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PIANO REGIONALE DI PROTEZIONE, DECONTAMINAZIONE,SMALTIMENTO E BONIFICA DELL’AMBIENTE AI FINI DELLA DIFESA DAI PERICOLI DERIVANTI DALL’AMIANTO (PIANO REGIONALE AMIANTO) 2010-2014 (art. 10 Legge 257/92, DPR 8-8-1994 e art. 7 LR 30/08)

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PIANO REGIONALE DI PROTEZIONE, DECONTAMINAZIONE,SMALTIMENTO

E BONIFICA DELL’AMBIENTE AI FINI DELLA DIFESA DAI PERICOLI

DERIVANTI DALL’AMIANTO

(PIANO REGIONALE AMIANTO)

2010-2014

(art. 10 Legge 257/92, DPR 8-8-1994 e art. 7 LR 30/08)

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Piano Regionale Amianto

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Premessa

A distanza di quasi 10 anni dall’adozione da parte della Giunta della Regione Piemonte del primo

Piano Regionale Amianto, approvato con DGR n° 51-21 80 del 05/02/2001, si è evidenziata la

necessità di procedere alla verifica delle strategie a suo tempo intraprese e dei risultati ottenuti, con

il preciso intento di completare il percorso avviato di risanamento ambientale, aggiornare le misure

di sorveglianza sanitaria da attuare nei confronti dei lavoratori ex-esposti ad amianto e predisporre

nuovi strumenti per coinvolgere la popolazione piemontese sui problemi causati dall’amianto.

La Legge Regionale n. 30 del 2008 ha infatti stabilito l’aggiornamento del Piano - con durata

quinquennale - che deve prevedere azioni, strumenti e risorse necessarie per il conseguimento

degli obiettivi che l’Amministrazione regionale si e’ data in questo ambito, e piu’ precisamente:

� la salvaguardia e la tutela della salute rispetto all’inquinamento da fibre di amianto nei luoghi

di vita e di lavoro;

� la rimozione dei fattori di rischio indotti dall’amianto mediante la bonifica di siti, impianti edifici

e manufatti in cui sia stata rilevata la presenza di amianto;

� il sostegno alla ricerca e alla sperimentazione nel campo della prevenzione della diagnosi e

della terapia delle patologie amianto correlate;

� il sostegno alle persone affette da malattie amianto correlate;

� la ricerca e la sperimentazione di tecniche per la bonifica degli amianti e il recupero dei siti

contaminati;

� la promozione di iniziative di educazione ed informazione finalizzate a ridurre il rischio

amianto.

I capitoli del nuovo Piano Regionale Amianto seguono gli argomenti indicati all’articolo 7 della citata

Legge regionale, con riferimento ovviamente alla normativa nazionale in vigore e ai provvedimenti

regionali in materia gia’ adottati. Trattano quindi tutte le problematiche connesse a questo rischio e

le strategie di intervento correlate.

Fra queste si evidenziano in particolare:

-la necessita’ di aggiornare la conoscenza rispetto alla presenza attuale del minerale in natura,

nell’ambiente in generale e negli ambienti di vita e di lavoro, al fine di adottare, con il

coinvolgimento dei vari Enti e Servizi interessati, gli interventi idonei per eliminare l’esposizione

della popolazione e dei lavoratori. Si prevede infatti di eliminare ogni situazione di rischio entro i

prossimi 10 anni. E’ quindi essenziale aggiornare, e in qualche caso rilanciare con forza, le

mappature e i censimenti effettuati negli anni passati – relativi ai siti interessati da attivita’ di

estrazione di rocce con presenza di amianto, alle imprese che hanno utilizzato amianto in passato e

che svolgono attivita’ di rimozione e smaltimento, alla presenza di amianto nelle scuole, negli edifici

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pubblici, negli edifici privati e nei luoghi di lavoro – e procedere nella completa bonifica dei siti di

Casale Monferrato e Balangero. Parimenti alta dovra’ rimanere l’attenzione, peraltro in presenza di

precisi obblighi stabiliti dalla normativa, rispetto agli interventi di bonifica e rimozione amianto che

saranno effettuati;

-l’esigenza di affrontare gli aspetti, molteplici e complessi, connessi al trattamento e allo

smaltimento dei rifiuti contenenti amianto, quali, ad esempio, lo smaltimento di quantitativi limitati

che coinvolgono singoli cittadini e la scarsita’ di idonee discariche. Si tenga presente che la giusta

previsione di rimuovere l’amianto, e quindi di eliminare il rischio, deve essere accompagnata da

un’adeguata e concreta strategia di gestione dell’amianto come rifiuto;

-la necessita’ di costruire registri nominativi di lavoratori esposti o ex-esposti ad amianto al fine di

adottare specifici e mirati protocolli di sorveglianza sanitaria ed altri interventi di counselling.

Questa metodologia dovra’ essere estesa anche ai cittadini con elevato rischio di patologie tumorali

amianto correlate in quanto residenti in zone inquinate o conviventi con lavoratori dell’amianto. Un

ruolo fondamentale riguardo alla sorveglianza sanitaria che sara’ definita dovra’ essere assunto dal

medico di base, in collaborazione con altri Servizi delle ASL.

La predisposizione dei registri dei lavoratori esposti ed ex-esposti e la ricostruzione dell’esposizione

ad amianto nei luoghi di lavoro, ottenuta anche con l’aggiornamento dei censimenti citati in

precedenza, consentira’ inoltre di acquisire informazioni essenziali per il riconoscimento delle

malattie professionali correlate.

Si evidenziano ancora due aspetti fondamentali per il conseguimento di risultati positivi e condivisi:

la necessita’ di una forte sinergia fra i vari Enti e Servizi coinvolti nelle specifiche problematiche e

strategie operative previste dal Piano regionale (Regione, ASL, Ospedali, ARPA, INAIL, Forze

sociali, Associazioni, ecc. ), il coinvolgimento della popolazione piemontese, a partire da quella

presente nelle aree critiche, attraverso specifiche azioni informative e di confronto.

Il nuovo PRA assume quindi la caratteristica di una sorta di “Legge Quadro”, che si propone di

stimolare all’azione i soggetti che sono più in ritardo nell’affrontare il problema amianto, senza

correre il rischio di essere di freno per realtà più avanzate come ad esempio le aree di bonifica di

interesse nazionale di Balangero e Casale Monferrato.

Ovviamente anche questa riedizione del Piano Regionale Amianto prevede la necessita’ di un

adeguato sostegno economico-finanziario per concretizzare le azioni in esso contenute. Il sostegno

economico delle nuove iniziative, come ad esempio la Banca Biologica e la possibilità di poter

usufruire di personale assunto con contratti a tempo determinato o con borse di studio, sono

certamente elementi irrinunciabili nel momento in cui, a seguito dell’approvazione del Consiglio

Regionale, si dovrà dare concreta attuazione agli enunciati del Piano, predisponendo adeguate

strategie di intervento anche attraverso la convocazione di appositi tavoli di lavoro a cui affidare il

compito di tradurre il azioni gli obiettivi individuati.

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Sommario

1 - Censimento dei siti interessati da attività di estrazione di rocce con presenza di amianto ………… 6

1.1 - Stato attuale ……………………………………………………………………………………………… 6

1.2 - Proposta di aggiornamento …………………………………………………………………………….. 7

2 - Censimento delle imprese che hanno utilizzato amianto nelle attività produttive …………………… 7

2.1 - Stato attuale ……………………………………………………………………………………………… 7

2.2 - Proposta di aggiornamento …………………………………………………………………………….. 8

3 - Censimento delle imprese che svolgono attività di smaltimento e bonifica …………………….. ….. 9

3.1 - Stato attuale ……………………………………………………………………………………………… 9

3.2 - Proposta di aggiornamento …………………………………………………………………………….. 9

4 - Interventi di dismissione dell’attività estrattiva e relativa bonifica dei siti ……………………………… 10

4.1 - Stato attuale ………………………………..……………………………………………………………… 10

4.2 - Proposta di aggiornamento …….………..………………………………………………………………. 11

5 - Interventi di bonifica dei siti …………………………………………………………………………………. 12

5.1 - Stato attuale ……………………………..………………………………………………………………… 12

5.2 - Proposta di aggiornamento …………………………………………………………………………….. 14

6 - Lo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto ……………………………………………………………. 15

6.1 - Inquadramento normativo ………………………………………………………………………………. 16

6.2 - Criteri di ammissibilità a discariche per rifiuti non pericolosi ………………………………………... 16

6.3 - Produzione regionale di rifiuti contenenti amianto (RCA) …………………………………………… 18

6.4 - Stato attuale ……………………………………………………………………………………………… 20

6.5 - Proposta di aggiornamento ……………………………………………………………………………. 21

7 - Controllo delle condizioni di salubrità ambientale e di sicurezza del lavoro …………………………... 22

7.1 - Stato attuale e normativa di riferimento ….……………………………………………………………… 22

7.2 - Strategie operative ….…………………………………………………………………………………… 23

8 - Mappatura dell’amianto presente sul territorio regionale ………………………………………………. 24

8.1 - Mappatura dell’amianto antropico …………………………………………………………... 24

8.1.1 - Stato attuale …………………………………………………………………………………….. 24

8.1.2 – Proposta di aggiornamento ……………………………………………………………………. 25

8.2 - Mappatura dell’amianto naturale ……………………………………………………………. 27

8.2.1 - Stato attuale ………………………………………………………………………………………. 27

8.2.2 - Proposta di aggiornamento ……………………………………………………………………… 29

9 - Monitoraggio dei livelli di concentrazione di fibre di amianto nell’aria ……………………………….. 30

9.1 - Monitoraggio ambientale delle aree circostanti i cantieri di bonifica del polverino ……… 30

9.1.1 - Stato attuale ………………………………………………………………………………………. 30

9.1.2 - Proposta di aggiornamento ……………………………………………………………………… 31

9.2 - Monitoraggio ambientale del territorio ……………………………………………………… 31

9.2.1 - Stato attuale ………………………………………………………………………………………. 31

9.2.2 - Proposta di aggiornamento ……………………………………………………………………… 32

10 - Monitoraggio della discarica di Casale Monferrato …………………………………………………….. 33

10.1 - Stato attuale ……………………………………………………………………………………………….. 33

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10.2 - Proposta di aggiornamento ……………………………………………………………………………… 34

11 - Sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti o che sono stati esposti all’amianto ………………….. 34

11.1 - Stato attuale e riferimenti normativi ……………………………………………………………………. 34

11.2 - Proposte operative……………………………………………………………………………………… 35

12 - Misure di sorveglianza sanitaria ………………………………………………………………………….. 37

12.1 - Coinvolgimento dei medici di Medicina Generale ……………………………………………………. 37

12.2 - Controllo della patologia respiratoria non oncologica ……………………………………………….. 38

12.3 - Gli screening oncologici ………………………………………………………………………………… 38

12.4 - Altri interventi …………………………………………………………………………………………….. 39

13 - Il Registro dei Mesoteliomi Maligni ……………………………………………………………………….. 39

13.1 - Stato attuale ……………………………………………………………………………………………… 39

13.2 - Miglioramento delle procedure …………………………………………………………………………. 41

14 - Linee di indirizzo e di coordinamento delle attività della ASL e dell’ARPA ………………………….. 41

15 - Criteri per la valutazione dei rischi e la definizione delle priorità di bonifica …………………………. 41

15.1 - Stato attuale ……………………………………………………………………………………………… 41

15.2 - Proposta di aggiornamento …………………………………………………………………………….. 42

16 - Strumenti per la formazione e l’aggiornamento professionale ………………………………………… 42

16.1 - Stato attuale ……………………………………………………………………………………………… 42

16.2 - Proposta di aggiornamento …………………………………………………………………………….. 43

17 - Coinvolgimento della popolazione sui problemi causati dall’amianto ……………………………..…. 44

17.1 - Stato attuale ……………………………………………………………………………………………... 44

17.2 - Proposte di aggiornamento …………………………………………………………………………….. 44

18 - Banca Biologica del Mesotelioma Maligno ………………………………………………………………. 45

18.1 - Stato attuale ……………………………………………………………………………………………… 45

18.2 - Programma dell’ attività futura …………………………………………………………………………. 46 1 - Censimento dei siti interessati da attività di estrazione di minerali e rocce con presenza di amianto 1.1 - Stato attuale

I dati relativi alle attività di estrazione dell’amianto sono stati rilevati nell’ambito delle attività di mappatura di cui al D.M. 101/2003.

Nell’ambito delle attività di mappatura ai sensi del D.M. 101/2003, sono stati individuati siti estrattivi, attivi o dismessi, con presenza di amianto o ubicati in aree indiziate per l’amianto.

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Per quanto riguarda nello specifico i siti estrattivi finalizzati alla coltivazione dell’amianto si è fatto riferimento alla documentazione dell’archivo dell’ex Distretto Minerario del Piemonte che ha permesso di individuare alcune concessioni minerarie di amianto e numerosi permessi di ricerca.

Per quanto riguarda invece i siti estrattivi non finalizzati alla coltivazione di amianto ma caratterizzati dalla presenza di amianto o ubicati in aree indiziate per la sua presenza (cave di pietrisco o di lastre da costruzione) si è proceduto come di seguito descritto.

Per il censimento delle cave in attività al momento dell’emanazione della Legge Regionale n. 69/78 “Cave e torbiere” e quelle che hanno iniziato l’attività successivamente sono stati esaminati:

− i dati dell’archivio informatico della “Banca Dati Attività Estrattive” della Regione Piemonte (Direzione Industria - Settore Pianificazione e Verifica Attività Estrattive), aggiornamento dicembre 2005;

− parte della documentazione dell’archivio cartaceo della Regione Piemonte per le cave di competenza regionale;

− l’archivio della Provincia di Torino, che raccoglie la documentazione trasmessa dalla Regione Piemonte nel dicembre 2001 e le pratiche istruite dagli stessi Uffici Provinciali (Piano Provinciale dell’Attività estrattiva della Provincia di Torino, 2004).

Per le attività estrattive dismesse prima dell’emanazione della legge regionale n. 69/78, non essendo disponibili dati d’archivio, se non qualche nota bibliografica, le informazioni sono state ricavate:

− dall’analisi della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000;

− dalla Carta Tecnica Regionale (scala 1:10.000);

− dalla documentazione relativa alle procedure di Valutazione d’Impatto Ambientale condotte da ARPA Piemonte ai sensi della L.R. 40/1998.

I siti estrattivi sinora censiti sono 31 di cui solo 3 sono attivi: Caprie (Truc Le Mura) e Cantoira (Ciaplè Bertan) in Provincia di Torino, Malvicino (Pian Gallina) in Provincia di Alessandria. L’attività di raccolta dati si è focalizzata soprattutto sulle cave di serpentiniti, e sono state inoltre individuate cave di oficalci, di prasiniti e di ultrabasiti serpentinizzate.

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Carta dei siti estrattivi, attivi o dismessi ubicat i in aree indiziate per l’amianto

1.2 - Proposte di aggiornamento Obiettivi Estendere ed implementare l’individuazione e georeferenziazione dei siti estrattivi, attivi o dismessi, con presenza di amianto o ubicati in aree indiziate per l’amianto.

Verificare l’eventuale criticità relativamente all’amianto per i siti estrattivi mappati.

Risultati attesi

Individuazione completa e georeferenziazione dei siti estrattivi, attivi o dismessi, con presenza di amianto o ubicati in aree indiziate per l’amianto.

Strategie operative

Al fine di completare il quadro emerso in esito alla mappatura, è necessario individuare modalità operative che prevedano verifiche in situ, campionamenti ed analisi, finalizzati anche a consentire una valutazione delle eventuali criticità rispetto alla salute dei lavoratori e della popolazione.

L’attività in oggetto deve necessariamente vedere il coinvolgimento di competenze di natura sanitaria ed ambientale.

2 - Censimento delle imprese che hanno utilizzato a mianto nelle attività produttive (sia come materia prima, sia sotto forma di altri m ateriali a loro volta contenenti amianto utilizzati nel proprio ciclo produttivo)

2.1 - Stato attuale

Il Piano Regionale Amianto approvato nel 2001 riportava una stima di 1391 aziende con esposizione ad amianto certa o probabile, con circa 5000 addetti (solo il 16% circa delle aziende aveva almeno 5 addetti). La stima era stata ricavata ottenendo dalle camere di commercio piemontesi le imprese e gli occupati dei settori economici con presunto utilizzo (passato) di amianto, secondo l’allegato B del DPR 8/8/1994.

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Alla luce di un criterio di specificità, che richiederebbe di concentrare l’attenzione prioritariamente su aziende con lavorazioni comportanti un’elevata prevalenza di esposti e/o un elevato livello di esposizione. La stima di 1391 aziende del precedente piano appare difficilmente verificabile

Poco dopo l’approvazione del Piano Regionale Amianto del 2001, la Regione Piemonte, Assessorato alla Sanità, Direzione Sanità Pubblica, aveva riunito un gruppo di lavoro incaricato di elaborare una strategia di sorveglianza sulla salute degli ex-esposti ad amianto. Il gruppo di lavoro è stato attivo tra il 2001 ed 2003 ed uno dei suoi prodotti è stata una lista di società che avevano posseduto unità produttive in Piemonte dove si erano svolte lavorazioni di trasformazione dell’amianto, o dove materiali contenenti amianto erano stati di largo impiego. La lista era finalizzata alla ricostruzione degli elenchi di ex-esposti professionali ad amianto.

La lista era stata costruita del tutto indipendentemente da quella prodotta in occasione del Piano Regionale Amianto, attraverso i seguenti passaggi:

Dalla Direzione Regionale INAIL era stato ottenuto l’elenco di ragioni sociali delle imprese con passate posizioni assicurative per il rischio silicosi/asbestosi.

Sull’elenco di fonte INAIL era stata operata una selezione, alla luce delle conoscenze di diversi componenti del gruppo di lavoro e di due elenchi di stabilimenti piemontesi di lavorazione dell’amianto forniti da ISPESL, Dipartimento Igiene del Lavoro, Laboratorio polveri e fibre, identificando una lista di stabilimenti di trasformazione dell’amianto, o dove materiali contenenti amianto erano stati di largo impiego.

Dopo tale selezione, una lista altamente specifica, comprendente 59 ragioni sociali (alcune delle quali avevano avuto più di uno stabilimento in Piemonte), era stata inoltrata a INPS per l’identificazione dei dipendenti attraverso l’archivio dei contributi previdenziali.

L’INPS ha restituito l’elenco dei relativi dipendenti.

2.2 - Proposte di aggiornamento

Ai fini del presente Piano Regionale Amianto si proseguirà secondo la logica della lista specifica (ed a partire dai risultati già ottenuti).

Completamento della lista – Per verificare la completezza della lista di ragioni sociali inoltrata a suo tempo ad INPS e integrarla, qualora necessario, sono disponibili diverse fonti:

� Archivio delle storie lavorative dei casi del Registro Mesoteliomi Maligni

� Archivio delle relazioni art. 9 legge 257/1992 (in particolare per gli impianti industriali da cui è stato rimosso amianto in matrice friabile)

� Archivi dei piani di lavoro esaminati dagli SPreSAL

� Archivio dei clienti della SIA di Grugliasco

� Archivio dei clienti dell’Amiantifera di Balangero

� Archivio dei siti estrattivi (si veda il capitolo 1 del presente Piano)

� Elenco delle 1391 aziende individuate dal precedente piano come con esposizione ad amianto certa o probabile

Identificazione degli stabilimenti

Si tratta di ricondurre la lista di ragioni sociali ad un elenco di stabilimenti di lavorazione ed impiego di amianto: raggruppando le ragioni sociali riferibili a plurimi stabilimenti, identificando tutte le eventuali ulteriori ragioni sociali delle imprese che li hanno posseduti, ed infine descrivendo ogni stabilimento (attività, periodo di attività, localizzazione).

Obiettivi

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Ottenere per quanto possibile la completezza della lista degli stabilimenti in cui sono stati prodotti manufatti e materiali contenenti amianto, e degli stabilimenti in cui sono stati utilizzati in modo massiccio manufatti e materiali contenenti amianto (con particolare attenzione per le matrici friabili).

Si tratta infatti degli stabilimenti in cui si presume che le esposizioni ad amianto abbiano avuto elevata prevalenza, elevato livello o entrambi, e sui quali deve essere pertanto indirizzato prioritariamente lo sforzo di identificare i lavoratori ex-esposti (completamento degli elenchi di ex-esposti attualmente disponibili) e di verificare la loro bonifica o messa in sicurezza.

Risultati attesi

Disponibilità di una lista completa degli stabilimenti (attivi o dismessi) in cui sono state condotte lavorazioni dell’amianto per produrre manufatti e materiali contenenti amianto e degli stabilimenti in cui sono stati utilizzati in modo massiccio manufatti e materiali contenenti amianto, nella produzione o come ausiliari della produzione (ad esempio per le coibentazioni).

Strategie operative

Il mantenimento della lista degli stabilimenti è affidato al Registro Mesoteliomi Maligni, in collaborazione con la Direzione Sanità della Regione, detentrice sia delle relazioni previste dall’art. 9 della legge 257/1992, sia dell’elenco delle 1391 aziende individuate dal precedente piano.

Tutti i soggetti di cui al precedente elenco, depositari di archivi collaboreranno con il Registro Mesoteliomi Maligni in merito alla disponibilità dei dati in essi contenuti.

3 - Censimento delle imprese che svolgono attività di smaltimento e bonifica

3.1 - Stato attuale

L’esigenza di potere disporre di un elenco aggiornato di ditte operanti nel settore delle bonifiche da amianto era contemplata dal precedente Piano che prevedeva la creazione. In esito a tale esigenza era stato costruito un elenco di ditte operanti nello specifico settore delle bonifiche da amianto ricorrendo ai dati conoscitivi presenti presso gli SPRESAL della regione. A loro infatti, quali organo di vigilanza delle ASL negli ambienti di lavoro ed in ottemperanza dell’art. 34 del D.Lgs. n° 277/91, le imprese dovevano presentare , uno specifico Piano di Lavoro prima di dare inizio a qualsiasi cantiere ove si prevedeva la rimozione di amianto o di materiali contenenti amianto.

3.2 - Proposte di aggiornamento

L’obbligo in capo alle imprese operanti nel settore delle bonifiche da amianto di essere iscritte in un apposito Albo nazionale, per altro già previsto dall’art. 12, punto 4 della Legge n°257/92, si concretizza con l’evoluzione della normativa di tutela ambientale.

L’Albo nazionale gestori ambientali è stato istituito dal D.Lgs 152/06 e succede all'Albo nazionale gestori rifiuti disciplinato dal D.Lgs 22/97. E' costituito presso il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ed è articolato in un Comitato Nazionale, con sede presso il medesimo Ministero, e in Sezioni regionali e provinciali, con sede presso le Camere di commercio dei capoluoghi di regione e delle province autonome di Trento e Bolzano. Il Comitato Nazionale e le Sezioni regionali e provinciali sono interconnessi dalla rete telematica delle Camere di commercio.

Ai sensi del D.Lgs 22/97 avevano l'obbligo di iscrizione all'Albo le imprese che effettuano l'attività di raccolta e trasporto di rifiuti non pericolosi prodotti da terzi e le imprese che raccolgono e trasportano rifiuti pericolosi (esclusi i trasporti di rifiuti pericolosi che non eccedono la quantità di 30 Kg al giorno o di 30 litri al giorno effettuati dai produttori degli stessi rifiuti).

Inoltre, il Legislatore nazionale aveva previsto l`obbligo d`iscrizione per le imprese che effettuano l`attività di bonifica dei siti, di bonifica dei beni contenenti amianto, di gestione di impianti di

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smaltimento e di recupero dei rifiuti di titolarità di terzi e di gestione di impianti mobili di smaltimento e recupero dei rifiuti.

L`iscrizione costituisce autorizzazione all`esercizio delle attività di raccolta e trasporto, commercio e intermediazione dei rifiuti. Per le altre attività abilita alla gestione di impianti o all`esercizio di attività autorizzate da altre amministrazioni.

L`iscrizione all`Albo dura cinque anni ed è subordinata alla prestazione di garanzie finanziarie (fideiussioni).

Risultati attesi

In sintesi, l`Albo svolge una importante funzione di selezione e di qualificazione delle imprese obbligate le quali, per ottenere l`iscrizione, devono dimostrare il possesso di determinati requisiti soggettivi, di idoneità tecnica e di capacità finanziaria.

Uno dei principali risultati conseguiti dall`Albo è costituito dalla pubblicazione dell`elenco nazionale delle imprese iscritte.

L`albo è disponibile sul sito web http://www.albogestoririfiuti.it dal 3 novembre 2004 e contiene, per ciascuna impresa, i dati anagrafici, le categorie e classi d`iscrizione, le tipologie dei rifiuti gestiti e i relativi codici dell`elenco europeo dei rifiuti. Gli elenchi delle imprese iscritte alla classe 10 (amianto), periodicamente aggiornati, saranno anche presenti nel sito della Regione Piemonte e nel sito del “Centro Regionale per la ricerca, sorveglianza e prevenzione dei rischi da amianto”

La ricerca delle imprese può essere effettuata attraverso la corrispondente ragione sociale, la sezione regionale o provinciale di iscrizione, la categoria, il codice dei rifiuti.

Con la pubblicazione dell`Albo, un importante strumento è stato messo a disposizione del complesso sistema che regola la gestione dei rifiuti.

4 - Interventi di dismissione dell'attività estratt iva e relativa bonifica dei siti 4.1 - Stato attuale La ex miniera di amianto di Balangero e Corio, individuata tra i siti di bonifica di interesse nazionale con Legge 09.12.1998 n. 426, comprende un territorio montuoso di superficie pari a c.a 310 ha. situato a 30 km. a nord-ovest di Torino ed un complesso industriale dismesso con superficie di c.a 40.000 mq.; all’interno della cava mineraria insiste un bacino lacustre con volume di invaso di c.a 2 milioni di mc. La coltivazione del giacimento di serpentinite asbestifera, prevalentemente di amianto crisotilo, è iniziata a partire dagli anni ’20 e a partire dal 1951, con la costituzione della Amiantifera di Balangero S.p.A., si è avuto un sostanziale incremento produttivo che ha portato l’attività, negli anni ’70, a collocarsi tra le principali su scala internazionale con una produzione media di amianto compresa tra 130.000 e 160.000 ton./anno, destinata per oltre il 60% all’esportazione. L’attività estrattiva, per opera della coltivazione a gradoni di scavo in roccia dello spartiacque tra Balangero e Corio, ha comportato il riporto di oltre 45 milioni di mc. di pietrisco di scarto della lavorazione con il rimodellamento dei versanti e il riempimento di intere valli, nonché la produzione di c.a 60.000 mc. di fanghi contenenti amianto stoccati in bacini di sedimentazione lungo i corsi d’acqua.

La cessazione dell’attività per fallimento della Società Amiantifera precede di poco la Legge 27 marzo 1992 n°257, contenente le norme relative alla cessazione dell’estrazione, commercializzazione e utilizzo dell’amianto; all’art. 11 della Legge stessa è previsto l’intervento per il risanamento ambientale della miniera di Balangero e Corio, dettando inoltre le relative modalità di esecuzione.

Ai sensi della Legge n.°257/1992, il Ministero dell ’Ambiente ha promosso la conclusione di un primo Accordo di Programma, sottoscritto il 29.12.1992, con il Ministero del Commercio, dell’Industria e dell’Artigianato, con il Ministero della Sanità, la Regione Piemonte, la Comunità Montana delle Valli

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di Lanzo e il Comune di Balangero al quale aderiscono inoltre il Comune di Corio e la Provincia di Torino, in qualità di enti territoriali interessati.

Tale Accordo di Programma prevedeva: la costituzione di Comitato Tecnico Operativo e di Coordinamento (C.T.O.C.) composto da un rappresentante qualificato per ognuno degli enti firmatari dell’Accordo programmatico; la predisposizione, a cura della Regione Piemonte, di un Progetto di Massima per l’avvio delle attività di bonifica, successivamente elaborato da Finpiemonte S.p.A. nel giugno 1993; la costituzione di un’apposita struttura societaria per il risanamento ambientale, la riqualificazione e lo sviluppo della ex miniera di amianto di Balangero e Corio e del territorio interessato; in ragione di ciò, in data 17.11.1994, si costituisce la R.S.A. S.r.l.

Nell’aprile del 1995 la Regione Piemonte affida alla R.S.A. S.r.l., mediante Convenzione, l’incarico di effettuare gli studi, la progettazione e le attività necessarie per il risanamento ambientale del sito minerario, attività che iniziano effettivamente a partire dal 1997, causa pregressa impossibilità di accedere al sito.

L’attività svolta dalla R.S.A. S.r.l., ha portato a sostanziale compimento la prima fase di attività, come prevista dal Progetto di Massima (Finpiemonte 1993), volta alla messa in sicurezza del sito minerario con particolare riferimento al rischio idrogeologico dei versanti, dei corsi d’acqua e delle discariche lapidee in movimento gravitativo. Sull’intera area e sugli stabilimenti sono stati realizzati interventi di contenimento delle situazioni di emergenza e più in generale si è strutturato un presidio di monitoraggio e controllo in grado di fornire dati finalizzati alla comprensione delle caratteristiche dinamiche delle condizioni di rischio.

Considerato lo stato di attuazione delle attività previste dall’Accordo di Programma del 29.12.1992, tenuto conto dell’impiego della totalità dei finanziamenti previsti dalla Legge n. 257/1992, si sono realizzate le condizioni per una seconda fase di attività volta ad integrare i lavori di bonifica sulla base della specifica caratterizzazione del sito (D.Lgs. n.152/2006). In questa seconda fase vengono ad assumere una dimensione prioritaria gli interventi di messa in sicurezza e bonifica degli stabilimenti che si sostanziano nella realizzazione dei progetti presentati dalla R.S.A. S.r.l. a valere sui finanziamenti erogati con Legge n. 426/1998.

Con l’approvazione del nuovo statuto, in data 19.01.2007, la Società R.S.A. S.r.l., a totale capitale pubblico, viene riconosciuta in house alla Regione Piemonte.

4.2 - Proposte di aggiornamento

Obiettivi

In data 18.12.2007 è stato sottoscritto un nuovo Accordo di Programma tra il Ministero dell’Ambiente e T.T.M., la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, la Comunità Montana Valli di Lanzo e i Comuni di Balangero e Corio “per la prosecuzione degli interventi di messa in sicurezza d’emergenza, caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale ai fini della riqualificazione e sviluppo dell’ex miniera”.

Tale Accordo di Programma ha individuato all’allegato 1 il Quadro degli interventi di immediata attivazione e all’allegato 2 il Quadro complessivo degli interventi programmati.

Gli interventi di immediata attivazione consistono in attività specifiche riguardanti la manutenzione e il completamento delle opere di sistemazione idrogeologica, le attività di bonifica delle aree a maggior criticità della zona stabilimenti, nonché gli interventi di messa in sicurezza di una porzione dei fabbricati industriali per la realizzazione di un deposito temporaneo per lo stoccaggio dei rifiuti provenienti dalle stesse attività di bonifica.

La consistente presenza di impianti e macchinari, di proprietà privata, strutturalmente connessa con gli immobili degli stabilimenti di produzione, obbliga a tener conto di un articolato quadro di responsabilità e di complessità di intervento.

Gli interventi programmati consistono, sostanzialmente, negli interventi di bonifica e decommissioning degli stabilimenti, della bonifica e riqualificazione delle vasche fanghi e del bacino

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di coltivazione della ex cava mineraria, mediante la ricollocazione dei materiali contaminati all’interno di un volume confinato individuato all’interno del sito stesso.

Il quadro definitivo degli interventi di bonifica si renderà disponibile a seguito della relativa progettazione basata sulle risultanze della Caratterizzazione (D.Lgs. n.152/2006).

Risultati attesi

L’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza delle discariche lapidee ha consentito di perseguire una progressiva riduzione dell’esposizione ad amianto, sia dei residenti nel territorio limitrofo, sia degli addetti alle operazioni di bonifica. Le attività di monitoraggio ambientale per la determinazione delle fibre aerodisperse, svolto con l’ausilio di ARPA Piemonte per le attività di validazione e contro-analisi, hanno consentito di consolidare la dotazione di dati strumentali con l’analisi di circa 7.500 campioni nell’arco del quinquennio 2003-2008.

Strategie operative

Considerato che, in forza del Decreto di trasferimento emesso dal Tribunale di Roma in data 27.10.2006, R.S.A. s.r.l. ha la piena ed esclusiva proprietà dei terreni e degli immobili dell’ex miniera di amianto di Balangero e Corio, sussistono le condizioni per la definizione del Piano di riqualificazione e sviluppo dell’area, come stabilito dagli artt. 7 e 8 del suddetto Accordo di Programma (18.12.2007).

Anticipando i termini per la riqualificazione complessiva dell’area, nell’ambito della manutenzione del sito stesso, si perseguono i più generali obiettivi per la sostenibilità dello sviluppo mediante la realizzazione di campi fotovoltaici per la produzione energetica da fonti rinnovabili.

5 - Interventi di bonifica dei siti

5.1 - Stato attuale

In Regione Piemonte sono prioritarie le bonifiche dei siti di Casale Monferrato e Balangero, entrambi individuati dalla Legge n. 426 del 9 dicembre 1998 tra quelli di interesse nazionale. Per il sito di Balangero si rimanda allo specifico capitolo inerente la dismissione dell’attività estrattiva e relativa bonifica del sito.

Per quanto riguarda il sito di Casale Monferrato, il territorio è stato individuato dal Ministero dell’Ambiente come “Area critica di Casale Monferrato” P.T.T.A. 1994-1996 e in seguito come sito di interesse nazionale dalla Legge 426/98. Con D.M. 10.01.2000 il Ministero dell’Ambiente ha stabilito la perimetrazione dell’ambito territoriale, corrisponde al perimetro dei 48 Comuni della circoscrizione dell’ex USL 76, entro cui procedere agli interventi di bonifica.

L’area ha una superficie di 738,5 Kmq ed è interessato da presenza diffusa di materiali contenenti amianto sia sotto forma di materiali compatti, sia di materiali friabili, cosiddetto “polverino”.

Per “polverino” di amianto si intende un prodotto di scarto del ciclo produttivo delle tubature in cemento-amianto, una polvere finissima, costituita da una miscela di polvere di cemento e fibre di amianto.

Durante il periodo di produzione del cemento-amianto, questo materiale, considerato ottimo come materiale isolante, poteva essere reperito a costo zero dai cittadini e di conseguenza fino agli anni ’80 è stato impiegato in forma sfusa nei sottotetti o intercapedini murarie dei fabbricati, miscelato a ghiaia e sabbia per pavimentazioni o vialetti di aree esterne, in particolare nelle aree private, anche se non sono mancati utilizzi in aree pubbliche.

A fronte dell’impossibilità di procedere alla bonifica di queste particolari situazioni nel totale rispetto di quanto previsto dal D.M. 06.09.1994 (che in presenza di amianto friabile impone tassativamente la bonifica in area confinata) le bonifiche vengono realizzate con una metodica appositamente messa a punto da Arpa Piemonte e ASL AL (allora ASL 21), esaminata dall’Istituto Superiore di Sanità, sperimentata sul campo nel 2003-2004 e autorizzata dal Ministero Ambiente con decreto nel 2004.

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Infatti, con Conferenza di Servizi decisoria del 6 luglio 2004, a Roma veniva approvato il Progetto di Bonifica del sito di interesse nazionale di Casale Monferrato e con D.M. 29.11.2004 erano autorizzati gli interventi di bonifica degli utilizzi impropri dell’amianto, secondo le metodologie di cui sopra, nonché gli interventi di rimozione delle coperture e manufatti in cemento-amianto, da effettuarsi nell’area dell’ex USL 76.

La tecnica prevede la rimozione ad umido del polverino. Il Comune di Casale Monferrato progetta le bonifiche e appalta a Ditte specializzate i lavori ed effettua la Direzione Lavori, contabilità e collaudo opere, mentre Arpa Piemonte e ASL AL, agendo in base alle specifiche competenze, effettuano monitoraggi ambientali in corso d’ opera, vigilano sulla correttezza delle operazioni di bonifica e certificano la restituibilità delle aree a fine lavori.

Le bonifiche sono iniziate sul patrimonio pubblico nel 1998 (finanziamento P.T.T.A. e sulle proprietà private nel 2005 (SIN – siti di interesse nazionale).

Si riportano di seguiti alcuni dati relativamente alle bonifiche eseguite nel corso di questi anni relativamente al sito di bonifica di interesse nazionale.

BONIFICA STABILIMENTO EX ETERNIT a Casale Monferrato

Intervento eseguito anni 2000-2006

SUPERFICI cemento-amianto rimosse 54.000 m2

CUMULI di amianto rimossi 1.500 m3

QUANTITATIVI DI LASTRE SMALTITI nelle vasche sotterranee del fabbricato 15.000 m3

BONIFICA SPONDA DESTRA FIUME PO a Casale Monferrato

Intervento eseguito anni 2000- 2001

generata da un canale di scarico delle acque del vicino stabilimento Eternit, una vera e propria SPIAGGIA CONTAMINATA di 6.500 mq per profondità da 1.00 a 5.00 m e un totale di 12.000 mc di materiale contaminato

Eseguito CONFINAMENTO DEL MATERIALE IN SITO senza alterare l’ equilibrio idraulico del fiume Po:

- difesa spondale di 165 m con massi da scogliera

- cinturazione con colonne di jet-grouting

- pacchetto di copertura superficiale

- recupero ambientale con essenze autoctone

BONIFICA COPERTURE PUBBLICHE sul territorio dei 48 Comun i della circoscrizione dell’ex USL 76

Accordi di Programma 1998-2000-2004-2005-2007

In Accordo di Programma i Comuni provvedono ai loro interventi di rimozione e sostituzione

coperture di scuole, mercati coperti, cimiteri, magazzini, biblioteche, sedi di quartiere, pesi pubblici. Partecipano anche Enti pubblici con i loro fabbricati: ASL (ospedale) Ministero Difesa (caserme) Provincia (magazzini, scuole) Centro Ricerche per l’ Agricoltura, Case di Riposo, AMC.

Accordo 1998: 15 partecipanti, bonificati 69.661 mq

Accordo 2000: 19 partecipanti, bonificati 8.610 mq

Accordo 2004: 1 partecipante (Ministero Difesa), bonificati 25.381 mq

Accordo 2005: 2 partecipanti, bonificati 4.000 mq

Accordo 2007: 22 partecipanti, in via di bonifica 17.437,00 mq

Per totali 125.000 mq di coperture in cemento amianto edifici pubblici.

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BONIFICA COPERTURE PRIVATE sul territorio dei 48 Comuni d ella circoscrizione dell’ex USL 76

Contributi per la rimozione: Bandi 2005 - 2007- 2009

Organizzata dal Comune di Casale con bandi a periodicità biennale l’ incentivazione della rimozione manti di copertura in cemento-amianto mediante contributi da erogare ai cittadini a parziale rimborso (max 50%) delle spese sostenute, per 30 Euro al mq.

BANDO 2005: presentate 1085 domande per 489.301,19 mq

BANDO 2007: presentate 549 domande per 291.154,94 mq

BANDO 2009: presentate 491 domande per 254.434,27 mq e 15 domande per la bonifica dei feltri (grossi teloni utilizzati nel processo produttivo del cemento-amianto e riutilizzati nelle proprietà private)

Le bonifiche vengono distribuite nel tempo in un periodo di almeno 5 anni, finanziando le richieste a partire dalle situazioni a maggior punteggio di rischio.

Da luglio 2005 a settembre 2009 sono state attivate circa 1.100 richieste, per totali 420.000 mq e una spesa presunta di 10, 5 milioni di Euro.

BONIFICA UTILIZZI IMPROPRI AMIANTO (“POLVERINO”) sul ter ritorio dei 48 Comuni della circoscrizione dell’ex USL 76

Esecuzione gratuita bonifiche pubbliche e private

Le aree conosciute all’ avvio del progetto nel 2004 erano 60. Oggi sono noti oltre 120 siti.

PROGETTI ESECUTIVI redatti dal Comune dal 2005 al 2009: n. 85 per 39.800 mq

BONIFICHE ESEGUITE 2005-2009: n. 60 (34 sottotetti, 26 cortili) per 186.500 mq

E’ sempre possibile segnalare la presenza di “polverino” al Comune di Casale: ARPA e ASL effettuano accertamenti e se confermato, il sito viene comunicato al Ministero Ambiente per il censimento. Seguono progettazione ed esecuzione gratuita.

In particolare, per quanto concerne il “polverino”, attualmente i siti individuati sono complessivamente un centinaio, di cui 64 siti ricompresi nel Registro Censimento del 2004, 20 nell’integrazione 1 dell’aprile 2006 e 20 nell’integrazione 2 del dicembre 2007. E’ già all’esame del Ministero Ambiente l’integrazione 3 che comprende altri 29 siti. Nel periodo 2005-2008, sono state condotte ed ultimate le bonifiche dei 44 siti riportati in tabella. I progetti esecutivi redatti dal Comune dal 2005 al 2008 sono 79, mentre altri sono in preparazione. Il programma prevede la progettazione ed esecuzione degli interventi di bonifica di tutti i siti con polverino, che rappresentano le situazioni a maggior rischio sanitario.

5.2 - Proposte di aggiornamento

Obiettivi Addivenire alla completa deamiantizzazione del sito di interesse nazionale di Casale Monferrato, tramite la bonifica dei manufatti contenenti amianto presenti all’interno dell’area perimetrata con D.M. 10.01.2000. Risultati attesi Concludere la realizzazione delle attività di bonifica degli utilizzi impropri degli sfridi di produzione dei manufatti di cemento - amianto (polverino) e delle coperture in cemento-amianto, previste dal progetto approvato dal Ministero dell’Ambiente con Conferenza di Servizi decisoria del 6 luglio 2004 e le ulteriori bonifiche o attività previste dalle periodiche Conferenze di Servizi indette dal Ministero stesso durante il corso del procedimento. Strategie operative Si procederà al completamento dell’intervento di bonifica del sito di interesse nazionale di Casale Monferrato operando in coerenza a quanto definito dal progetto di bonifica approvato dal Ministero dell’Ambiente e alle determinazioni della Conferenza dei Servizi e implementando le attività di ricerca dei siti non ancora segnalati e al momento sommersi.

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6 - Lo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto ( RCA) I rifiuti contenenti amianto (RCA), sono dei rifiuti speciali pericolosi ai sensi del D. Lgs. 152/06 e s.m. i..

La classificazione di tali rifiuti con i codici CER del Catalogo Europeo dei Rifiuti prevede, per i RCA, dei rifiuti pericolosi per definizione (senza voce a specchio):

− 060701*: rifiuti dei processi elettrolitici, contenenti amianto;

− 061304*: rifiuti della lavorazione dell’amianto;

− 101309*: rifiuti della fabbricazione di amianto cemento, contenenti amianto (voce a specchio 101310);

− 150111*: imballaggi metallici contenenti matrici solide porose pericolose (ad esempio amianto), compresi i contenitori a pressione vuoti;

− 160111*: pastiglie per freni, contenenti amianto (voce a specchio 160112);

− 160212*: apparecchiature fuori uso, contenenti amianto in fibre libere (voce a specchio 160214);

− 170601*: materiali isolanti contenenti amianto (voce a specchio 170604)

− 170605* : materiali da costruzione contenenti amianto.

Vi sono poi dei rifiuti nella cui definizione non compare la parola “amianto”, ma che lo possono comunque contenere. La presenza di una voce a specchio fa sì che la classificazione di questi rifiuti come pericolosi dipenda, come già precedentemente citato, dalla presenza di sostanze pericolose al di sopra di una determinata concentrazione; nel caso dell’amianto, al di sopra dello 0,1% (1.000 mg/kg). Si citano a tale proposito i seguenti rifiuti:

− 150202*: assorbenti, materiali filtranti (inclusi i filtri dell’olio non specificati altrimenti), stracci e indumenti protettivi, contaminati da sostanze pericolose (voce a specchio 150203);

− 170503*: terra e rocce contenenti sostanze pericolose (voce a specchio 170504);

− 170507*: pietrisco per massicciate ferroviarie, contenente sostanze pericolose (voce a specchio 170508)

− 190304*: rifiuti contrassegnati come pericolosi, parzialmente stabilizzati (voce a specchio 190305);

− 190306*: rifiuti contrassegnati come pericolosi, solidificati (voce a specchio 190307).

Alla luce di quanto esposto si evidenzia, ad esempio, che il pietrisco per massicciate ferroviarie, relativamente al contenuto di amianto, è da classificare come rifiuto speciale pericoloso con il codice CER 170507 “pietrisco per massicciate ferroviarie, contenente sostanze pericolose (voce a specchio 170508)” se l’amianto presente supera il valore dello 0,1%, mentre è classificabile come rifiuti non pericoloso con il codice CER 170508 “pietrisco da massicciate ferroviarie diverso da quello di cui alla voce 170507” se l’amianto è inferiore al valore dello 0,1%.,

Discorso analogo può essere fatto per le terre e rocce da scavo che, relativamente al contenuto di amianto, sono da classificare come rifiuti speciali pericolosi con il codice CER 170503* “terre e rocce contenenti sostanze pericolose” se l’amianto presente supera il valore dello 0,1%, mentre siano classificabili come rifiuti non pericolosi con il codice CER 170504 terre e rocce diverse da quelle di cui alla voce 170503 se l’amianto è inferiore al valore dello 0,1%.

In merito al criterio di pericolosità sopra citato, è bene ricordare che lo stesso fa riferimento solamente alla possibile classificazione del rifiuto e non alla pericolosità sanitaria legata al contenuto di fibre di amianto liberabili; quest’ultimo, come confermato da un ampio carteggio intercorso tra la Regione Piemonte e i Ministeri dell’Ambiente e della Salute tra il 2003 ed il 2004, va determinato, anche sul pietrisco ferroviario e sui materiali naturali, secondo “quanto previsto dall’Allegato 4 “Criteri relativi alla classificazione ed all’utilizzo delle pietre verdi in funzione del loro

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contenuto di amianto” del Decreto del Ministero della Sanità 14 maggio 1996, applicabile appunto ai materiali naturali. Al fine di un utilizzo dei materiali in breccia come inerti, il decreto stabilisce la valutazione del contenuto di fibre di amianto liberabili, con una specifica metodica di indice di rilascio, descritta nell’allegato in questione. In caso di superamento di tali valori tale riutilizzo non può essere consentito.” [dalla nota Prot. n. GAB/2004/026/B09 del 7 gennaio 2004, del Capo di Gabinetto del Ministro dell’Ambiente]

6.1 - Inquadramento normativo su recupero e smaltim ento di RCA

Lo smaltimento in discarica dei rifiuti di amianto o contenenti amianto (comprese dunque le terre e rocce da scavo qualora classificate come rifiuti pericolosi se contenenti amianto in misura maggiore dello 0,1%) può avvenire [riferimenti: D.Lgs. 13 gennaio 2003, n. 36 (Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche), D.M. 29 luglio 2004, n. 248 (Regolamento relativo alla determinazione e disciplina delle attività di recupero dei prodotti e beni di amianto e contenenti amianto) e D.M. 3 agosto 2005 (Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica) che ha sostituito il D.M 13 marzo 2003]:

− in discarica per rifiuti pericolosi, dedicata o dotata di cella dedicata (rif. D.M. 3 agosto 2005, Allegato 2 “Criteri di ammissibilità dei rifiuti di amianto o contenenti amianto”, punto 1 “Principi”, lettera a);

− in discarica per rifiuti non pericolosi, dedicata o dotata di cella monodedicata per i rifiuti individuati dal codice dell’elenco europeo dei rifiuti 170605 (rif. D.M. 3 agosto 2005, Allegato 2 “Criteri di ammissibilità dei rifiuti di amianto o contenenti amianto”, punto 1 “Principi”, lettera b). I materiali edili contenenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi, in conformità con l’articolo 7, comma 3, lettera c), del D.Lgs. 13 gennaio 2003, n. 36, possono essere smaltiti in discarica per rifiuti non pericolosi senza essere sottoposti a prove. Le discariche che ricevono tali materiali devono rispettare i requisiti indicati nel già citato Allegato 2) del decreto in esame. In questo caso le prescrizioni stabilite nell’Allegato 1, punti 2.4.2 (Barriera geologica) e 2.4.3 (Copertura superficiale finale) del D.Lgs. 13 gennaio 2003, n. 36, possono essere ridotte dall’autorità territorialmente competente (rif. D.M. 3 agosto 2005, articolo 6, comma 6, lettera c);

− in discarica per rifiuti non pericolosi, dedicata o dotata di cella monodedicata, per le altre tipologie di rifiuti contenenti amianto, purché sottoposti a processi di trattamento ai sensi di quanto previsto dal D.M. 248 del 29 luglio 2004 e con valori conformi alla seguente tabella, verificati con periodicità stabilita dall’autorità competente presso l’impianto di trattamento (per la determinazione dell’indice di rilascio si rinvia al capitolo 3 della presente relazione).

6.2 - Criteri di ammissibilità a discariche per rif iuti non pericolosi dei rifiuti contenenti amianto trattati

Contenuto di amianto (% in peso) < = 30 Densità apparente (g/cm3) > 2 Densità relativa (%) > 50 Indice di rilascio < 0,6

Riferimento. D.M. 3 agosto 2005, Allegato 2, punto 1 “Principi”, lettera b.

Al punto 1, lettera b, dell’Allegato 2 del D.M. 3 agosto 2005 si prescrive anche, per il conferimento di rifiuti di amianto o contenenti amianto nelle discariche individuate alle citate lettere a) e b) del punto 1 dell’allegato di cui trattasi, di rispettare modalità e criteri di smaltimento, dotazione di attrezzature e personale, misure di protezione del personale dalla contaminazione da fibre d’amianto, che vengono indicate nel successivo punto 2 (Modalità e criteri di deposito dei rifiuti contenenti amianto) dell’allegato stesso, cui si rinvia per il dettaglio.

E’ bene ricordare a questo punto che i rifiuti di amianto non hanno goduto delle varie proroghe, ora al 31/12/2009 (della scadenza di cui all’articolo 17, commi 1, 2 e 6, lettera a, del D.Lgs. n. 36/2003) previste da varie norme, per cui dal 23 agosto 2005, data di entrata in vigore della legge 168/2005, i materiali di matrice cementizia contenenti amianto non possono più essere smaltiti in discariche già

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classificate di II categoria, tipo A, anche se già autorizzate alla data di entrata in vigore del D.Lgs. n. 36/2003 per la ricezione di questa particolare tipologia di rifiuti.

Tale divieto è stato confermato dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, di conversione in legge con modificazioni del D.L. 30 settembre 2005, n. 203.

Per quanto attiene i trattamenti ai quali possono essere sottoposti i rifiuti contenenti amianto occorre fare riferimento al citato D.M. 248/2004.

Del suo contenuto si riportano sinteticamente i seguenti richiami:

− Allegato A, numero 2. Questo punto comprende una serie di definizioni, fra le quali, in particolare, quelle di “Trattamenti” (n. 3; “i processi fisici, termici, chimici o biologici che modificano le caratteristiche dei rifiuti allo scopo di ridurne il volume o la natura pericolosa, di facilitarne il trasporto, di agevolarne il recupero o di favorirne lo smaltimento in condizioni di sicurezza”); il “Trattamento con modificazione totale della struttura cristallochimica” (n. 4; “il processo che annulla la presenza di amianto, consentendone il riutilizzo come materia prima”); la “Stabilizzazione” (n. 5; “processi che modificano la pericolosità delle sostanze contenute nei rifiuti. Un rifiuto è considerato parzialmente stabilizzato se le sue componenti pericolose, che non sono state completamente trasformate in sostanze non pericolose grazie al processo di stabilizzazione, possono essere disperse nell’ambiente nel breve, medio o lungo periodo”); il “Riutilizzo come materia prima” (n. 6; “attività successiva al trattamento che modifica completamente la struttura cristallochimica dell’amianto e pertanto esclusa dalla normativa sui rifiuti”).

− Allegato A, numero 3. Questo punto riguarda la gestione dei rifiuti contenenti amianto (si rinvia al testo per il dettaglio).

− Allegato A, numero 4. Questo punto riguarda la destinazione dei rifiuti contenenti amianto (si rinvia al testo per il dettaglio). Questo punto é composto essenzialmente da una tabella in cui sono elencati i rifiuti contenenti amianto con la categoria e/o attività generatrice degli stessi, i codici relativi e la tipologia di discarica di destinazione [vale a dire discarica per rifiuti pericolosi o discarica per rifiuti non pericolosi, quest’ultimo caso limitato ai materiali edili contenenti amianto (codice CER 170605*) e ai materiali ottenuti da trattamenti di RCA stabilizzati con indice di rilascio (I.R.) inferiore a 0,6 (codice CER 190306*)] (per la determinazione dell’indice di rilascio si rinvia al punto 3 della presente relazione).

− Allegato A, numero 5. Questo punto riguarda la ricopertura dei rifiuti contenenti amianto (si rinvia al testo per il dettaglio).

− Allegato A, numero 6. Questo punto riguarda il trattamento dei rifiuti contenenti amianto (si rinvia al testo per il dettaglio).

In particolare sono indicati:

− Nella Tabella A, i processi di trattamento dei rifiuti contenenti amianto che riducono il rilascio di fibre dei RCA, senza modificare (o modificandola in modo parziale) la struttura cristallochimica dell’amianto, vale a dire:

o Stabilizzazione/solidificazione in matrice organica o inorganica stabile non reattiva;

o Incapsulamento;

o Modificazione parziale della struttura cristallochimica.

Destinazione del materiale trattato: discarica.

− Nella Tabella B, i trattamenti per i rifiuti contenenti amianto che modificano completamente la struttura cristallochimica dell’amianto e che quindi annullano la pericolosità connessa ai minerali di amianto, vale a dire:

o Modificazione chimica;

o Modificazione meccanochimica;

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o Litificazione;

o Vetrificazione;

o Vetroceramizzazione;

o Litizzazione pirolitica;

o Produzione di clinker;

o Ceramizzazione.

Destinazione del materiale ottenuto: riutilizzo come materia prima.

E’ da notare che non sono considerati trattamenti di stabilizzazione-solidificazione, di cui alla Tabella A, il confezionamento in contenitori rigidi o flessibili, di cui al Decreto del Ministero alla Sanità 6 settembre 1994, capitolo 5, comma 6 e comma 7 e successive integrazioni, ai sensi dell’articolo 6, comma 3 e dell’articolo 12, comma 2, della legge 257/1992, nonché i trattamenti usualmente impiegati nel corso delle operazioni di bonifica per la tutela degli operatori e la salvaguardia dell’ambiente. L’incapsulamento non modifica il codice originario del rifiuto.

− Allegato A, Allegato 1. Questo allegato riguarda la determinazione del citato indice di rilascio per i rifiuti contenenti amianto (per la determinazione dell’indice di rilascio si rinvia al capitolo 3 della presente relazione).

− Allegato A, Allegato 2. Questo allegato contiene le metodologie per il controllo dei materiali ottenuti da trattamenti di RCA che non modificano la struttura cristallochimica dell’amianto (si rinvia al testo per il dettaglio).

− Allegato A, Allegato 3. Questo allegato contiene le metodologie per il controllo dei materiali ottenuti da trattamenti di RCA che modificano la struttura cristallochimica dell’amianto (si rinvia al testo per il dettaglio).

Come già accennato, in base a quanto stabilito nel suddetto decreto n. 248/2004, qualora il rifiuto contenente amianto subisca dei trattamenti di stabilizzazione, occorre verificare il valore dell’indice di rilascio (I.R.) al fine di determinare la tipologia di discarica alla quale avviare i rifiuti trattati. Tali rifiuti infatti, riclassificati con i codici CER 190304* (rifiuti parzialmente stabilizzati) e 190306* (rifiuti stabilizzati), entrambi pericolosi, sono destinati rispettivamente alla discarica per rifiuti pericolosi, con I.R. > 0,6 (codice CER 190304*), o alla discarica per rifiuti non pericolosi con I.R. < 0,6 (codice CER 190306*).

Come precedentemente riportato, il DM 248/2004 prevede anche un trattamento con modificazione totale della struttura cristallochimica, che annulla la presenza di amianto, consentendone il riutilizzo come materia prima. Tale attività, successiva al trattamento in questione viene pertanto esclusa dalla normativa sui rifiuti; è peraltro verosimile che tale processo sia applicabile solo ad alcune tipologie di rifiuti (es. polverino) e non sia invece facilmente applicabile ad altre tipologie, quali il ballast ferroviario o le terre e rocce da scavo.

Alla luce dell’attuale situazione normativa si ritiene che non possano essere adottate forme e attività di recupero dei rifiuti contenenti amianto diverse da quelle previste dal citato D.M. n. 248/2004.

6.3 - Produzione regionale di rifiuti contenenti am ianto

La produzione di rifiuti contenenti amianto (RCA) in Piemonte dal 2002 al 2007 è riportata nella tabella sottostante.

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Produzione di rifiuti contenenti amianto in Piemont e dal 2002 al 2007 (kg)

codice CER anno 2002 anno 2003 anno 2004 anno 2005 anno 2006 anno 2007*

061304 42.340 33.480 24.040 5.120 12.240 6.634

101309 - - - 392.400

150111 3.853 2.166 4.992 4.688 46.002 54.399

160111 5.862 1.466 780 15.052 238 1.345

160212 165.882 56.105 70.980 4.453 59.043 9.689

170507 - 22.794.960 43.225.020 35.340

170601 3.569.213 3.304.385 2.576.072 1.440.777 2.582.779 2.250.828

170605 16.692.188 20.704.711 17.357.607 18.760.755 25.725.559 34.769.363

Totale RCA 20.479.337 24.102.313 20.034.471 43.025.805 71.650.883 37.519.998

* dati 2007 provvisori, da MUD non ancora bonificati

L’aumento riscontrato nel 2005 e nel 2006 è principalmente rappresentato dal CER 170507 (pietrisco per massicciate contenente sostanze pericolose), prodotto in alcuni specifici cantieri ed inviato allo smaltimento principalmente all’estero (Germania). Se si esclude il pietrisco, i quantitativi più significativi sono rappresentati dai CER 170605 (materiali da costruzione contenenti amianto) e 170601 (materiali isolanti contenenti amianto), mentre gli altri CER sono presenti con quantità residuali.

Una stima completa della produzione dovrebbe tener conto anche dei CER 150202, 170503, 190304 e 190306; si tratta di rifiuti speciali resi pericolosi dalla presenza di diverse sostanze, tra cui l’amianto. Purtroppo non è però possibile risalire dai dati MUD (Modello Unico di Dichiarazione ambientale) alla presenza o meno di amianto in queste tipologie di rifiuti; d’altra parte gli elementi conoscitivi a disposizione fanno ritenere che solo una piccolissima parte di questi rifiuti, in particolare del CER 190304 (rifiuti pericolosi parzialmente stabilizzati) derivi dal trattamento di rifiuti contenenti amianto.

Se si esclude dunque il pietrisco ferroviario contaminato da amianto, prodotto una tantum da specifiche operazioni di bonifica, la produzione piemontese di RCA, sostanzialmente stabile fino al 2005, sembra denunciare un progressivo aumento di produzione, passando dalle circa 20.000 t/a del 2005, alle circa 37.000 t/a del 2007, con una netta prevalenza in peso di lastre in cemento amianto.

Questa tipologia di rifiuti, come noto, ha la caratteristica di avere una produzione molto dispersa sul territorio regionale; i produttori che hanno compilato il MUD variano dai 350 ai 500 ogni anno. A questi andrebbero aggiunte tutte le produzioni a carico di singoli cittadini, non soggetti all’obbligo MUD, che hanno conferito le lastre ai centri di raccolta ovvero che, nella impossibilità di trovare facilmente una soluzione corretta di collocamento a costi sostenibili e prossima al territorio di residenza, hanno smaltito questi materiali in modo non corretto (nei rifiuti urbani, nei materiali edili di demolizione, sotterrandoli nei rilevati di nuove costruzioni, abbandonandoli nelle scarpate).

Il problema della difficoltà di collocamento di questa tipologia di rifiuti è stato ulteriormente accentuato dalla entrata in vigore della nuova normativa sulle discariche (d. lgs. 36/2003), che non permette più lo smaltimento delle lastre di eternit nelle discariche per rifiuti inerti, ma solamente in vasche dedicate nell’ambito di discariche per rifiuti non pericolosi o pericolosi. Ciò ha ridotto il numero di discariche autorizzate al ricevimento di materiali da costruzione contenenti amianto (CER 170605) da 7 del 2004 alle attuali 3.

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6.4 - Stato attuale sulla gestione dei RCA

I rifiuti contenenti amianto, in quanto rifiuti speciali, non sono sottoposti a privativa pubblica e il loro smaltimento può avvenire sia in impianti regionali, sia in impianti collocati in altre regioni italiane e in stati esteri.

I dati sulla gestione dei rifiuti speciali, elaborati dalla Sezione Regionale del Catasto Rifiuti collocata presso Arpa Piemonte, evidenziano un considerevole movimento di RCA dal Piemonte verso altre regioni e verso stati esteri, soprattutto la Germania.

Particolarmente evidente in questo senso l’esportazione di pietrisco ferroviario contaminato da amianto verso la Germania nel biennio 2005-2006. Q

Questo movimento in uscita non è controbilanciato da un equivalente movimento in entrata, anche se le discariche e gli impianti piemontesi trattano anche dei RCA prodotti in altre regioni.

La forma quasi unica di smaltimento a cui sono destinati i RCA è il collocamento in discarica controllata, direttamente o a valle di processi di parziale inertizzazione.

La situazione dello smaltimento in discarica in Piemonte negli anni 2002-2007 è riportata nella tabella seguente.

Si evidenzia come, a partire dal 2005, con l’entrata in vigore del D. Lgs 36/03 e delle sue norme tecniche, le quantità smaltite in Regione, in particolare per il CER 170605, siano considerevolmente diminuite, seppure a fronte di una produzione che ha registrato un progressivo aumento. Le discariche attualmente autorizzate a ricevere RCA sul territorio piemontese sono solamente tre:

− la discarica per rifiuti pericolosi di Barricalla, sita nel Comune di Collegno (TO);

− la discarica per rifiuti pericolosi di Casale Monferrato (AL);

− la discarica Ekosater di Cameri (NO).

Smaltimento di RCA in discariche piemontesi (kg)

KCER Seconda tipo A Disc. non pericolosi

Seconda tipo C/ disc. pericolosi Totale complessivo

160111 16.900 16.900

170601 2.946.940 2.946.940

170605 23.377.170 224.080 23.601.250

Totale anno 2002 23.377.170 3.187.920 26.565.090

101309 44.200 44.200

170601 121.960 2.239.420 2.361.380

170605 25.543.160 73.060 25.616.220

Totale anno 2003 25.665.120 2.356.680 28.021.800

101309 414.640 414.640

170601 1.038.280 1.038.280

170605 29.513.480 1.446.100 30.959.580

Totale anno 2004 29.513.480 2.899.020 32.412.500

160111 10.320 10.320

160212 2.360 2.360

170507 2.359.520 2.359.520

170601 177.140 177.140

170605 13.691.670 589.660 14.281.330

Totale anno 2005 13.691.670 3.139.000 16.830.670

160212 72.440 72.440

170507 14.315.360 14.315.360

170601 408.540 408.540

170605 3.129.200 2.395.120 5.524.320

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Totale anno 2006 3.129.200 17.191.460 20.320.660

160211 940 940

160212 16.180 16.180

170601 663.900 663.900

170605 4.711.370 1.237.420 5.949.140

Totale anno 2007 4.711.370 1.918.440 6.629.810

L’impianto Barricalla ha una superficie di circa 150.000 mq, un volume complessivo di 912.000 mc ed è suddiviso in quattro lotti. Di questi, 2 sono esauriti e si è già avviata la procedura di riqualificazione dell’area. Il quarto lotto e ultimo lotto dell’impianto è destinato a durare fino al 2013 e ha una capacità di circa 275.000 metri cubi; è in fase di costruzione e verrà inaugurato nel corso del 2009, anno in cui il terzo lotto, con la sua sopraelevazione, si esaurirà.

L’impianto di Casale Monferrato, gestito dal Comune, è aperto dal 2002 ed è specifico per l’amianto. La discarica è riservata ai rifiuti delle bonifiche dall’amianto del territorio dei 48 Comuni e può smaltire sia il materiale compatto (lastre) che il friabile; il volume utile per lastre è pari a 25.000 mc (1° lotto) e 58.000 mc (2° lotto), mentre il vol ume utile per il materiale friabile è pari a 5.000 mc. Al termine dell’ esercizio sarà effettuato recupero ambientale con sistemazione a verde e parcheggi. Dal 2005 è istituito un servizio di ritiro a domicilio e trasporto in discarica di Casale Monferrato che serve tutti i 48 Comuni. Il servizio, finanziato dalla Regione Piemonte, è gratuito fino a 500 mq di superfici di copertura ed è riservato a chi non ottiene il contributo per la rimozione con i bandi periodici. Contribuisce al processo di deamiantizzazione del territorio incentivando le bonifiche anche di modiche quantità di cemento-amianto.

La discarica per rifiuti non pericolosi Ekosater di Cameri ha una vasca dedicata al ricevimento del solo rifiuto pericoloso con codice CER 170605. La discarica ha una capacità di complessiva autorizzata di circa 77.000 mc. La vasca dedicata ai rifiuti contenenti da costruzione contenenti amianto è di dimensioni più ridotte ed accoglie annualmente alcune migliaia di tonnellate di rifiuti.

Pianificazione regionale sulla gestione dei rifiuti

Il sistema di smaltimento quasi esclusivo al quale possono essere destinati i rifiuti contenenti amianto, in funzione delle loro caratteristiche di pericolosità intrinseche, è il collocamento in discarica controllata, ai sensi del d. lgs. 36/2003 e secondo i criteri definiti dal D.M. 3 agosto 2005, eventualmente dopo le operazioni di recupero e trattamento di cui al D.M. n. 248/2004.

La pianificazione regionale relativa alla gestione dei rifiuti contenenti amianto fa riferimento alla Sezione 6 del Piano regionale di gestione dei rifiuti approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 436-11546 del 30 luglio 1997; tale Sezione richiamava come sistema di smaltimento quello relativo ai rifiuti speciali riportato nella Sezione 2 del medesimo documento.

Il sistema integrato di gestione dei rifiuti speciali di cui alla citata Sezione 2 è successivamente stato oggetto di aggiornamento con Deliberazione della Giunta Regionale n. 41-14475 del 29 dicembre 2004, e questo può essere indicato come lo strumento di pianificazione regionale attualmente vigente anche per i rifiuti contenenti amianto.

6.5 - Proposte di aggiornamento

Obiettivi

Migliorare le modalità di raccolta e di gestione, fino allo smaltimento finale, dei rifiuti contenenti amianto, con particolare riferimento ai rifiuti di costruzione contenenti amianto (CER 170605), secondo le finalità indicate anche dall’art. 5 della legge regionale n. 30 del 14 ottobre 2008.

Strategie operative

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Come già accennato in precedenza, al di là delle possibilità di recupero indicate dal D.M. 248/2004, spesso più teoriche che realistiche, il destino finale dei RCA è la discarica controllata. Un problema importante è quello di garantire il corretto smaltimento dei materiali da costruzione in cemento amianto, principalmente costituiti da lastre di eternit, che sono prodotti in modo diffuso su tutto il territorio regionale, sovente in quantitativi molto limitati per ogni unità produttiva.

Devono essere intraprese delle azioni che permettano ai singoli cittadini e ai piccoli imprenditori edili di collocare correttamente anche quantitativi limitati di cemento amianto a costi accettabili, dando loro la possibilità di conferirli ad appositi centri di raccolta nel pieno rispetto delle vigenti normative ambientali e sanitarie.

A tale scopo, pare indispensabile il coinvolgimento dei soggetti pubblici che, direttamente o attraverso servizi in concessione, gestiscono il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani. I Centri di raccolta dei rifiuti urbani (le cosiddette rifiuterie) e gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani possono diventare dei punti di raccolta importanti per costruire una rete di raccolta di RCA, seppure limitatamente al CER 170605, distribuita sul territorio.

A tal fine, le Province devono prevedere nel loro Programma di gestione dei rifiuti urbani che sul territorio di competenza vi sia un numero adeguato di Centri di raccolta comunali o consortili e di impianti di trattamento e smaltimento di RU autorizzati allo stoccaggio del CER 170605.

Inoltre, i dati riportati nelle tabelle delle pagine precedenti evidenziano come buona parte dei rifiuti contenenti amianto prodotti in Piemonte, con particolare riferimento al CER 170605, trovi collocazione al di fuori del territorio regionale. Ciò è avvenuto, in particolare, a partire dal 2006, con l’applicazione della nuova normativa sulle discariche (d. lgs. 36/03) che ha ridotto il numero di impianti regionali adatti a ricevere questa tipologia di rifiuti.

Mentre la discarica per rifiuti pericolosi di Barricalla sembra adeguata a ricevere il polverino (CER 170601) e le altre tipologie di rifiuti contenenti amianto, i recenti dati rilevati a Casale Monferrato fanno presumere che l’impianto potrebbe non essere sufficiente a smaltire tutti i rifiuti del territorio perimetrato, ed in ogni caso l’offerta di impianti (discariche per rifiuti non pericolosi con vasca dedicata) adatti ad accogliere i materiali da costruzione contenenti amianto sembra troppo limitata.

Pur ricordando che i rifiuti contenenti amianto, in quanto rifiuti speciali, non sono sottoposti a privativa pubblica, parrebbero auspicabili delle iniziative pubbliche atte ad incrementare l’offerta di smaltimento del CER 170605 a livello regionale, creando delle vasche dedicate a questa tipologia di smaltimento nell’ambito di alcune discariche per rifiuti non pericolosi quali sono, ad esempio, quelle autorizzate allo smaltimento dei rifiuti urbani.

7 - Controllo delle condizioni di salubrità ambient ale e di sicurezza del lavoro 7.1 - Stato attuale e normativa di riferimento Relativamente ai luoghi di lavoro, la normativa vigente (Titolo IX Capo III D.Lgs. 81/08) stabilisce che per tutte le attività lavorative che possono comportare ancora esposizione ad amianto, quali ad esempio la manutenzione, la rimozione dei materiali contenenti il minerale, lo smaltimento e il trattamento dei relativi rifiuti, nonché la bonifica delle aree interessate, i datori di lavoro, pubblici e privati, devono valutare il rischio e adottare specifiche misure per eliminarlo. Tali misure devono essere adottate, quindi, non soltanto nei casi in cui si rimuovono materiali con amianto ma anche nelle attività lavorative in cui vi e’ esposizione diretta o indiretta al predetto minerale (luoghi di lavoro con presenza di amianto quale coibente delle tubazioni, nei pannelli interni, nella pavimentazione in vinil-amianto; centrali termiche, ecc.)

Una misura importante, al fine di evitare indebita dispersione di fibre di amianto nell’aria, prevede che le aziende, prima di iniziare lavori edili di demolizione o manutenzione, debbano informarsi, anche presso i proprietari dei locali, in merito alla presenza eventuale di manufatti contenente amianto.

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Le misure di prevenzione diventano piu’ stringenti in caso di lavori di rimozione dell’amianto. Le misure stabilite dalla normativa mirano ad evitare l’esposizione dei lavoratori e la dispersione di fibre nell’ambiente generale. A carico del datore di lavoro sussistono anche obblighi di sorveglianza sanitaria nei confronti dei lavoratori esposti.

Il compito di vigilare sul rispetto della normativa che tutela i lavoratori, e quindi di svolgere un’efficace azione di prevenzione, spetta alle ASL, ed in particolare agli S.Pre.S.A.L..

Rispetto ai lavori di rimozione l’ASL verifica sia la congruità della documentazione che le azienda devono preliminarmente inoltrare (piani di lavoro ai sensi dell’art. 256 del D.Lgs. n° 81/09), sia il rispetto delle disposizioni vigenti attraverso la presenza direttamente in cantiere, che permette di verificare la correttezza delle procedure operative attuate durante le operazioni di bonifica da amianto e di smaltimento dei materiali di risulta. La valutazione preliminare dei piani di lavoro da parte degli S.Pre.S.A.L. si e’ rivelata uno strumento importante di prevenzione, in quanto le indicazioni e le prescrizioni impartite alle aziende sono vincolanti.

Grande rilevanza è anche da attribuire alla stretta collaborazione con l’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) a cui compete il controllo dell’ambiente, con la possibilità di poter disporre anche di dati analitici in merito all’impatto ambientale dei cantieri di bonifica e quindi predisporre in tempo utile le eventuali prescrizioni correttive a fronte di situazioni di pre-allarme.

Problemi significativi sussistono ancora anche negli ambienti di vita.

Negli edifici ad uso di civile abitazione l’amianto può essere presente, infatti, in diversi manufatti e parti dell’edificio: alloggi (canne fumarie, scarichi idrici, condotte di scarico delle pattumiere, pannelli di tamponamento, pavimentazioni in vinil-amianto; sottopavimento dei palchetti in legno, ecc.); cantine (tubazioni di scarico delle acque reflue, impianti termici, tubazioni del riscaldamento, ecc.); sottotetti (vasi di espansione del riscaldamento, autoclavi); piano piloty (amianto in matrice friabile per la coibentazione termica).

Rilevanti sono ancora le problematiche derivanti dall’elevata diffusione delle coperture in cemento amianto e di siti dismessi in cui vi è presenza di manufatti, per lo più abbandonati, contenenti amianto.

Gli S.Pre.S.A.L. svolgono attività di controllo relativamente agli ambienti di vita nel caso in cui in essi siano effettuati lavori di rimozione o intervengano ditte per l’esecuzione di lavori di manutenzione che comportano esposizione ad amianto.

Se non sussistono questi presupposti, gli organi di controllo per gli ambienti di vita e per l’ambiente in generale (rifiuti, siti dismessi, coperture) sono l’A.R.P.A. e i Servizi di Igiene Pubblica dei Dipartimenti di prevenzione delle ASL. Al riguardo si rimanda alla DGR n. 17-11422 del 18.05.2009.

7.2 - Strategie operative E’ fondamentale mantenere un livello elevato di attenzione sulle problematiche derivanti dalla presenza di amianto negli ambienti di vita e di lavoro. Gli S.Pre.S.A.L. dovranno continuare a svolgere l’opera di prevenzione effettuata in questi anni attraverso la valutazione e l’espressione di pareri in merito ai piani di lavoro di rimozione amianto, a eseguire controlli durante l’esecuzione dei lavori e a effettuare le verifiche previste a fine lavori. Dovranno altresì effettuare attività di controllo nei luoghi di lavoro in cui può sussistere per i lavoratori il rischio di esposizione di amianto, indipendentemente dall’effettuazione di lavori di rimozione. Un importante strumento per l’individuazione e la rappresentazione delle situazioni di rischio sono le mappe di rischio, la cui predisposizione è già stata avviata dalla Regione Piemonte per altre problematiche degli ambienti di lavoro. La mappa di rischio relativamente all’amianto consentirà di programmare attività mirate di controllo e adottare i necessari provvedimenti prescrittivi per eliminare il rischio. Un contributo importante alla mappatura del rischio negli ambienti di vita e di lavoro sarà fornito dall’aggiornamento del censimento attraverso la comunicazione che i soggetti pubblici e privati

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proprietari di edifici, impianti, luoghi, mezzi di trasporto, manufatti con presenza di amianto o di materiali contenenti amianto, dovranno inviare all’ASL, come previsto dalla Legge regionale n° 30. L’obiettivo è quindi di giungere ad una conoscenza approfondita delle situazioni in cui è presente ancora esposizione ad amianto ed eliminare questo rischio. Il ruolo degli SPreSAL, stante i compiti istituzionali ed i dati di cui dispongono riguardo alla presenza di amianto ed agli interventi di rimozione dello stesso nel corso degli anni, nonché ai casi di lavoratori segnalati per sospetta malattia professionale, continuerà ad essere essenziale anche per la ricostruzione dell’esposizione dei lavoratori e l’individuazione delle responsabilità dei datori di lavoro, quindi per il riconoscimento di malattia professionale e l’avvio dell’iter giudiziario previsto dalla normativa vigente. 8 - Mappatura dell’amianto presente sul territorio regionale L’art. 20 della Legge 23 marzo 2001 n. 93 persegue l'obiettivo della mappatura completa della presenza di amianto di origine antropica e naturale sul territorio nazionale anche finalizzata alla realizzazione degli interventi di bonifica da considerare prioritari per rischio associato all’esistenza di sorgenti di amianto.

Il D.M. 101/2003, emanato in attuazione dell’art. 20 comma 2 della Legge 93/2001, definisce i soggetti e gli strumenti che realizzano la mappatura, specificando fasi e relative progressioni e stabilisce in particolare che “la mappatura consiste:

1. in una prima fase di individuazione e delimitazione dei siti caratterizzati dalla presenza di amianto nell'ambiente naturale o costruito;

2. in una seconda fase di selezione di quei siti, individuati ai sensi della lettera a), nei quali è accertata la presenza di amianto, nell'ambiente naturale o costruito, tale da rendere necessari interventi di bonifica urgenti.”

Data la finalità di individuare la presenza di amianto su tutto il territorio regionale è opportuno un coinvolgimento anche dei Comuni sulla base delle indicazioni regionali. 8.1 - Mappatura dell’amianto antropico presente sul territorio regionale Come previsto dal D.M. 101/2003 la mappatura dell’amianto di origine antropica può essere effettuata a partire dai dati dei censimenti dell’amianto ai sensi della L. 257/1992. 8.1.1 - Situazione attuale dei censimenti dell’amia nto Censimento degli edifici scolastici e degli asili (dati relativi al 2003)

Per l'attuazione delle strategie individuate nel precedente piano è stato istituito un gruppo di lavoro a livello regionale che ha ritenuto, per realizzare quanto previsto per il Censimento edifici, di dare priorità alle scuole di ogni ordine e grado ivi compresi gli asili. I motivi di tale scelta sono stati da un lato la necessità di conoscere la salubrità degli ambienti frequentati dagli strati più giovani della popolazione e dall’altro dalla oggettiva impossibilità ad attivare il censimento contemporaneamente su tutte le categorie di edifici pubblici o aperti al pubblico a causa dell’enorme dispiego di forze necessarie a fronte delle limitate risorse disponibili.

Con D.D del 05/04/2001, n. 200 è stato approvato l’elenco delle strutture scolastiche di ogni ordine e grado da sottoporre a censimento ed è stata avviata l’attività delle ASL attraverso il Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro.

Per la raccolta omogenea dei dati è stata utilizzata una scheda conforme a quella riportata nell’allegato 5 del d.m. 6/9/94 ed, al fine di migliorarne la gestione a livello regionale, è stato predisposto e distribuito alle ASL un software specifico. L’esito della raccolta dei dati è stato trasmesso alla Direzione Sanità Pubblica in formato elettronico.

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Sono stati censiti complessivamente 4413 edifici sul territorio regionale; è opportuno ricordare che talvolta in un unico edificio possono essere presenti più scuole e pertanto il numero di scuole può non coincidere con il numero reale degli edifici sottoposti a censimento.

Il 22% degli edifici censiti contiene manufatti in amianto (966 casi). Nell’ASL 20 di Alessandria si rilevano punte del 51% mentre percentuali modeste sono state riscontrate nell’ASL 21 di Casale Monferrato (9%, attività di rimozione già in atto da tempo) e nell’ASL 16 di Mondovì (3%).

Nella stessa struttura l’amianto può coesistere sia in forma “compatta” sia in forma “friabile”: in 843 casi è in matrice compatta (87%) e in 187 casi in matrice friabile (19%).

Le seguenti tabelle riportano i dati relativi al censimento conclusosi nel 2003.

ASL Edifici censiti

Scuole in elenco

Scuole con presenza di amianto

% Scuole con

presenza di amianto

Scuole con

amianto compatto

% Scuole con

amianto compatto

Scuole con

amianto friabile

% Scuole con

amianto friabile

ASL 1 Torino 685 701 222 32% 213 96% 27 12% ASL 5 Collegno 375 364 56 15% 56 100% 0 0% ASL 6 Ciriè 185 190 63 34% 57 90% 18 29%

ASL 7 Chivasso 171 185 71 42% 67 94% 10 14% ASL 8 Chieri 233 267 16 7% 11 69% 5 31%

ASL 9 Ivrea 199 273 50 25% 49 98% 1 2% ASL 10 Pinerolo 141 198 52 37% 40 77% 18 35% ASL 11 Vercelli 220 223 32 15% 20 63% 6 19%

ASL 12 Biella 188 250 35 19% 25 71% 11 31% ASL 13 Novara 368 367 92 25% 84 91% 8 9%

ASL 14 Verbania 241 290 42 17% 40 95% 2 5% ASL 15 Cuneo 183 201 45 25% 41 91% 9 20%

ASL 16 Mondovì 146 148 4 3% 4 100% 0 0 ASL 17 Savigliano 174 196 7 4% 2 29% 6 86% ASL 18 Alba 229 234 35 15% 31 89% 4 11%

ASL 19 Asti 235 245 52 22% 45 87% 12 23% ASL 20 Alessandria 142 193 72 51% 43 60% 42 58%

ASL 21 Casale M. 129 143 12 9% 12 100% 1 8% ASL 22 Novi L. 169 172 8 5% 3 38% 7 88%

TOTALE REGIONE 4413 4840 966 22% 843 87% 187 19%

Con D.G.R. n. 30 - 11520 del 3 giugno 2009, ai sensi dell’art. 4 della L.R. 30/2008, è stato disposto di assegnare contributi per gli interventi di bonifica degli edifici scolastici di proprietà delle Amministrazioni Provinciali e Comunali, a valere sulle risorse iscritte a bilancio per il biennio 2009 – 2010 dall’art. 19 della L.R. 30/2008.

Censimento degli uffici della pubblica amministrazione, degli ospedali pubblici e privati e delle

case di cura e riposo

L’attività è proseguita con il censimento degli ospedali pubblici e privati e delle case di cura. Per analogia e completezza di tipologia sono stati censiti anche le case di riposo e, per l’importanza e la diffusione su tutto il territorio, gli uffici della pubblica amministrazione.

La D.G.R. del 11/02/2002, n. 49-5286 approvava l’elenco delle strutture e le modalità operative con le quali effettuarne il censimento. Il progetto, articolato in più fasi, vedeva coinvolte la Direzione Sanità Pubblica, i Servizi di prevenzione delle ASL piemontesi, i proprietari/conduttori delle strutture/edifici sopra indicati nonché gli uffici tecnici dei Comuni piemontesi.

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Un primo e significativo elemento da considerare è il grande numero di risposte/adesioni che ha avuto il progetto: 7973 “strutture” censite in un solo anno rappresentano sicuramente un impegno significativo ed un buon successo dell’iniziativa.

Complessivamente sono stati registrati 1448 casi di presenza di amianto. Come atteso, le coperture in cemento amianto – rappresentando il 46% delle segnalazioni e occupano il primo posto tra le tipologie dei manufatti presenti; i pavimenti e le tubazioni in cemento amianto sono il 31% ed i rivestimenti di tubi e caldaie il 10%; il complemento a 100 è ottenuto con altre categorie e la più significativa tra queste è: materiali che rivestono superfici applicati a spruzzo (6%).

L’87% è rappresentato da materiali compatti; decisamente distanziati i materiali a friabilità discreta (11,6%) mentre i materiali a friabilità alta sono soltanto l’1,4%: dato decisamente confortante vista la maggiore pericolosità di questi ultimi.

ASL

CASE DI CURA E

DI RIPOSO CLINICHE OSPEDALI COMUNI ALTRO

Totale Strutture Censite

Edifici con

amianto 1 = = = = = = = 5 23 3 2 76 315 419 92 6 24 6 4 53 325 412 75 7 33 1 37 114 185 8 8 34 3 2 27 252 318 81 9 47 1 72 226 346 12 10 51 4 80 646 781 89 11 46 1 4 70 766 887 170 12 29 7 41 274 351 71 13 36 3 4 105 194 342 48 14 25 1 4 34 365 429 44 15 37 2 3 45 332 419 56 16 32 2 55 276 365 45 17 34 3 26 427 490 103 18 38 3 2 82 482 607 120 19 57 3 4 117 699 880 181 20 29 2 3 31 403 468 139 21 48 1 3 28 52 132 60 22 12 3 17 110 142 54

TOTALE 635 29 55 996 6.258 7.973 1.448

I dati dei precedenti censimenti riportati nelle tabelle si configurano come un fondamentale punto di partenza per la programmazione degli interventi di bonifica, ma proprio per tale motivo, dovranno essere aggiornati.

Un contributo importante potra’ essere fornito dal censimento che dovra’ essere rilanciato con forza, che riguardera’ i soggetti pubblici e privati proprietari di manufatti in amianto. Questi soggetti dovranno inviare infatti apposita comunicazione all’ASL, che opereranno in stretta collaborazione con i Comuni. Si rimandano modalita’ e contenuti della comunicazione ad una successiva elaborazione operativa, sentiti gli organi tecnici – ASL, ARPA, Enti Locali -.

Questo censimento contribuira’ in modo essenziale, unitamente alle altri fonti riportate in vari capitoli del nuovo Piano regionale, alla istituzione del Registro Pubblico degli edifici industriali e ad uso abitativo, dismessi o in utilizzo, degli impianti dei mezzi di trasporto e dei luoghi con presenza o contaminazione da amianto.

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8.1.2 - Proposta di aggiornamento

Strategie operative

E’ necessario procedere all’aggiornamento dei Censimenti sulla base dei dati in possesso degli SPRESAL relativi ai piani di lavoro e agli interventi di bonifica effettuati, agli interventi di vigilanza eseguiti con i successivi provvedimenti prescrittivi adottati ed a eventuali altri dati di cui i Servizi sono in possesso.

L’aggiornamento consentirà di conoscere la situazione attuale, aggiornare la mappa di rischio e quindi di programmare gli eventuali necessari interventi di controllo e monitoraggio, secondo le linee già presentate nel paragrafo “Controllo delle condizioni di salubrità nei luoghi di lavoro e di vita”.

Ai sensi del D.M. 101/2003 è stato predisposto un progetto per la realizzazione della mappatura georeferenziata dei siti regionali interessati dalla presenza di amianto antropico sulla base dei dati del censimento.

Obiettivo primario del progetto è:

• realizzazione della mappatura dei siti con presenza di amianto sulla base dei dati derivanti dal Censimento.

Obiettivi secondari sono:

• aggiornamento dei dati del Censimento regionale

• verifica dell’esistenza dei Programmi di controllo e manutenzione

La Direzione Sanità Pubblica in collaborazione con l’ASL 6 ha effettuato uno studio preliminare attraverso il quale è stata verificata la possibilità di realizzare parte della georeferenziazione mediante l’utilizzo di uno specifico applicativo che permette l’individuazione delle coordinate GIS di un edificio a partire dalla toponomastica dello stesso.

Risultati attesi

Fornire al Ministero dell’Ambiente i risultati della mappatura, i dati analitici relativi agli interventi da effettuare e le relative priorità.

Verificare in base ai dati acquisiti dalla mappatura l’adempimento al d.m. 6/9/94 relativo alla predisposizione del Programma di controllo e manutenzione.

Riorganizzare i dati del Censimento in un’unica banca dati e aggiornamento degli stessi sulla base delle integrazioni deducibili dalle schede di raccolta.

8.2 - Mappatura dell’amianto naturale presente sul territorio regionale 8.2.1 - Stato attuale

Il D.M. 101/2003 prevede che la mappatura sia effettuata anche sulla presenza naturale di amianto.

A partire dall’anno 2004 l’Assessorato all’Ambiente della Regione Piemonte ha disposto la realizzazione della mappatura della presenza naturale di amianto, avvalendosi a tale scopo di Arpa Piemonte.

Tale attività, svolta prevalentemente nel periodo 2005-2006, continua oggi mediante approfondimenti sia di tipo “analitico” sia con l'attività di supporto alla Regione Piemonte per i sopralluoghi presso i siti critici individuati.

In esito alla realizzazione della prima fase della mappatura consistente nell’individuazione e delimitazione dei siti caratterizzati dalla presenza di amianto nell'ambiente naturale, sono stati individuati alcuni siti caratterizzati da criticità.

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Su tali aree è stato dato avvio alla seconda fase di mappatura, provvedendo a definire le azioni e gli interventi di bonifica da adottare.

Negli anni 2007 e 2008 la Regione Piemonte ha assegnato alle Amministrazioni comunali e provinciali risorse finanziarie nella misura di 750.000,00 euro per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica. La priorità degli interventi è stata valutata mediante la procedura prevista dal D.M. 101/2003.

La maggior parte delle mineralizzazioni di amianto presenti sul territorio piemontese è associata alle serpentiniti ofiolitiche della Zona Piemontese che si estendono quasi con continuità laterale dall’Ossola alla Liguria. Nel territorio piemontese queste rocce sono concentrate principalmente nelle Valli di Lanzo (Massiccio Ultrabasico di Lanzo), nelle Valli di Susa e Chisone, nelle Valli Varaita, Maira e Po (Massiccio del Monviso) e vasti affioramenti si ritrovano in provincia di Alessandria (Gruppo di Voltri). I minerali fibrosi più abbondanti (amianti e non, ai sensi della normativa vigente) finora riscontrati nelle ofioliti piemontesi sono crisotilo, tremolite – actinolite, antigorite, diopside, carlosturanite e balangeroite.

Crisotilo, antigorite, carlosturanite e balangeroite sono prevalentemente associati alle rocce ultrafemiche serpentinizzate, mentre la tremolite-actinolite può formarsi in uno spettro più ampio di litotipi che includono, oltre alle serpentiniti, scisti actinolitici, cloritoscisti, talcoscisti, prasiniti, rocce oficarbonatiche e marmi dolomitici.

In letteratura viene generalmente riferito che la presenza di minerali asbestiformi è essenzialmente legata alla presenza di vene all’interno delle quali essi si sviluppano anche se non è da escludersi il caso di sviluppo di reticolati mineralizzati di dimensioni sub-millimetriche.

Allo stato attuale studi di dettaglio e diversi sopralluoghi effettuati nella Valle di Susa, in Val Varaita e Val di Lanzo hanno evidenziato la presenza macroscopica di aggregati di minerali di amianto in vene principalmente nelle serpentiniti o serpentinoscisti. E’ importante evidenziare che i minerali di amianto non sono distribuiti in maniera ubiquitaria all’interno delle serpentiniti ma sono spesso associati a faglie o zone di taglio.

In queste mineralizzazioni le fibre di amianto si ritrovano sia lungo le superfici di scorrimento con geometrie più o meno complesse, sia in fratture più o meno diffuse associate a queste ultime. Le fibre di tipo slip sono quelle che hanno direzione di crescita parallela alle salbande delle fratture o delle vene mentre quelle di tipo cross hanno direzione di crescita circa perpendicolare.

La frequenza di queste strutture contenenti aggregati di amianto è molto irregolare. Si possono attraversare notevoli volumi di rocce basiche ed ultrabasiche privi di vene di amianto, che poi compaiono localizzate in spessori rocciosi limitati, oppure più raramente , come nel caso del giacimento di Balangero, l’amianto può trovarsi cristallizzato in una fitta rete di vene mineralizzate che permea la roccia (giacimenti stockwork).I settori di ammassi rocciosi interessati da zone di taglio e faglie variamente sviluppate sembrano quindi assumere grande importanza ai fini dello studio della mappatura di amianto naturale in quanto sono luogo di più evidenti concentrazioni di minerali ad abito fibroso.

L’elevata sfaldabilità di queste mineralizzazioni e la scarsa adesione alla matrice rocciosa sono tali per cui la “perturbazione” di tali porzioni rocciose può liberare nell’aria fibre respirabili e l’acclarata cancerogenicità delle fibre di amianto suggerisce azioni finalizzate a contrastarne la diffusione.

Di primaria importanza risulta, quindi, il problema delle attività antropiche nelle aree interessate dalla presenza di rocce amiantifere e la necessità di bonifica, o meglio, di un ripristino ambientale, delle zone (cave, affioramenti, ecc.) che possono essere sorgenti di fibre a seguito sia di fenomeni naturali di degradazione ed alterazione, sia di interventi umani.

A fronte della situazione territoriale sopra rappresentata risulta inoltre evidente la necessità di un’adeguata regolamentazione sia delle opere di antropizzazione del territorio sia delle attività lavorative in zone caratterizzate dall’accertata o potenziale presenza di amianto in matrice naturale.

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Piano Regionale Amianto

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Amianto naturale in Piemonte

8.2.2 - Proposta di aggiornamento

Obiettivi

� completare le attività di mappatura attuate, con progressiva attivazione degli interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica;

� contrastare la diffusione di fibre derivanti dallo sfaldamento delle mineralizzazioni contenenti amianto;

� regolamentare le opere di antropizzazione del territorio e le attività lavorative in aree con presenza di amianto in matrice naturale.

Risultati attesi

� messa in sicurezza e bonifica di siti con presenza di amianto naturale sfaldabile, ove a causa della loro collocazione possano rappresentare una criticità per l’impatto sulla salute umana;

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� studio per la realizzazione di controlli periodici sulle aree interessate da criticità ovvero degli interventi di messa in sicurezza effettuati al fine di garantirne il perfetto mantenimento nel tempo;

� risoluzione delle problematiche relative alle attività lavorative in presenza, in generale, di amianto in matrice naturale e in particolare di pietre verdi

� predisposizione di disciplinare tecnico/linee guida per le problematiche connesse all’amianto in occasione della realizzazione di grandi opere ambientali a rischio amianto

� definizione di linee-guida per l’effettuazione di studi geologici a supporto di interventi in aree con presenza naturale di “amianto”;

� predisposizione di linee guida relative all’esposizione a fibre asbestiformi pericolose di origine naturale.

Strategie operative

L’individuazione e la delimitazione dei siti interessati dalla presenza di amianto di origine naturale deve essere attuata per fasi, a partire dalle criticità potenzialmente maggiori.

A conclusione di ogni “step” di mappatura deve essere verificata, ai sensi del D.M. 101/2003, la necessità di attivare interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica.

A seguito delle azioni avviate sulla scorta dei risultati della prima fase di mappatura, risulta necessario verificare che siano efficacemente portati a termine gli interventi di messa in sicurezza dei siti già individuati. Su tali aree si ravvisa l’opportunità di periodici monitoraggi della presenza di fibre aerodisperse.

E’ inoltre opportuno procedere ad un approfondimento della mappatura a scala locale su tutte le aree maggiormente indiziate della presenza di amianto, in modo da individuare ulteriori eventuali criticità legate ad affioramenti e provvedere alla relativa valutazione dei rischi.

Per quanto riguarda gli eventuali interventi di bonifica e di messa in sicurezza che dovessero rendersi necessari a seguito degli approfondimenti da attivare, è necessario un impegno finanziario del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, come previsto dal D.M. 101/2003.

Si procederà, inoltre, in collaborazione con le Province ad eseguire una attività di mappatura e verifica delle attività estrattive/cave che possono essere potenzialmente interessate da problematiche connesse alla presenza di amianto naturale.

E’ necessario a tale scopo implementare il lavoro già svolto da Arpa Piemonte nell’ambito della prima fase della mappatura, come evidenziato anche nel capitolo 1.

Ulteriore attività è la predisposizione e l’esecuzione di specifici progetti di studio relativi alla attività analitica volti a caratterizzare i diversi silicati fibrosi presenti in natura, anche non definibili amianto.

9 - Monitoraggio dei livelli di concentrazione di f ibre di amianto nell’aria Il monitoraggio dei livelli di concentrazione di fibre di amianto nell’aria è mirato alla verifica nelle aree di interesse nazionale di Casale Monferrato e di Balangero. 9.1 - Monitoraggio ambientale delle aree circostant i i cantieri di bonifica del polverino

9.1.1 - Stato attuale

Sul sito di interesse nazionale di Casale Monferrato, presso i siti inquinati da scarti di lavorazione dell’amianto (il cosiddetto “polverino”), a fronte dell’impossibilità di procedere alla bonifica nel totale rispetto di quanto previsto dal D.M. 06.09.1994 (che in presenza di amianto friabile impone

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Piano Regionale Amianto

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tassativamente la bonifica in area confinata) e dell’applicazione di un’apposita metodica approvata dal Ministero, viene realizzato un monitoraggio ambientale nelle aree circostanti i cantieri di bonifica.

Tale monitoraggio è realizzato nelle immediate vicinanze, fuori dall’area di cantiere in concomitanza dell’esecuzione degli interventi di bonifica del polverino e, vista la funzione di rilevazione di possibili dispersioni dal cantiere, i risultati in Microscopia Ottica in Contrasto di Fase (MOCF) vengono forniti nelle 24 ore e, qualora necessario, realizzati approfondimenti in Microscopia Elettronica a Scansione (SEM).

In corrispondenza dei 44 siti interessati dalla presenza di polverino e sottoposti a intervento di bonifica dal 2005 al 2008 (cfr. capitolo 5), Arpa Piemonte ha provveduto alla realizzazione del monitoraggio ambientale fuori dall’area di cantiere.

9.1.2 - Proposte di aggiornamento

Obiettivi

� monitorare in tempo reale eventuali dispersioni provenienti dai cantieri di bonifica in modo da consentire un intervento immediato qualora si riscontrassero problemi

Risultati attesi

� garantire un controllo efficace delle possibili dispersioni

Strategie operative

Arpa Piemonte proseguirà nella realizzazione del monitoraggio ambientale nelle immediate vicinanze fuori dall’area di cantiere in concomitanza con l’esecuzione degli interventi di bonifica dei siti interessati dalla presenza del “polverino” nel territorio dell’ex USL 76.

Le modalità di intervento sono quelle già individuate nel programma operativo discendente dalla convenzione stipulata in data 28 aprile 2006 tra Comune di Casale Monferrato, Arpa Piemonte e ASL 21, al quale si rimanda.

I campioni prelevati saranno analizzati di routine in Microscopia Ottica in Contrasto di Fase (MOCF) e, qualora necessario, una parte verrà inoltre sottoposta ad analisi in Microscopia Elettronica a Scansione (SEM).

9.2 - Monitoraggio ambientale del territorio

9.2.1 - Stato attuale

Sono state condotte due indagini, la prima nel periodo 1999-2002 (a cura di Arpa e ASL) e la seconda nel periodo 2007-2008 (a cura di Arpa).

La prima indagine aveva come obiettivo il monitoraggio della concentrazione di fibre di amianto nell’area di Casale Monferrato e comuni limitrofi al fine di fornire alla popolazione informazioni sull’inquinamento ambientale, valutare l’incremento temporaneo di fibre aerodisperse attribuibile alle operazioni di bonifica previste in contemporanea e individuare eventualmente la presenza di aree con concentrazioni anomale.

Le postazioni di campionamento erano 14 di cui 11 localizzate nel concentrico urbano della città di Casale Monferrato in punti significativi (ospedale, scuole, zona industriale, sponda fiume Po, stabilimento ex Eternit, viali di intenso traffico veicolare, giardini pubblici), 2 presso i comuni limitrofi di Coniolo e Frassineto Po e uno considerato come “bianco” di riferimento o valore di fondo nel comune di Serralunga di Crea.

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Piano Regionale Amianto

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In considerazione della notevole estensione del sito di bonifica di interesse nazionale (coincidente con il territorio dell’ex USL 76), comprendente 47 comuni oltre a Casale Monferrato, nonché della presenza diffusa di manufatti in cemento amianto (MCA) e “polverini”, nell’ambito del programma operativo messo a punto in attuazione degli impegni derivanti dalla convenzione stipulata tra Comune di Casale Monferrato, Arpa Piemonte e ASL 21 in data 28 aprile 2006, Arpa Piemonte ha ritenuto significativo procedere con un’indagine estesa all’intero ambito perimetrato al fine di accrescere la conoscenza del territorio ed evidenziare la presenza di eventuali situazioni critiche.

Nel 2007 è stato quindi avviato un monitoraggio ambientale presso ciascuno dei 48 Comuni dell’ex USL 76. Le postazioni di campionamento sono state collocate in zone ad alta densità di frequentazione (es. centro cittadino, casa comunale, pro-loco, chiesa, ecc.), presso potenziali bersagli ad alta vulnerabilità (es. asili, scuole, ospedali, ecc.) o in appositi luoghi scelti in collaborazione con l’amministrazione comunale, tenuto conto dei dati del censimento pregresso (es. presenza di polverino, coperture di estensione significativa, ecc.) e delle ulteriori informazioni eventualmente acquisite.

Tali punti sono risultati variabili in numero da comune a comune in funzione delle specificità riscontrate, dell’estensione del territorio, dell’esistenza di scuole, del numero di frazioni, della presenza di zone industriali o con accentramento di coperture, dell’esistenza nota di fonti inquinanti e di altre situazioni critiche portate a conoscenza di Arpa.

Per quanto concerne il Comune di Casale Monferrato e le sue frazioni, dove si evidenzia in aggiunta alla massiccia diffusione di manufatti contenenti amianto (MCA) un raggruppamento di siti con presenza di polverino, si è ritenuto di procedere al monitoraggio nei singoli quartieri e nelle frazioni con modalità analoghe a quelle adottate per gli altri comuni di interesse.

Tale monitoraggio, effettuato nel periodo maggio 2007 – agosto 2008 ha riguardato 168 punti di campionamento per un prelievo complessivo di 336 campioni di materiale aerodisperso analizzati di routine in microscopia ottica in contrasto di fase (MOCF) e, per un 30%, anche in microscopia elettronica a scansione (SEM).

A conclusione della suddetta campagna, al fine di garantire un controllo nel tempo si è deciso di eseguire una seconda campagna con modalità analoghe che è attualmente in corso.

9.2.2 - Proposte di aggiornamento

Obiettivi

� valutare il rilascio di fibre da coperture in cemento-amianto e altri siti contenenti amianto

� valutare il rilascio di fibre da affioramenti di rocce contenenti amianto

� monitorare le concentrazioni di amianto sul territorio

Risultati attesi

� sviluppare e perfezionare le metodologie di campionamento in ambiente esterno

� definire i criteri di analisi dei campioni, la ripetibilità delle misure e la conseguente interpretazione dei risultati

� avviare nuove indagini ambientali in aree che rappresentano potenziali sorgenti di fibre

� sperimentare l’applicazione di tecniche di indagine

� approfondire la ricerca nell’aria di fibre corte e sottili

� approfondire la distribuzione dei diametri e delle lunghezze delle fibre

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Strategie operative

Il monitoraggio ambientale del territorio sarà realizzato a scala diversificata, secondo uno specifico programma operativo.

Presso i 48 Comuni del territorio dell’ex USL 76, il monitoraggio ambientale proseguirà secondo un piano operativo redatto in coerenza a quanto già realizzato nell’ambito della convenzione tra Comune di Casale Monferrato, Arpa Piemonte e ASL, anche alla luce dei risultati delle attività pregresse.

I monitoraggi ambientali sono effettuati anche sul sito di interesse nazionale di Balangero ed espressamente previsti dall’Accordo di Programma del 18 dicembre 2007 per la prosecuzione degli interventi di messa in sicurezza d’emergenza, caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale ai fini della riqualificazione per lo sviluppo della ex miniera di amianto, stipulato tra il Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, la Comunità Montana delle Valli di Lanzo, il Comune di Balangero ed il Comune di Corio.

E’ attiva una convenzione per la validazione dei dati di monitoraggio dell'ex miniera di Balangero approvata da Arpa con Decreto del Direttore Generale n. 105 dell’8 febbraio 2005.

Presso il restante territorio regionale, sarà avviata un’attività di monitoraggio ambientale su scala provinciale, secondo un piano di campionamento che preveda campionamenti per ciascuna provincia, in funzione delle risorse che saranno rese disponibili e tenendo conto delle criticità territoriali specifiche nonché dell’opportunità di disporre di dati meteorologici acquisiti in prossimità del punto di campionamento e durante tutto il periodo di prelievo.

Saranno inoltre avviate attività di ricerca e sperimentazione sul rilascio di fibre da coperture in cemento-amianto ad esempio mediante “deposimetro” o altri strumenti da valutare.

Tutti i campioni prelevati saranno analizzati in microscopia ottica in contrasto di fase (MOCF); una parte potrà essere sottoposta ad analisi in microscopia elettronica a scansione (SEM).

A partire da quelle previste dal DM 6 settembre 1994, le metodiche di campionamento ed analisi saranno perfezionate ed ottimizzate in relazione alla necessità di indagare la presenza di fibre in ambiente di vita, tenendo in considerazione la ripetibilità delle misure. Il metodo di campionamento e analisi sarà uniformato in tutti i punti di prelievo.

Saranno inoltre condotte attività di messa a punto di metodiche analitiche per la determinazione quali/quantitativa dei minerali classificabili amianto in campioni aerodispersi, liquidi e solidi.

Saranno promossi specifici circuiti per i laboratori privati al fine di mantenere costantemente monitorata la rete laboratoristica che opera nell’effettuazione di attività analitica di particolare complessità come quella in oggetto.

In parallelo al monitoraggio ambientale delle fibre “regolamentate” sarà approfondita, mediante ricerca mirata, la concentrazione nell’aria di fibre ultrafini e ultracorte di amianto, conducendo anche uno studio di approfondimento sulla distribuzione dei diametri e delle lunghezze delle fibre.

Su un numero limitato di campioni sarà indagata anche la presenza di fibre minerali artificiali da tempo sostitutive dell’amianto e di fibre naturali presenti nell’aria.

10 - Monitoraggio della discarica di Casale Monferr ato

10.1 - Stato attuale

L’impianto di discarica monouso per amianto di Casale Monferrato consta attualmente di due vasche in coltivazione, una per rifiuti non pericolosi (ex 2A) per lo smaltimento del materiale compatto (lastre, ecc.) e una per rifiuti pericolosi (ex 2C) per materiale friabile (polverino). Una terza vasca, di categoria ex 2A, risulta esaurita.

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Nell’ambito dell’attività di monitoraggio ambientale periodico prevista dal provvedimento di autorizzazione dell’impianto di discarica disposto dalla Provincia di Alessandria, Arpa ha effettuato con cadenza trimestrale un monitoraggio in prossimità delle vasche, durante il conferimento dei materiali (sia compatto sia friabile) e con cadenza annuale una campagna di bianco in assenza di conferimento.

10.2 - Proposte operative

Obiettivi

� monitoraggio delle concentrazioni di fibre aerodisperse presso la discarica

Risultati attesi

� sperimentare l’applicazione di metodi innovativi per la valutazione della concentrazione di fibre su tempi lunghi

Strategie operative

Proseguirà il monitoraggio ambientale in prossimità della discarica di Casale Monferrato, secondo un piano operativo da svilupparsi anche alla luce dei risultati delle attività pregresse, avviando altresì attività di ricerca e sperimentazione sul rilascio di fibre, effettuando campionamenti ad esempio mediante “deposimetro” e/o echo-puff.

11 - Sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti o che sono stati esposti all’amianto 11.1 Stato attuale e riferimenti normativi

� L’art. 8 del Legge Regionale 30 del 14 ottobre 2008 (Attività di sorveglianza e registrazione) recita:

� ”La Giunta regionale … potenzia il Registro Regionale dei Mesoteliomi Maligni … al fine di promuovere la ricerca clinica e di base connessa alle situazioni di rischio amianto”.

� La Giunta regionale, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili, attiva forme di registrazione degli esposti e degli ex esposti, coordinando le iniziative di sorveglianza sanitaria svolte dal Servizio Sanitario Regionale. La Giunta regionale, sentito il Centro Regionale per la Ricerca, Sorveglianza e Prevenzione dei rischi da amianto e sentita la Commissione Consiliare competente, adotta specifici protocolli di sorveglianza che indicano le categorie di lavoratori e di cittadini esposti o ex esposti, le caratteristiche dell'esposizione ad amianto o ad altre fibre minerali artificiali, la natura e la frequenza degli accertamenti sanitari indicati.

� I soggetti sottoposti a sorveglianza sanitaria hanno diritto a fruire della gratuità degli accertamenti, ad accedere alla documentazione sanitaria relativa e a ricevere le informazioni e i suggerimenti sui rischi e sui comportamenti preventivi da adottare.

� (….omissis …..).

� Le modalità di tenuta ed aggiornamento dei registri sono definite dal Piano Regionale Amianto.”

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11.2 Proposta operative Obiettivi della creazione di registri nominativi di esposti ed ex-esposti ad amianto Tali registri possono servire in primo luogo per

1. Riconoscere, da parte di operatori del Servizio Sanitario Nazionale, casi di malattie attribuibili all’esposizione ad amianto.

2. Valutare il carico assistenziale creato dalle esposizioni ad amianto nel nostro paese. e inoltre, per identificare in modo nominativo persone:

3. cui offrire assistenza sanitaria e riabilitativa (esenti da ticket), nonché legale;

4. da privilegiare per l’inclusione in interventi antifumo; 5. da rendere oggetto di studi epidemiologici. E’ stata segnalata la relativa carenza, in Italia, di

stime di frequenza di malattie asbesto-correlate diverse dai mesoteliomi. E’ verosimile che i dati INAIL sugli indennizzi per queste malattie sottostimino il fenomeno (come peraltro sottostimano il fenomeno dei mesoteliomi);

6. da invitare a sottoporsi, in condizioni asintomatiche, a test diagnostici per tumori polmonari e pleurici, se sarà dimostrata l’efficacia di protocolli di screening oncologico per modificare in positivo la storia naturale di questi tipi di tumori.

L’articolo 17 della Legge Regionale 30/2008 estende i privilegi riconosciuti agli iscritti a

registri di esposti ed ex-esposti ad amianto a tutte le persone affette da mesotelioma. La norma è fondata sulla nozione che la proporzione di mesoteliomi associati ad amianto si approssima al 100%.

La costruzione di registri di lavoratori esposti ed ex-esposti all’amianto, parallelamente al recupero delle informazioni derivanti dall’aggiornamento dei Censimenti e dei dati in possesso degli SPreSAL, di cui si tratta in altri paragrafi, consentirà, come già precisato al punto 1, di ricostruire la presenza del minerale e quindi l’esposizione negli anni dei lavoratori, fornendo informazioni essenziali per il riconoscimento delle malattie professionali e l’avvio delle procedure previste ai fini di risarcimento del danno e di riconoscimento delle eventuali responsabilità in sede penale. Categorie di lavoratori e di cittadini cui offrire forme di sorveglianza sanitaria. La sorveglianza sanitaria prevista dall’art 8 della Legge Regionale 30/2008, e quindi l’offerta di strumenti per evitare o ritardare la comparsa di eventuali effetti dell’amianto, deve essere, oltre che efficace, anche esaustiva. Si deve quindi assicurare l’accesso alle azioni che verranno intraprese a tutti gli aventi diritto. La stessa legge (art 8 comma 2) fa un preciso riferimento alla costruzione di registri degli esposti ed ex esposti e alla esclusione da benefici (art l7 comma 3) per coloro che non vi sono iscritti. Per ottemperare a quanto previsto dalla Legge Regionale 30/2008, registri debbono essere previsti per le seguenti categorie di esposti in ambiente di lavoro:

1) coloro che avevano cessato l’esposizione al momento della Legge 257/1992;

2) esposti in ambiente di lavoro successivamente alla Legge 257/1992 ma non attualmente (ex-dipendenti di imprese di rimozione dell’amianto, ex-addetti alla manutenzione di impianti contenenti amianto, ex-addetti all’edilizia, ex-cavatori di pietre verdi, ecc);

3) lavoratori tuttora potenzialmente esposti ad amianto (in quanto dipendenti di imprese di

rimozione dell’amianto, addetti alla manutenzione di impianti contenenti amianto, addetti all’edilizia, cavatori di pietre verdi, ecc). A questi lavoratori si applica quanto previsto dall’art. 259 del Decreto Legislativo 81/2008, che prevede - da parte del medico competente -

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controlli sanitari intesi a verificare la possibilità di indossare dispositivi di protezione respiratoria, prima dell’assegnazione ai lavori in questione e successivamente almeno una volta ogni tre anni, nonché all’atto della cessazione del rapporto di lavoro. In quest’ultima circostanza, il medico competente deve fornire indicazioni in merito ad eventuali successivi esami cui sottoporsi, privilegiando quelli non invasivi e quelli per i quali vi sia una documentata evidenza di efficacia.

Una ulteriore categoria da prendere in considerazione è rappresentata dai residenti in aree piemontesi fortemente contaminate da amianto.

In tutti i casi, la formalizzazione delle modalità di costruzione di registri nominativi dovrà essere congrua con la normativa riguardante la confidenzialità dei dati individuali.

Nessuna delle fonti e procedure ex-oficio indicate nei paragrafi che seguono offre garanzie di esaustività (ad esempio, gli archivi INPS escludono i lavoratori che hanno cessato rapporti di dipendenza prima del 1974). Particolarmente problematica sarà l’identificazione di addetti ed ex-addetti alla manutenzione di impianti contenenti amianto in aziende ad attività diversa dalla produzione di beni contenenti amianto (ad es. idraulici addetti alle caldaie) e quella degli addetti ed ex-addetti all’edilizia (ad es. carpentieri). Per garantire l’accesso ai benefici previsti dalla Legge Regionale 30/2008 a tutti gli aventi diritto saranno necessari bandi pubblici per consentire agli esclusi dalle procedure più oltre indicate di richiedere il riconoscimento come “esposto (od ex-esposto) ad amianto”. La pregressa esposizione ad amianto dovrà essere valutata da una commissione ad hoc, che dovrà operare con criteri scientificamente validi ed espliciti. Fonti di dati per il reperimento nominativo di lavoratori potenzialmente esposti ed ex-esposti ad amianto. Fonti storiche

• Archivi INAIL-INPS. Identificazione, tramite gli archivi INPS, dei dipendenti delle aziende piemontesi che pagavano all’INAIL il premio assicurativo speciale per il rischio asbestosi. La posta in opera a titolo sperimentale di questa procedura da parte dell’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte nei primi anni 2000 ha portato alla creazione di un elenco di circa 17.000 persone, che dovrà essere recuperato e la cui accuratezza dovrà essere valutata. Infatti, debbono essere stabiliti criteri per distinguere tra ex dipendenti esposti e non esposti ad amianto.

Fonti correnti � Relazioni art. 9 Legge 257/1992. Reperimento delle relazioni inviate dalle imprese alle Unità

Sanitarie Locali e alla Regione a norma dell’articolo 9 della Legge 257/1992, indicanti, tra l’altro, i dati anagrafici degli addetti e il carattere delle loro attività.

� Piani di lavoro per gli interventi di rimozione di amianto. Reperimento di documentazione

presso Aziende Sanitarie Locali riguardanti le aziende dove si è svolta rimozione di amianto autorizzata di amianto friabile.

� Registri previsti dal Decreto Legislativo 81/2008. L’articolo 260 del Decreto Legislativo

81/2008 prevede che i registri nominativi degli esposti ad amianto vengano inoltrati a ISPESL, così come il registro delle esposizioni.

� Registro dei Mesoteliomi Maligni. Riconoscimento – attraverso il Registro Mesoteliomi della

Regione Piemonte - delle aziende dove hanno lavorato le persone affette da mesotelioma. I

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dipendenti di tali aziende potranno essere successivamente identificati attraverso gli archivi INPS, con le procedure sopra menzionate.

Altre fonti

• E’ inoltre da incoraggiare il reperimento, da parte di Enti competenti, di documenti di natura amministrativa, quali i libri matricola delle aziende (e anche altra documentazione di ordine amministrativo) dove si verificava esposizione ad amianto, che rappresentano un materiale prezioso per future indagini, tanto epidemiologiche quanto di ordine sociale e storico.

Indicatori di qualità dell’attività di costruzione di elenchi di esposti ad amianto La completezza dell’identificazione degli esposti ed ex-esposti ad amianto sarà valutata in base

alla congruenza tra le diverse sorgenti di informazione e in base alla memoria storica degli operatori.

Dovrà anche essere valutata la qualità dell’informazione raccolta e la corrispondenza tra i numeri di ex-esposti così identificati e quelli stimabili teoricamente sulla base degli studi epidemiologici finora condotti in Piemonte. Infine, la stima del rischio di mesotelioma potrebbe essere un indicatore dell’adeguatezza dei criteri che verranno posti in opera per la prima distinzione, nell’ambito degli elenchi che verranno raccolti, tra lavoratori effettivamente, verosimilmente e ragionevolmente mai (o minimamente) esposti ad amianto.

Persone esposte ad amianto in circostanze extra-lavorative

In Piemonte, è documentato un elevato rischio di mesotelioma per i residenti in prossimità della Eternit S.p.A. di Casale Monferrato e di Cavagnolo, conseguente all’inquinamento dell’ambiente generale da parte delle emissioni dell’azienda e dell’uso dei residui della lavorazione. Inoltre, in Piemonte come altrove, è documentato un eccesso di rischio per coloro che hanno convissuto con lavoratori dell’amianto. La Legge Regionale 30/2008 prevede che queste persone fruiscano di alcuni privilegi e quindi che siano inclusi in elenchi di esposti od ex-esposti.

Un gruppo multidisciplinare ad hoc dovrà essere riunito per definire i criteri di inclusione tra gli aventi diritto a forme di sorveglianza sanitaria di cittadini residenti in zone inquinate o conviventi con lavoratori dell’amianto.

Un primo indicatore di successo di questa operazione sarà la disponibilità di un rapporto sull’operato del gruppo ad hoc. Successivamente, si potrà verificare che il rischio di mesotelioma sia limitato ai sottogruppi di popolazione identificati dal gruppo ad hoc.

12 - Misure di sorveglianza sanitaria Il Centro Regionale Amianto di Casale Monferrato, nell’ambito dell’accordo stipulato tra la Regione Piemonte ed il Centro Controllo Malattie del Sottosegretariato alla Salute del Ministero e su incarico della Regione Piemonte, sta producendo linee guida per la sorveglianza sanitaria.

12.1 - Il coinvolgimento dei medici di medicina gen erale

L’iter per il controllo sanitario dei lavoratori ex-esposti ad amianto secondo il precedente piano regionale prevedeva il riconoscimento nominativo degli interessati attraverso il percorso

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INAIL-INPS, l’identificazione del loro medico di base attraverso gli archivi del Servizio Sanitario Nazionale, la segnalazione al medico di medicina generale (MMG) dei suoi assistiti a rischio di malattie di amianto. Prevedeva inoltre di fornire ai MMG protocolli (diversificati a seconda del tipo e gravità di sintomi) da seguire per quegli assistiti che mostrassero segni di patologie da amianto; e di distribuire agli interessati, attraverso gli ambulatori dei MMG, una serie di informazioni riguardanti le malattie da amianto.

Il successo della prima fase dell’operazione è indicato dal reperimento di circa 17.000

nominativi, ciascuno con un corredo di informazioni sulla storia lavorativa che portano a ritenere assai verosimile la pregresse esposizione ad amianto. Il successo del coinvolgimento dei MMG e dell’avvio degli interessati a interventi medici di ordine diagnostico e terapeutico non è mai stato misurato, ma diversi indizi suggeriscono che esso sia stato limitato. Sarà quindi importante un confronto con le organizzazioni dei MMG al fine di identificare i motivi del fallimento e di saggiare l’opportunità di un aggiornamento del disegno dell’intervento. Un coordinamento con i MMG sembra importante per assicurare tanto la capillarità dell’intervento quanto l’adeguatezza delle terapie che vengono fornite in caso di necessità. 12.2 - Il controllo della patologia respiratoria no n oncologica nei lavoratori.

Sebbene diverse iniziative di intervento siano in corso in Piemonte, non è possibile al momento né quantificare l’esaustività della fornitura dei convenzionali protocolli di attenzione ad ex-esposti ad amianto, né verificare la corrispondenza tra i protocolli che vengono posti in opera e quelli raccomandati dalla letteratura internazionale.

Sarà quindi necessario, in primo luogo, raccogliere in modo sistematico notizie sugli interventi attualmente posti in opera e verificare la loro rispondenza ai protocolli predisposti dalla Regione Piemonte nell’ambito del già citato programma di controllo sanitario dei lavoratori ex-esposti ad amianto.

Indicatori di successo saranno la partecipazione degli Spresal all’iniziativa, la tipizzazione delle iniziative in corso, la stima della partecipazione degli aventi diritto ai singoli interventi, la corrispondenza tra l’incidenza/prevalenza di patologia respiratoria identificata e il numero di casi di patologia respiratoria denunciati e/o riconosciuti dall’INAIL. 12.3 - Gli screening oncologici

La maggiore preoccupazione, dopo diversi anni dalla cessazione dell’esposizione, riguarda la prevenzione degli effetti cancerogeni dell’amianto sulla pleura e sul polmone attraverso procedure di screening rivolte a soggetti asintomatici. Dal secondo dopoguerra in poi, in diverse sedi internazionali, sono stati indicati i presupposti scientifici, organizzativi ed etici per una attività di screening oncologico. Elemento essenziale è la dimostrazione scientifica (riconosciuta dalla comunità scientifica) della capacità dell’intervento di modificare la storia naturale della malattia. I test di screening, compresi quelli ipotizzati per riconoscere i tumori associati ad amianto, non sono dirimenti a fini diagnostici. E’ quindi necessario conoscere sensibilità e specificità del test che viene proposto, e che tali valori siano accettabili. Se non si conoscono questi elementi, è facile che un programma di screening oncologico diventi inefficace, non etico e talora foriero di maleficenza. Sono i falsi positivi al test di screening quelli che sollevano maggiore preoccupazione, per la loro potenzialità di causare interventi inutilmente invasivi sulla persona, nonché ansia negli interessati e inutili spese sanitarie. Ovviamente, di fronte a ipotesi robuste di adeguatezza di un test di screening, sono da incoraggiare protocolli di intervento sperimentale intesi a misurarne l’efficacia e i possibili effetti collaterali. Ma in questo caso la proposta è da intendersi come progetto di ricerca, il cui disegno e i cui parametri etici sono ben diversi da quelli di un intervento di screening generalizzato alla popolazione.

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Per quanto riguarda la diagnosi di mesotelioma in fase asintomatica, le conoscenze disponibili non consentono di suggerire alcun intervento ad efficacia misurabile, neppure con il profilo di ricerca sperimentale. Per quanto riguarda la diagnosi di cancro del polmone in fase asintomatica, la letteratura scientifica ha fornito spunti ed ipotesi interessanti, ma finora non vi è prova di efficacia, cioè dimostrazione di una diminuzione del rischio di mortalità per tale malattia. Peraltro, a livello internazionale notoriamente sono in corso due studi di ampiezza e disegno adeguati per prevedere che i loro risultati consentiranno una valutazione attendibile della loro efficacia. Tali studi produrranno risultati nel corso dei prossimi anni e la loro interpretazione, come è consuetudine, avverrà a livello di istituzioni internazionali. Da parte della Regione Piemonte, è importante che l’evolversi di tali studi venga seguito attentamente e che, ove sia il caso, la trasformazione dei risultati in intervento possa avvenire tempestivamente. 12.4 - Altri interventi

La sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto, peraltro, comprende anche attività diverse da interventi di screening oncologico. In particolare:

• data l’interazione tra fumo di tabacco e amianto nella eziologia e nell’aggravamento di malattie polmonari (cancro e altre malattie croniche), i lavoratori ex-esposti ad amianto fumatori sono da considerare un bersaglio privilegiato per interventi dissuasivi ad efficacia comprovata. Gli interventi dovranno essere definiti mediante forme di interazione con il Piano Regionale AntiTabacco e con i Servizi Territoriali per le Tossicodipendenze. Gli esposti ad amianto in circostanze extralavorative non sono da considerare bersaglio privilegiato per interventi antifumo, dato che il rischio oncogeno da amianto, nel loro caso, sembra circoscritto al cancro della pleura (che non è bersaglio della cancerogenicità del fumo di tabacco). Indicatore di efficacia di questo tipo di intervento saranno l’affluenza di ex- esposti ad amianto agli interventi antifumo e le misure convenzionali di efficacia degli interventi stessi.

• La fornitura di informazioni sui diritti degli ex-esposti ad amianto, comprese le normative per ottenere il riconoscimento della natura esogena (occupazionale o ambientale) della patologia. Sono quindi da prevedere forme di comunicazione con gli esposti ed ex-esposti, comprese misurazioni – con strumenti convenzionali, compresa la apertura e divulgazione di sportelli internet – della percezione del rischio e della conoscenza dei propri diritti. Indicatore di efficacia di questo tipo di intervento saranno le misure di risposta degli interessati alle iniziative che verranno avviate e la qualità delle domande che verranno poste.

13 - Il Registro dei Mesoteliomi Maligni 13.1 - Stato attuale Il Registro dei Mesoteliomi Maligni del Piemonte (RMM) è stato uno dei primi registri italiani di popolazione specializzato nello studio dell'incidenza e dell'eziologia dei mesoteliomi. E' stato avviato nel 1990 come supporto per la ricerca epidemiologica presso l’unità di Epidemiologia dei Tumori, ora SCDU Epidemiologia dei Tumori dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria San Giovanni Battista di Torino. Da allora ha raccolto prospetticamente e sistematicamente i nuovi casi insorti nella popolazione residente in Piemonte. Il RMM è centro operativo regionale del Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM), istituito presso l'Istituto Superiore per la Prevenzione e Sicurezza del Lavoro (ISPESL) in base al Decreto Legislativo 25 luglio 2006 numero 257 , e la sua attività si conforma alle Linee-guida operative ReNaM ed al DPCM 10 dicembre 2002 numero 308. Proposte di aggiornamento La ricerca attiva dei casi, la documentazione e valutazione dei profili di esposizione, la registrazione delle informazioni, la trasmissione dati al ReNaM e l’elaborazione per la produzione di

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statistiche sono attività continuative. Occorre mantenere le condizioni per il loro svolgimento regolare. Il RMM è inoltre sede idonea a mantenere la lista degli stabilimenti di lavorazione e di utilizzo di amianto, e quella degli ex-esposti ad amianto, in collaborazione con gli SPreSAL, il Centro Regionale Amianto e con la Direzione Sanità della Regione Piemonte (vedere capitoli 2 e 13.2 del presente piano). Ciò a causa della sua intriseca natura di luogo dove le informazioni sulle esposizioni e sulle loro conseguenze vengono integrate. Obiettivi Gli obiettivi principali del RMM, già indicati nel precedente piano, sono: Calcolo dell'incidenza: Il Registro stima l’incidenza del mesotelioma maligno della pleura e del peritoneo in Piemonte, con disaggregazioni temporali e geografiche, al fine di identificare eccessi che possono fornire spunto per indagini di tipo analitico. I dati del Registro vengono confrontati sistematicamente con quelli degli altri analoghi registri nazionali o internazionali. Valutazione dell'esposizione: Vengono raccolte le informazioni riguardanti l'anamnesi lavorativa e residenziale, mediante un'intervista ai pazienti o ai loro familiari, per identificare le situazioni che possono avere comportato un'esposizione ad amianto e le modalità con cui questa può essere avvenuta. Ulteriori obiettivi del registro sono: favorire le procedure medico-assicurative per il riconoscimento di malattia professionale a favore delle persone affette da mesotelioma, studiare la sopravvivenza a livello di popolazione dei pazienti e le sue tendenze temporali, fornire assistenza allo studio della sopravvivenza nel contesto di studi clinici condotti negli ospedali regionali. Risultati attesi Pubblicazione dei dati sia autonomamente, sia nel contesto del ReNaM. Dall’inizio del 2010 saranno disponibili le statistiche di incidenza aggiornate al 31/12/2007. Attualmente sono disponibili sul sito web del CPO Piemonte (www.cpo.it) e sono in via di pubblicazione, con il III Rapporto ReNaM, i dati aggiornati al 31/12/2004. Strategie operative Le strategie operative del RMM erano già messe a punto ed indicate nel precedente Piano Regionale Amianto. La segnalazione dei casi al RMM da parte delle strutture sanitarie è obbligatoria (Decreto Legislativo 81/2008), ma in pratica il RMM si fonda sulla ricerca attiva. Rilevazione A cadenza settimanale – rilevazione ordinaria – sono contattati reparti e servizi chiave di un limitato numero di ospedali, dove è noto che la maggior parte dei casi viene indirizzata per avere conferma diagnostica, stadiazione e trattamento. Ad intervalli annuali – rilevazione straordinaria – si esegue una consultazione degli archivi di tutti i servizi di anatomia patologica della regione. Viene infine condotta – rilevazione supplementare – la ricerca negli archivi delle schede di dimissione ospedaliera (SDO). Valutazione della diagnosi L'attendibilità della diagnosi di mesotelioma è valutata secondo le Linee-guida ReNaM, esaminando i referti istologici o citologici e immunoisto/citochimici e la documentazione clinica pertinente. Intervista e valutazione dell'esposizione Non appena un caso sospetto è registrato, personale del registro gli richiede un'intervista, durante cui si raccolgono informazioni su tutte le possibili circostanze di esposizione ad amianto e ad altre fibre minerali, sul lavoro e nell'ambiente di vita in generale, mediante il questionario standard ReNaM. Ogni questionario è esaminato da esperti in rischi lavorativi ed ambientali, che valutano e registrano la probabilità ed il grado di esposizione.

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Miglioramento delle procedure operative E’ opportuno istituire un sistema di “allerta rapida” nei reparti oggetto della rilevazione ordinaria. Ogni reparto o diagnostica interessata dalle attività di rilevazione, ordinaria o straordinaria, deve incaricare un responsabile di tenere i contatti ed eseguire le segnalazioni. La fruibilità degli archivi delle dimissioni ospedaliere, fonte informativa indispensabile per il RMM, è limitata dalla regolamentazione sulla riservatezza dei dati sanitari. E’ necessario che l’ufficio regionale detentore degli archivi collabori con il RMM conducendo l’estrazione delle schede con codici nosologici riferibili a mesotelioma (casi sospetti) ed il loro follow-back e follow-up nell’archivio, secondo le indicazioni del RMM, ai fini sia dell’inquadramento nosologico sia della descrizione dei percorsi diagnostici e terapeutici. Gli SPreSAL, metteranno a disposizione del RMM i dati d’archivio in loro possesso e le informazioni derivanti dalle inchieste di malattia professionale sui casi di mesotelioma maligno da loro trattati. 14 - Linee di indirizzo e di coordinamento delle at tività delle ASL e dell’Arpa La salute, intesa come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale” (OMS) si ascrive alla classe dei beni comuni, e quindi è “competenza” della società in quanto sistema di impegni, doveri e stili operativi. Se è riduttivo considerare la salute esclusivo prodotto virtuoso di una organizzazione sanitaria è altrettanto irrealistico pensare di delegare al sistema sanitario tutte le azioni necessarie alla sua tutela.

Della necessaria collaborazione tra ASL ed ARPA nello specifico settore della lotta ai rischi da amianto si è più volte parlato e proprio per evitare che si venissero a creare zone di inutile sovrapposizione con il rischio, per contro, di lasciare alcuni aspetti del tutto incontrollati, la Giunta regionale, con provvedimento n° 17-11422 del 18/05/ 2009 ha approvato le linee guida per la definizione dei rapporti tra ASL ed ARPA.

A questo documento si rimanda per il dettaglio operativo. 15 - Criteri per la valutazione dei livelli di risc hio e la definizione delle priorità di bonifica

Stato attuale

I criteri per la valutazione dei livelli di rischio e la definizione delle priorità di bonifica si riferiscono agli interventi che vengono realizzati con contributi pubblici.

Il D.M. 18 marzo 2003 n. 101 ha posto in capo alle Regioni ed alle Province Autonome la definizione della procedura per la determinazione degli interventi di bonifica urgenti, da individuare sulla base dei criteri di cui all'allegato B allo stesso decreto ministeriale.

In data 29 luglio 2004 è stata approvata dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, la procedura in oggetto che permette di definire un punteggio di priorità per i siti individuati nell’ambito di tutte le categorie della mappatura specificate dal decreto stesso.

Il documento approvato prevede specifici metodi di calcolo riferiti alle categorie definite dal D.M. 18 marzo 2003 n. 101, ovvero “edifici pubblici o privati”, “altra presenza di amianto da attività antropica”, “impianti industriali attivi o dismessi” e “presenza naturale”.

La procedura per il calcolo del punteggio per i siti mappati si articola nell’utilizzo di appositi indicatori, desunti tra quelli dell’all. B al D.M. 18 marzo 2003 n. 101, ai quali vengono assegnati punteggi in funzione di differenti soglie legate al quantitativo, alla tipologia, alla disponibilità di amianto, alla possibilità di raggiungere i recettori, nonché alle condizioni al contorno esistenti sul territorio.

Scopo della procedura è definire un punteggio per ciascun sito mappato nell’ambito delle categorie della mappatura, permettendo di definire la graduatoria dei siti oggetto della mappatura stessa e quindi le priorità di intervento.

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Il documento approvato prevede che, in esito all’esecuzione della mappatura, qualora si renda necessario, le Regioni e le Province Autonome possono prevedere una valutazione più approfondita prendendo in considerazione elementi che meglio e più precisamente descrivono la realtà locale; è previsto che i risultati di tale valutazione possano attribuire priorità più elevata rispetto a quella risultante dall’applicazione della procedura.

Per la definizione del punteggio sono stabiliti due metodi di calcolo: il primo è da applicare ai siti caratterizzati dalla presenza di amianto di origine antropica; il secondo metodo è da applicare ai siti appartenenti alla presenza naturale di amianto.

Per l’amianto “costruito” è definito un diagramma di flusso che schematicamente permette di determinare, già in prima analisi in modo efficace, situazioni di rischio ed esposizione, tenendo conto della friabilità del materiale, dell’uso pubblico, del confinamento e dell’accessibilità dei siti.

A livello regionale, l’art. 4 comma 2 della LR. 30/2008 prevede che la Giunta definisca i criteri e le modalità per la concessione dei contributi, sulla base dei criteri e della procedura per la determinazione delle priorità di intervento previsti dall'articolo 1, comma 2 del decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze 18 marzo 2003, n. 101.

Con D.G.R. n. 30 - 11520 del 3 giugno 2009 sono state definite le prime priorità di bonifica ai sensi dell’art. 4 della L.R. 30/2008 ai fini dell’assegnazione dei contributi, individuando quali prioritari gli interventi di bonifica degli edifici scolastici di proprietà delle Amministrazioni Provinciali e Comunali.

Con ulteriori programmi di finanziamento ai sensi dell’art. 4 della L.R. 30/2008 la Giunta regionale dovrà provvedere all’individuazione delle successive priorità di intervento sulla base delle risorse disponibili. L’obiettivo finale è il risanamento di tutto il territorio regionale dall’amianto.

15.2 - Proposta di aggiornamento

Risultati attesi

I criteri per la determinazione delle priorità di intervento sono stati approvati in data 29 luglio 2004 dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome.

Tenendo conto di tali criteri occorre procedere alla bonifica del territorio regionale procedendo per livelli decrescenti di priorità, anche tramite i programmi di finanziamento previsti dalla L.R. 30/2008.

16 - Strumenti per la formazione e l’aggiornamento professionale

16.1 - Stato attuale

L’art.10, comma 2, lettera h) della Legge 257/92 prevede, quale elemento dei piani regionali, “la predisposizione di appositi corsi di formazione professionale ed il rilascio di titoli di abilitazione per gli addetti alle attività di rimozione e di smaltimento dell’amianto e di bonifica delle aree interessate, che è condizionato alla frequenza di tali corsi”.

In tal modo si evidenzia l’importanza della formazione e la si rende requisito obbligatorio per poter svolgere la mansione di addetto alla rimozione, allo smaltimento e alla bonifica dell’amianto.

Il capitolo 10 del precedente Piano Regionale Amianto del Piemonte (DGR n° 51-2180 DEL 05/02/12001), secondo quanto previsto dalla norma sopra citata, dava indicazioni per la predisposizione di specifici corsi di formazione professionale, definendone durata e contenuti di massima.

Negli anni sono stati organizzati numerosi corsi di formazione, sia per tecnici che per lavoratori addetti alla rimozione, allo smaltimento ed alla bonifica da amianto. In particolare, nell’ultimo triennio 2006/2008 sono stati realizzati in Piemonte, per ciascun anno, circa 15/20 corsi di formazione, da parte di scuole edili, associazioni di categoria, ASL e soggetti privati. Si può ragionevolmente prevedere che tale numero andrà in futuro progressivamente diminuendo, in proporzione ai volumi di amianto via rimossi.

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Criticità Pur riscontrando un livello generalmente elevato di qualità dei corsi, si possono evidenziare due principali aspetti da sottoporre a verifica e che potrebbero necessitare di interventi correttivi:

1) l’elevata percentuale di allievi stranieri nei corsi per lavoratori, spesso con gravi difficoltà nella comprensione della lingua italiana al punto di ritenere oggettivamente dubbio il raggiungimento degli obiettivi formativi;

2) la reale efficacia delle verifiche di apprendimento attraverso prove scritte e/o orali.

16.2 - Proposta di aggiornamento Obiettivi In considerazione delle criticità sopra esposte e per elevare comunque il livello qualitativo degli interventi formativi, si ritiene necessario definire i seguenti obiettivi:

1. far sì che il contenuto dei corsi sia chiaramente compreso dagli allievi stranieri; 2. rendere efficaci le prove di esame; 3. elevare ulteriorment5e la qualità dei corsi.

Strategie operative 1) Nel raggiungimento degli obiettivi, un ruolo fondamentale sarà svolto dal Centro Regionale per

la ricerca, sorveglianza e prevenzione dei rischi da amianto ( da ora denominato CRA): che svolgerà azioni di verifica e supporto della formazione effettuata sul territorio dai diversi soggetti. Per quanto riguarda la problematica della comprensione da parte dei lavoratori stranieri, il CRA, in collaborazione con le istituzioni ritenute interessate, provvederà a produrre materiale didattico nelle lingue maggiormente utilizzate dai lavoratori stranieri. Il materiale sarà messo a disposizione gratuitamente, via WEB, ai diversi soggetti formatori. Il materiale dovrà essere disponibile entro un anno dalla approvazione del presente Piano.

2) Onde evitare sperequazioni dovute alle diverse modalità di valutazione delle commissioni esaminatrici e comunque per elevare il livello dei momenti formativi, alla fine di ogni corso il soggetto formatore si limiterà a consegnare ad ogni partecipante un attestato di frequenza. Il rilascio del titolo di abilitazione vero e proprio avverrà a cura di un commissione di esame, unica a livello regionale, presieduta da un membro del CRA e così composta: Un rappresentante del CRA con funzioni di presidente, Un rappresentante di ARPA Piemonte, Un rappresentante dello SPRESAL competente per territorio un rappresentante della Provincia di riferimento. Un rappresentante dell’ente formatore con funzioni di segreteria.

Gli esami si terranno nelle sedi di svolgimento dei corsi: sarà cura del soggetto formatore concordare con il CRA data ed orario delle prove. Il CRA , sentiti gli enti interessati, provvederà a stendere un regolamento per l’effettuazione delle prove di esame, entro 4 mesi dalla approvazione del presente Piano. Tutti i documenti di indirizzo riguardo alla realizzazione dei corsi, (programmi, metodologie didattiche, prove di esame, ecc.) definiti dal CRA , saranno posti all’attenzione della direzione Sanità della regione Piemonte ai fine della loro validazione attraverso l’adozione di atti formali e vincolanti.

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17 - Coinvolgimento della popolazione sui problemi causati dall'amianto.

17.1 - Stato attuale

L’informazione sulla presenza e sulla pericolosità dell’amianto si presenta oggi disomogenea sul territorio regionale, con una forte polarizzazione dell’opinione pubblica che, a seconda delle zone, mostra o grandissima preoccupazione o relativa indifferenza per la presenza di amianto sul territorio.

Approfondita e diversificata in zone particolarmente colpite, scarsa in altre, è stata talvolta condotta in modo non sistematico o addirittura strumentale alla creazione di consenso intorno a tematiche più vaste.

Lo stesso Piano Regionale Amianto del 2000 (D.G.R. N. 51-2180 DEL 05/02/2000) non dedicava attenzione al tema della comunicazione/informazione verso la popolazione.

17.2 - Proposte di aggiornamento

Obiettivi

Individuare azioni informative atte a garantire una corretta percezione del rischio

Risultati attesi

� Creazione di strumenti cognitivi per una corretta percezione del rischio, anche oltre la problematica amianto (es. inceneritori).

� Creazione di strumenti di supporto per le persone implicate in procedure legate all’amianto (presidi di istituti, imprenditori, artigiani, proprietari di immobili, …).

� Formazione di formatori.

Strategie operative

Le azioni informative dovranno essere progettate e svolte sulla base sia della tipologia di destinatari che della criticità della situazione amianto sul territorio.

Esistono due distinte tipologie di criticità che richiedono mezzi e strumenti diversi:

� alta criticità: situazioni con un reale e documentato rischio per la salute o situazioni in cui si è venuto a determinare un allarme;

� bassa criticità: situazioni generali e diffuse in cui non sussiste rischio (reale o percepito) per la popolazione.

I destinatari dell’azione informativa sono suddividibili in:

� popolazione generale: popolazione residente in zone non interessate da problematiche specifiche

� destinatari intermedi: fasce di popolazione “sensibilizzata” (ad es. abitanti delle zone di Casale Monf., Balangero, Val Susa) o interessata a problematiche specifiche (Associazioni industriali, camere di commercio, associazioni di categoria, medici di base anche per quel che riguarda l’informazione sul rischio e le occasioni e modalità di esposizione)

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La tabella seguente suggerisce alcune delle possibili azioni informative sulla base dei criteri fissati:

Destinatari intermedi Popolazione generale

Situazioni ad alta criticità

Installazione di totem informativi in luoghi idonei e di buona visibilità.

Segnalazione agli Enti locali aree di interesse su cui condurre ricerca sul campo

Distribuzione di materiale didattico-informativo (intervento coordinato insieme ad altri interventi nella prevenzione).

Installazione di sportelli territoriali su tematiche specifiche.

Valutazione della percezione del rischio / Messa a punto di indagini dirette a specifiche fasce di popolazione.

Organizzazione di incontri con la popolazione.

Situazioni a bassa criticità

Informazione circa incentivi per la rimozione (es. elenco di imprese di bonifica, ma anche popolazione generale)

Attivazione di un sito web / FAQ di carattere generale - Forum moderato da personale qualificato.

Raccolta di film documentari a carattere socio-sanitario / Creazione di una videoteca sull’amianto – possibilmente online – per favorire percorsi didattici e la conservazione della memoria socio-culturale del territorio.

Tenuto conto che la conoscenza di come la popolazione percepisca il rischio-amianto deve essere il presupposto primo di ogni attività divulgativa tesa a migliorare la consapevolezza in materia, si sottolinea la necessità che la programmazione, gestione e conduzione della comunicazione con la popolazione non sia delegata ai soli “esperti”, ma che questi siano affiancati da “esperti della comunicazione”, cioè da quelle figure professionali definite nella Legge 150/00.

E’ inoltre opportuno che venga richiamato all’attenzione dei cittadini l’obbligo previsto dal DM 06/09/1994 in capo a chiunque abbia la responsabilità di un edificio, di un impianto produttivo o di altra struttura contenente amianto. Dal momento in cui viene rilevata la presenza di amianto o di materiali contenenti amianto in un edificio, e fino a quando questo non verrà definitivamente allontanato (bonifica), è necessario che la situazione di rischio sia costantemente sorvegliata e ciò avviene attraverso la stesura del “Documento di manutenzione e controllo”., i cui contenuti sono stabiliti dalla stessa norma.

L’analisi di tale documento, che deve essere redatto con periodicità annuale, potrebbe fornire valide ed aggiornate indicazioni sulla dispersione territoriale dell’amianto e/o dei materiali che lo contengono. Rimane da definire e valutare una procedura amministrativa per l’inoltro di tali dati alle ASL competenti per territorio.

18 - Banca Biologica del Mesotelioma Maligno

18.1 - Stato attuale

Con D.G.R. n. 5−11258 del 23 aprile 2009, la Regione ha attribuito all'Azienda Ospedaliera di Alessandria la funzione di Centro di Riferimento Regionale per la raccolta di dati biologico-clinici e di materiale biologico presso la struttura Complessa di Anatomia Patologica, sede della Banca Biologica del Mesotelioma Maligno (MM).

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Con questo atto la Regione ha stabilito che alla suddetta Banca Biologica sono attribuiti i seguenti obiettivi:

� mantenere una Banca Biologica con relativo registro dei pazienti con MM con il contributo un registro dati biologico-clinici e materiale biologico come risorse per la primario dell'ASL 21 di Casale Monferrato (oggi ASL AL) ma anche di tutte le ASR regionali;

� mantenere comunità scientifica;

� continuare e potenziare gli studi pre-clinici e clinici già avviati ed indirizzati alla diagnosi e cura dei pazienti con MM

ed ha altresì stabilito che la Banca Biologica del MM opera a supporto e in sinergia con il suddetto Centro Regionale Amianto.

I biomateriali raccolti nella Banca (al 13.10.2009) sono: campioni di tessuto congelato N° 15; campioni di liquido pleurico congelato N° 161; camp ioni di sangue congelato N° 195; linee cellulari da versamenti pleurici N° 122, di cui N° 65 di MM.

18.2 - Programma di attività futura

1. espansione del sistema di crioconservazione dei biomateriali con acquisizione di nuovi contenitori criobiologici in una sala criobiologia dedicata, con linea sottovuoto per l’alimentazione automatica di azoto liquido e messa in sicurezza con sistema di valutazione della sott’ossigenazione per il monitoraggio dell’ambiente e sistema di iperventilazione della sala contro il rischio di atmosfere sott’ossigenate.

2. implementazione di un sistema informativo per la gestione dei biomateriali nella Biobanca. Il sistema informativo per la gestione della biobanca dovrà prevedere un applicativo centrale per la memorizzazione delle informazioni relative ai biomateriali e al loro stoccaggio. Vi è poi la necessità di correlare tali informazioni alle informazioni cliniche e patologiche del paziente.

3. aggiornamento delle procedure operative standard (SOP) di biobanking anche mediante definizione e adozione di un regolamento e istituzione di un Comitato Tecnico Scientifico.

4. creazione e mantenimento del sito web della Biobanca inserito nel sito web del Centro Regionale Amianto di prossima realizzazione.

5. istituzione di un collegamento con il Centro Operativo Regionale del Registro Nazionale Mesoteliomi, con sede presso la SCDU Epidemiologia dei Tumori, AOU San Giovanni Battista di Torino.

6. ricerca scientifica (progetti in corso): Ricerca Sanitaria Finalizzata Regione Piemonte. Bando anno 2008: Espressione di aurora chinasi-b nel mesotelioma maligno della pleura e suo possibile ruolo di nuovo bersaglio farmacologico antitumorale. Bando anno 2009: Uno studio in-vitro di innovative strategie nella terapia sistemica del mesotelioma pleurico maligno