POLITECNICO DI MILANO1.3.1 Mercato primario ... L’Italia ha ratificato il protocollo con la legge...
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POLITECNICO DI MILANO
Scuola
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Energetica
I SISTEMI AEREI A PILOTAGGIO
REMOTO PER IL MONITORAGGIO DI
IMPIANTI NEL SETTORE ENERGETICO
Relatore: Prof. Francesco Grimaccia
Anno accademico 2015
POLITECNICO DI MILANO
Scuola di Ingegneria Industriale e dell’Informazione
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Energetica
I SISTEMI AEREI A PILOTAGGIO
REMOTO PER IL MONITORAGGIO DI
IMPIANTI NEL SETTORE ENERGETICO
Prof. Francesco Grimaccia
Tesi di laurea diDario Rossi –
Anno accademico 2015-2016
I SISTEMI AEREI A PILOTAGGIO
REMOTO PER IL MONITORAGGIO DI
IMPIANTI NEL SETTORE ENERGETICO
Tesi di laurea di: 816446
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Ringraziamenti
Il primo ringraziamento va al prof. Francesco Grimaccia per la disponibilità e la fiducia che ha posto nei miei confronti e per avermi guidato nella realizzazione di questo lavoro.
Ringrazio le Aziende interessate, WiseEnergy, Nimbus e Juwi, per il supporto fornitomi e per la disponibilità di dati, in particolare grazie all’ing. Crobu e all’ing. Filippi.
Grazie alla mia famiglia per avermi sostenuto in questi anni e aver sempre creduto in me: mamma e papà, Claudio, Gabriele e Simone, nonni zii cugini tutti, grazie di cuore.
Grazie alla mia seconda famiglia, a nonno Enrico, a Matteo, a Mariasilvia, a Sara. Non dimenticherò mai le serate e le cene passate assieme.
Grazie agli amici del Poli, non compagni di studio ma fratelli con cui ho condiviso 5 anni della mia vita. Grazie Soccio e Pressi, Andre, Gabri, Mauri, Gloria, Cristian, Puma, mi avete aiutato a dare il massimo.
Grazie ai compagni di karate, per avermi insegnato a non mollare. E a Davide e Manuel per il gelato e il gulash.
Grazie agli amici di Pontida, le più belle cioche e serate indimenticabili sono merito vostro.
Grazie ai colleghi del Leroy: Dario, Dani, Luca, Stefano, Claudione, Giulia, Filippo, Francesco e Yuri, spero solo di trovare ancora colleghi come voi. Resi a parte.
Grazie Chiara. Per esserci sempre e comunque.
Grazie a tutti ragazzi, se sono arrivato fino a qui è anche merito vostro.
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Indice
TITOLO DELLA TESI 1 RINGRAZIAMENTI 3 INDICE 5 INTRODUZIONE 7 CAPITOLO 1 SVILUPPO DEL FOTOVOLTAICO
9
1.1 Cenni storici 9 1.1.1 Protocollo di Kyoto 1.1.2 Conto energia e spalma incentivi 1.2 Situazione attuale del fotovoltaico 15 1.2.1 Rapporto statistico 1.2.2 Analisi qualitativa 1.3 Mercati del fotovoltaico 21 1.3.1 Mercato primario 1.3.2 Mercato secondario 1.4 Confronto internazionale 24 CAPITOLO 2 LE TECNOLOGIE UAV
27
2.1 Quadro normativo 27 2.1.1 Regolamenti internazionali 2.1.2 Regolamento nazionale 2.2 Situazione del mercato 33 2.3 Classificazione dei UAV 35 2.4 Sistemi di controllo e pilotaggio 40
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CAPITOLO 3 ISPEZIONE DI IMPIANTI FOTOVOLTAICI
43
3.1 Sensori 43 3.1.1 Tipologia dei sensori 3.2 Difetti dei moduli 47 3.3 Modalità di ispezione tradizionali 49 3.4 Analisi dei dati 55 3.4.1 Immagini ottenute con SAPR 3.4.2 Errori di misurazione 3.4.3 Analisi successive CAPITOLO 4 ANALISI ASSET MANAGEMENT COMPANIES
65
4.1 Definizione e classificazione 65 4.2 Renewable Asset Management Company 68 4.2.1 Servizi 4.2.2 Attori coinvolti e tipologie di contratti 4.3 Impiego dei SAPR 78 4.4 Differenti settori di impiego 80 4.4.1 Impianti a ridotta accessibilità 4.4.2 Solare a concentrazione CAPITOLO 5 ISPEZIONE IMPIANTO MAGNACAVALLO
87
5.1 Descrizione ispezione con SAPR 87 5.2 Manutenzione ordinaria 93 5.3 Analisi dati 97 5.3.1 Potenza 5.3.2 Irraggiamento e temperatura 5.4 Confronto costi 102 5.4.1 Costo ispezione tradizionale 5.4.2 Costo ispezione tramite SAPR CONCLUSIONI 105 INDICE DELLE FIGURE 107 BIBLIOGRAFIA 109
7
Introduzione
Lo studio nasce dalla disponibilità di WiseEnergy di sviluppare, in
collaborazione con il Dipartimento di Energia del Politecnico di
Milano, una tesi sull’utilizzo dei SAPR (Sistemi Aeromobili a
Pilotaggio Remoto) per il monitoraggio e l’analisi di impianti
energetici, in particolare si approfondirà la tecnologia del
fotovoltaico.
L’argomento principale della tesi è quindi quello di approfondire
le potenzialità che questa tipologia di analisi offre e confrontare i
vantaggi e gli svantaggi rispetto ai metodi tradizionali impiegati
in questo settore, analisi resa possibile grazie alla consulenza di
WiseEnergy.
Nella prima parte dello studio si analizza il fotovoltaico italiano,
la sua evoluzione, la sua distribuzione, le sue problematiche e il
confronto internazionale.
Di seguito ci si concentra sui Sistemi Aerei a Pilotaggio Remoto
nel loro insieme, quindi i regolamenti internazionali e nazionali
che ne disciplinano l’utilizzo, la situazione del mercato attuale e
le caratteristiche tecniche di questi supporti. Si indaga inoltre
sull’utilizzo dei SAPR per il monitoraggio di impianti fotovoltaici,
sulla natura dei sensori utilizzati e i risultati ottenibili.
Infine vengono studiati gli Assett Manager, le loro caratteristiche
e le attività svolte, confrontando le metodologie tradizionali con
quelle analizzate in questa tesi.
Si conclude con i risultati del confronto, mostrando i vantaggi e i
limiti di questa tecnologia.
9
CAPITOLO 1
SVILUPPO DEL FOTOVOLTAICO
1.1 Cenni storici
1.1.1 Protocollo di Kyoto
Il primo trattato internazionale è stato il Protocollo di Kyoto.
Esso ha come obiettivo la « ricerca, promozione, sviluppo e
maggiore utilizzazione di forme energetiche rinnovabili, di
tecnologie per la cattura e l'isolamento del biossido di carbonio e
di tecnologie avanzate ed innovative compatibili con l'ambiente »
ovvero cerca di conseguire un abbattimento globale delle
emissioni dei gas serra del 5,3% rispetto ai livelli di emissione
del 1990 tra il 2008 e il 2012.
Redatto l’11 settembre 1997 da più di 180 Paesi, è entrato in
vigore solamente il 16 febbraio 2005, a seguito della firma da
parte della Russia; ciò perché era necessaria la ratifica di
almeno 55 parti rappresentanti almeno del 55% delle emissioni
globali di CO2 equivalente nel 1990.
I paesi dell’Unione Europea hanno ratificato il protocollo
congiuntamente, dividendosi la percentuale di riduzioni per
raggiungere il comune obiettivo del meno 8% rispetto ai livelli
del 1990. Sono ammesse misure interne o esterne di riduzione,
ovvero gli Stati membri possono compensare tra loro eccessi e
difetti di emissione adottando quindi un sistema comunitario di
scambio di quote di emissione; questo perché ci si basa sul
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principio secondo cui il beneficio globale rimane a prescindere
dall’area geografica nella quale le emissioni vengono ridotte.
L’Italia ha ratificato il protocollo con la legge n. 120 del 1°
giugno 2002 con l’obiettivo specifico vincolante che la media
delle emissioni di gas serra sia al più pari al 93,5% delle
emissioni del 1990, con una riduzione quindi del 6,5%.
1.1.2 Conto Energia e Spalma Incentivi
L’Unione Europea inoltre si è concentrata in particolare sulla
promozione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica con
una serie di direttive, tra le quali importante era la 2001/77/CE
sulla promozione delle fonti rinnovabili per scopi elettrici. Essa ha
introdotto obiettivi non vincolanti al 2010 in termini di incidenza
della produzione lorda di energia elettrica sul consumo interno
lordo, per l’Italia pari al 25%.
L’Italia ha recepito quindi la direttiva con il d.lgs. n. 387 del 2003
introducendo il Conto Energia.
Questo meccanismo, che premia con tariffe incentivanti l’energia
prodotta dagli impianti fotovoltaici per un periodo di 20 anni, è
diventato operativo con l’entrata in vigore dei Decreti attuativi
del 28 luglio 2005 e del 6 febbraio 2006, ovvero il Primo Conto
Energia, che hanno introdotto il sistema di finanziamento in
conto esercizio della produzione elettrica.
Con il D.M. del 19 febbraio 2007, il cosiddetto Secondo Conto
Energia, il Ministero dello Sviluppo Economico ha fissato nuovi
criteri per incentivare la produzione elettrica degli impianti
fotovoltaici entrati in esercizio fino al 31 dicembre 2010. Tra le
principali novità introdotte dal Secondo Conto Energia c’era
l’applicazione della tariffa incentivante su tutta l'energia prodotta
e non solamente su quella prodotta e consumata in loco, lo
11
snellimento delle pratiche burocratiche per l’ottenimento delle
tariffe incentivanti e la differenziazione delle tariffe sulla base del
tipo di integrazione architettonica, oltre che della taglia
dell’impianto. Veniva, inoltre, introdotto un premio per impianti
fotovoltaici abbinati all’uso efficiente dell’energia. Nel 2010 è
entrato in vigore il Terzo Conto Energia con il D.M. 6 agosto
2010, applicabile agli impianti entrati in esercizio a partire dal
primo gennaio 2011 e fino al 31 maggio 2011, che ha definito le
seguenti categorie di impianti:
- impianti fotovoltaici, suddivisi in “impianti su edifici” o “altri
impianti fotovoltaici”;
- impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche
innovative;
- impianti fotovoltaici a concentrazione;
- impianti fotovoltaici con innovazione tecnologica.
La legge 13 agosto 2010 n.129, la cosiddetta “salva Alcoa”, ha
stabilito che le tariffe incentivanti previste per il 2010 dal
Secondo Conto Energia possano essere riconosciute a tutti i
soggetti che abbiano concluso l’installazione dell’impianto
fotovoltaico entro il 31 dicembre 2010 e che entrino in esercizio
entro il 30 giugno 2011. La pubblicazione della Legge 129/10 ha
di fatto prorogato fino al 30 giugno 2011 il periodo di operatività
del secondo Conto Energia, inizialmente destinato ad esaurirsi
alla fine del 2010 per effetto dell’entrata in vigore del terzo
Conto Energia.
Il 12 maggio 2011 è stato pubblicato il D.M. 05/05/2011 , che ha
definito il meccanismo di incentivazione della produzione di
energia elettrica da impianti fotovoltaici riguardante gli impianti
che entrano in esercizio dopo il 31 maggio 2011, il Quarto Conto
Energia. Il D.M. 5 luglio 2012, cosiddetto Quinto Conto Energia,
ha ridefinito le modalità di incentivazione per la produzione di
energia elettrica da fonte fotovoltaica. Questo ha cessato di
applicarsi il 6 luglio 2013, ovvero dopo 30 giorni solari dalla data
in cui è stato raggiunt
incentivi di 6,7 miliardi di
Figura 1. Confronto tra incentivi in Italia e Germania
Nei grafici, che confrontano il valore degli incentivi e la quantità
di installato rispettivamente in Italia e in Germania, si nota un
approccio e una gestione degli incentivi differente. Il caso italiano
è caratterizzato da un’eccessiva incentivazione ini
bassa capacità di adattamento della politica rispetto al mercato,
con una corsa alle installazioni. Inoltre grazie al “Salva Alcoa” si
ha avuto un picco di installato per poter usufruire degli elevati
incentivi, sfruttando anche l’abbassamento
fotovoltaici. Dopo la brusca riduzione delle tariffe incentivanti si
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energia elettrica da fonte fotovoltaica. Questo ha cessato di
applicarsi il 6 luglio 2013, ovvero dopo 30 giorni solari dalla data
in cui è stato raggiunto un costo indicativo cumulato degli
6,7 miliardi di euro.
. Confronto tra incentivi in Italia e Germania – Fonte: GSE, Rapporto statistico
fotovoltaico
Nei grafici, che confrontano il valore degli incentivi e la quantità
di installato rispettivamente in Italia e in Germania, si nota un
approccio e una gestione degli incentivi differente. Il caso italiano
è caratterizzato da un’eccessiva incentivazione iniziale e una
bassa capacità di adattamento della politica rispetto al mercato,
con una corsa alle installazioni. Inoltre grazie al “Salva Alcoa” si
ha avuto un picco di installato per poter usufruire degli elevati
incentivi, sfruttando anche l’abbassamento del costo dei moduli
fotovoltaici. Dopo la brusca riduzione delle tariffe incentivanti si
energia elettrica da fonte fotovoltaica. Questo ha cessato di
applicarsi il 6 luglio 2013, ovvero dopo 30 giorni solari dalla data
o un costo indicativo cumulato degli
Rapporto statistico 2013, solare
Nei grafici, che confrontano il valore degli incentivi e la quantità
di installato rispettivamente in Italia e in Germania, si nota un
approccio e una gestione degli incentivi differente. Il caso italiano
ziale e una
bassa capacità di adattamento della politica rispetto al mercato,
con una corsa alle installazioni. Inoltre grazie al “Salva Alcoa” si
ha avuto un picco di installato per poter usufruire degli elevati
del costo dei moduli
fotovoltaici. Dopo la brusca riduzione delle tariffe incentivanti si
ha avuto anche una forte riduzione della potenza installata,
ritornando ai livelli del 2010.
Il caso tedesco invece, grazie ad una clausola di variazione degli
incentivi sulla base della potenza installata, ha permesso una
crescita costante del settore che in questo modo riesce ad auto
sostenersi.
Figura 2. Andamento incentivi alle rinnovabili
L’impatto del fotovoltaico è stato importante anche a livello di
spesa pubblica, aumentando gli oneri a carico dei cittadini. Infatti
questi maggiori costi vengono distribuiti nella componente A3
della bolletta elettrica.
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ha avuto anche una forte riduzione della potenza installata,
ritornando ai livelli del 2010.
Il caso tedesco invece, grazie ad una clausola di variazione degli
ivi sulla base della potenza installata, ha permesso una
crescita costante del settore che in questo modo riesce ad auto
. Andamento incentivi alle rinnovabili - Fonte: AEEG, Relazione 2015, il nuovo mix di p
energia elettrica
L’impatto del fotovoltaico è stato importante anche a livello di
spesa pubblica, aumentando gli oneri a carico dei cittadini. Infatti
questi maggiori costi vengono distribuiti nella componente A3
della bolletta elettrica.
ha avuto anche una forte riduzione della potenza installata,
Il caso tedesco invece, grazie ad una clausola di variazione degli
ivi sulla base della potenza installata, ha permesso una
crescita costante del settore che in questo modo riesce ad auto
il nuovo mix di produzione di
L’impatto del fotovoltaico è stato importante anche a livello di
spesa pubblica, aumentando gli oneri a carico dei cittadini. Infatti
questi maggiori costi vengono distribuiti nella componente A3
Figura 3. Andamento valori A3 nella bolletta elettrica
Per rimediare a questa situazione e per alleggerire il bilancio
della spesa è stato approvato il
incentivi”, entrato in vigore il 21 Agosto 2014 in conseguenza del
Decreto 91/2014, che prevede l’obbligo da parte dei titolari di
impianti fotovoltaici con potenza nominale maggiore di 200 kW di
scegliere una modalità di rimodul
avevano diritto a partire dal 01/01/2015. Tale modalità poteva
essere scelta entro il 30/11/2014 tra le seguenti opzioni:
- riduzione dell’incentivo e diluizione degli incentivi su 24
anni, rispetto ai 20 previsti in precedenza.
- rimodulazione “a doppio periodo”, con un primo periodo di
riduzione dell’incentivo seguito da un secondo periodo di
fruizione di un incentivo incrementato in egual misura, e
sempre entro i 20 anni.
- Riduzione del’’incentivo rispettivamente del 6% sino a 500
kW, del 7% da 500 kW a 900 kW, e dell’8% sopra i 900
kW per il periodo residuo di incentivazione. Questa è
l’opzione accreditata a quegli operatori che non hanno
effettuato la scelta nei tempi stabiliti.
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. Andamento valori A3 nella bolletta elettrica – Fonte: AEEG, Relazione 2015, il nuovo mix di
produzione di energia elettrica
Per rimediare a questa situazione e per alleggerire il bilancio
della spesa è stato approvato il cosiddetto decreto “spalma
incentivi”, entrato in vigore il 21 Agosto 2014 in conseguenza del
Decreto 91/2014, che prevede l’obbligo da parte dei titolari di
impianti fotovoltaici con potenza nominale maggiore di 200 kW di
scegliere una modalità di rimodulazione degli incentivi cui
avevano diritto a partire dal 01/01/2015. Tale modalità poteva
essere scelta entro il 30/11/2014 tra le seguenti opzioni:
riduzione dell’incentivo e diluizione degli incentivi su 24
anni, rispetto ai 20 previsti in precedenza.
modulazione “a doppio periodo”, con un primo periodo di
riduzione dell’incentivo seguito da un secondo periodo di
fruizione di un incentivo incrementato in egual misura, e
sempre entro i 20 anni.
Riduzione del’’incentivo rispettivamente del 6% sino a 500
W, del 7% da 500 kW a 900 kW, e dell’8% sopra i 900
kW per il periodo residuo di incentivazione. Questa è
l’opzione accreditata a quegli operatori che non hanno
effettuato la scelta nei tempi stabiliti.
il nuovo mix di
Per rimediare a questa situazione e per alleggerire il bilancio
cosiddetto decreto “spalma
incentivi”, entrato in vigore il 21 Agosto 2014 in conseguenza del
Decreto 91/2014, che prevede l’obbligo da parte dei titolari di
impianti fotovoltaici con potenza nominale maggiore di 200 kW di
azione degli incentivi cui
avevano diritto a partire dal 01/01/2015. Tale modalità poteva
essere scelta entro il 30/11/2014 tra le seguenti opzioni:
riduzione dell’incentivo e diluizione degli incentivi su 24
modulazione “a doppio periodo”, con un primo periodo di
riduzione dell’incentivo seguito da un secondo periodo di
fruizione di un incentivo incrementato in egual misura, e
Riduzione del’’incentivo rispettivamente del 6% sino a 500
W, del 7% da 500 kW a 900 kW, e dell’8% sopra i 900
kW per il periodo residuo di incentivazione. Questa è
l’opzione accreditata a quegli operatori che non hanno
Figura 4. Scelte degli operatori nel decreto Spalma Incentivi
Una osservazione viene fatta sulla seconda opzione, che
permette di rendere più interessante l’impianto sul mercato
secondario, lasciando al futuro propriet
1.2 Situazione attuale del fotovoltaico
1.2.1 Rapporto statistico
La situazione del fotovoltaico in Italia alla fine del 2013 era la
seguente, con confronto rispetto al 2012:
Figura 5. Suddivisione del fotovoltaico per potenza
Secondo le elaborazioni del GSE, gli impianti fotovoltaici in Italia
sono 591.029 per una potenza complessiva pari a 18.053 MW.
Le ultime installazioni hanno riguardato principalmente piccoli
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eratori nel decreto Spalma Incentivi – Fonte: Energy & Strategy Group, Renewable
Energy Report 2015
Una osservazione viene fatta sulla seconda opzione, che
permette di rendere più interessante l’impianto sul mercato
secondario, lasciando al futuro proprietario un incentivo che sale.
Situazione attuale del fotovoltaico
1.2.1 Rapporto statistico
La situazione del fotovoltaico in Italia alla fine del 2013 era la
seguente, con confronto rispetto al 2012:
del fotovoltaico per potenza – Fonte: GSE, Rapporto statistico 2013, solare
fotovoltaico.
Secondo le elaborazioni del GSE, gli impianti fotovoltaici in Italia
sono 591.029 per una potenza complessiva pari a 18.053 MW.
Le ultime installazioni hanno riguardato principalmente piccoli
& Strategy Group, Renewable
Una osservazione viene fatta sulla seconda opzione, che
permette di rendere più interessante l’impianto sul mercato
ario un incentivo che sale.
La situazione del fotovoltaico in Italia alla fine del 2013 era la
Rapporto statistico 2013, solare
Secondo le elaborazioni del GSE, gli impianti fotovoltaici in Italia
sono 591.029 per una potenza complessiva pari a 18.053 MW.
Le ultime installazioni hanno riguardato principalmente piccoli
impianti, infatti la taglia media è passata da 34,7 kW del 2012
30,5 kW del 2013.
Figura 6. Andamento dell'installato fotovoltaico
Dal 2008 al 2011 il numero degli impianti fotovoltaici è andato
più che raddoppiando di anno in an
territorio nazionale sono installati oltre 480.000 impianti, fino a
raggiungere quasi la quota di 600.000 impianti nel 2013.
Gli impianti entrati in esercizio nel corso del 2013 hanno una
potenza media notevolmente più bassa ris
anni precedenti, attestandosi a 12,4 kW.
Figura 7. Andamento della taglia media del fotovoltaico
Dai grafici si nota come negli ultimi anni lo svi
rinnovabili e soprattutto degli impianti fotovoltaici ha trasformato
radicalmente il sistema di generazione di energia elettrica in
Italia. In pochi anni si è passati da un sistema che faceva
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impianti, infatti la taglia media è passata da 34,7 kW del 2012
. Andamento dell'installato fotovoltaico – Fonte: GSE, Rapporto statistico 2013, solare fotovoltaico
Dal 2008 al 2011 il numero degli impianti fotovoltaici è andato
più che raddoppiando di anno in anno. Alla fine del 2012 sul
territorio nazionale sono installati oltre 480.000 impianti, fino a
raggiungere quasi la quota di 600.000 impianti nel 2013.
Gli impianti entrati in esercizio nel corso del 2013 hanno una
potenza media notevolmente più bassa rispetto a quella degli
anni precedenti, attestandosi a 12,4 kW.
. Andamento della taglia media del fotovoltaico – Fonte: GSE, Rapporto statistico 2013, solare
fotovoltaico
Dai grafici si nota come negli ultimi anni lo sviluppo delle fonti
rinnovabili e soprattutto degli impianti fotovoltaici ha trasformato
radicalmente il sistema di generazione di energia elettrica in
Italia. In pochi anni si è passati da un sistema che faceva
impianti, infatti la taglia media è passata da 34,7 kW del 2012 ai
Rapporto statistico 2013, solare fotovoltaico
Dal 2008 al 2011 il numero degli impianti fotovoltaici è andato
no. Alla fine del 2012 sul
territorio nazionale sono installati oltre 480.000 impianti, fino a
raggiungere quasi la quota di 600.000 impianti nel 2013.
Gli impianti entrati in esercizio nel corso del 2013 hanno una
petto a quella degli
Rapporto statistico 2013, solare
luppo delle fonti
rinnovabili e soprattutto degli impianti fotovoltaici ha trasformato
radicalmente il sistema di generazione di energia elettrica in
Italia. In pochi anni si è passati da un sistema che faceva
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affidamento su un numero limitato di grandi impianti di
produzione centralizzata ad un sistema di generazione misto
costituito da grandi impianti integrati con numerosissimi piccoli e
medi impianti a fonti rinnovabili con generazione distribuita.
Per capire meglio la qualità del parco fotovoltaico italiano
bisogna conoscere la tipologia di pannelli o moduli, i cui principali
si dividono in:
1 - Pannelli di silicio cristallino (monocristallino e policristallino):
rappresentano la tipologia più diffusa. Le celle policristalline
risultano particolarmente efficienti in termini di conversione della
radiazione incidente in energia elettrica.
2 - Pannelli a film sottile con silicio amorfo o altri materiali. I
dispositivi a film sottile con silicio amorfo sono realizzati facendo
evaporare alcuni suoi composti con l’idrogeno su supporti rigidi o
flessibili come il vetro, la plastica o la lamiera. Altri materiali
innovativi con cui realizzare questi pannelli sono il diselenurio di
indio e rame (CIS) e il telloruro di Cadmio (CdTe). I pannelli
realizzati con questa tecnica sono caratterizzati da rendimenti
più bassi rispetto al silicio cristallino, ma hanno prezzi più
convenienti e maggiore versatilità di utilizzo.
La situazione attuale risulta:
Figura 8. Suddivisione del fotovoltaico per Regione e per tipologia
Il grafico a barre mostra il dato percentuale regionale della
potenza per tipologia di pannello. I pannelli a silicio policristallino
prevalgono in ogni R
mentre il film sottile o altre tipologie di pannelli sono utilizzate in
quantità modesta. A livello nazionale il 72% della potenza
installata è realizzato in silicio policristallino, il 21% in silicio
monocristallino e il 7% in film sottile o in materiali diversi.
Le nuove tipologie di pannelli in film sottile sono utilizzate in
misura percentualmente più elevata in Sicilia, dove
rappresentano il 12% della potenza installata.
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La situazione attuale risulta:
fotovoltaico per Regione e per tipologia - Fonte: GSE, Rapporto statistico 2013,
solare fotovoltaico
Il grafico a barre mostra il dato percentuale regionale della
potenza per tipologia di pannello. I pannelli a silicio policristallino
prevalgono in ogni Regione seguiti dai pannelli monocristallini,
mentre il film sottile o altre tipologie di pannelli sono utilizzate in
quantità modesta. A livello nazionale il 72% della potenza
installata è realizzato in silicio policristallino, il 21% in silicio
llino e il 7% in film sottile o in materiali diversi.
Le nuove tipologie di pannelli in film sottile sono utilizzate in
misura percentualmente più elevata in Sicilia, dove
rappresentano il 12% della potenza installata.
Rapporto statistico 2013,
Il grafico a barre mostra il dato percentuale regionale della
potenza per tipologia di pannello. I pannelli a silicio policristallino
egione seguiti dai pannelli monocristallini,
mentre il film sottile o altre tipologie di pannelli sono utilizzate in
quantità modesta. A livello nazionale il 72% della potenza
installata è realizzato in silicio policristallino, il 21% in silicio
llino e il 7% in film sottile o in materiali diversi.
Le nuove tipologie di pannelli in film sottile sono utilizzate in
misura percentualmente più elevata in Sicilia, dove
La Valle d’Aosta e il Trentino Alto
elevata percentuale di pannelli monocristallini, rispettivamente il
40% e il 36% del totale.
Figura 9. Suddivisione del fotovoltaico per Regione e installazione
Il grafico mostra la distribuzione percentuale della potenza per
Regione e per tipologia di installazione degli impianti fotovoltaici.
A livello nazionale il 41% della potenza è installata a terra, il
49% è collocata su edifici, il 6% su serre e pensiline ed il residuo
4% è ubicato diversamente, ad esempio è utilizzato per le
barriere acustiche autostradali.
Le Regioni del Centro Sud han
terra al di sopra della media nazionale, la Puglia è in testa con il
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La Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige sono le Regioni con la più
elevata percentuale di pannelli monocristallini, rispettivamente il
40% e il 36% del totale.
. Suddivisione del fotovoltaico per Regione e installazione - Fonte: GSE, Rapporto statistico
solare fotovoltaico
Il grafico mostra la distribuzione percentuale della potenza per
Regione e per tipologia di installazione degli impianti fotovoltaici.
A livello nazionale il 41% della potenza è installata a terra, il
49% è collocata su edifici, il 6% su serre e pensiline ed il residuo
4% è ubicato diversamente, ad esempio è utilizzato per le
barriere acustiche autostradali.
Le Regioni del Centro Sud hanno valori di potenza installata a
terra al di sopra della media nazionale, la Puglia è in testa con il
Adige sono le Regioni con la più
elevata percentuale di pannelli monocristallini, rispettivamente il
Rapporto statistico 2013,
Il grafico mostra la distribuzione percentuale della potenza per
Regione e per tipologia di installazione degli impianti fotovoltaici.
A livello nazionale il 41% della potenza è installata a terra, il
49% è collocata su edifici, il 6% su serre e pensiline ed il residuo
4% è ubicato diversamente, ad esempio è utilizzato per le
no valori di potenza installata a
terra al di sopra della media nazionale, la Puglia è in testa con il
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76%, seguita da Basilicata (71%) e Molise (66%). Al Nord la
collocazione su edifici è ben al di sopra della media nazionale,
come mostra il dato del Trentino Alto Adige con il 90% della
potenza installata e a seguire della Valle d’Aosta (84%) e della
Lombardia (80%). La Sardegna, la Calabria e la Liguria sono le
Regioni nelle quali vi è la quota maggiore di impianti su serre e
pensiline.
1.2.2 Analisi qualitativa
A livello nazionale però il parco fotovoltaico italiano funziona
sotto le sue potenzialità. Si calcola che nel corso del 2012, oltre
1400 impianti hanno avuto meno di 500 ore di utilizzazione a
causa di malfunzionamenti.
La corsa agli incentivi degli ultimi anni ha portato alla
costruzione di grandi impianti in tempi rapidi per evitare
l’esclusione ai fondi statali. La conseguenza è una produzione di
energia elettrica inferiore alle attese che causa un minor
guadagno agli investitori. Le cause sono da ricercarsi nella scarsa
qualità di alcuni moduli utilizzati e nella scarsa attenzione alle
installazioni, con problematiche sia di perdita di efficienza dei
moduli superiore alle aspettative sia di frequenti disconnessioni
dalla rete.
Altro problema che compare nei grandi impianti fotovoltaici, cioè
quelli superiori a 1 MW, è la differenza che sussiste tra il
progetto approvato ed autorizzato e la reale architettura
dell’impianto. Ciò è causato dal complesso iter autorizzativo
necessario alla sua costruzione che dura circa 4 anni. In questo
lasso di tempo le scelte progettuali possono risultare obsolete
con le nuove tecnologie disponibili sul mercato, ma non possono
21
essere modificate a meno di ricominciare l’iter burocratico,
perdendo quindi parte degli incentivi.
Altra variazione rispetto alle attese degli investitori riguarda il
quadro normativo con il decreto Spalma Incentivi. Per
massimizzare quindi l’investimento iniziale si sta puntando
sull’ottimizzazione di esercizio degli impianti fotovoltaici,
affidandosi a società specializzate nel settore.
1.3 Mercati del fotovoltaico
1.3.1 Mercato primario
Il parco fotovoltaico ha però permesso di soddisfare oltre l’8%
del fabbisogno elettrico complessivo del nostro Paese,
dimostrando la sua importanza nella strategia energetica
italiana. Il relativo mercato quindi ha superato il periodo di forte
incentivazione e crescita e si può considerare maturo, quindi con
diverse dinamiche di mercato.
Le nuove installazioni infatti hanno avuto nel 2014 un valore pari
a circa 658 mln €, per il 71% si concentrano nel settore
residenziale.
Figura 10. Valore delle nuove installazioni suddivise per taglia
L’Operation & Maintenance nel 2014 ha generato un valore di
358 milioni di euro, pari al 54% del mercato primario, anche se
questi servizi coinvolgono principalmente impianti di grande
taglia, superiore ai 500 kW.
Questo dato risulta particolarmente interessante se si considera
che la vita utile degli impianti risulta di circa 21 anni, e la
maggioranza delle installazioni è avvenuta
2011 grazie agli incentivi.
Figura 11. Suddivisione degli impianti per anno di installazione e taglia
22
. Valore delle nuove installazioni suddivise per taglia - Fonte: Energy & Strategy Group,
Renewable Energy Report 2015
L’Operation & Maintenance nel 2014 ha generato un valore di
358 milioni di euro, pari al 54% del mercato primario, anche se
servizi coinvolgono principalmente impianti di grande
taglia, superiore ai 500 kW.
Questo dato risulta particolarmente interessante se si considera
che la vita utile degli impianti risulta di circa 21 anni, e la
maggioranza delle installazioni è avvenuta nel biennio 2010
2011 grazie agli incentivi.
. Suddivisione degli impianti per anno di installazione e taglia - Fonte: Energy & Strategy Group,
Renewable Energy Report 2015
Energy & Strategy Group,
L’Operation & Maintenance nel 2014 ha generato un valore di
358 milioni di euro, pari al 54% del mercato primario, anche se
servizi coinvolgono principalmente impianti di grande
Questo dato risulta particolarmente interessante se si considera
che la vita utile degli impianti risulta di circa 21 anni, e la
nel biennio 2010-
Energy & Strategy Group,
23
Considerando però l’andamento nel tempo del valore di mercato
si è registrato un calo del 2,7% rispetto al 2013 a causa di
rinegoziazioni dei contratti, conseguenza anche del decreto
“spalma incentivi”, per cui si punta ad abbassare i costi operativi
dell’impianto. Previsioni future riportano un calo complessivo del
15% nel 2020 rispetto ai valori attuali.
1.3.2 Mercato secondario
I primi 30 proprietari di impianti in Italia contano
complessivamente per quasi 1,8 GW, pari a circa il 10% della
potenza cumulata in Italia a fine 2013.
I principali protagonisti sono le società di investimento che
detengono quasi il 50% della potenza complessiva, seguite da
operatori industriali e dai fondi di investimento; gli operatori
italiani rappresentano circa il 72% della potenza.
Nel 2014 il fotovoltaico è stato protagonista di 212 MW transitati
per un controvalore di 470 milioni di €, con un aumento rispetto
l’anno precedente del 4,6% in controtendenza rispetto ai dati del
mercato primario.
Gli investitori si sono concentrati soprattutto sulle taglie
intermedie, compresi cioè tra 2 e 10 MW di potenza, a causa
dell’esaurimento della disponibilità dei grandi impianti superiori
ai 10 MW che sono stati oggetto di transizioni negli anni
precedenti.
Si sta quindi assistendo ad un passaggio di proprietà degli
impianti e di concentrazione degli stessi in mano a società di
investimento che quindi svolgono il ruolo di “aggregatori”.
24
Ne consegue che il parco fotovoltaico italiano può uscire
rafforzato da questa transazione, infatti i grandi investitori hanno
le risorse e le conoscenze necessarie per ottimizzare le
prestazioni tecniche dei parchi: ridurre i costi e le inefficienze,
estendere la vita utile degli impianti, mantenere la loro
produttività elevata e investire in nuove tecnologie. Tutto ciò
porterebbe l’Italia in una posizione d’avanguardia rispetto ad altri
Paesi nel settore del fotovoltaico e nella sua gestione grazie al
know-how acquisito in questa fase che permetterebbe
un’internazionalizzazione delle aziende italiane, anche a causa
della contrazione del mercato interno.
1.4 Confronto internazionale
Figura 12. Confronto potenza installata a livello internazionale - Fonte: GSE, Rapporto statistico 2013,
solare fotovoltaico
25
Il grafico riporta i primi otto Paesi che, a livello mondiale, hanno
la maggiore potenza installata in impianti fotovoltaici alla fine del
2013. Il più grande parco impianti è quello tedesco con circa
35.700 MW installati, seguono quello cinese composto da circa
19.720 MW e quello italiano con 18.053 MW.
Si evidenzia il grande incremento annuo della Cina dove nel solo
2013 sono stati installati circa 12.920 MW che hanno portato alla
triplicazione della potenza complessiva.
Sono state anche considerevoli le variazioni annue che si sono
verificate in Giappone, circa 6.968 MW addizionali, e USA, circa
4.751 MW addizionali.
Infine nel Regno Unito nell’ultimo anno si è osservato un
raddoppio della potenza installata, con 1.546 MW in più rispetto
al 2012.
27
CAPITOLO 2
LE TECNOLOGIE UAV
2.1 Quadro normativo
2.1.1 Regolamenti internazionali
Con il termine UAV (Unmanned Aerial Vehicle) si intendono “i
mezzi aerei a pilotaggio remoto impiegati o destinati all’impiego
in operazioni specializzate o in attività scientifiche,
sperimentazione e ricerca”. Altri termini diffusi per designarli
sono RPA (Remotely Piloted Aircraf) o APR (Aeromobili a
Pilotaggio Remoto).
L’Autorità Internazionale che regola l’attività dei Sistemi APR,
abbreviato SAPR, è l’ICAO (International Civil Aviation
Organization) che ha emanato nel 2015 il Manuale sui SAPR (Doc
10019) a cui fanno riferimento gli altri Enti.
Esso si come pone obiettivo quello di regolamentare ed
armonizzare a livello mondiale l’utilizzo di questa nuova
tecnologia in ambito civile e commerciale, ponendo l’attenzione
sulla sicurezza e sull’efficienza dell’aviazione civile. Definisce
quindi le procedure per ottenere la certificazione di operatore e
le regole e le condizioni a cui deve sottostare, i rischi e come
ridurli al minimo, le specifiche delle comunicazioni ATC (Air
Traffic Control) e la configurazione del RPS (Remore Pilot
Station).
28
In ambito Europeo l’Ente delegato è l’EASA (European Aviation
Safety Agency) che ha contribuito tramite la Dichiarazione di
Riga a dettare i principi fondamentali della regolazione dei SAPR,
seguiti dalla stessa ICAO.
Nello specifico viene deciso che:
1- I droni necessitano di essere trattati come una nuova tipologia
di veicolo con regole proporzionate al rischio di ogni operazione.
Con questa regola si intende salvaguardare la salute delle
persone che possono essere colpite dal drone in caso di
incidente. Si sottolinea però che le regole devono essere semplici
e proporzionate al rischio, in modo da non creare una barriera
all’ingresso a nuovi attori.
2- Le regole europee necessarie ad uno sviluppo sicuro dei droni
devono essere sviluppate ora.
Requisito fondamentale è che le regole siano armonizzate a
livello globale, in modo da favorire gli investimenti privati e
facilitare il rispetto delle stesse da parte degli operatori.
3- Le tecnologie e gli standards devono essere sviluppati per una
piena integrazione dei droni nello spazio aereo europeo.
Per raggiungere questo obiettivo vengono richiesti adeguati
finanziamenti per le sviluppo di questa tecnologia.
4- L’opinione pubblica è la chiave dello sviluppo dei droni.
Spetta quindi al legislatore far rispettare i diritti fondamentali dei
cittadini, come la privacy e la protezione dei dati personali. Da
valutare inoltre aspetti come il rumore e i rischi alla sicurezza.
5- L’operatore del drone è responsabile del suo utilizzo.
29
È necessario quindi che ci sia sempre un proprietario o un
operatore identificabile, per rafforzare la responsabilità di ogni
addetto.
Infine in ambito nazionale l’Autorità competente è l’ENAC (Ente
Nazionale Aviazione Civile) che nel 2013 pubblica il primo
regolamento sui “Sistemi aerei a pilotaggio remoto”. Da allora il
regolamento è stato revisionato e aggiornato, fino alla seconda
edizione aggiornata il 21 dicembre 2015.
In particolare l’ENAC si occupa solamente dei “sistemi con mezzi
aerei di massa operativa al decollo non superiore a 150 kg”,
dividendo poi ulteriormente quelli con massa minore di 25 kg da
quelli uguali o maggiori di tale misura.
Nel regolamento vengono riprese ed approfondite le linee guida
pubblicate dall’ICAO, ovvero vengono definiti i SAPR e le
operazioni consentite, le diposizioni per il pilotaggio e le regole di
circolazione e utilizzo dello spazio aereo.
2.1.2 Regolamento nazionale
L’organizzazione che si occupa di regolamentare l’utilizzo di
aeromodelli e di SAPR in Italia è l’ENAC. Essa prevede che la
divisione normativa tra i due sia esclusivamente in base alle
finalità di utilizzo: infatti se il drone è utilizzato per scopi
ricreativi allora è un aeromodello, se invece ha funzioni diverse
è un SAPR.
La differenza normativa consiste che i piloti SAPR devono essere
maggiorenni, devono aver conseguito l’attestato di pilota, aver
30
superato la visita medica aeronautica e lavorare per operatori
certificati.
I SAPR quindi sono utilizzati per ‘operazioni specializzate’. Con
questo termine si intendono tutti quegli utilizzi del drone diversi
dal divertimento e dalle riprese private, ma svolti in ambito
professionale. I droni utilizzati con questo scopo sono quindi
equipaggiati con sensori professionali.
La principale divisione delle operazioni specializzate è in base al
rischio che queste operazioni comportano e alla possibilità di
danneggiare persone, costruzioni o infrastrutture sensibili. Se
l’area di volo risulta lontana da questi fattori allora si definisce
‘operazione non critica’, e da un punto di vista burocratico risulta
agevolata. Nel caso invece non siano rispettati questi parametri
l’operazione risulta ‘critica’ e necessita di autorizzazione da parte
dell’ENAC. In ogni caso il sorvolo di gruppi di persone è sempre
vietato.
Le operazioni non critiche sono tali se vengono svolte ad una
distanza maggiore di 50 metri rispetto a persone terze, di 150
metri rispetto ad aree urbane e a più di 5000 metri rispetto ad
aeroporti. Per svolgerle è sufficiente una dichiarazione da parte
dell’operatore sul sito ENAC in cui assicura le condizioni di
sicurezza del volo e i dati identificati del drone, che quindi deve
essere registrato. Inoltre deve valutare il rischio associato alle
operazioni e fare in modo di non entrare in uno scenario critico.
Le operazioni critiche sono invece tutte quelle che non rispettano
le condizioni prima elencate. Per poter operare in questo ambito
è necessaria l’autorizzazione di ENAC che valuta in base al
sistema nel suo complesso, ovvero considerando la tipologia di
drone, l’esperienza del pilota, la situazione urbana e le condizioni
31
di volo meteorologiche. Inoltre il pilota deve poter assicurare che
in caso di malfunzionamento del sistema di controllo o dei motori
il drone non precipiti ma abbia un mezzo di terminazione
autonomo del volo entro un’area prestabilita di sicurezza
denominata ‘buffer’.
Nel caso non si riesca ad ottenere l’autorizzazione per poter
lavorare in una zona critica c’è la possibilità di operare in una
condizione intermedia, detta di ‘scenario misto’, che tramite
accorgimenti particolari permette di utilizzare il drone quando
altrimenti non si potrebbe. Gli accorgimenti particolari sono,
come per le operazioni critiche, il mezzo di terminazione del volo
e la definizione di un’area buffer di sicurezza, inoltre bisogna
delimitare l’area interessata dall’operazione ed impedire a terzi di
potervi accedere. Questa ‘zona franca’ deve permettere la
partenza e l’atterraggio del velivolo considerando anche le
condizioni atmosferiche e tutti i fattori di rischio associati al volo.
Una limitazione a questa tipologia è che per ragioni di sicurezza
si è definito un limite di tempo al volo , pari a 10 minuti.
Per quanto riguarda invece le modalità di guida quelle permesse
sono tre tipologie: VLOS, EVLOS e BLOS. La prima, che significa
Visual Line of Sights, il pilota deve essere in grado di mantenere
il contatto visivo diretto con l’APR. Le distanze massime
consentite per le operazioni sono pari a 500 metri sul piano
orizzontale e 150 metri sul piano verticale. Eventuali modifiche
devono essere valutate ed approvate dall’ENAC. Il problema di
questa tipologia riguarda la difficoltà di applicazione in condizioni
ambientali dove sono presenti numerosi ostacoli come alberi,
muri o condizioni del terreno particolari. Per ovviare a ciò sono
state introdotte più recentemente le altre due modalità di guida.
32
EVLOS, abbreviazione di Ehnanced VLOS, si differisce dal
precedente in quanto il pilota può farsi aiutare da osservatori o
secondi pilota alla guida del drone quando lui non ha più una
visuale diretta. Le limitazioni operative di distanza sono uguali al
caso precedente.
Infine il BLOS, che sta per Beyond Line of Sight, permette di
utilizzare il drone oltre i limiti orizzontali e verticali consentiti
nelle due precedenti modalità, ma il SAPR deve consentire il
controllo anche durante la separazione e deve avere dispositivi
per evitare collisioni. Questi dispositivi, data la natura critica
della tipologia di volo, devono essere approvati dall’ENAC.
2.2 Situazione del mercato
Ad oggi i SAPR so
imprese e professionisti. I campi d’applicazione spaziano
dall’agricoltura, alla geomatica, alla fotografia e al trasporto di
piccole merci.
Figura 13. Distribuzione territoriale delle
Le aziende che utilizzano questo strumento sono principalmente
concentrate nel Nord Ovest, seguite da Nord Est e Centro. Il Sud
e le Isole hanno una percentuale ridotta.
Le attività più svolte da queste azi
con questa tecnologia e la produzione degli stessi.
La realizzazione della componentis
appannaggio di un numero ristretto di aziende.
33
Situazione del mercato
Ad oggi i SAPR sono uno strumento all’avanguardia di molte
imprese e professionisti. I campi d’applicazione spaziano
dall’agricoltura, alla geomatica, alla fotografia e al trasporto di
. Distribuzione territoriale delle aziende che utilizzano SAPR – Fonte: Doxa, Osservatorio
sull’industria dei droni, 2015
Le aziende che utilizzano questo strumento sono principalmente
concentrate nel Nord Ovest, seguite da Nord Est e Centro. Il Sud
e le Isole hanno una percentuale ridotta.
Le attività più svolte da queste aziende sono i servizi
con questa tecnologia e la produzione degli stessi.
La realizzazione della componentistica e relativa vendita invece è
appannaggio di un numero ristretto di aziende.
no uno strumento all’avanguardia di molte
imprese e professionisti. I campi d’applicazione spaziano
dall’agricoltura, alla geomatica, alla fotografia e al trasporto di
Doxa, Osservatorio
Le aziende che utilizzano questo strumento sono principalmente
concentrate nel Nord Ovest, seguite da Nord Est e Centro. Il Sud
ervizi effettuati
tica e relativa vendita invece è
Figura 14. Andamento fatturato delle aziende nel settore
Infine è da segnalare che la dimensione media delle aziende è
relativamente bassa: circa 7 addetti a fronte di 3 soci. Negli
ultimi anni queste aziende hanno investito molto nella ricerca e
nell’innovazione, infatti gli addetti laureati rappresentano circa il
50% del totale, di cui il 54% sono laureati in Ingegneria.
In questo periodo quindi si cerca di recuperare gli investimenti
iniziali, testimoniato dal fatto che il trend del fatturato aziendale
è in aumento, passando da una media di 620.000
di 700.000 €; da notare che la fascia comprensiva del fatturato
minore di 100.000 € si
Ciò è testimoniato dal fatto che le aziende prevedono di
aumentare la quota degli investimenti in comunicazione a scapito
di quella riguardante le attrezzature e gli impianti e la ricerca e
sviluppo, indice di una tecnologia considerata matura.
34
. Andamento fatturato delle aziende nel settore – Fonte: Doxa, Osservatorio sull’industria dei
droni, 2015
Infine è da segnalare che la dimensione media delle aziende è
relativamente bassa: circa 7 addetti a fronte di 3 soci. Negli
anni queste aziende hanno investito molto nella ricerca e
nell’innovazione, infatti gli addetti laureati rappresentano circa il
50% del totale, di cui il 54% sono laureati in Ingegneria.
In questo periodo quindi si cerca di recuperare gli investimenti
iziali, testimoniato dal fatto che il trend del fatturato aziendale
è in aumento, passando da una media di 620.000 € a una media
€; da notare che la fascia comprensiva del fatturato
€ si è sensibilmente ridotta.
ato dal fatto che le aziende prevedono di
aumentare la quota degli investimenti in comunicazione a scapito
di quella riguardante le attrezzature e gli impianti e la ricerca e
sviluppo, indice di una tecnologia considerata matura.
Doxa, Osservatorio sull’industria dei
Infine è da segnalare che la dimensione media delle aziende è
relativamente bassa: circa 7 addetti a fronte di 3 soci. Negli
anni queste aziende hanno investito molto nella ricerca e
nell’innovazione, infatti gli addetti laureati rappresentano circa il
50% del totale, di cui il 54% sono laureati in Ingegneria.
In questo periodo quindi si cerca di recuperare gli investimenti
iziali, testimoniato dal fatto che il trend del fatturato aziendale
€ a una media
€; da notare che la fascia comprensiva del fatturato
ato dal fatto che le aziende prevedono di
aumentare la quota degli investimenti in comunicazione a scapito
di quella riguardante le attrezzature e gli impianti e la ricerca e
Figura 15. Suddivisione degli investimenti nel settore
Nonostante quindi si stia assistendo ad una forte espansione di
questo mercato ci sono ancora limitazioni di carattere normati
mentre dal punto di vista tecnico gli alti costi dei droni
professionali con adeguate autonomie di volo e capacità di carico
possono rappresentare una barriera all’ingresso per molti
professionisti.
2.3 Classificazione dei UAV
Oltre alla suddivisione
divisione tecnica di tali dispositivi.
Basti pensare che in Italia il termine “drone” rimanda al
multicottero, negli USA si fa riferimento all’aeroplano robot ad
ala fissa, queste infatti sono le due tipologie in
suddividere il mondo degli UAV.
35
. Suddivisione degli investimenti nel settore – Fonte: Doxa, Osservatorio sull’industria dei droni,
2015
Nonostante quindi si stia assistendo ad una forte espansione di
questo mercato ci sono ancora limitazioni di carattere normati
mentre dal punto di vista tecnico gli alti costi dei droni
professionali con adeguate autonomie di volo e capacità di carico
possono rappresentare una barriera all’ingresso per molti
2.3 Classificazione dei UAV
Oltre alla suddivisione normativa dei UAV, si può effettuare una
divisione tecnica di tali dispositivi.
Basti pensare che in Italia il termine “drone” rimanda al
multicottero, negli USA si fa riferimento all’aeroplano robot ad
ala fissa, queste infatti sono le due tipologie in cui si può
suddividere il mondo degli UAV.
Doxa, Osservatorio sull’industria dei droni,
Nonostante quindi si stia assistendo ad una forte espansione di
questo mercato ci sono ancora limitazioni di carattere normativo,
mentre dal punto di vista tecnico gli alti costi dei droni
professionali con adeguate autonomie di volo e capacità di carico
possono rappresentare una barriera all’ingresso per molti
normativa dei UAV, si può effettuare una
Basti pensare che in Italia il termine “drone” rimanda al
multicottero, negli USA si fa riferimento all’aeroplano robot ad
cui si può
Per multicottero si intende un elicottero con almeno tre motori.
Da qui si sono sviluppate una grande varietà di configurazioni,
diverse per numero di motori e geometria del telaio. Quelle più
diffuse sono le segu
Figura 16. Tipologie di multicotteri
Si distinguono in:
- Quadricotteri, con quattro motori;
- Esacotteri, con sei motori;
- Ottocotteri, con otto motori.
Difficilmente si superano gli
dimensioni. Infatti di fronte a una maggiore stabilità ed a un
aumento del carico trasportabile dal drone stesso, aumenta
36
Per multicottero si intende un elicottero con almeno tre motori.
Da qui si sono sviluppate una grande varietà di configurazioni,
diverse per numero di motori e geometria del telaio. Quelle più
diffuse sono le seguenti:
. Tipologie di multicotteri – Fonte: Masali, Multicotteri e droni, 2015
Quadricotteri, con quattro motori;
Esacotteri, con sei motori;
Ottocotteri, con otto motori.
Difficilmente si superano gli 8 motori per ragioni di costi e
dimensioni. Infatti di fronte a una maggiore stabilità ed a un
aumento del carico trasportabile dal drone stesso, aumenta
Per multicottero si intende un elicottero con almeno tre motori.
Da qui si sono sviluppate una grande varietà di configurazioni,
diverse per numero di motori e geometria del telaio. Quelle più
, 2015
8 motori per ragioni di costi e
dimensioni. Infatti di fronte a una maggiore stabilità ed a un
aumento del carico trasportabile dal drone stesso, aumenta
37
anche la resistenza e cala l’efficienza. In base quindi alle
necessità si sceglie la configurazione più appropriata.
Tipo Motori Coassiali Pro Contro
I4 4 No Semplice ed
economico
Nessuna
ridondanza
X4 4 No Semplice ed
economico
Nessuna
ridondanza
I6 6 No Ridondanza
e carico
Ingombro e
costo
X6 6 No Ridondanza
e carico
Ingombro e
costo
Y6 6 Si Compatto e
stabile
Poco
efficiente
IY6 6 Si Compatto e
stabile
Poco
efficiente
I8 8 No Potenza Grande e
costoso
V8 8 No Potenza Grande e
costoso
X8 8 Si Alto carico e
potenza
Inefficiente
I componenti principali sono le eliche, i motori, l’Esc (Electronic
Speed Controller), le batterie e la centralina.
Le eliche sono fondamentali per ottimizzare le prestazioni. Gli
aspetti da considerare sono il diametro e il passo, dove per
diametro si intende il diametro del disco e per passo la sua
38
incidenza. Il primo influenza la quantità d’aria spostata, mentre il
secondo la velocità con cui ciò avviene. A seconda che si
preferisca aumentare la velocità del multicottero o invece si
preferisca puntare sulla potenza a favore del carico trasportabile
si sceglie il rapporto tra i due componenti, stando attenti ad ogni
modo a non far diventare l’elica inefficiente o a rischio di stallo.
I motori utilizzati adesso sono con la tecnologia ‘brushless’,
ovvero senza spazzole. Si tratta di una tipologia di motore
elettrico trifase dove la corrente circolante è gestita dall’Esc. I
requisiti dei motori sono tre: avere molta coppia, essere affidabili
ad avere una risposta rapida alle variazioni di rotazione imposte
dalla centralina di controllo. Infatti ogni elica ha il suo motore
che variando la velocità di giri rispetto agli altri permette il
funzionamento e la stabilità del velivolo.
L’Esc è un componente che va accoppiato ad ogni motore e la cui
funzione è far variare la velocità di rotazione. Visto l’importanza
di tale funzione, necessaria per cambiare direzione al drone per
tenerlo stabile in aria, è necessario che abbiano la maggior
prontezza di risposta possibile.
Le batterie hanno permesso di sostituire i motori a combustione
che si utilizzavano per i primi aeromodelli, con vantaggi in
termini di semplicità di utilizzo, sicurezza e affidabilità. La
tecnologia utilizzata è quella degli Ioni di Litio che rispetto alle
celle della prima generazione basate sulla tecnologia NiCd
permettono una maggiore densità di carica, quindi meno
ingombro, non hanno memoria di carica e presentano una
bassissima autoscarica.
39
La centralina è il cuore del multicottero. Si tratta di un
microprocessore che riceve i comandi del radiocomando e li
trasmette agli Esc e quindi ai motori. Inoltre, per rimanere
stabile il drone è equipaggiato con una serie di sensori, come
giroscopi, accelerometro, magnetometro e barometro che
aiutano il microprocessore a gestire il sistema.
Infine, da non sottovalutare, è da considerare l’ingombro e la
trasportabilità della macchina. Per migliorare questo aspetto
sono state concepite configurazioni con bracci pieghevoli e
strutture che possono essere assemblate in loco.
I vantaggi di questa tipologia di droni sono la praticità, infatti
può volare praticamente ovunque non necessitando di aree per il
decollo o l’atterraggio, e la stabilità del mezzo che consente di
ottenere ottime riprese e video. Infine un aspetto che ne ha
determinato il forte sviluppo è stata la semplicità dell’utilizzo e di
costruzione che hanno reso questa macchina accessibile a tutti.
I droni ad ala fissa invece sono aeroplani con un solo motore
comandati da un pilota remoto.
Per caratteristiche sono molto diversi dai multicotteri, e quindi
anche le applicazioni in cui vengono utilizzati. Infatti questi droni
hanno il vantaggio di essere più silenziosi, di poter volare più a
lungo e più velocemente; sono preferibili quindi per rilievi su
vaste aree.
40
Figura 17. Esempio di drone ad ala fissa – Fonte: Masali, Multicotteri e droni, 2015
2.4 Sistemi di controllo e pilotaggio
I droni sono pilotati principalmente tramite comando remoto o
joystick, che trasmette con una frequenza di 2,4 GHz. In questa
modalità, detta semi-automatica, spetta al pilota gestire la
partenza, l’atterraggio e che il volo avvenga nelle condizioni di
sicurezza. Un vantaggio è la presenza sul drone della sensoristica
a bordo che facilita la stabilità del velivolo anche in presenza di
imprevisti come vento ed ostacoli sul percorso.
Alternativa alla gestione semi-autonoma del drone è l’utilizzo di
sistemi di controllo che permettono di pianificare e controllare il
volo tramite sistemi software ed hardware. Sono disponibili
infatti progetti Open-Source personalizzabili in base alle esigenze
e necessità degli utilizzatori.
Figura 18. Esempio di programma per il controllo del APR
Questa modalità non esclude però la presenza del pilota, infatti
in caso di imprevisti sul percorso
automatico ed entrare in possesso dei comandi del drone tramite
joystick.
41
. Esempio di programma per il controllo del APR – Fonte: Masali, Multicotteri e droni
Questa modalità non esclude però la presenza del pilota, infatti
in caso di imprevisti sul percorso è possibile disattivare il volo
automatico ed entrare in possesso dei comandi del drone tramite
Multicotteri e droni, 2015
Questa modalità non esclude però la presenza del pilota, infatti
è possibile disattivare il volo
automatico ed entrare in possesso dei comandi del drone tramite
43
CAPITOLO 3
ISPEZIONE DI IMPIANTI
FOTOVOLTAICI
3.1 Sensori
3.1.1 Tipologia dei sensori
I sensori che si utilizzano unitamente al drone in questo ambito
sono le termocamere e le fotocamere digitali.
La termocamera è una particolare videocamera che opera nella
regione dell’infrarosso e permette di ottenere immagini o riprese
termografiche. A partire dalla radiazione rilevata si ottengono
quindi delle mappe di temperatura delle superfici esposte che si
possono analizzare.
Aspetto fondamentale da tenere in considerazione quando si
scelgono la termocamera e la fotocamera è la risoluzione
geometrica che determina la qualità delle immagini e quindi delle
informazioni da esse ottenibili.
Il range per la termocamera è:
- 4 x 4 pixel: adatto a sostituire un pirometro ottico;
- da 120 x 140 a 160 x 160 pixel: adatto a misure indicative
nella manutenzione predittiva;
- da 240 x 240 a 324 x 324 pixel: per manutenzione;
- da 500 x 500 e superiori: ad alta risoluzione.
44
Altra caratteristica è la minima sensibilità, ovvero la capacità di
distinguere la differenza di temperatura tra due punti adiacenti.
Infine la frequenza di acquisizione influisce sulla capacità di
misurare la temperatura di un oggetto quando questo o la
piattaforma è in movimento. Se lo strumento non ha una
frequenza sufficientemente elevata si ha una distorsione delle
misurazioni e quindi si verificano errori. Attualmente le
termocamere che trovano più riscontro applicativo sono quelle
con una frequenza da 60 Hz o maggiore.
Per l’utilizzo di ispezioni nel settore fotovoltaico le termocamere
devono avere caratteristiche adatte per contrastare le
problematiche di visualizzazione che presentano i pannelli. Infatti
i sensori utilizzati lavorano in un range di lunghezza d’onda
compreso tra 8 e 14 μm, dove però il vetro di rivestimento dei
pannelli non è trasparente. Per ovviare a questo problema è
richiesta una sensibilità minima inferiore a 0.08 K per
visualizzare le piccole differenze nell’immagine termica e riuscire
così a misurare la distribuzione di temperatura delle celle
sottostanti.
Altro aspetto da considerare quando si utilizza una termocamera
sul vetro è che questo ha una riflessione speculare, il che può
portare a rilevare sui pannelli una temperatura che appartiene a
oggetti che stanno attorno al pannello stesso, operatore
compreso. Si rileverebbero così falsi hotspots ed errate misure.
Per evitare quindi questi inconvenienti, bisogna evitare di
posizionarsi in modo perpendicolare al modulo che si ispeziona.
Un’angolazione come quella indicata in figura, compresa cioè tra
5-60° rispetto alla normale del modulo è consigliabile.
Figura 19. Corretto angolo di visualizzaz
Oltre i 60° è anch’essa una condizione da evitare in quanto
l’emissività crolla come valore e quindi aumenta quello della
riflettenza.
Figura 20. Andamento dell'emissività e della riflettanza del vetro
L’utilizzo della piattaforma UAV consente inoltre di analizzare
un’area vasta di impianto, area che aumenta all’aumentare
dell’altezza di volo.
all’analisi e per avere un’informazione rapida delle condizioni
dell’impianto nel suo complesso. Per fare ciò è necessaria
45
. Corretto angolo di visualizzazione della termocamera – Fonte: Elaborazione delle immagini
telerilevate, 2015
Oltre i 60° è anch’essa una condizione da evitare in quanto
l’emissività crolla come valore e quindi aumenta quello della
Andamento dell'emissività e della riflettanza del vetro - Fonte: Elaborazione delle immagini
telerilevate, 2015
L’utilizzo della piattaforma UAV consente inoltre di analizzare
un’area vasta di impianto, area che aumenta all’aumentare
dell’altezza di volo. Questo per diminuire il tempo necessario
all’analisi e per avere un’informazione rapida delle condizioni
dell’impianto nel suo complesso. Per fare ciò è necessaria
: Elaborazione delle immagini
Oltre i 60° è anch’essa una condizione da evitare in quanto
l’emissività crolla come valore e quindi aumenta quello della
Elaborazione delle immagini
L’utilizzo della piattaforma UAV consente inoltre di analizzare
un’area vasta di impianto, area che aumenta all’aumentare
Questo per diminuire il tempo necessario
all’analisi e per avere un’informazione rapida delle condizioni
dell’impianto nel suo complesso. Per fare ciò è necessaria
46
un’ottima risoluzione geometrica sia della fotocamera che della
termocamera.
Infine per individuare in sede di analisi le celle difettose o
rovinate è possibile affiancare ai sensori e alla piattaforma un
sistema GPS, in questo modo ad ogni foto si avrà un’indicazione
precisa della posizione del difetto, potendo così intervenire in
tempi rapidi. Il GPS inoltre fornisce indicazioni riguardo
l’altitudine del drone, informazione importante per determinare
quali difetti si possono rilevare ad una determinata altezza e per
non superare i limiti normativi; in secondo luogo permette di
avere una stima dell’area coperta dall’analisi.
Per effettuare un’analisi con una piattaforma UAV sono
preferibili, per la buona uscita delle rilevazioni, determinate
condizioni ambientali. Esse sono:
- cielo limpido e soleggiato, infatti le nuvole riducono
l’irraggiamento solare e producono interferenze tramite la
riflessione;
- assenza di vento, per un duplice motivo: in primo luogo il
vento renderebbe instabile la piattaforma causando
immagini di pessima qualità o causando la caduta della
piattaforma stessa, in secondo luogo lo strato di aria
causerebbe raffreddamento convettivo che ridurrebbe il
gradiente termico. In realtà è accettato un vento di
velocità massima pari a 3 m/s.
47
Inoltre è consigliabile effettuare tali rilevazioni al mattino presto
o pomeriggio tardi, quando la posizione del sole è più inclinata
rispetto a mezzogiorno, ciò per evitare riflessioni marcate.
3.2 Difetti dei moduli
I pannelli fotovoltaici durante il loro ciclo di vita sono soggetti a
molteplici stress ed intemperie che possono degradare i moduli
ed abbassare il rendimento. La radiazione solare e le elevate
temperature sono le principali cause di degrado, sebbene altri
fattori come vento, sale, sabbia possono indirettamente
influenzare ed aumentarne l’azione.
I difetti dei moduli sono molteplici, di seguito sono riportati i
principali:
- Ingiallimento e doratura: possono presentarsi nei moduli
soggetti ad aria calda, forte radiazione UV, umidità e per
una adesione non ottimale tra celle e vetro. Causano una
diminuzione del tensione in uscita alla cella.
- Corrosione: causata della combinazione tra umidità e gas,
può portare alla rottura meccanica dei componenti.
- Delaminazione: perdita di aderenza tra gli strati, ovvero
tra celle e vetro o tra contenitore polimerico e celle. Questo
difetto aumenta la riflessione e aumenta la possibilità di
penetrazioni d’acqua nei moduli.
- Bolle: simile alla delaminazione, ma in questo caso la
perdita di aderenza avviene solamente in alcune zone del
modulo a causa di reazioni chimiche. Di solito infatti questi
difetti si presentano nel retro del pannello e non sulla parte
superiore.
48
- Scolorimento vetro anti riflesso: il vetro è utilizzato per
massimizzare la quantità di luce solare che raggiunge il
modulo, ma la sua ossidazione peggiora le caratteristiche
di trasmissione e può portare alla delaminazione.
- Hot-spot: definito come area del modulo dove vengono
raggiunte temperature più elevate. Le sue cause più
comuni sono la mancata corrispondenza tra le celle,
l’ombreggiamento parziale, corto-circuiti e ogni errore di
interconnessione tra le celle stesse.
- Snail trail: si presenta come linee scure e sottili sui moduli,
è causato sia dalle condizioni ambientali sia dal processo di
produzione.
Oltre a questi ci sono una serie di problematiche che possono
intaccare il pannello:
- Diodo di by-pass: utilizzato per prevenire danni e
malfunzionamenti del modulo fotovoltaico, distacca la
stringa di connessione del pannello danneggiata per evitare
che questa assorbi energia invece di produrla.
- Sporcizia: polvere, neve, sabbia o deiezioni animali sono
un ostacolo al corretto funzionamento della cella causando
una diminuzione della potenza e della produzione.
- Frattura del vetro: violenti urti possono danneggiare la
copertura del vetro causando una significativa riduzione
della quantità di radiazione che viene trasmessa attraverso
di esso.
- Interconnessioni guaste: si possono verificare
problematiche ai cavi di connessione dell’impianto, causati
da corto circuiti o rotture meccaniche. Causano la perdita
di producibilità pari alla porzione di impianto distaccata e
49
degradano tale parte per effetto delle elevate temperature
a cui è sottoposta.
Saper riconoscere questi difetti in anticipo permette di compiere
le azioni necessarie volte a recuperare la produttività
dell’impianto ed evitare che simili problemi peggiorino
compromettendo ulteriormente i moduli.
3.3 Modalità di ispezione tradizionali
Per verificare lo stato generale dei moduli di un impianto
fotovoltaico ci sono diversi metodi di ispezione, di cui i più diffusi
sono quelli riportati di seguito.
- Ispezione visiva:
tipicamente è il primo metodo che si applica, permette di
riconoscere difetti come rotture, sporcizia, ingiallimento,
delaminazione e snail trails. Per verificare il grado di incidenza
che hanno questi difetti sulla produzione bisogna approfondire
con misurazioni che possono essere dei parametri elettrici o con
la termocamera.
- Misura dei parametri elettrici:
La cella fotovoltaica è assimilabile ad un generatore di corrente
in parallelo ad un diodo, rappresentato nella figura successiva:
Figura 21. Schema elettrico della cella fotovoltaica
Le resistenze che compaiono sono Rs e Rsh. Le prime
rappresentano le perdite ohmiche intrinseche dei materiali di cui
è formata la cella, le seconde invece sono perdite sulla corrente
foto generata che non raggiunge i terminali esterni del
causa di ricombinazioni.
La curva caratteristica della cella fotovoltaica risulta cosi:
Figura 22. Curva I_V della cella fotovoltaica
50
. Schema elettrico della cella fotovoltaica – Fonte: Produzione di potenza da fonti rinn
Polimi
Le resistenze che compaiono sono Rs e Rsh. Le prime
rappresentano le perdite ohmiche intrinseche dei materiali di cui
è formata la cella, le seconde invece sono perdite sulla corrente
foto generata che non raggiunge i terminali esterni del
causa di ricombinazioni.
La curva caratteristica della cella fotovoltaica risulta cosi:
. Curva I_V della cella fotovoltaica - Fonte: Produzione di potenza da fonti rinnovabili
Produzione di potenza da fonti rinnovabili,
Le resistenze che compaiono sono Rs e Rsh. Le prime
rappresentano le perdite ohmiche intrinseche dei materiali di cui
è formata la cella, le seconde invece sono perdite sulla corrente
foto generata che non raggiunge i terminali esterni della cella a
La curva caratteristica della cella fotovoltaica risulta cosi:
Produzione di potenza da fonti rinnovabili, Polimi
51
Dove per cella ideale si intende quella con le resistenze pari a
zero.
Per capire la qualità del modulo si è introdotto un parametro
denominato Fill Factor (FF) che è compreso tra 0 e 1, definito
come:
�� = ���� ∗ ����� ∗ ��
Dove:
Vmpp e Impp sono i valori di tensione e corrente rispettivamente
che si stabiliscono nel modulo fotovoltaico posto in condizioni di
massima potenza e misurate in condizioni STC (irraggiamento
pari a 1 kW/m2 e temperatura di celle pari a 25 °C).
Voc e Isc invece sono la tensione di circuito aperto e la corrente di
corto circuito del pannello.
Questi due valori non sono assoluti ma variano a seconda delle
condizioni ambientali, ovvero in base all’irraggiamento sul
pannello e alla temperatura di cella.
�� = �� ��
∗ ��, �� ∗ ( 1 + � ∗ � � − �, ��) �
� = �, �� ∗ ( 1 + � ∗ � � − �, ��) � + � ∗ ln( �� ��
)
Dove � e � sono i coefficienti di temperatura per la corrente di
corto circuito e per la tensione di circuito aperto. Infine la
temperatura della cella Tc dipende dalla temperatura ambiente e
dalla radiazione solare:
52
� = ���� + !"� − �#$%&�#$%&
∗ �
Dove GNOCT e TNOCT sono 800 W/m2 e 25 °C.
I dati teorici sono forniti dall’azienda produttrice dei pannelli,
misurando quindi i valori effettivi e correggendoli a seconda delle
condizioni ambientali è possibile capire il grado di salute del
modulo e la sua efficienza.
- Analisi termografica:
Termocamere e camere ad infrarossi possono essere usate per
rilevare le zone più calde sulla superficie dei moduli, utile perché
queste zone indicano la presenza di difetti.
Nella tabella successiva vengono elencati alcuni esempi di guasti
e come appaiono in una immagine realizzata con una
termocamera:
Tipologia di guasto Esempio Immagine
Difetto di
produzione
Impurità ed
inclusioni di gas
Punto caldo o
punto freddo
Crepe in celle
Riscaldamento di
celle, forma
allungata
Danni
Crepe
Riscaldamento in
celle, forma
allungata
Crepe in celle
Una parte di una
cella appare più
calda
53
Ombreggiamento
parziale
Inquinamento
Punti caldi Escrementi di
uccelli
Umidità
Diodo di bypass - Conformazione a
‘Patchwork’
Interconnessioni
guaste
Modulo o serie di
moduli non
connessi
Un modulo o una
serie di moduli
consecutivi più
caldi
Ulteriori analisi e test han dimostrato che è possibile ricavare una
relazione tra l’incremento di temperatura e la riduzione di
potenza dei moduli per alcune tipologie di errori:
le celle con corto-circuiti hanno di solito una temperatura
superiore alle altre ci circa 1.2 ± 0.4 °C, Impp si riduce di un
fattore pari a 0.067 A/cella, Vmpp invece diminuisce di 0.14
V/cella. Facendo riferimento quindi alla curva caratteristica I-V
ciò corrisponde ad un aumento delle resistenze di serie e una
diminuzione della resistenza in parallelo. Come risultato la
diminuzione totale di potenza è pari a 2.84 W/cella.
Altro difetto analizzato sono le saldature difettose, queste
causano problemi come mancate giunzioni tra celle e
deformazione dei bordi. In questo caso la differenza di
temperatura arriva fino a 12.5 ± 3.6 °C , conseguentemente la
perdita di potenza risulta pari a 6.0 W/cella.
Con il diodo di by-pass la temperatura delle celle non collegate al
resto del pannello si innalza di circa 4 ± 2 °C, ma in questo caso
la perdita di potenza è indipendente dal surriscaldamento, infatti
la stringa by-passa
con conseguente perdita di potenza proporzionale alla
dimensione della stringa.
I difetti più riscontrati però sono state le microfratture delle
celle; a seconda del numero di celle coinvolte e della dimensi
dei frammenti la differenze di temperatura con le celle sane può
variare molto, da un minimo di 2.5 °C a oltre 45 °C con seri
rischi per il pannello. L’impatto sulla potenza aumenta
proporzionalmente con la dimensione dei frammenti.
Da un confronto de
misurando i valori elettrici e analizzando con la termocamera gli
stessi pannelli fotovoltaici, è risultato che è possibile determinare
il grado di perdita di potenza per i moduli che sono affetti dagli
errori più rilevanti, come mostrato in figura:
Figura 23. Confronto dei pannelli difettosi rilevati con termocamera e in laboratorio
D. Schlegel, C. Vodermayer, M. Niess
54
passata non contribuisce alla tensione del pannello
con conseguente perdita di potenza proporzionale alla
dimensione della stringa.
I difetti più riscontrati però sono state le microfratture delle
celle; a seconda del numero di celle coinvolte e della dimensi
dei frammenti la differenze di temperatura con le celle sane può
variare molto, da un minimo di 2.5 °C a oltre 45 °C con seri
rischi per il pannello. L’impatto sulla potenza aumenta
proporzionalmente con la dimensione dei frammenti.
Da un confronto delle metodologie di ispezione, ovvero
misurando i valori elettrici e analizzando con la termocamera gli
stessi pannelli fotovoltaici, è risultato che è possibile determinare
il grado di perdita di potenza per i moduli che sono affetti dagli
anti, come mostrato in figura:
. Confronto dei pannelli difettosi rilevati con termocamera e in laboratorio – Fonte:
D. Schlegel, C. Vodermayer, M. Niess, Quality control of PV-Modules in the field using infrared
ta non contribuisce alla tensione del pannello
con conseguente perdita di potenza proporzionale alla
I difetti più riscontrati però sono state le microfratture delle
celle; a seconda del numero di celle coinvolte e della dimensione
dei frammenti la differenze di temperatura con le celle sane può
variare molto, da un minimo di 2.5 °C a oltre 45 °C con seri
rischi per il pannello. L’impatto sulla potenza aumenta
lle metodologie di ispezione, ovvero
misurando i valori elettrici e analizzando con la termocamera gli
stessi pannelli fotovoltaici, è risultato che è possibile determinare
il grado di perdita di potenza per i moduli che sono affetti dagli
Fonte: C. Buerhop,
infrared-thermography
55
Vantaggio dell’ispezione con la termocamera consiste che non è
necessario spegnere l’impianto o parte di esso per analizzare i
dati, permettendo così la continuità della produzione e la
riduzione del numero di fermi impianto.
Risulta utile, al fine di determinare con maggiore esattezza i
difetti presenti, un confronto tra l’ispezione visiva e l’ispezione
con la termocamera.
3.4 Analisi dei dati
3.4.1 Immagini ottenute con SAPR
Nei pannelli fotovoltaici le parti che risultano più calde rispetto
alle altre sono facilmente riconoscibili grazie alle termocamere,
come precedentemente descritto, e le differenze sono più
marcate a seconda della risoluzione di quest’ultime e della
distanza di visualizzazione.
I difetti presenti sui moduli differiscono per forma e posizione,
confrontando le immagini ottenute nell’infrarosso con le
immagini nel visibile è possibile riconoscerli e determinarli.
Nel seguito sono riportati alcuni esempi di difetti rilevati grazie
ad immagini ottenute con l’ausilio di SAPR, sulla quale sono state
installate una termocamera e una videocamera:
56
- Corrosione e ossidazione della cella:
Visibile
Infrarosso
Figura 24. Corrosione e ossidazione della cella nel visibile e nell'IR – Fonte: Politecnico di Milano,
Dipartimento di Energia
L’immagine nel visibile permette un riconoscimento preciso della
natura del problema, in quanto la cella presenta una colorazione
differente rispetto alle altre presenti sul modulo. L’immagine
ottenuta nel campo dell’infrarosso permette di osservare una
temperatura anomala in quella cella, e quindi rilevare il difetto.
- Diodo di By-pass:
Visibile
Infrarosso
Figura 25. Diodo di by-pass difettoso nel visibile e nell'IR - Fonte: Politecnico di Milano, Dipartimento di
Energia
In questo caso la fotografia ottenuta nel visibile non riporta alcun
difetto, in quanto il diodo di by-pass è un collegamento elettrico
che si interrompe. Solamente con la termocamera è possibile
57
notare che un’intera stringa ha una temperatura anomala,
causata dal surriscaldamento delle celle isolate dal resto del
modulo.
- Sporcizia:
Visibile
Infrarosso
Figura 26. Sporcizia del modulo nel visibile e nell'IR - Fonte: Politecnico di Milano, Dipartimento di Energia
La sporcizia è uno dei difetti più comuni e allo stesso tempo più
facili da risolvere. Facilmente individuabile nel visibile, in base
alla causa assume forme e dimensioni diverse, pertanto anche
con la termocamera si può riconoscere a causa dei contorni
irregolari e delle basse differenze di temperatura.
- Snail trail:
Visibile Infrarosso
Figura 27. Snail trail nel visbile e nell'IR - Fonte: Politecnico di Milano, Dipartimento di Energia
Le snail trail sono un difetto che difficilmente viene notato solo
con un’ispezione visiva, in quanto la differenza di colore e le
dimensioni delle strisce sono piccole. La termocamera in questo
58
caso permette di rilevare una temperatura che si discosta
fortemente dal resto del modulo, quindi un’analisi visiva
consecutiva più approfondita porta alla determinazione della
natura del difetto.
- Hot spots:
Visibile
Infrarosso
Figura 28. Hot spots nel visibile e nell'IR - Fonte: Politecnico di Milano, Dipartimento di Energia
Gli hot-spots sono anch’essi rilevabili principalmente con la
termocamera.
3.4.2 Errori di misurazione
Errori di misurazione sorgono principalmente per un errato
posizionamento della termocamera e per condizioni non ottimali
dell’ambiente circostante.
I tipici errori di misura sono causati da:
- errato angolo di visuale,
- cambiamento delle condizioni di irraggiamento nel tempo,
- riflessioni dell’ambiente circostante,
- ombreggiamento parziale.
Figura 29. Effetto ottenuto da
In questa immagine ad esempio sono presenti grandi aree con
temperature maggiori rispetto agli altri moduli, facendo
presupporre la presenza di difetti. In realtà l’angolo di visuale è
errato non trattandosi di una immagine perpendicolare ai
pannelli. Inoltre questa immagine da sola non permette di capire
la causa, in quanto potrebbe essere anche un ombreggiamento
parziale dovuto alle nu
edificio nelle vicinanze oppure al riflesso del sole. Per capire ciò
servirebbe una immagine nel visibile, quindi andrebbe condotta
una ‘ricerca combinata’.
Figura 30. Effetto nelle immagini
59
. Effetto ottenuto da errato angolo di visuale – Fonte: Elaborazione delle immagini
In questa immagine ad esempio sono presenti grandi aree con
temperature maggiori rispetto agli altri moduli, facendo
esenza di difetti. In realtà l’angolo di visuale è
errato non trattandosi di una immagine perpendicolare ai
pannelli. Inoltre questa immagine da sola non permette di capire
la causa, in quanto potrebbe essere anche un ombreggiamento
parziale dovuto alle nubi o alla presenza di qualche albero o
edificio nelle vicinanze oppure al riflesso del sole. Per capire ciò
servirebbe una immagine nel visibile, quindi andrebbe condotta
una ‘ricerca combinata’.
. Effetto nelle immagini di parziale ombreggiamento - Fonte: Elaborazione delle immagini
telerilevate
Elaborazione delle immagini telerilevate
In questa immagine ad esempio sono presenti grandi aree con
temperature maggiori rispetto agli altri moduli, facendo
esenza di difetti. In realtà l’angolo di visuale è
errato non trattandosi di una immagine perpendicolare ai
pannelli. Inoltre questa immagine da sola non permette di capire
la causa, in quanto potrebbe essere anche un ombreggiamento
bi o alla presenza di qualche albero o
edificio nelle vicinanze oppure al riflesso del sole. Per capire ciò
servirebbe una immagine nel visibile, quindi andrebbe condotta
Elaborazione delle immagini
60
In questo caso nell’immagine all’infrarosso risulta esserci una
zona con distribuzione di temperatura differente, indice di un
possibile difetto presente nel modulo. Analizzando
congiuntamente l’immagine della termocamera con quella
ottenuta nel visibile è possibile rendersi conto che ciò è solo la
conseguenza dell’ombreggiamento parziale di un modulo, e
quindi non serve nessun intervento di correzione.
3.4.3 Analisi succesive
Le immagini raccolte possono essere analizzate in tempo reale, a
posteriori o essere elaborate attraverso un software.
Nei primi due casi si tratta di procedimenti che fanno completo
affidamento al tecnico e alla sua esperienza, con tempi di analisi
proporzionali alla dimensione dei parchi fotovoltaici. L’analisi
delle immagini in tempo reale permette l’individuazione dei
moduli difettosi e il loro rapido riconoscimento, infatti basta
seguire il drone per localizzare l’area di analisi. Ciò non sempre è
possibile da svolgere in quanto per impianti particolarmente
estesi richiederebbe tempi di analisi troppo lunghi per
l’autonomia del drone. A seconda dei casi si preferisce quindi
effettuare una registrazione completa dell’impianto effettuando
poi a posteriori l’analisi dei dati. L’aspetto negativo di questa
soluzione consiste che data la quantità di dati da gestire risulta
complessa.
Per svincolarsi dalla necessità di fare completo affidamento ad un
tecnico specializzato e per poter gestire al meglio i dati raccolti si
può utilizzare un software specifico.
L’utilizzo di un programma di elaborazione dati permette infatti
di avere in tempi brevi le informazioni riguardo lo stato generale
dell’impianto, della quantità di moduli difettosi e della loro
localizzazione. Tutto ciò poi porterebbe allo studio delle azioni di
manutenzione da eseguire, in base anche a specifiche valutazioni
sui pannelli difettosi riconosciuti.
Le immagini raccolte sono in formato digitale, ovvero si basano
sulla sintesi additiva dei tre col
Ogni pixel dello schermo presenta tre elementi foto emittenti,
uno per colore. Modulando la loro intensità di emissione è
possibile rappresentare qualunque colore.
Figura 31. Principio di funzionamento del pixel
Il primo procedimento del programma quindi consiste nel
trasformare le immagini in una scala di grigi, in modo che vari
soltanto l’intensità.
Questa, nella rappresentazione a 8 bit,
compreso tra 0 e 255, dove con il primo valore si rappresenta il
nero e con l’ultimo il bianco. Ogni immagine quindi si può
considerare come una matrice di valori ed a essa applicare
tecniche di filtraggio e analisi.
Filtrare le immagini serve per eliminare gli effetti di fondo, che
possono essere causati da sabbia o sporcizia, e a risaltare il
61
L’utilizzo di un programma di elaborazione dati permette infatti
di avere in tempi brevi le informazioni riguardo lo stato generale
dell’impianto, della quantità di moduli difettosi e della loro
e. Tutto ciò poi porterebbe allo studio delle azioni di
manutenzione da eseguire, in base anche a specifiche valutazioni
sui pannelli difettosi riconosciuti.
Le immagini raccolte sono in formato digitale, ovvero si basano
sulla sintesi additiva dei tre colori primari rosso, verde e blu.
Ogni pixel dello schermo presenta tre elementi foto emittenti,
uno per colore. Modulando la loro intensità di emissione è
possibile rappresentare qualunque colore.
funzionamento del pixel - Fonte: Elaborazione delle immagini
Il primo procedimento del programma quindi consiste nel
trasformare le immagini in una scala di grigi, in modo che vari
Questa, nella rappresentazione a 8 bit, può variare in un range
compreso tra 0 e 255, dove con il primo valore si rappresenta il
nero e con l’ultimo il bianco. Ogni immagine quindi si può
considerare come una matrice di valori ed a essa applicare
tecniche di filtraggio e analisi.
magini serve per eliminare gli effetti di fondo, che
possono essere causati da sabbia o sporcizia, e a risaltare il
L’utilizzo di un programma di elaborazione dati permette infatti
di avere in tempi brevi le informazioni riguardo lo stato generale
dell’impianto, della quantità di moduli difettosi e della loro
e. Tutto ciò poi porterebbe allo studio delle azioni di
manutenzione da eseguire, in base anche a specifiche valutazioni
Le immagini raccolte sono in formato digitale, ovvero si basano
ori primari rosso, verde e blu.
Ogni pixel dello schermo presenta tre elementi foto emittenti,
uno per colore. Modulando la loro intensità di emissione è
Elaborazione delle immagini telerilevate
Il primo procedimento del programma quindi consiste nel
trasformare le immagini in una scala di grigi, in modo che vari
può variare in un range
compreso tra 0 e 255, dove con il primo valore si rappresenta il
nero e con l’ultimo il bianco. Ogni immagine quindi si può
considerare come una matrice di valori ed a essa applicare
magini serve per eliminare gli effetti di fondo, che
possono essere causati da sabbia o sporcizia, e a risaltare il
62
contrasto tra i bordi. Ciò per avere immagini più nitide e per
riuscire a riconoscere il numero di pannelli analizzati.
Successivamente si procede a separare le zone calde dalle zone
fredde, in particolare con un algoritmo che analizza la
distribuzione della luminosità si assegna ad ogni pixel un valore
pari a 1 se caldo o 0 se freddo.
Con le immagini ottenute si riesce pertanto a ricavare un indice
in relazione allo stato di degrado del campo fotovoltaico:
%Degradazione = (Area_Bianca / Area_Totale )* 100
Considerando che su un modulo possono essere presenti falsi
errori dovuti ad esempio a riflessi o a zone normalmente più
calde, come l’attacco delle scatole di giunzione, si assegna una
valore minimo tollerabile di %Degradazione. Dopo opportuni test
si è assunto questo valore pari al 3%. Per valori compresi tra il 3
e il 5% il modulo è classificabile come “sotto controllo”, mentre
per valori superiori sono consigliabili ulteriori analisi sulle cause.
Un approccio differente di analisi rispetto al metodo binario è
l’analisi con l’operatore di Laplace; anch’esso permette la
separazione tra zone calde e zone fredde, in più mantiene visibili
i bordi tra le celle, informazione utile ai fini di localizzazione del
modulo.
Figura 32. Post-elaborazione di tre moduli fotovoltaici
Innovative Automated Control
Le immagini rappresentano le fasi di analisi di tre differenti
moduli nei quali il modulo centrale è disconnesso. La prima è
l’immagine originale ricavata con la termocamera, dove risaltano
i componenti più caldi. La seconda è in scala di grigi, necessaria
per passare alla terza e alla quarta immagine che sono il risultato
del metodo binario e dell’analisi di Laplace rispettivamente. Da
notare che anche nei moduli sani sono presenti punti caldi dovuti
alla presenza delle scatole di giunzione, facilmente ric
per la posizione e la dimensione. In questo caso l’analisi ha dato
un risultato di area con degradazione pari al 27.8%.
Uno sviluppo futuro per la programmazione di software atti
all’analisi di impianti fotovoltaici sarebbe la creazione di ‘mo
ottenuti con l’affiancamento delle immagini digitali in modo da
produrre una singola immagine che le comprenda tutte, in modo
da avere una più chiara percezione dello stato dell’impianto nel
suo complesso. Tecniche simili sono già utilizzate in amb
63
elaborazione di tre moduli fotovoltaici - Fonte: M. Aghaei, F. Grimaccia, C. Gonano, S. Leva,
Innovative Automated Control System for PV Fields Inspection and Remote Control
Le immagini rappresentano le fasi di analisi di tre differenti
moduli nei quali il modulo centrale è disconnesso. La prima è
l’immagine originale ricavata con la termocamera, dove risaltano
i componenti più caldi. La seconda è in scala di grigi, necessaria
per passare alla terza e alla quarta immagine che sono il risultato
del metodo binario e dell’analisi di Laplace rispettivamente. Da
notare che anche nei moduli sani sono presenti punti caldi dovuti
alla presenza delle scatole di giunzione, facilmente ric
per la posizione e la dimensione. In questo caso l’analisi ha dato
un risultato di area con degradazione pari al 27.8%.
Uno sviluppo futuro per la programmazione di software atti
all’analisi di impianti fotovoltaici sarebbe la creazione di ‘mo
ottenuti con l’affiancamento delle immagini digitali in modo da
produrre una singola immagine che le comprenda tutte, in modo
da avere una più chiara percezione dello stato dell’impianto nel
suo complesso. Tecniche simili sono già utilizzate in amb
M. Aghaei, F. Grimaccia, C. Gonano, S. Leva,
System for PV Fields Inspection and Remote Control
Le immagini rappresentano le fasi di analisi di tre differenti
moduli nei quali il modulo centrale è disconnesso. La prima è
l’immagine originale ricavata con la termocamera, dove risaltano
i componenti più caldi. La seconda è in scala di grigi, necessaria
per passare alla terza e alla quarta immagine che sono il risultato
del metodo binario e dell’analisi di Laplace rispettivamente. Da
notare che anche nei moduli sani sono presenti punti caldi dovuti
alla presenza delle scatole di giunzione, facilmente riconoscibili
per la posizione e la dimensione. In questo caso l’analisi ha dato
Uno sviluppo futuro per la programmazione di software atti
all’analisi di impianti fotovoltaici sarebbe la creazione di ‘mosaici’
ottenuti con l’affiancamento delle immagini digitali in modo da
produrre una singola immagine che le comprenda tutte, in modo
da avere una più chiara percezione dello stato dell’impianto nel
suo complesso. Tecniche simili sono già utilizzate in ambito del
64
telerilevamento. Naturalmente questa analisi sarebbe da fare
confrontando le immagini sia nel visibile che nell’infrarosso.
Questa tipologia di analisi permetterebbe di tenere
costantemente monitorato l’impianto e la sua evoluzione, in
modo da prevedere ed avere un supporto decisionale ulteriore su
cui basare la gestione dello stesso per ottimizzare il ritorno
d’investimento.
65
CAPITOLO 4
ANALISI ASSET MANAGEMENT
COMPANIES
4.1 Definizione e classificazione
“Per Asset si intende un articolo, una cosa o entità che ha valore
potenziale o attuale in una organizzazione”.
L’Asset Management quindi sono “le attività coordinate di una
organizzazione per ottenere valore da un asset”.
Le aziende possono gestire in modo autonomo le risorse a loro
disposizione attraverso figure specifiche che si occupino della
manutenzione degli impianti, cercando di ottenere il miglior
bilanciamento possibile tra costi, rischio e performance. Per
ottenere ciò però è necessaria una sinergia tra competenze
differenti tra loro, infatti bisogna considerare sia aspetti
finanziari, sia economici, sia ingegneristici, sia specifici alla
natura dell’asset. Per ovviare a questo problema le aziende
possono terziarizzare i servizi di gestione e manutenzione a
imprese esterne. Oltre ai motivi appena riportati, ovvero la
mancanza di competenze interne, altre cause di questo
fenomeno sono la ricerca di competenze solide e strutturate che
permettano quindi la gestione ottimale dell’asset.
66
A seconda del campo di applicazione, si può dividere in:
- Asset Management finanziario: il più comune, si riferisce
agli investimenti nel settore della finanza, dove società
gestiscono grandi fondi di investimento per conto di
investitori, che possono essere istituzioni, aziende o piccoli
risparmiatori. L’obiettivo della compagnia che gestisce i
fondi consiste nel massimizzare i ricavi e ridurre al minimo
i rischi per gli investitori. Le competenze richieste in questo
ambito sono di natura principalmente finanziaria.
- Assert Management dell’industria: la società ha l’obiettivo
di provvedere al mantenimento di un livello di servizio
adeguato al minor costo possibile. Spesso si occupa
dell’intero ciclo di vita: il progetto, la costruzione, la
gestione, il mantenimento, le modifiche e il fine vita
dell’intera infrastruttura. Spesso è collegato agli asset
produttivi di aziende, dove una gestione non ottimale dei
propri impianti causerebbe perdite e mancanza di
competitività, tipicamente infatti grandi produttori non
terziarizzano queste attività. Le competenze sono quindi di
natura principalmente ingegneristica.
- Asset Management misti: di questo campo fanno parte le
società che offrono al contempo servizi di natura
finanziaria che di natura ingegneristica, permettono quindi
una gestione completa dell’asset. Questa tipologia ha avuto
un incremento notevole negli ultimi anni con la rapida
diffusione delle rinnovabili: infatti in questo campo c’è la
necessità sia di gestire un asset di natura fisica, gli
impianti di produzione, che di un asset di natura anche
finanziaria, l’energia.
67
L’evoluzione del concetto di Asset Management nell’industria
infatti è strettamente collegato al mondo dell’energia.
Esso ha origine nel settore Oil & Gas alla fine degli anni ’80,
quando con la crisi del prezzo del petrolio e l’esplosione della
piattaforma petrolifera Piper Alpha nel 1988, divenne
fondamentale la corretta gestione del rischio e dell’integrità degli
asset. La British Petroleum creò quindi nel 1994 il Mature Assets
Team a cui venne affidato il compito di migliorare il valore degli
asset lungo tutto il ciclo di vita. Un anno più tardi un’altra
compagnia petrolifera, la Shell, definì l’Asset Management
business model in cui stabiliva una policy di gestione degli
impianti e affidava a degli “asset holder” piena libertà
decisionale.
Altro settore in cui si è sviluppato negli anni è quello delle
infrastrutture, in particolare nelle reti. Nel 1988 in Australia,
nello stato del New South Wales, venne proclamato il primo
piano nel settore pubblico di Asset Management nel campo delle
rete idrauliche. Quattro anni più tardi, sempre in Australia, venne
pubblicato l’International Infrastructure Management Manual
(NAMS) che proponeva le linee guida per una miglior gestione
delle infrastrutture. Nel Regno Unito seguirono l’esempio e nel
2004 venne pubblicato il regolamento “Optimized management
of physical assets” dal Institute of Asset Management, che nel
2007 fu imposta come requisito di conformità nelle reti gas ed
elettricità in tutto il Paese.
Nel 2014 infine è stata pubblicata a livello internazionale la
norma tecnica ISO5500x, che punta a definire le migliori pratiche
di gestione nei diversi settori industriali a livello globale.
68
4.2 Renewable Asset Management Company
4.2.1 Servizi
Queste società, abbreviate in RAMC, gestiscono per conto terzi
impianti rinnovabili curando gli aspetti tecnici, amministrativi e
finanziari. Principalmente, dato il forte sviluppo conseguente agli
incentivi, la grande maggioranza di questi impianti sono
fotovoltaici.
Negli aspetti tecnici figurano tutte quelle attività che si occupano
della gestione fisica dell’impianto, le cui principali sono:
- Controllo attività di manutenzione: le società di Asset
Management non operano sull’impianto con interventi
diretti ma verificano e guidano una società di Operation &
Maintenance secondo contratti che analizzeremo in
seguito.
- Verifica produttività dell’impianto: i fermi impianto dovuti a
guasti, funzionamenti anomali o degrado dei moduli
comportano meno produzione, che si traduce in ricavi
minori rispetto a quelli teorici. È necessario quindi un
costante monitoraggio delle condizioni atmosferiche ed
elettriche per capire le cause ed agire di conseguenza.
- Adeguamento della sicurezza: la normativa in materia è in
costante aggiornamento; trattasi di impianti per la
produzione elettrica richiedono che siano soddisfatti
specifici standard di isolamento e protezione al fine di
evitare possibili incidenti.
- Gestione della sorveglianza: strettamente legato al tema
della sicurezza, serve a evitare intrusioni negli impianti,
frequenti infatti sono i furti di moduli.
69
- Studio di miglioramenti e modifiche da applicare
all’impianto: interventi di revamping o di re-engineering
che mirano ad incrementare la produzione o a ridurre i
costi di esercizio.
Per quanto riguarda le attività di gestione amministrativa e
finanziaria, esse comprendono:
- Gestione delle relazioni con gli enti coinvolti nel settore:
GSE, Agenzia delle Dogane, Gestore di Rete,
amministrazioni e proprietari dei terreni.
- Gestione finanziaria e fiscale: fatturazione GSE, gestione
bilanci, calcolo tassazione, report finanziario agli
investitori.
Oltre agli aspetti sopra citati, grazie alla multidisciplinarità di
cui dispongono offrono servizi di consulenza per gli operatori del
mercato, proprietari o acquirenti.
4.2.2 Attori coinvolti e tipologie di contratti
Gli attori coinvolti in questo settore sono gli investitori e
proprietari degli impianti, le RAMC e le società di O&M.
Come spiegato nella parte riguardante la situazione attuale del
fotovoltaico in Italia, si sta passando da una realtà frammentata
di molti proprietari e piccoli investitori ad una dove pochi e
grandi fondi di investimento tendono ad acquisire quote di
mercato importanti in questo settore strategico per il Paese,
puntando quindi sulla massimizzazione del profitto e sulla
gestione ottimale degli assets.
Per l’acquisizione degli impianti e la valutazione del loro valore si
affidano quindi alle RAMC che tramite le competenze di cui
dispongono riescono a fornire una valutazione terza ed obiettiva
dello stato complessivo del sistema e delle eventuali modifiche
da applicare al campo fotovoltaico. Per la manutenzione si
affidano a società di O&M il cui operato viene controllato dalla
RAMC, a cui viene assegnata anche la gestione amministrativo
finanziaria.
Spesso le società di O&M sono le stesse che hanno costruito
l’impianto e che quindi vantando una conoscenza completa dello
stesso poi ne gestiscono anche la manutenzione.
Il primo contratto quindi si stipula tra investitore e la società
vincitrice dell’appalto di costruzione, contratto denominato EPC
(engineering, procurement, construction) o EPCC (engineering,
procurement, construction, commissioning). L’investitore ne è i
Committente mentre la società è il General Contractor. Questa
poi può decidere se eseguire integralmente il lavoro con il
Management Company
70
Per l’acquisizione degli impianti e la valutazione del loro valore si
affidano quindi alle RAMC che tramite le competenze di cui
scono a fornire una valutazione terza ed obiettiva
dello stato complessivo del sistema e delle eventuali modifiche
da applicare al campo fotovoltaico. Per la manutenzione si
affidano a società di O&M il cui operato viene controllato dalla
assegnata anche la gestione amministrativo
Spesso le società di O&M sono le stesse che hanno costruito
l’impianto e che quindi vantando una conoscenza completa dello
stesso poi ne gestiscono anche la manutenzione.
Figura 33. Attori coinvolti – Fonte: autore
Il primo contratto quindi si stipula tra investitore e la società
vincitrice dell’appalto di costruzione, contratto denominato EPC
(engineering, procurement, construction) o EPCC (engineering,
procurement, construction, commissioning). L’investitore ne è i
Committente mentre la società è il General Contractor. Questa
poi può decidere se eseguire integralmente il lavoro con il
Proprietario
Società di O&M
Asset Management
Company
Per l’acquisizione degli impianti e la valutazione del loro valore si
affidano quindi alle RAMC che tramite le competenze di cui
scono a fornire una valutazione terza ed obiettiva
dello stato complessivo del sistema e delle eventuali modifiche
da applicare al campo fotovoltaico. Per la manutenzione si
affidano a società di O&M il cui operato viene controllato dalla
assegnata anche la gestione amministrativo –
Spesso le società di O&M sono le stesse che hanno costruito
l’impianto e che quindi vantando una conoscenza completa dello
Il primo contratto quindi si stipula tra investitore e la società
vincitrice dell’appalto di costruzione, contratto denominato EPC
(engineering, procurement, construction) o EPCC (engineering,
procurement, construction, commissioning). L’investitore ne è il
Committente mentre la società è il General Contractor. Questa
poi può decidere se eseguire integralmente il lavoro con il
71
proprio personale, subappaltarne in parte la costruzione o
subappaltare tutte le fasi gestendo solo il coordinamento.
A seconda quindi della scelta ci sono differenti schemi
contrattuali:
- Il Contraente Generale è una società di gestione, che ha
capacità finanziarie, di coordinamento, programmazione e
controllo; essa assume pertanto piena responsabilità nei
confronti della Committente, e gestisce il progetto
delegandone l’esecuzione a diversi contrattori per
l’ingegneria, l’approvvigionamento e la costruzione; in
questo caso il Contraente Generale sta di fatto abdicando
dalle funzioni di Contraente Generale e diventando una
sorta di Mandataria.
- Il Contraente Generale è una società d’ingegneria, che ha
capacità di gestione e di ingegneria ma non di costruzione;
essa assume piena responsabilità nei confronti della
Committente, gestisce il progetto, esegue direttamente
l’ingegneria e l’approvvigionamento ed affida ad un
contrattore specializzato la costruzione.
- Il Contraente Generale è una società di costruzione che
esegue direttamente la costruzione ed affida a terzi
l’ingegneria ed il coordinamento degli approvvigionamenti;
questo schema è spesso debole per quanto riguarda la
gestione.
- Il Contraente Generale è una vera e propria Impresa
Generale di ingegneria e costruzione, che esegue
direttamente la maggior parte del progetto; in questo
schema l’Impresa Generale è costituita da un gruppo di
società che appaltano o subappaltano parte dei lavori a
società dello stesso gruppo.
72
Il Committente ha comunque l’obbligo di Vigilanza tecnica ed
economica su tutti gli aspetti tecnici, economici e finanziari. Il
Contraente Generale, da parte sua, assume in pieno la gestione
di tutti gli aspetti:
- tecnici, in quanto riceve solo un progetto di massima ed
esegue tutte le fasi esecutiva a partire dall’ingegneria;
- economici, in quanto è normalmente vincolato da un
contratto a prezzo fisso ed invariabili e tutti i relativi rischi
sono a suo carico;
- finanziari, essendo direttamente responsabile di sostenere
tutti i pagamenti necessari per portare a termine il
progetto, indipendentemente dai pagamenti che esso
stesso riceve dalla committente e che, in taluni casi, sono
limitati ad un acconto ed al saldo alla consegna.
In alcuni casi inoltre il Committente e il Contraente Generale
appartengono allo stesso gruppo di società per cui l’appalto
avviene all’interno dello stesso, con l’obiettivo di vendere poi
l’impianto ad un investitore.
Nel contratto viene poi stipulata la Produzione Minima Garantita
(PMG) dell’impianto per i primi due anni, detti di garanzia,
determinata secondo la seguente formula:
'(� = ') ∗ '* ∗ +* ∗ [( 1 − - ∗ . )]�
Dove:
PR = Performance Ratio minimo concordato tra le parti;
Pn = Potenza nominale di picco dell’impianto (in kW) in condizioni
standard (irraggiamento pari a 1000 W/m2, temperatura pari a
25 °C);
73
Hn = radiazione totale cumulata misurata sul piano pannelli nel
periodo considerato (in kWh/m2). Tale valore sarà calcolato
acquisendo i dati di irraggiamento ogni 15 minuti ed integrando
tali valori sul periodo;
k = fattore di degradazione annuo pari a 0,5%;
n = anno di funzionamento preso in considerazione;
G0 = valore di irraggiamento standard, pari a 1 kW/m2.
Nel caso la produzione (En) sia minore alla PMG, l’appaltatore
deve versare al committente una penale (D2) pari a:
01 = ('(� − 2*) ∗ (� + �)
Dove:
T = tariffa incentivante ottenuta dal GSE;
V = prezzo minimo garantito per la vendita di energia.
I servizi di manutenzione per il periodo successivo a quello di
garanzia sono poi regolati tramite i contratti di O&M (Operation &
Maintenance). Spesso i committenti, ovvero le società di
manutenzione, sono le stesse che hanno costruito l’impianto che
si prestano poi a continuare il servizio avendo il vantaggio di
conoscerlo già.
I vari servizi che l’Impresa offre al Cliente sono:
- Monitoraggio a distanza e Pronto Intervento;
- Manutenzione ordinaria programmata e straordinaria;
- Interventi di ripristino in caso di malfunzionamenti i guasti.
Il monitoraggio comprende molteplici aspetti: in primo luogo la
ricezione dei dati e degli allarmi generati dall’impianto, di cui
l’impresa deve valutare le possibili cause; in secondo luogo deve
74
rendere disponibile al cliente l’accesso al sistema di
monitoraggio. Nel caso si verifichino disservizi l’impresa deve
recarsi all’impianto entro 24 ore e inviare al cliente la
documentazione relativa al guasto.
Questa parte rappresenta uno dei maggiori problemi di gestione
dell’impianto, in quanto non è definito nel contratto uno standard
per l’installazione dei dispositivi e quindi possono capitare
disservizi del sistema di monitoraggio. Infatti le garanzie
riguardano principalmente i dati tecnici di impianto e la sua
producibilità.
La manutenzione ordinaria deve essere effettuata ogni tre mesi e
consiste in un’ispezione dell’impianto dove deve essere
certificato il regolare funzionamento dello stesso e dei dispositivi
principali. Per evitare di perdere produttività è necessario
limitare i periodi di fermo impianto, operando durante le ore
notturne o soggette a basso irraggiamento. Anche in questo caso
alla fine di ogni intervento bisogna redigere un rapporto da
inviare al cliente riguardante tutti gli interventi compiuti.
Gli interventi di manutenzione straordinaria invece sono quelli
più invasivi per l’impianto, come riparazione o sostituzione di
parti soggette a furti o atti vandalici o modifiche e aggiunte di
componenti. Tali interventi devono essere concordati dalle parti
di volta in volta.
In caso di guasto l’azienda deve intervenire entro 48 ore dalla
segnalazione, in caso contrario subirà delle penali di tipo
economico.
75
Gli obiettivi dell’Impresa di manutenzione sono di tipo
quantitativo, ovvero deve mantenere l’impianto sopra un
determinato livello di disponibilità e di coefficiente di prestazione
(Performance Ratio o PR), in caso contrario sono previste
sanzioni.
La disponibilità di sistema viene definita a priori tra le parti, ad
ogni modo un valore indicativo è 99.0%. Essa è calcolata ogni
anno con la seguente formula:
'� 03456.373839à = ( ��; < + ��; 1 + … + ��; * ) �;
Dove:
Astr1 = disponibilità della stringa 1;
Astr2 = disponibilità della stringa 2;
Astrn = disponibilità della stringa ‘n’;
Nstr = numero di stringhe.
La disponibilità della stringa invece viene calcolata con:
��; < = � − !� − "
Dove:
T = ore in cui c’è sufficiente luce per produrre, lato inverter;
O = ore totali di guasto della stringa 1;
C = ore totali di fermo della stringa 1 per cause non imputabili a
malfunzionamenti.
Il PR invece è calcolato mensilmente e verificato annualmente.
Anche in questo caso il valore da rispettare è deciso a priori tra il
Cliente e l’Impresa e varia di anno in anno per tener conto del
progressivo degrado dei pannelli fotovoltaici.
In particolare viene definito un PRreale e un PRideale.
76
Il primo viene calcolato sulla base di dati misurati con la
seguente formula:
') ��>� = 2 ��>� ∗ �?'� ∗ ��@�
Dove:
Imis = radiazione solare globale misurata sul piano inclinato dalla
cella campione nel periodo di riferimento, espressa in kWh/m2;
Ereale = energia misurata UTF;
Pp = potenza di picco nominale dell’impianto, in kWp;
G0 = irraggiamento in condizioni STC (Standard Condition, pari a
1 kW/m2).
Il secondo è basato su indici teorici:
')@A��>�(B..CB8D). = � 1 − . ∗ ∝A��� ∗ �A�� ∗ ')A��
Dove:
n = anno di vita dell’impianto;
αdef = degradazione annuale;
βdef = disponibilità dell’impianto;
PRdef = performance ratio definito a priori in base alle
caratteristiche dell’impianto.
Nel caso il PRreale risulti inferiore a quello teorico l’Impresa è
tenuta a pagare una penale calcolata con la seguente formula:
'D.B8D = F')@A��>�') ��>�
− 1 G ∗ 2 ��>� ∗ ( �� + '(2 )
Dove:
TI = tariffa incentivo, in €/kWh;
PME = prezzo medio energia, in €/kWh.
77
L’ultima tipologia di contratto regola i rapporti tra investitore e
RAMC e viene denominato Asset Management Services
Agreement.
La società di Asset Management gestisce quindi gli aspetti
tecnici, amministrativi e finanziari per conto del proprietario
dell’impianto, supervisionando anche l’operato della società di
manutenzione; a tal fine sono previste visite periodiche agli
impianti per verificare l’operatività degli stessi e degli eventuali
interventi da compiere. Inoltre per avere dati affidabili ed
indipendenti spesso sono utilizzati sistemi di monitoraggio
autonomi e differenti rispetto a quelli della società di O&M, in
caso di fermi impianto o malfunzionamento deve intervenire e
contattare l’azienda di manutenzione per verificare e risolvere i
problemi.
Altro compito della RAMC consiste nel tenere costantemente
aggiornato il Cliente della situazione dell’impianto mediante un
report mensile riportante:
- Analisi della Performance tecnica, riportando i dati e
motivando i risultati ottenuti; in particolare vengono
indicati i dati di produzione di energia, l’irraggiamento, la
disponibilità di impianto e il PR, da questi dati si ricavano
poi i guadagni;
- Analisi Economica, concentrandosi sui pagamenti effettuati
e sulle spese previste;
- Analisi dell’attività di O&M, riportando gli interventi
effettuati, le cause e gli eventuali lavori di manutenzione
straordinaria.
78
4.3 Impiego dei SAPR
Dopo aver analizzato gli attori coinvolti nella gestione degli asset
energetici fotovoltaici e le competenze richieste alle RAMC, è
possibile determinare quali potrebbero essere le possibili aree di
impiego dei SAPR in questo ambito.
Innanzitutto un primo campo di applicazione riguarderebbe il
monitoraggio preventivo di campi fotovoltaici, dove sono
richieste ispezioni sia visive che con termocamera.
Queste visite sono effettuate da tecnici che devono controllare lo
stato generale dell’impianto segnalando possibili miglioramenti e
difetti presenti nei moduli, nei collegamenti e nelle strutture.
Questo procedimento coinvolge quindi un numero di persone
proporzionale alla dimensione dell’impianto, risultando quindi
oneroso e lento.
L’utilizzo dei SAPR ha diversi vantaggi in termini di costo e
tempo. Innanzitutto è possibile montare sullo stesso aeromobile
sia una videocamera che una termocamera, ovviamente coi
dovuti limiti di peso, permettendo cosi un confronto rapido ed in
tempo reale dei moduli. Inoltre grazie ala maggiore altezza di
visuale è possibile analizzare una serie di moduli insieme invece
che soffermarsi su ognuno singolarmente. Su questo punto
incide la risoluzione dei sensori, maggiore sarà il livello di
dettaglio più il drone potrà volare in alto e quindi maggiore sarà
il numero di moduli analizzati insieme.
Inoltre il velivolo non avendo ostacoli nel suo percorso può
procedere liberamente riducendo notevolmente i tempi di analisi.
79
Le persone necessarie per questo tipo di analisi si limitano a due:
il pilota SAPR e un tecnico per l’analisi delle immagini ottenute
con la termocamera, a cui si può aggiungere un terzo per
intervenire direttamente sui moduli difettosi individuati tramite
questa procedura.
Altro vantaggio consiste nella possibilità di memorizzare le
immagini ottenute e i difetti riscontrati nell’impianto, ciò
consentirebbe la creazione di un database per verificare la storia
dello stesso e la variazione dello stato di salute dei moduli, al
fine di prevenire perdite di produttività e pianificare interventi di
manutenzione.
Altra attività di cui si occupano le RAMC è la consulenza per la
compravendita di impianti energetici. In questo caso gli
acquirenti o i venditori hanno interesse a stabilire il reale stato di
funzionamento dell’impianto e a massimizzare le potenzialità
dello stesso.
L’utilizzo dei SAPR semplificherebbe queste procedure, in quanto
permetterebbe un’analisi degli assets sicura ed affidabile in
minor tempo rispetto a quella tradizionale, individuando le
criticità dell’impianto.
Nel capitolo 5 vengono analizzati questi aspetti nel dettaglio.
80
4.4 Differenti settori di impiego
4.4.1 Impianti a ridotta accessibilità
Come riportato nel capitolo riguardante la situazione del
fotovoltaico in Italia, una quota rilevante di impianti sono
costruiti sui tetti di capannoni industriali o di residenze. La scelta
architettonica adottata è particolarmente interessante in quanto
permette il soddisfacimento delle esigenze energetiche
ottimizzando al contempo lo spazio, infatti si occupa superficie
che altrimenti risulterebbe inutilizzata. Inoltre in questo modo si
previene l’utilizzo del suolo agricolo per altri fini e la sua
deturpazione.
A causa delle limitazioni di spazio però questi impianti
tipicamente sono inferiori come potenza rispetto a quelli a terra e
solitamente si cerca di ottimizzare la superficie disponibile.
Ci sono tre tipologie di integrazione architettonica:
- Impianti non integrati: i moduli sono posizionati su
elementi di arredo urbano e viario, superfici esterne di
edifici senza sostituire il materiale da costruzione delle
stesse strutture, con grado di inclinazione non complanare
rispetto alla superficie.
- Impianti parzialmente integrati: come prima, ma questa
volta il modulo deve essere complanare alla superficie.
- Impianti con integrazione: i moduli sostituiscono in tutto o
in parte la funzione di elementi edilizi.
Un altro importante svantaggio riguarda la manutenzione, dove
per motivi di accessibilità ai moduli questi impianti sono
considerati critici dal punto di vista della sicurezza. A seconda
81
della dimensione e della tipologia di integrazione questo aspetto
risulta più o meno critico.
Nel seguito vediamo alcuni esempi:
Figura 34. Impianto fotovoltaico residenziale – Fonte: Internet
Nel settore residenziale, caratterizzato da tetti inclinati e dalla
presenza di tegole, un’ispezione diretta risulta molto complicata.
Elevato infatti è il rischio di cadute dal tetto, per evitare ciò sono
necessari sistemi di sicurezza di ancoraggio o l’utilizzo di
piattaforme esterne. Inoltre la forte concentrazione di pannelli
spesso non permette di raggiungere fisicamente i moduli più
interni.
L’utilizzo di una piattaforma UAV con videocamera e
termocamera in questo caso permetterebbe una semplice e
veloce ispezione per accertarsi dello stato di salute dell’impianto,
con la possibilità di effettuare le riprese da angolazioni ottimali.
Nel settore industriale invece la copertura dei capannoni risulta
prevalentemente pianeggiante e libera da tegole o altri
rivestimenti simili. A seconda della scelta impiantistica
82
dell’azienda il problema della sicurezza risulta più o meno
accentuato.
Nella prima foto ad esempio il tetto è dotato sul perimetro di
barriere anti-caduta che consentono di lavorare in sicurezza.
Questi pannelli inoltre hanno una architettura non integrata
dove per massimizzare la producibilità è stata scelta
un’inclinazione dei moduli differente rispetto alla superficie.
Come conseguenza per evitare il problema del mutuo
ombreggiamento tra le stringhe queste sono stati disposte ad
una relativa distanza l’una dal’’altra. Questi ‘corridoi’ permettono
di raggiungere facilmente ogni modulo.
Figura 35. Impianto fotovoltaico non integrato – Fonte: internet
Nella seguente foto invece la configurazione di impianto è con
integrazione architettonica. Questa tipologia rende più
difficoltosa l’ispezione in quanto l’intera superficie è occupata dai
moduli fotovoltaici. Per risolvere questo problema si utilizzano
piattaforme esterne dove i tecnici possono svolgere i loro
compiti.
83
In questo caso l’utilizzo di una piattaforma UAV permette di
risolvere i problemi di accessibilità e di sicurezza con una
soluzione veloce ed economica.
Figura 36. Impianto fotovoltaico integrato – Fonte: internet
Nella scelta della piattaforma UAV da utilizzare in questo ambito
vanno considerate le limitazioni normative vigenti, in quanto si
opera spesso in scenari che presentano criticità per la possibile
presenza di persone o infrastrutture a rischio. È da valutare
pertanto volta per volta la fattibilità del volo e la tipologia di
drone da utilizzare.
Un vantaggio però viene dato dalla relativa dimensione degli
impianti in esame, che consentono quindi l’utilizzo di sensori con
una sensibilità non elevata e di droni relativamente piccoli e con
bassa autonomia. Infatti per compensare alla bassa risoluzione si
può variare l’altezza di volo, concentrandosi sui difetti rilevati
dopo un’analisi generale.
Infine è da segnalare che a livello normativo i SAPR con peso
complessivo sotto i 2 kg sono soggetti a semplificazioni
amministrative e possono operare in scenari altrimenti proibiti.
84
4.4.2 Solare a concentrazione
Questa tecnologia si basa sulla concentrazione della radiazione
solare per produrre calore ad elevate temperature che possa
essere impiegato in un ciclo di potenza e, all’occorrenza,
immagazzinato.
I paesi che hanno sviluppato maggiormente questa tipologia
sono gli Stati Uniti e la Spagna con applicazioni già alla fine degli
anni ’90. Attualmente la potenza complessiva nel mondo
ammonta a 2800 MW situata per la quasi totalità nei due paesi
precursori, a cui andranno ad aggiungersi 2450 MW in
costruzione anche in altri stati come Iran, Egitto, Marocco ed
Algeria. Considerando anche gli impianti in progetto si
raggiungeranno a livello globale i 9000 MW grazie ad ulteriori
3870 MW.
L’Italia in questo ambito ha sviluppato un solo impianto da 5 MW
denominato ‘Archimede’ preferendo incentivare altre tecnologie.
I componenti principali di questi impianti sono quattro:
- Solar Field, costituito da specchi la cui funzione è riflettere
la maggior parte di radiazione solare incidente e
concentrarla in un ricevitore.
- HTF (Heat Transfer Fluid), posto nel ricevitore, accumula
l’energia trasmessa dal solar field e la trasferisce al power
block.
- Power Block, la cui funzione è convertire il calore in
elettricità tramite un ciclo termodinamico.
- Storage, serve ad accumulare il calore che non viene
convertito nel power block in modo da renderlo disponibile
quando necessario.
85
I campi solari differiscono a seconda della tipologia di
concentrazione e dalla tipologia di costruzione, ovvero possono
essere lineari o puntuali nel primo caso, e continui o discreti nel
secondo.
Lineari significa che la concentrazione della radiazione avviene
lungo una direzione, l’HTF è contenuto in un tubo che viene
progressivamente scaldato lungo la sua lunghezza; nei sistemi
puntuali invece la radiazione è concentrata in un’area specifica,
molto minore rispetto alla superficie totale di riflessione.
Gli specchi infine si definiscono continui se la superficie è unica,
mentre sono discreti se questa è approssimata da una serie di
specchi.
Il risultato sono quattro combinazioni:
Con l’eccezione del parabolico circolare che presenta limiti
costruttivi, le altre tre tipologie sono caratterizzate dalla
presenza di vaste superfici riflettenti per riuscire ad alimentare
vasti impianti energetici. Una corretta manutenzione permette
mantenere il rendimento dell’impianto al livello ottimale, l’utilizzo
di un sistema SAPR con una videocamera permetterebbe di
localizzare in tempi brevi i moduli difettosi. In particolare i
problemi che si riscontrano maggiormente sono un’errata
direzione di riflessione, quindi la radiazione non va ad incidere
Lineare Puntuale
Continuo Specchi Parabolici Parabolico Circolare
Discreto Fresnel Lineare Torre Solare
86
sul ricevitore, oppure fenomeni di sporcizia e fratture che
causano una diminuzione della quota parte di radiazione riflessa.
Altro componente critico, nei sistemi lineari in particolare, risulta
l’HTF che viene distribuito per mezzo di un sistema di tubazioni
in tutto il campo solare e poi convogliato verso il power block.
La maggior parte degli impianti costruiti si basano sull’Olio
Sintetico che presenta un’elevata capacità termica e una bassa
temperatura di congelamento. Una sua eventuale perdita
sarebbe un forte danno sia per il costo del fluido stesso, sia per
la mancata produzione. L’utilizzo di una piattaforma APR
integrata con una termocamera permetterebbe un monitoraggio
preventivo dello stato di salute delle condutture, rilevando danni
strutturali o perdite termiche.
Figura 37. Esempio di impianto a concentrazione parabolico lineare – Fonte: internet
87
CAPITOLO 5
ISPEZIONE IMPIANTO
MAGNACAVALLO
5.1 Descrizione ispezione con SAPR
Questo capitolo si pone come obiettivo quello di descrivere le fasi
di un’ispezione di un impianto fotovoltaico per mezzo di SAPR e
confronta questa metodologia con quella tradizionale sia in
termini di costo che di prezzo.
L’impianto è stato analizzato il giorno 29 giugno, data favorevole
in quanto le condizioni meteo erano ottimali con temperatura
ambiente pari a 34°C nelle ore di punta e cielo limpido.
Figura 38. Impianto Magnacavallo – Fonte: Nimbus
88
La dimensione dell’impianto si prestava particolarmente alle
analisi in quanto la dimensione pari a 1 MW è quella più diffusa
nel panorama italiano per impianti di grandi dimensioni. La
disposizione è su 30 file dove ogni fila è composta da un numero
variabile di tavole. Per tavola si intende una struttura metallica
che supporta 24 pannelli disposti in modo orizzontale su tre file.
Figura 39. Architettura di impianto – Fonte: Autore
L’impianto è gestito da due inverter di pari dimensioni, dove
all’inverter 2 è collegata la parte superiore dell’impianto e
all’inverter 1 la restante parte. Da segnalare che nella recente
storia dell’impianto si sono verificati due tentativi di furto, uno
dei quali ho comportato la sostituzione di 384 moduli a causa
della rottura o della mancanza dei moduli precedenti. Questi
pannelli hanno quindi una storia differente rispetto al resto
d’impianto e sono situati principalmente nella parte servita
dall’inverter 2.
89
Figura 40. Morsetti dei moduli rubati – Fonte: Autore
Dalle analisi effettuate precedentemente dai tecnici che ne hanno
in gestione la manutenzione l’impianto non presenta fenomeni
particolari di degrado quali snail trails, ingiallimento o
danneggiamento del backsheet, infatti può vantare un PR
superiore all’82% dopo 6 anni di esercizio.
Lo stesso ha inoltre un sistema di monitoraggio che salva ogni
15 minuti i dati ambientali e di impianto; scopo di questa
ispezione è anche quello di verificare l’accuratezza di tale
sistema tramite l’installazione in loco dell’apposita attrezzatura,
composta da piranometro, pinze amperometriche e un
analizzatore di rete per la verifica dell’efficienza degli impianti
fotovoltaici.
Innanzitutto si procede alla messa in sicurezza della cabina
inverter in modo da applicare l’apparecchiatura, verificando che
non vi sia tensione. Sulla parte a corrente alternata bisogna
applicare le pinze, una per ogni fase, stando attenti al verso della
corrente per evitare errori nella lettura. Infine posizionare i tre
cavi per la misura delle tensioni.
90
Figura 41. Applicazione analizzatore di rete – Fonte: Autore
Mentre si effettua una prima prova dello strumento si installa il
piranometro sulla stessa struttura dei moduli e alla stessa
inclinazione, in modo da avere le medesime caratteristiche di
irraggiamento. Inoltre si applicano due sonde di temperatura
Pt100 per rilevare la temperatura di cella e dell’ambiente.
Figura 42. Monitoraggio irraggiamento e temperatura - Fonte: Autore
91
Dopo questo settaggio si inizia con l’acquisizione dei dati di
impianto dall’inverter 2 per circa un’ora di campionamento.
Nello stesso tempo i tecnici di Ninbus cominciano la preparazione
del APR e l’applicazione dei sensori. Questa operazione è veloce
in quando il drone viene trasportato intero, senza necessità di
montare parti meccaniche come eliche o motori. Il modello
utilizzato è un esacottero giunto alla sua terza edizione, il
modello NIMBUS PPL-612.
Figura 43. Esacottero Nimbus PPL-612 - Fonte: Autore
Inviluppo esterno massimo 1.0 m
Massico carico utile 4.5-5.3 kg
Motori 6 motori elettrici
Velocità min 0 m/s
Velocità max 12 m/s
Max autonomia 40 min
Quota massima operativa 3000 m
92
I sensori sono montati allineati in modo tale da riprendere la
medesima porzione di territorio, permettendo cosi al pilota di
seguire l’andamento del velivolo unicamente tramite
videocamera. Dopo aver settato i parametri dei sensori, come
data e orario, si inizia con un volo di prova su un filare di moduli.
Il tempo complessivo impiegato per questi passaggi è stato di
circa 30 minuti.
Accertato l’esito positivo della prova iniziale si inizia l’ispezione.
La prima serie comprende un volo su tutto l’impianto ad una
altezza tale che permette di analizzare tre filari per volta, ovvero
32 m, cosi facendo sono sufficienti 10 passaggi per completare
l’acquisizione. In questo modo è possibile individuare i difetti più
macroscopici e localizzare in un primo momento quelle che sono
le aree da analizzare con maggiore attenzione. Questa prima
ispezione viene completata in 15 minuti.
La seconda serie invece viene effettuata ad un’altezza inferiore
poiché l’obiettivo è monitorare più specificatamente i moduli,
infatti viene sorvolato il parco fila per fila ad un’altezza di 11 m.
Da segnalare che ad ogni ciclo di batterie si scaricano i dati
raccolti per una prima analisi al fine di verificare la correttezza
del proprio operato, in modo da risolvere e correggere in loco
eventuali problemi o errori di rilevamento. Questa procedura
invece ha impiegato un’ora e un quarto di tempo, portando il
tempo complessivo per l’acquisizione delle immagini a 2 ore. Da
segnalare che questi valori sono influenzati dallo schema
d’impianto, maggiore è il numero delle file maggiore è il tempo
impiegato.
93
Figura 44. Esacottero in funzione – Fonte: Autore
Durante la seconda ispezione con il SAPR si conclude la
misurazione dei dati dell’inverter 2 e si procede ad analizzare
quelli dell’inverter 1. Il fatto che le condizioni elettriche e meteo
siano misurate in contemporanea con l’acquisizione delle
immagini permette una maggiore affidabilità dei dati rilevati.
5.2 Manutenzione ordinaria
La manutenzione ordinaria viene eseguita dai tecnici che hanno
in gestione l’impianto. Ad effettuarla devono essere sempre in
due persone per motivi di sicurezza, e sono previste due
tipologie, una semestrale e una annuale.
94
Quella semestrale prevede un controllo visivo dei generatori
fotovoltaici, in caso di rotture o sporcizia si prendono le misure
adeguate, un controllo dell’inverter, sempre per quanto riguarda
infiltrazioni di sporcizia o acqua, infine controllo del parco
estintori presente in impianto. Questa ispezione prevede un
tempo di mezza giornata.
Quella annuale invece prevede interventi maggiori. Sul
generatore fotovoltaico vengono controllate anche le canaline
portacavi e le strutture metalliche come i morsetti per verificare
la tenuta ed evitare la comparsa di ruggine. Lato inverter viene
controllato il funzionamento dei comandi e delle protezioni contro
sovratensioni e sovratemperatura, degli arresti di emergenza e di
tutti i componenti critici contenuti nella cabina di campo. Oltre a
questi componenti vengono aperte le cassette di campo ed
analizzati i fusibili, le schede di monitoraggio e il sezionatore di
impianto e, se necessario, vengono pulite da residui di erba o
animali. Questa sequenza di controlli occupa circa una giornata
intera.
Sono da prevedere inoltre interventi di lavaggio dei moduli,
effettuato di norma una volta l’anno, e di taglio dell’erba che
negli ultimi anni a causa delle particolari condizioni meteorologhe
è stato effettuato fino a 7 volte l’anno. Questi due interventi
sono quelli che maggiormente incidono sui costi di manutenzione
di un impianto, in particolare il lavaggio a causa dell’assenza di
acqua nelle vicinanze che obbliga il rifornimento per mezzo di
cisterne. Infine da tenere costantemente monitorati sono la
presenza di roditori, che potrebbero danneggiare il gran numero
di cavi presenti, e il sistema antintrusione composto solitamente
da videocamere e recinzioni.
95
Figura 45. Interno di cassetta di impianto – Fonte: autore
Tramite il sistema di monitoraggio da remoto dei valori elettrici
di impianto e dei dati ambientali è possibile controllare
costantemente la produzione ed osservare errori o
comportamenti anomali, in questi casi si interviene direttamente
sul campo per capire la sorgente del problema e risolverlo.
Il costo di un servizio di manutenzione attualmente varia dai
12000 ai 17000 euro annui, in diminuzione rispetto ai periodi
precedenti caratterizzati da forte incentivazione al fotovoltaico, a
seconda anche dalla tipologia di servizi offerti. La singola
ispezione su un impianto da 1 MW effettuata con la metodologia
tradizionale si assesta sui 1000 euro ed è effettuata in una
singola giornata.
96
5.3 Analisi dati
Nel seguito sono confrontati i dati ottenuti tramite il sistema di
monitoraggio di impianto, denominato SCADA (Supervisory
Control And Data Acquisition), con i dati ottenuti dall’analizzatore
di rete del Politecnico di Milano.
I dati analizzati sono la potenza prodotta dai due inverter,
l’irraggiamento e la temperatura delle celle fotovoltaiche.
Come si nota dall’andamento l’impianto ha una buona
produzione, uguale per i due inverter. Le diminuzioni di potenza
sono causate dagli interventi effettuati per collegare
l’apparecchiatura, infatti sono due i cali per l’inverter 1 e due per
l’inverter 2. La potenza risulta inoltre influenzata dall’elevata
temperatura delle celle, come mostrato più avanti, che causa
una potenza totale di circa 700 kW di picco.
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
00:00 04:48 09:36 14:24 19:12 00:00
E1 SCADA [kW]
Irr SCADA [W/m²]
E2 SCADA [kW]
97
5.3.1 Potenza
Questo grafico mostra il confronto dell’andamento della potenza
prodotta dall’inverter 1 rilevata dai due sistemi di monitoraggio.
Il secondo valore del sistema SCADA non è da ritenere
significativo in quanto coincide con il distacco dell’inverter a
causa dell’applicazione della strumentazione del Politecnico. In
generale l’andamento dei due profili è simile, con uno
scostamento di valore di massimo del 5% in prossimità delle ore
14:00, per poi coincidere a meno dello 0,25% alle 14:15.
250000
270000
290000
310000
330000
350000
370000
390000
410000
12:00 12:28 12:57 13:26 13:55 14:24 14:52
E1 SCADA
E1 Polimi
0
50000
100000
150000
200000
250000
300000
350000
400000
10:33 11:02 11:31 12:00 12:28 12:57
E2 Polimi
E2 SCADA
98
Questi due grafici sono come quello precedente, solo rivolti
all’inverter 2. Anche in questo caso l’andamento è influenzato
dall’applicazione della strumentazione, per poi riprendere ai livelli
desiderati. Analizzando nello specifico i valori risultano pressoché
uguali, con una differenza di valore inferiore dell’1%.
Possiamo quindi concludere che il sistema di monitoraggio per
quanto riguarda la potenza è affidabile sia per l’inverter 1 che
per l’inverter 2.
358000
360000
362000
364000
366000
368000
370000
372000
374000
376000
378000
380000
11:31 11:45 12:00 12:14 12:28 12:43
E2 Polimi
E2 SCADA
99
5.3.2 Irraggiamento e temperatura
Il campionamento è stato fatto nelle ore di punta, come si nota
dall’andamento a picco dell’irraggiamento ottenuto con il sistema
di monitoraggio SCADA. L’andamento presentato è uguale, con
oscillazioni maggiori nel sistema di monitoraggio del Politecnico
in quanto la frequenza di campionamento è maggiore. Il valore
massimo registrato è stato di 957 W/m² che si è osservato
attorno alle ore 13:05. Le condizioni di irraggiamento sono da
considerarsi pertanto ottimali.
820
840
860
880
900
920
940
960
980
11:16:48 12:28:48 13:40:48 14:52:48 16:04:48
Irr Polimi
Irr SCADA
0
10
20
30
40
50
60
00:00 04:48 09:36 14:24 19:12 00:00
T_C SCADA
100
In questi grafici sono rappresentati l’andamento della
temperatura delle celle lungo tutta la giornata e il confronto con i
valori osservati dalla strumentazione del Politecnico di Milano. È
stato aggiunto inoltre l’andamento della temperatura esterna per
poter meglio capire la correttezza dei risultati. Facendo
riferimento alla formula:
�H = �BI7 + !"� − � .6H9� .6H9 ∗ �
Assegnati i valori:
T noct = 20°C, G noct = 800 Wm1 , NOCT = 45°C, �BI7 = 35°" D � = 939 W
m1, il valore di Tc teorico risultante è pari a 64°C, in linea con i valori
ottenuti dal Politecnico, pari a 65,5°C. I dati ottenuti dal sistema
SCADA hanno una temperatura inferiore di circa 15°C rispetto
agli altri.
') 3I53B.96 = [(∑ ') ∗ 0.25]/(0.49632 ∗ 2)[∑(�))) ∗ 0.25]/1000 = 79.6 %
Il valore risulta pertanto leggermente inferiore rispetto a quanto
dichiarato, ovvero 82 %.
0
10
20
30
40
50
60
70
11:16:48 12:28:48 13:40:48 14:52:48
T_C Polimi
T_C SCADA
T_E Polimi
101
5.4 Confronto costi
Ipotizzando una serie di interventi annuali che sono richiesti
tipicamente in un contratto di manutenzione ordinario vengono
confrontati i tempi di ispezione e i costi sostenuti tra l’ispezione
tradizionale e tramite SAPR in un impianto da 1 MW. Nel seguito
sono elencati gli interventi più effettuati:
1. Ispezione visiva dell’impianto.
2. Test delle curve IV dei moduli.
3. Analisi termografica dei moduli.
4. Prove di isolamento e resistenza sul 20% dell’impianto.
5. Verifica sistemi di sicurezza.
6. Prove di galvanizzazione dei sostegni metallici sul 20%
dell’impianto.
Per l’ispezione tradizionale vengono presentati due scenari, uno
in cui i test delle curve IV e l’analisi termografica vengono
effettuati sul 100% dei moduli, e una in cui questi sono sul 20%
dell’impianto.
5.4.1 Costo ispezione tradizionale
Dimensione pannello da 210 W: (1600x800) mm.
Disposizione: orizzontale, struttura da 24 pannelli su 3 file.
Numero: 4640 pannelli in totale.
102
1. Distanza da percorrere: 1,600 m * 4640/3 = 2475 m,
considerando lo spazio di circa 3 m tra ogni fila per 30 file
si può approssimare a circa 2600 m totali.
Velocità operatore: 3 km/h.
Tempo impiegato: 0,87 h (52 min).
2. Numero stringhe: 200.
Tempo per stringa: 0,083 h (5 min).
Tempo impiegato: 16,7 h (1000 min).
Per il 20% dell’impianto: 3,34 h (200 min).
3. Viene effettuata assieme all’ispezione visiva, si ipotizza un
rallentamento degli operatori e quindi un incremento del
tempo di ispezione del punto 1 del 50%.
Tempo impiegato: 0,44 h (26 min).
Per il 20% dell’impianto: 0,087 h (5,2 min).
4. Vengono effettuate in contemporanea tramite apposita
apparecchiatura ai test delle curve IV.
Tempo per stringa: 0,033 h (2 min).
Tempo impiegato: 0,033 h * 200 * 0.2 = 1,33 h (80
min).
5. Vengono analizzati gli estintori e i sistemi di
videosorveglianza.
Tempo impiegato: 0,5 h (30 min).
6. Tempo per stringa: 0,017 h (1 min).
Tempo impiegato: 0,68 h (40 min).
Tempo totale per ispezione completa:
(0,87 + 16,7 + 0,44 + 1,33 + 0,5 + 0,68) h = 20,52 h.
Costo ingegnere: 500 €/giorno. Sono necessari 2 ingegneri per
motivi di sicurezza.
103
Essendo in due l’ispezione viene svolta in 2 giorni lavorativi.
Costo totale: 2000 €/MW.
Tempo totale per ispezione al 20%:
(0,87 + 3,34 + 0,087 + 1,33 + 0,5 + 0,68) h = 6,807 h.
L’ispezione viene svolta in una giornata lavorativa.
Costo totale: 1000 €/MW.
5.4.2 Costo ispezione tramite SAPR
Con questa metodologia i punti 1 e 3 si effettuano insieme
tramite aeromobile, inoltre i test delle curve IV è possibile
effettuarli unicamente su quelle stringhe che risultano
particolarmente problematiche una volta effettuato il volo. I
rimanenti punti dell’ispezione sono da effettuare.
Tempo preparazione e settaggio SAPR: 0,5 h (30 min).
Tempo ispezione impianto: 2 h (120 min).
Ipotizzando che il 3% dei moduli risultano difettosi, sono da
controllare 12 stringhe tramite curva IV.
Tempo impiegato: 1 h (60 min).
Tempo totale per ispezione completa:
(0.5 + 2 + 1 + 1,33 + 0.5 + 0.68) h = 6,01 h.
Costo ingegnere: 500 €/giorno.
Costo SAPR e pilota: 2000 €/giorno.
Costo totale: 2500 €/MW.
104
Alternativa sarebbe effettuare l’ispezione con il SAPR unicamente
per l’ispezione visiva e con IR, in un’ottica di complementarietà
rispetto agli interventi di manutenzione ordinaria.
In questo caso sarebbe opportuno sfruttare i bassi tempi di set-
up e di sorvolo dell’impianto per riuscire ad analizzare più
impianti situati in prossimità tra loro e impiegando quindi tutta la
giornata.
Ipotizzando 3 impianti da 1 MW è possibile analizzarli in 7,5 h
tramite SAPR riducendo anche quelli che sono i costi di noleggio
dell’attrezzatura e trasferimento dei tecnici.
105
Conclusioni
Il lavoro di ricerca svolto ha permesso di delineare un quadro
esaustivo sul tema del monitoraggio e della manutenzione di
impianti energetici, in particolar modo fotovoltaico.
Grazie alla ricerca svolta riguardo il panorama degli impianti in
Italia è emerso che la situazione attuale presenta una notevole
diminuzione della quantità di installato su grandi dimensioni,
mentre resistono le piccole e medie potenze finalizzate
principalmente all’autoconsumo in ambito sia residenziale che
industriale. Finita quindi la prima fase di costruzione e grandi
investimenti, si è entrati nella seconda fase dove l’obiettivo
principe è far rendere al meglio l’investimento; in questa ottica
assume un ruolo decisivo una corretta e periodica manutenzione.
A complicare il quadro normativo è stato il decreto “spalma
incentivi” che ha costretto a rivedere al ribasso i valori dei ritorni
di investimento, causando quindi il taglio delle spese dei
proprietari degli assett. Le aziende che hanno in gestione gli
impianti e le società di manutenzione hanno dovuto quindi
ridurre anch’esse i costi del servizio, in una corsa al ribasso che
ha premiato quelle più virtuose e meglio strutturare.
In questa situazione può essere d’aiuto lo sviluppo di nuove
tecnologie e nuove metodologie che riducano i tempi di ispezione
e di costi, in quest’ottica i sistemi aeromobili a pilotaggio remoto
rappresentano una valida e affidabile alternativa.
106
Questi sistemi, uniti a sensori come fotocamera e termocamera,
permettono di individuare anomalie termiche e strutturali sui
moduli analizzati e quindi di intervenire in maniera specifica.
Ulteriore vantaggio ai fini della manutenzione e del monitoraggio
è quello della creazione di un database con lo stato di salute
dell’impianto, catalogando i difetti presenti e la loro
localizzazione, in modo da riuscire a prevenire fermi o danni
sostanziali che causerebbero ingenti perdite di produzione.
Altri impieghi di utilizzo sono in ambito di acquisizione di
impianti, dove l’investitore vuole accertarsi dell’effettiva
efficienza del campo ed ha bisogno di un giudizio terzo ed
imparziale.
Infine una pratica di utilizzo sarebbe a fini assicurativi di
impianti, dove la necessità di rilevazioni complete e precise
rendono queste tecnologie ideali.
Le maggiori barriere allo sviluppo di questa tecnologia risultano
una scarsa conoscenza delle potenzialità dell’ispezione dei SAPR
abbinati a specifici sensori e i prezzi ancora non competitivi
rispetto all’analisi tradizionale, dovuti ai costi sostenuti nella
ricerca e nello sviluppo di questo settore.
Un modo per abbassare i costi è quello di sfruttare la velocità di
analisi che questa soluzione permette, quindi risulta
particolarmente indicata per impianti di grandi dimensioni,
superiori al MW, o per impianti che si trovano in prossimità tra
loro.
Sviluppi futuri sono veicolati da una maggiore diffusione e una
maggiore conoscenza, che permetterebbero un abbassamento
dei costi di esercizio.
107
Indice delle figure
Figura 1. Confronto tra incentivi in Italia e Germania................................................................. 12
Figura 2. Andamento incentivi alle rinnovabili ........................................................................... 13
Figura 3. Andamento valori A3 nella bolletta elettrica ............................................................... 14
Figura 4. Scelte degli operatori nel decreto Spalma Incentivi .................................................... 15
Figura 5. Suddivisione del fotovoltaico per potenza ................................................................... 15
Figura 6. Andamento dell'installato fotovoltaico........................................................................ 16
Figura 7. Andamento della taglia media del fotovoltaico ........................................................... 16
Figura 8. Suddivisione del fotovoltaico per Regione e per tipologia .......................................... 18
Figura 9. Suddivisione del fotovoltaico per Regione e installazione ........................................... 19
Figura 10. Valore delle nuove installazioni suddivise per taglia ................................................. 22
Figura 11. Suddivisione degli impianti per anno di installazione e taglia ................................... 22
Figura 12. Confronto potenza installata a livello internazionale ................................................ 24
Figura 13. Distribuzione territoriale delle aziende che utilizzano SAPR ..................................... 33
Figura 14. Andamento fatturato delle aziende nel settore ........................................................ 34
Figura 15. Suddivisione degli investimenti nel settore ............................................................... 35
Figura 16. Tipologie di multicotteri ............................................................................................. 36
Figura 17. Esempio di drone ad ala fissa ..................................................................................... 40
Figura 18. Esempio di programma per il controllo del APR ........................................................ 41
Figura 19. Corretto angolo di visualizzazione della termocamera .............................................. 45
Figura 20. Andamento dell'emissività e della riflettanza del vetro ............................................ 45
Figura 21. Schema elettrico della cella fotovoltaica ................................................................... 50
Figura 22. Curva I_V della cella fotovoltaica ............................................................................... 50
Figura 23. Confronto dei pannelli difettosi rilevati con termocamera e in laboratorio ............. 54
Figura 24. Corrosione e ossidazione della cella nel visibile e nell'IR ........................................... 56
Figura 25. Diodo di by-pass difettoso nel visibile e nell'IR .......................................................... 56
Figura 26. Sporcizia del modulo nel visibile e nell'IR .................................................................. 57
Figura 27. Snail trail nel visbile e nell'IR ...................................................................................... 57
Figura 28. Hot spots nel visibile e nell'IR ..................................................................................... 58
Figura 29. Effetto ottenuto da errato angolo di visuale ............................................................. 59
Figura 30. Effetto nelle immagini di parziale ombreggiamento ................................................. 59
Figura 31. Principio di funzionamento del pixel .......................................................................... 61
Figura 32. Post-elaborazione di tre moduli fotovoltaici ............................................................. 63
Figura 33. Attori coinvolti ............................................................................................................ 70
Figura 34. Impianto fotovoltaico residenziale ............................................................................ 81
Figura 35. Impianto fotovoltaico non integrato .......................................................................... 82
Figura 36. Impianto fotovoltaico integrato ................................................................................. 83
Figura 37. Esempio di impianto a concentrazione parabolico lineare ........................................ 86
Figura 38. Impianto Magnacavallo .............................................................................................. 87
Figura 39. Architettura di impianto ............................................................................................. 88
Figura 40. Morsetti dei moduli rubati ......................................................................................... 89
108
Figura 41. Applicazione analizzatore di rete ............................................................................... 90
Figura 42. Monitoraggio irraggiamento e temperatura.............................................................. 90
Figura 43. Esacottero NIMBUS PPL-612 ...................................................................................... 91
Figura 44. Esacottero in funzione ............................................................................................... 93
Figura 45. Interno di cassetta di impianto .................................................................................. 95
109
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