Piano di Gestione del pSic IT6010019 - Provincia di Viterbo · 2010. 4. 23. · Piano di Gestione...

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Indice 1. Premessa 1.1 Necessità di un Piano di gestione 2. Inquadramento territoriale 2.1 Localizzazione del Sito 2.2 Scheda Natura 2000 2.3 La tipologia di riferimento 2.4 Coerenza e funzionalità dell’area Sic rispetto alla Rete Natura 2000 3. Quadro Normativo: legislazione di riferimento 3.1 Quadro di riferimento internazionale 3.2 Quadro di riferimento comunitario 3.3 Quadro di riferimento nazionale 3.4 Quadro di riferimento regionale 4. Quadro ambientale 4.1 Clima 4.2 Morfologia 4.3 Geologia 4.4 Idrologia e idrogeologia 4.5 Fauna 4.6 Habitat e vegetazione 4.7 Componente socio-economica 5. Valutazione dello stato ecologico dei due proposti Siti d’importanza comunitaria 5.1 Valutazione dello stato di conservazione degli habitat di importanza comunitaria 5.2 Valutazione dello stato di conservazione delle specie di importanza comunitaria 5.3 Valutazione della qualità ambientale delle acque superficiali 5.4 Valutazione del grado di vulnerabilità e della qualità delle acque sotterranee 5.5 Analisi SWOT 6. Obiettivi del Piano di Gestione 6.1 Obiettivi generali 6.2 Obiettivi operativi di tipo ecologico. 6.3 Obiettivi operativi di natura socio-economica 7. Strategia di Gestione ed interventi 7.1 Strategia Gestionale 7.2 Proposta di Regolamento interno ai due pSIC 7.3 Interventi Allegati Allegato 1: proposta di Regolamento per i due pSic IT6010019 “Pian dei mangani “ e IT6010018 “ Litorale a NW delle foci del Fiora” Bibliografia

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Indice

1. Premessa

1.1 Necessità di un Piano di gestione

2. Inquadramento territoriale

2.1 Localizzazione del Sito

2.2 Scheda Natura 2000

2.3 La tipologia di riferimento

2.4 Coerenza e funzionalità dell’area Sic rispetto alla Rete Natura 2000

3. Quadro Normativo: legislazione di riferimento

3.1 Quadro di riferimento internazionale

3.2 Quadro di riferimento comunitario

3.3 Quadro di riferimento nazionale

3.4 Quadro di riferimento regionale

4. Quadro ambientale

4.1 Clima

4.2 Morfologia

4.3 Geologia

4.4 Idrologia e idrogeologia

4.5 Fauna

4.6 Habitat e vegetazione

4.7 Componente socio-economica

5. Valutazione dello stato ecologico dei due proposti Siti d’importanza comunitaria

5.1 Valutazione dello stato di conservazione degli habitat di importanza comunitaria

5.2 Valutazione dello stato di conservazione delle specie di importanza comunitaria

5.3 Valutazione della qualità ambientale delle acque superficiali

5.4 Valutazione del grado di vulnerabilità e della qualità delle acque sotterranee

5.5 Analisi SWOT

6. Obiettivi del Piano di Gestione

6.1 Obiettivi generali 6.2 Obiettivi operativi di tipo ecologico.

6.3 Obiettivi operativi di natura socio-economica

7. Strategia di Gestione ed interventi

7.1 Strategia Gestionale

7.2 Proposta di Regolamento interno ai due pSIC

7.3 Interventi

Allegati

Allegato 1: proposta di Regolamento per i due pSic IT6010019 “Pian dei mangani “

e IT6010018 “ Litorale a NW delle foci del Fiora”

Bibliografia

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Piano di Gestione dei due pSIC:

IT6010019 “Pian dei Cangani”

IT6010018 “Litorale a NW delle foci del Fiora”

1 Premessa

La salvaguardia, protezione e miglioramento della qualità dell’ambiente, compresa la conservazione

degli habitat naturali e della flora e fauna selvatiche, costituiscono un obiettivo essenziale di

interesse generale, perseguito dalla Comunità Europea conformemente all’art. 130 R del suo

Trattato Istitutivo.

Nel 1992, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e sullo sviluppo, la

Comunità Europea e tutti i suoi Stati membri hanno firmato la Convenzione sulla Diversità

biologica: è il primo passo verso la definizione di una strategia comunitaria per la conservazione e

lo sfruttamento sostenibile della diversità biologica tramite piani, programmi e politiche settoriali o

pluri settoriali e la piena integrazione degli aspetti della protezione della natura e della diversità

biologica nell’attuazione di altre politiche comunitarie.

In questo quadro strategico s’inserisce la Direttiva Habitat 92/43/CEE, che si pone come obiettivo

principale”…. di promuovere il mantenimento della biodiversità, tenendo conto al tempo stesso

delle esigenze economico, sociali, culturali e regionali,…”.

Uno degli strumenti di cui si dota la Direttiva, per il perseguimento di tale obiettivo è la Rete

ecologica europea, denominata Natura 2000. La Rete Natura 2000 è costituita dall’insieme dei Sic

(Siti d’importanza comunitaria), individuati e proposti perché contenenti un habitat e/o una specie

indicati negli allegati della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE, e delle Zps (Zone di protezione

speciale), individuate perché vi risiedono specie ornitiche riportate nella Direttiva “Uccelli”

79/409/CEE.

L’individuazione di tali aree è a carico degli Stati membri, e nel caso dell’Italia si è proceduto a

livello regionale. La Regione Lazio ha proposto 183 Siti d’Importanza Comunitaria (SICp) e

designato, in accordo al Ministero dell’Ambiente e del Territorio, 42 Zone di Protezione Speciale

(ZPS).

Per finanziare la costituzione e realizzazione della Rete Natura 2000, la Regione Lazio ha inserito

nel proprio DOCUP Obiettivo 2 Lazio 2000-2006 la specifica Misura I.1 “Valorizzazione del

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patrimonio ambientale regionale”. In particolare la Sottomisura I.1.2 “Tutela e gestione degli

ecosistemi naturali”, prevede il Programma “Regolamenti e Piani di gestione” per Siti di importanza

comunitaria (Sic) e Zone di protezione speciale (Zps).

Il Piano di Gestione dei due Siti d’Importanza Comunitaria proposti per la Rete Natura 2000

(SICp), denominati rispettivamente “Litorale NW delle foci del Fiora” (IT6010018) e “Pian dei

Cangani” (IT6010019) è stato finanziato dalla Regione Lazio ai sensi della Deliberazione della

Giunta Regionale del 21 novembre 2002, n.1534, che ne ha affidato la redazione al Comune di

Montalto di Castro.

Il Comune di Montalto di Castro ha attivato una Convenzione con il Dipartimento di Ecologia e di

Sviluppo Economico Sostenibile (D.E.C.O.S.) dell’Università della Tuscia di Viterbo per la

redazione dei Piani di Gestione dei due Sic

1.1 Necessità di un Piano di gestione

I 2 proposti siti di importanza comunitaria IT6010018 “Litorale a nw delle foci del Fiora” e

IT6010019 “Pian dei mangani” necessitano di un piano digestione per i seguenti motivi:

� Entrambi i 2 siti non sono sottoposti a nessun altra forma di tutela;

� Le attuali linee gestionali del territorio non consentono il mantenimento nel lungo periodo di

habitat e specie di interesse comunitario.

Da subito si vuole sottolineare la necessità di produrre un unico piano di gestione per entrambi i

pSIC, sia perché da un punto di vista ecologico si è stata osservata un’ evidente continuità tra gli

habitat presenti nei 2 pSIC sia perché da un punto di vista prettamente gestionale un unico

strumento pianificatorio è di più facile attuazione.

Il Piano di Gestione di seguito riportato si articolerà in tre parti:

� la prima descrittivo-analitica, che definisce il quadro ambientale, socio-economico e

programmatico dei due pSic;

� la seconda valutativa, che attraverso l’utilizzo di opportuni indicatori definisce lo stato

ecologico dei due pSic ed in base ad esso le criticità e minacce;

� la terza strategica, che definisce le azioni e/o gli interventi necessari per il perseguimento

dell’obiettivo principale del Piano: mantenere o incentivare uno stato di conservazione

soddisfacente di habitat e specie di interesse comunitario.

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2 Inquadramento territoriale

2.1 Localizzazione dei Siti

I due pSic IT6010018 “Litorale a NW delle foci del fiume Fiora” e IT6010019 “Pian dei Cangani”

ricadono nel territorio del Comune di Montalto di Castro in Provincia di Viterbo (fig 1.1).

Figura 2.1 inquadramento territoriale

Il pSic IT6010019 “Pian dei Cangani” è compreso totalmente nella Azienda Giacinto Guglielmi di

Vulci – Montalto di Castro, individuata ai sensi del Piano Faunistico Venatorio della Provincia di

Viterbo come Azienda Faunistico Venatoria “S.Agostino”.

Il pSic IT6010018 “Litorale a NW delle foci del fiume Fiora” invece ricade solo in parte nella

suddetta tenuta, mentre per buona parte è compreso in ambito demaniale poiché interessa il litorale

comunale.

2.2 Scheda Natura 2000

Il set d’informazioni di base relativo ai due pSic è rappresentato dai dati contenuti nella Scheda

Natura 2000, stilata durante il progetto Bioitaly ed il cui ultimo aggiornamento risale a maggio

2004.

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Tali informazioni, da un lato sono molto importanti essendo le uniche specifiche per l’area

compresa nei due pSic, poco studiata dal punto di vista naturalistico, ma dall’altro necessitano di

aggiornamenti viste le veloci modifiche d’uso del territorio avvenute negli ultimi anni nella zona

interessata dai due pSic.

Come verrà più dettagliatamente esposto nel capitolo 5, infatti, la Scheda Natura 2000 è stata

parzialmente aggiornata a fronte dei risultati ottenuti durante i rilievi di campo effettuati, e pertanto

la valutazione dello stato ecologico di Habitat e specie inserite in Direttiva verrà valutato sulla base

di tali aggiornamenti

2.2.1 Il pSic IT6010019 “Pian dei Cangani”

Il pSic IT6010019 “Pian dei Cangani” presenta le seguenti caratteristiche generali:

Tab. 2.1 Dati generali tratti dalla Scheda Natura 2000 del pSic IT6010019 “Pian dei Cangani”

(dati aggiornati a maggio 2004).

Codice

pSic

Nome

del Sito

Tipologia Regione

Biogeografia

Provincia Comune Estensione

(ha)

Altezza

media

(m

s.l.m.)

IT6010019 Pian dei

Cangani

E = Sic

contiguo,

ma non

sovrapposto,

con un altro

sito Natura

2000

Mediterranea Viterbo Montalto

di Castro

41,0 6

Gli habitat indicati nell’Allegato I della Direttiva Habitat 92/43/CEE, per cui è stato individuato il

Sito, sono:

� 9190: “Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur”

� 2190: “Depressioni umide interdunari”

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Le specie indicate nell’Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE, e nell’Allegato I della

Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE, per cui è stato individuato il Sito, sono:

� Uccelli: A026 Egretta garzetta; A023 Nycticorax nycticorax

� Rettili: 1217 Testudo hermanni; 1220 Emys orbicularis

La rilevanza del Sito è data dal fatto che rappresenta uno dei pochi relitti di boscho idrofilo

retrodunale, ancora esistenti nel nostro Paese.

Questi ambienti costituiscono degli ecosistemi estremamente variabili e fragili, ma di importanza

fondamentale nel mantenimento di comunità d’insetti, anfibi e rettili specializzati a vivere in

ecosistemi di questo tipo.

2.2.2 Il pSic IT6010018 “Litorale a NW delle Foci del Fiora”

Il pSic IT6010018 “Litorale a NW delle Foci del Fiora” presenta le seguenti caratteristiche

generali:

Tab. 2.2 Dati generali tratti dalla Scheda Natura 2000 del pSic “Litorale a NW delle Foci del Fiora”( dati aggiornati a maggio 2004).

Codice

pSic

Nome

del Sito

Tipologia Regione

Biogeografia

Provincia Comune Esensione

(ha)

Altezza

media

(m

s.l.m.)

IT6010018 Litorale

a NW

delle

Foci del

fiume

Fiora

E = Sic

contiguo, ma

non

sovrapposto,

con un altro

sito Natura

2000

Mediterranea Viterbo Montalto

di Castro

185,4 5

Gli habitat indicati nell’Allegato I della Direttiva Habitat 92/43/CEE, per cui è stato individuato il

Sito, sono:

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� 2270*: “Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster

� 2250*: “Dune costiere con Juniperus spp.

� 2210: “Dune fisse del litorale (Crucianellion maritimae)”

� 2120:” Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune

bianche)

� 1150*: “Lagune costiere”

� 1210: “ Vegetazione annua delle linee di deposito marine”

� 1410: “ Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)

Le specie indicate nell’Allegato II, per cui è stato individuato il Sito, sono:

� Rettili: 1217 Testudo hermanni;

Inoltre vengono segnalate altre specie di rilievo:

� Fauna: Bufo viridis; Lophyridia littoralis; Xerosecta contermina;

� Flora: Pancratium maritimum.

Il Sito risulta di particolare rilevanza in quanto ospita ambienti dunali con stagni retrodunali, in

parte ancora non compromessi, capaci ancora di sostenere erpeto- ed entomofauna.

2.3 La tipologia di riferimento per ciascuno dei due pSic

Il manuale per le Linee Guida per la redazione dei Piani di Gestione di Sic e Zps, ha raggruppato

tutti i pSic italiani in 24 tipologie, utilizzando tecniche di analisi multivariata. La logica per

l’identificazione delle tipologie di sito si è focalizzata: a) sul raggruppamento di entità caratterizzate

da fattori ambientali dominanti omogenei su base vegetazionale e b) sulla successiva individuazione

delle zoocenosi e fitocenosi associate.Per ciascuna tipologia di sito vengono individute, in forma di

schede, alcune linee generali di orientamento gestionale.

2.3.1 Il pSic IT6010019 “Pian dei Cangani”

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Secondo la classificazione appena descritta il pSic IT6010019 “Pian dei Cangani” ricade nella

tipologia “Siti a dominanza di querceti mesofili” , per la quale gli habitat

determinanti sono due:

• 9160 - Querceti dello Stellario-Carpinetum;

• 9190 - Vecchi querceti acidofili, con Quercus robur, delle pianure sabbiose.

Durante i rilievi effettuati, è stato riconosciuto il secondo habitat, con presenza di boschi a Cerro

(Quercus Cerris), che rappresentano la percentuale maggiore di copertura vegetale nel pSic

IT6010019.

La maggior parte dei siti di questo gruppo si distribuiscono (fig 2.2) in Italia centro-settentrionale,

con estensione molto variabile, prevalentemente intorno a 110 ha, e con una quota minima intorno

ai 600 m. La copertura forestale è molto variabile, prevalentemente intorno al 50% della superficie

del sito; la variabilità è probabilmente dovuta a contatti con altri tipi di vegetazione (ad esempio,

quella igrofila) o con aree planiziali. La caratteristica ecologica che accomuna tutti questi siti tra

loro è la presenza di una falda superficiale che garantisce una riserva idrica facilmente utilizzabile

dalle specie vegetali per le proprie esigenze funzionali.

Figura 2.2– Distribuzione dei “Siti a dominanza di querceti mesofili” in Italia (tratta dal sito www.minambiente.it).

Tra le possibili minacce a carico di questo sito, saranno trattate di seguito solo su quelle, che alla

luce del quadro ambientale di riferimento, sono risultate rilevanti per l’area in esame:

• Incendi.

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Figura 1.3 – Distribuzione dei “Siti a dominanza di dune consolidate” in Italia

(tratta dal sito www.minambiente.it).

• Abbassamento della falda freatica.

• Eccessive ripuliture del sottobosco.

2.3.2 Il pSic IT6010018 “Litorale a NW delle Foci del Fiora”

Secondo la classificazione appena descritta il pSic IT6010018 “Litorale a NW delle foci del Fiora”

ricade nella tipologia “Siti a dominanza di dune consolidate” , per la quale gli habitat

determinanti sono:

2190 - Depressioni umide dunali,

2193 - Paludi delle depressioni dunali,

2220 - Dune con Euphorbia terracina,

2250* - Perticaia costiera di ginepri (Juniperus spp.),

2260 - Dune con vegetazione di sclerofille (Cisto-Lavanduletalia),

2270* - Foreste dunari di Pinus pinea e/o Pinus pinaster,

5211 - Matorral arborescente di Juniperus oxicedrus,

5212 - Matorral arborescente di Juniperus phoenicea.

2130* - Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie),

2120 - Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche),

2110 - Dune mobili embrionali,

1120* - Praterie di Posidonia.

Durante i rilievi effettuati nell’area interessata dal pSic IT6010018 sono stati rilevati gli habitat

evidenziati in grassetto, due dei quali (contrassegnati con l’asterisco) sono habitat considerati

prioritari per la Direttiva “Habitat”.

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I siti di questa tipologia sono distribuiti (fig.1.3) lungo tutta la penisola, con maggiori

concentrazioni sulle coste dell’Adriatico settentrionale, del Tirreno centrale e della Sardegna.

Figura 2.3 – Distribuzione dei “Siti a dominanza di dune consolidate” in Italia

Tali Siti dovrebbero essere caratterizzati da un’elevata biodiversità, sia a livello di specie che di

comunità, soprattutto in conseguenza della spiccata eterogeneità ambientale che caratterizza in

natura questi ambienti. I fattori ecologici che determinano questa eterogeneità sono molteplici; tra

questi le caratteristiche del suolo giocano un ruolo fondamentale, associate a variazioni, anche di

piccola entità, di quota o micromorfologiche. Nel loro insieme, si tratta di habitat in cui è facile un

sostanziale cambiamento floristico e faunistico, determinato anche da piccole variazioni nei

parametri fisici e morfologici. I siti hanno una superficie di estensione molto variabile,

prevalentemente intorno a 150 ha, ma talvolta misurano un solo ettaro. Tutti i siti hanno una quota

minima prossima al livello del mare e la copertura forestale è mediamente pari a circa il 37% della

superficie del sito.

Tra le possibili minacce a carico di questo sito, saranno trattate di seguito solo su quelle, che alla

luce del quadro ambientale di riferimento, sono risultate rilevanti per l’area in esame:

• Erosione costiera

• Abbassamento della falda.

• Ingressione in falda di acque marine.

• Riduzione della falda dolce sospesa.

• Fenomeni di erosione della duna, idrica incanalata ed eolica, determinati anche da tracciati

(ad esempio, sentieri) che la tagliano perpendicolarmente, favorendo l’azione erosiva del

vento.

• Azioni di "pulizia" e spianamento meccanico della spiaggia, con eliminazione delle

comunità ad esse associate.

• Frequentazione eccessiva

• Cambiamento dell’uso del suolo, con perdita di connessione (corridoi ecologici) con le aree

palustri e/o i canali interni o circostanti i siti.

2.4 Coerenza e funzionalità dell’area Sic rispetto alla Rete Natura 2000

A livello comunale la presenza di elementi della Rete Natura 2000 è di importanza strategica per

vari motivi:

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1. assenza di altre forme di tutela della Biodiversità (tab 1.3), fatta eccezione per l’Oasi di

Vulci che però si trova al margine del territorio Comunale in cui di fatto è compresa solo

in parte, poiché insiste sul confine tra i due comuni laziali di Montalto di Castro e Canino

e sul confine interregionale Tosco-laziale;

2. importanza nella tutela di ecosistemi di particolare rilevanza a livello nazionale, perché

rappresentativi di tipologie ecosistemiche a ridotta distribuzione e/o a rischio per la loro

fragilità intrinseca, unici relitti di naturalità in una matrice paesaggistica di fondo

fortemente modificata dall’uomo a scopo agricolo (Bonifica anni ’50 e conversione ad uso

agricolo);

rilevanza nella tutela di habitat marini prioritari di notevole estensione presenti lungo il litorale

prospiciente il Comune di Montalto di Castro.

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Tab.2.1 Percentuale di aree sottoposte a diverso regime di tutela nel territorio comunale di Montalto di Castro.

Tipologia

d’area

protetta

Denominazione Superficie (ha) N°tot

Parchi

(Regionali,

Nazionali)

- - 0

Aree Umide

(sensu

Ramsar)

- - 0

Oasi Oasi di Vulci 32.908 1

pSic (sensu

Direttiva

43/92/CEE)

Fondali tra le

foci del F.

Chiarone e F.

Fiora,

Litorale a NW

delle foci del

Fiora,

Pian dei

Cangani,

Fondali

antistanti Punta

Morelle,

Litorale tra

Tarquinia e

Montalto di

Castro

1761.910

185.443

41.057

1111.912

199.781

5

Zps (sensu

Direttiva

409/79/CEE)

Selva del

Lamone -

Monti di

Castro

86.643 1

Superficie

tot (ha)

- 3419.654 7

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Sup tot

tutelata/Sup

tot comune

(%) *

- 545.832/189739449.209327=

0.00028 %

Il dato riportato in tabella 1.3 sulla percentuale di aree sottoposte a tutela in ambito comunale può

essere spiegato tenendo conto del fatto che la componente dominante del Paesaggio (matrice

paesaggistica) locale è costituita da agroecosistemi, in cui si inserisce il reticolo idrografico

superficiale, estremamente modificato anche esso dall’uomo per scopi irrigui, e da relitti di

ambienti umidi, ultime testimonianze del passato di ambiente paludoso dell’area.(VEDREE SE

SI Può RECUPERRAE QUALCOSA DALA RELAZIONE PER CHIARONE).

Gli ecosistemi acquatici, lineari e puntiformi, acquistano pertanto un valore significativo ai fini

della funzionalità paesaggistica locale: il sistema idrografico superficiale, sebbene in parte

artificializzato dall’uomo, rappresenta l’elemento di connessione principale con le aree

dell’entroterra, fornendo una via di dispersione a cui è associabile la probabilità maggiore di

successo nello spostamento. Il territorio comunale, infatti, presenta due principali elementi

trasversali di discontinuità territoriale costituiti dalla SS-1 Aurelia e dalla linea Ferroviaria FS,

che di fatto ostacolano gli spostamenti longitudinali delle specie nell’area in esame. Inoltre il

reticolo idrografico superficiale rappresenta anche una risorsa trofica per alcune specie di

Avifauna che caratterizzano l’area costiera.

Il sistema di ambienti umidi puntiformi rappresentato sia da ambienti umidi retrodunari d’acqua

dolce, che da relitti di lagune costiere con acque salmastre, mostra una multifunzionalità per il

paesaggio locale: funge da stepping-stones per alcune delle specie ornitiche migratrici che

percorrono le coste durante le due fasi di migrazione (autunnale e primaverile), fornendo aree di

sosta e aree trofiche utilizzate dalle specie durante questo fenomeno ad alto dispendio energetico.

Tale sistema risulta anche essere un habitat fondamentale per alcune specie di rettili ed anfibi

particolarmente legate agli ambienti umidi ed ormai in calo numerico.

Altri ecosistemi di rilievo presenti nell’area sono gli ecosistemi dunari che caratterizzano il

litorale comunale. Anche essi come detto al paragrafo precedente, rappresentano una tipologia

ecosistemica ormai in declino a livello Europeo, caratterizzati da un’accentuata vulnerabilità

intrinseca, legata ai tempi e alle modalità di ripresa una volta perturbati, associata spesso ad una

gestione no sostenibile del territorio in cui ricadono.

Ebbene i due pSic oggetto del presente Piano di gestione contribuiscono a tutelare proprio le due

tipologie ecosistemiche sopra indicate, che si configurano però come patches isolati nel contesto

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paesaggistico comunale. Ciò è molto più significativo per gli ecosistemi terrestri che non per

quelli umidi che già per natura presentano condizioni di discontinuità.

Il pSic IT6010019 “Pian dei Cangani” non ha nelle vicinanze un sito della stessa tipologia, e

perciò può essere considerato come un frammento di habitat isolato per cui sarebbero auspicabili

interventi attivi per incentivare la sua estensione a livello locale.

Il pSic IT6010018 “Litorale a NW delle Foci del Fiume Fiora” è confinante al precedente e posto

a quattro km da un pSic appartenente alla stessa tipologia “Litorale tra Tarquinia e Montalto di

Castro”, insieme questi due pSic costituiscono un sistema di rilevanza per il mantenimento e

potenziale ripristino degli ultimi ambienti dunari presenti lungo il litorale della Provincia di

Viterbo. (DA CTR VEIRFICARE ELEMENTI DI DISCONTINUITA’ LUNGO IL LITORALE

TRA I DUE PSIC)

Dunque i due pSic oggetto del presente Piano di Gestione oltre ad essere coerenti con l’obiettivo

principale della Rete Natura 2000, con la loro presenza potenzialmente possono contribuire ad

incentivare la funzionalità paesaggistica locale, soprattutto lungo i litorale.

3 Quadro Programmatico di riferimento: comunale, regionale.

Il quadro programmatico di riferimento è utile per capire le politiche territoriali in atto ed in

divenire nel contesto territoriale in cui ricadono i due siti d’importanza comunitaria.

Il riferimento principale è la variante al Piano Regolatore Generale del Comune di Montalto di

Castro, che interessa l’intero territorio comunale.

In particolare per le zone comprese tra la fascia costiera e la ferrovia Roma-Pisa, ai sensi di quanto

previsto dai Piani Territoriali Paesistici, Ambito territoriale n.2, norme particolari del sistema

paesaggistico n.6, era prevista la redazione di un Piano Comunale di Sistemazione Costiera, per cui,

nella variante vengono dettate le linee di indirizzo generale. Fino alla approvazione di detto Piano è

previsto che rstino in vigore le norme del precedente P.R.G., salvo limitazioni ed integrazioni

dettate dal P.T.P. e dalla L.R. 49.

Cercare nelle tavole a casa 8.1, 8.2, 9.1, 9.2 relative agli abitati e loro eventuale estensione 8

sottozone C4) limiti particolari nelle edificabilità

Sottozone C5 (destinate alla realizzazione di costruzioni a carattere stagionale

Sottozone E2 (ad alto valore paesistico)

Vincoli

Zone costiere

PTP LR 49 governano il PRG

3 Quadro Normativo: legislazione di riferimento

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La ricostruzione del Quadro normativo di riferimento in materia di Sic e Zps è fondamentale per

comprendere qual è la visione strategica alla base dell’individuazione di queste tipologie di aree,

e la politica ambientale ai fini del mantenimento della Biodiversità a livello mondiale, che da tale

visione deriva.

Di seguito verrà delineato l’ambito normativo di riferimento, partendo dal livello internazionale

fino ad arrivare a quello regionale effettivo strumento d’indirizzo per la definizione del presente

Piano di Gestione.

3.2 Quadro di riferimento internazionale

3.2.1 Convenzione di Parigi del 1950 per la protezione degli Uccelli

Rappresenta uno dei primi Atti normativi internazionali in materia di protezione di “viventi” allo

stato selvatico. Contiene in nucleo i principi fondamentali che successivamente guideranno la

stesura della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE. Vi aderirono essenzialmente Paesi comunitari, tra

cui l’Italia, e alcuni extracomunitari, almeno all’epoca, ma sempre dell’area d’influenza

mediterranea (es. Turchia).

3.2.2 Convenzione di Ramsar del 1971 relativa alle zone umide di importanza

internazionale in particolare quali habitats degli Uccelli acquatici

La Convenzione, sottoscritta e ratificata dall’Italia con D.P.R. del 13 marzo 1976, n°448,

rappresenta un altro passo verso la definizione a livello internazionale di un rinnovato concetto di

Conservazione che emergerà con forza nella Direttiva “Habitat” 92/43/CEE.

La Convenzione di Ramsar, infatti, per la prima volta pone come oggetto della tutela gli

ecosistemi e non più le singole specie, tenendo conto delle funzioni ecologiche di tali ecosistemi e

delle loro interazioni con l’uomo e l’ambiente circostante. Questo approccio porta alla definizione

di obiettivi di conservazione quali l’impedimento della perdita e dell’impoverimento delle zone

umide, ma nel rispetto sia di valori ecologici sia economici, culturali, scientifici e ricreativi

riconosciuti in maniera condivisa a tali aree.

La Convenzione sebbene impegni gli Stati firmatari ad adoperarsi per una fattiva protezione delle

zone umide, tuttavia non prevede un sistema di sanzioni o alcuna forma di controllo o vigilanza

concreta. In parte questa lacuna è stata colmata dal D.Lvo del 29 ottobre 1999, n° 49, che include

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le aree protette ai sensi della Convenzione di Ramsar in quelle sottoposte a vincolo paesaggistico-

ambientale.

3.2.3 Convenzione di Bonn del 1979 sulla conservazione delle specie migratrici

appartenenti alla fauna selvatica

La Convenzione di Bonn riguarda soprattutto le specie migratrici, che sono considerate come

“elemento insostituibile dei sistemi naturali della terra”.

Nella Convenzione compaiono tre elementi fondamentali della futura politica ambientale ai fini

della Biodiversità: l’elemento etico, cioè si tiene conto della necessità di un uso “prudente” delle

attuali risorse che devono essere preservate per le generazioni future; sebbene ci sia ancora una

visione di tipo utilitaristico ed antropocentrico della fauna selvatica, nasce la consapevolezza di

dover gestire in maniera attenta anche la risorsa fauna selvatica non più considerata inesauribile.

Altro elemento importante è il concetto di cooperazione tra gli Stati aderenti perché il fenomeno

migratorio è transfrontaliero e prescinde pertanto dai confini dei amministrativi dei singoli Stati:

sono necessari Accordi ed Azioni internazionali per il raggiungimento degli obiettivi della

Convenzione.

Infine anche nella Convenzione di Bonn si indica come sia necessario realizzare misure di

conservazione a carico degli habitats usati dalle specie per garantirne la conservazione nel lungo

periodo.

3.2.4 Convenzione di Berna del 1979 relativa alla conservazione della vita selvatica

e dell’ambiente naturale in Europa

La Convenzione di Berna ha per scopo “……assicurare la conservazione della flora e della fauna

selvatiche e dei loro habitats naturali, in particolare delle specie e degli habitats la cui

conservazione richiede la coopreazione di vari Stati, e di promuovere tale cooperazione”.

La novità più grande rispetto alle Convenzioni precedenti sta nel fatto che per la prima viene

riconosciuta esplicitamente a livello internazionale la necessità di far rientrare negli obiettivi e nei

programmi nazionali dei Governi la Conservazione della flora e della fauna selvatiche. La

Convenzione, infatti, non si limita a promuovere Accordi internazionali o delineare linee guida per

la salvaguardia, ma prevede l’adozione da parte delle Parti contraenti di leggi e regolamenti

specifici per la conservazione di flora e fauna selvatiche

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3.2.5 Convenzione di Rio de Janerio del 1992 sulla Biodiversità e sull’uso sostenibile

delle risorse naturali e sul cambiamento climatico e della desertificazione

La Convenzione sulla Biodiversità di Rio de Janeiro ha impresso una svolta epocale all’approccio

alla gestione delle risorse naturali, introducendo nella politica ambientale mondiale il concetto di

Sviluppo sostenibile.

All’art. 1 della Convenzione sono definiti gli obiettivi che si vogliono perseguire “ …..la

conservazione della diversità biologica, l’uso durevole dei suoi componenti e la ripartizione giusta

ed equa dei benefici derivanti dalla utilizzazione delle risorse genetiche, grazie ad un accesso

soddisfacente alle risorse genetiche ed un adeguato trasferimento delle tecnologie pertinenti in

considerazione di tutti i diritti su tali risorse e tecnologie, e grazie ad adeguati finanziamenti.”

La conservazione della diversità biologica deve realizzarsi in modo da garantire comunque lo

sviluppo derivante dal suo utilizzo, ma di tipo durevole, integrando in Piani e programmi settoriali o

generali tale obiettivo.

La Convenzione delinea poi tutta una serie di strumenti da utilizzare ai fini di una gestione durevole

della diversità biologica:

- monitoraggio (art.7) sia per definire lo stato di conservazione delle componenti della

biodiversità, sia per rilevare gli effetti che le attività antropiche possono avere su tali

componenti della Biodiversità ;

- misure di conservazione in situ ed ex situ (art.8 e 9);

- educazione, sensibilizzazione e coinvolgimento del pubblico (art.13);

- V.I.A.e V.A.S. (art.14)

- Meccanismi di finanziamento ad hoc per destinare parte delle risorse finanziarie alle attività

volte al perseguimento degli obiettivi della Convenzione (art.20 e 21).

3.2.6 Convenzione di Barcellona del 1995 per la protezione del Mar Mediterraneo

dall’inquinamento

La Convenzione di Barcellona interessa sia zone di mare in senso stretto sia le zone costiere

terrestri comprese le zone umide, e si prefigge la protezione di tali aree e delle specie animali e

vegetali ivi residenti e caratteristiche del Mar mediterraneo.

La Convenzione può essere considerata come l’analogo della Direttiva “Habitat” per gli

ecosistemi marini e costieri, presentanti “caratteristiche mediterranee dominanti”; infatti tra gli

strumenti adottati per perseguire l’obiettivo di salvaguardia è previsto:

- la creazione di “Zone particolarmente protette”;

- l’adozione di misure di protezione, tra l’altro anche mediante regolamenti specifici;

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- l’elaborazione di Piani di gestione per le Zone particolarmente protette;

- misure di sorveglianza;

- coinvolgimento diretto della collettività e della popolazione locale;

- definizione di forme di finanziamento per la gestione di dette aree,

- adozione di specifiche per la conservazione di specie animali e vegetali

- SIA a carico di “……progetti ed attività che possono avere un impatto pregiudizievole

significativo sulle zone e le specie protette ed i loro habitat…..”

3.3 Quadro di riferimento comunitario

3.3.1 Direttiva n.79/409/CEE “Uccelli” del Consiglio del 2 Aprile 1979 concernente

la conservazione degli uccelli selvatici

La Direttiva “Uccelli” concerne “ la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi

naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il

trattato.” La maggior parte delle specie ornitiche oggetto della Direttiva di fatto sono migratrici e

pertanto vengono riconosciute come “patrimonio comune” di tutti gli Stati membri; da ciò

discende che la protezione di tali specie, per essere efficace, deve essere considera un “problema

ambientale tipicamente transnazionale, che implica responsabilità comuni”

L’obiettivo specifico della Direttiva è “….la protezione, la gestione, e la regolazione di tali specie

e la disciplina del loro sfruttamento…”, e viene applicato agli uccelli, alle uova, ai nidi e agli

habitat.

Da quanto appena detto si evince che all’avifauna viene riconosciuta una duplice valenza: una di

natura ecologico - scientifico-culturale, l’altra economico-ricreativa.

Sulla base di questa interpretazione dell’Avifauna, la Direttiva definisce due serie di misure. Un

primo gruppo volto alla perseguimento della mera conservazione delle specie ornitiche:

- istituzione di Zone di protezione speciale (Zps), intese come “ i territori più idonei in numero e

in superficie alla conservazione delle specie elencate nell’Allegato I della Direttiva, …….o

delle specie migratrici non menzionate nell’Allegato I che ritornano regolarmente, ….incluse le

stazioni lungo le rotte di migrazione”;

- tali zone devono costituire una rete coerente (primo nucleo di quella che nella Direttiva

“Habitat” è definita come Rete Natura 2000);

- mantenimento e sistemazione conforme alle esigenze ecologiche degli habitat situati all’interno

e all’esterno delle zone di protezione;

- ripristino dei biotopi distrutti;

- creazione di biotopi

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Un secondo gruppo volto invece alla regolamentazione dell’attività di caccia e compra-vendita a

carico solo di alcune specie opportunamente indicate negli Allegati della Direttiva.

In particolare la Direttiva distingue:

- specie non cacciabili, né commerciabili o detenibili, per cui devono essere attuate le misure di

conservazione sopra riportate (Allegato I);

- specie cacciabili in funzione del loro livello di popolazione, della distribuzione geografica e del

tasso di riproduzione in tutta la Comunità (Allegato II);

- specie soggette a vendita, trasporto ai fini della vendita, detenzione, “purchè gli uccelli siano

stati in modo lecito uccisi o catturati o altrimenti legittimamente acquistati”(Allegato III)

Infine vengono indicati nella Direttiva tutti i metodi di caccia vietati

3.3.2 Direttiva 92/43/CEE “Habitat”del Consiglio del 21 Maggio 1992 relativa alla

conservazione degli Habitat naturali e seminaturali e delle specie e della flora

e della fauna selvatiche

La Direttiva “Habitat” raccoglie in sé tutti gli elementi innovativi presenti nelle diverse

Convenzioni sulla fauna e flora selvatiche precedenti, ed anticipa, di pochi mesi, alcuni dei principi

alla base della Convenzione sulla diversità biologica di Rio de Janeiro.

Scopo principale della Direttiva è “promuovere il mantenimento della biodiversità, mediante la

conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche, tenendo conto

delle esigenze economiche, sociali, eculturali e regionali”. Tale scopo contribuisce all’obiettivo più

generale di uno sviluppo durevole, tema centrale nella Convenzione sulla biodiversità.

Per assicurare il ripristino o il mantenimento degli habitat naturali e delle specie d’interesse

comunitario in uno stato di “conservazione soddisfacente” (sensu Direttiva “Habitat”) la Direttiva

prevede:

- la designazione di Zone speciali di conservazione (Z.S.C.) per realizzare una rete ecologica

europea coerente, denominata Natura 2000. Le Z.S.C. sono costituite dai Siti d’importanza

comunitaria (Sic) e dalle Zone a protezione speciale (Zps), designate ai sensi della Direttiva

“Uccelli” 79/409/CEE;

- incentivare la Rete Natura ecologica avvalendosi di elementi del paesaggio che promuovono il

flusso tra popolazioni residenti in un’area;

- la definizione di opportune misure di conservazione per le Z.S.C., “ …all’occorrenza mediante

appropriati Piani di Gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune

misure regolamentari, amministrative o contrattuali…”;

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- l’adozione di misure preventive contro il degrado o la perturbazione degli habitats e specie per

cui le zone sono state designate;

- di sottoporre a Valutazione d’incidenza “ qualsiasi Piano o progetto non direttamente connesso

e necessario alla gestione del sito, ma che possa avere incidenze significative su tale sito,

singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti …”

- azioni di monitoraggio;

- indica alcuni divieti relativi alle specie animali e vegetali riportate nell’Allegato IV, lettere a) e

b),

- la regolamentazione del prelievo o sfruttamento di alcune specie (Allegato V);

- informazione pubblica

3.3.3 Direttiva 97/62/CE recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico

della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli

habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

La Direttiva 97/62/CE introduce delle modifiche a carico degli Allegati della Direttiva “Habitat”,

recepite ed attuate in Italia con Decreto del Ministro dell’Ambiente 20 gennaio 1999, che sostituisce

gli Allegati A e B del D.P.R. 8 settembre 1997, n.357.

3.4 Quadro di riferimento nazionale

3.4.1 L.394/91 “Legge quadro sulle aree naturali protette” e successive

modificazioni e integrazioni

La legge detta “ principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette….”

e rappresenta il riferimento più affine ai pSic per la stesura i Piani di gestione e del Regolamento ad

esso allegato.

Bisogna ricordare che Sic e Zps, sebbene condividano con le aree protette l’obiettivo di

conservazione del patrimonio naturale non sono assimilabili completamente ad esse, soprattutto sul

piano gestionale- pianificatorio. I Piani di gestione dei pSic, infatti, non sono sostitutivi rispetto agli

altri strumenti di pianificazione esistenti, né prevedono un regime vincolistico o una zonizzazione,

salvo dove appositamente previsto dal piano.

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3.4.2 Legge n. 157 dell’11 Febbraio 1992 Norme per la protezione della fauna

selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio e successive modifiche ed

integrazione.

Con la legge 157/92 l’Italia recepisce la Direttiva “Uccelli” n.79/409/CE, la Convenzione di Parigi

e la Convenzione di Berna. Legge 3 Ottobre 2002, n.° 221

Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della fauna selvatica e di

prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE. (GU n. 239 del 11

ottobre 2002).

3.4.3 DPR 357/97 di attuazione della Direttiva “Habitat”

Il D.P.R. 357/97 definisce il Regolamento di attuazione della direttiva 92/43/CEE, che disciplina

le procedure per l’adozione delle misure previste dalla Direttiva “Habitat”.

Il presente Decreto è stato giudicato dalla Corte di giustizia Europea con sentenza 20 marzo 2003 (

terza sezione). Con questo provvedimento la Corte ha condannato lo stato italiano ritenendo che il

D.P.R. 8 settembre 1997 n.357 di recepimento non assuma gli obblighi che incombono in forza

degli artt.5, 6, e 7 della direttiva stessa.

Nella stessa sentenza, viene ribadito infatti, come non si possano escludere dall’ambito di

applicazione delle norme relative alla Valutazione di Incidenza, i progetti suscettibili di avere

significative incidenze sui siti di importanza comunitaria, diversi da quelli elencati nella normativa

italiana di recepimento delle direttive sulla valutazione di impatto ambientale.

3.4.4 Decreto Ministeriale 3 settembre 2002 n. 224

Il D.M. n. 224/02 “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” è finalizzato all’attuazione

della strategia comunitaria e nazionale rivolta alla salvaguardia della natura e della biodiversità,

oggetto delle Direttive comunitarie “Habitat” (92/43/CEE) e “Uccelli” (79/409/CEE).

Le linee guida costituiscono un supporto tecnico-normativo alla elaborazione di appropriate

misure di conservazione funzionale e strutturale, tra cui i piani di gestione, per i siti della rete

Natura 2000.

Il decreto, in particolare, delinea l’iter logico-decisionale per la scelta del piano di gestione per un

sito Natura 2000 e ne definisce la struttura, ai sensi dell’art. 6 della Direttiva Habitat.

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3.4.5 DPR 120/03 recante modifiche ed integrazioni al DPR 357/97

Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8

settembre 1997 n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione

degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. GU n. 124 del 30

maggio 2003, serie generale.

Tenuto conto dei rilievi e delle osservazioni contenute nella procedura d'infrazione, nonche',

contestualmente, delle modificazioni apportate dalla direttiva 97/62/CE del Consiglio, lo Stato

italiano ha riformulato il Regolamento di attuazione della Direttiva “Habitat”.

3.5 Quadro di riferimento regionale

3.5.1 Deliberazione della Giunta Regionale del Lazio del 19 marzo 1996,n.2146

La Regione Lazio ha partecipato alla realizzazione del Progetto Bioitaly individuando sul proprio

territorio i siti con habitat e specie di importanza comunitaria; con questo Decreto approva i 199 Sic

e Zps proposti, secondo quanto previsto dalla Direttiva “Habitat”.

L.R. 29/97 Norme in materia di aree naturali protette regionali e successive modificazioni e L’anno

dopo con la Legge Regionale 29/97 dà le prime indicazioni circa la loro gestione

Quindi ha approvato l’elenco dei 199 siti, fra SICp e ZPS, con Deliberazione della Giunta

3.5.2 La Legge Regionale 29/97,

La L.R. n. 29/97 “Norme in materia di aree naturali protette regionali e successive modificazioni e

integrazioni” con cui la regione Lazio recepisce la Legge Quadro per le aree protette (L.394/91),

promuove “la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale, costituito da formazioni

fisiche, biologiche, geologiche e geomorfologiche che, assieme agli elementi antropici ad esse

connessi, compongono nella loro dinamica interazione, un bene primario costituzionalmente

garantito”.

La Legge, oltre a dare indirizzi in materia di aree protette a livello regionale, prevede anche delle

indicazioni specifiche sui Siti d’importanza comunitaria.

All’art.6, infatti, è previsto che la Regione tuteli i siti di importanza comunitaria individuati nel

territorio regionale in base ai criteri indicati nella Direttiva “Habitat”, e che essi vengano integrati

nello schema di Piano regionale della Aree protette.

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3.5.3 D.G.R. n.1103/2002

La Regione Lazio con deliberazione della giunta regionale del 2 agosto 2002, n.1103, ha approvato

le linee guida per la redazione dei piani di gestione dei siti della rete Natura 2000, per l’attuazione

della sottomisura1.1.2 “Tutela e gestione degli ecosistemi naturali”per l’attuazione del DOCUP

(Documento Unico di Programmazione) 2000-2006.

Nell’ambito di questo documento nel cap.1.2 viene trattato il tema della Valutazione di incidenza e

in maniera sintetica si sottolineano i riferimenti e la documentazione sia nazionale che comunitaria

a cui indirizzarsi ai fini della sua redazione.

I due siti terrestri oggetto della valutazione di incidenza sono attualmente interessati dal programma

degli interventi relativi alla Misura 1.1 “Valorizzazione del patrimonio ambientale regionale”,

Sottomisura1.1.2 “Tutela e gestione degli ecosistemi naturali”, prevista nel Docup Obiettivo 2

Lazio 2000-2006;-Programma “Regolamenti e Piani di Gestione” per Siti di importanza

comunitaria (Sic) e Zone di protezione speciale (Zps) Programma “Rete ecologica”(deliberazione

n.1534 della giunta Regionale del Lazio del 21 Nov.2002).

Il Comune di Montalto di Castro, beneficiario del finanziamento all’interno del programma, ha già

sottoscritto un programma di lavoro con la Direzione Regionale Ambiente e Protezione Civile

incaricando l’Università della Tuscia di redigere il Piano di Gestione dei siti terrestri interessati.

4 Quadro ambientale

Per ricostruire il quadro ambientale è stato considerato come ambito territoriale di riferimento

l’intero Comune di Montalto di Castro in relazione agli aspetti che richiedono un’analisi d’area

vasta (es.quadro socio-economico, morfologia del territorio, ecc), mentre per gli aspetti più legati

alle caratteristiche puntuali, la porzione di territorio inclusa nei due pSic (es. quadro floro-

faunistico) e le aree limitrofe comprese tra la linea Ferroviaria ed il litorale.

Inoltre relativamente agli aspetti che risultano prioritari per il perseguimento degli obiettivi di

conservazione dei due pSic sono stati condotti studi più dettagliati.

4.1 Clima

Il Comune Di Montalto di Castro ricade nella Regione fitoclimatica Mediterranea (Blasi, 1994),

caratterizzata da un termotipo mesomediterraneo inferiore; ombrotipo secco superiore/subumido

inferiore; Regione xeroterica.

Il clima è caratterizzato da Precipitazioni scarse (piovosità media annuale di 850 mm) con pochi

eventi estivi, aridità estiva intensa e prolungata per almeno quattro mesi (maggio-agosto) con il

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mese di aprile di subaridità; freddo poco pronunciato concentrato nel periodo invernale; T da 3.7 °C

a 6.8°C.

4.2 Morfologia

Il territorio del Comune di Montalto di Castro presenta un andamento prevalentemente pianeggiante;

solo nel settore nord - orientale verso il confine con la Regione Toscana ed il Comune di Canino si

verifica un aumento delle quote che in rari casi superano i 100 m s.l.m.( es. località Poggi Alti). In

particolare L’area interessata dai due pSic, e le sue immediate adiacenze, sono caratterizzate da una

geomorfologia tabulare, in cui l’elemento geografico prevalente è rappresentato da ampie superfici

pianeggianti degradanti verso la costa.

Questi caratteri morfologici testimoniano le oscillazioni marine del periodo glaciale, che portarono

alla formazione di vasti terrazzi marini, con gradini morfologici che si sviluppano parallelamente

alla costa attuale e che separano ampi tavolati debolmente inclinati verso mare. I principali elementi

geomorfologici, siano essi le linee di spartiacque che di compluvio, tendono a disporsi secondo un

orientamento ricorrente SW-NE.

Nel complesso l’area presenta pochissimi caratteri geomorfologici da segnalare: un piccolo rilievo

collinare, posto a ridosso del Fosso di Ponte Rotto; uno spartiacque idrografico che corre sulla

sommità della duna costiera (in località Graticciara), un altro che corre lungo il rilievo suddetto ed

alcune rotture di pendio che bordano lo stesso; un’area depressa, la Forma del Paglieto,

caratterizzata da quote prossime al l.m.m. e dalla presenza di piccoli bacini lagunari..

A movimentare l’andamento pianeggiante dell’area contribuiscono alcuni elementi d’interruzione

naturali ed artificiali: tra i primi troviamo ad esempio alcuni piccoli corsi d’acqua, per lo più

tributari del F. Fiora, che solcano più o meno incisivamente il terrazzo marino, la valle di

Rompicollo, che si estende tra la S.S. Aurelia e le propaggini sud-occidentali del centro abitato di

Montalto di Castro. Tra i secondi, invece, troviamo la S.S. Aurelia e la Strada della Macchia (nei

pressi del centro abitato di Montalto).

Tutta l’area costiera è caratterizzata da modeste pendenze, quasi sempre minori del 5 %, tranne

nelle zone poste a valle delle rotture di pendio,che mostrano una maggiore acclività che comunque

non supera , se non in pochi casi il 10% di pendenza. Maggiori pendenze sono invece rilevabili

nella porzione a NE del territorio comunale, ad esempio in località Terre rosse e Vaccareccia.

4.3 Geologia

Dall’analisi della geologia regionale risulta che nel territorio del Comune di Montalto di Castro si

possono riconoscere 4 complessi geologici, dal più recente al più vecchio, troviamo:

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1. il Complesso costiero-alluvionale affiora in ampie zone dell’area del Comune di Montalto

di Castro e comprende le alluvioni fluviali, connesse all’attività deposizionale del Fiume

Fiora, del Torrente Arrone, del Fosso Sanguinaro, Fosso del Tafone ed di altri corsi d’acqua

minori che attraversano la pianura costiera.

Il complesso è inoltre costituito da sedimenti marini di età Tirreniana e Siciliana che

formano i tipici terrazzi della costa tirrenica; questi ultimi sono il prodotto delle ripetute

oscillazioni della linea di costa, determinate tanto da variazioni climatiche, che hanno

alternativamente favorito l’ingressione o la regressione marina, che da movimenti tettonici,

che hanno prodotto il sollevamento o l’abbassamento dei terreni costieri. Dal punto di vista

litologico si assiste alla continua alternanza di strati di origine sedimentaria (dalle ghiaie alle

sabbie, sino alle argille) e vulcanica (tufi, tufiti e lave), legate all’attività dell’apparato di

Latera.

2. Il Complesso argilloso – Comprende la formazione delle Argille grigie gessifere Messiniane

e le più recenti Argille grigie e gialle Plioceniche. Affiora nell’entroterra, lungo i rilievi

collinari di Poggio Tondo e Poggio del Corno e lungo i fianchi delle valli create dal Fiume

Fiora e dal Torrente Arrone, nonché in località Campomorto. Rappresenta il substrato sul

quale poggiano i terrazzi marini.

3. Il Complesso flyschioide – Questo complesso affiora solamente al margine settentrionale del

territorio Comunale, al piede dei M. Romani, spesso mascherato dalla lavorazione agricola;

si tratta di un insieme di formazioni da calcareo-marnose a calcarenitiche, sino ad

argilittiche, di potente spessore e contraddistinte da complicati rapporti stratigrafici, per la

presenza di diffusi fenomeni plicativi e disgiuntivi.

4. Il Complesso metamorfico – Affiora lungo la catena dei Monti Romani, costituendo

l’ossatura dei Monti Capita e Maggiore; due sono le formazioni tipiche: il Calcare

cavernoso, costituito da calcari e calcari dolomitici grigi o nerastri, e le Filladi, rappresentati

da alternanze di scisti filladici e argillosi, con intercalati scisti carboniosi e calcari bianco-

giallastri.

La serie stratigrafica locale (Modello litostratigrafico – strutturale, Regione Lazio, 1:250,000)

prevede la presenza delle seguenti formazioni (dall’alto verso il basso, quindi dalla più recente alla

più antica):

a) Sabbie e dune costiere recenti ed attuali: chiaramente connesse con l’attività marina, bordano

solamente la costa, coinvolgendo una fascia larga all’incirca da 300 a 400 metri.

b) Alluvioni recenti ed attuali: affiorano alle spalle della duna attuale. Sono deposte dai

principali corsi d’acqua presenti nell’area (Fiume Fiora e Fiume Arrone, Fosso Tafone, ecc) e

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ricoprono tutte le aree di fondovalle, caratterizzate da una quota assoluta compresa fra 2 e 5 m

s.l.m. In tale formazione sono inglobati poi tutti quei prodotti di origine lacustro-palustre, che

testimoniano la presenza di ampie zone di impaludamento, fra i quali livelli torbosi

compressibili

c) Sabbie e dune antiche: poste a quote superiori, formano il primo rilievo alle spalle della valle

principale, situato a quote comprese fra 6 e 12 m s.l.m.

d) Depositi marini terrazzati del Tirreniano-Siciliano: formano nell’entroterra, in conseguenza

di una rottura di pendio, rilievi dolcemente collinari, su quote che raggiungono all’incirca i 20

m s.l.m.. Rappresentano la più recente tra le superficie terrazzate, caratterizzata localmente

dalla presenza di litologie sabbiose e a luoghi ghiaiose.

4.4 Idrologia e idrogeologia

Questo comparto ambientale risulta prioritario per la tipologia di habitat tutelati dai

due pSic oggetto del Piano di Gestione. Di seguito si farà un quadro generale

basandosi sia su dati preesistenti che su dati rilevati durante campagne effettuate nel

corso dello svolgimento del presente lavoro.

4.4.1 Idrologia

4.4.1.1 Corsi d’acqua superficiali

L’attuale assetto del reticolo idrografico del Comune di Montalto di Castro è il risultato delle

vicende storiche dell’area, che fin dai primi secoli dell’Era Cristiana era occupata interamente da

paludi. A partire dal XIV secolo s’innescano quei processi di trasformazione socio-economici, che

culmineranno nel XX secolo (1930 – 35) nella bonifica sistematica dell’area: nasce la Maremma

Etrusca così come la vediamo ancora oggi.

L’intervento antropico nell’area è visibile nell’andamento regolare e rettificato di molti dei corsi

d’acqua del reticolo idrografico locale, che mostra carattere prevalentemente torrentizio, con

andamento nord-est sud-ovest, ed e' costituito da quattro bacini idrografici:il bacino dell' Arrone,

del Fiora, del Tafone e parte del bacino del Chiarone che si estende fino alla Toscana (fig.4.X).

Tutti i corsi d’acqua che solcano l’area indagata sono classificabili come Fossi (es. Tafone, Ponte

Rotto, ecc) o come Canali di Bonifica (es. Margherita, Marzola, ecc,) fatta eccezione per il fiume

Fiora ed il Torrente Arrone. Il territorio in cui si snoda il reticolo idrografico superficiale è

prevalentemente adibito ad agricoltura, di diversa natura (cfr. par su paesaggio), che rappresenta la

principale attività a livello comunale. Di questo elemento si dovrà tener conto nel valutare l’attuale

stato delle acque superficiali e come ciò potrebbe influire sullo stato di conservazione dei due pSic.

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La gestione attuale dei sistemi idraulici dei fossi presenti nella zona è a carico del Consorzio di

Bonifica della Maremma Etrusca.

Di seguito si riportano alcune informazioni di dettaglio sui corsi d’acqua in parte compresi nei due

pSic, ossia il Fosso Tafone, il Canale Margherita, ed un fosso minore (Fosso Platino).

Il Fosso Tafone ha origine da torrentelli situati tra il “Poggio del Corno e la Roccaccia”, in

provincia di Grosseto. La sua lunghezza è di circa 24 Km ed il suo bacino idrografico si estende da

Monte Bellino al Mar Tirreno. Attraversa il territorio del Comune di Montalto di Castro e, dopo aver

ricevuto le acque del Fosso di Ponte Rotto (affluente di sinistra), sfocia nel Mar Tirreno con foce

unica o con foce in comune con il Canale Margherita, dopo la loro confluenza nei tratti finali . La

confluenza avviene perlopiù nei periodi di magra del Fosso Tafone. La formazione di barriere

frontali e longitudinali favoriscono il riversamento delle acque del Tafone nel Canale Margherita,

nonostante la presenza di interventi (sponda in calcestruzzo armato nel Canale Margherita) realizzati

al fine di separare le foci. L’area delle foci riveste particolare interesse naturalistico e paesistico ed è

localizzata all’interno del sito IT6010018 - Litorale a NW delle foci del Fiora (Habitat “Estuario” ,

codice Natura 2000 = 1130).

Tab. 4.1 - Scheda descrittiva dei corsi d’acqua. Dati forniti dal Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca, sede di tarquinia

(VT)

Fosso Tafone Canale Margherita

Comune Montalto di Castro Montalto di Castro

Sezione media (Mq). 16,50 9,02

Altitudine media (m s.l.m.) 101 -

Portata massima ammissibile

(Tr= 20 anni)

209,4 mc/s a monte della

ferrovia; 314 mc/s alla

confluenza F.di Ponte Rotto;

327 mc/s alla foce

24,88 a monte della

confluenza del Fosso Marzola;

31,06 m/s alla foce

Caratteristiche degli argini L’intero tratto risulta arginato

a seguito di interventi eseguiti

dal Consorzio con concessioni

del Min. Agricoltura e

Regione Lazio. Gli argini sono

costituiti in terra naturale

L’intero tratto risulta arginato

a seguito degli interventi

eseguiti dall’ERSAL.Gli

argini sono costituiti in terra

naturale. Alcuni tratti di

sponda sono stati protetti con

gabbionate e rivestiti con

materassi metallici.

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Caratteristiche dell’alveo Naturale Il tratto compreso tra la foce e

la ferrovia presenta alveo

rivestito in calcestruzzo

Il regime del reticolo idrografico locale è regolato dall’uomo,attraverso opere di sistemazione

idraulica, in particolare: nella zona di Pescia Romana (circa 600 ettari), con la costruzione del tratto

terminale del Canale Margherita in calcestruzzo, i moli a mare oggi demoliti dall’azione dello

stesso, e l’idrovora principale sul Canale Paglieto, realizzati dall’Ente Maremma, poi ERSAL e oggi

ARSIAL. Attualmente due idrovore, una sul canale Paglieto ed una nuova sul braccio morto del

Canale Margherita (costruita dal Consorzio di Bonifica nel 2001-2002) sollevano le acque basse

presenti nell’area e le immettono nel C. Margherita. L’impianto idrovoro di Paglieto drena una

superficie di circa 360 ha caratterizzata da uso prevalentemente agricolo. La nuova idrovora sul

braccio del Canale Margherita consente invece il drenaggio dei terreni situati in località Pian dei

Cangani e, nel caso di chiusura della foce del Tafone per insabbiamento, controlla l’innalzamento

del livello delle sue acque.

4.4.1.2 Ambienti umidi costieri

Oltre agli elementi lineari del reticolo idrografico, è importante considerare anche gli elementi

puntiformi dell’idrografia superficiale, che nel caso del territorio Comunale di Montalto di Castro e

dei due pSic sono rappresentati da stagni retrodunari, pozze d’acqua dolce interne, foci fluviali,e

prati allagati. L’insieme di questi ambienti umidi e di alcuni ambienti artificali (es. stagni all’interno

della tenuta Guglielmi) costituisce un sistema di aree umide, che ha una duplice valenza: una

ecologico-naturalistica in quanto supporta habitat e specie di valore conservazionistico, potenziata

in questa sua funzione anche dagli elementi lineari del reticolo idrografico; l’altra storica perché

testimonia le antiche condizioni naturali di palude dell’area, come accennato sopra.

Nel corso dei sopralluoghi effettuati da marzo a luglio 2004, sono stati censiti e rilevati gli ambienti

umidi puntiformi, e per alcuni è stata ricostruita l’attuale qualità delle acque con appositi indicatori

(chimici e/o biologici) integrando i risultati ottenuti con i dati preesistenti, ove disponibili.

L’area indagata ha interessato l’estensione dei due pSic e le aree immediatamente limitrofe,

spingendosi all’interno fino alla ferrovia (prima barriera lineare individuabile a partire dalla costa),

a SW fino alla foce del Fiume Fiora ( primo elemento naturale di discontinuità territoriale in

direzione SW), e a N fino alle foci del Fosso del Chiarone (confine naturale con la Regione

Toscana).

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I risultati dei sopralluoghi sono stati raccolti in una tavola specifica (Tab 4.2) in cui si riportano le

diverse tipologie di ambienti umidi individuate, associate al reticolo idrografico superficiale e la

loro localizzazione sul territorio: il quadro che ne risulta mette in evidenza come tali aree

soprattutto nel tratto costiero svolgano un ruolo fondamentale per il mantenimento della connettività

territoriale e nella promozione della coerenza della Rete Natura 2000, non solo per la Regione Lazio

ma anche per la confinante Regione Toscana..

Tab 4.2 – Dati sintetici relativi alle aree umide censite nei due pSic e nell’area limitrofa ad essi.

ID TIPOLOGY PERMANENZA HECTARES

0

laguna naturale

salmastra si 0.661

1

laguna naturale

salmastra si 0.202

2 pozza naturale dolce no 0.637

3 stagni interdunari si 2.027

4

stagno artificiale

dolce si 2.926

5

stagno artificiale

dolce si 9.300

6 pozza naturale dolce si 0.069

7 pozza naturale dolce si 0.023

8 pascoli inondati no 0.663

9 pozza naturale dolce si 0.040

10 pozza naturale dolce si 0.034

11 pascoli inondati no 1.362

12 pascoli inondati no 1.074

13 stagni interdunari si 0.874

0 pascoli inondati no 4.372

0 stagni interdunari no 0.892

0 pascoli inondati no 0.983

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4.4.2 Idrogeologia

Dal punto di vista idrogeologico l’area è caratterizzata dalla presenza di un acquifero superficiale,

costituito dalle formazioni più permeabili del complesso costiero-alluvionale, che alimenta tutti i

pozzi della zona, sia pubblici che privati.

La superficie complessiva dell’acquifero costiero Viterbese (esteso da Pescia Romana a Tarquinia),

è stata stimata pari a circa 250 Kmq (S.te.ga., 1997). Esso è delimitato inferiormente da un substrato

argilloso o flyschioide impermeabile, mentre è in comunicazione, verso l’entroterra, con l’acquifero

vulcanico.

L’acquifero costiero è caratterizzato da una modesta permeabilità per porosità, per la presenza di

strati sabbioso-ghiaiosi di estensione e spessore irregolari. Sulla base dei pochi dati idrodinamici

disponibili, è possibile stimare in prima approssimazione un coefficiente di permeabilità k= 6 x 10-

5 m/s ed una trasmissività T= 6 x 10-3 mq/s. Si ha motivo di ritenere comunque che i valori suddetti

aumentino di gran lunga in presenza di facies più grossolane, sino a raggiungere valori di k

nell’ordine di 1 x 10-4 m/s e T di 1 x 10-2 mq/s.

All’interno dell’acquifero costiero non sono presenti sorgenti rilevanti; mentre si verificano

emergenze lineari, lungo i principali corsi d’acqua, con incrementi che raggiungono, come nel caso

specifico del F.Fiora a Montalto, i 360 l/s. L’entità di tali manifestazioni presuppone la presenza di

un acquifero più profondo, sottostante le argille ed il flysch impermeabili che sostengono la prima

falda, costituito dai flysch arenacei fratturati o da strati ghiaioso-sabbiosi intercalati nelle argille

Pliocenich1.

Nel corso dei sopralluoghi effettuati è stato ricostruito l’andamento della superficie piezometrica, al

fine di verificare due aspetti fondamentali per la persistenza di ambienti umidi rilevanti ai fini della

Direttiva “Habitat”: la loro eventuale alimentazione da parte della falda; il rischio di ingressione

salina.

L’area indagata va dalla Strada della Graticciara (limite topografico settentrionale del pSic

IT6010018) al centro abitato di Montalto Marina.

Per approfondire le modalità di flusso idrico sotterraneo, sono state eseguite una serie di misure

piezometriche (tab 4.3) su 10 pozzi più dati presistenti (2003).

I pozzi hanno una profondità variabile tra da meno di un metro ad un massimo di 10. Le misure di

campagna sono state effettuate mediante freatimetro, strumento che permette la determinazione

della profondità del livello statico della falda; mentre le quote topografiche del piano di campagna

1La scarsità di dati relativi a questo secondo acquifero, non ne permettono allo stato attuale un inquadramento più di dettaglio

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(p.c.) sono state determinate mediante cartografia a alla scala 1:10000. Attraverso questi due set

didati è stato possibile ricavare la quota piezometrica assoluta, espressa in m s.l.m.

La metodologia utilizzata per ricostruire le curve isopiezometriche è stata quella delle triangolazioni

e con il software “Surfer.8”, usando come base la Carta Tecnica Regionale. La metodologia

applicata ha permesso di ricostruire le curve isopiezometriche, ossia le curve di uguale altezza della

superficie piezometrica (Fig 4.1).

X33 Y33 Profondità del livello statico (m)Quota del p.c. (m s.l.m.) Quota piezometrica (m s.l.m.)

212978 4698538 18.041112 22 3.958888

213747 4697977 4.41 10.5 6.09

214445 4694695 2.298192 4.3 2.001808

214632 4694563 2.673096 3.43 0.756904

214950 4694339 0.341376 2.77 2.428624

215768 4694080 1.40208 4 2.59792

218206 4695211 5.01396 13 7.98604

218737 4694926 3.334512 5 1.665488

217506 4695884 19.55292 28 8.44708

210170 4699155 14.3256 16 1.6744

218268.3267 4695389 8.1

218282.8491 4695238 8.0

218596.5334 4695157 7.1

218306.085 4696026 10.3

218808.5607 4695375 6.9 Tabella 4.3 – Dati piezometrici.

Durante la campagna di rilevamento, è stato possibile censire pozzi che però risultano distribuiti in

maniera non omogenea sul territorio, per cui il processo di interpolazione dei livelli idrostatici

potrebbe rivelare delle approssimazioni.

Tuttavia tenendo conto delle approssimazioni insite nell’interpolazione della superficie

piezometrica e nella determinazione delle quote topografiche, è possibile fare le seguenti

osservazioni:

- l’asse di drenaggio nell’area è diretto verso il mare;

- nell’area interessata dai due pSic la quota piezometrica è compresa tra 0 e 4 m s.l.m., andamento

confermato anche da dati preesistenti (2002);

- in particolare nell’area dove ricadono gli ambienti umidi d’interesse, la quota compresa tra 1 e 2

m s.l.m, supportando così la tesi che tali ambienti siano alimentati direttamente dalla falda;

- procedendo verso il Fiume Fiora si realizzano condizioni di subaffioramento, indice del fatto

che il corso d’acqua viene alimentato direttamente dalla falda.

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Figura 4.1 – Andamento della superficie piezometrica

Vista l’importanza della risorsa idrica sotterranea sia a scopi irrigui sia per il mantenimento di

habitat rilevanti nei due pSic d’interesse, è molto importante una gestione attenta che tenga conto

della reale disponibilità idrica della zona. Per calcolare questo ultimo parametro è necessario fare il

Bilancio idrologico dell’intero acquifero costiero Viterbese. Durante lo svolgimento del presente

lavoro non è stato possibile calcolare tutte le grandezze necessarie al calcolo del Bilancio

idrologico, quindi si farà riferimento ai valori di bibliografia, calcolati per l’anno 1996 (S.te.ga).

Nel lavoro di riferimento, sono state considerate come entrate principali l’infiltrazione efficace

conseguente alle piogge che cadono direttamente sugli affioramenti del sistema acquifero (50 % del

totale) ed il travaso dall’acquifero vulcanico (44 %); l’aliquota rimanente è garantita dalla

restituzione in falda delle acque di irrigazione e delle acque reflue in generale; mentre sono state

considerate come uscite più importanti, in ordine crescente: travaso verso il mare (6-12 %), prelievi

artificiali (20-25 %) e deflusso sotterraneo (45 %). Quest’ultimo rappresenta il flusso di base delle

sorgenti lineari e delle sorgenti non captate, per cui fornisce una stima approssimativa delle risorse

idriche.

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Il Bilancio così calcolato stimava, per l’area di Montalto, una risorsa idrica disponibile di circa 3

milioni di mc/a. Tale valore però è riferito ad un vasto areale e non tiene conto degli eventuali

problemi di ingressione marina che potrebbero manifestarsi in conseguenza di emungimenti

eccessivi.

4.5 Fauna

La descrizione della componente faunistica, come indicato nelle “Linee Guida per la gestione dei

siti Natura 2000” del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, è incentrata sulle specie

per cui sono stati individuati i due pSic d’interesse, ossia indicate nell’Allegato II della Direttiva

“Habitat”. Si è proceduto al seguente modo:

- verifica ed aggiornamento dei dati di presenza riportati nelle Schede Natura 2000 attraverso

rilievi di campo a carico delle specie in Direttiva;

- raccolta di dati bibliografici relativi all’area, necessari a completare le informazioni ottenute e

per un inquadramento d’area vasta dei due pSic.

I rilevamenti effettuati da marzo a giugno 2004 si ponevano come obiettivo principale quello di

verificare la presenza/assenza delle specie segnalate in Direttiva. Questa scelta diviene obbligata

quando si opera nell’ambito pianificatorio, poiché i tempi necessari per poter stimare la struttura

delle meta-popolazioni locali, dove presenti, sono più lunghi di quelli richiesti dal processo di

redazione di un Piano di Gestione, essendo legati ai cicli biologici stagionali delle specie.

Pertanto le osservazioni riportate nei prossimi paragrafi saranno principalmente di tipo qualitativo, e

quelle di tipo quantitativo,ove indicate, tratte essenzialmente da bibliografia specifica.

Sono state reperite inoltre altre fonti bibliografiche al fine di ricostruire un quadro d’area vasta della

componente faunistica , che permettesse, unito ai dati di campo e a quelli ottenuti per via indiretta

(da interviste con cacciatori e personale dell’Azienda) che parzialmente include uno dei due pSic, di

ricostruire le presenze faunistiche anche potenziali nell’area in cui sono inclusi i due pSic.(SE

RITIENE OPPORTUNO LE INVIO ANCHE UNA TABELLA CON LA CHECK LIST PIU

AMPIA DA AGGIUNGERE A QUESTO PARAGRAFO)

I DATI COSÌ RICOSTRUITI SONO SINTETIZZATI NELLA TAB. 4.X ALLEGATA E

RICOSTRUISCONO IL QUADRO FAUNISTICO D’AREA VASTA .

Da segnalare sono la presenza della Testuggine palustre (Emys orbicularis ) lungo il Fosso del

Chiarone, considerata incerta ma confermata da una precedente segnalazione sempre lungo il Fosso

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Chiarone (1996) e altre specie appartenenti alla classe dell’Ittiofauna segnalate in Direttiva

“Habitat”

4.5.1 Invertebrati

Questo gruppo verrà trattato solo mediante dati bibliografici non essendo stati condotti rilievi di

campo relativamente a questo gruppo faunistico.

Invertebrati acquatici

I macroinvertebrati acquatici sono stati analizzati nell’ambito della definizione dello stato

qualitativo del Fosso Tafone (Andreani, 2000) che è presente, nel suo tratto finale, entro i confini del

sito IT6010018. Gli organismi sono stati campionati in una stazione situata in prossimità della S.S.

Aurelia; i risultati mostrano una comunità di macroinvertebrati composta da 10 unità sistematiche:

Tricotteri Leptoceridae

Efemerotteri Caenidae Caenis

Odonati Calopterigidae Calopteryx

Gomphidae Onycogomphus

Platycnemidae Platycnemis

Ditteri Chironomidae

Dixidae

Crostacei Palaemonidae

Gasteropodi Physidae Physa

Megalotteri Sialidae

I taxa di macroinvertebrati che compongono la comunità zoobentonica presentano un buon grado di

tolleranza (resistenza) alle condizioni di inquinamento.

Invertebrati terrestri

Di particolare interesse è la specie Lophyridia [=Cicindela] littoralis nemorensis (Olivier) (scheda

IT 6010018). E’ un Insetto Coleottero della famiglia dei Carabidi, incluso nella lista delle specie

protette della Legge della Regione Toscana n°56 del 6/4/2000 concernente le norme per la

conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche.

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4.5.2 Sito IT6010019. “Pian dei Cangani”

Per questo Sito le specie segnalate sono quattro (tab.4.4)

Tabella 4.4 – Specie segnalate nell’Allegato II della Direttiva “Habitat” per il pSic IT6010019 “Pian dei Cangani”

Classe Nome latino Nome

italiano

Codice

Direttiva

“Habitat”

Altre Forme di tutela

(nazionali, internazionali)

Categoria

di

minaccia

IUCN

Rettili Emys orbicularis Testuggine

palustre

1220 Convenzione di Berna

L.R.Lazio 18/1988

LR/nt

Rettili Testudo hemanni Testuggine

comune

1217 Convenzione di Berna

L.R.Lazio 18/1988

LR/nt

Uccelli Nycticorax

nycticorax

Nitticora A023 L.157/92

Convenzione di Berna

Uccelli Egretta garzetta Garzetta A026 L.157/92

Convenzione di Berna

Tra le specie segnalate per il pSic “Pian dei Cangani” non compaiono specie prioritarie.

Di seguito si riportano delle schede di sintesi su ciascuna delle quattro specie indicate in Direttiva, e

e quindi i dati di aggiornamento della Scheda Natura 2000.

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Testuggine palustre Emys Orbicularis (Linneus, 1758)

Classe: Rettili

Ordine: Testudines

Famiglia: Emydidae

Corologia

Ovestpaleartica

Distribuzione in Italia ed in ambito regionale.

Presente in tutta Italia, ma più frequente nelle regioni adriatiche settentrionali, padane, tirreniche

centrali, in Sardegna settentrionale, Corsica e Sicilia. Sembra meno frequente in altre aree della

penisola e in zone montuose (Societas Herpetologica Italica, 1996). Nel Lazio occupa

prevalentemente le aree costiere, ma anche aree interne (es. Monte Rufeno). Le segnalazioni si

concentrano nelle province di Viterbo, Roma e Latina.

Habitat

Si trova in acque di laghi, stagni, paludi, fiumi e torrenti. I corsi d’acqua però sono abitati solo nei

tratti più lenti (es. foce, anse fluviali). In tutti i casi è necessaria sia la presenza di un’abbondante

vegetazione riparia e sommersa, sia di elementi morfologici ben spaziati (tronchi semisommersi,

sponde prive di vegetazione) che permettono l’esposizione ai raggi solari.

Ciclo biologico.

Attiva principalmente da Marzo ad Ottobre. L’accoppiamento avviene generalmente tra marzo ed

aprile con deposizione delle uova in giugno, in buche profonde circa una decina di centimetri,

distanti anche alcune centinaia di metri dagli stagni di residenza. Vengono prodotte dalle 3 alle 18

uova con schiusa nella tarda estate. Durante i mesi di inattività si interra presso le sponde o

s’immerge, nel fango, sott’acqua.

Status di conservazione, fattori di minaccia.

La specie è segnalata come a Minor Rischio (Lower risk) LR dallo IUCN, in particolare nella

sottocategoria nt, che include quei taxa prossimi ad essere considerati come “Vulnerabili”. Il Trend a

livello europeo della specie , in particolare in Spagna Francia ed Italia risulta negativo (G.P. Gasc et

al, 1997). Nel Lazio date le scarse conoscenze sul numero e dimensioni delle popolazioni locali, e il

rischio di inquinamento genetico, in conseguenza di rilascio di individui domestici, non consentono

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una determinazione precisa dello status della specie a livello regionale.

I principali fattori di minaccia per la specie sono: modificazioni e trasformazioni dell’habitat, incendi

e taglio dei boschi, prelievi diretto a scopo commerciale (Bulgarini et al, 1998).

Stato di conservazione nel sito.

La Scheda Natura 2000 del pSic riporta una valutazione globale del valore del sito per la

conservazione della specie interessata buona. Durante i sopralluoghi effettuati la specie non è stata

osservata in questo pSic. Tuttavia, visto lo spiccato comportamento elusivo della specie e la sua

presenza certa nel pSic IT6010018 immediatamente adiacente, si può supporre che la mancata

osservazione, sia attribuibile più ai due fattori sopra riportati, che ad un’effettiva assenza della

specie.

Il pSic presenta potenzialmente condizioni ambientali idonee per la specie (ridotto disturbo antropico

diretto, presenza di habitat idonei), inoltre in alcune aree limitrofe (Fosso del Chiarone) al sito

IT6010018 è stata segnalata la Testuggine palustre (G.U.F.O. e FAGUS, 1996) e rinvenuta durante i

sopralluoghi effettuati nei mesi di maggio giugno: ciò configura il pSic come un’importante

elemento della Rete ecologica locale della specie.

Indicazioni di misure di gestione e conservazione all’interno del sito.

Tra le misure indicate livello nazionale (Bulgarini et al, 1998) per tutelare la specie vi è la

conservazione delle zone umide, soprattutto quelle costiere e i boschi ripariali ed igrofili. La gestione

del pSic IT6010019 dovrebbe pertanto prevedere una gestione controllata di tali ambienti, associata

ad un’azione di monitoraggio. Si dovrebbe prevedere inoltre una campagna di monitoraggio ed

ulteriori rilievi sulla popolazione di Testuggine palustre residente, sia per confermarne la presenza e

cercare di fare una stima della consistenza numerica, sia per rilevare l’eventuale presenza della

specie competitrice alloctona, la Testuggine dalle guance rosse (Trachemys scripta).

Testuggine comune Testudo hermanni (Gmelin, 1789)

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Classe: Rettili

Ordine: Testudines

Famiglia: Testudinidae

Corologia

Nordmediterranea

Distribuzione in Italia ed in ambito regionale.

Distribuzione limitata alle seguenti regioni (dove peraltro è assai discontinua e spesso riguarda

popolazioni isolate, di indignato dubbio): Toscana. Lazio, Campania, Molise, Basilicata, Calabria,

Puglia, Sicilia e Sardegna (Societas Herpetologica Italica, 1996). Il Lazio assieme alla Toscana

ospita le maggiori popolazioni di Testuggine comune dell’Italia peninsulare. Le province con più

segnalazioni sono quella di Roma e Viterbo, anche se si sospetta una sovrastima dovuta a rilascio

di individui domestici.

Habitat

Frequenta soprattutto habitat costieri e subcostieri, dal livello del mare fino a 600 m di quota,

coperti da macchia mediterranea, da cespuglietti degradati, da pinete artificiali, da bosco

caducifoglio eliofilo o da coltivi abbandonati.

Ciclo biologico.

Attiva principalmente da aprile ad ottobre. L’accoppiamento avviene nei mesi di aprile maggio,

con deposizione di un numero variabile di uova, da 1 a 6 per covata, a partire dal mese di giugno.

Status di conservazione, fattori di minaccia.

La specie è segnalata come a Minor Rischio (Lower risk) LR dallo IUCN, in particolare nella

sottocategoria nt, che include quei taxa prossimi ad essere considerati come “Vulnerabili”. Nel

Lazio, infatti, come in Italia ed in Europa Occidentale la specie mostra un forte calo numerico

nell’ultimo secolo. Le cause sono molteplici, e nel complesso hanno ridotto e frammentato gli

habitat idonei alla specie: vaste opere di bonifica delle paludi costiere, modificazioni e

trasformazioni dell’habitat, uso di pesticidi ed inquinamento delle acque, lotta ai nocivi,

competizione o predazione da parte di specie e/o popolazioni alloctone (Bulgarini et al, 1998).

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Stato di conservazione nel sito.

La Scheda Natura 2000 del pSic riporta una valutazione globale del valore del sito per la

conservazione della specie interessata buona. Durante i sopralluoghi effettuati la specie non è stata

osservata direttamente nel pSic, ma solo in una tenuta privata adiacente ad esso ed in continuità

ecologica con il pSic. Ciò porta a supporre che la mancata osservazione, sia attribuibile più alla

rarità della specie, che ad un’effettiva assenza della specie.

Il pSic presenta potenzialmente condizioni ambientali idonee per la specie (ridotto disturbo

antropico diretto, presenza di habitat idonei) configurandosi come un potenziale sito di residenza

per la specie.

Indicazioni di misure di gestione e conservazione all’interno del sito.

Tra le misure indicate a livello nazionale (Bulgarini et al, 1998) per tutelare la specie vi sono: la

conservazione dei boschi costieri mediterranei; controllo degli incendi; controllo dei prelievi e dei

rilasci in natura. La gestione del pSic IT6010019 dovrebbe pertanto prevedere azioni di

salvaguardia e dove possibile ripristino di tali ambienti, associata ad un’azione di monitoraggio. Si

dovrebbe prevedere inoltre un censimento delle popolazioni locali di Testuggine comune, la stima

della loro densità ed uno studio genetico per valutare il grado di rimescolamento con individui

introdotti .

Garzetta Egretta garzetta (Linnaeus, 1766)

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Classe: Uccelli

Ordine: Ciconiformes

Famiglia: Ardeidae

Corologia

paleartico-paleotropicale-australasiana

Distribuzione in Italia

La specie è presente soprattutto nella Pianura Padana, irrigua a risaia, lungo il corso del Po e degli

altri fiumi maggiori (Adda, Mincio e più a est il Piave), nel complesso del delta del Po, e negli

ambiti lagunari dell’alto Adriatico. Altri nuclei nidificanti sono localizzati nelle paludi costiere

della Toscana, della Puglia e della Sardegna. La distribuzione risulta pertanto frammentata in

nuclei di modeste estensioni.

Habitat

La specie è legata alla presenza di acqua dolce , ma anche salmastra. Le paludi, gli stagni, le lagune

e le risaie sono i principali habitat frequentati, accompagnati però della presenza di specie arboree

igrofile come ontani e salici necessari per la nidificazione.

Fenologia nazionale

Migratrice regolare, nidificante e svernante parziale.

Status di conservazione, fattori di minaccia.

Le popolazioni di Garzetta in Italia risultano essere le più consistenti a livello europeo: sono state

censite 9.000 coppie di Garzetta (circa 22% della popolazione europea). Le minacce principali

sono :

- isolamentodell’habitat;

- modificazione strutturale della vegetazione arborea utilizzata per la costruzione dei nidi dagli

Ardeidi gregari;

- riduzione della disponibilità idrica;

- interramento dei corsi d’acqua;

- inquinamento dell’acqua e dell’habitat per sostanze chimiche utilizzate nelle coltivazioni sui

terreni circostanti;

- disturbo antropico.

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Stato di conservazione nel sito.

La specie viene segnalata nella Scheda Natura 2000 come presente nel pSic. Durante i sopralluoghi

effettuati la specie non è stata osservata nel pSic, ma solo alcuni individui di passo nelle aree

limitrofe, probabilmente provenienti dalla vicina Oasi di Burano e dalla Laguna di Orbetello dove

la nidificazione della specie è certa .

Il pSic più che zona di roosting e/o nidificazione sembra dunque avere un ruolo rilevante come

area di passo migratorio.

Indicazioni di misure di gestione e conservazione all’interno del sito.

Tra le misure indicate a livello nazionale (Boitani et al, 2002) per tutelare la specie vi è la

protezione delle fascia ripariale di boschi idrofili adatti alla costruzione di garzaie nelle vicinanze

di aree umide. Nel pSic in particolare si dovrebbero realizzare azioni mirate al mantenimento di

alcuni ambienti umidi particolari che possono rappresentare importanti elementi puntuali

discontinui (stepping-stones) della Rete ecologica locale della specie.

Nitticora Nycticorax nycticorax (Linnaeus, 1766)

Classe: Uccelli

Ordine: Ciconiformes

Famiglia: Ardeidae

Corologia

subcosmopolita

Distribuzione in Italia

La specie è presente soprattutto in Pianura Padana, nel complesso del Delta del Po e negli ambiti

lagunari dell’Alto Adriatico; altri nuclei nidificanti sono localizzati in alcune zone umide dell’Italia

centro-settentrionale, nelle paludi costiere pugliesi e sarde. Il comprensorio risicolo della Pianura

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Padana centro-occidentale ospita la maggior parte delle popolazioni nidificanti in Italia di Nitticora.

Nella regione Lazio la nidificazione è dubbia ed irregolare, nel Lago di Alviano e possibile lungo il

corso del fiume Tevere.

Habitat

La specie frequenta zone umide dove si riproduce in colonie quasi sempre miste con altri aironi

(garzaie). Utilizzano come siti di riproduzione i boschi igrofili, ripariali ed i canneti. Le zone di

alimentazione sono costituite da una ampia varietà di habitat, tra cui risaie, corsi d’acqua, paludi

salmastre e lagune.

Fenologia nazionale

Migratrice regolare, nidificante e svernante.

Status di conservazione, fattori di minaccia.

Le popolazioni di Nitticora in Italia risultano essere le più consistenti a livello europeo con circa

20.000 coppie di Nitticora (circa 33% della popolazione europea). Le minacce principali sono :

- isolamentodell’habitat;

- modificazione strutturale della vegetazione arborea utilizzata per la costruzione dei nidi dagli

Ardeidi gregari;

- riduzione della disponibilità idrica;

- interramento dei corsi d’acqua;

- inquinamento dell’acqua e dell’habitat per sostanze chimiche utilizzate nelle coltivazioni sui

terreni circostanti;

- disturbo antropico;

Stato di conservazione nel sito.

La specie viene segnalata nella Scheda Natura 2000 come presente nel pSic. Durante i sopralluoghi

effettuati la specie non è stata osservata nel pSic, ma un unico individuo è stato osservato in attività

trofica in un lago artificiale posto all’estremità meridionale del pSic IT6010018 confinanate con il

pSic IT6010019.

Il pSic risulta potenzialmente rilevante come area di sosta durante le migrazioni, ma per mantenere

questa funzione è necessario promuovere azioni di conservazione delle aree umide comprese nel

pSic IT6010018

Indicazioni di misure di gestione e conservazione all’interno del sito.

Tra le misure indicate a livello nazionale (Boitani et al, 2002) per tutelare la specie vi è la

protezione delle aree umide. Nel pSic in particolare si dovrebbero realizzare azioni mirate al

mantenimento di alcuni ambienti umidi particolari che possono rappresentare importanti elementi

puntuali discontinui (stepping-stones) della Rete ecologica locale della specie.

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Durante i sopralluoghi condotti non è stata rilevata la presenza di nessuna delle quattro specie

segnalate per il pSic “Pian dei Cangani”. Questi risultati però devono essere interpretati in maniera

cautelativa, sia per quanto riportato all’inizio del paragrafo sulla Fauna, sia tenendo conto delle

difficoltà di rilevamento soprattutto nel caso di specie rare ed elusive come nel caso delle due specie

di Emididi segnalate per il pSic: la mancata osservazione è imputabile alle caratteristiche

intrinseche delle due specie che per etologia e bassa densità risultano difficili da rilevare più che ad

un effettiva assenza delle specie nel pSic. Nel caso delle due specie di Avifauna invece, va

sottolineato come non è stata rilevata una presenza stabile ma solo una presenza temporanea per lo

svolgimento di attività trofiche o di sosta sia nel pSic che in aree umide adiacenti, fondamentale per

permettere il fenomeno migratorio di queste ed altre specie di passo lungo il litorale laziale (cfr

biblico BIONDI).

Sono invece da segnalare in aggiunta ai dati preesistenti la presenza in ambienti umidi temporanei

denominati “pascoli inondati” della Raganella (Hyla italica), presente in maniera stabile con diverse

popolazioni diffuse nell’area indagata, e del Rospo smeraldino (Bufo viridis), anche esso presente in

maniera stabile nell’area.

La Scheda di questa ultima specie è riportata nel paragrafo successivo.

4.5.3 Sito IT6010018 “Litorale a NW delle foci del Fiora”

Per questo Sito le specie segnalate sono quattro (tab.4.5)

Tabella 4.5– Specie segnalate nell’Allegato II, e IV della Direttiva “Habitat” per il pSic IT6010018 “Litorale a NW delle foci

del Fiora”

Classe Nome latino Nome

italiano

Codice

Direttiva

“Habitat”

Altre Forme di tutela

(nazionali, internazionali)

Categoria

di

minaccia

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IUCN

Rettili Testudo hemanni Testuggine

comune

1217 Convenzione di Berna

L.R.Lazio 18/1988

LR/nt

ALTRE SPECIE DI RILIEVO

Anfibi Bufo viridis Rospo

smeraldino

1201 Convenzione di Berna

Diretta “Habitat”, Allegato

IV

Insetti Lophyridia

littoralis

L.R. Toscana 6 aprile

2000, n. 56

Molluschi Xerosecta

contermina

Anche per questo secondo pSic non sono presenti specie prioritarie.

Di seguito si riportano delle schede di sintesi per ciascuna delle specie indicate in Direttiva, tranne

che per la Testuggine comune (Testudo Hermanni ), per cui si rimanda alla scheda riportata per il

pSic precedente, e gli eventuali aggiornamenti della Scheda Natura 2000.

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Rospo smeraldino Bufo viridis (Laurenti, 1768)

Classe: Anfibi

Ordine: Salientia

Famiglia: Bufonidae

Corologia

Eurocentroasiatico-maghrebino

Distribuzione in Italia ed in ambito regionale.

E’ diffuso in tutte le regioni, nelle isole maggiori ed in alcune minori, sebbene sembri mancare nei

settori di alta quota delle regioni alpine ed appenniniche. Nel Lazio è distribuito con continuità in

tutta la fascia tirrenica laziale (province di Viterbo, Roma e Latina), nonché in grandi zone vallive

interne e in zone termofile antiappenniniche.

Habitat

Frequenta una gran varietà di habitat grazie alla sua plasticità ecologica,che vanno da stagni e

piccole pozze in ambienti prativi o coltivi di carattere parasteppico, prati umidi, pozze retrodunali,

dune. In generale sembra adattato a condizioni steppiche mediterranee e submediterranee.

Ciclo biologico.

Attiva principalmente nei mesi di marzo aprile maggio, luglio e settembre. L’accoppiamento

avviene nei mesi di aprile - maggio. Le femmine depongo dalle 10000 alle 15000 i uova, racchiuse

entro lunghi cordoni gelatinosi adagiati sulla vegetazione o sul fondo della pozza. Durante i mesi

invernali presenta latenza.

Status di conservazione, fattori di minaccia.

La specie è indicata nella Convenzione di Berna e nell’Allegato IV (Specie animali e vegetali di

interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa ) della Direttiva “Habitat”. In Italia

la situazione è meno allarmante che in Europa (ad eccezione della Liguria). Tra le cause del

declino vi sono la distruzione e l’alterazione degli habitat, la frammentazione delle popolazioni per

la presenza di barriere fisiche quali strade e autostrade, l’uso di pesticidi che provoca

l’inquinamento chimico delle zone umide.

Attualmente la specie nella regione Lazio non presenta fattori di minaccia che possono metterne a

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rischio la conservazione.

Rispetto ai dati riportati nella Scheda natura 2000 per la Classe degli Anfibi è stata confermata la

presenza del Rospo smeraldino (Bufo viridis) in maniera stabile, con popolazioni riproduttive

presenti nell’area, e rilevata la presenza delle Rane verdi del complesso Esculenta negli ambienti

umidi interni.

Per quanto riguarda la Classe dei Rettili la Testuggine comune (Testudo Hermanni) non è stata

osservata all’interno del pSic , ma nei pressi della località “La Piscina”all’interno della Azienda

Giacinto Guglielmi di Vulci – Montalto di Castro. Tale area appare in continuità ecologica con la

zona strettamente di pertinenza del pSic, pertanto si può supporre che i tre individui avvistati

appartengano alla popolazione la cui distribuzione interessa anche il pSic. Questa conclusione è

confermata anche dalle segnalazioni indirette della specie fatte dal personale dell’Azienda che

indica la presenza della da almeno trenta anni.

E’ stata inoltre rilevata la presenza in maniera stabile (avvistamento da tre a cinque esemplari) di

Testuggine palustre (Emys orbicularis), avvistata sia in una pozza d’acqua dolce interna al pSic

IT6010018, sia nel lago artificale in località “S.Agostino” esterno al pSic, ma in continuità

ecologica con gli ambienti umidi idonei per la specie in esso contenuti. Le segnalazioni sono state

effettuate sia tra i mesi di aprile-giugno 2004, sia in maggio 2003 durante i rilevamenti condotti

dall’Enea per la vegetazione; inoltre il personale della Azienda Giacinto Guglielmi di Vulci –

Montalto di Castro, testimonia la presenza della specie da almeno trenta anni nell’area.

Per quanto riguarda le 2 specie di invertebrati terrestri indicati nella scheda Natura 2000 tra le altre

“specie di rilievo” si riporta una descrizione sintetica:

Lophyridia [=Cicindela] littoralis nemoralis (Olivier): la specie appartiene all’ ordine dei

coleotteri, famiglia cicindelidae. È una specie tipica di ambienti dunali dove rappresenta un

elemento fondamentale della comunità di invertebrati caratteristica.

Laspecie si colloca tra i predatori, al vertice della catena trofica, infatti presenta una serie di

adattamenti funzionali all’attività predatoria (occhi molto voluminosi e sporgenti, zampe sottili e

grandi mandibole appuntite;

Xerosecta (Polloneriella) contermina (Pfeiffer, 1848): la specie appartiene all’ ordine degli

Stylommatophora, famiglia degli Hygromiidae.

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Entità psammofila, xerofila, presente, in Italia, solo in alcuni tratti del litorale tirrenico in Toscana,

Lazio, Campania, Basilicata. La si trova anche in Sardegna e nelle piccole isole.

Entrambe le 2 specie sono segnalate nella Legge della Regione Toscana n°56 del 6/4/2000

concernente le norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora

e della fauna selvatiche.

4.6 Habitat e vegetazione

L’analisi di questa componente ambientale è stata fatta a livello di habitat, come previsto dalle

Linee Guida del Ministero dell’Ambiente.

Nella ricostruzione del quadro degli habitat all’interno dei due pSic si è proceduto a seguente modo:

1. analisi delle Schede Natura 2000;

2. ricerca di dati bibliografici,

3. confronto dei dati bibliografici con stato reale dei due pSic;

4. rilevamento diretto dei dati

I primi tre punti hanno permesso di fare il punto della situazione sulle conoscenze attualmente

disponibili relativamente all’area interessata dai due pSic, e quindi valutare il grado di completezza

di tali informazioni ai fini della stesura del Piano di Gestione di queste aree.

Nel caso dei due proposti siti oggetto della presente Relazione, si è dovuto procedere a rilevamenti

diretti della vegetazione, sia per verificare i dati della Scheda Natura 2000, sia per localizzare con

precisione gli habitat sul territorio.

Tali rilievi sono stati effettuati dall’Enea mediante una campagna di rilevamento (maggio 2003), ed

in base ai dati così ottenuti si è proceduto alla classificazione dei dati ottenuti in habitat della

Direttiva, utilizzando come riferimento interpretativo il manuale “Interpretation Manual of

European Union Habitats – versione 15/2 dell’ottobre 1999”.

I risultati degli studi sopra descritti hanno portato ad un aggiornamento2 delle Schede Natura 2000

per entrambi i siti e alla realizzazione di cartografia specifica (TAV 2) degli habitat inclusi

nell’Allegato I della Direttiva “Habitat”.

2 Gli habitat individuati non corrispondono a quelli pubblicati sulle schede Natura 2000, pertanto il gruppo di lavoro dell’Enea, d’intesa con l’Università della Tuscia, incaricata di redigere i piani di gestione dei SIC, ha compilato un secondo elenco di habitat

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E’ importante specificare, per comprendere come si è proceduto, che nella fase di classificazione e

aggiornamento degli habitat si è tenuto conto di due limiti intrinseci della procedura di

classificazione degli habitat e della compilazione delle Schede Natura 2000:

1. le tipologie di habitat listate nella direttiva non sempre sono applicabili alla realtà italiana

essendo, perlopiù, rappresentative di altre situazioni europee;

2. la compilazione delle Schede Natura 2000, di individuazione degli habitat di interesse per la

conservazione della biodiversità in Europa, risale anni 1994-97; quindi le schede potrebbero

contenere degli errori o omissioni causate dalla difficoltà di censire i valori naturali presenti

nel Paese, o potrebbero necessitare di aggiornamenti in conseguenze di modificazioni

dell’uso del suolo nelle aree interessate dai due pSic.

Di seguito si riportano i metodi utilizzati per i rilievi, e per ciascun Sito le Schede Natura 2000 e gli

aggiornamenti relativi agli habitat.

4.6.1 Metodi di rilievo

La ricerca bibliografica sui siti proposti non ha fornito risultati utili riguardo alla vegetazione

presente e al suo stato di conservazione e poiché alcuni habitat non erano identificabili senza una

individuazione precisa delle specie diagnostiche è stato necessario effettuare una serie di rilievi nei

SIC.

I tratti abbastanza omogenei dove erano ben visibili le specie diagnostiche indicate dalla Comunità

Europea erano immediatamente classificabili, mentre per altri ambienti, specie in ambito forestale, è

stato necessario eseguire dei rilievi fitosociologici.

Per entrambi i due siti è stato applicato lo stesso metodo, ossia il metodo Fitosociologico Braun

Blanquet (1932), modificato da Pignatti (1995), che consente la conoscenza floristico statistica delle

comunità vegetali e viene utilizzato per la descrizione dei tipi di vegetazione presenti in un

determinato territorio.

Per ogni rilievo si è tenuto conto delle coordinate geografiche (UTM, fuso 32) rilevate con un GPS

(Geographic Positioning System) Garmin III.

Seguendo il metodo fitosociologico ogni rilievo forestale è stato effettuato all’interno di un

“minimo areale” che si è misurato pari a circa 20 m2 . E’ stato redatto un elenco delle specie

presenti, rilevate per strati vegetazionali: arboreo, arbustivo ed erbaceo. Gli strati arbustivi ed

erbacei sono stati distinti sulla base dell’altezza delle piante e non sulla base delle caratteristiche

fisiologiche. Per ogni rilievo è stata indicata la copertura delle specie (ossia la porzione coperta

dalla proiezione al suolo delle parti vegetative di ogni singola specie, rispetto al totale dell’area di

con le corrispondenti valutazioni delle caratteristiche di rappresentatività, superficie relativa, grado di conservazione e valutazione globale, secondo il metodo riportato nel Formulario Standard Natura 2000

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“plot” presa in considerazione), e l’associabilità (la maniera in cui le diverse specie sono distribuite

sulla superficie del rilievo) secondo una scala definita da Pignatti (1995). La valutazione è stata

effettuata confrontando il giudizio di tre rilevatori per ciascuna area di “plot”.

Una volta individuati gli habitat i loro attributi sono stati inseriti in un database utilizzando il

programma Microsoft Access.

Per quanto riguarda la descrizione e definizione degli habitat presenti si è utilizzato il codice Natura

2000 con grosse forzature, per quanto detto ad inizio paragrafo

Questo codice è stato affiancato dal codice EUNIS che, anche a giudizio della comunità scientifica,

attualmente è quello che risulta più idoneo alla descrizione degli habitat europei, seppure sono

presenti lacune significative per la descrizione della realtà italiana anche con questo sistema di

classificazione. La carta degli habitat individuati è stata realizzata su un GIS utilizzando il

programma Arcview della ESRI.

4.6.2 Sito IT6010019 “Pian dei Cangani”

Gli habitat per cui è stato istituito il pSic IT60100193 sono due e vengono riportati nella tabella

seguente

Tabella 4.3 – Habitat segnalati nell’Allegato I della Direttiva “Habitat” per il pSic IT6010019 “Pian dei Cangani”

Codice Natura

2000

Nome habitat Habitat prioritario

9190 Vecchi querceti acidofili delle pianure

sabbiose con Quercus robur

No

2190 Depressioni umide interdunari No

Nella Scheda Natura 2000 del pSic IT6010019 non è indicata alcuna specie inclusa nell’Allegato II

della Direttiva “Habitat”, né risultano compresi nel pSic habitat prioritari.

La prima delle due tipologie individuate rientra nel gruppo 9 Foreste dell’Allegato I della Direttiva,

che include “foreste (sub) naturali di specie indigene di impianto più o meno antico (fustaia),

comprese le macchie sottostanti con tipico sottobosco, rispondenti ai seguenti criteri : rare o

residue, e/o caratterizzate dalla presenza di specie d’interesse comunitario”.

Questa tipologia di habitat ricade in entrambi i proposti siti, però con caratteristiche differenti. Il

pSic IT6010019 oltre a presentare, come l’altro sito, l’habitat 9190 con specie di Quercus robur

3 I dati sono riferiti a maggio 2004

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associato a Quercus ilex e Acer monspessolanum, è presente anche come bosco costituito

prevalentemente da Quercus cerris.

Questa porzione dl sito ricade all’interno della Azienda Giacinto Guglielmi di Vulci – Montalto di

Castro, ed è l’unica in cui il bosco di cerro si presenta quasi “puro”.

Tale bosco non ha funzione produttiva, quindi non è destinato al taglio periodico, e si presenta come

fustaia, viene cioè governato ad alto fusto: le piante vengono lasciate crescere fino a grandi

dimensioni.

La seconda tipologia, invece, rientra nel gruppo 2 .Dune marittime e interne dell’Allegato I della

Direttiva. Si tratta di ambienti umidi temporanei che si formano nei mesi con precipitazioni

maggiori all’interno del pSic in zone leggermente depresse ed in cui affiora il substrato argilloso

impermeabile sottostante quello sedimentario caratteristico dell’area. Nei mesi più caldi questi

ambienti tendono a scomparire; ciò spiega come mai i rilievi fatti nel maggio 2003 non riportano

questo ambiente: l’annata del 2003 ha presentato un andamento anomalo delle Precipitazioni, che

risultano al di sotto della media caratteristica per l‘area. Tuttavia durante i rilievi faunistici condotti

nella primavera del 2004 l’ambiente è stato rilevato, localizzato mediante G.P.S. (Geographic

Positioning System) Garmin III., e cartografato mediante l’utilizzo del G.I.S. Arc-view 3.1

(TAV.3).

Questi ambienti, sebbene temporanei, svolgono però un ruolo ecologico significativo per le specie

residenti nell’area, per cui rappresentano importanti siti riproduttivi e/o trofici.

Per quanto riguarda la valutazione dello stato ecologico di questi habitat si rimanda al capitolo

successivo, mentre nel prossimo paragrafo si riporta l’aggiornamento della Scheda.

4.6.3 Sito IT6010019 “Pian dei Cangani": aggiornamento Scheda

Come detto nel paragrafo 4.6 i risultati ottenuti dai rilievi di campo condotti, mostrano una

discordanza con quanto riportato nella Scheda Natura 2000, quindi il gruppo di lavoro dell’Enea

che si è occupato della componente vegetale ha proceduto ad aggiornare la scheda.

E’ stata redatta pertanto un nuovo elenco degli abitata con le corrispondenti valutazioni delle

caratteristiche di rappresentatività, superficie relativa, grado di conservazione e valutazione globale,

secondo il metodo riportato nel Formulario Standard Natura 2000.

Di seguito si riporta solo l’elenco degli habitat aggiornato, mentre i dati sullo stato di tali habitat

verranno descritti e discussi nel capitolo successivo.

Tabella 4.5 – Aggiornamento degli habitat indicati nella Scheda Natura 2000 del pSic IT6010019 “Pian dei Cangani”.

Codice Natura Descrizione EUNIS descrizione Estensione

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2000 In ettari

9190 Vecchi querceti

acidofili delle

pianure sabbiose

con Quercus

robur

G1.8 Acidophilous oak

dominated

woodland

24,33

9340 Foreste a Quercus

ilex

G2.1 Mediterranean

evergreen oak

woodland

12,07

1410 Pascoli inondati

mediterranei

(Juncetalia

maritimi)

D6.2 Inland saline or

breckisch species-

poor helophyte

beds normally

without free

standing water

4.26

3280 Fiumi

mediterranei a

flusso perenne a

Paspalo-

Agrostidion

E5.44 Mediterranean

grassland on

alluvial river

banks

0.378

Dalla lettura della tabella emerge che ci sono tre gli habitat nuovi, che sono stati identificati nel sito

non segnalati in precedenza.

Tra di essi il primo 9340 ricopre una percentuale significativa dell’estensione del pSic in cui

rappresenta la vegetazione retrodunale dell’habitat della duna fissa, caratterizzata dalla macchia con

lecceta alternata a zone con Farnia associata alla macchia a sclerofille sempreverdi.

Il secondo (3280) è rappresentato in percentuale poco significative all’interno del pSic IT6010019,

in quanto ricade per la maggior parte nel pSic confinante per cui verrà trattato nel paragrafo

seguente.

Il terzo, invece, ossia l’habitat 1410 “Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)”ha

un’estensione maggiore: si tratta di una zona umida in prossimità del canale dell’Enel, caratterizzata

da comunità di giunchi, Juncus acutus, specie tipica di suoli meno salati, costantemente umidi e

raramente inondati. Questo habitat è presente anche in un'altra porzione del sito al confine col sito

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adiacente IT6010018, dove si forma un’altra zona umida che solo in piccola parte ricade in questo

pSic.

Per la localizzazione precisa degli habitat all’interno del sito si rimanda alla TAV.2 del presente

Paino di Gestione.

4.6.4 Sito IT6010018 “Litorale a NW delle foci del Fiora”

Gli habitat per cui è stato istituito il pSic IT60100184 vengono riportati nella tabella seguente

Tabella 4.6 – Habitat segnalati nell’Allegato I della Direttiva “Habitat” per il pSic IT6010018 “Litorale a NW delle foci del

Fiora”

Codice

Natura

2000

Nome habitat Habitat

prioritario

2270* Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster SI

2250* Dune costiere con Juniperus spp. SI

2210 Dune fisse del litorale (Crucianellion maritimae) NO

2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila

arenaria

(dune bianche)

NO

1150* Lagune costiere SI

1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine NO

1410 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) NO

Nella Scheda Natura 2000 del pSic IT6010018 non è indicata alcuna specie inclusa nell’Allegato II

della Direttiva “Habitat”, mentre tra le altre specie vegetali di rilievo è segnalato il Giglio di mare

(Pancratium maritimum).

Tra gli habitat indicati ne compaiono tre prioritari ai sensi della Direttiva “Habitat”5, indicati in

grassetto nella tabella sopra riportata. I primi due habitat prioritari (2270*, 2250*) fanno parte del

gruppo 2 Dune marittime e interne dell’Allegato I della Direttiva, sottogruppo 2.2 Dune marittime

4 I dati sono riferiti a maggio 2004 5 Con habitat prioritari la Direttiva intende “i tipi di habitat naturali che rischiano di scomparire nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato, e per la cui Conservazione la Comunità ha una responsabilità particolare a causa dell’importanza della parte della loro area di distribuzione naturale compresa nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato.” (art.1 lettera d) ).

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delle coste mediterranee; mentre il terzo (1150*) fa parte del gruppo 1. Habitat costieri e

vegetazione alofitiche, sottogruppo 11. Acque marine e ambienti a marea.

Queste tre tipologie di habitat ricadono in due tra le categorie di ecosistemi naturali più minacciate:

gli ecosistemi dunali e gli ecosistemi umidi, spesso territorialmente ed ecologicamente interconnessi

e dipendenti l’uno dall’altro.

La rarefazione di tali ecosistemi a livello nazionale ed Europeo è ormai un’evidenza cui è

necessario far fronte, ma che richiede soluzioni complesse, perché il più delle volte questi

ecosistemi ricadono in aree interessate da attività antropica ad alto impatto, quale ad esempio il

turismo balneare di massa, o bonifiche e conseguente conversione in aree agricole.

Occorre pertanto definire una politica gestionale per tali aree che sia compatibile con la loro

conservazione, ma che contemporaneamente non precluda possibilità di sviluppo nell’aree dove

attività come il turismo e l’agricoltura rappresentano i principali settori d’impiego.

Di questi elementi si terrà conto nel presente Piano di Gestione per arrivare a definire azioni

d’intervento che tengano conto di entrambi gli aspetti, compatibilmente con l’obiettivo di

conservazione della Direttiva “Habitat”.

Gli altri habitat indicati nella Scheda del sito fanno parte dei seguenti gruppi dell’Allegato I della

Direttiva:

I. 2210, 2 Dune marittime e interne dell’Allegato I della Direttiva, sottogruppo 2.2 Dune

marittime delle coste mediterranee;

II. 2120, 2 Dune marittime e interne, sottogruppo 21. Dune marittime delle coste atlantiche, del

Mare del Nord e del Baltico;

III. 1210, 12. Scogliere marine e spiagge ghiaiose;

IV. 1410, 14. Paludi e pascoli inondati mediterranei e termo-atlantici.

Si riporta una descrizione sintetica degli habitat individuati, indicando dove i dati sono sufficienti

per farlo, le principali specie diagnostiche dell’habitat.

Gli habitat di ambiente dunale sono stati raggruppati in habitat della duna mobile, ed habitat della

duna fissa, e come tali descritti.

4.6.4.1 La duna mobile

Gli habitat segnalati nella scheda Natura 2000 della duna mobile sono il:

- 1210 (Vegetazione annua delle linee di deposito marine)

- 2120 (Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche))

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- 2210 (Dune fisse del litorale (Crucianellion maritimae)) che rappresenta l’habitat di inizio della

duna fissa prima del ginepro.

Di questi sono stati individuati gli habitat 2120 e 2210 anche se entrambi si presentano molto

degradati.La duna mobile è stata distinta in battigia e avanduna.

La battigia rappresenta il tratto di duna che si affaccia direttamente sul mare fin dove arrivano le

onde, a diversi metri dalla linea di costa. In questa zona la presenza di specie vegetali è piuttosto

rara.

L’ avanduna rappresenta la parte di duna che non viene mai raggiunta dalle onde. Questo tratto è

caratterizzato dalla presenza di vegetazione che in condizioni di scarso impatto antropico

comprenderebbe una prima fascia costituita da specie erbacee pioniere, alofite, prevalentemente

terofite e adattate a vivere in condizioni di notevole aridità a forti concentrazioni saline, come

Salsola Kali, Cakile maritima, Calistegia soldanella.

In letteratura tale fascia vegetale è seguita in ambienti simili da una formazione caratterizzata da

Ammophila arenaria e/o littoralis e Agropyron junceum (Elymus farctus), due specie erbacee a

grossi cespi, dotate di un apparato radicale piuttosto profondo adatto a fissare il suolo sabbioso e a

impedirne l’erosione. L’Ammophila colonizza le dune mobili, a volte si fonde e si sostituisce all’

Agropyron stesso.

Sempre nella successione tipica seguono le prime dune semi-stabili preferibilmente in depressioni,

con accumulo di humus, costituite da vegetazione suffruticosa ed erbacea nella quale sono frequenti

Onis variegata e Crucianella maritima

Nel caso dell’avanduna di Montalto non è possibile distinguere la successione sopra descritta: solo

in qualche brevissimo tratto (a sud del canale dell’ENEL) si può osservare la tipica successione

della vegetazione della avanduna (prima fascia a Salsola kali, poi Othantus e Ammophila, segue la

fascia ad Anthemis maritima prima dell’inizio della duna fissa a Ginepro). La successione non è mai

omogenea lungo il tratto di costa del pSic IT6010018 e non è possibile identificare le fasce di

vegetazione come habitat distinti. Pertanto le popolazioni di avanduna sono state rappresentate nell’

habitat 2120 che include anche il 1210 (Vegetazione annua delle linee di deposito marine) e nell’

l’habitat 2210.

L’habitat 2120 è stato individuato soprattutto nel tratto di duna che si estende sia a sud che a nord

del canale della centrale ENEL fino all’altezza del Tafone dove è ben rappresentato l’Ammophileto

con una delle specie tipiche: l’Ammophila littoralis, l’altra specie tipica di questo habitat,

l’Agropiron junceum invece, è poco rappresentata. L’habitat 2210 in questo tratto di duna non è

presente. L’habitat 2210 è presente, invece, nel tratto di duna antistante l’habitat a foreste di Pinus

pinea. E’ un habitat notevolmente degradato a causa del continuo flusso di fruitori della spiaggia

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ma con tendenza a ricostituirsi nel tratto di duna sopra la scarpata prodotta sia dal moto ondoso

che dall’impatto antropico. Come specie vegetali, in questo tratto è significativamente presente il

Pancratium maritimum (unica specie di rilievo del luogo).

Su tutto il tratto di duna mobile nel pSic IT6010018, le specie presenti sono le seguenti:

Salsola kali, Cakile maritima, Othantus maritimus, Polygonum maritimum, Ammophila littoralis, ,

Medicago marina, Eryngium maritimum, Echinophora spinosa, Euphorbia paralia, Xanthium

strumarium Matthiola tricuspidata, Crucianella maritima, Anthemis maritima, Juncus capitatus e il

Pancratium maritimum. Inoltre è stata riscontrata la presenza del Glaucium flavum e Elymus fractus

o Agropyron junceum (pochissime piante).

4.6.4.2 La duna fissa

La duna fissa viene distinta in due zone: sommità e retroduna

Nella sommità l’habitat rappresentato è il 2250 (Dune costiere con ginepri (Juniperu spp) )

costituito dalla macchia a Juniperus oxycedrus e Pistacia lentiscus che rappresenta la vegetazione

più matura di questa zona.

Il retroduna essendo un ambiente abbastanza protetto dal punto di vista dei venti marini, presenta

una minore mobilità del substrato, una pendenza più elevata rispetto all’avanduna, e la capacità di

conservare nel terreno una parte delle acque di pioggia. Si creano così delle zone dove domina la

macchia con la lecceta e delle zone con variante farnia (Quercus robur) associata alla macchia a

sclerofille sempreverdi. (habitat 9340 e 9190, nei pSic IT6010018 e IT6010019) .

Nella zone di maggiore depressione, più umide, la farnia è associata al Fraxinus excelsior e Acer

monspessolanum e campester (habitat 9190, in entrambi i SIC) .

La macchia è caratterizzata dalle seguenti specie: Quercus ilex, Rhamnus alaternus, Phillyrea

latifolia, Phillyrea angustifolia, Mirtus communis, Pistacia lentiscus, Daphne gnidium, Rosa

sempervirens, Asparagus acutifolius, Crataegus monogyna Robus sp e le lianose: Smilax aspera,

Lonicera implexa, Clematis flammula, Rubia peregrina, Hedera helix che rendono la macchia

molto intrigata e compatta. Il leccio ha comportamento sia arborescente che arboreo nella variante

con farnia.

4.6.4.3 Habitat 2270, Foreste dunari di Pinus pinea e/o Pinus pinaster

La pineta, interamente a Pinus pinea mostra i segni evidenti del disturbo antropico: interi tratti sono

interrotti da vialetti usufruiti dagli abitanti di un complesso di ville residenziali adiacenti alla

pineta.

L’habitat a Pinus pinea è interrotto da filari di lecci e macchia, che sono stati individuati come

habitat distinti (habitat 9340).

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4.6.4.4 Habitat 1150, Lagune costiere

Questo habitat rientra nella definizione di zone umide data nella Convenzione di Ramsar, il

principale strumento di tutela di questi importanti ecosistemi. L’habitat, di estensione ridotta, è

situato accanto alle foci del Canale Margherita e del Fosso del Tafone, che come descritto nel

paragrafo sul reticolo idrografico sono comunicanti. All’interno della laguna costiera, che presenta

più una tipologia di stagno, sono presenti: Ruppia maritima e Potamogeton sp..

Le specie vegetali esistenti sul margine della laguna, sono diverse comunità di Fragmites australis e

di Arundo donax.

Alcuni ambienti costieri limitrofi a questo e riconducibili alla stessa tipologia di habitat attualmente

ricadono al di fuori del perimetro del pSic IT6010018.

4.6.5 Sito IT6010018 “Litorale a NW delle foci del Fiora”: aggiornamento Scheda

Come detto nel paragrafo 4.6 i risultati ottenuti dai rilievi di campo condotti, mostrano una

discordanza con quanto riportato nella Scheda Natura 2000, quindi il gruppo di lavoro dell’Enea

che si è occupato della componente vegetale ha proceduto ad aggiornare la scheda.

E’ stata redatta pertanto un nuovo elenco degli habitat con le corrispondenti valutazioni delle

caratteristiche di rappresentatività, superficie relativa, grado di conservazione e valutazione globale,

secondo il metodo riportato nel Formulario Standard Natura 2000.

Di seguito si riporta solo l’elenco degli habitat aggiornato, mentre i dati sullo stato di tali habitat

verranno descritti e discussi nel capitolo successivo.

Tabella 4.7 – Aggiornamento degli habitat riportati nella Scheda Natura 2000 del pSic IT6010018 “Litorale a NW delle foci

del Fiora”.

Codice Natura

2000

Descrizione EUNIS Descrizione Estensione

In ettari

2270 Foreste dunari di

Pinus pinea e/o

Pinus pinaster

G3.73 Pinus pinea forest 18,04

2250 Dune costiere con

ginepri (Juniperu

spp)

B1.6 Coastal dune

scrub

36,33

9340 Foreste a quercus

ilex

G2.1 Mediterranean

evergreen oak

57,44

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woodland

2120 Dune mobili del

cordone litorale

con presenza di

Ammophila

arenaria (dune

bianche)

B1.3 Shifting coastal

duneses

7,9

2210 Dune fisse del

litorale

(Crucianellion

maritimae)

B1.4 Coastal stable

dune grassland

(gray dunes)

4,32

1150 Lagune costiere A2.6 Coastal

saltmarches and

saline reedbeds

0,66

1130 Estuari X01 Estuaries 2,48

3280 Fiumi

mediterranei a

flusso perenne a

Paspalo-

Agrostidion

E5.44 Mediterranean

grassland on

alluvial river

banks

1,2

9190 Vecchi querceti

acidofili delle

pianure sabbiose

con Quercus

robur

G1.8 Acidophilous oak

dominated

woodland

28,26

2190 Depressioni

umide interdunari

C1.16 Dune-slack pools 0,15

2190 Depressioni

umide interdunari

B1.84 Dune-slack

reedbeds,

sedgebeds and

canebeds

3,76

1410 Pascoli inondati

mediterranei

(Juncetalia

D6.2 Inland saline or

breckisch species-

poor helophyte

1,26

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maritimi)

beds normally

without free

standing water

Dalla lettura della tabella emerge che ci sono cinque habitat nuovi, che sono stati identificati nel sito

non segnalati in precedenza.

Tra di essi due (9190 e 9340) appartengono al gruppo 9 Foreste dell’Allegato I della Direttiva, che

include “foreste (sub) naturali di specie indigene di impianto più o meno antico (fustaia), comprese

le macchie sottostanti con tipico sottobosco, rispondenti ai seguenti criteri : rare o residue, e/o

caratterizzate dalla presenza di specie d’interesse comunitario”.

Essi ricoprono un’ampia superficie del sito e rientrano nell’habitat della duna fissa come descritto

nel paragrafo apposito. L’habitat 9190 si trova solo nella porzione del proposto sito IT6010018 a

sud del Fosso Tafone dove costituisce la vegetazione retrodunale e si distribuisce sul territorio in

alternanza con l’habitat 9340.

L’habitat 9340, invece, oltre ad occupare l’area appena descritta si distribuisce anche nella porzione

a nord delle foci del Canale Margherita, dove si alterna agli habitat della duna mobile, infatti

rappresenta la tipologia di habitat dominante nel sito.

Come nel proposto sito IT6010019 anche in questo caso siamo di fronte a boschi planiziali relitti,

sopravvissuti all’azione di bonifica e drenaggio delle aree interne per la conversione a zone agricole

agli inizi del secolo scorso. Questi ambienti boschivi non sono destinati al taglio, ma mostrano una

struttura a fustaia, soprattutto le aree comprese nella zona privata a sud del Fosso del Tafone.

Degli altri tre habitat nuovi individuati nel sito due fanno parte dei seguenti gruppi dell’Allegato I

della Direttiva: 1130, 1. Habitat costieri e vegetazione alofitiche, sottogruppo 11. Acque marine e

ambienti a marea; 3280, 3. Habitat d’acqua dolce, sottogruppo32. Acque correnti - tratti di corsi

d’acqua a dinamica naturale o seminaturale (letti minori, medi e maggiori) in cui la qualità

dell’acqua non presenta alterazioni significative.

Le specie vegetali esistenti, sia sul margine dell’estuario sia del breve tratto del fosso del Tafone

situato all’interno del SIC, sono diverse comunità di Fragmites australis e di Arando donax. In

particolare nel fosso del Tafone vive la Lemna ninor

L’ultimo, l’habitat 2190 “Depressioni umide interdunari” è presente in diverse localizzazioni

all’interno del sito, per la quasi totalità asciutti nei mesi caldi, salvo i pochi stagni alimentati dalla

falda. Le depressioni umide presenti nella duna prossima alle foreste di Pinus pinea ospitano un

habitat interamente a canneto (Phragmiteto) e presenza di Juncus acutus e Tamarix gallica.

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Infine si deve specificare che nel corso dei rilievi faunistici fatti nella primavera del 2004 sono stati

individuati altri due ambienti umidi temporanei, non rilevati nella campagna del maggio 2003. Il

2003 è stato, infatti, un anno con temperature molto al disopra della media stagionale e

precipitazioni ridotte; mentre nel 2004 la stagione è stata più regolare e ha permesso la permanenza

di tali ambienti più a lungo e la loro individuazione. Non è stato possibile compiere una seconda

campagna di rilievi sulla vegetazione di questi ambienti, che per analogia con quanto rilevato

nell’ambiente simile presente nel pSic IT6010019, pur tenendo conto dei limiti del caso, sono stati

ricondotti alla categoria 1410 della Direttiva “Habitat”

Per la localizzazione precisa degli habitat all’interno del sito si rimanda alla TAV.2 del presente

Piano di Gestione.

4.7 Componente socio-economica

La ricostruzione del quadro scio-economico è necessaria per definire e caratterizzare la presenza e

l’attività antropica nell’ambito territoriale in cui ricadono i due proposti siti: tali aree devono essere,

infatti, analizzate come un elemento del territorio circostante, che in esso devono integrarsi e con

esso si relazionano, non come una “scatola chiusa” priva di scambi con l’esterno.

Da questa analisi è possibile valutare se, e con che modalità l’elemento antropico possa interferire

con l’obiettivo di conservazione dei due pSic oggetto del presente Piano di Gestione; oppure come

le linee gestionali territoriali vigenti possano supportare l’obiettivo di conservazione dei due

proposti Siti.

L’unità territoriale – amministrativa di riferimento, come indicato nelle Linee guida del Ministero

dell’Ambiente, è il Comune di Montalto di Castro in cui ricadono i due siti.

4.7.1 Metodologia seguita

Per caratterizzare la componente socio economica si è proceduto al seguente modo:

1. individuazione di un set di indicatori appropriato: tenendo conto delle indicazioni riportate

nelle Linee guida del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio sono stati

individuati quattro settori d’analisi (demografia, struttura abitativa, struttura economico-

produttiva, fruizione turistica) e per ciascuno un set di indicatori (tabella. 4.8);

2. reperimento dei dati necessari per allestire il set di indicatori: la fonte principale sono i dati

raccolti dall’ISTAT (popolazione, industria e servizi), completati da dati forniti sia dal

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Comune di Montalto di Castro, sia dalla Spal s.r.l. Vista la diversa natura delle fonti dei dati

si deve precisare che le informazioni ricavate sono riferite ad anni differenti;

3. analisi e valutazione degli indicatori: si è proceduto confrontando i dati comunali con quelli

provinciali e/o regionali, e analizzando la serie storica dei dati ove disponibile, per definire

lo specifico trend dell’indicatore.

Gli indicatori utilizzati hanno permesso di delineare le dinamiche socioeconomiche del territorio

comunale in esame, messe poi in relazione con i due proposti siti d’importanza comunitaria.

A completamento del quadro così ottenuto sono state individuate, secondo l’elenco riportato

nell’Allegato E delle Linee guida del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, i fenomeni

e le attività che influenzano lo stato di protezione del sito.

Si è ritenuto necessario, inoltre, caratterizzare maggiormente l’attività turistica ed agricola

nell’ambito territoriale del centro di Pescia Romana, perché esso rappresenta il centro abitato che

interessa direttamente con le sue attività i due siti, rispetto agli abitati di Montalto di Castro e

Montalto Marina.

Per quanto riguarda l’attività turistica, si è proceduto intervistando, mediante appositi questionari,

gli operatori turistici presenti lungo il tratto litoraneo di Pescia Romana; mentre relativamente al

settore agricolo è stata contatta, ed ha gentilmente fornito dati, la Cooperativa Fra Assegnatari “Il

Chiarone” s.r.l., che raccoglie gli agricoltori del comprensorio di Pescia Romana.

L’analisi condotta ha permesso di individuare le principali fonti di pressione sui due pSic, che

verranno valutate nel capitolo successivo attraverso l’ausilio del modello DPSIR.

Di seguito verranno riportati i risultati ottenuti da ciascuno dei metodi d’indagine ed analisi adottati.

Tabella 4.9 – Indicatori socio-economici

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Settore d’analisi: DEMOGRAFIA

Indicatore Definizione Valore riferito al

Comune di

Montalto di

Castro

Fonte

Popolazione residente Tutte le persone aventi dimora abituale nel comune 7653

ISTAT 1

Densità demografica

(ab /kmq)

Rapporto tra la popolazione residente e la superficie comunale 40,3

ISTAT1

Variazione percentuale

della popolazione

‘81/‘91

Rapporto percentuale tra la popolazione totale censita nel 1981 e nel 1991 6.95

ISTAT1

Variazione percentuale

della popolazione

‘91/’01

Rapporto percentuale tra la popolazione totale censita nel 1991 e nel 2001 8.35

ISTAT1

Saldo naturale Somma algebrica delle nascite e dei decessi -20 Anagrafe

Comune di

Montalto di

Castro2

Saldo migratorio Somma algebrica degli iscritti e dei cancellati 30 Anagrafe

Comune di

Montalto di

Castro2

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Bilancio demografico Somma algebrica del movimento naturale e del movimento anagrafico 10 Anagrafe

Comune di

Montalto di

Castro2

% popolazione 0-14 Rapporto percentuale tra la popolazione giovane e la popolazione totale 12

ISTAT1

% popolazione 15-64 Rapporto percentuale tra la popolazione adulta e la popolazione totale 71 ISTAT1

% popolazione > 64 Rapporto percentuale tra la popolazione anziana e la popolazione totale 17 ISTAT1

Indice di ricambio

generazionale

Rapporto tra la popolazione di 0-14 anni e la popolazione ultrasessantacinquenne,

moltiplicato per 100

74.43

ISTAT1

Indice di ricambio

congiunturale

Rapporto tra la popolazione in età compresa tra i 15 e i 24 anni e la popolazione

tra i 55 ed i 64 anni, moltiplicato per 100

80.49

ISTAT1

Indice di dipendenza Rapporto percentuale avente a numeratore la somma tra la popolazione 0-14 anni

e quella di 65 anni e più e a denominatore la popolazione in età da 15 a 64 anni.

40.71

ISTAT1

Indice di

scolarizzazione

superiore

Rapporto tra laureati e diplomati sulla popolazione di età superiore a 6 anni 0.11 ISTAT4

Settore d’analisi: STRUTTURA ABITATIVA

Popolazione residente

nei centri abitati

Per “centro abitato” si intende un aggregato di case contigue o vicine con

interposte strade, piazze e simili, caratterizzato dall’esistenza di servizi od esercizi

pubblici (scuola, ufficio pubblico, farmacia, negozio o simili)

5130 ISTAT1

Popolazione residente Per “nucleo abitato” si intende una località abitata, priva del luogo di raccolta che 358 ISTAT1

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nei nuclei abitati caratterizza il centro abitato, costituita da un gruppo di case contigue e vicine, con

almeno cinque famiglie, con interposte strade, sentieri, piazze, aie, piccoli orti,

piccoli incolti e simili.

Popolazione residente

nelle case sparse

Per “case sparse” si intendono case disseminate nel territorio comunale a distanza

tale tra loro da non poter costituire nemmeno un nucleo abitato.

2154 ISTAT1

Abitazioni totali Numero totale di abitazioni censite 7887 ISTAT1

Abitazioni occupate Numero abitazioni occupate 3209 ISTAT1

Abitazioni non

occupate

Numero abitazioni non occupate 4678 ISTAT1

Abitazioni per le

vacanze

Numero abitazioni non occupate usate come "seconde case" 3869 ISTAT1

Settore d’analisi: STRUTTURA ECONOMICO-PRODUTTIVO

Popolazione occupata Numero totale di occupati 2405 ISTAT4

Popolazione

disoccupata

Numero totale disoccupati 298 ISTAT4

Popolazione in cerca di

prima occupazione

Numero totale in cerca di prima occupazione 298 ISTAT4

Popolazione attiva Somma della popolazione occupata, disoccupata e in cerca di prima occupazione 3001 ISTAT4

Addetti al settore

agricoltura

Addetti nel settore agricolo 231 ISTAT5

Addetti al settore

industria

Addetti nel settore industriale 410 ISTAT5

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Addetti al settore

terziario

Addetti nel settore terziario (include commercio, istituzioni, altri servizi) 1494 ISTAT5

Unità Locali (UL) Per “unità locale” si intende un luogo fisico nel quale un’unità giuridico -

economica (impresa, istituzione) esercita una o più attività economiche.

628 ISTAT5

Addetti Per “addetti alle unità locali” si intende il personale presso le unità locali ubicate

sul territorio nazionale alla data del 22 ottobre 2001.

2135 ISTAT5

Variazione % del

numero di UL ‘91/’01

79.2 ISTAT5

Variazione % del

numero di addetti

‘91/’01

-59.01 ISTAT5

Settore d’analisi: FRUIZIONE TURISTICA

Posti letto negli

esercizi alberghieri

453 Spal3

Posti letto negli

esercizi complementari

3887 Spal33

Note 1: 14° Censimento generale della popolazione, 2001

2: dati riferiti al 31dicembre 2001

3: Banca dati della SPAL, in allestimento con dati riferiti al 2003

4: 13° Censimento generale della popolazione, 1991

5: 8° Censimento generale industria e servizi, 2001

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4.7.1.1 Analisi e valutazione degli indicatori socio-economici

Il Comune di Montalto di Castro ha avuto un incremento demografico molto marcato negli anni cinquanta, in conseguenza della bonifica dell’Ente

Maremma, e successivamente un incremento meno accentuato ma costante Questo andamento emerge chiaramente dai dati del ventennio 1981 –

2001 relativi alla popolazione residente nel Comune, che mostrano un incremento costante, con una variazione percentuale dell’8.35 negli ultimi 10

anni. Questo valore risulta uno dei più alti per la Provincia Viterbese, come mostra la fig 4.1, oltre ad essere molto al di sopra del valore provinciale

pari a 4.2%.

L’analisi puramente quantitativa dell’andamento demografico sembra dunque indicare la presenza di dinamiche socio-economiche ormai stabili, in

grado di supportare piccoli ma continui aumenti di popolazione.

La densità demografica corrispondente è pari a 40.7 abitanti / kmq, valore che risulta inferiore sia al dato provinciale (79.9 abitanti/kmq), sia al

totale regionale (297.1 abitanti/kmq), indice di una bassa pressione antropica sul territorio.

La distribuzione della popolazione sul territorio comunale non è però uniforme, ma segue un andamento dettato dalle attività economiche

prevalenti: nell’area d’influenza del capoluogo (Montalto di Castro) la popolazione si concentra nel centro cittadino (4638 residenti); mentre

nell’area d’influenza dell’abitato di Pescia Romana la popolazione si concentra nelle campagne (1523 residenti).

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Figura 4.2. Mappa della variazione della popolazione residente per comuni. Censimenti della popolazione 1991-2001, dati provvisori (Tratta da “Le statistiche in pillole”- Provincia di Viterbo,

Ass.to Alle Atività produttive)

Passando ad un’analisi qualitativa dei dati demografici, bisogna considerare per prima cosa il saldo demografico, che indica la tendenza

demografica evolutiva di un territorio. Il saldo demografico dipende dal saldo naturale (rapporto tra nascite e decessi) e dal saldo migratorio

(rapporto tra i flussi di popolazione che arrivano e che lasciano il territorio).

Per il Comune di Montalto di Castro si ha un saldo demografico positivo, sostenuto dal saldo migratorio più che da quello naturale; quest’ultimo,

infatti, è negativo, mentre il saldo migratorio risulta positivo (andamento rispecchiato anche dai dati degli anni precedenti).

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Le cause che determinano questa tendenza demografica, si possono spiegare da un lato con un processo generalizzato a livello nazionale di

“decentramento” demografico, che si manifesta sotto forma di flusso di popolazione che dai grandi centri urbani si trasferisce negli ambiti

territoriali rurali in cerca di una qualità della vita maggiore; dall’altro lato con il trend di riduzione costante del tasso di natalità registrato a scala

nazionale.

Il secondo parametro da analizzare, per un’analisi qualitativa, è la struttura della popolazione, ossia come si distribuisce la popolazione residente tra

le diverse fasce di età. Questo dato consente di valutare la tipologia di fruizione del territorio.

Il Comune di Montalto di Castro mostra una popolazione prevalentemente compresa tra i 15 ed i 64 anni (71%), cioè la fascia di età considerata

produttiva (questo valore è il più alto in tutta la Provincia viterbese); mentre la componente anziana (17%) prevale su quella giovane (12%),

rispecchiando il dato comunale sulla natalità negativa, e comunque minore rispetto al corrispondente valore provinciale, pari a 20.4%. A conferma

di ciò si ha che l’indice di invecchiamento del Comune risulta tra i più bassi nella Provincia.

L’indice di ricambio congiunturale (che fornisce una stima del turnover occupazionale) pari ad 80.49%, appare più basso di quello provinciale (pari

90,1%), ma evidenzia sempre la prevalenza della fascia di popolazione in età pensionabile (55-64 anni) rispetto a quella giovane in età lavorativa

(15-24).

L’indice di dipendenza risulta uno tra i più bassi della Provincia Viterbese (<45%) indicando quindi una scarsa dipendenza delle classi non attive

sul reddito prodotto da quelle in età produttiva; ciò si spiega anche dalla distribuzione per fasce d’età, che come detto sopra si caratterizza per la

prevalenza della fascia produttiva rispetto alle altre due.

Infine a completamento del quadro demografico si riportano i dati sull’indice di scolarizzazione superiore (rapporto tra diplomati e laureati sulla

popolazione totale con più di 6 anni), riferiti all’anno 1991 perché quelli del censimento del 2001 sono ancora parziali. Il valore registrato è pari

all’11 % della popolazione, mentre il tasso di scolarità (rapporto tra alfabeti con titolo di studio ed analfabeti) è pari all’ 84%.

Il primo dato ci dice che fino al 1991, pochi proseguivano gli studi dopo il diploma superiore, probabilmente, perché vista la forte vocazione

agricola del territorio erano inseriti subito nel contesto lavorativo aziendale familiare.

Questi due dati possono essere utili nel valutare il grado di condivisione delle indicazioni contenute nei piani di gestione elaborati per i siti della

rete Natura 2000.

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Struttura abitativa

Permette di caratterizzare il sistema insediativo locale e di comprendere le tendenze insediative nell’area.

Il Comune di Montalto di Castro presenta valori medi di abitazioni/ kmq rispetto al resto del territorio provinciale; il tessuto urbano è concentrato

nei tre principali insediamenti edilizi:il capoluogo Montalto, la frazione di Pescia Romana, l'insediamento turistico di Marina di Montalto.

Occorre specificare che per il calcolo dei valori riportati in tabella 4.8 i tre principali poli insediativi sono stati classificati, secondo le definizioni

dell’ISTAT 2001, al seguente modo:

- centro abitato: Montalto di Castro - centro, Pescia Romana – centro;

- nucleo abitato: Marina di Montalto, Pescia Romana – marina;

- case sparse: Montalto di Castro – campagne; Pescia Romana – campagne

L’analisi dei dati ottenuti per le abitazioni indica che ben il 59% delle abitazioni censite al 2001 risultano non occupate, e che di queste almeno

l’82.7% risulta una” seconda casa”6. Questo dato evidenzia come il comune rappresenti un importante polo attrattivo per il turismo balneare,

soprattutto l’area di Montalto marina. Questo dato risulta ancora più significativo se confrontato con quello regionale per cui la percentuale di

“seconde case” supera appena il 50%.

Confrontando i valori con quelli del 1991, si nota che sebbene ci sia stato un aumento del numero complessivo di abitazioni, l’aumento percentuale

è stato maggiore per le abitazioni occupate permanentemente piuttosto che per le abitazioni non occupate a conferma del dato positivo del saldo

migratorio: il comune richiama popolazione dall’esterno che vi si insedia in maniera stabile.

Nel frenare il forte sviluppo turistico comunale, avvenuto intorno agli anni settanta – ottanta soprattutto a carico del centro di Montalto marina,

diventato uno dei poli trainanti dell’economia cittadina; sono stati i vincoli imposti dalla LR n. 49 che ha bloccato l’edificazione di tutta la fascia

costiera.

6Sono state considerate seconde case le abitazioni non occupate ricadenti nel nucleo abitato di monatto marina e di Costa selvaggia.

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Figura 4.3 Mappa delle Abitazioni per Kmq (Tratta da “Le statistiche in pillole”- Provincia di Viterbo, Ass.to Alle Atività produttive)

L’insediamento nelle aree rurali che interessano principalmente l’area di pertinenza di Pescia Romana, è caratterizzato prevalentemente da case

sparse, che possono includere sia vere e proprie aziende, sia appezzamenti di piccoli proprietari locali.

Struttura economico-produttiva

Fornisce due informazioni essenziali:

� un’indicazione sulla dinamicità del sistema economico locale; in genere, un alto tasso di attività totale della popolazione in età lavorativa

(occupati/popolazione in età lavorativa) denota una buona condizione dell’economia locale, che potrebbe produrre alti tassi di pressione sul

territorio, e quindi anche sui due pSic;

� quali sono i settori produttivi principali nell’area, ossia le principali fonti di pressione sul territorio comunale.

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Per determinare la popolazione attiva7 ci si basa sul censimento ISTAT del 1991, data la provvisorietà delle informazioni di quello del 2001.

Il quadro occupazionale attuale è molto diverso da quello che caratterizzava il comune nel 1991, in quanto all’epoca erano ancora in itinere i lavori

per la Centrale Alessandro Volta. La centrale all’epoca assorbiva fino al 20% della popolazione attiva oltre a sostenere l’attività di molte piccole o

medie imprese distribuite in tutto il viterbese.

Il Comune si è attivato, mentre ancora i lavori procedevano, per stipulare una Convenzione con l’ENEL ai sensi del D.P.C.M. dell’88, che

prevedesse lo stanziamento di fondi a carattere straordinario e non ripetibile per “il riequilibrio ambientale e territoriale”. Al momento della

chiusura dei lavori, tuttavia, il mercato del lavoro è entrato in crisi, tanto che il Comune di Montalto di Castro è stato dichiarato (1997) area di crisi

ai sensi della L.662/96 e della Delibera CIPE 21 marzo 1997. Nel 2000 è stato firmato il Contratto d’Area di Montalto di Castro e Tarquinia.

Questo strumento negoziale, nasce con l’obiettivo di promuovere nuove iniziative produttive in grado di assorbire la manodopera in esubero, prima

impiegata nei cantieri della centrale, e di avviare uno sviluppo socio-economico dell’area su nuove basi.

Per valutare l’attuale assetto del mercato del lavoro comunale, e come i due pSic potrebbero essere un’occasione per creare nuove prospettive

occupazionali, si fa riferimento ai dati sugli addetti per settore relativi all’anno 2001: da questi dati risulta che circa l’11% degli addetti è attivo nel

settore dell’agricoltura, il 19 % è attivo nell’industria, mentre il restante 70% è attivo nel settore terziario.

Per interpretare correttamente questi dati però occorre specificare che:

- l’agricoltura impiega direttamente l’11%, ma molte delle attività che ricadono negli altri due settori sono da essa derivate (es.

commercializzazione del prodotto; industria alimentare ecc..);

- il 82.2% della superficie comunale è rappresentato da Superficie agricola utilizzata;

- il settore terziario comprende al suo interno differenti tipologie di attività: commercio, altri servizi, istituzioni8

7 La popolazione attiva è composta, secondo l’ISTAT, dagli occupati, dai disoccupati e dalle persone in cerca di prima occupazione.

8 Istituzione nonprofit privata o pubblica (2001) Unità giuridico - economica dotata o meno di personalità giuridica, di natura pubblica o privata,che produce beni e servizi destinabili o non destinabili alla vendita e che, in base alle leggi vigenti o a proprie norme statutarie, non ha facoltà di distribuire, anche indirettamente, profitti o altri guadagni diversi dalla remunerazione del lavoro

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- la S.A.U. del Comune ha subito un costante aumento a partire dagli anni ’80 ad oggi, con una variazione % tra il 1990 ed il 2000 pari a 5.2%,

dovuto essenzialmente ad un aumento dei seminativi e in controtendenza rispetto al dato provinciale che vede complessivamente una diminuzione

della S.A.U. tra il 1990 ed il 2000.

Considerando i fattori appena riportati si può concludere che il settore agricolo sia, ormai,quello trainante per l’economia locale, seguito da quello

del terziario in cui un ruolo rilevante spetta comunque all’attività turistica.

Infine i risultati del “8° Censimento Generale dell'Industria e dei Servizi” mostrano l’aumento nel comune del numero di unità locali, in linea con

l’andamento nel viterbese e nel Lazio, e la parallela diminuzione del numero degli adetti.

Fruizione turistica

Il turismo nel Comune di Montalto di Castro è prevalentemente di tipo balneare, e secondariamente legato alle bellezze naturali-paesaggistico locali

e ai beni archeologici. Tra questi ultimi uno dei principali attrattori è l’area archeologica di Vulci, seguita poi dal borgo vecchio di Montalto di

Castro e da altre emergenze storico –artistiche ricadenti soprattutto nell’entroterra del Comune.

Negli ultimi 20 anni nell’area si è registrato un aumento costante del flusso turistico, che mostra uno spiccato andamento stagionale con picchi di

presenze nei mesi estivi.

prestato ai soggetti che la hanno istituita o ai soci. Costituiscono esempi di istituzione nonprofit privata: le associazioni, riconosciute e non riconosciute, le fondazioni, le organizzazioni non governative, le organizzazioni di volontariato, le cooperative sociali e le altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), i partiti politici, i sindacati, gli enti religiosi civilmente riconosciuti, le organizzazioni religiose ivi comprese diocesi e parrocchie.

Istituzione pubblica (2001) - Unità giuridico - economica la cui funzione principale è quella di produrre beni e servizi non destinabili alla vendita e/o di ridistribuire il reddito e la ricchezza e le cui risorse principali sono costituite da prelevamenti obbligatori effettuati presso le famiglie, le

imprese e le istituzioni nonprofit o da trasferimenti a fondo perduto ricevuti da altre istituzioni dell’amministrazione pubblica. Costituiscono esempi di istituzione pubblica: Autorità

portuale, Camera di commercio, Comune, Ministero, Provincia, Regione, Università pubblica, ecc.

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L’analisi delle strutture ricettive presenti nel territorio comunale, derivata dalle elaborazioni della Spal s.r.l. e del Bic Lazio (2003), indicano una

netta prevalenza di esercizi complementari (61.90%) rispetto agli alberghi (38.09%); inoltre dall’analisi dei posti letto risulta che i primi sono le

strutture che forniscono la maggior parte dei posti letto disponibili.

Questo dato può essere interpretato col fatto che l’area è caratterizzata da un elevato numero di seconde case, che coprono la maggior parte della

domanda ricettiva balneare locale.

Per quanto riguarda le presenze nelle strutture ricettive, non è stato possibile raccogliere dati significativi aggiornati a riguardo; gli unici dati

raccolti risultano poco rappresentativo dell’intera realtà comunale, perché non tutti gli operatori delle strutture ricettive hanno fornito informazioni

su questo aspetto.

Con i dati raccolti è possibile però dare una descrizione qualitativa dell’attività turistica, che verrà trattata nel paragrafo successivo relativo alle

attività presenti in zona.

4.7.1.2 Fenomeni e attività antropiche presenti nei due siti Natura 2000 e nelle aree limitrofe.

All’inquadramento delineato attraverso dati censuari, segue l’individuazione ed in alcuni casi la caratterizzazione di fenomeni ed attività antropiche

svolte nei due pSic e nelle aree adiacenti (tab.4.10). La classificazione è stata effettuata sulla base dell’elenco riportato nell’Allegato E delle Linee

guida del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio.

Tab 4.10 – Elenco delle attività e fenomeni antropici presenti nei due proposti Sic e nelle aree limitrofe.

Cod. Categoria Codice Sito - Località

Agricoltura e foreste

100 Coltivazione Esterna ai due pSic

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Cod. Categoria Codice Sito - Località

110 Uso dei pesticidi Esterna ai due pSic

120 Fertilizzazione Esterna ai due pSic

130 Irrigazione Esterna ai due pSic

165 Pulizia sottobosco IT6010019 – in località Sughereto

180 Incendi IT6010019, IT6010018, entrambi i due pSic sono

a rischio d’incendio, ma non vi sono segnalazioni

recenti di eventi incendiari.

Pesca, caccia, raccolta

230 Caccia Esterna ai due pSic

Urbanizzazione, industrializzazione e attività similari

400 Aree urbane, insediamenti umani Esterna ai due pSic

410 Aree commerciali o industriali Esterna ai due pSic

430 Strutture agricole Esterna ai due pSic

Trasporti e comunicazione

500 Reti di comunicazione Esterna ai due pSic

501 Sentieri, piste e piste ciclabili IT6010018 – in località Tombolo della Foce

vecchia e Tombolo del Paglieto grande (sono stati

fatti rientrare in questa categoria i vialetti

d’accesso alla spiaggia)

502 Strade e autostrade Esterna ai due pSic

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Cod. Categoria Codice Sito - Località

Divertimento e turismo

608 Camping IT6010018

690 Altri divertimenti e attività turistiche non elencate Esterna ai due pSic

Inquinamento e altre attività umane

701 Inquinamento dell’acqua Rilevato in una delle due stazioni di

campionamento del complesso delle Rane verdi

esculentae e lungo il Fosso del Tafone

Modifiche da parte dell’uomo delle condizioni idrauliche

802 Bonifiche di territori marini, di estuari e paludi Esterna ai due pSic

830 Canalizzazione Esterna ai due pSic

850 Modifica del funzionamento idrografico generale Esterna ai due pSic

Processi naturali (biotici e abiotici)

900 Erosione IT6010019, IT6010018 lungo tutto il litorale

compreso nei due PsIC

901 Interramento IT6010018

964 Inquinamento Genetico (mi riferisco al rischio di inquinamento

della popolazione di testuggine comune da parte delle specie

liberate: pensa sia il caso di metterlo?)

IT6010018

976 Danni da specie da caccia IT6010019 – in località Sughereto; IT6010018

NOTE In rosso sono segnalate le attività e fenomeni interni ai due pSic; tutte le altre attività e/fenomeni sono invece esterni

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Cod. Categoria Codice Sito - Località

ai due pSic ma potenzialmente influenti sul loro stato di conservazione.

Per la valutazione dei potenziali impatti che tali attività e fenomeni potrebbero avere sui due pSic, si rimanda al capitolo successivo relativo al

modello DPSIR.

Di seguito, invece, si riportano, come detto all’inizio alcune specifiche sull’attività turistica ed agricola del comprensorio di Pescia Romana.

Il centro urbano di Pescia Romana ha subito una notevole espansione negli ultimi anni (1974 - 2004) ed è attualmente in fase di espansione. La

maggior parte del territorio comunale di sua pertinenza è dominato dall’attività agricola, fatta eccezione per un piccolo nucleo abitato a carattere

turistico (Costa Selvaggia) lungo il litorale.

La principale attività economica dell’area è quella agricola. Gli agricoltori della zona sono organizzati in una Cooperativa, la Cooperativa Fra

Assegnatari “Il Chiarone”, che negli ultimi anni ha iniziato un percorso di certificazione del prodotto e del processo produttivo.

La Cooperativa, avendo da tempo rapporti di tipo commerciale con la C.O.O.P., prevede l’utilizzo in campo di pratiche che garantiscono la qualità

del prodotto immesso sul mercato. Oltre, infatti, ad aver ottenuto la certificazione iso-9000, la Cooperativa ha recentemente (2003) ottenuto la

certificazione9 per due prodotti, largamente coltivati nell’area: il melone e l’asparago.

In particolare la certificazione dei due prodotti agroalimentari è di LIVELLO 2, basata sia sulla sorveglianza della produzione e del sistema qualità,

che sulle prove e/o ispezione di tipo effettuate sui campioni di prodotto prelevati presso l’organizzazione, aventi le caratteristiche definite nelle

relative Specificazioni Tecniche di Prodotto (IN ALLEGATO LE SPECIEFICHE TECNICHE DEI DUE PRODOTTI).

La Cooperativa esegue periodicamente dei controlli a rotazione sui terreni dei proprietari aderenti, sulla qualità delle acque d’irrigazione, sul

terreno e sul prodotto. Questo monitoraggio continuo permette di aggiornare in tempo reale la situazione agronomica del comprensorio di Pescia

Romana. Tutti gli standard ed i limiti a cui si fa riferimento sono quelli del Reg 466/2001/CE “Concentrazione massima di alcuni contaminanti in

alcune derrate agricole” e quelli standard per definire la qualità delle acque ai fini agronomici.

9 Le certificazioni sono state rilasciate dalla Det Norske Veritas Italia S.r.l.e sono rispettivamente laCERT-0077-2003-PC-ROM-SINCERT per il melone, e CERT-0076-2003-PC-ROM-DNV per l’asparago.

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Nel complesso dunque nell’area limitrofa ai due pSic,attualmente, risulta condotta un attività agricola controllata e a basso impatto ambientale;

pertanto i risultati di qualità delle acque interne ottenute con indicatori biologici (per approfondimenti si rimanda al capitolo successivo) possono

essere spiegati con eventi inquinanti avvenuti in tempi passati, che hanno determinato un accumulo di sostanze nell’area, e come l’effetto del

trasporto delle acque superficiali che attraversano estesi territori ( anche esterni al Comune di Montalto di Castro) ad uso prevalentemente agricolo

in cui è ipotizzabile una conduzione agricola più impattante.

La seconda attività economica avviata nell’area è quella turistica, che nel caso di Pescia Romana assume dei caratteri peculiari rispetto a quella di

Montalto Marina, e più compatibili con la presenza dei due proposti siti. Ciò è dovuto principalmente all’esistenza di numerosi vincoli in questo

tratto del litorale comunale: tutta l’area è soggetta al vincolo idrogeologico (cfr variante Prg) oltre che al vincolo all’edificabilità imposto dalla LR

n. 49 lungo tutta la fascia costiera.

Le strutture turistiche presenti sono di ridotto numero, e non si è verificata la creazione di un vero e proprio centro turistico come nel caso della

vicina Monatto marina; infatti l’unico insediamento urbanistico notevole presente nell’area è quello di Costa Selvaggia, mentre per il resto l’area

costiera è caratterizzata da case sparse.

Attraverso interviste con gli operatori nell’area marittima di Pescia Romana, si è cercato di capire che tipologia di turismo insiste nell’area, e se

questa può avere effetti negativi sui proposti siti d’importanza comunitaria, o viceversa se la presenza dei siti può in qualche modo incentivare la

qualità dell’attività turistica locale.

Nel complesso insistono sull’area otto attività legate al settore turistico, di cui 3 bar e stabilimento, 2 camping, 1 ristorante - stabilimento, 2 aree

sosta camper. Di questi sono stati intervistati 6 operatori su 8, quindi il campione può considerarsi significativo per l’area indagata.

Dalle interviste emergono elementi comuni del turismo locale:

- flussi di presenze compresi tra 1000 – 2000;

- turismo stagionale;

- presenze essenzialmente italiane con pochi stranieri;

- turismo essenzialmente balneare e in media di breve durata (da un giorno ad una settimana);

- turista medio apprezza soprattutto le caratteristiche ambientali dell’area e ritorna;

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- mancanza di strutture adeguate, ed impossibilità di adeguarle a causa dei vincoli esistenti nell’area;

- denunciano il problema dell’erosione costiera e della mancanza di una organizzazione del turismo nell’area;

Da ciò emerge che il turismo nell’area marittima di Pescia Romana a causa più di fattori esterni ad esso non ha assunto caratteristiche di turismo di

massa, e che vista la situazione attuale la presenza dei due pSic potrebbe incrementare le presenze turistiche soprattutto nei mesi autunnali ed

invernali in cui gli operatori non sono attivi.Di questo fattore si terrà conto per definire alcune delle proposte gestionali del presente Piano di

Gestione.

5 Valutazione dello stato ecologico dei due proposti Siti d’importanza comunitaria

In questa seconda parte del Piano di Gestione sulla base del quadro ambientale delineato nel capitolo precedente e di analisi condotte all’interno dei

due proposti siti, si definirà l’attuale stato ecologico dei due pSic, e attraverso il modello DPSIR le principali pressioni agenti nell’area, gli impatti

derivanti sui due pSic, e le possibili risposte a tali impatti.

Il quadro così ottenuto verrà poi sintetizzato attraverso l’analisi SWOT, base per la definizione di Strategie ed interventi ai fini della conservazione

degli habitat e specie prioritari caratteristici per ciascuno dei due proposti Siti.

5.1 Valutazione dello stato di conservazione degli habitat di importanza comunitaria

Lo stato di conservazione degli habitat per ciascuno dei due pSic, è stato valutato in base ai criteri esposti nel Formulario Standard Natura 2000, per

il loro grado di:

� rappresentatività10

� superficie relativa

� stato di conservazione 10 Si riporta la definizione di ciascun criterio, secondo quanto indicato nelle note esplicative al Formulario Standard Natura 2000:

� rappresentatività : grado di rappresentatività del tipo di habitat naturale sul sito; � superficie relativa :superficie del sito coperta dal tipo di habitat naturale rispetto alla superficie totale coperta da questo tipo di habitat naturale sul territorio nazionale; � stato di conservazione: grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e possibilità di ripristino.

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Sulla base di queste valutazioni è stata attribuita una valutazione globale.

Di seguito si riportano i risultati sintetizzati nelle tabelle 6.1 e 6.2.

Tabella 5.1 – Valutazione dello stato di conservazione degli habitat per il sito IT6010019 “Pian dei Cangani”

Habitat % copertura Rappresentatività Superficie

relativa

Stato

di

conservazione

Val. Globale

9190* Vecchi

querceti

acidofili delle

pianure

sabbiose con

Quercus robur

59 B C B B

9340: foreste

a Quercus ilex

29 A C B B

1410:Pascoli

inondati

mediterranei

(Juncetalia

maritimii)

10 B C B B

3280: Fiumi

mediterranei a

flusso perenne

1 D

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a Paspalo-

Agrostidion

Note Classificazione grado di rappresentatività: A = rappresentatività eccellente; B =

buona conservazione; C = rappresentatività significativa; D = presenza non

significativa.

Codifica superficie relativa: A = percentuale compresa tra 15.1% ed il 100 %; B =

percentuale compresa tra 2.1% ed il 15 %; C = percentuale compresa tra 0% ed il 2

%.

Codifica stato di conservazione: A = conservazione eccellente; B = buona

conservazione; C = conservazione media o ridotta.

Codifica valutazione globale: A = valore eccellente; B = valore buono; C = valore

significativo.

In questo sito l’habitat 9190 è presente come bosco a Quercus cerris.

Dall’analisi della tabella 5.1 emergono le seguenti evidenze per gli habitat del proposto sito IT6010019:

- tutti gli habitat presenti nel sito in maniera significativa presentano uno stato di conservazione buono;

- l’habitat 3280 appare non significativo all’interno di questo sito, perché in realtà rappresenta la prosecuzione del medesimo habitat presente nel

pSic IT6010018 confinante.

Nel mantenimento dell’attuale stato di conservazione ha sicuramente influito il fatto che questo sito è interamente incluso in una proprietà privata,

in parte espropriata dall’ENEL per motivi di sicurezza in seguito alla costruzione della Centrale Alessandro Volta, ma in ogni caso non destinata

allo sfruttamento commerciale degli ambienti boschivi .

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Tabella 5.2 – Valutazione dello stato di conservazione degli habitat per il sito IT6010018 “Litorale a NW delle foci del fiume Fiora”

Habitat %copertu

ra

Rapprese

ntatività

Superficie

relativa

Stato

di conservazione

Val. Globale

2270: Dune con

foreste di Pinus

pinea e/o Pinus

pinaster

10 C C B B

2250: Dune costiere

con ginepri

(Juniperu spp)

19 B C B B

9340: foreste a

Quercus ilex

31 A C B B

2120: dune mobili

del cordone litorale

4 D

2210: Dune fisse del

litorale

2 D

1150: Lagune

costiere

1 C C C C

1130: Estuario 1 B C B B

3280: Fiumi

mediterranei a flusso

perenne a Paspalo-

Agrostidion

1 B C B B

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9190: Vecchi

querceti acidofili

delle pianure

sabbiose con

Quercus robur

15 C C B B

2190: Depressioni

umide interdunari

2 C C C C

1410: Pascoli

inondati

mediterranei

(Juncetalia

maritimi)

1

C C B C

Note Classificazione grado di rappresentatività: A = rappresentatività eccellente; B =

buona conservazione; C = rappresentatività significativa; D = presenza non

significativa.

Codifica superficie relativa: A = percentuale compresa tra 15.1% ed il 100 %; B

= percentuale compresa tra 2.1% ed il 15 %; C = percentuale compresa tra 0%

ed il 2 %.

Codifica stato di conservazione: A = conservazione eccellente; B = buona

conservazione; C = conservazione media o ridotta.

Codifica valutazione globale: A = valore eccellente; B = valore buono; C =

valore significativo.

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Dall’analisi della tabella 5.2 emergono le seguenti evidenze per gli habitat del proposto sito IT6010018:

- la maggior parte degli habitat compresi nel sito presentano uno stato di conservazione buono;

- due degli habitat riconducibili alla categoria di ambienti umidi (1150, 2190) presentano uno stato di conservazione medio o ridotto, pertanto gli

interventi a carico di questi ambienti saranno considerati prioritari rispetto agli altri;

5.2 Valutazione dello stato di conservazione delle specie di importanza comunitaria

Lo stato di conservazione delle specie per ciascuno dei due pSic, è stato valutato in base ai criteri esposti nel Formulario Standard Natura 2000:

� Residenza; nidificazione/riproduzione; tappa; svernamento11

� popolazione

� conservazione

� isolamento

sulla base della combinazione di questi criteri è stato, quando possibile dare un valore globale.

Si specifica che non essendo stato possibile giungere a determinare dati di tipo quantitativo relativamente alle specie, sostanzialmente sono stati

confermati i dati contenuti nella Scheda Natura 2000, aggiornati solo relativamente a nuove presenze faunistiche di rilievo individuate durante i

sopralluoghi.

Tabella 5.3 – Valutazione dello stato di conservazione delle specie per il sito IT6010019 “Pian dei Cangani”

11 Si riporta la definizione di ciascun criterio, secondo quanto indicato nelle note esplicative al Formulario Standard Natura 2000:

� popolazione: dimensione e densità della popolazione della specie presente sul sito rispetto alle popolazioni presenti sul territorio nazionale. � Conservazione: grado di conservazione degli elementi dell'habitat importanti per la specie in questione e possibilità di ripristino � Isolamento: grado di isolamento della popolazione presente sul sito rispetto all'area di ripartizione naturale della specie

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Specie Residenza Nidificazione/

riproduzione

Tappa Svernamento Popolazione Conservazione Isolamento Val.

Globale

Testuggine

comune

(Testudo

hermanni)

P A B A B

Testuggine

palustre

(Emys

orbicularis)

P B B B B

Garzetta

(Egretta

garzetta)

X X

Nitticora

(Nycticorax

nycticorax)

X X

Note Codifica popolazione: A = 100% > = p > 15%; B = 15% > = p > 2%; C = 2%> = p > 0%; D = popolazione non significativa.

Codifica stato di conservazione: A = conservazione eccellente; B = buona conservazione; C = conservazione media o limitata.

Classificazione isolamento: A = popolazione (in gran parte) isolata; B = popolazione non isolata, ma ai margini dell'area di

distribuzione; C = popolazione non isolata all'interno di una vasta fascia di distribuzione.

Codifica valutazione globale: A = valore eccellente; B = valore buono; C = valore significativo.

La tabella 5.3 mette in evidenza come il proposto Sito IT6010019, svolga funzioni ecologiche differenti per i due gruppi sistematici rilevati:

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- sito di riproduzione per le due specie di Emididi;

- sito di svernamento e stazione di sosta durante la migrazione per le due specie di Avifauna.

Le due specie stabilmente presenti nel sito, mostrano una distribuzione localizzata, determinata dalla loro specializzazione ecologica in termini di

habitat: la prima specie infatti è legata agli habitat dunari xerici principalmente, mentre la seconda ad ambienti umidi puntiformi.

Entrambe gli habitat da cui dipende la conservazione di queste due specie sono in forte rarefazione e mostrano anche nell’area in cui ricade il sito

elementi di degrado, pertanto più che interventi diretti sulle specie, saranno privilegiati interventi prioritari sugli habitat che ne garantiscono la

sopravivenza.

Questa azione volta alla conservazione delle due specie di Testuggine presenti nel Sito, consentono anche di preservare la funzione di sosta o zona

di svernamento per l’avifauna: abbiamo dunque che il livello target di intervento nel caso delle specie presenti in questo sito è quello di habitat.

Mantenendo e migliorando lo stato di conservazione di habitat si mantengono vitali anche le comunità animali e le catene trofiche che tra essi si

instaurano e che permettono il persistere nel tempo di un ecosistema vitale e funzionale.

Tabella 5.4 – Valutazione dello stato di conservazione delle specie per il sito IT6010018 “Litorale a NW delle foci del fiume Fiora”

Specie Residenza Popolazione Conservazione Isolamento Val. Globale

Testuggine comune (Testudo

hermanni)

P A B A B

Testuggine palustre (Emys

orbicularis)

P B B B B

Note Codifica popolazione: A = 100% > = p > 15%; B = 15% > = p > 2%; C = 2%> = p > 0%; D = popolazione non

significativa.

Codifica stato di conservazione: A = conservazione eccellente; B = buona conservazione; C = conservazione

media o limitata.

Classificazione isolamento: A = popolazione (in gran parte) isolata; B = popolazione non isolata, ma ai margini

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dell'area di distribuzione; C = popolazione non isolata all'interno di una vasta fascia di distribuzione.

Codifica valutazione globale: A = valore eccellente; B = valore buono; C = valore significativo.

L’informazione nuova che emerge dalla tabella 5.4 è la presenza anche in questo sito della testuggine palustre, oltre a quella comune.

Lo stato di conservazione degli habitat importanti per le specie anche in questo sito è buono; in particolare la testuggine comune può disporre di

un’estensione maggiore di habitat idonei alle sue esigenze ecologiche, visto che il proposto sito IT6010018 presenta una percentuale elevata di

ecosistemi dunali e retrodunali al suo interno.

La Testuggine palustre in questo sito potenzialmente può disporre di un sistema di aree umide, in parte esterne all’attuale perimetro del sito, che

assieme alla presenza di un’estesa proprietà privata, hanno contribuito al suo mantenimento. Tale sistema risulta funzionale per la specie, in quanto

le aree umide puntiformi in esso presenti sono disposte tra loro a distanze inferiori o comparabili con le distanze massime percorse dalla specie, e

quelle poste a distanze maggiori sono comunque raggiungibili dalla specie attraverso il sistema di canali interno alla proprietà privata.

Questo sistema di ambienti acquatici naturali ed artificiali consente alla specie di sopravvivere nonostante la marcata variabilità degli ambienti

umidi puntiformi, che spesso nella stagione estiva più secca assumono caratteristiche fortemente anaerobiotiche, limitanti per la vita, che spingono

tali specie a spostarsi per tornare poi nelle stagioni favorevoli.

Le considerazioni in merito al target della gestione per queste due specie sono analoghe a quelle fatte per il sito IT6010019: è necessario prevedere

interventi a carico degli habitat che sostengono le due specie.

5.3 Valutazione della qualità ambientale delle acque superficiali

Dall’analisi ambientale effettuata nel capitolo 5, e dalle osservazioni riportate nei paragrafi precedenti, emerge la centralità degli ecosistemi

acquatici (lineari e puntiformi) per la conservazione di habitat e specie di entrambi i due proposti siti di importanza comunitaria.

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Si è ritenuto necessario pertanto valutare l’attuale stato di qualità delle acque interne, ricorrendo all’uso di metodi basati su bio-indicatori; il quadro

complessivo ricostruito, è frutto dell’insieme di dati di campo completati e suffragati da dati bibliografici preesistenti.

Per una corretta valutazione della qualità delle acque interne si è fatto riferimento ad un’area più vasta di quella dei due proposti siti d’importanza

comunitaria.

La valutazione della qualità ambientale degli ambienti umidi puntiformi è stata effettuata tramite l’applicazione dell’Indice Rana esculenta (I.R.e),

messo a punto da Nascetti e Andreani.

Tale indice si basa sul complesso Rana esculenta, che viene utilizzato come indicatore di inquinamento (Santucci et al., 1995; Andreani et al.,

1995; 1997; 1999; 2003); il complesso Rana esculenta, risulta un indicatore abbastanza sensibile soprattutto ad inquinamento derivante

dall’immissione di pesticidi nell’ambiente a scopo agricolo.

L’indice si basa sulla distribuzione delle frequenze relative delle due specie di rane verdi del complesso R. esculenta all’interno della popolazione

campionata.

E’ ormai stato dimostrato con diversi studi, che in popolamenti misti di R.lessonae – R.esculenta, in equilibrio stabile, le due entità mostrano

frequenze diverse in una stessa area geografica, che corrispondono ad una occupazione differenziale delle diverse tessere ambientali: R.lessonae

prevale in ambienti poco inquinati ed integri, mentre R.esculenta ha maggiore probabilità di successo in habitat abbastanza disturbati.

L’applicazione dell’Indice Rana esculenta, prevede:

- una prima fase di campionamento delle popolazioni di Rane verdi: la cattura viene effettuata a mano o con retino, principalmente nelle ore

notturne. Gli individui vengono catturati e rilasciati dopo aver prelevato ad ognuno di essi , previa anestetizzazione, porzioni di falange del

secondo dito del piede;

- una seconda fase di analisi di laboratorio: i campioni prelevati vengono conservati a – 80°C fino a quando non vengono sottoposti all’analisi

elettroforetica, che permette di distinguere su basi genetiche gli individui delle due specie di rana verde del complesso esculenta;

- la terza ed ultima fase di calcolo delle frequenze relative delle due specie e assegnazione della classe di qualità sulla base della tabella II di

riferimento riportata in Andreani et al, 2003.

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Nell’area indagata l’indice è stato applicato a due stazioni12, rappresentative di due realtà territoriali sottoposte a pressioni antropiche differenti: una

costituita da una pozza temporanea d’acqua dolce posta in un’area soggetta ad agricoltura intensiva; l’altra. Rappresentata da uno stagno d’acqua

dolce interno ad un’Azienda privata a vocazione prevalentemente agro-pastorale.

La Stazione 1, denominata Estuario Margherita – Tafone, è situata vicino alla zona di estuario che si forma dove confluiscono il Canale Margherita

ed il Fosso Tafone. E’ stata scelta questa stazione perché l’unica tra quelle presenti in questo tratto con acqua dolce e non salmastra, quindi capace

di

ospitare la specie indicatrice.

Durante i campionamenti condotti nei mesi di aprile – giugno 2004 sono stati catturati 61 individui adulti di rane verdi, le cui frequenze sono

risultate essere del 44 % per R. lessonae e del 56 % per R. esculenta.

12 Il campionamento si è limitato a due stazioni nell’area, in modo da poter avere i risultati in tempi compatibili con i tempi di realizzazione del presente Piano di Gestione, e poter valutare la qualità delle acque di questa tipologia di ambiente umido.

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Figura 5.1 –Stazione 1 Estuario Margherita – Tafone

La Stazione 2, denominata S.Agostino, si trova in località S.Agostino, ed è rappresentata da uno stagno artificiale, realizzato 30 anni fa, e quindi

ormai parte integrante del paesaggio locale, all’interno della Azienda Giacinto Guglielmi di Vulci – Montalto di Castro.

Durante i campionamenti condotti nei mesi di aprile – giugno 2004 sono stati catturati 56 individui adulti di rane verdi, le cui frequenze sono

risultate essere del 67 % per R. lessonae e del 33% di R. esculenta.

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Figura 5.2 – Stazione 2- S.Agostino

Tabella 5.5– Risultati delle frequenze relative del complesso R..esculenta

Stazione Numero totale

di rane (N)

N tot.

R.esc

N tot.

R.les

%

R.esc

%

R.les

1. Estuario Margherita – Tafone 61 34 27 56 44

2.S.Agostino 56 19 37 33 67

I risultati ottenuti per le due stazioni (tabella 6.4) di campionamento in termini di frequenze relative delle due specie di rana verde sono stati

convertiti in classi di qualità dell’Indice Rana esculenta, attraverso l’uso della tabella seguente:

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Tabella 5.6 – Intervallo di variazione della frequenza relativa di R. esculenta ordinata in modo crescente associato al grado di disturbo ambientale e alle Classi di Qualità.

INTERVALLO % R. esculenta GRADO DI DISTURBO AMBIENTALE CLASSI DI QUALITA’

0 – 20% Ambiente non disturbato o non

alterato in modo sensibile

I

20 – 40% Ambiente in cui sono evidenti alcuni

effetti di disturbo

II

40 - 60% Ambiente disturbato III

60 – 80% Ambiente molto disturbato IV

80 – 100% Ambiente fortemente disturbato V

In base a quanto riportato nella tabella 5.5, la Stazione 1, rientra nella classe di qualità III indice di un ambiente disturbato; mentre la stazione 2,

rientra nella classe di qualità II, indice di un ambiente ancora non completamente compromesso ma in cui sono evidenti effetti di disturbo.

Nel primo caso, l’area dell’estuario, corrispondente ad uno degli habitat di importanza comunitaria (1130), la causa del degrado della qualità delle

acque deriva dalla combinazione di più fattori: attività agricola, frequentazione antropica per il turismo balneare lungo la spiaggia limitrofa

all’estuario, e presenza di un insediamento abusivo lungo i due canali. L’azione sinergica di questi fattori ha portato ad un forte degrado della zona

dell’estuario e delle aree umide salmastre limitrofe corrispondenti ad habitat prioritari di importanza comunitaria (1150*).

Il valore di qualità ambientale della seconda stazione, rispecchia le condizioni ambientali circostanti l’area campionata, dove prevalgono aree di

pascolo, invece che agricole, e un basso livello di frequentazione antropica in quanto l’area umida ricade in una proprietà privata. A conferma dei

risultati dell’I.R.e è stata riscontrata la presenza nell’area indagata di una comunità faunistica ben strutturata e complessa e la presenza di specie

segnalate in direttiva (Garzetta, Testuggine palustre), sia in termini di presenza stagionale (es .periodi migratori) che stabile.

La valutazione della qualità ambientale dei principali corsi d’acqua presenti nell’area, è stata ricostruita principalmente attraverso dati bibliografici

di qualità delle acque superficiali ottenuti mediante monitoraggio biologico (Andreani, 2000) e monitoraggio chimico-fisico e microbiologico

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(Matteucci e Banda, 1996-97), tranne nel caso del Fosso Chiarone dove è stata condotta una prima analisi di campo nel maggio 2004 per una

definizione preliminare dello stato ecologico del Fosso.

I dati bibliografici di monitoraggio biologico sono stati ottenuti mediante l’applicazione dell’indice biotico esteso (Ghetti, 1987), basato sull’analisi

delle comunità di macroinvertebrati bentonici, calcolato nella primavera 1999 per il Fosso Tafone , e nella primavera del 2000 per il fiume Fiora.

Per il Fosso Tafone, il valore I.B.E. ottenuto è compreso tra 6-7, pari alla Classe di Qualità III, indice di un ambiente “molto inquinato o comunque

alterato”. La fonte principale d’impatto sul fosso è rappresentata dall’agricoltura intensiva caratteristica dell’area che influisce sia direttamente con

apporto di sostanze inquinanti, sia indirettamente attraverso l’emungimento per l’irigazione (Andreani, 2000). Questo valore corrisponde a quanto

rilevato negli ambienti umidi puntiformi mediante l’I.R.e.

Per il fiume Fiora, in particolare per il tratto terminale di questo corso d’acqua, che interessa il Comune di Montalto di Castro, analogamente a

quanto ottenuto per il Fosso Tafone il valore di I.B.E. è compreso tra 6-7, pari alla Classe di Qualità III, indice di un ambiente “molto inquinato o

comunque alterato”. Anche in questo caso viene indicata come fonte d’inquinamento l’agricoltura intensiva praticata nelle aree limitrofe al Fiume

(Andreani P, Sirgiovanni G., 2000).

Infine si riportano i dati di qualità del Fosso Chiarone raccolti durante rilevamenti condotti lungo un tratto del fosso (transetto) nel mese di maggio

2004.

Per stimare il livello di funzionalità del Fosso Chiarone sono stati applicati lungo il transetto prescelto, i due indici complementari: l’I.B.E. e l’I.F.F.

(A.N.P.A, 2000)13.

L’I.B.E. ha dato come risultato un valore intermedio tra la classe di qualità II e III indicante un ambiente che mantiene ancora un discreto livello di

qualità, pur presentando degli elementi di alterazione ed inquinamento. L’I.F.F. ha dato come risultato un valore intermedio tra i livelli di

funzionalità II (buono) e III (mediocre). Lo stato ambientale del tratto del Fosso del Chiarone indagato, mostra nel complesso una qualità medio

bassa.

13 l’I.F.F. (Indice di Funzionalità Fluviale) basato su un approccio olistico e sintetico tiene conto di un ampio ventaglio di elementi ecosistemici e consente di valutare lo stato complessivo dell’ambiente fluviale e della sua funzionalità, intesa come risultato della sinergia e dell’integrazione di un’importante serie di fattori biotici e abiotici presenti nell’ecosistema acquatico e in quello terrestre ad esso collegato.

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Il monitoraggio chimico-fisico e microbiologico è stato effettuato sul Fosso del Tafone e sul Canale Margherita negli anni 1996-97 dall’ARPA

Lazio di Viterbo (Tabella 6.6).

Questi dati consentono di dare una descrizione in termini di macrodescrittori dei due corpi idrici superficiali, che consentono di misurare il carico

organico o i nutrienti per i corpi idrici.

Il Fosso Tafone, nella stazione situata in prossimità del Ponte sulla S.S. Aurelia, risulta essere piuttosto inquinato e, oltre ad un seppure modesto

inquinamento microbiologico, risultano essere elevati sia i valori di BOD5 (in particolare il valore massimo), che i valori dei nitrati (che risultano

essere costantemente elevati) e dei tensioattivi anionici. Gli elevati valori di conducibilità elettrica e di residuo fisso sono ascrivibili alla relativa

vicinanza al mare. Il fosso Margherita presenta un discreto inquinamento di natura organica, come si rileva dagli elevati valori medi di BOD5, COD

e dei parametri microbiologici. Gli elevati valori di conducibilità elettrica e di residuo fisso sono giustificati dall’influenza dell’acqua marina.

Il Fosso Tafone riceve acque di scarico dall’antistante impianto ENEL, dopo un adeguato trattamento in un impianto di trattamento acque reflue

(ITAR). Le acque sanitarie sono trattate da un sistema di ossidazione e sedimentazione. Nel corso del 2001 sono stati scaricati nel fosso Tafone

171.446 m3 di acque depurate. In relazione al volume di acque scaricate nel Fosso Tafone, questo risulta essere circa 1/3 del volume totale, in

quanto la maggior parte (circa 2/3) viene riciclato nell’impianto. I controlli analitici garantisco il rispetto dei limiti della legge 152/99.

Tabella 5.7 – Dati relativi all’attività di monitoraggio condotta dall’ARPA Lazio di Viterbo negli anni 1996-97.

PARAMETRI

CHIMICO-FISICI

Fosso

Tafone

Fosso

Tafone

Fosso

Tafone

Canale

Margherit

a

Canale

Margherit

a

Canale

Margherit

a

MED MIN MAX MED MIN MAX

Temperatura 14.5 10 19.1 16.1 9.5 24

pH 8 7.8 8.2 7.5 7.2 7.9

Cond. elettrica

µS/cm

1154 847 1408 4622 1500 10388

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Residuo fisso mg/l 865 635 1056 3465 1117 7791

Solidi sedimentabili

mg/l

0.1 nv 0.2 0.4 0.1 0.9

Ossigeno disciolto

mg/l

12.3 10.7 16.2 10.9 8.8 13.3

BOD5 mg/l 3.4 0.5 8.6 4.6 1 10.1

COD mg/l 17.5 1.1 38.8 30.9 7 70.5

Cloro libero mg/l

Cl2

nv nv nv nv nv nv

Cloruri mg/l Cl- 144 78 210 2664 300 4431

Solfati mg/l SO4= 114 52.2 211.4 215.2 26.8 442.9

Nitrati mg/l NO3- 29.7 26.4 32.2 17.6 11.5 32.2

Nitriti mg/l NO2- 0.12 0.03 0.2 0.62 0.36 0.93

Ammoniaca mg/l

NH4+

0.05 nv 0.09 0.88 0.01 3.75

Fosforo totale mg/l P 0.02 nv 0.05 0.056 0.01 0.12

Fosfati mg/l 0.04 nv 0.11 0.13 0.02 0.28

Composti fenolici

mg/l C6H5OH

nv nv nv nv nv Nv

Tensioattivi anionici

mg/l MBAS

0.2 0.04 0.35 0.16 0.05 0.3

PARAMETRI

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MICROBIOLOGI

CI

Salmonella in 1 l assenti - - assenti - -

Coliformi totali/100

ml

6750 2000 15000 27800 3000 100000

Coliformi fecali/100

ml

430 100 700 1064 200 4000

Streptococchi

fecali/100 ml

400 100 900 632 60 1600

Il quadro complessivo che emerge dai risultati dei diversi Indici di qualità applicati, e dalle analisi chimico-microbiologiche relative ad alcuni dei

corpi idrici presenti nell’area, indica in media un valore tra sufficiente e scadente dello stato ambientale delle acque superficiali nell’area in cui

ricadono i due pSIC.

In particolare è possibile individuare due macroaree caratterizzate da situazioni differenti di qualità ambientale dei corpi idrici, in cui il Fosso

Tafone fa da spartiacque: un’area che si estende a partire dal Fosso Tafone fino al confine con la Toscana caratterizzata da un’ampia diffusione

dell’attività agricola di tipo intensivo, dalla presenza di un flusso turistico balneare concentrato nella stagione estiva e da una maggiore

urbanizzazione dell’area costiera. Tale area presenta valori di qualità ambientale per le acque superficiali medio bassi, con presenza di alcuni

ecosistemi acquatici ormai compromessi. L’altra area si estende a sud del Tafone fino alla foce del fiume Fiora, sostanzialmente a conduzione

privata, e comprende ambienti umidi puntiformi, corrispondenti all’habitat di importanza comunitaria 2190, che presentano condizioni buone di

qualità ambientale, che vanno peggiorando, avvicinandosi al confine naturale dell’area privata, il Fiume Fiora e all’insediamento urbano di

Montalto Marina, dove il livello di disturbo antropico aumenta.

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La qualità ambientale delle acque superficiali conferma quanto emerso dalla valutazione di habitat e specie: gli ambienti umidi presenti nell’area

sono a rischio e necessitano di interventi prioritari per poter rispettare l’obiettivo di conservazione di habitat e specie dei due proposti siti

d’importanza comunitaria.

5.4 Valutazione del grado di vulnerabilità e della qualità delle acque sotterranee

Dalla descrizione idrogeologica riportata nel capitolo 5, risulta che l’acquifero costiero presenta un’elevata vulnerabilità a causa della modestissima

profondità dal p.c., fattore messo in evidenza anche dai rilievi effettuati per determinare l’andamento del flusso idrico sotterraneo.

La condizione di sub-affioramento della falda costiera, la espone maggiormente al rischio di inquinamento diretto, che in un’area a forte vocazione

agricola come il Comune di Montalto di Castro è molto elevato.

Un altro elemento di vulnerabilità per le acque sotterranee dell’area è rappresentato dal problema dell’intrusione marina (Variante al P.R.G., 2002),

comune nel caso di acquiferi costieri dove le acque dolci galleggiano su quelle salate, separate da un’interfaccia che, in condizioni statiche, tende ad

approfondirsi verso l’entroterra. Questo fragile equilibrio, può venire perturbato dagli eccessivi emungimenti che inducono un abbattimento della

piezometrica, provocando l’assottigliamento della falda dolce sovrastante, per cui si induce la repentina risalita dell’interfaccia e quindi del cuneo

salino.

Lungo la fascia costiera sono stati rilevati in diversi pozzi repentini innalzamenti dei valori di salinità delle acque (superiori ai 1000 mg/l), come ad

esempio in località Graticciara, situata a ridosso del pSIC IT6010018 “Litorale a NW delle foci del fiume Fiora”, dove si registra sia il problema

della falda subaffiorante, che il rischio di inquinamento legato all’intrusione marina.

Questo quadro del rischio di intrusione salina, è confermato indirettamente, in particolar modo per il comprensorio di Pescia Romana, dalle analisi

chimiche delle acque di irrigazione (aprile 2004), gentilmente fornite dalla Cooperativa “Il Chiarone”. Tali analisi indicano un valore medio di

conduttività elettrica, misura indiretta della salinità delle acque, pari a 1.710 mS/cm pari ad un valore alto di salinità, secondo le linee guida per

l’interpretazione delle analisi chimiche ai fini di un giudizio agronomico. Inoltre anche il valore medio dei Sali disciolti rilevato nelle analisi è

piuttosto elevato e pari ad 1.1 g/l.

I dati rilevati per il comprensorio di Montalto di Castro, invece, non indicano risalita del cuneo salino (Ceradini, Arpa Lazio, com. pers.).

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L’Arpa Lazio (Viterbo), esegue regolarmente monitoraggi dei pozzi nella zona di Montalto di Castro con l’obiettivo di definire in base alle

caratteristiche idrogeologiche le aree potenzialmente vulnerabili in relazione all’inquinamento dei nitrati. I dati ottenuti hanno evidenziato che

l’area costiera tra Montalto di Castro e Civitavecchia è una delle due aree potenzialmente vulnerabili della Regione Lazio (l’atra è tra Aprilia e

Fondi).

I dati più recenti (ottobre – novembre - dicembre 2002 ed aprile - maggio 2003) riferiti a tre pozzi (tabella 5.8), tutti posti a sud del fiume Fiora, non

indicano però una reale vulnerabilità.

I dati misurati dall’Arpa includono parametri chimici (nitrati, nitriti, fosfati, calcio, cloro) e microbiologici. Il rapporto tra Cl-/Ca++ viene utilizzato

per definire l’entità della possibile risalita di acqua marina in profondità (cuneo salino) causata da emungimenti di acqua di falda per uso agricolo. I

valori dei parametri chimici ottenuti rientrano nei limiti stabiliti dal DPR 236/88 e del D.Lvo. 02/02/2001 relativi alla qualità delle acque destinate

al consumo umano, tranne nei casi in cui si supera il limite di 50 mg/l corrispondente alla concentrazione dei nitrati.

La valutazione complessiva dello stato delle acque sotterranee nel Comune di Montalto di Castro, evidenzia dunque le maggiori criticità proprio

nell’area d’influenza dei due proposti siti d’importanza comunitaria, ossia il comprensorio del centro abitato di Pescia Romana, mentre il

comprensorio del centro abitato di Montalto di Castro mostra caratteristiche di minor vulnerabilità.

In definitiva nella zona di Pescia Romana si dovrà porre particolare attenzione agli interventi urbanistici o progettuali di qualsiasi natura, sia perché

la falda è posta a piccola profondità, sia in considerazione del fatto che l’eventuale approvvigionamento idrico di pozzi potrebbe rivelarsi dannoso.

Inoltre si dovrà limitare la realizzazione di scavi oltre il metro di profondità, al fine di evitare interferenze dirette con la falda.

Tabella 5.8 – Dati relativi ai tre pozzi monitorati dall’ARPA Lazio. Si riportano i dati di ott, nov,dic 2002 forniti dalla sede di Rieti, ed i dati di apr.,mag 2003, forniti dalla sede di Viterbo.

Pozzo

Data

NO3-

mg/l

NO2- -

mg/l

NH4 +

mg/l

o-PO4 =

mg/l

Ca++

mg/l

Cl -

mg/l

Colifo

rmi

totali

UFC/1

Colifo

rmi

fecali

UFC/1

Strept

o-

cocchi

UFC/1

Esche

ri-chia

coli

UFC/1

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00 ml 00 ml 00 ml 00 ml

8 Ott.

02

56 <0.25 <0.40 0.10 48 161 assenti assenti assenti assenti

8 Nov.

02

54.22 <0.025 <0.040 0.16 64 155.95 4 assenti assenti assenti

8 Dic 02 55.3 >0.025 <0.04 0.3 50 161.3 5 assenti assenti assenti

8 Apr.

03

57.30 <0.025 <0.04 0.50 176,00 158,20 assenti assenti assenti assenti

8 Mag.0

3

67 <0.025 <0.040 <0.1 124 155 assenti assenti assenti assenti

9 Ott.02 55 <0.25 <0.40 0.19 94 131 assenti assenti assenti assenti

9 Nov.0

2

50.6 <0.025 <0.040 0.17 44 128.73 assenti assenti assenti assenti

9 Dic.02 48.5 <0.025 <0.040 0.28 48 10 assenti assenti assenti assenti

9 Apr.0

3

52.90 <

0.025

< 0.04 0.00 152.00 134.10 assenti assenti assenti assenti

9 Mag.0

3

49 <0.025 <0.040 0.60 106 125 assenti assenti assenti assenti

10 Ott.02 32 <0.25 <0.40 0.17 74 103 assenti assenti 13 assenti

10 Nov

02

25.6 <0.025 <0.040 0.18 29.5 96.8 assenti assenti assenti assenti

10 Dic 02 28.2 <0.025 <0.04 0.32 22 99.3 assenti assenti assenti assenti

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10 Apr.0

3

25.20 <0.025 <0.04 0.00 124.00 99.30 assenti assenti assenti assenti

10 Mag.0

3

24 <0.025 <0.040 <0.1 84 95 assenti assenti assenti assenti

NOTE Nome pozzo: Residence Torre di Maremma, n° 8, località La Gaggiola, Torre di

Maremma, prof.32m. Uso irriguo.

Nome pozzo: Sottovia Lido, n° 9, località: Montalto Marina, Strada Litoranea,

profondità 33 m.Uso potabile.

Nome pozzo: Strada Pontoni, n° 10, Località Campo Morto, Strada Pontoni,

profondità 66 m. Uso potabile.

5.5 Analisi SWOT

Per restituire una rappresentazione sintetica dei fattori influenti sullo sviluppo socio –economico è stata applicata la metodologia della SWOT

analysis. consente di rendere sistematiche e fruibili le informazioni raccolte circa un tema specifico e fornisce informazioni fondamentali per la

definizione di politiche e linee di intervento

Attraverso l'analisi SWOT è possibile evidenziare i punti di forza e di debolezza al fine di far emergere quelli che vengono ritenuti capaci di

favorire, ovvero ostacolare o ritardare, il perseguimento di determinati obiettivi. Più specificamente nell'analisi SWOT si distinguono fattori

endogeni ed esogeni.

La terminologia consueta distingue i fattori endogeni tra punti di forza e punti di debolezza e quelli esogeni tra opportunità e rischi. Tra i primi si

considerano tutte quelle variabili che fanno parte integrante del sistema stesso, sulle quali è possibile intervenire per perseguire obiettivi prefissati.

Tra i secondi, invece, si trovano variabili esteme al sistema che però possono condizionarlo sia positivamente che negativamente. In quest ultimo

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caso non è possibile intervenire direttamente sul fenomeno ma è opportuno predisporre strutture di controllo che individuino gli agenti esogeni e ne

analizzino l'evoluzione al fine di prevenire gli eventi negativi e sfruttare quelli positivi. Di seguito si riportanoin una tabella di sintesi i risultati

dell’analisi effettuata per i 2 SIC.

Tabella 5.9 - Analisi SWOT per i due proposti siti d’importanza comunitaria

Punti di forza Punti di debolezza Opportunità Minacce

Risorse Naturali - Tutelate nelle aree interne ai

due pSIC;

- Presenza di specie faunistiche

di elevato valore

conservazionistico legate in

particolare agli ambienti umidi;

- Popolazione di Emys

orbicularis in continuità ecologica

con le altre segnalate lungo il

litorale;

- Presenza di habitat prioritari

(pSIC IT6010018) ai sensi della

Direttiva 43/92 CEE;

- Gestione delle superfici

boscate comprese in aree private

non a scopo commerciale;

- Qualità delle acque

superficiali in parte

compromessa;

- Registrati casi di

rilascio in natura di

specie domestiche di

Emididi, con rischio di

inquinamento genetico

delle popolazioni

residenti di Testuggine

comune e di

competizione diretta la

Testuggine palustre;

- Popolazione di

Testudo hermanni

all’interno del pSIC

- Informazione

sull’esistenza di un valore

aggiunto al territorio;

- Presenza di

un’importante polo di

ricerca (Università della

Tuscia) necessario per

una migliore definizione

dello status ecologico di

questi siti;

- Opportunità legate a

finanziamenti a favore

dell’ambiente (comunitari

e nazionali);

- Opportunità legate alla

valorizzazione di Rete

- Incendi

- Fruizione turistica

eccessiva di pinete

costiere ed ambienti

dunali;

- Rischio di un

abbassamento della falda

idrica;

- Ingressione dell’acqua

marina in falda;

- Erosione di alcuni

tratti di litorale;

- Realizzazione di un

impianto di pescicoltura

in zona ex GNL.

- Pulitura del

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- Comprese per buona parte in

aree a scarsa o ridotta

frequentazione antropica;

- Presenza di 18 km di litorale di

cui 7 compresi nell’area dei due

pSic,

- Buone capacità di recupero

della vegetazione dunale;

isolata;

- Ambienti dunari

ricadono in un’area a

vocazione turistica

Natura 2000;

- Opportunità legate a

finanziamenti regionali

per il litorale laziale

sottobosco nelle aree

boscate private

Componente

socio-economica

- Basso livello di pressione

antropica

- Incremento demografico;

- Elevati valori degli indici di

ricambio generazionale e

congiunturale;

- Elevato numero di seconde

case;

- incremento del numero di

unità locali;

- recente conversione

dell’agricoltura a tecniche a

basso impatto;

- Filiera del mercato agricolo

soggetta a strumenti di

- Movimento naturale

negativo

- Crisi occupazionale

dopo la chiusura dei

cantieri della centrale

Enel Alessandro Volta

- Carenza di

attrezzature turistiche;

- Modesta offerta

ricettiva alberghiera, ai

limiti della saturazione;

- Scarsa notorietà della

presenza del pSIC e delle

sue valenze

naturalistiche.

- Nuove possibilità di

occupazione legate al

turismo ambientale

(educazione ambientale,

visite dell’area);

- Possibilità di creare

attività turistiche nella

stagione autunnale ed

invernale derivanti dalla

presenza dei due proposti

siti;

- Valorizzazione della

Rete Natura 2000;

- Eccessivo carico

antropico dell’area

dovuto all’incremento dei

flussi turistici.

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certificazione (ISO 9000, marchio

di qualità per alcuni prodotti);

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Caratterizzazion

e territoriale e

amministrativa

- Buona accessibilità dell’area

compresa nel demanio pubblico;

- Presenza di vincoli per la

tutela delle risorse ambientali;

- Dotazione di strumenti

urbanistici e programmatici;

- Programmazione di interventi

di rinaturalizzazione e di

valorizzazione del turismo lungo

la zona costiera di Pescia

Romana;

- Spiccata sensibilità ambientale

registrata sia nella popolazione

locale sia nell’Amministrazione

comunale;

- Attivazione del processo di

certificazione Emas

dell’Amministrazione comunale

- Assenza di strumenti

urbanistici specifici

nell’area costiera;

- Strumenti urbanistici

datati;

- Scarsa visibilità della

presenza del SICp;

- Prevalenza di una

matrice agricola di fondo;

- Scarsa possibilità di

fruizione di parte dei due

pSic perché compresi in

area privata

- opportunità di

valorizzazione attraverso

l’utilizzo di numerosi

strumenti di

programmazione e

finanziamento attivi nel

territorio comunale;

- opportunità di

integrare la gestione dei

pSIC in un processo di

sviluppo sostenibile

dell’intero comune;

- opportunità derivanti

dalla futura registrazione

EMAS a livello

territoriale nel comune

di Montalto di Castro;

- stipulare una

convenzione con

l’ENEL per la gestione e

fruizione delle aree

pSIC.

- Scarsa attenzione alla

presenza del pSIC da

parte della popolazione

locale;

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6 Obiettivi

6.1 Obiettivi generali

Obiettivo generale del Piano di Gestione dei 2 pSIC IT6010019 “Pian dei Cangani”e IT6010018 “ Litorale a NW delle foci del Fiora “ è quello di

contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, della flora e della fauna selvatiche di interesse

comunitario.

Il perseguimento di tale obiettivo prevede la definizione di linee gestionali, e di interventi mirati al mantenimento in uno stato di conservazione

soddisfacente, ai sensi della Direttiva “ Habitat” 92/ 43/CEE

Il raggiungimento di tale obiettivo richiede l integrazione tra le finalità di conservazione dei due pSIC e l’uso che l’uomo attualmente fa del

territorio in cui i due proposti siti di importanza comunitaria ricadono.

Il piano di gestione si prefigge la definizione di strategie ed interventi atti a consentire uno sviluppo socio-economico, del territorio interessato,

compatibile con la gestione di tipo conservativo richiesta all’interno degli habitat dei 2 siti considerati.

La parte descrittiva e quella analitica del presente Piano di Gestione ,esposte nei capitoli precedenti, costituiscono la base conoscitiva su cui definire

le strategie e gli interventi più appropriati alle specifiche dei due SIC.

Le azioni indicate nel presente Piano di Gestione , sia in forma di indirizzi gestionali sia in forma di interventi, operano su tre livelli.

� Mantenimento . quando l’attuale status di specie ed habitat nell’area consente la conservazione nel lungo periodo,

� Preventivo. quando è necessario intervenire sugli attuali indirizzi di gestione per evitare di provocare danni ad habitat e specie;

� Recupero quando lo stato ambientale è ormai compromesso

Le azioni definite dal piano interessano sia la parte di territorio inclusa nei due siti, sia le aree limitrofe, nel primo caso regolamentando se

necessario le attività consentite nel secondo orientando le attività presenti verso uno sviluppo sostenibile sia sotto il profilo ecologico che sotto il

profilo socio-economico.

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6.2 Obiettivi operativi di tipo ecologico.

La gestione dei due pSIC si concretizza attraverso la definizione di misure di conservazione necessarie a mantenere o ripristinare habitat naturale e

popolazioni di specie di flora e fauna selvatiche in uno stato di conservazione soddisfacente. Queste misure di conservazione devono essere

conformi alle esigenze ecologiche delle specie e degli habitat elencati nelle schede Natura 2000 dei due siti e mirate a:

� - Salvaguardare la biodiversità,

� Usare razionalmente le risorse naturali,

� Prevenire e mitigare cause di declino delle specie e di degrado degli habitat

Il perseguimento degli obiettivi sopra descritti implica .

� Mantenere e migliorare lo status ecologico di habitat e specie di interesse comunitario presenti all’interno dei due pSIC;

� Mantenere e implementare i processi ecologici alla base del corretto funzionamento degli ecosistemi naturali,

� Mitigare e/o eliminare le cause di declino delle specie e i fattori che provocano la riduzione e la conseguente frammentazione degli habitat;

� Orientare verso uno sviluppo sostenibile le fonti di pressione sullo stato ambientale degli ecosistemi;

� Promuovere politiche territoriali integrate;

� Promuovere una pianificazione e programmazione ecologica del territorio, che permetta l’integrazione delle linee di gestione specifiche per

i due pSIC nelle politiche territoriali vigenti

Il Piano di Gestione richiede la definizione di scadenze temporali per la realizzazione dei differenti obiettivi operativi, pertanto si distinguerà tra

obiettivi operativi a breve–medio termine e a lungo termine..

6.2.1 Obiettivi operativi a breve-medio termine

Gli obiettivi operativi che si intendono raggiungere a breve-medio termine mediante il piano di gestione sono:

� Tutela della testuggine palustre (Emys orbicularis) presente all’interno di entrambi i siti

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;tutela della Testuggine comune (Testudo hermanni), presenti all’interno del sito IT6010018;

tutela della comunità di rettili anfibi tipici dei boschi planiziali relitti;

.tutela e gestione degli abitat umidi inclusi nei proposti siti di importanza comunitaria che sono:

estuari(cod. 1130);

lagune costiere (cod. 1150);

depressioni umide interdunali (cod.2190);

tutela e gestione dei seguenti habitat dunali di interesse comunitario presenti nel sito IT6010018:

Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster (2270);

: Dune costiere con ginepri (Juniperu spp) (2250)

: dune mobili del cordone litorale(2120)

Dune fisse del litorale (2210)

6.2.2 Obiettivi operativi a lungo termine

Gli obiettivi operativi che si intendono raggiungere nel lungo termine sono:

razionalizzare l’uso delle risorse idriche e monitorare la qualità delle acque gia soggette ad un parziale degrado;

orientare verso una gestione sostenibile le attività antropiche presenti nelle aree limitrofe ai due siti di importanza comunitaria.

6.3 Obiettivi operativi di natura socio-economica

E’ ormai opinione largamente condivisa nel mondo della conservazione che per ottenere risultati duraturi e nel lungo periodo è necessario integrare

le politiche di gestione di tipo conservativo con quelle di gestione del territorio determinate da fattori socio-economici.

Altra opinione ormai condivisa in fatto di conservazione è che per un risultato efficace sia necessaria la piena condivisione da parte delle pubbliche

amministrazioni e dei privati, presenti sul territorio, degli obiettivi di tutela che l’area richiede. Questo è ancora più vero nel caso dei due pSIC in

oggetto in quanto ricadono in parte in una zona privata ed in parte in una zona pubblica.

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Questo comporta che il territorio compreso nei due siti di importanza comunitaria in oggetto viene utilizzato a scopi diversi da quelli

conservazionistici. Poichè è l’individuazione di pSIC non implica, salvo prescrizioni specifiche, la limitazione delle attività preesistenti è ovvio che

per riuscire a conseguire l’obiettivo di conservazione di queste particolari tipologie di aree protette è necessario trovare delle soluzioni di tipo

integrato .

E’ necessario pertanto individuare degli obiettivi di tipo socio-economico che mettano in evidenza le opportunità che possono essere offerte all’area

dalla presenza dei due pSIC. Nel caso specifico le due aree di interesse comunitario potrebbero differenziare l’offerta turistica dell’area estendendo

la stagione turistica al periodo autunnale e invernale rivolgendosi in questi periodi ad un turismo non balneare.

Le attività turistiche legate alla promozione ed alla valorizzazione dei due proposti siti di importanza comunitaria devono essere razionalizzati ed

improntati con criteri di sostenibilità quindi ancora una volta ci deve essere una visione dualistica del pSIC presente a Montalto di Castro la

valorizzazione e la tutela del paesaggio naturale rappresentano di fatto la principale risorsa che potrebbe fornire degli incentivi degli introiti di tipo

economico a tutto il territorio in cui ricade il pSIC.

6.3.1 obiettivi operativi socio-economici a breve medio termine

Entrambe i due siti di importanza comunitaria non sono compresi in nessun tipo di istituzione evocata alla tutela e la conoscenza della loro

esistenza sul territorio è praticamente nulla. Durante i sopralluoghi effettuati nell’area di interesse dei due Psic sono state rilevate direttamente

queste due caratteristiche la popolazione risulta non a conoscenza di queste due aree anche se risulta particolarmente interessata al mantenimento

delle elevate condizioni ambientali del suo territorio. Quest ultimo fattore è stato rilevato sia attraverso questionari ed interviste con gli operatori

del settore turistico presenti nell’area sia attraverso contatti diretti con operatori del settore agricolo in particolar modo dalla cooperativa “ Il

Chiarone”.Questi due elementi ci permettono di definire alcuni obiettivi a breve e medio termine tenendo conto della reale inclinazione degli

operatori della zona verso queste istituzioni di tutela.

Alla luce di quanto appena detto sono stati individuati i seguenti obiettivi a medio e breve termine:

� Informazione alla popolazione locale della presenza dei due pSIC

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� Sensibilizzazione ed orientamento alla fruizione dei pSIC in modo da incentivare un turismo sostenibile orientato al modellodel I.C.Z.M14

� Promozione, diffusione ed aumento della notorietà dell’area dei due pSIC attraverso mezzi di comunicazione ed anche attraverso incontri

tematici

� Coinvolgimenti diretto di alcune parti della popolazione in attività di tipo promozionale dei due pSIC

� Revisione degli accessi e del grado di fruibilità attuale dei due pSIC

� Integrazione dei due pSIC nelle attuali risorse dell’area utilizzate ai fini turistici

6.3.2 Obiettivi operativi a lungo termine

Promuovere ed incentivare un ‘attività turistica di tipo sostenibile in particolar modo per quanto riguarda il turismo balneare in modo da ridurre gli

impatti che attualmente il turismo provoca in particolar modo sugli habitat di tipo dunale;

rendere i due proposti siti di importanza comunitaria propulsori di un modello di sviluppo socio-economico compatibile con le finalità di

conservazione della biodiversità;

sviluppare una maggiore sensibilità nella popolazione alle tematiche ambientali

.

14 Un buon esempio di cui tener conto è l’esperienza realizzata in Toscana.

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7 Strategia di Gestione ed interventi

7.1 Strategia Gestionale

In base agli obiettivi ecologici e socio economici , esposti nel capitolo precedente, il piano di gestione definisce quale deve essere la strategia da

adottare per ottenere tali obiettivi .

Di seguito verranno riportate le strategie ecologiche, distinguendo tra quelle mirate per le specie, e per gli habitat; concludendo poi con le

illustrazioni delle strategie socio-economiche.

7.1.1 Strategie ecologiche specie specifiche

Le specie di maggior rilievo tra le entità faunistiche presenti nei due pSIC (vedi tabelle 4.4 e 4.5) rientrano nelle classi dei rettili e degli

uccelli.

Nel presente piano di gestione è stata data la priorità agli interventi mirati alla tutela delle specie appartenenti alla classe dei rettili in

quanto queste risiedono in maniera stabile nell’ area interessata dai 2 siti e mostrano maggiore vulnerabilità.

Per quanto riguarda l’azione sull’ avifauna di interesse comunitario è più significativo un intervento sugli habitat piuttosto che

direttamente sulla specie.

7.1.1.1 Strategia di gestione per la tutela della Testuggine Palustre (Emys Orbicularis)

Dall’ analisi ambientale condotta nei 2 pSIC è emerso che le principali minacce cui è soggetta la Testuggine Palustre (Emys Orbicularis) sono le

seguenti:

� Degrado degli ambienti umidi funzionali per la specie;

� Rischio di perdita di habitat idonei a causa del processo di interramento;

� Presenza nell’ area della specie competitrice Testuggine dalle orecchie rosse ( Trachemys Scripta)

� Disturbo antropico diretto e .indiretto.

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Tenendo conto di queste minacce , è stata definita una serie di azioni complementari volte alla tutela della Testuggine Palustre (Emys Orbicularis),

che prevedono l’ attuazione delle seguenti strategie:

� Aggiornamento ed ampliamento delle attuali conoscenze sullo status delle popolazioni presenti nell’ area d’ interesse;

� Incremento delle popolazioni presenti e aumento della variabilità genetica attraverso interventi di restocking;

� Eradicazione della specie competitrice Testuggine dalle orecchie rosse ( Trachemys Scripta);

� Promozione del processo di riconversione a metodi di minor impatto delle attività agricole locali, in parte già in atto.

7.1.1.2 Strategia di gestione per la tutela della Testuggine Terrestre (Testudo Hermanni)

La presenza della specie non è stata rilevata direttamente all’ interno del sic IT6010018 (Litorale a nw delle foci del Fiora) ma dati i seguenti fattori

si ritiene altamente probabile la sua presenza:

� la continuità e contiguità ecologica tra il luogo dell’ avvistamento e il sito IT6010018 (Litorale a nw delle foci del Fiora);

� La presenza storica della specie nell’ area;

� Elevata idoneità degli habitat compresi nei pSIC per la presenza della specie.

Dall’ analisi ambientale condotta nei 2 pSIC è emerso che le principali minacce cui è soggetta la Testuggine Terrestre (Testudo Hermanni) sono le

seguenti:

� Isolamento della popolazione all’ interno dei pSIC ( fenomeno riscontrato a livello nazionale)

� Rischio di inquinamento genetico per ibridazione con la specie testudo marginata;

� Contrazione e degrado dell’ habitat idoneo alla specie;

� Disturbo antropico diretto e indiretto.

Considerando queste minacce , è stata definita una serie di azioni complementari volte alla tutela della Testuggine Terrestre (Testudo Hermanni),

che prevedono l’ attuazione delle seguenti strategie:

� Aggiornamento ed ampliamento delle attuali conoscenze sullo status delle popolazioni presenti nell’ area d’ interesse;

� Indagini sul pool genico della popolazione per rilevare l’ eventuale ibridazione con la testudo marginata;

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� Una gestione orientata e sostenibile dell’ attività turistica nelle zone litoranee.

7.1.2 Strategie ecologiche per la gestione degli habitat

Tra gli habitat presenti nei 2 pSIC è possibile individuare 3 gruppi che necessitano in maniera prioritaria di strategie

gestionali mirate alla conservazione; vengono riportati di seguito in funzione della priorità di intervento:

� Ambienti umidi;

� Ambienti dunali;

� Ambienti forestali.

7.1.2.1 Strategia di gestione per la tutela degli Ambienti umidi

Il gruppo degli ambienti umidi comprende all’ interno dei 2 pSIC 5 habitat di interesse comunitario: � 1130 ESTUARI; � 1150 LAGUNE COSTIERE; � 1410 PASCOLI INONDATI MEDITERRANEI (JUNCETALIA MARITIMI) � 2190 DEPRESSIONI UMIDE INTERDUNARI � 3280 FIUMI MEDITERRANEI A FLUSSO PERENNE A PASPALO-AGROSTIDION

Dall’ analisi ambientale condotta nei 2 pSIC è emerso un generale stato di degrado di questa tipologia ambientale, riconducible alle

seguenti cause:

� Prelievo in falda a scopi agricoli e industriali;

� Inquinamento diretto dovuto a sversamenti civili e agricoli;

� Per le depressioni umide interdunari è da segnalare anche il rischio (naturale) di interrimento;

� Artificializzazione dei corsi d’ acqua superficiali.

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Per far fronte a queste minacce sono necessarie strategie di tipo gestionale, principalmente un uso razionale sia della risorsa idrica che

dell’ attività agricola.

7.1.2.2 Strategia di gestione degli ambienti dunali

All’ interno degli ambienti rientranti nei 2 pSIC sono presenti � 2120 DUNE MOBILI DEL CORDONE LITORALE CON PRESENZA DI AMMOPHILA � 2250 DUNE COSTIERE CON GINEPRI (JUNIPERU SPP) � 2270 FORESTE DUNARI DI PINUS PINEA E/O PINUS PINASTER � 2210 DUNE FISSE DEL LITORALE (CRUCIANELLION MARITIMAE)

Le principali minacce riscontrate a carico di questa tipologia ambientale sono: � La fruizione turistica; � L’ erosione della vegetazione causata dai vialetti d’ accesso al mare � L’ erosione del litorale

Codice

Natura

2000

Descrizione EUNI

S

descrizione Estensione

In ettari

9190 Vecchi querceti

acidofili delle

pianure sabbiose

con Quercus

robur

G1.8 Acidophilous oak dominated

woodland

24,33

9340 Foreste a Quercus

ilex

G2.1 Mediterranean evergreen oak

woodland

12,07

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1410 Pascoli inondati

mediterranei

(Juncetalia

maritimi)

D6.2 Inland saline or breckisch

species-poor helophyte beds

normally without free

standing water

4.26

3280 Fiumi

mediterranei a

flusso perenne a

Paspalo-

Agrostidion

E5.44 Mediterranean grassland on

alluvial river banks

0.378

Codice Natura

2000

Descrizione EUNIS Descrizione

2270 Foreste dunari di

Pinus pinea e/o

Pinus pinaster

G3.73 Pinus pinea forest

2250 Dune costiere con

ginepri (Juniperu

spp)

B1.6 Coastal dune

scrub

9340 Foreste a quercus

ilex

G2.1 Mediterranean

evergreen oak

woodland

2120 Dune mobili del B1.3 Shifting coastal

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cordone litorale

con presenza di

Ammophila

arenaria (dune

bianche)

duneses

2210 Dune fisse del

litorale

(Crucianellion

maritimae)

B1.4 Coastal stable

dune grassland

(gray dunes)

1150 Lagune costiere A2.6 Coastal

saltmarches and

saline reedbeds

1130 Estuari X01 Estuaries

3280 Fiumi

mediterranei a

flusso perenne a

Paspalo-

Agrostidion

E5.44 Mediterranean

grassland on

alluvial river

banks

9190 Vecchi querceti

acidofili delle

pianure sabbiose

con Quercus

robur

G1.8 Acidophilous oak

dominated

woodland

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2190 Depressioni

umide interdunari

C1.16 Dune-slack pools

2190 Depressioni

umide interdunari

B1.84 Dune-slack

reedbeds,

sedgebeds and

canebeds

1410 Pascoli inondati

mediterranei

(Juncetalia

maritimi)

D6.2 Inland saline or

breckisch species-

poor helophyte

beds normally

without free

standing water

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