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Deutsche Bank S.p.A. PILLAR III INFORMATIVA AL PUBBLICO al 31 dicembre 2016 Gruppo Bancario Deutsche Bank

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Deutsche Bank S.p.A.

PILLAR III

INFORMATIVA AL PUBBLICO

al 31 dicembre 2016

Gruppo Bancario Deutsche Bank

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Indice

Principali dati del Gruppo Deutsche Bank S.p.A. pg 2 Introduzione e scopo del documento pg. 3 Ambito di applicazione pg. 4 Fondi propri pg. 6 Requisiti di capitale e Riserve di capitale pg. 14 Rettifiche per il rischio di credito pg. 17 Politica di remunerazione pg. 24 Leva finanziaria pg. 33 Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito pg. 35

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Principali dati del Gruppo Deutsche Bank S.p.A.Esercizio 2016

Dati economici Gruppo Capogruppoin milioni di euro bancario Deutsche Bank

DB S.p.A. S.p.A.Margine di interesse 448 457Commissioni nette 412 360Margine di intermediazione 934 913Rettifiche di valore nette su crediti per cassa e di firma (120) (120)Costi operativi ordinari (725) (687) - di cui Costi del personale (325) (275) - di cui Costi operativi altri (400) (412) - di cui Costi area IT (140) (100)Utile lordo operativo ordinario 89 105Utile netto 4 12Utile netto per azione (in euro) 0,02 0,08

Dati patrimoniali Gruppo Capogruppoin milioni di euro bancario Deutsche Bank

DB S.p.A. S.p.A.Totale attivo 23.669 23.436Crediti verso clientela 17.179 17.109Posizione interbancaria netta (4.697) (4.420)Raccolta diretta da clientela 12.711 12.684Raccolta indiretta da clientela (amministrata e gestita) 37.082 21.206Patrimonio netto 1.597 1.597

Indicatori reddituali di performance Gruppo Capogruppobancario Deutsche Bank

DB S.p.A. S.p.A.ROE - return on equity 0,23% 0,73%ROTE - return on tangible net equity 0,24% 0,77%ROA - return on assets 0,02% 0,05%Cost / Income Ratio 85,05% 78,34%

Coefficienti di solvibilità Gruppo Capogruppobancario Deutsche Bank

DB S.p.A. S.p.A.Capitale primario di classe 1 / Attività di rischio ponderate (CET1 capital ratio) 8,97% 9,25%Capitale di classe 1 / Attività di rischio ponderate (Tier 1 capital ratio) 9,93% 10,25%Totale fondi propri / Attività di rischio ponderate (Total capital ratio) 13,96% 14,43%

Dati di struttura Gruppo Capogruppobancario Deutsche Bank

DB S.p.A. S.p.A.Dipendenti 3.935 3.288Promotori della rete di vendita 1.400 - Sportelli 363 362

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Introduzione e scopo del documento A decorrere dal 1° gennaio 2014 è entrata in vigore la disciplina armonizzata per le banche e le imprese di investimento che ha impatti sia sulla determinazione dei Fondi Propri sia sulla determinazione delle attività ponderate per il rischio (RWA). Il quadro normativo si sviluppa su tre livelli:

• trasposizione nell’Unione Europea del quadro normativo definito dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (Basilea III) mediante il Regolamento UE n. 575/2013 (“CRR”) - direttamente applicabile negli ordinamenti nazionali - e la Direttiva 2013/36/UE (“CRD IV”) – oggetto di recepimento negli ordinamenti nazionali - del 26 giugno 2013;

• allineamento dell’ordinamento nazionale alle novità intervenute nel contesto regolamentare internazionale e dell’Unione europea mediante la Circolare 285 “Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche” del 17 dicembre 2013, che dà attuazione alla CRD IV. La Circolare n. 285 descrive le modalità con cui sono state esercitate le discrezionalità nazionali attribuite dalla disciplina comunitaria alle autorità nazionali;

• esercizio da parte dei singoli istituti bancari di discrezionalità previste dal regolatore nazionale. Con riferimento a tale ultimo punto, le scelte effettuate dal Gruppo Deutsche Bank hanno riguardato l’individuazione della società di rating come ECAI a fronte del calcolo delle esposizioni ponderate per il rischio per la valutazione del portafoglio “Esposizioni verso o garantite da Amministrazioni Centrali o Banche centrali”. Così come il precedente accordo sul capitale di “Basilea II”, anche la disciplina di regolamentazione prudenziale “Basilea III” si articola su tre ambiti di riferimento, detti “Pilastri”:

• il “Primo Pilastro” prevede una definizione di patrimonio di qualità più elevata essenzialmente incentrata sul common equity, l’imposizione di riserve addizionali in funzione di conservazione del capitale e in funzione anticiclica nonché per le istituzioni a rilevanza sistemica, metodologie di calcolo dei requisiti patrimoniali a presidio dei rischi tipici dell’attività bancaria e finanziaria (credito, controparte, mercato ed operativo), l’introduzione di un limite alla leva finanziaria, nuovi requisiti e sistemi di supervisione del rischio di liquidità, incentrati su un requisito di liquidità a breve termine (Liquidity Coverage Ratio - LCR) e su una regola di equilibrio strutturale a più lungo termine (Net Stable Funding Ratio - NSFR), oltre che su principi per la gestione e supervisione del rischio di liquidità a livello di singola istituzione e di sistema.

• il “Secondo Pilastro” richiede alle banche di dotarsi di una strategia e di un processo di controllo dell'adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica;

• il “Terzo Pilastro” stabilisce obblighi di informativa al pubblico circa l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione e controllo.

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Ambito di applicazione Scopo del presente documento è quello di fornire al pubblico le informazioni riguardanti l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, alla misurazione e alla gestione di tali rischi nell’ambito del Gruppo bancario Deutsche Bank. Il presente documento è redatto su base consolidata con riferimento a un’area di consolidamento, rilevante anche ai fini della vigilanza prudenziale senza modifiche, costituita, al 31 dicembre 2016, dalla Capogruppo Deutsche Bank S.p.A. e da società controllate in via esclusiva, avente la seguente composizione:

Nell’esercizio 2016 non sono avvenute variazioni nell’area di consolidamento né per effetto di acquisti o cessioni né per modifiche nelle fattispecie di controllo sussistenti alla data del presente bilancio. Nel corso del secondo semestre dell’esercizio 2016 è stato avviato un progetto di riorganizzazione della struttura societaria e della collocazione nell’ambito del Gruppo bancario Deutsche Bank della partecipata Deutsche Bank Mutui S.p.A.. In particolare, il piano prevede la cessione di tale società detenuta al 100% dalla capo-gruppo italiana Deutsche Bank S.p.A. alla controllante Deutsche Bank AG – Francoforte che acquisirà il controllo per il tramite della propria filiale di Milano. La riorganizzazione mira, da un lato a separare le attività di “core business” del gruppo bancario italiano (tra cui la raccolta effettuata con i depositi dalla clientela) da quelle in run-off di Deutsche Bank Mutui S.p.A., e dall’altro a rendere più efficienti, anche a livello fiscale, le future attività di derisking dei crediti, in particolare quelli deteriorati. Come conseguenza di questo progetto, si segnala che la società partecipata Deutsche Bank Mutui S.p.A. è stata classificata e valutata al 31 dicembre 2016 come “gruppi di attività in via di dismissione”, in conformità a quanto previsto dall’IFRS 5, essendosi verificate le condizioni e circostanze richieste per tale fattispecie. Si è provveduto, quindi, ad esporre i dati patrimoniali ed economici nelle specifiche voci previste negli schemi di bilancio. I successivi commenti ai dati patrimoniali ed economici del Gruppo, pertanto, tengono conto di questa esposizione in bilancio della partecipata, la cui cessione alla controllante Deutsche Bank AG è prevista entro il primo semestre 2017. La capogruppo Deutsche Bank S.p.A. e le partecipate Deutsche Bank Mutui S.p.A. e Finanza & Futuro Banca S.p.A. svolgono attività bancaria. Sulla base dell’art. 433 del CRR, il Gruppo bancario Deutsche Bank pubblica l’informativa almeno su base annua, congiuntamente al bilancio, e valuta la necessità di pubblicare alcune informazioni (in particolare relativamente a fondi propri, requisiti di capitale nonché informazioni sull’esposizione al rischio) o tutte le informazioni con maggiore frequenza, alla luce delle caratteristiche rilevanti delle loro attività (portata delle operazioni, gamma delle attività, presenza in diversi paesi e in diversi settori finanziari, partecipazione a mercati finanziari e a sistemi internazionali di pagamento, regolamento e compensazione). Alla data del 31 dicembre 2016, secondo quanto previsto dalla normativa e in funzione delle caratteristiche distintive del Gruppo bancario, l’informativa annuale proposta è la seguente:

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� Fondi propri (art. 437 CRR) � Requisiti di capitale (art. 438 CRR) � Riserve di Capitale (art. 440 CRR) � Rettifiche per il rischio di credito (art. 442 CRR) � Politica di remunerazione (art. 450 CRR) � Leva finanziaria (art. 451 CRR) � Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito (art. 453 CRR)

Ai fini della redazione del presente documento, le informazioni riferite ai fondi propri, ai requisiti di capitale, alle riserve di capitale, alle rettifiche per rischio di credito e all’uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito, sono tratte dal bilancio consolidato 2016, certificato dalla società di revisione KPMG S.p.A. in data 24 marzo 2017. Tutti gli importi indicati nel presente documento, se non diversamente specificato, sono espressi in migliaia di euro. La presente informativa è pubblicata dalla banca capogruppo Deutsche Bank S.p.a. sul proprio sito nella sezione dedicata ai dati di bilancio: http://www.db.com/italia/it/content/bilanci_e_relazioni.html.

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Fondi propri

Come indicato in precedenza, a partire dal 1° Gennaio 2014 sono operative le nuove disposizioni di vigilanza prudenziale applicabili alle banche e ai gruppi bancari (Basilea III), finalizzate ad adeguare la normativa nazionale alle novità intervenute nel quadro regolamentare internazionale con particolare riguardo al nuovo assetto normativo e istituzionale della vigilanza bancaria dell’Unione europea. Basilea III non solo rende più severa la disciplina del capitale, volta ad aumentare la qualità e quantità del capitale regolamentare delle banche e a standardizzare le regole all’interno del sistema bancario europeo, dettata da Basilea II, ma introduce anche regole nuove, fra cui le principali sono quelle sui requisiti e sistemi di supervisione del rischio di liquidità e di leva finanziaria, incentrati su:

• Liquidity Coverage Ratio – LCR, un requisito di liquidità a breve termine; • Net Stable Funding Ratio – NSFR, una regola di equilibrio strutturale a più lungo termine; • Leverage Ratio.

Il patrimonio di vigilanza, elemento del Pillar 1, è pertanto calcolato secondo le regole di Basilea III; inoltre, l’introduzione delle regole di Basilea III è soggetta ad un regime transitorio che proietterà l’ingresso delle regole a regime (full application) al 2019 (2022 per il phase-out di taluni strumenti patrimoniali) e durante il quale le nuove regole saranno applicate in proporzione crescente. Le principali novità riguardano, oltre ai requisiti patrimoniali generalmente più rigidi per riflettere in modo più accurato la potenziale rischiosità di talune attività, la “ricomposizione” del capitale a favore del Common Equity Tier 1 (CET1); l’adozione di criteri più stringenti per la computabilità degli strumenti di capitale; l’introduzione di nuove soglie minime a fronte delle deduzioni dai Fondi Propri; la riduzione della prociclicità, mediante l’introduzione della “Riserva di Conservazione del Capitale” che dovrà essere sempre presente e pari al 2,5% e di altre riserve come la riserva anticiclica ed infine la riserva per le istituzioni a rilevanza sistemica (quest’ultime a discrezione delle Autorità di Supervisione). Nel corso del 2016 con il 18° aggiornamento alla circ. 285 è stata rivista la scelta effettuata in sede di recepimento della direttiva UE 36/2013 (CRD IV), di anticipare l’applicazione in misura piena della “riserva di conservazione di capitale” per adottare il regime transitorio previsto dalla CRD IV che prevede la graduale introduzione del requisito minimo secondo le seguenti modalità: n 1,25% dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2017; n 1,875% dal 1° Gennaio 2018 al 31 dicembre 2018; n 2,5% dal 1° gennaio 2019. I Fondi propri sono costituiti dai seguenti aggregati:

• Capitale di classe 1 (Tier 1 – T1), costituito da: - Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET 1); - Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1-AT1);

• Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2). I Fondi propri sono soggetti, così come gli altri indicatori di vigilanza, a particolari disposizioni transitorie. Pertanto esistono requisiti a regime e requisiti richiesti per il regime transitorio. 1) Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1)

Di seguito i principali aspetti che riguardano i requisiti a regime. Il capitale primario di classe 1 è costituito principalmente da:

• azioni ordinarie; • riserva sovrapprezzo azioni derivante dal capitale sociale computato; • riserve di utili; • riserve di valutazione.

L’utile di periodo può essere computato, al netto degli eventuali dividendi, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 26 del CRR e delle discrezionalità previste da Banca d’Italia. Il CET 1 inoltre tiene conto, tra gli altri filtri prudenziali, delle rettifiche di valore supplementari (c.d. Prudent Valuation). Tali rettifiche sono apportate alle esposizioni rappresentate in bilancio al fair value e devono tener conto dell’incertezza dei parametri (rischio del modello, costi di chiusura, ecc.).

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Il CET 1 è soggetto alle seguenti principali deduzioni: • perdita del periodo; • attività immateriali; • attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee

(perdite fiscali); • attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e derivano da differenze temporanee

(al netto delle corrispondenti passività fiscali differite); di contro non sono dedotte le attività fiscali differite che non dipendono dalla redditività futura e sono trasformabili in crediti ex L. 214/2011; tali ultime attività sono invece inserite nelle RWA e ponderate al 100%;

• gli investimenti diretti, indiretti e sintetici in propri strumenti di CET 1; • gli investimenti non significativi (<10%) diretti, indiretti e sintetici in strumenti di CET 1 in soggetti

del settore finanziario; • gli investimenti significativi (>10%) diretti, indiretti e sintetici in strumenti di CET 1 in soggetti del

settore finanziario; • le deduzioni eventualmente eccedenti gli strumenti di capitale di AT 1.

Le deduzioni a fronte delle attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e derivano da differenze temporanee, degli investimenti non significativi in strumenti di CET1, AT1 e T2 in soggetti del settore finanziario e degli investimenti significativi in strumenti di CET1 si applicano solo per la parte eccedente determinate soglie costituite da alcuni elementi del CET1 (franchigie). Gli importi non dedotti per effetto della franchigia del 10% di investimenti non significativi in strumenti di CET1, AT1 e T2 in soggetti del settore finanziario sono inclusi nelle RWA. Gli importi non dedotti per effetto della franchigia del 10% di investimenti significativi in strumenti di CET 1 in soggetti del settore finanziario e di attività fiscali differite nette che dipendono dalla redditività futura e derivano da differenze temporanee, sommati insieme, sono dedotti solo per la quota eccedente il 17,65% del CET 1 (franchigia del 17,65%). Gli importi non dedotti per effetto delle franchigie sono inclusi nelle RWA e soggetti a ponderazione nella misura del 250%. Di seguito i principali aspetti che riguardano il regime transitorio:

• gli utili non realizzati classificati nel portafoglio AFS, diversi da quelli relativi alle esposizioni verso amministrazioni centrali, sono computati nel CET 1 (a partire dal 2015 per il 40% e poi con una introduzione progressiva del 20% l’anno e 100% nel 2018);

• le perdite non realizzate classificate nel portafoglio AFS, diverse da quelle relative alle esposizioni verso amministrazioni centrali, sono computate nel CET 1 con una introduzione progressiva del 20% l’anno (60% nel 2015 e 100% nel 2018);

• le attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura e non derivano da differenze temporanee sono dedotte al 60% per l’esercizio 2016 (100% dal 2018); trattasi essenzialmente di attività finanziarie differite legate alle perdite fiscali;

• le attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura e derivano da differenze temporanee esistenti al 1 gennaio 2014 sono dedotte dal CET 1 con una introduzione progressiva del 10% l’anno a partire dal 2015 (20% nel 2016 e 100% nel 2024);

• gli investimenti non significativi in strumenti di capitale primario di classe 1 in soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente o sinteticamente eccedenti le franchigie più sopra richiamate, sono dedotti dal CET 1 con una introduzione progressiva del 20% l’anno a partire dal 2014 (60% nel 2016 e 100% nel 2018);

• gli investimenti significativi in strumenti di capitale primario di classe 1 in soggetti del settore finanziario detenuti direttamente indirettamente o sinteticamente eccedenti le franchigie più sopra richiamate, sono dedotti dal CET 1 con una introduzione progressiva del 20% l’anno a partire dal 2014 (60% nel 2016 e 100% nel 2018).

2) Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1)

Il capitale aggiuntivo di classe 1 include gli strumenti di capitale disciplinati dagli articoli 51 e seguenti della CRR. Tale aggregato, non presente al 31 dicembre 2014 nell’ambito dei fondi propri del Gruppo bancario, è stato costituito nel 2015 con la citata emissione di uno strumento AT1 di euro 145 milioni. Gli strumenti di AT1 sono soggetti alle seguenti deduzioni:

• deduzione del 100% degli investimenti diretti, indiretti e sintetici in propri strumenti aggiuntivi di classe 1;

• deduzione del 100% degli investimenti diretti, indiretti e sintetici in strumenti aggiuntivi di classe 1 emessi da soggetti del settore finanziario con i quali la banca emittente ha partecipazioni incrociate;

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• deduzione dell’importo applicabile degli strumenti aggiuntivi di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dalla banca emittente direttamente indirettamente o sinteticamente, quando la banca emittente non ha un investimento significativo in tali soggetti;

• deduzione degli strumenti aggiuntivi di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dalla banca emittente direttamente indirettamente o sinteticamente, quando la banca emittente ha un investimento significativo in tali soggetti;

• deduzione del 100% dell’importo degli elementi da dedurre dagli elementi di classe 2 ai sensi dell’art. 466 CRR che supera il capitale di classe 2 della banca emittente;

• deduzione del 100% delle imposte dovute sugli elementi aggiuntivi di classe 1 che sono prevedibili al momento del calcolo del capitale aggiuntivo di classe 1 della banca emittente.

Di seguito i principali aspetti del regime transitorio:

• investimenti non significativi in strumenti di AT1 di soggetti del settore finanziario 20% l’anno a partire dal 2014 (60% nel 2016 e 100% nel 2018);

• investimenti significativi in strumenti di AT1 di soggetti del settore finanziario 20% l’anno a partire dal 2014 (60% nel 2016 e 100% nel 2018);

3) Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2)

Il capitale di classe 2 include gli strumenti di capitale e le passività subordinate di secondo livello, disciplinate dagli articoli 63 e successivi del CRR e aventi le seguenti caratteristiche:

• la durata originaria non è inferiore a 5 anni e non sono previsti incentivi per il rimborso anticipato; • in presenza di opzioni call, queste possono essere esercitate con la sola discrezionalità

dell’emittente e comunque non prima di 5 anni, previa autorizzazione dell’autorità di vigilanza ammessa in particolari circostanze;

• è ammesso il rimborso anticipato anche prima dei 5 anni solo in presenza di mutamenti significativi del regime fiscale o regolamentare e sempre previa autorizzazione dell’Autorità di Vigilanza;

• la sottoscrizione e l’acquisto non devono essere finanziati dalla Capogruppo o dalla sue controllate; • non sono soggetti a garanzie rilasciate dalla Capogruppo, dalle sue controllate o da altre aziende

che hanno stretti legami con esse, che ne aumentano la seniority; • gli interessi non si modificano sulla base del merito creditizio della Capogruppo; • l’ammortamento di tali strumenti ai fini della computabilità nel T2 avviene pro rata temporis negli

ultimi 5 anni.

Il T2 è soggetto alle seguenti principali deduzioni: • gli investimenti diretti, indiretti e sintetici in propri strumenti di T2; • gli investimenti significativi diretti, indiretti e sintetici in strumenti di T2 di soggetti del settore

finanziario; • gli investimenti non significativi in strumenti di T2 di soggetti del settore finanziario (per la quota

eccedente la franchigia di esenzione).

Di seguito i principali aspetti del regime transitorio: • le riserve positive AFS, diverse da quelle afferenti i titoli governativi di paesi UE sono computabili

per il 2016 nella misura del 20%; • gli investimenti non significativi in strumenti di capitale di classe 2 in soggetti del settore finanziario

detenuti direttamente sono dedotti dal T2 al 100%; gli investimenti non significativi in strumenti di capitale di classe 2 in soggetti del settore finanziario detenuti indirettamente o sinteticamente sono dedotti con una introduzione progressiva del 20% l’anno a partire dal 2014 (60% nel 2016 e 100% nel 2018). Gli investimenti indiretti e sintetici transitoriamente non dedotti sono soggetti a requisiti patrimoniali ed inseriti nelle RWA;

• gli investimenti significativi in strumenti di capitale di classe 2 in istituzioni finanziarie detenuti direttamente sono dedotti dal T2 al 100%, per la parte eccedente la franchigia; gli investimenti significativi in strumenti di capitale di classe 2 in soggetti del settore finanziario detenuti indirettamente o sinteticamente sono dedotti con una introduzione progressiva del 20% l’anno a partire dal 2014 (60% nel 2016 e 100% nel 2018). Gli investimenti indiretti e sintetici transitoriamente non dedotti sono soggetti a requisiti patrimoniali ed inseriti nelle RWA.

Il patrimonio consolidato, che rappresenta la consistenza del patrimonio di proprietà del Gruppo, è costituito da tutti quegli elementi che non rientrano nella definizione di attività o passività secondo i metodi di misurazione e quantificazione stabiliti dai principi contabili internazionali. Alla data del 31 dicembre 2016 la composizione del patrimonio netto consolidato è la seguente:

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Di seguito viene proposta la tabella di riconciliazione tra il patrimonio netto consolidato contabile e il capitale primario di classe 1 (CET 1), prima dell’applicazione dei filtri prudenziali:

La tabella successiva presentata in sintesi la composizione al 31 dicembre 2016 dei fondi propri evidenziando gli effetti dei filtri prudenziali e le variazioni connesse al regime transitorio.

Capitale sociale 412.155Sovrapprezzi di emissione 331.959Riserve 692.040Strumenti di capitale 145.000(Azioni proprie) (3.516)

Riserva da valutazione: 15.472 - Attività finanziarie disponibili per la vendita 14.896 - Attività materiali - - Attività immateriali - - Copertura di investimenti esteri - - Copertura dei flussi finanziari - - Differenze di cambio - - Attività non correnti in via di dismissione - - Utili (Perdite) attuariali su piani previdenziali a benefici definiti 576 - Quota delle riserve da valutazione delle partecipazioni valutate a patrimonio netto - - Leggi speciali di rivalutazione -

Utile (Perdita) dell'esercizio (+/-) del gruppo e di terzi 3.761

Patrimonio netto consolidato 1.596.871

Voci del patrimonio netto Gruppo bancario

Totalial 31 12 2016

Patrimonio netto consolidato 1.596.871 di cui di pertinenza di terzi 2

Deduzioni: Utile dell'esercizio di pertinenza della Capogruppo (3.761) di cui di pertinenza di terzi (2)

Strumenti di capitale (145.000)

Riserve da valutazione, utili attuariali su piani previdenziali a benefici definiti (576) di cui di pertinenza di terzi 9

Capitale sociale e Riserve di utili di pertinenza di terzi (9)

Capitale primario di classe 1 (CET1)prima dell'applicazione dei filtri prudenziali

1.447.525

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Si precisa che al 31 dicembre 2016 non sono state effettuate deduzioni per la quota eccedente il 17,65% del CET1 in riferimento a importi non dedotti per effetto della franchigia del 10% di investimenti significativi in strumenti di CET 1 in soggetti del settore finanziario e ad attività fiscali differite nette che dipendono dalla redditività futura e derivano da differenze temporanee. Tali importi non dedotti per effetto delle franchigie, che si riferiscono alle sole attività fiscali differite nette che dipendono dalla redditività futura e

CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 (CET1) prima dell'applicazione dei filtri prudenziali 1.447.525

Filtri prudenziali del CET1 (+/-) (264)

(-) Incremento di CET1 connes so con le attivi ta ' cartola ri zzate -

Copertura dei flus s i di cas s a (Cas h Flow Hedge) -

Uti l i o perdi te sul le pas s ivi ta ' va lutate a l va lore equo dovuti a l proprio meri to di credi to -

Uti l i o perdi te di va lore equo derivanti da l ri s chi o di credi to proprio del l 'ente correlato a pas s ivi ta ' derivative -

(-) Retti fi che di va lore di vigi lanza (264)

CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio 1.447.261

Elementi da dedurre (85.340)

Avviamento -

Altre a ttivi ta ' immateria l i (85.340)

Att fi s ca l i di ff che s i bas ano s ul la redd futura e non derivano da di ff temporanee a l netto del le relative pas s fis ca l i diff -

Enti IRB - eccedenza del le perdite attese ri spetto a l le rettifi che di va lore -

Fondi pens ione a pres tazione defini ta -

Partecipazioni incrociate in s trumenti CET1 -

Ecced degl i elementi da detrarre da l capi ta le aggiuntivo di clas se 1 ris petto a l capi ta le aggiuntivo di clas s e 1 -

Partecipazioni qual i fi cate a l di fuori del settore finanziario -

Cartolari zzazioni -

Trans azioni con regolamento non contes tuale -

Enti IRB - pos izioni in un pa niere per le qual i l 'ente non è in grado di s tabi l i re un fa ttore di ponderazione -

Enti IRB -esposizioni in s trumenti di capi ta le oggetto di model l i interni -

Investimenti non s igni fi cativi in s trumenti di CET1 in a ltri s oggetti de l settore fina nziario -

Attivi ta ' fis ca l i differi te che s i bas ano sul la reddi tivita ' futura ed emergono da di fferenze temporanee -

Investimenti s igni fi cativi in s trumenti di CET1 di a ltri s oggetti del s ettore finanziario -

Detrazione con sogl ia del 17,65% -

Detrazione ex art. 3 CRR -

Regime transitorio - Impatto su CET1 (5.958)

TOTALE CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 (CET1) 1.355.963

Elementi positivi di Capitale Aggiuntivo di Classe 1 145.000

Capi ta le versa to 145.000

Sovrapprezzo di emiss ione -

Elementi da dedurre -

Strumenti di AT1 detenuti direttamente -

Strumenti di AT1 detenuti indirettamente -

Strumenti di AT1 detenuti s inteticamente -

Strumenti di AT1 s ui qual i l 'ente ha l 'obbl igo rea l e o eventuale di acquis to -

Partecipazioni incrociate in s trumenti di AT1 -

Investimenti s igni fi cativi in s trumenti di AT1 in a l tri s oggetti de l settore fina nziario -

Investimenti non s igni fi cativi in s trumenti di AT1 in a l tri s oggetti del settore finanziario -

Deduzioni aggiuntive di AT1 ex Articolo 3 CRR -

Altri elementi o deduzioni di AT1 -

Regime transitorio - Impatto su CET1 -

TOTALE CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 1 (AT1) 145.000

Elementi positivi di Capitale di Classe 2 661.036

Capi ta le versa to 661.036

Sovrapprezzo di emiss ione -

Strumenti di T2 oggetto di di s pos izioni trans itorie (Grandfathering) -

Strumenti emess i da fi l i azioni inclus i nel T2 -

Strumenti emess i da fi l i azioni inclus i nel T2 per e ffetto di di sposizioni tra nsi torie -

Enti IRB - eccedenza del le retti fiche di va lore ri s petto a l le perdite attese -

Retti fi che generiche incluse nel T2 -

Elementi da dedurre (53.989)

Strumenti di T2 detenuti di rettamente (53.989)

Strumenti di T2 detenuti indi rettamente -

Strumenti di T2 detenuti s inteticamente -

Strumenti di T2 sui qual i l 'ente ha l 'obbl igo rea le o eventuale di acquis to -

Partecipazioni incrociate in s trumenti di T2 -

Investimenti non s igni fi cativi in s trumenti di T2 in a l tri soggetti del s ettore finanzia rio -

Investimenti s igni fi cativi in s trumenti di T2 in a l tri s oggetti del settore finanziario -

Ecced degl i elementi da detrarre da l capi ta le di class e 2 ris petto a l capi ta le di clas se 2 -

Detrazioni ex Articolo 3 CRR -

Elementi pos i tivi o negativi - Al tri -

Regime transitorio - Impatto su T2 2.979

TOTALE CAPITALE DI CLASSE 2 (T2) 610.026

TOTALE FONDI PROPRI 2.110.989

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derivano da differenze temporanee, non avendo il Gruppo investimenti significativi in soggetti del settore finanziario, sono inclusi nelle RWA e soggetti a ponderazione nella misura del 250%. I fondi propri consolidati al 31 dicembre 2016, determinati secondo le disposizioni di Basilea III in vigore dal 1° gennaio 2014, si attestano su di un livello di 2.111 milioni di euro ed evidenziano un decremento di circa 126 milioni di euro rispetto al valore registrato alla chiusura dell’esercizio precedente. Nella categoria dell’AT1 sono ricompresi gli strumenti di capitale diversi dalle azioni ordinarie (computate nel common equity) che rispettano i requisiti normativi previsti dal CRR per la loro inclusione. Tale aggregato ammonta al 31 dicembre 2016 ad euro 145 milioni avendo la capogruppo Deutsche Bank S.p.A. emesso in data 21 settembre 2015 uno strumento Additional Tier 1 (AT1) denominato in Euro i cui termini sono in linea con la normativa CRD IV in vigore dal 1° gennaio 2014. Le notes emesse sono del tipo Undated Non-Cumulative Fixed to Reset Rate Additional Tier 1. Il loro intero ammontare è stato sottoscritto dalla controllante Deutsche Bank AG – Francoforte. I titoli sono perpetui (con scadenza legata alla durata statutaria di Deutsche Bank S.p.A.) e potranno essere richiamati dall’emittente per la prima volta in data 30 aprile 2021 (“first call date”) e successivamente ad ogni data di pagamento cedola. Di seguito la descrizione delle caratteristiche contrattuali degli strumenti di capitale di classe 1 emessi:

STRUMENTI DI CAPITALE COMPUTABILI NEL CAPITALE AGG IUNTIVO DI CLASSE 1 (AT1) in migliaia di euro

Emittente Strumento SottoscrittoreData

emissioneData

scadenzaTasso

d'interessseImporto

originario

Quotacomputabilenel capitaleaggiuntivo di

classe 1

Deutsche Bank S.p.A Prestitoobbligazionario

Deutsche Bank AG 21/09/2015 perpetuo tasso fisso annuo 6,33%sino al 30 aprile 2021. Inseguito, se non saràesercitata la facoltà dirimborso anticipato, tassoswap a 5 anni, vigente alladata di rilevazione,maggiorato di 594 bp.

145.000 145.000

TOTALE CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 1 (AT1) 145.000

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Il capitale di classe 2 include gli strumenti di capitale e la passività subordinate di secondo livello che rispettano i requisiti normativi previsti dal CRR per la loro inclusione. Al 31 dicembre 2016 il Gruppo ha in essere un prestito obbligazionario per un importo originario di euro 370,0 milioni e tre depositi subordinati per un importo originario di euro 710,0 milioni. Il loro ammontare computabile nel capitale di classe 2, al netto dei prestiti obbligazionari riacquistati per euro 54,0 milioni, ammonta a 607,0 milioni. Di seguito l’elenco delle passività subordinate, tutte emesse dalla capogruppo Deutsche Bank S.p.A., con le loro caratteristiche contrattuali e con l’indicazione dell’importo computabile nel capitale di classe 2:

Il calcolo del regime transitorio applicabile alle riserve positive AFS, diverse da quelle afferenti i titoli governativi di paesi UE, che sono computabili per il 2016 nella misura del 20%, porta alla definizione di un ulteriore valore di euro 2.979 mila da includere nel capitale di classe 2. Complessivamente alla data del 31 dicembre 2016 il capitale di classe 2 per il Gruppo ammonta a euro 610.026 mila

PASSIVITA' SUBORDINATE COMPUTABILI NEL CAPITALE DI CLASSE 2 in migliaia di euro

Emittente Strumento SottoscrittoreData

emissioneData

scadenzaTasso

d'interessseImporto

originario

Quotacomputabilenel capitaledi classe 2

Deutsche Bank S.p.A Prestito obbligazionario Clientela 02/04/2008 02/04/2018 Euribor 3 mesi 370.000 92.652

Deutsche Bank S.p.A Deposito subordinato Deutsche Bank AG 12/04/2007 12/04/2017 Euribor 1 anno + 32 bp 150.000 8.384

Deutsche Bank S.p.A Deposito subordinato Deutsche Bank AG 24/03/2015 24/03/2025 Euribor 3 mesi + 207 bp 150.000 150.000

Deutsche Bank S.p.A Deposito subordinato Deutsche Bank AG 16/07/2015 16/07/2025 Euribor 3 mesi + 258 bp 410.000 410.000

PASSIVITA' SUBORDINATE - TOTALE ELEMENTI POSITIVI DI CLASSE 2 661.036

PASSIVITA' SUBORDINATE - TOTALE ELEMENTI DA DEDURRE - prestiti subordinati detenuti direttamente (53.989)

TOTALE PASSIVITA' SUBORDINATE COMPUTABILI NEL CAPI TALE DI CLASSE 2 607.047

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Alla data del 31 dicembre 2016 i fondi propri del Gruppo bancario Deutsche Bank S.p.A. ammontano ad euro 2.110.989 mila a fronte di un attivo ponderato di euro 15.119.902 mila, dettagliato nel capitolo che segue “Requisiti di capitale e riserve di capitale”. Si riporta in sintesi la composizione dei fondi propri con evidenza dei coefficienti di solvibilità:

FONDI PROPRI E COEFFICIENTI DI SOLVIBILITA' in migliaia di euro

FONDI PROPRI Capitale primario di classe 1 (CET1) 1.355.963

Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) 145.000

CAPITALE DI CLASSE 1 (TIER1) 1.500.963

Capitale di classe 2 (T2) 610.026

TOTALE FONDI PROPRI 2.110.989

ATTIVITA' DI RISCHIO PONDERATE Rischio di credito e di controparte 13.199.349

Rischi di mercato 122.799

Rischio operativo 1.797.754

TOTALE ATTIVITA' DI RISCHIO PONDERATE 15.119.902

COEFFICIENTI DI SOLVIBILITA'

CET1 capital ratio Capitale primario di classe 1 (CET1) / Attività di rischio ponderate 8,97

TIER1 capital ratio Capitale di classe 1 (TIER1) / Attività di rischio ponderate 9,93

TOTAL capital ratio Totale fondi propri / Attività di rischio ponderate 13,96

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Requisiti di capitale e Riserve di capitale I requisiti minimi di adeguatezza patrimoniale previsti dalla normativa prudenziale per l’esercizio 2016 sono i seguenti:

• un coefficiente di capitale primario di classe 1 almeno pari al 4,5% dell’esposizione complessiva al rischio del Gruppo;

• un coefficiente di capitale di classe 1 almeno pari al 6% dell’esposizione complessiva al rischio del Gruppo; nel 2015 la soglia era pari al 6%;

• un coefficiente di capitale totale almeno pari all’8% dell’esposizione complessiva al rischio del Gruppo.

L’adeguatezza viene misurata in ragione dell’esistenza di un patrimonio di vigilanza in misura almeno pari agli specifici “requisiti patrimoniali” previsti a fronte dei rischi tipici dell’attività bancaria. I metodi di quantificazione dei principali rischi (rischio di credito, di mercato, di controparte e operativo) sono definiti dalle specifiche normative emanate dall’Autorità di vigilanza (Accordo di Basilea 3 – Pillar 1). La nuova disciplina prevede inoltre che le banche devono detenere anche le seguenti riserve:

• la riserva di conservazione del capitale (Capital Conservation Buffer); tale riserva è volta a preservare il livello minimo di capitale regolamentare in momenti di mercato avversi attraverso l’accantonamento di risorse patrimoniali di elevata qualità in periodi non caratterizzati da tensioni di mercato. Il Buffer in oggetto deve essere pari al 2,5% (0,625% a livello Individuale) dell’esposizione complessiva al rischio del Gruppo; tale riserva è costituita dal capitale primario di classe 1;

• la riserva di conservazione di capitale anticiclica (Countercyclical Capital Buffer); tale riserva ha lo scopo di proteggere il settore bancario nelle fasi di eccessiva crescita del credito; il buffer in oggetto, infatti, consente di accumulare, durante fasi di surriscaldamento del ciclo del credito, capitale primario di classe 1 che sarà poi destinato ad assorbire le perdite nelle fasi discendenti del ciclo. A differenza della riserva di conservazione del capitale, la riserva di capitale anticiclica è imposta soltanto nei periodi di crescita del credito ed è calcolata secondo determinati criteri/coefficienti stabiliti dall’autorità di vigilanza; il regolamento delegato UE 2015/1555 del 28 maggio 2015 fissa le norme tecniche per la pubblicazione di informazioni in relazione alla conformità degli enti all'obbligo di detenere una riserva di capitale anticiclica a norma dell'art. 440 del regolamento UE 575; l'obbligo di detenere una riserva di capitale anticiclica specifica dell'ente di cui all'art. 130 della direttiva 2013/36 UE è stato applicato progressivamente a partire dal 1° Gennaio 2016;

• le riserve di capitale previste solo per gli enti a rilevanza sistemica globale (G-SII Buffer) e per gli altri enti a rilevanza sistemica (O-SII Buffer); tali riserve sono volte a imporre requisiti patrimoniali più elevati a quei soggetti che proprio per la loro rilevanza sistemica, a livello globale o domestico, pongono rischi maggiori per il sistema finanziario e una loro eventuale crisi potrebbe avere impatti a livello di sistema.

Requisiti patrimoniali relativi all’esercizio 2016 L’adeguatezza viene misurata in ragione dell’esistenza di un patrimonio di vigilanza in misura almeno pari agli specifici “requisiti patrimoniali” previsti a fronte dei rischi tipici dell’attività bancaria. I metodi di quantificazione dei principali rischi (rischio di credito, di mercato, di controparte e operativo) sono definiti dalle specifiche normative emanate dall’Autorità di vigilanza (Accordo di Basilea 2 e 3 – Pillar 1). Attualmente, le metodologie di calcolo adottate dal gruppo per i rischi di primo pilastro sono le seguenti:

Tipo di rischio Modalità di calcolo

Rischio di credito Metodo standardizzato

Rischio di controparte Metodo del valore corrente

Rischio di mercato Metodo standardizzato

Rischio operativo Metodo base (BIA)

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Il requisito patrimoniale consolidato riferito al Gruppo Deutsche Bank S.p.A. è determinato sommando i requisiti individuali delle singole società appartenenti al Gruppo bancario previa elisione dei rapporti infragruppo rientranti nel calcolo del rischio di credito e di controparte.

Capitale economico Il Capitale Economico è calcolato oltre che per tutti i rischi di primo pilastro (Credito, Mercato, Operativo) anche per il rischio strategico. Da rilevare che il calcolo da cui deriva il Capitale Economico avviene sia in funzione dei profili di rischio effettivamente in essere e sia sulla base di scenari di stress elaborati dalle funzioni di Casa Madre e adottati dalle diverse società del Gruppo DB (cd. Global Downturn Scenario). Coerentemente con le policy del Gruppo DB AG, è prevista l’adozione di approcci di stress maggiormente focalizzati sugli scenari macroeconomici, sul perimetro di stress e sull’approccio di calcolo. A tal fine è

ATTIVITA' PONDERATE PER IL RISCHIO E REQUISITI DI C APITALE (migliaia di euro)

RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE 13.199.349 1.055.948

METODO STANDARDEsposizioni verso amministrazioni centrali e banche centrali 531.466 42.517Esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali 189 15Esposizioni verso organismi del settore pubblico 6.627 530Esposizioni verso banche multilaterali di sviluppo - - Esposizioni verso organizzazioni internazionali - - Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati 951.337 76.107Esposizioni verso enti - - Esposizioni verso imprese 3.609.062 288.725Esposizioni al dettaglio 4.906.685 392.535Esposizioni garantite da ipoteche su beni immobili 2.231.680 178.534Esposizioni in stato di default 307.888 24.631Esposizioni associate ad un rischio particolarmente elevato 168.042 13.443Esposizioni sotto forma di obbligazioni garantite - - Elementi che rappresentano posizioni verso la cartolarizzazione - - Esposizioni verso enti e imprese con una valutazione del merito di credito a breve termine - - Esposizioni sotto forma di quote o di azioni di organismi di investimento collettivi (OICR) - - Esposizioni in strumenti di capitale 40.071 3.206Altre esposizioni 406.652 32.532

Credit Valuation Adjustment 39.650 3.173

RISCHI DI MERCATO 122.799 9.824

METODO STANDARDRischio generico su titoli di debito 116.729 9.338Rischio generico su titoli di capitale - - Rischio generico su opzioni - - Rischio specifico su titoli di debito - - Rischio specifico su titoli di capitale - - Rischio specifico su cartolarizzazioni - - Rischio di posizione di quote di OICR - - Rischio di regolamento - - Rischio di controparte - - Rischio di cambio 6.070 486Rischio di posizione su merci - - Rischio di posizione in merci - -

RISCHIO OPERATIVO 1.797.754 143.820

METODO BASE 1.797.754 143.820

TOTALE 15.119.902 1.209.592

Capitale primario di classe 1 / Attività di rischio ponderate (CET1 capital ratio) 8,97

Capitale di classe 1 / Attività di rischio ponderate (Tier 1 capital ratio) 9,93

Totale fondi propri / Attività di rischio ponderate (Total capital ratio) 13,96

Importi ponderati

Requisito patrimoniale

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predisposto su base periodica l’approntamento di esercizi specifici (cd. LESST: Legal Entity Stand-Alone Stress Test), reverse stress test, sensitivity analysis in base alle esigenze specifiche di valutazione. I risultati sono quindi confrontati sia con i requisiti di capitale regolamentari (determinati con metodologia standard) - per evidenziare eventuali carenze patrimoniali non intercettate dai modelli di primo pilastro - sia con il Risk Appetite Framework, il quale prevede che il Gruppo mantenga adeguati livelli di patrimonializzazione (c.d. Economic Capital Adequacy - rapporto tra la dotazione di capitale del Gruppo e la domanda di capitale determinata dai modelli di Economic Capital) definendo determinate soglie che, se superate, prevedono processi di attivazione per il ripristino del Capitale Economico entro i valori definiti nel RAF. Per gli altri rischi di secondo pilastro (es. rischio reputazionale) il resoconto ICAAP fornisce una valutazione di materialità rispetto alla realtà del Gruppo DB S.p.A. e ne indica gli eventuali impatti e le azioni mitiganti intraprese. Per tali rischi non vengano effettuate delle quantificazioni mediante l'utilizzo di modelli interni proprietari. Per ciò che concerne, infine, le valutazioni prospettiche, esse sono documentate nella Business & Risk Strategy di Gruppo (documento che viene anche allegato all'ICAAP), nella quale sono rappresentati, su un orizzonte temporale di cinque anni, gli obiettivi di business e di rischio di tutte le divisioni. Tali obiettivi sono confrontati, almeno trimestralmente, con i profili patrimoniali e di rischio effettivi e monitorati avvalendosi di un Traffic Light Framework che definisce le percentuali di scostamento dei valori actual rispetto ai valori predetti al superamento delle quali sono attivati processi di rientro."

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Rettifiche per il rischio di credito L’attività di controllo del rischio di credito è stata contraddistinta da una gestione coerente e puntuale, realizzata applicando una strategia commerciale finalizzata ad una crescita equilibrata ed allineata agli obiettivi di remunerazione del rischio degli attivi gestiti. Il raggiungimento di tale obiettivo è stato reso possibile grazie ad una tempestiva e continua azione di controllo mediante l’ottimizzazione degli strumenti e dei processi di gestione del portafoglio ed un’adeguata formazione del personale coinvolto in modo estensivo sulle attività di rilevazione del rischio. L’applicazione e la revisione continuativa di politiche creditizie atte ad un’efficiente allocazione del capitale investito e ad un’adeguata remunerazione risk-adjusted degli attivi, valorizzando l’utilizzo delle principali fonti informative disponibili e facendo leva sulle tecniche di segmentazione del portafoglio, hanno consentito una tempestiva mitigazione del rischio ed il raggiungimento degli obiettivi di performance. Il controllo del rischio ha permesso di registrare un livello di posizioni a classificazione “inadempienza probabile” e “sofferenza” in linea con le attese e significativamente inferiore a quello mediamente presente nel sistema bancario. L’attenta valutazione dei fattori di rischiosità insiti nei diversi portafogli gestiti ha comportato non solo l’adeguamento delle politiche di risk appetite del Gruppo, ma anche una coerente ridefinizione della composizione degli attivi in linea con le aspettative di remunerazione del capitale investito e in continuità rispetto al recente passato. Aspetti organizzativi Di seguito si forniscono le informazioni qualitative riguardanti la gestione del rischio di credito, in riferimento all’attività creditizia e all’operatività in contratti derivati. Quale principio generale, si evidenzia che le concessioni di credito alle diverse controparti devono sempre essere autorizzate da un soggetto/organo che disponga degli idonei poteri di concessione (prima attribuitigli). La definizione e l’attribuzione dei poteri più elevati in funzione del livello di rischio atteso, compete, nel rispetto delle policy della banca al Consiglio di Gestione. I poteri di concessione del credito sono riesaminati periodicamente, tenendo conto della qualifica e dell’esperienza dei soggetti addetti all’erogazione dei fondi. Tutte le Divisioni di business applicano, nel processo di erogazione del credito, criteri uniformi e coerenti con la natura dimensionale e la tipologia del cliente, valutando, nello specifico, il completo set informativo di natura qualitativa e quantitativa che consente una puntuale stima del rischio assunto. L’attribuzione dei relativi poteri di delibera è non solo proporzionata al livello di rischio assunto ed alla complessità della valutazione, ma è anche vincolata al superamento di una prova di idoneità a carattere continuativo su iniziativa dei concessori di facoltà. Coerentemente, particolare attenzione è stata rivolta all’ottimizzazione ed all’adeguamento dinamico della struttura di incentivazione, al fine di garantire il presidio e la corretta trasmissione dei target di rischio- rendimento dell’Istituto, formalizzati in sede di pianificazione strategica. É sempre seguito un processo di collaborazione e condivisione di competenze con la Casa Madre, finalizzato all’individuazione di benchmark di Gruppo ed al reciproco scambio di conoscenze. A titolo esemplificativo, vengono condivise analisi di mercati e settori, al fine di migliorare il processo di screening del portafoglio e di valutazione del rischio. Grande attenzione è stata prestata alla valutazione mirata di possibili ambiti di vulnerabilità degli attivi di portafoglio in scenari macroeconomici non favorevoli, al fine di identificare le eventuali necessarie azioni di contenimento del rischio. Nel corso dell’esercizio in esame, particolare enfasi è stata posta sulla ridefinizione dei processi di credito al fine renderli maggiormente coerenti in ottica cliente-centrica, al fine di massimizzare l’efficacia delle leve della gestione e al contempo ottimizzando l’efficienza degli interventi apportati nelle diverse fasi del credit life-cycle. Particolare attenzione, in ottemperanza ai requisiti normativi e in linea con le strategie gestionali del banking book di Istituto, è stata posta alla razionalizzazione delle procedure della gestione di late-collection, finalizzata alla definizione di percorsi in grado di ottimizzare lo stock sofferenziale e a ridurre i tempi medi di lavorazione. Il costante presidio dei processi di delinquency management si è sostanziato nella rifinitura delle strategie dedicate di segmentazione del portafoglio per la prioritizzazione e la modulazione delle azioni correttive in funzione delle caratteristiche del caso in gestione. Tale approccio ha consentito il controllo della qualità degli attivi mediante azioni di riduzione dell’esposizione su posizioni con profili comportamentali compatibili con un potenziale deterioramento e un rafforzamento della relazione con i clienti maggiormente virtuosi. Analogamente sono state intraprese iniziative dedicate di derisking su portafogli di attivi creditizi non più

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allineati alla proposizione di valore della banca, al fine di allineare il credit portfolio mix alle previsioni di rendimento atteso. Sistemi di gestione, misurazione e controllo Nell’ambito delle procedure e dei sistemi adottati per la gestione, misurazione e controllo del rischio è continuato il processo di rafforzamento e di ottimizzazione dei principali strumenti di presidio del rischio di credito. Gli elementi fondanti delle procedure operative di valutazione del rischio sono sintetizzabili come segue:

• attribuzione del credit risk rating; • determinazione dell’ammontare del fido concedibile e dell’iter di approvazione; • monitoraggio continuativo dei rischi; • individuazione tempestiva delle anomalie andamentali ed identificazione del percorso operativo di

de-risking delle posizioni; • monitoraggio e ristrutturazione; • revisione periodica delle policy e delle linee guida che disciplinano l’erogazione del credito; • conduzione di esercizi di stress testing.

attribuzione del credit risk rating Un elemento fondamentale del processo di approvazione del credito e di monitoraggio continuativo della qualità degli attivi è rappresentato dalla misurazione dettagliata del rischio sottostante. L’approccio utilizzato si basa sul merito creditizio della controparte, valutato portando a sintesi elementi di rischiosità diretta e indiretta, cioè connessi alla forma tecnica in affidamento. Il risultato è espresso in termini di risk rating (inteso come “probabilità di default” (Pd) con un orizzonte temporale di un anno) e influenza, insieme alle caratteristiche tecniche del fido in erogazione, il livello di facoltà richiesto per l’approvazione e le successive azioni di monitoraggio. L’approccio metodologico adottato per la determinazione del rating dipende principalmente dalla natura e tipologia dimensionale della clientela valutata contestualmente al grado di esposizione nei confronti dell’Istituto. In particolare, nel caso di clienti di maggiori dimensioni appartenenti al portafoglio di esposizioni di natura ”Non Retail”, i quali per loro esigenze finanziarie sono potenziali utilizzatori dell’intera gamma di prodotti e servizi di credito offerti dalla banca, l’assegnazione del rating scaturisce dal processo di revisione delle caratteristiche finanziarie, operative e imprenditoriali della controparte e delle caratteristiche specifiche della facilitazione in questione. Posizioni caratterizzate, per contro, da maggior granularità tipiche del portafoglio ”Retail”, basano l’assegnazione del rating su valutazioni della sostenibilità finanziaria e della predisposizione al rischio mediante profilazione socio-demografica, sempre in ottica cliente-centrica. A conclusione di tale processo è assegnato alla controparte un rating codificato all’interno della scala interna di ventuno distinti rating cui corrispondono specifiche probabilità di default. Il credit risk rating è utilizzato per determinare la possibile perdita associata a quest’ultima, contestualmente ad altri elementi quali il tasso di recupero atteso, l’importo e la durata dell’esposizione creditizia. I parametri utilizzati per la determinazione della perdita attesa sono sottoposti a controllo periodico e validati da unità operative della banca specificatamente preposte. Tutti i modelli di rating sono oggetto di una costante revisione, funzionale alla rilevazione di eventuali fonti d’in- stabilità delle dinamiche esplicative del rischio di credito e di un aggiornamento continuativo della componente di quantificazione del rischio, al fine di preservare la piena capacità predittiva nel tempo. Nello specifico, nel corso dell’esercizio in oggetto si registra, in aggiunta alle attività ordinarie di calibrazione dei parametri target, e coerentemente con l’adozione della nuova piattaforma di gestione del credito, la predisposizione di un nuovo set di modelli di quantificazione della probabilità di default in grado di consentire maggior trasversalità di valutazione sulle diverse linee prodotti/canali distributivi delle società del Gruppo.

determinazione dell'ammontare del fido concedibile e dell'iter di approvazione La decisione creditizia si riferisce sempre alla globalità dei fidi concessi ad una controparte (o gruppo di controparti). Il rinnovo periodico di affidamenti in essere è considerato alla stregua di una nuova decisione credi- tizia, essendo finalizzato ad un completo riesame degli elementi di rischiosità rilevati in sede di erogazione del finanziamento, e, come tale, richiede appropriate procedure ed approvazioni. Per le attività di credito tipiche delle divisioni commerciale e corporate, il credit report rappresenta l’esito dell’attività d’istruttoria e la principale base di valutazione per le fasi di delibera, rinnovo e revisione del credito concesso. Generalmente tali credit report sono prodotti con periodicità annuale, coerentemente con

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la frequenza attesa di aggiornamento delle informazioni utili alla valutazione del merito creditizio. Essi contengono dati settoriali, patrimoniali, finanziari, una breve descrizione dei motivi sottostanti alla richiesta ed un riassunto della valutazione creditizia. Tali informazioni per le procedure di rinnovo e revisione sono corredate dal contributo informativo delle caratteristiche comportamentali del cliente presso l’istituto e l’intero sistema finanziario. Le informazioni di natura finanziaria e qualitativa sono portate a sintesi per la determinazione del rischio atteso e dell’assunzione della decisione finale di affidamento. In particolare, recentemente si registra una rivisitazione della strategia di accettazione con l’adozione di una maggior omogeneità di criteri di costruzione del portafoglio coerentemente con il livello di risk appetite. Il controllo del rischio di credito basato sulla valutazione puntuale delle singole posizioni è integrato con la valutazione del grado di diversificazione del portafoglio nel suo complesso, al fine di mitigare il potenziale rischio di concentrazione creditizia. A tale scopo sono utilizzate strategie di diversificazione rispetto ai driver di rischio più rilevanti e applicati dei limiti di esposizione per borrower unit sottoposti a monitoraggio mediante reportistica dedicata. Per il “Retail Banking”, come per il credito al consumo, i mutui ipotecari o le carte di credito, le logiche di valutazione tengono in considerazione le caratteristiche strutturali del portafoglio in oggetto: elevato frazionamento e granularità delle esposizioni creditizie. Coerentemente, il processo di approvazione si basa sull’utilizzo estensivo di metodologie di quantificazione del rischio maggiormente automatiche basate sull’applicazione della tecnica del rating. Il monitoraggio e la rivalutazione su base continuativa del rischio si basa sull’osservazione del profilo di pagamenti su un orizzonte temporale predefinito, registrato contestualmente sia sulle esposizioni proprietarie sia a livello sistemico. Per il segmento Retail la granularità e il livello di diversificazione del portafoglio sono garantiti dall’applicazione di limiti stringenti all’importo massimo concedibile per forma tecnica di affidamento. monitoraggio continuativo dei rischi Le esposizioni ed il loro profilo andamentale sono continuamente controllati tramite procedure che si differenziano principalmente in base alla tipologia di business, con l’obiettivo di identificare prontamente e correggere potenziali fenomeni di deterioramento, sia a livello di singola esposizione sia a livello di portafoglio prodotti. Nell’esercizio in corso si è nuovamente registrato un consolidamento del processo di monitoraggio del segmento “Business Banking” mediante l’affinamento dei processi implementati sulla piattaforma di controllo dedicata, la selezione dei driver di rischiosità andamentale ritenuti rilevanti, un ulteriore potenziamento della struttura organizzativa e l’ottimizzazione del coordinamento dei ruoli operativi di gestione. individuazione tempestiva delle anomalie andamentali ed identificazione del percorso operativo di de-risking delle posizioni Il Credit Risk Management provvede, tramite la sua sezione CRM Monitoring, al monitoraggio delle anomalie “puntuali” ed “andamentali” delle posizioni. Il monitoraggio delle anomalie “puntuali” riguarda le posizioni affidate “sconfinate”, concernenti il mancato rispetto della disposizioni contrattuali relative alle modalità di utilizzo dei limiti creditizi assegnati, monitorate e gestite sulla base di regole predefinite in tema di periodicità dei controlli, importo e durata continuativa degli sconfini, modalità di intervento ed escalation. Lato processi operativi, al fine di preservare su base continuativa la qualità degli attivi si è proceduto a rafforzare ulteriormente il processo di monitoraggio della fase di “Early Delinquency” attraverso azioni di mitigazione più incisive e puntuali. Il monitoraggio mensile delle anomalie “andamentali”, relativamente ai rapporti affidati, riguarda invece la gestione di quei fenomeni che singolarmente, anche per la loro reiterazione, o insieme ad altri, siano meritevoli di rilevazione, reporting e gestione. La valutazione di tali anomalie andamentali determina una conseguente rivisitazione, da parte del Credit Risk Management, della decisione creditizia, finalizzata ad una azione di tutela del capitale investito. monitoraggio e ristrutturazione Al fine di avere una corretta percezione della propria esposizione nei confronti di ogni cliente o gruppo di clienti connessi, la banca dispone, tramite la struttura di CRM Monitoring, di una base informativa continuamente aggiornata e potenziata (mediante iniziative strategiche ad-hoc), utilizzata per poter procedere, se necessario, ad una tempestiva revisione delle linee di credito. In particolare, per il portafoglio di credito commerciale la procedura di monitoraggio ha continuato a far leva sull’adozione di uno strumento di misurazione puntuale del rischio assunto, in ottica andamentale, sulle posizioni già affidate, finalizzato al calcolo di uno score in grado di sintetizzare il livello di rischio di controparte a partire da anomalie puntuali ed andamentali di fonte interna ed esterna. revisione periodica delle policy e delle linee guida che disciplinano l'erogazione del credito In ottemperanza alle vigenti disposizioni interne, la predetta attività viene effettuata dal Credit Risk Management con frequenza annuale, salvo ulteriori interventi infra-annuali dettati da specifiche esigenze operative. L’attenzione al rischio da parte dell’istituto si traduce in politiche del credito articolate e puntuali

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che sono soggette a rivisitazione continuativa al fine di preservare la qualità degli attivi mediante la tempestiva identificazione di potenziali elementi di rischiosità. conduzione di esercizi di stress testing Al fine di valutare potenziali elementi di vulnerabilità del portafoglio a scenari macroeconomici avversi ma plausibili viene prodotto con cadenza trimestrale un esercizio di Stress Test. L'esercizio si basa sull'utilizzo di approcci metodologici differenziati per la misurazione della sensibilità degli attivi ponderati per il rischio alle condizioni di mercato associandovi una valutazione della appropriatezza della dotazione di capitale economico. Rischio di credito connesso all'operatività in contratti derivati La Capogruppo opera in derivati nei confronti della clientela sia commerciale sia istituzionale previo inquadramento di plafond operativi sulla singola controparte. Adotta un criterio prudenziale di quantificazione della rischiosità sottostante, rappresentato dalla cosiddetta "Potential Future Exposure" (PFE). La PFE esprime il rischio potenziale di un portafoglio ad una certa data futura nell’ipotesi di una variazione sfavorevole (cambi o tassi di interesse) dell’attività/passività sottostante. In generale, la variazione avversa è determinata sulla base della volatilità storica dell’attività/passività sottostante con un intervallo di confidenza del 95%. Il massimo valore assunto dalla PFE rappresenta pertanto la migliore stima dell’esposizione creditizia di un contratto derivato nell’ipotesi di un “reasonable worst case scenario”. La Capogruppo dispone di adeguati strumenti per rilevare il valore “Mark-to-Market” delle posizioni, tramite i quali monitora di volta in volta il valore puntuale dell’esposizione sulle singole controparti. Attività finanziarie deteriorate Si definiscono attività finanziarie “deteriorate” le attività per cassa (finanziamenti e titoli di debito) e "fuori bilancio” (garanzie rilasciate, impegni irrevocabili e revocabili a erogare fondi, ecc.) verso debitori che ricadono nella categoria dei “Non-performing” come definita nel Regolamento di esecuzione (UE) n. 680/2014 della Commissione. Nel corso dell'esercizio precedente erano entrati in vigore i nuovi criteri di classificazione degli attivi creditizi, con particolare focalizzazione sulle attività deteriorate. Tali disposizioni, emanate da parte della Commissione Europea attraverso la pubblicazione degli "Implementing Technical Standards" e recepite da Banca d'Italia attraverso la circolare 272, sono state totalmente adottate dal Gruppo bancario. Sono esclusi gli strumenti finanziari rientranti nel portafoglio “Attività finanziarie detenute per la negoziazione” e i contratti derivati. Un’operazione “fuori bilancio” è considerata deteriorata se, nel caso di utilizzo, può dar luogo a un’esposizione che presenta il rischio di non essere pienamente rimborsata, rispettando le condizioni contrattuali. Le garanzie vanno, in ogni caso, classificate come deteriorate se l’esposizione garantita soddisfa le condizioni per essere classificata come deteriorata. Ai fini contabili le attività finanziarie deteriorate sono ripartite nelle categorie:

• delle sofferenze, • delle inadempienze probabili, • e delle esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate,

secondo le regole di seguito specificate: Sofferenze: il complesso delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza (anche non accertato giudizialmente) o in situazioni sostanzialmente equiparabili, indipendentemente dalle eventuali previsioni di perdita formulate dalla banca. Sono escluse le esposizioni la cui situazione di anomalia sia riconducibile a profili attinenti al rischio Paese. Inadempienze probabili (“unlikely to pay”): la classificazione in tale categoria è, innanzitutto, il risultato del giudizio della banca circa l’improbabilità che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente (in linea capitale e/o interessi) alle sue obbligazioni creditizie. Tale valutazione va operata in maniera indipendente dalla presenza di eventuali importi (o rate) scaduti e non pagati. Non è, pertanto, necessario attendere il sintomo esplicito di anomalia (il mancato rimborso),

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laddove sussistano elementi che implicano una situazione di rischio di inadempimento del debitore (ad esempio, una crisi del settore industriale in cui opera il debitore). Il complesso delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso un medesimo debitore che versa nella suddetta situazione è denominato “inadempienza probabile”, salvo che non ricorrano le condizioni per la classificazione del debitore fra le sofferenze. Esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate: esposizioni per cassa, diverse da quelle classificate tra le sofferenze o le inadempienze probabili, che, alla data di riferimento della segnalazione, sono scadute o sconfinanti. Le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate possono essere determinate facendo riferimento, alternativamente, al singolo debitore o alla singola transazione. Il Gruppo, attualmente, adotta il riferimento al singolo debitore, utilizzando le seguenti regole:

• lo scaduto o lo sconfinamento deve avere carattere continuativo; • in particolare, nel caso di esposizioni a rimborso rateale deve essere considerata la rata non pagata

che presenta il ritardo maggiore; • a questi fini, rilevano le modalità di imputazione dei pagamenti alle singole rate scadute, modalità

che seguono le regole stabilite nell’art. 1193 c.c. sempreché non siano previste diverse specifiche pattuizioni contrattuali.

Qualora a un debitore facciano capo più esposizioni scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni, occorre considerare il ritardo più elevato. Nel caso di aperture di credito in conto corrente “a revoca” nelle quali il limite di fido accordato è stato superato (anche se per effetto della capitalizzazione degli interessi), il calcolo dei giorni di sconfino inizia - a seconda della fattispecie che si verifica prima – a partire dalla prima data di mancato pagamento degli interessi che determina lo sconfino oppure a partire dalla data della prima richiesta di rientro del capitale. Ai fini della determinazione dell’ammontare di esposizione scaduta e/o sconfinante si possono compensare le posizioni scadute e gli sconfinamenti esistenti su alcune linee di credito con i margini disponibili esistenti su altre linee di credito concesse al medesimo debitore. Tale compensazione va effettuata, su base giornaliera, anche ai fini della valutazione dello sconfinamento/scaduto. L'esposizione complessiva verso un debitore deve essere rilevata come scaduta e/o sconfinante qualora, alla data di riferimento della segnalazione, il maggiore tra i due seguenti valori sia pari o superiore alla soglia del 5%: a) media delle quote scadute e/o sconfinanti sull'intera esposizione rilevate su base giornaliera nell’ultimo trimestre precedente; b) quota scaduta e/o sconfinante sull'intera esposizione riferita alla data di riferimento della segnalazione. Ai fini del calcolo della soglia di rilevanza: a) fermo restando il requisito della persistenza di una posizione scaduta e/o sconfinante da più di 90 giorni, nel numeratore si considerano anche le eventuali quote scadute da meno di 90 giorni su altre esposizioni; b) nel numeratore non si considerano gli eventuali interessi di mora richiesti al cliente; c) il denominatore va calcolato considerando il valore contabile per i titoli e l’esposizione per cassa per le altre posizioni di credito. Relativamente alle esposizioni rientranti nelle classi di esposizioni “amministrazioni centrali o banche centrali”, “amministrazioni regionali o enti territoriali” ed “enti pubblici”, ai fini del calcolo di requisiti patrimoniali per il rischio di credito – metodo standardizzato - ai fini della segnalazione delle sole esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate - sia per le banche IRB sia per quelle che adottano il metodo standardizzato, il carattere continuativo dello scaduto s’interrompe quando il debitore abbia effettuato un pagamento per almeno una delle posizioni che risultino essere scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni, oppure in presenza di provvedimenti legislativi volti a determinare un temporaneo impedimento alla riscossione dei crediti nei confronti dell’amministrazione debitrice e fino a quando tali provvedimenti restano efficaci. In tal caso, l’intera esposizione scaduta va segnalata tra quelle “scadute non deteriorate”. Ove tuttavia, successivamente, si formino “nuove” esposizioni scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni (derivanti sia da nuove operazioni sia da rate di operazioni già in essere) la soglia di rilevanza va calcolata considerando anche le esposizioni scadute precedentemente riportate in bonis. Se la soglia viene superata, va segnalato l’intero importo delle esposizioni scadute e/o sconfinanti (nuove e precedenti). All’interno del Credit Risk Management esiste una specifica unità preposta al monitoraggio e alla gestione del portafoglio deteriorato. Inoltre, adeguati accantonamenti a fondo rischi su crediti vengono iscritti in conto economico a seguito di valutazioni analitiche delle esposizioni (analisi di prospettiva e tempi di recupero del credito). La gestione operativa delle esposizioni deteriorate, fino alla classificazione ad inadempienza probabile, è decentrata a livello di Sportello in virtù della titolarità della relazione, mentre il controllo e la supervisione sulla gestione stessa fanno capo alla sezione Workout & Collection del Credit Risk Management, la quale autorizza l’appostazione delle posizioni in ottemperanza ai criteri di compilazione degli schemi di vigilanza,

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sottopone a controllo le strategie di derisking introdotte a protezione del capitale e coordina le azioni con il front-end della struttura distributiva. Per le posizioni Retail la classificazione delle posizioni, in virtù della maggior rilevanza della definizione di “oggettiva inadempienza probabile”, è gestita in modo automatico, coerentemente con il processo di recupero dello scaduto, le cui fasi di esazione sono cadenzate in base alle classi di “ageing” del portafoglio. La segnalazione a sofferenze dei crediti deteriorati relativi a tutte le attività finanziarie della “Banca Commerciale” è autorizzata esclusivamente dal Credit Risk Management. Per il segmento Mutui Ipotecari, all’appostazione delle esposizioni ad inadempienza probabile alla maturazione dei 270 giorni di scaduto continuativo, segue un processo di valutazione delle condizioni di rischiosità che può condurre alla determinazione dello stato sofferenziale entro i 360 giorni di ritardo, salvo casi particolari. I fattori che possono consentire il rientro ad una classificazione in bonis delle esposizioni deteriorate sono attentamente valutati da parte del gestore della relazione con l’ausilio di rinnovati dati oggettivi e soggettivi; tale passaggio deve tuttavia essere sottoposto all’esame dei competenti organi deliberanti del Credit Risk Management per l’eventuale autorizzazione. Al fine di consentire una riclassificazione in bonis delle posizioni deteriorate non si può prescindere dal rimborso dell’esposizione scaduta pregressa. Per quanto attiene alle attività finanziarie oltre un certo ammontare, le rettifiche di valore rispecchiano le previsioni di recupero dedotte dalla valutazione analitica di ogni singola posizione deteriorata. Differentemente, per i crediti di entità modesta le rettifiche di valore sono stabilite automaticamente, sulla base di un modello statistico aggiornato con cadenza periodica in grado di cogliere le dinamiche di rischiosità del portafoglio e tradurle in appropriati livelli di copertura del rischio. La rivisitazione periodica della modellistica dedicata ed i criteri guida per la determinazione delle rettifiche di valore a carattere specifico sono stati improntati ad un sempre maggior conservativismo finalizzati ad una rappresentazione prudenziale degli attivi creditizi in bilancio. Sia la gestione, sia il controllo delle attività finanziarie deteriorate, nonché le modalità di valutazione delle rettifiche di valore, sono supportati da strumenti informatici con un crescente grado di efficienza e precisione. Nell’ambito del Business Banking le attività di collection e recoveries sono svolte dall’unità a ciò preposta della sezione Workout & Collection, mentre nell’ambito del portafoglio “Retail”, le attività di collection e recoveries sono caratterizzate da un maggior grado di automazione e modulate in funzione della classificazione delle posizioni in termini di giorni di scaduto. La traduzione pratica delle strategie di recupero è in carico alla sezione U.O. Collection. Rettifiche di valore specifiche e generiche Ad ogni chiusura di bilancio o di situazione infrannuale viene effettuata una ricognizione dei crediti volta ad individuare quelli che, a seguito del verificarsi di eventi occorsi dopo la loro iscrizione, mostrino oggettive evidenze di una possibile perdita di valore. Rientrano in tale ambito i crediti ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza, inadempienza probabile o esposizione scaduta e/o sconfinante deteriorate secondo le attuali regole di Banca d’Italia, coerenti con la normativa IAS. Detti crediti deteriorati sono oggetto di un processo di valutazione specifica e l’ammontare della rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello stesso al momento della valutazione ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario. I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo delle eventuali garanzie nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero dell’esposizione creditizia. I flussi di cassa relativi a crediti, il cui recupero è previsto entro breve durata, non vengono attualizzati. Il tasso effettivo originario di ciascun credito rimane invariato nel tempo ancorché sia intervenuta una ristrutturazione del rapporto che abbia comportato la variazione del tasso contrattuale ed anche qualora il rapporto divenga, nella pratica, infruttifero di interessi contrattuali. La rettifica di valore è iscritta a Conto economico. Il valore originario dei crediti viene ripristinato negli esercizi successivi nella misura in cui vengano meno i motivi che ne hanno determinato la rettifica purché tale valutazione sia oggettivamente collegabile ad un

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evento verificatosi successivamente alla rettifica stessa. La ripresa di valore è iscritta nel Conto economico e non può in ogni caso superare il costo ammortizzato che il credito avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche. I crediti per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze oggettive di perdita e cioè, di norma, i crediti in bonis, ivi inclusi quelli verso controparti residenti in paesi a rischio, sono sottoposti alla valutazione di una perdita di valore collettiva (generica). Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini di rischio di credito e le relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, fondate su elementi osservabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore della perdita latente in ciascuna categoria di crediti. Le rettifiche di valore determinate collettivamente sono imputate nel Conto economico. Ad ogni data di chiusura del bilancio e delle situazioni infrannuali le eventuali rettifiche aggiuntive o riprese di valore vengono ricalcolate in modo differenziale con riferimento all’intero portafoglio di crediti in bonis alla stessa data. Aspetti quantitativi Per le informazioni di tipo quantitativo si rinvia alle tabelle pubblicate nella Nota integrativa al Bilancio consolidato del Gruppo Deutsche Bank S.p.A., parte E, Informazioni sui rischi e sulle politiche di copertura: – Sezione 1 Rischi del Gruppo Bancario, 1.1 Rischio di credito, Informazioni di natura quantitativa - capitolo A. qualità del credito,

• A.1 Esposizioni creditizie deteriorate e in bonis: consistenze, rettifiche di valore, dinamica, distribuzione economica e territoriale;

• B Distribuzione e concentrazione delle esposizioni creditizie. 1.3 Rischio di liquidità, Informazioni di natura quantitativa,

• Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie.

Ad integrazione delle tabelle di bilancio riguardanti le esposizioni creditizie, di seguito si riportano gli ammontari delle esposizioni nette per cassa e fuori bilancio verso le PMI:

ESPOSIZIONI NETTE VERSO PMI in migliaia di euro

- per cassa 951.164

- fuori bilancio 336.315

TOTALE ESPOSIZIONE 1.287.479

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Politica di remunerazione Lo Statuto di Deutsche Bank S.p.A. stabilisce che l’approvazione delle politiche di remunerazione e incentivazione spetta all’Assemblea per quanto riguarda i componenti del Consiglio di Sorveglianza e del Consiglio di Gestione (art. 7, comma 3), e al Consiglio di Sorveglianza, relativamente ai dipendenti e ai collaboratori non legati alla Società da rapporti di lavoro subordinato (art. 20, lett. p). Analogamente, l’art. 7, comma 3 dello Statuto di Finanza & Futuro Banca S.p.A. e l’art. 7, comma 2 dello Statuto di Deutsche Bank Mutui S.p.A. stabiliscono che è compito dell’Assemblea approvare le politiche di remunerazione degli Amministratori, dei dipendenti e dei collaboratori non legati alla Società da rapporti di lavoro subordinato. Inoltre, la Parte Prima, Titolo IV, Capitolo 2, Sezione I, Paragrafo 8, della Circolare “Disposizioni di vigilanza per le Banche” n. 285 del 17 dicembre 2013 (come successivamente modificata, in particolare con il 7° Aggiornamento del 18 novembre 2014) prevede che “le banche che siano filiazione di una società capogruppo avente sede in un altro Stato dell’Unione Europea, qualora incluse nell’ambito delle politiche di remunerazione e incentivazione definite dalla capogruppo estera, possono non elaborare un proprio documento sulle politiche di remunerazione e incentivazione se quello predisposto dalla capogruppo estera tiene debitamente conto delle specificità della banca o del gruppo italiani sotto il profilo operativo e assicura il rispetto delle presenti disposizioni”. Il Consiglio di Sorveglianza di Deutsche Bank S.p.A. ha aggiornato le politiche di remunerazione relative ai dipendenti legati alla Società da rapporti di lavoro subordinato, approvando il documento “2016 DB Remuneration Framework”, nonché le politiche di differimento, le condizioni di performance e le clausole di forfetizzazione. Analogamente, in linea con gli orientamenti della Capogruppo, il Consiglio di Amministrazione di Finanza & Futuro Banca S.p.A. e di Deutsche Bank Mutui S.p.A. hanno approvato tali politiche. In linea con le disposizioni normative, le informative sulle politiche e prassi di remunerazione ed incentivazione adottate dalle banche del Gruppo sono state sottoposte alle rispettive Assemblee. Ragioni e finalità perseguite con la politica retributiva In materia di politica retributiva, le finalità perseguite dal Gruppo Deutsche Bank, sono così riassumibili: • supportare la strategia di Deutsche Bank quale banca universale e client-focused, attraendo e

trattenendo i talenti nell’ambito dei diversi modelli di business e nei paesi in cui è presente; • supportare le performance di lungo periodo, lo sviluppo sostenibile e le relative strategie di rischio

della Banca; • supportare le performance di lungo periodo basate su un rigoroso controllo dei costi e la costante

ricerca di efficienza; • assicurare che le prassi retributive siano prudenti e correlate ai risultati di performance corretti per i

rischi, prevenendo inappropriate assunzioni di rischio, assicurandone la compatibilità con la pianificazione del capitale e della liquidità e la conformità alle normative;

• riaffermare i valori della banca: Integrity, Sustainable performance, Client centricity, Innovation, Discipline, Partnership.

Processo decisionale e governance

A livello globale, la determinazione delle politiche retributive e la loro attuazione, la cui responsabilità finale è in capo al Management Board della Casa Madre Deutsche Bank AG, è governata da una specifica struttura (Global Reward Governance Structure) che ha il compito di monitorare la conformità rispetto alle specifiche stabilite dalle Autorità Regolamentari. Tale struttura è diretta dal “Senior Executive Compensation Committee” (SECC), comitato delegato dal Management Board che sovraintende a tutte le decisioni relative alla definizione della compensation strategy. Il SECC è supportato da diversi Comitati, tra i quali evidenziamo il Global Compensation Oversight Committee (GCOC) e il Forfeiture & Suspension Review Committee (FSRC), quest’ultimo con autorità decisionale su eventuali forfetizzazioni e/o sospensioni di remunerazione variabile. Inoltre, all’interno del Supervisory Board della Casa madre è presente il Compensation Control Committee (CCC), le cui responsabilità includono il monitoraggio e il controllo dell’appropriatezza della struttura dei sistemi di remunerazione dei membri del Management Board e di tutti i dipendenti individuati dal SECC. Un

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ulteriore livello di controllo è rappresentato dal Compensation Officer, nominato dal Management Board, che supporta sia il Supervisory Board che il CCC nell’attività di monitoraggio sui sistemi di remunerazione di cui sopra. Politiche di remunerazione per l'anno 2016

In via di premessa occorre rilevare che, nel corso del 2016, la Casa Madre Deutsche Bank AG ha introdotto il New Compensation Framework – recepito dal Supervisory Board di Deutsche Bank S.p.A. e dal Consiglio di Amministrazione di Finanza & Futuro Banca S.p.A. e di Deutsche Bank Mutui S.p.A. – definendo una nuova struttura della remunerazione per i dipendenti, con lo scopo di favorire e incentivare una performance più sostenibile e stabilire un sistema di remunerazione più trasparente e coerente, finalizzato al raggiungimento delle cinque finalità sopra citate. In questo contesto, Deutsche Bank adotta un approccio basato sulla Total Compensation, la cui struttura si articola in due componenti principali. Nel dettaglio:

• una componente fissa (Fixed Pay) determinata dal livello di responsabilità, grado locale e Corporate Title globale, complessità professionale, confronto con il mercato nazionale e internazionale, seniority e che rispecchia le competenze, l’esperienza e il ruolo dei dipendenti all’interno dell’organizzazione;

• una componente variabile (Variable Compensation) determinata principalmente dai risultati di performance dell’anno, tenuto conto anche dei risultati degli anni precedenti e quindi della stabilità dei risultati stessi, dei comportamenti organizzativi nonché, per le posizioni interessate, anche delle capacità di gestione del rischio.

Il nuovo framework ha previsto l’introduzione del concetto di Reference Total Compensation (remunerazione totale di riferimento), che descrive il valore della retribuzione di riferimento per il dipendente al momento della definizione delle retribuzioni variabili per l'anno di competenza, qualora la Banca, a sua completa discrezione e sulla base delle disponibilità del Gruppo, ritenga che le aspettative sulle performance a livello di Gruppo, di Divisione ed individuale, ove previsto, siano state soddisfatte. La Reference Total Compensation non è, e non deve essere considerata come, una promessa o garanzia di pagamento di un determinato ammontare di remunerazione variabile o complessiva, pertanto la remunerazione complessiva effettiva di un dipendente può discostarsi (in diminuzione o aumento) dalla Reference Total Compensation, che è rivista di anno in anno a completa discrezione della Banca. Al fine di garantire una maggiore uniformità a livello di Gruppo, il nuovo compensation framework prevede che il rapporto tra il Fixed Pay e la Reference Total Compensation rispetti determinate soglie a seconda del Corporate Title del dipendente e della divisione di appartenenza. La componente variabile della remunerazione è così articolata: • Group Variable Compensation (GVC), che rappresenta un collegamento tra i risultati di Gruppo e la

remunerazione dei dipendenti e ne riconosce il contributo al successo dell’organizzazione. La componente variabile di gruppo è determinata dal Management Board della Casa madre Deutsche Bank AG sulla base dell’andamento annuale di quattro Key Performance Indicators: • Common Equity Tier 1 (CET1) ratio • Leverage Ratio • Adjusted cost base • RoTE (Post-tax return on tangible shareholders’ equity)

• Individual Variable Compensation (IVC), che riconosce discrezionalmente la performance individuale, sulla base degli obiettivi assegnati, delle aspettative e dell’aderenza ai Values & Beliefs di Deutsche Bank. L’erogazione di tale componente è riservata ai dipendenti con il Corporate Title di Vice President, Director e Managing Director.

Sia la Group che la Individual Variable Compensation costituiscono la base di definizione della Reference Total Compensation. Per i dipendenti privi di Corporate Title o con Corporate Title fino ad Assistant Vice President, è prevista esclusivamente l’erogazione della Group Variable Compensation. Inoltre, essi possono essere presi in considerazione per il Recognition Award, volto a riconoscere il contributo di impatto rilevante apportato dal dipendente in occasione di uno specifico processo o progetto o a fronte, comunque, di una prestazione ritenuta eccezionale. Il Recognition Award, pur trattandosi di remunerazione variabile, non rientra nel computo della Reference Total Compensation. Per quanto riguarda l’anno di performance 2016, l’assegnazione del Recognition Award è avvenuta in due cicli, rispettivamente a settembre 2016, con pagamento a novembre 2016, e febbraio 2017, con pagamento ad aprile 2017.

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Struttura della remunerazione variabile 2016 Lo schema di riferimento per la compensation per l’anno 2016 è stato approvato dalla Casa Madre, dal Supervisory Board di Deutsche Bank S.p.A e dal Consiglio di Amministrazione di Finanza & Futuro Banca S.p.A. e di Deutsche Bank Mutui S.p.a. e prevede che:

a) ai premi di remunerazione variabile 2016 si applichino, in base al loro ammontare, determinate strutture e meccanismi di differimento. Qualora sia inferiore a 50.000 Euro, la remunerazione variabile 2016 è completamente erogata sotto forma di cash upfront;

b) i dipendenti che non rientrano della categoria del “Personale più rilevante”, la cui remunerazione variabile 2016 sia pari o superiore a 50.000 Euro, siano soggetti ai seguenti meccanismi di differimento: • una quota della remunerazione variabile sia differita nel tempo, per un periodo non inferiore

ai quattro anni, in quattro tranche di uguale ammontare. Tale componente differita è costituita da due parti (ciascuna uguale al 50%): una parte definita Restricted Equity Award (REA, basata su azioni della Deutsche Bank AG) e una parte definita Restricted Incentive Award (RIA, basata su erogazioni per cassa);

• la componente upfront della remunerazione variabile sia interamente costituita da cash. c) il gruppo del “Personale più rilevante” sia oggetto di specifica disciplina all’interno delle politiche di

remunerazione. Tali politiche, qualora la remunerazione variabile 2016 sia pari o superiore a 50.000 Euro, prevedono che: • una quota sostanziale della remunerazione variabile sia differita nel tempo, per un periodo non

inferiore ai quattro anni, in quattro tranche di uguale ammontare. Tale componente differita è costituita da due parti (ciascuna uguale al 50%): una parte definita Restricted Equity Award (REA, basata su azioni della Deutsche Bank AG e soggetta a un “retention period” di sei mesi) e una parte definita Restricted Incentive Award (RIA, basata su erogazioni per cassa);

• la componente upfront della remunerazione variabile sia suddivisa in due quote pari al 50%, di cui una da pagarsi cash e una quota in azioni soggetta a un “retention period” di dodici mesi;

d) la posizione di Consigliere Delegato e Chief Country Officer, essendo in grado di influenzare in maniera significativa le performance della Banca nel lungo periodo, sia identificata, a livello globale, come appartenente al “Senior Management Cadre”. Oltre alle già citate condizioni relative al “Personale più rilevante”, a questa vengono applicate clausole più restrittive che prevedono che la quota azionaria (REA) della componente differita venga pagata in un’unica soluzione dopo un periodo di 4,5 anni (Settembre 2021) e sia poi soggetta a un ulteriore retention period di sei mesi.

e) inoltre, in pieno allineamento con le disposizioni di Banca d’Italia, siano confermate le specifiche disposizioni introdotte nel 2015 per i dipendenti identificati come Material Risk-Takers, la cui remunerazione totale 2016 è superiore a 500.000 Euro. Nel dettaglio: • la remunerazione variabile upfront sotto forma di azioni (Equity Upfront Award – EUA) soggetta

ad un retention period di due anni; • la remunerazione variabile differita sotto forma di cash (Restricted Incentive Award – RIA)

soggetta ad un differimento quinquennale in equivalenti tranche di pagamento; • la remunerazione variabile differita sotto forma di azioni (Restricted Equity Award – REA)

soggetta ad un differimento quinquennale in equivalenti tranche di pagamento, ciascuna delle quali è seguita da un retention period di sei mesi.

f) la remunerazione variabile differita sia soggetta a specifiche clausole di malus e claw back, previste in caso di deterioramento/riduzione dei ricavi, dimissioni, licenziamenti o comunque di comportamenti, da parte dei titolari delle posizioni, tali da rappresentare una rilevante violazione della normativa.

Erogazione della remunerazione variabile 2016 Fermo restando il recepimento delle politiche di remunerazione sopra descritte, nel mese di gennaio 2017 il Management Board della Casa madre Deutsche Bank AG ha stabilito di ridurre in maniera sostanziale il pagamento della remunerazione variabile per l’anno di performance 2016. Tale decisione è stata recepita dal Supervisory Board di Deutsche Bank S.p.A. e dal Consiglio di Amministrazione di Finanza & Futuro Banca S.p.A. e di Deutsche Bank Mutui S.p.A.. Pertanto, l’erogazione della remunerazione variabile è avvenuta come di seguito:

• è stata confermata l’erogazione della Group Variable Compensation ai dipendenti privi di Corporate Title o con Corporate Title fino ad Assistant Vice President incluso. Inoltre, essi sono stati presi in considerazione per i due cicli di nomine del Recognition Award 2016;

• i dipendenti con il Corporate Title di Vice President, Director e Managing Director non hanno ricevuto la Individual Variable Compensation, ma esclusivamente la Group Variable Compensation;

• la Group Variable Compensation è stata allocata a ciascun dipendente sulla base del Corporate Title e di relative percentuali sulla Reference Total Compensation. La GVC è stata erogata a tutto il personale che risultasse effettivamente in servizio al 1 marzo 2016, eccezion fatta per coloro che hanno ricevuto una performance evaluation negativa per il 2016 o siano coinvolti in procedure disciplinari.

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L’unica eccezione agli scenari di cui sopra è rappresentata da un limitato numero di dipendenti delle unità organizzative Private & Business Banking (PBB) e Deutsche Bank Easy con il Corporate Title di Vice President, che hanno ricevuto un premio di remunerazione variabile derivante da un sistema di incentivazione concernente il conseguimento di risultati commerciali e reddituali (“Management by Objectives” – cd. “FAB”), con riferimento ai soli primi due trimestri del 2016. A partire da luglio 2016, infatti, il sistema di incentivazione FAB è stato interrotto. Tale sistema considerava anche fattori qualitativi quali l’”Operational rating”, che misurava i rischi, le irregolarità e le anomalie operative, i reclami della clientela nonché i risultati di una indagine esterna, condotta a livello di singolo sportello in merito alla Customer Satisfaction. In questo caso erano predeterminati i livelli di risultati attesi premiati e i relativi criteri. Per quanto riguarda l’unità organizzativa Deutsche Bank Easy, gli obiettivi e gli importi incentivanti non erano attribuiti a livello di singolo dipendente, bensì ad ogni sportello e distretto, e successivamente distribuiti in base a criteri specifici predefiniti. Anche in questo caso erano presi in considerazione fattori qualitativi, nello specifico il “Rischio di recente produzione”. Key Retention Plan 2017 È opportuno dare conto, seppure abbia competenza nell’anno 2017, del fatto che, al fine di incentivare la permanenza nel Gruppo di un selezionato e ristretto numero di dipendenti che occupano posizioni considerate rilevanti per il successo e la performance della Banca nel lungo periodo e la cui eventuale sostituzione è ritenuta complessa, è stato lanciato il Key Retention Plan (KRP). Il Key Retention Plan è un piano di incentivazione a lungo termine che permette, anche grazie alla sua particolare strutturazione, di allineare gli obiettivi di coloro che occupano le posizioni cruciali della Banca con i target di medio-lungo periodo sia della strategia di Gruppo, che degli azionisti. Il piano di retention non è stato designato come retribuzione volta a riconoscere il contributo e la performance individuale del 2016, bensì è stato ideato per risaldare il rapporto con uno specifico numero di dipendenti e favorirne il commitment verso gli obiettivi e la strategia di lungo periodo della Banca. Pertanto, i premi di retention, non rientrano nel computo né della Variable Compensation 2016, né della Reference Total Compensation, pur essendo considerati come retribuzione variabile ai fini della normativa di vigilanza. Al Key Retention Plan è applicato un meccanismo di differimento integrale dell’ammontare del premio assegnato. Tale premio è costituito da una componente cash (Restricted Cash award) e una basata su azioni della Deutsche Bank AG (Restricted Equity award), la cui erogazione è correlata all’andamento del prezzo del titolo stesso. I dipendenti identificati come Material Risk-Takers riceveranno il premio composto per il 50% da cash e per il 50% da equity:

• il 50% della componente cash sarà erogato a marzo 2021 e il restante 50% a marzo 2022; • il 50% della componente equity sarà assegnato a marzo 2021 e il restante 50% a marzo 2022. Ad

entrambe le tranche sarà applicato un retention period di 12 mesi, che consentirà l’effettivo pagamento rispettivamente a marzo 2022 e marzo 2023.

Inoltre, sono previste condizioni di performance più stringenti, legate ad indicatori come l’IBIT di Gruppo e Divisionale, il CET1 e l’andamento del prezzo del titolo Deutsche Bank AG. I dipendenti non rientranti nella categoria dei Material Risk-Takers riceveranno il premio con la medesima composizione in cash ed equity, tuttavia:

• la componente cash sarà corrisposta in tre tranche annuali di uguale ammontare, rispettivamente a Marzo 2018, 2019 e 2020;

• la componente azionaria sarà integralmente assegnata e contestualmente liquidata dopo 3 anni, a Marzo 2020.

Per tale categoria di dipendenti, sono previste condizioni di performance che riguardano esclusivamente l’IBIT di Gruppo, il CET1 e l’andamento del prezzo del titolo Deutsche Bank AG. Al Key Retention Plan, indipendentemente dalla categoria di appartenenza, si applicano specifiche clausole di forfetizzazione, previste in caso di deterioramento/riduzione dei ricavi, dimissioni, licenziamenti o comunque di comportamenti, da parte dei titolari delle posizioni, tali da rappresentare una rilevante violazione della normativa.

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Impatto sul rispetto dei requisiti prudenziali1

Deutsche Bank S.p.A. Rapporto tra retribuzioni variabili corrisposte nel 2017 (esclusa la componente differita nel 2018 e successivi) con riferimento all’anno 2016 e precedenti e patrimonio di vigilanza al 31/12/2016: 1,16%

Rapporto tra retribuzioni variabili corrisposte nel 2017 (esclusa la componente differita nel 2018 e successivi) con riferimento all’anno 2016 e precedenti e utile lordo al 31/12/2016: 42%.

Finanza & Futuro Banca S.p.A. Rapporto tra retribuzioni variabili corrisposte nel 2017 (esclusa la componente differita nel 2018 e successivi) con riferimento all’anno 2016 e precedenti e patrimonio di vigilanza al 31/12/2016: 8,89%

Rapporto tra retribuzioni variabili corrisposte nel 2017 (esclusa la componente differita nel 2018 e successivi) con riferimento all’anno 2016 e precedenti e utile lordo al 31/12/2016: 2,57%.

Deutsche Bank Mutui S.p.A. Rapporto tra retribuzioni variabili corrisposte nel 2017 (esclusa la componente differita nel 2018 e successivi) con riferimento all’anno 2016 e precedenti e patrimonio di vigilanza al 31/12/2016: 1,05% Nell’anno 2016, in nessuna Banca del Gruppo sono stati stipulati contratti individuali che prevedano clausole particolari in caso di conclusione anticipata del rapporto di lavoro. Identificazione del "Personale più rilevante" – 37 Material Risk-Takers Il processo di identificazione dei Material Risk-Takers (MRTs) è stato condotto congiuntamente a livello globale dalla Casa Madre Deutsche Bank AG e a livello di ogni singola legal entity inclusa nell’analisi secondo i criteri di significatività dell’EBA. All’interno del Gruppo Deutsche Bank S.p.A. sono state prese in considerazione Deutsche Bank S.p.A., Finanza & Futuro Banca S.p.A. e Deutsche Bank Mutui S.p.A..

Deutsche Bank S.p.A. – 31 Material Risk-Takers L’applicazione dei criteri qualitativi e quantitativi previsti dal Regolamento Delegato n. 604/2014 ha portato all’identificazione di 30 collaboratori all’interno della categoria del “personale più rilevante”. Nel dettaglio:

• 11 dipendenti che siedono nel Consiglio di Gestione di Deutsche Bank S.p.A. ovvero nel Consiglio di Amministrazione di Finanza & Futuro Banca S.p.A. e/o di Deutsche Bank Mutui S.p.A. (articolo 3, comma 1);

• un dipendente membro di un comitato responsabile della gestione del rischio di credito (articolo 3, comma 3);

• 4 dipendenti responsabili delle funzioni aziendali di controllo Audit, Compliance, Risk Control (fino al 31 agosto 2016) e Anti-Financial Crime (articolo 3, comma 4);

• 3 dipendenti responsabili di unità operative rilevanti ai sensi dell’art. 142 par.1 del Regolamento UE n. 575/2013 (articolo 3, comma 6);

• 4 dipendenti che riferiscono direttamente ai responsabili delle unità organizzative rilevanti di cui al punto precedente (articolo 3, comma 8);

• 4 dipendenti responsabili delle funzioni Legal, Treasury, Tax e Information Technology (quest’ultimo dipendente di DB Consorzio S.c.a r.l) (articolo 3, comma 9);

• un dipendente con potere di approvare o vietare l’introduzione di nuovi prodotti (articolo 3, comma 14)

due dipendenti secondo i criteri quantitativi di cui all’articolo 4, comma 1. In piena conformità con le disposizioni normative, in aggiunta ai 30 collaboratori di cui sopra, è stato identificato nella categoria del “Personale più rilevante” un ulteriore dipendente che ha interrotto il proprio

1 Nel calcolo di tali impatti è stato incluso l'accantonamento per il secondo ciclo del recognition award 2016, con pagamento ad Aprile 2017, pari a euro 1.887.152 per Deutsche Bank S.p.A., euro 39.084 per Finanza & Futuro Banca S.p.A. ed euro 14.199 per Deutsche Bank Mutui S.p.A..

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rapporto di lavoro con il Gruppo Deutsche Bank S.p.A. nel corso dell’anno 2016, per un totale complessivo di 31. Il dipendente rientra nella categoria dei Material Risk-Takers, in quanto responsabile di un membro del personale già identificato come Risk-Taker secondo gli articoli 3(1) – 3(14) (articolo 3, comma 15).

Finanza & Futuro Banca S.p.A. – 3 Material Risk-Takers L’applicazione dei criteri qualitativi e quantitativi previsti dal Regolamento Delegato n. 604/2014 ha portato all’identificazione di 3 dipendenti come “personale più rilevante”. Nel dettaglio:

• un dipendente è stato identificato secondo le disposizioni dell’articolo 3, comma 1, in quanto membro del Consiglio di Amministrazione di Finanza & Futuro Banca S.p.A.;

• due dipendenti sono stati identificati secondo quanto previsto dall’articolo 3, comma 8, poiché riferiscono direttamente al responsabile (già identificato con il criterio di cui sopra) di un’unità organizzativa rilevante ai sensi dell’art. 142 par.1 del Regolamento UE n. 575/2013;

Deutsche Bank Mutui S.p.A. – 3 Material Risk-Takers L’applicazione dei criteri qualitativi e quantitativi previsti dal Regolamento Delegato n. 604/2014 ha portato all’identificazione di 2 dipendenti come “personale più rilevante”. Nel dettaglio:

• un dipendente è stato identificato secondo le disposizioni dell’articolo 3, comma 4, in quanto responsabile di una funzione aziendale di controllo;

• un dipendente è stato identificato secondo quanto previsto dall’articolo 3, comma 8, poiché riferisce direttamente al responsabile di un’unità organizzativa rilevante ai sensi dell’art. 142 par.1 del Regolamento UE n. 575/2013;

In piena conformità con le disposizioni normative, in aggiunta ai 2 collaboratori di cui sopra, è stato identificato nella categoria del “Personale più rilevante” un ulteriore dipendente che ha interrotto il proprio rapporto di lavoro con Deutsche Bank Mutui S.p.A. nel corso dell’anno 2016, per un totale complessivo di 3. Il dipendente rientra nella categoria dei Material Risk-Takers, secondo quanto disposto dall’articolo 3, comma 1. All’interno del Gruppo Deutsche Bank S.p.A.:

• 1 collaboratore, appartenente alla categoria del “Personale più rilevante”, ha avuto un differimento della remunerazione variabile di competenza 2016. Il totale degli importi differiti corrisponde a € 93.928;

• solo un collaboratore ha ottenuto una remunerazione complessiva nel 2016 superiore al milione di euro;

• nessun dipendente presenta un rapporto tra remunerazione fissa e remunerazione variabile superiore a 1:1 per quanto riguarda l’anno di performance 2016;

Deutsche Bank S.p.A. - Informazioni complessive sulle retribuzioni relative al

2016

Private & Commercial Clients

Totale retribuzione fissa € 131.954.854 Totale retribuzione variabile € 4.538.658 Wealth Management

Totale retribuzione fissa € 7.157.604 Totale retribuzione variabile € 315.289

Global Transaction Banking

Totale retribuzione fissa € 5.140.222 Totale retribuzione variabile € 203.552

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Regional Management & Infrastructure

Totale retribuzione fissa € 23.080.471 Totale retribuzione variabile € 864.536 Accantonamento complessivo per il secondo ciclo del Recognition Award (pagamento Aprile 2017):

€ 1.887.152 Totale Key Retention Plan DB S.p.A. € 6.273.135 All’interno di Deutsche Bank S.p.A. un dipendente ha avuto un differimento della remunerazione variabile di competenza 2016 (importi differiti €93.928) e un solo dipendente ha ottenuto una remunerazione complessiva nel 2016 superiore al milione di euro, collocandosi nella fascia tra 1,5 e 2 milioni di euro.

Personale più rilevante (Totale 31 dipendenti, di cui 1 cessato) Totale remunerazione fissa 2016: € 7.487.789 Totale remunerazione variabile 2016: € 624.223 Remunerazione variabile relativa al 2016 ed erogata nel 2017: € 530.295, di cui € 498.896 cash e € 31.309 equity. Remunerazione variabile relativa al 2016, da differire a partire dal 2018: € 93.928, di cui 50% RIA – Restricted Incentive Award (cash) e 50% REA – Restricted Equity Award (deferred equity). La remunerazione variabile differita è soggetta a clausole di malus. Remunerazione variabile erogata nel 2016 e relativa ad anni precedenti: € 3.611.345, di cui € 3.277.369 cash e € 333.976 equity. Remunerazione complessiva corrisposta per le cariche di Consigliere di Gestione di Deutsche Bank S.p.A. e/o di Consigliere di Amministrazione di Finanza & Futuro Banca S.p.A. e/o Deutsche Bank Mutui S.p.A.: € 220.000, a fronte di n° 18 cariche ricoperte da dipendenti. Totale Key Retention Plan 2017: € 4.186.488, di cui 50% cash e 50% equity Importi delle remunerazioni differite riconosciuti durante l’esercizio, pagati e ridotti mediante correzioni delle performance: non si registrano casi di specie. Nuovi pagamenti per trattamenti di inizio rapporto pagati nel 2016: non si registrano casi di specie. Pagamenti per trattamenti di fine rapporto riconosciuti nel 2016: non si registrano casi di specie.

Collaboratori non legati alla Società da rapporti di lavoro subordinato Non risultano in essere rapporti di collaboratori non legati alla società da rapporti di lavoro subordinato che siano interessati dalla Normativa di vigilanza di cui alla presente informativa.

Finanza & Futuro Banca S.p.A. - Informazioni complessive sulle retribuzioni

relative al 2016 Totale retribuzione fissa 2016: € 3.616.938 Totale retribuzione variabile 2016: € 122.173 Totale Key Retention Plan 2017: € 306.000 Accantonamento complessivo per il secondo ciclo del Recognition Award: € 39.084. All’interno di Finanza & Futuro Banca S.p.A., nessun dipendente ha avuto un differimento della remunerazione variabile di competenza 2016, né ottenuto una remunerazione complessiva nel 2016 che ha superato il milione di euro.

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Personale più rilevante (Totale 3 dipendenti) Remunerazione fissa 2016: € 461.672 Remunerazione variabile 2016: € 40.513 Remunerazione variabile 2016 erogata nel 2017: € 40.513 (100% cash upfront). Remunerazione variabile 2016 differita a partire dal 2018: assente. Remunerazione variabile pagata nel 2016 e di competenza di anni precedenti: € 162.959 di cui € 139.627 cash e € 23.332 equity. Totale Key Retention Plan 2017: € 282.000 (50% cash, 50% equity) Remunerazione complessiva corrisposta per la carica di Consigliere di Amministrazione di Finanza & Futuro Banca: € 10.000, a fronte di n° 1 carica ricoperta da dipendenti. Importi delle remunerazioni differite riconosciuti durante l’esercizio, pagati e ridotti mediante correzioni delle performance: non si registrano casi di specie. Nuovi pagamenti per trattamenti di inizio rapporto pagati nel 2016: non si registrano casi di specie. Pagamenti per trattamenti di fine rapporto riconosciuti nel 2016: non si registrano casi di specie.

Collaboratori non legati alla Società da rapporti di lavoro subordinato –

Promotori finanziari In linea con le disposizioni normative, l’identificazione dei Material Risk-Takers tramite l’applicazione dei Regulatory Technical Standards è stata svolta anche per la categoria dei promotori finanziari. In tale contesto, sulla base dei criteri qualitativi e quantitativi indicati all’interno del Regolamento UE n. 604/2014, sono stati identificati 33 Material Risk-Takers per l’anno 2016:

• 4 sono stati identificati secondo criteri qualitativi, poiché ricoprono un ruolo di coordinamento e gestione di altri promotori finanziari;

• 29 rientrano nella categoria, in quanto percettori di una remunerazione complessiva pari o superiore a € 500.000.

Secondo quanto previsto dal documento “2016 Remuneration Policies for Financial Advisors”, approvato dal Consiglio di Amministrazione di Finanza & Futuro Banca S.p.A. in data 14 dicembre 2016, la componente non ricorrente della remunerazione 2016 dei Material Risk-Takers, se superiore a € 10.000, sarà differita nel tempo ed erogata sotto forma di cash ed equity. Per quanto riguarda l’anno 2016, 12 promotori finanziari identificati come Material Risk-Takers saranno soggetti al differimento della componente non ricorrente della remunerazione. Il totale degli importi corrisponde a € 499.713.

Deutsche Bank Mutui S.p.A. - Informazioni complessive sulle retribuzioni

relative al 2016 Totale retribuzione fissa 2016: € 1.667.695 Totale retribuzione variabile 2016: € 55.212 Totale Key Retention Plan Deutsche Bank Mutui S.p.A.: € 40.000. Il nuovo Amministratore Delegato – nominato a gennaio 2017 e dipendente di Deutsche Bank S.p.A. – è stato identificato come destinatario del piano di retention. Tale importo sarà corrisposto con le modalità previste per i Material Risk-Takers, poiché la figura sarà mappata come tale per l’anno 2017 e sarà a carico di Deutsche Bank Mutui S.p.A. per la sola quota del distacco parziale. Accantonamento complessivo per il secondo ciclo del Recognition Award (pagamento Aprile 2017): € 14.199.

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All’interno di Deutsche Bank Mutui S.p.A. nessun dipendente ha avuto un differimento della remunerazione variabile di competenza 2016, né ha ottenuto una remunerazione complessiva nel 2016 superiore al milione di euro.

Personale più rilevante (Totale 3 dipendenti, di cui 1 cessato) Totale remunerazione fissa 2016: € 355.354 Totale remunerazione variabile 2016: € 23.009 Remunerazione variabile relativa al 2016 ed erogata nel 2017: € 23.009 (100% cash) Remunerazione variabile relativa al 2016, da differire a partire dal 2018: assente. Remunerazione variabile erogata nel 2016 e relativa ad anni precedenti: € 82.830, di cui € 74.494 cash e € 8.336 equity. Remunerazione complessiva corrisposta per la carica di Consigliere di Amministrazione di Deutsche Bank Mutui S.p.A.: € 10.000, a fronte di n° 1 carica ricoperta da dipendenti. Importi delle remunerazioni differite riconosciuti durante l’esercizio, pagati e ridotti mediante correzioni delle performance: non si registrano casi di specie. Nuovi pagamenti per trattamenti di inizio rapporto pagati nel 2016: non si registrano casi di specie. Pagamenti per trattamenti di fine rapporto riconosciuti nel 2016: non si registrano casi di specie.

Collaboratori non legati alla Società da rapporti di lavoro subordinato Non risultano in essere rapporti di collaboratori non legati alla società da rapporti di lavoro subordinato che siano interessati dalla Normativa di vigilanza di cui alla presente informativa.

Compliance e Audit In relazione a quanto previsto dalle Disposizioni di Vigilanza, le funzioni di Compliance e Group Audit hanno condotto, in modo tra loro indipendente, accurate analisi delle politiche e delle prassi retributive in essere. Di seguito la sintesi delle rispettive analisi: Compliance: “Dalle analisi effettuate emerge che le banche del Gruppo DB S.p.A. hanno adottato un sistema

premiante complessivamente conforme alle disposizioni normative in vigore ed alle prescrizioni statutarie.

I controlli svolti non hanno fatto emergere nessuna criticità particolarmente significativa, tuttavia, con

riferimento alla normativa di vigilanza locale, sono ritenuti necessari alcuni miglioramenti nelle tempistiche

di approvazione delle politiche di remunerazione da parte degli organi competenti, tenuto conto che queste

ultime sono stabilite dalla Casa Madre Deutsche Bank AG”.

Group Audit: “Nel corso del processo di remunerazione 2016, le politiche, le procedure e le prassi di

remunerazione adottate sono in generale conformi con gli attuali principi normativi. Nessuna irregolarità è

emersa durante la fase di analisi”.

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Leva finanziaria Una delle novità introdotte da Basilea III è costituita dal rispetto di un requisito minimo di leva finanziaria (leverage ratio) che rappresenta nelle intenzioni dei regolatori un naturale complemento dei requisiti basati sul rischio. Più in dettaglio gli obiettivi perseguiti con l’utilizzo del leverage ratio sono:

• la limitazione della crescita della leva finanziaria delle banche e quindi dei possibili effetti destabilizzanti dei processi di deleveraging per il sistema finanziario e l’economia;

• il rafforzamento dei requisiti di capitale ponderati per il rischio, fissando una soglia oltre la quale il T1 non può essere ridotto, quale che sia il valore medio del coefficiente di ponderazione per il rischio;

• il contenimento dell’effetto dei possibili “errori di modello” impliciti nel calcolo dell’attivo ponderato per il rischio.

L’indice di leva finanziaria di Basilea III è definito come rapporto fra il patrimonio di base (T1) e le attività in bilancio e fuori bilancio, non ponderate per il rischio; il T1 è il capitale primario al netto delle deduzioni (così come calcolato ai fini del T1 ratio previsto dal primo pilastro di Basilea III):

Al fine di contenere l’indebitamento complessivo delle banche, in base ai requisiti di Basilea 3, il livello massimo di leva finanziaria (leverage ratio) è fissato nella misura del 3%. Il patrimonio di base (T1) deve essere pertanto almeno pari al 3% delle attività non ponderate, considerate sia le poste in bilancio sia quelle fuori bilancio. L’indicatore di leva finanziaria calcolato al 31 dicembre 2016 per il Gruppo è risultato pari al 5,58%, ampiamente al di sopra del valore minimo previsto del 3%, ed in incremento rispetto al medesimo dato del 2015, pari al 5,31%. Tra i fattori che hanno contribuito al miglioramento dell’indice vi è, da una parte, l’effetto di delevereging sviluppato nel corso del 2016, che ha portato ad una riduzione dell’esposizione totale, e dall’altra, un rafforzamento del T1. Nel corso del 2016, in sede di revisione del Risk Appetite Framework, il leverage ratio è stato inserito tra le metriche oggetto di monitoraggio. Il rischio di leva eccessiva è calcolato trimestralmente e conseguentemente monitorato attraverso il processo denominato "Risk Control Profile", processo che prevede il monitoraggio dell'adeguatezza patrimoniale in funzione del profilo di rischio che il Gruppo banca assume nel tempo. Attualmente il leverage ratio è oggetto di una fase di sperimentazione, dal 1° gennaio 2013 al 1° gennaio 2017: l’obbligo di informativa è decorso dal 1° gennaio 2015 e la migrazione al primo pilastro è prevista per il 1° gennaio 2018.

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Nella tabella che segue si riporta l'indicatore di leva finanziaria con il regime transitorio al 31 dicembre 2016 e l'apertura dell'esposizione complessiva, calcolata come somma dei valori dell'esposizione di tutte le attività e degli elementi fuori bilancio non dedotti dal capitale, per le principali categorie.

Il Gruppo non ha effettuato rettifiche per attività fiduciarie eliminate.

ATTIVITA' TOTALI - come da bilancio pubblicato 23.669.296

- Rettifica per gli strumenti finanziari derivati 42.734 - Rettifica per le operazioni di finanziamento tramite titoli (SFT) 13.152 - Rettifica per gli elementi fuori bilancio (conversione delle 3.793.309 esposizioni fuori bilancio in importi equivalenti di credito) - Altre rettifiche (637.054)

MISURA DELL'ESPOSIZIONE COMPLESSIVA DEL COEFFICIEN TE DI LEVA FINANZIARIA

26.881.437

CAPITALE DI CLASSE 1 (Tier 1 T1) 1.500.963

CALCOLO COEFFICIENTE DI LEVA FINANZIARIA (regime t ransitorio)

1.500.963 --------------------

26.881.437

RIEPILOGO DELLA RICONCILIAZIONE TRA ATTIVITA' CONTABILI E D ESPOSIZIONI DELCOEFFICIENTE DI LEVA FINANZIARIA (in migliaia di euro)

T1 / Esposizione complessiva 5,58%=

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Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito La politica creditizia del Gruppo ha sempre richiesto, laddove possibile, l’adozione di strumenti volti a mitigare il rischio di credito. In particolare, almeno per ciò che riguarda la clientela di dimensioni maggiori, gli strumenti più frequentemente utilizzati riguardano l’assunzione di garanzie emesse dalla Casa Madre per conto delle proprie consociate, ovvero, per le transazioni il cui importo eccede i limiti relativi ai grandi rischi, l’ottenimento di pegni in denaro o di fideiussioni rilasciate da Casa Madre. Per quanto riguarda la clientela “Retail”, vengono raccolte garanzie, anche a parziale copertura del rischio assunto, ove ritenuto opportuno. In caso di mutui per acquisto di immobili, le principali tipologie di garanzie utilizzate sono le immobiliari. Le fideiussioni personali sono generalmente raccolte dagli esponenti aziendali dopo opportuna valutazione della capienza delle stesse. La presenza di forme di mitigazione del rischio di credito, pur non esimendo da una valutazione puntuale e completa del livello di rischiosità dell’operazione finanziaria sia in fase di prima erogazione sia in fase di revisione andamentale del rischio di credito, sostanzia la riduzione del profilo di rischio assunto dal Gruppo in caso di sopravvenienza dell’evento di insolvenza. In particolar modo, attraverso la misurazione dei principali elementi che caratterizzano l’effetto di mitigazione, quali capienza in termini relativi del finanziamento garantito, liquidabilità della copertura, valore di mercato al momento dell’istruttoria e capacità di tenuta del valore nel tempo, è possibile concorrere alla determinazione del calcolo della Loss Given Default e Probabilità di Insolvenza dell’operazione. Le garanzie a carattere fideiussorio permettono, in genere, di trasferire il rischio di perdite su crediti dall’intestatario principale dell’operazione al rispettivo garante. Le garanzie reali consentono, per contro, di limitare la perdita attesa dell’operazione mediante contenimento della LGD, la cui quantificazione è legata all’esperienza storica sulle performance di liquidazione del collateral medesimo. Nell’ambito del processo di concessione del credito, affinché una garanzia sia considerata valida ai fini della mitigazione del rischio attraverso un recupero diretto in caso di default o tramite il trasferimento del rischio di credito, è richiesto che sia:

• legalmente perfezionata ed efficace; • legalmente escutibile e liquidabile; • fornita da una “fonte” identificata, conosciuta, di buona reputazione e dotata della necessaria

“capacità giuridica”; • misurabile e realizzabile; • strumento affidabile e coerente per la riduzione significativa di una perdita.

In fase di istruttoria la valutazione delle garanzie a carattere “personale” porta a sintesi il contenuto informativo del datore di garanzia al fine di sostanziare il principio di sostituzione. La determinazione della capacità mitigativa delle garanzie di tipo “reale” poggia sull’asseverazione delle seguenti componenti valutative:

• il valore reale della garanzia, che sia espressione di un mercato ufficiale e/o regolamentato o determinato da una perizia, deve sostanziare il principio di terzietà della valutazione;

• la tempistica ed i costi di liquidazione devono essere integrati nella quantificazione del valore; • la qualità delle garanzie reali ed il potenziale rischio di controversie rappresentano elementi

distintivi dell’operazione di stima.

Al valore della garanzia così determinato è applicata la percentuale di scarto prudenziale compatibile con l’efficacia di mitigazione del rischio storicamente registrata su forme di garanzia con le medesime caratteristiche.

La determinazione dei livelli degli “scarti di garanzia” è svolta nel rispetto dei principi di prudenzialità richiesti dalla natura dell’operazione in oggetto, documentando adeguatamente la metodologia utilizzata per la loro quantificazione. I livelli determinati, indipendentemente dalla metodologia utilizzata, sono rivisti periodicamente al fine di preservarne la capacità predittiva e la puntualità nella quantificazione.

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Le garanzie acquisite sono sottoposte a regolare rivalutazione periodica, in considerazione del tipo di copertura assunta, del quadro normativo di riferimento e alla disponibilità informativa per il perfezionamento dell’operazione di rivalutazione, la quale si sostanzia principalmente in:

• aggiornamento del valore di mercato dell’oggetto della garanzia (garanzie reali); • aggiornamento delle informazioni e della documentazione relativa al garante (garanzie personali)

che deve essere sempre svolto in sede di revisione della pratica di affidamento. Esiste una struttura dedicata al presidio degli aspetti operativi e legali connessi agli strumenti di mitigazione del rischio di credito. L’esercizio in oggetto ha registrato un presidio invariato al mantenimento di un livello di collateralizzazione del portafoglio adeguato all’appetito di rischio complessivo del Gruppo, consentendo al contempo il raggiungimento degli obiettivi di crescita pianificati.

Aspetti quantitativi Per le informazioni di tipo quantitativo si rinvia alle tabelle pubblicate nella Nota integrativa al Bilancio consolidato del Gruppo Deutsche Bank S.p.A., parte E, Informazioni sui rischi e sulle politiche di copertura: Sezione 1 Rischi del Gruppo Bancario, 1.1 Rischio di credito,

Informazioni di natura quantitativa - capitolo A. qualità del credito, • A.3 Distribuzione delle esposizioni garantite per tipologia di garanzia.

Si precisa che alla data del 31 dicembre 2016 il Gruppo non ha in essere nessun strumento finanziario che sia compensato o compensabile nello stato patrimoniale in quanto regolato da accordi quadro di compensazione o simili.