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Piano di Governo del Territorio D OCUMENTO DI P IANO Relazione illustrativa COMUNE DI OPERA

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Piano

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Territorio

DOCUMENTO DI PIANO

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RELAZIONE ILLUSTRATIVA AL DOCUMENTO DI PIANO

PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

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RELAZIONE ILLUSTRATIVA AL DOCUMENTO DI PIANO

PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

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AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI OPERA

SINDACO ETTORE FUSCO VICE SINDACO E ASSESSORE ALL’EDILIZIA E ALL’URBANISTICA GEOM. ANTONINO NUCERA

AREA GESTIONE DEL TERRITORIO, ATTIVITA’ PRODUTTIVE E POLIZIA LOCALE

DIRIGENTE DOTT. GIOVANNI DE TOMMASO COORDINATORE DELL’UFFICIO DI PIANO ARCH. SERGIO DINALE UFFICIO DI PIANO COMUNALE GRUPPO DI PROGETTAZIONE ARCH. ROSARIA GAETA DOTT. DENIS ZANABONI GEOM. SIMONE RUGGIA COLLABORATORE DEL GRUPPO DI PROGETTAZIONE

DOTT. MARCO CAMPAGNOLI

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Sommario

PARTE PRIMA

IL QUADRO CONOSCITIVO

1 INTRODUZIONE AL QUADRO CONOSCITIVO

2 LE AREE URBANIZZATE

3 ASSETTO DEL TERRITORIO NON URBANIZZATO

3.1 Situazione delle aree libere

4 VINCOLI E TUTELE

5 STATO DI ATTUAZIONE DEL PRG VIGENTE

6 EVOLUZIONE INSEDIATIVA E DEMOGRAFICA DEL TERRITORIO

6.1 Evoluzione e insediamento 6.1.1 Configurazione attuale entro il sistema dell’hinterland milanese: dislocazione e

conformazione

6.1.2 Il latifondo e la modernizzazione agricola

6.1.3 La colonizzazione monastica (Umiliati) a Mirasole

6.2 La formazione delle grandi proprietà

6.2.1 Il sistema delle cascine

6.2.2 La toponomastica nell’individuazione dei luoghi

6.2.3 Le lentezze della trasformazione industriale

6.2.4 L’esplosione degli anni settanta-ottanta

6.3 L’evoluzione demografica

6.3.1 Premessa – Le tendenze in atto a livello comunale

6.4 Dinamica della popolazione residente

6.4.1 L’evoluzione demografica del bacino

6.5 La popolazione dal 1900 a oggi

6.5.1 Natalità e mortalità

6.5.2 Cittadini immigrati

6.6 Struttura della popolazione

6.7 Indicatori sintetici

6.7.1 Indice di vecchiaia

6.7.2 Indice di dipendenza totale

6.7.3 Indice di dipendenza giovanile

6.7.4 Indice di ricambio della popolazione in età lavorativa

6.8 La famiglia

6.8.1 Evoluzione della famiglia in Italia

6.8.2 Caratteristiche delle famiglie in Opera

6.9 Istruzione

6.10 Occupazione e addetti

6.11 Occuopazione e mobilità

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PARTE SECONDA

IL QUADRO RICOGNITIVO

1 INTRODUZIONE

2 IL PTCP E LA PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE

2.1 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

2.2 Strategie generali per il Sud Milano

2.3 Gli obiettivi e le azioni promosse dal PTCP

2.3.1 Il sistema insediativo

2.3.2 Il sistema della mobilità

2.3.3 Le emergenze paesaggistiche, la rete ecologica e la sensibilità del paesaggio

2.4 Il Parco Agricolo Sud Milano e le indicazioni dl PTC

2.4.1 Il Parco Agricolo Regionale

3 I PROGETTI IN CORSO E LA PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE

3.1 I piani d’area per attivare politiche di governo del territorio coordiate

3.2 L’ambito del Piano d’area Sud Milano

3.3 L’assetto attuale delle reti della mobilità 3.3.1 La mobilità ciclabile

3.4 Ambiente e paesaggio 3.4.1 Acque e bacini

3.4.2 Acque naturali

3.4.3 I fontanili

3.4.4 I grandi canali irrigui

3.4.5 Il parco

3.4.6 La rete ecologica provinciale

3.4.7 Il metrobosco

3.4.8 L’agricoltura

3.4.9 Il patrimonio storico

3.4.10 Fruizione

3.4.11 Paesaggio

3.5 Approfondimenti tematici

4 LE ISTANZE

PARTE TERZA

I TEMI E GLI INDIRIZZI DI PIANO

1.1 Assetto insediativo: tessuto consolidato e ambiti di trasformazione 1.1.1 Espansione del tessuto consolidato e ambiti di trasformazione

1.1.2 Politiche per la residenza

1.2 Sistema del verde pubblico

1.3 Servizi e attrezzature alla persona

1.4 Viabilità

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1.5 Mobilità ciclopedonale

1.6 Zone produttive e commerciali 1.6.1 Politiche per le attività commerciali e produttive

2 VERIFICA DELLO STATO DI ATTUAZIONE DELLE ZONE DI ESPANSIONE DEL P.R.G. VIGENTE E CONSUMO DI

SUOLO

3 LE PROPOSTE AGLI ENTI SOVRAORDINATI

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PARTE PRIMA

IL QUADRO CONOSCITIVO

1 INTRODUZIONE AL QUADRO CONOSCITIVO

Il documento di sintesi del Quadro conoscitivo riporta l’insieme di informazioni sul territorio di Opera selezionate ed elaborate per la loro diretta relazione con la costruzione dei temi progettuali del PGT.

Ciascuna delle immagini che illustrano il Quadro conoscitivo sono state elaborate su base informatizzata e qui riportate in estratto o in riduzione per consentire una facile lettura dei contenuti del quadro conoscitivo stesso.

I contenuti del quadro conoscitivo affrontano i seguenti temi. Assetto del territorio urbanizzato: analisi delle caratteristiche tipologiche delle diverse parti del territorio urbanizzato e prima individuazione dei temi di intervento.

Assetto del territorio non urbanizzato: analisi delle caratteristiche del territorio non urbanizzato in relazione alle previsioni del Piano Regolatore vigente, alle tutele esistenti, al tipo di uso del suolo.

Servizi e attrezzature: verifica dello stato di attuazione delle previsioni del Piano Regolatore vigente e analisi funzionale e dimensionale dell’offerta di servizi.

Vincoli e tutele: individuazione dei principali vincoli amministrativi che condizionano e inibiscono l’edificabilità dei suoli.

Attuazione del Piano Regolatore vigente: analisi dell’attuaizone delle previsioni del Piano vigente in ordine alle indicazioni relative alla pianificazione urbanistica attuativa.

Evoluzione demografica: valutazioni circa il trend demografico del comune di Opera anche in rapporto ai comuni confinanti.

2 LE AREE URBANIZZATE

Il Comune di Opera consta principalmente di tre nuclei abitati, il capoluogo e le frazioni di Noverasco e Dosso Cavallino, tutti sviluppatesi direttamente o a ridosso della strada Vigentina.

L’abitato di Opera si caratterizzata per un piccolo nucleo storico di matrice lineare stranamente non sviluppatosi lungo un asse commerciale, la parte più antica è considerata l’area della chiesa di S. Maria dell’Aiuto, sulla strada per Mirasole, l’asse storico si sviluppa verso sud–est lungo le attuali vie IV Novembre, Cavedini, Cadorna, Manzoni fino all’area denominata “Crocione”, formatasi al crocicchio di due grandi arterie di comunicazione, la strada Vigentina e la Valtidone, da qui il nucleo storico si espande a triangolo nelle aree comprese tra i due assi.

L’importante sviluppo urbanistico di Opera si ha a partire dagli anni settanta, quando, a macchia di leopardo, crebbero grandi condomini ad est del centro storico e a ovest della Vigentina, strada che divide quest’area da quella di edilizia popolare e a bassa densità insistente appena ad est di essa e caratterizzata dalla tipologia delle cosiddette “coree”.

Del periodo a ridosso tra anni settanta e ottanta è il quartiere dello Zerbo, estrema periferia est, sorto nei pressi dell’omonima cascina oggi scomparsa e in passato divisa dal centro da campi coltivati oggi trasformati in parco urbano: il “Bosco in Città”, realizzato a fine anni novanta.

Negli ultimi anni sono state realizzate nuove lottizzazioni, di edilizia convenzionata nella periferia ovest, e di notevole densità nel comparto nord tra la nuova statale 412 e il nucleo abitato di edilizia residenziale pubblica di via Di Vittorio sorto negli anni ottanta.

Sempre negli ultimi anni l’area compresa tra la vecchia Valtidone e la Vigentina è stata interessata da una lottizzazione in parte residenziale ed in parte commerciale e alberghiera di notevoli dimensioni che ha rivoluzionato la periferia meridionale del paese.

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Molto più remota è la costruzione dei comparti industriali di via Lambro a sud ovest dell’abitato e dell’area compresa tra la vecchia Valtidone ed il confine con Locate di Triulzi; più recente è il quartiere produttivo compreso tra il quartiere dello Zerbo e la nuova SS 412.

La frazione di Noverasco, lungo la Vigentina ha una struttura del tutto particolare, da un primitivo nucleo storico nato su quest’arteria si è sviluppato negli anni settanta, un enorme quartiere residenziale gestito dall’ ENPAM, ente previdenziale oggi alienato e di proprietà di un fondo immobiliare privato.

Negli ultimi decenni a questo quartiere si sono aggiunte piccole espansioni residenziali ad est della Vigentina e un’amplia area per servizi come scuole e impianti sportivi.

L’abitato del Dosso Cavallino si situa a ridosso della strada Vigentina a confine con Ia frazione Moro Basso di Locate di Triulzi, esso si compone di un nucleo storico lungo la provinciale, di una limitata area residenziale e di un’area produttiva presso l’antica fornace. Una menzione a parte merita il nucleo di Mirasole, sorto a ridosso dell’antica abbazia degli Umiliati, caratterizzato da un’edilizia storica di pregio e oggi in stato di abbandono.

3 ASSETTO DEL TERRITORIO NON URBANIZZATO

3.1 Situazione delle aree libere

Il nucleo di Opera è compreso nel sistema territoriale della pianura irrigua tra Lambro meridionale e Vettabia coincidente, nella più vasta unità tipologica di paesaggio agricolo, con l’area di più antica sperimentazione agricola del territorio milanese e caratterizzata dal paesaggio delle marcite e delle grandi abbazie storiche.

L’ambito territoriale posto a sud della tangenziale conserva ancora largamente i caratteri originari del paesaggio agricolo compatto in cui è ancora leggibile il sistema delle grandi cascine e la tessitura dei grandi appezzamenti agricoli, ripartiti da tipici elementi connotativi quali le rogge, i fontanili, i filari e dalle opere di bonificazione e sistemazione idraulico-agraria compiute dai monaci cistercensi e umiliati, che conquistarono suoli coltivabili su terreni acquitrinosi e paludosi. La maggior parte delle aree inedificate comprese nel Comune di Opera appartengono al sistema delle colture intensive di gestione e produzione delle grandi proprietà religiose (un tempo l’Ordine degli Umiliati), assistenziali e nobiliari; questa vasta porzione di territorio agricolo occupa un ruolo fondamentale nelle dinamiche urbane essendo il principale baluardo di limitazione alla espansione del territorio urbanizzato e delle tendenze insediative in atto. Oggi queste aree per la loro quasi totalità sono ricomprese nel perimetro del Parco agricolo Sud Milano, con la prospettiva di salvaguardare le aree agricole non edificate soprattutto in quelle situazioni dove sta avvenendo una saldatura di nuclei insediativi originariamente distinti e che tendono a divenire un suolo urbanizzato continuo e omogeneo, e di favorire interventi che portino ad utilizzare il territorio agricolo anche per pratiche legate al tempo libero e alle attività sportive.

Il Piano Territoriale di Coordinamento affronta nei vari propositi proprio quello della tutela e ricostruzione del paesaggio agricolo, ai fini della qualità ambientale, del riconoscimento di segni costitutivi e ordinatori disegno agricolo, del riconoscimento e controllo del patrimonio storico-architettonico che in Opera si identifica nel sistema della Abbazia di Mirasole.

L’obiettivo attorno a cui si muovono gli strumenti urbanistici è quello di attrezzare l’abitato di aree, luoghi

di fruizione della natura e del territorio non urbanizzato, individuabili sia nel sistema di parchi, di interesse metropolitano o locale, sia nel sistema di spazi aperti interni alle zone più densamente edificate.

Per la sua quasi totalità il sistema degli spazi liberi è strutturato da una rete di percorsi protetti o di percorsi ciclopedonali che li rendono più facilmente agibili e apprezzabili.

Le aree inedificate del nucleo di Opera sono articolate secondo diverse declinazioni d’uso e trattamento del suolo e si distinguono come: aree pubbliche a verde e attrezzate, aree complementari all’edificato e alle infrastrutture, aree di rispetto e di protezione ambientale, aree residuali, aree agricole (quasi completamente ricomprese nel Parco Agricolo Sud Milano).

Le aree indicate come pubbliche a verde e attrezzate sono omogeneamente distribuite nella parte centrale del territorio comunale con alcune eccezioni come il Parco Lamberin e il Circolo di Golf che si collocano ai

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due estremi dell’abitato. Benché spesso queste aree siano indicate con la specificazione di “parco”, esse risultano aree attrezzate a verde pertinenti soprattutto agli insediamenti residenziali, alle attrezzature di servizio (attività scolastiche o ricreative) e alle funzioni collettive come quelle sportive. Le principali aree a verde attrezzate possono essere così elencate: Parco Di Vittorio lungo il viale Berlinguer attrezzato anche per attività sportive, Parco in via Dante Alighieri luogo centrale di aggregazione intorno alla Sede del Comune, alla Chiesa e alle attrezzature scolastiche lungo la via Giovanni XXIII, Parco in via Cervi attrezzatura del Cimitero, Parco dello Zerbo in possesso di caratteristiche proprie di parco urbano, oggi in fase di realizzazione, Parco di via Carducci e Parco di Piazza Falcone entrambi di servizio a complessi residenziali, Piazza XXV Aprile attualmente sede del mercato rionale, Parco di via Toscana lungo via San Francesco d’Assisi e Parco di via Bozzini interno all’OP/3 attrezzature di servizio alla residenza e infine Parco di San Benedetto da Norcia nella località di Noverasco di servizio alle strutture scolastiche insediate intorno.

L’area interessata dal Parco Lamberin, la cui denominazione trae origine dalla primitiva divagazione del letto del Lambro Meridionale, si estende su una zona umida di circa 22,4 ettari il cui perimetro racchiude un’ampia ansa situata a sud-ovest dell’abitato urbano e nell’estremità occidentale del comparto industriale di Opera. Gli interventi previsti per l’intera area riguardano il rimboschimento, soprattutto nelle aree in cui si sono constatati danni ambientali evidenti con la scomparsa di specie arboree significative, con percorsi nel verde, una delimitazione del perimetro del parco per un controllo maggiore degli usi e la realizzazione di sentieri interni con funzione di raccordo con i futuri lotti di intervento.

Il Circolo del Golf è un’area pubblica finalizzata ad attività sportive con l’intento di realizzare un parco di elevata dimensione con elementi di interesse naturalistico; nel suo primo impianto esso si estendeva solo sul territorio comunale di Opera nella frazione di Noverasco, attualmente il suo perimetro è aumentato e occupa anche una porzione del suolo di San Giuliano Milanese lungo il tracciato della tangenziale.

Il tipo di aree complementari fa riferimento a spazi liberi quali intervalli, stacchi, spazi aperti annessi ad attività complementari come le scuole, o vuoti strutturali che definiscono i perimetri dei lotti edificati o i giardini privati familiari che nella loro sequenzialità producono fasce significative di suolo libero, corridoi, stacchi rispetto al sedime stradale e agli edifici.

Per quanto riguarda il sistema delle aree libere di rispetto si individuano porzioni di suolo e fasce di terreno soprattutto lungo il fiume, il Lambro definisce un sistema ordinatore su cui si struttura il sistema di aree libere a verde a scala intercomunale, attorno agli elementi costitutivi del paesaggio agricolo (rogge, fontanili, filari di bordo) e lungo i tracciati delle presenze storico-architettoniche delle abbazie e del sistema delle cascine come le Cascine Montalbano, Folla, Santa Caterina, Torre di Mirasole che conservano parte della loro originale struttura e del loro sistema di connettivo.

La categoria delle aree residuali comprende porzioni di suolo ai margini e sui limiti dei disegni insediativi, aree intercluse poste all’interno delle reti infrastrutturali, provvisoriamente destinate a usi impropri o di difficile impiego. Il nucleo di Opera presenta aree libere frammentate soprattutto in prossimità dei grandi svincoli lungo la tangenziale e più a sud all’ingresso di Opera dove i tracciati viari ritagliano porzioni di suolo tra cui l’area indicata “circense” che ospita sporadici spettacoli e che attende una risolutiva connotazione.

Lungo le linee di margine o tra gli insediamenti industriali si localizzano aree residuali che spesso si trasformano in discariche o in aree abbandonate aperte ad usi impropri.

La maggior parte del territorio comunale non edificato è ricompreso nel perimetro del Parco agricolo Sud Milano che si muove non solo nella direzione della tutela e salvaguardia del territorio agricolo ma anche dell’uso controllato del suolo che rimane sempre la sua più grande risorsa ambientale.

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4 VINCOLI E TUTELE (vedi allegato tavola DP03)

In questa analisi sono sinteticamente riportati i vincoli ricadenti sul territorio comunale inseriti all’interno del Piano Regolatore Vigente e che condizionano le scelte progettuali del PGT. I vincoli esistenti fanno riferimento a: - cimitero; - elettrodotti; - pozzi e acquedotti; - sedi stradali (comprese quelle di strade di previsione) in aree extraurbane; - aree naturali protette; Elementi vincolati ex D.Lgs. n. 490/99 - beni paesaggistici e bellezze d’insieme art. 2-139 - fiumi e corsi d’acqua art. 146, lett. c - boschi art. 146, lett. g

5 STATO DI ATTUAZIONE DEL PRG VIGENTE

Le verifiche effettuate sulla base della cartografia messa a disposizione e delle indicazioni ricevute dai competenti uffici comunali, si desume il seguente quadro di attuazione delle previsioni del PRG vigente in relazione agli standard previsti.

Il piano regolatore vigente, variante generale al piano regolatore generale del 1985, è stato approvato con delibera di Giunta Regionale n. 11832 in data 12/4/1996.

Il piano in questione, strutturato sulla base degli studi dell’andamento della popolazione, ha tenuto conto al fine dell’individuazione delle aree di espansione della presenza sul proprio territorio dell’ambito del Parco Agricolo Sud Milano e della presenza a Nord – Est del tracciato della SS 412. La presenza del Parco, il cui Piano terrritoriale di coordinamento è stato approvato successivamente nel 2000, ha determinato in fase di approvazione del PRG numerosi stralci sulle aree di espansione, operati dalla Regione Lombardia proprio al fine di tutelare il perimetro del Parco.

Il PRG aveva programmato l’espansione dell’abitato residenziale con il completamento dei margini edificati posti a nord e a ovest.

A nord erano stati pianificati l’intervento misto residenziale-terziario di maggiore entità, individuato nel PRG vigente con i n. 1-2-3-4, che ha visto la realizzazione a partire dal 2001 del quartiere di via Moneta, Segret e Bovet, attualmente in corso di completamento e, infine, l’intervento di via Marcora, individuato con il comparto n. 5, e poi stralciato dalla Regione in sede di approvazione.

L’altra espansione del territorio era prevista a completamento dei margini posti ad ovest con gli interventi di via Guareschi, via Don Luigi Sturzo e via Pirandello. In questa area erano previsti sia gli interventi di edilizia convenzionata iniziati intorno agli anni 1996 e completati nel 2006 che quelli privati, individuati con i numeri di comparto 6-7-8 ma stralciati dalla Regione in sede di approvazione del Piano. Quest’ultimo intervento è stato successivamente oggetto di un ricorso da parte della proprietà che ha dato luogo all’annullamento della delibera Giunta Regionale nella parte in cui prevedeva l’azzonamento a zona “E agricola”; a seguito del ricorso l’Amministrazione Comunale ha dato corso all’approvazione nel 2009 di un piano di lottizzazione residenziale.

Ultimo ambito di espansione a destinazione residenziale-terziario è stato l’intervento denominato “Piano Particolareggiato Crocione” posto tra la via Martiri di Cefalonia e la via Diaz. L’intervento completato nel corso del 2001 ha visto la realizzazione del centro commerciale dell’attuale “COOP”.

Con l’attuazione degli interventi residenziali sopraelencati sono state cedute numerose aree e realizzati interventi che hanno avuto un ruolo centrale per il Comune stesso.

Gli ambiti di espansione residenziale previsti dal PRG vigente sono stati attuati quasi completamente eccettuato che per alcuni ambiti marginali e già parzialmente edificati come il piano di recupero di via Cavedini e del piano esecutivo Inducato come “P.E. 1” posto tra la via Vicinale del Lisone e la via Cavedini. Con riferimento invece alle aree industriali il Comune di Opera alla data della redazione del P.R.G. aveva già

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presenti tre ambiti a specifica destinazione produttiva – industriale, quello di via Ungaretti, il più recente risalente agli anni 90, e le aree di via Lambro e di via Abruzzi costuite a partire dagli anni settanta.

Il PRG vigente proponeva in quegli anni un ulteriore ampliamento delle aree industriali a ridosso di quelle esistenti di via Lambro prevedendo ben tre ambiti di espansione. Il primo intervento di maggiore impatto, mai attuato perchè stralciato dalla regione, prevedeva l’ampliamento di circa mq. 97.760 a ridosso della via Lambro e ai margini della zona residenziale di via Guareschi senza alcuna soluzione di continuità con l’ambito residenziale stesso, prevedendo inoltre la realizzazione di un tracciato viario che raccordava la via Lambro e la via Fratelli Cervi con l’inconveniente di convogliare il traffico della zona industriale sulle aree residenziali di via Pirandello e poi in centro città.

Una serie di interventi a completamento dell’area industriale di via Lambro sono stati quelli di via Staffora, ed infine quello che ha visto la realizzazione della piattaforma ecologica.

6 EVOLUZIONE INSEDIATIVA E DEMOGRAFICA DEL TERRITORIO

6.1 Evoluzione insediamento

6.1.1 Configurazione attuale entro il sistema dell’hinterland milanese: dislocazione e conformazione.

L’ambito territoriale del Comune di Opera si inserisce nel quadrante Sud di Milano, fittamente infrastrutturato da un sistema di tracciati di antica e nuova formazione costituito dalla Statale 35 dei Giovi a ovest, la Statale 412 della Valtidone, la Statale 9 Emilia ad est, da tracciati di più recente realizzazione rappresentati dalla autostrada A7 dei Fiori, l’autostrada A1 del Sole.

La porzione di territorio in cui insiste Opera è definita più precisamente da un sistema triangolare definito a nord dalla Tangenziale ovest verso San Donato Milanese, a est dalla S.S. della Valtidone e dalla linea ferroviaria Milano-Bologna e a ovest dal fiume Lambro Meridionale. Il territorio è interessato da un articolato sistema delle acque principalmente rappresentato dal Lambro Meridionale, il naviglio Pavese, la Vettabbia oltre che da una fitta rete di canali, rogge e fontanili.

L’asse di via Ripamonti e la Statale Vigentina svolgono un ruolo di fondamentale importanza per Opera e in generale per il Sud di Milano rappresentando il principale sistema di connessione tra il centro metropolitano e il territorio agricolo che si estende a sud.

I Comuni che definiscono l’intorno territoriale di Opera sono otto: Assago, Basiglio, Lacchiarella, Locate di Triulzi, Pieve Emanuele, Rozzano, San Donato Milanese, e San Giuliano Milanese.

La conformazione insediativa di Opera è storicamente legata all’attività agricola che ha consentito il mantenimento della sua originale composizione fino a tempi recenti in cui il processo di crescita demografica, l’urbanizzazione e il decentramento industriale da Milano hanno dato luogo ad una città dalle forme nuove e dalle mutate relazioni con l’intorno.

La sua configurazione morfologica è quella dei centri sorti lungo le vie principali di connessione, in cui il nucleo originario compatto e le aree di recente formazione si contrappongono in modo stridente e poco coeso soprattutto nelle aree dove ancora forte è il carattere agricolo.

La sua struttura morfologica è connotata, oltre che dal paesaggio colturale di impianto fortemente strutturato, dal sistema ambientale costituito dal fiume Lambro che rappresenta il vero elemento ordinatore attorno cui si estende un ricco e pregiato sistema di aree verdi (aree boscate e vegetazione ripariale).

Ad est di Opera sono ancora presenti porzioni di terreni agricoli che si estendono ininterrotti fino a Sesto Ulteriano (San Giuliano Milanese) costituendo un eccezionale patrimonio ambientale, un corridoio verde di connessione con le presenze storico-monumentali rappresentate dalle abbazie Chiaravalle, Viboldone e di Mirasole che si evidenzia come una delle emergenze monumentali più significative del patrimonio milanese.

La sovrapposizione di sistemi e l’immissione incontrollata di elementi nuovi hanno dato luogo a episodi di grande indifferenza verso i caratteri connotativi della configurazione originaria, appoggiando in modo

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univoco e spesso inappropriato grandi attrezzature infrastrutturali che hanno radicalmente interrotto e frantumato le strutture territoriali preesistenti, dal sistema delle acque a quello delle relazioni.

6.1.2 Il latifondo e la modernizzazione agricola

Per posizione geografica e per natura geomorfologica questa parte del territorio ha saputo più di altre sviluppare un complesso sistema artificiale in grado di istituire un rapporto preciso con la geografia del luogo.

La progressiva artificializzazione è avvenuta attraverso lo sfruttamento di impianti insediativi ad essa strettamente connessi (prosciugamento degli acquitrini, disboscamento delle macchie selvatiche, coltura a marcita o a risaia delle aree disponibili, sfruttamento delle rogge e dei fontanili).

Certo la natura del suolo (sabbie molto fini e materiali argillosi) ha contribuito in modo rilevante alla realizzazione dei progetti tecnici, mentre la ricca tradizione culturale e le pratiche agricole hanno conferito a questo territorio quel carattere civile che si tramanda ancora oggi e che connota l’intera organizzazione spaziale.

Un territorio complesso che “incarna lo spirito di un tempo in cui nulla sembrava impossibile ai tecnici

operanti” (C. Cattaneo, Notizie naturali e civili sulla Lombardia, Milano, 1844) e che nulla lasciava ad invidiare alle immense opere di tecnologia idraulica effettuate nello stesso periodo nelle più importanti città europee: “Noi possiamo mostrare agli estranei la nostra natura tutta smossa e quasi rifatta dalle nostre mani…abbiamo preso le acque dagli alvei dei fiumi dagli avvallamenti palustri, e le abbiamo diffuse sulle aride lande. La metà della nostra pianura, più di quattromila chilometri, è dotata di irrigazione, e vi si dirama per canali artefatti un volume d’acqua che si valuta a più di trenta milioni di metri cubici al giorno”. (C. Cattaneo, ibidem).” “Oggi questi luoghi restituiscono un’immagine fortemente determinata dalla complessità della rete relazionale (a sviluppo quasi capillare) interferita dalla presenza di più disegni sovrapposti (le macchie selvatiche, le campiture agricole, gli spazi urbanizzati), rispondenti alle differenti fasi del processo di sviluppo.

Una immagine complessa, stratificata, che fissa l’attenzione sui luoghi maggiormente ‘segnanti’ dalla confluenza multipla delle reti relazionali, ‘tracce’ tangibili di una sempre più rapida occupazione territoriale e sociale”. (G. Bertelli, Architetture di soglia: per una determinazione progettuale delle forme urbane nelle aree disperse, tesi di

dottorato, relatore prof. S. Crotti, 1996.) (G. Bertelli, Cultura materiale e architettura costruttiva, in AAVV, Milano. Percorsi del progetto, Milano, 1993)

6.1.3 La colonizzazione monastica (Umiliati) a Mirasole

L’insediamento della comunità monastica di Mirasole, costituisce, insieme a quella di Viboldone e di Chiaravalle (Cistercensi) il polo fondamentale nella definizione dell’assetto organizzativo del territorio a Sud di Milano e delle sue caratteristiche fisiche e ambientali.

“I nuclei insediativi delle antiche abbazie rivelano le radici profonde della loro formazione, gli sforzi, le incertezze anche, di un ‘processo progettuale’ di lunga durata la cui vicenda resta aperta, oggi, a nuove possibilità di riutilizzo o riqualificazione. Malgrado infatti le recenti opere di urbanizzazione che hanno interessato l’area a sud di Milano, Chiaravalle, Viboldone e Mirasole permangono quali segni distinguibili della mutata morfologia dell’area; la loro giacitura ai vertici di una simbolica triangolazione, compresa tra i due assi radiali della via Emilia e del Naviglio Pavese, ‘intreccia’ i fili della loro antica tradizione agricola, fortemente correlata all’opera collettiva dei Cistercensi e degli Umiliati, questi ultimi appartenenti al più vasto fenomeno dei movimenti pauperistici che viaggiarono per tutta Europa in età medievale. Un tempo caposaldi di una vasta area agricola compresa tra la città interna e il territorio circostante, la ‘terra liberata’, oggi le tre abbazie paiono incorporate nell’ampia fascia a margine dell’immediata periferia urbana, escluse dalla campagna, ma non ancora inglobate nella città consolidata, quasi quest’ultima avesse trovato proprio nella presenza rilevante dell’area agricola ad esse connessa, potenziale ‘elemento di freno’ ai propri processi di espansione. La loro configurazione tipologica ha infatti saputo mantenere negli anni la caratterizzazione tipica del centro rurale, destinazione cui furono soggette dai tempi della colonizzazione agricola dell’alto Medio Evo. Da allora le tre abbazie vissero a lungo sullo sfruttamento e la disponibilità dei

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corsi d’acqua presenti nell’area: quelle dei fontanili, quelle degli acquitrini, depurati e purificati e infine rivolti ad attività irrigua, traducendo in breve i rigidi principi rurali degli ordini monastici in precise regole di controllo del territorio limitrofo”. (G. Bertelli, Cultura materiale e architettura costruttiva, in AAVV, Milano. Percorsi

del progetto, Milano, 1993). Nel XII secolo la crescita economica e politica della città si riflette sul territorio proprio attraverso la costruzione di complessi monastici esterni all’ambito urbano, segno di un sempre più organico e stretto legame tra nucleo centrale e campagne circostanti; furono soprattutto i Cistercensi ad avviare uno specifico programma di trasformazione e organizzazione del suolo a fini rurali, che si precisa in area milanese con lo sfruttamento intensivo di terre irrigue d’alto reddito.

Rispetto al frazionamento fondiario e ai sistemi di conduzione delle vecchie aziende curtensi, si mostra rivoluzionaria la politica di accorpamento fondiario avviata dall’abbazia di Chiaravalle (1135) e proseguita per tutto il secolo successivo; a questo modello insediativo, legato alla gestione diretta del territorio, si ispirarono infatti le comunità degli Umiliati, congregazione religiosa d’origine popolare d’ambito essenzialmente lombardo, che oltre alla lavorazione della seta e alle opere di bonifica e di irrigazione dei terreni, nel XII secolo perfezionò un particolare metodo di sfruttamento del suolo legato alla coltivazione dei foraggi: la marcita, coltura che si realizza mediante l’immissione continua di un sottile strato di acqua sui campi nel periodo invernale e che, a causa della temperatura costante dei fontanili, impedisce al terreno di gelare, permettendo la crescita continua della prateria e quindi un numero superiore di tagli annuali. Tale coltura ha determinato nella provincia di Milano la formazione del tipico paesaggio della ‘bassa’, caratterizzato da vasti appezzamenti limitati e suddivisi da filari di alberi lungo rogge e canali.

L’ubicazione degli insediamenti avveniva preferibilmente nelle aree periferiche soprattutto lungo quelle del suburbio, vie d’acqua che connettevano le sedi urbane. La stessa scelta di Mirasole per l’insediamento di una delle principali ‘case’ dell’Ordine è stata determinata da una serie di condizioni che il luogo presentava, sia di ordine fisico/morfologico, sia sotto il profilo dei funzionamenti e delle risorse produttive già esistenti: la fertilità del terreno; la ricchezza delle risorse idriche indispensabili a garantire l’ottimale sfruttamento del suolo ai fini agricoli e la lavorazione della lana; la presenza di un’importante arteria di comunicazione e la vicinanza con la città di Milano con la conseguente facilità di scambi e contatti con il centro urbano.

Come aziende produttive le sedi dell’ordine hanno costituito un ‘tipo’ innovativo rispetto al contesto agricolo dell’economia del tempo organizzando, attorno alla centralità religiosa, una sorta di villa produttiva, con le abitazioni dei terziari operai, le strutture per le attività connesse all’agricoltura (in particolare la produzione casearia, di grande qualità e destinata a un’ampia esportazione), e infine la parte più propriamente industriale, ove si svolgevano le attività manifatturiere per la trasformazioni dei prodotti agricoli e zootecnici, soprattutto per la lavorazione della lana (vasche per il lavaggio della lana alimentate da una ruota a pale).

In questo senso si può affermare che l’abbazia di Mirasole costituisce l’esempio più completo di ‘grangia’, luogo di lavoro e insieme domicilio della comunità religiosa industriale ad economia agricola, caratterizzata intorno al nucleo dell’abbazia, ‘modesta’ per qualità di costruzione e di dimensioni e tuttavia nodo significativo intorno al quale si estende immensa una proprietà terriera. L’intero complesso fortificato si sviluppa intorno ad un’ampia corte quadrangolare munita di due ingressi, sul lato meridionale e sul lato principale, ‘in torre’, verso est; la chiesa ad aula posta all’angolo nord-est è fiancheggiata infine da un chiostro quadrato.

6.2 La formazione delle grandi proprietà

6.2.1 Il sistema delle cascine

Lungi dall’essere nata come “architettura spontanea”, la cascina è l’espressione di una tipologia precisa che testimonia l’esistenza di un progetto organizzativo non dettato unicamente da esigenze di carattere utilitaristico o funzionale, ma rispondente ad un particolare ‘modello’ che coniuga luogo d’abitazione e

attività produttiva legata all’azienda agricola (G. Bertelli, ibidem, 1996).

Nel territorio a sud di Milano durante la trasformazione industriale avvenuta fra Seicento e Settecento si verifica la formazione della cascina di vaste dimensioni.

L’assetto territoriale mantiene la sua configurazione fisica fondata su vasti appezzamenti, limitati e suddivisi solamente da filari di alberi lungo i fossi, secondo le modalità della tipica ‘piantata padana’.

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Caratterizzata da appezzamenti di circa 100 ha, il più delle volte accorpati a formare un fondo unico, la grande proprietà è suddivisa al suo interno attraverso fossi, rogge, canali e strade agricole; suddivisioni quasi sempre sottolineate da filari di alberi che costituiscono l’elemento caratteristico del paesaggio locale.

Al loro interno le possibilità di ulteriori suddivisioni sono realizzate non solamente attraverso la variazione delle colture ma anche mediante una vera e propria modificazione dell’assetto del suolo (ad opera di marcite o di risaie).

Su questi terreni si insediano nel tempo ampie cascine monoaziendali, dette anche ‘a corte’, espressione significativa di una conduzione di tipo capitalistico; si tratta di veri e propri centri di vita agricola e di prima trasformazione dei prodotti agricoli sparsi nelle campagne, che raramente si aggregano a formare comunità più ampie.

Dal punto di vista planimetrico le cascine tendono ad organizzarsi attorno ad uno o più ampi spazi, quasi sempre quadrati o rettangolari, attrezzati a diverse funzioni, quali l’aia per la lavorazione e l’essicazione delle granaglie, il deposito temporaneo dei foraggi, lo spazio di manovra di tutte le attrezzature dell’azienda.

Al centro del territorio di pertinenza, la cascina assume formalmente l’aspetto di presidio del territorio medesimo e delle sue colture, quasi a sottolineare un senso di proprietà.

Basterebbero le parole del Cattaneo a dar prova dell’importanza che questa “patria artificiale” ha avuto nel disegno del territorio, contribuendo in modo determinante alla configurazione della morfologia del suolo:

“Per due terzi”, commenta il Cattaneo, “essa è opera dell’uomo” (C. Cattaneo, Notizie naturali e civili sulla

Lombardia, Milano, 1844).

Qui la rete diffusa delle canalizzazioni irrigue ha assunto nel tempo la consistenza di armatura portante di un vasto sistema di aree rurali o semirurali ancora in parte conservate ad uso agricolo.

Il recente mutamento di questi luoghi non solo ha investito in modo definitivo la scala dei rapporti centroperiferia, città-campagna, interno-esterno, ma è avvenuto in modo discontinuo, disomogeneo e irregolare. Si è verificato così un processo di “sovrapposizione al precedente disegno del suolo di un nuovo ordito insediativo quasi completamente autonomo, per la maggior parte impermeabile e indifferente alle caratteristiche morfologiche e culturali dei luoghi sui quali si è andato ad insediare (antichi tracciati, partiture agricole).

Oggi non solo siamo di fronte alla compresenza di due ‘regole geometriche’ (quella delle preesistenti partiture agricole, delle suddivisioni del suolo, degli antichi tracciati, delle ‘trame’ del paesaggio agrario e quella dettata dalla ‘disposizione’ dell’edificato che, relazionandosi e sovrapponendosi alla prima, spesso ne definisce i nuovi limiti interni) ma anche assistiamo ad un processo di deformazione degli antichi assi di correlazione al centro che vengono a disporsi sempre più come linee di demarcazione, cesure invalicabili tra regioni differenti dello spazio, perdendo l’antico carattere correlativo, strutturante e connettivo.

Nonostante lo stato apparentemente dispersivo del sistema insediativo rurale ad uno sguardo più attento appare una logica dispositiva non indifferente a criteri di valutazione delle risorse ambientali, quale appunto l’orientamento degli insediamenti in rapporto alle pendenze, della rete di distribuzione delle canalizzazioni e quindi dell’intero sistema irriguo. La pendenza naturale del terreno ha permesso infatti la costruzione di un fittissimo sistema di canalizzazione capace di costituire il vero ‘sostrato’ connettivo capace di ‘tenere insieme’ e nello stesso tempo identificare le diverse parti che qui si dispongono.

L’insieme di queste ragioni indica un progetto di trasformazione globale del territorio, che tuttavia non si risolve nella sola costruzione delle cascine, ma comprende l’intero apparato di trasformazione dell’ambiente naturale che ha contribuito a questo enorme processo di artificializzazione del suolo: canalizzazioni, tracciati di correlazione, manufatti tecnici specifici” (G. Bertelli, ibidem, 1996). (C. PEROGALLI,

Cascine del territorio di Milano, Milano, 1975)

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Estratto carta I.G.M. 1888 agg 1937

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6.2.2 La toponomastica nell’individuazione dei luoghi

Le prime notizie certe su Opera risalgono ad un prezioso manoscritto, “Liber Notitiae Sanctorum Mediolanum”, composto da Goffredo da Bussero poco dopo il 1280 e conservato nell’archivio del Capitolo del Duomo di Milano.

Nel documento, contenente note storiche e leggendarie sui santi a cui la tradizione milanese tributava un culto particolare, è presente infatti un elenco di luoghi ove si riscontrano chiese ed altari costruite in loro onore, che riporta scritti i seguenti: • “in plebe Locate, in Mirasolem, ecclesia S. Marie” • “in plebe Locate,…loco Ovari, ecclesia S. Petri”

Tuttavia, mentre Mirasole ha conservato inalterato nei secoli il suo toponimo, il termine di Opera ha seguito una sensibile evoluzione: dalla forma latina “Ovari” alla forma dialettale “Overa”, in seguito definitivamente italianizzata in Opera. Lo stesso toponimo “Overa” lo si trova integro nel nome della frazione di Noverasco, derivante dall’espressione “IN-OVERA-SCO”.

Sul suo significato l’interpretazione più attendibile è contenuta nel “Dizionario di toponomastica lombarda”, che sofferma l’attenzione sul fatto che fin dai tempi di Goffredo da Bussero il vocabolo Opera era connesso al termine Fabbrica o Fabbricerie. Un’altra preziosa notizia ci perviene dall’autore, e cioè che sia Opera che Mirasole nel periodo del medioevo appartenevano alla pieve di Locate, che trae origine, come le altre pievi, dagli antichi “pagi” romani e preromani luoghi dove si amministrava la giustizia e centri della vita civile e religiosa; dopo la conversione al cristianesimo questi paesi presero il nome di “pieve” dal latino “plebem”, ovvero popolo,poiché al centro della vita popolare civile e religiosa.

Opera e Mirasole gravitavano attorno alla pieve di Locate il cui nome rimase inalterato fino a quando, dopo l’unità d’Italia, venne cambiato in Pieve Emanuele, in onore del primo re e per distinguerla dalle altre. Nel medioevo prendeva invece il nome di Locate perché attigua all’omonimo paese dal quale era divisa semplicemente del fiume Lambro.

6.2.3 Le lentezze della trasformazione industriale

L’area del sud Milano ha mantenuto fino alla seconda guerra mondiale i caratteri di florida agricoltura, organizzata dal sistema fondiario delle cascine che faceva capo, in un sistema gerarchico, alle sedi dei mercati collocati nei centri storici (Melegnano, Locate di Triulzi), organizzati a corona attorno al capoluogo, con un assetto territoriale non distante dalle schematizzazioni teoriche della geografia economica.

La continuità della pianura era disegnata dal sistema di regimazione delle acque irrigue secondo l’impianto medioevale e dai tracciati delle strade radiali che si dipartivano da Milano. L’unica eccezione era costituita dal taglio diagonale della ferrovia per Pavia, che lambiva Chiaravalle con una giacitura indifferente al disegno della stratificazione storica, determinata dalle logiche di efficienza infrastrutturale.

Lungo le strade principali si aggregavano piccoli nuclei di servizi, con pochi edifici allineati e i servizi per i viaggiatori collocati nei punti singolari dei tracciati, gli incroci, i ponti. In alcuni casi, soprattutto lungo i navigli, si presentavano alcuni episodi industriali di grande dimensione che sfruttavano la disponibilità di manodopera e la risorsa idrica, (ne è un esempio la cartiera Binda, insediatasi alla fine dell’ottocento lungo il naviglio pavese).

Nel secondo dopoguerra il processo di industrializzazione dell’agricoltura accelerò bruscamente, modificando sostanzialmente le antiche pratiche colturali per favorire una intensa meccanizzazione delle attività che ha progressivamente azzerato il fabbisogno tradizionale di manodopera e avviato un accelerato decadimento delle strutture di governo del territorio agricolo, prime tra queste le cascine.

L’eccedenza di manodopera innescò un processo di urbanesimo e di pendolarismo su Milano, con una trasformazione delle popolazioni rurali in proletariato urbano che fece la fortuna dell’imprenditoria milanese, depauperando il territorio agricolo del Sud Milano. Su questo processo si innestò il fenomeno dell’immigrazione dalle regioni meridionali che trovò nei centri periferici di Milano condizioni vantaggiose per l’insediamento.

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A differenza di quanto avvenne per i Comuni a Nord di Milano, ove fu molto accentuata l’integrazione tra il boom immigratorio e lo sviluppo industriale, nei Comuni della fascia Sud la crescita riguardò soprattutto la dimensione residenziale, mentre le aziende rimanevano collocate all’interno dei confini del capoluogo, con l’accentuarsi di un forte pendolarismo per motivi di lavoro.

Se si eccettua il Comune di San Donato Milanese (a seguito delle realizzazioni dell’ENI) e pochi altri centri lungo il naviglio grande, i centri del Sud Milano incrementarono fortemente la popolazione senza che si desse luogo alla formazione di un tessuto produttivo degno di nota.

6.2.4 L’esplosione degli anni settanta-ottanta

La condizione di squilibrio tra accrescimento residenziale e struttura territoriale, in tema di tessuto produttivo così come con riguardo alla disponibilità di servizi, è proseguita lungo l’arco degli anni sessanta, seppure nel quadro di una progressiva inversione di tendenza.

Negli anni settanta, la saturazione dei tessuti produttivi di Milano e la crisi congiunturale hanno indotto un processo di progressiva espulsione delle aziende dal capoluogo verso le aree del sud milanese, caratterizzate da un una vasta disponibilità e dal basso costo.

Si vennero così a formare vasti comprensori industriali, frutto dell’affastellamento di aree occupate della aziende, con livelli di infrastrutturazione assolutamente inadeguati e scarsa accessibilità dalle direttrici del traffico principale. La realtà di Opera non si scosta da quelle circostanti di San Donato Milanese, San Giuliano Milanese, Rozzano.

La scarsa qualità delle aree ha messo in atto un circolo vizioso “selezionando” negativamente gli operatori che cercavano in queste localizzazioni la massima economia in un ottica di investimento nel breve termine, “respingendo” le aziende più qualificate in cerca di localizzazioni di maggiore prestigio. I bassi costi e la disponibilità favorirono la localizzazione di attività che presentano un uso estensivo dei suoli senza offrire un adeguato livello occupazionale: magazzini, impianti di stoccaggio, artigianato edile; la maggiore distanza dai centri abitati, lo scarso controllo territoriale, la facile disponibilità di corsi d’acqua per lo smaltimento dei reflui, favorirono l’insediarsi di aziende a rischio ambientale con tecnologie di controllo inadeguate. Nell’arco degli anni ottanta a questo processo di consumo del suolo ai fini industriali si è affiancata la realizzazione di centri terziari e commerciali di grandi dimensioni. Le aree terziarie si sono moltiplicate sull’esempio di Metanopoli, di Assago-Milanofiori, di Basiglio, con successi alterni dipendenti dalla accessibilità delle nuove strutture e dalla capacità imprenditoriale dei soggetti. Completo è stato, per converso, il successo delle grandi attrezzature commerciali, (Milanofiori, San Donato Milanese, San Giuliano Milanese, Rozzano) anche quando le condizioni di accessibilità non apparivano tali da garantire una riuscita delle imprese (solo a distanza di anni è avviata la realizzazione dello svincolo a servizio del Centro Commerciale Fiordaliso a Rozzano).

La disponibilità di aree ha incentivato inoltre la realizzazione di grandi interventi integrati di sviluppo residenziale tra i quali primeggiano il Ripamonti Residence (mastodontica realizzazione nella pianura di Pieve Emanuele), Milano 3 a Basiglio e i recenti sviluppi di San Giuliano Milanese (Zivido) e San Donato Milanese (Quartiere Affari e San Francesco).

6.3 L’evoluzione demografica

6.3.1 Premessa - Le tendenze in atto a livello comunale

L’analisi dettagliata della evoluzione demografica e dei caratteri socioeconomici di un territorio sono la base per l’individuazione delle strategie di intervento soprattutto per quanto riguarda la proposta di assetto urbanistico e alle strategie riguardanti i servizi.

Un secondo passaggio necessario è la conoscenza della attuale situazione dell’offerta di servizi presenti nel comune e alla scala più ampia.

Sulla base di tali informazioni è possibile delineare le linee guida per la proposta urbanistica in merito all’assetto e alla distribuzione dei servizi che potranno trovare attuazione nella diversa articolazione degli strumenti a disposizione delle Amministrazioni comunali quali il documento di inquadramento e in prospettiva il Piano di Governo del Territorio articolato nei suoi tre documenti: il documento di piano, il piano dei servizi e il piano delle regole.

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6.4 Dinamica della popolazione residente

6.4.1 L’evoluzione demografica del Bacino

L’osservazione dei dati desunti dai censimenti dall’unità d’Italia al 2001, consente di definire un interessante quadro dell’andamento demografico di questo ampio bacino del sud Milano, che coinvolge oggi una popolazione complessiva di circa 240.000 abitanti, sia in termini aggregati sia di peso relativo che i diversi comuni del bacino hanno avuto nel tempo.

Un primo elemento comune a quasi tutti i comuni è stata la rapida crescita demografica che si può registrare nel secondo dopoguerra. Per alcuni comuni questo incremento ha coinciso con il boom economico degli anni ’60 e con l’ondata di immigrazione disordinata che si è registrata in quel periodo, con i gravi problemi conseguenti alla necessità di fornire una risposta di emergenza e i disequilibri sociali che questa ha comportato, per esempio i comuni di Corsico, Rozzano, Trezzano sul Naviglio, Cesano Boscone.

Il Comune di Opera è stato invece caratterizzato (con altri quali Buccinasco, Pieve Emanuele) da una onda più lunga di crescita della popolazione, che si è registrata in una fase successiva che ha preso avvio negli anni settanta e si è consolidata a cavallo degli anni ‘80/’90, quando ormai alcuni elementi dell’emergenza si erano acquietati e la risposta dell’edilizia pubblica ha comportato una redistribuzione della popolazione nell’area milanese.

Una terza categoria di Comuni ha invece subito solo marginalmente un processo esplosivo di crescita della popolazione, i Comuni più esterni ed agricoli infatti hanno mantenuto un livello di crescita lineare (Locate di Triulzi, Lacchiarella, Binasco). Un caso del tutto a sé è costituito da Basiglio, che per ultimo ha assistito ad una crescita demografica consistente (tra il 1980 e il 1990) con la realizzazione di Milano 3 dopo un lungo periodo di stasi e depressione demografica.

Sempre a livello di dato aggregato, è interessante denotare che i comuni che hanno subito la prima ondata immigratoria soffrono oggi di una insufficiente capacità di dare risposta alle esigenze della popolazione e si assiste così ad un fenomeno di reazione con una progressiva perdita di popolazione, tanto più accentuata quanto più è stata accelerata la fase immigratoria.

Alcune di queste “accelerazioni” demografiche hanno riguardato dimensioni di eccezionalità che hanno modificato in modo radicale gli equilibri interni ai comuni interessati, con incrementi, nel decennio anche del 800% della popolazione.

E’ peraltro interessante notare che l’evoluzione demografica dell’ultimo secolo ha modificato in modo sostanziale i pesi demografici interni al bacino considerato.

Nel 1861, i due comuni di estensione territoriale maggiore erano anche i più popolosi: San Giuliano Milanese e Lacchiarella, con quasi il 15% della popolazione dell’intero bacino, seguiti da Locate di Triulzi e Zibido San Giacomo (importanti mercati agricoli), con circa l’8%; gli altri grandi comuni di oggi si posizionavano tutti orientativamente attorno al 5% della popolazione totale, con circa 1.000 abitanti. La prima fase di un processo di progressiva industrializzazione e di modifica delle condizioni rurali ha portato già nei primi decenni del novecento ad una ridefinizione della classifica, soprattutto determinata dalla crescita della popolazione di Corsico. Tale tendenza e le diverse velocità demografiche hanno condotto ad una forte divaricazione gerarchica che ha visto il suo culmine negli anni ’50-’60, quando Corsico risultava ospitare, da sola, quasi il 25% della popolazione del bacino, seguito da Rozzano con quasi il 20% e da San Giuliano Milanese con il 18%; negli anni sessanta a questi tre comuni si è aggiunto San Donato Milanese. Questi quattro comuni ospitavano, in quel periodo, quasi il 75% del totale della popolazione del bacino, dei quali il 32% lungo l’asta della via Emilia e la restante parte collocata nei due grandi centri del sud ovest. La conurbazione Opera, Locate di Triulzi e Pieve Emanuele raggiungeva il 13% dell’intera popolazione del bacino al censimento 1971.

Il processo ha subito negli ultimi decenni del novecento una radicale inversione di tendenza, con un progressivo riequilibrio dei residenti ed una migliore distribuzione dei pesi insediativi tra i Comuni. Si è così configurato un bacino di notevole omogeneità (seppure con un progressivo diradamento allontanandosi da Milano) privo di poli dominanti (nessun comune supera il 15% del totale del bacino), entro il quale la citata conurbazione Opera, Locate di Triuzli, Pieve Emanuele raggiunge il 15,4%.

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In questo quadro generale il Comune di Opera ha seguito un andamento altalenante nel livello gerarchico in rapporto al totale del bacino; come accennato, piccolo centro rurale nel 1860 , la popolazione di Opera costituiva circa il 4,2% della popolazione del bacino. Negli anni ’20 e ’30 il comune ha dimostrato una certa vitalità, raggiungendo il 5,5% della popolazione del bacino; a questi anni ha fatto seguito un periodo di stasi fino agli anni settanta quando si assiste ad un processo di ripresa demografica che riconduce Opera alla quota del 5,7% del bacino, seguita nell’ultimo decennio intercensuale da un nuovo lieve processo di declino.

6.5 La popolazione dal 1990 a oggi

Come riportato, la popolazione di Opera è risultata sempre in crescita in poi, sino ad valore massimo nel 1994 con 13.594 residenti. Da quell’anno fino al 2002 si riscontra un progressivo decremento della popolazione con un saldo annuale negativo (fatta eccezione per l’anno 2001 di assestamento dei dati rispetto al censimento), determinato soprattutto dal prevalere del segno negativo del saldo migratorio, gli emigrati infatti sono in continuo aumento mentre si riducono le immigrazioni (dal 1995 sono più i residenti che si trasferiscono rispetto ai cittadini che si iscrivono all’anagrafe), rimane invece ancora positivo il saldo naturale, anche se il numero annuale di decessi sta ormai per pareggiare quello delle nascite (in questo caso il punto di passaggio al saldo negativo è atteso, in termini modellistici, proprio in questi anni).

Nel 2003 e 2004 si assiste ad una inversione di tendenza in cui saldo migratorio torna ad essere positivo in modo crescente e dopo un drastico calo nel 2005 la situazione è tornata a crescere fino al 2008, ultimo anno preso in considerazione.

Il saldo migratorio è andato crescendo sino ad un picco massimo negli anni 1979 (+1.054) e 1980 (+804) per decrescere progressivamente risultando per la prima volta negativo dal 1995; il saldo negativo è proseguito fino al 2002 (con una interruzione nel 2001) per poi invertire di nuovo la tendenza.

La negatività del saldo non dipende esclusivamente dalla riduzione della immigrazione ma anche da un progressivo incremento della emigrazione che supera le 500 unità annue: nel complesso il movimento migratorio porta ad un notevole ricambio annuo, pari circa all’ 8% della popolazione. Questa nuova tendenza è da attribuire, come si discuterà meglio più avanti, soprattutto alle nuove iniziative edilizie che hanno attivato un processo di rinnovamento della popolazione residente.

La tendenza evolutiva futura, che appariva negli anni passati consolidata in un progressivo decremento della popolazione, appare oggi incerta in quanto sempre più chiaramente determinata dalle iniziative di governo del territorio.

E’ chiara infatti la divaricazione tra un processo non guidato e senza trasformazioni territoriali a sostegno che conduce ad una involuzione demografica rispetto alla gamma di possibilità determinata dalla possibilità di manovra della collettività sulla offerta di aree di trasformazione.

La tendenza demografica di Opera rispetto al proprio bacino in questi ultimi 25 anni appare piuttosto omogenea, infatti la popolazione di Opera, tra il censimento 2001 e il 1981 è cresciuta del 16,5% circa contro il 17 % circa del bacino (+35.175 abitanti). La situazione di questi comuni va confrontata con la grave crisi demografica di Milano che tra il 1981 e il 2001 ha perso circa il 21% della popolazione proprio a favore dell’hinterland (-348.562 abitanti) e, in prospettiva, in un recupero della funzione residenziale del capoluogo (è proprio del 2003 la prima inversione di tendenza).

Come è noto, questa tendenza alla riduzione della popolazione è propria di Milano e dei comuni a forte concentrazione abitativa, mentre altre situazioni, all’interno della provincia presentano ancora incrementi della popolazione residente (Vimercate +37,6%, Paderno Dugnano, Carate Brianza, Melzo, Corsico, San Donato Milanese).

D’altra parte la densità abitativa di Opera risulta tra le più elevate del comparto analizzato (inferiore naturalmente a Corsico e Rozzano e a San Donato Milanese e Buccinasco, pari a quella di Binasco) e superiore a quella media provinciale Milano esclusa (1.360 ab/kmq). Questa densità è risultata in continuo incremento, con un indice di crescita sempre tra i più alti rispetto al bacino considerato.

Nel 2001 ad Opera la densità territoriale risulta essere pari a 1.762 abitanti per chilometro quadrato che corrisponde (in via del tutto virtuale) a circa 568 mq per residente. Come indicato la tendenza del prossimo periodo risulta difficilmente prevedibile, soprattutto in relazione alla elevata offerta residenziale in corso di

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attuazione o di prossima approvazione e ai fattori esogeni che possono riguardare una realtà come quella di Opera compressa tra le sorti del capoluogo e l’evoluzione della fascia dei comuni del Sud Milano.

In relazione agli interventi esogeni rispetto alle pure dinamiche demografiche, queste potranno invertire la tendenza fisiologica alla contrazione; le modalità con cui questo processo si svilupperà risultano difficilmente definibili lasciando incerti i riferimenti per una corretta modellizzazione del fenomeno.

6.5.1 Natalità e mortalità

Il tasso di natalità (nati/1000 residenti) si mantiene piuttosto elevato, sempre al di sopra del 7,5 per mille con una netta ripresa negli ultimi anni, mentre quello di mortalità sta lentamente diminuendo nonostante il processo di invecchiamento della popolazione, attestandosi al valore più elevato di circa 10,2 morti per mille abitanti nel 2005 scendendo al 5,23 del 2008

L’analisi dei livelli di natalità e mortalità indica quindi una ancora buona vitalità della struttura della popolazione residente in Opera, che fino ad oggi ha assicurato un efficiente ricambio naturale. E’ peraltro evidente che tale condizione si sta modificando, con un progressivo annullamento del saldo naturale.

6.5.2 Cittadini immigrati

Opera si caratterizza per una quota di presenza di cittadini stranieri più bassa rispetto alla zona al contrario di quanto avveniva nel 2003 quando era seconda soltanto a Basiglio (oltre il 10%) , San Donato Milanese (4,6%) e a pari con Corsico.

Oggi Opera ha una percentuale di incidenza di popolazione straniera del 7,7% contro il 8,7% di Locate di Triulzi, il 10,9% di Pieve Emanuele, il 8,4% di Rozzano e 10,9 di Basiglio.

Naturalmente è necessario prestare una certa attenzione nell’identificare le caratteristiche di tali popolazioni. Infatti, una quota significativa di queste hanno origine dall’Europa comunitaria o dal nord america.

La dimensione del fenomeno e la sua progressiva tendenza alla accelerazione richiederà uno specifico approfondimento, soprattutto nel piano di servizi, al fine di cogliere le condizioni di inserimento di questa ormai significativa porzione della nostra società.

6.6 Struttura della popolazione

Quanto detto relativamente alle condizioni demografiche del Comune di Opera si riscontra nella lettura delle elaborazioni relative alle classi di età della popolazione residente.

I dati che seguono mettono in evidenza le caratteristiche della popolazione residente di Opera che si dimostra mediamente più anziana rispetto al bacino territoriale assunto per le analisi, avvicinandosi alla media riferita all’intera Lombardia.

L’età media della popolazione di Opera si attesta su 43,3 anni.

Il processo di invecchiamento della popolazione tra il 1981 a oggi: le classi più giovani si riducono e si incrementano quelle più mature. Soprattutto il picco più elevato della popolazione era quello della popolazione tra i 25 e i 34 anni nel 1981, nel 2004 è quello tra i 45 e i 54 anni mentre oggi risulta la fascia 35 - 45; è facile dunque notare che si è assitito ad un leggero ringiovanimento della popolazione nell’ultimo quinquennio.

6.7 Indicatori sintetici

E’ prassi negli studi socio-economici utilizzare alcuni numeri indice per classificare la situazione demografica della popolazione che si sta analizzando e poterla confrontare con altre realtà in modo indipendente dalla dimensione assoluta del fenomeno.

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6.7.1 Indice di vecchiaia

L'indice di vecchiaia della popolazione consiste nel rapporto percentuale tra la popolazione di età superiore ai 65 anni e quella inferiore ai 14 anni e rappresenta la potenzialità di ricambio della popolazione stessa.

Secondo i dati di Regione Lombardia relativi all'anno 2008 il Comune di Opera ha un indice di vecchiaia pari a 145, in media con il dato lombardo (circa 143), oggi (2010) il dato operese è salito a 149,6 aumentando a dismisura.

In termini concreti ciò sta a significare che, in Opera, si ha più di un anziano ogni bambino.

Anche la quota di popolazione oltre i 65 anni indica questo processo di invecchiamento della struttura sociale, con un valore (18.9 %) in continuo aumento.

6.7.2 Indice di dipendenza totale

Questo indicatore mette in luce il rapporto tra la popolazione che si ritiene non abbia capacità autonoma di sostentamento dal punto di vista lavorativo (anziani oltre i 65 anni e giovani al di sotto dei 14 anni) con quella nella fascia d’età lavorativa (tra i 15 e i 64 anni). Il valore di tale indice è il risultato di due tendenze contrapposte, ossia l’aumento degli anziani dipendenti e la riduzione della componente giovanile.

In questo caso, Opera presenta un valore inferiore (45), alla media lombarda (51). Come si vedrà dall’esame delle sue componenti, tale basso valore è conseguente soprattutto alla limitata presenza della quota di popolazione giovanile.

6.7.3 Indice di dipendenza giovanile

Questo sottoindicatore mette in luce il rapporto tra la popolazione giovanile che si ritiene non abbia capacità autonoma di sostentamento (giovani al di sotto dei 14 anni) con le persone che si trovano nella fascia di età lavorativa (tra i 15 e i 64 anni).

Questa componente dell’indice di dipendenza mette in evidenza un livello particolarmente ridotto di questo indice in Opera (14,04).

Si tratta quindi di un segnale cui porre particolare attenzione nell’inquadrare le prospettive di sviluppo della realtà di Opera.

Indice di dipendenza degli anziani: Per converso rispetto al precedente questo sottoindicatore mette in luce il rapporto tra la popolazione anziana che si ritiene non abbia capacità autonoma di sostentamento (anziani oltre i 65 anni) con le persone che si trovano nella fascia di età lavorativa (tra i 15 e i 64 anni).

A Opera il valore di questo indice è di 26,9.

6.7.4 Indice di ricambio della popolazione in età lavorativa

L’indice di dipendenza va letto in concomitanza con l’indice di ricambio, il quale rende conto del rapporto tra la popolazione che esce dall’età attiva (65-74 anni) e quella che fa ingresso (15-24 anni).

Per Opera si rileva un valore dell'indice di ricambio pari a Si ricava da questo indice che in Opera la popolazione che accede alla età lavorativa è inferiore, in modo significativo, rispetto a quella che ne esce (mentre circa 3 arrivano alla età della “pensione” soltanto due entrano nell’età lavorativa), indicando quindi un carattere involutivo della struttura della popolazione, superire a quella del bacino, con una evidente crisi di ricambio della popolazione in età produttiva.

6.8 La famiglia

6.8.1 Evoluzione della famiglia in Italia

Al fine di meglio comprendere le caratteristiche delle famiglie residenti in Opera, è opportuno accennare alle tendenze evolutive strutturali della famiglia in Italia.

L’elemento più evidente, rispetto alle analisi che vengono sviluppate ai fini urbanistici, è la riduzione della dimensione della famiglia: l’indicatore più significativo, il numero medio di componenti per famiglia, infatti,

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è passato da 3,2 nel 1981 a 2,8 nel 1991, con una tendenza alla riduzione che è proseguita anche negli ultimi anni, con un dato aggiornato al censimento 2001: 2,60 componenti in Italia e di 2,46 in Lombardia. Si sono, infatti, ridotte drasticamente le famiglie numerose, con più di cinque componenti, mentre sono in continua crescita le famiglie “monopersonali” (i cosiddetti singles) che tra il 1981 e 1991 hanno visto, in Italia, un incremento dell’80% circa. Allo stesso modo sono in aumento le famiglie di 2 soli componenti, spesso costituite da 1 genitore ed 1 figlio. Tale tendenza, come detto, è confermata in tutta Italia seppure con ritmi e modalità diverse tra il nord ed il mezzogiorno.

6.8.2 Caratteristiche delle famiglie in Opera

Secondo i dati forniti dall’anagrafe comunale relativi agli anni 1991-2004, a fronte di un numero di residenti tra il 1991 e il 2004 pressoché stabile (+44, pari ad un +0,33%) si registra un forte incremento del numero delle famiglie (+ 648 pari a +13 %) che passano da 4.935 a 5.584, con un incremento medio annuo di circa 50 nuclei fino ad arrivare ai 6.013 del 2008

Si tratta di una crescita significativa, che conferma la tendenza degli ultimi venti anni peraltro coerente con la tendenza di tutto il bacino.

Nel tentativo di meglio descrivere il carattere di queste famiglie si sono esaminati i dati del l’inizio 2009. Si ricava da questi che la dimensione della famiglia di Opera è di circa 2,3 componenti.

La lettura della dimensione della famiglia in termini “diacronici” attraverso i censimenti 1981 e 2001, evidenzia che soprattutto tra il tra il 1991 e il 2001 è intervenuta una modifica della dimensione media delle famiglie con una riduzione dei nuclei composti tra 3 membri e oltre e il sopravvento di quelle formate dalla sola coppia, oltre all’incremento delle famiglie mononucleari, oggi le famiglie senza figli sono la maggioranza assoluta a significare la formazione di recenti nuclei familiari composti da giovani coppie.

6.9 Istruzione

In un bacino caratterizzato da condizioni statistiche anomale prodotte da alcune realtà con connotati fuori media, rispetto al titolo di studio, a causa delle modalità con cui si sono venute a costituire (i casi di Basiglio e San Donato Milanese, seppure diversi sono emblematici, in un caso un ambito elitario e in un altro una company town) Opera dimostra un ruolo di un certo significato come ambito di accoglienza di residenti con un buon livello di istruzione. Circa un terzo della popolazione (33,2%) è dotato di diploma di scuola media superiore e quasi il 9% della popolazione ha conseguito una laurea. In tutti i due casi queste percentuali sono superiori alla media del bacino considerato.

La tendenza rilevata nel decennio 1981-1991 che aveva visto intervenire un’importante modifica strutturale nel livello di scolarizzazione della popolazione si è dunque consolidata.

Infatti, nel 1991 in Opera il 29,3 % (oggi il 33,2%) della popolazione risultava diplomata o laureata con un aumento di circa 10 punti percentuali rispetto al 1981 (19,6%).

Questo scostamento è ancora più evidente se si confrontano i dati di Opera con la media provinciale (esclusa Milano), i diplomati sono circa il 5% in più (33,2% contro il 28,6%) e i laureati il 2% in più (8,7% in Opera contro il 6,7% della Provincia escluso Milano).

Anche l’indice di possesso di titolo di scuola media superiore, desunto dal censimento Istat 2001, mette in evidenza che Opera svolge un ruolo significativo nel bacino considerato, al di sopra della media ed omogeneo con i poli trainanti dell’ambito considerato.

Per contro il censimento mette in evidenza che oltre il 6% della popolazione è priva di un titolo di studio, (percentuale peraltro inferiore rispetto alla media del bacino 7,4%), ponendo in evidenza la necessità, di un processo di alfabetizzazione di base di quote, seppur marginali, di popolazione, spesso di nuova immigrazione.

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6.10 Occupazione e addetti

Un tema importante per stabilire le caratteristiche e il ruolo di Opera all’interno del suo bacino e nella provincia è la verifica delle condizioni di occupazione della popolazione residente e il rapporto con le attività produttive insediate sul territorio.

Questi dati forniscono un ulteriore tassello nella precisazione delle caratteristiche della popolazione e consentono di individuare il ruolo territoriale che il comune riveste rispetto al territorio circostante.

La grandezza statistica dell’occupazione riguarda effettivamente le caratteristiche della struttura residenziale di Opera, con essa si stabilisce quanta parte della popolazione residente ha una occupazione, in modo indipendente dal luogo specifico in cui esercita la propria attività lavorativa.

Per converso il dato sugli addetti e le unità locali connota il territorio, fornisce indicazioni sulle caratteristiche delle economie che operano nel comune, la dimensione, il settore e, di conseguenza, i bisogni di servizi e infrastrutture (oltre che le ricadute in termine di impatto) che da esse promanano, in un quadro di sostenibilità complessiva del sistema.

Il bacino preso in esame presenta, rispetto al resto del territorio provinciale, una particolare accentuazione della dinamica occupazionale; le grandezze parametriche considerate, per esempio il rapporto tra occupati e residenti, tra addetti e residenti, mostrano infatti una maggiore vicinanza della struttura economica alla realtà milanese rispetto alla provincia (considerata escludendo l’effetto trascinatore del capoluogo). Il bacino, infatti, con i suoi oltre 110.000 occupati e quasi 120.000 addetti rappresenta oltre il 12% dei posti lavoro dell’intera provincia, escluso Milano (pur costituendo meno del 10% in termini di residenti).

Il rapporto tra occupati e residenti nel bacino è pari al 46% circa, al di sopra della media provinciale, e il rapporto tra addetti (posti di lavoro) e residenti è, nel bacino, pari al 49,7% contro il 40% della provincia senza il polo di Milano.

La presenza di un numero di posti di lavoro nel bacino superiore agli occupati dimostra come questo bacino sia un polo di attrazione di forza lavoro e quindi di movimenti in ingresso. Tale condizione risulta chiaramente evidenziata dal rapporto tra addetti e occupati che, nel bacino, è pari al 108%, mentre la media provinciale (esterna a Milano) è ben al di sotto: 89%.

All’interno di questo quadro, Opera, si colloca in una condizione centrale della scala dei valori seppure inferiore alla media del Bacino, trainata da centri come Assago, San Donato Milanese, Corsico.

Quanto prima indicato mostra le caratteristiche dinamiche dell’economia del Comune in quanto, pur collocandosi in un range intermedio nel bacino, gli indicatori sono tendenzialmente superiori a quelli della media provinciale, senza considerare Milano.

In particolare il rapporto tra addetti e occupati che nel 2001 caratterizzava Opera risulta essere al di sopra della media del bacino. Opera rimane, sotto tutti gli aspetti, residenziali e occupazionali, in una posizione media nel rank di bacino, tra il settimo e l’ottavo posto, peraltro lontano da alcuni comuni polo di attrazione come Assago (comune nel quale il numero degli addetti è pari al doppio dei residenti).

6.11 Occupazione e mobilità

Il rapporto tra occupati ed addetti è considerato tradizionalmente un indicatore del livello di mobilità connesso con le caratteristiche strutturali dell’economia di un territorio.

E’ facilmente intuibile che più è ampia la divaricazione tra queste due grandezze maggiore è il movimento in ingresso ed uscita da un territorio (in uscita se si assiste ad un deficit di addetti – come nel caso di Opera, in ingresso se l’offerta di posti di lavoro è maggiore del numero degli occupati nel territorio).

Naturalmente, non essendo il comune un sistema isolato, non vi è alcuna garanzia che gli occupati censiti in comune lavorino anche nel comune, ma è certamente attendibile uno scambio di pendolari in ingresso ed uscita dal comune.

In termini di larga massima quindi, i movimenti pendolari per motivi di lavoro si collocano tra un minimo pari alla differenza tra addetti e occupati (in valore assoluto) e un massimo teorico (e del tutto astratto) pari alla somma di queste due grandezze. In termini statistici la media tra questi due valori dovrebbe fornire il dato più prossimo alla realtà.

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Applicando questo semplice modello, otteniamo che i movimenti pendolari attesi in Opera, per motivi di lavoro, sono, sulla base del censimento 2001, circa 6.000 al giorno, in ingresso e altrettanti in uscita.

Incrociando tali dati con i risultati delle indagini del PGTU redatto da Polinomia s.r.l. (2004) sulla base dei dati dell’indagine regionale del 2002, si ottiene che i movimenti in ingresso ad Opera (generati dall’esterno) sono circa 6.100, di cui il 55% per ragioni di lavoro, pari a circa 3.350 spostamenti in ingresso.

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PARTE SECONDA

IL QUADRO RICOGNITIVO

1 INTRODUZIONE

Il documento di sintesi del Quadro ricognitivo riporta i principali condizionamenti esterni che possono condizionare la pianificazione comunale.

Ciascuna delle immagini che illustrano il Quadro conoscitivo sono state elaborate su base informatizzata e qui riportate in estratto o in riduzione per consentire una facile lettura dei contenuti del quadro conoscitivo stesso.

I contenuti del quadro conoscitivo affrontano i seguenti temi:

− Previsioni della pianificazione provinciale e, in particolare del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Ptcp).

− Programmazione e pianificazione sovra comunale in fase di definizione o attuazione.

− Richieste di modifica delle previsioni del Piano Regolatore Generale vigente.

2 IL PTCP E LA PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE

2.1 Il Piano territoriale di Coordinamento Provinciale

IL P.T.C.P. vigente, approvato con deliberazione consiliare n. 55 del 14 ottobre 2003 e pubblicato sul comma 36 della l.r. 5/1/2000 n. 1, assume come riferimento tre strategie fondamentali, che si richiamano desumendo alcuni passaggi dalla Relazione Generale del Piano:

• l'ecosostenibilità, ossia l'assunzione di criteri di sviluppo sostenibile nella definizione di tutte le politiche di programmazione, con particolare attenzione all'attivazione di alcune categorie specifiche di azione relative alla riduzione della pressione da inquinamento, al miglioramento della raccolta differenziata e del riciclaggio dei rifiuti, allo sviluppo della mobilità secondo criteri di minimizzazione degli impatti, alla promozione del risparmio energetico e dell'utilizzo di tecnologie innovative ecocompatibili, alla reintroduzione di elementi naturalistici mediante la costruzione di una rete ecologica provinciale; la valorizzazione paesistica, che assume valore primario e carattere di assoluta trasversalità nei diversi settori di intervento economico e di pianificazione spaziale, con l'obiettivo di definire strategie settoriali e territoriali capaci di promuovere uno sviluppo realmente sostenibile assumendo il paesaggio quale espressione della qualità delle componenti che costituiscono il territorio e delle loro relazioni come base di valutazione su cui misurare la qualità dello sviluppo insediativo ed economico.

• lo sviluppo economico, basato sulla creazione delle infrastrutture e delle condizioni territoriali adatte a favorire una crescita equilibrata oltre che su iniziative di marketing territoriale che possano valorizzare l'attrattività e la competitività del territorio della Provincia di Milano nel contesto delle grandi aree urbane europee e mondiali.

2.2 Strategie generali per il Sud Milano

All’interno di queste strategie generali il PTCP delinea il quadro di riferimento per l’ambito del Sud Milano entro il quale si inserisce il Comune di Opera.

L'area del Sud Milano è costituita da realtà diverse fra loro, all'interno delle quali si possono individuare due ambiti per molti aspetti omogenei: l'insieme dei comuni della prima cintura Milanese, cresciuti lungo le direttrici principali di comunicazione, densamente urbanizzati e con una cospicua presenza di attività produttive e il territorio più a sud, non densamente urbanizzato, connotato dalla presenza di comuni meno popolati, alcuni di recente e altri di più antica formazione, che si sono però nell'ultimo decennio notevolmente ampliati, modificando sensibilmente il paesaggio, che rimane comunque caratterizzato da ampie zone agricole e da particolari emergenze naturali. Alcuni comuni di prima cintura hanno densità

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territoriale superiore al valore medio provinciale, questo provoca fenomeni di concentrazione urbana molto alta e quindi indici elevati di consumo di suolo.

L'area è prevalentemente interessata dal fenomeno della conurbazione metropolitana sia lungo gli assi delle Vigevanesi e della Padana Superiore (SS 11), che lungo l'asse della tangenziale ovest e lungo le direttrici est, Paullese e Via Emilia. E' inoltre evidente l'avvio di nuovi processi conurbativi, come ad esempio lungo la tangenziale Ovest, tra i Comuni di Settimo Milanese e Assago.

Altrettanto problematico è il proliferare di piccole aree a destinazione produttiva localizzate al di fuori dei centri urbani, prevalentemente lungo la viabilità provinciale e statale di grande comunicazione (es. Vigevanese), causa di frammentazione e consumo di suolo.

Le trasformazioni da attività industriali a terziarie e commerciali, investono diffusamente quest'area. Infatti il fenomeno dello sviluppo di grandi attività commerciali che si localizzano in aree periferiche, raramente servite da mezzi pubblici, ha avuto un forte incidenze negli anni recenti interessando pesantemente questo territorio.

L'ambito presenta ancora consistenti aree ad elevata valenza paesistico-ambientale da considerare strategicamente per la riqualificazione del Sud Milano.

L'ambito del Sud-Milano nei suoi aspetti economico-territoriali risulta prevalentemente caratterizzato da un tessuto di piccole-medie imprese, da poli produttivi nei settori del terziario direzionale-commerciale, concentrati in grandi interventi che, se opportunamente orientati, potranno innescare processi diffusi di sviluppo nell'area, da servizi sanitari di eccellenza attorno ai quali si può sviluppare un indotto di piccolemedie imprese nel campo medicale e laboratori di ricerca. Inoltre, anche se interessato nelle aree di prima cintura da un'elevata urbanizzazione, presenta ancora una buona riconoscibilità territoriale a caratterizzazione agricola con presenze paesistico-ambientali molto significative quali: il sistema delle cascine, delle acque, delle abbazie, delle fortificazioni e delle aree di cava da recuperare.

A partire dagli anni '50 la configurazione agricola e la sua connotazione paesistica vengono profondamente modificate dai processi di urbanizzazione che investono Corsico, Rozzano, Buccinasco, Trezzano sul Naviglio, Opera, Pieve Emanuele. Successivamente, alcuni comuni hanno sviluppato una vocazione produttiva configurandosi, in rapporto alla popolazione residente, come poli di attività industriali e terziarie.

Gli esempi più significativi sono le attività commerciali legate al modello della grande distribuzione e di vaste superfici espositive (Fiordaliso di Rozzano, il Girasole di Lacchiarella) oltre a casi di terziarizzazione con presenza di quartieri residenziali (Milanofiori ad Assago, Milano 3 e Milano City a Basiglio, il Ripamonti Residence a Pieve Emanuele).

L'articolazione e la diversificazione di questo ambito si riflettono inevitabilmente sul sistema economico dando luogo al proliferare di un sistema di piccole e medie imprese, alla crescita di attività terziarie e di quelle commerciali, di attività logistiche e di trasporto.

Questa varietà di risorse necessita, per orientare e promuovere al meglio lo sviluppo dell'area, di una politica sovracomunale che metta a sistema il patrimonio produttivo, paesistico e storico-culturale esistente e promuova azioni di potenziamento del Sud Milano anche attraverso nuove progettualità volte a migliorare la sua dotazione infrastrutturale.

In relazione agli obiettivi strategici delineati nelle linee guida e alle sue caratteristiche territoriali il PTCP intende promuovere la valorizzazione dell'ambito con le seguenti azioni:

• sostegno allo sviluppo imprenditoriale attraverso l'integrazione tra i sistemi produttivi esistenti, l'offerta dei servizi alle imprese, il potenziamento dell'infrastrutturazione dell'area anche mediante la diffusione delle reti telematiche e la creazione di poli ad alto contenuto tecnologico e di servizi, privilegiando interventi caratterizzati da elevata innovazione in campo ambientale;

• potenziamento dell'indotto del settore sanitario anche attraverso lo sviluppo di distretti specializzati e l'insediamento di attività di ricerca qualificate;

• potenziamento, nei centri urbani, della disponibilità di funzioni attrattive e dell'offerta di servizi di qualità anche tramite interventi coordinati delle catene di franchising e lo sviluppo di strutture per il telelavoro;

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• valorizzazione del settore agricolo, attività indispensabile alla conservazione del territorio e delle sue valenze paesistico-ambientali, attraverso la promozione di esperienze nel campo dell'agricoltura biologica ed eco-compatibile come elemento di caratterizzazione del tessuto del Sud-Milano; il sostegno, in coordinamento con i piani di settore del Parco Agricolo Sud Milano e delle politiche europee, alla promozione di marchi DOC e di attività complementari quali l'agriturismo;

• valorizzazione del patrimonio con capacità di attrazione turistica (corsi d'acqua, aree di valore naturalistico, cascine e beni storico-monumentali) per lo sviluppo del turismo fuori porta, del turismo d'affari e congressuale attraverso la realizzazione di aree ricreative, la creazione di itinerari che valorizzino le componenti paesistico-ambientali, lo sviluppo di strutture ricettive.

Particolarmente importante per la promozione e lo sviluppo delle potenzialità dell'ambito sarà, secondo i documenti del PTCP, la corretta programmazione dei progetti che possano assumere un ruolo di volano a livello sovracomunale (centri di eccellenza, centri commerciali e direzionali, musei tematici, ecc.), in un'ottica di coordinamento delle azioni e delle politiche che coinvolga tutti i Comuni in strategie condivise, per un uso efficiente ed efficace delle risorse.

2.3 Gli obiettivi e le azioni promossi dal P.T.C.P.

2.3.1 Il sistema insediativo

Tenendo conto delle principali caratteristiche dell'ambito, il PTCP intende promuovere la conservazione di un equilibrato rapporto tra le aree edificate e il territorio ancora libero nelle zone dove la struttura morfologica è caratterizzata da centri ancora riconoscibili. In particolare, gli indirizzi richiamano la opportunità di coordinare l'evoluzione dell'urbanizzato con il sistema dei trasporti e dei servizi.

In questa logica, gli obiettivi da perseguire e le azioni che devono essere attuate da parte del PTCP, sono principalmente le seguenti:

• valorizzare le aree urbane attraverso la connessione tra le aree agricole di cintura e quelle agricole più esterne; mantenere un equilibrio tra le aree costruite e il territorio libero evitando la conurbazione tra i centri (in particolare sulla SS 35 “dei Giovi”) e la dispersione degli insediamenti. Da privilegiare anche la nascita di nuove urbanizzazioni in continuità con l'edificato dotate di buona accessibilità e contenere la frammentazione e il consumo di suolo favorendo il recupero di aree dismesse;

• disincentivare la programmazione di grandi interventi a destinazione monofunzionale che generano un impoverimento della polifinzionalità e multidimensionalità della risorsa territorio;

• governare il fenomeno della logistica definendo criteri di localizzazione dei centri che privilegiano i siti dotati di ottima accessibilità ed evitino gli impatti sulla viabilità locale e sugli insediamenti residenziali;

• garantire, nei nuovi interventi infrastrutturali, adeguate fasce inedificabili per conservare la funzionalità pendolarismo; dell'opera e la sua corretta progettazione ambientale.

2.3.2 Il sistema della mobilità

La scarsa accessibilità tra i territori comunali del Sud Milano e di questi con il capoluogo, la congestione della rete viaria provocata dai numerosi spostamenti automobilistici privati e da quelli dei mezzi pubblici su gomma, la presenza di insediamenti attrattori di traffico, fanno sì che le strategie necessarie perseguite dal PTCP siano rivolte a:

• migliorare e potenziare in termini di offerta i servizi di trasporto pubblico su ferro (linea FS Milano- Mortara e Milano-Genova) e su gomma.

• riqualificare le stazioni esistenti dotandole di parcheggi d'interscambio dove organizzare gli autoservizi della zona.

• sgravare il sistema delle tangenziali dal traffico di attraversamento creando connessioni intercomunali alternative alla tangenziale, al servizio delle aree più abitate.

• migliorare la connessione con Milano riqualificando e potenziando gli assi storici (SS 412 “Ripamonti”, SS 35 “dei Giovi”,”).

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Estratto PTCP Milano – mobilità e trasporti

2.3.3 Il sistema paesistico - ambientale

La valorizzazione paesistico-ambientale è uno degli aspetti principali che il PTCP intende promuovere per lo sviluppo del Sud Milano riconosciuto come un ambito dotato di una ricchezza di risorse territoriali fatta da ambienti naturalistici e storici, di un patrimonio storico-architettonico e di ampie zone fruibili.

Il PTCP intende attuare le proposte per la valorizzazione di quest’ambito dispiegando le seguenti azioni:

• l’individuazione di collegamenti ciclopedonali, in coordinamento con il Parco Agricolo Sud Milano. L’obiettivo è di unire tra di loro specifiche zone ricche sia di presenze storiche quali le abbazie, i santuari, i nuclei storici e le cascine, sia di presenze naturalistiche come il sistema delle rogge e le riserve naturali;

• il miglioramento della qualità delle acque attraverso il completamento e il potenziamento dei sistemi di depurazione;

• la riqualificazione dei fontanili e il recupero di aree degradate anche ai fini della fruizione;

• la realizzazione della rete ecologica con l’obiettivo di creare corridoi che assicurino la connessione tra i boschi e le zone umide nei territori agricoli.

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Estratto PTCP Milano tav 3 – emergenze paesaggistiche e ambientali

2.3.3 Le emergenze paesaggistiche, la rete ecologica e la sensibilità del paesaggio

Il PTCP da’ molta enfasi al tema del paesaggio e della rete ecologica da cui scaturisca poi una sorta di classificazione del paesaggio in classi di sensibilità paesaggistica che dovranno dettare delle linne guida di intervento in materia urbanistico-edilizia. Il paesaggio operese come ampiamente descritto in precedenza ha le caratteristiche peculiari dei territori della pianura irrigua. Un paesaggio caratterizzato da piccoli nuclai urbani circondati da grandi cascine e nell’area milanese dalle grange e dalle abbazie dei grandi ordini monastici medievali che hanno segnato la storia del territorio.

Il nucleo di Opera, le cascine e l’abbazia di Mirasole sono i segni prettamente antropici del territorio più importanti.

Ma come noto da queste puntuali ma diffuse presenze antropiche è partita la bonifica dei terreni una volta paludosi ma oggi tra i più fertili d’Europa grazia all’opera dei monaci e dei contadini, canalizzazione e roggie di origine medievale e preindustriale solcano il territorio e razionalizzazno l’uso di aque prima disperse provenienti da fontanili e allagamenti del Lambro Meridionale.

Proprio da fiumi e roggie, la parte oggi più naturale del territorio e alla forza delle loro acque si è potuta dare il la alla prima fase industriale del territorio con la creazioni di mulini e filande, ma putroppo anche all’ultima, quella devastante di fine novecento quando le vene d’oro blu si sono trasfrormate nella cloaca del progresso.

Da queste considerazioni e peculiarità, in accordo con gli studi provinciali si è redatta la carta della sensibilità paesaggistice dl territorio imperniata sulla individuazione delle seguenti aree omogenee e delle loro linee di indirizzo:

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SENSIBILITA’ MOLTO ELEVATA

- I centri storici Mantenimento degli edifici storici, attenzione agli interventi di demolizione e ricostruzione degli altri edifici che dovranno conformarsi alle regole tipologiche e morfologiche dell’abaco dei NAF

- Le cascine Attenzione alle caratteristiche dell’architettura rurale della pianura irrigua, mantenimento degli edifici storici e contestualizzazione delle nuove costruzioni secondo i criteri del PASM.

- L’Abbazia di Mirasole Attenzioni specifiche alle prescrizioni degli edifici tutelati da vincolo, demolizioni delle incongruenze architettoniche moderne, le nuove costruzioni, ove ammese, dovranno conformarsi alle tipologie edilizie esitenti anche morfologicamente. Attenzione alla preservazone del cono ottico dell’abbazia e del filare di ingresso.

SENSIBILITA’ ELEVATA

- La valle del Lambro Ambito fluviale e valle del fiume, si prescrive il mantenimento degli orli di terrazzo fluviale, il recupero ad ambito fluviale e naturalistico delle lanche.

- Il cono ottico dell’Abbazia di Mirasole Valorizzazione dei prospetti visivi del complesso monumentale, implementazione del doppio filare della strada poderale fronteggiante l’ingresso e creazione di una barriera verde tra l’abbazia e le principali infrastrutture viabilistiche.

- Il percorso del Lisone Valorizzazione dei percorsin poderali con implementazione dei filari in modo da aumentare la biodiversità naturalistica lungo l’asta del Lisone promuovendone anche la fruizione pubblica.

SENSIBILITA’ MEDIA

− Ambiti agricoli Aree destinate all’utilizzo agricolo intensivo che deve convivere con interessi pubblici come la fruizione tramite percorsi per collegamenti sostenibili sia locali che territioriali. Mitigazione con fasce alberate con funzione di filtro in adiacenza alle grandi infrastrutture.

SENSIBILITA’ BASSA

− Tessuto edificato consolidato residenziale-commerciale. Aree residenziali di recente formazione senza pregi di carattere storico, gli interventi dovranno tendere ad una maggiore qualità edilizia orientata all’ecosostenibiltà.

SENSIBILITA’ MOLTO BASSA

− Aree industriali di recente formazione senza pregi di carattere storico, gli interventi dovranno tendere ad una maggiore qualità edilizia orientata all’ecosostenibiltà e alla sostituzione del tessuto edilizio più obsoleto. Previsione di una maggiore qualità dello spazio pubblico e di quinte arboree su fronti agricoli o sensibili.

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2.4 Il Parco Agricolo Sud Milano e le indicazioni dl PTC

2.4.1 Il Parco Agricolo Regionale

La consapevolezza dell’importante ruolo territoriale giocato dalla fascia agricola del Sud Milano, in grado di riequilibrare lo sviluppo metropolitano, ha indotto, dapprima con gli studi del PIM negli anni sessanta e, in seguito, con le politiche territoriali concertate dei Comuni, alla costituzione di un Parco Agricolo riconosciuto dalla Legge Regionale 24 del 1990.

La vastità e la complessità gestionale di un parco che intende valorizzare contestualmente il patrimonio storico-paesaggistico e l’economia agricola di un’ area densamente abitata e infrastrutturata come quella milanese, hanno costituito elementi di grave inerzia nel definire politiche di programmazione e gestione territoriali efficienti. In questa situazione di stallo i processi in atto, per la maggior parte contraddittori rispetto agli obiettivi del parco, sono andati a completamento senza che si sia stati in grado di avviare iniziative nuove di integrazione tra residenza, economia e risorse ambientali.

Questo appare essere il crinale determinante per il futuro del Parco Agricolo: rendere il recupero dei caratteri storici e del paesaggio agrario, dei valori ambientali ed ecosistemici, risorse qualificanti per un rinnovato processo di crescita economica, i cui attori considerino i valori espressi dal Parco come vantaggi localizzativi, nel quadro di una riorganizzazione complessiva del sistema dell’accessibilità su trasporto pubblico, privato e con l’impiego delle moderne tecnologie di telecomunicazione.

Il Parco Agricolo Sud Milano intreccia, in un'esperienza forse unica a livello europeo, motivi di salvaguardia e tutela del territorio con la difesa di una funzione economica come quella agricola che ha segnato la storia dello sviluppo economico di un vasto ambito territoriale che abbraccia il sud milanese; un Parco che deve tenere conto di una domanda sociale sempre più ampia alla ricerca di spazi aperti, fruibili e ricchi di significativi valori culturali, il tutto nel contesto di un’area metropolitana tra le più sviluppate d’Europa.

Ci troviamo infatti in un territorio che già a partire dal Medio Evo ha visto l'uomo operare modificandone la qualità del paesaggio. "Un paesaggio costruito" come scriveva il Cattaneo, a cominciare dalle opere idrauliche e dall'utilizzo della risorsa acqua di cui è ricca questa fascia della provincia.

L’idea di un parco agricolo nasce negli anni sessanta e nei decenni successivi tale approccio concettuale ha trovato la formalizzazione in uno strumento legislativo-amministrativo. Negli anni novanta si costituiscono i primi strumenti gestionali fondamentali per lo sviluppo di iniziative volte a recuperare e valorizzare il territorio:

• Legge Regionale 23 aprile 1990, n. 24 Istituzione del parco regionale di cintura metropolitana "Parco Agricolo Sud Milano.

• D.g.r. 3 agosto 2000 – n. 7/818: Approvazione del piano territoriale di coordinamento del Parco Regionale Agricolo Sud Milano.

Il PTC del Parco delinea una struttura a cascata di elementi di tutela, da quelli di area vasta, definiti territori, via via scendendo di scala vengono individuati gli ambiti di tutela e di fruizione e gli elementi puntuali di tutela.

Il PTC Parco agricolo Sud Milano inserisce il territorio del comune di Opera a sud della tangenziale all’interno dei territori agricoli di cintura metropolitana destinati all’esercizio ed alla conservazione delle funzioni agricolo-produttive, assunte quale settore strategico primario per la caratterizzazione e la qualificazione del parco.

Per questi territori, il PTC prevede nei rapporti con la pianificazione comunale, alcuni criteri base tra i quali si richiamano:

• devono essere conservate nella loro integrità e compattezza le aree agricole, favorendone l’accorpamento e il consolidamento ed evitando quindi che interventi per nuove infrastrutture, impianti tecnologici, opere pubbliche e nuova edificazione comportino la frammentazione o la marginalizzazione di porzioni di territorio di rilevante interesse ai fini dell’esercizio delle attività agricole o della fruizione sociale del parco;

• deve essere salvaguardato nella sua consistenza e caratterizzazione complessiva il patrimonio edilizio rurale esistente, sia in quanto testimonianza storico-architettonica dell’antica organizzazione dell’agricoltura nel territorio del parco, sia in quanto contenitore delle attuali attività agricole, che il PTC intende sostenere e consolidare; gli interventi di conservazione e di

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trasformazione del patrimonio edilizio rurale o l’introduzione di nuove destinazioni, ove ammesse, devono essere programmati, localizzati e dimensionati nel rispetto di questa duplice funzione, evitando che il patrimonio storico stesso risulti globalmente snaturato rispetto alle sue funzioni originarie.

• può essere prevista la collocazione di attrezzature, servizi e impianti tecnologici, avendo preventivamente verificato le relative condizioni di ammissibilità e di compatibilità ambientale.

La porzione a nord della tangenziale è invece azzonata, per le parti interne al parco, come territori agricoli e verde di cintura urbana – ambito dei piani di cintura urbana.

La porzione di territorio ad ovest della ex Statale della Val Tidone fino al corso del Lambro meridionale, limitata a nord dalla tangenziale a sud dalla porzione urbanizzata del comune è classificata come“Zona di tutela e valorizzazione paesistica” (art. 34).

Questa zona comprende aree di particolare interesse e rilevanza paesistica per morfologia del suolo, densità dei valori ambientali, storici e naturalistici, in cui l’attività agricola contribuisce a mantenere e migliorare la qualità del paesaggio; fanno parte di tale zona anche aree in cui i caratteri del paesaggio agrario vanno valorizzati e rafforzati.

La fascia lungo il corso del Lambro meridionale è inserita nella zona di protezione delle pertinenze fluviali (art. 33) comprendenti le aree interessate dalla presenza di corsi d'acqua ed i relativi ambiti vallivi, costituiti da ordini diversi di terrazzamenti e le aree a contorno delle incisioni fluviali, tendenzialmente ribassate rispetto al piano fondamentale della pianura.

I complessi di cascina Mirasole e di cascina Montalbano sono classificati dal PTC come insediamenti rurali isolati di interesse paesistico la cui disciplina è demandata agli strumenti urbanistici comunali sulla base di una serie di criteri di tutela specificati nell’articolo 39.

I manufatti edilizi di Cascina Mirasole sono inoltre identificati come emergenze di rilievo storicoarchitettonico e monumentale (art. 40). Tra le emergenze storico-architettoniche sono compresi sia beni già vincolati ai sensi della Legge n. 1089/1939, per i quali sono fatti salvi i poteri dell’autorità statale in materia, sia beni classificati dal PTC come di valore storico-architettonico.

Oltre alla tutela del valore intrinseco del bene, il Piano persegue l’obiettivo di valorizzare la funzione sociale connessa all’accessibilità, alla conoscenza e, ove possibile, alla fruizione dei luoghi e dei beni L’ambito territoriale intorno alla Cascina Mirasole è inoltre classificata dal Parco come area a vincolo e a rischio archeologico (art. 46).

La strada consortile del Mirasole e la strada di Pontesesto sono individuate dal PTC del Parco Sud come Percorsi di interesse storico-paesistico.

Questi sono definiti come i principali percorsi di origine storica o di particolare interesse per la percezione del paesaggio agrario del parco.

I percorsi segnalati sono parte strutturante del sistema della fruizione del parco. Nella realizzazione di nuovi percorsi di fruizione del parco vanno integralmente rispettate le caratteristiche locali delle strade, evitando quanto possibile l’asfaltatura di strade sterrate o le rettifiche dei tracciati esistenti.

L’area del golf è classificata dal PTC del Parco come ambito di fruizione finalizzato all’ospitare impianti sportivi e ricreativi (art. 36).

Una importante porzione del territorio agricolo, tra Opera e Locate di Triulzi, a sud della SP 28 è classificata come zona attrezzata per la fruizione (art. 35) orientata ad una parziale trasformazione del comparto relativamente alle aree agricole di minore interesse e consistenza aziendale, al fine della realizzazione di interventi per la fruizione ricreativa e sportiva.

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Estratto PTC Parco Agricolo Sud Milano

3 I PROGETTI IN CORSO E LA PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE

3.1 I piani d'area per attivare politiche di governo del territorio coordinate

I piani d'area, strumenti di pianificazione territoriale di natura volontaristica, sono collocati a una scala intermedia tra il Piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP) e i Piani comunali.

Rappresentano un’opportunità per mettere a sistema processi, esigenze, aspettative, attraverso l’adesione partecipata delle comunità locali al fine di gestire le trasformazioni del territorio in maniera coordinata.

Nell’ambito delle attività di attuazione del PTCP e del processo di adeguamento alla LR 12/2005 è stato avviato un programma di attività finalizzate alla predisposizione di piani d’area degli ambiti territoriali che riguardano particolari porzioni del territorio provinciale offrendo l’opportunità di completare e approfondire tematiche e contenuti del PTCP.

3.2 L'ambito del Piano d’Area Sud Milano

Il Piano d'Area Sud Milano interessa il territorio dei comuni di Assago, Basiglio, Binasco, Buccinasco, Casarile, Cesano Boscone, Corsico, Cusago, Lacchiarella, Locate di Triulzi, Noviglio, Opera, Pieve Emanuele, Rozzano, Trezzano sul Naviglio, Zibido San Giacomo.

Nell'ambito Sud Milano si concentra il 5,85% della popolazione della provincia di Milano su una superficie che rappresenta il 9,15% del territorio provinciale, con una densità di 12,6 abitanti per ettaro,rispetto al 19,6 della Provincia.

Escludendo dal calcolo Milano, dove si concentrano oltre 1 milione e trecentomila abitanti su una superficie di circa 18 mila ettari, la densità abitativa media nei comuni della provincia scende a 14,4.

Se i dati anagrafici consentono di fare valutazioni aggiornate sulla consistenza della popolazione residente non altrettanto è possibile per gli addetti, la cui rilevazione puntuale è disponibile solo per le scadenze censuarie. In questo caso i valori di riferimento sono quindi datati 2001.

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Per i comuni del Sud Milano l'indice di occupazione medio è pari a 0,47, molto prossimo alla media provinciale (0,48). Anche in questo caso se si esclude Milano dal calcolo si rileva, per i comuni della provincia, un consistente abbassamento dell'indice, che si posiziona a 0,40 addetti per abitante.

3.3 L’assetto attuale delle reti della mobilità

La tavola sottostante rappresenta, a scala ampia, l'assetto attuale delle reti di mobilità e dei nodi di interscambiomodale nel contesto territoriale del Piano d'Area Sud Milano.

In questo comparto territoriale si conferma la struttura prevalentemente radiocentrica su Milano della maglia viaria. L'area è tuttavia attraversata dal tracciato della tangenziale ovest che garantisce le relazioni est-ovest e la distribuzione dei flussi tra i diversi itinerari radiali.

Per quanto riguarda il trasporto pubblico l'ambito risulta infrastrutturato dalla linea ferroviaria Milano-Mortara nel comparto nord-ovest e dalla linea Milano-Pavia nel comparto sud-est. La rete di metro tranvie di Milano arriva a lambire il confine di Corsico e penetra nel territorio di Rozzano. L'offerta di servizio del trasporto pubblico locale è quindi sostanzialmente riconducibile al sistema di autolinee.

Per quanto riguarda l’offerta di servizio del TPL i comuni di Assago, Basiglio, Buccinasco, Cesano Boscone, Corsico, Cusago, Locate di Triulzi, Opera, Pieve Emanuele, Rozzano e Trezzano sul Naviglio rientrano

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nell'ambito dei servizi di area urbana del Capoluogo, mentre i comuni di Binasco, Casarile, Lacchiarella, Noviglio e Zibido San Giacomo rientrano nel Lotto 5 - Settore sud-ovest della Provincia di Milano.

Descrizione Ora di punta Traffico giornaliero

SP 114 (Milano) 5.677 81.000

SP 114 (Cusago) 1.801 26.000

SS 494 (Milano) 4.865 61.000

SS 494 (Trezzano) 4.355 54.000

SP 59 (Corsico) 1.524 22.000

SP 59 (Trezzano) 2.504 36.000

Autostrada A7 (Milano) 5.983 66.000

Autostrada A7 (barriera) 5.858 69.000

ex SS35 (Milano) 1.801 26.000

ex SS35 (Rozzano) 2.793 40.000

ex SS412 (Milano) 2.685 38.000

ex SS412 (Opera) 2.445 35.000

tangenziale Ovest (Buccinasco) 12.447 156.000

SP40 (Lacchiarella) 1.675 24.000

* fonti varie (Provincia di Milano, Serravalle, PIM, Comune di Milano) ** stime Centro Studi PIM

Volumi di traffico sugli assi

L'efficienza delle reti di mobilità nel servire la domanda di spostamento rappresenta un elemento fondamentale per il miglioramento della qualità ambientale dei territori. E' quindi interessante analizzare l'assetto futuro delle reti di mobilità derivante dall'attuazione dei progetti e delle previsioni di intervento di valenza sovralocale.

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Per quanto riguarda la rete viaria principale gli interventi più significativi in corso di realizzazione, progettati o programmati, nell'ambito del Piano d'Area riguardano:

− riqualificazione della SP114

− riqualificazione della SS494 in Corsico-Cesano Boscone-Trezzano sul Naviglio

− nuovo itinerario nord-sud di collegamento tra la SP59 e la SP114

− riqualificazione intersezione SP59-SP139 in Trezzano sul Naviglio

− nuovo itinerario tangenziale Milano-Corsico-Buccinasco-Assago-Rozzano (Strada Parco)

− nuovo svincolo “Fiordaliso” sulla tangenziale Ovest

− nuovo svincolo Milanofiori sulla A7

− riqualificazione SP40 e nodo di Binasco

− riqualificazione exSS412 fino alla SP40

Per quanto riguarda la rete di forza del trasporto pubblico un significativo miglioramento nell'offerta di servizio nell'ambito di studio è atteso dal raddoppio della linea ferroviaria Milano-Mortara, in corso di realizzazione, che consentirà l'attivazione del servizio suburbano sulla tratta Milano-Cascina Bruciata. Sull'altra linea ferroviaria che interessa l'ambito di studio, la Milano-Pavia, è ormai raggiunto l'accordo per la realizzazione di una nuova fermata a Pieve Emanuele che consentirà, unitamente al rafforzamento del nodo di interscambio di Locate, di ampliare il bacino di utenza riconducibile al servizio ferroviario, in particolare per gli spostamenti verso il capoluogo. Per la rete metropolitana lo scenario futuro fa riferimento agli interventi inseriti nel dossier d candidatura per Expo 2015, alcuni dei quali potranno avere influenze significative sulle opportunità di scelta modale per gli abitanti dei comuni del Piano d'Area.

Gli interventi che più direttamente interagiscono con l'ambito del Piano d'Area sono:

− il prolungamento della linea 2 ad Assago (in fase avanzata di realizzazione),

− la linea M4 da San Cristoforo a Policlinico (in fase di progettazione esecutiva) e poi a Linate. Per questa linea è segnalata l’eventualità di prolungamento in direzione Corsico-Buccinasco

− la nuova linea M6 che, originandosi dallo sbinamento della M1 a Pagano, si sviluppa sul percorso Bisceglie-Cadorna-Missori-Castelbarco. Per questa linea è segnalata l’eventualità di prolungamento a sud, in direzione di via Ripamonti (CERBA), e a ovest verso la tangenziale ovest.

Nell'area di studio si colloca infine il prolungamento della metrotranvia lungo via Ripamonti verso Opera-Locate di Triulzi.

La significatività di tale ipotesi è ovviamente legata alle scelte che verranno operate in merito al prolungamento della linea M6.

3.3.1 La mobilità ciclabile

In tema di mobilità non si può trascurare la ciclabilità ed i progetti finalizzati a promuoverla e valorizzarla, in particolare si richiama il Piano Strategico per la Mobilità ciclistica, denominato MiBici, con il quale la Provincia di Milano intende promuovere e diffondere l’utilizzo della bicicletta quale mezzo di trasporto primario, in grado di soddisfare non solo gli spostamenti a scopo ricreativo o sportivo, ma anche quelli sistematici casa-scuola, casa-lavoro e di accesso ai servizi.

Punti di partenza del Piano Strategico sono stati: − la dimensione “sovracomunale” delle attività che si svolgono all'interno della provincia milanese,

che di conseguenza determina una intensa domanda di relazioni tra comuni limitrofi e di accesso al capoluogo. Tale domanda in parte resta nell'ambito di distanze direttamente “ciclabili”, ed in parte può sfruttare la bicicletta quale mezzo privilegiato di accesso alle stazioni ed alle fermate del trasporto pubblico;

− l’intensa attività di realizzazione di strutture dedicate alla ciclabilità da parte dei singoli Comuni, che però non ha raggiunto i risultati sperati in termini di diffusione dell'uso della bicicletta; sia a motivo della frammentarietà delle realizzazioni, sia a causa della mancata leggibilità del sistema ciclabile nel suo complesso.

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La rete ciclabile (rete MiBici) individuata dal Piano risulta formata da itinerari continui che garantiscono il collegamento tra nuclei insediati limitrofi, l'accesso ai principali poli urbanistici di interesse (poli scolastici, complessi sportivi e sanitari, emergenze storico-monumentali), ai nodi del trasporto pubblico, ai grandi sistemi ambientali.

La rete ciclabile strategica è pertanto un sistema di collegamenti ciclabili caratterizzato da: - continuità e connettività degli itinerari; - completezza delle polarità servite; - disponibilità di standard geometrici e prestazionali adeguati alla gerarchia dei tracciati; - elevato grado di sicurezza; - completezza, coerenza ed omogeneità della segnaletica.

Il Piano MiBici si pone come un processo in divenire che partendo dalla rete ciclabile esistente coordina e integra le nuove iniziative di sviluppo, in modo da ottenere un sistema continuo ed adeguato in termini di omogeneità tecnica-funzionale.

La rete individuata dal Piano strategico rappresenta l’insieme delle connessioni che è necessario al fine di realizzare una rete continua, completa ed interconnessa, a servizio delle relazioni sovralocali.

La rete strategica provinciale è suddivisa in: − rete portante, che rappresenta i principali assi radiali e di raccordo circolare, nonché le ciclovie

turistiche nazionali ed internazionali, − rete di supporto, che rappresenta le connessioni essenziali tra la rete portante e i principali poli

attrattori del territorio.

L'assetto della rete proposto da Mibici per l'ambito del Piano d'area Sud Milano viene schematizzato nella Tavola sottostante.

Si segnala che il Piano strategico definisce anche i riferimenti tecnici (standard di progettazione) essenziali per garantire una maggiore qualità ed omogeneità formale e funzionale alla progettazione di settore; inoltre che la Provincia di Milano concorre alla realizzazione delle rete della mobilità ciclistica individuata nel Piano mediante la costruzione diretta di opere o mediante il sostegno tecnico e finanziario, per la progettazione e la realizzazione di piste ciclabili, agli Enti Locali e agli Enti gestori di aree protette.

Estratto progetto MiBici

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3.4 Ambiente e paesaggio

3.4.1 Acque e bacini

Le acque di superficie caratterizzano con la loro presenza e giacitura il territorio del Sud Milano: esse appartengono a diversi sistemi.

3.4.2 Acque naturali

Rappresentate dal fiume Lambro meridionale, interamente canalizzato nel comune di Milano, dove fa parte del sistema scolmatore dell’Olona, ed in parte nel territorio di Rozzano, dove, poco sopra la tangenziale ovest, riprende il suo corso naturale. Le acque del Lambro non sono certamente di buona qualità, ma i recenti depuratori di Pero e del Ronchetto di Milano e quelli di Rozzano e di Locate di Triulzi dovrebbero contribuire in modo sensibile al miglioramento quantomeno delle caratteristiche delle acque di scorrimento. Il fiume ha un limitato bacino irriguo e la roggia Pizzabrasa è il principale derivatore in sponda destra nell’area di studio.

3.4.3 I fontanili

Documentano un antico sistema di cattura e convogliamento della acque di risorgiva ancora attivo. Sono presenti lungo una fascia con andamento ovest-est e presentano un notevole addensamento nei territori a nord del Naviglio Grande, dove, fino alla creazione del canale Villoresi (1885) hanno rappresentato la fondamentale risorsa per l’attività agricola. Sono ancora presenti anche a sud del Naviglio Grande nonostante il fatto che in un primo tempo l’imponente sistema di rogge derivate dal Naviglio e successivamente la scomparsa della coltivazione a marcita abbiano reso meno importante la conservazione di questa pratica irrigua. Spostandosi verso est la fascia dei fontanili si alza e la loro presenza risulta attualmente del tutto marginale nell’ambito irriguo della Vettabbia.

3.4.4 I grandi canali irrigui

Oltre ad appartenere al patrimonio storico del milanese, sono ancora oggi l’elemento di maggiore importanza per la formazione, la struttura e la conservazione del paesaggio agrario.

Il Naviglio Grande, con acqua di buona qualità derivata dal fiume Ticino, ha il più ampio ed importante bacino irriguo che va dal comune di Cusago, per la parte irrigata dalla roggia Soncina, fino ai comuni di Milano con il Ticinello Milanese, e di Lacchiarella, Basiglio e Pieve Emanuele con le rogge Colombana, Speziana e Borromeo. Il cavo Ticinello, che prende origine dal Naviglio Grande ad Abbiategrasso, rappresentò per molti anni la linea di confine tra i territori di Milano e Pavia.

Il Naviglio Pavese ha origine nella darsena di Milano e fu completato all’inizio dell’Ottocento come via d’acqua; non ha significativi effetti irrigui in quanto attraversa il più antico bacino del Naviglio Grande.

Il canale Villoresi realizzato alla fine dell’Ottocento a nord del Naviglio Grande, ha effetti irrigui solo nei comuni di Cusago e Cesano Boscone.

Il canale Vettabbia è forse il più antico dei canali di Milano e il suo bacino irriguo alimentò per secoli una delle aree agricole più produttive del sud milano finchè il ruolo di “fogna” della città non rese inservibili le sue acque.

Gli interventi in Milano sulla Vettabbia alta e la realizzazione del depuratore di Nosedo sono i primi passi verso la restituzione di una qualità migliore alle acque di scorrimento, ma la bonifica degli alvei del canale e delle rogge derivate è un problema ancora aperto.

Le competenze, per quanto riguarda gli aspetti regolamentari e in genere normativi sono esercitate: − dalla Regione Lombardia e dal Parco Agricolo Sud Milano per quanto concerne il fiume Lambro

meridionale ai sensi delle delibere 7868/2002 e 13950/2003; − dalla Società Consortile Navigli Lombardi s.c.a.r.l. per quanto riguarda i navigli Grande e Pavese,

facenti parte, ai sensi della medesima delibera, del reticolo idrico principale (A) e del reticolo dei canali di bonifica (D) affidato al Consorzio Villoresi, che è parte integrante della stessa società.

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La Società ha come compiti diretti: a) l’esercizio idraulico, b) la pulizia e la manutenzione ordinaria dei canali e delle pertinenze, c) l’attività di polizia idraulica. È in corso una riclassificazione dei canali (elenco D);

− dai Comuni per quanto riguarda il reticolo idrico minore, sempre si sensi della delibera regionale sopra citata, e per i fontanili, nel quadro di quanto previsto dal PTC del Parco Agricolo Sud Milano;

− dal Consorzio Vettabbia per quanto riguarda il reticolo irriguo derivante dalla Vettabbia.

3.4.5 Il parco

L’area di studio comprende differenti situazioni territoriali: l’ambito legato alle grandi concentrazioni urbane (in genere disposte lungo la tangenziale ovest) dove elementi di naturalità possono essere ritrovati solo all’interno di parchi urbani a ciò orientati, l’ambito a nord del Naviglio Grande, caratterizzato dalla presenza dei fontanili, l’ambito compreso tra il naviglio Grande e il Lambro meridionale caratterizzato dalla presenza di importanti linee d’acqua irrigua, la valle del Lambro e l’ambito ad est del Lambro dove l’indebolimento delle acque irrigue genera scarsità di significative presenze naturali.

L’attività agricola dominante negli spazi aperti ha certamente ridotto gli ambiti di naturalità, riconoscibili solo in alcuni lembi di territorio dove per altro il PTC del Parco Sud identifica le riserve naturali (Bosco di Cusago e Oasi di Lacchiarella). Altri ambiti che presentano potenzialità, sotto il profilo naturalistico, legate al permanere di alberature e colture foraggere (zona dei fontanili e zona compresa tra Buccinasco e Zibido San Giacomo), assieme alla valle fluviale del Lambro Meridionale sono inserite in perimetro di Parco Naturale.

3.4.6 La rete ecologica provinciale

Impostata sull’individuazione di ambiti di interesse naturalistico che costituiscono i “gangli principali” della rete, da collegare attraverso la predisposizione dei corridoi ecologici.

Nell’area in esame la rete provinciale riconosce come “gangli principal”i, le aree attorno alle riserve naturali previste dal Parco Sud:

a. la zona dei fontanili attorno a Cusago in estensione dell’area prevista a Parco Naturale dal Parco Sud;

b. la zona a sud di Basiglio, fino all’area a Parco Naturale attorno all’Oasi di Lacchiarella.

Come “gangli secondari” della rete vengono individuate: c. l’area compresa tra Gaggiano, Assago e Zibido San Giacomo, in estensione del previsto Parco

Naturale; d. l’area compresa tra Noviglio e Rosate lungo la roggia Giamberina; e. l’area compresa tra Locate di Triulzi, Carpiano e San Giuliano Milanese attorno ad uno dei corridoi

ecologici primari, dal Ticino al Lambro Settentrionale. Vengono inoltre riconosciute come “zone periurbane su cui attivare politiche di riassetto fruitivo ecologico” una serie di areali collocati attorno alle principali conurbazioni, con maggiore incidenza nei comparti della prima cintura urbana milanese, ma anche nei territori a sud della tangenziale ove le espansioni degli abitati rischiano di chiudere varchi importanti per garantire la riconoscibilità delle singole comunità: attorno ad Opera e tra Opera e Locate di Triulzi, tra Rozzano e Basiglio.

Meno comprensibili sono le indicazioni di zone di questo tipo a sud di San Giacomo di Zibido e ad ovest di Binasco, o tra Pieve Emanuele e Basiglio, dove le aree agricole appaiono compatte e ben strutturate.

Le connessioni tra le aree di maggiore interesse sopra evidenziate sono garantite dalla individuazione di “corridoi” suddivisi per importanza in:

f. corridoi ecologici primari: nella porzione meridionale dell’area in esame viene identificato, con direzione ovest-est, un corridoio primario in una fascia trasversale di collegamento tra il Ticino e il Lambro Settentrionale, che in buona parte segue il corso meridionale del Ticinello, per spostarsi a nord di Binasco e dell’area dell’ex Girasole di Lacchiarella, collegando la zona umida di Pasturago e la riserva Oasi di Lacchiarella, con la valle del Lambro meridionale e l’ultima parte del corso della Vettabbia. Un secondo corridoio primario si collega al primo, salendo ai margini occidentali dell’area di studio, dal ganglio secondario tra Noviglio e Rosate verso nord e il Naviglio Grande fino alla zona dei fontanili;

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g. principali corridoi ecologici dei corsi d’acqua: sostanzialmente rappresentati dai Navigli Grande e Pavese, dal corso del Lambro Meridionale (area a Parco Naturale del Parco Sud), dalla Vettabbia, e dal corso delle rogge Cassana-cavo di Badile tra il Naviglio Grande e il Pavese;

h. corridoi ecologici secondari: costituiscono collegamenti locali tra i gangli primari e secondari, poggiano sostanzialmente sulla presenza di corsi d’acqua;

i. corsi d’acqua minori con caratteristiche di importanza ecologica e/o da riqualificare a fini

polivalenti: oltre al Lambro meridionale, alla Vettabbia e agli scolmatori, sono individuate le principali rogge derivate dal Naviglio Grande come elementi da sottoporre a particolare tutela ai fini della conservazione delle loro caratteristiche di qualità delle acque e di corridoio ecologico.

3.4.7 Il Metrobosco

È uno dei progetti pilota della Provincia di Milano nell’ambito del Piano Strategico “Città di città”: si propone di rafforzare le qualità dell’ambiente metropolitano sostenendo interventi mirati alla riforestazione nelle aree più prossime alle conurbazioni, favorendo contemporaneamente la realizzazione di progetti per il tempo libero e la ricostruzione del paesaggio.

La realizzazione del progetto (che, ad oggi, risulta di carattere molto generale) comporta la messa a regime di una serie di proposte già pervenute alla Provincia, anche attraverso il necessario confronto con la rete ecologica provinciale individuata dal PTCP.

Nel corso degli ultimi anni sono stati promossi progetti di forestazione e di ricostruzione della naturalità in diverse aree del territorio indagato: si tratta in genere di interventi su areali molto limitati sui quali sono confluiti finanziamenti da parte del Parco Sud o della Regione Lombardia. Se messi a regime attraverso progetti di più ampio respiro in grado di coordinare sia la loro manutenzione sia il loro possibile ampliamento, possono contribuire alla formazione della rete ecologica locale e provinciale.

3.4.8 L’agricoltura

Quasi tutte le aziende agricole hanno sede in complessi storici, anche se l’adattamento delle antiche strutture alle esigenze di un’agricoltura moderna non sempre è possibile, a maggior ragione se gli edifici non sono di proprietà dell’azienda.

Le politiche agricole comunitarie nell’ultimo decennio sono orientate verso la promozione di pratiche agricole dirette ad un miglioramento delle condizioni generali dell’ambiente con riduzione dei mezzi chimici, aumento delle superfici forestali, incentivazione dell’agricoltura biologica, riduzione dell’apporto di fertilizzanti, riduzione della concentrazione di allevamenti, anche con una particolare e nuova attenzione al contributo delle aziende agricole alla conservazione degli elementi di paesaggio (siepi, boschi, singolarità biologiche ed altro) e della biodiversità.

Tra gli elementi di incentivo previsti è anche l’introduzione di attività agrituristiche: nella zona di studio al momento gli esempi di agriturismo sono pochi ed in genere legati alla ristorazione o alla vendita di prodotti aziendali. Ciò dipende sostanzialmente dal tipo di produzione molto specialistica in atto, ma anche dalla mancanza di circuiti di fruizione del territorio, ancora in fase embrionale nonostante la presenza dal 1990 del Parco Agricolo Sud Milano.

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Sud Milano 18108 56,34 -8% -12% 157

3.4.9 Il patrimonio storico

Uno dei temi importanti per la qualità dell’ambiente e del paesaggio del parco Sud è la forte presenza di strutture ed infrastrutture appartenenti al patrimonio storico ed ancora capaci di descriverne l’evoluzione.

La storia del territorio a sud di Milano è sostanzialmente legata a due tipi di azioni: l’ampia sistemazione agraria dei suoli stratificata nel tempo con la costruzione del sistema irriguo derivato dal naviglio Grande e dalla Vettabbia e dai fontanili, la formazione dei nuclei e dei complessi rurali isolati, l’insediamento delle abbazie e delle grange dei Cistercensi e degli Umiliati e il sistema difensivo legato alle dispute territoriali tra Milano e Pavia nel XIV e XV secolo. In tempi ancora più remoti, la realizzazione delle grandi strade romane (la Padana superiore, la via ad Ticinum per Pavia e la via Emilia) ha spesso determinato la distribuzione dei nuclei abitati.

Il patrimonio edilizio rappresentativo del processo storico è notevole, per quantità di opere e per qualità architettonica.

Alcune delle strutture storiche sono di fatto documenti di eccezione ed in quanto tali sono già soggette a vincoli di tutela: i navigli, le abbazie e le loro grange, i santuari, i castelli ed alcuni edifici di pregio nei centri abitati. Nei centri e nei nuclei di antica formazione gli interventi di recupero e di trasformazione sono ormai consolidati, ma il patrimonio diffuso di complessi rurali è di fatto ancora oggi l’elemento caratterizzante del paesaggio agrario. D’altra parte l’accorpamento di aziende, la modernizzazione delle pratiche colturali, la vicinanza con i centri urbani ha di fatto reso inutilizzate o inutilizzabili parte delle strutture storiche e in qualche caso interi complessi.

Il PTC del Parco Sud definisce le tipologie di beni e gradua le normative di tutela paesistica in relazione alla loro importanza, distinguendo i “grandi nuclei”, i “nuclei rurali” e i “complessi rurali isolati” di interesse paesistico; all’interno di queste grandi categorie vengono poi segnalate le “emergenze”, vale a dire i singoli edifici di pregio storico-architettonico, e i “manufatti della storia agraria”, quali cappelle isolate, molini e altri edifici produttivi.

In realtà il problema della conservazione del patrimonio storico o del recupero per nuove funzioni degli edifici dismessi dall’attività agricola riguarda l’intero territorio provinciale e crea non poche difficoltà alle amministrazioni che ne devono guidare gli interventi.

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Alcuni comuni dell’area hanno avviato negli anni scorsi un “repertorio” dei beni storico-architettonici e ambientali che, oltre a fornire una conoscenza di base per la comprensione dei valori e per la valutazione dei progetti, può contenere anche indirizzi progettuali rivolti agli operatori.

Il recupero dei complessi esterni ai centri abitati, che negli ultimi anni ha avuto una sensibile accelerazione, segue diverse tematiche che hanno un diverso impatto sulle strutture originarie e sul paesaggio di contesto:

− recupero ed ammodernamento dei complessi rurali da parte dalle aziende agricole operanti: più frequentemente si tratta di grandi aziende che operano in regime di proprietà degli edifici e dei terreni. Questo genere di intervento in genere non altera il rapporto tra edificio storico e suo contesto;

− recupero o restauro di complessi religiosi, quali l’Abbazia di Mirasole, per interventi di tipo museale, con eventuale apertura al pubblico; recupero di complessi per l’inserimento di comunità religiose o di comunità con fini sociali: anche se spesso i terreni continuano a far parte del complesso rurale, in molti casi si determina una sorta di “privatizzazione” del complesso, delle vie di accesso e dei terreni circostanti, che in qualche modo alterano l’antica percorribilità della campagna;

− recupero per funzioni residenziali: è il tipo di intervento più diffuso e, salvo rari casi di buona conservazione dei caratteri degli edifici, in genere comporta una completa trasformazione del significato del complesso originario, con la totale privatizzazione delle aree, la rottura dei legami con il contesto agrario e un uso “urbano” delle infrastrutture viarie rurali;

− recupero per inserimento di impianti sportivi di grande estensione (Tolcinasco): in questo caso la trasformazione del complesso originario e del territorio di contesto è totale, qualunque sia la qualità architettonica degli interventi.

3.4.10 Fruizione

La fruizione dell’ambiente e del paesaggio da parte dei cittadini è uno dei principali compiti affidati dalla legge istitutiva al PTC del Parco Agricolo Sud Milano che a questo scopo distingue sostanzialmente due tipi di interventi in relazione alle condizioni del territorio del parco:

− nei Territori di cintura metropolitana è prevista una fruizione diffusa, legata alla predisposizione di percorsi di visita e di comprensione del paesaggio agrario;

− nelle aree più prossime alle grandi conurbazioni è prevista la possibilità di concentrare attrezzature per il tempo libero e lo sport, attraverso progetti di intervento su ampi comparti, destinati, oltre che all’inserimento di attrezzature, anche ad una ricomposizione paesistica dei fronti urbani. Per i Territori di cintura urbana gli interventi per la fruizione fanno parte del più generale progetto dei Piani di Cintura urbana ivi previsti.

Il Piano di settore percorsi e il Piano di Settore Fruizione, previsti dal PTC sono stati presentati in bozza all’Assemblea il 28/02/2008.

Si sottolinea, in questa sede, una opportunità in ambiente diverso rispetto al progetto precedentemente descritto, ma con altrettante occasioni di interesse, costituita dal completamento del percorso ciclabile lungo la nuova strada provinciale Locate di Triulzi-San Giuliano Milanese che, utilizzando anche altri percorsi locali, mette in comunicazione monumenti di grande prestigio come le abbazie di Mirasole e Viboldone, con il santuario della madonna della Fontana di Locate di Triulzi e l’ambito della valle del Lambro Meridionale, dove i progetti di recupero della naturalità sono già parzialmente avviati.

I Piani di Settore presentati in bozza dal Parco Sud si articolano in:

Piano dei percorsi del parco Sud, che, facendo riferimento al Piano provinciale della ciclabilità, mette in evidenza:

− la rete di accesso al parco, costituita dai trasporti pubblici, dalla viabilità metropolitana, dai canali navigabili, dalla rete ciclabile provinciale;

− i nodi di interscambio; − la rete per la mobilità interna alle aree a parco: quest’ultima distingue la rete in ciclopedonale

portante, ciclopedonale locale intercomunale e percorsi per mezzi a basso impatto ambientale. In particolare per l’attuale area di studio sono proposti come percorsi tematici il percorso nella zona dei fontanili ovest (anche percorso per mezzi a basso impatto ambientale), i percorsi d’acqua del Sud (fa specie

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che il parco non adotti in maniera esplicita il progetto Camminando sull’acqua) ed il percorso delle abbazie (Mirasole, Chiaravalle, Viboldone).

Il Piano di settore fruizione del Parco Sud prende in esame i comparti di fruizione individuati dal PTC del parco e ne definisce uno schema strutturale, un progetto di paesaggio e uno schema di normativa:

− il comparto di fruizione “d” compreso tra Trezzano, Milano e Cesano Boscone è definito Polo di fruizione di 1° livello, di scala metropolitana, con progetto speciale denominato Idroscalo 2.

Gli altri comparti di fruizione costituiscono poli di fruizione di importanza sovracomunale: − il comparto di fruizione “e”: comuni di Buccinasco, Corsico e Trezzano sul Naviglio: in

corrispondenza delle cascine della Guardia, con attrezzature di fruizione, compresa una darsena lungo il naviglio, e interventi di riforestazione e completamento di fronti urbani (i comuni hanno dato avvio ad una consultazione diretta col Parco per la ridefinizione dei contenuti progettuali);

− il comparto di fruizione “f”: interessa i comuni di Milano e Rozzano nello spazio compreso tra il naviglio Pavese, la SS dei Giovi e il Lambro Meridionale;

− il comparto di fruizione “g”: interessa solo il comune di Rozzano ai margini meridionali dell’abitato: sostanziale formazione di parchi urbani;

− il comparto di fruizione “h”: interessa i comuni di Opera e Locate di Triulzi: prevede la formazione di un grande parco urbano con attrezzature leggere per la fruizione.

3.4.11 Paesaggio

Tutti i temi trattati precedentemente concorrono alla comprensione e alla definizione del paesaggio o, meglio, dei paesaggi che compongono l’area di studio. Se infatti si adottano le definizioni contenute nella Convenzione Europea del Paesaggio” (2000), all’art.1: “paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” e “salvaguardia dei paesaggi indica le azioni di conservazione e mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo di intervento umano” la lettura, sia per le grandi unità sia per gli aspetti specifici del territorio deve comprendere tanto gli aspetti fisici e di naturalità, quanto gli aspetti legati agli usi degli spazi e alla loro formazione storica, fino alle modalità con cui le popolazioni locali si muovono e percepiscono i contenuti paesistici dei loro territori (fruizione dell’ambiente e del paesaggio). L’area metropolitana milanese è rappresentata nella zona di studio sostanzialmente da due diverse situazioni: i territori dei comuni di prima cintura rispetto alla città capoluogo, con le conurbazioni lungo gli assi di mobilità, e i territori più esterni, legati alle vicende urbane dei singoli centri o delle loro frazioni. Ne deriva che i rapporti tra spazi urbani e spazi aperti generano condizioni di paesaggio in perenne mutamento o in buon equilibrio.

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L’istituzione del Parco Agricolo Sud Milano ha tra i suoi obiettivi la conservazione degli spazi aperti ed ha avuto in effetti il risultato di porre il necessario freno all’avanzare generalizzato dei fronti urbani con il conseguente consolidamento del rapporto tra città e campagna.

La definizione dei grandi ambiti di paesaggio per altro risente, nell’area metropolitana, della struttura e della formazione, nella storia recente, degli insediamenti urbani, così come la percezione dei valori degli spazi aperti non è sempre immediata da parte di popolazioni spesso insediate per caso o per convenienza economica o per vicinanza con luoghi di lavoro. In questo senso va sottolineato il valore di progetti come “camminando sull’acqua” che mettono a disposizione delle comunità locali conoscenze e possibilità di comprensione dei territori che circondano gli insediamenti urbani. Nell’area di studio si possono individuare alcuni grandi ambiti di paesaggio:

− l’ambito dell’agricoltura periurbana, costituito da spazi, ancora governati da un’attività agricola che opera in condizioni di precarietà, dove sono presenti aree di degrado e di abbandono che tendono a consolidare usi del tutto impropri del territorio. I piani di cintura urbana, così come la progettazione dei comparti di fruizione previsti dal PTC del Parco Sud, sono orientati a governare le inevitabili trasformazioni del territorio attraverso la stabilizzazione di destinazioni agricole capaci, anche attraverso sostegni ed incentivi, di produrre ambiente e paesaggio di contorno ai margini urbani, e alla formazione di nuovi spazi destinati al tempo libero o a funzioni di interesse generale che assorbano le richieste delle popolazioni.

Gli ambiti agricoli esterni alla fascia delle conurbazioni, per caratteristiche specifiche dei luoghi rappresentati da:

− il paesaggio agrario dei fontanili, dove alla notevole presenza di fontanili e alla relativa irregolarità delle aste irrigue derivate, corrisponde una più minuta partitura dei campi coltivati, una maggiore differenziazione delle colture e soprattutto una ancora importante presenza di alberature di contorno delle teste dei fontanili e delle ripe. Il patrimonio storico rurale, presente anche con strutture di rilevante valore, è ancora in larga parte utilizzato dalle aziende agricole. I centri urbani affacciano sulla campagna con quartieri residenziali a bassa densità e i centri storici sono stati recuperati con attenzione alle strutture originarie.

− Il paesaggio agrario della risaia è il paesaggio più rappresentativo del sud-ovest milanese e si estende, ben oltre i confini della provincia nel territorio di Pavia. Governato da strutture aziendali consolidate e ben strutturate, il paesaggio, è caratterizzato oltre che dai cambiamenti di colore connessi con i diversi stadi di maturazione del riso, da una progressiva estensione degli appezzamenti coltivati e dalla scomparsa delle alberature di ripa. Ne consegue che le grandi cascine e i nuclei di antica formazione acquistano una sempre maggiore rilevanza paesistica. All’interno di questa fascia territoriale le alterazioni del paesaggio sono ascrivibili a grandi interventi di matrice urbana, quali quelli avvenuti a Basiglio, Lacchiarella e Pieve Emanuele o all’inserimento o riqualificazione di infrastrutture per la mobilità o alla formazione di coniurbazioni tra frange urbane in espansione.

− Il paesaggio della dorsale delle cave è sempre un ambito agrario interrotto dalla presenza dei grandi bacini di cava, attiva e dismessa. La particolare tipologia di suoli, che evidentemente ha richiamato l’attività estrattiva, ha anche condizionato lo sviluppo dell’attività agricola, con scarsa presenza della risaia e con la conservazione di una buona quantità di alberature e con una maggiore frequenza di prati stabili. È l’ambito di paesaggio entro il quale ha avuto origine il più volte citato progetto di fruizione “Camminando sull’acqua” che si avvale delle differenti occasioni di recupero paesistico e funzionale dei bacini di cava e delle molteplici presenze di elementi di rilievo del patrimonio storico rurale.

− Il paesaggio della valle del Lambro Meridionale, a sud di Pieve Emanuele e di Locate, caratterizzato dalla presenza, sul margine dell’ incisione fluviale, di una serie di importanti documenti del patrimonio storico, a partire dal piccolo santuario della Madonna della Fontana di Locate di Triulzi, dalle cascine Castello e Resentera in territorio di Locate di Triulzi, dalla Pizzabrasa in territorio di Pieve, collegate, sulle due rive, da un percorso che descrive il margine della valle, fino al piccolo nucleo di Gnignano a cavallo del confine provinciale. Alcuni interventi, citati nelle schede precedenti,sono orientati a ricostruire gli ambiti di naturalità a contatto con il fiume.

− Il paesaggio agrario del bacino della Vettabbia, solo parzialmente compreso nell’area di studio, un tempo vanto dell’agricoltura milanese, ospita alcune tra le più grandi cascine del sud milano, con

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superfici molto estese e capacità produttive notevoli. Il degrado delle acque della Vettabbia e dei suoi derivatori è noto ed ha prodotto una successiva riduzione delle scelte aziendali verso colture di sfruttamento delle capacità dei suoli. Il paesaggio agrario risulta impoverito dalla relativa assenza di alberature.

All’interno dei grandi ambiti di paesaggio si articolano poi elementi puntuali o lineari attorno ai quali l’interesse si svolge alla conservazione o allo sviluppo di specifici progetti paesistici capaci di valorizzare componenti di pregio del patrimonio storico come le aste dei navigli, coinvolte nel progetto Master Plan della Regione Lombardia, le abbazie, o altri elementi puntuali, o componenti di interesse naturalistico come le riserve naturali.

Nei processi di fruizione o di riqualificazione del paesaggio, a maggior ragione in area metropolitana, giocano un ruolo non indifferente le opere di contesto legate all’inserimento di grandi opere quali gli assi di mobilità e i loro punti di contatto con il territorio, o le grandi strutture quali depuratori, incineritori, che in genere costituiscono lacerazioni o interruzioni di continuità da sanare con opportuni interventi di mitigazione e compensazione.

3.5 Approfondimenti tematici

A conclusione della fase ricognitiva si sintetizzano le principali tematiche che dovranno essere affrontate nella seconda fase di attività, grazie anche alla attivazione dei tre Tavoli individuati dall'assemblea dei Comuni del Piano d'Area.

In particolare i temi di discussione che vengono proposti sono: − il sistema ambientale e quello degli spazi aperti, con particolare attenzione, sia alle valenze naturali

e paesistiche del territorio, sia alle aree agricole (valorizzazione, uso e tutela) da considerare anche come elementi di regolazione della crescita urbana;

− l'equipaggiamento del territorio per quanto concerne lo sviluppo della dotazione dei servizi in una logica che sappia considerare in complesso il livello di infrastrutturazione e di accessibilità;

− il miglioramento del sistema delle infrastrutture della mobilità alla scala locale e metropolitana; − la definizione di politiche per la casa (edilizia sociale), per rispondere alla domanda abitativa e

all’emergenza affitto; anche con la sperimentazione di modelli abitativi innovativi; − la perequazione/compensazione territoriale per provare a dare risposta ad esigenze di

miglioramento del sistema urbano e territoriale attraverso forme coordinate e condivise delle risorse in campo.

Per i primi tre argomenti, che sono direttamente riconducibili ai Tavoli tematici coordinati rispettivamente da Zibido San Giacomo, Locate di Triulzi e Cesano Boscone, si anticipa un'ulteriore possibile articolazione per la definizione dei contenuti del Piano.

Per quanto riguarda il sistema ambientale e degli spazi aperti: − attenzione alle relazioni tra nuovi insediamenti e spazi agricoli (disegnare le "frange", non

spezzettare gli spazi aperti, fare entrare gli spazi aperti nella qualità dell'urbano, ...); − tutela-valorizzazione in chiave di limitazione al consumo di suolo e di ricerca/verifica di forme di

sostegno all'agricoltura per la conservazione del paesaggio; − coordinamento nella definizione dei rapporti con il Parco Agricolo Sud; − coordinamento nella promozione di interventi nel campo della fruizione e della qualificazione delle

risorse ambientali.

Per l'equipaggiamento del territorio: − sviluppare i servizi di livello sovralocale con riferimento alle caratteristiche della struttura

territoriale articolata; − coordinare le politiche urbane di sviluppo in presenza di nodi del sistema infrastrutturale

esistente o previsto; − rispondere in modo coordinato ad un'eventuale nuova domanda per la logistica (opportunità

legate alla riqualificazione/valorizzazione degli impianti esistenti); − coordinare lo sviluppo degli insediamenti per il commercio e la grande distribuzione con

attenzione alle soluzioni per l’accessibilità e per il miglioramento della qualità urbana;

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− favorire processi di trasformazione e riqualificazione urbana con l'utilizzo delle risorse esistenti, la valorizzazione dell'equipaggiamento infrastrutturale, il consolidamento dei servizi e la tutela e valorizzazione delle qualità ambientali.

Per il sistema delle infrastrutture per la mobilità: − ottimizzare il rapporto tra sistema insediativo e progetti infrastrutturali della mobilità; − valorizzare le potenzialità offerte dagli interventi sulla rete del trasporto pubblico su ferro; − coordinare, all'interno del Tavolo e con le realtà circostanti, le politiche per la riduzione delle

emissioni e per il trasferimento modale della domanda dal trasporto privato a quello pubblico. Ad integrazione delle tematiche già individuate nell'ambito della discussione tra i Comuni del Tavolo interistituzionale, che ha portato all'affidamento dell'incarico per la stesura del Piano d'Area, si è ritenuto di proporre altri due argomenti di approfondimento da sviluppare nella seconda fase di attività: le politiche

della casa e la perequazione/compensazione territoriale.

Per quanto riguarda il primo tema si intende cogliere la sollecitazione derivante dal progetto “Patto metropolitano per la casa” con il quale la Provincia si offre per svolgere un ruolo di coordinamento delle politiche dell'abitare, in sinergia con le amministrazioni locali e con l’obiettivo di coinvolgere gli altri interlocutori che possono diventare parte attiva nell’affrontare le questioni sul tappeto.

Gli approfondimenti sul tema della perequazione/compensazione territoriale appaiono invece funzionali al percorso che i comuni sono chiamati ad affrontare con i Piani di Governo del Territorio, in attuazione della LR 12/05, con la ricerca di nuove forme di approccio al tema del miglior utilizzo del suolo non ancora occupato e della ottimizzazione della gestione delle risorse attivabili.

4 LE ISTANZE

Con avviso pubblico datato 27/04/2009 il Comune di Opera ha disposto l’avvio del procedimento per la redazione del Piano di governo del territorio e del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica e a partire da quella data chiunque ha potuto presentare suggerimenti e proposte sia ai fini di contribuire ad individuare gli obiettivi di sviluppo, migliorzamento e conservazione del territorio sia per tutela degli interessi diffusi, il tutto entro il 30 giugno 2009.

La procedura è stata resa nota anche mediante pubblicazione su un quotidiano a diffusione locale e sui normali canali di comunicazione con la cittadinanza (sito internet comunale, albo pretorio, affissioni), nonché sul giornale del Comune di Opera.

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TABELLA RIASSUNTIVA ISTANZE SUGGERIMENTI P.G.T progr. RICHIEDENTE UBICAZIONE RICHIESTA AMMISSIBILITA' NON DISCREZIONALE

1 Zerbi s.a.s. aree presso fontanile roggiola richiesta azzonamento idoneo solo parzialmente ammissibile - intermo Parco Agricolo Sud Milano

2 Aziena Agricola Carla F. 11 n. 39, 40 passaggio terreni da agricolo a produttivo non ammissibile - interno perimetro Parco Agricolo Sud Milano

3 Moscatelli Giovanni ambito urbano proposta utilizzo apparecchi di abbattimento inquinamento ammissibile

4 Bardogest s.r.l. Via Vicinale del Lisone trasformazione in aree residenziali solo parzialmente ammissibile - intermo Parco Agricolo Sud Milano

5 ASD Arcieri Mirasole territorio comunale individuazione area per impianti sportivi - tiro con l'arco ammissibile

6 Bardogest s.r.l. Via Vicinale del Lisone trasformazione in aree residenziali solo parzialmente ammissibile - intermo Parco Agricolo Sud Milano

7 Masiello Anna Maria Giovanna territorio comunale cartelli elettronici, censimento verde, mappa ciclabili, servizio spazzamento ammissibile

8 Bossi Pierino F. 4 n. 14 trasformazione in aree residenziali e definizione di quelle di proprietà comunale ammissibile con attenzione al perimetro del Parco Agricolo Sud Milano

9 Stacos snc - Immobiliare DAMA - King Spa -

Prati Spazzini PE.1 ridefinizione ambiti, trasformazione in aree residenziali ammissibile

10 Sandolo Augusto territorio comunale limitazione consumo suolo, creazione aree verdi, viabilità ammissibile

11 Pirelli Re Via Sporting Mirasole 2 Aumento volumetrico 35% ammissibile

12 Dosi Marco F. 10 n. 64 aumento Su ammissibile

13 Ugolini Giancarlo Via dei Pioppi 33 passaggio da produttivo a residenziale ammissibile ma con attenzione all'intorno (produttivo)

14 Rosella Giovanni ambito via Guareschi non edificabilità non ammissibile PII in fase di attuazione

15 Cerri Edoardo C.na S. Caterina e Dosso Cavallino definirli come poli attrattori

16 Fondazione Ospedale Maggiore F. 9 n. 12 - F. 7 n. 45 località Mirasole trasformazione in aree residenziali - ricettivo non ammissibile - interno perimetro Parco Agricolo Sud Milano

17 Sviluppo Immobiliare Corio F. 3 lungo tangenziale trasformazione in commerciale, residenziale , aree interscambio non ammissibile - interno perimetro Parco Agricolo Sud Milano

18 Arci Punto e Linea territorio comunale tutela Parco Agricolo Sud Milano, miglioramento standard, nuovo piano di Zona, ciclopedonali ammissibile

19 Inoutdoor srl Via San Francesco 35 trasformazione da produttivo a residenziale ammissibile

20 Studio Parodo Via Dante trasformazione aree in residenziale ammissibile

21 Alligri Roberto e altri Via Moneta miglioramento aree verdi ammissibile

22 Studio Parodo Centro Commerciale Coop Aumento volumetrico 35% ammissibile

23 Di Falco Francesco F. 11 n. 205 Via Trebbia da produttivo a ricettivo ammissibile

24 Studio Parodo Via Dante trasformazione aree in residenziale ammissibile

25 Calò Violetta e Logoluso Maria Grazia F. 10 n. 79,80 trasformazione da produttivo a terziario o ricettivo o commerciale ammissibile ma con attenzione all'intorno (produttivo)

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PARTE TERZA

1 I TEMI E GLI INDIRIZZI DI PIANO

Questa parte della relazione si prefigge di esplicitare gli obiettivi del Piano declinandoli in sei grandi aree tematiche e specificare per ogni aree le modalità di intervento in modo da proporre degli strumenti attuativi concreti all’implementazione delle azioni di piano.

Le sei macroaree tematiche sono:

− Assetto insediativo: tessuto consolidato e ambiti di trasformazione

− Sistema del verde pubblico

− Servizi e attrezzature alla persona

− Viabilità

− Mobilità ciclopedonale

− Zone produttive e commerciali

1.1 Assetto insediativo: tessuto consolidato e ambiti di trasformazione

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Milano limita fortemente la possibilità da parte dei comuni di ampliare l’urbanizzazione attuale nelle aree agricole.

Il tema della limitazione e contenimento del consumo di suolo comporta lo sviluppo del Piano di Governo del Territorio lungo due direzioni:

− i criteri da adottare nell’individuazione delle aree di espansione; − le misure da introdurre per ottimizzare lo sfruttamento edilizio delle aree già urbanizzate.

Densificazione degli ambiti consolidati

Al fine di limitare il consumo di suolo il Piano di Governo del Territorio propone di intervenire sugli ambiti consolidati mediante:

− la predisposizione di una disciplina urbanistica che permetta la densificazione edilizia sia dei tessuti residenziali sia di quelli a destinazione produttiva. La densificazione edilizia può essere associata a

misure di bioedilizia finalizzate al contenimento dei consumi di risorse non rinnovabili. − la riconversione funzionale di alcune aree e, in particolare, delle aree destinate ad attività

produttive che per localizzazione (interna al tessuto residenziale) o conformazione edilizia (edificazione con standard superati) non sono più adeguati a tale fine.

La scelta delle aree da sottoporre a possibile densificazione o per le quali si propone la riconversione funzionale saranno oggetto di analisi di dettaglio.

Un altro importante obiettivo da perseguire intervenendo sul tessuto urbano consolidato potrebbe essere quello di promuovere un processo di riconoscimento collettivo dell’identità locale, in particolare puntando ad una riqualificazione delle aree centrali, ridisegnando l’asse della via Dante in un’ottica di maggiore fruizione pubblica.

1.1.1 Espansione del tessuto consolidato e ambiti di trasformazione

In relazione alle indicazioni relative al consumo di suolo definite dal Piano Territoriale Provinciale di Milano, il limite massimo di consumo di suolo agricolo che può essere previsto dal Piano di Governo del Territorio è pari a 91.319 mq.

I criteri che si propongono per la scelta degli ambiti di trasformazione che comportano consumo di suolo agricolo sono i seguenti:

− preferenza verso interventi di piccole dimensioni distribuiti ai margini del tessuto già urbanizzato per completarne l’assetto e la figura attuale;

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− scelta delle aree di trasformazione in funzione dell’attuazione di interventi di riqualificazione urbana (completamento delle aree a servizio e del sistema del verde, completamento della maglia viaria, ecc.).

Un’importante questione che è quella di trovare definitiva soluzione nelle scelte del a quel lungo contenzioso inerente le aree previste come resideziali nel PRG del 1996 ma stralciate da Regione Lombardia e solo in parte riconvertite a residenziali a seguito di un ricorso al TAR: Sentenza n. 1917 del 2008 con cui si è ritenuto che la sentenza n. 6484 del 2004 “deve considerarsi auto esecutiva ed obbliga il Comune a riconoscere alla società (omissis) la stessa destinazione prevista dalla Deliberazione C.C. n. 41 del 01/03/1990”, studiando un definitivo assetto che soddisfi le legittime aspettative dei proprietari contemplando però un altrettando legittimo interesse pubblico sicuramente differente da quanto previsto in fase di redazione del vecchio PRG.

Le istanze appena proposte possono essere implementate da ulteriori considerazioni più operative che qui individuate come linee strategiche dovranno poi essere declinate dalla nornativa del Piano delle Regole.

• Ammissibilità di interventi di ampliamento e di completamento: si fa fronte alle richieste di nuova edificazione e di ampliamento, che in generale l’assetto edificatorio attuale è in grado di assorbire; ciò attraverso il completamento dei lotti inedificati, con funzioni residenziali e produttive, a seconda dell’ambito territoriale di appartenenza dell’intervento, nonché attraverso la promozione di interventi di recupero nei diversi centri. Questo consente di limitare il consumo di suolo, in coerenza con gli indirizzi di sostenibilità del PTCP.

• Risoluzione dei margini urbani: ove necessario, i completamenti edilizi e gli interventi sul tessuto esistente hanno il compito di ridefinire i margini urbani in rapporto agli spazi inedificati di valore ambientale circostanti.

• Migliore qualità dell’ambiente costruito e dello spazio pubblico, sia in termini percettivi che di vivibilità: gli interventi sono mirati alla cura dell’aspetto ambientale e architettonico e – soprattutto nelle aree centrali al rispetto del contesto urbano preesistente, alla valorizzazione del sistema delle corti urbane e rurali.

Il tessuto urbano storico

• Tutela, salvaguardia, valorizzazione del tessuto storico: tutela del patrimonio storico-artisticoambientale e tipologico-tradizionale; mantenimento e valorizzazione della struttura abitativa e dei caratteri architettonici e tipologici degli edifici, nonché delle caratteristiche ambientali complessive di corti e isolati; rispetto della struttura viaria originaria.

• Interventi sugli edifici esistenti: consolidamento strutturale, adeguamento igienico, tecnologico e funzionale degli edifici; restauro ambientale degli edifici in buono stato di conservazione; recupero ad usi compatibili degli edifici degradati e/o abbandonati; incentivazione alla demolizione definitiva degli edifici che deturpano l’ambiente urbano; recuperare anche a fini residenziali i rustici non più utilizzati.

• Recupero delle corti urbane e rurali: recupero generale degli spazi liberi intervenendo anche sulle prospetti (utilizzo dei materiali); incentivazione e, ove necessario, imposizione per la demolizione dei volumi accessori e di servizio restituendo alle corti gli spazi così liberati.

• Controllo dei nuovi interventi edilizi e delle trasformazioni dei fabbricati esistenti.

1.1.2 Politiche per la residenza

• Incremento dell’offerta di abitazioni all’interno del tessuto consolidato, attraverso il recupero dei centri storici e gli interventi ammessi sugli edifici esistenti, e nelle aree di nuovo insediamento.

• Possibilità di reperire quote di edilizia convenzionata, o canone agevolato all’interno della

dotazione dei servizi essenziali al fine di perseguire finalità sociali, favorendo così le categorie più deboli (anziani, disabili) o comunque sfavorite (giovani coppie, single).

• Conferma della qualità del contesto residenziale esistente, in termini di tipologie edilizie e di rapporto degli spazi aperti privati con il contesto ambientale all’intorno.

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Politiche per favorire la commistione delle funzioni

• Favorire la diffusione della “mixitè” funzionale, in particolare nelle zone centrali, attraverso: l’insediamento di esercizi commerciali al dettaglio di prima necessità e dei pubblici esercizi all’interno delle zone residenziali; il potenziamento delle strutture a servizio dei residenti; la riqualificazione urbanistica ed edilizia delle aree su cui insistono attività produttive disperse nel tessuto residenziale, favorendo la permanenza delle attività artigianali che non arrecano danni o disturbo; la connessione delle diverse funzioni mediante percorsi ciclopedonali protetti e la realizzazione di interventi di arredo urbano.

1.2 Sistema del verde pubblico

Gli obiettivi del piano sono i seguenti: − mantenimento e integrazione delle aree a verde esistenti; − integrazioni del verde pubblico al fine di formare uno spazio continuo; più nello specifico si intende

formare un “anello verde” interno alle aree edificate che possa svolgere funzione di connessione ciclopedonale tra i servizi pubblici;

− revisione delle previsioni di aree a verde pubblico del PRG vigente nelle aree a ovest al nucleo urbano (lungo il colatore Lambro Meridionale) per le quali si prevede la semplice tutela paesaggistica nell’ambito delle indicazioni del Piano Agricolo Sud Milano.

Nel sistema delle aree verdi merita una trattazione particolare il tema del Parco Agricolo Sud Milano, sistema di aree non qualificabile come un parco urbano ma piuttosto come un area tutelata di valore paesistico.

In quest’area è inserita la quasi totalità delle aree agricole del Comune di Opera, comprese le cascine del territorio ancora attive.

Le aree comprese all’interno del perimetro del parco godono di una normativa particolare con riferimento al Piano Territoriale di Coordinamento del Parco, ciò non preclude che queste norme, di natura generale, possano avere dei piccoli vuoti normativi che dovrebbero essere riempiti dalla normativa comunale.

L’obiettivo in questo caso sarà quello di tutelare la valenza paesistica delle cascine del territorio e di evitare l’edificazione anche a fini di conduzione delle azienda agricole, in aree che non siano quelle specificatamente individuate dal piano.

Altro obiettivo importante di quest’area tematica potrà essere quello di implementare la valenza dei

sistemi paesistico ambientali lungo la valle del Lambro Meridionale, in un’ottica di rilevanza sovracomunale, individuando dei percorsi ed un corridoio ecologico nord – sud che coinvolga i comuni rivieraschi in particoalre Pieve Emanuele e Locate di Triulzi con un baricentro identificabile con l’oasi del Lamberin.

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Ipotesi della futura “Green Circle”

1.3 Servizi e attrezzature alla persona

Opera è un comune caratterizzato da una offerta di servizi notevole, in particolare dal punto di vista dell’offerta formativa; anche la loro distribuzione sul territorio comunale appare abbastanza omogenea anche se con una particolare concentrazione nell’area nei pressi della chiesa parrocchiale.

Per quanto riguarda invece i servizi alla persona sarebbero auspicabili soluzioni di rinnovamento delle sedi

attuali dei servizi (ASL, Poste Italiane, ecc), in modo da integrare gli stessi con altre funzioni residenziali o commerciali-terziarie.

I principali obiettivi relativi ai servizi e alle attrezzature pubbliche o ad uso pubblico e alla persona sono i seguenti:

− riqualificazione dell’offerta dei servizi scolastici attuali; non è prevista l’acquisizione di aree per la realizzazione di nuovi istituti scolastici in quanto il problema da affrontare è relativo all’adeguamento degli edifici esistenti. A questo fine si intende intervenire sulla normativa del Piano dei Servizi permettendo un maggiore sfruttamento delle aree già oggi destinate alle scuole;

− ampliamento del campo sportivo vicino al cimitero con la creazione di un polo di riferimento

sovracomunale e interdisciplinare. Le istanze appena proposta possono essere implementate da ulteriori considerazioni più operative che qui individuate come linee strategiche dovranno poi essere declinate dalla nornativa del Piano dei Servizi.

− Potenziamento dell’offerta di servizi, pubblici e privati, e delle condizioni di accessibilità e

fruibilità.

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A tal fine, si conferma una diffusione di servizi interclusi nel tessuto edilizio (aree per la sosta, verde di arredo e attrezzato, campi gioco, ecc.), rivolti sia al contesto abitativo/economico minuto, e si prevedono, nel contesto comunale e sovracomunale, nuovi insediamenti per servizi in stretta connessione con il sistema del verde nella parte meridionale del capoluogo verso il Parco Agricolo Sud Milano (una nuova scuola, un nuovo Parco urbano, ecc. Si prevede inoltre la realizzazione di

spazi pubblici di connessione, in grado di mettere a sistema gli elementi caratterizzanti il territorio (il patrimonio storico-monumentale, il sistema ambientale, il sistema del commercio e del tempo libero).

− Valorizzazione delle aree di proprietà comunale, attraverso la realizzazione delle opere pubbliche inserite nel Programma triennale; ciò in risposta ai fabbisogni attualmente espressi, nonché in funzione di un rafforzamento del sistema complessivo di offerta dei servizi.

1.4 Viabilità

Lo schema viabilistico a scala territoriale di Opera è definito dalla SS 412 Val Tidone e dalla SP 28 Vigentina (via Abruzzo).

L’accesso all’area urbana di Opera avviene da queste due strade da nord mediante lo svincolo della SS 412 su via Berlinguer e da sud mediante lo svincolo della SP 28 su via Diaz. L’innesto di via dello Zerbo sulla SS 412 permette i soli ingressi da nord e le sole uscite verso sud.

L’assetto viabilistico attuale, assieme all’assenza di un tracciato viario verso ovest, fa si che l’asse di via Berlinguer - via Diaz sia utilizzato come asse di attraversamento nord sud e come viabilità di accesso alle zone produttive.

Obiettivo principale del Piano di Governo del Territorio è quello di ridurre il traffico automobilistico lungo

l’asse di via Berlinguer - via Diaz in modo da trasformare questa strada in un grande viale urbano con funzione locale e sul quale rafforzare la percorribilità pedonale e ciclabile.

Per raggiungere tale obiettivo gli interventi da programmare sono i seguenti: − aumentare l’accesso all’area urbana di Opera dalla SS 412 Val Tidone mediante il completamento

degli svincoli di via Allende-via dello Zerbo e la realizzazione dello svincolo di via dei Pioppi; − realizzazione del tracciato della “spalla ovest”, confermando e adeguando le previsioni del PRG

vigente. Tale tracciato svolge funzione di accesso alle zone produttive localizzate a sud-ovest. L’obiettivo è quindi quello di realizzare un anello viario dal quale si penetra nell’area urbana centrale di Opera.

1.5 Mobilità ciclopedonale

Il Piano propone la realizzazione di una rete di piste ciclabili con la seguente finalità: − realizzazione di “percorsi sicuri” casa – scuola in modo da diminuire il traffico automobilistico nelle

aree urbane; − realizzazione di percorsi di collegamento e connessione tra le principali aree per servizi; − connessioni tra le aree urbane e le aree del parco agricolo sud.

Questo anello si integra con l’asse centrale rispetto al quale si propone il potenziamento degli spazi destinati alla mobilità pedonale e ciclabile.

Questo tipo di obiettivi si sposa con la possibilità di creazione di un “anello verde” che circondi il nucleo urbano in modo da connettere in maniera sicura le grandi aree verdi ed i servizi più importanti della città.

In questo caso le piste ciclopedonali si integrerebbero con spazi verdi definibili come parchi lineari che diano più respiro agli utenti rispetto all mera pista ciclabile, il corridoio verde in questione, seppur di dimensioni limitate può ospitare funzioni tipiche delle aree verdi per relax, ristoro, divertimento.

Questo tipo di progetto risulta di non difficile realizzazione all’interno del centro abitato residenziale, la parte più impegnativa del progetto consisterebbe nell’implementare detti percorsi fino ad alcune emergenze storico ambientali esterne al contesto urbano quali l’oasi del Lamberin, l’Abbazia di Mirasole o le cascine del territorio.

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Un altro tema inerente la mobilità dolce è quello degli itinerari sovracomunali, in questo caso il progetto principale riguarda lo studio proposto dal Comune di Opera alla Provincia di Milano di connessione tra le Abbazie del Sud Milano, in particolare si tratterebbe di connettere le piste ciclabili esistenti che collegano l’Abbazia di Mirasole e Noverasco con l’Abbazia di Chiaravalle e la stazione di Rogoredo, in un primo tratto fino a Poasco riqualificando i sentieri poderali esistenti, nel secondo tratto, da Poasco a Rogoredo riutilizzando il tratto della vecchia linea ferroviaria Milano - Genova, oggi dismesso.

L’ultima opportunità dei percorsi ciclopedonali sovracomunali sta nelle connessioni di Opera con i centri di interscambio del trasporto pubblico più vicini come la stazione ferroviaria di Locate di Triulzi o quella in pevisione di Pieve Emanuele.

1.6 Zone produttive e commerciali

Opera si caratterizza per essere uno dei comuni dell’hinterland milanese con una delle più estese zone produttive, sorte negli anni sessanta gran parte di queste aree sono oggi degradate e necessitano di opere di ristrutturazione urbanistica, inoltre la rigida normativa urbanistica attuale sulle zone “D” ha solo parzilalmente inibito l’osmosi tra l’artigianato e l’industria con il commercio, sarebbe opportuno, anche per rivitalizzare questa estesissima area industriale, prevedere una normativa più flessibile sulle destinazioni d’uso e che nello specifico non ostacoli il naturale insediamento di funzioni commerciali lungo l’asse della via Diaz – SP 28.

Relativamente alle zone produttive e commerciali le proposte sono le seguenti:

− riconversione delle zone produttive di più antico insediamento (e che mostrano caratteristiche sempre più inadeguate agli standard produttivi attuali) o di quelle localizzate all’interno del tessuti residenziali e, più in particolare, di quelle localizzate all’interno dell’anello viario programmato costituito dalla SS 412, dalla SP 28 e dal nuovo tracciato viario della “spalla ovest”.

− revisione della normativa per le aree produttive lungo l’asse di via Diaz, a sud dell’attuale centro commerciale, in modo da incentivare l’insediamento di funzioni commerciali;

− revisione della normativa delle zone produttive per incentivare la loro densificazione eventualmente associata a interventi di riduzione dell’impatto paesaggistico e ambientale (“tetti verdi”, mascherature con alberature, bioedilizia, ecc.).

1.6.1 Politiche per le attività commerciali e produttive

• Incentivazione all’insediamento di esercizi commerciali al dettaglio di prima necessità nelle zone residenziali.

• Previsione di un ampliamento produttivo per dare la possibilità ’insediamento e razionalizzazione

delle attività produttive.

• Migliore qualità degli ambiti produttivi e commerciali: qualificare e dare identità al sistema delle attività commerciali lungo via Diaz attraverso anche la riorganizzazione degli spazi pubblici, in relazione ai percorsi e agli spazi di sosta; migliorare il rapporto con gli spazi inedificati di valore ambientali su cui affacciano i capannoni produttivi.

• Incentivazione allo spostamento delle attività produttive non più compatibili con l’intorno, a causa degli effetti indotti dal traffico e/o delle diverse forme di inquinamento prodotte, cogliendo al contempo preziose opportunità per riqualificare e mettere in rete spazi di uso pubblico, creare connessioni ambientali e valorizzare prospettive visuali.

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2 VERIFICA DELLO STATO DI ATTUAZIONE DELLE ZONE DI ESPANSIONE DEL P.R.G. E

CONSUMO DI SUOLO (vedi tavola DPA01 - DPA02)

2.1 La verifica di compatibilità rispetto al PTCP, in base all’art. 84, comma 2, del PTCP, è definita in funzione dell’obiettivo di contenere il consumo di suolo. La verifica prevede di valutare le nuove aree destinate all’espansione insediativa rispetto a due criteri fondamentali:

1. deve essere attuato/programmato l’utilizzo di almeno il 75% delle previsioni dello strumento urbanistico vigente;

2. definizione di una variazione massima ammissibile della superficie urbanizzata che regoli la crescita insediativa che per il comune di Opera si attesta sulla percentuale del 3% della superficie urbanizzata.

Si è proceduto pertanto nella tavola DPA02 (stato di attuazione del PRG) del Documento di Piano e nella tabella di seguito evidenziata ad individuare lo stato di attuazione degli interventi previsti dal piano regolatore comunale, approvato con DGR 11842 del 12/04/1996, e soggetti a piani attuativi a destinazione residenziali ed extra residenziali.

Zone residenziali - piani attuativi (vedi tavola DPA02)

rif. Ubicazione zon

a

urb

.

Volume

Slpp

prevista

Slpa

progr / attuata

VERIFICA

(Slpa/Slpp)>75%

(mc) (mq) (mq)

1 Via Marcora C 35.000 10.606 10.606

2 Via Moneta C 198.000 60.000 60.000

3 PP Crocione C 57.377 17.387 17.387

4 P. zona OP6 C 91.000 27.576 27.576

5 P. Olmo C 101.425 30.735 30.735

6 PII Via Guareschi C 25.000 7.576 7.576

7 PE 1 Via Lisone B 30.000 9.091 0

Totale 162.970 153.880 94

Zone Extra - residenziali (Piani Attuativi )

Sup.

fondiaria

Slpp

prevista

Slpa

progr / attuata

8 PE 3 Noverasco C 30.000 9.091 9.091

3 PP Crocione C 13.610 13.610

9 P. E. Ospedale Magg. C 82.072 54.714 0

10 PL Via Lambro C 13.575 13.575

11 PII Fumagalli C 7.233 7.233

Totale 89.132 34.418 39

La tabella riporta i valori di SLP, residenziale ed extraresidenziale, prevista dal PRG da cui risulta che la destinazione residenziale è stata attuata per circa mq. 153.880, pari a circa il 94% della SLP prevista, mentre la SLP extraresidenziale è stata attuata per circa a mq. 34.418, pari a circa 39% della SPL prevista. La pre-condizione richiesta dal PTCP relativamente al totale delle funzioni risulta pari al 74,69%.

Slpp

(prevista)

Slpa

(prog./attuata)

Stato di attuazione

(Slpa/Slpp)

VERIFICA

(Slpa/Slpp)>75% Funzioni d'uso

(mq) (mq) (%)

Residenziale 162.970 153.880 94 SI

Extra-residenziale 89.132 34.418 39 No

Totale funzioni 252.102 188.297 74,69 No

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La pre-condizione richiesta dal PTCP relativamente al totale delle funzioni risulta verificata per il 74,69%; mentre per la funzione residenziale risulterebbe possibile una ulteriore consumo di suolo, ciò non sarebbe ripetibile per le funzioni extra-residenziali essendo, le previzioni del PRG, in questo caso, attuate solo per il 39%. Si è proceduto, come indicato nella tabella seguente e nella tavola DPA01, a determinare l’incremento percentuale previsto di consumo di suolo ammesso dal PTCP per il comune di Opera in base alla superficie urbanizzata da cui risulta un possibile incremento del 3% per una superficie complessiva di mq. 91.319,58.

TABELLA - Consumo del Suolo (vedi tavola DPA01)

Superficie Territoriale Comunale - (ST) mq. 7.500.000

Superfice Urbanizzata - (SU) mq. 3.043.986

Indice Consumo suolo - ICS = SU/ST % mq. 40,59%

variazione massima della superficie urbanizzata (%) 3%

superficie di espansione massima mq. 91.319,58

superficie di espansione prevista dallo strumento urbanistico mq. 78.025

Il Documento di Piano del Comune di Opera prevede ambiti di trasformazione su aree verdi e pertanto attua consumo di suolo per un totale complessivo di mq. 77.141 < 91.319 e pertanto al di sotto del limite posto dal PTCP , di cui mq. 40.055 per la funzione residenziale e di mq. 37.086 per quella extraresidenziale. L’incremento percentuale previsto rientra quindi nei parametri limite fissati dalla tabella 3 delle N.T.A. del P.T.C.P. Nel documento di Piano gli ambiti soggetti a consumo di suolo sono solamente sei e di seguito individuati

CONSUMO DI SUOLO ATTUATO NEL PGT (vedi tavola DPA01)

Zone residenziali

n. rif. ubicazione Superf.

territoriale Area a standard Superf. effettiva di

consumo di suolo/SF

(mq) (mq) (mq)

1 AT. 3 CUNEO NORD 37.282 19.695 17.587

2 AT. 6 CUNEO EST 110.445 93.477 16.968

3 AT. 14 Via Don Sturzo 8.858 2.339 6.519

totale 115.511 41.074

Zone extra-residenziali

n. rif. ubicazione Superf.

territoriale

area a standard/servizi

pubblici Superf. effettiva di

consumo di suolo / SF

(mq) (mq) (mq) 4 AT. 9 CUNEO SUD 27.896 7.700 18.541

5 AT. 5 VAL TIDONE 18.144 8.644 9.500

6 Oltre Lambro 9.045 0 9.045

totale 37.086

totale complessivo 78.160 \< 91.319

La mancata attuazione della pre-condizione sulla destinazione extra – residenziale comporterebbe un limite nel consumo di suolo per interventi extra-residenziali si tiene però a precisare che l’attuazione dei piani esecutivi in zona industriale si è resa impossibile a causa di una situazione giuridica tenuta in sospesa a seguito di ricorsi alla delibera di approvazione del PRG.

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Si precisa che le scelte di pianificazione attuate dal presente documento di piano sono senza dubbio migliorative rispetto al PRG se si considera infatti che molte aree a destinazione extra-residenziali del PRG verranno convertite a verde nel PGT, in particolare a parchi agricoli periurbani. Ad esempio l’area, individuata con il numero 7 nella tavola DPA01 (PE Ospedale Maggiore), è un’area non soggetta a consumo di suolo in quanto già prevista dal PRG con destinazione industriale si è scelto però di riconfermare l’utilizzo dell’area in questione ma anzicchè attuare un piano esecutivo di mq. 43.527 nel PGT verrà utilizzata una Sup. Fondiaria di soli mq 37.086, quindi di ben mq. 6.441 in meno.

Zone extra-residenziali confronto PRG - PGT (vedi tavola DPA01)

n. rif. ubicazione SF prevista nel PRG

SF - consumo di suolo previsto nel PGT

SLP prevista nel PRG

SLP prevista nel PGT

mq. mq. mq. mq.

7 P.E. area via guareschi

43.527 > 37.086 29.018 > 24.724 (*)

Page 58: Piano di Governo del Territorio - Comune di Opera ILLUSTRATIVA.pdf · 3.1 I piani d’area per attivare politiche di governo del territorio coordiate 3.2 L’ambito del Piano d’area

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3 LE PROPOSTE AGLI ENTI SOVRAORDINATI

La redazione del nuovo PGT rappresenta anche l’occasione per varie amministrazioni comunali di presentare agli enti superiori eventuali osservazioni o proposte di modifica ai loro strumenti urbanistici e/o paesistici; in particolare per quanto concerne il Comune di Opera si è colta l’occasione per proporre delle modifiche al perimetro del Parco Agricolo Sud Milano.

Ovviamente questo tipo di istanze non hanno nessun valore cogente o normativo ai fini del Piano di Governo del Territorio e non devono essere considerate nell’analisi della compatibilità di esso con i piani sovraordinati ma essendo questo nuovo strumento soggetto alla valutazione di questi enti, risulta questo il momento opportuno per far loro presenti le istanze del territorio.

LA MODIFICA DEL PERIMETRO DEL PARCO SUD

Il Comune di Opera è assolutamente conscio dell’importanza e dell’opportunità di essere inserito all’interno del territoiro del Parco Agricolo Sud Milano, premesso ciò, non è da escludere una revisone dei confini che porti ad una classificazione ed un conseguente utilizzo del territorio più congruo alle esigenze locali.

Questa proposta non deve essere per forza penalizzante nei confronti del Parco stesso, l’obiettivo è infatti quello di lasciare invariata la quantità di aree tutelate dal Parco ma di modificarne una parziale collocazione, più precisamente:

- Si ritiene opportuno uno stralcio dell’area oggi inserita nel Parco a cavallo tra l’oasi del Lamberin e l’area industiale di via Lambro, non utilizzata ai fini agricoli.

L’obiettivo è quello di renderla parzialmente adatta ad ospitare attività produttive e con gli introiti derivanti da questa operazione andare a riqualificare dal punto di vista naturalistico – ambientale e della fruibilità il percorso di due importanti rogge ai limiti dell’ambito in oggetto.

Ovviamente, consci dell’importanza strategica del Parco Regionale l’amministrazione propone di inserire all’interno dei confini nuove aree oggi prive della tutela del PTC come quelle del Fontanile Roggiola in località Molinello.

Quest’area, di consistenza quantitativa simile a quella stralciabile, si caratterizza però per una qualità ambientale e naturalistica molto più elevata ospitando due fontanili oggi non attivi e manufatti idraulici di pregio.

Una tutela e valorizzazione di tale aree rappresenterebbe una fondamentale opportunità di implementazione del sistema dei corridoi ecologici locali e della fruizione ambientale a livello territoriale configurandosi come una “Core Area” di collegamento e come cuneo all’interno dell’edificato del corridoio ecologico di matrice fluviale del Lambro Meridionale.

Un altro ambito che l’amministrazione propone di stralciare è l’area della cascina S. Caterina che oggi ospita un plesso ricettivo, l’idea sarebbe quello di eliminare dal perimetro del parco l’esclusiva area di sedime della cascina in modo da permettere alla società ivi insediata di espandere la propria attività.