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POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004 1 POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004 (Italia)

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POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI

Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004 (Italia)

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Ringraziamenti

La Regione Toscana e il Forum Europeo per la Sicurezza Urbana ringraziano tutti i

partecipanti alla conferenze per le loro contribuzioni tecniche che hanno permesso lo

scambio d’informazioni e pratiche e hanno contribuito ad alimentare i dibattiti arrichendo i

contenuti della conferenza.

Sintesi realizzata da Carla Napolano Project Manager

Forum Europeo per la Sicurezza Urbana

Per ulteriori informazioni e per scaricare il documento collegarsi

al sito internet della Regione Toscana

www.regione.toscana.it

oppure

al sito internet del Forum Europeo per la Sicurezza Urbana

www.fesu.org

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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IndiceIndiceIndiceIndice

INTRODUZIONE

� Perché questo incontro ?

� Perché la Regione Toscana e il FESU ?

GLI ENTI SOPRA COMUNALI IN EUROPA

� Chi sono e come sono strutturati

L’ITALIA

� Le competenze delle Regioni

� Le competenze delle Province

LA FRANCIA

� Le competenze delle Regioni

� Le competenze dei Dipartimenti

IL BELGIO

� Le competenze delle Regioni

� Le competenze delle Province

LA SPAGNA

� Le competenze della Regioni e delle comunità autonome

LA GERMANIA

� Le competenze dei Lander

IL PORTOGALLO

IL PUNTO DI VISTA EUROPEO � Le regioni in Europa

� La prospettive del Consiglio d’Europa

� La complessità della politiche di sicurezza urbana e l’esperienza urbana

I CASI STUDIO

� Il caso della Provincia di Livorno, un esempio di Unione di Province

� Il caso della Regione Toscana, un esempio di Democrazia Partecipata

� Il caso della Bassa Sassonia, un’esperienza unica in Germania

� Il caso della Regione Provenza Alpi e Costa Azzurra (PACA)

� Il Belgio : un caso di Stato Federale

� Il caso della Regione Ile de France

� Il caso della Regione Veneto, un laboratorio sperimentale

� Il caso della regione marche , politiche preventive

� Il caso dell’osservatoiro della Provincia di Rimini

� Il caso studio del Dipartimento di Val de Marne

I DIBATTITI

CONCLUSIONI LE RACCOMANDAZIONI

ALLEGATI � Il programma

� La lista dei partecipanti

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INTRODUZIONE

Perché questo incontro?

Questo incontro nasce dalla necessità di confronto tra Paesi dell’Europa in cui si stanno

sviluppando esperienze interessanti di promozione di politiche per la sicurezza urbana che

vedono come protagonisti gli enti sovracomunali, provinciali o distrettuali e regionali.

In Europa alla fine degli anni sessanta l’emergenza di politiche di prevenzione si é

concretizzata attraverso il costituirsi di strutture di partenariati locali quali i Contrats de

sécurité et de prévention in Belgio, i Contratti di Sicurezza in Italia, i Kommunalepräventive

Räte in Germania o ancora, i Community Safety Partnership in Gran Bretagna.

Questi partenariati hanno conseguentemente comportato la nascita di nuove strutture e di

nuovi mestieri.

Non bisogna pero’ dimenticare gli organi pubblici o privati che a livello nazionale hanno

accopagnato il diffondersi di queste nuove strutture quali ad esempio i Consigli Nazionali per

la Prevenzione della Criminalità principalmente sviluppatesi nel Nord dell’Europa e strutture

come Crime Concern in Gran Bretagna che si occupano in un certo senso dell’applicazione

delle politiche nazionali, o come il Forum Italiano per la Sicurezza Urbana1 che compiono un

lavoro di lobbying e di formazione.

In tutti questi casi la professionalizzazione a livello locale é stata accompagnata dal

moltiplicarsi della formazione per alcuni dei funzionari della prevenzione. Quello che si puo’

riscontrare é una mancanza a livello europeo di una formazione per questo tipo di

professionisti, che a livello nazionale, come poi verrà presentato nella prima parte della

pubblicazione, non sono puoi cosi’ differenti per ruoli e funzioni nelle loro diverse realtà

locali. Quello che si puo’ constatare é anche un assenza a livello europeo di uno studio o

ricerca sulle loro competenze e sulla pozioni di questi funzionari e enti sovra communali che

indubbiamente svolgono un ruolo di mediazione al quanto importante, tra le funzioni statali e

quelle locali.

Come sarà possibile riscontrare in seguito, sono queste amministrazioni sopra communali che

oltre alle città svolgono un ruolo in materia di sicurezza (Land in Germania, Département in

Francia, Regione e Provincia in Italia) che va ben oltre le semplici competenze geografiche.

Il ruolo che queste amministrazioni possono ricoprire é fondamentelmente riassumibile

Siamo naturalmente consapevoli delle diversità prodotte dai diversi sistemi istituzionali e

tuttavia pensiamo sia utile e necessario promuovere la circolazione delle idee e la conoscenza

delle pratiche per favorire la crescita dell’elaborazione di buone politiche per la sicurezza

urbana in tutti i paesi dell’Unione.

1 www.fisu.it

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Perché la Regione Toscana e il FESU ?

La ragione per la quale siamo qui oggi sono semplici, ormai in tutta Europa anche se con

ruoli diversi, sta matuardo un ruolo, che é senza dubbio dei comuni in materia di sicurezza un

a funzione di sostegno, di coordinamento, legislativo, una funzione di intervento da parte

degli enti sovra cmunali in particolare province dipartiment.

Con il FESU abbiamo ritenuto e con r egioni di promuovero questo primo seminario che

speriamo possa avere delle tappe successive per cominciare a far comunicare tra loro, questo é

l’obiettivo e ringrazio. Non é un periodo felice, elezioni europei e regionali, banvenuti.

Il Forum europeo per la sicurezza urbana e la Regione Toscana ritengono utile promuovere, a

partire dal 2004, un tavolo di confronto e discussione tra questi diversi soggetti istituzionali

per valutare l’esito delle diverse politiche e mettere in comune le esperienze.

La regione Toscana ha aperto i lavori sottolineando l’importanza dell’incontro e le ragioni di

tale iniziativa. Il sentimento a livello europeo é che sta maturando una funzione nuova di

intervento degli enti sopra locali.

La scelta della Regione Toscana é di collaborare con il Forum Europeo per la Sicurezza

Urbana (associazione di 300 città europee) per promuovere un primo seminario che si

svilupperà in seguito in altri incontri annuali con obiettivo di sviluppare una conoscenza e

delle competanze di questi “enti intermedi” sul tema della sicurezza urbana.

L’attenzione portata al tema si basa sulla convizione che é impensabile pensare ad una società

senza alcuna forma di violenza e che tali espressioni e manifestazioni debbano essere

combattute a partire dai livelli istituzionali più bassi quelli cioé più relazionati alla

organizzazione sociale. Nel contesto sociale tali manifestazioni sono indubbiamente un causa

ed effetto.

Il rulo del potere pubblico e democratico é fondalmentalmente quello di mantenere questa

corrispondenza sotto controllo.

Il FESU che lavora con le collettività locali e più nello specifico in maggioraza con le città ha

basato e basa il suo operato proprio su questa affermazione.

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GLI ENTI SOVRA-COMUNALI IN EUROPA

Chi sono e come sono strutturati

Prima di poter poter entrare nel merito del tema delle competenze degli enti intermedi é

fondamentale ricordare e chiarificare le differenze amministrative che esistono tra i paesi che

sono intervenuti a questo incontro e spiegare brevemente l’organizzazione dei poteri tra lo

Stato e i diversi livelli istituzionali locali.

Le competenze e i ruoli dei vari livelli di governo di questi paesi, l’articolazione dei poteri, la

relazione tra le autorità centrali e quelle locali e le responsabilità dei diversi organi si

differenziano per scelte culturali e storiche, o semplicemente per l’assetto amministrativo e

legale ma fondmentalmente é possibile estrapolare delle direttive simili che ci permettono di

stabilire una base di lavoro comune.

I paesi dell’Europa che hanno partecipato a questo primo incontro sono stati l’Italia la

Francia, la Spagna, il Belgio e il Portogallo.

Per semplificare e facilitare la comprensione qui di seguito vengono molto brevemente

presentate alcune informazioni amministrative concernenti le competenze dei diversi enti

intermedi sottolineando brevemente le loro competenze in materia di sicurezza urbana

L’ITALIA Le competenze delle Regioni

Le Regioni a statuto ordinario sono costituite da un Consiglio

regionale eletto a suffragio universale : l’80% dei suoi membri

sono eletti con un sistema proporzionale sulla base delle liste

provinciali e il restante 20% é eletto con un sistema

maggioritario rispetto alle liste ragionali. Il Presidente della

Regione é eletto dal Consiglio e dirige i lavori del Consiglio

regionale.

Le Regioni a statuto speciale eleggono direttamente il Presidente

della Regione che svolge i compiti di promulgazione delle leggi

regionali dei regolamenti regionali. La Giunta regionale viene designata e revocata per volere

del Presidente che puo’ decidere di recrutare dei membri anche al di fuori del Consiglio

regionale.

Le Regioni possono adottare un proprio statuto e detengono insieme allo Stato il potere

legislativo in tutte le competenze che non sono considerate diretta responsabilità dello Stato.

Per le competenze definite dalla legge le regioni italiane sono in possesso del potere

legislativo e hanno quindi la capacità di promuovere leggi che interessano le competenze

regionali e che hanno un’applicazione immediata sul terriotorio regionale.

Le competenze delle Regioni, in particolare in materia di sicurezza urbana, derivano dal

decreto legge del 1977 che ha previsto una decentralizzazione e un trasferimento delle

funzioni amministrative dallo Stato alle Regioni e ai Comuni.

Le regioni italiane

sono 15 a statuto

ordinario e 5 a statuto

speciale (Valle

d’Aosta, Friuli

Venezia Giulia,

Sardegna, Sicilia,

Trentino Alto Adige).

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Le Regioni hanno principalmente un compito di coordinamento attraverso la creazioni di

strumenti di collaborazione quali i protocolli d’intesa e le intese istituzionali di programma.

I protocolli d’intesa sono accordi sottoscritti del Prefetto, dal Sindaco della città capoluogo di

Provincia, e dal Presidente della Regione con fine di sperimentare nuove modalità di

cooperazione tra soggetti e instituzioni. L’obiettivo é quello di creare e realizzare delle

iniziative coordinate per un governo locale della sicurezza. Il protocollo definisce gli attori (in

termini di istituzioni ) chiamati ad attuare le politiche di sicurezza, e elabora dei modelli di

relazioni tra questi diversi soggetti .

Le Regioni sono possibilitate a creare delle forme di cooperazioni con gli altri organi locali e

statali in modo autonomo e a realizzare delle politiche specifiche.

Il modello prevede che sia la singola autorità responsabile dello specifico settore a individuare

il tipo di intervento più idoneo, che sarà poi affidato all’autonomia e alla professionalità

istituzionali dei diversi organi che vi intervengono.

Un ulteriore e importante ruolo delle Regioni, é la promozione di interventi progettuali

attraverso il finanziamento ai comuni e alle provincie. Attraverso questi finanziamenti, le

Regioni indirizzano le attività delle Province e dei Comuni sostenendo le loro iniziative. In

particlolare cercano di monitorare il territorio attraverso la promozione e la creazioni di

osservatori locali di sicurezza urbana in modo da poter assemblare il maggior numero di dati e

informazioni ed ottenere una visione completa del proprio territorio regionale.

In questi ultimi anni, le Regioni italiane stanno investendo nella formazione di personale

specializzato attraverso la creazione di corsi regionali per addetti ai lavori (polizie locali,

funzionari, coordinatori del territorio).

Dal 1997 il D. Leg. 28 agosto n. 281 poi trasformato in L. Cost. 3/2001 ha previsto forme di

coordinamento fra Stato e Regioni al fine di svolgere attività d’interesse comune e di definire

una ripartizione coerente delle attività.

Esistono attualmente in Italia Regioni che hanno promulgato delle leggi che promuovono il

sistema integrato di sicurezza e che hanno come scopo principale di mettere in evidenza il

compito di coordinamento di questi enti e l’erogazioni di finanziamenti.

Le Regioni definiscono delle linee di indirizzo, per inquadrare le azioni degli enti locali.

Inoltre, sono in possesso di specifiche competenze per quanto riguarda le polize locali

compresa la creazione di una polizia regionale. Attualmente in Italia nessuna Regione ha

creato un corpo di polizia regionale, ma é indubbiamente uno dei dibattiti più accesi e attuali

tra gli operatori del settore.

Le competenze delle Provincie

Le Provincie in Italia sono degli enti ad elezione diretta che

possiedono delle competenze principalmente in materia di tutela

dell’ambiente, di formazione professionale e di sviluppo

economico.

Il Consiglio provinciale e il Presidente della Provincia sono

eletti a suffragio universale diretto. Il Consiglio provinciale

possiede una funzione di orientamento delle politiche generali

approva i budget previsionali e d’esecuzione.

La Giunta provinciale rappresenta invece l’organo esecutivo e detiene ampie competenze per

quanto riguarda la realizzazione degli orientamenti del Consiglio.

Le Provincie in Italia

sono 100 più 3

Province a statuto

autonomo( Bolzano e

Trento e Aosta)

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Le province assicurano l’esercizio decentrato delle funzioni dello Stato e coprono i bisogni

dell’amministrazione locale.

In Italia le Provincie di una stessa regione hanno la possibilità di unirisi e di costituire

un’Unioni di Provincie. E’ utile ricordare che in Italia esiste l’associazione UPI (Unione delle

Provice Italiane) che rappresenta tutte le province italiane al di fuori delle province autonome

di Trento Aosta e Bolzano.

L’UPI svolge compiti di valorizzazione, promozione, supporto tecnico e politico in favore

delle Provincie associate e promuove la tutela delle istanze locali presso il Governo e il

Parlamento.

Le Provincie italiane con la legge di riforma dell’ordinamento delle autonomie locali nel

1990, hanno conosciuto un processo di consolidamento amministrativo.

Le funzioni proprie2 delle Provincie Italiane costituiscono il nucleo essenziale di funzioni

dell’ente ma non sono configurabili in modo esatto ed univoco. Possono essere riassunte nella

tutela dell’ambiente, viabilità e trasporti, difesa del suolo, servizi sanitari, istruzione

secondaria, l’edilizia scolastica, rifiuti ecc.. Alle Provincie spettano importanti compiti di

programmazione e di coordinamento delle proposte avanzate dagli enti locali3.

Le competenze in materia di sicurezza urbana si concretizzano attraverso la figura del Prefetto

che rappresenta il potere dello Stato sul territorio.

La Questura e il Questore sono gli organi che ricoprono i compiti in materia di ordine

pubblico per le Provincie. Il questore ricopre funzioni quali : la prevenzione e la repressione

dei reati in ambito urbano ed extra urbano; interventi in materia di atti di terrorismo; la tutela

dei diritti dei minori; il sostegno delle vittime di reati e il soccorso. Le competenze del

Questore coprono inoltre tutte le competenza della polizia amministrativa per quanto riguarda

l’ordine pubblico.

Dal 1981 in Italia sono stati creati i “Comitati provinciali per la pubblica sicurezza”. Dal

1999, in seguito ad un decreto legge, ai Comitati provinciali presieduti del prefetto,

partecipano diversi attori quali il Presidente della Provincia, i Sindaci dei Comuni, il

Questore e il sindaco del comune capoluogo della provincia, il presidente della provincia, i

comandanti provinciali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e i dei sindaci interessati su

questioni specifiche di territorialietà. Il decreto ha voluto sottolineare l’importanza di una

maggior collaborazione tra gli attori amministrativi dell’intero territorio per quanto rigurda

decisioni in materia di sicurezza urbana e ha quindi coinvolto un gran numero di attori

interessati a queste politiche.

2 funzioni fondamentali (ex art 117,2° comma, lettera p) che svolgono un ruolo di tutela dell’autonomia locale

rispetto alla nomazione regionale e, anche di garanzia nei confronti delle collettività locali, dovendosi ritenere

che le funzioni fondamentali siano di esercizio necessario. Dalle funzioni fondamentali si distinguono le funzioni

proprie Ex art.118,2° comma, Cost . Esse indicano l’ambito identificato dall’ente locale dal punto di vista

funzionale che deve essere rispettato da ogni legislatore, sia statale sia regionale. 3 E’ tuttavia importante ritenere che tale elenco non possa essere considerato esaustivo di tutte le funzioni

amministrative attribuite alle Provincie.

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LA FRANCIA

L’amministrazione territoriale della Francia conuiga quattro livelli, lo Stato, le Regioni, i

Dipartimenti e i Comuni. Il governo locale si basa quindi su tre livelli che sono al tempo

stesso delle circoscrizioni amministrative delle Stato e delle collettività territoriali

decentralizzate.

Ogni collettività territoriale dispone di poteri propri e non esiste una gerarchia tra di esse;

nessuna puo’ esercitare tutela diretta o indiretta sulle altre due.

Le leggi della ripartizione delle competenze delle collettività territoriali del 1982 e del 1983

hanno definito i diritti e le libertà di ciascuna collettività locale. Le competenze delle Regioni

E’ importante ricordare che in Francia le Regioni hanno un ruolo

molto più debole di quelle italiana. La Francia é caratterizzata

dal fatto di essere uno Stato con un governo essenzialmente

centralizzato in cui esiste un traferimento di competenze ad altri

livelli di Governo molto meno marcato che in altri paesi.

La Regione é costituita da un insieme di dipartimenti r

aggruppati in funzione dei loro interessi economici e culturali.

Dal 1986 i membri dei Consigli regionali sono eletti a suffragio universale diretto attraverso

scrutini a doppio turno ogni sei anni. Alla lista che raccoglie la maggioranza assoluta dei voti

è attribuito il compito di esprimere ¼ dei seggi.

L’autorità esecutiva della Regione é il Presidente del Consiglio regionale che viene eletto dal

Consiglio regionale e che rappresenta l’amministrazione regionale.

I diversi settori di competenza delle regioni francesi si sono progressivamente evoluti in

questi ultimi 10 anni e si possono riassumere nei seguenti: educazione (principalmente licei e

educazione secondaria), pinaificazione del territorio, trasporti, azione sociale, sanità e

ambiente, formazione professionale.

Come é facile constatare, le regioni francesi non hanno competenze dirette in materia di

sciurezza urbana ma sono chiamate ad operare su settori che sono estremamente correlati con

il concetto di sicurezza in senso lato.

Le competenze dei dipartimenti

I dipartimenti sono stati istituiti nel 1789 e hanno visto

evolvereil proprio statuto da quello di collettività territoriali

semi-decentralizzate a quello di collettività territoriali come

istituzioni a sé stanti.

In effetti per circa duecento anni (1800-1982), il Prefetto é stato

il detentore del potere esecutivo del Dipartimento e tuttora è il

rappresentante dello Stato nel dipartimento.

Dall’adozione della legge del 2 marzo 1982, tuttavia, l’Autorità

esecutiva del Dipartimento é diventato il Presidente del

Consiglio generale, eletto dal Consiglio e con un mandato della

durata di sei anni, rinnovabili per la metà ogni tre anni per

scrutinio uni-nominale maggioritario in elezioni cantonali (il

cantone è una circoscrizione elettorale intermediaria tra il quartiere e il comune).

La Francia conta 26

regioni delle quali 21

sono metropolitane 1 é

a statuto speciale

(Corsica) e 4 oltre

mare

I dipartimenti francesi

sono 100, 96

metropolitani e 4 oltre

mare (Martinica,

Guadalupe, Isole della

Réunion e la Guyana

Francese). I

dipartimenti oltre mare

corrispondono alla

regioni oltre mare.

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Le competenze del dipartimento riguardano essenzialmente l’azione sanitatia e sociale, la

pianificazione, le struttura rurali, i rifuiti l’investimento e il funzionamento delle scuole

medie.

IL BELGIO Le competenze delle Regioni

Le Regioni si distinguono dalle Comunità. La principale

differenza risiede nel fatto che con Comunità si vuole definire

l’appartenenza ad una cultura che ha come veicolo comune la

lingua e si occupa di seguire settori quali quello culturale e

alcuni lavori strettamente correlati alla vita personale. La

Regiotratta essenzialmente le problematiche economiche.

Dal 1994 le compentenze della Regione sono state allargate

conferendoalle Regioni competenze in materia di sanità e

sostegno alle persone.

Nel 1970, le revisione della Costituzione ha stabilito la creazione delle tre regioni del Belgio:

la regione Vallone, la regione Fiamminga e la regione di Bruxelles Capitale.

Un accordo politico sulla riforma delle istituzioni e in particolare sulla creazione delle

Regioni si é concluso nel 1977 (Pacte d’Egmon) ed é in seguito stato precisato nel 1978

attraverso l’accordo di Stauffenberg. Il patto di Egmon e gli accordi di Stuyvenberg hanno

previsto la creazione di 3 regioni, ma il cambiamento di governo ha provocato l’abbandono

del progetto. Bisogna dunque attendere fino alla legge speciale del 12 gennaio 1989 che ha

creato definitivamente la Regione di Bruxelles-Capitale comprensiva del territorio di 19

comuni.

Ogni regione in Belgio ha una struttura interna differente.

La regione di Bruxelles Capitale à costituita da un consiglio regionale costituito da 75

membri, tutti eletti a suffragio diretto, da un Governo costituito da 5 membri che

rappresentano il potere esecutivo e da 3 segretari di stato regionali.

La regione Vallone é costituta da un Consiglio Regionale formato da 75 membri eletti a

suffragio diretto e da un governo costituito da un massimo di 8 membri più il presidente della

regione.

La regione Fiamminga a differenza delle altre due regioni corrisponde alla comunità

fiamminga. E’ costituta da un parlamento formato da 124 membri dei quali 6 appartengono al

consiglio regionale di Bruxelles Capitale, e da un Governo costituito da un massimo di 10

membri più il Presidente.

Le Regioni sono abilitate a emettere dei decreti regionali che hanno valore di legge, nel

rispetto del rapporto gerarchico che esiste tra le regioni e i poteri federali.

Le principali competenze delle Regioni possono essere riassunte nell’urbanismo, politiche

economiche, le relazioni internazionali, l’ambiente, i lavori pubblici, il lavoro, gli alloggi

Le regioni del Belgio

sono 3 :

La regione di Bruxelles

Capitale,

La regione Fiamminga La regione Wallone

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sociali, l’energia, la fiscalità e il controllo delle leggi comunali. La ricerca e lo sviluppo, la

politica estera all’importazione e esportazione e il transito d’armi, sono competenze esclusive

delle Regioni.

Le competenze delle Provincie

Le Provincie belghe sono divise in consiglio provinciale e in

deputati permanenti ( députation permanente). Le Provincie in

Belgio hanno come ruolo principale di controllare e visionare

l’operato delle amministrazioni comunali.

Le competenze amministrative delle Provincie riguardano la

pianificazione, la manutenzione delle infrastrutture, le iniziative

in materia dell’educazione e assicurano la buona applicazione

di tutte le norme federali, comunitarie e regionali.

In Belgio la sicurezza é una responsabilità a carico tanto al Ministero degli Interni che alle

autorità comunali.

A livello federale é stato creato all’interno del Ministero degli interni, il Secrétariat Permanent

à la politique de Prévention4 (SPP), che ha come incarico specifico di occuparsi della

prevenzione della criminalità. Questo organismo ha come principali missioni di: sostenere le

iniziative di prevenzione locale e la politica generale di prevenzione dello Stato; assemblare la

documentazione relativa ai fenomeni criminali; organizzare i gruppi di lavoro e gestire e

seguire i Contrats de Sécurité et de Société ainsi que des Contrats de Prévention5. Questo

modalità di lavoro in partnership permette ai Comuni di ottenere dei finanziamenti regionali

sulla base di uno di questi tre criteri: carattere urbano (popolazione superiore a 60 000

abitanti); livello della criminalità; situazione economica (reddito per abitante debole). Dal

1998, con la legge del 7 dicembre di riforma della polizia, il Belgio possiede un servizio di

polizie strutturato a due livelli, un livello locale e un livello federale. Questi finanziamenti

regionali permettono di assumere dei mediatori comunali e degli ausiliari di polizia

supplementari.

LA SPAGNA Le competenze della Regioni e delle comunità autonome

Le Comunità autonome sono costituite da un’assemblea

legislativa eletta a sufraggio universale diretto e a scrutinio

proporzionale che detiene un potere legislativo secondario.

L’altro organo é il consiglio di governo regionale formato dai

membri nominati dal presidente che detengono il portafoglio

ministeriale. Il presidente della comunità autonoma é eletto

dall’assemblea legislativa e nominato dal Re e dirige

l’assemblea del Governo Regionale.

4 Secretariato Permanente alle Politiche di Prevenzione, creato il 16 maggio 1994.

5 Contrats de Sécurité et de Société ainsi que des Contrats de Prévention sono i due principali strumenti in

possesso dei livelli locali epr attuare poltiche di prevenzione e sicurezza urbana. CSP é un dipositivo che é stato

lanciato nel 1992

Il livello provinciale

del Belgio é

rappresentato da 5

province vallone e da 5

province fiamminghe.

Il livello regionale in

Spagna é costituito da

17 Comunità

autonome che

possiedono un proprio

regolamento

d’autonomia e delle

competenze specifiche

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Le materie che non sono espressamente attribuite allo Stato dalla Costituzione possono essere

conferite alle comunità autonome

sono fissate dal’articolo 148 della costituzione. L’articolo prevede la possibilità di estendere

le competenze delle comunità autonome ad altri settori e per questa regione le competenze

delle comunità variano da una comunità all’altra.

Il livello intermediario della Spagna é rappresentato da 50 province e dalla loro “diputacione”.

Le Provincie sono costituite dal Consiglio Provinciale formato da un minimo di 25 ad un

massimo di 51 deputati eletti a suffragio universale, tra i quali anche i consiglieri comunali. Il

consiglio ha delle competenze normative e di controllo sull’organizzazione e la difesa degli

interessi della collettività territoriale.

La Commissione del Governo provinciale é composta dal Presidente e dai deputati; si occupa

di assistere il Presidente nell’esercizio delle sue attribuzioni e controlla l’esercizio delle

deleghe assegnate dal presidente al consiglio provinciale. Il Presidente, che é eletto dal

consiglio provinciale, dirige il governo e l’amministrazione e.nomina il vice presidente e i

membri del governo provinciale.

Le competenze delle Provincie possono essere riassunte nella gestione in autonomia degli

interessi propri e delle rispettive collettività locali. Partecipano al coordinamento

dell’amministrazione locale con le Comunità Autonome e con lo Stato

Sette delle 17 comunità autonome si compongono di una sola Provincia; per queste Regioni le

comunità autonome rimpiazzano la deputazione provinciale e ne assumono le funzioni.

In materia di prevenzione e di sicurezza urbana in Spagna esiste una divisione delle

competenze tra i livelli di governo: lo Stato, le Regioni (o Comunità) autonome6 e le

municipalità (tre livelli totalmente indipendenti).

Per quanto riguarda la prevenzione dela criminalità, la Spagna é passata da un modello

repressivo ad un approccio basato principalmente sulla cooperazione tra le autorità locali.

La struttura dello Stato ha imposto una continua collaborazione tra i diversi livelli di

governo7.

A livello regionale é importante ricordare che solamente le due comunità autonome

dispongono di un corpo di polizia regionale (“mossos d’esquadra” in Catalogna e la

“erchaintza” nei Paesi Baschi).

I programmi che vengono realizzati in queste regioni sono di tipo molto specifico e

riguardano principalmente i giovani e la lotta alle droghe.

La dinamica della prevenzione a livello regionale passa attraverso una serie di programmi

d’intervento in collaborazione con i servizi sociali, d’aiuto agli individui o a gruppi in

difficoltà (scolastica, economica, famigliare...), e di prevenzione della delinquenza giovanile.

Nelle comunità autonome , il lavoro è indirizzato alla diassuasione, la riduzione dei rischi e

delle situazioni propizie al crimine e alla prevenzione sociale verso i gruppi a rischio. Politici

e rappresentanti della Polizia si riuniscono regolarmente a tre livelli (Juntas Locales de

Seguridad) per rendere operativi i programmi specifici e avviare gli studi tematici a livello

locale.

6 Catalogna e Paesi Baschi

7 L’eesenziale delle attività e delle risorse é concentrato nelle comunità autonome.

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LA GERMANIA Le Competenze dei Lander

I 16 Lander con nella loro forma attuale sono stati fondati per lo

più nel 1945 tenendo conto delle vecchie affinità di popolazioni

e confini storici. Prima della riunificazione la DDR (l’ex

Germania dell’Est ) era formata dea 5 regioni. La Repubblica

Federale(Germania dell’Ovest) aveva 10 regioni e Berlino era

diviso tra Est e Ovest. L’obiettivo del federalismo tedesco si

puo’ riassumere nel voler garantire l’unità verso l’esterno e la

molteplicità all’interno.

Ogni Lander ha diritto ha darsi una proria Costituzione , ha un

propio Governo, un Parlamento eletto ogni 4 o 5 anni, un

Presidente del Consiglio Regionale, le leggi, tuttavia, non

possono essere in alcun modo in contrasto con le leggi nazionali,

le quali assumono spesso un carattere di “legge quadro” tali da definire un contesto o una

cornice unitaria al cui interno si vengono declinate le singole autonomie e specificità locali

rappresentate dai singoli Lander. Le autonomie dei lander riguardano innanzitutto:

l’educazione, la polizia, il diritto comunale, la legislazione e l’amministrazione interna.

I Lander tedeschi hanno quindi un’ampia liberta anche per quanto rigurda competenze in

materia di sicurezza. I Lander possiedono proprie forze di polizia e sono in grado di

promuovere leggi e politiche in materia di sicurezza urbana in modo autonomo.

In molti campi, lo Stato e i Lander agiscono insieme all’interno di competenze

reciprocamente predefinite. In sostanza, solo gli affari esteri, una parte del diritto tributario, il

traffico aereo, la dogana e la forze armate sono di competenza e amministrazione esclusiva

dello Stato. Per consentire una certa omogeneità, i Lander possono fare degli accordi tra loro

che, una volta approvati, sono vincolanti per tutti. .

L’esercizio delle azioni attribuite dalle competenze statali incombe sui Lander (legge

fondamentale articolo 30) oltre che l’esecuzione delle leggi federali.

I Lander hanno il diritto di legiferare in tutti i settori che la legge non riserva esclusivamente

alla Federazione. Legiferano in concomitanza con lo stato federale nei settori della giustizia,

dell’economia, dell’assistenza sociale, dei diritti civili, penali e nei diritti del lavoro.

Possiedono infine competenze legislative proprie nei settori dela cultura, dell’insegnamento,

dell’università, degli affari comuni e della polizia.

IL PORTOGALLO

Il Portogallo é una paese caratterizzato dalla presenza di due

livelli di Governo : quello nazionale e quello locale. Nel 1984 é

stata approvata una nuova costituzione che ha trasformato il

Portogallo in una Repubblica Parlamentare con a capo un

Presidente, eletto ogni cinque anni. Il livello regionale in

Portogallo é rappresentato da 5 Commissioni di Cordinamento

Regionale che hanno come compiti la coordinazione e il

sostegno tecnico , finanziario e amministrativo alle collettività

La Germania é una

Repubblica Federale

Parlamentare

costituita

da 16 Lander che

hanno una propria

Costituzione,

un’ampia

sovranità e molti

diritti di autonomia.

Le 5 Commissioni di

Coordinamento

regionale sono :

Lisbona, Nord,

Centro, Valle del

Tago, Algarve e

Alentejo

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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territoriali e l’esecuzione delle misure per lo sviluppo delle Regioni.

Le competenze della Commissione riguardano il supporto tecnico, finanziario e

amministrativo alle collettività locali e l’esecuzione delle misure per lo sviluppo delle

Regioni.

Il livello intermedio del Portogallo é rappresentato dai 18 Distretti. Essi sono composti

dall’Assemblea dei Distretti costituita dai Presidenti dei Consigli Municipali, dai Presidenti

delle assemblee municipali e da un Presidente del Comitato eletto da ogni Assemblea

Municipale. L’Assemblea di Distretto puo’ riunirsi tante volte quante sono ritenute necessarie

dal suo Presidente. Gli altri due organi del distretto sono il Consiglio Consultivo e il

Governatore Civile.

Il Consiglio Consultivo è composto dal Governatore Civile, da quattro membri eletti

dall’Assemblea e da quattro cittadini qualificati in settori precisi nominati dal Governo su

proposta del Governatore.

Il Governatore Civile, nominato dal Governo, é un rappresentante del Governo stesso e

esercita le competenze delegate dal Ministro degli Interni.

Le competenze dei distritti riguardano il coordinamento dell’azione delle atività territoriali in

materia di materiale scolastisco, istituzione e gestione dei musei, difesa e promozione dei

valori culturali locali, e coordinamento dei mezzi d’azione e di organizzazione dei servizi del

distretto.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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IL PUNTO DI VISTA EUROPEO

Animazione delle tavole rotonde : Dott.re Manuele Braghero settore sicurezza Regione Toscana

Dott.re Jean Paul Buffat projet manager Forum Europeo per la Sicurezza Urbana

LE REGIONI IN EUROPA Intervento del Dott.re Maurizio Vandelli Assessore alla Sicurezza Regione Emilia

Romagna

Questo seminario costituisce un’occasione utile per fare il punto sull’evoluzione di un tema

complesso, variegato e fondamentale per lo sviluppo delle nostre società: le sicurezza urbana.

L’evoluzione degli anni recenti ha posto la sicurezza urbana al centro di un dibattito vivace in

Europa con la progressiva acquisizione di alcune convinzioni che stanno radicandosi e

consolidandosi spesso in sintonia con quanto avviene altrove, come nel caso del dibattito

politologico americano, ma non dimenticando certo le specificità delle nostre città europee.

� Un primo dato di fondo, riguarda la natura della sicurezza urbana.

Nel dibattito europeo é ormai lontana l’idea che la sicurezza urbana si risolva semplicemente

nell’ordine pubblico. Il concetto di sicurezza urbana riguarda una questione che tende sempre

di piu ad acquisire una valenza plurima e a coinvolgere più settori.

La sicurezza urbana deve essere colta nelle sua implicazione globale e deve tendere a divenire

il coordinamento tra le politiche sociali, di prevenzione, di edilizia e urbanistica oltre che una

politiche di sicurezza intesa nel senso piu tradizionale cioé di ordine pubblico. La sicurezza

urbana puo’ quindi essere rappresentata come una realtà dalle complesse sfaccettature che si

riunisce ad un obiettivo comune che é quello della lotta al degrado dei territori urbani.

L’avanzare di questa concezione comporta pero’ dei problemi importanti nel coordinamento

di competenze e di strumenti diversi perché la nuova consapevolezza pone in rilievo la

ridistribuzione delle varie funzioni tra soggetti diversi e in molti casi poco abituati a

collaborare tra loro.

Da qui la necessità di sviluppare e inventare nuovi strumenti di collaborazione capaci di far

agire e interagire, simultaneamente e in maniera coordinata , livelli decisionali e livelli

operativi.

� Una seconda considerazione riguarda la diversità del modo di articolare il principio di

sussidiarietà.

Parlare di sicurezza urbana significa porre in prima linea i comuni che rappresentano il livello

piu vicino ai cittadini. Tradizionalmente alle competenze dei comuni, si affiancano le

competenze proprie delle polizie di stato talora interagendo, talora in maniera nettamente

separata.

Attualmente, nell’evoluzione del dibattito dei diversi paesi, si sta ponendo il tema di come

queste politiche e questi interventi si coordinano tra di loro e di come possano trovare una

collocazione e una dimensione ottimale in ambiti piu vasti a livelli regionali o para regionali,

nei quali le peculiarità dei territori risentono, da un parte dell’economia di scala e dalla forza

organizzativa, e dall’altra, della vicinanza ai territori che gli permette di coglierne le

specificità e dare delle risposte sufficientemente precise.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Naturalmente porre il problema del ruolo delle autorità sovra locali in Europa significa

prendere atto e cogliere la gamma di situazioni che sono profondamente diversificate sotto

molteplici aspetti; innanzitutto da un punto di vista istituzionale e di regole costituzionali, ma

anche in termini di differenti sensibilità politiche e anche della varietà delle iniziative

spontaneee che hanno spesso un ruolo intermedio tra i diversi livelli.

E’ bene dunque cominciare da una considerazione generale. Ci troviamo a confrontarci con

un’Europa con vari livelli (2 o3) di governo. La maggior parte dei paesi hanno un doppio

livello di legislazione che é rappresentato dallo Stato e delle regioni.

Questo assetto si traduce nelle politiche di sicurezza in alcuni modelli che poi in realtà

trovano anche all’inteno dei medesimi paesi ulteriori articolazioni e assimetrie.

Parlando di politiche di sicurezza é difficile pensare ad una sorta di appiattimento delle

competenze a livello euroepeo, proprio perché partiamo da peculiarità molto diverse, ma é

possibile constatare che negli anni recenti si é sviluppata un’evoluzione, abbastanza parallela

e sincronica, in direzione di una ricerca di risultati e di interventi analoghi .

I punti di partenza istituzionali e gli strumenti sono diversi ma i percorsi e gli obiettivi sono

spesso comuni.

Il primo dato che emerge da una panoramica di quanto avviene nei paesi europei mette in

evidenza l’esperienza dei paesi che hanno sviluppato in misura maggiore le competenze dei

livelli di governo intermedi (regionali o locali).

Il caso più robusto tradizionalmente é rappresentato dalla Germania dove in sostanza il blocco

delle competenze della sicurezza e della prevenzione ad eccezione dei reati di natura federale,

fa capo ai Lander (Regioni), con un inversione della regola, rispetto agli stati centralizzati.

I lander hanno proprie forze di polizia e solide amministrazioni che operano nelle aree delle

politiche urbanistiche scolastiche e giovanili.

A partire dagli anni ‘90 in Germania si é sviluppata un’ampia sperimentazione per

promuovere attività preventive, valorizzando il livello comunale. Contemporaneamente si é

sviluppata una cooperazione istituzionale che coinvolge i lander e le città con una rete

importante di partnership in tema di sicurezza, (in particolare parliamo di esperienze negli

ultimi anni), con uno sviluppo importante di numerose forme di accordo inter-istituzionale e

collaborazioni tecniche tra polizie.

Per esempio, nel 1998 sono stati censiti 24 progetti locali di sicurezza, 137 gestiti dai Lander

348 progetti gestiti a livello comunale (non mi tornano i numeri....).

Il caso tedesco, in questa forma non ha probabilmente analoga corrispondenza in altri paesi

d’Europa, nel senso che se guardiamo alle altre realtà che conoscono forme avanzate di

devoluzione regionale delle competenze, come il Belgio o la Spagna, assistiamo già ad una

diversità di soluzioni e di situazioni in particolar modo rispetto ai temi della prevenzione della

criminalità.

Il sistema spagnolo é un sistema a regionalismo asimettrico per eccellenza, rappresentato dalle

2 comunità autonome che hanno piena competenza in materia di sicurezza e le altre che

possiedono delle competenze limitatissime.

Ci riferiamo per la prima situazione alle Comunità autonome della Catalogna e dei Paesi

Baschi dove gli statuti riconoscono competenze esclusive alla regione e dove esistono forze

di polizia regionali. Il tema della sicurezza urbana in questi contesti risente ovviamente di

questi aspetti. Nella regione autonome della Catalogna, per esempio, esiste una politica

regionale sulla sicurezza che si traduce in co-finanziamenti di progetti ad una serie di città di

notevole importanza.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Altrove, nelle comunità non autonome, prevalgono i progetti specifici delle città, ma ci sono

regioni, che pur non collocandosi nelle regioni a statuto speciale, si sono spontaneamente

attivate e hanno sviluppato dei compiti sul piano della ricerca e aiuto alle città.

Il coordinamento nazionale, e questo é una problema abbastanza diffuso nel contesto

spagnolo, é abbastanza debole rispetto a quanto avviene in altre realtà. In epoca recente, in

Spagna é stato istituito un consiglio nazionale per la sicurezza che ha come obiettivo

raggiungere questo coordinamento.

Il terzo caso di stato federale é rappresentato dal Belgio. Il Belgio ha un sistema di

federalismo per decentramento e non per unificazione di soggetti . Il Belgio ha sviluppato

politiche di sicurezza con l’impulso e il coordinamento dello Stato centrale che si sono

formalizzate nei contratti di prevenzione e sicurezza8, tra il livello centrale e le città.

Nell’evoluzione dei contratti di sicurezza é sempre stata posta une grande attenzione alle

comunità linguistiche e alla necessità di un coivolgimento delle comunità e delle regioni

attraverso la creazione di un comitato interministeriale.

Le polizie, sia nazionali che locali, hanno in Belgio un ruolo rilevante nella promozione e

attuazione delle politiche di sicurezza urbana, ruolo che è stato confermato, nel doppio livello

locale e nazionale, dalle riforme recenti9 (2002). Questo riforma ha inoltre introdotto un

nuovo ruolo per i livelli regionali, incaricati di controllare i bilanci alla nuova organizzazione

delle polizia.

Il Belgio in sostanza é un modello federale in cui il livello regionale é su un piano di sfondo

rispetto un’asse perdurante stato-città.

L’altro modello tradizionale in Europa, sempre citato come modello contrapposto alla

Germania, é la Francia. La Francia rappresenta una realtà con un assetto peculiare perché

caratterizzata da un crescente affermarsi di un proprio ruolo delle regioni, incentrato

principalmente sugli aspetti economici e su alcune competenze ritenute strumentali e

collaterali quali la formazione, le infrastruttture e il turismo.

Al contrario di quanto avviene in grand parte dei paesi Europei, in Francia sono i dipartimenti

a svolgere un ruolo fondamente nelle politiche sociali e di sicurezzae non le regioni. Negli

anni ‘90, i contratti locali di sicurezza hanno indotto le città a instaurare una forte partnership

con le prefetture e gli altri attori coinvolti nel problema.

Negli ultimi anni alcune regioni hanno cominciato a sostenere finanziarmente progetti di

sicurezza a carattere urbano, che pongono una particolare attenzione al problema degli

alloggi. L’esperienza più avanzata in Francia é quella de l’Ile de France, che ha definito una

normativa che disciplina la partecipazione della regione alle politiche di sicurezza con un

programma d’azione focalizzato sull’ assistenza nelle scuole, la riduzione dell’insicurezza, la

prevenzione della tossicodipendenza, l’assistenza alle vittime con un piano di sostegno

specifico, la sicurezza nei centri commerciali ecc.

La situazione italiana é ancora differente e presenta un’indubbia peculiarità che colloca, se

vogliamo semplificare la varietà delle regioni italiane, in una via originale intermedia rispetto

agli altri paesi europei. La sperimentazione condotta dalle regioni italiane in questi anni ha

puntato alla formulazione di un progetto di legge ora proposto al Parlamento. Le regioni

italiane, puntano su un originale equilibrio tra il principio di sussidiarietà, che mantiene il

baricentro delle politiche di sicurezza urbana e delle polizie locali a capo delle città, e

l’affermazione e il consolidamento di azioni regionali d’intervento di “area vasta”. Le azioni

8 Contrats de Sécurtié et Prévention

9 La riforma della polizia del 2002 a previsto la creazione di due corpi di plizia distiti .

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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regionali di area vasta comprendono funzioni di coordinamento e di relazione con lo Stato, la

definizione di accordi di sostegno alle politiche delle città e la gestione diretta di alcune

funzioni che richiedono una dimensione ampia come la formazione (cfr il recente affermarsi

di scuole regionali per le polizie locali).

Per il momento in Italia il dibattito é ancora concentrato sull’ipotesi di creazione di polizie

regionali o di gestione diretta delle politiche di sicurezza. Questo dibattito non é né scontato

né maturo ed é necessario lavorare ancora molto prima di arrivare ad una conclusione. Per il

momento le regioni italiane hanno chiesto un confronto con i livelli nazionali e i livelli locali,

che ha gia raggiunto la condivisione e l’ipotesi organica di intervento con un equilibrio nel

perseguimento di un comune obiettivo.

LA PROSPETTIVA DEL CONSIGLIO D’EUROPA Intervento della Dott.sa Gilda Farrel, dirigente del dipartimento Coesione Sociale del

Consiglio d’Europa.

La Regione Toscana con questa iniziativa ha permesso di dare una continuità ad un dibattito

cominciato l’anno scorso al Consiglio d’Europa su: “Il dilemma tra sicurezza e coesione

sociale, come puo’ rispondere l’Europa?”.

Durante questo incontro il Consiglio d’Europa ha voluto affrontare il problema da 4 punti di

vista:

1. La genealogia del concetto di insicurezza ;

2. Il ruolo dei media ;

3. La risposta data a livello regionale, locale e nazionale in termini di politiche

4. La prospettiva dell’Europa.

L’approccio alla sicurezza pubblica del Consiglio d’Europa é un approccio rivolto alla

coesione sociale intesa come la capacità della società di confrontare i rischi.

Questi rischi, che vengono dalla natura stessa della sua organizazione e dalla conflittualità tra

le istituzioni e la società, fanno emergere nelle società moderne dei nuovi rischi e dei nuovi

conflitti. Il Consiglio d’Europa si é allora posta la domanda: “Quali sono i nuovi rischi delle

nostre società moderne?

Le società moderne producono una massa di conoscenza enorme (rispetto al passato) senza

pero’ fornire e assicurare un accesso equo ai mercati del lavoro, al credito, ai servizi e

all’informazione.

L’autorità pubblica dispone di un quadro che é uguale per tutti ma che non é sempre

accessibile a tutti. Il quadro che ne risulta é dato dalla contraddizione della nostra società che

da un lato dispone di una ricchezza d’infomazione e di un quadro legale ampio e ben

coordinato, e dall’altro rischia di trovarsi nell’incapacità di fornire un rapporto equo tra questi

sviluppi e l’accesso ad essi per la totalità dei cittadini.

Il sistema dei diritti economici e politichi che si é sviluppato ha tuttavia portato verso una

legittimizzazione dei diritti e ha aperto uno spazio di legalità e libertà per tutti. Positivamente,

questo si sta traducendo in forme di solidarietà etniche nazionali.

Ma in questo sfondo complesso come é percepita l’insicurezza dai cittadini?

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Gli approcci sono principalmente due e sono completamente diversi: uno proviene della paura

del crimine e l’altro dal diritto a una vita sicura.

Se si ragiona in termini di diritto a una vita sicura si apre lo spazio per un ragionamento

rispetto al diritto di tutti.

Le nostre società hanno una tendenza ad assegnare un valore economico a tutti gli scambi

compresi i servizi ai cittadini.

L’Europa si confronta con un processo che trasforma la iniquità in costi, per così dire

“naturali”. La tendenza é di trattare l’insicurezza come paura determinata da comportamenti

criminali e incivili soltanto di alcuni.

Questo tipo di ragionamento comporta“l’individualizzazione dell’insicurezza”, ossia come un

problema individuale dove la soluzione viene proposta come uno spazio immune da ogni

forma di minaccia. Ci troviamo a confrontarci con un contesto di transizione d’insicurezza

che ci obbliga a porci delle domande sulla geneologia del sentimento d’insicurezza.

Il sentimento d’insicurezza puo’ provenire da diversi fattori tra i quali: la precarizzazione del

lavoro, la gestione degli spazi urbani e l’influenza dei media.

I nostri politici mancano spesso di risorse e della volontà di agire sulle cause principali del

sentimento di insicurezza collettivo e spesso prendono delle misure che hanno poco respiro.

In alcuni casi il sentimento d’insicurezza é stato strumentalizzato a fini elettorali dai politici.

E’ importante parlare d’insicurezza e arrivare alle fonti, ma spesso l’assenza di questa analisi

ci porta ad una simmestria tra domande e risposte.

Siamo arrivati ad un paradosso sul quel dobbiamo riflettere come società. Le sfide della

coesione sociale e delle trasformazione delle società sono gestite con l’aumento dell’ordine

pubblico piuttosto che con la ricerca di una nuova governance più appropriata alla

trasformazione della nostra società.

Un altro aspetto sottovalutato è relativo alla precarizzazione del posto di lavoro, che viene

assunto come un dato di fatto, e non come una questione problematica in termini anche di

sicurezza sociale.

A livello europeo, a fianco della riforma delle stato sociale non si discute dell’aumento delle

risorse poste per l’ordine publico. Ci sono motivi di riflessione per tutti noi.

Mal gestendo l’insicurezza alimentiamo l’opposizione tra noi e gli altri, e questo avviene per

esempio verso gli stranieri.

Le cause vere dell’insicurezza vengono talvolta ignorate e l’equilibrio viene modificato a

scapito di tutti. Questo equilibrio modificato rappresenta un cambiamento della cittadinanza

democratica?

Questo cambiamento viene qualche volta giustificato dalla mondializzazione e dalla

trasformazione dei grandi indicatori della nostra società. Con la globalizzazione ci troviamo di

fronte ad un approccio che non vincola più i profitti alla quantità e qualità del lavoro e che

riduce il divario tra la produzione e il consumo. La perdita della cittàdinanza mette lo Stato

nelle condizioni di non adempiere piu il suo contratto sociale con i cittadini cambiandone di

conseguenza il contenuto.

La sicurezza urbana pone dei problemi di scelta per la società. Come affrontare questa

questione? Quali sono i discorsi che dobbiamo fare per ragionare su delle politiche coerenti e

fondare la coesione sociale e la sicurezza dei diritti a una vita democratica di qualità nel

quadro di sviluppo economico e benessere di tutti?

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Alcune proposte e risposte in questo senso, possono venire dalla riflessione sui seguenti

aspetti:

� In quale modo utilizzare le risorse per assicurare l’accesso equo dei diritti e la

partecipazione per tutti;

� Quali misure attuare per articolare il lavoro e l’integrazione sociale e

� Quali politiche sviluppare a livello nazionale e locale al fine che siano coerenti e ben

articolate tra di loro.

L’articolazione delle competenze istituzionali e l’integrazione delle diverse politiche, é una

sforzo importante che é necessario svolgere anche in altri ambiti altri che le politiche di

sicurezza.

In ultimo é importante ricordare che dobbiamo avere il coraggio politico di guardare alle

genealogia dell’insicurezza nelle nostre società di oggi e di guardare ai diritti e all’esercizio

della cittadinanza democratica come risposta unica e far fronte al senso di disorientazione che

anima i cittadini europei.

La sfida enorme é quella di non ridurre le analisi del problema alle sole misure e modalità di

risoluzione, perché potrebbero rivelarsi riduttive, ma osservare la complessità del problema e

restare vigili rispetto a tutti gli aspetti di queste politiche.

LA COMPLESSITÀ DELLE POLITICHE DI SICUREZZA URBANA E L’ESPERIENZA ITALIANA Intervento della Dott.sa Maria Fortuna Incostante Assessore allaSsicurezza della Regione

Campania

Questo incontro produce un momento di riflessione e di confronto approfondito sul tema della

funzione delle autorità supra locali spesso dimenticate dalle istituzioni europee.

In questa analisi é importante capire il ruolo dei mezzi di comunicazione rispetto ad un

fenomeno di spicologia di massa. I mezzi di comunicazione alimentano comportamenti, che

non vogliono negare il problema ma possono giocare un ruolo strategico importante.

I media possono indurre risposte pubbliche del tutto emotive e poco riflessive, condizionate

da quello che l’informazione in quel momento ha prodotto e quindi che rischiano di essere

poco scientifiche e poco studiate dal punto di vista tecnico. Questo meccanismo rischia di

essere alquanto problematico per quanto riguarda i temi della sicurezza.

Per la sicurezza urbana, non esite una ricetta unica ma esistono piuttosto varie strade che

possono venire intraprese sull’onda della comunicazione di massa e possono enfatizzare le

risposte non sempre appropriate o poco strategiche.

In Italia, l’enfatizzazione politica fatta dai media é stata spesso causa di scontri politichi.

La funzione degli anti locali, delle città e delle regioni, nella produzione di politiche concrete

di sicurezza, puo’ ristabilire la serietà al confronto politico. Questo confronto non deve pero’

ridursi a un semplice confronto mediatico, ma deve invece dettagliare le pratiche concrete.

Le città e le regioni hanno prodotto, e continuano a prudurre, delle politiche concrete e

integrate che tengono presente la necessità di agire secondo più prospetive e non soltanto nel

nel senso di contrasto e di repressione.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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E’ necessario quindi porre l’attenzione, non solo sugli aspetti della criminalità, ma intrecciare

a queste politiche delle politiche molto più complesse quali le politiche di governo del

territorio, degli spazi pubblici e della coesione sociale e conseguentemente fornire delle

risposte piu generali.

In Italia esiste un patrimonio molto forte di esperienze sia locali sia regionali. Molte regioni si

sono mosse su questa strada e hanno prodotto delle leggi, hanno valorizzare il ruolo delle

province e hanno incentivato la realizzazione di azioni locali. In questo processo é stato

determinante il ruolo del Forum Italiano per la Sicurezza Urbana che ha permesso la

circolazione di proposte e ha favorito l’uniformizzarsi delle proposte sul territorio.

In Italia in quest’ottica di lavoro é stato prodotto un lavoro interessante risultato di un

confronto continuo e partecipato.

Questo medesimo scambio e circolazione di informazione deve ora essere prodotto a livello

europeo.

In Europa ci troviamo di fronte a fenomeni economici e sociali molto complessi. Non c’é

dubbio pero’ che sempre più gli Stati si trovano confrontati alla necessità di cedere parte della

loro sovranità su alcune materie all’Europa. In questo contesto dove gli Stati perdono in parte

il loro ruolo per identificarsi nella realtà europea il ruolo delle regioni e degli enti intermediari

e locali diventa dunque fondamentale.

A livello locale le città e le regioni producono poltiche di sicurezza integrate e connesse ad

una strategia più complessa che vuole coinvolgere anche altri organi. Non é possibile produrre

delle poltiche di sicurezza senza considerare la voce degli enti locali e la loro esperienza in

materia. Per l’Europa invece le politiche di sicurezza e di ordine pubblico restano ancora una

competenza degli Stati e il ruolo degli enti locali é sfortunatamente ancora poco riconosciuto.

Il compito di questo incontro, e degli incontri futuri, dovrà quindi concentrarsi sull’obiettivo

del confronto tra enti europei, non solamente limitato al confronto di pratiche e di esperienze,

ma diventare piuttosto uno strumento per portare la voce e l’esperienza dei comuni, della

province, delle regioni e di tutte le autorità sovra comunali nei dibattiti europei e per

comunicare con gli organismi europei. Questo significa focalizzare l’attenzione verso un

lavoro politico nei confronti degli organismi europei e riuscire a trasmettere l’idea di una

politica di sicurezza come una politica di nuova cittadinanza costrita con la partecipazione e il

protagonismo degli enti territorriali.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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CASI STUDIO

IL CASO DELLA PROVINCIA DI LIVORNO, UN ESEMPIO DI UNIONE DI PROVINCE. Intervento del Dott.re Frontera, Presidente della provicia di Livorno e Presidente

dell’Unione delle Province Toscane.

Sulla base delle competenze delle provincie in materia di sicurezza urbana e in considerazione

del fatto che la sicurezza é una priorità dei cittadini (esigenza di ricreare una relazione che

permetta di vivere il territorio non come luogo d’ostacolo ma come luogo di scambio e di

crescita dei rapporti sociali), la Provicia di Livorno ha attivato, con la delibera della giunta

regionale nel 2002, un percorso operativo in questa direzione.

Questa iniziativa ha permesso di attivare una cooperazione con la Regione Toscana e le 10

province toscane orientata soprattutto alla realizzazione di un’attività di documetazione,

d’informazione, di osservazione e ricerca, e di diffusione dei materiali. Queste attività sono

ritenute indispensabili per fornire un supporto agli interventi degli altri enti locali e in

partcolare le città.

L’eistenza di un ente denominato Unione delle Province ha permesso un facile confronto delle

azioni già realizzate sui diversi territori e di conseguenza ha favorito una circolazione più

rapida dell’informazione. L’osservazione dei progetti realizzati fino ad ora dalle province

toscane ha messo in evidenza tre tematiche principali. Queste tematiche di lavoro sono

diventate prioritarie anche per la Provicia di Livorno e le altre 9 province Toscane.

I temi individuati sono :

a. L’osservazione;

b. Il coordinamento e il sostegno;

c. La finalizzazione dell’attività della polizia provinciale.

a. Per rispondere a queste tematiche quasi tutte le province hanno istituito degli

osservatori locali con obiettivo la definizione dei fattori che producono l’insicurezza, e

l’analisi dell’andamento della criminalità sul proprio territorio. I dati raccolti da questi

osservatori vengono regolarmente messi a disposizione alle città per facilitare la loro

scelta d’orientamento e d’indirizzo a livello locale. Per esempio alcune province quali

Arezzo, Pisa e Lucca, hanno sviluppato interessanti approfondimenti relativi alle

ricerca dei fattori produttivi di percezione sociale dell’insicurezza e tra questi sono

emersi con rilevanza i problemi della delinquenza giovanile (giovani attori e vittime

dei crimini), i problemi della sicurezza stradale (necessità di potenziare i controlli) e i

problemi legati al traffico degli esseri umani (necessità di combattere la tratta anche a

livello locale).

b. Il coordinamento e il sostegno si concretizza attraverso il lavoro delle provincie nella

costruzione di una rete di comuni al fine di creare un collegamento tra i vari enti e

promuovere azioni concertate di sicurezza urbana. Sempre in queste direzione la

provice sono sollecitate a sostenere iniziative di formazione professionale congiunta

tra polizia di Stato, carabinieri e polizie municipali, attraverso la promozione di

attività sperimentali di aggiornamento. Per esempio per meglio indirizzare le

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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formazioni é stata realizzata una ricerca rispetto ai fabbisogni inerenti alle tematiche

del territorio con lo scopo di rilevare le dinamiche e le caratteristiche fondamentali

richieste agli operatori della sicurezza. Sulla base dei risultati di queste ricerche, sono

state attivate in seguito delle procedure per realizzare delle attività specifique quali : le

formazioni (13 svolte a 600 dipendenti della provicia di Livorno) e i seminari tematici

(seminario sul sostegno alle vittime di reato, un aspetto molto difficle e spesso

trascurato, nella vasta gamma di problemi).

c. Infine, la terza priorità che é stata definita rigurda una migliore finalizzazione delle

attività delle polizie provinciali che essenzialmente svolgono compiti in materia di

tutela ambientale.

In conclusione la risposta al problema deve essere ricercata nella maggiore collaborazione tra

i livelli istituzionali, e nella maggiore sensibilità e disponibilità a condividere le proprie

competenze indispensabile per permettere alle politiche di sicurezza di conseguire dei risultati

efficaci. I protocolli che sono stati definiti tra le province la regione e i comuni si muovono in

queste direzioni e rappresentano una risposta concreta al problema della criminalità sul

territorio.

IL CASO DELLE REGIONE TOSCANA, UN ESEMPIO DI DEMOCRAZIA PARTECIPATA Interventi del Dott.re Claudio Martini Presidente della Regione Toscana,

Per comprendere l’esperienza al quanto unica in Italia della Regione Toscana é importante

illustrare il percorso politico che la regione ha seguito e sta seguendo e le scelte politiche che

sono state intraprese sull’argomento.

E’ innanzitutto necessario ricordare che quattro o cinque anni fa, quando é cominciata

l’avventura della legislatura dell’attuale presidenza della regione, la politica italiana

attraversava un periodo di accesa polemica riguardo ai temi legati alla sicureza urbana intesa

come sfiducia dei cittadini sulla possibilità di garantire un’ordinata e pacifica convivenza e

tranquillità nei rapporti sociali.

In quel periodo di forte discussione sul tema della sicurezza, temi quali l’immigrazione

clandestina e la microcriminalità formavano una miscela esplosiva che era in vari modi

facilmente strumentabile sul piano politico imponendo ai candidati politici l’obbligo di

presentare in campagna elettorale delle proposte e delle risposte al problema, per non

rischiare di essere completamente esclusi del dibattito politico.

Negli anni 2000-2001 osservando i dibattiti e le discussioni sul tema, la Regione Toscana ha

verificato un ritardo nelle sue poltiche e nelle iniziative istituzionali che aveva realizzato fino

ad allora sul tema della sicurezza. Questo ritardo era dovuto non ad una mancata riflessione

politica ma piuttosto dalla convizione che le risposte ai problemi di sicurezza urbana

venissero fornite indirettamente da tutte le altre politiche quali, la cultura e l’assistenza,

l’educazione o i trasporti, e persuasi dall’idea che fare bene le altre politiche implicasse

automaticamente risolvere la questione del sentimento d’insicurezza.

Oltre al ritardo cumulato, nell’osservazione delle dinamiche che producono la domande di

sicurezza dei cittadini verso i propri rappresentanti eletti, la regione ha inoltre rilevato

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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l’antinomia esistente tra i dati della situazione reale, che erano tendenzialmente in

miglioramemnto, e la percezione della sicurezza dei cittadini che risultava essere in

diminuzione. La richiesta di sicurezza dei cittadini non scaturiva dai dati allarmanti (anche

considerate le diffcicoltà d’interpretazione) ma piuttosto dalla spicologia sociale e da un

complesso meccanismo di fattori che produceva inquietudine e aumentando della paura in

tante parti della popolazione.

In questo clima la regione Toscana ha compreso che i cittadini chiedevano una risposta chiara

e diretta al problema e ha deciso di promuovere una poltica non come derivato delle altre

poltiche ma autonoma basata su azioni specifiche quali i protocolli, le leggi, i finanziamenti e

altre azioni specifiche permanenti e visibili per i cittadini .

Il rischio e la paura dell’amministrazione della regione era, come succede spesso in queste

occasioni, di oscillare da un eccesso all’altro e di passare da una situazione dove prima c’era

un’assenza della questione che si affidava alla politiche trasversali, ad una situazione dove si

immaginava che le politiche della sicurezza avrebbero in se stesse da sole risolto il problema.

Le politiche dei sicurezza, anche se fatte nel modo più saggio possibile, che vuol dire quindi

non politiche di allarme ma di dialogo e vicinanza alle vittime, sono politiche positive ma non

risolvono quell’oscura angoscia che é presente nella popolazione in particolare in questi tempi

complicati di cambiamento.

Rispetto a questo quadro, e tenedo presenti la ragioni che l’avevano indotta a definire una

polica in materia di sicurezza, l’amministrazione della regione Toscana ha cercato di

individuare quali sono le azioni di politica che possono alimentare la drammatizazione della

realtà esasperando la paura. Una volta individuate tali politiche, le ha isolate e ha concentrato

il suo intervento su azioni indirizzate agli attori del territorio (comuni e provincie), che

svolgessero un ruolo di animazione sociale e di rasserenamento della realtà.

La Regione Toscana é una realtà caratterizzata da un livello di vita alto ed agiato.

Principalmente questo livello della qualità della vita é douto alla coesione sociale e

istituzionale che esistente tra le diverse strutture che intervengono sul territorio (istituzioni,

associazioni o cooperative, ecc..).

La politica della regione é basata sul ruolo fondamentale degli enti locali nella realizzazione

delle nuove politiche di controllo e di governo della sicurezza, integrate, nel ambito del ruolo

e delle competenze, con l’azione delle forze dell’ordine e con gli organi della magistratura.

Dal 2001 la regione ha finanziato oltre 2,5 milioni di euro per la promozione di progetti

realizzati e proposti da comuni province e comunità montane.

I fondamenti del progetto « una toscana più sicura » e dei progetti finanziati

sono principalmente due:

1. Il principio di sussidiarietà : riconoscimento delle competenze proprie e specifiche

alla autorità locali. Questo principio é coerente con l’idea di sicurezza promossa dalla

regione Toscana, che vuole sconfiggere la percezione di sicurezza, e dare un senso alla

vicinanza tra le istituzioni e la poplazione attraverso interventi che provengano

principalmentente dai comuni e non da iniziative regionali.

2. La collaborazione con lo Stato per il coordinamento di azioni di sicurezza. Questo

principio vuole sottolineare e recuperare l’idea che le politiche di sicurezza non

possono agire sganciate dalle grandi politiche economiche e sociali, e che per

consequanza non puo’ esistere una politica di sicurezza in se stessa se non si riescono

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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a risolvere i problemi della disoccupazione e dell’emarginazione sociale. E’ quindi

fondamentale creare il nesso tra queste questioni.

Basandosi su questi due principi la regione ha supportato e favorito lo sviluppo e la

realizzazione di azioni puntulai sul terrritorio.

Tutte queste azioni sono state possibli grazie alla legge regionale sulla sicurezza10 che ha

permesso di regolamentare l’intervento della regione.

Più del 90% della popolazione della

Toscana (181 comuni e 10 province) é

stata interessata dai finziamenti della

regione a iniziative e proposte dei comuni

quali ad esempio il potenziamento della

polizia municipale, il rafforzamento della

sicurezza pubblica, la prevenzione sociale,

la riqualificazione del territorio,

l’educazione alla legalità, la video

sorveglianza degli spazi pubblici e

l’assistenza alle vittime dei reati.

La metà dei progetti che sono stati

finanziati ha un carattere integrato e mette

insieme piu funzioni e piu realtà comunali e/o sovra comunali.

Dal 2001 la regione ha inoltre stipulato degli accordi di collaborazione con il Ministero degli

Interni e con le Università di Firenze, Siena e Pisa. La collaborazione con queste istituzioni é

stata sigilatta dai protocolli di collaborazione.

I protocolli con le tre università sono stati basati sulla promozioni di formazioni per

coordinatori sul territorio alla sicurezza.

Tra le altre atività realizzate dall regione Toscana vanno inoltre ricordati la costruzione di un

centro per la cultura della legalità, l’osservatorio sugli appalti e azioni di sostegno alle vittime

di reato o di reinserimento sociale e lavorativo.

IL CASO DELLA BASSA SASSONIA UN’ESPERIENZA UNICA IN GERMANIA. Intervento del Dott.re Erich Marks Direttore del centro di prevenzione

11 della Bassa

Sassonia

Le regioni e i lander possiedono molti punti in comune 12. La Bassa Sassonia é una delle 16

regioni (lander) della Germania Federale e rappresenta il secondo livello di governo in

Germania. E’ situata a sud di Amburgo e si trova in una posizione molto strategica al centro

dell’Europa che ne ha fortemente condizionato le sviluppo economico e culturale.

In Bassa Sassonia risiedono 8 milioni di abitanti, circa il 10% della popolazione della

Germania intera e la sua capitale é Hannover che come dimensione e problemi é riconducibile

alla città di Firenze.

10 Legge regionale n. 38, 16/08/2001 “Interventi regionali a favore delle politiche locali per la sicurezza della

comunita toscana”. 11 Landespräventionsrat Niedersachsen

12Regione madre di Cesare Beccaria , un uomo che 1780 é stato il padre della criminologia e che ha pensato per

primo alla teorie della criminalità

“La debolezza della nostra organizzazzione

rispetto ai rischi é che siamo in possesso di

pochi mezzi su tutti quei temi sui quali la

pressione sociale é molto forte per esempio

sulle recidività. Il principio di sussidiarietà

é importante e i livelli locali devono

imparare a farsi carico di quegli aspetti che

gli altri governi non sono in grado di fare o

non riescono a fare” Claudio Martini Presidente della Regione

Toscana

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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La Regione della Bassa Sassonia possiede un centro di prevenzione13 che é un concilio

indipendente che si occupa della prevenzione del crimine e lavora in stretta relazione con il

Governo regionale. Questo centro di prevenzione é composto i 155 centri locali di

prevenzione del crimine dislocati nelle 155 città socie dell’organizzazione e coordina le loro

attività.

Il centro di prevenzione regionale della Bassa Sassonia ha voluto specializzare in particolar

modo il livello locale e quindi le città perché ha ritenuto che esse rappresentino il livello più

consono per la risoluzione dei problemi legati alla criminalità.

Oltre alle 155 autorità locali anche alcune fondazioni, le università e 16 ONG14 provenienti da

diversi settori quali, l’economia, l’industria, la scuola ..., sono membri attivi di questa

organizzazione e si riuniscono costantemente per decidere congiuntamente le linee direttive e

d’intervento sui temi delle prevenzione del crimine nel territorio regionali per l’anno a

seguire.

A questi incontri partecipano o sono rappresentati il Primo Ministro del lander e 4

rappresentanti di altri ministeri quali, il Ministero della Giustizia, degli Interni, dell’Istruzione

e degli Affari Sociali.

Questo comitato si riunisce ogni 2 mesi per analizzare trasferire e adattare per le autorità

locali le indicazioni preparate dal Governo sulle attività di prevenzione che devono essere

svolte dalle città e della Regione.

Il comitato promuove inoltre nuovi progetti e nuove idee sulla base delle esperienze locali

delle città rappresentate sulla base delle esperienze europee attraverso l’organizzazione di

incontri con abiettivo di riunire insieme attori diversi e lavorare insieme a progetti specifici.

Il lavoro principale di questo centro é svolto dai 5 rappresentanti delle città che lavorano in

diretto contatto con il Ministro degli Interni

Il lavoro tecnico é realizzato da una staff composto da 10 persone che risiedono in un’apposita

sede all’interno del Ministero della Giustizia, a Hannover.

I principi cardine sui quali si basa la riflessione delle iniziative del Centro di Prevenzione

della Bassa Sassonia sono i seguenti:

� Diffondere le inizaitive locali ;

� Fornire informazioni, consigli e suggerimenti al Governo della Bassa Sassonia. Il

lavoro del centro di prevenzione avviene in stretto rapporto con in Governo e con i

Ministeri ;

� Promuovere e realizzare progetti specifici. Per esempio quest’anno é stato realizzato

un progetto sulla violenza nelle scuole che promuovevo il sotegno e la collaborazione

tra insegnanti e genitori.

� Organizzare annulmente la Giornata Tedesca della Prevenzione15 che consiste in un

congresso a livello nazionale sul tema della comunità e della prevenzione del crimine.

Le attività del Centro di prevenzione e il suo ruolo nella realizzazione di poltiche di

prevenzione del crimine possono essere riassunte nelle 10 osservazioni che seguono:

1) La prevenzione del crimine é un problema interdisciplinare, che implica un lavoro di

collaborazione tra autorità diverse. Questo implica ed ha implicato per il centro di

13 Landespräventionsrat Niedersachsen

14 Organizzazione Non Governativa

15 Nel 2005 verranno celebrati 10 anni dalla nascita di questa iniziativa.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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prevenzione della Bassa Sassonia un budget più elevato e un maggior dispendio di

energie per progetti che hanno coinvolto più attori. I 5 Ministri che lavorono

costantemente con l’organizzazione forniscono le direttive del Governo Federale ma

non sono in capacità di rappresentare tutti i settori. Per questa ragione una sempre

maggiore cooperazione é importante. Nel passato, per esempio, la polizia regionale

non collaborava ai progetti realizzati dal Centro di prevenzione del crimine, mentre in

questi ultimi anni si é instaurata una cooperazione continuativa. Collaborare con la

polizia si é rilevato un elemento importante ma non suffciente e per questa ragione

sono stati creati altri partenariati caratterizzati de forme e regole diverse con lo scopo

di ottenere il maggior numero di risultati positivi ;

2) La prevenzione del Crimine non é una prerogativa esclusiva di alcuni attori sociali o

istituzionali ma é un obbligo per tutta la società. La collaborazione con il settore

privato economico non sotto forma di finanziamento, ma di collaborazione allo

sviluppo di un strategie di intervento, ha permesso di sviluppare un modo operandis

differente e di dare un nouvo orientamento ai progetti. Per il Centro di prevenzione

questa nuova collaborazione tra attori locali, città rappresentanti del governo e ONG,

(quindi settore privato e pubblico) ha permesso di ampliare l’ottica con la quale i

progetti erano stati concepiti fino ad ad allora ;

3) La prevenzione del Crimine é una priorità. Strutture come il Centro di prevenzione

che hanno un esperienza decennale e che lavorano con attori come i sindaci e i ministri

sono in capacità di svolgere questo tipo di iniziative ;

4) La prevenzione del crimine é un concetto multi-operativo complesso che coivolge

diverse professionalità e implica la realizzazione di diverse azioni;

5) La prevenzione della criminalità é un problema principalmente urbano che necessita

di una forte coordinazione. Il 70% dei crimini avvengono nelle città e nei contesti

urbani. La città risulta quindi essere il livello di governo più prossimo al problema e

capace di porvi una soluzione. Questo pero’ non significa dimenticare i contesti e le

competenze delle autorità sovra locali. Attualmente nella maggior parte dei lander

tedeschi non esistono dei congressi come quello della Bassa Sassonia che possiede

un’esperienza innovativa nella Germania. Pensare di organizzare la coordinazione tra

il livello regionale e il livello nazionale su questo tema implica un’attesa di almeno

quattro cinqe anni. E’ necessaria quindi a livello europeo e internazionale una maggior

cooperazione e coordinazionee. Non é solo una questione di allargamento del

partenariato e di una maggiore collaborazione con le NGO e le associazioni, ma

piuttosto un’esigenza da un lato della presenza delle città e dall’altro di

coordinamento tra gli Stati ;

6) La prevenzione della criminalità necessita la ricerca di un percorso e una descrizione

precisa dei processi per la realizzazione di azioni di sicurezza urbana. Il Centro di

prevenzione ha riscontrato che ci sono città che realizzano azioni di sicurezza urbana

spontanemente sul loro territorio e non inscirtte in un’azione più apmia e di

conseguenza non gestite da tecnici specializzati. Il centro di prevenzione crede invece

che é importante che ci siano delle linee di progetto più dettagliate che permettano

oltre che di seguire lo sviluppo di un’azione di poterla valutare e definire quali sono le

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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azioni che funzionano e quali devono essere modificate. Il lavoro del centro di

Prevenzione é quello di dare un orientamento ai progetti;

7) La prevenzione del crimine necessita una migliore qualificazione e formazione del

personale che lavora nel settore. La prevenzione della criminalità necessita di un

maggiore numero di tecnici e professionisti. Attualmente in Germania non esiste

nessuna qualificazione per le persone che lavorano in questo settore. Esistono alcune

formazioni per poliziotti o per assistenti sociali ma non per i tecnici della prevenzione;

8) La prevenzioe del crimine ha successo quando le azioni sono pensate e realizzate a

livello locale o regionale perché interventi a questi livelli non sottovalutano le

differenze culturali. Il centro di prevenzione realizza programmi che pongono

l’attenzione sulle differenze culturali e cercano di estrapolarne le differenze e le

similitidini con lo scopo di poter trasferire i progetti che sono promossi dalle città ad

altre città, ricordando l’importanza dell’adattazione al contesto culturale e locale;

9) Le prevenzione del crimine à é una tematica che alimenta i dibatti e permette di

fornire discorsi politicamente corretti ma al tempo stesso paradosalmente non é

supportata da un budget adeguato. In Germania un buon oratore é in grado di

spiegare in modo chiaro e convincente perché devono essere promossi progetti di

prevenzione della criminalità ma non sarà in grado di sustenerli con un badget a causa

dei budget limitati a disposizioni degli enti locali.

10) Crime prevention é un’attitudine sia nella vita quotidiana che nelle relazioni sociali.

IL CASO DELLA REGIONE PROVENZA ALPI e COSTA AZZURRA (PACA) Intervento del Dott.re Jean Christophe Sinsollier cosigliere regionale settore sicurezza

Il consiglio regionale della Regione Provence Alpes et Cote d’Azur possiede un piccolo

servizio che si occupa del tema della prevenzione e della sicurezza urbana che é più una

missione che un servizio nel senso corretto del termine.

Il servizio della regione valorizza il principio di appartenenza alla comunità europea ma

sottolinea la difficoltà a collaborare insieme dovuta principalmente per un uso lessicale non

uniforme e per modi d’intervento spesso completamente diversi.

La regione PACA, é costituita da 6 dipartimenti con caratteristiche fisiche, demografiche e

culturali molto diverse.

I dipartimenti della regione sono molto diversificati: vi è un dipartimento come l’Haut Alpes,

poco popolato, (30 mila abitanti), economicamente fondato sullo sviluppo del turismo

(soprattutto sport invernali), scarsamente attento alla prevenzione della delinquenza; altri

dipartimenti sono basati sull’economia rurale. poco popolati ma anche molto turistici; i

dipartimenti della zona mediterranea (la zone di Avignone) sono anch’essi basati

sull’agricoltura e il turismo; e infine vi è il dipartimento della città di Marsiglia, molto

popolato (1milione di abitanti circa) caratterizzato forti problematiche e difficoltà

significative specialmente per quanto riguarda gli alloggi.

Rispetto a questo suddivisione geografica si osserva un’immigrazione intra-regionale dal

centro verso la costa. Verso l’età della pensione molte persone decidono di stabilirsi sulla

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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zone costiera e vogliono abitare in buone condizioni e lontane dall’insicurezza e la

criminalità.

Oltre a questa migrazione interna, la regione é caratterizzata da una forte immigrazione di

provenienza dal nord d’Europa (inglesi e olandesi) che arrivano sul territorio della regione per

comprare beni immobiliari e terreni. Questo fenomeno comporta una pressione fondiaria ed

un sensibile aumento dei prezzi, il che causa difficoltà per i residenti e per la popolazione

locale, che avendo un reddito medio-basso, vede eroso il proprio potere di acquisto a causa

dell’incremento dei prezzi e acquistare un bene immobiliare.

In questa Regione, le cui attività tradizionali sono state prevalentemente abbandonate, l’arrivo

di questa ondata di “immigrazione di lusso” che si installa sul territorio e ne compra i beni

immobiliari, ha causato un evidamente shock culturale.

La popolazione che abita il territorio é quindi ormai divenuta molto etereogenea e con

esigenze molto diverse. Si contrappongono da un lato le popolazioni del nord della Francia,

anziane e non molto ricche, che decidono, una volta raggiunta l’étà pensionistica, di trasferisi

al Sud, alle popolazioni del Nord dell’Europa che approfittano del sole e del clima mite, ma

sono poco in grado di adattarsi al modo di vita e alla mentalità del Sud della Francia.

Come é stato ricordato precedentemente, le regioni francesi hanno competenze guiridiche e

amministrative diverse dai paesi più decentralizzati.

La Francia é un paese che resiste alla decentralizzazion, ed é la storia stessa del paese basato

sul “fondamento della repubblica” che gli impedisce di evolvere verso forme di governo meno

centralizzate.

“Un esempio dell’attitudine nazionalistica francese puo’ venire dalla polemica scaturita in

Francia in questi ultimi mesi sul velo musulmano a scuola. Noi francesi sappiamo che il

nostro comportamento disturba i nostri amici inglesi, ma sappiate che anche su questo

soggetto i francesi sono molti attaccati all’unità nazionale, e al concetto di laicità. Europa o

non Europa i francesi non cambieranno idea! L’estrema destra si é pronunciata contro

questa legge perché ritiene che la cultura musulmana non si puo’ combattare con la cultura

francese”.

Il tema che occupa i dibattiti sulla sicurezza urbana e il ruolo delle regioni in Francia si

concentra su tutte le questioni chiave quali: la coesione sociale nelle città, l’integrazione, il

rispetto delle differenze.

Sul piano politico, in Francia esistono solamente due 2 consigli regionali organizzati per

trattare queste questioni alquanto delicate e in grado di fornire un sostegno tecnico alle

collettività locali e allo Stato e sono l’ Ile de France (la regione di Parigi) e la regione

Provenza Alpi e Costa Azurra( la regione di Marsiglia).

Il fatto che esistano solo due consigli regionali organizzati dal punto di vista politico, non

significa che gli altri consigli regionali non partecipano e/o organizzano e/o finanziano attività

di sicurezza urbana. I consigli regionali francesi non contribuiscono alle realizzazione delle

azioni, ma danno un sostegno e un apporto tecnico e pratico.

Per quanto riguarda la regione PACA essa, per come è organizzata oggi, assomiglia più ad

una missione più che ad un servizio. Il cuore della missione e del suo operato é svolto da tre

persone che lavorano in collaborazione con gli altri servizi della regione. Il loro modus

operandi si basa sul principio di trasversalità interna. In concreto questo significa che per

ogni direzione e tematica correllate ai problemi di sicurezza, esiste un corrispondente che

lavora in stretta correlazione e partenariato con le tre persone della missione sicurezza.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Questi corrispondenti hanno la responsabilità di specificare al consiglio regionale le azioni

che devono essere realizzate. Per questa ragione, la PACA possiede dei budget di tipo

trasversale o incrociato (una cifra come indicazione per il budget trasversale della

prevenzione e della sicurezza pari a 20milioni di euro all’anno) che quindi considera tutte le

azioni che in qualche modo sono correllate ai problemi di sicurezza.

Verso l’esterno la regione collabora con il Ministero della Giustizia e con il Ministero

dell’Interno e nella fattispecie con la Prefetture che hanno il compito della sicurezza interna e

della polizia nazionale.

In Francia esiste inoltre una collaborazione tra le regioni e l’Educazione Nazionale su

questioni di violenza scolastica a causa delle competenze specifiche per quanto riguarda i licei

delle regioni.

Altre competenze dei consigli regionali francesi sono:

� il trasporto ferroviario regionale (non treni merci e non treni ad alta velocità tgv),

anche se la loro competenza non é legata alla sicurezza che resta un un dominio dello

Stato.

� la costruzione dei licei (15/19 anni);

� la creazione di centri di apprendimento professionale, i licei rurali;

� il terziario e

� la formazione professionale.

La futura legge di decentralizzazione prevede che i consigli regionali siano capo fila nel

partenariato del settore economico. Questo comporterà interventi di sostegno agli investimenti

e di sviluppi urbani quali ad esempi i porti. La Regione é attualmente partner nel piano di

sviluppo economico e marittimo del Porto di Marsiglia, uno dei porti più importanti del

Mediterraneo, con un’attenzione particolare ai problemi di sicurezza legati, ad esempio,

all’immigrazione clandestina o al contrabbando.

Inoltre la regione francese possiede delle competenze specifiche nella pianificazione del

territorio. I limiti che definiscono i territori d’intervento per la regione sono spesso poco

chiari, a causa del fatto che alcune strade dipendono dai privati o dal pubblico e comportando

una confusione nei casi di rinnovamento. La competenza della sicurezza stradale, resta una

competenza delle Stato ma le regioni sono chiamate a partecipare alla loro manutenzione.

La regiona PACA ha deciso d’investire tempo ed energie, sulle questioni della sicurezza, in

particolare stradale.

E’ attualmente in corso un progetto con la SNCF (Servizio Nazionale Ferrovie Francesi) che

prevede un miglioramento della sicurezza facendo circolare degli agenti di sicurezza nei

vagoni dei treni e utilizzando telecamere e sistemi di video sorvelgianza. I temi di questo

progetto toccano questioni delicate che sono evidenti ma che la regione ha deciso di

approfondire e analizzare. Per tale ragione, prima di installare le telecamere e riorganizzare il

sistema di sicurezza ferroviario la regione sta sviluppando degli studi comparativi per valutare

i sistemi che sono realizzati in altri paesi europei.

Tutte queste tematiche, vengono affrontate dalla regione da due punti di vista: da un lato

vengono affrontate le questioni sulla responsabilità diretta della regione e dall’altro vengono

create le situazioni per collaborare con gli altri attori locali.

La missione principale della regione è quella di comunicare e trasmettere ai cittadini che la

soluzione dei problemi non é immediata e che non é attuabile indipendentemente da un

lavoro di collaborazione e partenariato; sfortunatamente non esistono delle soluzioni magiche.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Attualmente la regione ha stipulato un accordo con il Ministero della Giustizia e collabora con

il servizio giudiziario minorile. La Regione ha definito una convenzione di partenariato per la

protezione dei minori per seguire e indirizzare la scelta del giudice con l’obiettivo di ridurre

la recidività dei minori delinquenti, proponendo programmi di prevenzione che si

concretizzano in un aiuto a trovare un alloggio e a fornire un accompagnamento sociale.

La regione dal 2000, ha avuto l’ambizione di creare una Rete Euromeditterranea per Minori

non Accompagnati (REMI)16 che ha come obiettivo la creazione di un partenariato europeo

forte e capace di fare delle proposizioni sull’aiuto e l’accompagnamento dei minori non

accompagnati. La regione da più anni organizza degli incontri europei su questo tema nella

speranza, in futuro, di dare maggiore importanza e spessore a questa rete di partenariato. Per

questa regione, il progetto REMI ha previsto una convenzione tra colletività locali europee

che si impegnano ad occuparsi di questi minori e ad alimentare il dibattito nelle città.

In ultimo la regione ha sviluppato un osservatorio regionale con lo scopo di misurare i dati e

raccoglierli per poter fornire ai propri operatori locali dei mezzi tecnici per poter intervenire

sul territorio.

IL BELGIO: UN CASO DI STATO FEDERALE Intervento del Dott.re Pablo Alonso Direttore Dirigente del Ministero delle “Grandes

Villes”

Il signor Pablo Alonso nel suo intervento ha voluto porre l’attenzione sul concetto della

pressione dei politici nella realizzazione di politiche di prevenzione in Belgio.

In Belgio, un politico federale puo’ svolgere al tempo stesso la funzione di sindaco, e

solamente quei politici che investono anche questa carica sono in grado di conoscere e capire

il loro territorio e quindi promuovere delle azioni efficaci. Quello che succede spesso é che

esiste una distanza e una disconnessione tra la realtà e le decisioni che sono prese a livello

federale. In Belgio queste decisioni sono state proposte da municipalisti che hanno inventato i

contratti di sicurezza regionali.

A livello regionale esistono due tipi di 2 di contratti di sicurezza:

� I contratti di sicurezza tra il livello federale e regionale che dettano le priorità delle

azioni;

� I contratti di sicurezza delle grandi città. Sulla base dei criteri economici e sociali le

città beneficiano di certo tipo di finanziamento.

I finanziamenti in Belgio si muovono sempre dal livello federale al livello locale con l’unica

eccezione dei contrati regionali in cui i finanziamenti si muovono dalle regioni verso

l’ambito locale .

Da qualche tempo in Belgio si sono verificate due rivoluzioni per quanto riguarda i contratti

di sicurezza e i contratti delle grandi città.

La prima rivoluzione consiste nell’essersi resi conto che vi sono due ministeri che seguono e

finanziano con 2 budget diversi le stesse azioni, il Ministero degli interni e il Ministero delle

16 http://www.r-e-m-i.org

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Grandi città (Ministèr de la Ville ); in conseguenza in alcuni casi le città percepiscono due

volte i finanziamenti.

Questa situazione evidenza una forte mancanza di coerenza e di trasparenza. Per questa

ragione in Belgio si sta attuando una modifica per razionalizzare i contratti di sicurezza e i

contratti per le grandi città e ridefinire una struttura più organica.

Anche se questo cambiamento dovrebbe essere facile da fare, restano comunque delle

resistenze e in particolare da parte del ministro degli interni.

La seconda rivoluzione riguarda la definizione di priorità per quanto riguarda le azioni di

sicurezza urbana. Per la prima volta da quando esistono i contratti é stata definita una scala

priorità. Per ora é stato definito un documento che prevede una priorità assoluta, ma si

prevede nel futuro di definire delle priorità supportate da leggi.

In Belgio é stata approvata una legge che consente alle autorità locali di agire e intervenire sui

comportamenti che riguardano i comportamento incivili che prima erano di esclusiva

competenza del codice penale e quindi della giustizia . Questo significa che i comuni potranno

agire quando i giudici ritengono che le città possono occuparsi del tema e quindi

delegheranno loro l’intervento.

Ma perché é importante promuovere delle politiche di sicurezza? Il livello locale é

logicamente il livello che conosce meglio quello che succede sul territorio e che ha la

capacità, per come sono strutturati i contratti di sicurezza in Belgio, di agire in totale libertà.

Sono le città che sulla base delle loro problematiche locali fanno delle proposte di progetti alle

regioni e chiedono loro di essere finanziate. Questa modalità permette di dare coerenza e

possibilità di realizzazione.

Lo stato federale é separato dalla realtà locale e le principali preoccupazioni spesso dipendono

da altri fattori e non corrispondono alle esigenze del livello locale.

Per esempio le regioni e lo Stato Federale sono già stati accusati di cercare di sbarazzarsi della

questione della soluzione della criminalità spostando le competenze da un comune all’altro. In

effetti, questo processo non é del tutto inesatto perché spesso gli operatori regionali e federali

sanno che certe situazioni non significa risolvere il problema ma semplicemente

delocalizzarlo.

Il vero problema per quanto riguarda le politiche di sicurezza urbana resta quello del budget.

Il tema del seminario e la discussione non devono limitarsi semplicemente alla questione

dell’autorizzazione alle regioni o alle autorità sopra locali di occuparsi di questi problemi ma

deve concentrarsi sulla questione finanziaria. Dietro i buoni progetti e le buone strategie

devono esistere dei finanziamenti adeguati che sono la cosa più difficile da ottenere perché

sfortunatamente per il momento i budget devoluti alla sicurezza sono molto bassi.

IL CASO DELLA REGIONE DELL’ILE DE FRANCE Intervento della Dott.ssa Marienna Annache Direttrice della Missione Studi e Sicurezza

La regione dell’Ile de France per rispondere politicamente alle esigenze di sicurezza ha

istituito una commissione sicurezza.

La Commissione Sicurezza é stata creata nel 1999 con l’obiettivo principale di fornire

strumenti operativi all’azione politica. Secondariamente la sua creazione é stata voluta con

l’obiettivo di realizzare delle azioni ritenute prioritarie e di creare un centro di risorse capace

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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di fornire degli strumenti ai consiglieri regionali per meglio conoscere le questioni del loro

territorio e fornire loro le informazioni necessarie per votare i budget settoriali.

Il centro risorse é stato istituito all’interno del settore pianificazione della regione.

La Regione negli anni 2000 e 2004 ha realizzato due inchieste sulle vittime di azioni

criminali17, le cui analisi e risultati sono stati pubblicati poco tempo fa. Queste inchieste sono

basate su interrogazioni agli abitanti della Regione vittime di crimini e reati e cercano di

individuare le circostanze, la natura del crimine e soprattutto cercano di rilevare se e in che

misura il sentimento d’insicurezza e la paura del crimine é da loro percepito.

Quest’ultimo tema, la preoccupazione verso la sicurezza, da un’inchiesta all’altra é risultato in

diminuzione anche se le paure restano forti e sopratutto rispetto all’uso dei trasporti pubblici

(il 30% della popolazione locale afferma di aver paura a prendere i trasporti pubblici), che ha

scavalcato la preoccupazione nei confronti della discoccupazione. Un altro risultato mostra

che i residenti di Parigi sono spesso vittime di reati me che nonostante cio’ non provano un

sentimento di insicurezza; tendono a minimizzare gli inconvenienti e i rischi della vita della

metropoli, per mettere in evidenza i pregi e i vantaggi della vita parigina.

Queste due inchieste e una futura prevista per metà 2005, sono state realizzate in quanto la

Regione si é resa conto di non possedere dati chiari e che quelli dalla polizia non forniscono

informazioni precise sul sentimento d’insicurezza.

La regione dell’Ile de France é costituita da 7 dipartimenti e da 11 milioni di abitanti che

rappresentano 1/6 delle popolazione francese.

Il budget della regione devoluto ad interventi di sicurezza urbana si aggira intorno ai

70milioni di euro ripartiti in azioni d’investimento, di messa in sicurezza dei trasporti

pubblici, di azioni nei licei, di convenzioni con il Ministrero degli Interni e per azioni

specifiche (per esempio la Regione ha creato un numero verde per i liceali che sono in

situazione di insicurezza e intendono comunicare la situazione di disagio e chiedere aiuto).

Una parte importante dei finanziamenti sono devoluti alle associazioni di sostegno alle vittime

di reato.

Per la realizzazione di una politica di prossimità esiste un budget di funzionamento.

La politica della Regione Ile de France é quella di creare dei metodi e delle azioni di sicurezza

che corrispondano alla specificità del territorio. Il rischio é che politiche europee di impronta

anglosassone constringano alla realizzazione di norme e metodi meno conformi alla realtà

francese.

IL CASO DELLA REGIONE VENETO, UN LABORATORIO SPERIMENTALE Intervento del Dott.re G.Vigo Dirigente Regione Veneto

L’esperienza realizzata dalla regione Veneto puo’ considerearsi una sorta di laboratorio

sperimentale sul ruolo dell’ente in quanto soggetto intermedio rispetto alle politiche di

sicurezza. La regione nel 2002 ha emanato una legge che definisce il principio di sussidiarietà

secondo il quale si stabilisce che l’ente locale sia il livello nel quale si puo’ concretizzare la

migliore eleborazione di azioni conformi con le problematiche di sicurezza territoriali.

17 Enquete de victimisation

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Grazie alla capacità operativa degli enti su questa tematica i risultati di 2 anni di applicazione

della legge sono traducibili in due filoni sostanziali:

1) Incremento degli apparati e dei meccanismi tecnologici (video camere)

2) Potenziamento delle polizie locali.

La regione con questa legge é intervenuta senza fornire direttive, senza specificare temi

prioritari di lavoro e lasciando libero spazio alle iniziative delle provincie e dei comuni ed

osservare cosa avrebbero proposto gli enti locali. Il risultato di questa operazione sperimentale

di libera iniziativa é , dalpunto di vista della regione, molto deludente, perché l’elaborazione

locale che riguardava la paura e la reazione alla paura, ha portato a dare delle risposte

esclusivamente tecnologiche trascurando tutte le altre possibilità come ad esempio

l’intervento sulle vittime e l’azioni sulle cause delle criminalità che non sono stati considerati

se non in pochissimi casi.

Se gli enti locali reagiscono in questa maniera e sono incapaci di proporre delle politiche di

sicurezza innovative e preventive al tempo stesso, il ruolo della Regione risulta essere quello

di puro ente erogatore di fondi finanziari. Per la Regione Veneto, a seguito a questo

esperimento, risulta necessario che la Regione, abbia la capacità di guidare questi processi e

sia in grado di avere degli strumenti capaci d’indirizzare gli enti locali verso politiche di

maggiore efficacia.

Il problema di fondo non é la incapacità degli enti locali ma il loro ruolo. Semplificando di

molto, l’ente intermedio, a qualunque livello si ponga, deve avere delle prerogative di

coordinamento e di indirizzo forte rispetto agli enti locali, prima di tutto per quanto riguarda

gli apparati conoscitivi.

I punti su cui é necessario porre l’attenzioe sono:

� La varietà terminologica che esiste intorno al problema e la difficoltà di concetti chiari

di paura, insicurezza, politiche di sicurezza, sicurezza urbana, obbliga a sottolineare la

necessità di fare un lavoro a priori per definire una terminologia comune.

� La scomposizione del problema per poter comprenderlo nelle sue multiple

sfaccettature. Parlandone in generale si ottiene una visione che é troppo complessa e

difficilmente analizzabile che deve essere scomposta e osservata secondo il tipo

d’insicurezza, le tipologie di vittime e tutti gli altri fattori che possono semplificare la

definizione di politiche specifiche.

� La comunicazione istituzionale. Esistono enermi carenze nelle politiche locali di

sicurezza per quanto riguarda la comunicazione delle informazioni e dei risultati e la

valutazione delle azioni.

� La definizione di progetto di sicurezza. La progettazione implica dei progessi e delle

verifiche. Sviluppare quindi delle linee guida per i progetti per la sicurezza potenziare

la valutazione unita al concetto di progetto e sostenere il coordinamento della polizie

locali con quelle nazioanli ( senza dimenticare tutta la diversità che esite a livello

europeo) sono alcune basi per dare vita ad un vero progetto di sicurezza.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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IL CASO DELLA REGIONE MARCHE, POLITICHE PREVENTIVE Intervento del Dott. Re Bellucci dirigente della Regione Marche

La Regione Marche ha circa 1 milione e mezzo di abitanti e il suo capoluogo regionale é

Ancona (100 mila abitanti), equivalente ad un quartiere di una grande città.

In un clima in cui non si riscontrano emergenze relative ai problemi di sicurezza, la regione

Marche paradossalmente ha deciso di definire delle leggi e delle azioni su questo tema. Gli

indici di criminalità della Regione sono molto bassi e i fenomeni di degrado urbano non sono

rilevanti (le statistiche nazionali mostrano la regione Marche come la meno colpita da

problemi di sicurezza urbana), anche se alcuni disagi cominciano ad essere sentiti dalle

popolazioni.

Capire che cosa ha indotto recentemente la Regione Marche ad occuparsi di sicurezza é

indubbiamente un’esperienza significativa. L’idea di fondo della Regione é che, in un

territorio non sotto pressione é possibile costruire un sistema per prevenire, analizzare e

definire delle azioni concrete.

Nel 2002 e nel 2003, la Regione Marche attraverso la promulgazione di una legge sulla

sicurezza e un protocollo con il Ministero degli Interni ha dato vita alla sua politica di

sicurezza.

Con queste iniziative, la Regione Marche ha cercato di posizionarsi tra lo Stato e gli enti

locali, riconoscendo il ruolo delle polizie di stato e non assumendo ruoli prevaricatori rispetto

alle politiche che sono proprie degli enti locali.

La funzione che la Regione si è attribuita é quindi stata quella di coordinamento.

Alcuni esempi di azioni concrete sostenute dalle Regione:

1. Recentemente in Italia é stato definito per legge l’obbligo per i ragazzi di 14 anni di

essere in possesso di un patentino per condurre i ciclomotori. Questo procedimento é

affidato per legge alle scuole superiori. La regione ha rilevato che sul territorio

l’adeguamento a questa legge stava avvenendo in modo caotico e non omogeneo. La

Regione, che non é in possesso di una competenza specifica, ha cominciato a

organizzare delle riunioni con le polizie locali, i comuni e le scuole per definire un

intervento omogeneo e corretto.

2. Nelle Regione i problemi legati alla sicurezza sono diversi nelle zone montane e nelle

zone di mare. Non va comunque dimenticato che i presidi di sicurezza della Regione

sono rimasti ancorati a modelli di 30 anni fa. Per sbloccare questa situazione, la

Regione ha previsto d’intervenire con una legge che darà ai comuni la possibilità di

utilizzare parte dei finanziamenti riservati alla pianificazione urbana al fine di creare

presidi sul territorio (stazioni di polizia, commissariati)

La Regione ha deciso d’individuare delle aree sulle quali realizzare dei progetti pilota e le cui

esperienze possano essere trasferite ad altri progetti, utilizzando i finanziamenti dello Stato

per la creazione degli strumenti adeguati. La scelta è stata di concentrare gli interventi sui

comuni dove vi era maggior urgenza.

La Regione ha investito nel ruolo di accompagnare l’attuazione di protocolli locali di

sicurezza tra comuni e province o enti locali e prefetture. Attualmente la sensazione é che

questi protocolli si limitino esclusivamente ad una dichiarazione di intenti. La Regione

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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vorrebbe poter svolgere una funzione più attiva e rivitalizzare le dinamiche di questi

strumenti.

Tutte le regioni italiane, compresa la Regione Marche, hanno contatti a Bruxelles che gli

permettono di accedere ad informazioni concernenti i finanziamenti europei e le normative,

informazioni che non sono invece accessibili alle provincie o ai comuni.

Grazie a queste informazioni la Regione Marche é stata in grado di promuovere un progetto,

cofinanziato dalle Commissione Europea, tra il porto di Ancona, quello di Durazzo e quello di

Patrasso con obiettivo generale il monitoraggio del territorio.

Questi sono solamente alcuni esempi di come la Regione Marche si stia coordinando con i

lavori delle altre regioni. Questi progetti, i protocolli e le proposte di legge, rappresentano

alcuni esempi significativi di come le regioni possano fare delle politiche integrate di

sicurezza.

IL CASO DELL’OSSERVATORIO DELLA PROVICIA DI RIMINI Intervento Dott.re Bertaccini consulente del’ossevatorio provinciale della Provincia di

Rimini

Il lavoro dell’Osservatorio della Provincia di Rimini si concentra principalmente su due

attività.

1. Attività permanenti e continue: sistematizzazione dei dati della polizia sulle denuncie

di reato, ecc.;

2. Indagini tematiche: ogni anno vengono ai cittadini viene distribuito un questionario su

tematiche specifiche con lo scopo di approfondire le conoscenze e l’informazione a

disposizione dell’Osservatorio.

In un primo tempo, queste ricerche si sono concentrate sui fenomeni dell’abusivismo

commerciale (fenomeno che viene spesso trattato dei media e che merita un

approfondimento); in seguito, e più precisamente nel 2004, le ricerche hanno coinvolto altri

problemi e tematiche quali il degrado urbano o il turismo.

Il lavoro dell’Osservatorio é considerato dalla provincia come uno strumento a supporto, in

grado di mettere a disposizione studi e approfondimenti per aiutare gli amministratori locali a

gestire i problemi di sicurezza e per promuovere le attività realizzate dai comuni.

Il lavoro dell’Osservatorio si concentra principalmente sul contatto con i cittadini e sulla

selezione delle attività da promuovere.

Gli strumenti forniti dagli osservatori devono servire per cambiare il modo di fare politica,

cominciando dal mettere in discussione l’efficacia e la completezza dei dati che possono

essere raccolti, ricordanto l’importanza dell’interpretazioni e dell’utilizzo soggettivo che é

possibile farne.

Uno dei risultati di questi primi anni di operato dell’Osservatorio, é l’assenza nelle politiche

italiane sulla sicurezza della valutazione.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Una spiegazione di questa mancanza é legata al carattere non immediato della valutazione. Se

si analizzano gli studi più approfonditi svolti da altri paesi si osserva che alcuni strumenti

producono dei risultati ridotti a corto termine, ma permettono di raggiunge dei risultati

tangibili a lungo termine. I politici, che sono i principali attori capaci di realizzare questo tipo

di politiche, spesso rispondono ai problemi di sicurezza più con una logica di emergenza o di

propaganda ellettorale piuttosto che nell’ottica di una progettazione a lungo termine. Di

conseguenza, la valutazione, che fornisce limitati elementi di risposta alla contingenza

politica, é spesso poco utilizzata dai politici

Il ruolo degli osservatori deve essere anche quello di fornire degli elementi di valutazione

capaci di verificare l’operato delle amministrazioni e capaci di evidenziare le attività da

potenziare o da ridurre. Per esempio, le azioni di risposta al binomio sicurezza-

riqualificazione urbana necessitano, per la complessità del tema, di interventi duraturi e

continuativi nel tempo, regolarmente monitorati e valutati. Senza una preventiva valutazione

adeguata, i risultati finali possono essere disastrosi.

Le provincie italiane devono dunque sostenere e incentivare il lavoro degli osservatori in una

dinamica di azioni complesse e durature.

IL CASO DEL DIPARTIMENTO DI VAL DE MARNE Intervento della Dott.ssa V. Pernin Coordinatrice settore sicurezza e prevenzione

Il ruolo dei dipartimenti francesi é molto specifico e particolare in quanto rappresentano un

nuovo attore delle politiche di sicurezza sul territorio locale. Attualmente i dipartimenti hanno

delle competenze specifiche non solo in materia di prevenzione ma anche in materia di

assistenza sociale. Nelle politiche locali, la prevenzione specializzata e la prevenzione della

delinquenza sono ancore considerati come aspetti dissociati.

Il dipartimento partecipa al consiglio locale di prevenzione che definisce le azioni da

applicare a livello intercomunale. La partecipazione dei consigli generali alle attività di

sicurezza avviene a diversi livelli.

Il consiglio generale oltre ad un ruolo politico ha delle prerogative in materia di assistenza

sociale e il coordinatore svolge un ruolo di trasversalità, permettendo il collegamento tra i

diversi servizi del dipartimento.

Questa modalità di lavoro assegna al dipartimento delle competenze in materia di azioni

sociali non esclusivamente dal punto di vista finanziario. Concretamente, il dipartimento é in

grado di chiedere che delle assistenti sociali contribuiscano alla realizzazioni di azioni come

la Maison de la Justice et du Droit18 lavorando alle permanenze (??? Che vuol dire???).

I dipartimenti lavorano in coordinamento con l’Educazione Nazionale e la Prefettura alla

definizione delle attività e delle iniziative esistenti o da promuovere a livello locale. Questi

attori si incontrano mensilmente per scambiarsi le informazioni e per seguire la continuità

delle azioni. Questi incontri hanno inoltre come scopo la diffusione dell’informazione alle

altre istituzioni locali (i comuni) che in tale occasione possono trasmettere le loro difficoltà a

trasferire e realizzare le iniziative volute dai dipartimenti.

18 E’ una struttura che esiste in Francia a livello locale che ha come compito di fornire la consulenza tecnica e

giuridica a tutti i cittadini residenti su questioni specifiche e conflittuali.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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La principale difficoltà dei dipartimenti, e di tutti gli anti intermedi, é la capacità di

promuovere politiche di collaborazione anche con enti locali di opposta tendenza politica.

Questa divergenza logicamente implicherà una facilità alla collaborazione tra comuni,

dipartimenti e regioni che appartengono alla stessa tendenza politica.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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I DIBATTITI

Le presentazioni dei casi studio e delle esperienze locali dei diversi partecipanti europei sono

avvenute nel clima di dialogo e confronto che ha caratterizzato le tavole rotonde tematiche.

Qui di seguito vengono ricordati i temi principali che sono stati affrontati durante i dibattiti e

aggiunte ulteriori considerazioni che non sono state descritte nelle presentazioni dei casi

studio presentati precedentemente.

I dibattiti che hanno animato le tavole rotonde di questo incontro hanno posto l’attenzione su i

temi seguenti:

• Il ruolo dell’ente sovra locale come promotore di politiche integrate tra enti locali,

forze dell’ordine, magistratura e gli altri attori del territorio;

• Il ruolo dell’ente sovra locale come coordinatore delle politiche tra gli enti locali le

istituzioni statali attraverso vari strumenti quali i protocolli, i contratti ecc. ;

• Il ruolo dell’ente sovra locale come organizzatore di formazioni specifiche al fine di

professionalizzare il personale tecnico;

• Il ruolo dell’ente sovra locale nel contesto europeo. Appiattimento e omologazione o

incomunicabilità e accentuamento delle differenze?

• Il “principio di sussidiarietà”, inteso come la dislocazione della funzione, in via

preferenziale, all’ente più vicino alla collettività, e l’attribuzione di tale funzione

all’ente “superiore”nell’ipotesi che l’ente “inferiore” non sia in grado di svolgerla19

• Il principio di adeguatezza” che impone che le funzioni amministrative siano esercite

dagli enti maggiormente adeguati al loro svolgimento ed esercizio.

• La metodologia. Importanza della definizione di una metodologia comune basata su

strumenti di cooperazione appropiati o

• Il partenariato. Con chi e in che modo?

• Il problema dei dati e della percezione : i media e la comunicazione

• La polizia. Una polizia regionale? Si , no, diversi punti di vista.

• I budget degli enti sovra locali per la sicurezza: in proporzione ai budget totali e per

quali azioni.

Questi temi sono alcuni degli spunti che hanno portato gli attori presenti ad accordarsi su otto

punti che sono riportati nelle raccomandazioni comuni che seguono.

19 Corte Costituzionale 303/03.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Animazione delle tavole rotonde : Dott.re Manuele Braghero settore sicurezza Regione Toscana

Dott.re Jean Paul Buffat projet manager Forum Europeo per la Sicurezza Urbana

Dott.re Marco Seniga, : Ritengo importante porre l’attenzione su alcuni aspetti che sono stati

affrontati fino ad ora.

Abbiamo evocato due 2 concetti: la sicurezza e l’insicurezza soggettiva.

L’insicurezza soggettiva é determinata da molti fattori, per esempio il malessere detatto dalla

precarietà di una prospettiva del futuro poco sicura.

Ciò che va definito è lo standard minimo di sicurezza che deve essere garantito ai cittadini, in

funzione delle loro aspettative. Semplicisticamente, lo standard minimo di sicurezza atteso

può essere definito come l’anelito ad un livello di qualità di vita che assicuri di non trovare

nella delinquenza un mezzo per sopravvivere.

Se partiamo da questa idea in una situazione di precarizzazione, qualunque ombra puo’

diventare se non bene interpretata, una minaccia alla vita.

Per rispondere a questo bisogno le risposte dei cittadini si canalizzano nella :

� sicurezza affidata alla polizia

� sicurezza affidata alle soluzioni che la comunità puo’ dare.

Le politiche di sicurezza che dobbiamo produrre devono trovare degli strumenti nuovi e

diversi, strumenti di prevenzione, che non sono solo la lotta la crimine, ma che sono anche la

prevenzione a livello sociale e l’eliminazione del problema partendo dall’origine e dalle sue

cause.

I soggetti a questo punto che operano e che possono operare in questo ambito sono lo Stato e

gli enti locali, ognuno adempiendo ai suoi compiti ma in raccordo e coordinamento tra essi.

Una delle grandi novità in sede di contratti di sicurezza é stata in Belgio l’estensione delle

prerogative degli enti territoriali.

L’ente sopra-locale, soggetto che si pone ad un livello prossimo alla collettività

amministrativa, diventa il soggetto che media tra il livello locale e lo Stato e che

contrattualizza il suo lavoro sull’esperienza (???che vuol dire???) e individua gli strumenti da

conferire agli altri attori per ottenere il risultato finale.

In questa operazione, si tratta di trovare delle forme di rappresentività complessive perché la

regione possa contrattare con lo Stato e poter conferire quegli strumenti e quelle operazioni

utili al risultato finale.

In Italia il ruolo delle polizie locali, polizie municipali e provinciali, é un ruolo originale che

ha una competenza complementare ma non concorrente con le altre polizie rivolta all’azione

di governo locale. La polizia locale rappresenta il raccordo tra la popolazione e l’ente che

svolge l’azione di governo, e anche tra le altre polizie e l’ente locale.

Il presidente Claudio Martini ha ricordato che la Regione Toscana si identifica chiaramente in

questo ruolo di coordinamento (rispondendo a questa esigenza di indirizzo) e di scambio di

buone pratiche che vengono svolte dai singoli soggetti (comuni e province). Queste

operazioni di cordinamento, di indirizzo e di elaborazione di nuovi strumenti di mediazione

tra il governo centrale e la comunità locale si sono concretizzate nella sottoscrizione di

protocolli e contratti.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Dott. Re Manuele Braghero : Vorrei richiamare l’attenzione su alcuni spunti:

1) In che modo dare una continuità alle politiche di sicurezza nel tempo. Gli enti sovra

comunali producono, a differenza dei comuni, un piano di lavoro più proiettato nel

tempo. In che modo possiamo mantenere la continuità senza creare conflitto tra i

diversi livelli?

2) La necessità di non riaprire ogni volte gli stessi dibattiti e ritrattare le tematiche come

se non fosse ancora stato fatto nulla. Ci sono dei temi che sono già stati trattati più

volte e non possiamo rimetterli in discussione.

3) L’assenza dell’esperienza inglese che é un’esperienza unica, il lavoro comunitario é

molto particolare e spesso in questi nostri dibattiti risulta un soggetto assente.

4) Con questa occasione abbiamo aperto un filone di lavoro e ci conferma che possiamo

favorire la diffusione del dibattito e conferire una periodicità agli incontri come questi.

Animatore JP. Buffat: I paesi europei che sono presenti, oltre alle differenze che sono state

descritte precedentenmente, hanno degli obiettivi e delle politiche che si assomigliano e che si

uniscono a delle linee direttive comuni.

Vorrei sottolineare alcuni aspetti.

E’ innanzitutto interessante osservare la ragione che induce gli enti sopra locali a promuovere

politiche di sicurezza.

Secondariamente, se il ruolo degli organi intermedi non é esclusivamente realizzare quello

che non viene fatto dalle altre istituzioni, allora quali sono le funzioni particolari definite dalla

legge e in che modo si articolano questi attori con il livello nazionale e quello locale?

Terzo, cercare di valutare quali sono la capacità e rispetto a quali aspettative, il che significa

individuare quali sono i mezzi a disposizione di questi enti e con quale fine vengono

utilizzati.

Infine, é indispensabile chiedersi cosa ci attendiamo dal futuro. Esercitare un lavoro di

lobbing, produrre delle raccomandazioni comuni, dialogare con le istituzioni europee, ecc.

Sig.re Joseph Lahosa Città di Barcellona

In questi dibattiti viene utilizzata la parola, ma la parola non fa politica, e la chiave del

problema della politica di sicurezza risiede nell’Europa ed é la che le soluzioni vanno

ricercate.

Vorrei riportare l’attenzione su un tema fondamentale.

Parlando della politica di sicurezza e non di un sistema di sicurezza, ho osservato che non

vengono mai descritti ai cittadini i loro diritti in materia di sicurezza. Perché questo accade?

Semplicemente perchè rispetto a questa tematica non esistono dei diritti nazionali o europei

chiari. E’ quindi importante porsi la domanda e chiedersi quali sono i diritti rispetto alla

sicurezza urbana in possesso di un cittadino europeo.

Nell’immaginario del cittadino dei nostri paesi, quando parliamo dell’educazione parliamo del

sistema educativo, quando parliamo della sicurezza parliamo del poliziotto e delle polizie. Il

collegamento tra la sicurezza come politica che lavora trasversalmente con altre discipline e

altri settori per il momento non è ancora evidente.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Per esempio questo spiega perché in Spagna attualmente esiste una legge sulla polizia ma non

una legge sulla sicurezza urbana .

I paesi in Europa non hanno la stessa storia e un’omogeneità di problemi e priorità ma

possiedono piuttosto un’architettura sociale molto diversa da paese a paese.

La città di Barcellona per esempio, negli ultimi 4 anni é cambiata molto e con essa sono

cambiati i problemi e le prirità. Negli anni ’80, Gilbert Bonnemaison e il Forum parlavano di

sicurezza come stategie di prevenzione e di repressione che dovevano coesistere insieme, ora

parliamo piuttosto di gestione, di valutazione e di partecipazione.

Il problema é che in questi 20/30 anni abbiamo fatto molto ma non abbiamo finalizzato

abbastanza.

La questione della sicurezza é demagogica ed é facile usare questo termine nella politica

elettorale. Per i politici non è facile fare una politica che produce dei risultati a lungo termine

e quindi per delle ragioni elettorali viene ricercata piuttosto una politica capace di produrre un

effetto immediato.

Le strutture come il FESU o la Regione che hanno una distanza con il territorio e con i

cittadini sono dei buoni luoghi per riflettere sulla necessità di una politica di sicurezza a lungo

termine e per questa ragione incontri come questi non devono essere sottovalutati.

Intervento del Dott.re Giuseppe Battaglia Consigliere Comunale della Città di Roma Desidererei sottolineare alcune considerazioni riguardo al compito complesso e difficoltoso

degli enti sopra comunali rispetto alle questioni di sicurezza.

La difficoltà risiede principalmente in 2 ragioni :

1. La complessità del panorama europeo che é articolato dal punto di vista istituzionale

in modo diverso;

2. La necessità di decidere cosa intendiamo con politiche di sicurezza.

Troppo spesso quando si parla di sicurezza urbana tendiamo ad associare esclusivamente i

temi legati alla criminalità e agli interventi di ordine pubblico. In Italia, per esempio, é

solamente da pochi anni che abbiamo pensato che si poteva avere una politica di sicurezza.

Non possiamo oscillare da un estremo all’altro e ignorare il fatto che c’é un problema legato

alle forze di polizia, ma non possiamo ignorare le cose che sono state dette questa mattina

rispetto alle differenze culturali.

Credo che le strategie sulle quali dobbiamo intervenire sono quelle legate alla sicurezza

partecipata intesa come la partecipazione dei cittadini delle comunità locali alla costruzione

delle politiche di sicurezza.

Dobbiamo quindi fare delle politiche che tengono conto di queste considerazioni.

Le azioni di sicurezza credo che debbano farle le città e le associazioni di comuni perchè sono

politiche proprie di questi livelli ed é il sindaco l’attore verso il quale i cittadini si rivolgono in

caso di problema. E’ normale ed é corretto che ci sia una risposta locale, presumibilmente con

delle cornici legislative che aiutino lo svluppo delle politiche a livello locale, e il ruolo delle

regioni puo’ diventare quello di fornire i finanziamenti e di promuovere lo scambio di

esperienze.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

43

C’é un altro tema che non va dimenticato: é il decentramento, in opposizione con il

concentramento verso l’Europa (gli effettivi spazi e possibilità sul territorio europeo che

contrastano con l’idea di decentramento che abbiamo). In questa direzione s’inscrive il

dibattito riguardo la possibilià di creare delle polizie regionali. Uno dei rischi di questa

eventualità é la sovrapposizione delle competenze nazionali, regionali e nazionali ma

soprattutto l’indirizzo che verrebbe scelto per le politiche di sicurezza degli enti regionali,

ovvero politiche di sicurezza che mettono in prima linea la polizia come risposta al problema.

Le soluzioni vanno invece trovate nelle forme di lavoro in partenariato in modo tale che le

comunità locali collaborino concretamente con i governi nazionali e inventino altri strumenti

efficaci, oltre ai protocolli o ai contratti, che prevedano un reale coordinanmento tra i diversi

attori.

Animatori J.P. Buffat/ M.Braghero: Vogliamo ricordare due osservazioni

1. Non tutti i paesi hanno la stessa problematiche rispetto alla sicurezza perché

evidentemente legate alla cultura del paese. Per esempio i francesi hanno dei problemi

legati alle periferie (banlieus), la storia tedesca ha orientato la lotta contro

l’estremismo, la Gran Bretagna la risoluzione dei problemi con l’alcoolismo ecc. La

necessità di rispondere alla domande locale, ci permette di rendere conto che le

aspettative sono le stesse. Gli abitanti di tutti i paesi europei domandano più polizia e

più ordine. Il controllo sociale i legami di solidarietà coesione sociale sono diversi nel

nord e nel sud e hanno delle espressioni diverse in Europa. Quando parliamo della

conoscenza e delle aspettative degli abitanti le regioni possono svolgere un ruolo per

sapere cosa succede sul territorio.

2. Le città hanno dei problemi a realizzare delle diagnosi locali, non ne esista la cultura e

spesso sono confuse con delle semplici inchieste.

Dott.ssa Gilda Farrel : Quello che non dobbiamo dimenticare é chi sono gli autori

dell’insicurezza, di quale gruppi sociali si parla in modo specifico? Stranieri?

Tossicodipendenti? senza tetto, giovani e prostitute? Se questi sono i gruppi bisogna allora

chiedersi chi sono le vittime? Ma quale prevenzione, verso quale tipo di crimini? Non bisogna

confondere sicurezza con l’idea di ripulire le città di questi problemi scomodi.

A partire da questa chiarificazioni puo’ scaturire un approccio reale e politico.

Dott.re Erich Marks : Per completare le descrizioni precedenti vorrei aggiungere che in

Germania esiste un sistema a tre livelli, che sono molto indipendenti per quanto rigurda le

scelte e l’applicazione della loro politica di prevenzione. La posizione dei lander si situa

chiaramente tra il livello locale e quello nazionale con delle competenze chiare e ben definite.

Per esempio, per quanto riguarda la polizia, esiste una polizia nazionale e una polizia gestita

dai Lander.

Tra il livello locale e i Lander esiste una forte comunicaione. Tutti gli interventi e le azioni in

materia di prevenzione vengono realizzate dal livello locale mentre i finanziamenti spesso

possono provenire dai Lander.

Nel budget complessivo del Land della Bassa Sassonia una parte é destinata al finanziamento

dei progetti delle città. Oltre al Lander i Ministreri del’educazione o della Sanità

rappresentano un’ulteriore possibilità di finanziamenti per i livelli locali.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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Dott.ssa Cecilia Carmassi assessore alla Provincia di Lucca : Qualche riflessione.

� Il primo problema é rischiare di genenralizzare il discorso sulla sicurezza. Trattando

della sicurezza non dobbiamo dimenticarci da un lato di costruire una sinergia e

dimensione d’insieme alle azioni, e dall’altro creare con gli altri attori locali delle

azioni più complete e nuove.

� I soggetti sovra comunali devono concentrare il loro ruolo sul monitoraggio e

sull’osservazione di quanto accade sull’insieme del territorio.

� Sviluppare il concetto di rete che unisce enti diversi attori e li fa ragionare sulle cause,

le azioni e i risultati. Il lavoro di coordinamento é faticoso prima di tutto da un punto

di vista culturale perché bisogna cercare di andare oltre le differenze e fare

comprendere la valenza che potrebbe avere questo tipo di azioni, secondariamente

perché le metodologie di lavoro sono diverse. La Provincia di Lucca ha cercato di

identificare degli elementi specifici per dimostrare la validità dell’intervento.

� Sperimentare percorsi innovativi.

La Comunicazione Dott.re Manuele Braghero: Come possiamo istituire una comunicazione con la Commissione

Euroepea e quindi presentare un’ipotesi d lavoro di queste 2 giornate.

Dott.re Jean Paul Buffat: Presso la Commissione Europea esistono degli strumenti di

cofinanziamento e quindi si potrebbe decidere di presentare un programma di finanziamento e

di scambio di pratiche su questa tematica20.

Dott.re Manuele Braghero : La commisione Europea prossimamente renderà pubblico un

documento sulla sicurezza che verrà sottoposto alla valutazione del Comitato delle Regioni. Il

consulente Bontempi, nominato dalla presidente della Provicna di Torino, dovrà svolgere una

nota e questa puo’ essere una buona occasione per mettere in evidenza il ruolo delle Regioni

nella lotta alla criminalità urbana21 .

Animatori: Alcune osservazioni e spunti

� Sarebbe interessante svolgere una ricerca sullo stato della percezione della sicurezza

oggi, perché se dovessimo dare retta ai titoli dei giornali dovremmo dire che la

problematica della sicurezza é passata in secondo piano nonostante i problemi non

differiscono di molto da quelli del 2000.

� Dietro all’enfasi che si assegna a questo tema esiste un importante gioco di

comunicazione. Uno dei temi cruciali é capire qual é il livello di collaborazione tra gli

strumenti di comunicazione e l’azione pubblica. E’ importante quindi creare un

dialogo profondo con le professionalità dell’informazione e valutare la disponibilità.

� Parlare di politiche per la sicurezza non intese unicamente come politiche di

repressione dei fenomeni criminali.

20 Dicembre 2004 la Regione Toscana il FESU e la Provincia d’Arezzo e altri partners hanno presentato un

progetto alla Commissione su questi temi. I risultati del Bando di concorso verranno comunicati a giugno 2005. 21 La nota é disponibile sul sito del Forum Europeo per la Sicurezza Urbana

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

45

� Promozione di più alti livelli di intervento con un approccio globale ai contenuti della

“sicurezza” ed un impegno integrato delle istituzioni coinvolte.

� Affermazione della legalità, delle solidarietà e dell’accoglienza.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

46

CONCLUSIONI

Tentare di sintetizzare alcune riflessioni rispetto ad un lavoro cosi’ ampio non é sicuramente

un’impresa semplice né esaustiva.

Il tema delle competenze in materia di sicurezza degli enti sopra-locali in Europa spazia da

osservazioni di carattere legale, a quelle di tipo politico e finanziario ed infine, ai profili più

dettagliati e specifici di ogni realtà locale che é intervenuta a questo incontro.

Questo incontro e questo rapporto non hanno avuto l’ambizione di dare in modo organico ed

esaustivo una descrizione delle competenze degli enti intermedi in Europa, ma hanno avuto

come obiettivo di evidenziare un dibattito nuovo sul ruolo e l’importanza nuova che questi

organi stanno assumendo anche a livello europeo.

Da queste due giornate di lavoro, di scambio e di confronto possiamo riassumere che é

emerso che le autorità locali hanno principalmente due diversi obiettivi: da un lato rispondere

alle domande dall'opinione pubblica fondate sulla percezione che essa è della sicurezza, e

dall’altro, costruire programmi concreti ed efficienti capaci di far fronte alle radici dei

problemi e a generare delle politiche basate sulla prevenzione.

Il primo obiettivo senza il secondo é pericoloso nella misura in cui non combatte contro

problemi reali e potrebbe quindi alimentare il rischio di rinforzare i pregiudizi e le

convinzioni non fondate. Il secondo senza il primo è inefficiente perché non risponde ai timori

dei cittadini.

Tutte le autorità locali presenti a questo incontro, (Città, Regioni, Province, Lander,

Dipartimenti), si sono trovate concordi sulla natura stessa della complessità del tema

affrontato e hanno cercato di analizzare in maniera globale il porblema in modo da produrre

delle idee comuni.

Gli otto punti che seguono, “Raccomandazioni conclusive del primo seminario organizzato

dalla Regione Toscana”, sottolineano l’importanza delle istituzioni sopra-comunali come

attori attivi per sostenere le politiche e i progetti di lotta alla criminalità realizzati dalle città.

Le raccomandazioni non rappresentano delle idee nuove o sperimentali capaci di

rivoluzionare il lavoro delle amminsitrazioni locali, ma sono piuttosto il risultato di sintesi di

alcuni punti che durante i due giorni di lavoro sono stati condivisi da tutti i presenti.

Esse rappresentano da un lato un indirizzo tecnico per il proseguo del lavoro futuro che si

potrà concretizzere attraverso altri incontri o progetti europei, e dall’altro, un primo

documento politico di base per orientare il lavoro di lobbing che le regioni e il Forum

Europeo cercheranno di sviluppare a livello europeo.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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RACOMMANDAZIONI

del Seminario22 « Politiche di sicurezza urbana : Ruolo e funzioni delle autorità sopra

comunali» Régione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio (Italia)

In seguito al seminario le autorità presenti hanno definito alcuni punti d’intervento comuni :

1. L’Unione Europea e gli Stati nazionali devono riconoscere il ruolo e le funzioni degli

« enti intermedi23» e sostenerli nella progettazione, nella realizzazione e nella

valutazione delle politiche di sicurezza anche in previsione dell’allargamento agli altri

10 paesi;

2. Gli « enti intermedi » devono svolgere un ruolo di coordinamento, concertazione,

indirizzo, e quando possibile di finanziamento, per politiche di Area Vasta attraverso

strumenti amministrativi o legislativi a seconda delle funzioni dell’ente e

dell’ordinamento istituzionale;

3. Gli « enti intermedi » si impegnano a promuovere attività d’osservazione e di ricerca

che consentano di monitorare i fenomeni su scala territoriale sufficientemente vasta ,

fornendo strumenti di ananlisi anche agli enti locali più piccoli di cui l’Europa é ricca.

4. Gli « enti intermedi » si impegnano a favorire il principio di sussidiarietà attraverso la

promozione di azioni al livello territoriale più afficace.

5. Gli « enti intermedi » devono promuovere attività di formazione per gli operatori degli

enti locali chiamati a coordinare e organizzare le politiche per la sicurezza urbana sul

territorio. Tale azione puo’ essere rivolta anche agli operatori delle diverse Polizie

(nazionali/locali e amministrative)

6. Gli « enti intermedi » devono garantire la promozione di politiche pubbliche di medio

e lungo periodo capaci di superare l’immediatezza della cronaca e garantire politche

sistematiche ;

7. Gli « enti intermedi » deveno promuovere Protocolli e Contratti tra Regioni, Province

enti locali, con lo Stato per il coordinamento dell’azione tra i primi e gli organi dello

Stato.

8. Gli « enti intermedi » devono assicurare la creazione di strutture di coordinamento e

partenariato che permettano la complementarietà delle politiche per la sicurezza

urbana e la trasversalità delle diverse politiche pubbliche.

22 Disponibili sul sito www.fesu.org

23 Con « enti intermedi » vengono definite tutte le autorità sopra comunali quali province e regioni.

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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ALLEGATI

LISTA PARTECIPANTI

NOME E COGNOME ENTE QUALIFICA Marco Andrea Seniga Regione Toscana Dirigente Settore Politiche

Sicurezza Urbana

Manuele Braghero Regione Toscana Funzionario Settore Politiche

Sicurezza Urbana

Enrico Desii Regione Toscana Funzionario Settore Politiche

Sicurezza Urbana

Emanuele Gori Regione Toscana Funzionario Settore Politiche

Sicurezza Urbana

Roberta Artini Regione Toscana Assistente Amministrativo

Barbara Giacomozzi Comune Di Bolzano Consulente Sicurezza Urbana

Antonio Baldo Camara Municipal Loures Capo Gabinetto Del Sindaco

Paola Baldi Regione Toscana Dirigente Osservatorio Per Le

Politiche Sulla Sicurezza

Laura Tesi Provincia Di Pistoia Collaboratore

Pierfrancesco Pedone Provincia Di Arezzo

Vice Comandante Polizia

Provinciale

Marco Sorrentino Associazione Amapola

Torino

Patrizia Pallotto Comune Di Terni Dirigente Polizia Municipale

Carla Napolano Fesu Responsabile Di Progetto

Antonio Eccher Provincia Di Parma Funzionario

Josep Lahosa Comune Di Barcellona Direttore

Pascale Martinetto Consiglio Regionale Paca Coordinatrice Sicurezza

Jean Paul Buffat Fesu Project Manager

Cecilia Carmassi Provincia Di Lucca Assessore

Lia Pallone Provincia Di Firenze Funzionario

Linda Simonetti Provincia Di Lucca Responsabile U.O. Sociale

Enzo Varetto Regione Piemonte Funzionario

Stefano Bellezza Regione Piemonte Dirigente

Paola Tronu Regione Toscana Funzionario Osservatorio Per

Le Politiche Sulla Sicurezza

Riccardo Bellucci Regione Marche Responsabile Ufficio Rapporti

Istituzionali

Davide Bertaccini Provincia Di Rimini

Coordinatore Osservatorio

Provinciale Sulla Sicurezza

Urbana

Antonio Cannata Novaradio Giornalista

Sinsoilliez Jean C. Consiglio Regionale Paca Responsabile Sicurezza

Gilda Farrell Consiglio D’Europa Capo Divisione

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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NOME E COGNOME ENTE QUALIFICA Erich Marks Crime Prevention Council

Lower Saxony

Direttore Esecutivo

Anna Coluccia Comune Di Siena Professore Universitario

Fabiano Corsini Provincia Di Pisa Dirigente Ufficio Organizzazione /Polizia

Billy Cerri Provincia Di Pisa Stagista

Stefano Assirelli Polizia Municipale Prato Funzionario

Ivano Mongatti Polizia Municipale Prato Istruttore Di Vigilanza

Francesco D’andrea Ministero dell’Universita’ e

della Ricerca

Funzionario

Michele Parpajola Provincia Di Prato Referente Osservatorio Sociale

Vainer Merighi Comune Ferrara Assessore

Giorgio Vigo Regione Veneto Dirigente

Paola Meneganti Provincia Di Livorno Funzionario

Lisa Macchioni Provincia Di Livorno Collaboratrice

Laura Martin Lucca

Cristina Becchi Radio Toscana Network Giornalista

Donella Mattesini Provincia Arezzo Assessore Sicurezza

Bruna Cantaluppi Provincia Di Arezzo Istruttore Direttivo

Claudio Scuriatti C.S.Intermedia

Riccardo Perucci Az .Osp. Careggi

Ylenia Caioli Agenzia Orma Giornalista

Ilaria Arduini Associazione Equilibrio -

Bologna

Collaboratrice

Anna Picciolini Rivista “Il Paese Delle

Donne”

Redattrice

Luca Mattiello Comune Di Brescia Funzionario Amministrativo

Claudia Bosio Comune Di Brescia Istruttore Direttivo

Amministrativo

Cosimo Braccesi Regione Emilia - Romagna Dirigente

Luciano Vandelli Regione Emilia - Romagna Assessore

Pablo Alonso Ministere Des Grandes Villes Consigliere

Caterina Forestieri Provincia Di Siena Contrattista

Lore Lorenzi Universita’ degli Studi di

Siena

Assegnista Di Ricerca

Fabio Ferretti Osservatorio Sicurezza Esperto Metodologie Della

Ricerca

Mauro Sani Comune Di Bagno A Ripoli Comandante Polizia

Municipale

Marina Ristori Comune Di Bagno A Ripoli Dirigente

Stefano Lomi Provincia Pistoia Funzionario

Marianne Anache Iaurif- Ile De France Directrice De La Mission

Etude Securite’ (Iaurif)

Luisa Salgueiro Camera Comunale Di

Matosinhos

Consigliere

Veronique Pernin Consiglio Generale Val De

Marne

Incaricata Missione Di

Prevenzione E Sicurezza

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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NOME E COGNOME ENTE QUALIFICA Vera Romiti Comune Di Rubiera (Re)

Assessore Cultura

Claudia Spaggiari Comune Di Rubiera (Re) Istruttore Direttivo

Franca Pilati Stampa Giornalista

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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PROGRAMMA DELLE DUE GIORNATE :

Seminario « Politiche di sicurezza urbana : Ruolo e funzioni delle autorità sopra comunali »

Regione Toscana, Firenze (Italia)

Luogo : Audiorium del Consiglio della Regional Toscana Via Cavour n° 4 Firenze

Lunedí 23 fébbraio 2004

10h00-10h45 Accoglienza dei partecipanti

10h45-11h00 Benvenuto del Sig.re Claudio MARTINI Presidente della régione

Toscana

11h00-11h30 Intervento del Sig.re Luciano VANDELLI Assessore della Regione

Emilia Romagna : Il ruolo delle Regioni italiane e il contesto europeo

11h30-12h00 Intervento della Sig.ra Gilda FARREL rappresentante del Consiglio

d’Europa. Il ruolo degli enti supra locali nella promozione di politiche

di coesione sociale e sicurezza 12h00-12h30 Intervento del Sig.re Claudio FRONTERA Presidente della Provicia di

Livorno e dell’URPT (Unione Regionale delle Province Toscane) 12h30-13h00 Intervento del Sig.re jean paul BUFFAT responsabile di progetto del

Forum Europeo per la Sicurezza Urbana

13h00-14h30 Pausa pranzo 14h30-15h00 Intervento di una regione francese. La prevenzione della criminalità a

livello regionale : un esempio francese 15h00-15h30 Intervento di M Erich MARXS Direttore del Consiglio della

prevenzione della criminalità dello Stato della Bassa-Sassonia

POLITICHE DI SICUREZZA URBANA : RUOLO E FUNZIONI DELLE AUTORITA SOPRA COMUNALI. Regione Toscana e FESU, Firenze il 23, 24 febbraio 2004

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15h30-16h00 Intervento della Sig.ra Maria Fortuna INCOSTANTE vice Presidente

del Forum Europeo per la Sicurezza Urbana 16h00 -18h00 Tavola rotonda animata da Jean Paul BUFFAT responsabile di

progetto del Forum Europe per la Sicurezza urbana Il panorama nazionale e europeo

� Quali sono le competenze dei governi sopra locali in materia di sicurezza e di

prevenzione?

� Differenze e similitudini tra i paesi europei ?

� Quale rapporto tra i rappresentanti eletti locali o nazionali ? Quale lavoro a livello

nazionale? (lavoro di lobbying, etc.)

Mardi 24 février 2004

10h00 Tavola rotonda animata da Marco Andrea Seniga, dirigente del Settore politiche per la sicurezza urbana della Regione Toscana

� Quale lavoro quotidiano con le città ? (continuità delle azioni, ruolo dei finanziatori,

realizzazione della formazione, creazione di nuovi strumenti, etc.)

� Il ruolo delle province e la loro relazione con le regioni e altri organi dello stato?

13h00 fine dei lavori

Profilo delle persone che intervengono : Persone (rappresentanti eletti e tecnici) che hanno un incarico in materia di prevenzione della

criminalità alla livello sopra locale. Queste persone proverrano principalmente della :

Francia, Belgio e Italia.

Traduzione : Italiano / Inglese / Francese