POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO...ta di chi lascia la vita, perché le difese sociali sono state...

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8 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 23 Marzo 2020 L INTERVISTA Fausto Bertinotti L ex segretario comunista di Rifondazione compie 80 anni in casa. Covid-19? Lente di n g ra n d i m e n t o sulla nostra societàI » ANTONELLO CAPORALE l virus è una grande lente di ingrandimento sulla società. E conduce locchio nei luoghi che non vedevamo più, impo- ne lattenzione sulle questio- ni che erano state abbandona- te in un cassetto, ci fa avanza- re domande che fino a ieri a- vevamo ritenute superate. Fausto Bertinotti ha com- piuto i suoi 80 anni nel rigo- roso rispetto delle prescrizio- ni governative. Isolamento domiciliare, qualche passeg- giata solitaria e la propensio- ne a guardare avanti, ad esse- re necessariamente ottimi- sta. Ci voleva una catastrofe sa- nitaria per ricordarci che il welfare non è spreco. Non uso la parola catastrofe, meglio definire quel che ci sta capitando levento. E certo questo drammatico evento produce ravvedimenti opero- si che a un uomo di sinistra co- me me dovrebbero far ralle- grare. Eppure la strada è lun- ga e anche piuttosto incerta. Il virus almeno ci obbliga a capire che sanità e assisten- za sociale non sono voci di spesa inutile. È una rivalutazione del ke- ynesismo, diciamo così. E questo dovrebbe far riflettere le politiche sciagurate nel tempo di un capitalismo sel- vaggio che imponeva conti- nue spending review, e accre- ditava come buon governo quel salasso prodotto ai ceti deboli, a coloro che nel Nove- cento chiamavamo la classe operaia, al proletariato, uso volentieri questa parola anti- ca. Dovevamo giungere a un punto così estremo? Mi faccia ricordare Marx che ci spiegava: Se la lotta di clas- se non dà luogo a una civiltà superiore allora si giunge alla catastrofe. E purtroppo dob- biamo notare, (ora uso le pa- role di De Rita), che in questa società destrutturata vive il popolo della sabbia. Tanti in- dividui come tanti granelli che non riescono a formare un insieme solido. Il popolo è sabbia non mat- tone. Iniziamo da una considera- zione sulloggi: le politiche di austerity hanno pregiudicato le capacità di reazione della società a un evento così miste- rioso e letale. Il sistema sani- tario non regge londata della malattia, si piega nonostante sforzi eroici del suo persona- le. Il virus è penetrato nel fon- do dei nostri corpi, e ogni giorno facciamo lamara con- ta di chi lascia la vita, perché le difese sociali sono state ridot- te al lumicino. Quanto è gran- de la responsabilità delle po- litiche governative, quanto è potente la denuncia, inascol- tata, contro quelle misure che devastavano, destrutturava- no, liquefacevano i piloni che avrebbero dovuto sorreggere uno sviluppo compatibile, sostenibile, gestibile della produzione con il lavoro? Questo io chiedo. Ogni crisi, quando è così drammatica, spinge però gli uomi- ni a ritrovare spunti di solidarietà, a met- tere in comune la fa- tica e anche la paura, a farsi forza, a sacri- ficarsi per laltro. Si rallegra almeno di questa improvvisa venatura sociali- steggiante della so- cietà? Vorrei tanto che fosse così. Certo lesempio dei medici, il loro sa- crificio, lassoluta ab- negazione fino alla morte sono dimostra- zioni che esiste un va- lore, il dovere della so- lidarietà, non smarrito. E anche i canti sui bal- coni, quel sentimento di sano patriottismo, quellorgoglio che pure u- nisce, sono ritratti impor- tanti. Segnano la civiltà e la maturità di un popolo. Penso però che la strada da percor- rere sia ancora lunga. A parte gli operatori sanita- ri, chi va al lavoro, chi è co- stretto a sfidare quotidiana- mente il virus, fa parte in prevalenza della classe me- no abbiente. Operai, camio- nisti, cassiere, riders, ma- gazzinieri. In casa - oltre ai disoccupati - resta chi, in prevalenza, fa un lavoro più qualificato. I deboli spingo- no la carretta e i forti aspet- tano di essere trainati? È indubbiamente così. Gli ad- detti ai lavori più faticosi e meno retribuiti sono costretti a lavorare anche in queste giornate così pericolose. Na- turalmente esistono le ecce- zioni, ma il virus, come lente di ingrandimento, aiuta ap- punto a cogliere la distanza della società alta da quella bassa. Distanze che sono sem- pre più consistenti perché il processo di destrutturazione ha avuto tempo di scendere in profondità. Il virus mina i corpi. Ma in- fetta anche la democrazia? Questa compressione pro- gressiva dei diritti, lassen- za del Parlamento, la richie- sta di autorità, i limiti alle nostre libertà fondamenta- li. La democrazia è un corpo ma- lato e similmente al fisico dei più fragili, dei più deboli, che sono gli anziani, subisce lag- gressione dello stato di emer- genza. I paradosso è che in tanti a- nelano a provvedimenti an- cor più restrittivi, e il model- lo cinese, Stato autoritario e verticale, è assai applaudi- to. Una democrazia forte è in grado di fare scelte coraggio- se e dure ed è in grado di sce- gliere, di indicare la via anche nelle ore più buie come que- sta. Ma lei vede nel mondo leader capaci, autorevoli, lun- gimiranti? Ascolta una parola che la induca al pensiero, alla riflessione? Macron, John- son, non parliamo di Trump, men che meno di Putin? Que- sti i leader sulla scena. E le lo- ro dichiarazioni resistono il tempo dellistante. Unora di- cono e lora successiva capo- volgono il loro pronuncia- mento senza nemmeno cu- rarsi di renderne conto. Ho letto il discorso alla nazione di Macron. Tranquillamente ha annunciato che tutte le rifor- me approvate in tema di pen- sioni e altro sono sospese per via dellemergenza. Ma co- me? Ha dimenticato che con- tro le sue riforme si è scagliato un intero popolo? I gilet gialli chi erano? Niente, neanche un accenno. Le ha cancellate con un colpo di tosse, un soffio di vento, come se nei mesi pre- cedenti non avesse illustrato e definito il copione opposto. Leader non ce ne sono alla vi- sta. Mi creda: tolto papa France- sco non cè nessuno in grado di indicare una via. © RIPRODUZIONE RISERVATA SULLE SPALLE DEI SOLITI Chi fa mestieri più faticosi e meno retribuiti è costretto a lavorare anche in queste giornate così pericolose CHI DOVREBBE DARE LA LINEA I leader mondiali come Trump, Putin o Johnson? Tolto il Papa non cè nessuno in grado di indicare una via Un virus anti-democratico e i sacrifici li fa l operaio Il modello cinese La costruzio- ne di un ospe- dale a Wuhan, nellepicentro del contagio LaPresse Biografia FAUSTO BERTINOTTI Nasce a Milano nel 1940 Dall 85 al 94 è nella segreteria nazionale della Cgil Nel 94 è segretario di Rifondazione comunista e deputato Rieletto nel 96, 2001 e 2006, quando diventa presidente della Camera Nel 2008 è candidato premier della Sinistra arcobaleno Non supera la soglia di sbarramento UN MODELLO SBAGLIATO È una rivalutazione del keynesismo. Questo dovrebbe far riflettere le politiche sciagurate di un capitalismo selvaggio che impone le spending review SENZA BUSSOLA Le scelte di austerity hanno pregiudicato le capacità di reazione della società a un evento così letale e misterioso. La sanità non regge londata Offerto su Telegram da @giornali_riviste_newspapers

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8 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Lunedì 23 Marzo 2020

L’I N T E RV I STA

Fausto Bertinotti

L’ex segretario comunistadi Rifondazione compie80 anni in casa. “Covid-19?Lente d’i n g ra n d i m e n t osulla nostra società”

“I» ANTONELLO CAPORALE

l virus è una grande lente diingrandimento sulla società.E conduce l’occhio nei luoghiche non vedevamo più, impo-ne l’attenzione sulle questio-ni che erano state abbandona-te in un cassetto, ci fa avanza-re domande che fino a ieri a-vevamo ritenute superate”.

Fausto Bertinotti ha com-piuto i suoi 80 anni “nel rigo-roso rispetto delle prescrizio-ni governative. Isolamentodomiciliare, qualche passeg-giata solitaria e la propensio-ne a guardare avanti, ad esse-re necessariamente ottimi-sta”.

Ci voleva una catastrofe sa-nitaria per ricordarci che ilwelfare non è spreco.

Non uso la parola catastrofe,meglio definire quel che ci stacapitando “l’evento”. E certoquesto drammatico eventoproduce ravvedimenti opero-si che a un uomo di sinistra co-me me dovrebbero far ralle-grare. Eppure la strada è lun-ga e anche piuttosto incerta.

Il virus almeno ci obbliga acapire che sanità e assisten-za sociale non sono voci dispesa inutile.

È una rivalutazione del ke-ynesismo, diciamo così. Equesto dovrebbe far rifletterele politiche sciagurate neltempo di un capitalismo sel-vaggio che imponeva conti-nue spending review, e accre-ditava come buon governoquel salasso prodotto ai cetideboli, a coloro che nel Nove-cento chiamavamo la classeoperaia, al proletariato, usovolentieri questa parola anti-ca.

Dovevamo giungere a unpunto così estremo?

Mi faccia ricordare Marx checi spiegava: “Se la lotta di clas-se non dà luogo a una civiltàsuperiore allora si giunge allacatastrofe”. E purtroppo dob-biamo notare, (ora uso le pa-role di De Rita), che in questasocietà destrutturata vive ilpopolo della sabbia. Tanti in-

dividui come tanti granelliche non riescono a formare uninsieme solido.

Il popolo è sabbia non mat-to n e .

Iniziamo da una considera-zione sull’oggi: le politiche diausterity hanno pregiudicatole capacità di reazione dellasocietà a un evento così miste-rioso e letale. Il sistema sani-tario non regge l’ondata dellamalattia, si piega nonostantesforzi eroici del suo persona-le. Il virus è penetrato nel fon-do dei nostri corpi, e ognigiorno facciamo l’amara con-ta di chi lascia la vita, perché ledifese sociali sono state ridot-te al lumicino. Quanto è gran-de la responsabilità delle po-litiche governative, quanto èpotente la denuncia, inascol-tata, contro quelle misure chedevastavano, destrutturava-no, liquefacevano i piloni cheavrebbero dovuto sorreggereuno sviluppo compatibile,sostenibile, gestibile dellaproduzione con il lavoro?Questo io chiedo.

Ogni crisi, quando èc o s ì d ra m m a t i c a ,spinge però gli uomi-ni a ritrovare spuntidi solidarietà, a met-tere in comune la fa-tica e anche la paura,a farsi forza, a sacri-ficarsi per l’altro. Sirallegra almeno diquesta improvvisavenatura sociali-steggiante della so-cietà?

Vorrei tanto che fossecosì. Certo l’es empiodei medici, il loro sa-crificio, l’assoluta ab-negazione fino allamorte sono dimostra-zioni che esiste un va-lore, il dovere della so-lidarietà, non smarrito.E anche i canti sui bal-coni, quel sentimento dis a n o p a t r i o t t i s m o ,quell’orgoglio che pure u-nisce, sono ritratti impor-tanti. Segnano la civiltà e lamaturità di un popolo. Pensoperò che la strada da percor-

rere sia ancora lunga.A parte gli operatori sanita-ri, chi va al lavoro, chi è co-stretto a sfidare quotidiana-mente il virus, fa parte inprevalenza della classe me-no abbiente. Operai, camio-nisti, cassiere, riders, ma-gazzinieri. In casa - oltre aidisoccupati - resta chi, inprevalenza, fa un lavoro piùqualificato. I deboli spingo-no la carretta e i forti aspet-tano di essere trainati?

È indubbiamente così. Gli ad-detti ai lavori più faticosi emeno retribuiti sono costrettia lavorare anche in questegiornate così pericolose. Na-turalmente esistono le ecce-zioni, ma il virus, come lentedi ingrandimento, aiuta ap-punto a cogliere la distanzadella società alta da quellabassa. Distanze che sono sem-pre più consistenti perché ilprocesso di destrutturazioneha avuto tempo di scendere inprofondità.

Il virus mina i corpi. Ma in-fetta anche la democrazia?Questa compressione pro-gressiva dei diritti, l’a ss e n-za del Parlamento, la richie-sta di autorità, i limiti allenostre libertà fondamenta-li….

La democrazia è un corpo ma-lato e similmente al fisico deipiù fragili, dei più deboli, chesono gli anziani, subisce l’a g-gressione dello stato di emer-genza.

I paradosso è che in tanti a-nelano a provvedimenti an-cor più restrittivi, e il model-

lo cinese, Stato autoritario everticale, è assai applaudi-t o.

Una democrazia forte è ingrado di fare scelte coraggio-se e dure ed è in grado di sce-gliere, di indicare la via anchenelle ore più buie come que-sta. Ma lei vede nel mondoleader capaci, autorevoli, lun-gimiranti? Ascolta una parolache la induca al pensiero, allariflessione? Macron, John-son, non parliamo di Trump,men che meno di Putin? Que-sti i leader sulla scena. E le lo-ro dichiarazioni resistono iltempo dell’istante. Un’ora di-cono e l’ora successiva capo-volgono il loro pronuncia-mento senza nemmeno cu-rarsi di renderne conto. Holetto il discorso alla nazione diMacron. Tranquillamente haannunciato che tutte le rifor-me approvate in tema di pen-sioni e altro sono sospese pervia dell’emergenza. Ma co-me? Ha dimenticato che con-tro le sue riforme si è scagliatoun intero popolo? I gilet giallichi erano? Niente, neancheun accenno. Le ha cancellatecon un colpo di tosse, un soffiodi vento, come se nei mesi pre-cedenti non avesse illustrato edefinito il copione opposto.

Leader non ce ne sono alla vi-st a .

Mi creda: tolto papa France-sco non c’è nessuno in gradodi indicare una via.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SULLE SPALLE DEI SOLITI

“Chi fa mestieri più faticosi

e meno retribuiti è costretto

a lavorare anche in queste

giornate così pericolose”

CHI DOVREBBE DARE LA LINEA

“I leader mondiali come

Trump, Putin o Johnson?

Tolto il Papa non c’è nessuno

in grado di indicare una via”

“Un virus anti-democraticoe i sacrifici li fa l’o p e ra i o”

Il modello

c i ne s e

La costruzio-

ne di un ospe-

dale a

Wu h a n ,

ne l l’e pice nt ro

del contagio

La Pre ss e

B iog ra f i aFAU STO

B E RT I N OT T I

N a s cea Milanonel 1940Da l l ’85al ‘94è nellas e g re te r i anazionaledella CgilNel ‘94è segretariodiR i fo n d a z i o n eco m u n i s t ae deputatoR i e l e t tonel ’96, 2001e 2006,quandod i ve n t ap re s i d e n tedella CameraNel 2008è candidatopremier dellaS i n i s t raa rco b a l e n oNon superala soglia dis b a r ra m e n to

UN MODELLO

S BAG L I ATO

È una rivalutazionedel keynesismo. Questodovrebbe far rifletterele politiche sciaguratedi un capitalismoselvaggio che imponele spending review

SENZA

B U SSO L A

Le scelte di austerityhanno pregiudicatole capacità di reazionedella societàa un evento così letalee misterioso. La sanitànon regge l’ondata

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