Perugia fuori Perugia AGNESE M ASSI SECONDARI · RUR WUD FXL XQ GLDGHPD ÀQHPHQWH OD-vorato e degli...
Transcript of Perugia fuori Perugia AGNESE M ASSI SECONDARI · RUR WUD FXL XQ GLDGHPD ÀQHPHQWH OD-vorato e degli...
Grazie alle testimonianze archeolo-
giche venute alla luce negli ultimi
decenni in città, in particolare gra-
zie agli scavi che hanno interessato
la Cattedrale di San Lorenzo e che
hanno evidenziato sostruzioni e ma-
sacro, è ora possibile tracciare con
più precisione una storia dell’anti-
co centro di Perugia che comincia a
ma che lo sarà effettivamente dall’età
tardo-classica alla fase etrusco-roma-
na. Le possenti mura in travertino di
III sec. a.C., con tratti risalenti anche
al IV sec. a.C., erette a protezione
della città, il Pozzo Sorbello (secon-
da metà III sec .a.C.) e la cisterna di
via Caporali, le numerose necropoli
individuate a partire dalla metà del
1600 poste intorno al colle, gli studi
e gli scavi degli ultimi decenni con
la scoperta della tomba inviolata dei
Cai Cutu (III-I sec. a.C.) e più recente-
mente nel 2003, appena fuori le mura
etrusche, della tomba dei Cacni (III-I
sec. a.C.), mostrano come Perugia
della fase etrusca a pieno titolo può
essere annoverata tra le principali
città dell’antica Etruria, una delle cit-
tà della dodecapoli etrusca. Oltre ai
monumenti e alle testimonianze ar-
cheologiche in nostro possesso vanno
naturalmente annoverati e conside-
rati per completezza i molti materiali
rinvenuti a Perugia o riferibili all’an-
tico centro etrusco che negli scorsi se-
in musei e collezioni stranieri, tutti
di conoscere la storia e la grandezza
della città etrusca. L’occasione data
dal tema di questo interessante Con-
vegno su “Perugia etrusca” voluto dal
Velimna. Gli
Etruschi del Fiume permette di presen-
tare alcuni materiali tra i più cono-
sciuti e studiati attualmente conser-
vati nei Musei più importanti d’Italia
e d’Europa in attesa di completare la
sistematica ricognizione dei materiali
attribuibili a Perugia in raccolte pub-
bliche e private al di fuori dell’Italia
ancora in fase di realizzazione. Le
che interessa alcuni di questi mate-
riali di provenienza incerta, potreb-
bero infatti richiedere ancora tempo.
Una prima grande ricognizione di
reperti relativi all’Umbria ma ormai
conservati in altre sedi fu effettuata
per l’organizzazione e lo svolgimento
Perugia fuori Perugia AGNESE MASSI SECONDARI
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delle quattro grandi ed importantis-
sime mostre Gens Antiquissima Italiae
curate e volute da Francesco Roncalli
per conto della Regione Umbria che
hanno avuto luogo a Roma Città del
Vaticano (1988) a Budapest e Craco-
via (1989) a Leningrado (1990) e a
New York (1991) con cataloghi editi
da Electa Editori Umbri, esposizio-
ni e ricerche che fecero conoscere e
portare alla luce documenti inediti
relativi a scoperte e materiali anche
non conosciuti riferibili all’Umbria
attuale ma di proprietà di Musei e
di diverse collezioni private esistenti
negli Stati interessati. Grande parte
hanno inoltre avuto, per quanto ri-
guarda la cessione e l’acquisizione
di tanti di questi reperti, le vicende
storiche che hanno interessato l’Um-
bria nei secoli scorsi, e anche il colle-
zionismo archeologico che ha trovato
nelle nostre zone terreno fertile. In
misura minore hanno contribuito alla
perdita di tanti materiali anche la
presenza e il passaggio a Perugia dei
viaggiatori del Grand Tour sin dai
primi momenti del fenomeno e l’arri-
vo degli emissari dei grandi collezio-
nisti europei che visitarono la città e
acquisirono grandi opere e anche ma-
nufatti di minore valore ma per noi
di grande valore storico (L. POLVE-
RINI, (a cura di) Erudizione e antiqua-
ria a Perugia nell’Ottocento. Incontri
antica e sul Mondo antico 5, Napoli
1998). Un esempio per tutti è la Ma-
donna Conestabile, opera del 1504 di
Raffaello Sanzio, ceduta nel 1871 alla
zarina Marija Aleksandrovna, mo-
glie di Alessandro II di Russia, dalla
famiglia Conestabile che non riuscì
dapprima nell’intento di venderla in
Italia. L’appartenenza della città di
Perugia e del suo territorio allo Stato
Legazione di Perugia e dell’Umbria
nel 1860, ha determinato inoltre l’ac-
quisizione di molti materiali etruschi
ed umbri dall’Umbria nelle colle-
zioni dei Musei Vaticani, a seguito
di acquisto o in dono, alcuni assai
noti come il bronzo conosciuto come
“Putto Graziani” scoperto nel 1587 a
Sanguinara sul lago Trasimeno, con-
servato nella collezione perugina
del conte Graziani e da quest’ultimo
ceduto alle raccolte vaticane (Inv.
12107 - seconda metà del II sec. a.C.),
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perugino Felice Ciatti, Delle memorie
annali et istoriche delle cose di Perugia
raccolte dal molto r.p.m. Felice Ciatti pe-
rugino francescano, Perugia A. Bartoli
1638, 2 voll. e ancora presente in G.B.
VERMIGLIOLI, Le antiche iscrizioni
perugine
Grazie alla mostra Gens Antiquissima
Italiae. -
no, curata da Francesco Roncalli nel
1988, furono rintracciate e presentate
nell’esposizione a Roma urne cine-
rarie di età ellenistica da trovamenti
di metà ‘700 in località Piscille (M.
SANNIBALE,
ellenistica, Roma L’Erma di Bretsch-
neider 1994) (per il collezionismo di
M. BARBANERA, Urne etrusche da
una collezione privata di Perugia, Ren-
diconti Accademia Lincei 61, pp. 153-
193, Roma 1990), tre urne etrusche ed
una di epoca romana appartenenti
ad una tomba rinvenuta a Casaglia
nei pressi della Chiesa nel 1781-1783
acquistate da papa Pio VI (1775-1799)
(
dall’Umbria in Vaticano, catalogo della
mostra a cura di F. RONCALLI, pp.
25-30), un thymiaterion a gambe uma-
ne in bronzo (inv. 12656) da Perugia
nel 1858 con altro esemplare presen-
te nel Museo Gregoriano Etrusco (A.
TESTA - M. SANNIBALE, Candelabri
e thymiateria, Monumenti Musei e
-
riano Etrusco. 2, Roma L’Erma di
notizia dell’ingresso nelle collezio-
ni di altri materiali non più rintrac-
ciabili quali “sei statuine in bronzo”,
“due vasi dipinti” donati dalla fami-
nel 1837 aveva inaugurato il Museo
Gregoriano etrusco (1831-1846) in
occasione della sua visita a Perugia
nel 1841 (Bull.Inst. 1858, 156) ma oggi
cinque scarabei
in corniola” acquistati dal Governo
-
tinori anch’essi non rintracciabili.
Ed a Roma presso il Museo Etrusco
di Villa Giulia, dove del resto sono
conservati materiali archeologici da
tombe di Nocera Umbra e Todi,
-
duzione e di provenienza perugina:
PILO, M. GIUMAN, Greek Myth on
Etruscan Urns from Perusia: the sacri-
a, De Gruyter Etruscan
Studies 2015, 18(2), pp. 97-125, due
93
(Inv. 50311-503312) dall’ipogeo della
famiglia scoperto nel 1844 nella
necropoli del Palazzone e datate al
I sec. a.C., un’urna (inv. 50313) con
Artemis Odysseus Iphigenia
Agamennone e due donne ed altra
urna (inv. 50314) con Capaneo e mito
dei Sette contro Tebe.
Nelle raccolte del Museo Archeolo-
gico Nazionale di Napoli si conser-
vano due specchi etruschi in bron-
zo pertinenti a Perugia dapprima
a Velletri nel Museo Borgiano, uno
dalla collezione da palazzo Graziani
(E. GERHARD, Etruskische Spiegel, I,
-
-
gurazione di Turan Elena e Menelao
(E. GERHARD, Etruskische Spiegel, I,
Sempre nella grande opera del
etruschi da Perugia tra cui l’esempla-
Museum inv. MS 5444 della colle-
zione Fairman Rogers (1833-1900)
acquistato del 1893, l’esemplare ora
a Londra presso il British Museum
da palazzo Ansidei (E. GERHARD,
Etruskische Spiegel, I, Berlin 1843, p.
-
so al British Museum (E. GERHARD,
Etruskische Spiegel, III, Berlin 1863, p.
A Firenze nel Museo Archeologico
-
co diadema aureo datato all’età elle-
nistica (L. MORETTI, in Not.Sc. 1900,
pp. 553 sgg.) da una tomba della
importante necropoli Sperandio in-
dividuata durante scavi effettuati tra
La necropoli
etrusca detta dello Sperandio a nord
di Perugia, appena fuori la cinta mu-
raria, che continua a riservare novità
ancora oggi come l’amico Sergio Fatti
ci mostra in questi stessi atti dedicati
a Perugia, insisteva in una area occu-
pata anche da altre necropoli urba-
ne a partire almeno dal VI al III sec.
a.C. Alla fase arcaica si data il noto
“sarcofago dello Sperandio” (510-500
a.C.) oggi esposto nel Museo Archeo-
logico Nazionale dell’Umbria di Pe-
rugia, in pietra fetida, di produzione
chiusina, scoperto nel 1843 forse en-
tro tomba a camera, che conteneva le
spoglie di un guerriero il cui corredo
comprendeva armi in ferro. Con sca-
vi compiuti dal 1857 al 1858 si indivi-
duano contesti databili tra metà V e
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prima metà IV sec. a.C. e si recupera-
no uno stamnos attribuito al “Gruppo
di Polignoto” e un’anfora con fondo
a punta realizzata dal “Pittore di Pe-
rugia”. Durante gli scavi svolti tra il
1900 e il 1903 si rinvenne una tomba
femminile inviolata di età ellenistica,
con inumazione in cassone, posta sul
fondo di una camera scavata nella
pietra, con porta in arenaria decora-
ta da due borchie in bronzo ancora
in situ. Il ricco corredo, disposto sia
all’esterno sia all’interno della cas-
sa, comprendeva, oltre ad oggetti in
bronzo e vasellame, alcuni oggetti in
-
vorato e degli orecchini. Il diadema
aureo, con foglie stilizzate, splendido
esemplare di acconciatura femminile
fu forse lavorato solo per la sua desti-
nazione funeraria. Le foglie d’alloro
convergono verso il centro, dove è un
-
ta Vanth
di foglie si dipartono trasversalmen-
te verso l’esterno. Alle estremità del
diadema due mezzi dischi di lamina
esibiscono le immagini ripetute di
Scilla. Furono inoltre recuperati orec-
chini in oro oltre il diadema e un so-
stegno in avorio forse inserito in asta
bronzea brucia profumi ed impostato
sul corpo di una donna alata nuda
con leggera veste e calzature, che reg-
ge un alabastron ed un aryballos nelle
mani.
Altri contesti funerari scoperti nella
necropoli e risalenti a questa fase, tra
-
tavano il defunto sepolto in cassa po-
sto in alcuni casi al centro o sul fondo
della camera funeraria con intorno
sepolture entro urne, attribuibili ad
una fase successiva.
Per Parigi vale la pena di citare al-
meno due importanti reperti prove-
nienti da Perugia tra le collezioni dei
Musei del Louvre e mi riferisco al
bronzetto con Menerva combattente
-
nosciutissima ed eccezionale oinochoe
a testa maschile, datata al 425-400
al sito di Gabii nel Latium vetus
alla pubblicazione dello studio di
Luigi Sensi negli Atti del Convegno
internazionale di Perugia 10-11 giu-
gno 2010, L’Ipogeo dei Volumni. 170
anni dalla scoperta, Perugia 2011. Lo
studioso fa riferimento all’opera del
perugino Felice Ciatti, Delle memorie
annali et istoriche delle cose di Perugia
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raccolte dal molto r.p.m. Felice Ciatti pe-
rugino francescano, Perugia A. Bartoli
1638, 2 voll., utilizzando in particola-
re la tavola in cui compare il disegno
dell’oinochoe abbinata ad una lancia
in bronzo con provenienza Ellera
ed assegna con certezza a Perugia il
reperto, unicum nella classe dei vasi
E in questa incompleta rassegna dei
vicende fuori e lontani dalla città,
non poteva essere dimenticato l’ec-
cezionale rinvenimento della tomba
di Castel San Mariano e dei materiali
conservati attualmente tra i Musei di
Londra, Parigi (Louvre e Bibliotèque
Nationale), Copenhagen, Berlino (Sta-
atliche Museen), Monaco di Baviera e
Perugia dove sono però presenti oltre
la metà dei frammenti.
Nel 1812 nei pressi di Perugia a Ca-
stel San Mariano, lo studioso Gio-
van Battista Vermiglioli (1769-1848)
Direttore del Museo archeologico e
professore di Archeologia dell’Uni-
versità di Perugia, rinviene e pub-
blica la scoperta di un complesso di
bronzi (G.B. VERMIGLIOLI, Saggio di
bronzi etruschi trovati nell’agro perugi-
no l’aprile del 1812, Perugia 1813) un
thymiaterion, bracieri, foculi su due
ruote, alari, calderoni, patere, un in-
fundibulum, oinochoai, ceramiche atti-
Negau fra i materiali raccolti) , appar-
tenenti ad una tomba principesca for-
se a camera. Non riesce ad impedire
la dispersione di un terzo dei reperti
sul mercato antiquario ma conserva
per il Museo circa 190 tra pezzi e e
frammenti Allo stesso complesso si
ascrivono numerose lamine bronzee
sbalzate pertinenti a tre distinti carri
o meglio due da parata ed un carpen-
tum, materiali ora divisi tra i Musei
di Perugia Monaco di Baviera Parigi
e Londra. Di particolare interesse le
due lamine bronzee pertinenti al cur-
rus, una biga che veniva guidata in
piedi, databili tra 570 e 520 a.C., con
che colpisce con la folgore un gigan-
te, Zeus con scettro in mano ed Era-
cle (Fig. 7). Dal medesimo recupero
viene anche la lamina bronzea molto
frammentaria pertinente al fregio di
-
cle con pelle leonina e arco incedente
verso due guerrieri armati, dietro i
calzari a punta tunica e manto ricca-
96
-
-
valli che incedono al galoppo verso
il centro, quelli di destra calpestano
arciere sciita, forse un’amazzone ab-
battuta: nel fregio probabilmente va
riconosciuto un episodio della lotta
tra Eracle e le Amazzoni. Per la raf-
e per la composizione delle scene è
possibile parlare di un maestro d’o-
rigine greco-orientale che lavorò tra
530-e 520 a.C. legato, secondo alcune
teorie, all’ambiente ceretano. Dal me-
desimo corredo proviene anche una
lamina frammentaria in argento e oro
pallido forse pertinente ad un mo-
un’amazzonomachia da ricollegare,
rilievo del carro con Eracle contro le
Amazzoni (Fig. 8) (M. CIPOLLONE,
I bronzi da Castel San Mariano. Lo stato
delle cose, in Bollettino di Archeologia
on line, II,2011/2-3 con una comple-
la ricostruzione delle vicende dello
smembramento dei materiali).
Al Museum fur Antike KleinKunst di
Monaco di Baviera è conservato dal
1905 il complesso dei “Tripodi Loeb”
da San Valentino (PG) località a po-
chi chilometri da Perugia , ora a Mo-
naco di Baviera Museum fur Antike
KleinKunst, materiali datati al terzo
quarto VI sec. a.C. 550-525 a.C. (Fig.
9). Nel 1904 in una tomba a camera
nei pressi di San Valentino tomba di
Fonte Ranocchia veniva recuperato
un gruppo di tre tripodi e relativi le-
beti, conosciuti con il nome di tripodi
Loeb dal primo proprietario. James
Loeb (New York 1867- Monaco di Ba-
viera 1933), banchiere americano di
che, ritiratosi a vivere in Germania
-
pena acquistati a Roma appena dopo
la scoperta, tripodi che dopo un pri-
mo sapiente restauro eseguito a New
York nei laboratori del Metropolitan
Museum, donerà ai musei della città
tedesca. Nel 1911 lo stesso Loeb, fon-
da la Loeb Classical Library, la col-
lana di testi classici latini e greci con
versione inglese a fronte e note criti-
che. Il complesso dei tripodi e lebeti
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Loeb è in lamina di bronzo a sfera al-
quanto schiacciata con coperchio ed
poggiante sopra ad un fusto a calice
strigilato e sostenuto da una base a
tre piedi, chiusa da lamina in forma
di triangoli arcuati con decorazione
a sbalzo. Quasi certamente mai usati
e realizzati in sottile lamina bronzea,
presentano scene ispirate alla plasti-
ca della Ionia asiatica ma quasi cer-
ceretana.
Lo schema decorativo dei tre lati dei
-
re di animali e scene del mito greco
incorniciate da liste a rilievo. Era-
cle e il leone nemeo, Eracle e Peleo,
Apollo che attacca Tytios, l’agguato
di Achille a Troilo, Perseo e le Gorgo-
ecc. (G. CHASE, Three Bronze Tripods
belonging to James Loeb, in American
-
-
riodo appena dopo la loro acquisizio-
ne da parte del mecenate americano
in cui furono portati a New York (A.
MINTO, Dove e quando furono scoperti
i famosi tripodi Loeb, in Studi Etruschi
Bronzi
arcaici etruschi, i tripodi Loeb, 1957 Isti-
tuto Lombardo di Scienze e Lettere).
Oltre alle testimonianze da Castel
San Mariano, Berlino conserva in rac-
colte diverse, altre importanti testi-
monianze da Perugia e da lunga data
a partire dal “Bronzetto di Offerente”
con iscrizione edita in CIE I, 599 n.
4562, f le(res) z(ec) r(amthal), datato al
500-480 a.C. (Berlin Charlottemburg
Antikenabteilung), ma ancora pre-
sente nel 1750 nella collezione peru-
gina del palazzo degli Oddi a Via dei
Priori, citato e disegnato dal Vermi-
glioli (G.B. VERMIGLIOLI, Le antiche
iscrizioni perugine, 1834, Tomo I, tav.
I) (Fig. 10). Dal Museo Oddi proviene
inoltre lo specchio etrusco bronzeo
di “Atropos
G. Bertold e pubblicato nella immen-
sa raccolta del Gerhard, Etruskische
Spiegel, I, Berlin 1843, pp. 168-171,
Di particolare interesse archeologico
-
conosciuta importanza è la “Gemma
con mito Sette contro Tebe” la cornio-
la incisa ora a Berlino facente parte
della collezione del barone Philipp
von Stosch (1691-1757) trovata dopo
98
il 1755 a Perugia passata nel 1755
come dono oppure oggetto di scam-
bio dalle mani del conte Vincenzo
Ansidei a quelle di Stosch insieme
che Stosch aveva acquistato a Roma
da un antiquario, entrambe divenu-
te famose dopo che lo stesso Stosch
ne parlò a Cortona durante le Notti
Coritane dell’Accademia Etrusca. La
scena della corniola, usata anche dal
Winchelmann nel frontespizio della
sua opera Monumenti antichi inedi-
ti del 1764, è altresì presente nella
pubblicazione Description des pierres
gravèes du feu de Stosch, 1760 (Fig. 11).
nuove scoperte, sono conservate
quattro urne in travertino di produ-
zione perugina e provenienti proprio
da Perugia databili al 150 a.C. che
appartengono alla raccolta del Neu-
Pelope e le Furie, le altre due acqui-
site nel 1827 dalla collezione Barthol-
dy (Berlin 1779- Roma 1825 Cimitero
Acattolico- un diplomatico prussiano
presso la Santa Sede, amico del car-
dinal Consalvi e Console generale a
Roma nel 1815) con mito di Ataman-
te e Learco e la quarta con la classica
scena di Troilo ed Achille sempre da
Perugia ma acquistata a Roma nel
1926 dal mercato antiquario.
A Leningrado nelle collezioni dell’Her-
mitage Museum, oltre ad un bronzet-
provenienza Perugia (Gens Antiquis-
-
ningrado, catalogo mostra a cura di F.
RONCALLI, 1990, p. 406), è conser-
vato il famoso e straordinario coper-
chio bronzeo di un’urna da Perugia
datato agli inizi IV sec. a.C. (Fig. 12).
L’opera, rinvenuta nel 1842 nei pressi
di Perugia zona SS. Trinità, fungeva
da copertura su una cassa di traver-
tino che conteneva il corredo com-
posto da una collana e bulla in oro,
corona, a cera perduta a fusione vuo-
ta. Rappresenta un giovane disteso a
banchetto, con braccio sinistro piega-
tosi un cuscino, capigliatura fermata
da diadema, torso nudo, parte del
corpo coperta dal mantello, armilla
e torques. Il coperchio, che presen-
ta tratti classici, fu realizzato per un
esponente dell’aristocrazia perugina
ed è riconducibile, come la Chimera
da Arezzo, a botteghe chiusine degli
ultimi anni del V inizi IV sec. a.C. per
99
altri di produzione orvietana. Ac-
quistato dal marchese Campana nel
1842, entrò all’Hermitage nel 1862 a
seguito di un ‘asta in cui risulta com-
prato da S.A. Gedeonov che, per con-
to di Alessandro II, fu agente in Italia
e che a Perugia un decennio dopo
acquisterà per lo Zar dalla famiglia
dei conti Conestabile la Madonna Co-
nestabile opera di Raffaello Sanzio.
Nel 2009 nell’ambito della mostra
“Capolavori etruschi dall’Hermitage”or-
ganizzata a Cortona dall’Accademia
Etrusca presso il Museo della stessa
città, il coperchio è stato esposto per
la prima volta in Italia dal 1861.
100
Fig. 2. Città del Vaticano, Museo Gregoriano Etrusco. Thymiaterionda Perugia.
Fig. 3. Perugia. Diadema aureo da Tomba della Necropoli Sperandio 1900, Villa Salusti. Firenze, Museo Archeologico Nazionale
101
Fig. 1. G.B. VERMIGLIOLI, Le antiche iscrizioni pe-rugine, 1834, Tomo I, tav. I
Fig. 4. Menerva 475-450. Parigi, Museo del Lou-vre. Da Perugia
Fig. 5. Oinochoe a testa di giovane 450-425 a.C. Parigi, Museo del Louvre. Da Perugia
Fig. 6. F. CIATTI, Delle memorie annali, et historiche cose di Perugia…, Perugia 1638
Fig . 7. Lamina sbalzata da Castel San Mariano 1812, 530-520 a.C. Perugia, MANU
102
Fig. 8. Castel San Mariano (Perugia). 1812. Lon-dra, British Museum. 525-500 a.C.
Fig. 9. S. Valentino di Marsciano, tomba di Fonte Ranocchia 1904. Tripodi Loeb, Monaco di Bavie-ra, Staatliche Antikensammlugen Museum. 550-525 a.C.
Fig. 10. Offerente dalla collezione Museo Oddi (1750) a Perugia. Berlino, Charlottenburg-An-tikenabteilung. 500-480 a.C.
Fig. 11. La gemma da Perugia. Berlino, Musei Sta-tali dalla Collezione Ph. von Stosch (1691-1757)
Fig. 12. Il cinerario bronzeo (1841) (zona SS. Tri-nità). 350 a.C. Leningrado, Museo dell’Hermitage
103