Poiché Gesù volle nascere in una stalla, la stalla è la ... · PDF...

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Poiché Gesù volle nascere in una stalla, la stalla è la prima chiesa e la greppia il primo tabernacolo: prima della casa di Nazaret, prima del cenacolo, prima delle catacombe. La mia stalla una chiesa! L'onore è grande, la lezione ancor più grande. Non c'è niente d'abbietto e di indegno per Dio fuorché il male. Ogni cosa può divenire un ostensorio dell'Amore fatto Uomo; anzi, le cose più umili, le più dispregiate rispettano meglio il mistero, ne lasciano trasparire la chiarezza, ne conservano il divino incanto. Quando Gesù nasce, gli angeli cantano in cielo: la Vergine e Giuseppe l'adorano in terra. Dopo, verranno i pastori chiamati dall'angelo. Nessun accenno ai contadini della stalla. Che l'evangelista non li abbia ricordati per una di quelle dimenticanze di cui la povera gente non si offende? I cronisti dei fatti mondani sanno qual grosso guaio corrono, se lasciano fuori un nome. Al contadino non gl'importa. Egli è sempre presente col suo patire silenzioso, con la sua preghiera, con la sua fatica. Non si fa storia senza di lui, non si ricostruisce senza di lui, non si resiste senza di lui. È l'uomo di tutte le trincee, di tutte le avanzate, di tutte le battaglie. Forse la stalla era disabitata. Il mistero si è compiuto sotto i soli occhi di Maria, di Giuseppe, delle stelle, del vento, delle piante, degli animali. Per un momento l'uomo è assente. Capisce così poco l'uomo! Il suo posto, un istante, è tenuto dal bue e dall'asino. Guarda l'asino, questo paziente animale, e il bue, questo robusto lavoratore che vi dà una mano: guarda queste bestie pensierose! Quale squisita timidezza! Quale bontà! Quale pazienza! Quale bellezza! È commovente pensare che tali esseri hanno adorato Gesù! Gesù Cristo è con le bestie prima di essere con noi. E come potrebbe essere altrimenti? La parola è stata detta per tutti e tutta la creazione tende verso di essa. Che lo sappiano o no, col mistero della loro vita senza peccato, nella notte di Betlem, piangono verso Gesù e gli cantano le lodi che gli riescono più piacevoli di tutta la nostra eloquenza.

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Page 1: Poiché Gesù volle nascere in una stalla, la stalla è la ... · PDF fileQuando Gesù nasce, ... Ogni cosa può divenire un ostensorio dell'Amore fatto Uomo; anzi, le cose più umili,

Poiché Gesù volle nascere in una stalla, la stalla è la prima chiesa e la greppia il primo tabernacolo: prima della casa di Nazaret, prima del cenacolo, prima delle catacombe. La mia

stalla una chiesa! L'onore è grande, la lezione ancor più grande. Non c'è niente d'abbietto e di indegno per Dio fuorché il male. Ogni cosa può divenire un

ostensorio dell'Amore fatto Uomo; anzi, le cose più umili, le più dispregiate rispettano meglio il mistero, ne lasciano trasparire la chiarezza, ne conservano il divino incanto. Quando Gesù nasce, gli angeli cantano in cielo: la Vergine e Giuseppe l'adorano in terra.

Dopo, verranno i pastori chiamati dall'angelo. Nessun accenno ai contadini della stalla.

Che l'evangelista non li abbia ricordati per una di quelle dimenticanze di cui la povera gente non si offende? I cronisti dei fatti mondani sanno qual grosso guaio corrono, se lasciano fuori un nome. Al contadino non gl'importa. Egli è sempre presente col suo patire silenzioso,

con la sua preghiera, con la sua fatica. Non si fa storia senza di lui, non si ricostruisce senza di lui, non si resiste senza di lui. È l'uomo di tutte le trincee, di tutte le avanzate, di tutte le battaglie.

Forse la stalla era disabitata. Il mistero si è compiuto sotto i soli occhi di Maria, di Giuseppe, delle stelle, del vento, delle piante, degli animali. Per un momento l'uomo è assente. Capisce così poco l'uomo! Il suo posto, un istante, è tenuto dal bue e dall'asino. Guarda l'asino,

questo paziente animale, e il bue, questo robusto lavoratore che vi dà una mano: guarda queste bestie pensierose! Quale squisita timidezza! Quale bontà! Quale pazienza! Quale bellezza! È commovente pensare che tali esseri hanno adorato Gesù!

Gesù Cristo è con le bestie prima di essere con noi. E come potrebbe essere altrimenti? La parola è stata detta per tutti e tutta la creazione tende verso di essa. Che lo sappiano o no, col mistero della loro vita senza peccato, nella notte di Betlem, piangono verso Gesù e gli cantano le lodi che gli riescono più piacevoli di tutta la nostra eloquenza.

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Grazie Signore, grazie Signore, per tutte le mamme

che tu ci hai dato. Quelle che ci insegnano ad amare senza mai possedere.

Quelle che vigilano tutta la notte come fanno i guardiani. Quelle il cui sguardo è bello

perché è lo sguardo di una madre. Quelle sul cui viso le rughe hanno creato dei solchi di tenerezza e di amore.

Grazie Signore di averci dato accesso all’intelligenza degli umili,

poiché è con il cuore che si capisce, chiunque siamo, piccoli e grandi. Grazie Signore per questo amore che abbraccia

il mondo e che ci porta al cuore della tenerezza del padre

Grazie per tutte le semine che popolano le terre aride e l’esplosione magica dei giardini delle nostre

primavere Grazie per i semi nascosti che aspettano la vita,

per ogni pianta che germina ed ogni albero che s’innalza fino al cielo.

Grazie per le raccolte che danno alle nostre estati, dei granai pieni

ed ai nostri autunni dei grappoli per il vino.

Grazie per tutto quello che vive, si muove,

e vola nel cielo delle nostre estati. Grazie per l’acqua di fonte che disseta l’assetato e ridà tanta vita alla terra.

Grazie infine Signore per tutte le parole di amore che aprono un cielo nuovo,

per le mani che si stendono verso i più poveri, per gli occhi che si posano su ogni sofferenza e per la speranza

che a volte illumina gli occhi di un bambino. Ci aprono un cammino verso di te.