Piattaforma rivendicativa del csp crema
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PIATTAFORMA RIVENDICATIVA
DEL
COMITATO IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA
DI CREMA
Anno scolastico 2011-12
Contatti: Alessio – 3294284276 Email: [email protected] Mattia – 3402853698 Facebook: Csp Crema Marco – 3490646486
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Chi siamo e per cosa lottiamo?
Il Comitato in difesa della Scuola Pubblica (CSP) nasce nel 1995 ed è
un’organizzazione studentesca nazionale operante nelle scuole superiori italiane,
esso è presente anche nelle università con il nome di Coordinamento Studentesco
Universitario (CSU).
Il CSP-CSU fin dalla sua nascita si è impegnato nel contrastare e combattere la
progressiva distruzione della pubblica istruzione e del diritto allo studio, distruzione
che sta portando alla creazione di una selezione di classe in cui chi ha i soldi può
studiare viceversa no. Il CSP-CSU credendo che l’istruzione debba essere libera e
gratuita a tutti in modo che anche l’operaio abbia il figlio dottore ha fin dalla sua
nascita lottato per delle scuola e delle università pubbliche, laiche, gratuite, di massa
e di qualità, dove i figli dei lavoratori possano accedere senza discriminazioni ad
ogni livello di istruzione.
Il CSP-CSU rivendica l’abolizione dell’Autonomia Scolastica, delle riforme Moratti,
Fioroni, Gelmini; l’immediato raddoppio dei finanziamenti all’istruzione pubblica;
l’azzeramento di finanziamenti diretti e indiretti a scuole e università private;
gratuità dell’istruzione e del diritto allo studio (partendo dall’abolizione delle tasse e
dei contributi scolastici arrivando alla gratuità dei libri e dei trasporti scolastici);
scuole in cui la gestione sia più democratica tramite la pariteticità degli organismi
scolastici e accademici, l’abolizione delle leggi sulla precarietà e l’eliminazione del
precariato dalle scuole e dalle università.
Per raggiungere tali obiettivi il CSP-CSU persegue l’unità del movimento
studentesco con quello operaio. L’organizzazione è indipendente da partiti e
sindacati e per salvaguardare la sua indipendenza e autonomia pratica
l’autofinanziamento, possono aderire al CSP tutti gli studenti indipendentemente
dalla loro nazionalità, religione, professione, condizione sociale, a patto che
condividano i principi generali del programma e le discriminanti dell’antirazzismo e
dell’antifascismo.
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Vent’anni di pubblica distruzione: dall’Autonomia Scolastica
alla Gelmini!
La prima grande riforma per iniziare a smantellare l’istruzione pubblica venne emanata nel
1997 dal ministro Berlinguer ed è “L’autonomia scolastica”. L’autonomia scolastica viene
emanata con lo scopo di introdurre la meritocrazia nelle scuole, tuttavia l’autonomia si
traduce nel trasformare le scuole in tante aziende da mettere in competizione tra loro. Per
affrontare questa concorrenza le scuole da quell’anno inizieranno ad introdurre contributi
scolastici e a far entrate capitali privati nelle scuole in cambio di pubblicità di fatto si tratta
di un primo passo verso la privatizzazione della scuola.
Inoltre l’autonomia stabilisce che le scuole con meno di 500 studenti dovranno chiudere,
tra il 96 e il 98 chiuderanno 900 istituti scolastici.
Poco dopo la riforma Berlinguer viene proposta nel 2003 la riforma Moratti che si fissa
l’obbiettivo di abolire in parte la riforma Berlinguer. La riforma Moratti passa da una
riduzione degli orari e dell’obbligo scolastico, da un legame più forte tra scuola e lavoro
tramite l’alternanza scuola lavoro. Nel 2006 si sussegue una nuova riforma: quella Fioroni.
Questa riforma blocca quella precedente, irrigidisce gli esami di maturità tramite la non
ammissione degli studenti con debiti formativi nel triennio non saldati e il ritorno delle
commissioni miste. Inoltre viene riportato l’obbligo scolastico a 16 anni e innalzato il
rapporto alunni/classe. Con la riforma Fioroni e la finanziaria vengono tagliati 47 mila
posti di lavoro e circa 3 miliardi di euro.
Tutte queste riforme mirano tutte al risparmio e lo si capisce anche da un’articolo-clausola
che compare in tutte le riforme scolastiche degli ultimi vent’anni “dalla presente legge non
devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. L’ultima riforma viene
emanata nel 2008 dal ministro Gelmini, questa riforma è completamente subordinata alla
finanziaria Tremonti che stima tagli pari a 7,8 miliardi per il comparto scuola in 3 anni.
Questa riforma modifica tutto l’impianto scolastico dalle elementari alle superiori con lo
scopo di razionalizzare il più possibile. Si parte con l’introduzione del maestro unico alle
elementari, per poi passare alla riduzione degli orari scolastici, alla riduzione degli
indirizzi, all’innalzamento del rapporto alunni/classe (quindi più studenti per classe). Il
tutto produrrà circa 180 mila posti in meno nel settore scuola in 3 anni. La riforma
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Gelmini è accompagnata da una proposta di legge (mai entrata in vigore) chiamata legge
Aprea che di fatto privatizzava l’intero sistema scolastico decretando che nei Consigli
d’Istituto ci potessero essere anche soggetti privati per il merito di aver messo
finanziamenti nell’istituto.
Nel giro di vent’anni si è cercato in tutti i modi di affossare la scuola: partendo
dall’autonomia scolastica finendo con la riforma Gelmini.
A questo processo di pubblica D-istruzione gli studenti si sono sempre opposti in
modo forte e deciso e continueranno a farla. Come studenti e CSP chiediamo il ritiro
di tutte le riforme dell’istruzione dalla Berlinguer alla Gelmini, il raddoppio dei
finanziamenti all’istruzione, l’assunzione dei precari del settore scuola,
l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni.
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La scuola senza soldi
L'elemento che ci permette di comprendere il salto qualitativo del precedente governo
nell'attacco dell'istruzione pubblica è il devastante ridimensionamento dei finanziamenti
dallo Stato per le scuole.
I tagli si abbattono dalle elementari alle università. All'incirca sono otto miliardi di euro in
meno alla scuola pubblica in tre anni.
Verranno e già sono stati tagliati 87 mila insegnanti e 43 mila collaboratori scolastici ,
personale di segreteria, amministrazione e tecnici di laboratorio, ai quali vanno sommati 47
mila posti di lavoro già cancellati dalla finanziaria del governo Prodi.
Tasse di iscrizione sempre più alte, strutture fatiscenti e pericolanti, libri sempre più cari,
trasporti sempre più salati, ritmi di studio sempre più pesanti: questa è la scuola pubblica
degli ultimi 20 anni. Non passa anno che sugli studenti pesi terminare il percorso di studi
a guadagnare un diploma, una qualifica o un attestato.
Se tracciassimo un grafico di quanto lo Stato ha speso per l'istruzione pubblica negli ultimi
trent’anni saremmo costretti a disegnare una curva che scende senza pietà: se negli anni '70
veniva speso il 17% del Pil, negli anni '90 la percentuale è calata drasticamente al 5,38%,
nel 2011 raggiunge quota 4,2% e secondo i dati del Documento di Economia e Finanza del
Ministero dell’Economia nel 2015 raggiungerà 3,7%.
Il budget destinato all’ autonomia degli istituti scolastici italiani è precipitato a 79 milioni
di euro: il che equivale a dire che in futuro le attività e i servizi che le scuole vorranno
realizzare saranno a spese delle famiglie. Nel 2001 gli istituti scolastici ricevevano dallo
Stato 269 milioni di euro: in dieci anni il finanziamento è stato tagliato del 71 per cento. A
fare le spese del taglio ai fondi per realizzare la tanto, in passato, "sbandierata" autonomia
scolastica è stato soprattutto il POF, il Piano dell'offerta formativa, insieme con le attività
rivolte all’aggiornamento degli insegnanti.
Oltre a questo le oltre 10mila scuole italiane dovranno realizzare il loro Piano di Offerta
Formativa con soli 12 milioni di euro, che equivalgono a un quarto delle risorse stanziate
per lo stesso scopo solo un anno fa, nel 2010. Il crollo dell’investimento sulla scuola
operato dal governo italiano è verticale: nel 2001 circa 162 milioni erano convogliati sulle
attività di pertinenza dell’autonomia scolastica.
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Ma oltre al danno la beffa, infatti lo Stato continua a tagliare sulla scuola pubblica
“dimenticando” che esso ha un debito con le scuole pubbliche di centinaia di milioni di euro.
Infatti lo Stato ogni anno chiede alle scuole di anticipare soldi per determinate spese che
teoricamente dovrebbe pagare lo Stato con la promessa di rimborsargli i soldi cosa mai
avvenuta. Solo a Crema i crediti delle scuole nei confronti dello Stato sono di 4 milioni di
euro circa [vedi immagine 1].
Immagine 1
Crediti scuole cremasche nei confronti dello Stato (anno 2009)
Istituto Locazione istituto Credito vantato
D.D Crema Primo Crema 120.700 €
D.D Crema Secondo Crema 110.000 €
D.D Pandino Pandino 169.434 €
D.D Rivolta d’Adda Rivolta d’Adda 144.913 €
D.D Bagnolo Bagnolo 134.000 €
S.M.S “A. Galmozzi” Crema 24.246 €
S.M.S “ G. Vailati” Crema 153.000 €
S.M.S “Berinzaghi” Pandino 250.000 €
I.C “Sentati” Castelleone 250.282 €
I.C “Levi” Sergnano 117.253 €
I.C “Fermi” Montodine 240.743 €
I.C “Falcone Borsellino” Offanengo 239.456 €
I.C Trescore 221.000 €
I.C Soncino 110.000 €
Liceo Artistico “Munari” Crema 200.000 €
Liceo “Racchetti” Crema 167.000 €
Liceo scientifico “Da Vinci” Crema 169.000 €
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I.P.S “Sraffa” Crema 185.584 €
I.P.I.A “Marazzi” Crema 77.600 €
I.I.S “Stanga” Crema - Pandino 200.000 €
I.T.C.G “Pacioli” Crema 372.280 €
I.T.I.S “Galilei” Crema 387.000 €
Totale 4.039.491 €
In numerosi casi i presidi si stanno riorganizzando rivolgendo una richiesta di aiuto alle
famiglie, che per la scuola pubblica comunque già subiscono il normale prelievo attraverso
la fiscalità generale. Le famiglie stanno rispondendo con grande generosità e lungimiranza,
al punto che, dando un'occhiata ai bilanci di previsione 2011 delle scuole si può notare che
in diversi casi i finanziamenti dello Stato saranno inferiori ai contributi volontari versati
alle scuole dai genitori.
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La scuola con i soldi
Il finanziamento pubblico alla scuola privata inizia nel 1998 con il DM 261/98 e il DM
279/99 dell’allora Ministro dell’istruzione Berliguer e della legge 62/2000 del Governo
D’Alema bis.
Le scuole non statali iniziano per tanto a ricevere finanziamenti statati sotto ogni forma:
le scuole paritarie (ex private) hanno trattamenti fiscali pari a quelli riservati agli
enti senza fini di lucro,
vengono istituiti buoni scuola statali (tramite stazionamento di 300 miliardi di lire),
vengono concessi contributi per il mantenimento delle scuole elementari parificate,
vengono consessi finanziamenti per la partecipazione alla realizzazione del sistema
prescolastico integrato, vengo dati finanziamenti alle scuole paritarie che accolgono
disabili.
Il Governo Berlusconi avendo ormai la strada spianata inizia a finanziare le scuole private
in modo cospicuo arrivando nel 2005 a dare a esse la bellezza di € 527.474.475,00 (vedete
Circolare Ministeriale 22 marzo 2005, n. 38) il tutto mentre sulle scuole pubbliche si
iniziano ad abbattere i primi tagli.
La forma tuttavia in grado di finanziare in modo cospicuo gli istituti privati è il buono
scuola infatti esso non è cumulabile con i buoni scuola regionali che di li a poco si andranno
ad affermare in tutte le Regione. Il buono scuola è istituto nel 2000 con la legge sulla parità
scolastica e diventa operativo solo nel 2003 con un tetto di spesa di 30 milioni nel triennio
2003-05, successivamente il tetto diventa 50 milioni e si rende accessibile il buono scuola a
tutte le famiglie senza limite di reddito.
A livello lombardo gli istituti privati possono usufruire oltre che delle risorse statali di
ingenti risorse regionali. I dati parlano chiaro i fondi per il diritto allo studio che finiscono
alle scuole private in Lombardia sono 47.068.128 € contro gli 11.770.647 € dati alle scuole
pubbliche in sostanza gli istituti privati (che hanno una popolazione scolastica di circa 98
mila studenti) prendono l’80% del totale erogato per il diritto allo studio lasciando agli
studenti delle scuole pubbliche (che sono circa 985 mila) le briciole [vedi immagine 2].
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Immagine 2
Finanziamenti scuola pubblica-scuola privata in regione Lombardia
Non si può nemmeno dire che i soldi agli studenti delle scuole private siano un aiuto alle
famiglie a basso reddito che vogliono scrivere i loro figli a istituti privati visto che i soldi
finiscono per il 70% a persone con redditi superiori a 30 mila euro [vedi immagine 3].
Immagine 3
Beneficiari dote-scuola in base al reddito
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Anche in merito all’edilizia scolastica le scuole private vengono foraggiate cospicuamente,
infatti dal 2007 il governo regionale può destinare fino al 15% del finanziamento
complessivo a istituti privati. Così succede che la Regione stanzia per tutta la Provincia di
Cremona 400.000,00 € per l’edilizia delle scuole pubbliche e 4,5 milioni per una singola
scuola privata. I 4,5 milioni di euro serviranno per la costruzione di una scuola privata
gestita da Comunione e Liberazione nel quartiere dei Sabbioni che avrà una chiesa; un
auditorium; un centro di aggregazione; una mensa con cucina; una palestra; una piscina,
scuola materna, scuole elementari, medie e superiori, un centro di formazione
professionale.
Gli studenti e il CSP di Crema chiede l’immediato blocco dei finanziamenti a
qualsiasi istituto privato e il dirottamento di questi soldi per il diritto allo studio
delle scuole pubbliche.
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Scuole: sicure da morire! Quello dell'edilizia scolastica, nel sistema dell'istruzione italiana, è un tasto dolente, dato
che: la sicurezza è messa in dubbio sia da fatti avvenuti nei recenti anni (crollo di alcune
scuole), sia perché circa il 65% delle scuole italiane sono state costruite prima del 1974, sia
perché la manutenzione all'interno degli istituti è scarsa e a volte pari a 0.
A livello nazionale la situazione è tragica [vedi immagine 4] come mostrano numerosi
studi, ma la cosa grave che il Ministero nonostante abbia creato un’anagrafe nazionale
sull’edilizia scolastica non rende i dati contenuti in questa anagrafe accessibili a chi ne fa
richiesta, per tanto gli unici dati che abbiamo sono quelli delle associazioni che ogni anno
avviano un monitoraggio. Lo Stato con i vari Governi si impegna sempre di meno su
questo settore, fino ad arrivare nel 2011 a quasi azzerare i fondi destinati all’edilizia
scolastica costringendo di fatto il Ministero dell’Istruzione ad attingere dai Fondi Europei
FAS (Fondi aeree sottosviluppate) per circa 1 miliardo di euro (il problema dell’edilizia
scolastica necessità circa 10 miliardi) di cui 226 milioni sono stati indirizzati in Abruzzo,
358,448 milioni sono stati sono stati destinati alle Regioni (dati reperibili sulla Gazzetta
Ufficiale del 14 Settembre 2010) e per il restante capitale è in programma una serie di
interventi compartecipati futuri.
Immagine 4
Situazione nazionale edilizia scolastica
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La Provincia di Cremona a livello di edilizia scolastica non si discosta di molta dalle altre
Province, ci sono stati e sono tutt'ora sostanziosi problemi. Nella nostra stessa città,
Crema, i problemi sono numerosi: tra cui ricordiamo la chiusura, nel 2009, della sezione del
Liceo Artistico in via Patrini perché pericolante, la chiusura di un intero piano al Pacioli
per inagibilità, il parziale inabissamento del cortile condiviso dai licei Classico e Scientifico.
Da segnalare anche la difficile situazione in cui si trova il liceo Racchetti (sez. Sociale e
Classico) a causa dell'anzianità e della quasi totale assenza di manutenzione. In particolare
la sezione Sociale in largo Falcone e Borsellino non gode di buona salute e alla sua
veneranda età (complesso edificato all'epoca del fascismo) comincia a presentare dei
problemi seri (riscaldamento malfunzionante, infiltrazioni di umidità dal tetto, piastrelle
sconnesse sia nei corridoi che nelle aule, e altri problemi più o meno rilevanti). Ma come
risolvere questi problemi di edilizia? Dove trovare i fondi?
I fondi (appartenenti principalmente a provincia e regione) sono recuperabili anche dal
Ministero dell' Istruzione (come abbiamo visto prima). E' possibile riparare ai danni
tramite i finanziamenti dalla Regione Lombardia disciplinati dalla legge 23/1996, ai
budget messi a disposizione dalla provincia per l'edilizia scolastica ed infine dai
finanziamenti del MIUR.
Come studenti e CSP Crema chiediamo a tutti gli Enti Locali e allo Stato:
un serio piano di messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici pubblici
supportato dalle giuste risorse economiche, un piano di edilizia scolastica
gioverebbe non solo all’istruzione ma anche all’economia dato che dietro alla
manutenzione ci sarebbero imprese e quindi lavoro;
la pubblicazione di tutti i dati contenuti nell’Anagrafe Nazionale dell’Edilizia
Scolastica, nelle scuole ci stanno gli studenti per 30-35 ore settimanali hanno
il diritto di sapere in che condizioni sono le loro scuole;
immediato azzeramento dei finanziamenti per l’edilizia scolastica di istituti
scolastici privati come avviene in Regione Lombardia, le scuole pubbliche
sono in una situazione catastrofica e pertanto hanno l’assoluta precedenza!
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Le classi come pollai!
Con la riforma dell'ex-ministro dell'istruzione Gelmini le aule italiane si sono trovate, nel giro
di pochi mesi, ad essere rigonfie di alunni; stipati in pochi metri quadrati come galline in un
pollaio. Perché? La colpa non va attribuita a un boom delle nascite o ad un livello
estremamente alto di bocciature. La causa delle così dette "classi pollaio" sono i tagli della
Gelmini che, con il decreto legge, hanno violato del tutto il Decreto Ministeriale del
18/12/1975 che rende un'aula sovraffollata se:
le classi sono formate da più di 25 alunni;
le aule hanno dimensioni inferiori ai 45 mq con l'aggiunta di 2 mq per ogni altro
individuo presente nel luogo (insegante di compresenza, di sostegno, esperto esterno);
ogni studente fino alla scuola secondaria di primo grado (dalle scuole medie in giù) non
ha a disposizione 1,80 mq e 1,96 mq per ogni studente delle superiori.
Il decreto Gelmini impone a presidi e dirigenti di formare classi prime con 29 alunni alle
elementari, 30 alle medie e 33 alle superiori.
Queste procedure comportano una serie di gravi danni al sistema scolastico, come: la
violazione delle norme di sicurezza (in quanto una classe composta da 33 persone si ritrova in
uno spazio non adatto a sé, mettendo ancora più in pericolo gli studenti in una situazione di
rischio), la maggiore possibilità di andare incontro a influenze e/o malattie infettive per la
minore presenza di aria pro capite, la difficoltà di un insegnante nel gestire un numero
esorbitante di alunni, il taglio di posti di lavoro e di ore ai docenti. Insomma una scarsità nel
livello di apprendimento e una sicurezza alquanto precaria in un luogo che dovrebbe essere
considerato come una seconda casa.
Nel nostro paese 7 aule su 10 nelle scuole superiori sono fuori legge a causa delle disposizioni
Gelmini, ci sono esempi di sovraffollamento ovunque. I casi più estremi sono senza ombra
dubbio i 56 studenti in una quinta e i 44 in una seconda dell’istituto professionale Bertarelli di
Milano, ma ci sono decine di questi casi in tutta Italia tanto che il Codacons ha promosso una
class action contro il ministero. Questa class action è stata vinta e il ministero condannato a
ristabilire la legge ma ancora non si vede nulla di concreto.
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Crema non è certo un caso a sé, anche qui le classi pollaio si trovano in quasi tutti gli istituti
pubblici della città con un numero discretamente alto nei licei, ma che ha il suo picco negli
istituti professionali e tecnici come lo Sraffa e l'ITIS che hanno classi composte da 35/36
studenti. E' proprio in questi istituti sovraffollati che si concentra il tasso di bocciature; forse a
causa dell'impossibilità di seguire una lezione in 30 ragazzi, forse perché gli studenti sono
troppi e costretti in classi non adatte a loro non danno il meglio di sé. Nei primi due anni di
scuola superiore c'è un'alta percentuale di bocciature così alta che le classi del biennio sono
sempre più affollate.
Come studenti e come CSP diciamo basta alle classi pollaio e chiediamo l’immediata
istituzione di classi che non abbiamo più di 20 alunni per classe, una scuola di qualità
passa anche dalla formazione delle classi e noi non le vogliamo sovraffollate!
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Disabilità nell’era del risparmio sul futuro
A partire dagli anni ‘60 fino agli anni ’90 lo Stato si impegnò sempre di più in un’opera di
integrazione dei ragazzi diversamente abili. Tale impegnò consistette nell’iniziare ad inserire i
ragazzi disabili nelle scuole comuni (fino ad allora frequentavano le scuole speciali),
l’inserimento di dispositivi pedagogici per l’integrazione della disabilità scolastica,
l’inserimento di criteri di valutazione innovativi, nuovi metodi per la formazione delle classi in
modo da facilitare l’integrazione dei ragazzi disabili.
Questo impegno dello Stato tuttavia, secondo noi, negli ultimi anni sta diminuendo
drasticamente. Il poco impegno nell’integrazione degli alunni disabili si è visto con l’era
Gelmini. A colpi di provvedimenti (legge 169/08, DPR 81/2009) quel settore in cui lo Stato si
era tanto impegnato come quello dell’integrazione della disabilità è stato danneggiato
pesantemente.
Uno dei primi atti è stato quello relativo alla formazione delle classi decretando che le classi
con almeno un alunno disabile potevano sforare, entro dovuti limiti, il tetto della presenza di
non più di 20 alunni. Fino ad allora il tetto dei 20 alunni non era mai stato toccato, in quanto
troppi alunni nelle classi con disabili non aiutavano l’integrazione e l’insegnamento.
Un altro attacco è stato sferrato all’organico, infatti mentre aumenta il numero di alunni
disabili il numero di insegnanti di sostegno restava invariato. In Lombardia per fare un
esempio a fronte di un incremento di 1785 studenti diversamente abili nell’anno 2011-12
l’organico dei docenti di sostegno resta pressoché invariato (da 11.664 insegnanti di sostegno
dell’ a.s 2010-11 a 11.662 dell’ a.s 2011-12).
Il non aumento dell’organico nonostante l’aumento degli studenti diversamente abili ha
comportato una diminuzione generale delle ore di sostegno messe a disposizione degli
studenti appunto per mancanza di organico. Di fronte a questi tagli i Tar di tutta Italia hanno
fatto fioccare sentenze contro il ministero dell’istruzione in cui lo si condannava al ripristino
delle ore di sostegno.
La situazione nel cremasco non si discosta di molto dalla situazione nazionale, secondo
un’inchiesta di ReteScuola Crema del Marzo 2011 fatta su 109 scuole su 124 ogni alunno con
disabilità ha a disposizione insegnanti di sostegno in media per 8 ore e 15 minuti, ovvero per
solo il 24% del tempo trascorso a scuola, con studenti che hanno solo 2 ore di sostegno.
Sarebbero presenti 446 studenti con disabilità ed appena 185 insegnanti di sostegno,
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ReteScuola fa notare che vi sono alcuni insegnanti di sostegno nell’infanzia che insegnano fino
ad 11 alunni disabili diversi e solo il 35,2% degli insegnanti di sostegno sono specializzati.
Infine alla faccia del tetto ci sono ben 11 classi con più di 1 disabile e di 25 alunni in classe.
Come studenti e come CSP Crema chiediamo al nuovo ministro Profumo di ritirare
immediatamente i tagli operati sul sostegno; di ristabilire e rispettare il tetto massimo
di 20 alunni per ogni classe in cui è presente un disabile; di provvedere all’immediato
aumento dell’organico degli insegnanti di sostegno in modo da assicurare ad ogni
studente le giuste ore di sostegno che gli spettano.
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Accesso all’istruzione? Negato!
Ogni anno per i genitori l’inizio dell’anno scolastico è un incubo: sono obbligati a versare
tasse di iscrizione (contributo scolastico), spendere centinaia di euro in libri, comprare il
materiale che ci occorre e stare attenti ogni mese a garantirci i soldi per il biglietto
dell’autobus.
In pochi sanno che in realtà finché lo studente non ha superato i 16 anni, non è costretto a
versare la quota annuale del contributo scolastico che spesso arriva a raggiungere anche i
200€ [vedi immagine 5].
Immagine 5
Contributi volontari scolastici
Scuola Ammontare contributo I.T.C.G. P.A.C.L.E. “L. Pacioli” 160,00-190 € annui Liceo Classico “A. Racchetti” 130,00 € annui Liceo Tecnologico – I.T.I.S. “G. Galilei” Liceo Artistico “B. Munari” Istituto Professionale Industria e Artigianato “F. Marazzi”
120,00 annui
Liceo Scientifico “L. Da Vinci” Istituto Professionale per i Servizi Commerciali e Turistici “P. Sraffa”
Istituto Professionale per l'Agricoltura e L'Ambiente “Stanga”
CR. Forma
Le segreterie delle scuole spesso sollecitano i pagamenti non effettuati, per questo il
genitore crede che deve versare obbligatoriamente la quota temendo che altrimenti il
proprio figlio non possa frequentare l’anno.
Così non è, e lo possiamo leggere esplicitamente nella C.M. n. 2 del 4-1-2006 e nella
C.M. n.13 del 30-1-2007. Non sarebbe giusto però pensare che la colpa sia della nostra
scuola o del nostro preside. C’è un problema di fondo che unisce le scuole pubbliche di
tutto il territorio italiano. Queste sopravvivono in gran parte contando sui versamenti
degli studenti. Questo perché, come sappiamo, lo Stato non le finanzia adeguatamente [vedi
immagine 6].
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Immagine 6
Composizione bilancio di 2 scuole crema
Per lo Stato però, appena lo studente supera l’età dell’obbligo è costretto a pagare una serie
di tasse scolastiche statali [vedi immagine 7].
Immagine 7
Tasse statali scolastiche
Tipo di tassa Competenza Anno in cui si paga Importo
Tassa d’iscrizione Tassa statale Tassa richiesta in 4° e 5° superiore
6,04 €
Tassa di frequenza Tassa statale Tassa richiesta in 4° e 5° superiore
15,13 €
Tassa di esame Tassa statale Tassa richiesta per esami di idoneità,
integrativi, di licenza, di qualifica, di Stato (ex
maturità)
12,09 €
Tassa di diploma Tassa statale Tassa richiesta al momento della consegna
del titolo di studio
15,13
Contributo scolastico
Tassa dell’istituto scolastico
Ogni anno scolastico Vedi immagine 1
Praticamente lo Stato dice “l’istruzione è gratuita fino al terzo anno di scuola superiore
dopo devi pagare”, tuttavia tramite l’art. 200 del Testo Unico d.lgs 297/94 lo Stato
prevede una serie di categorie esentate da queste tasse: disabili, studenti appartenenti a
nuclei familiari che non superano un certo reddito [vedi immagine 8], studenti che hanno
43%
48%
9%
Composizione bilancio Pacioli
Contributi da famiglieAltre entrateFinanziamento dallo Stato
43%
48%
9%
Composizione bilancio Pacioli
Contributi da famiglie
Altre entrate
Finanziamento dallo Stato
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conseguito un giudizio complessivo di ottimo nella licenza media o una votazione non
inferiore agli otto decimi di media negli scrutini finali.
Immagine 8
Esenzione per reddito dalle tasse scolastiche statali a.s 2012-13
(C.M. MIUR 19.01.2012, n. 7)
per i nuclei familiari
formati dal seguente
numero di persone
limite massimo di reddito per
l'anno scolastico 2011/2012
riferito all'anno d'imposta
2010
rivalutazione in ragione
dell'1,5% con arrotondamento
all'unità di euro superiore
limite massimo di reddito
espresso in euro per l'a.s.
2012/2013 riferito all'anno
d'imposta 2011
1 5.020,00 76,00 5.096,00
2 8.327,00 125,00 8.452,00
3 10.703,00 161,00 10.864,00
4 12.782,00 192,00 12.974,00
5 14.860,00 223,00 15.083,00
6 16.842,00 253,00 17.095,00
7 e oltre 18.819,00 283,00 19.102,00
Un altro modo per sostenere gli studenti economicamente nel loro percorso di studi è il
cosiddetto “Buono-scuola”, introdotto in Lombardia da Roberto Formigoni (Pdl). Si tratta
di un rimborso dato alle per garantire la “libertà di educazione”. Il Buono-scuola infatti ha
come fine principale quello di agevolare gli studenti ad iscriversi alle scuole private.
Ed ecco che sono stati rimborsati 45 milioni alle famiglie che mandano i figli alle private
per l’anno scolastico 2008/2009 e 50 milioni per l’anno scolastico 2009/2010. Tuttavia il
70% delle famiglie che hanno usufruito di questo servizio dichiarano un reddito annuo di
30.000€, mentre chi va alle scuole pubbliche per avere dei rimborsi deve dimostrare di non
avere una buona situazione economica e di esserne meritevoli.
Un altro ostacolo per gli studenti, è quello del costo dei mezzi pubblici. I biglietti di
autobus e treni aumentano costantemente eppure la qualità dei servizi diminuisce, e con
questa il personale, che si ritroverà disoccupato. Vi sembra giusto che se un ragazzo un
giorno non ha abbastanza soldi per i biglietti, non può andare a scuola? E se questo accade
per molti, troppi giorni? Siamo allora costretti a non pagare e rischiare la multa. Questo, lo
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sappiamo, succede spesso. Basti pensare che un abbonamento mensile Paullo-Crema costa
70,00€ a causa dell’incremento del 23% del costo del trasporto. Anche qui però, la
responsabilità non è del tutto delle società di trasporti, bensì ancora una volta dello Stato
che per risanare il debito “pubblico” taglia i finanziamenti agli Enti Locali che a loro volta
li tagliano ai servizi pubblici (di cui in modo cospicuo al servizio di trasporto).
I libri di testo infine sono per le famiglie il dramma del mese di Settembre. Secondo
Federconsumatori un ragazzo di prima liceo spende in media 423,00€ di libri + 305,60€
per 4 dizionari per un totale di 728,60€. Siamo quindi vittime degli interessi degli editori
che modificano continuamente i libri di testo senza sostanziali cambi dei contenuti. C’è
anche chi è costretto a lavorare, in gran parte dei casi in nero, per non pesare
economicamente sulla famiglia (in questo modo si riesce a garantire il pagamento di libri,
trasporti, tasse) ma non può così concentrarsi veramente sullo studio.
Tutti abbiamo il diritto di istruirci, ma per farlo valere bisogna prima abbattere il sistema
classista all’interno dell’istruzione.
Come studenti e come CSP Crema chiediamo agli Enti Locali (Comune, Provincia,
Regione) di rendere effettivo il diritto allo studio:
tramite comodato d’uso gratuito dei libri di testo, praticamente il Comune
e/o la Provincia acquistano i libri agli studenti e gli studenti a fine anno li
restituiscono in buone condizioni in modo che vengano dati ai futuri studenti.
tramite finanziamenti propri contribuire alla diminuzione del costo dei
biglietti creando, di fatto, un regime tariffario agevolato per gli studenti in
modo da portare il costo dei biglietti almeno ai livelli prima degli aumenti.
Allo Stato chiediamo di iniziare a finanziare adeguatamente le scuole in modo che
non ci sia la necessità di ricorrere ai contributi scolastici e chiediamo anche la
sospensione di qualunque tasse scolastica statale.
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Presidi sceriffo e scuole-carcere
“Le nostre scuole non sono aziende,la scuola pubblica non si vende.” Questa è la parola
d’ordine degli studenti che lottano contro la repressione attuata direttamente o
indirettamente dai presidi.
Negli ultimi periodi contro la riforma Gelmini si sono viste molte mobilitazioni a livello
nazionale,queste convulsioni studentesche sfociano ognuna in ogni parte d’Italia, in molte
scuole i presidi cercano di contrastare l’avanzata studentesca a suon di minacce di 5 in
condotta in modo da reprimere le voci studentesche. Questo è ciò che è successo al liceo
Anco Marzio di Ostia, al liceo scientifico Morgagni di Roma e molte altre scuole, dove gli
studenti hanno tentato prima di occupare la scuola per poi proseguire con delle assemblee
di discussione delle problematiche attuali. I presidi prima si accordarono per bloccare la
scuola e far fallire l’occupazione e dopo minacciarono gli studenti di dargli il 5 in condotta
per aver manifestato.
Questa è una realtà che è presente pure nel cremasco. Nell’anno 2010 gli studenti
tentarono di occupare l’istituto Sraffa, appena usciti dalla scuola il preside non perse tempo
a minacciare gli studenti con il 5 in condotta. Questa è solo parte dell’autorità che i presidi
hanno all’interno delle scuole. I presidi tentano di reprimere a più non posso le
mobilitazioni interne alle scuole rifiutando richieste o come spesso si fa non facendo
presente determinati diritti che lo studente ha ma che appunto, non vengono fatti presenti.
Questo è quello che succede anche a Crema, si può prendere come esempio il Pacioli dove
di fatto lo sciopero studentesco deve essere approvato dal preside .
Al Racchetti si presenta un altro problema ovvero che già sulla carta dei servizi si fa
presente che non sono accettate le giustifiche di sciopero. Oltre il danno la beffa,mentre
nelle scuole del cremasco non si ha la possibilità di riunirsi (o per limitazioni del preside o
per limitazioni di spazio) la scuola privata di CL in costruzione con soldi pubblici avrà un
auditorium da 500 posti.
Questo fa capire come gli studenti della scuola pubblica sono sempre più soggetti a
limitazioni da parte di enti esterni che privano e spezzano la possibilità di riunione e di
discussione degli studenti. Gli studenti si ritrovano in una situazione in cui non soltanto i
presidi vietano le manifestazioni ma fanno anche disinformazione in quanto in una scuola è
anche accaduto che si dicesse che l’autogestione fosse illegale se non addirittura
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interruzione di servizio pubblico. Gli studenti sono anche costretti a convocare assemblee
abusive per via della burocrazia usata come mezzo di ostruzione da parte dei presidi, tutto
questo crea un collegamento fra ciò che è l’autorità dei presidi con gli spazi che non ci sono
e se ci sono il più delle volte non vengono concessi appunto per far si che gli studenti non
si possano riunire,principale paura dei presidi autoritari delle scuole. La possibilità di
riunione e di informazione è la più grande forza che possa esserci soprattutto a livello
studentesco e questa viene sempre proibita od ostacolata. Esempi vi sono ancora al Liceo
Racchetti dove per richiedere un semplice bilancio scolastico la scuola rimanda in
continuazione non permettendo cosi di far visionare agli studenti i movimenti della
scuola,oltretutto vengono rifiutate le richieste di pubblicare su internet queste
informazioni. Situazione differente ma pur sempre simile per l’autorità dei preside avviene
al Centro Formazione Professionale dove gli studenti si son visti costretti a presentare
loro stessi delle normative per far si che non pagassero loro il tirocinio che doveva pagare
la scuola e alla presenza delle normative gli studenti sono stati anche minacciati.
Poco spazio per i giovani, presidi autoritari per tenere la stile scuola-azienda, studente-
merce. Fin dalle superiori ti insegnano i modi meno equi e più coerenti a questa società
imprenditoriale di non guardare in faccia a nessuno. Questo è ciò che sta succedendo in
tutte le scuole non solo italiane ma al livello globale. La burocrazia è l’arma più usata
insieme alla coscienza della propria autorità nelle scuole dai presidi,ma gli studenti
continueranno ad organizzarsi e lottare vincendo questo ostacolo e se non ci saranno posti
per discutere allora si occuperà la scuola. La lotta contro l’autoritarismo continua.
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Studenti e lavoratori stessa lotta
In un momento di crisi in cui, come abbiamo visto, si trasforma la scuola in un conto
corrente da cui prelevare nei momenti di difficoltà non dobbiamo credere che il settore
conoscenza sia l'unico sotto attacco.
Governo e capitale mettono sotto attacco i beni comuni, le pensioni e il mondo del lavoro.
Gli operai sono in protesta in tutta Italia, da Milano a Trapani le imprese chiudono per
delocalizzare o licenziano per aumentare i profitti mentre il Governo privatizza o cerca di
privatizzare beni comuni come l'acqua, taglia le pensioni e aggredisce l'art 18.
A questi attacchi non bisogna reagire per categorie (gli operai difendono il lavoro, gli
studenti difendono la scuola) ma in modo unito e coordinato.
In particolar modo, in questo contesto di fermento sociale, le mobilitazioni di studenti e
lavoratori vanno unite. Gli studenti sono i futuri operai, la futura classe lavoratrice e hanno
tutto il diritto di difendere i diritti dei lavoratori acquisiti con anni di lotte e gli operai
hanno tutto il diritto di difendere e pretendere un'istruzione pubblica, laica, di massa e di
qualità in quanto desiderano per i propri figli il meglio. Come dice una canzone "anche
l'operaio vuole il figlio dottore".
Non è più tollerabile che di generazione in generazione si demoliscano diritti lavorativi:
un tempo a 30 anni si aveva famiglia e lavoro fisso, ora a 30 anni si è precari se non
disoccupati. In Italia abbiamo una disoccupazione giovanile pari al 28% con zone in cui si
raggiunge anche il 50%. Nel giro di vent'anni si sono introdotti a colpi di leggi contratti
precari e ultimamente si vanno affermando con sempre più forza anche gli stage e i tirocini
formativi. Questi contratti sono opere di sfruttamento legalizzato, si fa lavorare a basso
costo o gratuitamente uno studente con la scusa del dargli una preparazione lavorativa per
poi, dopo qualche mese o anno (scaduto il contratto) mandarlo via e rimpiazzarlo con altri
stagisti.
Per questo motivo diciamo che operai e studenti devono lottare sempre più insieme,
diciamo basta ad ogni forma di contratto precario e all'abolizione dei tirocini formativi, se
uno lavora va pagato!.
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Come attivarsi e lottare con il CSP?
Il CSP Crema è presente con propri militanti in quasi tutte le scuole di Crema, se
facessi parte di una delle seguenti scuole chiama uno dei nostri militanti e attivati
con noi.
Pacioli:
Racchetti:
Munari:
Galileo Galilei:
Leonardo da Vinci:
Marazzi:
Se militanti del CSP non fossero presenti nella tua scuola e vuoi attivarti come
militante del CSP o creando un gruppo di lavoro del CSP interno alla tua scuola
(collettivo studentesco), contatta:
Alessio
Marco
Mattia