PONTI NEL PAESAGGIO SICILIANO -...

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1 PONTI NEL PAESAGGIO SICILIANO Mario MANGANARO Dipartimento di Scienze per lIngegneria e per lArchitettura, Facolt di Ingegneria, Universit degli Studi di Messina, Italia [email protected] Bridges in the sicilian scenery The discovery and the revaluation of ancient bridges, mostly abandoned and unused, seem to follow paths that involved in the past other architectural and engineering works, starting from the core of urban centers along the main arterial streets, extending themselves then towards the peripheral and rural areas. There is no doubt that the connection between the two banks of a watercourse was necessary not only in rural areas, but also in the urban centers with dissimilarities due to the different traffic flow, the site specificities and the symbolic associated aspects. The road network within the extra-urban areas has registered in various epochs different changes, adjustments, connections, insertions, which basically put out of function those bridges whose structures became inadequate with the new demands. What happens for numerous roads whose paths can be simply renewed by increasing their cross sections, can not be, instead, applied directly to the antique bridges, which often remain near the new infrastructure, constructed in order to obtain a much more modern and efficient road layout. The retrieval of antique bridges means also highlighting pieces of disappeared landscapes, which inserted in the territorial context give significance to the memory of the place. The study concerns the research of ancient bridges in Sicily and their representation within the landscapes in which they are embedded. After a reconnaissance of the art bridge works in the island it will be studied in particular the Val Demone area. Parole chiave: Ponti, Disegno, Paesaggio, Sicilia, Fiumara di Tusa 1. Premessa La realizzazione di un ponte costituiva nel passato ed in ogni regione un avvenimento che, sia nel periodo della costruzione che nel seguito, dava origine ad una nutrita serie di leggende, miti e storie; esse a loro volta diventavano occasioni per ulteriori elaborazioni ed espressioni artistiche anche popolari, giunte ancora vive fino ai nostri giorni con un fascino particolare dovuto anche alla loro forma poetica. Daltronde opere di tal genere sono state sempre frutto di unazione delluomo volta a modificare, spesso profondamente, la relazione fra gli elementi che danno luogo ad un paesaggio, per formarne un altro. La violazione della sacralit del luogo, ed in particolare del corso dacqua oltrepassato, veniva nellantichit espiata con riti, che servivano a placare la rabbia degli dei preposti alla protezione di quel particolare sito. Oggi la sacralit e la specificit dei luoghi sono riconosciute in generale attribuendo loro significati alquanto diversi da quelli originari ed alcune sfumature non secondarie, che un tempo godevano di maggiore attenzione sono ora meno presenti anche agli stessi abitanti del luogo. Per esempio le cerimonie di inaugurazione privilegiano il lato effimero e si allontanano sempre di piø dai significati inerenti lopera e danno solo una pallida idea del rapporto, che essa instaura fisicamente, e non solo, con il luogo ed in generale con il paesaggio, intensificando in un contrasto spesso stridente gli aspetti coreografici dellevento. Il binomio ponte - pontifex L da collegare in origine alla funzione sacrale del costruire o del sovrintendere alla manutenzione del pons Sublicius, il piø antico ponte di Roma [1]. Molti corsi dacqua, in buona parte a carattere torrentizio, della Sicilia sono interessati lungo il loro pur breve percorso da attraversamenti di vario genere e di diverse epoche, che danno una connotazione particolare al territorio su cui insistono, sia perchØ costituiscono delle opere dingegneria spesso

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PONTI NEL PAESAGGIO SICILIANO

Mario MANGANARO

Dipartimento di Scienze per l�Ingegneria e per l�Architettura,

Facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Messina, Italia [email protected]

Bridges in the sicilian scenery The �discovery� and the revaluation of ancient bridges, mostly abandoned and unused, seem to follow paths that involved in the past other architectural and engineering works, starting from the core of urban centers along the main arterial streets, extending themselves then towards the peripheral and rural areas. There is no doubt that the connection between the two banks of a watercourse was necessary not only in rural areas, but also in the urban centers with dissimilarities due to the different traffic flow, the site specificities and the symbolic associated aspects. The road network within the extra-urban areas has registered in various epochs different changes, adjustments, connections, insertions, which basically put out of function those bridges whose structures became inadequate with the new demands. What happens for numerous roads whose paths can be simply renewed by increasing their cross sections, can not be, instead, applied directly to the antique bridges, which often remain near the new infrastructure, constructed in order to obtain a much more modern and efficient road layout. The retrieval of antique bridges means also highlighting pieces of disappeared landscapes, which inserted in the territorial context give significance to the memory of the place. The study concerns the research of ancient bridges in Sicily and their representation within the landscapes in which they are embedded. After a reconnaissance of the art bridge works in the island it will be studied in particular the �Val Demone� area. Parole chiave: Ponti, Disegno, Paesaggio, Sicilia, Fiumara di Tusa

1. Premessa La realizzazione di un ponte costituiva nel passato ed in ogni regione un avvenimento che, sia nel periodo della costruzione che nel seguito, dava origine ad una nutrita serie di leggende, miti e storie; esse a loro volta diventavano occasioni per ulteriori elaborazioni ed espressioni artistiche anche popolari, giunte ancora vive fino ai nostri giorni con un fascino particolare dovuto anche alla loro forma poetica. D�altronde opere di tal genere sono state sempre frutto di un�azione dell�uomo volta a modificare, spesso profondamente, la relazione fra gli elementi che danno luogo ad un paesaggio, per formarne un altro. La violazione della sacralità del luogo, ed in particolare del corso d�acqua oltrepassato, veniva nell�antichità espiata con riti, che servivano a placare la rabbia degli dei preposti alla protezione di quel particolare sito. Oggi la sacralità e la specificità dei luoghi sono riconosciute in generale attribuendo loro significati alquanto diversi da quelli originari ed alcune sfumature non secondarie, che un tempo godevano di maggiore attenzione sono ora meno presenti anche agli stessi abitanti del luogo. Per esempio le cerimonie di inaugurazione privilegiano il lato effimero e si allontanano sempre di più dai significati inerenti l�opera e danno solo una pallida idea del rapporto, che essa instaura fisicamente, e non solo, con il luogo ed in generale con il paesaggio, intensificando in un contrasto spesso stridente gli aspetti coreografici dell�evento. Il binomio ponte - pontifex è da collegare in origine alla funzione sacrale del costruire o del sovrintendere alla manutenzione del pons Sublicius, il più antico ponte di Roma [1]. Molti corsi d�acqua, in buona parte a carattere torrentizio, della Sicilia sono interessati lungo il loro pur breve percorso da attraversamenti di vario genere e di diverse epoche, che danno una connotazione particolare al territorio su cui insistono, sia perché costituiscono delle opere d�ingegneria spesso

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notevoli e indicative del periodo in cui sono state realizzate, sia perché sono degli elementi di continuità della rete infrastrutturale, anzi di diverse reti che nel tempo si sono sovrapposte. Alcune sono scomparse del tutto, altre hanno lasciato solo alcune linee o alcuni nodi, resti dell�antica trama, in parte utilizzati ancora dalle reti successive o conservati come brani archeologici quando gli è stata riconosciuta .la valenza di bene culturale.

2. Ponti sperduti nel paesaggio

Osservando il paesaggio della Sicilia si possono incontrare lungo il percorso di un fiume antichi ponti, legati al tracciato di trazzere o a tracce di strade scomparse, e poi nell�allargarsi dell�alveo verso la foce sono presenti i nuovi numerosi attraversamenti lungo quasi tutta la zona costiera (ferrovia, strada statale e le sue varianti, autostrada, acquedotti, ecc.) [2]. Alcuni sono opera di artefici sconosciuti, ma la loro perizia costruttiva è testimoniata dalla solidità e dall�ardimento delle costruzioni rimaste, altre più recenti sono anch�esse di notevole interesse per le diverse tipologie d�intervento, per l�uso dei materiali e per le nuove tecniche costruttive. In questo lavoro vengono analizzate attraverso il disegno diretto alcuni esempi significativi di ponti antichi (fino all�inizio del sec. XIX) nell�ambito dell�isola, soffermando l�attenzione in particolare sulle opere superstiti in un�area di studio, disposta nel �Valdemone�, uno dei tre valli, in cui veniva divisa la Sicilia nel Medioevo e che oggi corrisponde approssimativamente alla parte orientale. Le vie di comunicazione verso l�interno erano attraversate da altre linee ortogonali, che avevano bisogno delle necessarie opere d�ingegneria. I tempi che una volta erano lenti nella costruzione e nel rinnovo dei ponti, nell�ultimo secolo si sono fatti più veloci ed oggi le traiettorie delle nuove linee di comunicazione tagliano come corde gli alvei delle fiumare che in prossimità della costa si ampliano. La presenza di molti ponti antichi è legata ad strutture di paesaggio formatesi in varie epoche e in parte perdute, a causa dei fenomeni di evoluzione e modifica del territorio, dei nuovi insediamenti, dell�inserimento di infrastrutture nuove e più adatte, dello spostamento massiccio della popolazione verso la zona costiera, dell�abbandono di buona parte delle campagne coltivate. La presenza dei ponti antichi nel territorio dell�isola dà luogo a paesaggi particolari. L�opera ponte, spesso limitata o addirittura priva della funzione principale di attraversamento, riportando comunque su se stessa i segni del tempo, recita un ruolo di particolare rilievo come opera d�arte, sia che si presenti in forma di rudere, sia che, restaurata, sia stata in qualche modo riutilizzata in un contesto trasformato rispetto all�originario (fig. 3). In un territorio, in cui si è registrato il passaggio di tante civiltà e culture [3], rimangono tracce più o meno evidenti in cui si riconoscono caratteri specifici, contaminazioni, riusi ed anche i vuoti possono diventare altrettanto significativi quanto i volumi rimasti. Nel caso dei fiumi più importanti, lungo i quali risultano ancora presenti tracce antiche di ponti, è difficile risalire al disegno completo della trama infrastrutturale, di cui faceva parte l�opera. Ricostruire la rete può diventare un lavoro da archeologo; difatti in alcuni casi la letteratura in merito è proprio legata alla ricerca archeologica. I resti dei grandi ponti, che si possono addebitare all�epoca della dominazione romana [4], seppur ridotti a poche membrature, danno ancora l�impressione dell�arditezza e dell�imponenza della costruzione. Basta pensare ai resti del ponte sul Simeto in c.da Pietralunga (rilevati anche da Houel) [5], lungo una possibile strada romana che portava a Centuripe, o quelli spettacolari nei pressi del monte Conca (Campofranco) sul Gallo d�oro, affluente del Platani (fig. 4) o ancora gli archi rimanenti del ponte sulla fiumara di Caronia.

3. Alla ricerca di ponti

Seppur con un certo ritardo, dovuto a molteplici fattori, tutto quello che comporta un cambiamento incide, in modo spesso anche consistente, sulla percezione del paesaggio. Il fenomeno presenta diversi interrogativi, a cui tentare di rispondere in qualche modo significa ritessere una rete territoriale, ormai dismessa, a volte scomparsa e naturalizzata, le cui tracce col tempo hanno perduto sempre più consistenza, coerenza e continuità. Tale rete può essere ipotizzata nel suo disegno complessivo, ma ha bisogno di elementi sicuri per una ricostruzione plausibile, che non sia puramente immaginaria. I ponti sono nodi di questa rete infrastrutturale antica e costituiscono, ove compaiono superstiti, sia integri che in forma di rudere, testimonianze di una perizia costruttiva non comune, che si era radicata nel territorio con costruzioni e ricostruzioni, con un�originale interpretazione del luogo e dei materiali, oggi non più presa in considerazione, se non in rari casi. In effetti le regole sono cambiate, perché è cambiato il contesto e la nuova rete si struttura e piglia corpo e consistenza innervandosi nel territorio in maniera complessa; anzi un elemento, che rientra nel nuovo contesto, può avere anche maggior senso e spessore, qualora venga riconosciuto valore al sistema di rete precedente, di cui faceva parte [6]. Contribuendo a rendere manifeste le valenze paesaggistiche ed in generale a diffondere la conoscenza dei beni culturali, che nelle zone turistiche sono parte importante dell�indotto economico,

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in ogni caso si dà valore aggiunto al luogo, e gli abitanti riconoscono maggiore senso alla aree naturali e ai manufatti di valore; essi quasi dimenticati o svaniti con il passare del tempo, riemergono poi, seppur in modo parziale, come concreta testimonianza, per darci la possibilità di ricostruire più ampi frammenti del nostro passato. Risalendo le fiumare si intercettano affluenti e rami secondari dei corsi d�acqua e di conseguenza reti viarie più minute, legate all�economia del territorio prettamente agricola e pastorale. Avvicinandosi alle montagne la larghezza delle strade si riduce ed anche i ponti sono meno importanti, perché collegano strade di minore traffico ed i corsi d�acqua sono anch�essi ridotti per portata e i loro alvei per ampiezza. Alle strade carrabili si sostituiscono i sentieri e le trazzere, dove in alcuni tratti non è difficile incontrare in uno strano miscuglio fuori strada giapponesi, api piaggio, fiat panda a trazione integrale e cavalli sanfratellani. In alcune aree sopravvivono strumenti, modi, usi e costumanze di tempi passati che la presenza della nuova tecnologia non è riuscita ancora a sostituire del tutto [7]. Con la consultazione delle tavolette IGM (1/25000), di altre carte a varie scale e di fotografie satellitari (tramite Google Earth) si riescono ad individuare ponti, che collegano antichi sentieri o mulattiere, ma raggiungerli comporta spesso non poche difficoltà. Bisogna percorrere viottoli, ormai poco frequentati e non riconoscibili per la presenza di folta vegetazione. Inoltre le carte IGM, seppur di grande aiuto, per l�abbandono di vaste aree agricole, un tempo coltivate e la loro conseguente naturalizzazione, non rappresentano più in alcuni tratti la realtà dei luoghi. L�attenta osservazione delle carte, incrociata con l�esame delle fotografie satellitari, permette di rintracciare i manufatti e ritrovare i tracciati di strade, oggi ridotte a sentieri non sempre percorribili. I ponti costituivano nodi importanti nella maglia infrastrutturale che, con i profondi cambiamenti avvenuti nel territorio, ha perso da diverso tempo alcuni elementi di collegamento, man mano che l�interesse degli abitanti si spostava su altre aree. Le foto ottenute da riprese aeree, essendo più recenti (e con gli aggiornamenti sempre più rapidi) sono più fedeli alla realtà. D�altra parte le tracce dei sentieri disegnati sulle tavolette, ottenute con restituzione da sistemi di ripresa aerofotogrammetrica e con il controllo diretto dell�area tramite l�aggiunta di numerosi simboli relativi a manufatti, infrastrutture, coltivazioni, essenze e indicazioni toponomastiche, aiutano ancora ad individuare le parti occultate dalla vegetazione o i resti di quelle scomparse per frane o altri cambiamenti avvenuti nella modificazione dei suoli.

4. Ponti come sculture

Sui fiumi più importanti ancora restano ponti spettacolari di epoche più vicine a noi, come quello di Capodarso ancora in funzione, che costruito per ordine di Carlo nel 1556 per scavalcare l�Imera meridionale, ha subito in seguito vari crolli e ricostruzioni [8]. Altri sono presenti in altre parti dell�isola come il ponte detto Saraceno (fig. 2) che supera il Simeto nei pressi di Adrano, o quello di origine medievale detto �del diavolo�, sul Belìce destro nella contrada di Calatrasi del comune di Roccamena (Palermo), o come il monumentale ponte sul San Leonardo a Termini Imerese o ancora come il ponte Castagna che scavalca una delle profonde incisioni che arricchiscono il bacino del fiume Asinaro che scorre nelle adiacenze di Noto. Il ponte dell�Ammiraglio sul fiume Oreto a Palermo e il ponte Riggieri sulla fiumara di Tusa (Messina), pur essendo distanti, si possono accomunare oltre che per l�appartenenza al periodo medievale per un fatto curioso, infatti, il corso d�acqua, che un tempo scavalcavano, è stato incanalato in altra sede o si è spostato naturalmente per l�ampliamento dell�alveo, quindi essi hanno completamente perso la loro funzione primaria, sono diventati manufatti disposti nel territorio come sculture. Acquistano infatti nel paesaggio un ruolo di estraneità, con significato completamente diverso da quello di necessità e attrazione che avevano in origine. Alcuni di essi, pur avendo perso la continuità con la rete stradale originaria scomparsa, sono collegati a mala pena da sentieri che mal rappresentano quello che un tempo doveva essere la via che portava a ponti di tal fatta. Per l�appunto opere di tale mole e imponenza come quelle del �ponte di fabbrica� a Risalaimi (Misilmeri) sull�Eleuterio (fig. 5) o del ponte sul Cerami, affluente del Salso (fig. 6), permangono ancora fortemente a caratterizzare un luogo, pur se la loro funzione rimane puramente simbolica. In molti casi vengono utilizzati impropriamente, sfruttando la loro funzione di scavalco, per sostenere tubazioni per l�irrigazione o per altre necessità agricole. Tuttavia nel caso del ponte di Risalaimi il paesaggio della vallata, delimitato dall�arco collinare con uno spuntone roccioso, a cui è abbarbicato il piccolo centro di di Marineo, è costituito, pur nei cambiamenti ambientali, non certo lievi avvenuti nel tempo, da un insieme di elementi indissolubili e di straordinaria forza percettiva. In qualche caso l�opera è quasi del tutto nascosta all�occhio di chi percorre l�area (oggi prevalentemente con automobile o altro mezzo di trasporto meccanico) essendone stata costruita nelle immediate vicinanze un�altra efficiente per le nuove esigenze di mobilità e che finisce per distrarre l�attenzione sul paesaggio circostante, come ad es. il ponte Alfano a Canicattini Bagni o il ponte vecchio sul Rosmarino ad Alcara Li Fusi.

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Il ponte Alfano costituisce di per sé un paesaggio intimistico particolare (fig. 7). Resta invisibile dall�esterno sino a quando si perviene in prossimità dell�imbocco, per la particolare posizione che assume per il superamento di una stretta e impervia gola. Ha dei muri laterali alti che non sono solo di sicurezza, ma che incanalano la percezione e impediscono di rendersi conto dell�orrido sottostante. Un arco con due statue tra le coppie di paraste laterali cattura l�attenzione di colui che l�attraversa e la calamitano fino a condurlo oltre, dall�altra parte [9].

5. Ponti nella fiumara di Tusa. Dinamiche, mutamenti, contrasti

Parte della costa nord orientale della Sicilia è caratterizzata da vallate che scendono ripide verso il mare. I principali corsi d�acqua, che le percorrono, nascono dai monti Nebrodi ed hanno un regime torrentizio con percorsi brevi, che si aprono verso la foce in ampi alvei. La vallata del fiume Tusa (fig. 8) è una di queste ed ha una storia antica, le cui tracce permangono nel paesaggio, modellato per tanto tempo dalla presenza dell�uomo. La punteggiano resti archeologici di grande interesse (gli scavi della città romana di Halaesa) [10], centri storici di origine medievale (Tusa, Motta d�Affermo, Pettineo, Mistretta, Castel di Lucio), antichi luoghi fortificati verso l�interno (Migaido) [11] e sulla costa (Torremuzza, Castel di Tusa) [12]. Una delle particolarità che la distingue dalle altre, che con andamento quasi parallelo solcano l�area, è la presenza di tracce di un�antica strada, la cosiddetta �via del grano�, che un tempo la percorreva per collegare la via consolare Valeria alla città di Enna, dalla costa tirrenica al centro dell�isola, per proseguire oltre fino al porto di Licata. Nella stessa zona un progetto culturale, promosso oltre un quarto di secolo fa dall�artista e mecenate Antonio Presti, all�inizio criticato e fortemente osteggiato, ha acquistato nel tempo consistenza e autorevolezza e segnato il paesaggio riconfigurandolo con una serie di opere, che non sono solo sculture �en plein air�, ma rappresentano ormai una cifra legata all�identità dei luoghi. La percezione del paesaggio della Fiumara d�arte [13], infatti, evidenzia il suo carattere complesso confrontandosi con le volontà di uomini di periodi diversi, che hanno segnato il territorio con molteplici fatti d�arte. Il percorso di risalita della fiumara di Tusa inizia a partire dalla costa con la suggestione della scultura di Tano Festa (Finestra sul mare) e della nuova opera di Mauro Staccioli, in costruzione sulla collina che la sovrasta. Si risale dalla linea di costa abbandonando i tracciati della strada statale e della ferrovia con i loro ponti ottocenteschi e la lettura del territorio s�impenna alla ricerca di una linea d�orizzonte più alta con la percezione del viadotto dell�autostrada e della collina ventosa, a cui si aggrappa l�antica Alesa, anticipata all�entrata dell�area archeologica dalla chiesa di S. Maria delle Palate. Il ponte Riggieri, trovatosi orfano del fiume che si è spostato ad oriente, rientra ora come un elemento nuovo del paesaggio, seppur quasi nascosto, circondato dagli oleandri, cresciuti nell�antico alveo, e da oggetti abbandonati, divani, tavolini, frigoriferi, materassi alla rinfusa, quasi una repellente e inopportuna discarica abusiva. Tra di essi appare un tratto di cornice (a sezione torica) dell�arco, caduto di recente. La porcilaia che anni fa era prossima al manufatto sembra dismessa; restano solo tracce di capanni con elementi di lamiera grecata arrugginita e accartocciata. Il ponte si trova a meno di un chilometro dalla grande scultura (La materia poteva non esserci) di Pietro Consagra, che ha dovuto invece contendere lo spazio vitale con i pilastri del grande viadotto dell�autostrada. Dall�arcata principale sono invece percepibili la grande opera del viadotto ed in cima alla collina la nuova opera (38° parallelo) di Staccioli (fig. 10). Se il dialogo dell�antico ponte Riggieri con il viadotto è stridente, addentrandosi ancora di più nella fiumara dopo avere superato Pettineo, diventa di maggiore difficoltà il rapporto tra il ponte restaurato nel sec. XVIII dall�abate Vaccarini (fig. 9) ed il nuovo, costruito accanto. L�ampiezza e la sicurezza della carreggiata seppur soddisfacenti per una strada provinciale, fanno risultare l�opera completamente sorda alla preesistenza dell�antico. A guardia della valle presidiano le vetuste torri del castello, su un versante della valle, e di Migaido, sull�altro più a monte [14]. Il ponte occupa una posizione di collegamento fra la costa e l�interno, che in qualche modo ripiglia l�antico tracciato romano della �via del grano�. La tappa più vicina è Mistretta, prima di procedere per Nicosia. Cicerone ricorda il tracciato che univa il caricatore di Halesa (Tusa) con Enna e Phintia (Licata) per il traffico dei frumenti [15]. La via non è riportata nell�Itinerarium Antonini, nè nella Tabula Peutingeriana, probabilmente perchè non carrozzabile e quindi non abilitata al cursus publicus [16]. Superando Castel di Lucio e oltrepassando il labirinto di Arianna di Italo Lanfredini e altre opere della fiumara d�arte, s�incontrano nell�alto bacino del corso d�acqua ancora residui di piccoli ponti in posti veramente sperduti. Il sentiero, che scende ripido dall�abitato è stato adattato alle nuove esigenze e si limita a scavalcare il corso d�acqua con una passerella con struttura in cemento armato, mentre verso monte ad un centinaio di metri s�intravedono i resti della spalla di un ponte ad arco diruto (ai piedi di Castel di Lucio lungo il vallone Burgisato, da cui trae origine il bacino della fiumara e su cui passa il confine con il comune vicino di Mistretta).

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6. Brevi conclusioni Addentrarsi nella valle della fiumara di Tusa è stato come rifare un viaggio a ritroso nel tempo e rileggere la storia del luogo. Fa riflettere la presenza di manufatti, che l�uomo ha collocato in vari luoghi per specifiche esigenze o funzioni a cui è legato il valore estetico di essi. Quando, come nel caso del ponte Riggieri, è persa del tutto la funzione originaria, l�opera si trova staccata dalla rete viaria a cui era connessa e si rivela estraniata, ormai considerata solamente per la sua imponenza o per una possibile dimensione estetica. Si ha quindi anche dal punto di vista linguistico uno slittamento di senso con un�inaspettata coincidenza di significati. Il ponte si ritrova ora nella condizione di opera d�arte, pur se tuttavia non è riconosciuta come tale ed è stata abbandonata, addirittura dimenticata, in quanto non è più chiamata ad espletare l�importante funzione dell�attraversamento che assolveva all�origine. Può succedere anche che nuovi manufatti, come nel caso appena descritto, siano dislocati nel territorio secondo un piano prestabilito, oppure che il piano non si attui o sia realizzato parzialmente; gli oggetti comunque restano, seppur senza relazioni tra di loro. Nel caso in cui siano espressamente collocati anche oggetti d�arte, dopo la loro installazione può succedere che facciano da catalizzatori e contribuiscano a mettere in relazione tra loro altri manufatti esistenti nell�area. Ciò succede in misura diversa per tutti gli oggetti, ma per alcuni s�innesca un corto circuito. S�instaura un meccanismo complesso di relazioni, per cui avviene una strana simbiosi, causata in parte dai fruitori, che tessono una rete di interessi e di collegamenti, che li rende maggiormente visibili e che in qualche modo curati e salvaguardati, tendono a formare nuovi scenari.

Riferimenti bibliografici

[1] SEPPILLI, Agata. Sacralità dell�acqua e sacrilegio dei ponti, Palermo, Sellerio editore, 1990.

[2] BONANNO, Lucia. Architetture del paesaggio, Ponti di Sicilia, Palermo, Medina, 1999.

[3] CANCILA, Orazio. L�economia della Sicilia, aspetti storici, Milano, Il Saggiatore, 1992.

[4] GALLIAZZO, Vittorio. I ponti romani, Treviso, Canova, 1994.

[5] MACCHIA, Giovanni, SCIASCIA, Leonardo, VALLET, George (a cura di). Jean Houel. Viaggio in Sicilia e a Malta. 1782, Palermo, Soc. Editrice �Storia di Napoli e della Sicilia�, 1977.

[6] SANTAGATI, Luigi. Viabilità e topografia della Sicilia antica, vol. I (La Sicilia del 1720), Caltanissetta ed. fuori commercio, 2006

[7] TESORIERE, Giuseppe. Viabilità antica in Sicilia. Dalla colonizzazione greca all�unificazione (1860), Palermo, Zedi Italia, 1994

]8] MAURICI, Ferdinando, MINNELLA, Melo. ANTICHI PONTI di Sicilia, Palermo, L�EPOS, 2006.

[9] DI MATTEO, Salvatore (a cura di). VILLABIANCA. Ponti sui fiumi della Sicilia, Palermo, Edizioni Giada, 1985.

[10] SCIBONA, Giacomo, TIGANO, Gabriella (a cura di). Alaisa � Alaesa. Scavi e ricerche (1970 � 2007), Messina, Sicania, 2009.

[11] FILANGERI, Camillo. Migaido Feudalit Viva, in �Persefone�, a. 11, 1966, pp. 17/32.

[12] FILANGERI, Camillo. Misure Umane fra Halaesa e Tusa, in �Contributi alla conoscenza dei Nebrodi�, Messina, Ed. Rotary club S. Agata Militello, vol. II, 1981.

[12] ELMO, Ivana. Fiumara d�arte. La rifondazione di un territorio, Archeoclub d�Italia, 2008.

[14] RAMPULLA, Giuseppe. La valle del fiume Tusa nella contea di Geraci: Pettineo, Migaido e Castel di Lucio. Patti, Kimerik, 2007.

[15] UGGERI, Giovanni. La viabilità romana in Sicilia con particolare riguardo al III e IV secolo, in �Kokalos�, n. 28/29, 1982/83, pp. 424/459.

[16] PACE, Biagio. Tracce di un nuovo itinerario romano della Sicilia, in �Studi di Antichità Classica�, Roma, 1940.