Piano Triennale Prevenzione Corruzione e Trasparenza ATER ......Conferenza Unificata n. 79 del 24...

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1 Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza 2019 – 2021 Proposta elaborata dal Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (RPCT) dott. Rusciadelli Simonetta Approvato con Delibera del C.d.A. n. 10 del 31/01/2019 Rev. 0 In pubblicazione sul sito alla sezione “Amministrazione trasparente” al link http://www.aterpadova.com/amministrazionetrasparente/ProgrammaCorruzione.php

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    Piano Triennale per la

    Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza 2019 – 2021

    Proposta elaborata dal Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza

    (RPCT) dott. Rusciadelli Simonetta Approvato con Delibera del C.d.A. n. 10 del 31/01/2019

    Rev. 0 In pubblicazione sul sito alla sezione “Amministrazione trasparente” al link

    http://www.aterpadova.com/amministrazionetrasparente/ProgrammaCorruzione.php

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    Allegati al Piano Allegato 1: Regolamento per la predisposizione del piano triennale di prevenzione della corruzione

    (P.T.P.C) e del programma triennale per la trasparenza e l’integrità (P.T.T.I), per il

    monitoraggio e per la comunicazione dei contenuti e dei principi a dipendenti e soggetti

    collaboratori

    Allegato 2: Avviso pubblico per la procedura aperta di consultazione per l’aggiornamento del piano

    triennale della corruzione e suoi allegati dell’ATER di Padova” e relativo Modello per

    la presentazione di proposte e osservazioni per l’aggiornamento del P.T.P.C. e del

    P.T.T.I. ATER di Padova

    Allegato 3: Comunicazioni varie a terzi

    Allegato 4: Documento di valutazione dei Rischi

    Allegato 5: Piano e programma annuale delle verifiche ispettive interne

    Allegato 6: Regolamento misure per la prevenzione della corruzione

    Allegato 7: Regolamento per il funzionamento delle commissioni

    Allegato 8: Manuale operativo per l’utilizzo del sistema di gestione delle segnalazioni dirette

    all’ATER di Padova

    Allegato 9: Regolamento per la disciplina degli incarichi extra-istituzionali del personale aziendale

    Allegato 10: Patto integrità

    Allegato 11: Dichiarazione Antipantouflage

    Allegato 12: Impegno Antipantouflage

    Allegato 13: Procedura incarichi affidamento diretto – cottimo fiduciario

    Allegato 14: Regolamento per l’acquisizione di forniture e servizi e per l’esecuzione di lavori

    mediante affidamento diretto ai sensi dell’art. 36, 2 comma, lett. a), del d.lgs. n.

    50/2016”

    Allegato 15: Procedura appalti e contratti

    Allegato 16: Procedura Assunzioni e Requisiti minimi

    Allegato 17: Manuale di gestione del protocollo informatico, dei flussi documentali e degli archivi

    Allegato 18: Piano Formativo Anticorruzione

    https://trasparenza.aterpadova.org/contenuto4984_piano-formativo-anticorruzione_769.html

    Allegato 19: Questionario di autovalutazione

    Allegato 20: Codice Etico e di Comportamento

    Allegato 21: Regolamento Disciplinare

    Allegato 22: Elenco degli obblighi di pubblicazione vigenti - stato di attuazione

    Allegato 23: Regolamento aziendale per la disciplina dell’istituto dell’Accesso

    Allegato 24 - Monitoraggio Anticorruzione

    Allegato 25: Questionario di valutazione del PAT

    Allegato 26 - Regolamento aziendale per la disciplina di accesso e riutilizzo delle banche dati

    Allegato 27 - Monitoraggio Trasparenza

    Allegato 28 - Scadenziario Adempimenti

    Tutti gli allegati sono presenti nel link della seziona Amministrazione Trasparente:

    https://trasparenza.aterpadova.org/contenuto4983_allegati-al-piano_769.html

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    INDICE

    TITOLO I - DISPOSIZIONI PRELIMINARI ................................................................................................4 1 Premessa ...................................................................................................................................................................... 4

    2 Procedura di predisposizione del Piano ....................................................................................................................... 5

    3 Contenuto e finalità del Piano ...................................................................................................................................... 6

    4 Comunicazione del Piano ............................................................................................................................................. 6

    5 Analisi del contesto....................................................................................................................................................... 6

    4 Gestione del rischio .................................................................................................................................................... 36

    5 Mappatura, analisi e valutazione del rischio .............................................................................................................. 37

    6 Monitoraggio del Piano e delle misure....................................................................................................................... 41

    TITOLO II - MISURE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ......................................................42 1 Soggetti preposti al controllo e alla prevenzione della corruzione ............................................................................ 42

    2 Strumenti di controllo e prevenzione della corruzione .............................................................................................. 44

    3 Formazione e Comunicazione .................................................................................................................................... 50

    4 Codice Etico e di Condotta e Regolamento Disciplinare ............................................................................................ 53

    5 Obblighi di trasparenza ............................................................................................................................................... 56

    6 Accesso civico ............................................................................................................................................................. 57

    TITOLO III – OBIETTIVI STRATEGICI E CRONOPROGRAMMA ....................................................59 1 Obiettivi strategici ...................................................................................................................................................... 59

    2 Programmi e misure conseguenti all’adozione del Piano e conseguente cronoprogramma .................................... 59

    TITOLO IV - PROGRAMMA PER LA TRASPARENZA E L’INTEGRITÀ ..........................................69 1 Premessa .................................................................................................................................................................... 69

    2 Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità ............................................................................................... 69

    3 Il principio della Trasparenza e la politica per la Trasparenza .................................................................................... 69

    4 Adempimenti eseguiti ................................................................................................................................................ 70

    5 I compiti del Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza .............................................. 71

    6 Procedura - Ruoli e responsabilità .............................................................................................................................. 72

    7 La sezione Amministrazione Trasparente ................................................................................................................... 74

    8 Regolamento di disciplina ........................................................................................................................................... 77

    9 Regolamento per la disciplina di accesso e riutilizzo delle banche dati ..................................................................... 77

    10 Il Programma – Obiettivi ed azioni ........................................................................................................................... 78

    TITOLO V – CLAUSOLE CONCLUSIVE ...................................................................................................81

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    1 Adeguamento del Piano e clausola di rinvio .............................................................................................................. 81

    2 Entrata in vigore ......................................................................................................................................................... 81

    TITOLO I - DISPOSIZIONI PRELIMINARI

    1 Premessa

    La legge 6 novembre 2012, n. 190 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione” (c.d. Legge Anticorruzione) prevede una serie di misure finalizzate a contrastare il verificarsi di fenomeni corruttivi nelle Amministrazioni Pubbliche sia centrali che locali, quale è l’ATER di Padova. La nozione di analisi del rischio di corruzione, come introdotta dall'art. 1 della Legge 190/2012, è intesa in senso molto ampio e non limitato al mero profilo penalistico, ovvero come possibilità che, in precisi ambiti organizzativo/gestionali, possano verificarsi comportamenti corruttivi. La Legge non contiene, infatti, una definizione di corruzione che viene data per presupposta; il concetto deve essere qui inteso come comprensivo delle varie situazioni in cui, nel corso dell'attività amministrativa, si riscontri l'abuso da parte di un soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati. Le situazioni rilevanti sono quindi evidentemente più ampie della fattispecie penalistica, che è disciplinata negli artt. 318, 319, 319 ter c.p., e sono tali da comprendere l'intera gamma dei delitti contro la Pubblica Amministrazione disciplinati dal Titolo II Capo I del codice penale, l’art. 2635 del codice civile, il D.lgs. 231/2001 e le altre disposizioni applicabili. La Determinazione ANAC n. 12 del 28/10/2015 definisce la “maladministration” come l’assunzione di decisioni devianti dalla cura dell’interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi particolari. L’Azienda deve perciò avere riguardo ad atti e comportamenti che, anche se non consistenti in specifici reati, contrastano con la necessaria cura dell’interesse pubblico e pregiudicano l'affidamento dei cittadini nell'imparzialità delle amministrazioni e dei soggetti che svolgono attività di pubblico interesse. La legge ha individuato l’Autorità nazionale anticorruzione nell’ANAC a seguito della Legge n. 135/2013 (un tempo CIVIT - Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche prevista dall’art. 13 del D.lgs. n. 150 del 2009), ed attribuisce a tale Autorità compiti di vigilanza e controllo sull’effettiva applicazione, nelle singole Amministrazioni, delle misure anticorruzione e di trasparenza previste dalla normativa; alla medesima autorità compete, inoltre, l’approvazione del Piano Nazionale Anticorruzione predisposto dal Dipartimento della Funzione Pubblica (DFP). Con delibera n. 72/2013, CIVIT (oggi ANAC – Autorità Nazionale Anti Corruzione) ha approvato il Piano Nazionale Anticorruzione come predisposto dal DFP e trasmesso dal Ministero della Pubblica Amministrazione e Semplificazione. Con Determinazione n. 8 del 17/06/2015 “Linee Guida per l’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato

    controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici” l’ANAC al punto 6 comunica che in tema di corruzione gli Enti pubblici economici devono adeguarsi a tali Linee guida entro il 31/01/2016. Con Comunicato del Presidente del 13/07/2015 l’ANAC dispone che le Amministrazioni provvedano ad aggiornare il PTPCT adottando un nuovo Piano con validità 2015-2017. Con Determinazione n. 12 del 28/10/2015 “Aggiornamento 2015 al Piano Nazionale Anticorruzione” l’ANAC fornisce indicazioni integrative e chiarimenti rispetto ai contenuti del Piano Nazionale Anticorruzione approvato con delibera 11 settembre 2013, n. 72 (PNA).

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    La Delibera ANAC n. 831 del 03/08/2016 ha approvato il Piano Nazionale Anticorruzione 2016 fornendo indicazioni e chiarimenti da adottare in particolare nella predisposizione del PTPCT per il triennio 2017-2019. ATER Padova (di seguito anche “Azienda”), ritiene di adottare un proprio Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza (di seguito anche PTPCT e/o “Piano”) e di individuare un dirigente con funzione di Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (di seguito anche “RPCT”): tale soggetto collabora alla predisposizione del Piano triennale, svolge attività di verifica e controllo del rispetto delle prescrizioni in tema di anticorruzione e promuove la formazione dei dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione. La Delibera ANAC n. 831 unifica, in capo ad un solo soggetto, l’incarico di Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza e ne rafforza il ruolo. Con Deliberazione n. 1134 del 08/11/2017 “Nuove linee guida per l’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto

    privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici”, ANAC definisce al paragrafo 3.5 gli obblighi degli Enti pubblici Economici, e quindi delle ATER, in materia di Trasparenza, di fatto confermandone l’assimilazione alla Pubblica amministrazione. Con Delibera n. 1208 del 22/11/2017 “Approvazione definitiva dell’Aggiornamento 2017 al Piano Nazionale Anticorruzione”, ANAC dà conto degli esiti della valutazione di un campione di 577 PTPC di amministrazioni e integra alcune indicazioni sull’applicazione della normativa di prevenzione della corruzione che interessano tutti i soggetti cui essa si rivolge. In sede di prima applicazione della legge n. 190 del 2012 e con il compito di coordinare l’attività di elaborazione del Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza, il Direttore Generale (a seguire anche “DG”) di ATER Padova ha individuato, a mezzo comunicazione, il Dirigente Amministrativo, Dr.ssa Simonetta Rusciadelli, quale Responsabile della prevenzione della corruzione dell’Azienda (approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione n. 1320-441 del 06/03/2014). Con l’adozione del presente Piano, si formalizza l’integrazione dei compiti in materia di trasparenza all’attuale RPCT Dott. Rusciadelli Simonetta che verrà di seguito indicata come RPCT. Il presente Piano è adottato ai sensi della Legge n. 190 del 2012 ed in conformità alle indicazioni contenute nel Piano Nazionale Anticorruzione (di seguito anche PNA) approvato con Delibera della CIVIT (ora ANAC) n. 72 dell’11 settembre 2013, limitatamente alle parti in cui gli enti pubblici economici sono espressamente indicati quali destinatari dei contenuti del PNA, nonché all’Intesa della Conferenza Unificata n. 79 del 24 luglio 2013, in conformità alla Determinazione ANAC n. 12 del 28/10/2015 “Aggiornamento 2015 al Piano Nazionale Anticorruzione”, alla Delibera ANAC n. 831 del 03/08/2016 di approvazione del Piano Nazionale Anticorruzione 2016, alla Delibera ANAC n. 1208 del 22/11/2017 “Approvazione definitiva dell’Aggiornamento 2017 al Piano Nazionale Anticorruzione” e alla Delibera ANAC n. 1074 del 21/11/2018 “Approvazione definitiva dell’Aggiornamento 2018 al Paino Nazionale Anticorruzione”.

    2 Procedura di predisposizione del Piano

    In osservanza a quanto stabilito al punto 4 della Determinazione ANAC n. 12, l’Azienda, su predisposizione da parte del RPCT, ha provveduto ad adottare il “Regolamento per la predisposizione del piano triennale di prevenzione della corruzione (P.T.P.C) e del programma triennale per la

    trasparenza e l’integrità (P.T.T.I), per il monitoraggio e per la comunicazione dei contenuti e dei

    principi a dipendenti e soggetti collaboratori” approvato con Determina del Commissario Straordinario n. 1432-553-CS del 07/09/2016 (Allegato 1), il quale al punto b) definisce le modalità e i termini di adozione del Piano e prevede la partecipazione dei dipendenti, dei dirigenti e degli organi di indirizzo politico, alla predisposizione del Piano, individuandone i compiti e le responsabilità. Il Regolamento definisce anche l’esame di eventuali proposte e osservazioni presentate dagli “stakeholders” (inquilini, assegnatari, organizzazioni sindacali degli inquilini, cittadini, organi di

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    indirizzo politico, dirigenti, dipendenti di ATER, pubbliche amministrazioni, aziende e enti pubblici, imprese, collaboratori e professionisti) con apposito modulo pubblicato nel sito internet aziendale allegato all’”Avviso pubblico per la procedura aperta di consultazione per l’aggiornamento del piano triennale della corruzione e suoi allegati dell’ATER di Padova” (Allegato 2).

    3 Contenuto e finalità del Piano

    In osservanza a quanto stabilito dalla Legge n. 190 del 2012 e dal PNA, il Piano contiene, anzitutto, una mappatura delle attività di ATER Padova maggiormente esposte al rischio di corruzione ed, inoltre, la previsione degli strumenti che l’Azienda intende adottare per la gestione di tale rischio.

    4 Comunicazione del Piano

    L’Azienda, su predisposizione da parte del RPCT, ha provveduto ad adottare il “Regolamento per la predisposizione del piano triennale di prevenzione della corruzione (P.T.P.C) e del programma

    triennale per la trasparenza e l’integrità (P.T.T.I), per il monitoraggio e per la comunicazione dei

    contenuti e dei principi a dipendenti e soggetti collaboratori” approvato con Determina del Commissario Straordinario n. 1432-553-CS del 07/09/2016 (Allegato 1), il quale al punto 2c) recita: “Successivamente all’adozione del Piano da parte dell’organo di indirizzo politico, l’azienda pubblica immediatamente il testo dello stesso sul proprio sito istituzionale nella pagina

    “Amministrazione trasparente” nella specifica sezione “Altri contenuti - Corruzione”. L’adozione del

    Piano ed i suoi aggiornamenti e allegati sono comunicati dal R.P.C.T. tramite segnalazione PEC alla

    mail personale di ciascun dipendente e collaboratore entro un mese dall’adozione. Nella PEC

    dovranno essere comunicati contestualmente anche i due importanti documenti Codice Etico e

    Regolamento Disciplinare adottati dall’Azienda. Tale PEC ha valore di “consegna” del documento e

    di sottoscrizione per accettazione.” Il presente Piano viene altresì consegnato ai nuovi assunti ai fini della presa d’atto e dell’accettazione del relativo contenuto entro un mese dall’inizio del rapporto. Tale Regolamento prevede anche la Comunicazione del Piano a tutti i collaboratori, professionisti, imprese, enti, inquilini e assegnatari (Allegato 3) tramite l’apposizione di uno specifico articolo/clausola informativa all’interno dell’incarico/contratto. Il Piano è soggetto ad aggiornamento e i relativi contenuti possono subire modifiche ed integrazioni a seguito delle eventuali indicazioni provenienti dagli organi nazionali o locali competenti secondo le modalità indicate nel successivo § 2 Titolo III. La comunicazione del P.T.P.C. alla Regione da parte dell’ATER si intende assolta mediante la pubblicazione sul sito istituzionale dell’Azienda.

    5 Analisi del contesto

    L’Allegato 1 al PNA al paragrafo B.1.1.1 “Individuazione delle aree di rischio” specifica che “Le aree di rischio variano a seconda del contesto esterno ed interno e della tipologia di attività

    istituzionale svolta dalla specifica amministrazione”. La Determinazione ANAC n. 12 del 28/10/2015 al paragrafo 6.3 “Analisi del contesto” afferma che “La prima e indispensabile fase del processo di gestione del rischio è quella relativa all’analisi del contesto, attraverso la quale ottenere le informazioni necessarie a comprendere come il rischio

    corruttivo possa verificarsi all’interno dell’amministrazione o dell’ente per via delle specificità

    dell’ambiente in cui essa opera in termini di strutture territoriali e di dinamiche sociali, economiche e

    culturali, o per via delle caratteristiche organizzative interne.”

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    La Delibera ANAC n. 831 del 03/08/2016 al paragrafo 2 “Esiti della valutazione dei PTPC 2016-2018” richiama la necessità di procedere all’analisi del contesto esterno interpretando i dati raccolti alla luce delle dinamiche del rischio corruttivo della propria organizzazione, e per il contesto interno segnalando la complessità organizzativa dell’amministrazione attraverso l’esame della struttura organizzativa, dei ruoli e delle responsabilità interne, così come delle politiche, degli obiettivi e strategie dell’ente.

    1. Analisi del contesto esterno L’analisi del contesto esterno ha come obiettivo quello di evidenziare come le caratteristiche dell’ambiente nel quale l’amministrazione o l’azienda opera, con riferimento, ad esempio, a variabili culturali, criminologiche, sociali ed economiche del territorio, possano favorire il verificarsi di fenomeni corruttivi al proprio interno. A tal fine, sono da considerare sia i fattori legati al territorio di riferimento dell’amministrazione o azienda, sia le relazioni e le possibili influenze esistenti con i portatori e i rappresentanti di interessi esterni. Comprendere le dinamiche territoriali di riferimento e le principali influenze e pressioni a cui una struttura è sottoposta, consente di indirizzare con maggiore efficacia e precisione la strategia di gestione del rischio. La Determinazione, nell’aggiornamento del PTPCT, suggerisce a tal fine di avvalersi “degli elementi e dei dati contenuti nelle relazioni periodiche sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica,

    presentate al Parlamento dal Ministero dell’Interno e pubblicate sul sito della Camera dei Deputati” o del supporto tecnico della Prefettura territorialmente competente. Il RPCT si è avvalso della seguente documentazione:

    1.1 Contesto territoriale, economico, culturale e sociale • Camera di Commercio di Padova “Conoscere Padova” (2018) - Estratto

    La provincia nel suo complesso raggiunge i 936.740 abitanti (dato al 31.12.2017) dato che la colloca al primo posto in regione (con il 19,1% su un totale Veneto di 4.905.037 unità) e al 13° nella graduatoria delle province italiane. La popolazione della città di Padova alla stessa data è di 210.440 abitanti e risulta il 3° capoluogo del Veneto dopo Venezia e Verona, oltre a collocarsi al 14° posto tra tutti i comuni italiani. Il nucleo urbano del capoluogo negli ultimi decenni ha registrato una diminuzione del numero degli abitanti a vantaggio dei comuni della cintura circostante, anche se questo fenomeno si è in parte attenuato negli ultimi anni. Si può quindi individuare un’area metropolitana, in un raggio di circa 10 km attorno al capoluogo, con circa 438 mila abitanti, pari al 46,8% della popolazione dell’intera provincia, area che, indicativamente, può essere collocata tra i primi dieci comuni italiani per entità demografica. Quest’area, e la parte settentrionale del territorio padovano, risultano fortemente integrate con il sistema economico delle province di Venezia, Vicenza e Treviso, formando con esse il nucleo centrale dell’economia veneta. Padova è la prima provincia del Veneto per numero di imprese operative ed occupa il nono posto in Italia (il decimo, escludendo le attività agricole, con un totale di imprese industriali e terziarie che raggiunge le 76.036 unità). Nel 2017 gli occupati medi totali stimati dall’Istat (indagine Forze di lavoro) ammontano a circa 403 mila unità (pari al 19% del totale regionale) collocando Padova al 2° posto nel Veneto e al 11° in Italia. La struttura settoriale dell'occupazione della provincia riflette la prevalenza delle attività terziarie. Gli addetti nel terziario costituiscono, infatti, la parte prevalente dell’occupazione (260 mila unità pari al 64,5% del totale) con una prevalenza degli occupati nei servizi (175 mila unità, 43,5%) rispetto al commercio-turismo (84 mila unità per un 21% sempre sul totale degli occupati nella provincia). Gli addetti all’industria raggiungono le 138 mila unità (34,5% del totale) di cui 114 mila unità nell’industria in senso stretto (28,4% manifatturiero, energia, estrattive) e 24 mila nelle costruzioni (6,1%). L’occupazione agricola risulta marginale (poco più di 4 mila addetti pari all' 1,1% del totale). Il tasso di occupazione, come rapporto tra occupati e popolazione in età lavorativa (oltre i 15 anni) è

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    del 65,6%, valore notevolmente superiore alla media nazionale (58%), su cui, come è noto, influiscono i valori particolarmente bassi delle regioni meridionali, anche se in parte al di sotto della media regionale (66%) e dell’Unione Europea (9) a 28 paesi (67,2%). Il tasso di disoccupazione (dato dal rapporto tra disoccupati e forze di lavoro) risulta mediamente nel 2017 dell'8,5% valore quindi più contenuto se confrontato con il dato nazionale (11,2%), pur se la percentuale delle persone in cerca di occupazione nella provincia appare meno favorevole rispetto alla media dei paesi dell’Unione Europea (7,6%) e del Veneto (6,3%). Da segnalare anche la rilevanza della componente straniera dell’occupazione, con una incidenza sul totale delle assunzioni effettuate nel 2017 nella provincia del 24,8%. La ricchezza prodotta nella provincia, misurata dall’indicatore del reddito lordo (valore aggiunto), riferita all’ultima stima disponibile per il 2016, è pari a 27,5 miliardi di euro. Mediamente il peso dell’economia padovana sul totale Veneto si aggira attorno al 18% con una incidenza superiore sul totale regionale delle imprese operative (20,3% con un 21,6% delle sole imprese dei servizi), del reddito prodotto (19,7%) e degli occupati (19%).

    • Piano delle Performance Triennio 2016-2018 del Comune di Padova - Estratto Padova si estende su una superficie di 92,85 kmq e conta 210.440 residenti al 31.12.2017 (99.060 maschi e 111.380 femmine), pari al 22% circa degli abitanti dell’intera provincia e a circa il 4% del Veneto. E’ il terzo capoluogo veneto per dimensione demografica, dopo Venezia e Verona e il quattordicesimo a livello nazionale. Nel periodo 2000-2017 la popolazione padovana ha manifestato un andamento complessivamente crescente fino al 2010, dopodiché la tendenza si è progressivamente smorzata con un calo significativo nel 2013, quando l’ammontare complessivo, anche per effetto della revisione della banca dati anagrafica a seguito dell’ultimo censimento, si è riportato agli stessi livelli di oltre un decennio fa. Analizzando la composizione per età della popolazione si nota la tendenza ad un progressivo invecchiamento. Ciò è testimoniato anche dalla dinamica sempre crescente dell’indice di vecchiaia (proporzione di residenti di età pari o superiore a 65 anni ogni 100 ragazzi con meno di 15 anni) che nel 2010 era 198,31 e raggiunge il valore di 214,25 nel 2017 (era 210,84 nel 2016). L’incidenza della popolazione ultrasessantacinquenne sul totale è sempre significativa: ogni 4 padovani uno ha più di 65 anni. Gli ultraottantenni rappresentano l’8,8% dei residenti nel 2017 e quindi 1 padovano su circa 11 ha più di 80 anni. Nel movimento naturale della popolazione i decessi continuano a superare le nascite e questo divario si accentua negli ultimi anni. La preponderanza delle immigrazioni rispetto alle uscite si ridimensiona nel 2012 con un saldo migratorio quasi in pareggio, ma la tendenza si inverte bruscamente nel 2013 per effetto delle cancellazioni a seguito del riallineamento anagrafico post censuario. Il 2015 e il 2016 registrano un discreto equilibrio tra iscritti e cancellati, con un saldo migratorio pari rispettivamente a 250 e 472 unità. Nel 2017 si riscontra una netta preponderanza degli immigrati, che superano di ben 1.755 unità i cancellati. I cittadini stranieri si portano a 33.555 (15.753 maschi e 17.802 femmine) alla fine del 2017 e costituiscono una percentuale significativa e sempre in aumento (15,95%, contro il 4,28% nel 2000) del totale dei residenti: nel 2017 un residente su 6 non è italiano. Quasi la metà (48%) degli immigrati stranieri è arrivato nel 2017 direttamente dall’estero e pressoché la metà dei residenti stranieri è presente nel territorio comunale al più dal 2010. In Veneto si concentra quasi il 10% dei cittadini stranieri residenti in Italia nel 2017. Rispetto agli altri capoluoghi veneti, a inizio 2017 Padova è in terza posizione (dopo Verona e Venezia) rispetto all’incidenza della componente straniera sul totale, mentre a livello nazionale, si contano 8,3 stranieri ogni 100 abitanti. Rispetto alla struttura per età, la popolazione straniera è tendenzialmente più giovane di quella complessiva, data la maggiore presenza di singles in età lavorativa o giovani famiglie. Dal 2007 le donne sono nettamente superiori agli uomini.

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    Considerando il trend degli ultimi anni nella dinamica naturale e nell’evoluzione della struttura per età, si può ragionevolmente ipotizzare che la popolazione sia destinata ad invecchiare gradualmente e che l’aumento del numero degli anziani nei prossimi anni sia particolarmente accentuato. Dal 2010 al 2017, la popolazione sopra i 65 anni continua progressivamente ad aumentare, a fronte di una sostanziale stabilità o leggero calo di quella fino a 14 anni. A meno di un qualche significativo cambiamento del contesto globale, pertanto, la futura evoluzione demografica appare sostanzialmente definita. Con buona probabilità, le future nascite non riusciranno a compensare i futuri decessi e quindi, se da un lato si assisterà a una progressiva riduzione numerica delle generazioni di donne in età fertile (14-50 anni), dall'altro, le positive condizioni di sopravvivenza presenti e prossime contribuiranno all'infoltimento delle generazioni di popolazione in età anziana (65 anni e più). Considerando inoltre l'ammontare dei movimenti migratori con l'estero e tenendo conto che il comportamento riproduttivo sia superiore a quello della popolazione di cittadinanza italiana, si prevede che la consistenza della popolazione straniera, passata da 22.000 unità nel 2007 a 33.555 nel 2017, possa ancora aumentare, così come la sua incidenza sul totale della popolazione. Analizzando la popolazione per stato civile, si osserva che uomini e donne sono abbastanza equamente rappresentati tra i celibi/nubili e i coniugati, mentre emerge una significativa maggioranza di donne nello stato di vedovanza (12,42% contro il 2,62% degli uomini), aggravata dall’elevata età anziana. Una lieve prevalenza femminile si nota anche per i divorziati (4,3% di donne contro 2,87% degli uomini). A Padova si contano 101.179 famiglie residenti al 31.12.2017, con una crescita di quasi l’11% rispetto alla fine del 2000, giustificata dall’aumento significativo dei nuclei familiari unipersonali, passati dai 32.848 del 2000 ai 45.497 del 2017 e che rappresentano il 45% delle famiglie padovane. La dimensione media delle famiglie per il 2016 è di 2,04 componenti, con una maggiore concentrazione della famiglie di singles nel Quartiere 1-Centro. Continuano a diminuire i nuclei costituiti dalla coppia con o senza figli (esattamente 2.000 unità in meno negli ultimi 5 anni) per lasciare spazio a tipologie familiari più fragili o comunque meno strutturate, come quelle formate da un solo genitore o con legami di parentela/affinità diversi o unipersonali (queste ultime aumentate di oltre 1.000 unità nell’ultimo anno). Il tasso di occupazione per la popolazione in età lavorativa a Padova e provincia ammonta nel 2017 a 65,6%, in aumento rispetto al 2016. Anche il tasso di disoccupazione è in crescita, in opposizione a quanto accade a livello regionale e nazionale. Il numero di imprese operanti a Padova rimane sostanzialmente stabile dal 2016 al 2017, con una dinamica che vede un tasso di sviluppo del 3,1%, un saldo positivo (+622) tra imprese iscritte e cessate (+1.207 di saldo nell’intera provincia). Si osserva un lieve decremento delle imprese con titolare straniero, che passano da 2.549 del 2016 al 2.519 del 2017, sempre con una preponderanza delle titolarità nigeriana e cinese. Il 2017 segna un tasso di inflazione media nazionale del +1,2% - nel 2016 era pari al -0,1% - interrompendo l'andamento decrescente dell'inflazione registrato a partire dal 2013. A Padova, dove nel 2016 l'inflazione era stata nulla, si osserva un tasso medio pari a +1,3%. La ripresa dei prezzi, già iniziata nel corso del secondo semestre del 2016, si conferma per tutto il 2017, con un primo semestre particolarmente effervescente (febbraio e aprile +1,9%) e una fine d'anno sempre positiva, ma più contenuta (dicembre +0,5%). Padova risulta in linea con l'andamento nazionale, pur segnando un passo più cauto sia sull'ondata di crescita che sulla fase di fine anno. Fra le province venete, Venezia (+1,5%) e Padova (+1,3%) si collocano sopra la media nazionale, Vicenza resta al di sotto con +0,9% e le altre perfettamente in media regionale e nazionale (+1,2%). Effetti sull’ATER di Padova: Da segnalare la composizione per età che vede un aumento degli anziani, e la composizione della popolazione per nazionalità con aumento degli stranieri, situazioni queste che necessitano di un approccio particolare nelle situazioni di morosità.

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    • L’edilizia Residenziale Pubblica Elemento centrale della risposta al disagio abitativo e all’abitazione sociale – Federcasa – 2015 - Estratto

    L’edilizia residenziale pubblica rappresenta in Italia in totale poco meno di un milione di alloggi, oltre 770 mila dei quali gestiti in affitto dalle Aziende Casa: gli IACP variamente denominati e trasformati in occasione delle riforme attuate dalle Regioni. Oltre 100 enti e aziende, per lo più con competenze provinciali, che in tutta Italia da oltre un secolo costruiscono e gestiscono abitazioni sociali realizzate con fondi pubblici, fondi propri e prestiti agevolati. Specializzate nella realizzazione e nell’amministrazione di patrimoni abitativi, oggi le Aziende Casa gestiscono oltre 770 mila abitazioni, proprie e di terzi. Nel patrimonio residenziale pubblico gestito dalle Aziende Casa abitano poco meno di 2 milioni di persone in una concentrazione di situazioni di estrema fragilità sociale. Alcuni numeri: • 145 mila persone disabili; • 413 mila anziani ultrasessantacinquenni; • 142 mila immigrati extracomunitari; • oltre un terzo delle famiglie dichiara redditi al di sotto di 10 mila euro l’anno, percentuale in costante crescita. L’Italia è agli ultimi posti delle classifiche europee per la percentuale di alloggi sociali calcolata sul totale dello stock in affitto – assieme a Spagna, Portogallo e Grecia, non a caso i paesi con le situazioni economiche più critiche – sotto il 5%, contro una media intorno al 25% degli altri paesi. Sul fronte del fabbisogno abitativo si calcolano oggi circa 650 mila domande nelle graduatorie dei Comuni in attesa per l’assegnazione di un alloggio, alle quali si somma un fabbisogno non quantificato di potenziali richieste di alloggi sociali di persone che sono entrate nella fascia di necessità ma non hanno ancora presentato domande per un alloggio ERP. A fronte di tale fabbisogno – che ha subito nel corso degli ultimi tre anni un incremento di 46 mila domande – l’offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica si sta progressivamente riducendo a causa del processo di dismissione iniziato nel 1993 che ha determinato la perdita secca di oltre il 22% del patrimonio. La gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata è affidata normalmente all’Ente proprietario, Comune o IACP comunque denominato e trasformato dalle Regioni, ad eccezione delle Regioni Emilia-Romagna e Toscana, che hanno trasferito la proprietà degli alloggi ai Comuni, ed affidato la gestione alle ACER (Aziende Casa Emilia Romagna) o ad apposite società consortili costituite fra i Comuni che sono subentrate alle ATER in Toscana. Nelle altre Regioni la proprietà è suddivisa fra IACP comunque denominati e Comuni. I Comuni possono a loro volta affidare la gestione del proprio patrimonio agli IACP, al fine di assicurare una gestione unitaria. Gli IACP comunque denominati gestiscono il patrimonio residenziale secondo le regole definite da ogni singola Regione che fissa i criteri per: • l’assegnazione degli alloggi e la decadenza; • i canoni di affitto; • la mobilità fra alloggi; • e in alcune Regioni anche ulteriori regole per la gestione della morosità e per le vendite. Sul piano della condizione economica le famiglie assegnatarie con redditi al di sotto dei 10 mila euro l’anno sono pari al 34 % del totale. Tale percentuale è in costante crescita, a causa dell’impoverimento della popolazione nel quadro della crisi economica generale, che richiede un’attenzione rafforzata alle situazioni di maggiore debolezza, che, se non assistite, possono avere pesanti ripercussioni anche in termini di spesa pubblica, in particolare sulla sanità e sull’assistenza. A causa del costo elevato delle spese per la casa (33,7% del reddito, secondo Istat 2010. I consumi delle famiglie) sta manifestandosi anche in Italia il fenomeno della “fuel poverty”, che, in particolare laddove non vi sono impianti di

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    riscaldamento centralizzato, induce la persone a risparmiare sulle spese di riscaldamento che si espongono in tal modo a patologie con conseguenti maggiori costi per l’assistenza sanitaria. La situazione attuale presenta una serie di problemi: • la disparità di trattamento fra i cittadini delle varie Regioni, che riguarda sia le diverse soglie di accesso che di decadenza. Tali soglie dovrebbero essere comunque fissate con riferimento al reddito medio regionale, magari tenendo come riferimento il criterio di Eurostat che considera povere e quindi bisognose di aiuto le famiglie con un reddito inferiore o pari al 60 % della media. • la difficoltà di far coincidere i bandi e la relativa tempistica con la disponibilità degli alloggi, per cui ci si può trovare in due situazioni opposte, ugualmente problematiche: bandi vecchi che non corrispondono più alle condizioni delle famiglie in graduatoria (situazione frequente nelle grandi città), con la necessità di rifare le verifiche al momento della consegna dell’alloggio, oppure ritardi nell’assegnazione a causa della mancanza di una graduatoria valida. Entrambe queste condizioni generano inefficienze, ritardi e disguidi che si traducono inevitabilmente in maggiori costi per l’Ente gestore; • la rigidità delle regole per la formazione e la gestione delle graduatorie che rende impossibile gestire razionalmente la dislocazione delle famiglie sul territorio, evitando la concentrazione eccessiva di casi problematici o la formazione di contrasti nei fabbricati. Le soluzioni potrebbero essere: • Unificazione dei metodi di calcolo dei redditi. Lo Stato, nell’ambito dei suoi poteri costituzionali, dovrebbe emanare delle indicazioni per le Regioni sui criteri unificati per la definizione dei limiti di reddito, meglio se in coerenza con le soglie definite per l’accesso a altre agevolazioni e servizi (sanità, istruzione, assistenza, ecc.). Questa generale razionalizzazione potrebbe portare anche a risparmi per le amministrazioni locali e a semplificazioni per i cittadini. • Sarebbe più corretto ricondurre il modello di calcolo a un unico metodo, quello già usato per altri tipi di agevolazione: l’ISEE. Alcune leggi regionali già fanno riferimento a tale metodo: Lombardia, che però lo ha adattato alla specificità del settore (ISEERP), Emilia- Romagna, Liguria. • Creazione di un Osservatorio Casa Nazionale presso il MIT, ipotizzando per questo anche una Convenzione tra il MIT e Federcasa ed eventualmente in tutte le Regioni. • Criteri uniformi per la definizione dei limiti di reddito. L’accordo della Conferenza delle Regioni su un criterio più uniforme di determinazione dei limiti di reddito per l’accesso dovrebbe correggere le sperequazioni che sono evidenti dalle tabelle di cui sopra, e consentirebbe di individuare una linea comune anche per la definizione di limiti di reddito articolati rispetto alle varie fasce di destinatari per adeguare le norme alle nuove caratteristiche dell’offerta di alloggi, articolata in: alloggio di edilizia residenziale pubblica per i ceti più deboli finanziariamente e socialmente; alloggi di edilizia sociale in affitto a canone moderato per il ceto medio in temporanea difficoltà; alloggi per studenti; alloggi per anziani; alloggi sociali in proprietà immediata e/o differita. • Razionalizzazione e unificazione della gestione. Le Regioni dovrebbero unificare la gestione del patrimonio di ERP e affidare agli Enti gestori la competenza per la gestione delle graduatorie e l’assegnazione degli alloggi, se pure sotto il controllo della Regione e del Comune interessato. Il fenomeno di generale impoverimento della popolazione conseguente alla crisi ha portato a un generale abbassamento del livello dei canoni, soprattutto nelle grandi città. La popolazione residente si impoverisce, ogni nuovo utente che entra è più povero dei precedenti. Le entrate da canoni non consentono di remunerare il servizio effettuato in condizioni ottimali: quindi, in assenza di ulteriori risorse pubbliche, si dovrà ricorrere ai fondi delle vendite anche per la manutenzione ordinaria degli alloggi che restano, con ulteriori riduzioni dell’offerta già scarsa. L’abusivismo rappresenta una piaga diffusa particolarmente nelle grandi città e nelle regioni del sud ed è connessa, da una parte, alla forte tensione abitativa delle aree urbane che spinge molte persone a soluzioni estreme, dall’altra, alla carenza di controlli capillari sul territorio e alla scarsa incisività delle azioni repressive.

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    Inoltre il fenomeno è alimentato, in molte regioni, dall’abitudine di emanare periodicamente dei provvedimenti di sanatoria, che generano negli occupanti illegali l’aspettativa di poter essere prima o poi regolarizzati. In questo modo si alimentano anche fenomeni malavitosi connessi con “cosche” che organizzano la “vendita” degli alloggi lasciati liberi dagli occupanti o addirittura espropriano della casa soggetti deboli come gli anziani ammalati o soli. La situazione attuale presenta una media nazionale del 5,9 % ma con un’Italia nettamente divisa in due: l’Italia del Nord con percentuali sotto il 2 % e il centro sud sopra il 9%. Il fenomeno è maggiormente concentrato nelle grandi città del centro-sud (Roma, Napoli, Palermo, Catania). La lotta alle occupazioni abusive si combatte su due piani: prevenzione e controllo. • Prevenzione. - “Accordi locali di sicurezza”, fra Comune, Ente gestore e Forze di Polizia, per assicurare l’immediato intervento della Forza pubblica in caso di sgombero forzato (vedi esempio ALER Milano). - Maggior presenza sul territorio di agenti di controllo delle istituzioni: vigili di quartiere, agenti di zona dell’Ente gestore, portierato, ecc. - Immediata riassegnazione degli alloggi di risulta (ma occorre disporre di risorse per la manutenzione). • Controllo costante della regolarità di occupazione - Attraverso i censimenti biennali dei redditi previsti dalla normativa regionale ed attraverso controlli a campione, a titolo dimostrativo. - Controllo costante della regolarità di occupazione, attraverso i censimenti biennali dei redditi previsti dalla normativa regionale ed attraverso controlli a campione (a titolo dimostrativo). Gli affitti dell’ERP sono calcolati principalmente con riferimento al reddito degli abitanti, reddito che viene verificato con cadenza biennale sulla base della dichiarazione dei redditi o di autocertificazioni. Ovviamente la situazione di “privilegio” di chi vive nell’edilizia residenziale pubblica, con la certezza della permanenza e canoni d’affitto molto più bassi rispetto al mercato può indurre a “nascondere” una parte del reddito per rientrare negli scaglioni più bassi. Per i lavoratori autonomi ciò si traduce in un incitamento alla evasione, per i lavoratori dipendenti può tradursi nel ricorso a separazioni fittizie al fine di sottrarre una parte del reddito alla verifica dell’Ente gestore. Si ha così un duplice danno per la pubblica amministrazione: si aumenta l’area di evasione e si sottraggono risorse agli Enti gestori. La lotta all’evasione fiscale si basa su un percorso interno agli Enti gestori e in collaborazione con la Guardia di Finanza, che prevede: • attivazione presso ogni Ente gestore dell’ERP del collegamento con l’Agenzia delle Entrate che consenta: - la verifica della corrispondenza delle autocertificazioni fornite dagli assegnatari in occasione dei censimenti biennali (in caso contrario scatta la segnalazione alla Guardia di Finanza per l’effettuazione di una verifica fiscale, unitamente alla denuncia all’autorità giudiziaria) - la verifica del requisito della impossidenza attraverso un accertamento presso le Conservatorie dei Registri immobiliari; - la verifica della corrispondenza del nucleo familiare dichiarato. • Accordo con Intendenza di Finanza (o dispositivo normativo, anche con Circolare) per assicurare che tutti gli inquilini degli alloggi di ERP siano soggetti, su segnalazione dell’Ente gestore e/o attraverso controlli a campione, a verifica fiscale, al fine di accertare eventuali casi di evasione fiscale e di assumere quindi i provvedimenti conseguenti per quanto riguarda l’applicazione del canone in misura corretta. Anche il fenomeno della morosità è una delle piaghe dell’edilizia pubblica. La crisi economica ha indebolito le famiglie in modo considerevole e ciò ha avuto ripercussione sia sul settore della proprietà, con l’insolvenza sui mutui, che su quello dell’affitto, in cui sono cresciuti gli sfratti per morosità.

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    Nel settore dell’edilizia pubblica questo fenomeno generale si mescola con quello più generale che da sempre affligge il settore. Le cause sono da ricercare in quel circuito vizioso che si crea laddove le entrate troppo basse dagli affitti non consentono al gestore la manutenzione corretta degli immobili e quindi gli utenti reagiscono non pagando il canone e le spese. Pesa anche sul fenomeno l’atteggiamento culturale dei cittadini verso la cosa pubblica, che, in quanto di tutti, vale poco e non merita considerazione. In questo fenomeno risulta quindi difficile distinguere fra morosità colpevole e incolpevole, che richiedono trattamenti distinti sia per prevenire, che per reprimere il fenomeno. A monte di qualsiasi provvedimento occorre recuperare la fiducia degli abitanti nell’amministrazione. Per farlo bisogna cogliere tutte le occasioni favorevoli: gli interventi di riqualificazione e di recupero, le nuove assegnazioni, la creazione di presenze sul territorio (agenti di zona, portieri sociali ecc.) che consentano di riaprire un dialogo con gli abitanti, di conoscere i loro problemi e di collaborare nel risolverli. Occorre avviare piani di recupero della morosità colpevole anche attraverso transazioni e rateizzazioni del debito. Per la morosità incolpevole attuale e futura (teniamo presente che la precarietà lavorativa ha portato a un incremento degli sfratti per morosità nel settore privato) occorre attivare meccanismi di compensazione (vedi ad esempio la Legge Regionale del Piemonte, che ha istituito un Fondo per le morosità incolpevoli). Effetti sull’ATER di Padova: Le criticità segnalate da Federcasa sono rinvenibili anche presso l’ATER di Padova, pertanto i suggerimenti proposti possono essere esaminati come azioni correttive.

    1.2 Contesto criminologico • Prefettura di Padova – Dati statistici dei reati relativamente all’anno 2017

    Con riferimento ad alcuni reati, il Referente per la Prevenzione della corruzione e per la Trasparenza della Prefettura di Padova, con Prot. Uscita N.0093963 del 21/12/2018 offre un quadro dello stato dell’ordine e della sicurezza pubblica nella Provincia di Padova per l’anno 2017. La Prefettura sottolinea che non sono stati accertati tentativi di infiltrazione mafiosa nel settore della Pubblica Amministrazione, né si sono registrati casi di peculato, corruzione e abuso d’ufficio. Tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 l’Università di Padova è stata al centro di ampia attività di indagine per fatti di corruzione nell’ambito degli appalti, inchiesta conclusasi con l’arresto del dirigente responsabile dell’area edilizia, sicurezza e manutenzione dell’Ateneo e di un imprenditore edile; per le medesime ipotesi di reato di corruzione e turbativa d’asta sono state indagate altre 17 persone tra le quali un dipendente della provincia. La Prefettura segnala l’assenza nella Provincia di Padova di reati dai quali derivi una responsabilità amministrativa di enti ex D.lgs. 231/2001. Per contro si sono registrati i delitti contro la P.A. di seguito elencati:

    a) Truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640 c.p.) n. 1 reato; b) Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis c.p.) n. 7 reati; c) Peculato (art. 314 c.p.) n. 6 reati; d) Abuso d’ufficio (art. 323 c.p.) n. 8 reati; e) Rifiuto di atti d’ufficio – omissione (art. 328 c.p.) n. 2 reati; f) Interruzione di servizio pubblico o di pubblica necessità (art. 331 c.p.) n. 5 reati; g) Sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro disposto nel corso di un

    procedimento penale o dall’autorità amministrativa (art. 331 c.p.) n. 7 reati; h) Violazione colposa di doveri inerenti alla custodia di cose sottoposte a sequestro disposto nel

    corso di un procedimento penale o dall’autorità amministrativa (art. 335 c.p.) n. 4 reati; i) Corruzione (artt. 318,0319,0319-bis, 320, 321, 322-bis c.p.) n. 1 reato; j) Concussione (art. 317 c.p.) n. 1 reato; k) Rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio (art. 326 c.p.) n. 1 reato; l) Frode informatica in danno dello Stato o di altro ente pubblico (art. 640-ter c.p.) n. 1 reato;

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    Non si sono registrati, invece, i seguenti delitti: a) Indebita percezione di contributi, finanziamenti o altre erogazioni da parte dello Stato o di

    altro ente pubblico o della Comunità Europea (art. 316-ter c.p.); b) Istigazione alla corruzione (art. 322 c.p.).

    Effetti sull’ATER di Padova: da quanto sopra riportato non sembra emergere, nell'anno in questione, un quadro di particolare allarme per quanto attiene ai reati analizzati. In ogni caso i punti che più interessano l’attività e i fini istituzionali dell’ATER riguardano i reati contro la Pubblica amministrazione e l’indebita percezione di contributi o finanziamenti. Per quanto riguarda il primo punto, l’ATER di Padova ha adottato una Procedura appalti e contratti (Allegato 15) che presenta i correttivi richiesti da ANAC, mentre per il secondo punto, si ritiene debba essere adottata una specifica procedura che rilevi ed evidenzi le modalità di richiesta dei contributi con relativo flow chart e correttivi.

    • Corte dei Conti – Sezioni Riunite – Inaugurazione dell’anno giudiziario 2016 - Estratto Con riguardo alle entrate, le analisi sono state dedicate alla gestione e all’andamento delle principali fonti di gettito, ai risultati dell’azione di contrasto all’evasione e ad effetti specifici dell’assetto del prelievo in relazione al quadro normativo. Nel 2016 la gestione delle entrate dello Stato si è caratterizzata positivamente per l’entità delle risorse complessivamente affluite all’Erario anche grazie all’accelerazione impressa dagli interventi legislativi adottati che ne hanno fatto registrare un significativo aumento (+2,1 per cento), proseguendo nella crescita già registrata nel 2015, dopo la breve flessione del 2014. Anche sul versante della riscossione, il risultato del 2016 ha messo in luce una crescita rispetto al 2015, ascrivibile all’aumento delle riscossioni in conto competenza, in parte frenato dalla sostanziale diminuzione delle riscossioni in conto residui. In attenuazione, rispetto all’esercizio precedente, è risultato anche lo scostamento degli accertamenti dalle previsioni definitive di entrata; fenomeno che si è distribuito in misura sostanzialmente equivalente fra le entrate extra-tributarie e quelle tributarie e che è apparso ricollegabile alle incertezze del quadro macroeconomico di riferimento e alla difficoltà di prevedere esattamente i comportamenti dei contribuenti di fronte ai diversi provvedimenti adottati. Le entrate da accertamento e controllo (assunte al netto degli introiti riferibili a forme di “condono” e comprensive delle sanzioni e degli interessi) hanno segnato una flessione rispetto al 2015, confermando, in ogni caso, una linea di tendenza in cui l’attività di controllo svolge un ruolo non secondario nella dinamica complessiva del gettito. La massa dei residui attivi nel 2016 ha, invece, evidenziato un incremento sia di quelli da riscossione sia, in maggior misura, di quelli da versamento, malgrado il fenomeno, rilevante anche nel 2016, del drastico abbattimento dei residui contabili da ruoli nel presupposto di una loro limitata riscuotibilità. L’attività di controllo fiscale ha presentato nel 2016, accanto a caratteri ormai consolidati nel tempo, un elemento del tutto peculiare relativo alla gestione delle istanze di adesione volontaria (c.d. voluntary disclosure). La valutazione dei risultati di tale attività ha messo in luce caratteri contrastanti che, a fronte di un risultato, in termini di maggiori introiti, molto superiore a quello degli esercizi precedenti, ha evidenziato la complessità amministrativa connessa a tale attività straordinaria che ha avuto riflessi sull’ordinaria attività di controllo e di accertamento. Alla flessione del numero di controlli si è accompagnata una sensibile riduzione della maggiore imposta accertata e dei risultati finanziari conseguiti, ascrivibile, peraltro, anche alla progressiva riduzione delle risorse umane destinate all’attività di accertamento e controllo. Ancora sul piano quantitativo dell’attività di controllo sostanziale posta in essere, è emersa una diminuzione dell’attività istruttoria esterna (accessi brevi, controlli mirati e verifiche fiscali) mentre sono risultate in lieve ripresa le verifiche e i controlli nei confronti dei soggetti di grandi dimensioni.

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    Sul versante della Spesa, quale strumento integrativo del giudizio di parificazione, la Corte, da alcuni anni, conduce verifiche dei pagamenti effettuati nell’esercizio, al fine di accertare la regolarità dei procedimenti di spesa e di dichiarare l’affidabilità dei dati contabili esposti nel Conto del bilancio. In analogia con le esperienze ormai consolidate in ambito europeo, sono stati utilizzati metodi di campionamento in grado di selezionare specifici ambiti di spesa sui quali concentrare le analisi. Sull’esito degli accertamenti le Sezioni riunite hanno riferito sia nei casi di riscontrate criticità, sia in quelli nei quali si fosse reso necessario fornire raccomandazioni alle Amministrazioni al fine di adottare correttivi, utili al miglioramento dell’esercizio dell’azione amministrativa. Nel corso del 2017 sono state depositate n. 21 deliberazioni, di cui 20 relative a indagini che hanno avuto riguardo a importanti settori dell'attività amministrativa e hanno consentito di addivenire a una conoscenza precisa degli andamenti operativi e del relativo stato di attuazione, nonché di prospettare le misure di autocorrezione necessarie a rimuovere le disfunzioni e le criticità rilevate. Per ciò che riguarda in particolare "L'acquisto di beni e servizi da parte del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e del Ministero delle politiche agricole e forestali" molteplici sono le criticità evidenziate, a cominciare dalla scarsa trasparenza dei dati necessari a ricostruire il quadro degli acquisti di beni e servizi. Vengono segnalati, inoltre, il numero eccessivo delle strutture che gestiscono gli acquisti, la deroga generalizzata alle procedure ordinarie richieste dalla normativa europea e il modesto livello di soddisfazione per i servizi offerti da Consip. Con riguardo al Ministero degli affari esteri, viene, inoltre, sottolineato l'eccessivo numero dei contratti secretati, con ripetuti ricorsi alle stesse imprese. Sotto il profilo dell'economicità, viene raccomandata l'introduzione di misure che stimolino la concorrenzialità tra le imprese partecipanti alle gare, dando spazio adeguato anche alle piccole e medie imprese, che, specie su ambiti territoriali circoscritti, possono offrire condizioni economiche vantaggiose. Effetti sull’ATER di Padova: Tale stralcio è stato riportato evidenziare l’importanza dell’attività di controllo sugli adempimenti degli assegnatari e sulla permanenza requisiti in capo agli stessi: tale attività di controllo, se capillare, incrementata e periodica, sarebbe in gradi di ridurre le situazioni di morosità o di illegittima conservazione dell’alloggio, adempiendo alla necessità di tutelare i cittadini regolari e aventi diritto.

    • Corte d’Appello di Venezia – Anno giudiziario 2015 – Discorso inaugurale – Estratto Il distretto della Corte d’Appello di Venezia comprende i circondari di 7 Tribunali con i relativi uffici dei Giudici di Pace, il Tribunale per i Minorenni di Venezia, il Tribunale di Sorveglianza e gli Uffici di Sorveglianza di Padova e di Verona. La Corte di Venezia è la terza, a livello nazionale, per popolazione residente (complessivi n. 4.915.123 abitanti) ed ha una presenza di milioni di persone che, per ragioni diverse (turismo, studio, seconde case ecc....), si aggiungono al numero di residenti e che incidono sulla domanda di giustizia. Dal punto di vista economico, il territorio del distretto è passato dall’economia prevalentemente agricola del secolo scorso (il numero di addetti al settore è sceso infatti da oltre il 50% della popolazione attiva al 4%) ad una economia prevalentemente industriale (il 41,3% della popolazione è ora addetto al settore, dove accanto alle tradizionali attività della lavorazione del vetro, del tessile, dell’oro e della chimica, si sono aggiunte industrie meccaniche e di produzione di occhiali di importanza mondiale) e terziaria (tanto che quest’ultimo settore occupa il 54,7% della popolazione attiva). Oggi il Veneto è la terza regione italiana (dopo Lombardia e Lazio) per prodotto interno lordo. Il modificato tessuto economico sociale si riflette sulla “qualità” (anche in termini di complessità) e “quantità” del contenzioso, che - nel civile - registra un cospicuo numero di sopravvenienze nella macro area economica (materia societaria, bancaria, intermediazione finanziaria e assicurazione), nel settore della proprietà industriale, del Lavoro-Previdenza-Assistenza e nelle procedure concorsuali, e - nel penale - è connotato da un rilevante numero di reati in tema di criminalità economica, di reati tributari e contro la pubblica amministrazione, di inquinamento e di abusi edilizi. Si calcola che la percentuale di stranieri sul territorio veneto sia pari al 10,1%.

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    Oltre alle controversie in materia di protezione internazionale, sono molto incrementati i procedimenti di volontaria giurisdizione (e, tra essi, i procedimenti inerenti all’amministrazione di sostegno) ed i cd procedimenti Pinto18. Le note vicende legate alle “banche venete” hanno determinato un aumento notevole delle sopravvenienze di competenza della sezione specializzata in materia di impresa (anche per quanto concerne la responsabilità degli organi sociali) e una vera e propria “impennata” in Corte dei procedimenti (in unico grado) avverso le sanzioni Consob (passate da 13 a 109 nell’arco di un anno). In forte incremento è stato altresì il contenzioso bancario. Va poi segnalata la sopravvenienza presso il Tribunale distrettuale di due Class Actions (con migliaia di aderenti) contro la casa automobilistica Volkswagen. È aumentato in modo generalizzato il contenzioso relativo alle controversie amministrative/erariali e quello contro la pubblica amministrazione, sia per responsabilità delle strutture sanitarie pubbliche per fatti di mal prassi medica, sia per responsabilità da cose in custodia, da “insidie” stradali e da danni ambientali. In Corte è stato consistente anche il contenzioso promosso contro lo Stato italiano, per inadempienze nell’attuazione di direttive della Unione Europea (nell’ambito della tutela del lavoro nelle sue varie forme, come ad esempio nel settore dei medici specializzandi). Il contenzioso fallimentare ha registrato, in genere, un calo delle sopravvenienze sia in primo grado, che in Corte. Del pari in Corte sono diminuite le sopravvenienze delle cause di locazione (ne sono state iscritte 118 rispetto alle 150 dello scorso A.G.). Nel settore penale, in significativo aumento sono stati i reati fiscali, i reati in materia di detenzione illegale di armi, i reati di rapina (anche sotto forma di rapina impropria) ed i reati attinenti alla sfera sessuale. Sono aumentati anche i reati di falso, commessi soprattutto da privati. Costanti e molto numerosi sono stati i reati contro la Pubblica Amministrazione. Particolarmente rilevante, in quest’ambito, anche per l’impatto mediatico, è stato l’arrivo in appello di alcuni tronconi del processo MOSE. Sempre numerosi, ma non in aumento, sono stati i reati contro l’ambiente e le violazioni della normativa sull’immigrazione. Rilevanti sono state anche le sopravvenienze di processi per omicidio volontario. Con riferimento alla materia dell’estradizione e all’assistenza giudiziaria internazionale, è stato elevato il numero di MAE passivi. Numerosi sono stati anche i giudizi per infortuni sul lavoro, per responsabilità professionale e per bancarotta. Il reato più diffuso nei circondari si è confermato quello dei furti e, in particolare, quello dei furti in abitazione. Presso il Tribunale di Venezia sono pendenti alcuni procedimenti relativi al terrorismo internazionale di matrice islamica. I provvedimenti in tema di misure di prevenzione reali e personali sono stati di modesto rilievo, non essendo ravvisabili in Veneto le pericolose e organizzate forme di delinquenza che connotano altri distretti. Presso il Tribunale di Padova sono in netta diminuzione le sopravvenienze complessive, sia nel civile, che nel penale. Ciò ha consentito nell’area SICID la riduzione del (-12,7%) delle pendenze finali (passate da 12.081 al 30.6.2016 a 10.544 al 30.6.2017). Nell’area SIECIC si è registrato un lieve aumento delle pendenze finali (passate da 6910 a 7027). La data più lontana di udienza fissata per la definizione dei procedimenti civili è il 18 aprile 2019. Nel settore penale si è verificato l’incremento della complessiva pendenza finale (+15,0%), (da 7.242 a 8.334 procedimenti), pur a fronte di un calo generalizzato delle sopravvenienze (da 13.859 a 11.618), a causa della diminuzione delle definizioni (da 13.702 a 10.475).

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    I risultati del settore penale hanno indotto il Presidente del Tribunale ad incrementare il numero magistrati addetti al fine di “aggredire” con maggiore determinazione la pendenza attuale e di ridurre i tempi di definizione dei procedimenti. Le sentenze di proscioglimento/assoluzione per motivi diversi dalla prescrizione sono state 1.056, pari al 46% delle sentenze complessivamente emesse, mentre sono state 74, pari al 3% del totale, le sentenze di proscioglimento/assoluzione per prescrizione. Nessun maxi processo è attualmente pendente. I procedimenti con parti civili sono diminuiti del 28% rispetto al precedente A.G. Nel settore civile, ad un modesto incremento delle sopravvenienze, ha fatto riscontro una lieve diminuzione delle pendenze, attestatasi sull’ordine del 5,4%. Nel settore penale sono diminuite le pendenze finali complessive (-90,88%) pur a fronte della sensibile diminuzione delle definizioni (-88,20%), grazie alla notevole riduzione delle sopravvenienze (87,47%). Effetti sull’ATER di Padova: dall’analisi dei dati rilevati risultano in aumento le cause di locazione e i reati contro la Pubblica amministrazione.

    • ANAC – Relazione annuale 2017 – Estratto A seguito di una segnalazione sulle procedure seguite dal Comune di Padova per l’affidamento dei servizi gestiti dalla APS Holding S.p.A. e dalle società da questa controllate, l’Autorità ha avviato un approfondimento istruttorio sui contratti e sulla gestione dei servizi pubblici locali attivati dallo stesso Comune. A seguito dell’istruttoria, l’Autorità ha accertato che diversi servizi risultavano essere espletati formalmente con la qualifica di in house e non più dall’impresa originaria affidataria APS Holding S.p.A., in relazione alla quale il Comune di Padova aveva dichiarato la sussistenza dei requisiti necessari (partecipazione pubblica, controllo analogo), bensì da altre società alle quali sono transitati per effetto di cessioni di ramo di azienda. In termini generali e con riferimento alla segnalazione da cui ha mosso l’indagine, l’Autorità ha rilevato una presenza generalizzata della APS Holding S.p.A. e delle sue controllate nella gestione dei servizi pubblici affidati dal Comune, circostanza che se da un lato è riconducibile alla stessa origine di tale società (da una società municipalizzata), dall’altro lato e anche alla luce della disciplina introdotta dal d.lgs. 175/2016 ha indotto a suggerire al Comune una diversificazione, promuovendo l’attivazione di procedure ad evidenza pubblica che su molti servizi si rendono peraltro necessarie. Ciò in quanto, il precedente affidamento è venuto in scadenza o è frutto di proroghe e successioni per “cessione di ramo di azienda” la cui piena compatibilità con l’attuale, mutato, quadro normativo è risultata dubbia. Di seguito e nei paragrafi successivi, si riportano delle tabelle di sintesi della Relazione di ANAC.

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    • ANAC – Delibera n. 1074 del 21/11/2018 “Approvazione definitiva dell’Aggiornamento

    2018 al PNA” – Estratto In tale Delibera ANAC ha proceduto ad esaminare alcune realtà tra le quali:

    - Agenzie fiscali - Procedure di gestione dei fondi strutturali e dei fondi nazionali per le politiche di coesione - Gestione dei rifiuti

    Dalla lettura di tali valutazioni sono emerse delle criticità che possono essere oggetto di analisi anche per le ATER, quali:

    Attività sottoposta a controllo Criticità Soluzione prospettata da ANAC

    Svolgimento di incarichi esterni

    da parte dei dipendenti

    L'elevata specializzazione di

    alcune professionalità può dar

    luogo a opportunità di incarichi

    in conflitto di interessi con

    l'esercizio delle funzioni

    istituzionali

    1) Applicazione della disciplina di cui

    all'art. 53 del d.lgs. 165/2001 e relativo

    regime autorizzatorio; 2) Fissazione di

    criteri oggettivi e predeterminati per il

    conferimento o per l'autorizzazione di

    incarichi; 3) Assicurare la trasparenza

    degli incarichi

    Incarichi ai dirigenti

    Contemporaneo esercizio di

    funzioni di indirizzo e di funzioni

    gestorie, derivante conflitto di

    interessi

    1) autodichiarazione sull'assenza di

    incompatibilità e di conflitto di interesse;

    2) Verifiche da compiere da parte

    dell'Amministrazione in ordine alle

    stesse; 3) Disciplina nel Codice Etico

  • 26

    Possibilità che i dipendenti, pur

    essendo abilitati, si inseriscano

    nel sistema informatico (banche

    dati) per scopi o finalità estranee

    a quelle per le quali la facoltà di

    accesso è stata loro attribuita

    Accessi indebiti al sistema

    informatico con lo scopo di

    carpire alcuni dati e portarli a

    conoscenza di terzi o per

    conseguire finalità illecite

    1) Monitoraggio e controllo sull'uso

    improprio delle banche dati

    Mediazioni/conciliazioni le quali

    comportano la valutazione della

    convenienza a proseguire o meno

    il giudizio

    Rischi di condizionamenti che

    possono indurre il personale a

    trattare in modo compiacente la

    contestazione; conclusione

    dell'accordo di

    mediazione/conciliazione in

    assenza dei presupposti giuridici

    o della documentazione

    prescritta

    1) Separazione degli uffici per

    l'espletamento delle funzioni attinenti le

    verifiche, il contenzioso, i pagamenti

    rateizzati e la liquidazione delle spese e

    delle somme stabilite nelle sentenze; 2)

    verifica del rispetto dei criteri fissati per

    l'assegnazione delle procedure

    protocollate ai funzionari incaricati

    dell'attività istruttoria; 3) predisposizione

    misure di trasparenza sugli orientamenti

    dell'Azienda su questioni interpretative

    per rendere maggiormente conoscibili gli

    esiti dei contenziosi e favorire una

    applicazione omogenea delle norme

    Rimborsi dei crediti

    Acquisizione di istanze indebite;

    omissione di controlli

    documentali più stringenti;

    dilatazione dei tempi

    dell'istruttoria, tipo sospensioni

    ingiustificate o richieste di

    integrazioni documentali non

    necessarie per esercitare

    pressioni sull'utente

    1) elaborazione di una check list delle

    operazioni; 2) rotazione dei funzionari tra

    fase istruttoria e fase di controllo; 3)

    controllo delle dichiarazioni di

    incompatibilità rese dai funzionari; 4)

    affiancamento casuale, senza preavviso,

    del responsabile dell'ufficio ai funzionari

    nella fase dell'eventuale contraddittorio

    con l'utente; 5) verifiche periodiche delle

    abilitazioni informatiche; 6) formazione

    specifica del personale

    Aggiornamento dei dati e delle

    rendite nelle banche dati

    catastali

    Il dipendente interno incaricato

    potrebbe, in accordo con il

    professionista o con l'utente,

    agevolare terzi a danno degli

    interessi pubblici; valutazione

    errata da parte del

    professionista

    1) tecnico verificatore, deputato a fare i

    sopralluoghi, sia un soggetto diverso da

    chi deve evadere la pratica; 2) rotazione

    dei tecnici nelle zone da sottoporre a

    sopralluogo; 3) rotazione del personale

    addetto alle procedure;

  • 27

    Rateizzazione dei debiti

    Possibilità per il dipendente, in

    cambio di denaro o favori, di

    ritardare la trattazione dei

    rigetti delle istanze di

    rateizzazione o delle revoche dei

    provvedimenti di dilazione

    oggetto di decadenza,

    concedere una dilazione in

    assenza delle condizioni

    previste, per impedire

    l'attivazione delle azioni coattive

    e favorire così il debitore

    1) individuazione di una soglia massima di

    concessione della dilazione su semplice

    richiesta dell'utente; 2) sopra tale soglia

    individuazione della documentazione e

    requisiti per l'ottenimento della

    dilazione; 3) Individuazione di una check

    list di controllo e delle fasi di concessione

    con relativa segregazione delle

    competenze; 4) per importi superiori ad

    una data soglia controlli analitici da parte

    dei dirigenti; 5) Regolamenti dettagliati

    che limitino la discrezionalità

    dell'operatore; 6) automazione dei

    processi per eliminare interventi manuali

    nella trattazione; 7) attività di controllo a

    campione dei provvedimenti di

    accoglimento a cadenza periodica da

    parte dei responsabili, e mensilmente da

    parte dei dirigenti; 8) autorizzazioni da

    parte dei dirigenti per importi di un certo

    valore con soglia identificata;

    sospensione della riscossione ove

    si ritenga che il pagamento

    richiesto non sia dovuto su

    istanza dell'utente

    Comportamento del dipendente

    che ritardi la trattazione

    dell'istanza, con conseguente

    annullamento del debito;

    alterazione dei dati per

    agevolare l'utente a fronte di

    utilità personali

    1) Regolamenti dettagliati che limitino la

    discrezionalità dell'operatore; 2)

    informatizzazione per garantire la

    tracciabilità e la trasparenza; 3) Controlli

    settimanali da parte dei responsabili e

    mensili da parte dei dirigenti

  • 28

    Gestione del patrimonio

    immobiliare: valutazioni

    estimative ai fini della vendita;

    determinazione della congruità

    del canone nelle locazioni;

    valutazioni congruità del prezzo

    nei casi di acquisti

    rischio che i rapporti di

    prossimità con un determinato

    ambito territoriale possano

    pregiudicare l'imparzialità del

    personale preposto; favorire

    interessi di soggetti privati

    coinvolti negli acquisti e nelle

    locazioni; documenti forniti

    artefatti e/o non più attuali

    comportando valutazioni errate;

    documentazione grafica che non

    rappresenti fedelmente lo stato

    dell'immobile; nel caso non

    siano presenti dati oggettivi per

    la valutazione, rischio di scelte

    soggettive; criteri non

    trasparenti di valutazione;

    documento estimale redatto in

    modo tale da non permettere di

    ripercorrere l'iter logico;

    1) attuazione della rotazione del

    personale assegnato a tali attività; 2)

    adozione di regole di condotta per la

    gestione del conflitto di interessi; 3)

    formazione diffusa in tema di

    anticorruzione; 4) potenziamento del

    livello di standardizzazione del processo

    estimativo; 5) intensificazione delle

    verifiche sulla correttezza delle

    informazioni; 6) chiara indicazione degli

    atti e/o offerte di mercato prese a

    riferimento

    sistema dei controlli

    Posizione del soggetto

    controllore in conflitto di

    interessi con il controllato;

    composizione del team di

    verifica limitata a un solo

    dipendente; mancata rotazione

    dei componenti del team di

    verifica; inerzia del controllore e

    decadenza dei termini per

    l'esercizio dell'attività di

    controllo; mancata

    pianificazione dei controlli;

    mancato rispetto dei protocolli

    di sicurezza informatica

    1) emanazione di linee guida,

    regolamenti, circolari; 2) rotazione del

    personale addetto alle verifiche;

    Integrazione del team con dipendenti di

    altri uffici; 3) verifiche a campione delle

    situazioni di conflitto di interesse; 4)

    pubblicazione di regolamenti e linee

    guida al fine di garantire la trasparenza;

    Autorizzazioni/concessioni

    Concessione di autorizzazioni in

    mancanza di requisiti; ritardo

    nell'esame della proroga in

    prossimità della scadenza

    dell'autorizzazione per

    agevolare l'utente; mancato

    addebito delle competenza per

    la concessione

    dell'autorizzazione

    1)informatizzazione dei processi per

    assicurare la tracciabilità; 2) Adozione di

    regolamenti e linee guida per limitare

    comportamenti soggettivi; 3)

    Segregazione delle competenze tra fase

    istruttoria e fare decisoria; 4) presenza

    del visto di più funzionari nei

    procedimenti ritenuti più sensibili;

  • 29

    Custodia delle merci

    abbandonate

    La mancata, incompleta o errata

    registrazione dei beni in

    custodia potrebbe celare

    indebite sottrazioni da parte dei

    dipendenti, anche nella fase di

    distruzione dei beni stessi

    1) adozione di modelli di deposito; 2)

    costante attività ispettiva; 3) foto

    identificative dei beni per garantirne la

    tracciabilità;4) adozione di procedure di

    distruzione dei beni, ponendo anche a

    carico del titolare i costi di custodia e

    distruzione

    Impiego di finanziamenti europei

    e nazionali

    Limitata qualità della

    progettazione di alcuni

    interventi; selezione di progetti

    "non maturi"; Ritardi,

    accelerazioni e rimodulazioni a

    causa di carenze nei progetti;

    ritardi nelle fasi di affidamento

    ed esecuzione degli interventi;

    estrema frammentazione dei

    progetti;

    1) Definire adeguati livelli di

    progettazione; 2) creazione di stazioni

    appaltanti qualificate fra più enti; 3)

    attenta programmazione; 4) utilizzo di

    adeguati sistemi informatici gestionali

    Tali criticità e soluzioni prospettate, saranno poste all’esame della direzione, dei dirigenti e dei Capi ufficio ai fini di una contestualizzazione nella realtà dell’ATER di Padova, nel corso dell’esercizio 2019 e già in sede di analisi del presente Piano

    2. Analisi del contesto interno Per l’analisi del contesto interno si ha riguardo agli aspetti legati all’organizzazione e alla gestione operativa che influenzano la sensibilità della struttura al rischio corruzione. In particolare essa è utile a evidenziare, da un lato, il sistema delle responsabilità e, dall’altro, il livello di complessità dell’amministrazione o azienda. E’ necessario considerare i seguenti dati: organi di indirizzo, struttura organizzativa, ruoli e responsabilità; politiche, obiettivi, e strategie; risorse, conoscenze, sistemi e tecnologie; qualità e quantità del personale; cultura organizzativa, con particolare riferimento alla cultura dell’etica; sistemi e flussi informativi, processi decisionali (sia formali sia informali); relazioni interne ed esterne. La legge istitutiva delle ATER (L.R.V. 10/95) e la legge di disciplina per l’assegnazione e la fissazione dei canoni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (L.R.V. 10/96) sono state sostituite ed abrogate dalla nuova Legge Regione Veneto n. 39 del 03/11/2017, la quale riordina e semplifica la disciplina regionale in materia di edilizia residenziale pubblica. Le principali novità riguardano:

    • Ampliamento delle attività istituzionali delle ATER; • Modifica agli organi aziendali; • Attribuzioni di un numero di funzioni più elevate un tempo di competenza di altri soggetti

    pubblici; • Modifica della durata del contratto di locazione ERP da indeterminato a n. 5 anni; • Modifica delle modalità di calcolo del canone di locazione con riferimento non più ai redditi

    ma all’ISEE; • Modifica ai requisiti per l’accesso all’ERP; • Ampliamento delle riserve di alloggi a situazioni particolari.

    Sebbene entrata in vigore il 04 novembre, la stessa, per essere attuata, ha necessitato di procedure e di un regolamento adottato da parte della Giunta Regionale il 10 agosto 2018 (n. 4). Le ATER, decorsi 90 giorni dalla pubblicazione nel BUR del Regolamento, dovranno comunicare agli assegnatari l’adeguamento del contratto di locazione alle nuove disposizioni in caso di possesso dei requisiti previsti dalla Legge o la decadenza dall’assegnazione dell’alloggio in caso di mancato possesso dei requisiti.

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    Alla data di adozione di tale Piano, pertanto, si ritiene valgano i riferimenti organizzativi ed istituzionali della precedente normativa, così come le procedure, l’analisi del rischio ed i correttivi saranno legati alla situazione attuale e non alla gestione futura.

    2.1 Fini istituzionali dell’ATER di Padova: Il riordino della disciplina dell’edilizia residenziale pubblica (ERP) nell’attuale testo unico (L.R.V. n. 39/2017) raccoglie e coordina, le disposizioni originariamente comprese nei citati provvedimenti legislativi, per semplificare il quadro normativo regionale e, con l’occasione, procedere ad una revisione dell’assetto organizzativo e funzionale delle ATER - in coerenza con gli obiettivi di snellimento dell’azione amministrativa propri delle recenti manovre finanziarie nazionali - ed innovare taluni aspetti della disciplina dell’ERP, adeguandola al mutato contesto socio-economico della Regione, nell’intento di offrire una migliore risposta al bisogno dei soggetti richiedenti l’assegnazione di alloggio. Quanto all’organizzazione ed al funzionamento delle ATER la nuova legge, sulla scorta della valutazione degli esiti della riforma approvata nel 2013, reintroduce il consiglio di amministrazione col suo presidente, coadiuvati nella gestione dal direttore, e conferma la figura dell’organo di revisione contabile individuata nel revisore unico, mentre abroga la conferenza dei sindaci. Un’ulteriore importante novità è, poi, costituita dalla modifica della procedura di approvazione dello statuto delle Ater, un tempo prevista dall’articolo 6 della l.r. n. 10 del 1995, come nel testo modificato dalla l.r. n. 13 del 2013, il quale prevede sia di competenza del Consiglio regionale, su proposta della Giunta, mentre l’attuale legge dispone (articolo 8) sia adottato dal consiglio di amministrazione nel rispetto dello schema tipo adottato dalla Giunta regionale ed approvato dalla Giunta stessa che, su questo come su altri atti (bilancio preventivo e di esercizio, regolamenti di amministrazione e contabilità, regolamento e dotazione organica del personale) esercita, ai sensi della legge regionale n. 53 del 1993, il controllo di legittimità e merito sugli atti delle ATER. Quanto all’attività delle ATER, vengono a queste attribuite ulteriori funzioni, quali:

    - la gestione e la valorizzazione del patrimonio dismesso delle unità locali socio sanitarie (ULSS) o trasferito all’amministrazione regionale o di altri enti, ai sensi dell’art. 3 del decreto legislativo n. 85 del 2010;

    - le funzioni di stazione unica appaltante, secondo il decreto legislativo n. 50 del 2016; - l’esecuzione di opere di edilizia nonché di opere infrastrutturali e di urbanizzazione a servizio

    della residenza, per conto di enti pubblici e l’esecuzione di opere di interesse pubblico con particolare riferimento all’edilizia scolastica, universitaria ed alla sicurezza;

    - il rilascio di attestazioni, su richiesta degli interessati, di qualità ambientale ed energetica degli edifici, secondo gli indirizzi di cui alla legge regionale 9 marzo 2007, n. 4;

    - la verifica della progettazione in materia di lavori pubblici nelle forme stabilite nelle norme sui contratti pubblici.

    Ulteriore novità è la previsione della possibilità, per le ATER, di procedere all’aggregazione dei servizi aziendali, mediante apposite convenzioni, per le progettazioni, la gestione delle gare di appalti, la gestione dei contenziosi o altre attività di natura legale, il controllo patrimoniale e reddituale dell’utenza, gli obblighi ed adempimenti amministrativi relativi all’anticorruzione ed alla trasparenza, la formazione, la gestione del sistema di qualità, il trattamento economico del personale. Quanto alla gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica (ERP) la nuova legge modifica sostanzialmente e sotto molti aspetti, per lo più di carattere tecnico, la normativa vigente (l.r. n. 10 del 1996), rinviando la disciplina di talune fattispecie a singoli provvedimenti giuntali elencati dall’articolo 49, comma 1 (disciplina del funzionamento dell’Osservatorio regionale sulla casa di cui all’articolo 5; schema di statuto delle ATER; definizione dell’indennità del revisore unico dei conti e del supplente; definizione della misura dei rimborsi spettanti alle ATER per spese tecniche e generali relative ai programmi di edilizia residenziale pubblica; predisposizione della procedura informatica a servizio dei comuni e delle Ater per il caricamento delle domande, formazione delle graduatorie, dell’anagrafe dell’utenza e del patrimonio; approvazione dello schema tipo di regolamento per

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    l’utenza degli alloggi di edilizia residenziale pubblica) ed a regolamento della Giunta regionale, da approvarsi previo parere della competente commissione consiliare di cui all’articolo 49, comma 2 (casi in cui sia obbligatorio l’espletamento del bando e la gestione delle graduatorie per ambiti territoriali sovracomunali ed individuazione di detti ambiti; modalità di acquisizione dell’attestazione ISEE; criteri di calcolo dell’ISE - ERP e dell’ISEE - ERP, oltre alla definizione ed all’aggiornamento del valore di controllo del valore dell’ISEE - ERP ai fini dell’accesso all’edilizia residenziale pubblica; modalità di assegnazione degli alloggi, punteggi e criteri di priorità in base alle condizioni soggettive ed oggettive del richiedente e del suo nucleo familiare; definizione di modalità di calcolo e parametri numerici per la determinazione dei canoni di locazione, valore del canone di locazione massimo ed indennità di occupazione temporanea; disciplina del subentro nell’alloggio assegnato e dell’ampliamento del nucleo familiare; procedure di formazione del piano di mobilità obbligatoria e volontaria; procedure per la definizione dei ricorsi presso la commissione alloggi relativi al procedimento di formazione della graduatoria; procedure per il rilascio degli alloggi occupati senza titolo; procedure per lo svolgimento in forma aggregata dei servizi delle ATER; procedure per l’alienazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica). Gli aspetti di significativa innovazione, nei principi legislativi di gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, sono sostanzialmente:

    − la previsione, ai fini della partecipazione al bando di concorso per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, dell’ulteriore requisito della residenza anagrafica da almeno cinque anni, anche non consecutivi e calcolati negli ultimi dieci anni, nel Veneto;

    − l’accesso alle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi ERP sulla base di uno specifico indicatore di situazione economica familiare cui lo stesso soggetto appartiene, in termini di numerosità e di caratteristiche;

    − la verifica della capacità economica della famiglia mediante l’utilizzo di indicatori di consumo ISTAT. A tal proposito si fa osservare che la scelta di abbandonare il tradizionale criterio del reddito, a favore dello specifico indicatore di situazione economica equivalente (ISEE-ERP) risponde ad una esigenza di equità e non preclude l’accesso ai nuclei familiari che dispongono di risparmi propri per far fronte ad esigenze e rischi imprevedibili, ed evita che dell’agevolazione possano avvantaggiarsi soggetti che, pur dichiarando redditi contenuti, dispongano di risorse finanziarie, a detrimento di persone e nuclei familiari in condizione di maggior disagio economico;

    − la conversione dei contratti di locazione a tempo indeterminato in contratti di locazione a termine, al fine di intervenire positivamente sul tasso di rotazione dei beneficiari, garantendo un adeguato e non procrastinabile ricambio delle famiglie in stato di bisogno nel sistema regionale ERP. La durata del contratto di locazione è stabilita in cinque anni e lo stesso è rinnovato ad ogni scadenza per uguale periodo se i requisiti per l’assegnazione permangono, con il limite di ISEE-ERP vigente in tale data, sempre che non si siano verificate le cause d’annullamento o di decadenza dell’assegnazione, disciplinate;

    − l’introduzione dei principi di equità e sopportabilità per il nucleo familiare dell’assegnatario, ai fini della determinazione del canone di locazione, in luogo del canone determinato esclusivamente sulla base del reddito, che - pur rispondendo ai bisogni di nuclei monoparentali e a basso reddito - non consente l’accesso al sistema di edilizia residenziale pu