Pet Therapy, quando l'animale aiuta a star bene

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Associazione ATENA

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Quaderni del volontariato

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Pet TherapyQuando l ’animale aiuta a s tare bene

a cura di

Laura Cibeca

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Coordinamento editorialeChiara Gagliano

© 2007 CESVOL2007 EFFE Fabrizio Fabbri Editore srl

ISBN: 978-88-89298-45-9

Progetto grafico e videoimpaginazioneStudio Fabbri, Perugia

StampaGraphic Masters, Perugia

Cesvol Centro Servizi Volontariato della Provincia di Perugia

Via Sandro Penna, 104/106Sant’Andrea delle Fratte06132 Perugiatel. 075/5271976 fax: 075/[email protected]@pgcesvol.net

Pubblicazione a cura di

Con il Patrocinio della Regione Umbria

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Il CESVOL, centro servizi volontariato per la Provincia di Perugia, nell’am-bito delle proprie attività istituzionali, ha definito un piano specifico nell’a-rea della pubblicistica del volontariato.

L’obiettivo è quello di fornire proposte ed idee coerenti rispetto ai temi diinteresse e di competenza del settore, di valorizzare il patrimonio di espe-rienze e di contenuti già esistenti nell’ambito del volontariato organizzatoed inoltre di favorire e promuovere la circolazione e diffusione di argomentie questioni che possono ritenersi coerenti rispetto a quelli presenti al cen-tro della riflessione regionale o nazionale sulle tematiche sociali.

La collana I quaderni del volontariato presenta una serie di produzionipubblicistiche selezionate attraverso un invito periodico rivolto alle asso-ciazioni, al fine di realizzare con il tempo una vera e propria collana edito-riale dedicata alle tematiche sociali, ma anche ai contenuti ed alle azioniportate avanti dall’associazionismo provinciale.

I quaderni del volontariato, inoltre, rappresentano un utile supporto perchiunque volesse approfondire i temi inerenti il sociale per motivi di studioed approfondimento.

I quaderni del volontariato:un viaggio attraverso un libro nel mondo del sociale

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Introduzione

Capitolo Primo

Breve storia della Pet Therapy

Capitolo Secondo

L’efficacia dei programmi di AAT

Capitolo Terzo

Terapie e Co-terapeuti

Capitolo Quarto

I cani in Pet Therapy

Capitolo Quinto

Meccanismi d’azione

Capitolo Sesto

Finalità e campi di applicazione delle AAT

Capitolo Settimo

Operatori di Pet Therapy

Capitolo Ottavo

Esperienze

Bibliografia

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Indice

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Iddio creò l’uomo, poi, vedendolo così debole,

creò il cane.

Alphonse Toussenel

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Negli ultimi anni si è iniziato a parlare molto della pet therapy e dei suoiaspetti positivi, ma pochissimi sanno cos’è veramente la pet therapy omeglio cosa sono le Attività Assistite con l’ausilio di Animali (AAA) e leTerapie (AAT).Il supporto emotivo ma anche fisico che può dare un animale ad una perso-na malata è davvero importantissimo, tanto che si sta cercando di dare unfondamento scientifico a tale terapia e alla sua applicazione.La pet therapy deve essere un intervento mirato ad una certa situazione e ilprogetto deve essere sempre elaborato da una equipe che riunisca diversefigure professionali (medico, fisioterapista, veterinario,educatore, condutto-re, psicologo…).Tale terapia si basa sullo scambio affettivo che avviene tra paziente e ani-male. Gli animali non giudicano, non rifiutano le persone, ma amano senza alcu-na riserva e limite, fanno sentire importanti ma soprattutto amati, ed è que-sto che stimola una persona, sia fisicamente che psicologicamente, a com-battere una certa malattia, a non lasciarsi andare, a sentirsi ancora utile.Guardare negli occhi un cane, prendersi cura di lui e sentirsi ricambiati èl’emozione più bella che si possa provare.L’Associazione A.T.E.N.A. (Attività e Terapie Educative Naturali effettuatecon l’ausilio di Animali) è nata proprio con l’obiettivo di diffondere questotipo di interventi.Attualmente fanno parte dell’associazione professionisti di vari settoricome lo psicologo, l’educatore cinofilo, il veterinario, il conduttore deglianimali e così via.Sicuramente il merito di riuscire ad aiutare con programmi efficaci e benpreparati persone con le più diverse problematiche fisiche e/o mentali, vasicuramente ai nostri amici a quattrozampe che sono: l’AmericanStaffordshire Terrier “Appaloosa Chief DePaco “ detto “Artù” attualmentecollabora con noi in diversi progetti con anziani e bambini; i SiberianHusky: Deedee e Rex e gli ultimi arrivati, la Golden Retriver Fata e il fan-tastico Poldo.L’amore e l’affetto che questi cani riescono a trasmettere alle persone concui vengono in contatto è qualcosa che aiuta moltissimo l’animo umano. La realizzazione di questo libro è stata possibile grazie alla collaborazionedi numerose persone fra cui tantissimi professionisti che vorrei ringraziaredi cuore per l’aiuto che mi hanno fornito.

Laura Cibeca

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Introduzione

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Capitolo Primo

reve storiadella Pet Therapy

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Pet Therapy (Uso terapeutico degli animali da compagnia, UTAC)

L’applicazione di questa terapia (molti studiosi insistono che si debba parlaredi “terapia complementare alla medicina convenzionale”) ha trovato utilizzonella cura di molte malattie, sia di carattere fisiologico che psicologico.“Gli animali sono in grado di comprendere una situazione ed esprimere unarisposta, modulandola a seconda della situazione stessa. Essi hanno conservatouno strumento che da tempo l’uomo ha perso: la capacità di captare delle sensa-zioni, comprendendo movimenti, gesti, vibrazioni che ciascuno di noi comunica.Grazie a queste caratteristiche l’uomo può stabilire con questi animali una rela-zione qualitativamente significativa, di tipo biunivoco. Ossia, dove c’è un ritor-no, un dare e un avere”.La presenza di un animale può portare una ventata di vivacità. Ecco allora chepuò diventare il tramite per valicare il muro del silenzio costruito dal figlio ado-lescente, concentrare i discorsi di tutti innescando il dialogo. Anche nella vita dicoppia un cane o un gatto hanno spesso una funzione molto delicata, compen-sando in parte la mancanza di un bambino o il vuoto che hanno lasciato i figliche si sono sposati”.La ragione del potere antistress degli animali, secondo numerosi etologi e psi-cologi, viene fatta risalire all’abitudine che avevano i nostri antenati preistoricidi tenere animali nell’accampamento, per fare la guardia: se gli animali eranotranquilli significava che non c’era alcun pericolo, cioè vi era da escludere lapresenza di predatori o nemici nelle vicinanze.Il gran numero di animali citati nella mitologia e i numerosi dipinti di domesti-cazione degli animali, provano l’evidenza che l’interazione tra l’uomo e l’ani-male in realtà non sia frutto di nuove scoperte ma che tale rapporto è sempreesistito, già a partire dall’era Paleolitica. Nel IX secolo a Gheel, in Belgio, degli animali vennero introdotti in una resi-denza protetta per curare dei disabili, tentando così un primo approccio tera-peutico, costituendo il primo importante tentativo di animal assisted activitytherapy della storia.Il primo studio realmente accertato circa l’utilizzazione scientifica degli ani-mali a scopo terapeutico a lungo termine risale al 1792, quando in Inghilterra,presso il York Retreat Hospital, lo psicologo infantile William Tuke, insiemead alcuni suoi collaboratori, cominciò a curare i propri pazienti (malati mentalie lunatici) con dei metodi “umani” e non più barbari.La premessa da cui partivano questi studi preliminari sulla animal-facilitatedtherapy era che le persone mentalmente malate e disturbate potevano ritornare

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Capitolo Primo

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in possesso delle loro ordinarie facoltà se venivano stimolati e incoraggiativerso attività alternative che permettessero di recuperare quell’autocontrolloche era stato perso, attraverso le tecniche di giardinaggio e di cura degli ani-mali, fonte di stabilità e di equilibrio.Il primo utilizzo degli animali a scopo terapeutico negli ospedali negli StatiUniti risale al 1919, quando il Segretario del Ministero degli Interni, FranklinK. Lane, scrisse al Sovrintendente del St. Elisabeth’s Hospital a Washington,Dr. W.A. White, suggerendo l’introduzione di cani per quei pazienti che aveva-no riportato gravi forme di depressione e schizofrenia in seguito alla I GuerraMondiale. Pionieri di questa tecnica innovativa e complessa allo stesso tempo:lo psichiatra infantile Boris Levinson e i coniugi Samuel & Elisabeth Corson.La diffusione sempre maggiore di interventi di Terapie e Attività assistite daglianimali ha comportato uno studio sempre più approfondito sul perché l’uomotragga così tanto beneficio dalla relazione che egli instaura con gli animali chegli vivono accanto.Uno degli studi più approfonditi e interessanti al riguardo è quella dell’ambitodella zooantropologia e quindi dello studio sulla storia e sull’evoluzione nelcorso dei secoli del rapporto uomo-animale.L’approccio zooantropologico alla pet therapy è molto differente da quello tra-dizionale e merita di essere riconosciuto perché apporta un cambiamento para-digmatico rispetto al modo di considerare il contributo beneficiale messo adisposizione nella seduta con l’animale e il ruolo stesso dell’animale nellaseduta. La zooantropologia è la disciplina che studia la relazione con l’animalee gli apporti che tale relazione produce.Una prima differenza è immediatamente evidenziabile: mentre nelle attività zoo-tecniche l’animale è uno strumento da cui discendono delle prestazioni che pro-ducono particolari benefici per l’uomo, nelle attività zooantropologiche l’animaleè un partner e i contributi derivano dalla struttura di relazione. Mentre in zootec-nia parliamo di utilizzo dell’animale, a volte sottinteso con la particella “da” (dalavoro, da latte, da compagnia), in zooantropologia l’animale è coinvolto nellastruttura di partnership, poiché per trovarsi in una struttura relazionale (e quindipartecipativa) deve necessariamente veder salvaguardati i suoi caratteri di alte-rità, vale a dire essere considerato un soggetto e non un oggetto, un portatore didiversità e di peculiarità e non essere antropomorfizzato o categorizzato.

Questo comporta alcune conseguenze:1) per ottenere i contributi in zooantropologia bisogna innanzitutto promuo-

vere la relazione evitando di considerare l’animale uno strumento, unostimolo o un surrogato;

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2) per poter inserire un animale in un progetto di zooantropologia applicataè necessario che l’eterospecifico presenti dei caratteri di coinvolgibi-lità;

3) per poter mettere a disposizione i corretti contributi, ovviamente variabi-li a seconda delle specifiche necessità del paziente, è necessario agiresulla struttura di relazione.

In questo senso la zooantropologia prende le distanze dai seguenti approcciinterpretativi della pet therapy:

a) l’idea di animale magico, capace come un amuleto di assorbire negati-vità o di emettere energie positive;

b) l’idea di animale medicina, vale a dire di correlazione tra le caratteristi-che di una specie e le beneficialità richieste;

c) l’idea di animale strumento, ossia di mezzo capace attraverso un canoneperformativo di produrre beneficialità;

d) l’idea di animale stimolo, ovvero di interazione semplice o reattiva conl’animale come produttiva di contributi terapeutici;

e) l’idea di relazione sempre beneficiale, vale a dire che sia sufficientemettere in relazione un uomo e un animale per avere dei contributibeneficiali.

La zooantropologia è una disciplina scientifica e come tale utilizza le metodi-che di spiegazione proprie delle scienze comportamentali; pertanto quandoparliamo di beneficialità relazionale intendiamo un apporto specifico definitocome “referenza” e traducibile come “contributo esterno al cambiamento dellapersona”. In tal senso una relazione assume sempre una configurazione speci-fica e in tal senso un suo peculiare apporto referenziale, che può essere inlinea con i bisogni del fruitore o addirittura confliggente. Per questo la relazio-ne portata in seduta nelle attività di zooantropologia è sempre configurata, al dilà del fatto di presentare delle sue aree di tolleranza, al fine di evitare le refe-renze dannose e mettere a disposizione le referenze utili. Come si vede, lastruttura metodologica della zooantropologia non è intuitiva ma va conosciutanelle sue coordinate referenziali e nelle leve per operare il dimensionamentodella relazione. L’animale in zooantropologia vede riconosciuto un ruolo moltoalto, vale a dire di partner capace di dialogare con l’uomo e di trasmettergli deicontenuti nuovi capaci di aiutare e sostenere dei processi di cambiamento.Peraltro è indubbio che ogni processo terapeutico o educativo abbia come fon-damento il cambiamento e l’alleanza con un referente ed è proprio su questoche si basa la zooantropologia, vale a dire sull’integrazione referenziale con

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l’alterità animale. Di certo gli obiettivi di cambiamento non devono essereindividuati dai propositori del progetto di pet therapy ma dalle figure di riferi-mento del paziente, ovvero da chi ha in carico quel paziente. Secondo lazooantropologia la pet therapy è una co-terapia, ossia un’attività di facilitazionedi un percorso auspicabile per quel particolare paziente. Ma anche la figuradell’operatore di pet therapy è molto differente secondo il canone zooantropolo-gico: non ci troviamo più di fronte a un semplice conduttore di animali, bensì aun arbitro di relazione ovvero un professionista che deve promuovere, dimen-sionare e vigilare la relazione.L’evoluzione del rapporto uomo-animale ha accompagnato la storia della civiltàfin dall’antichità e questa evoluzione può essere riassunta in tre fasi: una fasearcaica il cui l’uomo intrattiene un rapporto magico-totemico, di cui restanodocumentazioni come per esempio la grotta di Lascaux; una fase storica in cuiprevale il concetto dell’uomo “dominus”, signore degli animali nati per essereal suo servizio; è il concetto che troviamo ad es. nella Bibbia; una fase attualein cui il rapporto con l’animale assume un carattere etico e l’animale è sentitocome qualcosa di differente ma uguale a noi e che si riallaccia al concettoarcaico di uomo=animale.Una dimostrazione del persistere in tempi storici di questo concetto arcaico delrapporto uomo-animale è dato dal diffondersi in Oriente delle teorie buddiste ein Occidente di quelle di Empedocle di Agrigento secondo cui l’anima degliuomini, dopo la morte, andrebbe incontro ad una serie di reincarnazioni ani-mali. Ciò al fine di scontare le proprie colpe, purificarsi e quindi o andare adimorare tra gli Dei (Empedocle) o ad annullarsi nel Nirvana (Budda). È que-sto il concetto della Metempsicosi a tutt’oggi esistente che porta quindi a rite-nere che gli animali possiedano un’anima umana. Il concetto di animale tote-mico si è evoluto nelle antiche religioni come quella egizia negli Dei animali:Api, Anubi, Bubacte. Nella seconda fase del rapporto uomo-animale, di cui abbiamo parlato sopra,compare la domesticazione.La domesticazione è un fenomeno complesso, diverso da specie a speciesoprattutto per quanto riguarda il suo inizio storico in quanto alcune speciesono state addomesticate in tempi assai remoti (il cane) altre solo di recente (lezebre). Tale processo ha avuto sempre uno scopo utilitaristico in cui l’animaleera oggetto e non soggetto. La domesticazione ha comportato una serie di modi-ficazioni del comportamento animale per quanto riguarda: i rapporti tra anima-li cospecifici, adattamenti fisiologici (risposta agli stress ambientali, orari, ali-mentazione, temperature, limitazione degli spazi agibili), adattamenti di carat-tere genetico ovverosia spostamento di frequenze geniche a seguito di pressio-

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ni di selezione naturale o artificiale. La domesticazione comporta l’abitudinealla presenza dell’uomo con la perdita, quindi, delle reazioni di evitamento e difuga. Alcuni Autori non escludono la possibilità che caratteristiche comporta-mentali quali timidezza, docilità e facilità di manipolazione vengano ereditatementre altri (Fox), più giustamente a mio parere, ritengono che non venga ere-ditato il comportamento in sé ma solo il controllo e lo sviluppo di funzioni estrutture. La domesticazione, quindi, può essere considerata una forma di modificazioneglobale dell’animale. Da una parte essa è legata a un fenomeno di selezioneartificiale volta ad ottenere un miglioramento delle caratteristiche economica-mente importanti riducendo sempre più quelle esistenti nell’ambiente natura-le, potenzialmente nocive al buon esito dell’allevamento e dall’altra è legata aun condizionamento operante come tecnica di controllo del comportamentoutilizzando anche il fenomeno dell’imprinting. Anche nella seconda fase del rapporto uomo-animale è sempre esistita unadistinzione fra gli animali allevati a scopo utilitaristico e quelli il cui significa-to nei riguardi dell’uomo era diverso: il pet o animale da compagnia.Questo fenomeno non è proprio dell’uomo. Gli scimpanzé che pure cacciano esi nutrono di babbuini, mantengono nel branco babbuini che giocano con i pic-coli scimpanzé, che non vengono mangiati e la cui morte accidentale è lamen-tata dal branco come la morte di uno di loro.Quali sono le caratteristiche con cui l’uomo sceglie un pet? Un primo aspetto è indubbiamente legato al fatto che l’uomo è un animale incui le cure parentali raggiungono i massimi livelli perché il bambino nasceestremamente arretrato per lo sviluppo del sistema nervoso e parzialmente perquello osteomuscolare. Il pet tipico presenta caratteristiche simili a quelleinfantili, sia morfologiche (conformazione del capo) sia comportamentali: vediper esempio il vocabolario dei suoni dei gatti domestici che associano i fonemiadulti a tutti quelli infantili che, al contrario, il gatto selvatico adulto perde. Ariprova, forme simili ma non evocatrici infantili si ritrovano in animali che nonsono pet. Il pet quindi viene ad essere una proiezione di noi stessi e da questonasce un rapporto emozionale molto forte da parte dei loro padroni; un sondag-gio nel Regno Unito (Gorbing) ha mostrato che il 65% dei padroni degli ani-mali preferisce la compagnia dell’animale rispetto a quella degli amici. Unulteriore capacità del pet è l’ampia possibilità di espressioni facciali (cani,gatti, cavalli) che costituiscono per l’uomo una forma molto importante dicomunicazione visiva.Da queste osservazioni (Padrini) possiamo dedurre che continuiamo a sentire ilrichiamo di alcune richieste semplici, essenziali ma fondamentali che soddi-

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sfano i bisogni del bambino che è in noi: tenerezza, contatto non verbale, atten-zione, dedizione, accettazione, gioco.Questo rapporto è sempre esistito come abbiamo visto ma nella terza fase delrapporto uomo-animale lo rendiamo manifesto. La zooantropologia è, infatti, la specifica disciplina che analizza il rapportouomo-animale in tutte le sue componenti mirando a rendere più comprensivala struttura, i fattori che la regolano e le diverse tipologie riscontrabili nellanostra società. Conoscere l’ampia gamma di rapporti e di rimandi che ci leganoall’attività animale è molto importante perché offre un piano regolato di inter-pretazione circa il nostro bisogno di riferirci all’animale per costruire universisimbolici, definire la nostra umanità e ritrovare un’alleanza con la natura.

Tale disciplina sottende il concetto filosofico che mette in dubbio l’idea antro-pologica di un uomo autosufficiente, autorelazionato il cui unico riferimento èuna cultura speculare che prescinde totalmente dagli apporti dell’alterità ani-male (o vegetale). Si tratta quindi di costruire un’antropologia referenziale chevede la comparazione e il rapporto come momenti fondanti per la crescita. Un esempio di zooantropologia pratica è offerto dal rapporto uomo-gatto.Il gatto è un animale eminentemente solitario in condizioni normali ma è ingrado di elaborare relazioni sociali (dominanza/sottomissione) anche se nonrigide in condizioni di sovraffollamento o di competitività per il cibo.Nonostante i reperti fossili non è facile determinare quando iniziò il processodi addomesticamento che risulta essere più una consapevolezza di poter otte-nere vantaggi reciproci da una stretta convivenza che una vera e propria addo-mesticazione, come è avvenuto per il cane.Si ritiene che il processo sia relativamente recente, intorno ai cinque mila annifa mentre per il cane, addomesticato per la caccia, il processo si fa risalire acirca venti mila anni fa.È comune opinione che felis lybica vivesse da predatore in una zona corrispon-dente circa all’attuale Egitto. Alla data indicata, le popolazioni locali perfezio-narono la coltivazione non occasionale di mutanti di cereali e passarono quindida un’economia di caccia e raccolta a un’economia agricola che dava il vantag-gio di poter conservare sotto forma di granaglie il prodotto, utilizzando unaforza-lavoro esigua rispetto al prodotto. Le riserve di cereali però erano sogget-te agli attacchi da parte di roditori di varie specie con forte prevalenza dei topi.Il furetto, anche se ottimo cacciatore di topi non era immune dal desiderio deicereali mentre il gatto, assolutamente indifferente alle granaglie, costituiva uncontrollo biologico molto efficiente di questi parassiti granicoli. Non è faciledire come, nonostante l’innata diffidenza del gatto di cui dà tuttora prova (felis

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silvestris), si sia potuto giungere ad un contatto diretto tra gatto e uomo. Dipintiegizi del 3.000 a.C. ritraggono gatti al guinzaglio a cui vengono offerti cibi inciotole di terracotta. Ciò fa pensare che dall’iniziale rapporto gatto-topo si siapassati ad un rapporto gatto-uomo in cui l’uomo ha assunto nei riguardi delgatto la funzione di provveditore diretto di cibo. Ciò è stato interpretato dalgatto come un rapporto figlio-madre con il conseguente accentuarsi nell’anima-le di comportamenti infantili e nell’uomo di quelli parentali. Si noti, inoltre,che alcuni comportamenti del gatto, a tutt’oggi inspiegabili anche sotto l’aspet-to anatomico-funzionale come le “fusa”, hanno stabilito un rapporto con l’uomoche è certamente corrispondente a una sensazione di piacere e di benessere. Da allora, il gatto è divenuto un diffusissimo compagno anche se non tutti iperiodi storici gli sono stati favorevoli ed attualmente è in gara con il cane peril primo posto tra i pets. È indubbio che noi abbiamo con il nostro gatto un rapporto simbolico, antro-pomorfo: impulsi profondi di cui già abbiamo parlato ci portano a vederlo noncome oggettivamente è ma come un riflesso di noi stessi. Questa partecipazio-ne è favorita dal fatto che il gatto ha un’ampia possibilità di espressioni fac-ciali.Qui bisognerebbe entrare nel complesso rapporto di quello che realmente è l’a-nimale e i suoi reali desideri. Il gatto, accettando la convivenza con l’uomo, hadovuto rinunciare a parte dei suoi istinti e fabbisogni ma ne ha conservati altriirrinunciabili quali l’indipendenza e l’istinto predatore. Il raggiungimento diquesto equilibrio non è ottenibile come per il cane per imposizione ma solotramite l’instaurarsi di un rapporto di fiducia tra l’uomo e il gatto di cui il rap-porto nutrizionale è elemento essenziale ma per cui il rapporto non risultacerto sminuito. Naturalmente ci sono degli atteggiamenti del gatto molto diffe-renti da quelli umani in quanto i meccanismi di apprendimento del gatto sonototalmente diversi. Ad esempio, il gatto non è in grado di associare azione noncorretta con punizione a meno che la punizione non gli venga impartita duran-te o al massimo cinque secondi dopo. Questo ha fatto nascere la leggenda cheil gatto sia un animale vendicativo perché dopo la punizione data fuori tempo,non solo ricommette la stessa azione ma, non avendo capito che l’azione com-piuta fosse sbagliata, identificherà l’uomo come un soggetto negativo di cuiaver timore.Andando un po’ controcorrente, nell’ottica di quanto stiamo dicendo appareevidente che gli spessi deprecati parchi o giardini zoologici hanno un lorosignificato e una loro utilità non solo come è ovvio nel campo della preserva-zione e conservazione della specie minacciata ma anche nel suscitare precoce-mente un interesse verso il mondo animale. Naturalmente, questo non significa

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approvare la situazione in cui versano molti zoo, che sono dei veri e proprilager per animali ma il concetto di taluni animalisti che vogliono trasformarliin realtà computerizzate virtuali è, a mio parere, assolutamente errato. Esisteinfatti una corrente di pensiero che tende a sostituire il reale con una realtàvirtuale costruita dall’uomo che è un modo sofisticato ma non meno errato diautoriflettersi. Un aspetto assai moderno della terza fase del rapporto uomo-animale è la pet-therapy. Questa terapia fa leva sull’intramontabile esigenza dell’uomo di rap-portarsi all’animale e sul suo ruolo regolatore distensivo e rassicurante a livellopsichico in termini di soddisfacimento di un bisogno naturale. Essa nasce nel1961 con la pubblicazione del lavoro “The dog has co-therapist” diB.Levinson. Il principio del metodo verte sulla capacità dell’animale di stabili-re un solidale legame empatico tra uomo e animale in base a un processo diidentificazione che lega il paziente al pet. È una metodica multidisciplinareche richiede l’intervento di specialisti di diverse branche (medicina, psicolo-gia, veterinaria); quando si parla dell’uso di animale da affezione con finalitàprettamente terapeutiche ci si riferisce non solo ai cani o ai gatti ma anche adaltre specie domestiche con ottimi risultati. L’ippoterapia, per esempio, è unaforma di pet-therapy di indiscussa efficacia in pazienti con handicap psichici ofisici. Nell’autismo, sindrome di deprivazione a tutt’oggi di patogenesi ignota, icui pazienti mostrano gravi disturbi della sfera affettivo-relazionale il cane o ildelfino coterapeuti hanno consentito progressi clinici per l’instaurarsi di unacomunicazione non verbale ma mimico-gestuale, in cui l’animale assume ilruolo di soggetto transizionale tra mondo interiore e mondo esteriore.Ma la pet-therapy ha anche altri scopi ed applicazioni; si sa che la presenza dianimali nell’età evolutiva infonde nel bambino capacità creativa, sicurezza,miglioramento della comunicazione non verbale, rifiuto di ogni specismo.L’impiego di animali nei reparti di pediatria ha influenzato favorevolmente ildecorso di molte patologie riducendo il periodo di ospedalizzazione.Anche in ambienti carcerari, la presenza di pet tende a ridurre la conflittualitàtra i detenuti, riduce il pericolo di suicidio, migliora la cooperazione con leguardie carcerarie. È a tutti nota la vicenda umana di Robert Stroud che èstato il soggetto del famoso film “L’uomo di Alcatraz” uomo feroce e sanguina-rio che modificò completamente il suo carattere allevando canarini.Da questa paronamica storica si può notare come la pet therapy abbia alla baselo stretto legame tra uomo-animale che ha sempre guidato la vita di entrambi.

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Capitolo Secondo

efficaciadei programmidi AAT

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Francesco ed Holly(cagnolino residente nella struttura “Olindo Brancaleoni” di Panicale)

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L’efficacia degli interventi di pet therapy è data da un insieme di fattori cheagiscono sia a livello psicologico che fisico della persona.

Alcuni di questi fattori sono:1) gli animali forniscono compagnia;2) ci offrono qualcosa da dover curare e che richiama la nostra attenzio-

ne (distogliendoci quindi dai pensieri angoscianti della vita);3) essi sono esseri attivi, in movimento, vivi;4) sono una presenza costante nelle diverse fasi evolutive della nostra vita;5) ci fanno sentire accettati e quindi favoriscono il rapporto con le altre

persone;6) attraverso i loro giochi, e a volte i loro buffi modi di muoversi, ci

spingono al sorriso (e non raramente alle risate);7) rappresentano un ottimo stimolo all’esercizio fisico;8) accarezzandoli e spazzolandoli ci rendono più rilassati e tranquilli;9) oltre ad essere piacevoli da accarezzare, sono piacevoli anche da

guardare.

Inoltre gli animali svolgono delle funzioni importantissime per il loro compa-gno umano come:

a) La funzione proiettiva, che si collega alla relazione tra le caratteristi-che della persona e quelle dell’animale che ha scelto di adottare, ilquale a sua volta può avere qualche legame on la sua personalità econ l’immagine che la persona ha di se stessa.

b) Funzione di lubrificante sociale, nel senso che può incrementare laquantità e la qualità delle interazioni sociali tra le persone.

c) Funzione di surrogato, che si ha quando l’animale viene visto insenso prevalentemente antropomorfo, cioè gli si attribuiscono, inmodo più o meno inconsapevole, caratteristiche umane. Ciò è eviden-te ad esempio quando il proprietario parla al proprio animale con lostesso linguaggio che si usa tra le persone, nella convinzione che essine capiscano perfettamente il significato.Quando si coinvolge l’animale in una serie di attività tipicamenteumane, come ad esempio considerarlo un membro della famiglia.L’animale può anche essere percepito come il surrogato di un amicoquando il proprietario non ne ha oppure il sostituto di un bambino,per quelle coppie senza figli, oppure di una figura parentale.

d) Altre volte il pet può diventare un elemento su cui scaricare le pro-prie ansie e frustrazioni, cioè una sorta di capro espiatorio.

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Capitolo Secondo

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Convenzionalmente la pet therapy viene suddivisa in:AAA (Animal-Assisted Activities)AAT (Animal-Assisted Therapy)HASS (Human-Animal Support Services)

La AAA provvede ad apportare benefici motivazionali, educazionali e ricrea-tivi, mirando al miglioramento della qualità della vita di alcune categorie dipersone come anziani, ciechi, malati terminali, ecc. La AAA si esprime inuna varietà di azioni condotte da professionisti, paraprofessionisti e volontariin associazione con animali che presentano particolari criteri e caratteristi-che (ovviamente il personale deve possedere specifiche conoscenze suglianimali e sulla popolazione con cui interagisce). Un esempio di AAA (chepuò essere sia attiva che passiva: passiva in quanto la persona, pur non toc-cando l’animale, trae ugualmente benefici dalla sua presenza o dai suoni dalui emessi) può essere l’introduzione di un acquario o di una gabbia di uccel-li in uno studio medico o dentistico. Infatti la varietà di colori dei pesci, illoro rincorrersi all’interno della vasca, il loro simpatico suono prodotto dallebollicine, così come il cinguettio degli uccelli, provoca uno stato di relaxprofondo e intenso.La AAT, invece, è un vero e proprio intervento diretto nel quale animali chepresentano particolari caratteristiche sono parte integrante del processo ditrattamento per pazienti autistici, depressi, con problemi psicofisici. L’AATè stato costituito con lo scopo preciso di promuovere e migliorare le funzionifisiche, sociali, emozionali e cognitive dell’uomo. I benefici fisici sono per lopiù quelli legati ai problemi di elevata pressione arteriosa, disfunzioni car-diache, rigidità muscolare, forme di sclerosi che impediscono i normalimovimenti fisici, scarso e difficile funzionalità degli arti sia superiori cheinferiori, ecc. Invece tra i benefici psichici possiamo citare un incrementodell’autostima, della socializzazione e della comunicazione in generale, lagratificazione nel dare e ricevere amore gratuitamente, il senso di protezionee di sicurezza, la stimolazione sensoriale, la riduzione dei livelli di ansia, distresse di depressione, ecc. Spazzolare o accarezzare un animale costituisce un ottimo esercizio fisicoper chi ha degli handicap motori agli arti superiori e in particolar modo allamano. Accarezzare un animale comporta una distensione dei muscoli palma-ri e dorsali della mano nonché dell’intero arto e quindi un’ottima alternativaalle classiche tecniche riabilitative. Nella AAT gli animali vengono utilizzati al solo scopo terapeutico, nellescuole, nelle prigioni, negli ospizi, negli ospedali, per i programmi di recu-

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pero dei tossicodipendenti o per la riabilitazione delle persone affette dalvirus HIV, da spina bifida, da morbo di Alzheimer, da sindrome di Down,ecc. Purtroppo, nonostante queste persone si siano viste aprire nuovi oriz-zonti, questa tecnica non è panacea per tutte le malattie ma va usata a ragionveduta: essa non è universalmente efficace, ossia non è appropriata a tutti gliindividui.Inoltre, mentre i risultati della AAA sono per lo più soggettivi, i risultati rea-lizzati con la tecnica della AAT possono essere osservati e misurati empiri-camente.

Caratteristiche principali della AAA, a differenza della AAT, sono:- la mancanza di obiettivi specifici programmati per ciascuna visita; - gli operatori, siano questi professionisti che volontari, non sono

obbligati a raccogliere dati e informazioni durante le visite; - le visite sono gestite con spontaneità e la loro durata non è prestabi-

lita.Una menzione a parte merita la HASS (Human-Animal Support Services) chenon è una vera e propria terapia, ma consiste nel migliorare e incoraggiare laresponsabilità e le interrelazioni tra l’uomo, gli animali e la natura. Ancheanimali da allevamento (pecore, capre, animali da cortile in genere) nonchéuccelli, serpenti, pesci, possono essere impiegati. Al contrario, utilizzare perconvenzione un termine come “terapia per mezzo degli animali domestici”,per quanto lungo possa essere, chiarisce subito che gli animali sono il mezzoterapeutico, mentre gli esseri umani sono l’oggetto. Inoltre le attività e leterapie per mezzo degli animali domestici non devono essere considerate unintervento alternativo esclusivo, bensì una co-terapia da affiancare ad altritrattamenti medici tradizionali. L’obiettivo della “terapia”, invece, è quello di eliminare uno stato di malat-tia, o ridurre gli effetti negativi della salute del paziente.

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Capitolo Terzo

erapie e Co-terapeuti

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Attività con uccellini

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Gli animali impiegati in pet therapy sono numerosi e comprendono speciealtrettanto diverse tra loro per caratteristiche, necessità etologiche e possibiliutilizzazioni. Nel corso del tempo i vari interventi realizzati all’estero e nelnostro paese hanno visto come protagonisti cani, conigli nani, gatti, cavalli,delfini, pesci e uccelli.Nonostante ciò il cane si è sempre dimostrato molto adatto ai progetti di AATe AAA.Tutti i professionisti che si occupano di pet therapy sottolineano l’importanzadi inserire nei vari progetti solo animali visitatori (cioè portati in visita pres-so le varie strutture dai loro conduttori per svolgere gli interventi prefissati) oresidenti ( cioè destinati a vivere direttamente presso la struttura che richie-de l’intervento)ben selezionati, sani, sicuri, che possiedano il temperamentoe l’attitudine necessaria, l’età e la dimensione giusta e dimostrino le capacitàcorrette affinché gli obiettivi dei progetti possano essere raggiunti.Prima di procedere all’inserimento di un animale in un programma terapeu-tico è necessario accertarsi che questo, oltre ad essere in piena salute, siaaffidabile, prevedibile, controllabile in ogni circostanza, capacità di ispirarefiducia.Gli animali devono essere perfettamente in grado di partecipare alle intera-zioni con i pazienti, essere molto sicuri, corrispondere a precisi criteri ditemperamento e comportamento ed accettare eventuali trattamenti un po’maldestri così come essere in grado di tollerare vocalizzi incontrollati, man-tenendo sempre l’attenzione rivolta verso il paziente e il conduttore.Affinché i progetti siano efficaci e positivi occorre trattare gli animali comedei partner in una relazione di mutuo vantaggio e mai come degli strumentidi lavoro. A tal fine occorre evitare l’insorgenza di stress o eccessivo affatica-mento. Dosando sapientemente i tempi degli interventi, rispettando la nor-mativa inerente il loro benessere.Su questo punto si è concentrata la Carta dei Valori e dei Principi sulla rela-tionship “Carta Modena 2002”, alla quale già molti enti e associazioni sisono ispirati per formare il proprio team di lavoro e progettare i programmi diintervento, e che prende proprio in considerazione la necessità di tutelareanche gli animali oltre ai fruitori dei diversi progetti di pet therapy: “…con-siderando la necessità di circoscrivere l’apporto dell’animale a un contestodi interazione e non di sfruttamento e di definire la precisa area di operati-vità dell’intervento assistenziale da parte dell’animale; considerando lanecessità di tutelare gli animali nella loro integrità psicofisica, nonché neiloro bisogni di welfare all’interno dei progetti applicativi e di ricerca tesi avalorizzare il portato della partnership animale”.

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Capitolo Terzo

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Delfinoterapia

Il primo ad essere salvato da un delfino, secondo la leggenda, fu il poetagreco Arione. Da allora, fino ai giorni nostri, i delfini hanno continuato adaccompagnare gli uomini per mare. Oggi le terapie si basano sulla capacità di interazione che questo intelligentemammifero ha con l’essere umano. I delfini sono abilissimi a stabilire comportamenti empatici con gli esseriumani, in particolare con i ragazzi. Questi cetacei vengono considerati deiveri e propri clown acquatici per i numerosi giochi che riescono ad inventar-si, per divertirsi e divertire.La delfinoterapia è un’attività praticata negli Stati Uniti da oltre 15 anni, inItalia è giunta verso il 1993 e viene svolta nei mesi estivi, nei delfinari diRimini e Brindisi. È una terapia indicata nei casi di autismo infantile, negli stati depressividegli adulti e per taluni disturbi psichici. I benefici di tale attività sono datidal rilassamento e da un completo benessere psico-fisico che si basa su con-tatti spontanei tra i delfini e le persone che nuotano e giocano con loro. Pertale attività viene richiesta una buona acquaticità (purtroppo è problematicoparteciparvi perché vi sono liste di attesa lunghissime, di circa 6 mesi). Idelfini, hanno la facoltà di saper leggere il linguaggio corporeo (espressionedel viso, atteggiamenti, paralinguaggio, prossemica) e di percepire, attraver-so le produzioni ormonali, i diversi stati emotivi del l’altro.I pazienti in cura hanno conseguito risultati mai raggiunti con altre terapie:hanno riso per la prima volta, hanno detto le prime parole, hanno ricomincia-to a muoversi senza spasmo ecc…Uno dei più grandi sostenitori dell’efficacia terapeutica del delfino è stato lopsicologo David Nathanson, che ha avviato le sue ricerche nel 1978 pressoun centro in Florida, sviluppando in quell’occasione una serie di esperimentisul linguaggio. Utilizzando i delfini come una sorta di insegnante per i bam-bini Down, egli dimostrò come gli stessi imparavano tre volte più velocemen-te quando erano in acqua con i delfini rispetto ai metodi tradizionali di inse-gnamento in classe.Gli straordinari risultati di Nathanson furono poi convalidati da una ricercadel 1988 presso il dolphin Research Center nelle Isole Keys, sempre inFlorida, dove furono impiegati i delfini con sei bambini ritardati mentali. Daallora il lavoro del “Dottor Delfini” in questo campo non si è più fermato,tanto che una volta trasferitosi a Key Largo egli ha dato vita ad un’innovativaterapia, la Dolphin Human Therapy, rivolta anche ai bambini nelle più gravi

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condizioni che sono a stento curabili tradizionalmente ed ai quali cerca dioffrire una migliore qualità della vita.Il cervello dei delfini è tra i più simili a quello umano, come peso, sviluppodella corteccia e connessione tra i due emisferi. Recenti ricerche hanno evi-denziato che i delfini sono in grado di riconoscere oltre 50 simboli o suonicorrispondenti ad altrettante parole. Si tratta inoltre di mammiferi sociali concomplesse relazioni di gruppo, che possiedono una comunicazione sia nonvocale che vocale: tutte caratteristiche queste che facilitano una relazionepositiva con l’uomo.Tornando alle applicazioni di delfinoterapia, non possiamo comunque sotto-valutare che anche il fatto di immergersi in acqua dà il suo contributo al suc-cesso della terapia stessa: tale immersione già di per se riduce infatti lostress e facilita quindi la prontezza di apprendimento.Come riporta Kirsten Kuhnert nel suo libro “Ogni giorno un piccolo miraco-lo”: “Il cuore della terapia è l’incontro dei bambini con i delfini. I bambinilavorano a orari prestabiliti su una banchina galleggiante, con il loro rispetti-vo terapeuta e almeno un delfino, il quale riconosce i deficit dei bambini e siavvicina ai piccoli pazienti in modo giocoso. I bambini perdono molto veloce-mente la paura dei grandi animali, tramite loro riprendono contatto con l’am-biente e ritrovano fiducia in se stessi. E questo è importante per trarre vantag-gio dagli impulsi del mondo esterno e continuare a progredire. Bambini la cuivita era caratterizzata per lo più da isolamento e apatia, mostrano reazioni.Gli impulsi positivi portano a progressi sbalorditivi nello sviluppo, con risultatia largo raggio”.

Le ricerche in questo campo sono ancora poche ed in ogni caso necessitanodi approfondimenti, sebbene sia innegabile che molti pazienti ricevono dal-l’incontro con i delfini dei benefici notevoli e duraturi.

Ippoterapia

Nota già ai tempi di Ippocrate, utilizza il cavallo per la riabilitazione moto-ria; in sella si compiono movimenti passivi e volontari e tutto l’organismopartecipa all’esercizio. Inoltre, l’ondulazione che si avverte sopra il cavallorichiama il dondolio materno ed interagisce anche a livello psicologico tra-smettendo sicurezza.

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Utile perChi soffre di disturbi motori, paralisi cerebrali, malattie del midollo, lesioni,utile per la riabilitazione, l’equilibrio ed il coordinamento. Usata con porta-tori di handicap e le persone affette da sindrome di Down per lo stimolomuscolare, il rilassamento e l’autostima.Come già osservato nel caso della pet therapy e le sue ripartizioni, anche perl’hyppotherapy è doveroso fare una distinzione tra “l’hyppotherapy” propria-mente detta e la “therapeuting riding”. Quest’ultimo è usato soprattutto perdescrivere i vari usi del cavallo (generalmente di piccola taglia) destinati almiglioramento della qualità della vita nella persone disabili. Si possono con-tare molte forme di therapy riding, ma attualmente essa è suddivisa in tregruppi principali:

1) Il primo consiste nell’andare a cavallo semplicemente come uno sportricreativo. L’istruttore, specializzato nella tecnica riabilitativa, inse-gna a tutti i portatori di handicap come cavalcare l’animale. I benefi-ci che questo sport comporta, in questo primo ambito, non sono solodivertimento e partecipazione ad un’attività ricreazionale ma includeanche delle componenti psicologiche. Cavalcare dona alla personadisabile una nuova prospettiva di sé, benessere, coraggio, equilibriocon la conseguenza che anche l’autostima ne esce positivamenterafforzata.

2) Lo scopo, a differenza della prima classificazione della therapy riding,non è solo quello di insegnare come andare a cavallo possa essereeducativo e divertente, ma anche conseguire dei progressi da unpunto di vista psicofisico, comportamentale ed educazionale.I cavalli vengono introdotti per permettere la correzione di quegliadolescenti affetti da disturbi emotivi, facilitandone l’interazione.

3) Durante il trattamento, specialisti come psicologi e fisioterapisti posi-zionano la persona sulla groppa del cavallo, analizzano le risposte delmovimento del quadrupede, ne dirigono i movimenti e quelli delpaziente ed eventualmente li correggono per facilitare l’intesa tra idue. Anche qui lo scopo è quello di promuovere nella persona equili-brio, bilanciamento, mobilità e coordinazione dei movimenti.

Cavalcare serve davvero molto, sia per favorire un rapporto di comunicazionecon un altro essere vivente attraverso il contatto fisico, sia per giungere alrilassamento della muscolatura contratta, sia pelvica che lombare, grazie ai

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riflessi indotti dalla deambulazione dell’animale. Andare a cavallo produceinoltre degli effetti emotivi straordinari nel soggetto che comincia a stabilireun rapporto affettivo con l’animale che gli trasmette queste sensazioni.Cavalcare aiuta, insomma, a “sentire” meglio il proprio corpo, senza dimen-ticare poi che, come qualsiasi sport che viene praticato all’aria aperta, indu-ce a provare delle forti emozioni a contatto con la natura che dà un ottimoeffetto rilassante. Uno dei successi dell’hyppotherapy sta nel fatto che il cavallo ha una tempe-ratura corporea molto simile a quella dell’uomo, per cui riesce a dare unasicurezza maggiore a chi sale in groppa. Inoltre l’animale, con il suo partico-lare movimento detto quadrupedale, stimola qualsiasi centro nervoso nellasua globalità, cosa che non possiamo rilevare con nessun altro mezzo scienti-fico. Tuttavia è fondamentale che un buon istruttore e un valido psicologo debba-no scegliere un cavallo adatto al soggetto, affinché questi sia in grado di gui-darlo da solo. Ed è anche per questo motivo che la morfologia deve esseretale da consentire un movimento molto comodo per il paziente; la taglia deveessere media o medio-piccola, il dorso un po’ insellato e gli appiombidovrebbero essere perfetti. Inoltre è indispensabile un addestramento speci-fico che istruisca il cavallo a non spaventarsi di fronte a movimenti o suoniparticolari, quali potrebbero essere quelli prodotti dalle persone disabili;ubbidire ai comandi verbali del terapista e stare assolutamente fermo nelmomento in cui i pazienti scendono o vengono messi in sella.Quando il bambino guida il cavallo da solo, si rende conto che “questomezzo terapeutico” non è uno strumento meccanico, ma che è vivo, che è ingrado di percepire le sue sensazioni. La fredda postura e il preciso andamen-to del cavallo danno al bambino un senso di sicurezza e di autodeterminazio-ne che contribuisce a determinare in lui una sorta di autostima. Il bambinosi rende conto di poter ora modificare l’ambiente che lo circonda con le suesole azioni, poiché guidare un animale così tanto grande e affascinante lo fasentire padrone della situazione, nonché protagonista indiscusso.Cavalcando, interrompe una serie di pensieri disadattivi e devastanti chesono alla base della sua depressione in generale e del disturbo ansio-depres-sivo in particolare.Hyppotherapy non fa miracoli, ma può contribuire molto a dare degli ottimirisultati: può aiutare a scongiurare il peggioramento dei problemi neuromoto-ri e di apprendimento, del ritardo di apprendimento, dell’autismo infantileprecoce e di quello cosiddetto “secondario”, cioè derivante da difetti dellavista e dell’udito, dei problemi di socializzazione e comportamento aggressi-

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vo, delle forme di depressione, ansie, paure, dei disordini spastici e di equi-librio, della sclerosi multipla, ecc. È fortemente indicata anche per tutte quelle persone che hanno subito trau-mi o lesioni vertebro-midollari o che soffrono di miodistrofie o sindrome diDown. In particolar modo questi ultimi beneficiano di uno specifico stimolovestibolare nel cavalcare, attraverso la stimolazione sui neurosensori e diconseguenza sulla psico-socio-motorietà.

Onoterapia

Diffusissima in Gran Bretagna e Francia, la terapia si basa su questo anima-le più piccolo e probabilmente anche più paziente del cavallo, facendo pernosulle sue caratteristiche di intelligenza ed obbedienza. La sua socievolezza loporta a cercare le persone, che sono stimolate al contatto dalla docilità edanche dalla morbidezza dell’animale.L’Onoterapia è una pratica equestre che utilizza l’asino come strumentoterapeutico e si concretizza in un “complesso di tecniche di educazione erieducazione” mirata ad ottenere il superamento di un danno sensoriale,motorio, cognitivo, affettivo e comportamentale. Un approccio dalle infinitepotenzialità che si propone come co-terapia funzionando da “acceleratore“delle acquisizioni, dell’efficacia e dei risultati di altre terapie. È una tecnica che sta attirando l’attenzione di molti specialisti e la conside-razione di numerosi centri terapeutici. Riprende il concetto di “pet”, animale d’affezione, e si rivolge ad un’utenzache spesso esprime un disagio o un malessere sul piano dell’adattamento,della socializzazione, del comportamento, dell’affettività.È un metodo attivo, che non permette mai di restare passivi o di isolarsi.L’asino, per le sue caratteristiche: morbido, disponibile e affettuoso, svolgeun ruolo fondamentale. L’istituirsi di un sistema di comunicazione asino-utente-operatore, crea un contesto educativo ed evolutivo in un ambientegradevole, ricco di stimoli, a contatto con la natura. L’onoterapia, per la natura stessa dell’animale, per la specifica funzione difacilitatore dell’operatore, per la metodologia d’approccio, ha la capacità diridare fiducia, di rimettere in moto i sentimenti e il piacere della comuni-cazione emotiva. Possono trovare vantaggio dall’onoterapia persone sole, cardiopatici ed iper-tesi, bambini ed anziani, malati psichiatrici e tossicodipendenti, detenuti,sieropositivi, audiolesi e non vedenti. Persone con problemi di ansia, stress,

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accettazione, disarmonia emotiva. Con problemi della personalità e dello svi-luppo. Dalla forma più lieve di instabilità emotiva all’autismo. Disturbi dell’attenzione, del sonno, dell’alimentazione, dell’aggressività, deilivelli di attività e di eccitabilità sono spesso una risposta a uno stato emoti-vo di malessere, sono il sintomo di un disagio, sono la reazione a dinamicheeducative poco funzionali e/o inadeguate. L’attività con l’asino ci aiuta a recuperare una comunicazione autentica,semplice, profonda, basata sulla corporeità, sulla spontaneità, sul gioco. Si gioca insieme in un ambiente sereno, divertente, affettivo, dove la pre-senza dell’asino crea costantemente situazioni buffe, divertenti, nuove, sti-molanti. Nella relazione utente-asino si instaura un importante canale di contattocorporeo attraverso il quale si acquisisce controllo e fiducia di sé, si favori-sce un arricchimento sensoriale ed emotivo, si stimola una riorganizzazionedelle strutture psichiche in un clima relazionale che permette di lasciarsiandare. L’asino è un animale molto adatto allo scopo, grazie al temperamento docile,alla sua intelligenza e memoria.L’Associazione Sinergie “Progetto Asinomania”, forte dell’esperienzaaccumulata in anni di attività, intende realizzare un servizio innovativo, inte-grato sul territorio, in grado di garantire ai bambini ed agli adulti in diffi-coltà, la fruizione completa del diritto alla riabilitazione ed all’integrazione.L’onoterapia si rivolge prevalentemente a quegli utenti che presentano diffi-coltà di tipo affettivo relazionale e comportamentale. L’onoterapia offre pertanto la possibilità di utilizzare animali selezionati eaffidabili adottando, a scopo educativo, una metodologia di approccio gra-duale e sistematico con singoli e con gruppi. Fornisce gli strumenti, le cono-scenze e le tecniche per una preparazione specifica e approfondita di inter-vento nella relazione onoterapeuta-utente-animale.Una profonda conoscenza dell’animale sotto l’aspetto fisico e comporta-mentale, attraverso la percezione delle sue necessità e del suo modo di rela-zionarsi;

- esercitazioni pratiche;- giochi di ruolo, in grado di favorire il linguaggio e l’organizzazione

dei processi di comunicazione, la concentrazione, la percezione dellapropria posizione nello spazio e le responsabilità;

- esercizi con gli animali a terra ed in sella (monta a pelo), tesi adintegrare movimenti e funzioni, attraverso l’instaurazione di un codi-ce di comunicazione alla pari;

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- sperimentazione di metodologie di approccio al disagio alternativea quelle tradizionali;

- sviluppo di linguaggi espressivi, relativi ai processi emotivi, cogni-tivi, relazionali, corporei che caratterizzano l’evoluzione globale del-l’individuo.

Strumenti dell’ onoterapia sono: l’asino, il corpo, il movimento, il gioco, larelazione utente-asino-onoterapeuta, tutte le possibili espressioni di comuni-cazione che permettono il riavvicinamento alla dimensione corporea, allen-tando i conflitti, ristabilendo una connessione col mondo delle emozioni edei vissuti interiori.

Pesci, uccelli e altri piccoli animali

Oltre che con cani e gatti, la pet therapy può essere fatta attraverso altri pic-coli animali domestici che possono essere suddivisi in animali visitatori ( nelcaso in cui siano portati sul luogo dai conduttori e poi riportati via) e in ani-mali residenti ( nel caso vivano all’interno della struttura).Questi piccoli animali possono essere impiegati in luoghi dove c’è poco con-trollo da parte del personale o spazi limitati in cui poter lavorare. Gabbie conuccelli o acquari con pesci possono risultare più idonei e lo stesso può dirsiper le cavie nel caso di programmi che si prefiggano di accrescere le compe-tenze di cura ed assistenza dei pazienti.La scelta dell’animale da inserire nei vari programmi non è dunque facile edessa deve essere valutata attentamente anche grazie all’ausilio di un espertodi comportamento animale, dal momento che l’enorme variabilità di esigenzee possibilità esistenti possono condizionare la scelta di un animale rispettoad un altro.La scelta, per esempio, di uccelli quali animali da impiegare in programmidi pet therapy è giustificata da più fattori, quali principalmente: la tagliaridotta degli esemplari, che ne permette l’impiego in diverse realtà, ed ilbasso rischio sanitario di malattie trasmissibili all’uomo. Gli uccelli evocanoinoltre nei soggetti un rapporto che non comporta eccessiva dipendenza (come un cucciolo di cane e/o gatto ad esempio) e stimolano un legame diattenta osservazione e rispetto anche a causa delle piccole dimensioni edella loro fragilità. Si tratta poi generalmente di animali molto mansueti ecolorati, che non richiedono particolari cure, sebbene sia necessario prestareattenzione alle condizioni igeniche delle gabbie. Gli uccelli più impiegati

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sono i canarini domestici, gli inseparabili, i pappagallini ondulati o cocorite. Questi animali con il loro canto gioioso e la loro presenza gentile possonorisultare di grande utilità in molti impieghi della terapia con animali, com-presi progetti in cui si prevedono piccole forme di allevamento a scopo tera-peutico. Indicati soprattutto per anziani e detenuti perché richiedono pochecure e si accontentano di spazi ristretti, la loro presenza riduce sensibilmen-te la depressione dei residenti in strutture chiuse e stimola la serenità negliindividui.Con il loro canto gli uccelli rallegrano notevolmente gli ambienti domestici esono comunque capaci di donare molto affetto ad esempio quando vengono acibarsi direttamente dalle nostre mani o iniziano ad eccitarsi quando ci avvi-ciniamo alle loro gabbie.Per quanto riguarda invece i conigli nani e le cavie hanno molto successoperché si adattano facilmente alla vita domestica e la loro alimentazione ecura non è particolarmente complicata, anche se occorre prestare attenzioneagli sbalzi di temperatura che possono dar luogo a malattie da raffredda-mento.I soggetti più socievoli possono imparare a trascorrere alcune ore fuori dallegabbie abituandosi a condividere con le persone gli ambienti della vita quo-tidiana; in questi casi anche la pet therapy può avvalersi di loro in alcunicontesti di applicazione riabilitativi e preventivi, dopo un apposito addestra-mento. Si tratta infatti di animali molto socievoli che possono essere tenuti inbraccio e accarezzati e che si prestano molto, per le loro dimensioni e la faci-lità di accudimento, a fungere da animali residenti in alcune strutture comecarceri, comunità di recupero e ospizi. Lo stesso discorso vale anche per i pesci e le tartarughine d’acqua. Alcunericerche hanno dimostrato che gli acquari possono costituire un’importantestimolo visivo antidepressivo e che l’osservazione di pesci dona serenità,pace e tranquillità ed ha effetti ansiolitici ed ipotensivi. Non a caso in moltiospedali pediatrici ed ambulatori o studi medici, gli acquari fanno bellamostra di sé per la gioia di pazienti e personale medico e paramedico.Questi sono particolarmente adatti ad anziani, detenuti e per le persone isti-tuzionalizzate in quanto non richiedono particolari attenzioni o esperienza,se si eccettuano i grandi acquari che necessitano invece di cure complicate ecostose.

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Capitolo Quarto

cani inPet Therapy

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Artù in una struttura per anziani

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Due sono i settori fondamentali in cui la pet therapy può essere applicata:quello ospedaliero e quello socio-educativo. In entrambi i casi il cane è sicu-ramente l’animale più adatto in assoluto per tale impegno.La scelta dei cani non è certo casuale.Occorre ricordare che i cani sono generalmente animali molto socievoli, chesi fanno accarezzare e toccare anche da estranei. Il tatto, il toccare, oltre adessere il sistema primario di comunicazione, costituisce per l’uomo un vero eproprio bisogno fisico e psichico: spesso la società ci impedisce di avere uncontatto diretto con gli estranei, mentre i cani, al contrario, si prestanovolentieri a questi atteggiamenti, infondendo così ai pazienti un senso dicalma, sicurezza e sconfiggono la solitudine e l’ansia.I cani hanno un forte senso di appartenenza e di affezione verso le persone chesi occupano di loro, il che risulta una caratteristica fondamentale per una cor-retta applicazione della pet therapy. Sono animali facilmente addestrabili edotati di una spiccata intelligenza, che ne permette le più svariate applicazioni.I cani possono essere introdotti in moltissimi ambienti senza particolari pro-blemi. Il cane non riconosce la disabilità, non fa differenza tra una persona edun’altra. Accetta tutti in egual misura.

Eizure Alert Response

Cani che si rendono conto in anticipo dell’arrivo di un attacco di epilessia daparte della persona cui sono stati affidati. Gli studi a tale proposito sonoancora in fase sperimentale, non è facile distinguere come e cosa l’animalepercepisca, una variazione di campo elettrico, un cambiamento a livelloormonale. Prima dell’attacco, manifestano comunque dei segnali avvisandola persona con lamenti, dandogli la zampa, abbaiando.

Utile perLe persone affette da epilessia, avvisate per tempo dell’attacco, sono in gradodi chiamare qualcuno, mettersi in un posto sicuro.

Cani per non udenti

Sono cani addestrati per riconoscere determinati suoni e a comportarsi diconseguenza, per avvisare il padrone o condurlo verso o lontano da qualcosa.

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Capitolo Quarto

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Sono sottoposti ad un addestramento complesso, privo di linguaggio verbale,sostituito da segni, per abituarli da subito alla situazione in cui si troverannouna volta affidati.

Utile perPersone non udenti, audiolesi, trovano in questi cani dei compagni utili cherendono la loro esistenza più tranquilla proprio per l’alto grado di affidabilitàche dimostrano.

Cani per non vedenti

Sono probabilmente i più conosciuti tra i cani da assistenza, anche perché illoro utilizzo era noto fin dalla prima guerra mondiale. Il loro compito è quel-lo di fare da guida alle persone con disturbi visivi gravi, per questo vengonoaddestrati con cura a seguire linee rette, a stimare il traffico, ad evitare osta-coli. Importante l’interazione della coppia uomo-animale.

Utile perPersone con problemi di cecità. I cani sono in grado di indicare un ostacolo,muoversi nel traffico e fornire al loro padrone un’adeguata autonomia dimovimento.

Cani di servizio

Il loro uso inizia negli Stati Uniti intorno agli anni Settanta. Hanno un perio-do di addestramento di circa due anni nei quali viene insegnato al cane adessere l’ausilio di una persona con disabilità fisica. Quindi ad un addestra-mento generico, si aggiunge quello per la cura della persona, alla qualespesso il cane è chiamato a sostituirsi nelle mansioni di base, come l’accen-sione di una luce. Senza dimenticare il supporto fondamentale che è quellodell’amicizia e della compagnia.

Utile perPersone con disabilità ed handicap fisico. Il cane permette loro di affrontaremeglio la quotidianità, facilitandogli alcuni compiti, dai più semplice comeraccoglier un oggetto, a quelli più complessi, come aprire una porta.

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Capitolo Quinto

eccanismi d’azione

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Francesco ed Holly a lezione

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La Pet Therapy ha molteplici effetti positivi sulle persone che hanno proble-matiche diverse sia dal punto di vista fisico che mentale, per esempio neibambini con particolari problemi, negli anziani, in alcune categorie di malatie di disabili fisici e psichici il contatto con un animale può aiutare a soddi-sfare certi bisogni (affetto, sicurezza, relazioni interpersonali) e recuperarealcune abilità che queste persone possono avere perduto. La soddisfazione di tali bisogni, necessaria per il mantenimento di un buonequilibrio psico-fisico è uno degli scopi della pet-therapy che offre, attraver-so alcune AAA, soprattutto con gli animali detti d’affezione o di compagnia,cui si riferisce il termine pet nella lingua inglese, una possibilità in più permigliorare la qualità della vita e dei rapporti umani.La pet-therapy può anche contribuire, affiancando ed integrando le terapiemediche tradizionali, al miglioramento dello stato di salute di chi si trova inparticolari condizioni di disagio, attraverso TAA, interventi mirati a favorireil raggiungimento di funzioni fisiche, sociali, emotive e/o cognitive. È stato infatti rilevato da studi condotti già negli scorsi decenni e oggi compro-vati da sempre più numerose esperienze, che il contatto con un animale, oltre agarantire la sostituzione di affetti mancanti o carenti, è particolarmente adattoa favorire i contatti inter-personali offrendo spunti di conversazione, di ilarità edi gioco, l’occasione,cioè, di interagire con gli altri per mezzo suo.Può svolgere la funzione di ammortizzatore in particolari condizioni di stresse di conflittualità e può rappresentare un valido aiuto per pazienti con pro-blemi di comportamento sociale e di comunicazione, specie se bambini oanziani, ma anche per chi soffre di alcune forme di disabilità e di ritardomentale e per pazienti psichiatrici.Ipertesi e cardiopatici possono trarre vantaggio dalla vicinanza di un anima-le: è stato, infatti,dimostrato che accarezzare un animale, oltre ad aumentarela coscienza della propria corporalità, essenziale nello sviluppo della perso-nalità, interviene anche nella riduzione della pressione arteriosa e contribui-sce a regolare la frequenza cardiaca. Che si tratti di un coniglio, di un cane, di un gatto o di altro animale sceltodai responsabili di programmi di pet therapy, la sua presenza solitamenterisveglia l’interesse di chi ne viene a contatto, catalizza la sua attenzione,grazie all’instaurazione di relazioni affettive e canali di comunicazione privi-legiati con il paziente, stimola energie positive distogliendolo o rendendoglipiù accettabile il disagio di cui è portatore.I bambini ricoverati in ospedale, ad esempio, soffrono spesso di depressione,con disturbi del comportamento, del sonno, dell’appetito e dell’enuresi dovu-ti ai sentimenti di ansia, paura, noia e dolore determinati dalle loro condizio-

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Capitolo Quinto

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ni di salute, dal fatto di essere costretti al ricovero, lontani dai loro familiari,dalla loro casa, dalle loro abitudini.Alcune recenti esperienze condotte in Italia su bambini ricoverati in repartipediatrici nei quali si è svolto un programma di Attività Assistite dagliAnimali, dimostrano che la gioia e la curiosità manifestate dai piccolipazienti durante gli incontri con l’animale consentono di alleviare i senti-menti di disagio dovuti alla degenza, tanto da rendere più sereno il loroapproccio con le terapie e con il personale sanitario. Le attività ludiche ericreative organizzate in compagnia e con lo stimolo degli animali, il dareloro da mangiare, il prenderli in braccio per accarezzarli e coccolarli hannolo scopo di riunire i bambini, farli rilassare e socializzare tra loro in modo dasollecitare contatti da mantenere durante il periodo più o meno lungo didegenza, migliorare, cioè la qualità della loro vita in quella particolare con-tingenza. Altre esperienze di Attività Assistite dagli Animali riguardano anziani ospitidi case di riposo. Si è osservato che a periodi di convivenza con animali ècorrisposto un generale aumento del buon umore, una maggiore reattività esocievolezza, contatti più facili con i terapisti. Un miglioramento nello statogenerale di benessere per chi spesso, a causa della solitudine e della man-canza di affetti, si chiude in se stesso e rifiuta rapporti interpersonali.

Nel campo delle Terapie Assistite dagli Animali, dove le prove di un effetti-vo miglioramento dello stato di salute di alcuni pazienti si stanno accumu-lando nella letteratura scientifica, la pet-therapy propone co-terapie dolci daaffiancare alle terapie mediche tradizionali e, attraverso un preciso protocol-lo terapeutico, è diretta a pazienti colpiti da disturbi dell’apprendimento,dell’attenzione, disturbi psicomotori, nevrosi ansiose e depressive, sindromedi Down, sindrome di West, autismo, demenze senili di vario genere e grado,patologie psicotiche, ma anche a quanti necessitano di riabilitazione motoriacome chi è affetto da sclerosi multipla o reduce da lunghi periodi di coma.L’intervento degli animali, scelti tra quelli con i requisiti adatti a sostenereun compito così importante, è mirato a stimolare l’attenzione, a stabilire uncontatto visivo e tattile, un’interazione sia dal punto di vista comunicativoche emozionale, a favorire il rilassamento e a controllare ansia ed eccitazio-ne, ad esercitare la manualità anche per chi ha limitate capacità di movi-mento, a favorire la mobilitazione degli arti superiori, ad esempio accarez-zando l’animale, o di quelli inferiori attraverso la deambulazione con condu-zione dell’animale la cui presenza rende gli esercizi riabilitativi meno noiosie più stimolanti.

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I gruppi di lavoro che operano in questo settore della pet-therapy finalizzatoal raggiungimento di obiettivi di salute per l’uomo, sono composti, oltre chedall’animale co-terapeuta alla cui sensibilità è affidato il compito principale,da diverse figure professionali: medici, psicologi, fisioterapisti ecc..., cuispetta di valutare e determinare come l’animale debba essere impiegato.A veterinari, etologi, addestratori e conduttori professionisti spetta, invece,occuparsi del controllo della salute e della salvaguardia del benessere dell’a-nimale che con tanta generosità e amore lavora per aiutare il suo amicouomo, di cui sa riconoscere le difficoltà.Più in particolare possiamo identificare alcuni meccanismi specifici che lapet therapy mette in atto.

Meccanismo Affettivo-Emozionale

È forse il più importante meccanismo d’azione salutare nell’ambito del rap-porto uomo-animale e sul quale si basa gran parte delle applicazioni dellapet therapy. Di tipo affettivo,quanto maggiore è il legame emozionale, tantopiù intensi sono i risultati benefici. L’emozione agisce in molte malattie maovviamente non si tratta soltanto di emozioni determinate dal rapporto uomo-animale. La tecnica del rilassamento effettuato fissando l’attenzione su di unsingolo elemento auditivo o visivo, od attraversando un rassicurante rapportocon un animale amico, comporta una serie di variazioni fisiologiche che sonoopposte alla risposta reattiva causa di stress, soprattutto cronico. Come con-seguenza si assiste ad una diminuzione del ritmo cardiaco e di quello respi-ratorio, nonché della pressione arteriosa e del tono muscolare, con variazionedelle onde elettroencefalografiche. La diminuzione della pressione arteriosaè stata studiata e molte volte confermata nel rapporto uomo-animale-amico eposta alla base di alcuni benefici effetti della pet therapy, soprattutto nellepatologie cardiocircolatorie. La diminuzione del tono muscolare spiega comediverse patologie croniche che interessano l’apparato locomotore sonoinfluenzate in modo positivo dalla pet therapy.Particolarmente interessanti sono le alterazioni nervose, in quanto non silimitano al rallentamento delle onde elettriche cerebrali, ma comportanoanche modificazioni a livello ormonale.Recenti ricerche hanno meglio chiarito il rapporto che sussiste tra un’emo-zione positiva ed il benessere biologico. Diversi studi dimostrano che larisposta neuro-psichica di rilassamento è controllata dalla amigdala, unapiccola struttura della dimensione e forma di una mandorla posta all’interno

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del cervello e che insieme all’ippocampo e all’ipotalamo (altre formazioni delcervello) costituiscono il Sistema Limbico. Questo Sistema, presente e bensviluppato in tutti i Primati, gioca un ruolo chiave nelle emozioni, piaceresessuale ed altre sensazioni. L’effetto rilassante, ottenuto anche in ambito dipet therapy, ha importanti effetti sulla salute:miglioramento del 75% dell’in-sonnia, del 34% di sindromi dolorose (su base spastica) ed anche una certadiminuzione della infertilità femminile (su base psicosomatica).Secondo le più recenti vedute la pet therapy, almeno in parte, opera attraversole stesse vie biochimiche della risposta di rilassamento. In altri termini un rap-porto uomo-animale tranquillante, rassicurante, positivo e quindi rilassanteinterviene sulla produzione di adrenalina ed altri ormoni corticosteroidi o dello“stress” con il risultato finale di una minore pressione arteriosa, un ritmo car-diaco e respiratorio più lento e tutta una serie di altri benefici.

Stimolazione psicologicaUn intenso rapporto uomo-animale rappresenta un forte stimolo psicologico,che coinvolge diversi settori della psiche umana: comportamento sociale emeccanismi di relazione, componenti caratteriali ed aspetti cognitivi. La pre-senza partecipata di un animale induce la persona ad “uscire” dai suoi pro-blemi, interessarsi all’animale e tramite questo anche agli altri. Da questapartecipazione scaturiscono molti effetti benefici, anche indiretti. Doversiinteressare all’alimentazione di un animale, ad esempio, porta anche interes-sarsi alla propria alimentazione (oltre ad altri aspetti della vita di solito rifiu-tati), un elemento importante per molte malattie (per citarne una, l’anores-sia) che danno inappetenza e svogliatezzaLa pet therapy, a livello psicologico, permette di prendere coscienza di fattoriimportanti, come la capacità di impegnarsi, un maggiore autocontrollo, mag-giore facilità e potenzialità nella comunicazione e nella socializzazione, nellacapacità di dare e ricevere amore, collaborazione e gratificazioneNel caso delle persone che vivono da sole, siano esse anziani che giovani,spesso l’animale può fungere da elemento di distrazione da problemi, qualila solitudine, la difficoltà di comunicazione, la sensazione di rifiuto, ansia,stress, o addirittura angoscia che spesso porta, se in forma esasperata, a veree proprie forme di nevrosi o di alienazione.

Meccanismo ludicoUn aspetto molto importante per comprendere come agisce la pet therapy è ilgioco, il divertimento e non raramente il ridere, che spesso s’instaura nelrapporto uomo-animale. Quando un ammalato gioca con un gatto, o ride per

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il modo buffo in cui si comporta un cane, aumenta le sue possibilità di difesae quindi di guarigione. È dimostrato, infatti, che il gioco induce a movimentie il movimento è la miglior ginnastica.

Meccanismo Psico-SomaticoÈ sempre più evidente che la psiche influisce sull’organismo e che moltissi-me malattie cosiddette fisiche hanno alla base una componente psichica.Attraverso i meccanismi affettivi, emozionali, di stimolazione psicologica eludici, frequentemente associati, la pet therapy svolge importanti attivitàanche di tipo psicosomatico.

Meccanismo FisicoLa componente fisica della pet therapy è indubbiamente importante e vienesfruttata in diverse occasioni. Tipici sono gli esempi dell’equitazione tera-peutica o ippoterapia, dei giochi in acqua insieme ai delfini o delfinoterapia,delle passeggiate regolari e quotidiane alle quali si deve obbligatoriamenteassoggettare chi possiede un cane.

Meccanismi AssociatiCome premesso in apertura di questo capitolo, i singoli meccanismi agisconoquasi sempre fra loro, associati. Ad esempio nella ippoterapia e delfinotera-pia la componente fisica si associa sempre a quella emotiva, di interesse perl’ambiente, per gli altri e per il gioco. È questo il motivo per cui una passeg-giata a cavallo è sempre più stimolante e quindi fisiologicamente più saluta-re di una gita in bicicletta.

Basi cliniche e fisiologiche

La stimolazione di affetto dell’animale stimolerebbe l’organismo a produrreendorfine, inducendo uno stato di tranquillità e rilassatezza. Catarsi dellacarezza: deriva la produzione di ceruleina che agisce beneficamente sull’atti-vità intestinale ed ha effetti positivi sulla pelle.

Equipe terapeutica

Per quanto riguarda il personale, gli individui che provvedono alla AAAsono in maggioranza volontari che possiedono una conoscenza approfondita

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sia degli animali che delle persone che dovranno interagire con essi. Invecela AAT è riconosciuta come una disciplina separata. Gli individui che lacompongono, specialisti della professione e con un’approfondita conoscenzadelle modalità di trattamento. Questa terapia viene riconosciuta come unadisciplina professionale separata dalle altre, con la caratteristica della suainterdisciplinarietà. Le persone che la esercitano presentano particolarirequisiti di carattere giuridico ed etico; infatti sia a livello statale che federa-le e locale ci sono precise disposizioni di legge che regolano le modalitàentro cui il lavoro deve essere svolto.la figura coinvolta in prima linea è quella del medico e/o lo psicologo, poichéi fruitori della pet therapy sono sempre esseri umani, indifferentemente dalfatto che siano anziani, non vedenti, audiolesi, pazienti cronici o pazienti conhandicap mentali e/o fisici. Tra questi, quella essenziale del veterinario, cheha il delicato compito di selezionare l’animale, controllarne lo stato di salutee valutare nel tempo se l’animale è indicato o meno al compito che gli è statoaffidato. Il terapeuta ha il compito di verificare l’effettiva necessità dell’uti-lizzazione della pet therapy nel caso specifico e di valutare l’efficacia dellaterapia nel tempo. È il veterinario, che collabora con l’istruttore, nella sceltadell’animale e nell’analisi dell’interazione comportamentale.L’istruttore, seleziona l’animale secondo le indicazioni del terapeuta, loaddestra, monitora accuratamente nel tempo l’interazione tra l’animale, ilpaziente e l’ambiente per verificarne il corretto andamento.Le specificità d’intervento di ogni figura professionale permettono così unapproccio globale sia diagnostico che terapeutico nei confronti della coppiauomo-animale.Il veterinario è affiancato, oltre che dall’istruttore, da un etologo, oppure unbiologo, o qualunque altra figura professionale che disponga di un’approfon-dita conoscenza del comportamento animale (meglio ancora se ha esperienzanel campo della ricerca), il cui compito è quello di istruire i pazienti, i fami-liari a cui è richiesta collaborazione, nonché gli altri operatori (medico e psi-cologo compresi) circa il comportamento degli animali utilizzati, su quanto cisi può e ci si debba aspettare da loro, sui criteri di valutazione.Altre figure estremamente utili, se non indispensabili, sono il pedagogista,l’assistente sociale, un tutore o curatore per gli eventuali pazienti minorennio incapaci d’intendere e di volere, avvocati esperti in diritto di famiglia echiunque, a titolo di volontariato, voglia dare un valido contributo alla tera-pia.Scelta dell’animale giusto per il proprietario giusto, nell’ambiente giusto.

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Capitolo Sesto

inalità e campi di applicazionedelle AAT

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Artupet: Artù impegnato in un’attività di Pet Therapy in un centro diurno per anziani

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(uso terapeutico e profillatico degli animali: UTEPA)

I campi di applicazione della pet therapy sono innumerevoli e possono essereindividuati a seconda delle finalità che si vogliono raggiungere, qui ne possia-mo elencare alcune:

1) Finalità psicologiche-educative- Trattamento dei disturbi comportamentali soprattutto nei bambini (cat-

tiva o insufficiente socializzazione, inadeguato rendimento scolastico,senso di insicurezza, ecc.);

- Riduzione dell’aggressività in situazioni critiche (manicomi criminali,prigioni, luoghi di detenzione in genere, ecc.);

- Trattamento della Sindrome di Deprivazione (Autismo); - Trattamento e prevenzione delle Sindromi Depressive negli anziani; - Stati di ansia e tensione neuro-psichica;

2) Finalità mediche- Convalescenze a seguito di malattie; - Ipertensione; - Recupero dei cardiopatici; - Malattie croniche, soprattutto di tipo neuro-muscolare;

3) Finalità motorie-riabilitative- Trattamento e riabilitazione per deficit motori di diverso tipo (ippotera-

pia).

La pet therapy può essere così impiegata in diversi contesti come nell’autismo,disturbi della personalità, disturbi del comportamento, disturbi dell’affettività,problemi di natura fisica o in tutti quei contesti dove vi è un forte disagiosociale.Qui di seguito riportiamo alcuni settori in cui la pet therapy ottiene ottimirisultati.

Autismo

Sono passati più di 50 anni da quando il Dott. Leo Kanner, uno psichiatradella Johns Hopkins University, scrisse il primo articolo applicando il termine‘autismo’ a un gruppo di bambini che erano chiusi in se’ stessi e che avevano

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Capitolo Sesto

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severi problemi di socializzazione, di comunicazione e comportamentali.Questo articolo fornisce una panoramica generale della complessità di questadisabilità dello sviluppo, dando un sommario di gran parte dei principaliaspetti dell’autismo. Il dato statistico più citato è che l’autismo si manifesta in4.5 casi su 10000 nascite. Questo dato è basato su indagini a larga scala con-dotte negli Stati Uniti ed in Inghilterra. Si stima inoltre che il numeri dei bam-bini che ha comportamenti autistico-simili sia dai 15 ai 20 ogni 10000. È inte-ressante notare che le stime sull’incidenza dell’autismo variano considerevol-mente a seconda del paese, passando da circa 2 ogni 10000 in Germania, adaddirittura 16 ogni 10000 in Giappone. Plausibili motivi di discrepanza sultasso d’incidenza possono essere differenti: criteri di diagnosi, fattori geneticie/o influenze ambientali. L’autismo colpisce i maschi con una frequenza trevolte maggiore delle femmine. Questa differenza tra i due sessi non è peculiaredell’autismo poiché molte disabilità dello sviluppo hanno un rapporto maschi-femmine anche più elevato. Molti neonati autistici sono diversi fin dalla nasci-ta. Due caratteristiche comuni che si possono ritrovare in questi neonati sonol’incurvare la schiena per allontanarsi dalla persona che li accudisce in mododa evitare il contatto fisico ed il non riuscire ad anticipare il fatto di esserepresi in braccio (restano cioè passivi, col corpo abbandonato). Nei primi mesidi vita sono spesso descritti come bambini o passivi o estremamente agitati. Cisi riferisce ad un bambino come passivo quando è tranquillo per la maggiorparte del tempo e richiede poca o nessuna attenzione da parte dei genitori. Perestremamente agitato si intende invece un neonato/infante che durante le oredi veglia piange molto, a volte ininterrottamente. Durante l’infanzia, molti diquesti bambini iniziano a dondolarsi e a picchiare la testa contro la culla,anche se ciò non sempre avviene. Nei primi anni di vita, alcuni bambini autistici raggiungono tappe dello svilup-po (quali parlare, gattonare e camminare) molto in anticipo rispetto alla media;in altri casi le stesse tappe vengono raggiunte invece con considerevole ritardo.Approssimativamente, un terzo dei bambini autistici si sviluppa in modo nor-male fino ad una età compresa tra un anno e mezzo e tre anni, dopodiché i sin-tomi autistici cominciano ad emergere. Questi individui sono spesso indicaticome soggetti ad un autismo ‘regressivo’. Alcuni addetti ai lavori ritengono chela Candida (Candida Albicans), le vaccinazioni, l’esposizione ad un virus o lapresenza di convulsioni possano essere responsabili di questa regressione. Sipensa anche che alcuni bambini con ad autismo ‘regressivo’ possano aver con-tratto la Sindrome di Landau-Kleffner (si veda la sezione seguente). Durantel’infanzia, i bambini autistici possono restare indietro rispetto ai loro coetaneinelle aree della comunicazione, della socializzazione e della percezione. Inoltre,

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possono cominciare a manifestarsi comportamenti disfunzionali quali comporta-menti auto-stimolatori (ad esempio, comportamenti ripetitivi e non finalizzati,come dondolarsi, agitare le mani), comportamenti autolesionistici (p.es., mor-dersi le mani, picchiare la testa), problemi del sonno e dell’alimentazione, scar-so contatto di sguardo, insensibilità al dolore, iper-/ipo-attività e deficit dell’at-tenzione. Una caratteristica abbastanza comune nell’autismo è il comportamen-to ‘insistentemente ripetitivo’ o ‘insistentemente perseverante’ dell’individuo.Molti bambini diventano estremamente insistenti sulle routine; se una routineviene cambiata, anche di poco, il bambino può essere sconvolto e collerico.Alcuni esempi comuni sono: mangiare e/o bere lo stesso cibo ad ogni pasto,vestire certi abiti o insistere che altri vestano sempre gli stessi abiti, andare ascuola usando sempre la stessa strada. Una possibile ragione per l’insistenzasulla ripetitività nell’autismo potrebbe essere l’incapacità di comprendere e diconfrontarsi con nuove situazioni. Individui autistici hanno alle volte difficoltàcol passaggio alla pubertà. Approssimativamente il 20% ha convulsioni per laprima volta durante la pubertà, dovute probabilmente a variazioni ormonali.Molti problemi comportamentali inoltre possono diventare più frequenti e piùseveri durante questo periodo. D’altra parte invece, altri passano attraverso lapubertà con relativa facilità. A differenza di quanto succedeva 20 anni fa, quan-do molti individui autistici venivano istituzionalizzati, ci sono oggi molte ediverse possibilità di sistemazione, flessibili a seconda dei casi. Attualmente,solo gli individui più gravi vivono in istituti di internamento. In età adulta, alcu-ni vivono con i genitori, altri in case di residenza, altri vivono in modo semi-indipendente (p.es. in gruppi ridotti in un’abitazione), altri ancora vivono inmaniera del tutto indipendente. Ci sono individui che riescono a frequentarel’università ed a laurearsi ed alcuni che sviluppano relazioni adulte e possonosposarsi. Nell’ambiente lavorativo, molti adulti autistici possono essere lavora-tori affidabili e coscienziosi. Sfortunatamente però possono avere difficoltà neltrovare lavoro in quanto, essendo molti di loro socialmente impacciati e potendoapparire ‘eccentrici’ o ‘differenti’, hanno sovente difficoltà con i colloqui diassunzione. Non esiste un aggettivo in grado di descrivere tutti i tipi di personeaffette da autismo, esistono infatti molte forme diverse di questo disordine. Adesempio, alcuni individui sono anti-sociali, altri sono a-sociali, altri ancora sonoinvece sociali. Alcuni sono aggressivi verso se’ stessi e/o verso gli altri. Circa lametà ha linguaggio molto limitato o addirittura assente, alcuni invece ripetonoparole o frasi (ecolalia), altri hanno una normale capacità linguistica. Poiché adoggi non esistono test fisiologici in grado di determinare se una persona siaaffetta da autismo, questo disordine viene diagnosticato quando un individuopresenta un certo numero di comportamenti caratteristici. Ricerche negli ultimi

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cinque anni hanno dimostrato che molte persone che presentano comportamentiautistici, sono affette da disordini correlati, ma distinti. Questi includono: laSindrome di Asperger, la Sindrome da X Fragile, la Sindrome di Landau-Kleffner, la Sindrome di Rett, e la Sindrome di Williams. La Sindrome diAsperger è caratterizzata da pensiero concreto e letterale, ossessione per alcuniargomenti, eccellente memoria, comportamento ‘eccentrico’. Questi individuisono considerati funzionanti ad alto livello, sono in grado di mantenere un lavo-ro e di vivere in maniera indipendente. La Sindrome da X Fragile è una formadi ritardo mentale in cui il ramo lungo del cromosoma X è contratto.Approssimativamente il 15% delle persone con Sindrome da X Fragile presentacomportamenti autistici. Questi includono: ritardi del linguaggio e della parola,iperattività, scarso contatto di sguardo e l’agitare le mani. La maggioranza diquesti individui opera a livelli medio-moderati. Con gli anni, le loro peculiaricaratteristiche fisiche facciali possono diventare molto prominenti (p.es. voltoed orecchie allungati) e possono sviluppare problemi cardiaci. Anche le perso-ne affette dalla Sindrome di Landau-Kleffner, esibiscono molti comportamentiautistici quali rifiuto per la vita sociale, insistenza sullo stesso soggetto e pro-blemi di linguaggio. Si pensa spesso che questi individui siano affetti da auti-smo ‘regressivo’ in quanto appaiono normali fino ad una età compresa tra i 3 e i7 anni. Hanno sovente buona capacità di linguaggio nella prima infanzia, magradualmente perdono la loro capacità di parlare. Presentano anche anormalitànell’andamento delle onde cerebrali, che possono essere diagnosticate analiz-zando l’Elettroencefalogramma preso durante un periodo di sonno esteso. LaSindrome di Rett è un disordine degenerativo che colpisce principalmente lefemmine e si sviluppa generalmente tra i sei e i diciotto mesi di età. Alcunicomportamenti caratteristici includono: perdita del linguaggio, ripetitive contor-sioni delle mani, dondolamento del corpo e rifiuto della socialità. Gli individuiche soffrono di questo disordine possono essere mentalmente ritardati in modosevero o molto severo. La Sindrome di Williams è caratterizzata da severi com-portamenti autistici che includono: ritardi dello sviluppo e del linguaggio, sen-sibilità eccessiva ai suoni, deficit dell’attenzione e problemi di socializzazione.A differenza di molti individui autistici, quelli affetti da Sindrome di Williamssono abbastanza sociali e soffrono di problemi cardiaci. Nonostante non sia nota una causa unica dell’autismo, c’è crescente evidenzache questo possa essere causato da una varietà di problemi. Ci sono per esem-pio indicazioni di un’influenza genetica. Ad esempio, due gemelli monozigoti(cioè gemelli identici) hanno maggiore probabilità di essere autistici rispetto adue gemelli dizigoti (cioè fratelli gemelli). Nel caso di gemelli monozigoti, c’èuna sovrapposizione del 100% dei geni, mentre nei gemelli dizigoti, c’è una

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sovrapposizione genetica del 50%, la stessa che c’è nei fratelli non gemelli. Inuna campagna condotta in Utah, alcuni ricercatori identificarono undici fami-glie in cui il padre era un soggetto autistico. In queste undici famiglie, su untotale di 44 figli, 25 furono diagnosticati come autistici. Altre ricerche hannomostrato che depressione e/o dislessia sono piuttosto frequenti in uno oentrambi i lati di una famiglia dove è presente l’autismo. Il contatto umano è mal tollerato dal bambino autistico; occorre tirarlo fuori dalsuo guscio protettivo con mezzi indiretti come la musica, le attività ritmiche,stimolazioni piacevoli e dolci come la presenza di animali per indurlo gradual-mente a servirsi degli organi di senso più elevato. L’intervento deve badareprima di tutto a ripristinare le facoltà di formare rapporti sociali, riducendol’ansia, il ritiro, il rifiuto della società. Esperienze attuate negli Usa con questepremesse hanno dato buoni risultati. In molte di esse la madre è coinvoltacome preziosa co-terapeuta, ma il leit motiv di questi approcci è l’attenzionedata all’atmosfera degli incontri, calda e affettuosa, tesa a creare un ambienterassicurante con grande rispetto per la personalità dei bambini e delle madri.Tra questi approcci estremamente interessante è quello che si giova degli ani-mali da compagnia come co-terapeuti.Per contrastare i bassi sensori dei bambini autistici, gli animali presentano unefficace stimolo multisensoriale - un segnale forte e chiaro, un’intensa impres-sione visuale, uno speciale odorato e un’innovazione nel tatto. La loro sempli-ce, ripetitiva azione non verbale, non è molto semplice da codificare.Tuttavia queste attività, se generalizzate, possono portare ad una normalizza-zione sociale. Esse potrebbero incoraggiare sia gli adulti che i bambini a conti-nuare e ad estendere i loro sforzi, facendo interagire produttività e piacere.Nella fase del post-trattamento, senza la presenza del cane, né del terapista, nédi altra persona familiare, i ragazzi non hanno ancora compiuto un miglioramen-to di base, sebbene siano lievemente migliorati rispetto alla fase precedente altrattamento stesso. Il cane è servito per “iniziare” i ragazzi handicappati così chelei/lui abbia superiori capacità di partecipare e di avviare un’interazione sociale.Le qualità del cane – novità, sensorio e capacità percettive – intensificano lostato affettivo ed impulsivo del ragazzo che il terapista ha favorito, modulandoloe dirigendolo. Naturalmente non è il cane da solo che crea il cambiamento.

Disturbo di ansia

Un modello di applicazione della pet therapy è stato proposto anche in unadeterminata patologia, il Disturbo d’Ansia Generalizzato, ossia quella situazio-

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ne sintomatica caratterizzata da tensione ed irritabilità. Abbiamo avuto mododi constatare come l’interazione con l’animale da compagnia è un elemento disicurezza, rilassa, è uno “stimolatore di sorrisi” e non raramente di risate, portaad una diminuzione delle patologie somatiche minori, abbassa la pressionearteriosa. L’animale offre la possibilità di distrarre il soggetto, tenendolo occu-pato contro quelle che possono essere le possibili cause di ansia e quindi distress; permette un corretto scambio di messaggi. Inoltre, la modificazionecomportamentale dell’animale si accompagna a quella del padrone che,aumentando il controllo sul cane, aumenta l’autostima e riceve quindi unrinforzo positivo con conseguente miglioramento del suo quadro psicopatologi-co e del benessere psicofisico di entrambi.Il distubo d’ansia generalizzato comporta:

- ansia e preoccupazioni eccessive; - difficoltà a controllare la preoccupazione; - irrequietezza, facile affaticabilità, difficoltà di concentrazione o nel

prendere decisioni, vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare,alterazione del sonno, ecc. (mentre negli adulti, per diagnosticare que-sto disturbo, è necessari che l’ansia e la preoccupazione siano associa-te a tre o più di questi sintomi, nei bambini ne è richiesto solo uno).

Terza età

Gli anziani, che vivono una realtà triste e demotivata, quale può essere quelladell’istituto pubblico, sono anche coloro che meglio di tutti possono sfruttare leattività profilattiche e terapeutiche degli animali da compagnia, istituendo conloro un intenso rapporto interpersonale, a fronte anche della gran quantità ditempo che possono dedicare loro. Gli animali, invece, riescono ad arricchire in modo vario la qualità della vitadegli anziani, persone fragili e spesso senza prospettive. La morte di una per-sona cara o la partenza di un figlio possono spesso provocare dei baratri disolitudine, che possono tuttavia trovare un surrogato psicologico nella presenzadi un cane o di un gatto.Con gli animali gli anziani parlano, si confidano, sfogano le proprie inquietudi-ni, le malinconie.In molti casi si è registrato anche un miglioramento dello stato fisico, oltre chepsicologico, perché un animale da accudire obbliga a muoversi, a condurreuna regolare attività fisica e si sa che la sedentarietà è uno dei grandi nemicidell’età matura.

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La quale ha il vantaggio di contribuire a ridurre la probabilità di fratture osseein età avanzata e di ridurre la densità di concentrazione di lipoproteine (cole-sterolo) nel sangue. Nelle comunità che ospitano anziani, poi, la presenza di uncane o di un gatto “mascotte” facilita le comunicazioni interpersonali, agendoda fattore catalitico (funzione presente anche nei bambini).Nei pazienti ricoverati in Casa di Riposo l’ utilizzo di animali da compagniapuò configurarsi sia come attività di animazione, di svago, di sostegno (AAA =Animal Assisted Activity ) sia come vero e proprio intervento terapeutico (AATAnimal Assisted Therapy).In entrambi gli studi l’ interazione tra gli animali e i ricoverati ha prodotto unmiglioramento del tono dell’ umore, una riduzione dei disturbi comportamenta-li e un aumento dell’ autonomia. Sotto l’ aspetto fisico l’ opportunità di accarez-zare o di accompagnare un animale può favorire la ripresa della motilità e l’esecuzione di un programma di fisiokinesiterapia (FKT).Un settore di utilizzo molto promettente sembra quello del Morbo diAlzheimer, soprattutto nei pazienti in fase non troppo avanzata. In questipazienti l’ interazione con l’ animale appare in grado non solo di ridurre idisturbi comportamentali (agitazione, aggressività), lo stress e le turbe dell.umore (ansia, apatia, depressione) ma anche di stimolare alcune funzioni psi-cologiche e mentali residue. In particolare può essere stimolata la memoria alungo termine(attraverso l’ evocazione di ricordi legati a un precedente posses-so di animali), la comunicazione verbale e non verbale, la stimolazione senso-riale, la soddisfazione di certi bisogni primari (attenzione, affetto). Un gruppo di psicologi ha condotto uno studio sistematico per analizzare ilpotenziale giovamento apportato dalla pet-therapy su specifici indici generalidi umore di un gruppo di anziani ospiti di una casa di riposo. L’esperimento è consistito nell’introduzione nella casa per anziani di un caneaddestrato per un periodo di sei mesi ai ricoverati sono stati effettuati nume-rosi test, sia prima che in seguito al periodo di convivenza con il cane, pervalutarne gli eventuali cambiamenti di una serie di parametri sia neuroendo-crinologici che psicologici. Alla fine del periodo di osservazione i soggettisembravano aver migliorato il tono dell’umore, erano più sorridenti, più gio-viali, allo stesso tempo dimostrando maggiore reattività e socievolezza, alcontrario di pazienti di controllo che non si erano giovati dell’opportunità diinteragire con l’animale. Tali dati, sia pur interessanti, vanno valutati con cautela. Una prima considera-zione da farsi è che i test psicologici venivano effettuati dallo staff della clinicae non da medici esterni, e questo rappresenta una notevole bias del disegnoanalitico, perché confonde aspettative con risultati oggettivi. Questo fattore, e

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la fiducia a priori che i membri della clinica dimostravano nei confronti del-l’efficacia del trattamento, costituiscono infatti ambedue delle variabili da nonsottovalutare. Va inoltre considerato che l’arrivo di un animale in un ambienteclinico-ospedaliero potrebbe di per sé modificare le attitudini e gli stili pro-fessionali degli operatori sanitari, se non altro per il carattere di novità del-l’evento. Altri studi hanno invece valutato l’impatto terapeutico degli animali da compa-gnia. La maggior parte ha saggiato l’effetto dell’animale su persone disturbate,depresse, su portatori di handicap o sugli anziani.

Salute del cuore

È dal 1977 che si studia l’effetto della presenza attiva dei pet per combattere imali del secolo che riguardano l’apparato cardiocircolatorio, ossia l’ipertensio-ne, l’infarto cardiaco e tutte le conseguenze ad essi legate.Esaminando un gruppo di persone colpite da infarto, si accorsero che le proba-bilità di sopravvivenza erano nettamente superiore tra i pazienti che possede-vano un cane.Credettero che la causa principale andava ricercata nel fatto che questi anima-li costringessero i loro padroni ad una regolare e salutare attività fisica (contutte le conseguenze benefiche che ne derivano), ma c’era di più. Dimostraronoche un buon rapporto con un cane, parlare con lui, accarezzarlo, accudirlo,scherzarci, giocarci, provocava una diminuzione della pressione arteriosa edella frequenza cardiaca, più di quanto non accadesse parlando o discutendocon una persona. Infatti, la mancanza di competitività, il senso di protezione edi sicurezza, riducendo i valori sopra citati, contribuiscono a ridurre l’uso (avolte vero e proprio abuso!) di farmaci. Nelle malattie cardiocircolatorie è stato notato che quando una persona pas-seggia da sola tende a concentrare i propri pensieri sui problemi che l’affliggo-no; invece, passeggiare con un cane, seguirlo in tutti i suoi movimenti e devia-zioni di percorso obbliga il proprietario a pensare al suo amico a quattrozampe, abbandonando tutti i suoi crucci e distogliendolo dalle sue preoccupa-zioni.Probabilmente una delle prove più interessanti e sorprendenti del legame trasalute umana ed effetti dell’esposizione ad animali da compagnia è il risultatodi uno studio condotto da una dottoranda americana, Erika Friedman, sull’effi-cacia delle condizioni sociali e dell’isolamento sulla sopravvivenza di un grup-po di infartuati . I dati di tale studio sembrerebbero suggerire che alcuni tipi di

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contatti sociali e, in particolare, l’accudire un animale da compagnia, sia lega-to a più alte probabilità di sopravvivenza in seguito a un evento infartuale.L’effetto riscontrato non sembra essere la conseguenza della necessità di con-durre a spasso gli animali, cosa che potrebbe risultare comunque in uno stiledi vita più sano in quanto fisicamente più impegnativo.Successivamente, lo stesso gruppo di ricercatori è stato in grado di dimostrareche l’animale di compagnia ha la capacità di “rilassare” il proprio accuditore,con un conseguente abbassamento della pressione sanguigna.È stato infatti dimostrato come la pressione arteriosa di un individuo possadiminuire come conseguenza del semplice accarezzamento di un cane. In unulteriore studio, condotto su soggetti giovani, è stato dimostrato che la pressio-ne sanguigna di un bambino posto in una situazione non familiare è minore inpresenza di un cane, indipendentemente dalla possibilità di contatto fisico conesso. Più in generale, gli animali da compagnia sembrerebbero esercitare uneffetto misurabile sulla prevalenza dei problemi di salute ordinari quali raf-freddori, mal di testa, dolori alla schiena e insonnia. L’accudimento di un ani-male da compagnia sembrerebbe anche giocare un ruolo importante, incre-mentando il benessere psicologico e i livelli di autostima del partner umano.

Prigioni

Si è osservato, ove l’inserimento degli animali è stato ben preparato e condotto,un incremento di cooperazione tra i detenuti e il personale di custodia, conattenuazione di fenomeni di violenza e tentativi di suicidio e quindi, anche inquesto caso, con una marcata riduzione dell’uso di farmaci. Gli animali incen-tivano i ricoverati ad utilizzare il proprio tempo accudendo e mantenendo cani,gatti, canarini, pesci rossi. La presenza degli animali all’interno del carcere hamigliorato i rapporti umani, ha rafforzato il senso di responsabilità, ha mitigatoil senso della solitudine e gli stati depressivi dei reclusi.

Difese immunitarie

Una recentissima teoria dice che osservare il proprio cane in tutte le sue mani-festazione d’affetto induce alla formazione di endorfine, le droghe naturali delnostro sistema nervoso quando il nostro spirito è lieto e disteso e che stimolanole difese immunitarie. Oltre a questo esiste anche un secondo beneficio: chi ha un cane è indotto non

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solo a parlare con lui mettendo in attività la catarsi della parola, ma anche adaccarezzarlo e la catarsi della carezza dà origine alla ceruleina o colecistochi-nina, una sostanza prodotta dall’organismo che ha l’effetto di rendere più effi-ciente le attività intestinali e più liscia e vellutata la pelle.

Stress

La pet therapy rappresenta un valido supporto per la moderazione dello stress.Una delle sue maggiore cause va ricercata nel fatto che nel rapporto coi proprisimili l’uomo si sente osservato, criticato, messo in discussione. Con il canetutto ciò non avviene in quanto ci accetta per quello che siamo, senza criticarcio pretendere di cambiarci. Contemplare un acquario, con tutte le sfumature dicolore e gli sciabordii delle bollicine dei pesci, produceva diminuzioni nellivello di stress e quindi relax. Altre terapie simili, come ad esempio l’ipnosi,non riuscivano a raggiungere un tale livello di efficacia.

Schizofrenia

“Pet therapy nuova ‘medicina’ contro la schizofrenia. A promuvere l’utilizzo deglianimali da compagnia, in particolare dei cani, come arma per migliorare l’auto-stima, le capacità reattive e la qualità della vita dei malati è uno studio israelianopubblicato sulla rivista ‘Psychotherapy and Psychosomatics’.” “la pet therapy siaefficace soprattutto contro un sintomo della schizofrenia resistente alle cure tra-dizionali: la cosiddetta ‘anedonia’, cioè l’incapacità di trarre soddisfazione daesperienze ritenute in genere piacevoli.” Sono le persone sensibili ed emotivequelle che maggiormente traggono beneficio dal rapporto con l’essere animale,perché nell’essere animale ritrovano le stesse caratteristiche che non ritrovanonegli altri esseri umani. Gli schizofrenici si potrebbero definire degli “ultrasensi-bili” che sentono tutto in modo eccessivo sulla loro pelle, nella loro anima e nellaloro testa. La “Porta Animale” Nello schizofrenico, che inverte e confonde larealtà, con desiderio di realtà irreale fatta di un misto di sogno e fantasia, inter-calato da ragionamenti complessi, secondo uno schema mentale “molto” perso-nale, si può generare una diversa attenzione da se stesso, una sua ripolarizzazio-ne verso l’esterno che prima non valutava e non comprendeva. Nello psicoticoschizofrenico, nel rapporto essere uomo ed essere animale, può nascere a volteun concetto stranamente invertito. “Non sono gli animali a farti compagnia, per-ché sono loro che hanno bisogno di compagnia… sei tu che devi fare compagnia

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a loro”. Se un paziente dice una cosa del genere, apparentemente paradossale edinvertita, oltre a dimostrare una grande sensibilità ed intuizione verso l’essereanimale, significa che ha compreso un suo nuovo ruolo: che esiste “un qualcu-no” oltre se stesso. Si sente necessario ed importante per uno scopo dapprimaimpensato, ed attraverso la scoperta di questa motivazione, rientra nel mondodegli esseri umani attraverso la “porta animale” e cessa di restare nel suo mondoa parte. l’animale come compagno, l’animale come essere con cui confrontarsi,l’animale come “essere” sosteneva Konrad Lorenz dotato di una sua sensibilità edi una sua coscienza, con gioia e sofferenza animale, non codificata ed estrinse-cata necessariamente su quella umana. Konrad Lorenz, padre della Etologiamoderna aggiungeva “l’uomo è troppo presuntuoso... gli animali hanno unacoscienza. L’uomo non è il solo ad avere una vita interiore soggettiva”.Dovremmo tenerne conto quando parliamo di esseri animali, accettandone la lorodiversità e non spiegando tutto secondo le nostre esigenze e le nostre concettua-lità.Anche se non stupisce che ciò avvenga visto che attraverso le nostre concet-tualità spieghiamo i comportamenti e le emotività degli esseri umani, ed allostesso modo facciamo con gli esseri animali.Costruiamo l’universo con l’idea cheabbiamo del nostro mondo individuale, in un atto di presunzione, come sostene-va Konrad Lorenz, che ci confina nel nostro piccolo mondo... Una comprensionenelle due direzioni, l’essere animale che comprende l’essere umano e l’essereumano che comprende l’essere animale.

Ospedali

Oggi si assiste sempre di più alla presenza indiscussa di animali da compagnianegli ospedali, come aiuti terapeutici per persone con malattie croniche duran-te la fase della loro convalescenza o malati terminali di Aids o altri mali incu-rabili. Essi agiscono da stimolo: condurlo fuori per la sua passeggiata mattuti-na è un riconoscimento per il convalescente della sua avvenuta guarigione.È necessario che l’animale goda di ottima salute e, soprattutto, che le personeche ne vengano in contatto abbiano efficienti difese immunitarie.

Disabilità

Per persone affette da plurihandicap grave o gravissimo, si intendono tutticoloro che sono stati colpiti da gravi deficit organici, cognitivi, emozionali,motori ed espressivi. I danni riportati coinvolgono le aree deputate alla coordi-

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nazione, al movimento, alla percezione e all’integrazione. Queste persone spes-so faticano ad interagire normalmente con con il tessuto sociale che le circon-da; tendono a divenire apatiche, perdono interesse per le cose e si lasciano tra-sportare dagli eventi, non investendo spesso nemmeno un minimo di energia,che costa peraltro loro enorme fatica.La loro condizione influenza inevitabilmente tutte le persone che vivono edinteragiscono con loro.I cambiamenti fisici come l’alterazione del tono muscolare, le deformità sche-letriche o le contratture dei tendini, hanno un ruolo importante nello sviluppoe nella conduzione delle funzioni organiche (ad esempio lo spostamento dialcune ossa dello scheletro rendono difficile la crescita di alcuni organi ester-ni): in persone affette da handicap grave la capacità respiratoria appare ridotta,le funzioni di reni e fegato e degli organi deputati alla digestione sono compro-messe; tutto questo travalica la lesione primaria e diventa una malattia cronicaaltamente invalidante. Ognuno di questi pazienti ha bisogno del contatto cor-poreo per vivere una determinata esperienza e per percepire le altre persone,dalle quali spesso dipendono i loro movimenti. Essi faticano ad essere compre-si e a comunicare in maniera chiara, per questo motivo chi si avvicina a lorodeve farlo con affetto e competenza. Ogni persona ha particolari bisogni, anchese, ad un primo colpo d’occhio, questi ci possono sembrare omogenei: bambinie adulti con gravi handicap presentano sì bisogni simili, ma questi devonoessere raggiunti in maniera differente.Le persone gravemente disabili presentano, nella maggioranza dei casi, diffi-coltà e turbe estreme della motricità che inevitabilmente determinano unadiversa capacità di percezione elementare.La difficoltà motoria conduce ad un’inadeguata percezione e conoscenza delproprio corpo. Ne conseguono scarse esperienze sensoriali, che riducono i vis-suti limitando la crescita cognitiva.Uno degli obiettivi che ci si pone con queste persone, è proprio quello di forni-re strumenti facili, ma estremamente stimolanti così che possano arricchire leloro esperienze senso-percettive e motorie.Chi è gravemente disabile ha un campo di azione ridotto, mentre il nostrocorpo necessita costantemente di attività e movimento ( e qui non si intendesolo il camminare, ma anche atti motori più semplici come ad esempio larespirazione). Quando la compromissione organica è tale da impedire qualsiasitipo di movimento, le persone perdono l’idea del limite del proprio corpo.I programmi terapeutici tradizionali spesso non si domandano cosa sa farequella persona, qual è il suo valore, se è interessato alle nostre proposte, se stabene in questo contesto, ecc. Quando non vengono rispettati i bisogni legati

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alla persona si va inevitabilmente incontro a problemi legati alla personalità, acui associano apatia e disinteresse per ogni proposta.Lo stato di grave disabilità induce all’isolamento, accentuato da grosse diffi-coltà da parte della persona disabile ad entrare in comunicazione con gli altri ea trovare sbocchi per i cambiamenti e le azioni. IN altri casi ancora, le eccessi-ve richieste provenienti dall’ambiente esterno, a cui la persona disabile nonriesce a far fronte, provocano enormi frustrazioni ed uno stato di stress costan-te,che, necessita di essere “sfogato” in qualche modo.A seguito di queste situazioni si osservano in queste persone numerose stereo-tipie e disturbi del comportamento: l’individuo si organizza a suo modo percreare situazioni stimolanti, ad esempio provoca sensazioni vestibolari attra-verso il movimento del capo e del tronco la compromissione dei bulbi ocularicon le dita o con i pugni chiusi, per ottenere informazioni visive, tattili cospar-gendosi con le mani di saliva e toccandosi capelli o altre parti del corpo congesti ripetitivi, o ancora stimola la percezione interna corporea battendo ripe-tutamente le mani fra loro o su alcune parti del corpo.Questi movimenti stereotipati possono essere positivi per il soggetto che ritrovanella ripetitività stimoli e sicurezza per attenuare il suo stato d’ansia. Ma nellostesso tempo possono indurre il soggetto ad uno stato di isolamento, in alcunicasi con manifestazioni autolesionistiche.Non è sensato bloccare le stereotipie mentre vanno ricercate strategie compen-sative.Le persone che vivono accanto a queste persone dovrebbero cercare di com-prendere cosa essa cerchi di dirci con questi gesti.Gli studiosi portano come dato certo il limite di vita di queste persone così gra-vemente disabili. In molti casi vengono trattate solamente come malati cronicie passano la maggior parte del loro tempo a letto o comunque nella stessa posi-zione, sperimentando sul loro corpo sensazioni spiacevoli e mortalmente noio-se. In tale contesto il quadro clinico e l’apatia dell’individuo peggiorano a vistad’occhio facendo precipitare la situazione.Il compito di un buon operatore è quello di scoprire tutto ciò che il disabile èin grado di fare, al di là della diagnosi, imparando ad osservare e non a preve-dere o immaginare, quelle che possono essere le aree funzionanti, favorendo illoro sviluppo e potenziamento.Il metodo su cui si basa l’intervento di pet therapy con disabili gravi e gravissi-mi è impostato in modo che vi siano degli obiettivi specifici che si possono rag-giungere in base alle esigenze del paziente che viene trattato.Il primo passo è sicuramente un’ osservazione mirata della persona, la creazio-ne di un ambiente rilassato, che mettono la persona disabile nella condizione

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di creare una buona interazione con il terapista e gli animali, trovando spaziper agir ein base ai propri tempi e alle proprie possibilità.Una buona cosa, per esempio, potrebbe essere iniziare e finire la sedutaseguendo sempre gli stessi rituali.Attraverso il contatto con gli animali e la scoperta e l’utilizzo di materiali natu-rali di diverso tipo, è possibile stimolare il movimento sia di tipo attivo sia ditipo passivo. Inoltre ogni situazione che viene proposta consente l’uso di tutti isensi. L’intervento degli animali favorisce una piacevole percezione sensorialee riproduce uno stato di comunicazione corporea entro la quale il portatore dihandicap si sente accudito e coccolato.Questo permette alla persona di svilup-pare un atteggiamento fiducioso verso il mondo esterno.Sono sempre più frequenti, sia in Italia che all’estero, le associazioni per l’e-mancipazione del disabile che dispongono di gran numeri di cani che vengonoaddestrati a seconda delle necessità. I cani per assistenza vengono preparatiper essere l’orecchio di chi non sente, l’occhio di chi non vede, e non solo que-sto. Ad esempio, nel caso di pazienti paralitici o costretti a letto per graveinfermità, un cane può rivelarsi estremamente utile nell’afferrare oggetti, comela cornetta del telefono portatile quando il telefono squilla, un generico oggettoche è caduto, nonché a dare un aiuto fisico alle persone semiparalitiche chedovessero accidentalmente cadere. La presenza di un cane simile in casa permette ai non udenti di svolgere unavita normale, di continuare la sua attività senza interromperla, di non dipende-re da apparecchiature elettriche fredde ed inanimate, come luci o segnaliluminosi che tra l’altro potrebbero facilmente rompersi. Inutile dire che per compiere tali funzioni il cane deve essere sottoposto a lun-ghi e rigorosi periodi di addestramento. In base all’utilizzo i cani d’assistenza possono essere suddivisi:

- Cani guida per non vedenti; - Hearing dogs (nel caso di non udenti); - Cani sociali (affidati al disabile con problemi psichici); - Cani di servizio (questi, oltre ad apportare un supporto di tipo psicologico,

esegue dei compiti che il disabile non è in grado di svolgere, come accen-dere spegnere la luce, raccogliere e portare oggetti, chiamare una persona,aiutare il disabile a muovere un arto, collaborare a fare la spesa, ecc.).

Queste attività rientrano tuttavia nella AAA e non nella AAT, come moltevolte erroneamente si crede, ossia in quelle attività che contribuiscono almiglioramento della qualità della vita.

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Capitolo Settimo

peratoridiPet Therapy

O

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Rex e il piccolo Gabriele

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Gli interventi di pet therapy possono essere di diverso tipo, non solo perquanto riguarda l’utilizzo di diverse specie animali, ma anche per quantoriguarda le modalità con cui il paziente viene messo a contatto con l’animaleprescelto. Vi sono situazioni in cui l’animale viene lasciato presso il pazien-te, altre nelle quali si preferisce condurlo in visita, altre ancora in cui è ilpaziente stesso che viene portato dagli animali. L’importante è che l’ambien-te dove si svolge la pet therapy sia molto tranquillo, con il minor numeropossibile di presenti, in modo da favorire l’interazione tra il paziente e l’ani-male.L’intervento si effettua su pazienti affetti da varie patologie e quindi vieneseguito non da un solo professionista, ma da un’équipe terapeutica per que-sto sono necessarie diverse figure professionali per elaborare progetti d’inter-vento che si rivelino efficaci.Fra le figure più importanti ci sono lo psicologo, il medico, il veterinario, l’e-ducatore cinofilo e il conduttore.In casi particolari si può richiedere anche l’intervento di una particolarefigura come per esempio del fisioterapista, assistente sociale ecc…Nella pratica chi realizza il progetto è il conduttore con il suo animale checollaborando con i professionisti presenti nella struttura in questione, mettein atto l’intervento. La formazione del conduttore deve comprendere diversiambiti. Innanzitutto deve conoscere le basi del comportamento e del linguag-gio degli animali, quindi possedere nozioni di etologia, educazione del caneo gatto o nel caso operi con piccoli animali, conoscere le loro esigenze e iloro modi di comunicare.Altre conoscenze importanti sono i metodi di approccio con malati di variepatologie, saper interagire in maniera corretta con il paziente.La formazione comprende anche l’apprendimento di norme di prevenzione edi igiene.Al conduttore spetta anche la scelta dell’animale più adeguato per collabora-re in quel determinato progetto.La valutazione invece della coppia cane-conduttore è fatta analizzando illivello e la qualità di interazione fra i due partner e l’attitudine della coppiaad essere inserita in un programma di AAA o AAT.L’esame per verificare se tale coppia può fare o meno progetti di pet therapyviene fatto in base a protocolli precisi dettati dalla Delta Society.Essa è stata fondata nel 1977 a Portland nell’Oregon (USA): è un’organizza-zione internazionale senza scopo di lucro. In questa società vi sono proprie-tari di animali, volontari terapisti, educatori, professionisti sanitari, veterina-ri e altre figure professionali.

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Capitolo Settimo

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L’obiettivo della Delta Society è quello di migliorare la salute dell’uomoattraverso l’utilizzo di animali da compagnia e da assistenza.Alla fine degli anni ottanta la Fondazione ha cominciato a pubblicare infor-mazioni scientifiche per la selezione, l’addestramento degli animali, la for-mazione degli operatori, la messa a punto di progetti terapeutici.In particolare, nel 1987 ha pubblicato il primo giornale scientifico sulle inte-razioni uomo-animale, che oggi si chiama “Anthrozoos”, ha messo a punto ilprimo curriculum professionale per l’operatore che volesse occuparsi diippoterapia con persone disabili e, infine, ha creato un premio nazionale perprogrammi e persone impegnate nel campo della pet therapy.Nel 1989 ha aperto il primo centro di addestramento per “cani uditori”. Nel1990 ha pubblicato un programma per i “pet partners” e Alert, una newslettercontenente aggiornamenti per l’addestramento di cani uditori.In questo stesso periodo ha stabilito i criteri per programmi di animali “invisita” ai pazienti e studi per i volontari che, in compagnia dei loro animalidesideravano impegnarsi nel sociale.Nel 1991 ha iniziato a pubblicare la Pet Partners Newsletter, sempre direttaai volontari che volevano dedicarsi alle AAT. Nel 1992 ha pubblicato gliStandard of Practice in Animal Assisted Activties and Animal AssistedTherapy e ha organizzato corsi di formazione per volontari. Nel 1993 haaperto i suoi uffici a New York ed ha organizzato i primi corsi di formazione ecertificazione per addestratori.Nel 1996 ha introdotto il sistema educativo per cani chiamato “Service DogsWelcome!”. Nel 1997 è nato il sito web della Delta Society ed è stato messoa punto un programma di visite scolastiche; nel 1999 la Fondazione ha rice-vuto un invito ufficiale alla Casa Bianca, da parte di Hillary Clinton a segui-to dell’assistenza fornitale per la pubblicazione del suo libro dal titolo DearSocks, Dear Buddy.Nel 2001 sono stati pubblicati i Professional Standards for Dog Trainers:effective, humane Principles, che forniscono informazioni sugli standardmessi a punto dalla Delta Society per gli addestratori di cani.La Delta Society è diretta da un team di persone esperte nella ricerca difondi e di finanziamenti e nelle AAA e AAT.Fatta questa doverosa introduzione, cerchiamo ora di capire meglio qualisono gli standard che la fondazione ha elaborato negli oltre venti anni di atti-vità, per ottimizzare i comportamenti umani e animali nella pet therapy.La persona che opera con l’animale deve avere almeno 16 anni. Possonoregistrarsi come pet partners anche coloro che non possiedono animali. Tuttigli animali, eccetto gli uccelli, devono aver vissuto nella casa del proprieta-

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rio per almeno sei mesi; per gli uccelli il periodo necessario di convivenza èdi 12 mesi. Tutti gli animali, nel momento in cui vengono esaminati, devonoavere almeno un anno di età, tranne alcune specie, come i conigli, i topi, iporcellini d’India. In questo ultimo caso l’età deve essere di almeno sei mesi.I cani addestrati a comportamenti aggressivi non possono essere pet part-ners. Ovviamente non possono essere registrati animali quali i serpenti oaltri selvatici.Il corso di addestramento della Delta Society permette di imparare le abilitàper poter accedere, insieme al proprio animali, presso ospedali, scuole, casedi riposo. Gli argomenti di studio sono i seguenti:

- Selezione e preparazione degli animali per le visite- Identificazione dello stress negli animali e capacità di gestirlo- La salute e la sicurezza dell’animale- Bisogni particolari di alcuni pazienti- L’interazione sociale con persone disabili o disagiate- Norme di sicurezza e di igiene- Come conquistare la fiducia del paziente

Il corso ci può completare in due modi. Primo, frequentando un seminariodella durata di otto ore, nella stessa giornata o in diversi giorni.Gli studenti ricevono una copia del manuale della Delta Society e imparanocome ci si comporta durante le visite. Secondo, completamento del corsocome autodidatti: per chi preferisce studiare da solo o non potesse partecipa-re ai seminari la Delta Society a messo a punto un programma particolareche include una guida per lo studente con suggerimenti per le attività dasvolgere, illustrate da materiali videoregistrati. Tutti gli animali che partecipano al programma devono essere in buona salu-te e privi di parassiti, infezioni e malattie. Il quadro clinico dell’animaleviene fatto dal proprio veterinario di fiducia. Gli animali che devono diventa-re pet partners devono dunque possedere i seguenti requisiti:

- Aver superato una visita generale- Essere vaccinati secondo quanto prescrive la legge- Essere in ottime condizioni di salute

Il veterinario dovrà riempire un modulo per la registrazione.I valutatori della Delta Society esamineranno la coppia animale-conduttore ein particolare valuteranno se il conduttore è in grado di farsi obbedire dall’a-nimale.L’esame consta di due parti: Pet Partners Skills Test (Ppst) – mostra se l’ani-

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male può essere controllato dal conduttore e se risponde ai suoi comandi – ePet Partners Aptitude (Ppat) – ideato per riprodurre le condizioni che posso-no verificarsi durante una visita. Vengono presi in esame il modo di parlaredel conduttore, il contatto oculare, il sorriso, i gesti del capo e tutti gli altrimodi di comunicare, verbale e non verbale.Ciò che i valutatori devono appurare è se il conduttore è in grado di teneresotto controllo il suo animale. Una volta superate le due prove, il valutatorerilascerà un certificato riportante la data dell’esame.La Delta Society raccomanda ai conduttori di non mettere mai i propri ani-mali in condizioni di pericolo, perché il benessere dell’animale viene sempreprima di tutto. Per questo motivo si può essere certi che durante la prova diesame gli animali non verranno in nessun caso spaventati o feriti.Sia il conduttore sia l’animale devono presentarsi al test come se stesseroeffettivamente andando a fare una visita: il conduttore deve essere appro-priatamente vestito e l’animale deve indossare un collare o essere portato inun cesto se si tratta per esempio di conigli, porcellini d’India ecc… Gliuccelli devono essere portati nelle apposite gabbie. Va posta attenzione alfatto che gli animali non lascino cadere i propri bisogni sul pavimento, pro-prio come potrebbe accadere durante una visita. Non vengono accettati col-lari troppo stretti, che, danno scosse elettriche o guinzagli detraibili. Se ilproprio animale è in calore, ha un’infezione o una ferita o è sottoposto a tera-pia antibiotica, la cosa migliore da fare è aspettare e fare il test quando que-sti problemi sono superati.

Le caratteristiche essenziali che deve avere un animale da poter impiegarenelle AAA e AAT sono:

1. Alta socievolezza nei confronti dell’uomo2. Essere amichevole e ben controllato dal proprio conduttore3. Essere in ottimo stato di salute4. Avere un buon equilibrio caratteriale5. Ispirare fiducia

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Capitolo Ottavo

esperienzeE

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Tommi porta gioia anche nel posto di lavoro

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Heather(Raccontato da Hambone, cane da pet therapy in USA)

Heather era una bambina di sette anni ricoverata in ospedale perché affetta daAIDS. La malattia era ad uno stadio avanzato e le aveva provocato la cecità.La mia collaboratrice umana ed io la salutammo. La bimba era molto eccitata perla mia presenza: anche se non poteva vedere la mia coda ondeggiare, sapeva cheanche io ero felice di essere lì. A questo punto devo spiegare che io sono un canee che sono un veterano delle attività assistite con gli animali. Lavoro in modomolto veloce e così dopo due minuti ero già disteso sul letto, accanto a Heather.Penso che lei avesse qualcosa a che fare con la mia scelta, dal momento cheavevo chiesto almeno dieci volte di farmi salire sul letto.Poiché non poteva vedermi, usava le mani per avere “un’immagine” di me: lamia mamma, nonché mia collaboratrice, mi descriveva dal naso alla coda, men-tre Heather toccava ogni centimetro del mio corpo.Mi diede alcune delle più grandi emozioni che si possano ottenere da un esserecosì piccolo. La mia coda scodinzolava energicamente: più ondeggiava, piùHeather parlava. Ella descriveva la mia grandezza, la lunghezza e la morbidezzadel mio pelo, l’umidità e la freschezza del mio naso, e molte altre cose che oranon ricordo. Heather toccò la mia lingua, contò i miei denti, e sono sicuro che sesolo le fosse venuto in mente avrebbe cercato di raggiungere anche le mie tonsil-le. Tutti erano sorpresi dal mio esemplare comportamento.Heather e mamma stavano contando le unghie dei miei piedi e la bambina noncapiva come mai potesse sentire solo quattro unghie. Mamma le spiegò che perevitare che io facessi del male a qualcuno, mi avevano asportato gli speroni equindi avevo solo quattro unghie. Senza perdere una sola battuta Heather disse:“Tutto bene. Infondo anche alcune persone hanno solo quattro dita”. Prima che me ne rendessi conto, era arrivato il momento di andare via. Heathermi diede un energico saluto ed io mi assicurai di averle dato una bella annusataalle orecchie ed una buona leccata sul naso, prima di scendere dal letto. Mammaed io salutammo la famiglia di Heather e stavamo lasciando la stanza quando ciaccorgemmo che era piena di dottori, infermieri, terapisti che ci stavano osser-vando. Qualcuno spiegò a mamma che Heather era iperattiva e che nessuno l’a-veva mai vista concentrata su qualcosa per più di cinque minuti. Fu una meravi-gliosa sorpresa scoprire che la bambina era rimasta più di trenta minuti a giocarecon me.

Sfortunatamente, la mia storia non è a lieto fine. Quando ci recammo in ospedalela volta successiva Holly, una terapista ricreazionale, disse a mamma che

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Capitolo Ottavo

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Heather era morta da poco tempo. Mamma era molto triste, perché sapeva quan-to la bambina aspettasse con ansia il momento in cui avrebbe ricevuto la miavisita. Holly raccontò anche quanto io avessi colpito Heather e tutta la sua fami-glia. Tutti continuarono a parlare della mia visita fino al giorno in cui la bambinafu dimessa dall’ospedale. Dopo la sua morte, la famiglia di Heather volle tenereuna cerimonia commemorativa in ospedale. Durante la funzione furono mostratele immagini delle persone più care alla bambina durante la sua malattia e,immaginate un po’, io ero tra quelle “persone”!. La sua famiglia aveva inseritotra le immagini anche una mia foto, mentre mi trovavo sul letto di Heather.

Francesco(Raccontato da Laura)

Francesco è un bambino di 5 anni nato con una gravissima malformazione fisicae affetto da un grave ritardo mentale.La sua camera ci è apparsa subito come la stanza di un ospedale, con alcunistrumenti, un’infermiera e un dottore che tengono sempre sotto controllo le suecondizioni fisiche.I genitori ci hanno contattato, dietro consiglio del loro medico per vedere se gra-zie all’aiuto di Artù (il mio collaboratore a quattro zampe), riuscivamo a renderepiù piacevoli gli esercizi di fisioterapia e spingere Francesco a collaborare di piùdurante queste sedute, spesso dolorose per lui.Al nostro ingresso nella stanza, Francesco, ci ha fatto subito capire con movi-menti molto veloci delle braccia che ci stava aspettando con ansia. Artù si èavvicinato al suo letto ed ha appoggiato il naso umido sulla sua mano cercandodi annusarlo, Francesco continuava ad agitare le braccia, ma dopo qualcheminuto è riuscito a toccare la testa di Artù per un attimo con suo grande piacere.Con l’aiuto del fisioterapista presente siamo riusciti per circa una mezz’ora a farfare dei movimenti, più o meno coordinati, a Francesco, che dimostrava moltissi-mo di gradire la presenza di questo infermiere così speciale, che ricambiava tuttele attenzioni del bambino con delle leccatine sulle mani.Le visite si sono susseguite per due mesi, due volte a settimana e dietro i sugge-rimenti e la guida del fisioterapista, ogni volta si facevano esercizi diversi conl’aiuto di Artù.Il rapporto di amicizia e di reciproco rispetto che si era instaurato tra Francescoe Artù, ha aiutato il bambino a fare gli esercizi necessari e indispensabili per lasua salute fisica in maniera allegra e senza pensare troppo al dolore che questi,ogni tanto, gli provocavano.

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Ora la famiglia del bambino con la guida e i consigli di un loro amico veterinario,dello psicologo e del fisioterapista ha adottato una cucciola che è diventata subi-to la beniamina di tutti e di Francesco naturalmente.

Attività assistite con animali in due residenze per anziani(Raccontato dalla Dott.ssa Francesca Baglioni)

Da poco tempo ho iniziato a svolgere attività assistite con animali in strutture peranziani. Il mio percorso è ancora all’inizio, ma posso dire di sentirmi già estrema-mente coinvolta. Come prima esperienza posso dire di essermi trovata subito amio agio. Prima di iniziare ero preoccupata, soprattutto a causa delle reazioniche avrei potuto incontrare. La pet therapy è un’attività ancora poco conosciuta enon tutti la vedono di buon occhio, specialmente chi non è abituato a relazionarsicon gli animali. Con mio grande stupore, invece di imbattermi in pregiudizi echiusure, sono stata accolta bene. Io e Poldo, il cagnolino meticcio di piccolataglia che mi accompagna nelle mie visite settimanali, ci siamo già affezionati aqueste signore, che ci aspettano sempre con impazienza. Le due strutture in cuilavoro ospitano infatti solo donne. Il martedì io e Poldo facciamo visita alla casafamiglia per anziane “S. Gertrude” di Sant’Enea, mentre il venerdì andiamo alCentro ricreativo per anziani a San Marco. La differenza sostanziale tra queste due strutture è la condizione in cui si trovanole ospiti. La casa famiglia “S. Gertrude” è una residenza stabile e definitiva,mentre il centro ricreativo è solo un luogo di incontro in cui fare le più svariateattività. Questa differenza è anche lo specchio dello stato d’animo delle ospitipresenti. Mentre nella seconda si incontrano vecchiette ancora piene di vita edesiderose di fare nuove esperienze, nella prima ci sono persone molto più debi-litate e rassegnate. La struttura di Sant’Enea è piuttosto grande e le sue ospitisono per la maggior parte disabili. Ci sono due grandi stanze dove possono pas-sare il loro tempo libero, purtroppo interminabile. I casi più gravi di demenzeavanzate vengono separate dal resto del gruppo ed è molto difficile per me e perPoldo interagire con loro. Nonostante questa grave condizione, qualcuna di lorocerca di comunicare con noi: magari solo tendendoci la mano o porgendo a Poldoun pezzetto della merenda. Con le altre invece riesco a stabilire un vero e propriorapporto: parliamo molto, loro giocano con Poldo e si sentono stimolate.Dimostrano di apprezzare la visita: passano un’ora diversa dal solito in compa-gnia di un festoso cagnetto che strappa loro più di un sorriso e questo è già molto.Sono veramente pochissimi i casi di persone che non hanno mai cercato alcunainterazione con il cagnolino. Si tratta di persone che non hanno mai avuto una

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grande predisposizione per gli animali nella loro vita. Al contrario, in altri casisono talmente malate e depresse che avrebbero bisogno di più tempo o di unagiornata migliore.Con mia grande gioia, devo dire che tra i pochi casi di apatia verso questa novità,comincio a vedere maggiore interesse ogni volta che vado. Anche se è trascorsopoco tempo, rispetto alle prime volte ho notato piccoli gesti, sorrisi e domande suPoldo. Sono passi graduali, ma spontanei che io non ho mai cercato di forzaretroppo. La madre superiora che gestisce la struttura cerca a ogni mia visita difarmi capire meglio le singole situazioni, raccontandomi il passato di questedonne, per darmi modo di trovare la via più giusta per ciascuna. Spesso si trattadi donne che in passato hanno avuto una vita intensa e si sentivano molto forti edefficienti. Ora si sentono inutili, abbandonate e non ripagate per tutti gli sforzifatti nella vita: i sentimenti che le dominano sono la rabbia e la frustrazione. Seperò andiamo a indagare le singole storie, troviamo figli sposati trasferiti in altripaesi o figlie con famiglia e lavoro, quindi troppo impegnate per occuparsi di ungenitore non autosufficiente. Nei casi più tristi, queste persone hanno dovutosopportare la morte di un figlio e si sono ritrovate da sole al mondo.Il personale infermieristico è estremamente premuroso e affettuoso verso questesignore e questo rende il mio lavoro molto più facile. Poldo non ha avuto diffi-coltà ad ambientarsi: corre qua e là, riporta palle e mangia biscotti. Per di piùoffre occasione di rievocazioni su vari Lillo e Buck che sono stati importantinelle vite delle ospiti. Ben diversa la situazione a San Marco, un centro ricreativo accogliente e benorganizzato, la cui unica pecca è forse quella di essere poco pubblicizzato econosciuto. Ci sono infatti poche signore rispetto a quante potrebbero beneficiar-ne. Lo spazio è grande, Poldo corre e salta sui divani, dove viene accarezzatoininterrottamente, mentre tutte cercano di attirare la sua attenzione. Anche quiPoldo è uno stimolo per ricordare e per parlare a lungo dell’animale che perognuno ha rappresentato qualcosa. Non solo: si fa un po’ di esercizio lanciandopalline giochino vari. Anche qui non ho potuto fare a meno di ammirare la dedi-zione che un gruppo di giovani operatori riserva alla struttura e alle ospiti. Ognigiorno vengono ideate e allestite le più svariate attività, dalla musicoterapica agliesercizi di ginnastica, a cui tutti prendono parte con entusiasmo. La mia attivitàdi pet therapy è ancora all’inizio ma ho già avuto qualche piccolo risultato. Non èpoco e spero di continuare così.

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maggio 2007