Periscopio 15-31 gennaio 2010

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ANNO XII 184 PERISCOPIO PERISCOPIO Università degli Studi di Roma Tor Vergata - Ordine dei Giornalisti del Lazio - Quindicinale del Master in Giornalismo e Comunicazione Pubblica Redazione: Via Ridolfino Venuti, 87 - Roma 00162 - Tel./Fax 06.86391607 - www.periscopio.uniroma2.it 31 GENNAIO 2010 M a perché vo- lete fare i giornali- sti? Crisi editoriali, mercato satu- ro, morte del- l’inviato: è uno sguardo interrogativo, stupito e beffardo insieme, quello che ci ha accompagnato in questi due anni. Ma è lo sguardo di chi giornalista lo è già. Realismo post-ideologico o chiusure di casta? Di certo, l’impressione è che qualcosa non funzioni: in quelle che dovevano essere le fabbriche dei nuovi giornalisti, deputate a sostituire la “prati- caccia”, sempre più si predica la fine del giornalismo e la ne- cessità di arrangiarsi, di ade- guarsi. Con il “Periscopio”, noi ci ab- biamo provato. Piccole inchie- ste e tanto lavoro, intuizioni grafiche e discussioni estenuan- ti: chi non ama il “verde peri- scopio”, chi soffre il coordina- tore unico, chi contesta il pagi- none. Ma sempre per passione. In questi due anni, nel mondo del giornalismo abbiamo cerca- to di entrarci dalla porta prin- cipale. Partecipando, impe- gnandoci per migliorare quello che a molti di noi (tutti?) ap- pare un mondo ancora lontano e per molti versi ostile. Siamo andati alle manifestazioni per la libertà di stampa, abbiamo riempito i convegni di un sin- dacato che ancora non ci ap- partiene e che non sembra preoccuparsi troppo di noi. Un esempio per tut- ti: la vertenza sul contratto che do- vrebbe essere il no- stro contratto l’ab- biamo seguita e alla fine subita. Ma noi c’eravamo. Si gioca con le carte che si han- no in mano. Così, giorno dopo giorno, ci siamo impegnati sul “Periscopio” come fosse il “Corsera”, cercando scoop fa- ticosi e immaginando lettori ideali (anche se, probabilmen- te, inesistenti). La passione non l’ha fatta mancare neppu- re il nostro direttore: il “Peri- scopio” di Guido Alferj è sta- to il giornale dei viaggi nelle redazioni e dei titoli sfondati, delle frasi di prima e delle edi- zioni speciali. Con gli occhiali alla Mughini (ma non juventi- no) e una presenza molto co- stante, il direttore ci ha pungo- lato addestrandoci a un gior- nalismo d’inchiesta e di appro- fondimento da adattare a un futuro incerto. E poi la tv, la radio, l’on line. Tanti impegni quotidiani, spesso troppi: anche dieci ore al giorno che non hanno aiuta- to la lucidità ma di certo sono riuscite a cementare un gruppo molto variegato eppure fecondo di idee e progetti. Resta, dopo due anni, la domanda inizia- le, sempre più forte. La rispo- sta a chi tenacemente ci scorag- giava l’abbiamo data ogni giorno qua dentro. Adesso an- diamo a darla in strada, là fuori. Soli, ma giornalisti. La nostra idea del giornalismo U n’intera mattina passata da quattro redattori di questo giornale nel suo appartamento nel quartiere Prati. Ascoltando e domandando, con taccuino e registratore su rec. La tensione nel ve- derlo aprire la porta. Andrea Camilleri, uno degli autori di maggior successo della letteratura italia- na contemporanea, nel maggio 2008 ha conces- so al Periscopio una lunga intervista. Raccontan- do della sua Sicilia, di quando si trovò impotente spettatore di uno scontro a fuoco, del suo suc- cesso tardivo. E poi il mondo della cultura nella Roma del dopoguerra, i cambiamenti della socie- tà italiana e quella volta che vide il suo nome ci- tato nella Settimana Enigmistica. Un incontro importante. In quella che, per noi, era una delle prime interviste prestigiose. Vederlo accendere una Multifilter rossa. Cominciare a parlare, titu- banti. Fare la domanda numero uno. Giornalisti da poco praticanti che incontrano un personag- gio letto, visto, famoso. La nostra collega con la macchina fotografica che prende immagini. I volti attenti. Un discorso che si fa man mano più fluente. Le voci dei giovani reporter si ripulisco- no dalla soggezione che l’aveva macchiata all’ini- zio. Anche il vecchio autore, lo scrittore a cui Mondadori ha dedicato un doppio Meridiano, inizia a sciogliersi. A parlare di sé. E a confessare che poi, in fondo, a questo doppio Meridiano, preferisce la tappa del Giro d’Italia che gli hanno dedicato. Usciamo. In silenzio. Ci ritroviamo in una panchina a fumare. Ché davanti a lui, nessu- no aveva avuto il coraggio di accenderla, una si- garetta. P rima a Casal di Principe per l’emergenza ri- fiuti in Campania, poi a Lampedusa poco dopo l’incendio al Centro di identificazione ed espulsione (Cie) e infine all’Aquila, nelle ore im- mediatamente successive al terremoto del 6 aprile scorso. Sono queste solo alcune delle in- chieste e delle cronache realizzate dai redattori del periodico della Scuola di Giornalismo di Tor Vergata, Periscopio. All’Aquila, ad esempio, i cronisti del master si sono dati il cambio, ap- poggiandosi alla redazione AGI del capoluogo abruzzese, “ospitata” in via provvisoria in una roulotte poiché i suoi locali erano stati grave- mente danneggiati dal sisma. E mentre i Vigili del Fuoco scavavano per cercare i sopravvissu- ti, gli studenti di Tor Vergata inviavano notizie e fotografie al periodico della scuola ed aiutavano a margine anche l’AGI che, nonostante l’inagi- bilità della redazione, non ha mai smesso di tra- smettere. Diverso il discorso per il servizio da Lampedu- sa. Giunti sull’isola, due cronisti del master han- no raccolto le testimonianze degli isolani sul te- ma dell’immigrazione clandestina e della convi- venza con le forze dell’ordine che a quei tempi affollavano l’isola: “Qui – andava ripetendo la gente - ci sono più poliziotti che medici”. Durante l’emergenza rifiuti, invece, altri due praticanti del master di Tor Vergata sono anda- ti nella provincia casertana per raccontare, in lo- co, la situazione di comuni e città. Mondragone, Casal di Principe, Carinola, tutti paesi ad alta densità camorristica, circondati da alte monta- gne di rifiuti e avvelenati dalla piovra mafiosa. Ma il master di Tor Vergata è riuscito anche ad essere ripreso dalle agenzie stampa. Quando la politica discuteva le modifiche alla possibilità di fare intercettazioni telefoniche ed ambientali, infatti, il Periscopio ha intervistato il magistrato della corte di Cassazione Raffaele Cantone, la cui opinione è poi comparsa sul telpress dell’A- genzia Italia. T his is the end, my only friend, the end. Of our elaborate plans, the end. Of everything that stands, the end. No safety or surprise, the end. I'll never look into your eyes, again. Siamo arrivati alla fine, cari amici del master. La musica dei Doors accompagna l’immagine di coperti- na dal film Apocalypse Now. E le parole risuonano: “Questa è la fine. Dei nostri piani elaborati. Di tutto ciò che sta in piedi. Nes- suna sicurezza o sorpresa. Non guarderò mai più dentro i tuoi oc- chi”. È la fine: ventiquattro mesi il master in giornalismo, 18 di prati- cantato, 6 di stage. Trentadue numeri di Periscopio pubblicati in cartaceo e più di tremila di pezzi sull’on-line. In trenta (meno due) siamo entrati studenti e usciti praticanti - giornalisti praticanti - pronti per l’esame di Stato. Il master è finito. E adesso? La do- manda, a bruciapelo, in una mattina fra le ultime in redazione a chiudere il giornale. Adesso… “si bussa a tutte le porte come i Re Magi (Aversa). Aspettative non ne ho. Però magari domani è cambiato tutto. La cosa più brutta sarà svegliarsi la mattina e non avere più dove andare”. Adesso… “voglio pensare prima all’esa- me (Pescini)”. Adesso… “il timore di diventare disoccupati col tesserino (Candito)”. Adesso… “rimaniamo sospesi in attesa de- gli eventi (Ribichini)”. Adesso… “cercherò altri stage investendo ancora tempo ed energie (Galotta)”. Adesso… “non c’è più tem- po da perdere (Esposito). Resterò a Roma finché non troverò un lavoro”. Adesso… “torno a casa mia (Filippini). Mi do tempo. Se non riesco aprirò un negozio di sfuso”. Adesso… “stato di ansia (Costantini). Il confronto vero col mondo del lavoro”. Adesso… “emigrerò (La Torre). Questo non è un paese meritocratico”. Adesso… “invio matto e disperato di curriculum (Moretta). E imparo l’esperanto.” Adesso… “ci proviamo a fare i giornalisti (Valent)”. Adesso… “faccio un figlio (Lucia)”. Adesso… “citan- do Eleanor Roosevelt il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni (Tornese)”. Adesso… “adesso arri- va il bello! (Pintor)”. This is the end. Come on, baby, take a chance with us (Jim Morrison – Doors). Post Scriptum: “fra qualche anno, quando mi farà male un ginocchio, penserò al master. Non so co- me, ma un giorno tutto questo mi mancherà (Anselmi)” Dal terremoto alla politica tante notizie da veri cronisti di CRISTOFORO SPINELLA di TIZIANA MIGLIATI ROBERTO ANSELMI The End «Ragazzi, i giornali!» Prof. Angelo G.Sabatini, condirettore del master in giornalismo di Tor Vergata di MARIA CHIARA CUGUSI di EMILIO FABIO TORSELLO Due anni di master. Tanti numeri di Periscopio, tante lezioni, tante riunioni di redazione ma anche tante polemiche. Da via Ridolfino Venuti partiranno ventotto praticanti giornalisti all’assalto del mondo dell’informazione. Un’altra Apocalypse Now... Quando Camilleri parlò al Periscopio ULTIME NOTIZIE!

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Quindicinnale di informazione e approfondimento del Master in Giornalismo di Tor Vergata

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ANNO XII 184

PERISCOPIOPERISCOPIOUniversità degli Studi di Roma Tor Vergata - Ordine dei Giornalisti del Lazio - Quindicinale del Master in Giornalismo e Comunicazione Pubblica

Redazione: Via Ridolfino Venuti, 87 - Roma 00162 - Tel./Fax 06.86391607 - www.periscopio.uniroma2.it

31 GENNAIO 2010

Ma perchévo-

lete fare igiornali-sti? Crisieditoriali,mercato satu-ro, morte del-l’inviato: è unosguardo interrogativo, stupito ebeffardo insieme, quello che ciha accompagnato in questi dueanni. Ma è lo sguardo di chigiornalista lo è già. Realismopost-ideologico o chiusure dicasta? Di certo, l’impressione èche qualcosa non funzioni: inquelle che dovevano essere lefabbriche dei nuovi giornalisti,deputate a sostituire la “prati-caccia”, sempre più si predicala fine del giornalismo e la ne-cessità di arrangiarsi, di ade-guarsi. Con il “Periscopio”, noi ci ab-biamo provato. Piccole inchie-ste e tanto lavoro, intuizionigrafiche e discussioni estenuan-ti: chi non ama il “verde peri-scopio”, chi soffre il coordina-tore unico, chi contesta il pagi-none. Ma sempre per passione.In questi due anni, nel mondodel giornalismo abbiamo cerca-to di entrarci dalla porta prin-cipale. Partecipando, impe-gnandoci per migliorare quelloche a molti di noi (tutti?) ap-pare un mondo ancora lontanoe per molti versi ostile. Siamoandati alle manifestazioni perla libertà di stampa, abbiamoriempito i convegni di un sin-dacato che ancora non ci ap-partiene e che non sembra

preoccuparsi troppo di noi.Un esempio per tut-

ti: la vertenza sulcontratto che do-vrebbe essere il no-

stro contratto l’ab-biamo seguita e alla fine

subita. Ma noi c’eravamo. Si gioca con le carte che si han-no in mano. Così, giorno dopogiorno, ci siamo impegnati sul“Periscopio” come fosse il“Corsera”, cercando scoop fa-ticosi e immaginando lettoriideali (anche se, probabilmen-te, inesistenti). La passionenon l’ha fatta mancare neppu-re il nostro direttore: il “Peri-scopio” di Guido Alferj è sta-to il giornale dei viaggi nelleredazioni e dei titoli sfondati,delle frasi di prima e delle edi-zioni speciali. Con gli occhialialla Mughini (ma non juventi-no) e una presenza molto co-stante, il direttore ci ha pungo-lato addestrandoci a un gior-nalismo d’inchiesta e di appro-fondimento da adattare a unfuturo incerto.E poi la tv, la radio, l’on line.Tanti impegni quotidiani,spesso troppi: anche dieci oreal giorno che non hanno aiuta-to la lucidità ma di certo sonoriuscite a cementare un gruppomolto variegato eppure fecondodi idee e progetti. Resta, dopodue anni, la domanda inizia-le, sempre più forte. La rispo-sta a chi tenacemente ci scorag-giava l’abbiamo data ognigiorno qua dentro. Adesso an-diamo a darla in strada, làfuori. Soli, ma giornalisti.

La nostra ideadel giornalismo

Un’intera mattina passata da quattro redattoridi questo giornale nel suo appartamento nel

quartiere Prati. Ascoltando e domandando, contaccuino e registratore su rec. La tensione nel ve-derlo aprire la porta. Andrea Camilleri, uno degliautori di maggior successo della letteratura italia-na contemporanea, nel maggio 2008 ha conces-so al Periscopio una lunga intervista. Raccontan-do della sua Sicilia, di quando si trovò impotentespettatore di uno scontro a fuoco, del suo suc-cesso tardivo. E poi il mondo della cultura nellaRoma del dopoguerra, i cambiamenti della socie-tà italiana e quella volta che vide il suo nome ci-tato nella Settimana Enigmistica. Un incontroimportante. In quella che, per noi, era una delleprime interviste prestigiose. Vederlo accendereuna Multifilter rossa. Cominciare a parlare, titu-banti. Fare la domanda numero uno. Giornalistida poco praticanti che incontrano un personag-gio letto, visto, famoso. La nostra collega con la

macchina fotografica che prende immagini. Ivolti attenti. Un discorso che si fa man mano piùfluente. Le voci dei giovani reporter si ripulisco-no dalla soggezione che l’aveva macchiata all’ini-zio. Anche il vecchio autore, lo scrittore a cuiMondadori ha dedicato un doppio Meridiano,inizia a sciogliersi. A parlare di sé. E a confessareche poi, in fondo, a questo doppio Meridiano,preferisce la tappa del Giro d’Italia che gli hannodedicato. Usciamo. In silenzio. Ci ritroviamo inuna panchina a fumare. Ché davanti a lui, nessu-no aveva avuto il coraggio di accenderla, una si-garetta.

Prima a Casal di Principe per l’emergenza ri-fiuti in Campania, poi a Lampedusa poco

dopo l’incendio al Centro di identificazione edespulsione (Cie) e infine all’Aquila, nelle ore im-mediatamente successive al terremoto del 6aprile scorso. Sono queste solo alcune delle in-chieste e delle cronache realizzate dai redattoridel periodico della Scuola di Giornalismo di TorVergata, Periscopio. All’Aquila, ad esempio, icronisti del master si sono dati il cambio, ap-poggiandosi alla redazione AGI del capoluogoabruzzese, “ospitata” in via provvisoria in unaroulotte poiché i suoi locali erano stati grave-mente danneggiati dal sisma. E mentre i Vigilidel Fuoco scavavano per cercare i sopravvissu-ti, gli studenti di Tor Vergata inviavano notizie efotografie al periodico della scuola ed aiutavanoa margine anche l’AGI che, nonostante l’inagi-bilità della redazione, non ha mai smesso di tra-smettere.

Diverso il discorso per il servizio da Lampedu-sa. Giunti sull’isola, due cronisti del master han-no raccolto le testimonianze degli isolani sul te-ma dell’immigrazione clandestina e della convi-venza con le forze dell’ordine che a quei tempiaffollavano l’isola: “Qui – andava ripetendo lagente - ci sono più poliziotti che medici”.Durante l’emergenza rifiuti, invece, altri duepraticanti del master di Tor Vergata sono anda-ti nella provincia casertana per raccontare, in lo-co, la situazione di comuni e città. Mondragone,Casal di Principe, Carinola, tutti paesi ad altadensità camorristica, circondati da alte monta-gne di rifiuti e avvelenati dalla piovra mafiosa.Ma il master di Tor Vergata è riuscito anche adessere ripreso dalle agenzie stampa. Quando lapolitica discuteva le modifiche alla possibilità difare intercettazioni telefoniche ed ambientali,infatti, il Periscopio ha intervistato il magistratodella corte di Cassazione Raffaele Cantone, lacui opinione è poi comparsa sul telpress dell’A-genzia Italia.

This is the end, my only friend, the end. Of our elaborate plans, the end.Of everything that stands, the end. No safety or surprise, the end. I'll

never look into your eyes, again. Siamo arrivati alla fine, cari amici delmaster. La musica dei Doors accompagna l’immagine di coperti-na dal film Apocalypse Now. E le parole risuonano: “Questa è lafine. Dei nostri piani elaborati. Di tutto ciò che sta in piedi. Nes-suna sicurezza o sorpresa. Non guarderò mai più dentro i tuoi oc-chi”.È la fine: ventiquattro mesi il master in giornalismo, 18 di prati-cantato, 6 di stage. Trentadue numeri di Periscopio pubblicati incartaceo e più di tremila di pezzi sull’on-line. In trenta (meno due)siamo entrati studenti e usciti praticanti - giornalisti praticanti -pronti per l’esame di Stato. Il master è finito. E adesso? La do-manda, a bruciapelo, in una mattina fra le ultime in redazione achiudere il giornale. Adesso… “si bussa a tutte le porte come i ReMagi (Aversa). Aspettative non ne ho. Però magari domani ècambiato tutto. La cosa più brutta sarà svegliarsi la mattina e non

avere più dove andare”. Adesso… “voglio pensare prima all’esa-me (Pescini)”. Adesso… “il timore di diventare disoccupati coltesserino (Candito)”. Adesso… “rimaniamo sospesi in attesa de-gli eventi (Ribichini)”. Adesso… “cercherò altri stage investendoancora tempo ed energie (Galotta)”. Adesso… “non c’è più tem-po da perdere (Esposito). Resterò a Roma finché non troverò unlavoro”. Adesso… “torno a casa mia (Filippini). Mi do tempo. Senon riesco aprirò un negozio di sfuso”. Adesso… “stato di ansia(Costantini). Il confronto vero col mondo del lavoro”. Adesso…“emigrerò (La Torre). Questo non è un paese meritocratico”.Adesso… “invio matto e disperato di curriculum (Moretta). Eimparo l’esperanto.” Adesso… “ci proviamo a fare i giornalisti(Valent)”. Adesso… “faccio un figlio (Lucia)”. Adesso… “citan-do Eleanor Roosevelt il futuro appartiene a coloro che credonoalla bellezza dei propri sogni (Tornese)”. Adesso… “adesso arri-va il bello! (Pintor)”. This is the end. Come on, baby, take a chance withus (Jim Morrison – Doors). Post Scriptum: “fra qualche anno,quando mi farà male un ginocchio, penserò al master. Non so co-me, ma un giorno tutto questo mi mancherà (Anselmi)”

Dal terremoto alla politicatante notizie da veri cronisti

di CRISTOFORO SPINELLA

di TIZIANA MIGLIATI

ROBERTO ANSELMI

The End

«Ragazzi, i giornali!»Prof. Angelo G.Sabatini, condirettore del master in giornalismo di Tor Vergata

di MARIA CHIARA CUGUSI di EMILIO FABIO TORSELLO

Due anni di master. Tanti numeri di Periscopio, tante lezioni, tante riunioni di redazione ma anche tante polemiche. Da via Ridolfino Venuti partiranno ventotto praticanti giornalisti all’assalto del mondo dell’informazione. Un’altra Apocalypse Now...

Quando Camilleriparlò al Periscopio

ULTIME NOTIZIE!

FIOCCHI

Tutto il Periscopiofa i complimenti

alla collegaGiuliana Lucia.Auguri e figli...

beh, faccisapere!

PaUna

stnelle rtestate nella sventinosti, le stesse poi, in quentastri perUna pdopo l'informtratto che; lacertezzne; il stampazioni.La pagraccondal seczioni Come guida,quali i pieno se…",

PERISCOPIO

Non c'è stato molto tempo per annoiar-si nel corso del nostro lungo viaggio

che ci ha "trasformati" da giovani laureati dibelle speranze in una schiera di agguerritigiornalisti allo sbaraglio. Per compiere que-sta sorta di mutazione antropologica è ser-vito non solo il lavoro quotidiano sul nostrogiornale, ma anche il contatto costante conpersone che di questo mestiere hanno fattouna ragione di vita. Parliamo di tutti queigiornalisti che hanno allietato i nostri po-meriggi (delle mattine e in particolare deltutor Guido Alferj parliamo in un'altra par-

te del giornale) cercando di svelarci segreti ere-troscena del "dorato" mondo dell'infor-mazione.Penne del calibro di Paolo Franchi, MarcoNese e Fabrizio Roncone dal Corriere dellaSera, Toni Jop dall'Unità, Primo Di Nicoladall'Espresso, Valerio Piccioni dalla Gazzettadello Sport, e poi ancora, Stefano Trincia dalMessaggero, Gerardo Pelosi dal Sole 24 ore eRoberto Martinelli, il guru della giudiziaria,illustre firma negli anni Settanta e Ottanta,soprattutto al Corriere. Il complesso mondodella deontologia ci è stato invece svelato da

Monicaai profearricchizani, undall'Agiportantimente dce immtarci a clisti cheLa vervorari depausa p

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Chi ride bene ride nell’ultimo MasterizzatiDue anni tra pezzi e pezzulli per il quindicinale,servizi radio e tv, lezioni pomeridiane.Insieme ai giornalisti delle maggiori testate italiane.Ora la speranza di mettersi all’opera nel “dorato” mondo dell’informazione

Nella foto grande in alto (daArianna Pescini, Francesca Pto; al centro il direttore GiudoAlessandro Proietti, Sirio ValeGiuliana Lucia, Tiziana Miglia

Hai indovinato i sette mancanti?

Per sapere cosa hai vinto chiama 06 86328981

PERISCOPIOnumero 184 registrazione

del Tribunale di Roma n. 395/398

Direttore responsabileGuido Alferj

Comitato di direzioneAngelo G. Sabatini (condirettore), Bruno Tucci, Gino Falleri, Filippo Anastasi, Claudio Rizza, Ignazio Ingrao,

Daniele Mastrogiacomo, Federica Sciarelli, Maria Francesca Genco, Franco RosatiRedazione

Martina Albertazzi, Roberto Anselmi, Aida Antonelli, Valentina Antonioli, Alessio Aversa, Flora Balestra,Maurizio Biuso, Alessia Candito, Francesco Colussi, Ilaria Costantini, Maria Chiara Cugusi,

Emiliano Dario Esposito, Greta Filippini, Gianluca Galotta, Tiziana Guerrisi, Filomena La Torre, Giuliana Lucia,Tiziana Migliati, Claudia Moretta, Arianna Pescini, Francesca Pintor, Alessandro Proietti, Paolo Ribichini,

Cristoforo Spinella, Andrea Tornese, Emilio Fabio Torsello, Sirio Valent, Federica VeneziaGrafica e impaginazione a cura della Redazione

Tipografia GRUPPO COLACRESI &C.Via Tazio Nuvolari, 3 e 16 - 00011 Tivoli Terme (Roma) Responsabile del trattamento dati (D.Lgs. 30-6 2003, n.196), Guido Alferj

di FRANCESCO COLUSSIGIANLUCA GALOTTA

Stage per un posto al soleStage. Esperienza aziendale di durata variabi-

le destinata a completare il percorso forma-tivo dello studente. Tradotto, periodo - più omeno piacevole, più o meno formativo, più omeno faticoso - di corvè gratuita all'interno diuna redazione.Imposto dall'Ordine nazionale come irrinun-ciabile pre-condizione per l'ottenimento delpraticantato - e digerito a fatica da colleghi digiornali, tv e radio ospitanti, ma soprattuttodall'esercito di giornalisti in cerca di occupazio-ne- lo stage è la roulette russa su cui tutti i gio-vani di belle speranze che affollano le scuole digiornalismo puntano nella (vana?) speranza difutura collocazione. Noi di Tor Vergata nonabbiamo fatto eccezione.Radio, tv, giornali, siti web, agenzie di stampa:nessun mezzo di comunicazione è stato rispar-miato nella battuta di "caccia allo stage" inizia-ta già dopo i primi sei mesi di corso. Dallascuola-bunker di via Ridolfino Venuti, in quasidi due anni di corso, i 28 aspiranti giornalistihanno lavorato in redazioni di tutti i generi dal-la piccolissima Radio spazio aperto - micro-realtà radiofonica romana - a giganti del calibrodi Rai o del gruppo L'espresso.E pur di "fare esperienza" - precetto numerouno di quanti hanno teorizzato lo stage comeesperienza formativa, ma che nel decalogo del-l'aspirante giornalista si trasforma inevitabil-

mente in "farsi conoscere"- noi del Master ingiornalismo dell'università di Tor Vergata ab-biamo anche attraversato confini, mari e ocea-ni.Parigi, Londra, New York, Buenos Aires, Bru-xelles, Ankara, Beirut, gli uffici all'estero del-l'Ansa hanno accolto a più riprese molti di noi.Ma anche chi è rimasto in Italia ha avuto lapossibilità di conoscere realtà importanti delmondo dell'informazione italiana come i gior-nali La Gazzetta dello sport, il Foglio e La Repubbli-ca, le cui redazioni quest'estate sono state inva-se da un esercito di praticanti delle scuole (enon solo: ma l'Ordine non aveva vietato l'in-gresso a imbucati di corsi e università?) in cer-ca di un posto al sole.Se stampa e agenzie come Ansa e Agi hannofatto la parte del leone nell'accogliere noi aspi-ranti giornalisti, anche la tv non è stata da me-no: molti di noi hanno percorso i labirinticicorridoi della sede Rai di Saxa Rubra o hannosgomitato per lavorare nelle sedi regionali, c'èchi è finito a Sky e chi a Rtv, il canale di San Ma-rino.Sotto il sole estivo o nelle nebbie invernali, ab-biamo varcato ogni mattina le porte delle reda-zioni che hanno avuto la pazienza di ospitarcicon la prospettiva di sfruttare al massimo il pe-riodo di stage concordato per imparare - certo- ma anche nella neanche poi tanto segreta spe-ranza di varcare presto le medesime porte conun contratto in tasca.

di ALESSIA CANDITO di A

ARIANNA PESCINI

Primo giorno di lezione,il cameriere del bar accanto

entra in aula armato di vassoioe chiede: «Dov’è l’antibagno?»

GRETA FILIPPINI

«Scusi, non funziona internet»«Mi mandi un ticket (mail, ndr)»

ALESSIO AVERSA

«Io c’ho un cugino a Las Vegasposso fare un pezzo d’esteri?»

AIDA ANTONELLI

«Questo pezzo non va bene.Hai mai pensato di lavorare in Università?O, che so, di fare la bibliotecaria?»

FILOMENA LA TORRE

Il colmo per un praticante in erba? Alzarsi presto, cambiare tre mezzi pubblici.

Arrivare zuppi perché sta diluviando, trovare lascuola allagata e un mix di segatura e giornali a

terra. «Ragazzi la scuola è chiusa, ci vediamo domani, se non piove!»

PAOLO RIBICHINI

Una cosa buona che aveva l’Unione Sovieticaè che non c’erano i master

ANDREA TORNESE

Discussione animata in redazione: «.... trarrò le mie conseguenze», chioso. «E tralle!».

GIANLUCA GALOTTA E TIZIANA GUERRISI

«È più sicuro lasciare la macchina aperta aBari, che lasciare qui incustodita la Repubblica»

GIULIANA LUCIA

«A quanto le zucchine? E le cipolle di Tropea?Sembra la descrizione di una giornata

al mercato». Il commento del docentein merito ad un pezzo sull’attentato a Sarajevo

CLAUDIA MORETTA

Due mesi di master. Esce dal bagno.«Ma lei fa parte della scuola?»

Nel numero finale la redazione del Periscopiopropone una serie di aneddoti

tratti dai due anni di master trascorsi.Battute, episodi, riflessioni

per chiudere, almeno qui, con un sorriso

EMILIANO DARIO ESPOSITO

Entrò in aula col fiato corto. Spaventata. «Ho visto la morte con falce e martello!», urlò

CRISTOFORO ANSELMI

«Spinella perché non c’eri ieri?»«Guido, guarda che c’ero». Colpevoli di essere entrambi biondicci e con gli occhiali, Roberto Anselmi e CristoforoSpinella a lungo non hanno avuto un’identità deltutto separata agli occhi del direttore. Non è chiaro se col tempo la confusione sia diminuita.

FRANCESCA PINTOR

«A Guantanamo si mangia benissimoe il mare è bello.Ve lo consiglio per le vacanze»

TIZIANA MIGLIATI

«E gli assenti dove sono?»«Sono fuori per bar»

SIRIO VALENT

Laure Manadou. «È una foto bellissima al di là del fatto che si cala le mutandine»

MARKETTEGli inviati

all’Eima diBologna

ringrazianoper vitto,

alloggio e laborsa Bric’scon l’insertoin pelle nera

MAURIZIO BIUSO

«Chiudete i torrent!»ILARIA COSTANTINI

Prof: «Tranquilli, assumono giovani al Corriere».Alunno: «Quanti anni ha il più giovane?». Prof: «Trentotto!»

EMILIO FABIO TORSELLO

«Lillonlain. Il nome con cui, per i due anni delmaster, il nostro tutor Guido Alferj

ha ribattezzato il sito internet della Scuola iGiornalismo. E a chiamarlo così,

sembra quasi una canzone»

MARIA CHIARA CUGUSI

«Il pezzo non è male, però mettici più penna!»

ALESSANDRO PROIETTI

«Chi non sa chi è Maradona o Balotellinon può fare questo mestiere»

Dicono di noi

Emanuele FiorilliCorrispondente Rai

«Periscopio è un belgiornale, ma per voi ècome l’Amerigo Ve-spucci per gli allievidi marina: una pale-stra. Ora è finito iltempo dello studio ebisogna incominciarea consumare le suoledelle scarpe. Voi ave-te una fortuna che èallo stesso tempouna disgrazia: la tec-nologia che rischia ditenervi inchiodati aduna scrivania»

Fabio RanucciGiornalista e scrittore

«Nella discussionecon gli studenti èemerso un elemento:c’è, da parte loro, unaconsiderevole volon-tà di individuare qua-li sono le prospettivedi lavoro. Se nel set-tore c’è crisi, a far dacontraltare ci sono leaule del master che siconfermano luoghidi dotta formazioneprofessionale che la-sciano ben sperareper il futuro»

Guido ColumbaPresidente Unci

«Comprerei il Perisco-pio edicola? Probabil-mente sì. Al di là delnome, che richiama igiornalini di classe (ilmio si rifaceva a Pen-dragon, padre di ReArtù), ha un aspettopulito e arioso, accat-tivante. La grafica èvaria e abbastanzaben calibrata; gli ar-gomenti piacevoli,anche se, ovviamen-te, affiorano ingenui-tà di scuola»

Alberto NegriEditorialista Sole24ore«Mi sono semprechiesto se le scuole digiornalismo fosserouna sorta di parcheg-gio per disoccupati.Ma forse, mi sonodetto, anche se sol-tanto uno dei nuovicolleghi arrivasse altraguardo non sareb-be tempo perso. Iltempo perduto dav-vero è quello dei rim-pianti. Bisogna pro-varci sempre, co-munque»

Giornalismo italiano, crisi d'i-dentità o penuria di risorse

economiche da impiegare nel set-tore dell'editoria? L'alba della nuo-va professione del cronista nel"Bel Paese" rischia di assumeretinte fosche. Le nubi per i giovanidisoccupandi giornalisti sembra-vano essersi diradate ad una primaocchiata in una notte fonda delloscorso anno. Alle ore del tre del27 marzo 2009, dopo quattro an-ni di attesa e contrattazione tra laFnsi e la Fieg, si arrivò alla tantoagognata fumata bianca per il rin-novo del contratto giornalistico.Ma le attese sono state tradite.Entrato in vigore il 1 aprile del2009, con valenza quadriennale,l'accordo è stato bollato come"dannoso per l'intera categoria".Pomo della discordia, gli scatti dianzianità con una maggiorazioneprevista del 6% dello stipendiominimo, gli aumenti per i redatto-ri ordinari e caporedattori ed il te-ma della multimedialità. Al via iprepensionamenti soprattutto neiquotidiani, favoriti da uno stanzia-mento di circa 30 milioni di euromessi a disposizione dal governo.La crisi economica mondiale hacolpito il settore della carta stam-pata in primis, estendendosi al set-tore della televisione. Solo inter-net sembra battere colpo su col-po, con la pubblicità online checresce annualmente. Più 21 % nel2010 rispetto allo scorso anno, siprevede + 15% nel 2011. A ri-metterci sono la stampa quotidia-na, rotocalchi e riviste. La radiotiene botta.Per quanto riguarda la carta stam-pata i tagli sono stati consistenti.A partire dai direttori, per finire aicollaboratori. Un taglio propor-zionale allo stipendio e, nel casodei giornalisti non assunti, una ri-duzione del 10% sul già esiguopagamento per ogni articolo scrit-to.La crisi non risparmia nessuno esoprattutto coloro che si appre-stano ad entrare negli ingranaggi

complicatissimi di una redazionegiornalistica. L'informazione stadiventando di nicchia e si assistealla crisi della comunicazione ge-neralista. Media, informatica e te-lecomunicazioni si stanno fon-dendo a gran velocità, però man-ca una regolamentazione adegua-ta del giornalista multimediale, an-zi i cronisti in futuro saranno pa-gati di meno rispetto ai loro pre-decessori pur lavorando in pro-porzione di più. E' questa la nuo-va sfida del cronista contempora-neo: riuscire ad utilizzare più mez-zi di comunicazione e saper distri-carsi nella mole delle informazio-ni messe in rete dai blogger.Il calo della pubblicità sul web (-50% dalla fine del 2007) è unarealtà con la quale il giornalismoamericano sta facendo i conti. Sichiama "Great Online Ad SlowDown" e per i giornali che, mira-vano a questa risorsa per mone-tizzare la loro presenza su inter-net, la soluzione ora potrebbe ve-nire dai micropagamenti. Com-pensi di pochi decimi e centesimi,per nulla proibitivi per l'internau-ta, che potrebbero generare milio-ni di profitti. La pratica dei "micropagamenti" restituirebbe così unvalore ai contenuti che vengonodistribuiti gratuitamente. Al di làdelle proposte utili a pagare conti,stipendi, affitti, costi stampa e dif-fusione, il giornalismo stenta aduscire dalla crisi che sta attaccan-do molti settori, specie se alla pa-rola "gratis" non verrà affiancatoil termine "qualità", caratteristicadella quale il giornalismo italianotuttora sembra essere privo.

Crisi dei giornali?La salvezza è la qualità

PERISCOPIO 3

ag. 8, redazioni in rubricaa pagina dedicata al no-tro futuro, un 'viaggioedazioni' delle maggioriitaliane. Per conoscerle,

speranza che queste di-o, una volta professioni-"nostre" redazioni. Lestanze dei bottoni chealcuni casi, abbiamo fre-

ato anche durante i no-riodi di stage.

pagina dedicata, numeronumero, al mondo del-mazione: il nuovo con-e le successive polemi-crisi del settore e le in-

ze legate alla professio-dibattito sulla libertà dia e le relative manifesta-

gina 8 del Periscopio, hantato, ininterrottamentecondo numero, 'le reda-romane dei quotidiani.sono organizzate, chi lequali sono le loro fonti,loro lettori. Un viaggiodi notizie. E di sorpre-così recita il distico con

cui abbiamo introdotto la no-stra serie di articoli.Il primo viaggio nella redazio-ne della cronaca di Roma dellaRepubblica; già dalla secondaedizione tradiamo le premessee sbarchiamo in radio, agliEsteri del Gr Rai; torniamo aiquotidiani con il gruppo Quo-tidiano Nazionale, ma subitodopo nuovo tradimento con laprima agenzia stampa, la spa-gnola Efe. Nei numeri succes-sivi tocca, in ordine sparso, asettimanali e free press.Un percorso che ha attraversa-to anche la storia della profes-sione, attraverso i suoi prota-gonisti che ancora firmano e

attraverso le riviste storiche or-mai, per lo più, testate senzaredattori.Redazioni televisive? Non

pervenute: dopo diversi ten-tativi di stabilire un contatto, ilservizio è saltato.Con l'esordio della rubrica cioccupiamo subito, nel taglio

basso che di lì in poi ospiterà iproblemi dell'informazione,di querelle: "giornalisti vs

giornalisti: Stella querela il Li-bero di Feltri", ovvero la castae i finanziamenti, e l'articolosull'incontro dei "magnificisette" di Bassora, gli inviati ita-liani, tra i quali il nostro ex di-rettore Ezio Pasero, arrestatidurante i primi giorni di guerrain Iraq.Quattro numeri dopo comin-ciamo a prestare attenzione al"contratto che non arriva",nelle varie fasi del confrontotra le parti e i commenti dei di-retti interessati, fino a quandola difficile trattativa si conclu-de. E da lì, il conseguente di-battito tra soddisfatti e delusi,manifestazioni incluse.

Giunchiglia e Franco Alfano. Oltreessionisti della carta stampata hannoto la nostra formazione Carlo Baz-na vita passata a lanciare notiziee Antonio Leone, una delle colonnei del Giornale Radio Rai. Diretta-dal TG1, Isabella Schiavone si è inve-ersa nella nostra redazione per aiu-

capire il modus operandi dei giorna-stanno davanti a una telecamera.

ve delle nostre guide, nonostante glielle lezioni spesso a ridosso dellapranzo, ha evitato che molti di noi

crollassero sotto i colpi del sonno arretrato.Non baroni della cosiddetta casta, ma per-sone con cui abbiamo condiviso anche mo-menti divertenti, in un clima rilassato. Comedimenticare in tal senso le cadute di alcunidi loro dalla precaria sedia della cattedra, se-guite dalle loro stesse risate.Prima di arrivare a tutto questo, però, ab-biamo dedicato gran parte del primo annoalla nostra preparazione culturale. Parliamodi tutte quelle lezioni più prettamente "uni-versitarie", da geografia politica a sociolo-gia, da teorie e tecniche della comunicazio-

ne di massa a storia economica. Nozioni diuna certa complessità, che abbiamo dovuto"digerire" nel poco tempo disponibile tra unarticolo e una ripresa TV. Non è mancatoproprio nulla, nemmeno quell'ansia/paurapre esame che pensavamo di aver dimenti-cato.Abbiamo sopportato questo carico di lavo-ro non indifferente solo grazie alla speranzadi mettere in pratica, un giorno, tutto quel-lo che in questa esperienza abbiamo fattonostro. A volte, anche in periodi di crisi co-me questi, i sogni si realizzano.

L’informazione in 60 minuti

“Un’ora con”: un'iniziativa del Periscopio per av-vicinare gli studenti del master alla professio-

ne. Giornalisti di ogni settore, dall'economia agli este-ri, dagli interni allo spettacolo, sono stati invitati ascuola per raccontarci, una volta alla settimana, la loroesperienza nel mondo del giornalismo. Tutti ci hannolasciato un consiglio, una battuta o un piccolo inse-gnamento, molto più proficui, spesso, di mille ore ac-cademiche.Nell'aula magna dell'U-niversità di Tor Vergatastudenti, docenti e cu-riosi si sono dati appun-tamento per incontrareMarco Travaglio, penna graffiante dell'informazioneitaliana. Un evento organizzato dagli studenti del ma-ster, durante il quale Travaglio ha snocciolato, con lasua consueta ironia, i temi che lo hanno reso famoso:attualità politica, riforme, giustizia, ruolo dell'informa-zione. Alla fine la platea entusiasta ha salutato il gior-nalista torinese con un lungo applauso.«Fate che il mondo sappia e raccontate con onestà», haraccontato invece Toni Capuozzo, inviato di guerra evicedirettore del Tg5. Molto interessante anche l'in-contro con Francesco La Licata, giornalista della Stam-pa che si occupa da anni di mafia e giustizia che ha sot-tolineato come nella lotta alla criminalità organizzata igiornalisti hanno un ruolo di primo piano. Amico per-sonale di Giovanni Falcone, il giornalista ha racconta-

to qualche aneddoto sul giudice assassinato nel 1992.Il mondo del corrispondente in pochi minuti: in reda-zione arriva anche Emanuele Fiorilli. A Madrid dal2006, il cronista è responsabile della sede Rai per Spa-gna e Portogallo. Dalla capitale spagnola Fiorilli ha se-guito i fatti più clamorosi, come l'attentato alla stazio-ne di Atocha.«Un corrispondente deve svolgere un lavoro incessan-te di ricerca delle notizie, per assecondare tutte le ri-chieste dei Tg - ha spiegato - Vi do un consiglio: do-vete leggere molto, confrontare i quotidiani, indagare,

e sperare anche in quel-la dose di fortuna chepossa aprirvi le portealla professione».Come non ricordarepoi Ugo Tramballi, in-

viato del Sole 24 ore, che appena entrato in aula haesordito dicendo: «Sono bello, simpatico e molto for-tunato».Al Periscopio è arrivata anche Barbara Schiavulli, free-lance di guerra, che ha raccontato il suo lavoro spa-smodico in Iraq e Afghanistan, tra mille difficoltà am-bientali e i costi altissimi che una spedizione compor-ta.Tra gli altri ospiti anche Guido Rampoldi e MassimoLugli di Repubblica, Guido Columba presidente del-l'Unci e giornalista dell'Ansa, Lucia Goracci, condut-trice e giornalista del Tg3, Eric Jozsef, corrispondentea Roma del quotidiano francese Liberation, che ci haraccontato come le vicende italiane vengono interpre-tate all'estero.

di ARIANNA PESCINI

a sinistra a destra) Paolo Ribichini, Greta Filippini, Gianluca Galotta, Francesco Colussi; sotto Federica Venezia,Pintor, Andrea Tornese, Flora Balestra, Roberto Anselmi, Claudia Moretta, Aida Antonelli, Emiliano Dario Esposi-o Alferj; in basso Valentina Antonioli, Tiziana Guerrisi, Alessia Candito, Martina Albertazzi, Mariachiara Cugusi,ent; al centro Filomena La Torre. Nel box (da sinistra a destra) Alessio Aversa, Maurizio Biuso, Ilaria Costantini,ati, Cristoforo Spinella, Emilio Fabio Torsello.

ANDREA TORNESE

FRANCESCA PINTOR

di ALESSANDRO PROIETTIGIULIANA LUCIA

Tra le numerose inchieste chehanno caratterizzato l'ultimo

biennio del nostro giornale, va sututte segnalata quella riguardantela cripta della basilica di Sant'Apol-linare a Roma.Un sotterraneo segreto, inaccessi-bile, i cui misteriosi legami con labanda della Magliana sono stati in-dagati dalla nostra firma Cristofo-ro Spinella sul Periscopio del 31ottobre 2008, un anno in anticiposull'indagine avviata dal procurato-re aggiunto Giancarlo Capaldo."Il boss riposa accanto ai cardina-li", titolavamo allora. E in effetti ènella cripta della basilica di Sant'A-pollinare, tra futuri santi ed emi-nenti ministri della fede, che il 24aprile del 1990 fu tumulata la salma di EnricoDe Pedis, il sanguinario capo della banda del-la Magliana "Renatino il Dandi". "Si attestache il signor Enrico De Pedis è stato un gran-de benefattore dei poveri che frequentano labasilica e ha aiutato concretamente tante ini-ziative di bene che sono state patrocinate in

questi ultimi tempi": fu questa la dichiarazio-ne di benemerenza con cui il delegato del ve-scovo della Capitale, cardinale Ugo Poletti,certificò a suo tempo la legittimità della Chie-sa per la sepoltura del boss. Secondo il cardi-nale, "il Dandi" aveva inoltre dato "particolaricontributi per aiutare i giovani, interessandosiin particolare per la loro formazione cristiana

e umana".Ma chi era davvero Enrico De Pedis? Per lagiustizia italiana niente di diverso da un plu-riomicida, responsabile di rapine, sequestri dipersona e riciclaggio del denaro provenientedalle sue stesse attività illecite. Un criminaleche voleva però essere sotterrato a Sant'Apol-linare, la chiesa in cui si era sposato. Del resto,

come aveva dichiarato un altroimportante esponente della ban-da, quell'Antonio Mancini detto"Accattone", "De Pedis era reli-giosissimo. Sì, ammazzava lagente, ma era religioso". Unaspetto della sua persona proba-bilmente encomiabile, ma forse- vista la fedina penale - non deltutto sufficiente per quella chesembra quasi una beatificazione.Quali fossero i motivi di una de-cisione tanto controversa daparte del Vicariato, resta un mi-stero. Secondo Cristoforo Spi-nella, all'origine ci sarebbero"oscuri legami massonici, colos-sali truffe finanziarie e delitti ec-cellenti. Ma soprattutto, lascomparsa di Emanuela Orlan-di". L'emergere negli ultimi annidi ulteriori inquietanti particola-ri sulla figura di "Renatino", delresto, non ha affatto spinto laChiesa a ritornare sui propripassi. "Oggi - scriveva il Perisco-pio - nessuno vuole parlare: i sa-cerdoti dell'Opus Dei, attuali in-

quilini della basilica, […] il retto-re (della Pontificia Università della Santa Cro-ce, NdR), Monsignor Pedro Huidobro. Taceil Vicariato. Tacciono tutti, a Sant'Apollinare.La pietra dello scandalo, la sepoltura di unodei più sanguinari boss della malavita romanain una chiesa cattolica, non sembra scandaliz-zare nessuno".

4 PERISCOPIO

Prima era il "Ruggito del coni-glio" ora è il "Ruggito del

Leone". In meno di 10 mesi, nonappena lo studio radiofonico èstato allestito, Antonio Leone,responsabile del corso di giorna-lismo radiofonico ha dato il via aiprogrammi. Una valanga di regi-strazioni, interviste e speciali suiprincipali avvenimenti della gior-nata hanno allietato gli ascoltato-ri di SONAR, l'approfondimen-to del master in giornalismo ecomunicazione di Tor Vergata.Lucia Goracci, Francesca Frac-caroli, Guido Rampoldi, Valenti-no Zeichen, sono solo quattrodei tanti nomi che si sono avvi-cendati tra le scomode poltronedi Via Ridolfino Venuti. Allaconduzione 28 redattori, un'ac-cozzaglia di incompetenti fino aquando un corso di dizione…liha resi peggiori di prima. Unostudio di registrazione all'avan-

guardia, climatizzato, almenocredo, almeno sembra, no, è fin-to. Il climatizzatore presente instudio non ha il motore. Non èun problema. Il bello e il bruttotempo in sala radio lo hanno fat-to i 28 praticanti. Dalla radio allatelevisione sono solo dieci passi.Quelli necessari per arrivare al-l'altro studio di registrazione. Quiil climatizzatore funziona davve-ro. Nello studio di registrazionetelevisivo c'è un plasma, una po-stazione editing, tre stativi, duehandycam e un salotto per le ras-segne stampa in video. Con Isa-bella Schiavone, responsabiledella produzione Tv e il tecnicoLuciano Fontana, per scoprire davicino tutte le tappe di realizza-zione di un servizio televisivo.Cinque notizie di primo pianoassociate ad altre meno rilevantisono state l'ingrediente giustoper poterlo poi "speakerare" da-vanti al microfono e alla teleca-mera.

Immaginate le vie di Perugia neigiorni del festival del giornalismo.

Convegni, alberghi, strade pullulantidelle grandi firme del giornalismoitaliano. Capannelli di addetti ai lavo-ri che discutono di politica; dei pro-getti che li attendono, dell’aria che sirespira nelle redazioni più blasonatedel Paese. E poi immaginate trentapraticanti iscritti ad un master di settore, che si aggirano traun convegno e l’altro con in mano pile del Periscopio. Ottopagine pensate per essere lette proprio dai partecipanti al fe-stival. Il titolo: “Armi e bavagli”, ad indicare i problemi chesoffocano i nostri giornali. Le limitazioni del diritto di cro-naca minacciate dal ddl Alfano; un contratto collettivo al pa-lo da quattro anni; l’ingerenza della politica; lo strapotere de-gli editori e la debolezza dei freelance. “Posso lasciarle unacopia?” “Certo, che cos’è?” Michele Serra è stato uno deiprimi a scorrere le nostre pagine. Tra orgoglio e imbarazzo,il festival di Perugia è diventato così un incontro vero, anchegrazie al Periscopio. A otto mesi di distanza, molti dei temidi cui ci siamo occupati – uno su tutti il contratto - sono sta-ti in qualche modo risolti. Altri, come il ddl Alfano, sem-brano meno urgenti; ma la maggior parte resta purtropposul tappeto. In attesa, forse, che altri trenta praticanti abbia-no tempo e voglia di sollevarli.

Il Periscopio e il Festival

Il Periscopio Online, meglioconosciuto come “l’Illol-

lain”, è stato la nostra vetrinasul web. Aggiornato costan-temente durante la settimana,ci ha permesso di rimanere incontatto ogni giorno con lenotizie di attualità. Struttura-to in 8 rubriche, copre quasitutti gli ambiti del giornali-smo: cronaca di Roma, cro-naca nazionale, esteri, politi-ca, informazione, spettacoli ecultura, sport. Ogni mese ildirettore Alferj ha suddiviso ipraticanti in gruppi redazio-nali, guidati, a rotazione, dacoordinatori. Ogni mattina,la tutor Michela Gambillara,“passa” una decina di notizieche vengono durante le 24ore. Ogni tanto è capitato chequalcuno di noi abbia scrittoe pubblicato notizie giuntenel cuore della notte, come

quella del terremoto dell’A-quila. Ma non siamo stati so-lo “allestitori di notizie”. An-che sull’Online abbiamo pub-blicato interviste (a volte au-dio) e piccole inchieste. Laqualità? Non spetta a noi dir-lo, ma l’intervista a RaffaeleCantone pubblicata sul no-stro sito è stata ripresa (citan-do la fonte) dall’Agi. Vi sem-bra poco? Il record nella pro-duzione di notizie è stato rag-giunto un anno fa: 462 noti-zie, tra febbraio e marzo,quasi 15 articoli al giorno.Chi ha potuto fare meglio?Ben 2839 articoli scritti inpoco meno di due anni,496759 visitatori. Gli articolipiù letti? La vicenda di Berlu-sconi e Noemi Letizia (3409visite), il nuovo stadio dellaJuventus (2776), Fabrizio Co-rona (2243) e Cristina Capo-tondi che sarà la nuova prin-cipessa Sissi (1414).

E l’“illollain” trovò500.000 visitatori

Isabella e Antonioi leoni di radio e tv

Sbatti in prima pagina i mille problemi di RomaI titoli di copertina. A volte anche da ridere ma con il retrogusto della verità

La metamorfosi di Roma sempre più divisatra l’ossessione della nuova amministra-

zione per decoro e sicurezza e la tendenza amostrare alcuni dei suoi volti peggiori, dalleaggressioni alla comunità omosessuale allaviolenza della movida romana. Quella dellenotti di Campo de’Fiori e Ostiense finite di-verse volte tra i coltelli. Quella della paura edelle intolleranze verso gli stranieri. “Catramee cemento”, “La città proibita”, “Immobili”:sono molte le copertine – pensate e disegnatein questi due anni sempre dalla redazione –che il Periscopio ha dedicato alla Capitale rac-contando aspetti come la corsa al cementocon la scomparsa di 15 mila ettari di campagnanelle periferie romane, mangiate da fame edi-lizia e dal crescente abusivismo.Ma non solo Roma: le prime pagine del Peri-scopio hanno anche cercato di raccontare l’I-

talia dei cambiamenti, nelle strade e nei Palaz-zi. Per la copertina del numero di Natale ab-biamo pensato a “Black Christmas” per rac-contare un Paese incupito, spaventato, ripiega-to su se stesso. Quello delle discriminazioniverso i migranti firmate Lega, del Natale vota-to all’intolleranza, alla cacciata dello “stranie-

ro”, al richiamo a un’ortodossia italica dai con-torni confusi e inquietanti.E poi, come un filo rosso, in questi due anniabbiamo cercato di seguire sempre i cambia-menti del mondo dell’informazione, visto siada lettori che da giovani lavoratori. Certo ab-biamo raccontato le ultime novità editoriali,

ma soprattutto abbiamo voluto mettere alcentro il lavoro. Le garanzie, i diritti, le sfide, ilprecariato di chi fa, o cerca di fare, questo me-stiere. E quindi anche la libertà d’informazio-ne. “Armi e bavagli”, abbiamo titolato: senten-doci un po’ parte di un mestiere in cui bisognascegliere tra mollare tutto o tacere di fronte alpotere. Mese dopo mese, le copertine del Pe-riscopio hanno raccontato il mondo come noilo abbiamo visto, in trasformazione, accompa-gnandoci verso il traguardo di un mestieresempre più complesso e intricato. Quelle pri-me pagine ce le portiamo dentro, insieme alleliti e alle discussioni interminabili che le hannoaccompagnate: soprattutto, ci sono piaciute,perché alla fine, in quei titoli, ci credevamodavvero. Anche nel caso di “Buchetta e Ro-meo” e “Una Beauburg a Trastevere”: ma cer-to nel caso di “Onda su onda”, “A stecchetto”,“Pope Stop”. Titoli anche da ridere, ma con ilretrogusto di verità. Ce le ricorderemo con ilsorriso.

di EMILIANO DARIO ESPOSITO

di PAOLO RIBICHINIdi ILARIA COSTANTINIdi ALESSIO AVERSAMAURIZIO BIUSO

di TIZIANA GUERRISISIRIO VALENT

Il boss è ancora sepoltoLa verità pure

E si scopre che ancheEmanuela Orlandi

fu vittimadalla Banda della Magliana

LE INCHIESTE DI PERISCOPIO. Nello scandalo di Sant’Apollinare, una notizia anticipata dal nostro giornale

Bavagli a Perugia