Piazza Grande Luglio Agosto Leggero

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I PUGNI IN FACCIA Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 ( conv. in L27/02/2004 N.46) ART. comma 2 DCB - Bo (Num. 2) per Poste Spa 07-08/2012 Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,75 EURO • QUELLO CHE DATE IN PIù è IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE QUALSIASI RICHIESTA AL DI Là DELL’OFFERTA LIBERA NON è AUTORIZZATA ESTATE CON: GIANNI mINà, GIANLUCA mOROZZI, SImONE ROTOLO, ANDREA SEGRE

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07-08/2012

Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora

PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,75 EURO • QUELLO CHE DATE IN PIù è IL GUADAGNO DEL DIFFUSOREQUALSIASI RICHIESTA AL DI Là DELL’OFFERTA LIBERA NON è AUTORIZZATA

ESTATE CON: GIANNI mINà, GIANLUCA mOROZZI, SImONE ROTOLO, ANDREA SEGRE

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07-0812

Piazza GrandeGiornale di strada di Bologna fondato dalle persone senza dimora“TeNDeRe uN gIoRNALe è megLIo Che TeNDeRe uNA mANo”

COMITATO EDITORIALE Jacopo Fiorentino, mauro SartiDIRETTORE EDITORIALE Leonardo Tancredidirettore resPonsaBile Bruno Pizzica

stamPa Industrie grafiche galeatiRegistrato presso il Tribunale di Bologna il 15/09/1995 n°6474

redazioneVia Corazza 7/8 40128 Bologna, tel. 051 342328, fax 051 3370669www.piazzagrande.it | [email protected]

CaPoredattore Laura Pasotti

Consulenza editoriale Agenda (www.agendanet.it)ProGetto GrafiCo Fabio BologninidistriBuzioneRedazione Piazza grande

in redazioneeva Brugnettini, erika Casali, Ilaria giupponi, Simone Jacca, olga massari, giuseppe mele, Salvatore Pio, mauro Sarti, Pietro Scarne-ra, Donato ungaro.Hanno CollaBorato a questo numeroFrancesca Bono, Claudio Cannistrà, marika Di Cristina, Angelica erta, Alice Facchini, Carlo gubitosa, gruppo fotografico Bandiera gialla, Francesco mele, Francesca mezzadri, Francesco montori, gianluca morozzi, Paolo Perini, Sofia Pizzo, Carmine Roccia, Paola Sapori, marco Tarozzi.

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Aiuterai a sostenere i diritti dei senza dimora e contriburai a far cono-scere Piazza Grande e i suoi temi a chi ti sta intornoVERSAMENTO SU C/C POSTALE c/c 54400320 intestato a Associazione Ami-ci di Piazza Grande Onlus. Causale “Abbonamento”.BONIFICO BANCARIO Intestatario: Amici di Piazza Grande Onlus. Causale “Abbonamento”.Banca UGF filiale Indipendenza. IBAN: IT80 D031 2702 4100 0000 0110 726. (oppure scrivi una mail a [email protected])

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In copertIna

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DI INTeRNAzIoNALI), e PeR uN mASSImo DI 18 meSI, NeI CIe CoNVIVoNo LAVoRAToRI DISoCCuPATI e

SeNzA PeRmeSSo, DoNNe VITTIme DeLLA TRATTA, ex DeTeNuTI Che DoPo AVeR SCoNTATo LA PeNA

ASPeTTANo L’eSPuLSIoNe; TuTTI SeNzA SAPeRe quANDo FINIRà LA LoRo DeTeNzIoNe. queSTo SuC-

CeDe ANChe A BoLogNA, IN VIA mATTeI, NeLL’ex CASeRmA ChIARINI DIVeNTATA CeNTRo DI eSPuLSIo-

Ne NeL 2002. mA I CIe SoNo uNo SPReCo ANChe DI RISoRSe PuBBLIChe, BeNe A RISChIo DI eSTIN-

zIoNe. DAL 1999 AL 2011 Lo STATo ITALIANo hA SPeSo CIRCA uN mILIARDo DI euRo PeR FINANzIARe

L’ATTIVITà DeI 12 CeNTRI ATTIVI SuL TeRRIToRIo NAzIoNALe, A FRoNTe DeLL’eSPuLSIoNe DeL 47% DeI

TRATTeNuTI e uNA meDIA DI 43 gIoRNI DI PeRmANeNzA, Lo hA RIVeLATo NeLLe SCoRSe SeTTImANe

uN RAPPoRTo CuRATo DA LuIgI mANCoNI e STeFANo ANASTASIA PeR L’ASSoCIAzIoNe A BuoN DIRIT-

To. DATo Che I RISuLTATI DeLuDoNo ANChe I PIù FeRVIDI SoSTeNIToRI DeLLA LINeA DuRA CoNTRo

L’ImmIgRAzIoNe IRRegoLARe, è DoVeRoSo ChIeDeRSI Che CoSA SI SAReBBe oTTeNuTo Se LA STeSSA

SommA FoSSe STATA TRASFeRITA AI ComuNI PeR SVILuPPARe PoLITIChe DI INCLuSIoNe. PeR IL mo-

meNTo, I TAgLI ALLA SPeSA PuBBLICA, ANChe IN queSTo CASo, STANNo CAuSANDo uN DeTeRIoRA-

meNTo NeLLA quALITà DeLLA geSTIoNe DeLLe STRuTTuRe: A BoLogNA SI è AggIuDICATA L’APPALTo

uNA CooPeRATIVA Che hA ABBATTuTo I CoSTI DI geSTIoNe DA 70 A 28 euRo AL gIoRNo A PeRSo-

NA. DA AgoSTo, LA VITA IN VIA mATTeI SARà ANCoRA PIù DuRA. I CIe, ISTITuITI NeL ’98 DALLA Legge

TuRCo-NAPoLITANo CoN IL Nome DI CPT (CeNTRI DI PeRmANeNzA TemPoRANeA), SoNo SoPRAVVISSu-

TI FINoRA A TuTTI I CAmBIAmeNTI DI goVeRNo. CoSTI ALTI DI geSTIoNe, INeFFICACIA, VIoLAzIoNe DeI

DIRITTI NoN SoNo SeRVITI A FARe PASSI INDIeTRo, PRoBABILmeNTe PeRChé, NoNoSTANTe TuTTo, I

CIe ReSTANo Lo STRumeNTo DI CoNTRoLLo DeLL’ImmIgRAzIoNe PIù DuRo, ANChe SoLo A LIVeLLo DI

ImmAgINARIo. mA IN TemPo DI CRISI, gLI SPReChI, DI DIRITTI e DI RISoRSe, NoN SoNo PIù ToLLeRA-

BILI. LA RIChIeSTA DI ChIuSuRA VIeNe DAL BASSo e PARTe PRoPRIo DA BoLogNA. uNA LISTA DI FIRme

DI SINgoLI PoLITICI, SINDACATI, ASSoCIAzIoNI, TRA Le quALI PIAzzA gRANDe, ChIeDe, IN uN APPeLLo

ALLA CITTà (LeggIBILe Su www.PIAzzAgRANDe.IT), “DI meTTeRe FINe ALLA SToRIA DeL CIe DI VIA mAT-

TeI”. IL TIToLo è “BoLogNA SeNzA CIe è mIgLIoRe. Se NoN oRA quANDo?”. PARTIAmo DA quI, mA Se

SoSTITuIAmo A BoLogNA IL Nome DI quALuNque ALTRA CITTà ITALIANA IL SeNSo DeLL’APPeLLo NoN

CAmBIA. ([email protected])

editoriale/Senza Cie,una città migliorep LeoNARDo TANCReDI

il volto in prima pagina è

quello di Valentina che pra-

tica thai boxe alla palestra

antirazzista red rose del la-

boratorio Crash. se ne parla

nell’inchiesta di questo nu-

mero. la foto è di Graziel-

la Cremonini del gruppo fo-

tografico di Bandiera Gialla

(www.bandieragialla.it).

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Roberto morgantini mostra a Roberto

Vecchioni il numero di Piazza grande di

aprile dedicato a Lucio Dalla.

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D ue fratelli gemelli, due storie

drammatiche. In mezzo un’ag-

gressione avvenuta nel giugno

dello scorso anno davanti a un locale

in zona universitaria: una lite scoppia-

ta per caso, parole forti, le mani che si

alzano, forse anche qualche oggetto che

vola, e un uomo con il cranio sfasciato

che cade sull’asfalto. In coma.

A sentire il racconto di Safouane c’è solo

da rabbrividire. Il racconto di una notte

violenta, finita nel peggiore dei modi: un

testimone, che però al momento dell’ag-

gressione era dentro il locale, è interve-

nuto soltanto a cose fatte, quando già

houssem era riverso sull’asfalto, stava

male, perdeva sangue, c’era solo il tem-

po di chiamare l’ambulanza.

Chi è stato a ridurlo così? Perché? Chi ha

visto gli aggressori? Davvero erano due

ragazzi e una ragazza italiana quelli che

hanno sferrato quei colpi micidiali sul

corpo del giovane tunisino? Lui, hous-

sem, 29 anni, manovale, non può più

ho un permesso di soggiorno per motivi

umanitari. Non so come fare: le notti le

passo al binario 9, in stazione centrale;

qualche volta al Sabatucci, mangio alla

mensa della Caritas in via Santa Cate-

rina. Sono distrutto”. Nel piccolo zaino

che ha appoggiato per terra c’è tutta la

sua roba. Nient’altro. Chiede giustizia,

Safouane. Il suo appello – anche se la

denuncia contro ignoti di fatto non è

mai stata presentata - è rivolto a tutta

la città. A chi ha visto, quella notte del

22 giugno 2011 in via Delle moline attor-

raccontarlo: da quella notte la sua vita

è chiusa dentro un letto d’ospedale, in

coma, alimentato da un sondino e con

una calotta cranica artificiale. Ricovera-

to prima al maggiore, poi a montecato-

ne, poi a Santa Viola, oggi di nuovo al

maggiore dove è ancora in coma mentre

stiamo scrivendo.

Il racconto dunque si sviluppa tutto sul-

le parole di Safouane, suo fratello ge-

mello, che dalla Francia dove aveva un

lavoro come muratore, è tornato in Italia

– dove non ha né una casa, né un lavo-

ro – per assistere il fratello: “Dormo per

strada, e tutti i giorni lo vado a trovare.

ma sono disperato, non so se e come

houssem uscirà dal coma, non so a chi

chiedere aiuto – racconta Safouane che

è seguito dal servizio mobile di Piazza

grande -. Cerco un lavoro, un lavoro

qualunque, perché non posso tornare

in Francia adesso: voglio e devo resta-

re qui accanto a lui. La mia famiglia è

in Tunisia, a monastir, e io al momento

p mAuRo SARTI

“chieDo giustizia per mio fratello”Dalla Francia all’Italia per stare al fianco del gemello,

Safouane dorme in stazione al binario 9 e cerca un lavoro

no alla mezzanotte, gli aggressori di suo

fratello. Non cerca altro, solo giustizia

dice lui quasi piangendo.

gli “avvocati di strada” stanno cercan-

do di capire qualcosa di più, ma al mo-

mento non ci sono novità. Soltanto la

nomina da parte del giudice di un am-

ministratore di sostegno per houssem

e la speranza di vedere al più presto le

carte visto che un’indagine – date le sue

drammatiche condizioni di salute – sa-

rebbe dovuta partire d’ufficio. (reda-

[email protected])

p LeoNARDo TANCReDI

Redattori, collaboratori e volontari

dell’Associazione Amici di Piazza

grande per un giorno hanno dato una

mano ai diffusori a vendere il giornale.

Sabato 30 giugno, sprezzanti del colpo

di sole, ci siamo dati appuntamento al

banchetto informativo allestito in piazza

Re enzo e da lì si sono formate le cop-

pie.

ognuno ha accompagnato un diffusore

per le vie del centro, insieme abbiamo

dialogato con i passanti per spiegare

che cos’è Piazza grande e perché legge-

re e sostenere il nostro giornale fa bene

alla salute.

Al banchetto ci hanno fatto compagnia

gli umoristi zap&Ida che hanno riempi-

to il portico del Pavaglione di disegni e

vignette attirando turisti e autoctoni ri-

dacchianti.

Due anime dell’associazione si sono co-

nosciute meglio: Alice aiuterà Ibrahim a

scrivere la sua storia di profugo, Copot

e Lubita hanno raccontato i loro pro-

blemi agli operatori del Servizio mobi-

le dell’associazione. Tutti abbiamo im-

parato qualcosa in più del mestiere del

diffusore, di quanto è importante la re-

lazione con le persone, di quanto è dif-

ficile accettare l’indifferenza e il rifiuto e

quanto sono gratificanti i sorrisi e i com-

plimenti per il nostro lavoro.

q u e s t o

è stato

il primo

a p p u n -

t a m e n -

to, ma la

g io rna ta

del diffu-

sore tor-

nerà dopo

l ’ e s t a t e

con l’am-

bizione di

coinvolge-

re, oltre ai

redattori, ai collaboratori e ai volontari

dell’associazione, anche voi lettori. re-

[email protected])

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Tutti in strada per la giornata del diffusore

q| qui sotto, Houssem al mare in tunisia. nella foto piccola, il fratello gemello safouane che sta cercando di ottenere giustizia

Nel giugno del 2011 Houssem è stato aggredito. Da allora è in coma

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“Lavoro e mi alleno tutti i giorni. molto meglio così”. Spiega eno, peso leggero, con già svariati in-

contri alle spalle, venuto in Italia dall’Albania quando aveva 13 anni. La palestra dove si allena è

la Tranvieri, nata nel 1950, luogo sacro della vita pugilistica bolognese, gestita dai due allenatori Rosa

e Di Tullio. Dire che lo sport in generale possa togliere molti ragazzi dalla strada è uno di quei luo-

ghi comuni che ha ragione d’essere quando vita e passione si incontrano. Però, sapere che gli stessi assistenti sociali

spesso bussano alle palestra di pugilato, chiedendo un periodo di prova per qualche ragazzo, valorizza quel luogo

comune. “Naturalmente è tutto gratuito. Noi come società non prendiamo nulla – dice Sergio Rosa - Li mettiamo sot-

to e vediamo quello che succede. molti se ne vanno quasi subito, nessuno li costringe a rimanere. Altre volte, invece,

restano, alcuni addirittura per molto tempo”.

Bologna ha un’invidiabile tradizione pugilistica. Campioni del passato come Dante Canè e Franco Cavicchi hanno reso

la Dotta terra di sudore e guantoni. oggi, altri fuoriclasse stanno crescendo sulla curva di via Ada Negri, al Pilastro, a

ridosso di quella lunga struttura leggermente incurvata e piena di appartamenti che viene chiamata ‘Il Virgolone’, dove

si trova la palestra dall’ex pugile campione d’Italia Paolo Pesci. I sacchi iniziano a cantare ogni pomeriggio, dal lunedì

al venerdi, sebbene anche questi luoghi risentono della crisi degli ultimi anni. “Da non molto, hanno aumentato l’af-

fitto dei muri – spiega Pesci - e il Comune, ormai, non dà più fondi”.

La prima palestra della società Sempre Avanti aprì nel 1901, mentre la palestra di Pesci un secolo dopo, come succur-

sale della sede principale, quella dello stadio Dall’Ara. ma qualche anno fa, per mancanza di fondi, decisero di chiu-

derla. ed è così, che l’ex campione d’Italia decise di continuare da solo, cambiando il nome della palestra da Sempre

Avanti Pilastro a Boxe Due Torri. “mettere in piedi una riunione (diversi incontri, senza che vi sia un campionato, ndr)

InchIesta

facciauna volta riempiva i palazzetti ed era il terzo sport nazionale dopo il cicli-

smo e il calcio. oggi, invece, il pugilato arranca. ma da alcuni anni, sono

molti i giovani che sudano al sacco. Tante le ragazze

p FRANCeSCo moNToRI

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tirato su Rotolo e tanti altri pugili di prima

classe, come il peso mosca Cristian Cavaz-

za. “molti sono studenti che vengono qui

per allenarsi, ma ormai sono pochi quelli

che vogliono combattere. Se parliamo di

introiti, sono i corsi per gli amatori che

ci fanno sopravvivere. qui ne abbiamo

una settantina”. Attraverso le grandi len-

ti, i suoi occhi azzurri si accendono, una

vita spesa per il pugilato, lo sport nobile

dal cuore antico, come c’era scritto una

volta su una parete della palestra. “e poi

adesso non c’è più spettacolo. uno inizia

a sanguinare un minimo e il match vie-

ne sospeso, ans fa brisa la guera ma as

fa a’ cazzut”. Da pugile dilettante, Rubi-

ni combatteva senza caschetto, in un pe-

riodo dove gli incontri non venivano fer-

mati in continuazione, “dove chi andava

al tappeto, magari si rialzava e buttava a

terra quell’altro e il palazzetto diventava

un unico boato”. ma il suo atteggiamento

cambia e sembra diventare più riflessivo.

“I controlli e le precauzioni sono necessa-

ri, per carità, ma senza azzoppare in ma-

niera irrimediabile lo spettacolo che un

sport come il pugilato può regalare”.

La boxe è un’esperienza spesso e volen-

tieri ricercata. Il classico fuoco che bru-

cia dentro. Nella palestra dei Tranvieri ci

sono anche diverse ragazze che combat-

tono, come Isaia Laura, classe ’83, che ha

iniziato altrove, perdendo, però, i primi

due incontri. “era abbastanza scoraggia-

ta quando è arrivata qui - racconta Rosa

- ma è tenace e ha cominciato a vincere.

è vero che ogni agonista vorrebbe iniziare

con il piede giusto, ma è quando continui,

anche se hai perso, che si vede quanto la

tua passione riesca ad irridere il resto”.

Tra i suoi pugili, Rosa e Di Tullio vantano

anche i fratelli Vignoli di 20 e 17 anni che

ogni giorno prendono il treno da Lagaro (frazione di Castiglion dei Pepoli) per venire

ad allenarsi: quasi un’ora all’andata e una al ritorno. Il primo ha già cinquanta match

alle spalle e il secondo non ha certo intenzione di rimanere indietro. una passione

ereditata dal padre e davanti: una futura carriera fra i grandi. Come mario Salis,

uno dei pochi professionisti rimasti a Bologna, allenato da anni dal duo preparatore

all’interno della piccola e calda palestra in via Saliceto.

ma perché, allora, la boxe ormai non fa più presa? mancanza di spettacolo, di spon-

sor «che vogliono occuparsi solo di proteggiamo la natura», secondo Pesci. o perché

ormai tra tutte le discipline moltiplicatesi nel tempo, “la copia originale perde un po’

del suo inchiostro”, per dirla con le parole di Rubini. ma se continueranno a esserci

mister come Rosa, Di Tullio e tutti gli altri, che fanno presenza in palestra da quan-

do erano adolescenti e ora sono in pensione, il pugilato rimarrà sì povero, perché di

quattrini ne girano pochi, spoglio numericamente di agonisti, perché ormai in molti

si vogliono solo allenare, ma non privo di volontà, per chi ancora suda attaccato a

un sacco. e il bello è che il boato nei palazzetti, seppur meno assordante, si sente

ancora, perché la boxe, come pochi altri sport, riesce sempre a regalare la sublime e

feroce spettacolarità dell’imprevisto. ([email protected]) f

InchIesta

costa sui tremila euro. gli incassi sono sempre minori delle spesa e senza aiuti non

puoi fare altro che inserire i tuoi pugili in riunioni organizzate da altre società. Ciò

nonostante, nel 2011 i miei agonisti hanno combattuto più di 130 volte”. e alcuni di

loro riescono a mettere via qualcosa, grazie a quei cento, centocinquanta euro ad

incontro.

uno dei più grandi campioni felsinei degli ultimi 15 anni è senza dubbio Simone Ro-

tolo (vedi intervista a pagina 6) che lo scorso marzo ha vinto di nuovo il titolo italia-

no, questa volta nella categoria dei pesi medi. All’angolo c’era Pesci: “quando vinsi

il titolo negli anni novanta, presi una borsa di 18 milioni di lire. Simone, tre mesi fa,

ha preso quattromila euro”. ma prima di capire come mai il pugilato, che una volta

“riempiva i palazzetti” e che “un tempo era uno dei tre grandi sport nazionali assie-

me al ciclismo e al calcio”, stia arrancando, è meglio sfatare un mito che nei periodi

di crisi economica tende a tornare.

“ora nessuno può dire che quando mancano i quattrini, le persone tornano a pra-

ticare quegli sport umili, poveri, da strada, come il pugilato. Vecchia storia per un

vecchio tempo e te ne accorgi quando entri nelle palestre. Almeno qui a Bologna”. A

parlare è Romano Rubini, lo storico allenatore della Sempre Avanti al Dall’Ara. Lui ha

Bologna ha un’invidiaBile tradizione pugilistica. campioni del passato come dante canè e Franco cavicchi hanno reso la dotta terra di sudore e guantoni. oggi, altri Fuoriclasse stanno crescendo sulla curva di via ada negri, al pilastro, ma la crisi si Fa sentire: l’aFFitto è aumentato e il comune non dà più Fondi.

|S nelle foto diqueste pagine,allenamenti collettivi nella palestra antirazzista del Crash

.

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InchIesta

Simone Rotolo, classe 1975. uno

dei migliori pugili bolognesi an-

cora attivi. A marzo ha vinto il

titolo italiano dei pesi medi contro il

detentore, il “giaguaro” matteo Signani,

ma il suo palmares vanta anche quel-

lo dei superwelter e l’intercontinentale.

Rotolo vive il pugilato con passione e ne

critica i meccanismi che lo hanno messo

in ombra negli ultimi anni. oggi lavora

alla sicurezza in discoteca ed è vigile del

fuoco volontario, la sua carriera è a un

bivio tra guantoni e divisa da pompiere.

Progetti per il futuro, simone?

Non ho più progetti a lungo termine. Se

inizierò a fare il pompiere, dovrò stare

fermo per sei mesi, almeno. Comunque

difenderò il titolo, spero di farlo a Bolo-

gna, dove ho abbastanza pubblico, seb-

bene una delle motivazioni che mi fe-

cero mollare più di due anni fa è che

a Bologna sembra non ci sia spazio. In

giro per l’Italia sì, invece. Comunque,

per la difesa mi hanno offerto la stes-

sa borsa di quando ho vinto la cintura

a marzo.

E naturalmente questo è indice

di quanto il pugilato italiano non stia

bene.

è da tempo che le cose non funzionano.

ma dopo i trent’anni è giusto anche mo-

netizzare la tua passione se ne intrave-

di la possibilità. me ne convinsi l’anno

in cui ho combattuto per diversi titoli e

le entrate superarono di gran lunga la

media. ultimamente, i social network

hanno aiutato un po’ a farmi pubblicità

e penso che possano servire anche per

questo sport. una volta nessuno mi rico-

nosceva in giro. Adesso, alcuni ragazzi

mi chiedono di fare una foto con loro

in discoteca. La pubblicità è il tallone di

Achille della boxe. Per discipline come

l’mmA o la Thai, c’è più spogliatoio, più

passa parola. Se viene qualcuno da fuori

a combattere, la voce gira e sembra che

stia arrivando un fuoriclasse. La gente si

incuriosisce e va a vederlo.

Cosa diresti a un giovane che vor-

rebbe fare questo sport?

Il primo consiglio sarebbe di lasciar sta-

re, perché la boxe non ti dà molto, se

Quel pugile è un pompiere

pensi di costruirci economicamente una

vita sopra. Il secondo consiglio, invece,

sarebbe di farlo. Il pugilato mi ha inse-

gnato a riflettere, a sapermi relazionarsi

con gli altri. una scuola di vita incredi-

bile.

Hai partecipato a gare di fight fo-

otball, un calcio fiorentino con più re-

gole e vorresti andare anche a firenze.

il tuo rapporto con gli sport di squa-

dra?

Negli sport singoli, sei tu che devi tro-

vare la giusta carica per andare avanti.

Negli sport di squadra, invece, l’energia

è comune, i tuoi compagni te la passano

e viceversa. mi trovo molto bene quan-

do gareggio assieme ad altri sportivi. C’è

p FRANCeSCo moNToRI

un’esaltazione, un’euforia differente.

quali altre difficoltà hai incon-

trato nella tua carriera?

Niente in particolare, per la verità. gli

sportivi sanno benissimo che è meglio

avere la testa libera da problemi senti-

mentali prima di una gara, ma per fortu-

na ho una donna paziente al mio fianco,

una santa, che mi sopporta da tantissi-

mi anni.

sei d’accordo con il detto che la

prima regola del pugilato è non pren-

dere pugni?

Certo. è come andare in bicicletta, se

non impari a frenare cosa ti serve salire

sulla sella e pedalare? Presto, ti farai del

male. ([email protected])

A marzo, Simone Rotolo ha vinto il titolo italiano dei pesi medi

Il campione italiano lavora alla sicurezza

in discoteca ed è vigile del fuoco volonta-

rio. La sua carriera è un bivio

p mARIkA DI CRISTINA

La differenza tra una palestra po-

polare e una normale è che “la

seconda vuole evitare ogni tipo di

discriminazione come razzismo, sessi-

smo e machismo, stereotipi spesso pre-

senti nelle altre – spiega Valentina di

Crash – Viviamo lo sport in maniera di-

versa, con altri valori, per condividere la

fatica e ottenere determinati risultati”.

La palestra Red Rose del Crash è nata

due anni fa su iniziativa di alcuni at-

tivisti. Propone corsi di pugilato, thai

boxe, pilates e capoeira. “Il pugilato è

uno sport con un’identità forte – conti-

nua Valentina – La sfida è superare lo

stereotipo del pugile e abbattere mec-

canismi di razzismo e sessismo”. La

Red Rose è frequentata da un pubblico

eterogeneo. oltre a studenti universi-

tari, sono presenti figli di migranti, so-

prattutto dell’europa dell’est, e signore

di mezz’età, “è uno scambio culturale

molto divertente” spiega Valentina. ol-

tre allo sport la palestra è attiva anche

socialmente: organizza tornei di calcet-

to antirazzisti e partecipa a tutte le in-

ziative della uisp. Il 25 aprile scorso ha

collaborato a “Il pratello r’esiste”: atleti

e volontari erano presenti con banchet-

ti informativi e si sono esibiti in strada

nelle discipline praticate in palestra. Al-

tro appuntamento è quello degli allena-

menti collettivi aperti agli atleti e alle

atlete dei corsi di pugilato e thai boxe.

Dopo l’allenamento era previsto un mo-

mento di socialità: aperitivo e cena con

la proiezione di documentari, in partico-

lare sulla questione No Tav.

un’altra palestra popolare storica è

quella del Tpo. Nata cinque anni fa, da

due è diventata una polisportiva a tutti

gli effetti. “La nostra è una palestra ca-

ratterizzata socialmente – spiega Loren-

zo Piazza del Tpo – Lo scopo è proporre

uno sport dal volto umano, superare ste-

reotipi e smitizzare la pratica sportiva.

Ad esempio, gli sport da combattimento

vengono visti come sport fascisti quan-

do in realtà sono sport popolari, seguiti

anche dal movimento operaio”. I corsi

proposti sono: pugilato, thai boxe, dan-

za e tessuto aereo. Il pubblico anche qui

è variegato: da quello classico del centro

sociale agli appassionati di uno sport in

particolare, fino al residente nella zona

che ci va per comodità. Anche qui, si or-

ganizzano iniziative di carattere sociale,

come i mondiali antirazzisti. La palestra

collabora con il carcere minorile del Pra-

tello, con ragazzi in situazioni di disagio

provenienti da comunità e con il centro

socio-educativo di monteveglio.

Red Rose e Tpo hanno in comune au-

togestione e autofinanziamento con co-

sti di iscrizione molti bassi. A volte sono

quasi simbolici per permettere alla mag-

gior parte delle persone di avvicinarsi

allo sport, dal giovane studente al lavo-

ratore migrante che non possono per-

mettersi di pagare 50-70 euro al mese

per una palestra normale. (redazione@

piazzagrande.it)

Boxe, pilates, tessuto aereo. Le palestre dei centri sociali sono autofinanziate e hanno costi bassi

palestre antirazziste

q| a destra, simone rotolo

fo

to d

i fili

ppo

Vent

uri

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InchIesta

Un focus sulle attività della uisp:

Carlo Balestri è uno dei dirigen-

ti dell’associazione, ed è l’or-

ganizzatore dei mondiali Antirazzisti,

che da 15 anni vedono sfidarsi a calcio,

rugby, pallavolo e non solo, squadre pro-

venienti da tutto il mondo in emilia-Ro-

magna.

Le attività della uisp sono estese a tutti,

ma in particolare alle fasce più discrimi-

nate, anziani, disabili, detenuti e extra-

comunitari che hanno difficoltà ad inse-

rirsi nelle federazioni nazionali sportive

e che invece trovano riconoscimento nei

campionati uisp

Come fate a raggiungerli e infor-

marli sulle vostre attività?

In certi casi ci sono progetti specifici, ad

esempio l’anno scorso per dare possibi-

lità a molti dei nostri immigrati est-asia-

tici di praticare il cricket abbiamo orga-

nizzato il primo campionato locale, ora

puntiamo al nazionale. In altre situazio-

ni facciamo il lavoro di strada, non nelle

società sportive ma nei luoghi in cui la

gente si incontra, nelle periferie urbane

dove c’è una percentuale alta di immi-

grati.

i vostri progetti non sono solo spor-

tivi, ma vere e proprio campagne so-

ciali come “Gioco anch’io”…

Sì, il progetto è un coordinamento delle

palestre popolari uisp che parte dall’esi-

genza di riscrivere le norme sulla citta-

dinanza per dare a tutti la possibilità di

giocare senza nessuna distinzione. que-

sto progetto chiaramente va a cozzare

contro le regole di alcuni ordinamenti

sportivi.

Perché?

In Italia la cittadinanza si acquisice per

diritto di sangue, perciò molti ragazzi fi-

gli di immigrati non sono cittadini ita-

liani. e nel mondo dello sport, vuol dire

più di 2.000 ragazzi all’anno censiti dal

Coni. Le federazioni italiane non hanno

capito che la nostra è diventata una so-

cietà multiculturale. Basti pensare che

nel calcio in serie A si possono tesserare

5-6 extracomunitari, in serie B e C e a li-

vello amatoriale solo uno. mario Balotel-

li, nato a Palermo da ghanesi e cresciuto

p FRANCeSCA mezzADRI

I nostri Mondialicontro l’ignoranza

nel bresciano, era con-

siderato extracomunita-

rio, è diventato cittadino

italiano solo a 18 anni

dopo averne fatto richie-

sta. Alle competizioni di

atletica leggera ha vinto

da Judy ekeh, una ragaz-

za di Reggio emilia con

accento reggiano, ma

nera e con i genitori del-

la Sierra Leone: il premio è stato dato al

secondo perché è italiano. Come se lei

fosse fuori classifica.

Cittadinanza e anche antirazzismo.

e siamo arrivati a parlare dei mondiali

antirazzisti…

I mondiali Antirazzisti si sono tenuti

come l’anno scorso a Bosco Albergati

con 150 squadre di calcio miste di nazio-

nalità e genere, tornei di pallavolo, ba-

sket, cricket, rugby e quest’anno anche

di softball; esibizioni varie, dalla capoei-

ra allo yoga fino al parkour.

uno degli argomenti forti negli incon-

tri è stata la relazione tra il mondo dei

Riscrivere le norme sulla cittadinanza per dare a tutti la possibilità di giocare

Carlo Balestri, dirigente uisp e organizzatore della

kermesse antirazzista, sta progettando un coordina-

mento delle palestre popolari della uisp

p FRANCeSCA mezzADRIla uisp, unione italiana sport per tutti, è un’ associazione nazionale per la promozione dello sport esteso come diritto a tutti, che conta 166 comitati in tutta italia con 17.500 società sportive affiliate e 1.000 circoli. non si tratta di una semplice associazione sportiva, visto che i comitati territoriali, si occupano anche di diritti sociali. ne parliamo con fabio casadio, presidente del comitato provinciale di Bologna.che cosa si propone un’associazione come la uisp, che non è solo sportiva?per spiegarlo, partirei dal nostro slogan: unione italiana sport per tutti. il nostro obiettivo è quello di promuovere l’accesso a tutti nel mondo dello sport. in questo caso lo sport è da intendere non come fine a se stesso ma come mezzo di aggregazione e di socializzazione. per questo ci proponia-mo di estenderlo a tutti, italiani e extracomunitari, per valorizzare le diversità di cultura e abitudini e tentare un’integrazione.Quali sono le strutture uisp a Bologna e provincia? sono numerose perché ci occupiamo di diverse attività sportive: nuoto, calcio, pallavolo, ba-sket...si tratta soprattutto di parchi, centri sociali, ambienti che si prestano alla socializzazione. ci avvaliamo anche di palestre popolari.in questo periodo di crisi, la uisp ha avuto tagli da parte delle aministrazioni?i contributi delle amministrazioni sono rimborsi alle nostre attività e queste rimangono. sono calati i contributi diretti esterni, ma non sono mai stati determinanti. tuttavia quello che ci interessa è soprattutto l’aiuto delle aziende e delle società interessate a queste tematiche per tentare nuove strade. ([email protected])

non solo sport

mondiali e i terremotati che arrivano da

quelle zone ogni giorno.

Che cosa fanno i mondiali per i ter-

remotati?

Ai mondiali ci sono stati laboratori spor-

tivi per i più piccoli. Poi la uisp sostiene

con contributi economici anche le squa-

dre amatoriali di calcio o pallavolo che

non hanno più i loro campi sportivi, per

iscriverli ai campionati e anche per met-

terli in relazione con un gruppo dei mon-

diali. Il tutto è culminato nella giornata

finale quando tutte le squadre si sono

sfidate in diversi tornei. (redazione@

piazzagrande.it)

q| a destra, simone rotolo

q| il Policy Center for roma and minorities ai mondiali del 2011

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p mARCo TARozzI

“Vedo palestre che tornano a

riempirsi, ma non mi sento

ancora di dire che il pugi-

lato è fuori dalla crisi che lo ha avvol-

to. Sapremo soltanto tra qualche anno

se è davvero così”. Non professa ottimi-

smo gianni minà, e le sue parole van-

no ascoltate perché della boxe e dei per-

sonaggi che le girano intorno, leggende

comprese, conosce vita e segreti. “Negli

ultimi 15 anni questa disciplina ha perso

appeal, non ha saputo tenere il passo di

un mondo che cambia a ritmi vertigino-

si. Non ci sono più gli organizzatori di un

tempo: pochi eventi veri e di conseguen-

za spazi ridotti anche sulla stampa. e la

frammentazione ha fatto il resto: tutto è

iniziato un quarto di secolo fa, sono nate

quattro o cinque federazioni internazio-

nali e le corone mondiali si sono decu-

plicate. La gente non crede più a uno

sport in cui non si capisce chi è davvero

il più forte. e ancora: una volta c’erano

nove categorie di peso, punto e basta.

oggi manny Pacquiao può dire di esse-

re stato campione del mondo in otto ca-

tegorie diverse. Impensabile, quando il

pugilato era davvero un’arte nobile”.

e poi ci sono i personaggi. quelli che

hanno scritto la storia di questa discipli-

na. o meglio, c’erano. “Penso alla gran-

dezza di certi pugili che ho avuto la for-

tuna di conoscere. grandi come atleti e

come uomini. Ricordo ancora quando a

Roma arrivò un ragazzino americano che

ancora si chiamava Cassius Clay.

Ci incantò alle olimpiadi battendo un

grande pugile come Pietrzykowski nel-

la finale dei mediomassimi: gli girò in-

torno senza farsi toccare e lo colpì cen-

to volte. Capimmo subito il suo talento,

ma non potevamo immaginare il valore

dell’uomo. era figlio di un “madonnaro”

che dipingeva per le strade di Louisvil-

le e di una donna di servizio, e da quel

punto di partenza non facile è diventato

un nero d’America che ha cambiato la

sua società, rivoluzionando il mondo. Se

negli States c’è una legge per gli obietto-

ri di coscienza è perché lui aveva obiet-

tato. Penso a Teofilo Stevenson, che re-

stò per sempre dilettante per amore del

suo popolo, di otto milioni di cubani. un

dilettante che ha vinto tre ori olimpici,

e ne avrebbe vinti quattro se Cuba non

avesse boicottato i giochi di Los Angeles

nell’84. ecco, oggi mancano questi per-

sonaggi, i loro maestri. Non ci sono più

queste storie, e manca anche la voglia di

cercarle e raccontarle.

Sarebbe impor-

tante, perché

il pugilato non

è solo cronaca

sportiva. Dentro

c’è il ritratto di

un’epoca, di un

modo di vivere.

C’è molta socio-

logia”.

Il futuro è, forse,

nelle nuove ge-

nerazioni arriva-

te da altre realtà

del mondo, nei giovani italiani di secon-

da generazione che hanno trovato nelle

palestre un’occasione di riscatto socia-

le.

“e questa, in fondo, è la spinta vitale di

questa disciplina.

ma anche qui le cose sono cambiate, ri-

spetto per esempio a quando negli Sta-

tes si accendevano i riflettori su talenti

italo-americani venuti dalla strada come

Jack La motta o Rocky graziano. Il fatto

è che oggi non esiste più il proletaria-

to che forniva questa splendida umani-

tà. Allora c’erano ragazzi che studiavano

fino alla quinta elementare, al massimo

fino alle medie, e poi dovevano cercar-

si un lavoro. Incrociare una palestra per

loro poteva essere un crocevia del de-

stino, un treno da prendere al volo. Sì,

spero anch’io che da queste forze nuove

il pugilato possa trarre nuova linfa, nuo-

va gloria.

ma la macchina che lo muove deve ri-

trovare la credibilità che ha perso. La

sua umiltà e l’umanità che lo ha sempre

ispirato. quella che lessi nelle parole di

Rocky graziano, quando in un’intervista

mi disse: “il nostro è lo sport più nobi-

le perché dopo essercele date noi ci ab-

bracciamo sul ring. e sai perché lo fac-

Il pugilato secondo me

ciamo? Perché ognuno di noi sa

quanto ha sofferto l’avversario.

Noi conosciamo la nostra soffe-

renza, ma anche quella di chi ci

sta davanti”.

ecco, questi sono gli uomini che

hanno creato un’arte nobile. Per

me il pugilato è cultura, storia

sociale, umanità.

Non sono ottimista, ma spero che possa

davvero vivere una rinascita.

Sarebbe un segnale positivo dentro a un

mondo che corre e spesso dimentica”.

([email protected])

Negli ultimi anni la boxe ha perso appeal. ma dai gio-

vani di seconda generazione può trarre nuova linfa.

L’analisi del grande giornalista amico di Cassius Clay

InchIesta

q| qui sotto Gianni minà. nella foto in basso: in piedi da sinistra, lonnie ali, Gianni minà, te-ofilo stevenson. seduti da sinistra, assata sha-kur, muhammad ali, aleida Guevara

gianni minà

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iallo

ross

a.it

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Alex zanardi non si è arreso.

Dopo l’incidente che gli è costa-

to entrambe le gambe, ora l’ex

pilota di Formula 1 si allena per le Pa-

ralimpiadi di Londra, correndo alla gui-

da della sua handbike. Per lui è stato un

nuovo inizio, una nuova entusiasmante

sfida.

l’adrenalina è la stessa della for-

mula 1?

Assolutamente sì. Per certi versi anche

maggiore, come agli esordi, quando gio-

vanissimo gareggiavo con i go kart. Di

fronte a una disciplina che non si è an-

cora lasciata scoprire fino in fondo ri-

trovo le stesse incertezze dei miei inizi

da pilota, come se ogni giorno ci fosse

qualcosa di nuovo da imparare. emozio-

ni che nell’ultimo periodo in Formula 1

avevo imparato a stemperare.

quanto si allena?

è un lavoro quotidiano, sei/sette giorni a

settimana sono per lo sport. ormai sia-

mo alle strette, qualche giorno fa ero a

Londra a testare il tracciato olimpico, ma

la preparazione atletica è iniziata circa

due anni fa.

Com’ è nato l’incontro con il cicli-

smo?

Per caso, nel 2007, quando mi trovavo a

affrontare un periodo di riabilitazione.

l’essere uno sportivo è stato un ele-

mento di forza?

Per certi versi lo sport è stato un mae-

stro, perché gli ingredienti sono gli stessi

che regolano anche la nostra quotidiani-

tà. In un modo più dilatato, perché nello

sport senza piccole conquiste ogni gior-

no è impossibile crescere, mentre nella

vita forse è più facile nascondersi fra le

pieghe del sistema. Dal momento del

mio risveglio non ho smesso di essere

curioso nei confronti della vita, mi sono

chiesto come altri avevano affrontato si-

tuazioni simili e poi ho cercato di darmi

degli obiettivi che ritenevo raggiungibili.

quindi mi sono messo al lavoro, e alla

fine i conti sono tornati.

New York come testimonial della Barilla.

Dovevano essere solo poche parole sul

palco, al pasta party della maratona. Poi

mi sono detto: sono volato fino a qui,

tanto vale che partecipi alla competizio-

ne. e così da una battuta è nato l’inte-

resse per questa specialità. Fino alla fine

del 2009 mi ci sono dedicato con saltua-

rietà, poi ho deciso di alzare il livello di

allenamento.

tre parole che possono definire il

suo rapporto con lo sport?

Prima di ogni altra la passione. Chi si ci-

menta nello sport con l’ambizione di di-

ventare un numero uno ha scarsissime

probabilità di riuscire, perché la compe-

tizione, da sola, non è mai abbastanza

forte per portare a traguardi importanti.

è solo la passione che fa incontrare la fe-

licità fin da subito. Logico che la vittoria

è un valore aggiunto, ma non può essere

la contropartita più grande. Come nella

vita, ci deve essere la curiosità per com-

prendere cos’è nelle nostre corde. Infine

si deve tenere fisso in mente che ogni

cosa può essere migliorata, per cui, sen-

za voler diventare dei supercampioni a

tutti i costi, bisogna mettersi in gioco e

allenarsi.

Prima di tornare in pista ha dovuto

p ANgeLICA eRTA

per vincere ci vuole passione parola Di alex zanarDiDall’automobilismo alla handbike. Dopo

l’incidente, l’atleta non si è mai fermato

Gareggiando al Campionato

mondiale Vetture turismo ha fatto sal-

tare la divisione fra disabili e non …

quando ho ripreso a correre ho ricevuto

molti apprezzamenti, per qualcuno ero

fonte di ispirazione, per me era sempli-

cemente la scelta più naturale.

Certo, oltre le pacche sulle spalle, non

erano in molti a credere ad un mio ritor-

no alla vittoria. Poi, con i primi piazza-

menti importanti, sono arrivate anche le

polemiche di chi ipotizzava che la tecno-

logia potesse regalarmi qualche vantag-

gio. Al di là di tutto, è stata un’enorme

soddisfazione vincere quando in mol-

ti mi davano per sconfitto ai blocchi di

partenza.

([email protected])

p PAoLo PeRINI

D a cinque anni quando arriva la bel-

la stagione, nei weekend ma spes-

so anche nei giorni lavorativi, Ahmed,

kaled, muhammad e Jamal (sopranno-

minato da tutti weah, com l’ex giocatore

del milan) si ritrovano ai giardini mar-

gherita per una partita a pallone assie-

me a tanti altri ragazzi italiani e stranieri.

Sono tunisini, ma se gli chiedi da dove

vengono, fanno fatica a risponderti. Al

parco infatti non si parla di differenze

ma di un’unica potente anima che ac-

comuna tanti ragazzi in tutto il mondo

e che ha le proprie parole: il passaggio,

la parata, il tiro, il cross, il calcio d’an-

golo, insomma in una parola, il calcio.

L’intesa che si crea nel fittizio campo da

gioco ricavato su una frazione del grande

prato dei giardini margherita, delimita-

to solo dalle magliette usate come pali

delle porte, travalica anche le differenze

linguistiche. qui l’incomprensione può

essere solo un passaggio sbagliato.

La partita di pallone è uno degli even-

ti più comuni che si possono vedere nei

mesi caldi nei parchi cittadini. La palla,

prima di essere uno sport, è il più sem-

plice gioco che coinvolge, diverte e an-

nulla le differenze di credo, colore della

pelle, lingua e, a volte, anche le differen-

ze d’età. Basta una palla e si può iniziare

una partita; per giocare spesso non ser-

ve neanche il campo. qual è il luogo più

adatto per la partita di pallone se non il

parco pubblico? Con l’arrivo della bella

stagione il richiamo del parchetto, l’al-

lungarsi delle giornate, la temperatura

piacevole inducono ancora molti a usci-

re di casa. I parchi di Bologna conoscono

nuova vita, si popolano di giovani coppie

con figli, passeggini, studenti in cerca di

relax, cani e padroni di cani, e anche di

chi è in cerca di una tintarella low cost

vicino a casa. Tra questa varia umanità ci

sono anche Ahmed, kaled, muhammad

e weah. gli anni passano, ma la partita

a pallone e la loro presenza è assicurata.

([email protected])

f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f f

Quattro amici e un pallone ai Giardini

L’ex pilota di Formula 1 sarà in pista alle Paralimpiadi di Londra alla fine di agosto

q| la vittoria di zanardi alla iV Paracycling Cup di Piacenza

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InchIesta

Page 10: Piazza Grande Luglio Agosto Leggero

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La storia è quella del progetto

“Sport per tutti”, nato all’inizio

del 2011 per iniziativa di Roberto

Realdini, presidente dell’associazione

Api e Aci (Associazione per la promozio-

ne dell’integrazione e dell’autonomia dei

ciechi e ipovedenti) di Bologna.

“L’idea me l’ha data un articolo di gior-

nale – racconta Realdini - che trattava

proprio della scherma praticata da non

vedenti. A quel punto, ho cercato una

società sportiva che fosse disponibile

ad attivare corsi di questo tipo anche a

Bologna: la risposta è arrivata da zinella

Scherma, società di San Lazzaro, che ha

messo a disposizione una bravissima in-

segnante, magda melandri”.

A quel punto, sono iniziati i corsi: i non

vedenti praticano lo sport con le stes-

se identiche modalità e regole. L’unica

differenza è che, prima di portare a se-

gno una stoccata, è necessario che ci sia

contatto tra le due armi: in caso contra-

rio, l’avversario non avrebbe punti di ri-

ferimento per capire dove sta per esse-

re indirizzato il colpo. L’unica arma che

può essere usata comunque è la spada,

la sola che consente di colpire su tutto

il corpo. “questa disciplina permette ai

non vedenti di migliorarsi nel portamen-

to e di muoversi in modo più coordina-

to – continua Realdini - Lo stile ha la sua

importanza, così come anche la tecnica

e il ragionamento, per poter anticipare

p ALICe FACChINI

Sentirela stoccata

l’avversario. Per orientarci sulla pedana,

utilizziamo le linee in rilievo che si tro-

vano ai bordi e sulle linee mediane, sia

trasversale sia longitudinale. e, per di-

fenderci dagli attacchi, sentiamo la lama

dell’avversario: in base a dove si trova,

capiamo che tipo di colpo sta per impo-

stare”. A conclusione del corso, il 27 mag-

gio è stato organizzato al Palasavena di

San Lazzaro un meeting nazionale, dove

sono state fissate le regole definitive del-

la scherma per non vedenti. Successiva-

mente, un mini torneo di dimostrazione

ha visto sfidarsi dieci atleti non vedenti

Intervista a Roberto Realdini, presidente di Api e Aci e promotore di “Sport per tutti”

una spada si libra nell’aria, esita un mo-

mento sospesa nel vuoto. Poi, d’un tratto,

colpisce l’avversario. ma cosa succede se i

due combattenti sono non vedenti?

da tutta Italia. Chi era interessato, ha po-

tuto cimentarsi in un incontro di scher-

ma da bendato, contro un non vedente,

per capire in profondità quali sono le

problematiche che sorgono.

“Per chi non ha il dono della vista oggi

ci sono molte più opportunità – conclu-

de Roberto Realdini - ma da parte della

società c’è ancora un blocco psicologico:

si tende a pensare che i non vedenti non

possano far nulla, quando invece la no-

stra vita è molto più “normale” di quello

che non si creda”. (redazione@piazza-

grande.it)

q| incontro di scherma tra due non vedenti

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Page 11: Piazza Grande Luglio Agosto Leggero

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q| incontro di scherma tra due non vedenti

p DoNATo uNgARo

“Oh aspetta!” grida un giovanotto, mentre

sono a una fermata del Pilastro. Lui e

un gruppetto di ragazzi devono scende-

re, ma l’hanno deciso all’ultimo. Saltan giù schiamazzando e

urlando, facendo scossare la testa a chi rimane a bordo. Li

guardo passare di fianco al mio bus, mentre camminano chias-

sosi sul marciapiede. Alcuni sono bianchi, altri di colore; il pro-

filo di un ragazzo tradisce le sue origini nordafricane, mentre

l’accento di uno di loro fa pensare all’est europeo. Loro non

notano quelle differenze: sono amici. “Che maleducati” com-

menta una voce adulta alle mie spalle. “questi non sanno ne-

anche cos’è l’educazione” gli fa eco una seconda voce, anche

questa non più giovane. ma cos’è l’educazione? Nel parlare

comune è il modo in cui le persone si comportano, nel rispetto

o meno di determinate regole sociali. Però il vocabolario dice

che educazione è una cosa diversa, che fa più il paio con “in-

segnamento” che con “buone maniere”. quindi l’educazione è

un insegnamento, e come tale si apprende non solo a scuola

o in famiglia, ma anche dall’esperienza; e ogni insegnamento

trasforma in meglio il nostro stile di vita. e cosa c’è di male-

ducato in quei ragazzi? Il fatto che sbraitino e che si sentano

padroni della propria vita e del mondo che li circonda? oppu-

re a dare fastidio è che un italiano, un nero, un nordafricano

e uno zingaro si sentano amici? Cos’è veramente pericoloso

per la nostra “educata” società civile? Vi prego, non ditemi che

il pericolo è l’idea stessa che ragazzi diversi possano formare

un gruppo, delle amicizie. Perché, se così fosse, sono quei ra-

gazzi che devono spiegarci come fanno ad andare d’accordo:

a essere amici nonostante il diverso colore della pelle e la Ba-

bele delle lingue. Per molti sarà triste da ammettere, ma se

così stanno le cose sono quei ragazzi che devono insegnarci

l’educazione. Perché la vera educazione non è dire “buongior-

no” e “buonasera”, ma chiedere “come stai?”, con la voglia di

migliorare la vita dell’altro, anche se è diverso da me. ma per

farlo ci vuole un gran coraggio: o forse solo dell’educazione.

([email protected])

Sull’educazionenon parlate al conDucente

p CARLo guBIToSA

“Quale, fra le se-

guenti proposte

di utilizzo delle

risorse finanziarie comunali, in-

dicate in euro 955.500 + 100.000

per l’anno scolastico 2011-2012

(...) ritieni più idonea per assicu-

rare il diritto all’istruzione delle

bambine e dei bambini che do-

mandano di accedere alla scuola

dell’infanzia? a) utilizzarle per le

scuole comunali e statali b) uti-

lizzarle per le scuole paritarie pri-

vate”. A questa domanda i cittadini di

Bologna non potranno rispondere, per-

ché il referendum proposto dal comita-

to “Articolo 33” è stato bocciato dall’am-

ministrazione comunale per un presunto

vizio di forma. Il quesito, infatti, non era

stampato su tutti i fogli dove erano state

raccolte le firme. ma dietro questa deci-

sione tecnica c’è chi legge la volontà po-

litica di impedire ai cittadini di Bologna

l’espressione di un orientamento su quel

milione di euro che in tempi di crisi e

di tagli all’istruzione, qualcuno vorreb-

be sottrarre agli istituti privati e dirottare

sulle scuole materne pubbliche. France-

sca De Benedetti, portavoce del comitato

“Articolo 33”, ha dichiarato che i cittadi-

ni promotori del referendum “procedono

con ferma e inalterata convinzione, sere-

ni, nel cammino intrapreso per garantire

alla città di Bologna di poter partecipare

su un tema così rilevante come la scuo-

la pubblica dell’infanzia e il rispetto dei

principi costituzionali. Ribadiamo la no-

stra determinazione - prosegue De Bene-

detti - nel chiamare i cittadini bologne-

si a esprimersi sull’opportunità o meno

di destinare risorse pubbliche a scuole

private paritarie”. Tra i promotori del re-

ferendum c’è anche la “Rete Laica Bolo-

gna”, che ha realizzato un “Vademecum

sulle scuole private paritarie”, in cui si

spiega che “molti genitori, che chiedono

l’iscrizione alla scuola pubblica comuna-

le o alla scuola statale, laiche, democrati-

che e pluraliste e gratuite, non la ottengo-

no per carenza di posti, e sono costretti

a iscrivere i propri figli a scuole private a

pagamento la cui impostazione culturale

e religiosa non condividono”. Il vademe-

cum e altri materiali di approfondimen-

to sono disponibili sul sito articolo33.org,

che fa riferimento all’articolo 33 della Co-

stituzione: “enti e privati hanno il diritto

di istituire scuole e istituti di educazione,

senza oneri per lo Stato”. (redazione@

piazzagrande.it)

Scuola, salta il referendum

p CARmINe RoCCIA

Cara sono già le otto, diamoci fretta

perchè il treno parte. La voce di A.

rimbomba nel salone allegra, le valige

sono già presso la porta nell’ingresso,

preparate la sera prima con cura. A. sor-

seggia il caffè lentamente, mentre m. è

ancora in bagno per darsi gli ultimi ri-

tocchi di trucco, risponde con calma ad

A.: “Sì caro arrivo mancano ancora due

ore alla partenza del treno”.

A. e m. vanno in vacanza, le hanno atte-

se con ansia tutto l’anno e ora finalmen-

te è giunto il giorno della partenza. Sono

allegri, giovani e si amano, soprattutto

entrambi amano viaggiare, hanno pro-

grammato di fare un lungo viaggio per

il centro dell’europa: Francia, germani,

olanda e Belgio e dedicheranno un in-

tero mese a visitare le maggiori città di

questi Paesi. A. è eccitato, guarda attra-

verso i vetri della finestra e vede il solo

splendere, è impaziente perchè conosce

m. e sa che è lenta quando si trucca, con

tono irritato la richiama, incitandola ad

affrettarsi. Finalmente m. è pronta, en-

trambi si guardano in giro per controlla-

re se hanno lasciato tutto in ordine pri-

ma di partire.

L’autobus è affollato, ma ad A. e m. non

importa, sono felici, sopporterebbero

qualsiasi disagio in quel momento. Ar-

rivano finalmente in stazione, A. guarda

l’orologio, mancano ancora dei minuti

alla partenza del treno, hanno il tempo

sufficiente per farsi delle carezze e sus-

surrarsi parole d’amore. Il lungo fischio

del treno che sopraggiungere sovrasta

ogni altro rumore! A. apre gli occhi, li

rotea lentamente intorno, si rende con-

to con dolore di essere in dormitorio, il

fischio del treno

lo ha svegliato,

come succede

quasi ogni mat-

tina, perchè a

pochi metri dal

dormitorio scor-

re la ferrovia. Sta

transitando il Frecciarossa delle otto. A.

ha gli occhi assonati e bagnati di pianto,

solleva la testa dal cuscino e con rabbia

esclama: “Che cazzo di ingiustizia, non

mi lasciano nemmeno terminare di vive-

re un sogno... questo viaggio mi sarebbe

piaciuto terminarlo...”. Si alza a fatica,

ripete gli stessi gesti di ogni mattina e

mentre sorseggia il caffè dal bicchiere di

plastica, guarda nel vuoto e dice a se

stesso: “oggi andrò ugualmente in sta-

zione, mi illuderò di partire anch’io...

almeno il diritto di immaginare, quello

ancora mi rimane”. Si prepara con cura

e si avvia verso la fermata, quando l’au-

tobus arriva è affollato di gente, A. spin-

gendo la gente per farsi un po’ di spazio

pensa: “Porca miseria, questo non è un

sogno!” La dura realtà che A. è costretto

a vivere lo stringe nelle sue spine, fino

al punto di fargli mancare il fiato, ma

nell’animo alita ancora una speranza. I

sogni si possono ancora realizzare. (re-

[email protected])

Un viaggio di sogno

Page 12: Piazza Grande Luglio Agosto Leggero

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p LAuRA PASoTTI

Alla prima scossa di terremoto, il

20 maggio alle 4.04, la Rete si

è messa in moto. Sia sul fronte

news che per quanto riguarda le iniziati-

ve di aiuto. Con la seconda del 29 mag-

gio alle 9 circa, la macchina di Internet

era già attiva.

“è stato in quel momento che ho pen-

sato che avremmo potuto fare qualcosa

e rendere utile la Rete – racconta Laura

Scarpa dell’associazione culturale Comi-

cout – ho agito d’istinto e ci ho provato”.

Scarpa, una vita dedicata al fumetto sia

come disegnatrice che come editrice (con

Coniglio e ora con Comicout), ha messo

subito in vendita i suoi carnet di viag-

gio. “I miei librettini disegnati sono stati

acquistati subito – continua – e così ho

fatto un appello a editori e autori perché

regalassero tavole, disegni e stampe”.

L’adesione è stata grande sia da parte di

fumettisti e illustratori professionisti che

meno conosciuti. “Non è solo una rac-

colta fondi – spiega Scarpa – anche se è

ovvio che i soldi servono, ma è un modo

per far capire a queste persone che in-

torno a loro c’è solidarietà”.

In pochi giorni l’iniziativa ha raccolto

2.550 euro e, a più di un mese dal terre-

moto la cifra raccolta si avvicina ai 6000

euro. I fondi rac-

colti vengono

versati sul con-

to corrente a fa-

vore dei terre-

motati aperto

dalla Regione

emilia-Roma-

gna. Dopo le

moleskine di

Laura Scarpa

è stata la volta

di una tavola

di zagor rega-

lata da walter

Venturi e poi

di gea di Luca

anche un fumetto può servire

Fin dalla prima scossa la Rete si è mobilitata per aiutare i terremotati

enoch. Scorren-

do le pagine del

blog dell’associa-

zione Comicout

si possono vede-

re le tavole e le

illustrazioni do-

nate dagli auto-

ri. Si va dalle vi-

gnette di Filippo

Scòzzzari alle ta-

vole di Brendon

di Lola Airaghi,

l’omaggio a Brac-

cio di Ferro di

Fabrizio mazzot-

ta, gli acquerelli

fatti con il caffè

di Paolo Castaldi

e tanti altri. “Sul blog è possibile vedere

i disegni e collegarsi al sito dell’autore o

alla pagina di wikipedia dedicata – rac-

conta Scarpa – per capire di chi si tratta”.

Il principio adottato è quello di vendere

gli originali a un prezzo leggermente più

basso rispetto a quello di mercato “per

far sì che chi li acquista spinto dalla ge-

nerosità sia più invogliato e non si senta

sfruttato”. Anche per decidere a chi de-

stinare i fondi raccolti c’è stata una gran-

de partecipazione.

“è stato tutto molto istintivo e quando

ho visto che c’era una risposta – afferma

Scarpa – ho chiesto aiuto anche per ca-

pire a chi destinare i fondi”.

è stato scelto il conto corrente aperto

dalla Regione emilia-Romagna per i ter-

remotati: i soldi sono versati direttamen-

te sul conto, la banca invia una ricevuta

e il disegnatore manda l’originale all’ac-

quirente. La raccolta continua. Per ave-

re informazioni sulla raccolta o per ac-

quistare un disegno originale consultare

il sito dell’associazione Comicout www.

comicout.blogspot.com. (redazione@

piazzagrande.it)

q| qui sotto, illustrazione di andrea serio. in basso, copertina di Julia n. 146 di marco soldi

sono oltre 320 mila i migranti residenti nelle province di reggio emilia, modena, ferrara e mantova, quelle più colpite dal terremoto delle scorse settimane (dati istat). sono 4 quelli che hanno perso la vita nel crollo della fabbrica in cui lavoravano. sono migliaia quelli che oggi rischiano di per-dere, oltre al lavoro e alla casa, anche i documenti. ecco perché il coordi-namento migranti di Bologna chiede al governo una moratoria sui permes-si di soggiorno per i migranti residenti nelle aree terremotate. chiede cioè che sia loro garantito il rinnovo del permesso o della carta di soggiorno anche se nei prossimi 2 anni non saranno in grado di soddisfare i criteri di lavoro, reddito e abitazione previsti dal testo unico sull’immigrazione. “il dramma del terremoto ha messo in luce gli effetti disastrosi della Bossi-fini – dice giorgio grappi del coordinamento migranti – chi ha perso la casa o il lavoro, in che situazione si troverà quando dovrà chiedere il rin-novo del permesso di soggiorno?”. Dopo aver raccolto oltre 700 firme per chiedere la moratoria, il coordinamento migranti ha dato vita a un presidio lo scorso 30 giugno in piazza roosevelt per chiedere ai vertici di prefet-tura e Questura di trovare un accordo a livello locale per aiutare i migran-ti delle zone terremotate. “siamo una parte importante del paese – spie-ga sene Bazir del coordinamento migranti – lavoriamo e contribuiamo all’economia italiana, i nostri figli sono nati e studiano qui: ecco perché non ce ne andremo a causa del terremoto o della crisi ma chiediamo un segnale concreto non solo da parte di prefettura e Questura ma anche da

parte del comune”. secondo i dati istat i mi-granti regolari in italia sono quasi 5 milioni (dato cal-colato per difetto visto che non tiene conto di chi non ha o ha perso il permes-so di soggiorno). “ciò significa – spiega grappi – che oggi quasi l’8% delle persone che vive in italia dipende da un permesso di soggiorno”. stiamo parlando di 1 persona su 10 della popolazione attiva. “la situazione è strutturale – continua grappi – e non si può tenere conto del fatto che in una situazione di emergenza come quella del terremoto queste persone pagano un prezzo più alto”. oltre alla moratoria il coordinamento migranti chiede di cancellare la tassa di rinnovo del permesso per i prossimi due anni e di assicurare un uguale trattamento nei soccorsi e nell’assistenza indipendentemente dal possesso di un permesso di soggiorno. “solo una moratoria urgente sui permessi di soggiorno – scrive – permetterà ai lavoratori e alle lavoratrici migranti di ricostruire la propria vita dopo il terremoto”. (www.redattoresociale.it)

moratoria per i migranti terremotati il presidio del 30 giugno |q

Page 13: Piazza Grande Luglio Agosto Leggero

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C’è questo mio amico, vedete,

che è il Demolitore dei luoghi

comuni su Bologna. Bologna

che non è più quella di una volta, Bo-

logna che non è più Bologna la rock, la

musica a Bologna che non è più quella

di una volta... Le sue risposte sono sem-

pre del tipo: lascia stare, che io c’ero. La

Bologna di una volta, ma cosa credi che

ci fosse, Branduardi che suonava in una

piazza, sai che roba, mi dice: i Clash in

piazza maggiore, sì, è vero, ma è successo

una volta, e hanno suonato mezz’ora con

un batterista in prestito, con i punk duri

e puri che contestavano, e prima di loro

c’era Raf che suonava Tintarella di luna,

non è mica stata ‘sta gran roba, sai? e il

festival al Palasport, sì, certo, quello con

gli Skiantos che anziché suonare hanno

cucinato la pasta, be’, cosa credi, che la

gente si sia divertita, a quel festival lì?

Io non lo so se ha ragione o no, il Demoli-

tore, però il suo discorso mi piace.

Nel penultimo film di woody Allen, mid-

night in Paris, l’idea chiave era: chi sta

vivendo in un’età dell’oro non lo sa, e

rimpiange quella che per lui era la vera

età dell’oro, un’epoca precedente e mi-

tizzata. Così i contemporanei di heming-

suonato gli zen Circus davanti a una folla

traboccante? Traboccante quanto quella

che c’era a maggio in piazza Verdi per i

Diaframma! e glen hansard, te lo ricor-

di al Botanique, glen hansard? Sì, tut-

to questo è successo nell’estate del 2012,

quella in cui in piazza hanno proiettato

la versione integrale di C’era una volta

in America, quella con mezz’ora in più. e

i bolognesi, cosa dicevano, i bolognesi?

erano contenti? Come no. Contentissimi.

I residenti del centro storico facevano

fuoco e fiamme contro i concerti all’aper-

to, i troppi decibel, il rumore. gli studenti

del Botanique ce l’avevano con i troppo

pochi decibel. quelli che non mettevano

piede in centro dal giorno del loro ma-

trimonio dicevano che a Bologna non

succedeva mai niente e che era più bello

quando in piazza c’era Vota la voce. e i

nostalgici, come al solito, ripetevano che

Bologna non era più quella di una volta,

e che gli anni Settanta erano più belli, e

che era più bella la musica, e che erano

più belli i concerti...

Che volete farci? Io, intanto, questa esta-

te me la godo.

Voi, fate quello che vi pare. (redazione@

piazzagrande.it)

way, Picasso, Fitzgerald, Dalì si ritrovano

a rimpiangere il periodo d’oro di gau-

guin e Toulouse-Lautrec, che a loro volta

rimpiangono il periodo precedente...

Allora, chissà, forse, un giorno, in futu-

ro, rileggeremo questo periodo con delle

sorprese. I posteri ci racconteranno, ma-

gari, di quell’estate del 2012 in cui non si

faceva che andare da un concerto al Bo-

tanique a un altro concerto in piazza Ver-

di, dal cinema in piazza maggiore ai con-

certi al Bolognetti, e in piazza maggiore

ci sarebbero stati anche i Radiohead, se

non fossero slittati a settembre per tutta

una serie di questioni, e c’era stata Patti

Smith a metà luglio e Bonnie Prince Billy

e Anna Calvi, e poi, e poi, chi può dire chi

diventerà un mito riconosciuto, un gior-

no? Lo Swim Club di woodhaven che un

giorno del ‘65 ha ospitato una sconosciu-

ta band del New Jersey chiamata Castiles

mica lo sapeva, di aver avuto sul palco

per la prima volta, dal vivo, un certo Bru-

ce Springsteen. e così si tramanderanno

queste leggende ai posteri. Lo sai che i

marta sui Tubi hanno suonato al Bolo-

gnetti all’ora dell’aperitivo, prima della

finale degli europei Italia-Spagna? e che

qualche giorno prima proprio lì hanno

p gIANLuCA moRozzI

“I nostalgici ripetevano che gli anni Settanta erano più belli,

che la musica era più bella, e che erano più belli i concerti...

Che volete farci? Io, intanto, questa estate me la godo”

cronaca Di un’estate in musica

Davvero Bologna nonè più quella di una volta?

Con la musica, per la Bassa, ma

dal basso. Abbassa! Evento mu-

sicale che il 24 giugno ha por-

tato sul palco tanti gruppi della

scena indipendente italiana con

un obbiettivo preciso: raccoglie-

re fondi per il Circolo Musicale

Lato B di Finale Emilia, storica

sala prove e laboratorio per tan-

tissimi gruppi della bassa mo-

denese. Il concerto è un appun-

tamento di Heart Quake serie di

eventi di solidarietà per i pae-

si colpiti dal sisma. Molte band

che hanno accettato di devolve-

re gli incassi a Lato B hanno un

debito di riconoscenza diretto

con quel luogo perché lì hanno

mosso i primi passi musicali. Il

Lato B, ex scuola di campagna,

fin dagli anni ‘80 è stato un im-

portante centro di aggregazione

per i giovani della zona, negli

anni ha promosso una serie di

iniziative di solidarietà inter-

nazionali, ha organizzato con-

certi e meeting d’ogni genere,

ha avuto soci come Francesco

Baccini. L’iniziativa ha finanzia-

to attraverso un punto di risto-

ro anche la Lanterna di Dioge-

ne, una comunità per ragazzi/e

con differenti abilità i cui edifici

sono stati gravemente danneg-

giati dal sisma del 20 maggio.

Chi non è riuscito a raggiunge-

re Abbassa! a Bosco Albergati

è ancora in tempo per sostene-

re il circolo musicale di Finale

Emilia in due modi: acquistan-

do la maglietta celebrativa del

festival a 10 euro (basta manda-

re una mail a questo indirizzo

simone.abbottoni@facebook.

com), oppure fare un bonifico

su questo conto bancario: Ban-

ca Popolare dell’Emilia Roma-

gna, via Mazzini 1/f – 41034 Fi-

nale Emilia IT 94 1 05387 66750

000000510541.

Abbassa!per la Bassa

Page 14: Piazza Grande Luglio Agosto Leggero

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calore, segnalare anziani in situazioni di

bisogno, chiedere indicazioni sulle buo-

ne prassi da attuare in caso di tempera-

ture elevate. Il numero verde offre inoltre

un servizio di supporto per le persone

anziane fragili o affette da patologie a ri-

schio che potranno richiedere numero-

si servizi: trasporto, aiuto per il disbrigo

di commissioni o compagnia. Non man-

cheranno poi le attività di aggregazione

promosse all’interno di “estate in città”.

I volontari di Auser affiancheranno gli

operatori dei servizi per gli anziani nel-

la realizzazione, all’interno dei centri so-

ciali di alcuni quartieri della città, di atti-

vità come giochi, letture, intrattenimenti

musicali, uscite e momenti di conversa-

zione. (www.auserbologna.it)

F inalmente è arrivata l’estate.

ma per molti anziani questo

periodo dell’anno può porta-

re con sé numerosi disagi. L’innalzar-

si delle temperature può rappresen-

tare un fattore di rischio soprattutto

per gli anziani e per coloro che sof-

frono di particolari patologie. Per far

fronte a questa situazione e propore-

re attività per chi rimarrà a casa durante

le ferie, in tutta la provincia saranno atti-

vati molteplici progetti, promossi da Co-

muni, quartieri e Ausl, in rete con Auser

e i numerosi attori del territorio. Il Comu-

ne di Bologna, in collaborazione Auser,

Ancescao e Aviuss, il Comitato Provincia-

le della Croce Rossa, Anteas – Cisl, Par-

rocchia Don Bosco (quartiere Savena),

Rete di sostegno del quartiere Saragoz-

za (CentroSociale della Pace e Aicis) ha

dato il via al progetto “Prevenzione delle

ondate di calore”, attivo fino al 30 set-

tembre per promuovere reti di sostegno

in favore degli anziani più soli. Chiaman-

do il numero verde 800.562110, gratuito

e attivo 24 ore su 24, i cittadini potran-

no ricevere informazioni sulle ondate di

p ANNALISA BoLogNeSI

Anziani, nonlasciamoli soli

p FRANCeSCo meLe

Un laboratorio giornalistico

“anomalo” all’interno del

carcere “Dozza” per rac-

contare e far conoscere alla città

una realtà in cui vivono circa 1.000

persone, un paese alle porte di Bo-

logna completamente ignorato.

è lo scopo del progetto “Ne vale la

pena”, frutto della collaborazione tra il portale di informazione sociale “Ban-

dieragialla” e l’associazione di volontariato “Poggeschi per il Carcere”, che da

anni s’impegna in questo settore con lo scopo di dare voce a una parte della

città sconosciuta al resto degli abitanti.

Da giugno il sito www.bandieragialla.it ospiterà nella sua home page uno spa-

zio dedicato alla Dozza, dove si troveranno articoli scritti da 14 persone (dete-

nuti, volontari e un giornalista di Bandiera gialla). Il primo passo è stato l’al-

lestimento di un laboratorio giornalistico all’interno della casa circondariale

dove una volta a settimana i partecipanti si ritrovano per decidere di quali ar-

gomenti parlare e ciò che si produce viene poi pubblicato sul sito. I contributi

sono di tipo diverso: racconti di vita quotidiana, rubriche (una dedicata alla

cucina), le novità e i problemi della Dozza, e anche riflessioni comuni su alcuni

temi importanti come il diritto alla salute e all’istruzione. In questa prima usci-

ta ci sarà anche uno speciale sul terremoto dove si parlerà dell’iniziativa di rac-

colta fondi da parte dei detenuti e sulla loro possibile partecipazione all’opera

di rimozione delle macerie. Tutto il materiale prodotto è visibile all’indirizzo

www.bandieragialla.it/carcere. (www.bandieragialla.it)

Se il giornalistaè un detenutoAl via “Ne vale la pena”, un

laboratorio giornalistico in carcere

estate, i progetti di Auser per aiutare le

persone fragili o con patologie a rischio

Bologna non soffre il caldo d’estate, anzi da il meglio di sé. I cittadini si ri-

appropriano dello spazio urbano e strade e vicoli si riempiono di tavolini.

Tante sono le iniziative quest’anno grazie alla gradita decisione del Comu-

ne di chiudere il centro al traffico nei weekend e nei giorni festivi. Quale

migliore ambientazione per una cenetta che i vicoli medievali bolognesi

al chiarore della luna? Fino al 23 settembre 2012, le attività e i locali della

T pedonalizzata (Rizzoli, Indipendenza, Ugo Bassi), Caprarie, Calzolerie,

dell’Archiginnasio, piazza Maggiore (lato est) e piazza Re Enzo, possono

occupare il suolo pubblico con tavoli e sedie senza particolari autorizza-

zioni e a titolo gratuito e diffondere musica dal vivo non amplificata, senza

necessità di specifici permessi, dalle 8 alle 23.30 di sabato e dalle 8 alle 22

di domenica e dei festivi. Confermate anche quest’anno le serate tra eno-

gastronomia e jazz dal vivo in via Mascarella, tutti i mercoledì, giovedì e

venerdì fino al 10 agosto. Grazie ai locali si fornisce servizio di bar e ristora-

zione completa accompagnato da concerti jazz di alta qualità. Nella centra-

lissima piazza Verdi, ritorna, dopo un anno di assenza, lo spazio allestito

da Locomotiv Club e La Scuderia Bentivoglio: cibo, bibite e musica, sette

giorni su sette dalle 19 alle 2 di notte, fino al 22 settembre.

Dall’aperitivo, alla cena fino a notte l’estate è all’aperto, per le strade della

nostra città. (www.communeating.com)

Estate condivisa, in strada p FRANCeSCA BoNo e SoFIA PIzzo

Il quInto alImento

Da metà giugno sugli scaffali delle librerie

italiane è spuntato un libriccino arancio-

ne edito da Chiarelettere, s’intitola Salva

i ciclisti, la bicicletta è politica di Pietro

Pani - ovvero Peter Pan - pseudonimo di

chi ha preso la penna in mano e ha rac-

contato un lavoro collettivo di moltissimi

cittadini. Lo scorso 8 febbraio è stata cre-

ata la prima critical mass digitale della

storia, ovvero il lancio di una campagna

sul web da parte di blogger sensibili alle

tematiche della bicicletta (#salvaiciclisti)

passata dal web alle piazze il 28 aprile

con 50 mila persone a Roma che chiedo-

no rispetto per i ciclisti. Come non sentir-

si solidali dal primo secondo? Le regole

salvaciclisti arrvano dal New York Times:

limiti di velocità severi nei centri abitati,

piste ciclabili, messa in sicurezza di in-

croci pericolosi e altro. ma la parte, forse,

più interessante del pamphlet è il capito-

lo sulla storia della bici. Allora scopria-

mo che la bicicletta è stata un mezzo per

l’emancipazione femminile, il fatto di do-

versi sedere su quei sellini ha accorcia-

to le gonne e tolto bustini e corsetti. Nel

1905 nasce l’associazione dei ciclisti rossi

costituita da propagandisti con maglioni

rossi che trovano nella bicicletta un’alle-

ata per superare le difficoltà “di un’Italia

che offre canali di comunicazione ancora

imperfetti”. Nella Bologna dell’occupa-

zione nazifascista i tedeschi diramano il

divieto di girare con la bicicletta nel cen-

tro storico. La bici è il mezzo di trasporto

dei partigiani e delle staffette e fino agli

anni ’50 della classe operaia. La bici fu

sovversiva, libertina, rivoluzionaria e lo è

ancora oggi. Se l’ordine costituito sono le

auto, chi sceglie la bici cerca di sovvertire

quest’ordine! ora tocca a noi…

(www.sottobosco.info)

sempreverdI

la storia su Due ruote

p oLgA mASSARI

Page 15: Piazza Grande Luglio Agosto Leggero

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Ariete DoSATe gLI ImPegNI: SIeTe ANCoRA NeLL’oC-ChIo DeL CICLoNe! mA, gIoVe VI SoSTIeNe.

ToroPoCA LuCIDITà e PIC-CoLI CoNTRATTem-PI NeI PRogeTTI DI VIAggIo.

Gemelli

Cancro Lo STReSS mARzIA-No SI FA SeNTIRe, STRINgeTe I DeNTI! AgoSTo IN LeggeRA RIPReSA.

LeonePeR I NATI IN LugLIo NuoVI oRIzzoNTI, ANChe SeNTImeNTALI

Vergine CeSSANo Le oSTILITà DI mARTe, mA eVITATe NuoVI PRogeTTI.

BilanciaVI TRoVATe IN uNA SI-TuAzIoNe DeLICATA, mA Le VIe DI uSCITA NoN VI mANCANo!

ScorpioneSoTTILI meSSAggI SPIRITuALI DA NeTTu-No PeR LA PRImA De-CADe: DA ASCoLTARe!

SagittarioRIToRNA L’eNeRgIA Che VI CARATTeRIzzA, IN mezzo AD ALTI e BASSI emoTIVI.

CapricornoLugLIo DIFFICILe PeR LA PRImA DeCADe, AgoSTo CRITICo PeR LA TeRzA: PRuDeNzA!

AcquarioPIACeVoLI SVILuPPI ImPReVISTI, SoPRAT-TuTTo PeR I NATI IN geNNAIo.

PesciSI RIPReNDe LA TeRzA DeCADe, INTuIzIoNI e CReATIVITà PeR LA PRImA.

dalle stalle alle stellep CLAuDIo CANNISTRà,DISegNI DI PAoLA SAPoRIIl cinema e la critica

del pensiero unico

Ha raccontato le lotte dei brac-

cianti africani a Rosarno. Ci ha

portato nell’inferno libico fatto

di campi di concentramento nel deserto,

stupri ed esseri umani venduti e com-

prati. ha svelato la realtà dei respingi-

menti in mare e cosa si nasconde dietro

gli accordi tra Italia e Libia in materia di

immigrazione. ha narrato il dialogo tra

culture diverse.

è l’immigrazione il tema centrale dei

film documentari di Andrea Segre, un fil

rouge che attraversa tutti i suoi lavori da

“marghera Canale Nord” a “mare chiu-

so” passando per “Io sono Li”, “Come un

uomo sulla terra” e “Sangue Verde”.

ma se lo si chiede a lui, risponde che

il suo obiettivo è “cercare altri punti di

vista”. è con questa idea in testa che, 15

anni fa, Segre è partito per l’Albania.

Da allora ha prodotto oltre 10 documen-

tari e un “film film”, come lo chiama lui,

un film di finzione ma con forti radici

nella realtà. “Dicono che con i miei film

p LAuRA PASoTTI

parlo di immigrazione – spiega – ma solo

perché è il fenomeno sociale che mag-

giormente mi permette di lavorare sul-

la critica del pensiero unico: i miei film

sono una lente per capire le ingiustizie

che il punto di vista unico produce”.

“mare chiuso”, il documentario sui re-

spingimenti attuati dall’Italia è stato vi-

sto da 100 mila persone in 2 mesi, senza

andare in tv. A chi gli chiede quale ruolo

hanno film e documentari in un contesto

come quello italiano caratterizzato da un

razzismo diffuso e da politiche volte alla

criminalizzazione degli immigrati, Segre

risponde con i numeri. “Cinque anni fa

non avrei immaginato che un documen-

tario sui respingimenti sarebbe stato vi-

sto da così tante persone” – dice.

ma per contrastare questo sistema di co-

municazione basato su paura e violenza

“non si devono rispettare i meccanismi

di autocensura che purtroppo nel nostro

Paese vengono messi in atto da chi ha

piccoli spazi di potere”.

Anche nel giornalismo.

Secondo il regista è necessario lavorare

in prospettiva: “Abbiamo perso un’occa-

sione vent’anni fa, quando sono arrivati

i primi immigrati e invece di anticipare il

futuro costruendo un presente di scoper-

ta, abbiamo creato un presente di paura

– conclude Segre – ora bisogna costruire

un humus diverso, ma ci vuole tempo e

ci vogliono persone: la società italiana è

schiacciata dalla convinzione che stare

chiusi nella propria provincia protegga

dai pericoli del mondo, ma non è così e

deve imparare ad aprirsi”.

( r e d a z i o n e @ p i a z z a g r a n d e . i t

([email protected])

una lente per capire le ingiustizie che il punto di vista unico

produce. ecco cosa sono i documentari di Andrea Segre

“Ho iniziato a fare film per cercare altri punti di vista”

q| un fotogramma del film “mare chiuso”

eSTATe BRILLANTe Che VeDe meRCuRIo, VeNeRe e gIoVe A ToTALe PRoTezIoNe!

Page 16: Piazza Grande Luglio Agosto Leggero

Dario Bressanini OGM tra leggende e realtàChi ha paura degli organismigeneticamente modificati?

Giovanni F. Bignami I marziani siamo noi Un filo rosso dal Big Bang alla vita

Lawrence WeinsteinJohn A. Adam Più o menoquanto?L’ arte di fare stime sul mondo

Peter Atkins Le regole del giocoCome la termodinamica fa funzionare l’universo

Michelangelo Bisconti Le culturedegli altri animaliÈ Homo l’unico sapiens?

Martin Gardner Dracula, Platonee Darwin Giochi matematici e riflessioni sul mondo

Ed Regis Cosa è la vita?Una nuova indagine nell’era della biologia artificiale

Jill Rubalcaba Peter Robertshaw Gli antenatiChe cosa ci raccontano i più antichi resti umani

Andrea Cremaschi Francesco Giomi Rumore biancoIntroduzione alla musica digitale

Mark Haw Nel mondo di mezzoIl moto browniano tra materia e vita

Nicola LudwigGianbruno Guerrerio La scienza nel palloneI segreti del calcio svelati con la fisica

Nicola Armaroli Vincenzo Balzani Energia per l’astronave TerraNuova edizione aggiornata e ampliatacon gli scenari energetici per l’Italia di domani

Vincitoredel premio letterario

per la divulgazionescientifica

Secord Carroll Jones Seabright DupréDarwinL’eredità del primo scienziato globale

David Acheson 1089 e altrinumeri magiciUn viaggio sorprendente nella matematica

A cura di Federico Tibone e Lisa Vozza

La storia delle idee e i confini della ricerca,

per capire come la scienza e la tecnologia influenzano il nostro modo

di vivere e di pensare

http://online.scuola.zanichelli.it/chiavidilettura/

CollanaCHIAVI DI LETTURA

ZANICHELLIdue premi Galileo

per la divulgazione scientifica

Rino RappuoliLisa Vozza I vaccinidell’era globaleCome si progettano, da che cosa ci difendono, perché sono sicuri

www.facebook.com/zanichelliscuola

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