climatici i rischi e gli impatti sono già evidenti nella comunità europea. L’obiettivo principale della strategia di adattamento dell’UE è contribuire a rendere l’Europa più resiliente ai cambiamenti climatici. Ciò richiede una migliore preparazione e capacità di reazione agli impatti dei cambiamenti climatici a livello locale, regionale, nazionale e unionale, puntando sullo sviluppo di un approccio coerente e un migliore coordinamento.

Il VII Programma d’azione per l’ambiente, dal titolo “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta” (7° PAA), approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio con la decisione pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L. 354 del 28 dicembre 2013, definisce un quadro generale per le politiche europee da seguire in materia ambientale fino al 2020, ai fini di raggiungere un elevato livello di protezione ambientale, una migliore qualità della vita e un determinato grado di benessere dei cittadini europei e non. Due dei nove obiettivi prioritari da realizzare sono:

proteggere i cittadini dell’Unione da pressioni e rischi ambientali per la salute e il benessere;

aumentare l´efficacia dell´azione UE nell’affrontare le sfide ambientali e climatiche a livello internazionale.

2 l'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), affiliata alle Nazioni Unite, è un'associazione di migliaia di scienziati di tutto il

mondo che è stata fondata nel 1988. Da allora ha pubblicato un rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche sul cambiamento

climatico, ogni cinque anni

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Anche questo documento parte dall’assunto che “I cambiamenti climatici graveranno ulteriormente sui problemi ambientali provocando siccità prolungate e ondate di caldo, alluvioni, tempeste, incendi boschivi, erosione del suolo e delle coste, così come nuove e più virulente forme di patologie umane, animali o vegetali. È necessario intervenire in maniera mirata per fare in modo che l’Unione abbia i mezzi per affrontare le pressioni e le nuove situazioni derivanti dai cambiamenti climatici, rafforzando la resilienza ambientale, economica e sociale. Poiché diversi settori sono e saranno sempre più soggetti agli impatti dei cambiamenti climatici, le considerazioni legate all’adeguamento e alla gestione del rischio di catastrofe dovranno essere maggiormente integrate nelle politiche dell’Unione”.

Al fine di proteggere i cittadini dell’Unione da pressioni legate all’ambiente e da rischi per la salute e il benessere, entro il 2020 il 7° PAA “garantisce” il conseguimento di progressi decisivi nell’adeguamento agli impatti dei cambiamenti climatici. A tal fine è necessario, in particolare, adottare e attuare una strategia dell’Unione per l’adattamento ai cambiamenti climatici, che preveda, tra l’altro, l’integrazione di questo tema e di considerazioni relative alla gestione del rischio di catastrofe nei principali settori d’intervento e nelle iniziative politiche chiave dell’Unione.

Per migliorare le basi cognitive e scientifiche delle politiche ambientali dell’Unione, entro il 2020 il 7° PAA dovrà fare in modo che:

a) i responsabili politici e i soggetti interessati dispongano di informazioni più adeguate per sviluppare e attuare politiche ambientali e in materia di clima, incluse la comprensione delle incidenze ambientali delle attività umane e la misurazione dei costi e benefici dell’agire e dei costi del non agire;

b) sia notevolmente migliorata la nostra comprensione dei rischi ambientali e climatici emergenti e la nostra capacità di valutarli e gestirli;

c) l’interfaccia tra politica ambientale e scienza risulti rafforzata, inclusa l’accessibilità dei dati per i cittadini e il contributo del coinvolgimento del pubblico nella ricerca scientifica («citizens’ science»);

d) sia rafforzata l’incidenza dell’Unione e dei suoi Stati membri nei forum internazionali di scienza-politica allo scopo di migliorare la base cognitiva per la politica ambientale internazionale.

A tal fine è necessario, in particolare:

i. coordinare, condividere e promuovere gli sforzi della ricerca a livello dell’Unione e degli Stati membri, in modo da affrontare le lacune critiche in materia di conoscenze ambientali, compresi il rischio di superamento del punto di non ritorno e dei limiti planetari;

ii. adottare un approccio sistematico e integrato in materia di gestione del rischio, con particolare riferimento alla valutazione e gestione di settori d’intervento nuovi ed emergenti e dei relativi rischi, come pure all’adeguatezza e coerenza delle risposte normative. Ciò potrebbe incentivare ulteriori ricerche sui pericoli rappresentati dai nuovi prodotti, processi e tecnologie; semplificare, razionalizzare e modernizzare i dati pertinenti all’ambiente e ai cambiamenti climatici nonché la raccolta, gestione, diffusione e il reimpiego, tra cui lo sviluppo e l’attuazione di un Sistema comune di informazioni ambientali.

Il 16 giugno 2014 il Ministero dell’Ambiente ha approvato e adottato (con Decreto Direttoriale n. 86/CLE) la Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Il documento, come già visto per i documenti di livello europeo, parte dalla considerazione dell’aggravarsi delle situazioni di rischio a causa dei cambiamenti climatici. Vi si legge “Gli eventi catastrofici di dissesto idrogeologico (inondazioni, colate detritiche, frane, erosione, sprofondamenti) che si sono verificati di recente nel Paese hanno riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica il tema dell’impatto dei cambiamenti

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climatici sulla frequenza e l’intensità di eventi estremi di natura idrologica e geomorfologica. E’ evidente che la vulnerabilità del Paese sta variando, soprattutto nei confronti degli eventi a evoluzione rapida. A ciò concorrono anche l’espansione urbana che ha interessato tutta l’Italia in modo rilevante dal dopoguerra, e il progressivo abbandono della funzione di manutenzione e presidio del territorio”

Obiettivo principale della strategia nazionale di adattamento è elaborare una visione nazionale su come affrontare in futuro gli impatti dei cambiamenti climatici, individuare un set di azioni ed indirizzi per far fronte a tali impatti dei cambiamenti climatici, comprese le variazioni climatiche e gli eventi meteorologici estremi affinché attraverso l’attuazione di tali azioni/indirizzi (o parte di essi) sia possibile ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, proteggere la salute e il benessere e i beni della popolazione e preservare il patrimonio naturale, mantenere o migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici nonché trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare dall’attuazione delle azioni di adattamento.

Le azioni di adattamento individuate come più promettenti per far fronte al dissesto idrogeologico sono le seguenti:

Azioni di monitoraggio;

Ripristino e potenziamento del presidio territoriale;

Azioni di adattamento attraverso interventi strutturali e non strutturali;

Azioni di adattamento nella gestione degli invasi artificiali.

Dalla lettura dei documenti sopra citati risulta evidente che per raggiungere l’obiettivo generale di migliorare la resilienza dei sistemi ambientali sociali ed economici, occorre agire su diversi ambiti, da una parte con la prevenzione dei rischi basata su una conoscenza approfondita dei rischi e una adeguata pianificazione dell’uso del territorio, dall’altra con la gestione delle emergenze attraverso una migliore organizzazione dei sistemi preposti, e utilizzando anche sistemi di allerta precoce.

Relativamente al primo aspetto il quadro di riferimento normativo europeo è differente per i q diversi tipi di rischi. Infatti per la gestione del rischio alluvioni già nel 2007 è stata approvata la Direttiva Alluvioni mentre per quanto riguarda la protezione del suolo in senso stretto (con particolare riferimento al rischio frane e al rischio desertificazione), la relativa proposta di direttiva, descritta ampiamente in precedenza, non risulta ancora approvata.

Altri tipi di rischi (rischio sismico, rischio tsunami o maremoto) non sono trattati in maniera specifica nelle direttive comunitarie. Il rischio tsunami, per l’aspetto relativo alla perimetrazione delle aree a rischio, potrebbe, in realtà, essere oggetto della direttiva alluvioni, che comprende le inondazioni marine delle zone costiere. Il rischio incendi è oggetto di un regolamento comunitario, il n. (CE) n. 804/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 aprile 2002 che modifica il regolamento (CEE) n.2158/92 relativo alla protezione delle foreste nella Comunità contro gli incendi) e la sua riduzione rientra tra gli obiettivi della nuova strategia forestale europea. Relativamente al secondo aspetto, ovvero la gestione delle emergenze, un riferimento normativo europeo è rappresentato dalla Decisione su un meccanismo unionale di protezione civile.

Nel seguito vengono illustrati gli obiettivi principali tratti dai documenti appena citati.

La Direttiva 2007/60/Ce Del Parlamento Europeo e Del Consiglio del 23 ottobre 2007 relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni ha lo scopo di istituire un quadro per la valutazione e

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la gestione dei rischi di alluvioni (comprese anche le inondazioni marine delle zone costiere)3 volto a ridurre le conseguenze negative per la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche connesse con le alluvioni all’interno della Comunità.

La direttiva è stata recepita in Italia con il Decreto Legislativo n. 49 del 23 febbraio 2010 pianificazione che attribuisce alle Autorità di Bacino Distrettuali la competenza per l'adozione dei Piani Stralcio di distretto per l'assetto idrogeologico. I Piani di cui al d.lgs. 49/2010 (da ultimare e pubblicare entro il 22 giugno 2015) devono prevedere misure per la gestione del rischio di alluvioni nelle zone ove possa sussistere un rischio potenziale ritenuto significativo evidenziando, in particolare, la riduzione delle potenziali conseguenze negative per la salute umana, il territorio, i beni, l'ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche e sociali, attraverso l'attuazione prioritaria di interventi non strutturali e di azioni per la riduzione della pericolosità. Gli obblighi previsti a carico degli Stati membri e le relative scadenze sono: entro il 22/12/2011 valutazione preliminare del rischio potenziale; entro il 22/12/2013 mappe della pericolosità e del rischio; entro il 22/12/2015 Piani di gestione del rischio. In tutte queste fasi la direttiva sottolinea la necessità di tenere conto degli impatti dei cambiamenti climatici sul verificarsi delle alluvioni, e ribadisce questa necessità nel fissare le scadenze del riesame e dell’aggiornamento di mappe e piani di gestione che deve avvenire rispettivamente entro la fine del 2019 e del 2021.

La proposta di direttiva quadro per la protezione del suolo in merito lotta all’erosione, alla diminuzione di materia organica, alla compattazione, alla salinizzazione e alle frane, prevede che gli Stati membri individuino le aree a rischio in base ad elementi comuni, fissino obiettivi di riduzione del rischio per le aree in questione e preparino programmi contenenti le misure necessarie per conseguire tali obiettivi. I programmi potranno fare riferimento a misure già in atto in ambito nazionale o comunitario, le future misure nell’ambito dei piani di gestione dei bacini idrografici di cui alla direttiva quadro sulle acque, i piani di gestione del rischio di alluvione, i programmi nazionali sulle foreste e le pratiche silvicole sostenibili, nonché le misure per la prevenzione degli incendi boschivi.

Nella normativa italiana il D.Lgs. n. 152 e s.m.i., Norme in materia ambientale è il provvedimento di riferimento in materia di valutazione di impatto ambientale, difesa del suolo e tutela delle acque, gestione dei rifiuti, riduzione dell'inquinamento atmosferico e risarcimento dei danni ambientali.

Gli obiettivi dichiarati dal provvedimento, in materia di difesa del suolo, sono (art. 53): assicurare la tutela ed il risanamento del suolo e del sottosuolo, il risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, la messa in sicurezza delle situazioni a rischio e la lotta alla desertificazione.

La Pianificazione ad oggi vigente in materia di rischio alluvioni, rischio frane sul territorio regionale è il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) della Calabria (Consiglio Regionale, Delibera n. 115 del 28 dicembre 2001 e successivi aggiornamenti).

Il PAI persegue l’obiettivo di garantire al territorio di competenza dell’Autorità di Bacino Regionale (ABR) adeguati livelli di sicurezza rispetto all'assetto geomorfologico, relativo alla dinamica dei versanti e al pericolo di frana, all’assetto idraulico, relativo alla dinamica dei corsi d'acqua e al pericolo d'inondazione, e all’assetto della costa, relativo alla dinamica della linea di riva e al pericolo di erosione costiera.

3 La direttiva all’art. 2 precisa che per essa si applica la seguente definizione di «alluvione»: l’allagamento temporaneo di aree che

abitualmente non sono coperte d’acqua. Ciò include le inondazioni causate da fiumi, torrenti di montagna, corsi d’acqua temporanei

mediterranei, e le inondazioni marine delle zone costiere e può escludere gli allagamenti causati dagli impianti fognari;

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Esso individua e perimetra le aree a rischio di frana, di alluvione e di erosione costiera, classificandole con diversi livelli di rischio, e impone il rispetto di misure di salvaguardia e norme d’uso vincolanti al loro interno. Il Piano di Gestione del rischio alluvioni del Distretto dell’Appennino Meridionale si sta realizzando con le fasi descritte in precedenza. Ad oggi è stata avviata (dal 7 luglio 2015) consultazione pubblica per la VAS del Progetto del Piano di Gestione adottato dall’Autorità competente. Alla conclusione di questa fase dovrebbe seguire l’approvazione del Piano di Gestione

Le mappe del rischio alluvione aggiornate nell’ambito del PGRA evidenziano un maggiore estensione delle aree a rischio, rispetto alle perimetrazioni del PAI (2001). Valori numerici delle estensione di tali aree sono disponibili presso l’Autorità di Bacino Regionale della Calabria, che ha curato la redazione delle suddette mappe.

Per quanto riguarda il rischio erosione costiera, nel corso del 2014 l’Autorità di Bacino Regionale ha adottato il Piano stralcio di Bacino per l’Erosione costiera (PSEC), che aggiorna le perimetrazioni del Pai (2001) e tiene conto degli esiti degli studi e delle progettazioni già realizzati. Dai dati in esso pubblicati risulta che dell’intero sviluppo costiero esaminato (717189 m) soltanto l’11.22% (80446 m) è esente da fenomeni erosivi; il resto è interessato da fenomeni erosivi di gravità crescente identificata da tre livelli di pericolosità: P1 (25.23% - 180971 m), P2 (22.72% - 162964 m), P3 (40.83% - 292808 m). Infine si stima che una percentuale del 21% di coste calabresi soggette a rischio di erosione R4.

La riduzione del rischio desertificazione è compresa tra gli obiettivi generali di protezione del suolo, già citati, del 7° PAA, della Strategia tematica per la protezione del suolo essa è naturalmente presente tra gli obiettivi riportati nel documento Elementi per una Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e fa parte delle finalità del Codice dell’Ambiente (art. 53 del D. Lgs. 152/2006).

Gli obiettivi di prevenzione e riduzione del rischio sismico puntano a garantire la maggiore sicurezza delle persone e dei beni, mediante un insieme di interventi atti ad eliminare o ridurre il livello di rischio sismico. L’Italia è uno dei paesi dell’Unione europea caratterizzati dai più alti livelli di rischio sismico. La normativa italiana in tale ambito è molto avanzata e interviene su vari aspetti della prevenzione e riduzione del rischio.

Per ridurre gli effetti del terremoto, l’azione dello Stato italiano si è concentrata sulla classificazione del territorio, in base all’intensità e frequenza dei terremoti del passato, e sull’applicazione di speciali norme per le costruzioni nelle zone classificate sismiche.

Nel 2003 sono stati emanati i criteri di nuova classificazione sismica del territorio nazionale, con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003. Un aggiornamento dello studio di pericolosità di riferimento nazionale (Gruppo di Lavoro, 2004), è stato adottato con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 aprile 2006.

Dopo il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009, lo Stato ha avviato il “Piano nazionale per la prevenzione sismica”, art.11 del Decreto legge n. 39/2009, “legge Abruzzo” (convertito con la legge n. 77/2009), che stanzia a tale scopo 965 milioni di euro in 7 anni. L’intero territorio nazionale viene interessato da studi per la caratterizzazione sismica delle aree e da interventi per rendere più sicuri gli edifici pubblici e privati. Uno degli aspetti qualificanti dell’attuazione del piano di prevenzione del rischio sismico è determinato dall’individuazione della microzonazione sismica (MS) nei singoli comuni, come strumento chiave per l’avvio di una strategia di mitigazione del rischio sismico.

Infatti vengono sanciti, con l’assenso di tutte le istituzioni coinvolte, alcuni principi rivolti a dare operatività e concretezza al programma finanziato:

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gli studi di MS devono essere recepiti nella pianificazione comunale4 e devono essere adottati metodi e standard comuni per l’intero territorio nazionale;

gli interventi sul territorio finalizzati alla mitigazione del rischio sismico devono essere fra di loro coordinati, a partire dalla verifica di efficienza dei sistemi di gestione dell’emergenza.

Viene introdotta anche l’analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (CLE)5, che consente di integrare le azioni per la mitigazione del rischio sismico, migliorando la gestione delle attività in emergenza, dopo il terremoto.

La legge regionale n. 35 del 19/10/2009 persegue l'obiettivo di una maggiore tutela della pubblica incolumità attraverso il riordino delle funzioni in materia sismica, la riorganizzazione delle strutture tecniche competenti e la disciplina del procedimento per la vigilanza sulle costruzioni, la stessa detta disposizioni in merito alle competenze in materia sismica, anche con riferimento alla redazione degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica sia generali che attuativi, alle modalità di esercizio della vigilanza su opere e costruzioni.

La puntuale definizione delle procedure adottate dall’amministrazione regionale è contenuta nel Regolamento regionale n. 7 del 28 giugno 2012 e s.m.i.“procedure per la denuncia, il deposito e l'autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica di cui alla legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 s.m.i.”

La lettura di questi atti normativi e della legge urbanistica regionale vigente, L. R. 19/2002 e s.m.i., evidenzia che la Regione Calabria non ha ancora individuato le modalità di recepimento degli studi di microzonazione sismica e delle analisi della Condizione limite per l'emergenza (CLE) negli strumenti urbanistici vigenti.

Il rischio tsunami (o maremoto) è di particolare rilevanza per il territorio calabrese, essendo dimostrato dagli studi di sismicità storica che diversi tratti delle coste calabresi sono state interessate da maremoti innescati da terremoti, ed essendo presenti nel Mar Tirreno alcuni importanti vulcani sottomarini la cui attività può dare origine a onde di maremoto.

Su questo tipo di rischio non sono ancora disponibili procedure codificate per individuare e perimetrare le aree potenzialmente a rischio, ma esistono numerose sperimentazioni e progetti di ricerca a livello nazionale e internazionale, che hanno avuto un forte impulso soprattutto dopo i maremoti del 26 dicembre 2004 dell’Oceano indiano, uno dei più catastrofici disastri naturali dell'epoca moderna.

La prevenzione del rischio incendi rientra tra gli obiettivi della nuova Strategia forestale dell’unione europea, adottata dalla Commissione il 20 settembre 2013. Si tratta di un programma per gestire in modo efficiente il patrimonio verde dell’Europa, per proteggere l’ambiente e al tempo stesso accrescere la competitività, creare nuovi posti di lavoro e potenziare i servizi ricreativi migliorando la qualità della vita degli europei.

4 Opcm n. 4007 del 29 febbraio 2012 - Art. 5, comma 3 Le regioni, sentiti gli enti locali interessati, con proprio provvedimento individuano i

territori nei quali e' prioritaria la realizzazione degli studi di cui al comma 1 e lo trasmettono al Dipartimento della protezione civile. Nel

medesimo provvedimento sono definite le condizioni minime necessarie per la realizzazione degli studi di microzonazione sismica avuto

riguardo alla predisposizione ed attuazione degli strumenti urbanistici e sono individuate le modalità di recepimento degli studi di

microzonazione sismica negli strumenti urbanistici vigenti. 5 Opcm n. 4007 del 29 febbraio 2012 - Art. 18 comma 2. Si definisce come Condizione limite per l'emergenza (CLE) dell'insediamento

urbano quella condizione al cui superamento, a seguito del manifestarsi dell'evento sismico, pur in concomitanza con il verificarsi di danni

fisici e funzionali tali da condurre all'interruzione delle quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza, l'insediamento

urbano conserva comunque, nel suo complesso, l'operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l'emergenza, la loro

accessibilità e connessione con il contesto territoriale; comma 3, Le regioni, nel provvedimento di cui al comma 3 dell'art. 5, individuano i

territori nei quali effettuare le analisi della Condizione limite per l'emergenza (CLE) dell'insediamento urbano e determinano le modalità di

recepimento di tali analisi negli strumenti urbanistici e di pianificazione dell'emergenza vigenti.

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Nella normativa italiana il problema del rischio incendi è affrontato dalla Legge 21 Novembre 2000 n. 353 e s.m.i. Legge quadro in materia di incendi boschivi, la quale si pone come obiettivo prioritario la conservazione e la difesa dagli incendi del patrimonio boschivo nazionale quale bene insostituibile per la qualita' della vita. Essa prevede l’implementazione di strumenti e/o processi regionali per la conservazione e difesa dagli incendi del patrimonio boschivo nazionale (piano AIB, attività di informazione, formazione, educazione ambientale, …).

Al raggiungimento dell’obiettivo di aumentare la resilienza dei territori concorre anche il rafforzamento dell'efficacia dei sistemi di preparazione e risposta alle catastrofi naturali e antropiche.

Per la gestione delle emergenze, la Decisione n. 1313/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, su un meccanismo unionale di protezione civile, in considerazione dell'aumento significativo negli ultimi anni del numero e della gravità delle catastrofi naturali e in una situazione nella quale eventi calamitosi futuri più estremi e complessi, con conseguenze di ampia portata e a più lungo termine, saranno dovuti in particolare ai cambiamenti climatici e alla potenziale interazione tra diversi rischi naturali e tecnologici, stabilisce che diventa sempre più importante un approccio integrato alla gestione delle catastrofi. È opportuno che l'Unione europea promuova la solidarietà e sostenga, integri e faciliti il coordinamento delle azioni degli Stati membri nel settore della protezione civile al fine di rafforzare l'efficacia dei sistemi di prevenzione, preparazione e risposta alle catastrofi naturali e antropiche.

Il meccanismo unionale sostiene, integra e facilita il coordinamento dell'azione degli Stati membri per perseguire i seguenti obiettivi specifici comuni:

a) conseguire un livello elevato di protezione contro le catastrofi prevenendone o riducendone gli effetti potenziali, promuovendo una cultura di prevenzione e migliorando la cooperazione tra la protezione civile e gli altri servizi competenti;

b) migliorare la preparazione a livello di Stato membro e dell'Unione in risposta alle catastrofi; c) facilitare una risposta rapida e efficace in caso di catastrofi in atto o imminenti; d) rafforzare la consapevolezza e la preparazione dei cittadini nei confronti delle catastrofi.

L’art. 6 della decisione stabilisce che, per favorire un approccio coerente ed efficace in materia di prevenzione e preparazione alle catastrofi mediante la condivisione di informazioni non sensibili, vale a dire informazioni la cui divulgazione non sarebbe contraria agli interessi essenziali della sicurezza degli Stati membri, e di buone prassi nell'ambito del meccanismo unionale, gli Stati membri:

a) effettuano valutazioni del rischio a livello nazionale o al livello subnazionale appropriato e mettono a disposizione della Commissione una sintesi degli elementi di rilievo in esse contenuti entro 22 dicembre 2015 e successivamente ogni tre anni;

b) elaborano e perfezionano le rispettive pianificazioni della gestione dei rischi di catastrofe a livello nazionale o al livello subnazionale appropriato;

c) mettono a disposizione della Commissione la valutazione delle rispettive capacità di gestione dei rischi a livello nazionale o al livello subnazionale appropriato ogni tre anni dopo la messa a punto delle pertinenti linee guida di cui all'articolo 5, paragrafo 1, lettera f), e ogni volta che vi siano modifiche di rilievo; e

d) partecipano, su base volontaria, a un esame inter pares della valutazione della capacità di gestione dei rischi.

In Italia nel 2012è stata approvata la Legge n. 100 del 12 luglio 2012-Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile. Essa definisce le attività e i compiti di protezione civile. L’aspetto importante

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da evidenziare è quello relativo all’obbligo per i comuni di pianificare l’emergenza e di coordinare gli altri strumenti di pianificazione del territorio ai piani di emergenza.

La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 ha stabilito gli "Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile".

La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2014 relativa al Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico. (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 79 del 4 aprile 2014) fornisce - per quanto riguarda il rischio sismico - le indicazioni per la redazione della pianificazione dell’emergenza, in particolare di livello nazionale, in continuità con le indicazioni riportate nella Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, presupposto indispensabile per assicurare la capacità di allertamento, attivazione e intervento del Servizio nazionale della protezione civile in caso di emergenza.

La Direttiva introduce per la prima volta la definizione dei Piani per l’attuazione delle misure di emergenza o Piani nazionali (art. 5, comma 2 della legge n. 401/2001), da redigere su scala regionale, e composti da una prima parte descrittiva sulla struttura organizzativa nazionale e da una seconda con l’organizzazione di protezione civile e gli elementi conoscitivi del territorio.

La disamina dei principali documenti programmatici e normativi permette di delineare l’ambito di influenza del Programma Operativo 2014-2020 e di individuare gli obiettivi di sostenibilità rispetto ai quali occorre valutare la coerenza delle azioni da esso finanziate. “Proteggere il suolo consentendone un utilizzo sostenibile” e “Rendere l’Europa più resiliente ai cambiamenti climatici” integrando il tema dell’adattamento e di considerazioni relative alla gestione del rischio di catastrofe nei principali settori di intervento e nelle politiche chiave dell’UE”, rappresentano le direzioni generali verso le quali si muove il contesto sia comunitario sia nazionale. Gli aspetti ambientali potenzialmente interessati dalle azioni del POR devono essere identificati tenendo conto dei seguenti obiettivi generali:

ridurre le conseguenze negative per la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche connesse con le alluvioni all’interno della Comunità; assicurare la tutela ed il risanamento del suolo e del sottosuolo, il risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, la messa in sicurezza delle situazioni a rischio e la lotta alla desertificazione; garantire la maggiore sicurezza delle persone e dei beni, mediante un insieme di interventi atti ad eliminare o ridurre il livello di rischio sismico.

Rafforzare l'efficacia dei sistemi di prevenzione, preparazione e risposta alle catastrofi naturali e antropiche attraverso i seguenti obiettivi specifici: 1. conseguire un livello elevato di protezione contro le catastrofi prevenendone o riducendone gli effetti potenziali, promuovendo una cultura di prevenzione e migliorando la cooperazione tra la protezione civile e gli altri servizi competenti; 2. facilitare una risposta rapida e efficace in caso di catastrofi in atto o imminenti; 3. rafforzare la consapevolezza e la preparazione dei cittadini nei confronti delle catastrofi.

Contaminazione del suolo e bonifiche La direttiva sopra citata in merito alla contaminazione dei suoli, prevede che sulla base di una definizione comune dei siti contaminati (cioè quelli che rappresentano un rischio significativo per la salute umana e per l’ambiente), della sua applicazione da parte degli Stati membri e di un elenco comune di attività potenzialmente inquinanti, gli Stati membri individuino i siti contaminati presenti sul loro territorio e formulino una strategia nazionale di bonifica di tali siti. La strategia dovrà fondarsi su una classificazione scientificamente valida e trasparente dei siti da bonificare in base alla priorità di intervento; essa dovrà mirare a ridurre la contaminazione del suolo e i rischi che questa

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provoca e dovrà prevedere un meccanismo per finanziare la bonifica dei cosiddetti “siti orfani”. La proposta di direttiva affronta anche l’aspetto della prevenzione della contaminazione, introducendo l’obbligo di contenere l’introduzione di sostanze pericolose nel suolo. Come anticipato sopra, ad oggi non si è ancora giunti alla condivisione e all’approvazione della direttiva.

In Italia il problema delle bonifiche è stato affrontato dapprima con il D.Lgs. n.22/97 che ha recepito il principio "chi inquina paga" e successivamente dal Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” che ha apportato delle modifiche significative in tema di bonifiche, con particolare riferimento alla titolarità delle competenze ed alle verifiche/analisi preliminari agli interventi di bonifica.

La parte IV Titolo V del Decreto Legislativo 3 aprile 2006 e s.m.i. disciplina i criteri, le procedure e le modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati.

Nel 2001 è stato adottato, con Decreto 18 settembre 2001, n.468, il Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale, che individua gli interventi di interesse nazionale relativi a siti ulteriori rispetto a quelli già individuati dalla legge n.426/98, definendone la priorità. Con atti successivi sono stati individuati e inseriti nel suddetto programma ulteriori siti di interesse nazionale.

La situazione dei siti potenzialmente inquinati nella Regione Calabria, è fotografata nel Piano delle Bonifiche redatto nel 1998, ai sensi dell’art.19 del D.L.gs n.22/1997 e delle Ordinanze Presidenziali n.2881/98 e 2984/99, dall’Ufficio del Commissario per l’Emergenza Rifiuti. Il Piano, il Piano che è parte integrante del piano di gestione dei Rifiuti, ha fornito:

una dettagliata mappatura dei siti inquinati da rifiuti urbani, inerti, ingombranti e speciali;

un’indagine conoscitiva dei siti potenzialmente inquinati presenti sul territorio;

una dettagliata indagine conoscitiva sull’eventuale inquinamento ambientale dei siti industriali;

una valutazione delle priorità di intervento;

una quantificazione dei costi dell’intervento.

Sulla base del suddetto Piano sono stati numerosi programmati interventi di bonifica. Successivamente all’approvazione del Piano, sono stati adottati alcuni atti amministrativi che hanno integrato l’elenco dei siti contaminati ma non è disponibile ad oggi un Piano aggiornato dei siti contaminati.

La disamina dei principali documenti programmatici e normativi permette di delineare l’ambito di influenza del Programma Operativo 2014-2020 e di individuare gli obiettivi di sostenibilità rispetto ai quali occorre valutare la coerenza delle azioni da esso finanziate. “Proteggere il suolo consentendone un utilizzo sostenibile” e “Rendere l’Europa più resiliente ai cambiamenti climatici” integrando il tema dell’adattamento e di considerazioni relative alla gestione del rischio di catastrofe nei principali settori di intervento e nelle politiche chiave dell’UE”, rappresentano le direzioni generali verso le quali si muove il contesto sia comunitario sia nazionale. Gli aspetti ambientali potenzialmente interessati dalle azioni del POR devono essere identificati tenendo conto del seguente obiettivo generale:

prevenire l’ulteriore degrado del suolo e mantenerne le funzioni; riportare i suoli degradati ad un livello di funzionalità corrispondente almeno all’uso attuale e previsto, considerando pertanto anche le implicazioni, in termini di costi, del ripristino del suolo; prevenire e riparare i danni ambientali attraverso l’applicazione del principio "chi inquina paga".

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2.11 Trasporti e mobilità sostenibile

In virtù dell'articolo 3, paragrafo 3 del Trattato sull'Unione europea (Trattato UE), lo sviluppo sostenibile è un obiettivo globale e a lungo termine dell'UE. La strategia UE per lo sviluppo sostenibile costituisce il quadro per una visione sul lungo periodo in cui tutela ambientale, prosperità economica, coesione sociale e responsabilità globale si rafforzano reciprocamente. Dopo quella del 2001, nel giugno 2006, il Consiglio dell'Unione europea ha adottato la seconda strategia UE per lo sviluppo sostenibile. In essa sono definiti chiari obiettivi e misure prioritarie da applicare alle sette sfide principali dello sviluppo sostenibile: cambiamenti climatici ed energia pulita; trasporti sostenibili; consumo e produzione sostenibili; conservazione e gestione delle risorse naturali; sanità pubblica; inclusione sociale, sviluppo demografico e migrazione; povertà mondiale e problematiche dello sviluppo sostenibile. Con la comunicazione "Integrare lo sviluppo sostenibile nelle politiche della Ue: un riesame nel 2009 della strategia dell'Unione europea per lo sviluppo sostenibile", la Commissione europea esorta a trasformare la crisi attuale in un'occasione per promuovere la sostenibilità sviluppando un'economia basata sulla conoscenza, socialmente inclusiva e rispettosa dell'ambiente. La comunicazione delinea una strategia in quattro direzioni: intensificare le misure ambientali tese a tutelare la biodiversità e le risorse naturali, accelerare il passaggio ad un'economia a basse emissioni di carbonio e basso uso di fattori produttivi, rafforzare la dimensione internazionale dello sviluppo sostenibile e favorire l'inclusione sociale.

L'espressione mobilità sostenibile indica un sistema di trasporto in grado di diminuire gli impatti ambientali, sociali ed economici generati dal traffico veicolare ossia la limitazione dell'inquinamento atmosferico e delle emissioni di gas serra, dell'inquinamento acustico, della congestione e dell'incidentalità nonché la riduzione dei problemi connessi al degrado delle aree urbane (causato dallo spazio occupato dagli autoveicoli a scapito dei pedoni) e al consumo di territorio (causato dalla realizzazione di strade e infrastrutture). La politica dei trasporti di livello comunitario è molto ricca, ma se ne trova una sintesi aggiornata e complessiva nel Libro Bianco “Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti - Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile”, COM(2011)144 con il quale la Commissione europea ha adottato una tabella di marcia di quaranta iniziative concrete per il prossimo decennio per costruire un sistema competitivo di trasporto: sostegno alla mobilità urbana a basso impatto ambientale, soluzioni di trasporto intermodale, gestione intelligente del traffico, necessità di standard di efficienza energetica per tutti i veicoli con anche l’individuazione di sistemi di etichettatura degli autoveicoli più efficienti. Il trasporto individuale dovrebbe essere riservato agli ultimi chilometri di una tratta ed effettuato con veicoli puliti. La tecnologia dell'informazione permette di realizzare trasferimenti più semplici e affidabili, in cui gli utenti pagano interamente i costi di trasporto in cambio di minore congestione, maggiori informazioni e sicurezza e migliori servizi. Nella "Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell'impiego delle risorse" COM(2011) 571 sono evidenziati gli elementi che saranno necessari per farci avanzare verso una crescita sostenibile ed efficiente sotto il profilo delle risorse. Entro il 2050 l’economia dell’UE sarà cresciuta in maniera da rispettare i vincoli imposti dalle risorse e i limiti del pianeta, contribuendo in questo modo ad una trasformazione economica globale.

L’attenzione al tema della mobilità urbana è testimoniata dal Libro Verde “Verso una nuova cultura della mobilità urbana”. Il Libro verde è il risultato di un'ampia consultazione pubblica avviata nel 2007. La mobilità urbana è un elemento importante per la crescita e l'occupazione, oltre che un presupposto indispensabile per una politica di sviluppo sostenibile. La Commissione propone di favorire la comparsa di una vera "cultura della mobilità urbana" che comprenda lo sviluppo economico, l'accessibilità, il miglioramento della qualità della vita e l'ambiente.

L’importanza di promuovere una mobilità urbana più sostenibile, più adatta alle esigenze delle famiglie e meglio organizzata è evidenziata dalla Commissione Europea nel piano d'azione discusso nella comunicazione COM 490/2009 del 30 settembre 2009 e nella comunicazione COM 279/2009

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del 17 giugno 2009 sono individuate le sfide che l'UE dovrà affrontare in futuro, sono proposti gli obiettivi politici per affrontare le sfide emergenti nel settore dei trasporti ed è discusso come gli obiettivi possono essere raggiunti. Un ruolo decisivo, in tale ottica, è da attribuire all’utilizzo delle nuove tecnologie.

La Direttiva 2010/40/CE sul quadro generale per la diffusione dei sistemi di trasporto intelligenti nel settore del trasporto stradale e nelle interfacce con altri modi di trasporto sottolinea il ruolo che le applicazioni e i servizi di sistemi di trasporto intelligenti (ITS) hanno nel settore del trasporto stradale, infrastrutture, veicoli e utenti compresi, e nella gestione del traffico e della mobilità.

La comunicazione COM 186/2010 del 28 aprile 2010 illustra dettagliatamente numerose linee d’azione intese a favorire lo sviluppo di veicoli «verdi» e il loro assorbimento da parte del mercato e in particolare: i veicoli convenzionali che utilizzano motori a combustione interna; i veicoli che utilizzano carburanti alternativi come i biocarburanti liquidi o i carburanti gassosi (GPL, GNC e biogas); i veicoli elettrici a batteria o di tipo ibrido ricaricabile; i veicoli a pile a combustibile all’idrogeno che emettono soltanto vapore acqueo. La strategia riguarda i veicoli leggeri, pesanti, a due e tre ruote e i quadricicli. Anche nella comunicazione COM 639/2010 del 14 gennaio 2011 “Energia 2020. Strategia per un’energia competitiva, sostenibile e sicura”, è rilevata la necessità di creare sistemi di trasporto intelligenti, veicoli più efficienticon minori consumi energetici, sfruttando le potenzialità delle soluzioni multimodali. Gli ITS possono fornire soluzioni importanti anche la gestione del traffico e la riduzione dell’incidentalità. Per quanto concerne la sicurezza stradale, a seguito del terzo Programma di azione per la sicurezza stradale, la Commissione ha pubblicato degli orientamenti sulla sicurezza stradale che forniscono un quadro generale nel cui ambito possano essere avviate azioni concrete a livello europeo, nazionale, regionale o locale dal 2011 al 2020. Nella comunicazione COM 389/2010, la Commissione mantiene l’obiettivo del dimezzamento del numero totale di vittime della strada nell’Unione tra il 2010 e il 2020. Questo obiettivo ambizioso dimostra il chiaro impegno dell’UE nella sicurezza stradale; inoltre, fissando un obiettivo comune, i cittadini dell’UE beneficeranno di un livello più uniforme di sicurezza stradale nel territorio dell’UE.

A scala nazionale, il Piano Nazionale della Logistica 2012-2020, approvato dalla Consulta Generale per L’autotrasporto e la Logistica, ma non ancora adottato dal CIPE,è stato definito attraverso 10 linee strategiche di intervento caratterizzate da 51 azioni che interessano i diversi settori dei trasporti e della logistica nonché le norme, le regole e le valutazioni degli effetti degli interventi che saranno realizzati. In questa logica, il Piano aggiorna il Piano della Logistica-Delibera CIPE n. 44/2006 che, a sua volta, integra il Piano Generale dei Trasporti e della Logistica adottato con Decreto del Presidente della Repubblica del 14/03/2001, individuando quelle azioni prioritarie che con risorse finanziarie minime consentano di avviare e attuare processi virtuosi. Obiettivo principale del piano è quello di modernizzare il settore dei trasporti e della logistica per rendere la rete di trasporto del Paese adeguata a soddisfare la domanda di mobilità, ridurre la congestione e gli impatti sull'ambiente e migliorare la sicurezza alle diverse scale.

Per quanto concerne la sicurezza stradale il riferimento è il Piano nazionale della sicurezza stradale (PNSS). Previsto dal D.lgs. 285/92 (Codice della strada) e istituito dalla L. 144/99 (art. 32), il Piano ha l’obiettivo di ridurre il numero e gli effetti degli incidenti stradali. Il PNSS è stato sinora attuato con Cinque Programmi annuali (delibere programmatiche del CIPE n. 100 del 29.11.2002, n. 81 del 13.11.2003, n. 143 del 21.12.2007 e n. 108 del 18 dicembre 2008). Il Ministero dei Trasporti ha stanziato risorse per cofinanziare la realizzazione di interventi, da parte degli enti locali, affidandone la gestione alle Regioni, ripartendole in base ai costi sociali derivanti da incidenti stradali. L’obiettivo è allocare nella maniera più efficiente le risorse disponibili laddove l’incidentalità è più grave. Il PNSS - approvato con delibera CIPE n. 100 del 29/11/02 - si sviluppa in diversi “Programmi annuali di attuazione”. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha elaborato una prima versione del PNSS Orizzonte 2020 accogliendo gli obiettivi e gli indirizzi definiti dalla Commissione Europea negli

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Orientamenti programmatici sulla sicurezza stradale per il periodo 2011-2020 e proseguendo l'azione del precedente Piano 2001-2010 di cui costituisce un aggiornamento.

A livello regionale, le Linee Guida del Piano Regionale dei Trasporti approvate con D.G.R. del 05/08/2013 n. 286 sostituiscono il documento “Piano Regionale dei Trasporti -Indirizzi Tecnici per la Pianificazione dei Trasporti a scala regionale" (Deliberazione della Giunta Regionale del 14/12/2009, n. 834), pur condividendone l'approccio metodologico e la concezione che considera le persone e le merci al centro dell'intero processo di pianificazione, e le infrastrutture e i servizi in posizione strumentale. Queste Linee Guida esulano da una visione meramente tecnica, essendo esplicitati in esse gli indirizzi politici che si traducono nella scelta degli obiettivi da perseguire prioritariamente e in una visione strategica che individua le strategie fondamentali sulla base del quadro delle conoscenze attuali. Per quanto concerne la sostenibilità, gli obiettivi definiti nelle Linee Guida sono finalizzati ad assicurare che i sistemi di trasporto soddisfino le esigenze economiche, sociali ed ambientali della società minimizzando i loro impatti indesiderabili sull’economia, la società e l’ambiente.

Di seguito si riportano gli obiettivi di sostenibilità ambientale tratti dai documenti sopra descritti.

Comunicazione del 28marzo 2011 “Libro Bianco Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti - Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile” [COM(2011)144def.] obiettivi specifici per il settore dei trasporti da conseguire su un duplice orizzonte temporale, ovvero entro il 2030 ed entro il 2050:

entro il 2050, riduzione di almeno il 60% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 (corrispondente a una riduzione delle emissioni di circa il 70% rispetto ai livelli del 2008);

entro il 2030, riduzione del 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 2008 (corrispondente a un livello di emissioni comunque superiore dell'8% rispetto ai valori del 1990).

Sono inoltre fissati una serie di sotto-obiettivi funzionali al conseguimento delle finalità indicate di riduzione delle emissioni di gas serra:

dimezzamento – entro il 2030 – e successiva eliminazione – entro il 2050 – dell’uso delle autovetture “alimentate con carburanti tradizionali” nei trasporti urbani;

definizione di un sistema di logistica urbana a zero emissioni di CO2 entro il 2030 nelle principali città;

utilizzo – entro il 2050 – del 40% di carburanti a basso tenore di carbonio nel settore dell’aviazione;

riduzione – sempre entro il 2050 – delle emissioni di CO2 provocate dagli oli combustibili utilizzati nel trasporto marittimo;

trasferire il 30% – entro il 2030 – e successivamente il 50% – entro il 2050 – del trasporto merci su strada con percorrenze superiori a 300 km verso altri modi (come la ferrovia o le vie navigabili) anche grazie alla realizzazione di infrastrutture adeguate alla creazione di corridoi merci efficienti ed ecologici;

completamento entro il 2050 della rete ferroviaria europea ad alta velocità, triplicandone l’estensione entro il 2030, con l’obiettivo di consentite che la maggior parte del trasporto di passeggeri sulle medie distanze avvenga per ferrovia;

entrata in esercizio – entro il 2030 – della "rete essenziale" TEN-T multimodale;

collegamento – entro il 2050 – dei principali aeroporti alla rete ferroviaria (di preferenza ad alta velocità), dei principali porti marittimi al sistema di trasporto merci per ferrovia e, se possibile, alle vie navigabili interne;

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operatività – entro il 2020 – dell'infrastruttura modernizzata per la gestione del traffico aereo (SESAR) e applicazione dei sistemi equivalenti di gestione del traffico via terra e marittimo (ERTMS, ITS, SSN e LRIT, RIS), nonché del sistema globale di navigazione satellitare europeo (Galileo);

definizione – entro 2020 – di un quadro per un sistema europeo di informazione, gestione e pagamento nel settore dei trasporti multimodali;

dimezzamento del numero di vittime entro il 2020 e “azzeramento” entro il 2050;

piena applicazione dei principi "chi utilizza paga" e "chi inquina paga" e coinvolgimento del settore privato nel finanziamento degli investimenti futuri.

Comunicazione del 20 settembre 2011 "Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell'impiego delle risorse" [COM(2011) 571 def.]

In particolare per il settore trasporti:

migliorare l'efficienza energetica dei veicoli in tutti i modi di trasporto, mediante lo sviluppo e l'impiego di carburanti e sistemi di propulsione sostenibili;

ottimizzare l'efficacia delle catene logistiche multimodali, anche utilizzando maggiormente modi più efficienti sotto il profilo delle risorse;

utilizzare in modo più efficiente i trasporti e l'infrastruttura grazie all'uso di migliori sistemi di informazione e di gestione del traffico (ad esempio, ITS, SESAR, ERTMS, SafeSeaNet, RIS) e di una logistica avanzata;

•promuovere nuove modalità di trasporto per poter condurre a destinazione congiuntamente volumi superiori di merci e un numero maggiore di passeggeri utilizzando i modi (o le combinazioni di modi) di trasporto più efficienti.

Direttiva 2010/40/CE sul quadro generale per la diffusione dei sistemi di trasporto intelligenti nel settore del trasporto stradale e nelle interfacce con altri modi di trasporto

uso ottimale dei dati relativi alle strade, al traffico e alla mobilità;

continuità dei servizi ITS di gestione del traffico e del trasporto merci;

uso di applicazioni ITS per la sicurezza stradale e per la sicurezza (security) del trasporto.

Comunicazione 20 luglio 2010 - Verso uno spazio europeo della sicurezza stradale: orientamenti 2011-2020 per la sicurezza stradale [COM(2010)389 def.]

miglioramento dell’educazione stradale e della preparazione degli utenti della strada ;

miglioramento della sicurezza delle infrastrutture stradali – la Commissione si accerterà che i fondi europei siano erogati soltanto alle infrastrutture conformi ai requisiti di sicurezza dell’UE. Essa intende inoltre promuovere l’applicazione dei pertinenti principi in materia di gestione della sicurezza delle infrastrutture alla rete viaria secondaria dei paesi dell’UE, in particolare attraverso lo scambio di buone pratiche;

miglioramento della sicurezza dei veicoli – oltre a continuare a promuovere la sicurezza dei veicoli, la Commissione intende valutare e proporre azioni volte ad assicurare un'armonizzazione e un rafforzamento progressivi delle norme UE sul controllo tecnico e sui controlli tecnici su strada;

promozione dell’uso delle moderne tecnologie per migliorare la sicurezza stradale – la Commissione continuerà a promuovere l’uso di sistemi di trasporto intelligenti per migliorare la sicurezza stradale.

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Comunicazione 28 aprile 2010 - Una strategia europea per i veicoli puliti ed efficienti sul piano energetico [COM(2010)186 def.]

utilizzare veicoli verdi, compresi quelli funzionanti a elettricità, idrogeno, biogas e miscele ad alto contenuto di biocarburanti liquidi, per contribuire in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi prioritari fissati dalla strategia Europa 2020 di sviluppo di un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione (crescita intelligente) e di promozione di un'economia più efficiente nell'uso delle risorse, più verde e più competitiva (crescita sostenibile);

derivare dalle nuove tecnologie verdi di propulsione automobilistica applicazioni anche per i trasporti marittimo ed aereo, per i veicoli pesanti e per i trasporti urbani e su rotaia leggera.

Comunicazione 30 settembre 2009 – “Piano d’azione sulla mobilità urbana” [COM(2009) 490 def.]

promuovere le politiche di mobilità urbana collegate ad altre politiche per le infrastrutture, l'utilizzo del territorio, gli aspetti sociali di accessibilità e mobilità, la tutela ambientale e la politica industriale;

concentrarsi sui cittadini che devono essere al centro della politica di mobilità. I viaggiatori devono essere maggiormente informati e i loro diritti devono essere meglio protetti. Inoltre, l'accessibilità ai trasporti urbani per le persone a mobilità ridotta è ancora insufficiente. La Commissione intende inoltre sostenere campagne per cambiare le abitudini dei cittadini sui modi per muoversi (a piedi o in bicicletta, utilizzo dei trasporti pubblici, guida efficiente sotto il profilo del consumo energetico, ecc.);

promuovere trasporti urbani più ecologici mediante il sostegno alla ricerca e allo sviluppo (ad esempio, con l'iniziativa CIVITAS) e l’iniziativa europea per le auto verdi;

ottimizzare la mobilità in ambito urbano mediante l’efficientamento della logistica per il trasporto dimerci di lunga distanza in città e lo sviluppo delle applicazioni dei sistemi di trasporto intelligenti (ITS).

Comunicazione 17 giugno 2009 - "Un futuro sostenibile per i trasporti: verso un sistema integrato, basato sulla tecnologia e di agevole uso" [COM(2009) 279 def.]

pianificare tenendo conto dei trasporti: migliorare l’accessibilità;

migliorare la qualità globale dei trasporti, compresi gli aspetti connessi alla sicurezza personale, la riduzione degli incidenti e dei pericoli per la salute, la tutela dei diritti dei passeggeri e l’accessibilità delle regioni periferiche;

adottare decisioni in materia di pianificazione territoriale o di localizzazione, che tengano conto, oltre che del trasporto delle merci, anche degli spostamenti che dovranno effettuare i clienti e i lavoratori;

aumentare l’accessibilità “virtuale” grazie alle tecnologie dell’informazione (telelavoro, e-government, e-health, ecc.).

Libro verde della Commissione del 25 settembre 2007 dal titolo "Verso una nuova cultura della mobilità urbana" [COM(2007) 551 def.]

rendere più attraenti e sicuri gli spostamenti con i mezzi di trasporto che potrebbero sostituire le automobili;

incentivare la co-modalità;

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promuovere gli spostamenti a piedi e in bicicletta e sviluppare le infrastrutture necessarie allo scopo;

ottimizzare il ricorso all'automobile attraverso la condivisione dell'automobile ("car-sharing") e la "mobilità virtuale" (telelavoro, acquisiti elettronici ecc.);

adottare una politica dei parcheggi finalizzata a ridurre il traffico;

favorire collegamenti senza interruzione a livello di trasporto pubblico;

ottimizzare le infrastrutture esistenti;

favorire l'introduzione di sistemi di trasporto intelligenti (ITS) per una migliore pianificazione dei percorsi;

favorire l'utilizzo di veicoli più puliti e più piccoli per la consegna di merci nelle città;

integrare maggiormente la distribuzione di merci all'interno del perimetro urbano nella politica locale e nell'assetto istituzionale;

sostenere le attività di ricerca e sviluppo su veicoli alimentati da carburanti alternativi (biocarburanti, idrogeno, pile a combustibile);

favorire la commercializzazione di massa delle nuove tecnologie con incentivi economici;

internalizzare i costi esterni connessi al consumo di energia e all'inquinamento tenendo conto di tutto il ciclo di vita di un veicolo, a partire dalla sua immatricolazione;

favorire la "guida ecologica", che permette di risparmiare carburante, in particolare tramite la formazione nelle autoscuole; favorire il ricorso a sistemi di regolazione del traffico (che saranno perfezionati in particolare grazie al programma "Galileo"), sostenere lo sviluppo di automobili più "intelligenti";

migliorare la qualità dei trasporti collettivi;

integrare meglio il trasporto passeggeri e il trasporto merci nella pianificazione urbana.

Strategia Europea per lo Sviluppo Sostenibile (SSS) (2006)

In particolare per il settore trasporti:

garantire che i nostri sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali ed ambientali dellasocietà, minimizzandone contemporaneamente le ripercussioni negative sull’economia, la società el’ambiente.

Sono fissati i seguenti obiettivi operativi:

dissociare la crescita economica dalla domanda di trasporto al fine di ridurre l'impatto sull'ambiente;

pervenire a livelli sostenibili di consumo di energia nei trasporti e ridurre le emissioni di gas a effetto serra dovute ai trasporti;

ridurre le emissioni inquinanti dovute ai trasporti a livelli che minimizzino gli effetti negativi sulla salute umana e/o sull'ambiente;

realizzare un passaggio equilibrato a modi di trasporto ecocompatibili ai fini di un sistemasostenibile di trasporto e di mobilità;

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ridurre l'inquinamento acustico dovuto ai trasporti sia all'origine sia tramite misure diattenuazione per garantire che i livelli globali di esposizione minimizzino gli effetti negativi sulla salute;

in linea con la strategia dell'UE sulle emissioni di CO2 dei veicoli utilitari leggeri, mirare aridurre le emissioni di CO2 delle autovetture nuove, in media, a 140g/km (2008-2009) e a120g/km (2012).

Piano Nazionale della Logistica 2012/2020 (luglio 2012), approvato dalla Consulta Generale per L’autotrasporto e la Logistica, ma non ancora adottato dal CIPE

integrazione delle politiche di gestione del traffico di breve periodo con quelle di medio lungo periodo, di potenziamento infrastrutturale e, più in generale, di utilizzo del territorio, in modo da ottimizzare gli spostamenti, favorendo nel contempo l’utilizzo di veicoli con elevati standard di eco-sostenibilità.

Piano generale dei trasporti e della logistica, 2001

miglioramento della utilizzazione delle infrastrutture, dei servizi e dei mezzi, la diffusione di veicoli a basso impatto e l’uso di mezzi alternativi, lo sviluppo della mobilità ciclistica, il ricorso a soluzioni innovative e flessibili (car sharing, taxi collettivo, taxibus, mototaxi, piste ciclabili,…);

diminuzione dell’inquinamento atmosferico e miglioramento della qualità e della vivibilità dell’ambiente urbano;

sviluppo dei traffici merci sulle medie-lunghe distanze con modalità di trasporto più sostenibili rispetto a

quella stradale: rilancio del trasporto di cabotaggio, la piena utilizzazione delle vie fluviali, lo sviluppo del trasporto combinato strada-rotaia, l’incentivazione all’uso della ferrovia in particolare per il trasporto dei rifiuti e delle merci pericolose;

promozione e crescita del trasporto combinato attraverso una ristrutturazione della catena logistica che persegua, obiettivi concreti di miglioramento ambientale; nello stesso contesto, e in forma integrata, sviluppare il cabotaggio internazionale e lo “short sea shipping”;

sviluppo e diffusione di tecnologie innovative volte al miglioramento dell’efficienza del parco circolante, nel rispetto delle compatibilità ambientali e, nel contempo, all’aumento della sicurezza e della competitività.

Piano Nazionale della Sicurezza Stradale, 2008

miglioramento della organizzazione del traffico e della rete infrastrutturale tramite la predisposizione di nuovi strumenti di pianificazione del traffico, il miglioramento dei livelli di sicurezza della rete stradale, l’incentivazione di “Progetti per il miglioramento della sicurezza stradale”. In questo quadro assume particolare rilievo l’azione mirata a contemperare le diverse esigenze relative alla sicurezza dei pedoni, alla vivibilità delle città ed alla circolazione dei veicoli;

sviluppo dell’informazione agli utenti e delle campagne di sensibilizzazione.

Linee Guida del Piano Regionale dei Trasporti approvate con D.G.R. del 05/08/2013 n. 286

migliorare l’attuale livello di accessibilità, con riferimento alle relazioni intraregionali;

migliorare l’attuale livello di accessibilità, con riferimento alle relazioni interregionali;

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eliminare i colli di bottiglia e, più in generale, ottimizzare l’accessibilità dell’ultimo miglio, sviluppando infrastrutture di raccordo e interconnessione, nuove regole di accesso agli spazi più congestionati e ambientalmente fragili;

ridurre la probabilità di compromissione dell’accessibilità in relazione alla vulnerabilità delle reti;

ridurre il danno sociale associato ai morti e feriti in incidenti su tutti i modi di trasporto;

estendere il coinvolgimento degli Enti Locali, degli stakeholder e della comunità in genere per condividere obiettivi, strategie e azioni;

ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico e gli impatti visivi;

salvaguardare le componenti paesaggistiche e le risorse naturali dagli impatti prodotti dal sistema di trasporto;

migliorare la qualità della vita e salvaguardare la salute umana;

migliorare l’efficacia el’efficienza del sistema di trasporto;

migliorare la soddisfazione percepita dall'utente.

La disamina dei principali riferimenti programmatici e normativi effettuata ha permesso di delineare gli obiettivi di sostenibilità attraverso i quali saranno analizzati gli effetti e gli impatti del POR. In particolare, le iniziative promosse nel corso degli ultimi anni, sia a livello comunitario che a livello nazionale, permettono di rilevare due macro-obiettivi:

1) promuovere nuove modalità di trasporto per poter condurre a destinazione congiuntamente volumi superiori di merci e un numero maggiore di passeggeri utilizzando i modi (o le combinazioni di modi) di trasporto più efficienti;

2) ridurre i livelli di incidentalità.

Per quanto concerne l’obiettivo 1, è possibile distinguere i seguenti obiettivi generali rispetto i quali identificare aspetti ambientali potenzialmente connessi alle azioni del POR:

accrescere l’offerta di modalità trasporto ambientalmente più sostenibili, per le persone e le merci, potenziando l’offerta ferroviaria e migliorando il servizio, sia sulla media e lunga percorrenza che nelle aree urbane;

realizzare un passaggio equilibrato della domanda verso modi di trasporto ecocompatibili ai fini di un sistema sostenibile di trasporto e mobilità, incentivando il trasferimento modale da strada e aereo verso ferrovia per il trasporto passeggeri, e da strada a ferrovia e trasporto marittimo per le merci;

accrescere la dotazione e la funzionalità di infrastrutture puntuali in grado di favorire l’intermodalità nel trasporto delle merci;

ridurre le emissioni di gas serra dovute ai trasporti e realizzare l’efficientamento energetico e ambientale del parco veicoli esistente;

migliorare l’attuale livello e la probabilità di compromissione dell’accessibilità;

utilizzare in modo più efficiente i trasporti e l'infrastruttura grazie all'uso di migliori sistemi di informazione e di gestione del traffico (ad esempio, ITS, SESAR, ERTMS, SafeSeaNet, RIS) e di una logistica avanzata.

Per quanto concerne, invece, l’obiettivo 2 si distinguono i seguenti obiettivi generali:

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ridurre il numero dei decessi e feriti dovuti a incidenti stradali.

2.12 Turismo

Il turismo assume un ruolo fondamentale nell’ambito della strategia di sviluppo che la Regione intende promuovere attraverso l’implementazione del Programma Operativo, specie in relazione alle enormi potenzialità di sviluppo che tale settore possiede grazie ad uno straordinario patrimonio ambientale, storico e culturale.

Tuttavia, a partire da anni recenti, in varie ed importanti destinazioni europee, ma non solo, si sono cominciati ad osservare gli impatti negativi dello sviluppo turistico:

fenomeni di congestione;

deterioramento dell’ambiente naturale e del territorio causato dall’eccessivo carico ambientale e sfruttamento delle risorse;

sofferenza delle imprese e dell’occupazione legata all’instabilità del business;

alterazione degli equilibri socio-economici e progressiva perdita di coesione sociale e di identità culturale.

Alla costante crescita del settore si è, quindi, accompagnata la convinzione diffusa di doverne governare i flussi e le attività connesse, anche in un’ottica di sostenibilità ambientale.

L’Unione Europea ha posto la tutela ambientale tra le sue priorità. Diversi programmi comunitari sono, infatti, indirizzati a sostenere azioni di turismo sostenibile.

Al fine di orientarne lo sviluppo ed in virtù dell’importanza che il turismo riveste nelle economie dell’Unione europea, e del Mediterraneo in particolare, il Parlamento e la Commissione Europea, nei limiti delle proprie competenze, a partire dal 2001, hanno affermato, in una serie di comunicazioni, una rinnovata strategia per lo sviluppo del turismo europeo, in attuazione degli obiettivi di crescita e di occupazione del trattato di Lisbona e dei principi internazionali di sostenibilità.

Il quadro programmatico di riferimento per il settore in esame è rappresentato da una serie di documenti che evidenziano come il turismo possa essere pianificato in modo tale da salvaguardare il patrimonio e le risorse naturali per le generazioni future.

“Carta di Rimini”, Conferenza Internazionale per il Turismo Sostenibile ( 27/29 novembre 2008)

Questo documento presenta le raccomandazioni e le proposte orientate all’azione per un turismo sostenibile nelle destinazioni del turismo di massa, così come sono state approvate dai partecipanti della Seconda Conferenza Internazionale sul Turismo Sostenibile, tenutasi a Riccione dal 27 al 29 novembre 2008. La Carta di Rimini del turismo Sostenibile e Competitivo 2008, individua una serie di raccomandazioni e proposte da mettere in campo da parte dei soggetti, pubblici e privati, finalizzate a favorire la crescita sostenibile del settore turistico. Fra le più significative si rileva:

stimolare i processi di destagionalizzazione con l’obiettivo di distribuire le presenze in modo più uniforme nell’arco dei mesi;

attuare politiche per la diversificazione dell’offerta turistica, in grado di intercettare le nuove motivazioni della domanda turistica, nella direzione del Turismo congressuale, Turismo fieristico e d’affari, Turismo sportivo, Turismo culturale e artistico, Turismo enogastronomico, Turismo accessibile, Turismo del benessere;

favorire costruzioni e trasporto a basso impatto energetico;

investire sulla qualità del lavoro e professionale, anche attraverso la formazione di base e l’aggiornamento continuo;

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•tenuto conto della predominanza delle PMI quale tessuto produttivo dell’industria turistica, favorire i percorsi e i processi di aggregazione tra le imprese turistiche attraverso la creazione e lo sviluppo di reti imprenditoriali all’interno della filiera turistica;

favorire i processi di crescita e competitività delle PMI turistiche, attraverso strumenti di incentivazione finanziaria e fiscale per le imprese impegnate in ristrutturazioni, riqualificazioni, processi di innovazione e accorpamento, e in particolare :

o favorire strumenti e politiche per il miglioramento delle performance ambientali da parte delle imprese turistiche attraverso l’adozione e l’applicazione di sistemi di gestione ambientale, di marchi ecologici volontari, “acquisti verdi”

o promuovere l’inserimento, all’interno dell’azienda, delle più aggiornate tecnologie informatiche e telematiche per offrire on-line nuovi servizi informativi sulla struttura ricettiva, le promozioni last minute, la disponibilità ricettiva, le prenotazioni e pagamenti, e per la fidelizzazione dei clienti (newsletter, periodici, ecc…); integrare le procedure di gestione aziendale per rendere più efficiente l’organizzazione interna dell’azienda;

qualificazione edilizia degli edifici a destinazione ricettiva: risparmio energetico, uso delle energie rinnovabili, ottimizzazione del ciclo dell’acqua e dei rifiuti;

miglioramento delle condizioni di accessibilità e di mobilità e riduzione della congestione veicolare;

promozione di forme compatibili di fruizione ambientale: turismo verde, reti fruitive tematiche (naturalistiche e storico – testimoniali), coordinamento temporale degli eventi.

Codice Globale di Etica per il Turismo, World Tourism Organisation (1999)

Il Codice Mondiale di Etica del Turismo, adottato mediante risoluzione dall'Assemblea Generale dell'Organizzazione Mondiale del Turismo di Santiago del Cile (27 settembre - 1 ottobre 1999), ha come obiettivo fondamentale quello di promuovere un turismo responsabile, sostenibile e accessibile a tutti.

Vengono individuati una serie di principi fra cui:

incoraggiare tutte le forme di sviluppo turistico che permettono di economizzare le risorse naturali rare e preziose, in particolare l’acqua e l’energia, nonché di evitare per quanto possibile la produzione di rifiuti.

Prevedere lo scaglionamento sia in termini di tempo che spazio dei flussi di turisti e visitatori, così da ridurre la pressione dell’attività turistica sull’ambiente ed accrescere i suoi benefici nei confronti dell’industria turistica e dell’economia locale.

Riconoscere il turismo nella natura e l’ecoturismo come forme di particolare arricchimento e valorizzazione del turismo, a condizione che rispettino il patrimonio naturale e le popolazioni locali e rispondano alla capacità di accoglienza dei luoghi.

Libro Verde del 27 aprile 2010 "Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare” COM(2010) 183 def.

Questo Libro verde, che fa parte dell’Agenda europea per la cultura, propone un dibattito sulle condizioni per uno spazio creativo per le industrie culturali e creative europee e concerne i settori necessari per sfruttare efficacemente il potenziale di tali industrie, soprattutto a livello europeo. L’ambiente globale assieme alle tecnologie in costante evoluzione e all’accresciuta globalizzazione pongono una sfida alla competitività europea. Le industrie culturali e creative dispongono del potenziale per contribuire alla risposta europea a questa sfida, soprattutto attraverso la creatività e l’innovazione che generano.

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L’obiettivo è quello di sviluppare e integrare le industrie culturali e creative nello sviluppo strategico regionale per favorire un turismo sostenibile. Il settore della cultura e le industrie culturali e creative possono contribuire in modo fondamentale a rispondere a grandi sfide come la lotta contro il riscaldamento globale, il passaggio ad un'economia verde e un nuovo modello di sviluppo sostenibile. L'arte e la cultura hanno una capacità eccezionale di creare impieghi "verdi", di sensibilizzare, di mettere in discussione abitudini sociali e promuovere cambiamenti di comportamento nelle nostre società, anche per quel che riguarda il nostro atteggiamento generale nei confronti della natura.

Comunicazione della Commissione del 19 Ottobre 2007 – Agenda per un turismo sostenibile e competitivo [COM(2007)621def.

Riconoscendo il ruolo cruciale che il turismo svolge per l'economia dell'UE, la Commissione nel marzo 2006 ha adottato una politica del turismo rinnovata, con l'obiettivo principale di contribuire a "migliorare la concorrenzialità dell’industria europea del turismo e creare più posti di lavoro e di qualità migliore grazie alla crescita sostenibile del turismo in Europa e a livello mondiale".

Gli obiettivi individuati riguardano prevalentemente la conservazione e la gestione sostenibile delle risorse naturali e culturali, la riduzione al minimo dell'impiego di tali risorse e dell'inquinamento delle destinazioni turistiche, ovvero della produzione di rifiuti, la gestione del cambiamento a favore del benessere della comunità, la riduzione dell'effetto stagionale sulla domanda, affrontare l'impatto ambientale dei trasporti connessi al turismo, effettuare un monitoraggio continuo, infatti sostenibilità significa capire gli impatti ed essere vigilanti nei loro confronti in modo permanente, affinché possano essere realizzati i cambiamenti e i miglioramenti necessari.

Nuova strategia dell’Unione Europea per lo Sviluppo Sostenibile – Bruxelles, 9 maggio 2006

Il presente documento definisce una strategia unica e coerente sul modo in cui l'UE onorerà quanto più efficacemente possibile al suo impegno ormai di vecchia data di far fronte alle sfide dello sviluppo sostenibile. Esso riafferma la necessità di una solidarietà globale e riconosce l'importanza d'intensificare la collaborazione con i partner extra UE, compresi i paesi in rapido sviluppo che avranno un impatto significativo sullo sviluppo sostenibile a livello planetario.

L'obiettivo generale della nuova SSS dell'UE è quello di individuare e sviluppare le azioni che permetteranno all'UE di migliorare costantemente la qualità della vita delle generazioni attuali e future tramite la creazione di comunità sostenibili capaci di gestire e utilizzare le risorse in maniera efficace e di sfruttare il potenziale di innovazione ecologica e sociale dell'economia, assicurando prosperità, tutela dell'ambiente e coesione sociale.

Fra gli obiettivi individuati in questa nuova strategia:

garantire che i nostri sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, minimizzandone contemporaneamente le ripercussioni negative sull'economia, la società e l'ambiente;

migliorare l'utilizzo efficace delle risorse per ridurre lo sfruttamento complessivo delle risorse naturali non rinnovabili e i correlati impatti ambientali prodotti dallo sfruttamento delle materie prime, usando nel contempo le risorse naturali rinnovabili a un ritmo compatibile con le loro capacità di rigenerazione.

Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo sulla gestione integrata delle zone costiere: una strategia per l’Europa - Bruxelles, 27.09.2000 - COM(2000) 547 definitivo

Il presente documento propone una strategia europea di gestione integrata delle zone costiere.

Le zone costiere rivestono un’importanza strategica per tutti gli europei: accolgono una percentuale elevata di cittadini europei, costituiscono una fonte rilevante di alimenti e materie prime,

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rappresentano un collegamento fondamentale per i trasporti e le attività commerciali, ospitano alcuni tra gli habitat naturali più interessanti e sono un luogo privilegiato per il tempo libero. Esse sono però soggette a gravi problemi quali la distruzione degli habitat, la contaminazione delle acque, l’erosione costiera e l'impoverimento delle risorse. Lo sfruttamento eccessivo delle limitate risorse delle zone costiere (inclusa la loro ridotta estensione) porta a conflitti sempre più frequenti tra i vari utilizzi che si fanno di tali zone, come l’acquacoltura e il turismo.

Il grande valore delle zone costiere e le loro potenzialità impongono di trovare soluzione a tali problemi, che assumono una dimensione europea e ai quali occorre quindi rispondere con azioni a tale livello.

La strategia dovrebbe migliorare la gestione delle zone costiere, nonché promuovere l'attuazione di una vasta gamma di normative e politiche riguardanti tali zone.

L'approccio delineato nella presente strategia vuole inoltre costituire un modello per l’introduzione dello sviluppo sostenibile in altre zone del territorio europeo.

Fra gli obiettivi che la strategia intende perseguire vi è la promozione di una gestione sostenibile del mare e delle zone costiere e intraprendere azioni urgenti per porre fine al degrado di queste ultime.

SSSE - Schema di sviluppo dello spazio europeo. Verso uno sviluppo equilibrato e sostenibile del territorio dell'Unione europea (1999)

Lo SSSE è prevalentemente un documento volto a sensibilizzare le varie parti interessate (Commissione, Stati membri, Parlamento europeo, le varie istanze del Consiglio, le regioni, gli altri protagonisti), e preparare al tempo stesso un’ampia discussione tra di loro sugli orientamenti a lungo termine dello sviluppo territoriale europeo. Lo sviluppo del territorio deve garantire il contemporaneo rispetto della sostenibilità ecologica, economica, sociale ed aggiunge la dimensione culturale allo sviluppo. Lo S.S.S.E. persegue tre finalità fondamentali: la coesione economica e sociale, lo sviluppo sostenibile, una equilibrata competitività per il territorio europeo.

Nello specifico l’obiettivo che viene individuato all’interno del documento è la valorizzazione di forme di turismo compatibile con l’ambiente quale quello ecologico e lo sviluppo di attività parallele nella silvicultura e nel turismo rurale.

Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – DSA Contributi per la costruzione di una strategia italiana per il consumo e la produzione - 20 settembre 2008.

A livello europeo la Strategia per la Produzione e il Consumo Sostenibile (SCP) prende le mosse dalle Conclusioni del Consiglio europeo del marzo 2003 che invitano a: ”elaborare tempestivamente, tanto a livello internazionale quanto a livello dell’UE, il quadro decennale di programmi in materia di consumo e produzione sostenibili “ e dalle conclusione del Consiglio europeo del 27 ottobre 2003 che adottando la Comunicazione della Commissione sulla Politica Integrata dei Prodotti (IPP) del 2003, sottolinea come la IPP abbia un ruolo rilevante per l’attuazione della strategia SCP.

La Strategia Italiana SCP dovrà fornire un quadro di riferimento per produttori e consumatori, indirizzandone le scelte verso opzioni più sostenibili, dovrà individuare le priorità strategiche, rendere coerenti e sinergiche tra loro le politiche pubbliche di settore, rafforzare e dove necessario promuovere nuovi strumenti di intervento.

In tal modo la Strategia SCP contribuirà al raggiungimento di diversi obiettivi e impegni assunti dal nostro paese in tema di sviluppo sostenibile, quali in primis gli obiettivi previsti dall’Unione europea sull’energia o gli impegni sulla riduzione della produzione dei rifiuti.

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Considerate le caratteristiche specifiche del sistema italiano, la Strategia SCP dovrà affrontare, tra i temi prioritari, anche quello del turismo. Il settore turistico merita un’attenzione particolare nell’ambito della Strategia SCP italiana per la sua rilevanza economica e la sua diffusione sull’intero territorio nazionale. Il settore turistico, è particolarmente rilevante ai fini della Strategia SCP non solo per l’importanza economica e i forti impatti ambientali, ma anche perché si presta ad esercitare un effetto moltiplicatore delle proprie iniziative sulla sostenibilità, grazie all’interazione diretta che si esercita tra il territorio, le imprese turistiche, i fornitori, i turisti, i cittadini.

Per aumentare la sostenibilità dei consumi turistici (intesi come scelta e fruizione dei luoghi e dei servizi da parte dei turisti) e delle produzioni turistiche (intese come erogazioni di servizi turistici, ricettivi, ricreativi, di ristorazione ecc.), la Strategia SCP promuoverà progetti ed iniziative per:

coinvolgere interi sistemi turistici locali affinché gli operatori turistici, le Amministrazioni locali, i fornitori, ecc., applichino strumenti di gestione delle imprese e del territorio, in sinergia tra loro, sull’esempio delle sperimentazioni già avviate;

premiare l’applicazione di strumenti di gestione e comunicazione ambientale, quali l’Ecolabel Europeo e EMAS. Infatti l’Italia ha il maggior numero di licenze Ecolabel per i servizi turistici che tuttavia è insufficiente rispetto alle circa 33.000 strutture, la maggior parte delle quali piccolissime, che costituiscono il sistema ricettivo;

diffondere presso gli operatori del settore la pratica degli acquisti verdi (Green Purchasing) per migliorare la sostenibilità dei prodotti e dei servizi offerti dalle aziende fornitrici e dall’economia locale, sull’esempio dell’esperienza avviata dalla Provincia di Rimini e dal Coordinamento Nazionale Agende 21 con la collaborazione del Ministero dell’Ambiente;

identificare e incentivare le situazioni esistenti in Italia, ancorché minoritarie, di forme di turismo responsabile e sostenibile.

Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile 2011-2013 Regione Calabria

La legge regionale n. 8 del 5 aprile 2008 disciplina le funzioni della Regione in materia di Turismo, in coordinamento con le modifiche e integrazioni di cui alla L. R. del 12 dicembre 2008, n. 40. Con questa norma la Regione Calabria dispone l'elaborazione e l'attuazione del Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile, la finalità principale è quella di definire una strategia complessiva dello sviluppo turistico calabrese, al fine di porre rimedio alle criticità rilevate e sviluppare in maniera adeguata le potenzialità economiche del settore. Il principale strumento messo in campo è il Piano di sviluppo turistico sostenibile, con l’obiettivo di aumentare la competitività delle destinazioni turistiche regionali e di promuovere lo sviluppo integrato e sostenibile delle risorse presenti sul territorio.

Il Piano, che ha durata triennale e può essere aggiornato annualmente, è approvato dal Consiglio regionale entro il 30 giugno dell’anno precedente il triennio di riferimento. Il Piano mantiene la sua validità fino all’approvazione del successivo.

L’articolo 3 della legge 8/2008 stabilisce che il PRSTS deve contenere: la strategia e le azioni per migliorare la competitività e la sostenibilità ambientale delle destinazioni e dei prodotti turistici regionali; il Piano di marketing turistico.

In coerenza con le indicazioni legislative, il presente documento illustra la strategia di azioni sostenibili per le aree ed i prodotti regionali a maggiore attrattività turistica (lettera b, art.3).

La strategia di azioni oggetto del Piano è stata elaborata sulla base dei principi di sostenibilità enunciati dall‟Unione Europea ed in raccordo con gli strumenti di pianificazione strategica del comparto turistico in Calabria.

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Il PRSTS individua: gli obiettivi generali, le linee strategiche e le tipologie di azioni volte a risolvere ed incidere significativamente sulle criticità di sviluppo turistico rilevate dall’analisi SWOT; l’ambito di applicazione del Piano, delimitando le aree e definendo i prodotti a maggiore attrattività turistica regionale oggetto delle strategie di valorizzazione e promozione turistica; i principi e gli orientamenti metodologici rilevanti ai fini dell’attuazione del Piano e delle sue azioni strategiche. Le soluzioni prospettate sono definite anche rispetto alla governance e alla loro dimensione finanziaria.

Fra gli obiettivi individuati dal PRSTS di seguito quelli più significativi:

promuovere un offerta turistica diversificata e qualificata, anche in bassa stagione;

promuovere nuovi modelli di produzione (nuovi prodotti turistici);

incentivare la qualificazione delle strutture ricettive esistenti finalizzata al risparmio di risorse, l’innovazione di processo e di prodotto, l’adesione o lo sviluppo di marchi e standard di qualità;

sviluppare una gestione sostenibile delle destinazioni (sviluppando reti e progetti europei e azioni di sensibilizzazione) e delle imprese (certificazioni ambientali);

promuovere nuovi modelli di consumo in modo da minimizzare l’uso delle risorse e la produzione di rifiuti;

affrontare l’impatto dei trasporti turistici anche mediante la previsione di realizzazioni di: infrastrutture per il trasporto pubblico; sistemi innovativi di mobilità (“car sharing” e “car pooling”); parcheggi fuori strada, nei nodi di interscambio ed in prossimità delle fermate dei mezzi pubblici (“park and ride”); piste ciclabili; interventi di recupero funzionale delle stazioni dismesse; sviluppo di servizi di trasporto collettivo;valorizzazione di sentieristica di qualità per escursioni a piedi o in bicicletta;

incentivare un maggiore coordinamento tra le imprese in modo da sfruttare le economie di rete in periodi di media e bassa stagione e ridurre così le perdite;

sviluppare la formazione di figure specializzate nelle nuove attività turistiche legate

all’ambiente, alla natura e alla cultura (es. guide nei parchi, animatori del patrimonio e delle

risorse culturali) o a nuove forme di promozione del territorio (agenti “fai da te”).

Dalla lettura dei documenti esaminati ed in coerenza agli indirizzi e strategie della programmazione

2014 -2020, emergono gli obiettivi sui quali effettuare la valutazione ambientale del POR anche in

riferimento al contesto regionale; dal macro obiettivo, che rimane quello di Promuovere i principi

della sostenibilità ambientale nello sviluppo del turismo, è possibile declinare i seguenti obiettivi

generali che saranno ulteriormente specificati e adattati sulla base delle specifiche strategie che il

POR assumerà:

Promuovere la delocalizzazione e la destagionalizzazione dell’offerta e della domanda turistica.

Premiare e incentivare l’applicazione di strumenti di gestione e comunicazione ambientale, quali l’Ecolabel Europeo e l’EMAS.

Diffondere e incentivare presso gli operatori del settore la pratica degli acquisti verdi (Green Purchasing).

Incoraggiare una mobilità sostenibile attraverso un’appropriata gestione dei trasporti.

Sostenere l’offerta turistica integrata. Incentivare un maggiore coordinamento tra le imprese in modo da sfruttare le economie di rete in periodi di media e bassa stagione e ridurre così le perdite.

Promuovere interventi di formazione e informazione ambientale rivolti agli operatori del settore e al pubblico.

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Implementare il sistema di monitoraggio e valutazione ambientale di interventi/programmi turistici.

Individuare e sviluppare strumenti economici per incentivare l'uso di energie rinnovabili.

Promuovere nuovi modelli di consumo e di produzione in modo da minimizzare l’uso delle risorse e la produzione di rifiuti (turismo culturale, ecologico e rurale, industrie culturali e creative).

Promuovere una gestione sostenibile del mare e delle zone costiere e intraprendere azioni urgenti per porre fine al degrado di queste ultime.

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3 Quadro di sintesi degli obiettivi di sostenibilità

Nel presente paragrafo vengono presentati in forma tabellare gli obiettivi di sostenibilità ambientale scaturiti dall’analisi dei documenti riportati nel paragrafo precedente. I macro obiettivi rappresentano gli obiettivi strategici per le tematiche di riferimento, mentre quelli generali li declinano e li dettagliano.

MACRO OBIETTIVI OBIETTIVI GENERALI ACQUE

Salvaguardia della risorsa dal punto di vista sia qualitativo sia quantitativo

1. Tutela e miglioramento della qualità dei corpi idrici e attuazione del risanamento dei corpi idrici inquinati

2. Efficientamento del sistema di gestione integrato delle risorse idriche dal punto di vista infrastrutturale, normativo e di governance

3. Riduzione dei consumi d'acqua e dello stress idrico anche attraverso un'adeguata politica dei prezzi nei diversi usi e il riutilizzo delle acque reflue depurate e delle acque meteoriche

AMBIENTE URBANO

Migliorare la qualità dell’ambiente urbano, rendendo la città un luogo più sano e piacevole dove vivere, lavorare e investire e riducendo l’impatto ambientale negativo della stessa sull’ambiente nel suo insieme

Riequilibrio territoriale ed urbanistico;

Migliore qualità dell’ambiente urbano;

Uso sostenibile delle risorse ambientali;

Valorizzazione delle risorse socio-economiche locali e loro equa distribuzione;

Miglioramento delle qualità sociali e della partecipazione democratica.

Migliorare la sostenibilità ambientale, energetica e climatica delle politiche di sviluppo urbano e territoriale, rafforzando il contributo che gli investimenti in tali settori assicurano al rilancio delle economie locali, alla qualità della vita, all’attrattività ed alla competitività delle città e delle comunità.

Incremento della superficie urbana destinata alle aree verdi, ai parchi urbani e ai corridoi ecologici;

Aumento del numero di infrastrutture verdi in area urbana;

Incremento del numero, della lunghezza e dei nodi di intersezione, di ciclovie e percorsi pedonali

Incremento del numero di edifici e strutture pubbliche e private efficienti dal punto di vista energetico, anche attraverso l’adozione di soluzioni “passive”;

Incremento del numero di edifici, strutture e infrastrutture che adottano soluzioni tecnologiche e progettuali utili ad affrontare gli eventi climatici anche estremi;

Incremento del numero di piazze e strade, parcheggi con capacità di drenaggio potenziata e con idonei canali di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche;

Raffrescamento del microclima e riduzione delle temperature al suolo attraverso specifici interventi sull’albedo urbano.

CAMBIAMENTI CLIMATICI, EMISSIONI E ARIA

Rendere l’Europa più resiliente ai cambiamenti climatici

Rendere i settori chiave dell’economia e delle varie politiche più resilienti agli effetti dei cambiamenti climatici [Strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici, COM(2013) 216 def.], in particolare con riferimento alle politiche sociali e in materia di salute, dell’agricoltura e delle foreste, degli ecosistemi, della biodiversità e delle acque, dei sistemi

Raggiungere livelli di qualità dell'aria che non comportino rischi o impatti negativi significativi per la salute umana e per l'ambiente.

- Rientrare nei valori limite nelle zone e negli agglomerati ove il livello di uno o più inquinanti superi tali riferimenti [Documento Preliminare del Piano Regionale di Tutela della Qualità dell'Aria]

- Preservare da peggioramenti la qualità dell’aria nelle zone e negli agglomerati in cui i livelli degli inquinanti siano stabilmente al di sotto di tali valori limite [Documento Preliminare del Piano Regionale di Tutela della Qualità dell'Aria]

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MACRO OBIETTIVI OBIETTIVI GENERALI

Stabilizzare le concentrazioni dei gas a effetto serra ad un livello tale da escludere pericolose interferenze delle attività antropiche sul sistema climatico

Ridurre le emissioni dei gas serra in particolare nei settori edilizia, trasporti e agricoltura.

Target: Riduzione delle emissioni di CO2eq del 13% entro il 2020 nei settori non ETS rispetto al 2005 [Europa 2020 Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva COM(2010) 2020 def. Target: Riduzione delle emissioni di CO2 del 80-95% rispetto ai valori del 1990, entro il 2050 [Una tabella di marcia verso un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050, COM(2011) 112 def.]

ENERGIA

Applicare il pacchetto clima - energia dell’Unione Europea che riunisce le politiche per la riduzione dei consumi energetici, la riduzione delle emissioni di gas climalteranti e l’incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili

- Ridurre i consumi energetici e aumentare l’efficienza energetica di infrastrutture, strumenti, processi, mezzi di trasporto e sistemi di produzione di energia.

- Incrementare l’efficienza energetica in edilizia e realizzare edifici a ridotto consumo energetico Target: rinnovare ogni anno almeno il 3% degli edifici pubblici [Piano di efficienza energetica 2011 COM(2011)109 def.].

- Promuovere sistemi di produzione e distribuzione energetica ad alta efficienza (sistemi a pompe di calore, produzione centralizzata di energia ad alta efficienza, generazione distribuita e micro cogenerazione ecc.).

- Incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili - Target: raggiungere la copertura dei consumi con fonti rinnovabili secondo quanto

stabilito dal Burden Sharing Stato-Regioni (per Regione Calabria: 27.1% al 2020, come definito dal DM burden sharing del 15 marzo 2012) [Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili]

NATURA, BIODIVERSITA’ E PAESAGGIO

Promuovere la salvaguardia, la gestione e la pianificazione dei paesaggi al fine di conservare o di migliorare la qualità di far sì che le popolazioni, le istituzioni o gli enti territoriali ne riconoscano il valore e l’interesse

- Migliorare la gestione ed evitare il sovrasfruttamento delle risorse naturali rinnovabili

- Invertire la perdita di superficie forestale tramite la gestione Sostenibile delle Foreste, la protezione, il restauro, l’afforestazione e la riforestazione ed aumentare l’impegno per prevenirne la degradazione.

Contribuire ad arrestare la perdita di biodiversità terrestre e marina, anche legata al paesaggio rurale e mantenendo e ripristinando i servizi ecosistemici entro il 2020.

- Arrestare il deterioramento dello stato di tutte le specie e gli habitat e conseguire un miglioramento significativo e quantificabile del loro stato

Target: entro il 2020 lo stato di conservazione risulti migliorato nel doppio degli habitat e nel 50% in più delle specie oggetto delle valutazioni condotte a titolo della direttiva habitat; lo stato di conservazione risulti preservato o migliorato nel 50% in più delle specie oggetto delle valutazioni condotte a titolo della direttiva Uccelli

- Preservare e valorizzare gli ecosistemi e i relativi servizi mediante l’infrastruttura verde

Target: entro il 2020 ripristinare almeno il 15% degli ecosistemi degradati, incorporando l’infrastruttura verde nella pianificazione del territorio.

- Ridurre le pressioni dirette sulla biodiversità e promuoverne l’uso sostenibile.

- Target: entro il 2020, il tasso di perdita di tutti gli habitat naturali, comprese le foreste, è almeno dimezzato e, ove possibile, portato vicino allo zero, e il degrado e la frammentazione sono notevolmente ridotti.

-Target: entro il 2020 le aree dedicate all’agricoltura, acquacoltura e forestazione sono gestite in modo sostenibile, garantendo la conservazione della biodiversità.

- Target: entro il 2020, le specie esotiche invasive e i loro percorsi sono identificati e ne sono definite le priorità, le specie prioritarie sono controllate o sradicate, e sono in atto le misure per gestire percorsi per prevenire la loro introduzione e l’insediamento.

- Target: entro il 2020, le molteplici pressioni antropiche sulle barriere coralline, e su altri

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MACRO OBIETTIVI OBIETTIVI GENERALI ecosistemi vulnerabili influenzati dai cambiamenti climatici o dall'acidificazione degli oceani sono ridotte al minimo, in modo da mantenere la loro integrità e il funzionamento.

- Migliorare lo status della biodiversità salvaguardando gli ecosistemi, le specie e la diversità genetica

Target: entro il 2020, almeno il 17 % degli ecosistemi terrestri e delle acque interne, e il 10 % delle zone costiere e marine, in particolare le aree di particolare importanza per la biodiversità e i servizi ecosistemici, sono conservati attraverso sistemi di aree protette ecologicamente rappresentative connesse efficacemente ed equamente gestite e altre di misure territoriali di conservazione di aree, integrate all’interno di ampi sistemi di paesaggio terrestri e marini.

- Target: entro il 2020 l 'estinzione delle specie conosciute a rischio è stato evitato e il loro stato di conservazione, in particolare di quelle maggiormente in declino, è stato migliorato e sostenuta.

- Target: entro il 2020, la diversità genetica delle piante coltivate e degli animali da allevamento e domestici e delle loro varianti selvatiche, comprese altre specie di interesse socio-economico e culturale, viene mantenuta, e sono state sviluppate e implementate le strategie per minimizzare l'erosione genetica e salvaguardare la loro diversità genetica.

- Favorire la tutela e la diffusione dei sistemi agricoli e forestali ad alto valore naturale, mantenendo e ripristinando la diversità del mosaico ambientale tipico del paesaggio rurale italiano e salvaguardando razze animali e vegetali in pericolo di estinzione.

PAESAGGIO E PATRIMONIO CULTURALE

Tutelare e valorizzare il patrimonio culturale costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici

Integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale e economico, e nelle altre politiche che possono avere incidenza diretta o indiretta sul paesaggio.

Salvaguardare lo sviluppo creativo dei paesaggi culturali, gli elementi e le espressioni del patrimonio culturale materiale e immateriale.

Tutelare e valorizzare il patrimonio culturale, nonché le aree sottoposte a tutela compromesse o degradate al fine di reintegrare i valori preesistenti ovvero di realizzare nuovi valori paesaggistici-culturali coerenti ed integrati con quelli preesistenti.

Perseguire la sostenibilità culturale e l’integrazione tra arte, filosofia, scienza e mondo degli affari

POPOLAZIONE E SALUTE

Ridurre l’incidenza del carico di malattia dovuto a fattori ambientali e individuare e prevenire nuovi pericoli per la salute legati a fattori ambientali

- Migliorare la qualità delle acque destinate al consumo umano; - Migliorare la qualità dell’aria ovvero riduzione dell’inquinamento atmosferico; - Ridurre i rischi da contaminazione da amianto; - Accrescere la sicurezza degli alimenti e delle produzioni animali; - Riduzione dell’inquinamento acustico; - Migliorare l’informazione sull’inquinamento ambientale e le conseguenze negative sulla

salute

RISCHIO ANTROPOGENICO

Tutelare la popolazione dai rischi derivanti dall’attività antropica non incrementando il livello di rischio tecnologico

- Incentivare l’adozione delle migliori tecniche e tecnologie disponibili finalizzate alla prevenzione del rischio tecnologico nella gestione delle attività produttive.

- Migliorare il sistema regionale di monitoraggio ambientale.

RIFIUTI

Proteggere l’ambiente e la salute umana prevenendo o riducendo gli impatti negativi della

Promuovere la riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti

Promuovere il recupero dei rifiuti mediante riciclo, reimpiego, riutilizzo od ogni altra azione intesa a ottenere materie prime secondarie, e come fonte di energia

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MACRO OBIETTIVI OBIETTIVI GENERALI produzione e della gestione dei rifiuti, riducendo gli impatti complessivi dell’uso delle risorse e migliorandone l’efficacia

Target: entro il 2020, preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti, quali carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici e possibilmente di altra origine, nella misura in cui tali flussi di rifiuti sono simili a quelli domestici, aumentata complessivamente almeno al 50 % in termini di peso [Direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE]

Target: entro il 2020, preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, incluse operazioni di colmatazione che utilizzano i rifiuti in sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, escluso il materiale allo stato naturale, aumentata almeno al 70% in termini di peso [Direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE]

Dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti

Dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti

Target: - riduzione del 5% della produzione di rifiuti urbani per unità di Pil. - riduzione del 10% della produzione di rifiuti speciali pericolosi per unità di Pil; - riduzione del 5% della produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di Pil. [Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti - Decreto direttoriale 4522 del 7/10/2013 MATTM]

SISTEMI PRODUTTIVI

Promuovere modelli di produzione e consumo sostenibili, orientati ad un uso efficiente delle risorse per avere un economia competitiva ed inclusiva con impatti ambientali notevolmente ridotti.

Incentivare l’applicazione dei principi della bioeconomia

- Promuovere l’ecoinnovazione, cioè qualsiasi forma d’innovazione che si traduce o mira a tradursi in progressi significativi e dimostrabili verso l’obiettivo dello sviluppo sostenibile, riducendo le incidenze negative sull’ambiente, aumentando la resistenza alle pressioni ambientali o conseguendo un uso più efficace e responsabile delle risorse naturali.

- Incentivare le imprese all’uso di tecnologie ambientali (tecnologie con minori effetti negativi sull'ambiente rispetto ad altre tecniche adeguate) e pratiche ottimali di gestione ambientale grazie al sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) e ad ISO14001.

- Incentivare le imprese all’ottenimento di certificazioni di prodotto (Ecolabel). - Incentivare interventi nelle aree industriali che prevedano i requisiti delle Aree

Ecologicamente Attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente, a partire dalle contrazione di aree e nuclei industriali presenti in regione ed a maggiore valenza strategica.

SUOLO E BONIFICHE

Proteggere il suolo consentendone un utilizzo sostenibile [Strategia tematica per la protezione del suolo, COM (2006) 231 definitivo]

Prevenire l’ulteriore degrado del suolo e mantenerne le funzioni quando:

– il suolo viene utilizzato e ne vengono sfruttate le funzioni – il suolo svolge la funzione di pozzo di assorbimento/recettore degli effetti delle attività

umane o dei fenomeni ambientali - riportare i suoli degradati ad un livello di funzionalità corrispondente almeno all’uso

attuale e previsto, considerando pertanto anche le implicazioni, in termini di costi, del ripristino del suolo.

- prevenire e riparare i danni ambientali attraverso l’applicazione del principio "chi inquina paga" Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità da danno ambientale

SUOLO E RISCHI NATURALI

Rendere l’Europa più resiliente ai cambiamenti climatici [Strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici COM (2013) 216]

Ridurre le conseguenze negative per la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche connesse con le alluvioni all’interno della Comunità (Direttiva alluvioni)

Assicurare la tutela ed il risanamento del suolo e del sottosuolo, il risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, la messa in sicurezza delle situazioni a rischio e la lotta alla desertificazione. (D. Lgs. 152/2006 e s.m.i.)

Rafforzare l'efficacia dei sistemi di prevenzione, preparazione e risposta alle catastrofi naturali e antropiche (Decisione

Garantire la maggiore sicurezza delle persone e dei beni, mediante un insieme di interventi atti ad eliminare o ridurre il livello di rischio sismico

Obiettivi specifici comuni della Decisione 1313/2013:

1. conseguire un livello elevato di protezione contro le catastrofi prevenendone o

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MACRO OBIETTIVI OBIETTIVI GENERALI n. 1313/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, su un meccanismo unionale di protezione civile).

riducendone gli effetti potenziali, promuovendo una cultura di prevenzione e migliorando la cooperazione tra la protezione civile e gli altri servizi competenti;

2. facilitare una risposta rapida e efficace in caso di catastrofi in atto o imminenti; e

3. rafforzare la consapevolezza e la preparazione dei cittadini nei confronti delle catastrofi.

TRASPORTI E MOBILITÀ SOSTENIBILE

Promuovere nuove modalità di trasporto per poter condurre a destinazione congiuntamente volumi superiori di merci e un numero maggiore di passeggeri utilizzando i modi (o le combinazioni di modi) di trasporto più efficienti.

Target: entro il 2020 l’efficienza globale nel settore dei trasporti permetterà di valorizzare le risorse grazie ad un uso ottimale di materie prime, energia e terreni, nonché di ridurre le ripercussioni in termini di cambiamenti climatici, inquinamento atmosferico, rumore, salute, incidenti, biodiversità e degradazione degli ecosistemi. I mezzi di trasporto impiegheranno energia pulita e in minor quantità, sfrutteranno meglio un’infrastruttura moderna e ridurranno l’impatto negativo sull’ambiente e sulle risorse naturali chiave come l’acqua, i terreni e gli ecosistemi.

Accrescere l’offerta di modalità trasporto ambientalmente più sostenibili, per le persone e le merci, potenziando l’offerta ferroviaria e migliorando il servizio, sia sulla media e lunga percorrenza che nelle aree urbane

Realizzare un passaggio equilibrato della domanda verso modi di trasporto ecocompatibili ai fini di un sistema sostenibile di trasporto e mobilità, incentivando il trasferimento modale da strada e aereo verso ferrovia per il trasporto passeggeri, e da strada a ferrovia e trasporto marittimo per le merci

Accrescere la dotazione e la funzionalità di infrastrutture puntuali in grado di favorire l’intermodalità nel trasporto delle merci

Ridurre le emissioni di gas serra dovute ai trasporti e realizzare l’efficientamento energetico e ambientale del parco veicoli circolante

- Target: dimezzare entro il 2030 nei trasporti urbani l'uso delle autovetture "alimentate con carburanti tradizionali" (veicoli con motori non ibridi a combustione interna) ed eliminarlo del tutto entro il 2050; conseguire nelle principali città un sistema di logistica urbana a zero emissioni di CO2 entro il 2030.

Migliorare l’attuale livello e la probabilità di compromissione dell’accessibilità

Utilizzare in modo più efficiente i trasporti e l'infrastruttura grazie all'uso di migliori sistemi di informazione e di gestione del traffico (ad esempio, ITS, SESAR, ERTMS, SafeSeaNet, RIS) e di una logistica avanzata

Ridurre i livelli di incidentalità

Ridurre il numero dei decessi e feriti dovuti a incidenti stradali

TURISMO

Promuovere i principi della sostenibilità ambientale nello sviluppo del turismo.

– Promuovere la delocalizzazione e la destagionalizzazione dell’offerta e della domanda turistica.

– Premiare e incentivare l’applicazione di strumenti di gestione e comunicazione ambientale, quali l’Ecolabel Europeo e l’EMAS.

– Diffondere e incentivare presso gli operatori del settore la pratica degli acquisti verdi (Green Purchasing).

– Incoraggiare una mobilità sostenibile attraverso un’appropriata gestione dei trasporti.

– Sostenere l’offerta turistica integrata. Incentivare un maggiore coordinamento tra le

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MACRO OBIETTIVI OBIETTIVI GENERALI imprese in modo da sfruttare le economie di rete in periodi di media e bassa stagione e ridurre così le perdite.

– Promuovere interventi di formazione e informazione ambientale rivolti agli operatori del settore e al pubblico.

– Promuovere nuovi modelli di consumo e di produzione in modo da minimizzare l’uso delle risorse e la produzione di rifiuti (turismo culturale, ecologico e rurale, industrie culturali e creative).

– Promuovere una gestione sostenibile del mare e delle zone costiere e intraprendere azioni urgenti per porre fine al degrado di queste ultime.