Pietra incarnata in mostra a Trapani

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La Sicilia è ricca di materiali lapidei, talvolta poco conosciuti e niente affatto valorizzati. “Abbiamo scoperto ieri a Trapani un materiale incredibilmente espressivo, la “pietra incarnata”, un alabastro rosato estratto un tempo alle falde del Monte Erice ed utilizzato in passato dai maestri scultori per riprodurre il colore e le venature della carne e dare così maggiore forza evocativa alle proprie opere d’arte”. Occasione di questa interessante scoperta la mostra organizzata dall’associazione LapiS (Lapidei Siciliani) a Palazzo Milo, sede della Soprintendenza per i Beni culturali di Trapani, che ci ha permesso di vedere da vicino alcuni esempi di alta raffinatezza scultorea. “L’associazione – ha detto il presidente, Sebastiano Di Bella – è nata per valorizzare, attraverso iniziative di varia natura, l’universo litico dell’Isola. È fondamentale delineare l’identità di una cultura materiale e artistica, com’è quella legata alla pietra, indispensabile per guardare al futuro sviluppo del settore dei lapidei. Siamo infatti convinti dell’attualità del linguaggio di questa materia che, a nostro avviso, è una risorsa mal sfruttata”. Alcune tra le più note sculture intagliate in alabastro rosa, tutte provenienti da Trapani ed oggi conservate al Palazzo Vescovile e alla Cattedrale – già esposte e schedate da più autori nelle mostre Materiali preziosi dalla terra e dal Mare, tenutasi al Museo Pepoli nel 2003; Mysterium Crucis e Jesus Hominum Salvator ospitate ambedue nel 2009 nel “museo” diocesano costituito dall’aula della chiesa di Sant’Agostino; sono state presentate ieri al pubblico trapanese. Le sculture, attribuite alternativamente al Tipa ed al Tartaglia, le cui botteghe erano tra le più illustri attive nel ’700 a Trapani, sono state oggetto di interventi conservativi e conoscitivi multidisciplinari su iniziativa dell’associazione, interventi che hanno consentito di spingersi fino a valutazioni sulla qualità artistica di questi manufatti. Il tutto attuato nella logica del minimo intervento e nel rispetto del loro tempo-vita.

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articolo di Piera Milazzo tratto da siciliainformazioni.com

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La Sicilia è ricca di materiali lapidei, talvolta poco conosciuti e niente affatto valorizzati. “Abbiamo scoperto ieri a Trapani un materiale incredibilmente espressivo, la “pietra incarnata”, un alabastro rosato estratto un tempo alle falde del Monte Erice ed utilizzato in passato dai maestri scultori per riprodurre il colore e le venature della carne e dare così maggiore forza evocativa alle proprie opere d’arte”.Occasione di questa interessante scoperta la mostra organizzata dall’associazione LapiS (Lapidei Siciliani) a Palazzo Milo, sede della Soprintendenza per i Beni culturali di Trapani, che ci ha permesso di vedere da vicino alcuni esempi di alta raffinatezza scultorea.“L’associazione – ha detto il presidente, Sebastiano Di Bella – è nata per valorizzare, attraverso iniziative di varia natura, l’universo litico dell’Isola. È fondamentale delineare l’identità di una cultura materiale e artistica, com’è quella legata alla pietra, indispensabile per guardare al futuro sviluppo del settore dei lapidei. Siamo infatti convinti dell’attualità del linguaggio di questa materia che, a nostro avviso, è una risorsa mal sfruttata”.Alcune tra le più note sculture intagliate in alabastro rosa, tutte provenienti da Trapani ed oggi conservate al Palazzo Vescovile e alla Cattedrale – già esposte e schedate da più autori nelle mostre Materiali preziosi dalla terra e dal Mare, tenutasi al Museo Pepoli nel 2003; Mysterium Crucis e Jesus Hominum Salvator ospitate ambedue nel 2009 nel “museo” diocesano costituito dall’aula della chiesa di Sant’Agostino; sono state presentate ieri al pubblico trapanese. Le sculture, attribuite alternativamente al Tipa ed al Tartaglia, le cui botteghe erano tra le più illustri attive nel ’700 a Trapani, sono state oggetto di interventi conservativi e conoscitivi multidisciplinari su iniziativa dell’associazione, interventi che hanno consentito di spingersi fino a valutazioni sulla qualità artistica di questi manufatti. Il tutto attuato nella logica del minimo intervento e nel rispetto del loro tempo-vita.

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Il bacino marmifero di Trapani, da cui proveniva questo particolare litotipo, riveste ancora oggi un ruolo determinante nell’estrazione e commercializzazione dei materiali lapidei siciliani.Questi presupposti storici, culturali ed economici, hanno portato dunque alla realizzazione della piccola mostra nelle vetrine Palazzo Milo in occasione della quale le sculture in “pietra incarnata” sono state esposte al pubblico permettendo inoltre ai visitatori di conoscere da vicino le caratteristiche del materiale e della lavorazione, nonché le tecniche di restauro utilizzate grazie ad una “finestra” sul cantiere allestita nello spazio espositivo.L’iniziativa, supportata dalla Soprintendenza e dalla Curia vescovile, ha coinvolto anche l’Istituto Tecnico Turistico “Leonardo Sciascia” di Erice e Valderice ed il Rotary Club Trapani-Birgi-Mozia con l’intento di costruire un tessuto di relazioni e competenze che possa anche in futuro appoggiare attività di studio della pietra e delle potenzialità di questo materiale.La giornata del 9 dicembre è stata articolata infatti in più momenti di incontro: con gli studenti, con gli appassionati del settore, con i cavatori, con gli estimatori ed ha regalato al pubblico momenti d’arte di grande potenza evocativa, esempi di eccellenza nella realizzazione scultorea e di espressività di un materiale, la “pietra incarnata”, che ha permesso nei secoli a diversi maestri di poter esprimere al meglio la drammaticità della Passione di Cristo.Una potenza espressiva che l’associazione LapiS, come ci ha detto lo stesso presidente, “auspica di far conoscere ad un pubblico sempre più ampio mettendo in cantiere nuove e diverse iniziative di studio e approfondimento”.

Piera Milazzo

(da siciliainformazioni.com)