Pomigliano, l’Italiachecelafa - CISL · gno 2010 nella sede della Confindustria all’Eur, ... e...

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Pomigliano, l’Italiachecelafa Dentro la fabbrica. Rischiava la chiusura, è diventato un modello: per il Sud e non solo. Il racconto di una giornata speciale organizzata dal coordinamento Industria della Cisl Supplemento al numero 8 - anno 68 - Martedì 19 gennaio 2016

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Pomigliano,l’Italiachecelafa

Dentro la fabbrica.Rischiava la chiusura,

è diventato un modello:per il Sud e non solo.

Il racconto di una giornata specialeorganizzata dal coordinamento

Industria della Cisl

Supplemento al numero 8 - anno 68 - Martedì 19 gennaio 2016

di Giuseppe Farina*

La visita del segretariogenerale della Cisl e diuna folta delegazione disindacalisti componentiil coordinamento indu-

stria della Cisl allo stabilimentoFca di Pomigliano è stata inprimo luogo un’occasione diconoscenza di una delle realtàindustriali più importanti delMezzogiorno e di approfondi-mento di una delle esperienzeindustriali e sindacali più dibat-tute e contrastate negli ultimianni, ma anche quella che, allaprova dei fatti, ha prodottoconcreti e visibili risultati in ter-mini industriali ed occupazio-nali per i lavoratori di Pomi-gliano e per il Paese.Gli accordi sindacali sul nuovomodello produttivo ed organiz-zativo hanno permesso gli inve-stimenti a Pomigliano e neglialtri stabilimenti italiani di Fiate il rilancio della produzionedell’auto nel nostro Paese. Eoggi le attività di Fca stannodando un contributo significa-tivo anche alla crescitadell’economia e del Pil nel

nostro Paese.E’ stata anche l’occasione per incontrare e rin-graziare i veri protagonisti del “miracolo”Pomigliano: i delegati e il segretario della Fim diNapoli.Sono loro, infatti, che nella giornata del 10 giu-gno 2010 nella sede della Confindustria all’Eur,in una situazione di drammatica incertezza dellatrattativa con Fiat e nel momento in cui tuttosembrava perduto, hanno deciso per primi e dasoli che il trasferimento della produzione dellaPanda dalla Polonia a Pomigliano era un’occa -sione unica e irripetibile per il rilancio dello stabi-

limento, e che la sfida sulnuovo modello produttivo pro-posto da Fiat andava accettatoe l’accordo sindacale firmato.Sono sempre loro che lo hannodifeso e sostenuto nel referen-dum vinto con ampia maggio-ranza tra tutti i lavoratori e inuna condizione per nulla facilehanno con coraggio e determi-nazione portato avanti lescelte della Fim e della Cisl inFiat. Ed è sempre grazie al loroimpegno e a quello di tutti ilavoratori che la fabbrica diPomigliano è diventato, inpochi anni, da ultimo e piùchiacchierato stabilimentodella Fiat in Italia a stabili-mento modello e di riferi-mento per tutto il gruppo Fcanel mondo, e alla Fim e alla Cisldi diventare da quarto a primosindacato nello stabilimento,per numero di iscritti, di votinelle elezioni delle Rsu e pernumero di delegati eletti.Pomigliano è davvero lamigliore testimonianza che illavoro, la coerenza e la serietàdell’impegno pagano sempree portano risultati concreti ailavoratori e che il tempo è dav-vero galantuomo.Quella di Pomigliano è statauna bella giornata per il coordi-namento industria e per tuttala Cisl.La presenza di Anna Maria Fur-lan, di Marco Bentivogli e ditanta Cisl nello stabilimento hafatto visivamente felici i dele-gati di Pomigliano e rappre-senta il giusto riconoscimentoper chi con i fatti e non a chiac-chiere ha difeso l’industria e illavoro e fatto crescere la Cisl.*segretario confederale Cisl

Quandoiltempoègalantuomo

2 Conquiste del Lavoro / Reportage / 19 gennaio 2016

di Giuseppe Farina*

La visita del segretariogenerale della Cisl e diuna folta delegazione disindacalisti componentiil coordinamento indu-

stria della Cisl allo stabilimentoFca di Pomigliano è stata inprimo luogo un’occasione diconoscenza di una delle realtàindustriali più importanti delMezzogiorno e di approfondi-mento di una delle esperienzeindustriali e sindacali più dibat-tute e contrastate negli ultimianni, ma anche quella che, allaprova dei fatti, ha prodottoconcreti e visibili risultati in ter-mini industriali ed occupazio-nali per i lavoratori di Pomi-gliano e per il Paese.Gli accordi sindacali sul nuovomodello produttivo ed organiz-zativo hanno permesso gli inve-stimenti a Pomigliano e neglialtri stabilimenti italiani di Fiate il rilancio della produzionedell’auto nel nostro Paese. Eoggi le attività di Fca stannodando un contributo significa-tivo anche alla crescitadell’economia e del Pil nel

nostro Paese.E’ stata anche l’occasione per incontrare e rin-graziare i veri protagonisti del “miracolo”Pomigliano: i delegati e il segretario della Fim diNapoli.Sono loro, infatti, che nella giornata del 10 giu-gno 2010 nella sede della Confindustria all’Eur,in una situazione di drammatica incertezza dellatrattativa con Fiat e nel momento in cui tuttosembrava perduto, hanno deciso per primi e dasoli che il trasferimento della produzione dellaPanda dalla Polonia a Pomigliano era un’occa -sione unica e irripetibile per il rilancio dello stabi-

limento, e che la sfida sulnuovo modello produttivo pro-posto da Fiat andava accettatoe l’accordo sindacale firmato.Sono sempre loro che lo hannodifeso e sostenuto nel referen-dum vinto con ampia maggio-ranza tra tutti i lavoratori e inuna condizione per nulla facilehanno con coraggio e determi-nazione portato avanti lescelte della Fim e della Cisl inFiat. Ed è sempre grazie al loroimpegno e a quello di tutti ilavoratori che la fabbrica diPomigliano è diventato, inpochi anni, da ultimo e piùchiacchierato stabilimentodella Fiat in Italia a stabili-mento modello e di riferi-mento per tutto il gruppo Fcanel mondo, e alla Fim e alla Cisldi diventare da quarto a primosindacato nello stabilimento,per numero di iscritti, di votinelle elezioni delle Rsu e pernumero di delegati eletti.Pomigliano è davvero lamigliore testimonianza che illavoro, la coerenza e la serietàdell’impegno pagano sempree portano risultati concreti ailavoratori e che il tempo è dav-vero galantuomo.Quella di Pomigliano è statauna bella giornata per il coordi-namento industria e per tuttala Cisl.La presenza di Anna Maria Fur-lan, di Marco Bentivogli e ditanta Cisl nello stabilimento hafatto visivamente felici i dele-gati di Pomigliano e rappre-senta il giusto riconoscimentoper chi con i fatti e non a chiac-chiere ha difeso l’industria e illavoro e fatto crescere la Cisl.*segretario confederale Cisl

Quandoiltempoègalantuomo

Conquiste del Lavoro / Reportage / 19 gennaio 2016 3

Per chi vuole rendersi conto delladistanza tra la Pomigliano ”dicarta”, un mondo parallelocostruito da media senza fanta-

sia e senza rispetto del principio direaltà, e la vera Pomigliano i testi quiproposti possono rappresentare unabussola preziosa. Sono le testimonianzedei membri del coordinamento Indu-stria della Cisl, scritte e raccolte nelle set-timane seguenti alla visita allo stabili-mento campano del 2 dicembre scorso.

Un pezzo di Giapponenel nostro SudDi quella visita mi resta viva soprattuttol'immagine del contrasto. Contrasto trail territorio desolante che circonda ilsito Giambattista Vico, con strade spor-che, rifiuti sparsi e terreni incolti el'interno del perimetro del sito, tutto lin-dore, pulizia e raccolta differenziata adogni angolo. Ho chiesto a uno dei dele-gati della Fim se ce la farà la cultura chesta nascendo dentro a influenzareanche il territorio. “Non lo so”, mi harisposto.La Fiat di Pomigliano, come l'abbiamovista, è appunto un fatto di civiltà, diorganizzazione avanzata, di delegati cor-diali e orgogliosi di una rinascita di cuihanno saputo essere i primi protagoni-sti. E il contesto ambientale lo rendeancora più evidente.Accanto alla sensazione di ordine erazionalità c'è quella di meno gerarchia,di team, di “organizzazione piatta”trasmessa, anche visivamente, dalladivisa uguale per tutti, dal direttore delsito agli operai. Prima di Pomigliano loavevo visto solo nelle aziende giappo-nesi, negli anni '90. L'impressione cheviene attraversando i reparti, parlandocon i delegati, è quella di una fabbrica edi un sindacato che guardano con fidu-cia al futuro, che sanno stare al giocodella competitività globale, senza rinun-ciare alla tutela delle condizioni dilavoro. Anzi, l'ergonomia, l'ambiente ela sicurezza vengono al primo postonella gerarchia dei valori condivisi e lo si

vede lungo le linee di montaggio, mapiù ancora nei reparti di lastro-ferra-tura.Resta il rammarico dei tempi stretti,che non hanno consentito di approfon-dire con i delegati, magari anche conqualche lavoratore, quello che non sipuò cogliere in una veloce visita azien-dale. Le relazioni, il lavoro in gruppo, irapporti con l'azienda, il nuovo inqua-dramento...insomma come ci si vive,come si negozia, come si cresce sinda-calmente e professionalmente in que-sta nuova fabbrica. Sono i temi di unconfronto che dovrebbe continuare.Sergio Moia,Usr Lombardia

Una lezione per il futuroSuperati i cancelli dello stabilimento diPomigliano D’Arco della Fca, come lachiama tutto il management, ed entratinella sala dove siamo stati accolti, laprima impressione che si ricava è quelladi essere arrivati in una multinazionale.Non più in una importante impresa ita-liana, bensì in una “qualsiasi” multina-zionale con bene in vista una cartelloni-stica sulla sicurezza e una diffusissimapresenza di foto di lavoratori. Foto cheavevano a riferimento grafici che indica-vano degli obiettivi raggiunti, o, lungo lalinea produttiva, a indicare chi erano iresponsabili di quella parte di impianti.È un’impressione significativa della tra-sformazione avvenuta.La Fca è una multinazionale che ha adot-tato un proprio linguaggio organizza-tivo che è il WCM (World Class Manufac-turing), che rappresenta uno standard

abbastanza comune per le impresemanifatturiere del settore. Definire unlinguaggio comune, un codice condi-viso, è un passaggio importante perqualsiasi organizzazione. Anche noispesso siamo accusati di parlare in sin-dacalese, come fosse un codice che per-mette a tutti noi di capirci.Un linguaggio comune, per quanto tec-nico, consente a tutto il management dipotersi scambiare informazioni più velo-cemente, di condividere idee e propo-ste in maniera diffusa. Inoltre avere lostesso sistema organizzativo e quindi glistessi impianti produttivi, consente almanagement di poter lavorare indiffe-rentemente in tutti i siti e consenteall’impresa di poter spostare i lavora-tori tra i diversi impianti, con un elevatogrado di fungibilità.A dimostrazione di questo il direttoredello stabilimento è un giovane e bravoingegnere polacco, che proviene dallostabilimento dove prima si produce-vano le Panda.L’area della produzione, a cui si accededirettamente dalla sala, dà anch’essauna sensazione di profonda innova-zione. La pulizia, la luminosità ed unabassa rumorosità fanno sì che si lavoriin maniera rilassata, confermata daun’atmosfera di tranquillità tra i lavora-tori. Dicevamo che presso gli impianti visono le foto dei responsabili di quellaparte del processo produttivo, ad indi-care un forte senso di appartenenza eresponsabilità, verso di essi. Potrà sem-brare banale ed ovvia strategia azien-dale, ma nulla toglie al fatto che lavo-rare in un ambiente salubre è un fatto

Fabbrica lager. Colpo alla nuca dei lavoratori. Ritorno allaschiavitù. Ricordare oggi i commenti con cui una parte del

mondo politico e sindacale attaccò l’accordo del 2010 pro-duce un effetto straniante, quasi si fatica a credere che certeparole furono pronunciate. Eppure sono quei giudizi ad aver

dato forma alla narrazione corrente.Un luogo comune che ha oscurato la realtà, ci diconole testimonianze di chi ha visto con i suoi occhi come

si lavora in una fabbrica da ”medaglia d’oro”

Antologiadellacontronarrazione

4 Conquiste del Lavoro / Reportage / 19 gennaio 2016

Per chi vuole rendersi conto delladistanza tra la Pomigliano ”dicarta”, un mondo parallelocostruito da media senza fanta-

sia e senza rispetto del principio direaltà, e la vera Pomigliano i testi quiproposti possono rappresentare unabussola preziosa. Sono le testimonianzedei membri del coordinamento Indu-stria della Cisl, scritte e raccolte nelle set-timane seguenti alla visita allo stabili-mento campano del 2 dicembre scorso.

Un pezzo di Giapponenel nostro SudDi quella visita mi resta viva soprattuttol'immagine del contrasto. Contrasto trail territorio desolante che circonda ilsito Giambattista Vico, con strade spor-che, rifiuti sparsi e terreni incolti el'interno del perimetro del sito, tutto lin-dore, pulizia e raccolta differenziata adogni angolo. Ho chiesto a uno dei dele-gati della Fim se ce la farà la cultura chesta nascendo dentro a influenzareanche il territorio. “Non lo so”, mi harisposto.La Fiat di Pomigliano, come l'abbiamovista, è appunto un fatto di civiltà, diorganizzazione avanzata, di delegati cor-diali e orgogliosi di una rinascita di cuihanno saputo essere i primi protagoni-sti. E il contesto ambientale lo rendeancora più evidente.Accanto alla sensazione di ordine erazionalità c'è quella di meno gerarchia,di team, di “organizzazione piatta”trasmessa, anche visivamente, dalladivisa uguale per tutti, dal direttore delsito agli operai. Prima di Pomigliano loavevo visto solo nelle aziende giappo-nesi, negli anni '90. L'impressione cheviene attraversando i reparti, parlandocon i delegati, è quella di una fabbrica edi un sindacato che guardano con fidu-cia al futuro, che sanno stare al giocodella competitività globale, senza rinun-ciare alla tutela delle condizioni dilavoro. Anzi, l'ergonomia, l'ambiente ela sicurezza vengono al primo postonella gerarchia dei valori condivisi e lo si

vede lungo le linee di montaggio, mapiù ancora nei reparti di lastro-ferra-tura.Resta il rammarico dei tempi stretti,che non hanno consentito di approfon-dire con i delegati, magari anche conqualche lavoratore, quello che non sipuò cogliere in una veloce visita azien-dale. Le relazioni, il lavoro in gruppo, irapporti con l'azienda, il nuovo inqua-dramento...insomma come ci si vive,come si negozia, come si cresce sinda-calmente e professionalmente in que-sta nuova fabbrica. Sono i temi di unconfronto che dovrebbe continuare.Sergio Moia,Usr Lombardia

Una lezione per il futuroSuperati i cancelli dello stabilimento diPomigliano D’Arco della Fca, come lachiama tutto il management, ed entratinella sala dove siamo stati accolti, laprima impressione che si ricava è quelladi essere arrivati in una multinazionale.Non più in una importante impresa ita-liana, bensì in una “qualsiasi” multina-zionale con bene in vista una cartelloni-stica sulla sicurezza e una diffusissimapresenza di foto di lavoratori. Foto cheavevano a riferimento grafici che indica-vano degli obiettivi raggiunti, o, lungo lalinea produttiva, a indicare chi erano iresponsabili di quella parte di impianti.È un’impressione significativa della tra-sformazione avvenuta.La Fca è una multinazionale che ha adot-tato un proprio linguaggio organizza-tivo che è il WCM (World Class Manufac-turing), che rappresenta uno standard

abbastanza comune per le impresemanifatturiere del settore. Definire unlinguaggio comune, un codice condi-viso, è un passaggio importante perqualsiasi organizzazione. Anche noispesso siamo accusati di parlare in sin-dacalese, come fosse un codice che per-mette a tutti noi di capirci.Un linguaggio comune, per quanto tec-nico, consente a tutto il management dipotersi scambiare informazioni più velo-cemente, di condividere idee e propo-ste in maniera diffusa. Inoltre avere lostesso sistema organizzativo e quindi glistessi impianti produttivi, consente almanagement di poter lavorare indiffe-rentemente in tutti i siti e consenteall’impresa di poter spostare i lavora-tori tra i diversi impianti, con un elevatogrado di fungibilità.A dimostrazione di questo il direttoredello stabilimento è un giovane e bravoingegnere polacco, che proviene dallostabilimento dove prima si produce-vano le Panda.L’area della produzione, a cui si accededirettamente dalla sala, dà anch’essauna sensazione di profonda innova-zione. La pulizia, la luminosità ed unabassa rumorosità fanno sì che si lavoriin maniera rilassata, confermata daun’atmosfera di tranquillità tra i lavora-tori. Dicevamo che presso gli impianti visono le foto dei responsabili di quellaparte del processo produttivo, ad indi-care un forte senso di appartenenza eresponsabilità, verso di essi. Potrà sem-brare banale ed ovvia strategia azien-dale, ma nulla toglie al fatto che lavo-rare in un ambiente salubre è un fatto

Fabbrica lager. Colpo alla nuca dei lavoratori. Ritorno allaschiavitù. Ricordare oggi i commenti con cui una parte del

mondo politico e sindacale attaccò l’accordo del 2010 pro-duce un effetto straniante, quasi si fatica a credere che certeparole furono pronunciate. Eppure sono quei giudizi ad aver

dato forma alla narrazione corrente.Un luogo comune che ha oscurato la realtà, ci diconole testimonianze di chi ha visto con i suoi occhi come

si lavora in una fabbrica da ”medaglia d’oro”

Antologiadellacontronarrazione

Conquiste del Lavoro / Reportage / 19 gennaio 2016 5

molto importante. Il ribadire che èmolto tempo che non si verifica un inci-dente sul lavoro e che il tasso di assen-teismo è sceso al di sotto del 2%, sonoelementi importanti di qualità, prima ditutto per i lavoratori.Al centro delle catene di montaggio visono gli uffici degli impiegati/tecnici,separati solo da pareti di vetro, questoperché, come spiega la nostra guida,non debbono più sembrare due mondiseparati, ma ognuno lavora in simbiosicon gli altri.Il sistema di lavoro, organizzato su pic-coli team, fa perno sul team leader cheè un pò il trait d’union tra i componentied il management. Questi può essereautosufficiente nel prendere decisioni,purtroppo senza alcuna mediazione sin-dacale, ma relazionandosi all’internodei team di lavoro ed offrendo, infondo, una modalità partecipativa.Sicurezza, senso di appartenenza,responsabilità nel processo produttivo,linguaggio tecnico comune, partecipa-zione alle decisioni del team ed autosuf-ficienza organizzativa, non sono ele-menti da sottovalutare nelle strategiesindacali.La Fca ha lavorato molto su questi temi.Il sindacato non può stare a guardare o,ancora peggio, a demonizzare. I lavora-tori, in qualsiasi lavoro siano impegnati,si sentono parte di un’organizzazioneche li tutela, che investe su di loro esull’ambiente che li circonda, che liresponsabilizza e che alla fine li premia,non solo economicamente.Se il sindacato sta indietro rispettoall’impresa il lavoratore si affidaall’impresa che, magari anche paterna-listicamente, lo garantisce. Forseoccorre comunicare meglio che moltirisultati ottenuti dalle imprese sonofrutto dell’impegno del sindacato e dibuone relazioni sindacali, laddove obiet-tivo comune è quello del migliora-mento delle condizioni lavorative edella tutela dei posti di lavoro.Infine, non si può dimenticare l’entusia -smo delle RSA. Esso ha testimoniatol’importanza di una visibile presenzadell’organizzazione a loro supporto,questione per la quale il nostro impe-gno deve continuare e migliorare.Cosmo ColonnaDipartimento Industria Cisl

Avevamo ragione,ora il secondo modelloArrivando in pullman da Roma,l'esterno dell'azienda dà l'impressione

di essere cosa vecchia.Lo stesso parcheggio mezzo vuoto noncontribuisce all'immagine, se non fosseche almeno c'è un parcheggio mezzzopieno.Non oso pensare al vuoto di pochi annifa: il deserto!Appena entrati sembra che sia passatoun secolo di futuro e di innovazione tec-nologica.Ci accoglie un "ragazzo" in tuta dalavoro: è polacco, avrà meno di 40 annie se non fosse che nella tuta porta la tar-ghetta "Direzione Aziendale", potrebbeessere scambiato per un delegato FimCisl.È il responsabile numero uno della pro-duzione della Panda.Indossati gli indumenti per la prote-zione individuale iniziamo la visita dallelinee di montaggio. Il clima, la luce, ilpoco rumore ci dicono che è possibilecreare ambienti di lavoro meno bruttied invasivi di quelli che per anniabbiamo conosciuto in decine di nostreaziende del nord industriale.La Panda che arriva sa posizionarsi almeglio in altezza e in velocità per favo-rire l'operatore dal punto di vista ergo-nomico.Intendiamoci, si sta lavorando e produ-cendo ma l'impressione che ne ricavi èche lo stanno facendo nel migliore deimodi possibili.L'organizzazione del lavoro prevede unteam leader ogni 6 operatori, gli ufficisono aperti e chi sta dentro vede fuori echi sta fuori vede se e cosa si fa dentro.Si capiscono quindi i cartelli con foto dioperatori che accanto al loro nome ecognome riportano: questo è il mioimpianto.Niente è più lontano dalla narrazione diun certo sindacato, di qualche penni-vendolo, che senza aver mai messopiede qui, racconta una situazione da"padroni" di ferriera.Ma la via della partecipazione dei lavo-ratori al funzionamento dell'impresaviene amplificata, quasi esaltata, dalmassiccio investimento tecnologico.Se ne trova conferma nel cosiddettoreparto carrozzerie, a monte della pro-duzione, dove ci sono 14 robot che inmeno di un minuto ti saldano la scocca della Panda senza fumo e senza odori.Ridurre a zero, da mesi, gli infortuni, iconflitti e l'assenteismo, costruire unposto di fatica come una fabbrica met-tendo al centro l'operatore: come èstato possibile realizzarlo qui, nel suddel paese?

Due sembrano le leve del successo: laprima è l'investimento economicoimportante in tecnologia moderna, laseconda sono le relazioni industriali chei nostri delegati della Fim Cisl hannosaputo mettere in atto.Un confronto a somma positiva dove iovinco se tu vinci e viceversa.I fattori di successo di questo stabili-mento non sono più solo una cosa cheinteressa chi ha messo i soldi, ma anchechi ci lavora e si guadagna il pane quoti-diano.Ora il progetto va completato e raffor-zato in quello che è ancora forse l'unicopunto debole: Pomigliano infatti è unostabilimento mono prodotto.Ai nostri della Fim Cisl di Pomiglianol'augurio di riuscire a contrattare unampliamento di gamma e di avere cosìfino in fondo un riconoscimento valo-

riale profondo.Se lo meritano per il grande sforzo com-piuto, un riconoscimento, un augurioche altro non può essere quello di riu-scire a riempire l'altra metà del parcheg-gio vuoto.Solo così si potrà dire che la desertifica-zione di Pomigliano è stata sconfitta. Gianni CastellanUSR Veneto

La risposta giustaper un Sud che soffreLa giornata di Pomigliano è stata unascelta importante sia per l’occasione divisitare uno stabilimento italianoall’avanguardia sia per l’opportunitàdi condividere con i lavoratori, soprat-tutto gli iscritti alla Cisl, arricchentimomenti di socializzazione. Ho avutol’opportunità di conoscere una realtàmanifatturiera d’avanguardia e di tra-

scorrere una giornata con lavoratori,che hanno trasmesso entusiasmo nelsegno dei valori identitari della nostraorganizzazione. Davvero straordinarial’accoglienza in un ambiente pulito,ordinato, ricco di immagini semplici macon messaggi diretti sulla sicurezza e sulvalore delle persone. Lo stesso slogan,“noi siamo quello che facciamo”, com-pendia in cinque parole lo stile e leragioni d’essere della Cisl, il personali-smo cristiano, il valore attribuito dallaCarta Costituzionale Italiana al lavoro. Ilmodello contrattuale costruito dallaCisl è perfettamente coerente conquello slogan, segno di una lungimi-ranza programmatica e di apertura almoderno estranee a chi confida più suirapporti di forza che sul confronto e lacontrattazione sui fatti e sui valori.Pomigliano è la risposta a quanti pensa-

vano che non si sarebbe riusciti a realiz-zare un contesto lavorativo in grado diconiugare insieme qualità del lavoro,ambiente e sicurezza. La presenza ditanti giovani, che hanno espresso soddi-sfazione per il proprio lavoro rispettoalle loro professionalità, sicuramente dialta competenza, unitamente allescelte aziendali che hanno consentito diraggiungere obiettivi di grande rilievoavvalorati da importanti riconosci-menti ricevuti, è il segno concreto diuna scommessa imprenditoriale vinta.Ancora più importante perché avve-nuta in contesti socialmente conside-rati difficili.Quasi automatico pensare, immagi-nare, una realtà di questo livello dentrola mia regione, la Sardegna. Una terra dicrisi atavica che si trascina da decenni,che stenta a proporre un nuovo

6 Conquiste del Lavoro / Reportage / 19 gennaio 2016

molto importante. Il ribadire che èmolto tempo che non si verifica un inci-dente sul lavoro e che il tasso di assen-teismo è sceso al di sotto del 2%, sonoelementi importanti di qualità, prima ditutto per i lavoratori.Al centro delle catene di montaggio visono gli uffici degli impiegati/tecnici,separati solo da pareti di vetro, questoperché, come spiega la nostra guida,non debbono più sembrare due mondiseparati, ma ognuno lavora in simbiosicon gli altri.Il sistema di lavoro, organizzato su pic-coli team, fa perno sul team leader cheè un pò il trait d’union tra i componentied il management. Questi può essereautosufficiente nel prendere decisioni,purtroppo senza alcuna mediazione sin-dacale, ma relazionandosi all’internodei team di lavoro ed offrendo, infondo, una modalità partecipativa.Sicurezza, senso di appartenenza,responsabilità nel processo produttivo,linguaggio tecnico comune, partecipa-zione alle decisioni del team ed autosuf-ficienza organizzativa, non sono ele-menti da sottovalutare nelle strategiesindacali.La Fca ha lavorato molto su questi temi.Il sindacato non può stare a guardare o,ancora peggio, a demonizzare. I lavora-tori, in qualsiasi lavoro siano impegnati,si sentono parte di un’organizzazioneche li tutela, che investe su di loro esull’ambiente che li circonda, che liresponsabilizza e che alla fine li premia,non solo economicamente.Se il sindacato sta indietro rispettoall’impresa il lavoratore si affidaall’impresa che, magari anche paterna-listicamente, lo garantisce. Forseoccorre comunicare meglio che moltirisultati ottenuti dalle imprese sonofrutto dell’impegno del sindacato e dibuone relazioni sindacali, laddove obiet-tivo comune è quello del migliora-mento delle condizioni lavorative edella tutela dei posti di lavoro.Infine, non si può dimenticare l’entusia -smo delle RSA. Esso ha testimoniatol’importanza di una visibile presenzadell’organizzazione a loro supporto,questione per la quale il nostro impe-gno deve continuare e migliorare.Cosmo ColonnaDipartimento Industria Cisl

Avevamo ragione,ora il secondo modelloArrivando in pullman da Roma,l'esterno dell'azienda dà l'impressione

di essere cosa vecchia.Lo stesso parcheggio mezzo vuoto noncontribuisce all'immagine, se non fosseche almeno c'è un parcheggio mezzzopieno.Non oso pensare al vuoto di pochi annifa: il deserto!Appena entrati sembra che sia passatoun secolo di futuro e di innovazione tec-nologica.Ci accoglie un "ragazzo" in tuta dalavoro: è polacco, avrà meno di 40 annie se non fosse che nella tuta porta la tar-ghetta "Direzione Aziendale", potrebbeessere scambiato per un delegato FimCisl.È il responsabile numero uno della pro-duzione della Panda.Indossati gli indumenti per la prote-zione individuale iniziamo la visita dallelinee di montaggio. Il clima, la luce, ilpoco rumore ci dicono che è possibilecreare ambienti di lavoro meno bruttied invasivi di quelli che per anniabbiamo conosciuto in decine di nostreaziende del nord industriale.La Panda che arriva sa posizionarsi almeglio in altezza e in velocità per favo-rire l'operatore dal punto di vista ergo-nomico.Intendiamoci, si sta lavorando e produ-cendo ma l'impressione che ne ricavi èche lo stanno facendo nel migliore deimodi possibili.L'organizzazione del lavoro prevede unteam leader ogni 6 operatori, gli ufficisono aperti e chi sta dentro vede fuori echi sta fuori vede se e cosa si fa dentro.Si capiscono quindi i cartelli con foto dioperatori che accanto al loro nome ecognome riportano: questo è il mioimpianto.Niente è più lontano dalla narrazione diun certo sindacato, di qualche penni-vendolo, che senza aver mai messopiede qui, racconta una situazione da"padroni" di ferriera.Ma la via della partecipazione dei lavo-ratori al funzionamento dell'impresaviene amplificata, quasi esaltata, dalmassiccio investimento tecnologico.Se ne trova conferma nel cosiddettoreparto carrozzerie, a monte della pro-duzione, dove ci sono 14 robot che inmeno di un minuto ti saldano la scocca della Panda senza fumo e senza odori.Ridurre a zero, da mesi, gli infortuni, iconflitti e l'assenteismo, costruire unposto di fatica come una fabbrica met-tendo al centro l'operatore: come èstato possibile realizzarlo qui, nel suddel paese?

Due sembrano le leve del successo: laprima è l'investimento economicoimportante in tecnologia moderna, laseconda sono le relazioni industriali chei nostri delegati della Fim Cisl hannosaputo mettere in atto.Un confronto a somma positiva dove iovinco se tu vinci e viceversa.I fattori di successo di questo stabili-mento non sono più solo una cosa cheinteressa chi ha messo i soldi, ma anchechi ci lavora e si guadagna il pane quoti-diano.Ora il progetto va completato e raffor-zato in quello che è ancora forse l'unicopunto debole: Pomigliano infatti è unostabilimento mono prodotto.Ai nostri della Fim Cisl di Pomiglianol'augurio di riuscire a contrattare unampliamento di gamma e di avere cosìfino in fondo un riconoscimento valo-

riale profondo.Se lo meritano per il grande sforzo com-piuto, un riconoscimento, un augurioche altro non può essere quello di riu-scire a riempire l'altra metà del parcheg-gio vuoto.Solo così si potrà dire che la desertifica-zione di Pomigliano è stata sconfitta. Gianni CastellanUSR Veneto

La risposta giustaper un Sud che soffreLa giornata di Pomigliano è stata unascelta importante sia per l’occasione divisitare uno stabilimento italianoall’avanguardia sia per l’opportunitàdi condividere con i lavoratori, soprat-tutto gli iscritti alla Cisl, arricchentimomenti di socializzazione. Ho avutol’opportunità di conoscere una realtàmanifatturiera d’avanguardia e di tra-

scorrere una giornata con lavoratori,che hanno trasmesso entusiasmo nelsegno dei valori identitari della nostraorganizzazione. Davvero straordinarial’accoglienza in un ambiente pulito,ordinato, ricco di immagini semplici macon messaggi diretti sulla sicurezza e sulvalore delle persone. Lo stesso slogan,“noi siamo quello che facciamo”, com-pendia in cinque parole lo stile e leragioni d’essere della Cisl, il personali-smo cristiano, il valore attribuito dallaCarta Costituzionale Italiana al lavoro. Ilmodello contrattuale costruito dallaCisl è perfettamente coerente conquello slogan, segno di una lungimi-ranza programmatica e di apertura almoderno estranee a chi confida più suirapporti di forza che sul confronto e lacontrattazione sui fatti e sui valori.Pomigliano è la risposta a quanti pensa-

vano che non si sarebbe riusciti a realiz-zare un contesto lavorativo in grado diconiugare insieme qualità del lavoro,ambiente e sicurezza. La presenza ditanti giovani, che hanno espresso soddi-sfazione per il proprio lavoro rispettoalle loro professionalità, sicuramente dialta competenza, unitamente allescelte aziendali che hanno consentito diraggiungere obiettivi di grande rilievoavvalorati da importanti riconosci-menti ricevuti, è il segno concreto diuna scommessa imprenditoriale vinta.Ancora più importante perché avve-nuta in contesti socialmente conside-rati difficili.Quasi automatico pensare, immagi-nare, una realtà di questo livello dentrola mia regione, la Sardegna. Una terra dicrisi atavica che si trascina da decenni,che stenta a proporre un nuovo

Conquiste del Lavoro / Reportage / 19 gennaio 2016 7

modello di sviluppo per rilanciare l’eco -nomia. Le uniche realtà certe sono i 350mila poveri, la disoccupazione giova-nile, in alcuni territori oltre il 70%, lanuova emigrazione di diplomati e lau-reati che costa alla comunità la perditadi risorse umane, culturali, anagrafichee anche di affetti. Per queste ragionirimettere in primo piano, come fa laCisl, il tema del rilancio del Mezzo-giorno è opportuno e anche doveroso.Senza cadute di intensità, ma spin-gendo dibattiti e discussioni verso pro-poste realizzabili seguite da interventitempestivi, efficienti ed efficaci. Per for-tificare i modelli contrattuali e contri-buire alla creazione di occupazionevera e stabile come avvenuto a Pomi-gliano.Oriana Putzolusegretario generale Cisl Sardegna

La sconfittadell’antagonismoL’accordo di Pomigliano del 15 giugno2010, sottoscritto con tutti i sindacatinazionali di categoria ad esclusionedella Fiom-Cgil, e successivamente rati-ficato dal 63% dei lavoratori, riapre icancelli di un sito destinato alla chiu-sura, grazie ad un piano di investimentosu Pomigliano di 700 milioni di euro,con il trasferimento della produzionedella Panda - altrimenti destinata allaPolonia - e da ragione alla Cisl.Dà ragione ad un sindacato riformista edella responsabilità ed ai lavoratori chedicono no agli antagonisti per profes-sione, che hanno voglia di rimboccarsile maniche e risolvere i problemi, e che,soprattutto, sono disposti ad impe-gnarsi per trovare le soluzioni; scom-mette sulla capacità di competitivitàdel sistema industria Italia, chiedendoin cambio di avere maggiore flessibilitànell’utilizzo degli impianti e certezza edesigibilità dei “patti” sottoscritti con ilsindacato.La visita al sito di Pomigliano del 2dicembre scorso svela una fabbrica - gio-iello, ben organizzata e a bassissimoassenteismo. Permette di verificare,con grande entusiasmo, le condizioni dilavoro che si attestano in un regime dimassima sicurezza con soddisfazionedelle singole professionalità, fruttoanche di piani formativi di riqualifica-zione mirati, e un altissimo livello tecno-logico. Anche i quadri Fiat, oltre ai lavo-ratori, sono stati chiamati ad una pro-fonda evoluzione culturale sulla stradadella partecipazione. E, nei fatti,

l’ambiente di lavoro rimanda ad uncomune sforzo per la vita dell’azienda.L’accordo ha dato ragione alla Cisl.Pomigliano lancia messaggi di sviluppoproduttivo e sindacale. Non solo per laFiat, ma per l'intero mondo del lavoroitaliano. Questa cultura della partecipa-zione deve maturare anche nelle altrigrandi realtà nazionali come Fincantierie nell’imprenditoria campana: bisognaabbandonare l’idea del sistematicoricorso agli interventi pubblici.Quello che la Cisl auspica è che possaarrivare un nuovo prodotto sul sito cam-pano, oltre la Panda, che porti alla satu-razione degli impianti perché, come sin-dacato, non saremo completamentesoddisfatti fino a quando anchel’ultimo lavoratore non rientrerà inazienda.Alle istituzioni si chiede di accompa-gnare i processi di ammodernamentoindustriale come è successo in Fiat attra-verso interventi formativi e di riconver-sione professionale.Nino Di Maio,segretario Regionalecon delega all’IndustriaAngelo Finizio,coordinatore del DipartimentoIndustria Regionale

Il vero successonegli sguardi dei lavoratoriDopo una visita ad una azienda ci sidomanda cosa rimanga di quella gior-nata, soprattutto per un sindacalistache opera in altri settori, anch’essi inte-ressati dall’innovazione, nel settore pri-vato, esposti alla concorrenza interna-zionale e che vende i propri prodotti nelmondo.L’Italia ha queste eccellenze nel set-tore manifatturiero tutto, a volte nonconosciute dalla politica e dai cittadinima che ne fanno una grande potenzaindustriale che produce oggetti di cultofra i consumatori di tutto il globo.Vestiti, occhiali, prodotti per edilizia,vetro, ceramica, insomma prodotti chesono presenti in gran parte del mondo.Il settore Auto arriva dopo una innova-zione di processo e di prodotto moltoforte e la FCA di Pomigliano ne è ungrande esempio. Si può fare un pro-dotto relativamente a basso costo - laPanda - senza ricorrere a terziarizza-zioni che portano i contratti di lavoro, ilsalario e i diritti dei lavoratori a confon-dersi con il lavoro nero e sommerso.Tutti noi abbiamo seguito la vicenda sin-dacale di Pomigliano attraverso i gior-

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modello di sviluppo per rilanciare l’eco -nomia. Le uniche realtà certe sono i 350mila poveri, la disoccupazione giova-nile, in alcuni territori oltre il 70%, lanuova emigrazione di diplomati e lau-reati che costa alla comunità la perditadi risorse umane, culturali, anagrafichee anche di affetti. Per queste ragionirimettere in primo piano, come fa laCisl, il tema del rilancio del Mezzo-giorno è opportuno e anche doveroso.Senza cadute di intensità, ma spin-gendo dibattiti e discussioni verso pro-poste realizzabili seguite da interventitempestivi, efficienti ed efficaci. Per for-tificare i modelli contrattuali e contri-buire alla creazione di occupazionevera e stabile come avvenuto a Pomi-gliano.Oriana Putzolusegretario generale Cisl Sardegna

La sconfittadell’antagonismoL’accordo di Pomigliano del 15 giugno2010, sottoscritto con tutti i sindacatinazionali di categoria ad esclusionedella Fiom-Cgil, e successivamente rati-ficato dal 63% dei lavoratori, riapre icancelli di un sito destinato alla chiu-sura, grazie ad un piano di investimentosu Pomigliano di 700 milioni di euro,con il trasferimento della produzionedella Panda - altrimenti destinata allaPolonia - e da ragione alla Cisl.Dà ragione ad un sindacato riformista edella responsabilità ed ai lavoratori chedicono no agli antagonisti per profes-sione, che hanno voglia di rimboccarsile maniche e risolvere i problemi, e che,soprattutto, sono disposti ad impe-gnarsi per trovare le soluzioni; scom-mette sulla capacità di competitivitàdel sistema industria Italia, chiedendoin cambio di avere maggiore flessibilitànell’utilizzo degli impianti e certezza edesigibilità dei “patti” sottoscritti con ilsindacato.La visita al sito di Pomigliano del 2dicembre scorso svela una fabbrica - gio-iello, ben organizzata e a bassissimoassenteismo. Permette di verificare,con grande entusiasmo, le condizioni dilavoro che si attestano in un regime dimassima sicurezza con soddisfazionedelle singole professionalità, fruttoanche di piani formativi di riqualifica-zione mirati, e un altissimo livello tecno-logico. Anche i quadri Fiat, oltre ai lavo-ratori, sono stati chiamati ad una pro-fonda evoluzione culturale sulla stradadella partecipazione. E, nei fatti,

l’ambiente di lavoro rimanda ad uncomune sforzo per la vita dell’azienda.L’accordo ha dato ragione alla Cisl.Pomigliano lancia messaggi di sviluppoproduttivo e sindacale. Non solo per laFiat, ma per l'intero mondo del lavoroitaliano. Questa cultura della partecipa-zione deve maturare anche nelle altrigrandi realtà nazionali come Fincantierie nell’imprenditoria campana: bisognaabbandonare l’idea del sistematicoricorso agli interventi pubblici.Quello che la Cisl auspica è che possaarrivare un nuovo prodotto sul sito cam-pano, oltre la Panda, che porti alla satu-razione degli impianti perché, come sin-dacato, non saremo completamentesoddisfatti fino a quando anchel’ultimo lavoratore non rientrerà inazienda.Alle istituzioni si chiede di accompa-gnare i processi di ammodernamentoindustriale come è successo in Fiat attra-verso interventi formativi e di riconver-sione professionale.Nino Di Maio,segretario Regionalecon delega all’IndustriaAngelo Finizio,coordinatore del DipartimentoIndustria Regionale

Il vero successonegli sguardi dei lavoratoriDopo una visita ad una azienda ci sidomanda cosa rimanga di quella gior-nata, soprattutto per un sindacalistache opera in altri settori, anch’essi inte-ressati dall’innovazione, nel settore pri-vato, esposti alla concorrenza interna-zionale e che vende i propri prodotti nelmondo.L’Italia ha queste eccellenze nel set-tore manifatturiero tutto, a volte nonconosciute dalla politica e dai cittadinima che ne fanno una grande potenzaindustriale che produce oggetti di cultofra i consumatori di tutto il globo.Vestiti, occhiali, prodotti per edilizia,vetro, ceramica, insomma prodotti chesono presenti in gran parte del mondo.Il settore Auto arriva dopo una innova-zione di processo e di prodotto moltoforte e la FCA di Pomigliano ne è ungrande esempio. Si può fare un pro-dotto relativamente a basso costo - laPanda - senza ricorrere a terziarizza-zioni che portano i contratti di lavoro, ilsalario e i diritti dei lavoratori a confon-dersi con il lavoro nero e sommerso.Tutti noi abbiamo seguito la vicenda sin-dacale di Pomigliano attraverso i gior-

Conquiste del Lavoro / Reportage / 19 gennaio 2016 9

nali e i colleghi della Fim.Abbiamo visto come è stata dura, anzidurissima. Durissima per lo scontro sin-dacale interno, durissima per la rappre-sentazione data dai media, semprepronti a mettere in risalto il peggio e poia “soccorrere i vincitori” e infine duris-sima per i luoghi comuni su Napoli e ilSud.La durezza e l’asprezza dello scontroperò era riassunta nello sguardo enell’atteggiamento dei nostri delegatidurante la visita. Ci hanno accompa-gnato, hanno sottolineato e a volte cihanno spiegato.Insomma ho letto in quegli sguardi lasoddisfazione di essere arrivati a quelrisultato a cui loro hanno contribuito inmaniera decisiva.Penso che sarà il ricordo di queglisguardi quello che mi porterò dietro .Stefano RuvoloFemca Cisl

Tecnologia e persona,il contrasto non c’èUna visita senz’altro positiva poichéabbiamo potuto verificare la positivitàdi una serie di interventi: l’impresa cheha creduto in un investimento su unaterra particolarmente martoriata da cri-ticità pressanti (disoccupazione, temati-che ambientali, criminalità ecc.); il sin-dacato, la Cisl in particolare, che come ènella sua tradizione ha sfidato e si è sfi-data in un progetto di sviluppo chetenesse insieme le varie criticità sum-menzionate; il valore della persona inquesta esperienza assume un caratterepreponderante poiché centrale nellaricerca di nuove tecnologie, nelle pro-fessionalità acquisite, nel sostegno adun’azione sindacale innovativa nelsegno della corresponsabilità.Due sono gli elementi che immediata-mente balzano all’attenzione visitandolo stabilimento: l’altissimo impiego ditecnologie innovative che valorizzanola risorsa umana nel rispetto dei criteridi sicurezza e salubrità temi sui qualimai dobbiamo abbassare la guardia.Mi sarebbe piaciuto verificare una mag-giore attenzione ai temi della responsa-bilità sociale da declinare in un territo-rio che, come altri al Sud, non ha biso-gno solo di insediamenti produttivi maanche di interventi su più ampi frontidel tessuto sociale inteso come neces-sità di vivere in un contesto più attrez-zato (modello Olivetti).Mi ha colpito, inoltre, l’affermazionefatta da una nostra RSU rispetto alla

considerazione che il management dedi-cato alle relazioni industriali ripone neinostri confronti (primo sindacato inazienda), segno di una non compiutamaturità e valorizzazione di una organiz-zazione come la CISL che più di altre sispende in termini di partecipazione aiprocessi produttivi.Daniela Fumarolasegretario Usi Cisl Puglia-Basilicata

Qui l’ideologiaha fatto bancarottaNel 2010, quale componente degli orga-nismi della Fim Nazionale, mi è capitatopiù volte di partecipare a riunioni riguar-danti la vertenza Fiat. All’inizio si è trat-tato di una discussione piuttosto osticaanche al nostro interno, perché vedevauna parte della Fim molto preoccupata,oltre che dell’ulteriore deteriora-mento dei rapporti con la Fiom, di non

riuscire a convincere lavoratori e opi-nione pubblica che quanto si stavafacendo era negli interessi dei lavora-tori e del paese e non certo un regalo al“bieco padrone” in cashmere, Mar-chionne…Il lungo confronto al nostro interno pro-dusse alla fine una posizione condivisada tutti gli Organismi (anche se con qual-che isolato mal di pancia “ideolo -gico”…).La visita alla Fca di Pomigliano Vico miha consentito di verificare diretta-mente quanto importanti siano state lescelte compiute dalla Fim e dalla Cisl:uno stabilimento efficiente, con unmodello organizzativo snello basato sulteamworking, un coinvolgimento attivodei lavoratori nei vari team, una spe-ciale attenzione ai temi della sicurezza,una età media piuttosto bassa e un tan-

gibile senso di orgoglio e appartenenzada parte di tutti. Uno stabilimento vera-mente moderno dove tecnologie digi-tali, robotica e meccanica, si integranosotto una sapiente supervisioneumana. La mia impressione è che aPomigliano si sia realizzato un generaliz-zato cambio di cultura che ha fatto pren-dere coscienza di quanto la cosiddettafabbrica sia per tutti un bene da custo-dire e una realtà da consolidare.Mi son tornate alla mente le perentoriecertezze di quanti giuravano che Fiatavrebbe lasciato l’Italia perché in que-sto paese non avrebbe mai investito, glistabilimenti sarebbero stati chiusi e ilavoratori sarebbero passati dalla cigsal licenziamento, e mai e poi mai sisarebbero fatte nuove assunzioni...Hoprovato un senso forte di rivincita neiconfronti dei tantissimi politici, giornali-

sti e commentatori che nei media e neitalk-show in questi anni hanno pretesodi spiegare la vertenza FIAT, dandovoce quasi esclusivamente a chi vi siopponeva, piuttosto che ascoltare leragioni di quanti si sono assunti laresponsabilità di sottoscrivere unaccordo. Curioso modo di fare giornali-smo: anziché risalire alla fonte delleinformazioni, si rivolge alla fonte avvele-nata dell’ideologia!Guardando al futuro, in uno stabili-mento così ben strutturato, quello cheoggi manca e che invece renderebbe, amio avviso, più coerente il sistemaposto in essere, è l’introduzione di unpercorso partecipativo che veda uncoinvolgimento dei lavoratori anchenelle scelte aziendali, secondo unmodello di democrazia economica (maforse per questo servirà una legge adhoc?).Gianpaolo Pavonisegreteria Cisl Laziocomitato reggenza Cisl Roma

Diamo una chancealla partecipazioneAver visto l’impianto, con la nuovaorganizzazione del lavoro, di Pomi-gliano per me che conoscevo il vecchioassetto produttivo ed organizzativodella Fiat è stato sbalorditivo.Alla luce dell’elevato livello di innova-zione tecnologica che ha determinatouna notevole crescita dell’automa -zione, tanto da rendere prevalente illavoro umano di controllo degliimpianti rispetto a quello di direttoassemblaggio manuale dei particolari edei componenti, si comprende ancorameglio, ed in modo non solo teorico, lacoraggiosa scelta sindacale che nel2010 portò la Fim e la Cisl a sottoscri-vere “il Contratto Specifico di primolivello” come scelta pragmatica e nonideologica derivante dalla necessità discommettere, insieme all’azienda,sulla possibilità di rendere il sito produt-tivo effettivamente competitivo, tantoda porlo al riparo dal rischio dismis-sione.La visita ha reso evidente che unimpianto così innovativo e tecnologica-mente avanzato, quindi estremamentecostoso, si giustifica economicamentese può avere tempi di ammortamentocompatibili con il tempo di vita delmodello di automobile che deve pro-dursi e con le altre variabili di bilancio.Ciò da solo spiega la scelta di prevederenell’accordo del 2010 le due opzioni di

orario che possono consentire, in baseall’andamento del mercato, un elevatolivello di utilizzazione dell’impiantostesso. Ma la Fiat poteva concepire que-sto investimento solo se il sindacato,come fece negli anni precedenti aMelfi, si fosse reso disponibile a concor-rere, dal suo versante di investimentoumano e normativo, a raggiungere ilrisultato atteso, assumendolo, peral-tro, come il mezzo di tutela dell’occupa -zione.Il tipo di organizzazione del lavoro con-sensualmente adottato a Pomigliano,che realmente valorizza le persone ed illoro impegno lavorativo schematica-mente visibile in elementi quali la ridu-zione a tre livelli di inquadramentonella scala gerarchica dei dipendentidello stabilimento, consente di capire larealizzabilità degli impegni contrattual-mente assunti dalla Fim e dalla Cisl nel2010. E se, oggi, il tasso di assenteismoè sceso all’1,8% lo si deve al nuovomodo di concepire il lavoro ed i rapportitra le persone. Questo livello estrema-mente basso si può spiegare solo comeeffetto del nuovo e positivo “clima”interno, compresa la scelta del sinda-cato di favorire il recupero di produtti-vità. Basti ricordare che subito dopo la“marcia dei 40.000” dell’ottobre del1980, in un clima di terrore, il tasso diassenteismo medio in Fiat era scesofino al 4% ma non aveva raggiunto que-sto livello così basso. Questa considera-zione fa il paio con la scelta di posizio-nare all’ingresso dello stabilimento uncartello elettronico che ricorda a tuttida quanto tempo non accade un infortu-nio, espressione visibile della scelta diadattare gli impianti ad un’organizza -zione del lavoro improntata alla ricercadel più basso rischio possibile di infortu-nio, di fatica e di malattia professionale.L’orgoglio mostratoci dalla rappresen-tanza aziendale della Fim – Cisl (che hamostrato di apprezzare la presenza delgruppo dirigente nazionale della Cisl edella sua Segretaria Generale, Annama-ria Furlan insieme al Segretario Gene-rale della Fim, Marco Bentivogli) che haavuto il merito di sostenere, nel tempo,uno scontro, anche mediaticamente for-tissimo, con quanti si ostinano a guar-dare la realtà attuale con le lenti del pas-sato, e con cui ci siamo piacevolmenteincontrati, ben si spiega dato il voltopositivo mostratoci da questa impor-tante realtà industriale meridionale cheloro hanno contribuito a determinare(allocata, peraltro, in una delle zone,

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nali e i colleghi della Fim.Abbiamo visto come è stata dura, anzidurissima. Durissima per lo scontro sin-dacale interno, durissima per la rappre-sentazione data dai media, semprepronti a mettere in risalto il peggio e poia “soccorrere i vincitori” e infine duris-sima per i luoghi comuni su Napoli e ilSud.La durezza e l’asprezza dello scontroperò era riassunta nello sguardo enell’atteggiamento dei nostri delegatidurante la visita. Ci hanno accompa-gnato, hanno sottolineato e a volte cihanno spiegato.Insomma ho letto in quegli sguardi lasoddisfazione di essere arrivati a quelrisultato a cui loro hanno contribuito inmaniera decisiva.Penso che sarà il ricordo di queglisguardi quello che mi porterò dietro .Stefano RuvoloFemca Cisl

Tecnologia e persona,il contrasto non c’èUna visita senz’altro positiva poichéabbiamo potuto verificare la positivitàdi una serie di interventi: l’impresa cheha creduto in un investimento su unaterra particolarmente martoriata da cri-ticità pressanti (disoccupazione, temati-che ambientali, criminalità ecc.); il sin-dacato, la Cisl in particolare, che come ènella sua tradizione ha sfidato e si è sfi-data in un progetto di sviluppo chetenesse insieme le varie criticità sum-menzionate; il valore della persona inquesta esperienza assume un caratterepreponderante poiché centrale nellaricerca di nuove tecnologie, nelle pro-fessionalità acquisite, nel sostegno adun’azione sindacale innovativa nelsegno della corresponsabilità.Due sono gli elementi che immediata-mente balzano all’attenzione visitandolo stabilimento: l’altissimo impiego ditecnologie innovative che valorizzanola risorsa umana nel rispetto dei criteridi sicurezza e salubrità temi sui qualimai dobbiamo abbassare la guardia.Mi sarebbe piaciuto verificare una mag-giore attenzione ai temi della responsa-bilità sociale da declinare in un territo-rio che, come altri al Sud, non ha biso-gno solo di insediamenti produttivi maanche di interventi su più ampi frontidel tessuto sociale inteso come neces-sità di vivere in un contesto più attrez-zato (modello Olivetti).Mi ha colpito, inoltre, l’affermazionefatta da una nostra RSU rispetto alla

considerazione che il management dedi-cato alle relazioni industriali ripone neinostri confronti (primo sindacato inazienda), segno di una non compiutamaturità e valorizzazione di una organiz-zazione come la CISL che più di altre sispende in termini di partecipazione aiprocessi produttivi.Daniela Fumarolasegretario Usi Cisl Puglia-Basilicata

Qui l’ideologiaha fatto bancarottaNel 2010, quale componente degli orga-nismi della Fim Nazionale, mi è capitatopiù volte di partecipare a riunioni riguar-danti la vertenza Fiat. All’inizio si è trat-tato di una discussione piuttosto osticaanche al nostro interno, perché vedevauna parte della Fim molto preoccupata,oltre che dell’ulteriore deteriora-mento dei rapporti con la Fiom, di non

riuscire a convincere lavoratori e opi-nione pubblica che quanto si stavafacendo era negli interessi dei lavora-tori e del paese e non certo un regalo al“bieco padrone” in cashmere, Mar-chionne…Il lungo confronto al nostro interno pro-dusse alla fine una posizione condivisada tutti gli Organismi (anche se con qual-che isolato mal di pancia “ideolo -gico”…).La visita alla Fca di Pomigliano Vico miha consentito di verificare diretta-mente quanto importanti siano state lescelte compiute dalla Fim e dalla Cisl:uno stabilimento efficiente, con unmodello organizzativo snello basato sulteamworking, un coinvolgimento attivodei lavoratori nei vari team, una spe-ciale attenzione ai temi della sicurezza,una età media piuttosto bassa e un tan-

gibile senso di orgoglio e appartenenzada parte di tutti. Uno stabilimento vera-mente moderno dove tecnologie digi-tali, robotica e meccanica, si integranosotto una sapiente supervisioneumana. La mia impressione è che aPomigliano si sia realizzato un generaliz-zato cambio di cultura che ha fatto pren-dere coscienza di quanto la cosiddettafabbrica sia per tutti un bene da custo-dire e una realtà da consolidare.Mi son tornate alla mente le perentoriecertezze di quanti giuravano che Fiatavrebbe lasciato l’Italia perché in que-sto paese non avrebbe mai investito, glistabilimenti sarebbero stati chiusi e ilavoratori sarebbero passati dalla cigsal licenziamento, e mai e poi mai sisarebbero fatte nuove assunzioni...Hoprovato un senso forte di rivincita neiconfronti dei tantissimi politici, giornali-

sti e commentatori che nei media e neitalk-show in questi anni hanno pretesodi spiegare la vertenza FIAT, dandovoce quasi esclusivamente a chi vi siopponeva, piuttosto che ascoltare leragioni di quanti si sono assunti laresponsabilità di sottoscrivere unaccordo. Curioso modo di fare giornali-smo: anziché risalire alla fonte delleinformazioni, si rivolge alla fonte avvele-nata dell’ideologia!Guardando al futuro, in uno stabili-mento così ben strutturato, quello cheoggi manca e che invece renderebbe, amio avviso, più coerente il sistemaposto in essere, è l’introduzione di unpercorso partecipativo che veda uncoinvolgimento dei lavoratori anchenelle scelte aziendali, secondo unmodello di democrazia economica (maforse per questo servirà una legge adhoc?).Gianpaolo Pavonisegreteria Cisl Laziocomitato reggenza Cisl Roma

Diamo una chancealla partecipazioneAver visto l’impianto, con la nuovaorganizzazione del lavoro, di Pomi-gliano per me che conoscevo il vecchioassetto produttivo ed organizzativodella Fiat è stato sbalorditivo.Alla luce dell’elevato livello di innova-zione tecnologica che ha determinatouna notevole crescita dell’automa -zione, tanto da rendere prevalente illavoro umano di controllo degliimpianti rispetto a quello di direttoassemblaggio manuale dei particolari edei componenti, si comprende ancorameglio, ed in modo non solo teorico, lacoraggiosa scelta sindacale che nel2010 portò la Fim e la Cisl a sottoscri-vere “il Contratto Specifico di primolivello” come scelta pragmatica e nonideologica derivante dalla necessità discommettere, insieme all’azienda,sulla possibilità di rendere il sito produt-tivo effettivamente competitivo, tantoda porlo al riparo dal rischio dismis-sione.La visita ha reso evidente che unimpianto così innovativo e tecnologica-mente avanzato, quindi estremamentecostoso, si giustifica economicamentese può avere tempi di ammortamentocompatibili con il tempo di vita delmodello di automobile che deve pro-dursi e con le altre variabili di bilancio.Ciò da solo spiega la scelta di prevederenell’accordo del 2010 le due opzioni di

orario che possono consentire, in baseall’andamento del mercato, un elevatolivello di utilizzazione dell’impiantostesso. Ma la Fiat poteva concepire que-sto investimento solo se il sindacato,come fece negli anni precedenti aMelfi, si fosse reso disponibile a concor-rere, dal suo versante di investimentoumano e normativo, a raggiungere ilrisultato atteso, assumendolo, peral-tro, come il mezzo di tutela dell’occupa -zione.Il tipo di organizzazione del lavoro con-sensualmente adottato a Pomigliano,che realmente valorizza le persone ed illoro impegno lavorativo schematica-mente visibile in elementi quali la ridu-zione a tre livelli di inquadramentonella scala gerarchica dei dipendentidello stabilimento, consente di capire larealizzabilità degli impegni contrattual-mente assunti dalla Fim e dalla Cisl nel2010. E se, oggi, il tasso di assenteismoè sceso all’1,8% lo si deve al nuovomodo di concepire il lavoro ed i rapportitra le persone. Questo livello estrema-mente basso si può spiegare solo comeeffetto del nuovo e positivo “clima”interno, compresa la scelta del sinda-cato di favorire il recupero di produtti-vità. Basti ricordare che subito dopo la“marcia dei 40.000” dell’ottobre del1980, in un clima di terrore, il tasso diassenteismo medio in Fiat era scesofino al 4% ma non aveva raggiunto que-sto livello così basso. Questa considera-zione fa il paio con la scelta di posizio-nare all’ingresso dello stabilimento uncartello elettronico che ricorda a tuttida quanto tempo non accade un infortu-nio, espressione visibile della scelta diadattare gli impianti ad un’organizza -zione del lavoro improntata alla ricercadel più basso rischio possibile di infortu-nio, di fatica e di malattia professionale.L’orgoglio mostratoci dalla rappresen-tanza aziendale della Fim – Cisl (che hamostrato di apprezzare la presenza delgruppo dirigente nazionale della Cisl edella sua Segretaria Generale, Annama-ria Furlan insieme al Segretario Gene-rale della Fim, Marco Bentivogli) che haavuto il merito di sostenere, nel tempo,uno scontro, anche mediaticamente for-tissimo, con quanti si ostinano a guar-dare la realtà attuale con le lenti del pas-sato, e con cui ci siamo piacevolmenteincontrati, ben si spiega dato il voltopositivo mostratoci da questa impor-tante realtà industriale meridionale cheloro hanno contribuito a determinare(allocata, peraltro, in una delle zone,

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come altre aree siciliane, per esempio,tra le più difficili del sud per contesto).La positiva esperienza di Pomiglianodovrebbe indurre la Fiat e le altregrandi imprese italiane che la osser-vano (e la visitano) a fare ulteriori e deci-sivi passi avanti sulla via della partecipa-zione dei lavoratori e delle loro rappre-sentanze nei processi decisionali e dicontrollo, fino a schierarsi per la modi-fica del diritto societario, riformato nel2003, favorendo l’adozione delmodello dualistico di gestione (Consi-glio di Sorveglianza e Consiglio diGestione) ed introducendo, però, comein Germania, la presenza di una rappre-sentanza qualificata dei lavoratori nelConsiglio di Sorveglianza. L’esperienzasindacale di Pomigliano è un utile tas-sello per rendere questo un obiettivoalla portata del sindacato.Giorgio Tessitoresegretario Usr Cisl Sicilia

Più fortigrazie al lavoro di squadraLa visita allo stabilimento Fca di Pomi-gliano è stata una bella cosa, che mi haentusiasmato per varie ragioni, portan-domi a considerazioni di cui alcuneanche personali.Devo soprattutto ringraziare di averavuto la possibilità di stare con la dele-gazione del coordinamento industriaguidata dalla Furlan e da Farina.È stata l’occasione che mi ha dato la cer-tezza sul fatto che Pomigliano qualifical'industria italiana nel mondo, oltre cherappresentare un modello di riferi-mento da esportare, per i risultati cheesso ha conseguito sicuramente fruttoanche del coraggio e competenza che ilsindacato ha messo in campo.Il valore aumenta perché l'efficienzaproduttiva, la qualità e l’ambiente dilavoro, sono dei risultati conseguiti inuna regione del sud, dimostrando che sipossono vincere i pregiudizi se si fasistema, si crede e si sostiene un pro-getto.Sono convinto che, per chi voglia occu-parsi d’industria a vario titolo, Pomi-gliano è un punto di riferimento precisoche dimostra nei fatti quanto la realtà,smentisce le strumentalizzazioni media-tiche ancora in atto tese a mistificareanche la realtà stessa.Ho avuto modo di proporre un evento,a maggio in Molise ,dal titolo "La fab-brica e le persone", e in tale occasioneabbiamo mostrato all’esterno lo studiofatto dalla Fim Cisl con interviste mirate

e affermazioni delle stesse Rsa cheabbiamo poi incontrato a Pomigliano.Fca in quell’occasione mostrò un videodello stabilimento di Termoli e le per-sone presenti rimasero abbagliate dallatecnologia, dagli ambienti e dal rap-porto nuovo tra le persone in quella fab-brica, lo stesso effetto ha fatto su di meche conosco Termoli la visita di Pomi-gliano, che ammetto non avrei immagi-nato così.Osservando i lavoratori all’opera mi tor-navano alla mente i ricordi del 2010, diquanta fatica e quanta apprensionevivevamo allora come Rsu della Fim, erail periodo in cui si costruiva l'accordocon Fca e in particolare su Pomigliano.Allora come Fim del Molise, invitammoa un nostro direttivo le Rsu di Pomi-gliano per un confronto tra le duerealtà, consistito nel mettere in evi-

denza alcune inefficienze o punti diforza negli orari di lavori e soprattutto liammonimmo di non commetterel'errore nostro del 1994. Contestando enon contrattando finì che subimmosolo la flessibilità d’orario.Nel ’94 fummo soli sul territorio, perPomigliano invece siamo stati uniti ecompatti nella Fim e abbiamo avuto ilsupporto della Cisl. Vedendo i risultatisono orgoglioso per quanto ho visto rea-lizzato, sia per tecnologia sia per il rap-porto con e tra i lavoratori ai vari livelli.Per me poi che sono anche dipendenteFca la visita a Pomigliano ha rappresen-tato un'emozione forte e l’orgoglio diessere un dipendente di quel gruppo.Credo infine che la visita al sito abbiadato impulso al coordinamento nazio-nale industria, accrescendo la convin-zione che se si osa, avendo le giuste

competenze e senso di responsabilità, irisultati arrivano.Giovanni Notarosegretario generale aggiuntoCisl Abruzzo Molise

La sfida: dalla fabbricaal territorioLa scorsa settimana ho avuto l’occa -sione di partecipare, in qualità di segre-tario della Cisl Milano Metropoli e dicomponente del coordinamento indu-stria nazionale della Cisl, alla visita orga-nizzata presso lo stabilimento Fiat diPomigliano d’Arco in Campania. Innanzi tutto, devo dire che mi sono tro-vato di fronte un’azienda moderna,assolutamente al passo coi tempi e conun forte grado d’innovazione.Debbo dire, dopo questa visita sulcampo, che alcune polemiche balzateagli onori delle cronache, in cui si par-

lava di “fabbrica lager”, sono desti-tuite di ogni fondamento.Al contrario, ho trovato un ambientedinamico, dentro al quale gli stessi lavo-ratori debbono possedere un significa-tivo grado di formazione, per poterpadroneggiare al meglio le nuove stru-mentazioni di cui sono dotati.Senz’altro, però, l’aspetto che più miha colpito in positivo, è stato il rapportodi collaborazione e di assoluta parteci-pazione che vede coinvolti tutti gli ope-ratori.L’idea di dover seguire un percorso for-mativo di tre mesi per individuarefigure leader all’interno dei diversigruppi di lavoro è totalmente in lineacon la cultura cislina della partecipa-zione.Beninteso, leader e non capi, figurecioè che si mettono in gioco, dando

l’esempio, assumendosi responsabil-ità, ma che poi si muovono sempreattraverso il pieno coinvolgimento deipropri colleghi. Sembra il paradigmaesatto della filosofia del nostro sinda-cato.È per questo che acquista ancora mag-gior significato l’accordo Fiat su Pomi-gliano d’Arco. Per noi fu da subito unsuccesso, qualcun altro avanzò dellepolemiche. Ma adesso possiamo affer-mare tranquillamente che, ancora unavolta, il tempo è stato galantuomo.Da ultimo, il mio auspicio è che quellacultura del lavoro che abbiamo trovatodentro all’azienda, possa presto essertrasferita al di fuori. Purtroppo, quiabbiamo trovato un ambiente ancoradegradato. Dobbiamo prenderne atto elavorare come sindacato perché questomodello abbia successo ancheall’esterno dello stabilimento di Pomi-gliano d’Arco.Giuseppe Oliva,segretario Cisl Milano Metropoli

L’intesa giustatra lavoratori e delegatiLa visita a Pomigliano ha suscitato varieriflessioni, sia dal punto di vista sinda-cale che prettamente umano, ho toc-cato con mano quanto un progetto,una sfida industriale, se condivisa datutti i protagonisti, possa modificarenon solo i numeri dello stabilimento maanche la qualità di vita al suo interno.Altro elemento che considero fonda-mentale è il rapporto che ho respirato tra i delegati e la fabbrica. Durante ilgiro ho notato come di continuo i lavora-tori sulle linee cercassero lo sguardo deidelegati che ci stavano accompa-gnando. Da quello sguardo traspari-vano la fierezza di un percorso comune,la certezza di aver operato per il benedello stabilimento, la forza di avervoluto cambiare il destino segnato diPomigliano.Ciò dovrebbe permettere a tutti noi dicomprendere quanto sia importantefar maturare i processi di cambiamentopartendo dalla consapevolezza e dalcoinvolgimento.Fabio Franchisegretario territorialeCisl Firenze Prato

12 Conquiste del Lavoro / Reportage / 19 gennaio 2016

come altre aree siciliane, per esempio,tra le più difficili del sud per contesto).La positiva esperienza di Pomiglianodovrebbe indurre la Fiat e le altregrandi imprese italiane che la osser-vano (e la visitano) a fare ulteriori e deci-sivi passi avanti sulla via della partecipa-zione dei lavoratori e delle loro rappre-sentanze nei processi decisionali e dicontrollo, fino a schierarsi per la modi-fica del diritto societario, riformato nel2003, favorendo l’adozione delmodello dualistico di gestione (Consi-glio di Sorveglianza e Consiglio diGestione) ed introducendo, però, comein Germania, la presenza di una rappre-sentanza qualificata dei lavoratori nelConsiglio di Sorveglianza. L’esperienzasindacale di Pomigliano è un utile tas-sello per rendere questo un obiettivoalla portata del sindacato.Giorgio Tessitoresegretario Usr Cisl Sicilia

Più fortigrazie al lavoro di squadraLa visita allo stabilimento Fca di Pomi-gliano è stata una bella cosa, che mi haentusiasmato per varie ragioni, portan-domi a considerazioni di cui alcuneanche personali.Devo soprattutto ringraziare di averavuto la possibilità di stare con la dele-gazione del coordinamento industriaguidata dalla Furlan e da Farina.È stata l’occasione che mi ha dato la cer-tezza sul fatto che Pomigliano qualifical'industria italiana nel mondo, oltre cherappresentare un modello di riferi-mento da esportare, per i risultati cheesso ha conseguito sicuramente fruttoanche del coraggio e competenza che ilsindacato ha messo in campo.Il valore aumenta perché l'efficienzaproduttiva, la qualità e l’ambiente dilavoro, sono dei risultati conseguiti inuna regione del sud, dimostrando che sipossono vincere i pregiudizi se si fasistema, si crede e si sostiene un pro-getto.Sono convinto che, per chi voglia occu-parsi d’industria a vario titolo, Pomi-gliano è un punto di riferimento precisoche dimostra nei fatti quanto la realtà,smentisce le strumentalizzazioni media-tiche ancora in atto tese a mistificareanche la realtà stessa.Ho avuto modo di proporre un evento,a maggio in Molise ,dal titolo "La fab-brica e le persone", e in tale occasioneabbiamo mostrato all’esterno lo studiofatto dalla Fim Cisl con interviste mirate

e affermazioni delle stesse Rsa cheabbiamo poi incontrato a Pomigliano.Fca in quell’occasione mostrò un videodello stabilimento di Termoli e le per-sone presenti rimasero abbagliate dallatecnologia, dagli ambienti e dal rap-porto nuovo tra le persone in quella fab-brica, lo stesso effetto ha fatto su di meche conosco Termoli la visita di Pomi-gliano, che ammetto non avrei immagi-nato così.Osservando i lavoratori all’opera mi tor-navano alla mente i ricordi del 2010, diquanta fatica e quanta apprensionevivevamo allora come Rsu della Fim, erail periodo in cui si costruiva l'accordocon Fca e in particolare su Pomigliano.Allora come Fim del Molise, invitammoa un nostro direttivo le Rsu di Pomi-gliano per un confronto tra le duerealtà, consistito nel mettere in evi-

denza alcune inefficienze o punti diforza negli orari di lavori e soprattutto liammonimmo di non commetterel'errore nostro del 1994. Contestando enon contrattando finì che subimmosolo la flessibilità d’orario.Nel ’94 fummo soli sul territorio, perPomigliano invece siamo stati uniti ecompatti nella Fim e abbiamo avuto ilsupporto della Cisl. Vedendo i risultatisono orgoglioso per quanto ho visto rea-lizzato, sia per tecnologia sia per il rap-porto con e tra i lavoratori ai vari livelli.Per me poi che sono anche dipendenteFca la visita a Pomigliano ha rappresen-tato un'emozione forte e l’orgoglio diessere un dipendente di quel gruppo.Credo infine che la visita al sito abbiadato impulso al coordinamento nazio-nale industria, accrescendo la convin-zione che se si osa, avendo le giuste

competenze e senso di responsabilità, irisultati arrivano.Giovanni Notarosegretario generale aggiuntoCisl Abruzzo Molise

La sfida: dalla fabbricaal territorioLa scorsa settimana ho avuto l’occa -sione di partecipare, in qualità di segre-tario della Cisl Milano Metropoli e dicomponente del coordinamento indu-stria nazionale della Cisl, alla visita orga-nizzata presso lo stabilimento Fiat diPomigliano d’Arco in Campania. Innanzi tutto, devo dire che mi sono tro-vato di fronte un’azienda moderna,assolutamente al passo coi tempi e conun forte grado d’innovazione.Debbo dire, dopo questa visita sulcampo, che alcune polemiche balzateagli onori delle cronache, in cui si par-

lava di “fabbrica lager”, sono desti-tuite di ogni fondamento.Al contrario, ho trovato un ambientedinamico, dentro al quale gli stessi lavo-ratori debbono possedere un significa-tivo grado di formazione, per poterpadroneggiare al meglio le nuove stru-mentazioni di cui sono dotati.Senz’altro, però, l’aspetto che più miha colpito in positivo, è stato il rapportodi collaborazione e di assoluta parteci-pazione che vede coinvolti tutti gli ope-ratori.L’idea di dover seguire un percorso for-mativo di tre mesi per individuarefigure leader all’interno dei diversigruppi di lavoro è totalmente in lineacon la cultura cislina della partecipa-zione.Beninteso, leader e non capi, figurecioè che si mettono in gioco, dando

l’esempio, assumendosi responsabil-ità, ma che poi si muovono sempreattraverso il pieno coinvolgimento deipropri colleghi. Sembra il paradigmaesatto della filosofia del nostro sinda-cato.È per questo che acquista ancora mag-gior significato l’accordo Fiat su Pomi-gliano d’Arco. Per noi fu da subito unsuccesso, qualcun altro avanzò dellepolemiche. Ma adesso possiamo affer-mare tranquillamente che, ancora unavolta, il tempo è stato galantuomo.Da ultimo, il mio auspicio è che quellacultura del lavoro che abbiamo trovatodentro all’azienda, possa presto essertrasferita al di fuori. Purtroppo, quiabbiamo trovato un ambiente ancoradegradato. Dobbiamo prenderne atto elavorare come sindacato perché questomodello abbia successo ancheall’esterno dello stabilimento di Pomi-gliano d’Arco.Giuseppe Oliva,segretario Cisl Milano Metropoli

L’intesa giustatra lavoratori e delegatiLa visita a Pomigliano ha suscitato varieriflessioni, sia dal punto di vista sinda-cale che prettamente umano, ho toc-cato con mano quanto un progetto,una sfida industriale, se condivisa datutti i protagonisti, possa modificarenon solo i numeri dello stabilimento maanche la qualità di vita al suo interno.Altro elemento che considero fonda-mentale è il rapporto che ho respirato tra i delegati e la fabbrica. Durante ilgiro ho notato come di continuo i lavora-tori sulle linee cercassero lo sguardo deidelegati che ci stavano accompa-gnando. Da quello sguardo traspari-vano la fierezza di un percorso comune,la certezza di aver operato per il benedello stabilimento, la forza di avervoluto cambiare il destino segnato diPomigliano.Ciò dovrebbe permettere a tutti noi dicomprendere quanto sia importantefar maturare i processi di cambiamentopartendo dalla consapevolezza e dalcoinvolgimento.Fabio Franchisegretario territorialeCisl Firenze Prato

Conquiste del Lavoro / Reportage / 19 gennaio 2016 13

Pomigliano (dal nostroinviato). Lo sloganche campeggiaall’ingresso è “Noi

siamo quello che fac-ciamo”. Una filosofia con-densata in poche parole:Pomigliano e il suo successopassano di qui. Certo, lemeraviglie della roboticache si vedono girando tra ireparti aiutano; come aiu-tano la pulizia assoluta, lecondizioni di sicurezza, illavoro in team ed un sistemadi produzione - il famosoWorld Class Manifacturing -che ha di fatto spedito in sof-fitta il fordismo e la vecchiacatena di montaggio.Ma in fondo il segreto è unaltro. Annamaria Furlan lospiega così: “Il rilancio diquesto stabilimento ed il suc-cesso di Fca sui mercati sidevono agli accordi firmatidalla Fim, all’impegno deinostri delegati, al modo incui hanno saputo coinvol-gere i lavoratori”. Parolepronunciate a caldo, subitodopo aver visitato i repartidel Giambattista Vico conuna delegazione Cisl organiz-zata dal coordinamentoIndustria del sindacato di viaPo. Un lungo giro tra le“isole” di questa fabbricaarcipelago, la più modernad’Europa, durante il qualesono stati i lavoratori stessiad illustrare compiti e pro-cessi di produzione.Nessuna traccia di quel lagerche in tanti - anche unaparte del sindacato - hannodescritto senza aver mai var-cato l’ingresso. Forse prefe-rivano la Pomigliano vecchiamaniera. Antonio Borrelli,

delegato di lungo corso dellaFim, 26 anni in fabbrica, se laricorda bene: “Assente -ismo dilagante, picchettidavanti ai cancelli quandol’azienda richiedeva lostraordinario, le partite delNapoli che svuotavano la fab-brica”. Questo fino al 2008,poi le cose hanno comin-ciato a cambiare con i primiinvestimenti sul Wcm e icorsi di formazione per i lavo-ratori. La svolta nel 2010,con l’accordo che ha sancitol’esigibilità e introdotto i 18turni. “Oggi l’assenteismonon esiste - gonfia il pettoBorrelli - e quando gioca ilNapoli da qui non si muovenessuno”.Era una fabbrica sulla grati-cola, candidata a fare la finedi Termini Imerese. Non cigira intorno Pietro De Biasi,responsabile delle relazioniindustriali Fca: la chiusuraera uno spettro molto con-creto almeno finché Fiat esindacati - ma non la Fiom -hanno deciso di imprimereuna svolta. Svolta non solotecnologica e organizzativa,ma “antropologica” per-ché per la prima volta “siscommetteva sulla possibi-lità di creare un modelloindustriale di successo alSud”. Una sfida vinta allafine, a Pomigliano ma anchea Melfi, benché a prezzo di“una campagna violentabasata su posizioni regres-sive”.Giuseppe Farina, segretarioconfederale Cisl allora altimone della Fim, conservaun ricordo nitido della batta-glia sindacale e del clima cheprecedette il referendum.Ecco perché, dice, ora “po -ssiamo rivendicare i risultatie tutta la fatica fatta per otte-nerli”. La realtà alla fine siimpone sempre sulle stru-mentalizzazioni ideologiche.“Non è facile far passare ilmessaggio, ma ormai in tantihanno compreso che qui laschiavitù non c’è”,sostiene Marco Bentivogli,che da numero uno della Fim

ricorda con orgoglio come imetalmeccanici Cisl siano riu-sciti ”a combinare flessibi-lità e disponibilità al cambia-mento”, ingredienti chiavedella ricetta Pomigliano. PerBentivogli lo stabilimentocampano rappresenta “unavittoria per il sindacato eduna tappa fondamentale nelrilancio dell’automotive inItalia” nonché “unmodello di come è possibilefare industria al Sud”. Sullastessa linea il segretariodella Fim campana GiuseppeTerracciano: “Abbiamocostruito un modello daesportare, grazie a Pomi-gliano la Fim continua a rap-presentare un punto di riferi-mento strategico per le rela-zioni industriali”.Il riscatto è arrivato a bordodella Panda, ma la Panda, dasola, non basta far girare apieno ritmo le linee. Ragionper cui Bentivogli torna achiedere a Fca di portareuna seconda vettura nelplant campano. Tutti sannoche senza una new entrysarà difficile centrare l’obiet -tivo della piena occupa-zione. Questa è anche la pre-occupazione di AnnamariaFurlan: “Ci batteremo per-ché tutti i lavoratori rien-trino nel ciclo produttivo eperché lo stabilimento si svi-luppi con nuove produ-zioni”, avverte il segretariogenerale della Cisl. Che sulcaso Pomigliano e sullalezione che il sindacato devetrarne ha le idee chiare: “Èla dimostrazione che un sin-dacato che mantiene al cen-tro la contrattazione ha lecarte in regola per recitareancora un ruolo centrale nelPaese”. Se la contratta-zione è il motore, la benzinaperò la mettono i lavoratorie i delegati, insomma chi “cimette la faccia tutti igiorni”, anche quando sitratta di fate scelte difficili.Come a Pomigliano.

Carlo D’ Onofrio

LarinascitadopoilrischiochiusuraUnasfidavintaancheperilSud

Lo stabilimento Fca diPomigliano oggi èuna realtà grazie

all’accordo firmato nel2010 e approvato con unreferendum tra i lavora-tori che ha raccolto il 62%dei consensi. In sintesi ipunti principalidell’intesa firmata daFim, Uilm, Fismic e Ugl.Il modelloLa Nuova PandaGli investimentiFiat stanzia 700 milioni dieuroOrario di lavoroLa produzione è organiz-zata su 24 ore al giorno eper 6 giorni la settimana,sabato compreso, con 18turni settimanali percoprire la catena di mon-taggio. Ogni turno ha ladurata di 8 ore, conpausa mensa di 30 minutispostata a fine turno. Leattività di manutenzionevengono svolte su 7giorni per 24 ore giorna-liere, nei tre turni e con lestesse modalità.StraordinarioFiat si riserva di farricorso a 80 ore di straor-dinario in più per lavora-tore all’anno, senzadover ottenere un via

libera dai sindacati, suiturni di lavoro interi. Que-ste 80 ore non negozia-bili si aggiungono alle 40ore già previste dal con-tratto collettivo nazio-nale. In tutto, dunque,120 ore di straordinarioobbligatorio.Clausoladi responsabilitàLe parti sottoscrivonouna “clausola di respon-sabilità” con l’impegnodi rispettare quanto stabi-lito nell’intesa, penaeffetti liberatori perl’azienda. Si prevedeuna “commissione pari-tetica” incaricata di valu-tare le controversie sullecircostanze di assenze,scioperi e deroghe varie.Il venir meno, da partedel singolo lavoratore,per qualsiasi motivo,anche ad una sola delleclausole previstenell’accordo, costituisceun’infrazione punibilecon provvedimenti disci-plinari e licenziamento.Bilanciamenti produttiviEntro la prima ora di ogniturno gli operai potrannoessere spostati percoprire assenze, carenzeo problemi tecnici.

Esigibilitàe18turni,l’accordo

chehacambiatolerelazioni industriali

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Pomigliano (dal nostroinviato). Lo sloganche campeggiaall’ingresso è “Noi

siamo quello che fac-ciamo”. Una filosofia con-densata in poche parole:Pomigliano e il suo successopassano di qui. Certo, lemeraviglie della roboticache si vedono girando tra ireparti aiutano; come aiu-tano la pulizia assoluta, lecondizioni di sicurezza, illavoro in team ed un sistemadi produzione - il famosoWorld Class Manifacturing -che ha di fatto spedito in sof-fitta il fordismo e la vecchiacatena di montaggio.Ma in fondo il segreto è unaltro. Annamaria Furlan lospiega così: “Il rilancio diquesto stabilimento ed il suc-cesso di Fca sui mercati sidevono agli accordi firmatidalla Fim, all’impegno deinostri delegati, al modo incui hanno saputo coinvol-gere i lavoratori”. Parolepronunciate a caldo, subitodopo aver visitato i repartidel Giambattista Vico conuna delegazione Cisl organiz-zata dal coordinamentoIndustria del sindacato di viaPo. Un lungo giro tra le“isole” di questa fabbricaarcipelago, la più modernad’Europa, durante il qualesono stati i lavoratori stessiad illustrare compiti e pro-cessi di produzione.Nessuna traccia di quel lagerche in tanti - anche unaparte del sindacato - hannodescritto senza aver mai var-cato l’ingresso. Forse prefe-rivano la Pomigliano vecchiamaniera. Antonio Borrelli,

delegato di lungo corso dellaFim, 26 anni in fabbrica, se laricorda bene: “Assente -ismo dilagante, picchettidavanti ai cancelli quandol’azienda richiedeva lostraordinario, le partite delNapoli che svuotavano la fab-brica”. Questo fino al 2008,poi le cose hanno comin-ciato a cambiare con i primiinvestimenti sul Wcm e icorsi di formazione per i lavo-ratori. La svolta nel 2010,con l’accordo che ha sancitol’esigibilità e introdotto i 18turni. “Oggi l’assenteismonon esiste - gonfia il pettoBorrelli - e quando gioca ilNapoli da qui non si muovenessuno”.Era una fabbrica sulla grati-cola, candidata a fare la finedi Termini Imerese. Non cigira intorno Pietro De Biasi,responsabile delle relazioniindustriali Fca: la chiusuraera uno spettro molto con-creto almeno finché Fiat esindacati - ma non la Fiom -hanno deciso di imprimereuna svolta. Svolta non solotecnologica e organizzativa,ma “antropologica” per-ché per la prima volta “siscommetteva sulla possibi-lità di creare un modelloindustriale di successo alSud”. Una sfida vinta allafine, a Pomigliano ma anchea Melfi, benché a prezzo di“una campagna violentabasata su posizioni regres-sive”.Giuseppe Farina, segretarioconfederale Cisl allora altimone della Fim, conservaun ricordo nitido della batta-glia sindacale e del clima cheprecedette il referendum.Ecco perché, dice, ora “po -ssiamo rivendicare i risultatie tutta la fatica fatta per otte-nerli”. La realtà alla fine siimpone sempre sulle stru-mentalizzazioni ideologiche.“Non è facile far passare ilmessaggio, ma ormai in tantihanno compreso che qui laschiavitù non c’è”,sostiene Marco Bentivogli,che da numero uno della Fim

ricorda con orgoglio come imetalmeccanici Cisl siano riu-sciti ”a combinare flessibi-lità e disponibilità al cambia-mento”, ingredienti chiavedella ricetta Pomigliano. PerBentivogli lo stabilimentocampano rappresenta “unavittoria per il sindacato eduna tappa fondamentale nelrilancio dell’automotive inItalia” nonché “unmodello di come è possibilefare industria al Sud”. Sullastessa linea il segretariodella Fim campana GiuseppeTerracciano: “Abbiamocostruito un modello daesportare, grazie a Pomi-gliano la Fim continua a rap-presentare un punto di riferi-mento strategico per le rela-zioni industriali”.Il riscatto è arrivato a bordodella Panda, ma la Panda, dasola, non basta far girare apieno ritmo le linee. Ragionper cui Bentivogli torna achiedere a Fca di portareuna seconda vettura nelplant campano. Tutti sannoche senza una new entrysarà difficile centrare l’obiet -tivo della piena occupa-zione. Questa è anche la pre-occupazione di AnnamariaFurlan: “Ci batteremo per-ché tutti i lavoratori rien-trino nel ciclo produttivo eperché lo stabilimento si svi-luppi con nuove produ-zioni”, avverte il segretariogenerale della Cisl. Che sulcaso Pomigliano e sullalezione che il sindacato devetrarne ha le idee chiare: “Èla dimostrazione che un sin-dacato che mantiene al cen-tro la contrattazione ha lecarte in regola per recitareancora un ruolo centrale nelPaese”. Se la contratta-zione è il motore, la benzinaperò la mettono i lavoratorie i delegati, insomma chi “cimette la faccia tutti igiorni”, anche quando sitratta di fate scelte difficili.Come a Pomigliano.

Carlo D’ Onofrio

LarinascitadopoilrischiochiusuraUnasfidavintaancheperilSud

Lo stabilimento Fca diPomigliano oggi èuna realtà grazie

all’accordo firmato nel2010 e approvato con unreferendum tra i lavora-tori che ha raccolto il 62%dei consensi. In sintesi ipunti principalidell’intesa firmata daFim, Uilm, Fismic e Ugl.Il modelloLa Nuova PandaGli investimentiFiat stanzia 700 milioni dieuroOrario di lavoroLa produzione è organiz-zata su 24 ore al giorno eper 6 giorni la settimana,sabato compreso, con 18turni settimanali percoprire la catena di mon-taggio. Ogni turno ha ladurata di 8 ore, conpausa mensa di 30 minutispostata a fine turno. Leattività di manutenzionevengono svolte su 7giorni per 24 ore giorna-liere, nei tre turni e con lestesse modalità.StraordinarioFiat si riserva di farricorso a 80 ore di straor-dinario in più per lavora-tore all’anno, senzadover ottenere un via

libera dai sindacati, suiturni di lavoro interi. Que-ste 80 ore non negozia-bili si aggiungono alle 40ore già previste dal con-tratto collettivo nazio-nale. In tutto, dunque,120 ore di straordinarioobbligatorio.Clausoladi responsabilitàLe parti sottoscrivonouna “clausola di respon-sabilità” con l’impegnodi rispettare quanto stabi-lito nell’intesa, penaeffetti liberatori perl’azienda. Si prevedeuna “commissione pari-tetica” incaricata di valu-tare le controversie sullecircostanze di assenze,scioperi e deroghe varie.Il venir meno, da partedel singolo lavoratore,per qualsiasi motivo,anche ad una sola delleclausole previstenell’accordo, costituisceun’infrazione punibilecon provvedimenti disci-plinari e licenziamento.Bilanciamenti produttiviEntro la prima ora di ogniturno gli operai potrannoessere spostati percoprire assenze, carenzeo problemi tecnici.

Esigibilitàe18turni,l’accordo

chehacambiatolerelazioni industriali

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Supplemento al n. 8 - anno 68Quotidiano della Cisl

fondato nel 1948

da Giulio Pastore

ISSN 0019-6348

Direttore: Annamaria Furlan - Direttore Responsabile: Raffaella Vitulano. Proprietario ed Editore: Conquiste del Lavoro Srl. Società sottoposta a direzione e coordinamento esercitata da parte della Coop. Informa Cisl a r.l.. Sedelegale: Via Nicotera, 29 - 00195 Roma - C.F./Reg.Imprese Roma: 05558260583 - P.Iva: 01413871003 - Telefono 06385098 - Amministratore unico: Maurizio Muzi . Direzione e Redazione: Via Po, 22 - 00198 Roma - Tel. 068473430 -Fax 068541233. Amministrazione - Uff. Pubblicità - Uff. Abbonamenti: Via Po, 22 - 00198 Roma - Telefoni 068473269 /270 - 068546742 /3, Fax 068415365. Email: [email protected] Registrazione Tribunale di Roma n. 569 /20.12.48 - Autorizzazione affissione murale n. 5149 del 27.9.55. "Impresa editrice beneficiaria, per questa testata, dei contributi di cui alla legge n. 250/90 e successive modifiche ed integrazioni". Modalità di pagamento: Prezzo dicopertina Euro 0,60. Abbonamenti: annuale standard Euro 103,30; cumulativo strutture Euro 65,00.- C.C. Postale n. 51692002 intestato a: Conquiste del Lavoro, Via Po, 22 - 00198 Roma - C.C. Bancario Intesa Sanpaolo S.p.A. -Filiale 00291 - Roma 29 - IBAN IT14G0306903227100000011011 intestato a: Conquiste del Lavoro, Via Po, 22 - 00198 Roma - Pagamento on-line disponibile su Internet all’indirizzo www.conquistedellavoro.it