picchio 28 anno VIII 2007e - I.C."Rodari"-Santa Giustina...Salviamo i cuccioli di foca, Al bando il...

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1 Anno VIII – Num. 28 – marzo/aprile 2007 32035 S.Giustina (BL) - Via Cal de formiga – tel 0437 858165-82 – www.rodari.org www.lafragola.kataweb.it AUGURI (chiedendo scusa per il ritardo) ____________________________________________ LA REDAZIONE I soliti disguidi dell’ultimo momento ci han- no impedito di uscire prima delle vacanze pa- squali, e quindi siamo costretti a farvi gli au- guri in ritardo. Il disegno che pubblichiamo rappresenta un vaso fiorito ritagliato nella carta e ci è stato inviato come augurio dalla prof. Vedana, no- stra corrispondente dalla Cina. Il numero è ricchissimo: molta cronaca, molte recensioni, e ben quattro racconti, per due dei quali siamo ormai alla terza puntata, e altro ancora. C’è un ‘però’… non riceviamo lettere! È la prima volta in tanti anni. Non c’è più nessuno in vena di confidenze? In attesa di aiuto? Tutti i numeri de Il Picchio e i supplementi si trovano in versione pdf nel sito dell’Istituto ‘G. Rodari’ alla pagina http://www.rodari.org/portale/content/view/14/17/ REDAZIONE DEL NUMERO 28 DE Il Picchio Giacomo Andrich, Nicole Ceccato, Francesco Centeleghe, Veronica D’Incà, Lorenzo Ferraroni, Patrick Minella, Seba- stiano Tronto, Michele Zoppè. Docenti responsabili: Manuela Costantini, Giancarlo Navarra. Sommario Cronaca, commenti, approfondimenti ‘Sapere è potere’, Studenti cinesi imparano l’italiano Nidia Vedana Chi non salta bullo è, La stupidità produce violenza Nicole Ceccato Il Sito dei Ragazzi, Il Sito ufficiale si allarga Michele Zoppé Adolescenti e droghe, Un problema in aumento Francesco Centeleghe Cambiamenti climatici, Le responsabilità dell’uomo Lorenzo Ferraroni Salviamo i cuccioli di foca, Al bando il commercio… Nicole Ceccato Spazio Laboratori Laboratorio di filatelia, Annullo speciale per la scuola Sebastiano Tronto Spazio Sportivo La pallavolo, Un po’ di storia, ruoli, regole Francesco Centeleghe Rubriche InformaLibri Il pigiama a righe, Un libro che lascia il segno Veronica D’Incà I guardiani di pietra, Il quinto libro Giacomo Andrich InformaGiochi Final Fantasy, Un play-capolavoro, parte 1 Lorenzo Ferraroni Spazio creativo Ahmed di Bombay, Terza parte Giacomo Andrich Metamorphosys, Terza puntata Michele Zoppé Coca Cola 2 la vendetta, Prima parte Sebastiano Tronto Dragonball Picchio, Seconda puntata Patrick Minella

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Anno VIII – Num. 28 – marzo/aprile 2007

32035 S.Giustina (BL) - Via Cal de formiga – tel 0437 858165-82 – www.rodari.org – www.lafragola.kataweb.it

AUGURI (chiedendo scusa per il ritardo)

____________________________________________ LA REDAZIONE

I soliti disguidi dell’ultimo momento ci han-no impedito di uscire prima delle vacanze pa-squali, e quindi siamo costretti a farvi gli au-guri in ritardo.

Il disegno che pubblichiamo rappresenta un vaso fiorito ritagliato nella carta e ci è stato inviato come augurio dalla prof. Vedana, no-stra corrispondente dalla Cina.

Il numero è ricchissimo: molta cronaca, molte recensioni, e ben quattro racconti, per due dei quali siamo ormai alla terza puntata, e altro ancora.

C’è un ‘però’… non riceviamo lettere! È la prima volta in tanti anni. Non c’è più nessuno in vena di confidenze? In attesa di aiuto?

Tutti i numeri de Il Picchio e i supplementi

si trovano in versione pdf nel sito dell’Istituto ‘G. Rodari’ alla pagina

http://www.rodari.org/portale/content/view/14/17/

REDAZIONE DEL NUMERO 28 DE Il Picchio Giacomo Andrich, Nicole Ceccato, Francesco Centeleghe, Veronica D’Incà, Lorenzo Ferraroni, Patrick Minella, Seba-stiano Tronto, Michele Zoppè. Docenti responsabili: Manuela Costantini, Giancarlo Navarra.

Sommario Cronaca, commenti, approfondimenti ‘Sapere è potere’, Studenti cinesi imparano l’italiano Nidia Vedana Chi non salta bullo è, La stupidità produce violenza Nicole Ceccato Il Sito dei Ragazzi, Il Sito ufficiale si allarga Michele Zoppé Adolescenti e droghe, Un problema in aumento Francesco Centeleghe Cambiamenti climatici, Le responsabilità dell’uomo Lorenzo Ferraroni Salviamo i cuccioli di foca, Al bando il commercio… Nicole Ceccato

Spazio Laboratori Laboratorio di filatelia, Annullo speciale per la scuola Sebastiano Tronto

Spazio Sportivo La pallavolo, Un po’ di storia, ruoli, regole Francesco Centeleghe

Rubriche InformaLibri Il pigiama a righe, Un libro che lascia il segno Veronica D’Incà I guardiani di pietra, Il quinto libro Giacomo Andrich

InformaGiochi Final Fantasy, Un play-capolavoro, parte 1 Lorenzo Ferraroni

Spazio creativo Ahmed di Bombay, Terza parte Giacomo Andrich Metamorphosys, Terza puntata Michele Zoppé Coca Cola 2 la vendetta, Prima parte Sebastiano Tronto Dragonball Picchio, Seconda puntata Patrick Minella

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Cronaca Commenti

Approfondimenti

‘Sapere è potere’ Studenti cinesi imparano l’italiano ______________________________

A cura di NIDIA VEDANA

Nidia Vedana è insegnante di inglese presso il nostro istituto. Dal settembre 2003 è lettrice

di italiano presso l’Università di Pechino.

Pechino, marzo 2007 I testi che seguono sono stati scritti dagli studenti di

Nidia Vedana. Sono professionisti (fra loro anche vin-citori di borse di studio) che si recheranno per un anno in Italia e perfezionano assieme a lei la conoscenza della lingua. I nomi degli autori non sono quelli reali perché ogni studente, all’inizio del corso, sceglie un nome in lingua italiana e si firma con quello.

La professoressa Vedana ha tenuto a precisare che i testi sono produzioni originali con sue correzioni del tutto marginali.

La prof Vedana (al centro) e i suoi studenti

Le immagini che accompagnano l’articolo si riferi-scono ad un matrimonio tradizionale al quale è stata invitata anche la prof. Vedana,

Mi piace il mio lavoro

Io lavoro in un sottomarino della marina mi-litare da dieci anni, adesso sono un ufficiale superiore. Un anno fa pilotavo spesso il sot-

tomarino navigando in fondo al mare, una na-vigazione ci metteva molti giorni. Ogni volta che ero nell’Oceano Pacifico salivo sopra il mare, andavo sempre ad ammirare il cielo che era costellato di stelle, a guardare il mare con le onde tempestose; in quei momenti potevo trovare la grandezza della natura e la picco-lezza dell’uomo.

Il mio lavoro é sia duro che pericoloso, bi-sogna che sia serio, coraggioso e forte, ma mi piace tanto. Secondo me, la vita significa non solo fare qualcosa che ti piace, ma deve anche piacerti quello che fai.

Damiano 2006

All’inizio il capo della sposa è nascosto da un velo

***

La mia professione ideale

Lavoro in un istituto di ricerca. Ogni mese nel giorno di paga, ricevo uno scontrino in cui è scritto il mio povero stipendio. Una volta, uno dei miei amici l’ha trovato per caso sulla mia scrivania. Si è sorpreso che io guadagni così poco. Ha detto: ‘Perché non smetti questo lavoro e ne trovi un altro dove ti pagheranno meglio?’ Aveva ragione. Nonostante ora non abbia molta scelta, perché ho già più di trent’anni e sarebbe difficile cominciare un al-tro mestiere da capo, vorrei lo stesso immagi-nare se avessi solo vent’anni, quale sarebbe la professione ideale. Dopo aver pensato bene, ne ho scelte quattro.

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Il primo è il lavoro dell’artista. Per me la vi-ta dell’artista è molto affascinante. Magari po-tessi lavorare ammirando la musica, l’opera, il film, il teatro! Purtroppo come artista mi man-ca la genialità per cantare, ballare, dipingere o suonare uno strumento musicale. Lascia stare!

Sarebbe meglio fare il medico, visto che il medico è rispettato da tutti, è come un angelo bianco, perché guarisce i malati, salva la gen-te dalla morte. Per di più guadagna molto. Fa-rei il medico se non dovessi affrontare ogni giorno la malattia, il sangue sporco, perfino il corpo. No, il medico non mi va.

Può darsi che potrei fare l’avvocato? Tutti dicono che l’avvocato guadagna tanto. Io solo temo che come avvocato dovrei incontrare spesso i criminali, ed avere parecchi problemi da risolvere. Mi sembra che l’avvocato debba vivere all’ombra di un’umanità che non sop-porto.

Ho sentito dire anche che si guadagna un sacco di soldi facendo la guida turistica. In più si può viaggiare gratis. Ma dopo tanti giri negli stessi posti, il paesaggio non è più il pa-esaggio, la guida turistica non lo vede più, pensa solamente alla mancia. Un giorno di la-voro le lascia solo la stanchezza.

Allora ritorno alla mia professione. Studio e insegno la storia di Roma antica da molti an-ni. Devo dire che il mio lavoro ha qualche vantaggio. Per esempio, leggendo i libri che sono stati scritti duemila anni fa dai geni della Grecia e di Roma antica, prendo possesso di tesori umanistici. Sapere è potere. Mi manca-no i soldi, ma non i libri. Tra l’altro, non devo andare in ufficio ogni giorno, posso studiare a casa, perciò ho molto tempo libero per legge-re, pensare, o scrivere. La libertà è una cosa più preziosa dei soldi.

Quindi ho deciso di fare lo stesso lavoro, anche se non mi pagano bene.

Giulia 2006

***

I miei ricordi d’estate

La città in cui sono cresciuta si chiama Wu-han, è la capitale della provincia dell´Hubei. È conosciuta in tutta la Cina per il caldo d´estate.

La città si trova sul Fiume Azzurro, lì il fiu-me e il suo braccio maggiore che si chiama Fiume di Han si incontrano, perciò la città è divisa in tre parti. Dicono che d´estate faccia caldo perché di giorno tutti e due i fiumi aspi-rano il calore e di notte, invece, lo espirano tutto.

Più di venti anni fa, in Cina, in genere la famiglia non aveva l´aria condizionata, nean-che il ventilatore elettrico. Nella mia memoria, d´estate faceva molto caldo: di giorno il ter-mometro poteva raggiungere 40 gradi e di not-te, afosa, non tirava neanche un po´ di vento.

Benché il clima non fosse molto bello e la vita non fosse così comoda e ricca come oggi, i bambini erano felici e contenti. D´estate ogni giorno, quando il sole tramontava, la gente cominciava a spostare il proprio letto di bam-bù dalla casa alla strada. Quando le stelle ap-parivano, si poteva vedere che la gente chiac-chierava con i vicini tenendo il ventaglio di foglie di tifa e i bambini facevano insieme molti tipi di gioco. Questa bella memoria può esistere solo nel passato, perché oggi come oggi i bambini si siedono nel bell’apparta-mento davanti o al televisore o al computer, non sapendo come si chiamano i bambini vi-cini.

Una fase della cerimonia.

*** Una lettera

Shangai, 24 maggio 2046 Cara nipotina mia, Come stai? Come ti trovi in una casa nuova? Da molto tempo non ci vediamo. Due settimane fa,

con i tuoi genitori hai cambiato casa dal nostro pia-

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neta all'altro: il pianeta di Marte. Al giorno d'oggi, la gente scrive sempre con il computer, ma tua non-na, io, preferisco scriverti in un modo antico, usando un foglio e una penna. Così, penso che tu sia conten-tissima leggendo la scrittura della nonna.

Ieri tuo padre mi ha telefonato dicendo che stai studiando la lingua di Marte: martiano. Ho sentito che questa lingua è molto difficile, avendo 50 conso-nanti e 80 vocali. Non sapevo che ci fosse una lingua così complicata. A proposito delle lingue straniere, ne ho molte esperienze. 40 anni fa, ho vinto una borsa di studio del governo ita-liano per la mia stessa ma-teria: Bel Canto. Prima della partenza, ho studiato l'italiano a Pechino per quasi un anno. Nella classe tutti i compagni hanno detto che tua nonna era bra-va, ma in realtà non lo era. Perché se avessi parlato italiano e fatto gli esercizi di più, il mio italiano sa-rebbe diventato ottimo. Perciò, oggi dobbiamo dire che per imparare una lingua straniera bisogna parlar-la molto, fare molti esercizi, usando la testa. Insom-ma, spero che il tuo martiano sia migliore del mio ita-liano.

Buono studio e un abbraccio stretto. tua nonna

Chi non salta bullo è! La stupidità produce violenza

______________________________ NICOLE CECCATO

Per approfondire: http://it.wikipedia.org/wiki/Bullismo

Come spiega Wikipedia, ‘con bullismo si

indica un fenomeno sociale tipico delle classi scolastiche, in cui uno o più adolescenti per-seguitano sistematicamente, con diverse pra-tiche, un ragazzo più debole. Gli studi sul fe-nomeno si concentrano quasi esclusivamente sull'ambiente scolastico. Attualmente, da par-te dei mass-media, il termine viene anche usa-to in maniera più ampia e generica, per rife-rirsi al teppismo e al vandalismo da parte de-gli studenti.’

Il bullismo è un fenomeno molto diffuso fra i ragazzi di tutto il mondo.

Da un sondaggio fatto in Norvegia, il 14% dei ragazzi sono bulli o vittime del bullismo.

Una nuova forma di bullismo è detta ‘cyber bullismo’ e consiste nel mandare messaggi in-timidatori attraverso il cellulare o il computer. Alcuni ragazzi creano addirittura delle pagine web contro le loro vittime inserendoci dati personali.

Quali sono le cause del bullismo? Possono esserci molte cause. La principale è

collegata ai problemi di famiglie nelle quali il bullo ha dei genitori divorziati, o che trascura-no i loro figli, o che non danno buon esempio.

Su una rivista ho letto di una ragazza sedi-cenne che aveva subito prepotenze dal patri-gno e subito dopo a scuola dai compagni; più tardi ha iniziato anche lei a comportarsi nello stesso modo a scuola.

Concludo questo mio articolo ancora aiutan-doimi con Wikipedia: ‘L'atteggiamento del bullo nei confronti del più debole o dei più deboli ha cause che spesso risiedono nell'in-vidia nei confronti delle vittime, invidia ali-mentata da un forte complesso d'inferiorità. Uno studente brillante, o con una famiglia molto agiata, è vittima del bullo che dimostra la sua superiorità nell'evidenziare i difetti fisi-ci e/o caratteriali della vittima e renderla quindi inferiore, il tutto a vantaggio di una presunta, sconcertante ed irreale gratificazio-ne. Principali vittime del bullismo sono gli studenti di grossa corporatura e/o con i tipici tratti facciali da secchione (occhiali, pettina-tura ordinata, abiti sobri), subito riconoscibi-li, o dal linguaggio molto educato e povero delle naturali inflessioni dialettali’.

Radiografia della testa di un bullo

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Il Sito dei ragazzi Il sito ufficiale si allarga

______________________________ MICHELE ZOPPÈ

Per approfondire: http://www.rodari.org http://www.rodari.org/portale/ragazzi/index.php?option

=com_content&task=view&id=155&Itemid=67

In questo articolo parlo di una sezione ri-guardante il sito della scuola: Il Sito Dei Ra-gazzi, parallelo a quello vero e proprio. Mi spiego: in quello ‘vero’, vengono immesse in-formazioni che riguardano l’Istituto intero, e cioè docenti o persone ‘di riguardo’ in questo ambito; invece nel ‘nostro’ sono proprio i ra-gazzi che inseriscono informazioni, come la pensano loro, commenti e altro.

Il menù è molto semplice. Ci sono varie sezioni, che possono essere

visitate anche da non iscritti. Ne cito solo due o tre giusto per darvi un’idea: Sport, Scuola, Musica. Invece nella Home ci sono tutti gli

articoli pubblicati di recente, specialmente da noi, il gruppo degli amministratori che, quasi ogni mercoledì sera, si fermano assieme al prof Pandante per aggiornare di novità il sito.

E vediamo una delle iniziative più prestigio-se del nostro sito.

Recentemente è stato indetto un concorso per cercare errori in una sezione apposita del sito e chi ne trovava di più vinceva dei pro-grammi o dei giochi originali per P.C..

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Le prove consistevano nel correggere vari testi, per le elementari soltanto due e per le medie 4.

È stato riscontrato maggior successo nei ra-gazzi delle elementari, che si sono iscritti al concorso in gran quantità, al contrario di quel-li delle medie dei qualio soltanto tre si sono iscritti, e tra questi due hanno portato a termi-ne le prove.

Ecco i vincitori. Della scuola secondaria: seconda è arrivata

Elena Baldasso e primo… Nicola Garlet!!! Della scuola primaria: al terzo posto è arri-

vato Michelangelo Sacchet, secondi parimeri-to Anna Baldasso e Francesca Righetto e al primo posto… Alessandra Brancaleone!!!

Complimenti a tutti!!! Non siete mai entrati? Beh fatelo subito! Ecco questo è l’indirizzo:

http://www.rodari.org/portale/ragazzi/ Ah, ora che ci penso: logatevi, cioè registra-

tevi, così leggerete più informazioni di quante ne potreste vedere come normale visitatore!!!

Adolescenti e droghe Un problema in aumento

______________________________ FRANCESCO CENTELEGHE

Per approfondire: http://www.iss.it/ofad/drog/cont.php?id=86&lang=1&tipo=5

In questi ultimi anni la droga sta diventando

un problema sempre più serio.

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Il numero degli adolescenti che si drogano sta aumentando vertiginosamente, questo per-ché i ragazzi stanno diventando sempre più "pappemolle": non riescono ad affrontare, senza l'aiuto degli stupefacenti, le situazioni più difficili, dove bisogna dimostrare di avere carattere.

Però non è sempre così: alcuni adolescenti hanno avuto una bruttissima infanzia, in cui i genitori sono sempre stati lontani da casa per lavoro, e loro sono stati allevati, per esempio, dai nonni. Questi ragazzi si portano dietro per tutta la vita la rabbia o l'invidia, che sfogano attraverso il bullismo, oppure hanno un carat-tere chiuso verso il mondo e verso gli altri.

Il problema più serio è che queste persone non si rendono conto della pericolosità della droga, infatti essa, se non viene più assunta, crea gravi problemi psicologici e fisici, che variano a seconda del tipo di droga che si as-sume. La droga più potente in assoluto è l'e-roina, seguita dalla cocaina.

Uso recente (ultimi 12 mesi) di cannabis, anfetami-ne e cocaina tra i giovani adulti (15–34 anni) nei pa-esi europei.

Cannabis Anfetamine Cocaina

Esempio di lettura del grafico: in Danimarca (DK) un’indagine del 2000 dice che su 4141 giovani intervi-stati approssimativamente il 13% fa uso di cannabis, il 3% di anfetamine e il2% di cocaina.

Rinunciare alla droga è difficilissimo perché dopo averla assunta per due o tre volte non riesci più a smettere di usarla.

Il ragazzo che assume la droga non crea danni solo a se stesso , ma anche alle persone che gli stanno attorno. Ad esempio un droga-to, quando guida, può creare incidenti oppure, se la sua mente non è lucida, può anche ucci-dere persone per sciocchezze, ad esempio do-po una piccola litigata.

Il governo dovrebbe prendere provvedimenti perché questo problema sta degenerando.

I ragazzi che si accorgono che la droga non è un "gioco" e vorrebbero smettere, dovrebbe-ro andare nelle comunità, dove dovranno ri-manere anche diversi anni.

Appena usciti dalle comunità, alcuni di que-sti ragazzi potrebbero avere ancora voglia di assumere droga. Per questo, i loro genitori do-vranno aiutarli e spingerli a trovare nuovi a-mici, nuove compagnie.

Cambiamenti climatici Le responsabilità dell’uomo

______________________________ LORENZO FERRARONI

Gli sbalzi di temperatura cui stiamo assi-

stendo in questo strano inverno 2006/2007 so-no causati da noi uomini per il semplice fatto che produciamo troppo smog con fabbriche, automobili e molto altro.

Purtroppo gli animali, ad esempio gli orsi, non sono andati in letargo, proprio perché hanno sentito un clima troppo caldo per poter-ci andare. Oltre a questo, si sta determinando un enorme scioglimento dei ghiacciai, che ha fatto alzare di molto il livello delle acque del mare. La prossima estate, se la temperatura si alzasse ancora di più di quella scorsa, i ghiac-ciai potrebbero addirittura scomparire.

Negli ultimi cinquanta anni la temperatura è continuata a salire di circa 0,7 gradi all’anno.

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Ghiacciaio fessurato in Groenlandia

Domenica 25 febbraio 2007 è stato indetto, in varie regioni d’Italia e in particolare nel Veneto, il blocco delle automobili, cioè è sta-to chiesto ai cittadini di non usare le proprie macchine per limitare l’inquinamento, ma di usare solo mezzi pubblici.

Alcune persone, purtroppo molte poche, per limitare gli effetti dell’inquinamento, vanno in giro o al lavoro con biciclette o con mezzi che non vanno a motore.

Molta gente purtroppo non ha ancora capito cosa sta succedendo nei poli e in molte altre parti del mondo, anzi, nonostante i vari prov-vedimenti per ridurre l’inquinamento, le stati-stiche che riguardano il degrado ambientale non sono migliorate di molto, anzi potrebbero addirittura peggiorare.

Salviamo i cuccioli della foca Al bando il commercio delle pelli!!! ______________________________

NICOLE CECCATO

Per approfondire: http://www.infolav.org/nn-home-page-ie.htm: sito della lega antivivisezione (LAV) http://www.ifaw.org/ifaw/general/default.aspx: sito dell’International Fund for Animal Walfare (in inglese)

L'anno scorso c'è stata una campagna inter-nazionale contro l'utilizzo del pelo dei cani per realizzare pellicce. Questo perché, per non rovinarne la pelle, i cani venivano scuoiati vi-vi. Naturalmente le vittime principali sono sempre i cuccioli poiché non sono in grado di

reagire. Contemporaneamente, gli animalisti hanno messo in atto anche la lotta per la chiu-sura dei canili lager che ha avuto molto suc-cesso, infatti la LAV,(lega antivivisezione) è riuscita, grazie all'aiuto e al sostegno della gente, a chiuderli.

Invece purtroppo continua ancora oggi la caccia alle foche: soprattutto in Canada delle persone insensibili e senza scrupoli uccidono i cuccioli di foca per privarli della pelliccia.

Dal 2002 al 2006 sono state uccise più di un milione e trecentomila foche. I metodi di ucci-sione sono molto crudeli e inumani: le foche vengono tramortite con ripetuti colpi di basto-ne, scuoiate vive, trascinate sul ghiaccio, an-cora agonizzanti, con uncini di acciaio.

Un manifesto contro la mattanza delle foche

Un team di veterinari ha confermato che il 42% dei cuccioli è stato scuoiato vivo. In que-sto caso le prede sono soprattutto cuccioli per-ché sono più ricercati a causa del loro candido manto. Al giorno d'oggi nessun cacciatore di pellicce è stato condannato per alcun reato.

Il denaro ricavato dal commercio di pelli e pellicce di foca è la vera causa di questo ster-minio, solo un'azione internazionale può chiu-dere tutti i mercati derivati dai prodotti del-l'uccisione delle foche, aiutandole così a non essere sterminate.

Per la LAV il prossimo passo sarà ottenere una legge che vieti l'importazione e il com-mercio di tutti i prodotti derivanti dall'uccisio-ne delle foche.

In Italia la LAV ha organizzato la Campa-gna internazionale contro la caccia alle foche coordinata dall'IFAW (International Fund for Animal Welfare). Grazie alla campagna della LAV, è stata già approvata una prima morato-

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ria alle importazioni di pelli di foca. Un ulte-riore passo sarà ottenere il bando definitivo alle importazioni di tutti i prodotti di foca tra-mite l'approvazione di una nuova legge.

Spazio Laboratori

Laboratorio di filatelia Un annullo speciale per la scuola

______________________________ SEBASTIANO TRONTO

Avete mai visto un francobollo? Di sicuro

sì. Forse sapete anche che milioni di persone nel mondo ne fanno collezione, e probabil-mente ne conoscete qualcuna. Quello che for-se non sapete e che qui a scuola c’è un labora-torio apposta per i giovani collezionisti, o per chi vuole capirne qualcosa di più.

Io ho provato di persona questo laboratorio, e ne sono rimasto molto soddisfatto. Oltre a studiare e scambiare francobolli, abbiamo an-che parlato di un interessante progetto, ideato dal coordinatore, professor Gelsomino, finan-ziato dal Comune di S.Giustina e dalla Pro-vincia di Belluno: creare un timbro speciale per la nostra scuola, che potrà essere utilizzato solo il giorno prestabilito per annullare (1) i francobolli posti su lettere e cartoline. L’evento si terrà il 9 giugno, qui a scuola.

Ma meglio di me può parlarvene il prof. Gelsomino, che sono andato ad intervistare.

L’intervista

Picchio: Perché ha deciso di iniziare il la-boratorio di filatelia? Da quanti anni va a-vanti?

Gelsomino: “Ho deciso di iniziare il labora-torio di filatelia oltre sette anni fa, perché è un tema che appassiona molti, sia adulti che bambini, e quindi per indirizzare i ‘giovani filatelici in erba’ ad una collezione corretta ed istruttiva. I primi tre anni questo laboratorio era annuale, ma dopo ho deciso di farlo solo il

secondo quadrimestre, per dare la possibilità agli alunni di iniziare eventuali collezioni an-nuali (2).”

Picchio: Come le è venuta l’idea di fare un annullo speciale che rappresenti la scuola, e soprattutto il suo laboratorio?

Gelsomino: “Volevo realizzarlo per dare un’opportunità a Santa Giustina di essere inse-rita in un programma di annulli nazionali, e anche per inserire un’istituzione scolastica in un annullo speciale (3), che verrà conservato nel Museo Nazionale dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, l’IPZS.

Il giorno previsto per la manifestazione dell’annullo speciale è il 9 giugno 2007, l’ultimo giorno di scuola. Il servizio di annullo speciale sarà attivato presso la scuola media dell’Istituto Comprensivo Gianni Rodari dalle ore 9 alle ore 16, per rendere possibile la par-tecipazione di genitori, alunni e rappresentanti locali, provinciali, regionali e nazionali.

É previsto un annullo di 1.500 cartoline per dare la possibilità a tutti di averne almeno una; saranno così strutturate: due cartoline illustre-ranno due lavori di alunni che hanno parteci-pato ai laboratori di pittura ad olio su tela – il laboratorio del professore nel primo quadri-mestre – e acquerello.

Inoltre ci sarà una cartolina maximum1, con il disegno del timbro come immagine.”

Il bozzetto

Il bozzetto per l’annullo speciale che dovrà essere approvato dalle Poste Italiane di Roma

1 Cartolina Maximum: massimo valore filatelico, consisten-te in una cartolina con un francobollo annullato da un timbro che rappresenta la stessa immagine del francobollo e della cartolina.

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É previsto un annullo di 1.500 cartoline per dare la possibilità a tutti di averne almeno u-na; saranno così strutturate: due cartoline illu-streranno due lavori di alunni che hanno par-tecipato ai laboratori di pittura ad olio su tela – il laboratorio del professore nel primo qua-drimestre – e acquerello.

Inoltre ci sarà una cartolina maximum2, con il disegno del timbro come immagine.”

Il bozzetto del timbro rappresenta il Monte Pizzocco (alto 2195 metri, alle spalle di S.Giustina), il monumento ai caduti e il muni-cipio, in quanto questo evento è possibile gra-zie alla collaborazione del comune di Santa Giustina.”

***

In sintesi, questa manifestazione sarà un av-venimento imperdibile per gli appassionati di filatelia.

Io, quel giorno sarò lì, sia come inviato spe-ciale de “Il Picchio”, che come “giovane fila-telico in erba”.

Glossario

(1) Annullare: timbrare i francobolli posti su buste, cartoline e pacchi postali, per fare in modo che il fran-cobollo non possa essere utilizzato una seconda volta.

(2) Collezioni annuali: collezioni che comprendono tutti i francobolli emessi in un anno dallo stato. Queste collezioni vanno prenotate agli uffici postali all’inizio dell’anno.

(3) Annullo speciale: annullo che commemora un evento particolare, di solito emesso contemporanea-mente ad una cartolina con la stessa immagine.

(4) Cartolina Maximum: massimo valore filatelico, consistente in una cartolina con un francobollo annulla-to da un timbro che rappresenta la stessa immagine del francobollo e della cartolina.

Spazio Sportivo

2 Cartolina Maximum: massimo valore filatelico, consisten-te in una cartolina con un francobollo annullato da un timbro che rappresenta la stessa immagine del francobollo e della cartolina.

I NOSTRI CAMPIONI

Orienteering Campioni provinciali e regionali:

Giacomo Andrich (3B), Andrea Campagnoli (3B), Alberto Mezzacasa (3B), Ursula Paganin (3A)

http://www.rodari.org/portale/ragazzi/index.php?option=com_content&task=view&id=159&Itemid=41

Gare Nazionali: Abruzzo, 28 maggio – 3 giugno

Pallavolo femminile Campionesse provinciali

http://www.rodari.org/portale/ragazzi/index.php?option=com_content&task=view&id=161&Itemid=40

Fase Regionale: Rovigo, 20 aprile

Nuoto Campioni provinciali maschili a squadre

Pietro Bullian (3B), Luca Toffolet (3C), Davide Lise (2B), Nicola Talin (2C)

Femminile a squadre, seconde classificate Ursula Paganin (3°), Carlotta Zampol (3C), Giulia

Possamai (2C), Eleonora Pradegan (2B) http://www.rodari.org/portale/ragazzi/index.php?option

=com_content&task=view&id=163&Itemid=39

Basket Femminile, seconde classificate

http://www.rodari.org/portale/ragazzi/index.php?option=com_content&task=view&id=162&Itemid=78

La pallavolo Un po’ di storia, ruoli e regole

______________________________ FRANCESCO CENTELEGHE

Già in antichità i nostri antenati si divertiva-

no con i giochi con la palla. Le notizie più cer-te, però, riguardano l’età contemporanea, dob-biamo infatti guardare al secolo XIX per tro-vare l’antenata testimoniata della pallavolo.

Nel 1893 in Germania fu introdotto un gioco che assomigliava tantissimo alla pallavolo, il faustball: questo gioco aveva un regolamento

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quasi uguale alla pallavolo. La partita era di-visa in “set” e per vincerne uno la squadra (composta da 5 giocatori e 3 riserve) doveva totalizzare 20 punti e avere almeno due punti di vantaggio sull’altra.

Per ricevere una battuta bisognava aspettare un rimbalzo e poi colpire la palla con un pu-gno o col braccio.

Qualche anno dopo un professore del Mas-sachusset, di nome William G. Morgan, in-ventò la pallavolo che lui chiamava minoette.

Fu Alfred T. Halstead che cambiò in nome in Volleyball che tradotto vuol dire palla spa-rata. Da allora la pallavolo venne riconosciuta come sport ufficiale e si diffuse in tutto il mondo.

Lo sport della pallavolo fu molto apprezzato in Italia, si formarono società rivali fra paesi, province, regioni e si istituirono dei tornei provinciali, regionali, nazionali e mondiali.

Le regole della pallavolo sono molto sem-plici: si gioca un numero di set variabile a se-conda del tipo di torneo, un set viene vinto dalla squadra che per prima totalizza 25 punti. I punti si guadagnano facendo rimbalzare la palla sul campo avversario o facendo com-mettere fallo ad un giocatore avversario.

Si inizia con il servizio o battuta, con cui il giocatore, da fondo campo, lancia la palla al di là della rete. Ricevuta la palla, la squadra in difesa costruisce l’azione di gioco, per ogni azione sono disponibili al massimo tre tocchi con i quali rimandare la palla nel campo della squadra che aveva battuto e che ora si trova in difesa. Uno stesso giocatore non può toccare la palla due volte di seguito.

I giocatori in seconda linea possono manda-re la palla nel campo avversario in schiaccia-ta, a patto che non saltino dentro la linea detta dei tre metri, perché si trova, appunto, a tre metri dalla rete ed è accessibile solo ai gioca-tori in prima linea.

Se un giocatore invade il campo avversario, calpestando la linea che divide i due campi o toccando il giocatore avversario, commette fallo e la squadra avversaria guadagna un punto. Se la palla, mentre viene mandata nel campo avversario, tocca o passa dietro le asti-celle che, sulla rete, delimitano il campo, vie-ne fischiato il fallo.

I ‘FONDAMENTALI’

IL PALLEGGIO

Il palleggio è una delle tecniche fondamen-tali più importanti: si effettua palleggiando con due mani, è utile per la ricezione, la co-struzione del gioco o come azione e per alzare la palla allo schiacciatore o al centrale.

IL BAGHER

Il bagher consiste nel ricevere la palla con le braccia tese in avanti e le mani unite: la palla deve essere colpita con la parte inferiore degli avambracci. L’importanza del bagher è eleva-ta perché esso offre, se fatto bene, un’ottima ricezione e la possibilità di una buona azione. Insieme al palleggio è il primo fondamentale che si impara quando si incomincia a giocare.

LA SCHIACCIATA

La schiacciata è il metodo migliore per fare

punto, si tratta di tirare un “ceffone” alla palla, facendola rimbalzare nel campo avversario.

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I RUOLI

IL PALLEGGIATORE O ALZATORE: ha il compito di ricevere e alzare la palla allo schiacciatore o al centrale per ottenere un buon attacco. IL CENTRALE: gioca in prima linea ed ha il compito di schiacciare e ricevere, egli può ef-fettuare le veloci, cioè degli attacchi molto ef-ficaci. LO SCHIACCIATORE: ha il compito di ri-cevere, schiacciare ed effettuare appoggi, pal-leggi effettuati con una sola mano che servo-no per centrare gli spazi vuoti. IL LIBERO: ha il compito di ricevere, non può schiacciare né sostenere un’azione d’attacco.

L’Istituto G.Rodari si è iscritto con tre squadre (una trentina di ‘atleti matemati-ci’) alla prima edizione di questa gara:

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Rubriche

InformaLibri

Il pigiama a righe

Un libro che lascia il segno ______________________________

VERONICA D’INCÀ

Il bambino con il pigiama a righe Autore:John Boyne Anno:2006

Il protagonista del romanzo è Bruno, un bambino di 9 anni che vive a Berlino con mamma, papà e sorella maggiore di 12 anni che, come diceva lui, era un caso disperato.

All'improvviso la famiglia deve trasferirsi, siamo in Germania nel 1942. La nuova casa si trova ad Auscit, (nel libro questo luogo viene chiamato Auscit anziché Aushwitz perché Bruno non sape pronunciare quel nome tanto difficile), è triste e isolata: una villetta in mez-zo alla campagna in vicinanza di un’interminabile rete metallica, al cui interno si vedono costruzioni in mattoni rossi fra i quali svetta un altissimo camino.

Il papà di Bruno è comandante di un campo di sterminio, ma il bambino non sa di cosa si tratta, non capisce perché deve vivere in un

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posto che non gli piace, non accetta di non avere amici.

Un giorno, dietro la recinzione, trova un bambino, Shmuel, molto magro, vestito con un pigiama a righe: è l'unico essere vivente della sua stessa età e riesce a fare amicizia con lui, sempre diviso dalle maglie della rete. I due bambini si parlano e alla fine del discor-so viene fuori che sono nati lo stesso giorno e per lo più anche nello stesso anno, forse erano diversi il luogo e l'ora.

Ogni giorno da quel giorno i due si trovano, senza poter giocare, uno di là e l'altro di qua. Solo per parlare. Per dirsi: abbiamo la stessa età, siamo nati nello stesso giorno, potremmo essere gemelli e ci assomigliamo anche un poco. Uno da una parte e l'altro dall'altra e la rete come specchio.

Sono diventati così tanto amici che Shmuel un giorno domanda a Bruno se vuole oltrepas-sare la rete per andare ad aiutarlo a cercare suo padre che non torna a casa da due giorni. Bruno pensa che sia un'ottima idea, si ricorda che anche nella casa a Berlino gli piaceva an-dare a fare l'esploratore e quindi accetta la proposta dell'amico.

Il giorno dopo, venerdì, piove, però Bruno non pensa neanche un attimo di restare a casa, così si incammina verso la recinzione.

Arriva e Shmuel è li ad aspettarlo, gli dà il pigiama a righe da indossare e gli fa togliere le scarpe.

Bruno la indossa subito e passa sotto la rete: per la prima volta è dalla stessa parte dell'a-mico.

Si incamminano, Bruno vede che in un an-golo ci sono tre soldati che sembrano stare lì per fare la guardia a un gruppo di circa venti uomini. I tre gridano contro di loro, e alcuni uomini sono caduti sulle ginocchia e riman-gono lì, con la testa fra le mani.

Ovunque Bruno guardi, vede soltanto solda-ti che sghignazzano e gridano nelle loro uni-formi o persone infelici che piangono nei loro pigiami a righe.

Non trovano nessuna traccia del papà. Ad un certo punto trovano un insieme di

persone tutte in fila. Shmuel dice a Bruno che alcune volte i soldati mettono in fila delle per-sone per farle marciare, così prendono anche Bruno e Shmuel. I soldati li portano dentro

una stanza molto calda, non per niente è una camera a gas.

Da quel giorno dei due bambino non si sa più nulla, una cosa però è certa, tutto questo è successo tanto tempo fa e non dovrebbe più accadere.

Non oggi.

I guardiani di pietra Il quinto libro

______________________________ GIACOMO ANDRICH

Autore: Ulysses Moore Titolo: I guardiani di pietra

Con questo libro, quinto romanzo di una se-rie di avventura, continuano le avvincenti pe-ripezie che porteranno Jason, Julia e Rick a scoprire il segreto delle Porte del Tempo…

Questa volta i tre ragazzi londinesi, dopo essere tornati dalla Venezia del '700 ed aver capito di dover trovare la Prima Chiave pri-ma che cada fra le grinfie della perfida Obli-via Newton, sono sulle tracce di Black Vulca-no, il quale, per proteggere la chiave, l'ha portata con sé in un viaggio nel tempo.

Per cercarlo, i ragazzi londinesi andarono al-la stazione di Kilmore Cove per scoprire come poter fare a trovarlo.

Approfittando del fatto che Fred Dormive-glia, l'impiegato comunale del paese cancella-to da mappe e carte geografiche, era arrivato alla stazione per un abituale controllo com-missionato da Black in persona, che si era rac-comandato di avvitare e regolare delle strane manopole blu e rosse, i tre giovani protagoni-

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sti entrarono nello stabile principale alla ricer-ca di indizi.

Precedentemente avevano già esplorato la zona circostante, trovando solo due catapec-chie che una volta dovevano essere la dimora del ferroviere, e dopo aver constatato che i bi-nari che si diramavano fuggendo da quel po-sto misterioso non portavano da nessuna par-te, se non in una galleria senza uscita, stavano perfino per calarsi dal camino degli edifici abbandonati.

Per fortuna era arrivato Fred e, seguendolo dentro all'edificio, si procurarono un biglietto per l'ultima corsa del treno CLIO 1974, stam-pato dall'ingegnosa macchina di Peter Deda-lus, e azionando quasi magicamente degli in-stancabili meccanismi fecero arrivare il treno, che, però non si fermò e proseguì la corsa fino alla galleria.

Lesti lesti lo seguirono, e una volta saliti a bordo scoprirono che quel treno percorreva i binari di una specie di metropolitana in giro per Kilmore Cove.

Una serie di leve, su cui erano riportate del-le parole scritte con l'alfabeto del disco di Fe-sto, popolavano la cabina di pilotaggio, e a-zionando quella che diceva "alle origini", il treno si scaraventò velocissimo lungo le ro-taie.

Nel frattempo Manfred, lo scagnozzo di O-blivia sopravvissuto all'ennesimo volo dalla scogliera e salvato dalla parrucchiera Gwen-daline Mainoff, pur avendo la febbre altissi-ma, seguì gli ordini della perfida padrona che aveva raggirato l'ingenua donna con un mare di frottole, e si finse l'aiutante della pettinatri-ce che aveva un appuntamento a domicilio a Villa Argo, dalla signora Covenant, per intru-folarvisi e andare con Oblivia da Black Vul-cano per recuperare la Prima Chiave.

Jason, Julia e Rick arrivarono in una grotta naturale dove scoprirono che il ferroviere di Kilmore Cove si era rifugiato nel Giardino dell'eterna giovinezza, nel XII secolo. Così si avviarono verso la villa per raggiungerlo al più presto, ma proprio mentre stavano per a-prire la porta con le quattro chiavi raffiguranti rispettivamente l'alligatore, il picchio, la rana e l'istrice, furono bloccati da quelle spregevoli persone che erano Manfred e la sua padrona, che riuscirono a viaggiare con loro. Ma fortu-

natamente, una volta a destinazione, vennero arrestati da alcune guardie medievali…

Così finisce il quinto volume, che continua con quello che uscirà nelle librerie il 14 Aprile 2007, e si intitolerà La Prima Chiave.

Quanto mi piacciono questi libri! Appena mi è stato regalato sono subito spro-

fondato nella lettura, e avrei perfino saltato i pasti da quanta era la voglia di sapere come finiva!

Infatti è scritto così bene che ciò di cui parla sembra accaduto realmente: altro sì che dr. House o CSI!

Consiglio vivamente a tutti i nostri lettori di leggerlo, perché merita proprio: vi assicuro che non rimarrete delusi!

Il sesto e ultimo libro della collana uscirà il 14 aprile, e con esso finirà l'avventura dei tre ragazzi, ma scommetto che non mi annoierò quando deciderò di rileggerlo.

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Numero 27, gennaio 2007

InformaGiochi

Final Fantasy

Un play-capolavoro, parte 1 ______________________________

LORENZO FERRARONI

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Final Fantasy X è il primo gioco di questa saga ad essere arrivato sulla play-station 2. La Square-Enix è la mitica ditta che ha inventato questo capolavoro e la grafica è ancora una volta stupenda. Questo gioco si trova ora già in versione economica essendo uscito 5 anni fa.

Il gioco parla di un ragazzo che vive in una città futuristica di nome Zanarkand.

Tidus

Questo giovane si chiama Tidus ed è un campione di blitzball, un gioco che assomiglia al calcio ma si gioca al centro di uno stadio in un enorme vetro di forma sferica pieno d’acqua. Proprio mentre Tidus sta svolgendo una partita di blitzball con la sua squadra, una immensa esplosione colpisce la parte sud del-la città, fermando così la partita in corso. U-scendo dallo stadio, Tidus incontra un vecchio amico di suo padre di nome Auron e lo segue.

Si trovano in mezzo ad una gigantesca folla che cerca di scappare dal mostro che aveva provocato quell’esplosione. Auron spiega su-bito a Tidus che si tratta di un mostro di nome Sin. Proprio in quel momento una scaglia di quello stesso mostro colpisce in pieno un grat-

tacielo diffondendo tra le persone dei piccoli mostriciattoli che assomigliano a degli uccelli.

Auron sfodera la sua arma e ne dà una anche a Tidus dicendogli che veniva da parte di suo padre. Lui rimane stupito perché lo pensava morto in mare col suo equipaggio.

I due cominciano a combattere sconfiggendo i nemici che assomigliano a uccelli per aprirsi un varco e andare verso la creatura Sin. Tidus non riesce a capire le intenzioni del suo amico ma lo segue lo stesso.

Arrivati sotto al mostro una luce abbagliante avvolge Tidus e Auron trasportandoli chissà dove. Tidus si risveglia confuso sopra un pez-zo di un pilastro. Si accorge che è davanti ai ruderi di un tempio. Si incammina su un pon-ticello che sembra molto vecchio e che, infatti, cede facendolo finire in acqua. In quel mo-mento un pesce gigante scheletrico e affamato sbuca fuori da una grotta e lo insegue. Tidus incomincia a scappare in mezzo a un crepac-cio mettendosi così in salvo. Arrivato dentro il crepaccio la porta da cui era entrato si chiude e, alzando la testa, Tidus capisce di trovarsi in un tempio in cui fa molto freddo.

Tidus, tutto infreddolito, va a cercare del materiale per accendere un fuoco. In quel momento scende un mostro che ha delle lame al posto delle braccia. Per fortuna di colpo sal-ta in aria una porta di quel tempio ed entrano altre persone ad aiutare Tidus a sconfiggere il mostro e a fuggire da lì.

Distrutto il mostro e salito sulla nave di que-sta gente, Tidus li sente parlare tra loro in una lingua a lui sconosciuta. Riesce a far cono-scenza con una ragazza di nome Rikku che parla la sua stessa lingua, e gli spiega che loro sono degli Albhed, una civiltà molto avanzata sia tecnologicamente sia intellettualmente.

Di colpo la nave viene spintonata violente-mente e uno dei soldati urla che si tratta di Sin. Tidus, dopo quel colpo violento alla nave, cade in acqua facendo perdere le sue tracce.

***

Il nostro eroe si sveglia su una spiaggia sen-tendo delle grida di persone che si stavano al-lenando a blitzball.

Uscendo dall’acqua Tidus conosce il capita-no della squadra di nome Wakka, gli spiega che si stanno allenando a blitzball per parteci-

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pare al torneo presso lo stadio di Luka, perché ogni anno arrivano sempre ultimi in classifica.

Tidus e Wakka fanno subito amicizia. Tidus chiede al capitano se conosce la città di Za-narkand perché l’ultima volta che l’ha vista era stata attaccata da Sin. Wakka con la faccia un po’ confusa gli chiede se sta bene, perché Zanarkand è stata distrutta 1000 anni fa da Sin.

Wakka, siccome vede Tidus sconvolto, gli racconta come è nato Sin: molto tempo fa gli Albhed costruirono delle macchine per fare la guerra contro altri popoli e proprio in quel momento era comparso Sin distruggendo tut-to. In poche parole Sin è la reincarnazione del peccato dell’uomo.

Parlando di questo avvenimento, si avviano al villaggio di Besaid dove vive Wakka. Egli spiega ancora che il tempio che si trova in fondo al villaggio serve alle persone per di-ventare delle invocatrici, cioè individui che riescono ad evocare dei mostri potenti per far-si aiutare durante il loro pellegrinaggio nei templi di altri villaggi. Gli invocatori, oltre a evocare, possono ottenere l’invocazione su-prema da una donna di nome Yunalesca che è la prima persona ad essere riuscita ad uccidere Sin, e con questa invocazione suprema l’invocatore, dando la propria vita, distrugge Sin, lasciando il bonacciale cioè cinque anni di tranquillità prima che Sin ritorni.

Tidus si mette a letto a casa di Wakka. Quando si risveglia non lo trova più e si dirige al tempio. Vi trova Wakka che afferma di es-sere un guardiano, cioè una di quelle persone che difendono l’invocatore durante il pelle-grinaggio. Wakka dice a Tidus che dentro al chiostro della prova (che deve essere superata per diventare invocatore) c’è una ragazza di nome Yuna che sta cercando di superarla e c’è per lei pericolo di morte se non fosse stata ab-bastanza pronta.

Tidus, dopo aver ascoltato le parole di Wak-ka, corre dentro il chiostro della prova. Arri-vatoci trova una ragazza e una specie di lupo armato di lancia con un corno in fronte. Di colpo si apre la porta della stanza dove si tro-vava Yuna che dice di essere diventata un’invocatrice. Tutti quanti escono per mo-strare agli abitanti del villaggio la creatura ot-tenuta grazie al superamento della prova. Da

un cerchio magico comparso in cielo sbuca un grandissimo uccello con delle ali gigantesche e possenti attacchi magici. Tutti rimangono meravigliati da quella creatura, tutta la notte passa tra i festeggiamenti per la nuova invoca-trice.

Il giorno dopo Tidus, Wakka, la ragazza che era sulle scale di nome Lulù, Yuna e Khimari, la creatura che assomiglia a un lupo, partono per andare al successivo tempio per ottenere un’altra creatura. Prima di partire Wakka re-gala a Tidus una spada tutta azzurra con il po-tere dell’acqua. Dopo esser partiti con la nave che li aspettava al porto vengono attaccati da Sin che fa cadere Tidus dalla nave facendogli perdere i sensi.

Continua nel prossimo numero

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� �� ��� ������ �������� �Ti piace scrivere?

È vero che hai nel cassetto racconti storie novelle poemi romanzi poesie?

Lo Spazio Creativo de Il Picchio ti sta cercando

Spazio creativo

Ahmed di Bombay Terza parte: la strage

______________________________ GIACOMO ANDRICH

Ahmed è un bambino indiano che lavora in una fab-

brica abusiva di fucili, il cui proprietario fa credere all'ispettore venuto per un controllo che invece è u-n'impresa che produce vasi ornamentali.

Avvertito da uno sconosciuto dell'arrivo del control-lore, il proprietario cela gli ambienti abusivi e nascon-de i bambini, mettendo Ahmed in una cesta nel suo uffi-cio.

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Il bambino però, all'oscuro di tutto, si fa trovare, e succede il finimondo.

Ahmed spuntò dalla cesta per correggerlo: - Ma noi non produciamo vasi… noi produ-

ciamo fucili! Io stesso li assemblo per ore nel-la stanzetta buia in fondo alle scale, e fino a che non termino il mio lavoro non posso usci-re!

L'ispettore, sentendo quella vocina acuta, si girò, e vide Ahmed dentro la cesta. Un po’ spaesato, e soprattutto tanto confuso, esclamò:

- Cosa ci fai lì, e soprattutto, chi sei? - Come "chi sono", io lavoro tutto il giorno

in questa fabbrica, perciò sei tu l'intruso: do-vrei dire io "chi sei"!

L'ispettore, a dir poco furibondo, si voltò verso il proprietario dello stabile per avere delle spiegazioni.

- Cosa vuol dire tutto questo! È per caso uno scherzo? Sappi che non mi sto diverten-do! Adesso andiamo subito a vedere se ciò che dice il ragazzino è vero.

Ahmed uscì dalla cesta e fece strada all'i-spettore. Inizialmente il bambino era molto disorientato, perché tutti gli ingressi erano spariti, ma quando trovò la porticina che at-traversava tutti i giorni nascosta dietro ad un armadio di legno, cominciò ad illustrare al-l'uomo che lo seguiva la funzione di tutti gli ambienti luridi e puzzolenti in cui lavorava con i suoi amici, che timidi si nascondevano alla vista di quel piccolo corteo che si faceva strada per vedere ciò che si voleva mantenere segreto.

Davanti agli occhi dell'ispettore sfilarono bambini malnutriti, fucili rozzi e pericolosi, bidoni pieni di polvere pirica e ignoranza, tan-ta ignoranza: uno spettacolo veramente in-quietante che si fa fatica ad immaginare.

Ad un certo punto una ragazzina, che sem-brava avere sette anni, esclamò con una lam-pada ad olio in mano delle frasi incomprensi-bili in dialetto locale, invitando l'ispettore a venire da lei, dato che aveva trovato qualcosa di curioso. Infatti, dietro al suo gracile corpi-cino, stava, apparentemente innocuo, un pic-colo sportello metallico, coperto da uno spes-so strato di ruggine.

La bimba, senza fare molta attenzione, e senza neppure preoccuparsi di ciò che poteva

esserci dietro, lo aprì. Prima di entrarvi lanciò la lampada che teneva fra le mani al suo inter-no per illuminarlo.

L'edificio scoppiò con un tremendo boato. Il perfido proprietario si era accorto troppo

tardi di ciò che stava accadendo, dato che sta-va formulando l'idea di suicidarsi per scampa-re alle conseguenze giudiziarie che quella sua malefatta avrebbe certamente provocato, e a-veva perfino cercato di bloccare la bambina quando stava per entrare con la lampada: sa-peva benissimo che il deposito di polvere da sparo sarebbe esploso, distruggendo tutto co-me una potente bomba.

Ma tutto successe in fretta. Troppo in fretta. E con conseguenze disastrose. La vicina cittadina si era subito allarmata

udendo quel terrorizzante rumore, e gli abitan-ti più coraggiosi che osarono mettersi in cammino in direzione della fabbrica per sco-prire l'origine di quel così scompigliante botto, si ritrovarono innanzi un paesaggio mostruo-so.

Per decine di metri ogni genere di cosa, dal più imponente muraglione al più innocuo stelo d'erba, non esisteva più e, trasformato in spor-ca polvere dall'odore di morte, se ne stava sul-l'arido suolo desertico, aspettando di fuggire assieme ai granellini di sabbia trasportato dal-la refrigerante brezza serale.

Dove era resistito qualche brandello di vege-tazione alla tremenda esplosione, giacevano senza vita i corpi di un sacco di bambini, fra i quali due cadaveri adulti in giacca e cravatta.

Ad un certo punto gli occhi degli uomini venuti a vedere cosa era accaduto si fissarono su un mucchietto di macerie che, ritmicamen-te, salivano e scendevano. Subito le spostaro-no, con delicatezza, e si ritrovarono faccia a faccia con Ahmed che, sanguinante da tutte le parti, era svenuto.

Di corsa lo presero e lo portarono in paese, dove c'era un bravo medico in grado di curar-lo.

Entrati nella spaziosa sala di attesa, invasero l'ambulatorio, mettendo in fuga una mamma che aveva portato il proprio figlio a fare le do-vute vaccinazioni, e il dottore cominciò subito l'intervento: inizialmente pulì con cura il cor-po, e dopo aver spalmato una pomata sulle fe-

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rite del ragazzino, le ricoprì con delle candide bende bianche.

Il dottore tenne Ahmed nel suo ambulatorio per qualche giorno, sdraiato in un lettino, e quando il ragazzo si risvegliò da quell'inter-minabile sonno e venne portato a casa, dai familiari che, fiduciosi, gli avevano fatto visi-ta tutti i giorni…

Continua

Metamorphosys Terza puntata

______________________________ MICHELE ZOPPÉ

Riassunto della puntata precedente Jack e Fred, gli eroi di questa storia, in seguito ad un atterraggio di un oggetto misterioso, partono per una missione di controllo. Ritornano a Pisa senza alcuna informazione utile. La mattina seguente ripartono per una loro missione con un mig nuovissimo appena uscito sul mercato che battezzano affettuosamente ‘Cucciolo’. Fanno un breve giro d’ispezione, ma Fred incomincia a stare male. Pe-rò non si arrendono così facilmente e allora… ������������������ ������� Era un Metamorphosys … Jack era ormai K.O., l’unico superstite era Fred, ormai mezzo stordito.

* Il Cucciolo, dopo aver schivato l’aereo civi-

le, era ritornato nel hangar-rimessa, auto-riparandosi, grazie alla sofisticatissima tecno-logia superavanzata presente sull’aereo.

Dopo queste auto-riparazioni, il Cucciolo arrivò, facendo roteare le ruote, nello spazio apposito per il carburante, dove due bastonci-ni metallici uscirono dall’aereo per schiaccia-re il pulsante utilizzato per i self-service.

Infine decollò con una velocità supersonica dalla pista: squarciò il cielo lasciando uno sfregio che, mutandosi, si ricompose nella po-sizione naturale per circa due secondi. L’aereo arrivò in 5 o 6 secondi nel luogo dove si trovavano codesti piloti e la creatura per noi quasi ignota.

Improvvisamente si sentì un rombo di tuono

e in un frammento di secondo il Metamor-phosys, l’aereo e i due piloti non erano più nella pista nove, ma tutti smaterializzati in un altro luogo. Jack e Fred nell’aereo, rinvenuti, invece il Metamorphosys …

Il Mig si trovava magicamente in America, con i motori spenti in avaria… -“Jack, cosa facciamo? Ti ricordi che nella

lezione numero … numero 34, spiegavano come cavarsela in situazioni simili?”-

-“Sì! Hai ragione!”- E subito, senza dirsi altro, agirono. Jack tirava calci continuamente al vano mo-

tore che si trovava sotto di lui, sempre stando seduto sul sedile. Invece Fred, messo al co-mando del velivolo smaterializzato dai poteri della creatura, tirava pugni al pulsante di ac-censione…

Stavano ormai incominciando a vedere un paesaggio in miniatura dalla loro impressio-nante quota.

Magicamente la creatura fece una ricompar-sa da paura: in quel momento si era piazzata davanti al vetro dell’aereo, bloccandolo nella sua impervia discesa.

Era un “grumo” di materia bluastra. Da quella che sembrava una pupilla roteante dal proprio corpo melmoso usciva un fascio di lu-ce abbagliante anche a pieno giorno. Non ave-va dimensioni spaventose ma era un po’ più grande di una “pallona” di diametro circa di un metro e mezzo.

Dalla cuffia-radio di Fred si sentì una specie di squillo di telefono, e subito dopo una voce molto strana…

Forse era la creatura che tentava di mettersi in contatto con lui?

Era tutto vero! Infatti, dopo alcuni urli stri-duli, la voce si fece sempre più chiara proprio nella lingua madre dei due eroi. Aveva un to-no moltooo… “metallico o computerizzato” e roco… -“Fre… tu sei uno dei cinque pre-

scelti destinati a combattere le for-ze del male sul pianeta “Morphing” di una dimensione parallela. Io sono una creatura che lo popola. Sono un Meta-

morphosys.”- fece una breve pausa ripren-dendo fiato, ma dopo continuò: -“Ti allenerai con le tecniche FAN-

TOON aspirando il grande livello del potere TRICORNIA. Accetti? Se No, mo-

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rirai con i motori in avaria schian-tandoti al suolo insieme al tuo com-pagno. Se sì, mi aspetterai che io ritorni dal mio viaggio, e avrai la vita salva insieme al tuo amico”-

-“Avrei un paio di domande prima di ri-spondere”- Disse Fred molto paurosamente.

-“No! Non voglio domande!”- Il suo tono cambiò vorticosamente da una maniera genti-le e cortese ad un urlo vero e proprio da spac-care i timpani.

- “Ok, mi scusi…”- Ma venne interrotto dalla creatura: -“Questa è la tua risposta defini-

tiva”-

Dopo questo colloquio con la creatura, l’aereo continuò la sua irrefrenabile caduta li-bera…

Improvvisamente si sentì un altro rombo di tuono, accompagnato da un flash di luce gial-lastra. Il Metamorphosys anche questa volta se n’era andato senza lasciare traccia; il Cuc-ciolo, con all’interno i due piloti, era scom-parso pure lui. Stava sorvolando (a bassa quo-ta con un andatura piuttosto lenta) dei paesi americani. La creatura, oltre a salvare la vita ai due piloti, aveva usato un quindicesimo della sua energia, convertendola in carburan-te, per alimentare l’aereo.

-“Fred, stai pilotando tu l’aereo. Non è ve-ro? Passo”- domandò Jack al suo miglior ami-co tramite il microfono nascosto nel suo ca-sco.

-“Eh? Ma cosa…? Jaaack!!! Non aver pau-ra! L’aereo… è… Ingovernabile! Passo”- dis-se Fred lasciando uno spazio di circa un se-condo fra le ultime sue quattro parole.

-“Come? Cosa vuoi dire… Non sento nien-te… Si sentono soltanto voci… urla… gri-da… nel mio casco, qua dietro! Penso che la creatura abbia immesso nella nostra linea pri-vata altre persone…”-

-“Ricevuto, non fiatare! Atterro nella prima stradina pubblica libera!”-

Dopo circa tre minuti, l’aereo si abbassò ad una quota più ridotta da cui si poteva vedere il paesaggio sottostante.

Per la prima volta nella loro vita, videro un paesaggio bellissimo dove il verde dominava su tutto. Era completamente pieno di alberi, di radure, di torrenti, di:… Natura.

Un paesaggio che soltanto nel secolo prece-

dente si poteva vedere. Infatti nei paesi “Al Centro del Mondo” cioè dall’Europa alla Ci-na, dalla Scandinava all’Africa, erano stati ter-reni ormai edificati o in corso di edificazione. Infatti in quell’ultimo secolo, cioè dal 1950 al 2050, nel periodo dopo le Guerre Mondiali, il numero di abitanti si era duplicato, triplicato in maniera impressionante, quindi si dovevano trovare altri posti in cui vivere e così gli uo-mini si espansero per tutto “Il centro”.

-“Jack, mi senti? Passo”- -“Sì, ti sento forte e chiaro. La linea si sem-

bra liberata… non sento più nessuna voce, pe-rò da questo chiasso assordante sono riuscito a distinguere una voce… Quella della creatura, sai quando ti parlava? sono riuscito a capire qualche parola e il suo tono di voce. Dentro di me l’ho confrontata con quella che ho sentito, ed è perfettamente uguale. Guarda, sono sicu-rissimo! Ti so anche dire pressappoco il loro argomento, e parlavano di… di “accettare” circa. Passo”-

-“Strano… forse la sua voce aveva un se-gnale talmente forte che ha invaso la tua fre-quenza. Passo”- disse Fred a Jack.

-“Può anche darsi. Allora, dimmi perché, quando ti ha parlato, dal mio casco non si è sentito nulla? Passo”-

-“Boh … ma penso che migliori informa-zioni le troveremo quando ritroveremo questa creatura. Passo”-

Detto questo girarono a zonzo in cielo gui-dati dal potere della creatura per circa… beh, fino al momento del tramonto. In seguito l’ae-reo impennò verso l’alto molto bruscamente.

-“Aaah! Che cosa succede, Fred?”- doman-dò Jack con aria paurosa.

-“Non ne ho idea! Tutti i pulsanti sono bloc-catiii!!! Dev’essere colpa della… della… creatura misteriosa!”-

C’era un missile davanti, cioè sopra, al loro aereo…

Poteva essere quello che doveva andare sul-la luna, con a bordo la famiglia fortunata che aveva vinto un viaggio premio. Quest’ultima ipotesi si rivelò quella esatta. Infatti la con-fermarono, intravedendo da uno dei vetri la scritta “USAFortune”.

Ma vennero interrotti da una cosa e, come prima, si sentì un rombo di tuono. Questo po-teva significare soltanto una cosa: il Meta-

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morphosys continuava ad usare i suoi poteri sovrannaturali.”

Non si poteva vedere ad occhio nudo questa creatura, forse era diventata invisibile? E ce la faranno i nostri due eroi a concludere la mis-sione? Tutto questo e anche altro lo leggere-mo nell’ultimo episodio di Metamorphosys.

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-“Fred dove siamo?”- -“Boh, non lo so. Potrebbe essere il mondo

della creatura? Quel pianeta chiamato Mor-phing. O no. Se è così, penso che presto dovrò combattere al fianco dei Metamorphosys con-tro le forze maligne…”-

Il racconto termina nel prossimo numero

Coca Cola 2 La Vendetta Prima parte

______________________________ SEBASTIANO TRONTO

Recapitolando

L’estate era torrida e la sete si faceva sentire, così due ragazzi, Gianni e Jonny, decisero di comprare due lattine di Coca-Cola. Ma, siccome erano al verde, mi-sero in moto il loro ingegno: cos’era che potevano vendere per racimolare qualche soldo? Forse un pac-chetto di patatine, che costava come una lattina di Co-ca-Cola? Era una buona idea, ma di pacchetti di pata-tine non se ne trovavano molti in giro; invece di un pacchetto di patatine dovevano vendere qualcosa che avesse lo stesso prezzo, ma che si trovava più facilmen-te in giro, come una lattina di Coca-Cola. Questo era il piano: rubare dal magazzino del chiosco vicino qual-che lattina di Coca-Cola da vendere, e con il ricavato, comprare due lattine di Coca-Cola per loro.

Geniali, vero?

Ricomincia l’avventura

Jonny si trovava in una strana stanza, con le pareti a specchi; ad un certo punto vide una figura che si muoveva verso di lui: era il ma-gazziniere che gli dava la caccia. Si girò per scappare, ma il magazziniere era anche lì, era dappertutto. Poi la stanza divenne tonda e co-minciò a girare, lui non poteva muoversi, era intrappolato!

Jonny si svegliò in preda al panico e con la gola secca. Aveva gli incubi una notte sì e una anche da quel giorno in cui lui e Gianni ave-vano rubato una cassa di Coca-Cola dal ma-gazzino del chiosco ed erano riusciti a scappa-re per un pelo.

La mattina dopo decise di chiamare Gianni, per raccontargli del sogno e anche perché a-veva una sete pazzesca.

Compose il numero e dopo qualche squillo rispose Gianni che, a giudicare dalla voce, si era appena svegliato: - Ciao, Jonny. Mi hai chiamato per dirmi che hai fatto di nuovo quel sogno?

Jonny si affrettò a rispondere: - No, ho tele-fonato solo per dirti che ho avuto un altro in-cubo. Aspetta, come hai detto? Lasciamo per-dere. Comunque volevo anche dirti che mi è venuta una sete pazzesca.

La mattina seguente si ritrovarono entrambi

al loro quartier generale. L’idea di avere una base segreta, da usare come punto di riferi-mento e nascondiglio era stata di Jonny, ma Gianni continuava a sbandierare ai quattro venti che era stato lui. In ogni caso, l’avevano costruita qualche giorno dopo essere scappati per la seconda volta dal magazziniere che li aveva inseguiti fin nel più profondo del bosco, dove, ad un certo punto, l’uomo era inciampa-to e caduto in un fosso. Da quel giorno non avevano avuto più sue notizie.

Ora erano nel loro rifugio, con le pareti tra-ballanti e il tetto mezzo marcio. Jonny si af-frettò a prendere la parola: - Che ne dici Gian-ni, se torniamo nel magazzino? Non abbiamo i soldi per prenderci una lattina!

Gianni rispose: - Hai ragione. Però io penso che il nostro caro magazziniere Nino si sia fat-to un po’ più furbo di prima; potrebbe addirit-tura essere diventato più intelligente di noi!

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Ma io, come un vero capo, sono riuscito a tro-vare una soluzione: avremo un alleato. – Poi, rivolto verso la porta traballante del rifugio, aggiunse: - Ora puoi venire, Gino.

Si fece avanti un ragazzino, probabilmente poco più giovane di loro, con la pelle talmente chiara che sembrava trasparente e i capelli biondo platino. Teneva in una mano una spe-cie di orso di peluche impiastricciato di cara-melle e terra, e nell’altra un lecca-lecca gigan-tesco e mezzo sciolto. Sarebbe stato identico al magazziniere, se solo fosse stato un po’ più grosso e peloso.

Gianni riprese il discorso: - Gino ci aiuterà nella nostra impresa. Però, dobbiamo essere uniti, e noi sappiamo che c’è una cosa che ci accomuna: la Coca-cola!

Gino disse, con una voce stridula e fastidio-sa: - Ma a me non me ne frega niente della Coca-cola!

Gianni gli rispose a tono: - E a me non me ne frega niente se a te non interessa la Coca-cola, devi fare quello che ti dico io! E poi se non ti interessa, tanto meglio, ce ne sarà di più per noi!!! - Poi continuò sottovoce: - Allora, ascoltate il piano; prima di tutto ci avvicine-remo al magazzino, poi entreremo passando dalla finestra, perché Nino chiude sempre la porta a chiave… - Jonny provò a contraddirlo, ma il temerario leader continuò imperterrito: - …una volta entrati prenderemo una cassa di lattine e cercheremo di tornare indietro; ma a questo punto… Gino, non pulire l’ombelico al pupazzo! … come stavo dicendo, il magazzi-niere ci scoprirà, ci dirà che la porta è chiusa a chiave, - Gianni prese una pausa per respirare, in questo modo Jonny ebbe il modo di inter-romperlo con una sillaba: - Ma… - però Gian-ni riprese a parlare e, seppur con il fiato moz-zo, alzò la voce: - …quindi tu lo smutanderai il magazziniere e gli ruberai la chiave, così potremo uscire dalla finestra, e poi… no, a-spetta, forse sto facendo confusione… poi ci nascondiamo nei cassonetti… no,…

A questo punto Jonny ebbe un’occasione d’oro per dire la sua: - Dopo avergli rubato la chiave io aprirò la porta, usciremo, ci nascon-deremo nei cassonetti e aspetteremo!

Gianni rimase sorpreso: - Ma come fai a co-noscere già il mio piano? Ci deve essere stata una fuga di notizie!

- No, non c’è stata nessuna fuga di notizie, il piano è identico a quello dell’altra volta, solo un po’ più confuso.

- Beh, ma l’altra volta ha funzionato, no? - Non proprio… - Va bene, dopo che avremo fatto tutto quel-

lo che abbiamo fatto l’altra volta, torneremo qui. Dopo, venderemo le lattine come l’altra volta. A questo punto entrerai in scena tu, Gi-no; la tua missione sarà difficile, ma non im-possibile: dovrai comprare due lattine di Co-ca-cola. Sei sicuro di essere all’altezza?

Jonny riuscì ad intervenire (evidentemente il leader si era arreso): - Ma non ti sembra di sottovalutarlo, Gianni? Non è così…

Poi quella voce insopportabile si sentì di nuovo: - Veramente non ne sono sicuro… de-vo dare i soldi prima o dopo aver chiesto le lattine?

Di nuovo all’opera

Era scattata “l’ora X”. Gianni sapeva sempre quando era “l’ora X”, perché a Natale gli era stato regalato un orologio con i numeri Roma-ni.

I due si avvicinarono al magazzino. Gianni voleva a tutti i costi entrare dalla finestra, ma Jonny riuscì a convincerlo a varcare la soglia della porta.

Appena Jonny abbassò la maniglia, la porta si spalancò, e un secchio pieno di vernice gli schivò la testa di un soffio, ma si rovesciò ad-dosso al suo amico.

- Gianni, sei proprio un tonto! - Ma perché, scusa? Sei stato tu ad aprire la

porta! - Sì, ma se passavamo per la finestra come

avevo detto io, questo non sarebbe successo! Gianni pensò che sarebbe stato inutile tenta-

re di spiegargli con le buone che l’idea di pas-sare per la finestra era stata sua, quindi fece quello che avrebbe fatto qualsiasi altra perso-na civile: gli corse dietro come un forsennato fino al centro del magazzino, tentando di sal-targli addosso. Si fermò solo quando scivolò su una specie di poltiglia che era stesa sul pa-vimento.

Gianni si ritrovò con la pancia all’aria, men-tre Jonny lo derideva dall’alto: - Ah-ah-ah! Come ti senti lì per terra, capo? Si ved…

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Non riuscì a terminare la frase, perché un getto potentissimo di schiuma bianca lo colpì alle spalle. Quando si rialzò lo vide: il magaz-ziniere era lì che sghignazzava, con l’estintore in mano.

- Oh, no! Gianni, alzati che scappiamo! - Non si può. - Perché no? - Perché la porta è chiusa a chiave! – dissero

in coro Gianni e il magazziniere. Poi il ragaz-zo continuò da solo: - Perfetto, tutto secondo i miei piani…

- Sì, hai ragione, ed è un piano geniale… però adesso che devo fare?

- Quello che hai fatto l’altra volta: strappa-gli i pantaloni per rubargli le chiavi!

Il magazziniere si mise a sghignazzare: - Impossibile: ho messo le bretelle anti-strappo!

- E adesso cosa si fa, Gianni? Cosa dovrà fare Jonny? Ce la faranno poi i

nostri due eroi a rubare una cassa di lattine per poi rivenderle per poi… vabbè, la sapete la storia. Ma soprattutto, riusciranno a placare la loro sete?

Lo scoprirete nella prossima puntata.

Dragonball Picchio Seconda puntata

______________________________ PATRICK MINELLA

Nella puntata precedente: appena arrivati Junior va all’attacco ma Gosberg con un colpo lo scaraventa contro una montagna. Goku si lancia all’assalto ma Gosberg evita i suoi attacchi e si prepara a sferrare la sua mossa finale.

Goku, osservando la mossa speciale di Go-sberg, sta cercando di scoprire la sua azione ma egli si ricarica in un modo stranissimo e la mossa è così strana che Goku non capisce quale sia.

Gosberg lancia una sfera viola che si avvi-cina a Goku e comincia girare attorno al no-stro eroe e dopo pochi secondi Goku non rie-sce a muoversi. Gosberg incomincia a lancia-re Kamehameha (onda energetica) contro il

nostro eroe ma Goku continua a restare im-mobile.

Goan, vedendo quella scena, si arrabbia, va all’attacco e con un pugno lo scaraventa con-tro una roccia. Goan sblocca il potere del vec-chio Kaio e comincia a lanciare onde letali.

Ogni volta che vengono inflitti danni a Go-sberg lui si rigenera senza fare nessuno sforzo sfruttando l’energia del colpo. Gosberg si in-furia molto con Goan e si lancia all’assalto. Il nostro eroe schiva i colpi con difficoltà. Go-sberg si allontana e sputa una melma appicci-cosa che si attacca a Goan che, non potendosi muovere, subisce gli attacchi del cattivo Go-sberg.

Vegeta intanto sta a guardare la scena orribi-le senza muovere un dito, Goku, che era sem-pre rimasto immobile dal momento dell’attac-co a sorpresa di Gosberg, guarda la scena con orrore. Vegeta va all’assalto di Gosberg e in-comincia a tirargli pugni e calci ma il nemico non sente il dolore e continua ad attaccare Go-an che subisce senza fare una smorfia, tutto d’un tratto sviene. Il cattivo si gira verso Ve-geta che indietreggia. Gosberg si mette a ride-re :- Aaaaah il pivello è svenuto! Non ha resi-stito tanto! Vediamo se tu resisti di più!?- E Vegeta :- Vediamo se sei forte come dicono, mostro dei miei stivali! – Gosberg ribatte :- Ti passerà la voglia di fare lo sbruffone Sayan!.- Vegeta :– Me la farai passare tu la voglia, non scherziamo! –

Gosberg si arrabbia molto e va all’attacco, Vegeta schiva tutti i colpi e gli dice :- Sei len-to, giuggiolone!- Gosberg raggiunge il limite massimo di sopportazione e sputa lava dalla bocca, Vegeta si trasforma in fretta e furia in Super Sayan alla 4°, Gosberg si teletrasporta dietro a un masso e si ripresenta trasformato in un mostro più alto e molto più grosso.

Vegeta si spaventa moltissimo vedendo co-me è diventato Gosberg e cerca in tutti i modi di scappare, non riesce perchè Gosberg si spo-sta così velocemente che se lo ritrova sempre un passo più avanti. Vegeta dopo un po’ si mette a sferrare pugni e calci a raffica ma Go-sberg non si muove di un passo. Quando Ve-geta si stanca il mostro gli sferra un pugno, tanto forte da farlo svenire, ormai i nostri eroi sono decimati e nessuno spera più di vince-re… il cielo si è oscurato e dal nulla appare un

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guerriero con i capelli grigi, una tuta blu e dei guanti neri. Gosberg si allontana vedendo il personaggio avvicinarsi.

L’essere si avvicina e Gosberg pronuncia alcune sillabe:- N-O-N A-V-V-I-C-I-N-A-R-T-I B-R-U-T-T-O M-O-S-T-R-O - il perso-naggio misterioso si mette a ridere:- Ahaha-hahah così saresti tu il mostro che terrorizza questo pianeta? Sei scarso, sei scarso, sei scarso, sei scarso – Gosberg risponde :- Non mi impensierisci se è questo il tuo scopo. – Il personaggio:- Se avessi voluto impensierirti saresti corso dalla mamma, villico, bifolco! – Gosberg si arrabbia molto ma cerca di non farlo notare allo sconosciuto. Il guerriero mi-sterioso comincia ad avvicinarsi al nemico, Gosberg intanto inizia a indietreggiare rapi-damente: sembra terrorizzato davanti alla po-tenza dell’avversario. Il guerriero estrae dal fodero una spada e sillaba:- Questo è per mio figlio, brutto mostro!- Il guerriero taglia Go-sberg in otto pezzi e li distrugge con un’onda letale. Chi sarà mai questo guerriero? Lo sco-prirete nella prossima puntata!

Nel prossimo numero

I ragazzi del laboratorio

‘Il Consiglio Comunale dei ragazzi’

presenteranno le loro quattro liste con i re-lativi programmi per le prossime elezioni.

Le elezioni si svolgeranno il 30 maggio 2007 e coinvolgeranno tutto l’istituto com-prensivo.

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INTERCETTA LA TELEFONATA DI MOGGI SEGUENDO I “BLA BLA” NELLA TABELLA, FACENDOLA ARRIVARE FINO ALL’ ARBITRO (OCCHIO ALLE FALSE PISTE)

C B L A S P A R F K S M O S G P R O F V I F I O U F O S R AP O R C H I A B L A B L S F J Z W G J K D J T S I P D Q D F S A L M T I L D U 3 J A V Y F A E H V J L O Y E A Z 0 G I F B L A B L A B G J W Y B J Y 9 Y H X D 4 6 K D P O T S X H UA H R K C H L G U J E L L U A B L A B L A B L A B L A K V I S S F G H O A G M B F A A I L S R F B G D G I I B E B K D O D G I L O L B G D T K G I U B D H U D A F J 9 5 E H L G W P

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Autore, Giacomo Andrich