PERIODICO UFFICIALE DEGLI STUDENTI DEL LICEO WEIL MAGGIO 2009, anno VI n.2 - web site: @gmail.com...

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PERIODICO UFFICIALE DEGLI STUDENTI DEL LICEO WEIL

MAGGIO 2009, anno VI n.2 - web site: [email protected]

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EDITORIALE UCALIPTO-MAG.2009

Sappiamo che non stavate più nella pelle, non avete dormito le notti, timorosi che questo giorno non sarebbe mai giunto - e per questo ci scusiamo per l’imbarazzante ritardo -, e invece eccolo qui, il nuovo numero dell’Ucalipto!Ricordiamo che chiunque può collaborare al giornalino partecipando alle assemblee, inviando materiale (disegni, articoli, ed anche consigli e proposte) all’indirizzo [email protected] o inserendolo nella scatola dell’Ucalippost all’ingresso della sede di via Galvani.Detto questo, buona lettura!

SOMMARIOSOMMARIOAttualità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ….3Usi e costum del Weil. . . . . . . . . . . ….4Libri e Ipse Dixit. . . . . . . . . . . . . . . . . . 5Cinema. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6Intervista. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8Musica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9Teatro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10Racconto. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .11Giochi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .12

MOMENTI DI GLORIAI fantastici articolisti (anche se

non tutti presenti in queste pagine):- Elisa Baccolo - Paola Carrara - Annalisa Cavagna- Fiaba Di Martino - Valeria Forlani - Tosca Ghisletti - Gabriele Lingiardi - Francesca Marchetto - Cristina Mazza - Andrea Miele - Veronica Pastore -Claudio Pettigiani -Matilde Tura

I meravigliosi grafici:- Anna Rozzoni (per la copertina)- Cristina Mazza (per l’impaginazione)- Celeste Negri (per i loghi delle rubriche)

Un ringraziamento particolare a:- La prof.ssa Barbara Giorgi- Il prof. Francesco Chiari- la prof.ssa Elisabetta Ferrario- La Preside Gloria Bertolini- La Vicepreside Monica Bussini

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ATTUALITA’ UCALIPTO-MAG.2009

Voi scegliete il lato dark, quello che fa sempre e comunque figo, quello che (forse tale parte sfugge) piace a tutti. Tutti pazzi per Edward. Un'altra famosissima storia che ha il pregio di essere raccontata dal lato tenebroso e di vantare un’ intangibile essenza alternativa.Il bello fisico (perchè, siamo sinceri, non traspare molta anima da quei visi pallidi) è ovunque, tappezza ogni scena, brilla negli occhi dei due innamoratissimi e perfettissimi protagonisti, plasma le gote dei cattivi assetati di sangue. La bellezza indiscussa strega la scuola e la massa, che a sua volta non fa altro che contemplare, ammirare ma soprattutto invidiare ossessivamente, non solo nel film stesso , quanto , e soprattutto, sulle poco comode poltroncine rosse.Per non parlare dell'autrice del libro che, sulla falsissima onda di Hitchcock, compare seduta ad un bar intenta a pensare alle dimensioni della sua prossima auto o al colore con cui ornerà il bagno del sesto piano.Credo che non si sia sbagliato chi lo ha definito un 'Tre metri sopra al cielo dark’: a fissarci da dietro l’obbiettivo,ahimè, è un nuovo e doppiamente irraggiungibile Scamarcio.Ebbene,fanciulle,attendete , ma la vita, l'amore, il sentimento non si ferma a due (per carità, bellissimi) occhi ambrati.Leggetevi Bram Stoker piuttosto.Buona Notte e Buona Fortuna,

Elisa Baccolo  

TU HAI LIGHT?Inevitabile. Lui: bellissimo. Lei: la solita falsa imbranata (razza per ora esistente solo su pellicola, N.d.a.) che poi si riscopre essere, per qualche ignota ragione,la supereroina indiscussa di tutta la vicenda.Quando infatti Bella ,la lei in questione, cambia scuola e si trasferisce in una nuova e uggiosa città, tutti i maschioni son suoi, compreso l'inarrivabile vampirissimo pallidissimo Edward. Amour a tutto spiano. Ma passiamo al dunque.Non sono tanto la storia, o il genere, o la recitazione che lascia spesso e generosamente a desiderare, a rappresentare l’ennesimo pugno inferto al mondo del cinema, quanto il messaggio subliminale che ostenta l’alternativo-non alternativo.  Il soggetto è ingegnosamente studiato: impeccabile, perfetto, eroticissimo (e porca paletta, Bella deve aver sicuramente avuto seri problemi di incontinenza passionale). Il fatto che questa versione adolescenziale di Dracula dei tempi peggiori,munito di fascino maledetto, adorato da tutti, si innamori perdutamente di un’impacciata qualsiasi, lascia decisamente troppo spazio all’immaginazione (delle ragazzine, più che altro): vi assicuro, ma ve lo assicuro proprio, che non accadrebbe mai e poi mai se non a qualche graziata qua e là che sfugge alle famigerate regole del'idealismo moderno (fuck).Ma è proprio ciò che i branchi di estrogeni vogliono sentirsi dire: non accontentatevi di un qualsiasi biondino occhioazzuro e paffuto, ragazze. Il vostro Edward vi attende, divino e oscuro, dietro l'angolo. Non importa se il biondino occhioazzurro paffuto vi promette un amore sincero, reale,tangibile: voi siete alternative.

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ATTUALITA’ UCALIPTO-MAG.2009

E alla fine uno si ritrova il sabato pomeriggio a mangiare il gelato direttamente dalla vaschetta. Uno al sabato pomeriggio lotta con il cucchiaino; o piuttosto lo intima a non piegarsi allo scontro col gelato al caffè marca Pellicano troppo ghiacciato. O il cucchiaino si piega -ti prego, resisti!- o un monolite si stacca (contraddittorio) e prende il volo -no, sulla maglietta no. Uno al sabato pomeriggio alza lo sguardo  si scontra con il televisore che sceglie di tenere spento. Il filo di polvere sullo schermo. E uno con fare viziato si chiede se le pulizie non sono al sabato. Il fatto è che uno al sabato pomeriggio mangia il gelato sul divano di casa perché vuole congelare il pensiero. Non vuole che voli nell'appena passato, alla pessima versione di greco che aveva un non so che di definitivo o all'imminente futuro, una sorta di sabato del villaggio. Il problema è che proprio quello lì sul divano frequenta il liceo. Ma. Il liceale trascorre 32 ore ''culturali'' alla settimana. Il lavoro potrebbe pessimizzare il tempo, il grigio lavoro potrebbe generare routine. La cultura no.Ma perché allora quello sul divano tenta di glaciarsi il pensiero?Impasticcato di cultura. La butta giù a compresse. Gli offrono compresse. Perché in fondo lo considerano uno stomaco da riempire.

Paola Carrara

Kit della festaiola all’avanguardia (cosa non può mancare). All you need is here:•mentine al Tavor da offrire a individui troppo loquaci in preda all’ebbrezza dell’alcool ;• pinzetta per divellere i piccioli di ciliegia più riottosi;

•aspirapolvere con pannello solare per togliere la forfora dalle basette altrui (che fa comunque schifo) ;

•lenzuolo per fughe rocambolesche;

•carta igienica e colla vinilica per costruire simpaticissimi suppellettili duri come la roccia nei momenti di tedio ;•specchietto per far arrampicare le allodole;•uncinetto per togliere le defecazioni canine dalle suole;• cerotti per le vesciche che affliggono le temerarie avventatrici di improbabili taccazzi ;• ciuinga con sorpresa; •taccuino induttivista   

F&M

USI E COSTUMI DEL WEIL

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LIBRI UCALIPTO-MAG.2009

 

L’ITALIANO, LEZIONI SEMISERIEdi Beppe Severgnini

 Denunciare e non condannare: questa la missione che Beppe Severgnini ha affidato al suo libro “L’Italiano, Lezioni Semiserie”, edito da Rizzoli nel 2007. Uno stile fresco e irriverente, inconfondibile, caratterizza le prime Tre Parti del libro, le più divertenti, in cui l’autore passa in rassegna tutti i modi di bistrattare la nostra lingua: dall’uso-abuso dell’Inglese, anche quando non serve, ai cosiddetti avverbi velenosi, come“in tempo reale” o “in qualche modo”, dai segni di punteggiatura dimenticati –tra i quali il punto e virgola rischia l’estinzione- allo sconfinamento del linguaggio degli SMS nei temi scolastici. Così tra un “Masotest” e un “Sadoquiz” (che potremmo classificare come “verifiche di fine unità”) si giunge alla Quarta Parte del libro con i “Sedici semplici suggerimenti” per mettere in pratica quello che si è imparato.

Scritto per chi scrive, ma consigliato anche a studenti in vista di verifiche scritte ed Esami di Maturità, “L’Italiano, Lezioni Semiserie” è certamente una lettura insolita e che lascia poco spazio a voli pindarici di fantasia, ma se un giorno grigio e pigro non aveste proprio nulla da fare siate certi che vi verrà utile dargli un’occhiata.  Veronica Pastore

IPSE DIXIT

Obliterare è un termine aulico, oggi come oggi

si usa poco!

Prof.ssa Giorgi

(parlando di metodi contraccettivi) eh si, non sempre funzionano....io conosco figli della spirale, ma anche figli del profilattico. Ah!E anche figli della pillola!Voi credete che stia scherzando, ma conosco anche figli della chiusura delle tube, e anche figli di vergini!!!

Prof.ssa Ceredi

Male che vada se un greco si ubriacava andava a sbattere

contro un lampione, non contro una macchina perché ancora non

c'erano! Prof.ssa Neri

è un dottore ospedale di

coma, mica lo dico io!

Prof.ssa Vitale

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CINEMA UCALIPTO-MAG.2009

Who watches the watchmen?Un viso sfregiato, un sorriso macchiato di sangue. Questo è Watchmen, il gigantesco film tratto dall’ omonima graphic novel.Premesso che del fumetto è impossibile parlare rendendo la dovuta giustizia al capolavoro di Alan Moore,mi limiterò a parlarvi del film,a mio parere degno di essere considerato uno tra i migliori comic-movie. Le vicende dei sorveglianti (Watchmen appunto) sono ambientate in una realtà alternativa dove(questo lo capiamo dagli splendidi titoli di testa accompagnati dall’ altrettanto bella “The times they are a changin’”di Bob Dylan)Richard Nixon è al suo terzo mandato, l’ America ha vinto la guerra del Vietnam e la guerra fredda sta per culminare in un terzo,letale conflitto. Su questa città impaurita e corrotta vegliano (o meglio vegliavano) i Watchmen, persone normali che si dedicano a combattere il crimine indossando ridicoli costumi.Il gruppo,scioltosi a causa di un decreto “anti maschere” deve riunirsi a causa della morte di uno di loro:Edward Blake,il comico.Da qui inizia la storia che si diramerà in intrecci incredibili,impossibili da descrivere in poche righe, ed è forse questa la maggiore difficoltà che il regista Zack Snyder(vi ricordate 300?)deve avere incontrato nel trasporre su pellicola la vicenda.Per il regista,ma soprattutto per i fan, era importante che il film fosse fedele all’originale ma al tempo stesso,data la complessità del racconto,riuscisse ad avere vita propria.Era dunque necessario slegarsi in qualche modo dal romanzo,cosa che lo sceneggiatore riesce a fare tramite il sapiente utilizzo di espedienti narrativi che hanno permesso di tagliare parti del fumetto e hanno garantito coerenza logica alla storia cinematografica.La fedeltà rimane altissima tramite un “copia e incolla” dei dialoghi dal fumetto e un attento studio sulle inquadrature,quasi identiche a quelle delle tavole di Dave Gibbons.Come fan non potevo sperare di meglio,il film mi è piaciuto,e probabilmente piacerà anche agli altri appassionato di Watchmen.Le difficoltà e le delusioni maggiori potrebbero arrivare dai neofiti che,credendo Watchmen un normale film sui supereroi,vedranno deluse le loro aspettative: l’azione, i colpi di subwoofer, le battute divertenti sono veramente rari. Watchmen infatti è serio, complesso, psicologico,lento e sicuramente non per tutti (non a caso è stato vietato ai minori di 14 anni) e per essere goduto appieno (così come il fumetto)richiede particolare attenzione ai dettagli e all’ evoluzione dei personaggi. Anche la fotografia è molto suggestiva nei suoi colori a volte sgargianti (vedi scena su marte) e a volte cupissimi.

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La colonna sonora è ben scelta anche se,pur apprezzando la bellissima halleluja di Leonard Cohen,l’ho trovata fuori luogo, mentre the sound of silence,abbinata alla scena del funerale del comico mi è parsa in armonia con le immagini aiutando a creare una scena molto riuscita.Consiglio dunque a tutti questo film raccomandandovi però,se ne avete l’occasione, di leggere prima il fumetto, e solo dopo di vedere il film,senza paura dei 163 minuti perché,una volta amato il fumetto, voleranno.

Gabriele Lingiardi

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CINEMA UCALIPTO-MAG.2009

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Valzer con Bashir, di Ari Folman“La necessità prima dell’intellettuale è presenziare al dolore umano: non delegare mai ad altri il proprio imperativo di difesa della dignità umana.”Roberto SavianoCome si racconta la guerra? Come si può descrivere, mostrare, far comprendere un orrore che non si può sentire davvero finché non ci si sbatte contro e dentro? Ci hanno provato – e alcuni, a tratti, ci si sono avvicinati – tanti film, da Full metal Jacket ad Apocalypse Now, da Redacted a The hurt locker. Lo hanno fatto cercando di imprimere sulla pellicola un brandello, un istante, un palpito di cruda ed essenziale essenza della realtà, attraverso filmati, documentari, attori capaci e storie angoscianti. Tutti, proiettati a restituire il riflesso della realtà e, forse, della verità. Valzer con Bashir è l’ultimo arrivato, e si discosta dagli altri sotto diversi aspetti. In primis, ed è quello che salta subito all’occhio, il suo essere etichettabile come ‘film d’animazione’. Animazione, dunque disegni, dunque riproduzione apparentemente il più lontana possibile dalla realtà. Eppure, attraverso quelle ombre dai tratti incerti, quei colori che ondeggiano sullo schermo senza pace, quelle figure stilizzate e sanguigne, Ari Folman dà corpo ai suoi fantasmi, spalanca le sue memorie e la sua mente e ne proietta l’inquieto, surreale contenuto. D’altra parte, come riuscire a dare corpo a dei ricordi che sono ormai incubi martoriati, immaginazioni e sprazzi di realtà, mutati e mutilati da un inconscio e una irrazionalità che li mischiano e confondono? Proprio perché i frammenti che rimangono invischiati alla memoria non sono altro che immagini poco percepibili e astratte, Folman decide di raccoglierli in animazioni, lasciandoli liberi di fare e dire ciò che vogliono. Quest’uomo ci spalanca le allucinazioni coperte di sangue e urla del suo inconscio, racchiudendo l’esperienza irraccontabile della guerra in ciò che è rimasto risucchiato dentro di sé. Ed è così che scopriamo la strage di Sabra e Shatila (l’avvenimento più spaventoso degli sporchi giorni del Libano, 1982), mediante un reportage interiore; ed è così che ci troviamo davanti ventisei cani scheletrici che corrono come ombre di rabbia lungo una strada, alla ricerca di una vendetta che non può compiesi; una donna nuda e immensa come la colpa e il desiderio che trascina un soldato lontano dal fuoco, tra le onde; un militare che mentre spara all’impazzata trascina nella sua danza di morte una lunga serie di proiettili; corpi di inchiostro e oro che emergono dall’acqua, grembo che di purificazione e salvezza non ha nulla, con negli occhi il ringhio della guerra che imperversa, più che davanti, dentro di loro. Valzer con Bashir ha la consapevolezza dolorosa e il passo straziante del capolavoro, perché vera Arte di senso ed estetica; ed è una voragine, ed è un gorgo che mastica e sputa, che anche nel silenzio deve continuare a divorarti. Perché davvero soltanto l’Arte, soltanto lo spiazzante, imprendiscibile squarcio di verità, può spaccare il velo dell’illusione, del freddo documentario, dell’esaustiva cronaca, per rimescolare le nostre percezioni e avvicinarci e sporcarci davvero di un buio disumano che l’intelletto può capire, ma solo l’ emotività può sentire.

Fiaba Di Martino

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INTERVISTA UCALIPTO-MAG.2009

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Abbiamo intervistato per voi Silvia Manzoni, un’ex-alunna del liceo classico Simone Weil che ora si dedica al volontariato.

Cosa ti ricordi del tuo Liceo ? Sono stati anni impegnativi al 100% ma sono stati anni importanti , mi hanno dato una buona base per il mio futuro. Cosa ti senti di dire agli allievi di oggi ?  Anche se le ore dedicate alla scuola sono tante, io consiglio di trovare spazio per le attività che piacciono e che danno soddisfazione. Perché dedicarsi al volontariato ? Perché ti dà uno stimolo in più e porta ad una maggiore crescita rispetto ad altre attività. E’ una esperienza unica per la possibilità di incontro con persone diverse. Fare parte come volontaria di Amici dei Popoli mi ha dato questa possibilità.  Amici dei popoli è una ONG ed ha una sede in Treviglio e si occupa di progetti di cooperazione e di sviluppo nel Sud del mondo e di attività di sensibilizzazione sul nostro territorio. Partecipando all'esperienza estiva che Amici dei Popoli organizza ogni anno ho avuto la possibilità di vedere con i miei occhi paesi lontani e incontrare persone e culture anche molto diverse dalla nostra. Questo ha cambiato il mio modo di vedere la realtà qui.  Se tu potessi tornare indietro, quale scelta non faresti?Sicuramente mi butterei ancora di più fuori per fare sempre più esperienza e crescere. Ho fatto le scelte che ho ritenuto opportuno fare in quel momento in piena libertà. Non ho rimpianti. Amici dei Popoli mi ha cambiato la vita e mi ha dato la possibilità di confrontarmi con persone aperte al mondo e questo mi dà stimoli , una visione della vita orientata al globale. Stato d’animo attuale? Silvia Manzoni (olim S.Weil)Soddisfazione Musica preferita?Quella che sento alla radio. Non ho particolari preferenze in questo campo. Sentimenti nel tornare al tuo Liceo?Paragonare il passato e la persona che ero prima con la persona che sono adesso e vedere le cose in prospettiva. La vita oggi è molto più stimolante !( senza nulla togliere alle lezioni di greco)

B. A .G .

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MUSICA UCALIPTO-MAG.2009

Andrea Miele

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Nick Cave & The Bad Seeds – The Good Son (1990) Nick Cave appartiene alla schiera dei cantautori maledetti, discepoli di Leonard Cohen, ma vanta un percorso personale fuori dal comune e totalmente unico. Caratterizzato da una genesi radical-punk con i suoi Birthday party, verso la metà degli anni ’80 ha intrapreso un percorso musicale lontano dal pericoloso clichè del ragazzo irrequieto. Con la nascita dei Nick Cave & Bad Seeds ha indossato una nuova veste e ha dato il via ad una rivoluzionaria rinascita musicale, che culmina con il capolavoro The Good Son.

La caratteristica peculiare dell’opera di Cave sta nel costante bilico tra dannazione-redenzione, cosa che influenza notevolmente la maniera comune di affrontare, cantare e soprattutto scrivere il dramma interiore umano nell’ambito musicale. The Good Son è un percorso attraverso momenti di pura solitudine e insaziabile necessità di tornare alla luce: il profondo potere evocativo avvicina i brani a dei veri propri e propri salmi grazie anche a liriche al limite dell’invocazione o del gospel più sfrontato. Gli arrangiamenti quasi sinfonici dei superbi musicisti compattano, esaltano e ammorbidiscono ogni nota fino ad abbracciare pienamente senza soffocare il timbro estasiato e incredibilmente baritonale di Cave.

È di grande esempio la title-track , solenne nella cadenza iniziale per poi muoversi in costante ascesa verso toni più funebri, fino a sfociare nel chorus schizofrenico; oppure la disperata Sorrow child, ballata drammatica, avvolgente, gelida. Una canzone assolutamente epocale è The Ship song, il cui ritornello esplosivo è il momento più emozionante del disco. Ma la vera consacrazione di Cave nell’olimpo degli artisti è l’ultimo brano: dopo un’altalenante attraversata degli inferi, costituisce il grande colpo di grazia (e da maestro). Lucy racconta di un amore perduto per sempre, come stenta quasi a cantare Cave in preda alla disperazione totale. Ben più che nei precedenti (e successivi) album lo stato di grazia del frontman e del gruppo è tale da partorire una delle opere più suggestive dell’intera storia del rock. Con Nick Cave il songwriting acquista un maggiore spessore, soprattutto grazie alla sua costante riflessione sulla fede, che nessuno prima aveva esplorato in un modo così intriso di martirio utilizzando l’espressione canora. Anche in un momento di grande speranza, Cave sa estirpare dall’anima i semi cattivi (e non a caso…) e metterli alla luce, senza giudicare o fare moralismo pessimistico. La consapevolezza di non avere scampo nell’esistenza lo porta a cantare prediche sorrette solo da una labile speranza in un Dio che, probabilmente, per come lo vive Cave, non salverà mai nessuno.

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TEATRO UCALIPTO-MAG.2009

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TARGATO H APRILE 2009Pensate ad un comico che riesce a riempire tutti i posti del nostro ‘Filodrammatici’ per ben due volte nella stessa giornata, al mattino per gli studenti e alla sera per il pubblico normale, poi pensate che a compiere l’impresa, sabato scorso, è stato David Anzalone detto ‘Zanza’, spastico dalla nascita, con lo spettacolo ‘Targato H’ basato appunto sul tema dell’handicap. Bene, ora immaginate di avere ben sedici classi di studenti, tutti dai tre ordini di studi dell’Istituto ‘Weil’, completamente affascinati e coinvolti da un‘contromonologo’ che ribalta tutti i luoghi comuni sull’handicap, e di conseguire lo stesso risultato la sera con un testo pressoché identico (solo due brani concettualmente più difficili sono stati aggiunti rispetto al mattino), di fronte ad un pubblico che si è lasciato coinvolgere nel gioco, su precisa e sincera ammissione di Zanza.Davvero un piccolo miracolo, reso possibile dalla superlativa bravura dell’attore e coautore- insieme ad Alessandro Castriota, anche regista e autore delle pregevoli musiche di commento- che ha il tempismo e la capacità di osservazione dei grandi comici, e non ci concede un attimo di pausa nel suo demolire preconcetti con ironia corrosiva, senza risparmiare nulla e nessuno, come quando definisce i paraplegici in carrozzella ‘i borghesi dell’handicap!’ o narra della sua impresa per entrare a teatro passando i buttafuori. Il viaggio, va detto, parte dalla rivelazione che ‘handicap’ in origine aveva un significato positivo, solo in seguito modificato, e man mano ci chiarisce il senso del nostro rapportarci all’handicap, delle nostre magari inconsce ipocrisie, per sgombrare un bel po’ di preconcetti e fare pulizia al nostro cervello di troppe ragnatele.

L’iniziativa era promossa dall’Associazione Sguazzi Onlus di Osio Sotto, le cui attività sono state illustrate la mattina da Paolo di Prisco e la sera da Milena Mantegazza, che ha anche ringraziato tutti gli sponsor, il CSV di Bergamo, la locale Cassa Rurale e il Comune di Treviglio (il Sindaco e l’Assessore alla Cultura erano tra il pubblico dello spettacolo serale). Da parte sua Zanza si è concesso volentieri alle domande degli studenti, che ha invitato a non aver paura delle parole e delle persone, ma a farsi un’idea propria anche magari contrapponendosi al buonismo compiaciuto con cui troppo spesso alla televisione sono trattati gli handicappati.

Prof. Francesco Chiari

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RACCONTO UCALIPTO-MAG.2009

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ASPETTARE Mattina.Non sono ancora le sette ma l’autobus chiama. Ecco perché sono per strada a quest’ora della giornata. In realtà per me è ancora notte fonda, cioè, lo è per il mio cervello che non ha ancora ricevuto la sua quotidiana dose di caffeina.Lentamente, stancamente mi trascino per la strada: che voglia di andare a scuola!La cosa che detesto di più è aspettare il pullman. Veramente, non ci riesco, è più forte di me, non lo sopporto. Stare lì, ferma, al freddo, da sola. No, non mi piace per niente.A dire il vero, non sono capace di aspettare. Non mi piace. Io sono sempre di fretta, non sono mai in anticipo, preferisco arrivare tardi ad un appuntamento piuttosto che prima e la cosa mi riesce anche piuttosto bene. È anche per questo motivo che i miei amici non mi sopportano più, nemmeno il mio ragazzo, se è per questo, si lamenta perché lo faccio aspettare sotto casa per delle mezz’ore o perché quando mi viene a prendere all’allenamento sono sempre l’ultima ad uscire dallo spogliatoio.

Il sole sta spuntando ed il paese è deserto...o quasi.Una coppia di anziani stanno trascinando le loro vecchie gambe fino alla chiesa. Stanno a braccetto, lui la sostiene perché zoppica vistosamente e il suo unico appoggio è proprio il marito. Vanno piano, senza fretta, quasi avessero una vita davanti. Non è paradossale? La vita semmai ce l’hanno alle spalle. Ma la cosa che mi colpisce di più è quella pazienza, a me così sconosciuta, con la quale lui la aspetta, insomma, potrebbe benissimo

lasciarla indietro e aspettarla seduto tra i banchi della chiesa e invece no. Semplicemente aspetta. Aspetta ad ogni piccolo passo, aspetta ogni insignificante momento.Forse perché quando si trova l’amore si diventa capaci di aspettarlo per sempre. 

Annalisa Cavagna

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GIOCHI UCALIPTO-MAG.2009

ORIZZONTALI: 1. famosa marca di scarpe sportive; 6. azione relativa al fuoco; 8. dio egizio; 9. ordine di colonne greche; 12. finali di Maracaibo; 14. si sente in montagna; 15. verso dei gatto; 17. vocali doppie in Andorra; 18. articolo femminile; 20, terremoto in mare; 23. marca di videogiochi; 24. parte del tetto; 26. numero di ascolti; 28. in de Andre; 30. far stare zitto; 34. regione della Grecia; 35. serie televisiva di medici; 36. stato dell'Africa; 37. mio al femminile.VERTICALI: 1. stato del Medio Oriente; 2. catena di discount; 3. Leda senza finale; 4. rotolare... contrario; 5. mezza terra; 6. terra di un certo Giuseppe; 7. parco con animali; 10. miei senza l'iniziale; 11. ricco senza prime; 13. centro di boato; 16. limone inglese; 19. in questo momento; 21. seconda metà della seconda persona indicativo di mangiare, 22.frequente nelle sigle di società; 25. fa parte di alcuni cognomi; 27. raccontati; 29. fine del giorno; 30. zanzara: due consonanti su due e una vocale su tre uguali; 31. grosso camion; 32. ghiaccio inglese; 33. all'inizio di Ravenna; 35. in mezzo a Caleipo.

Soluzioni:

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ORIZZONTALI: 1. nome da donna; 9. senza uguali; 10. Società Autotrasporti Italiani; 11. colpito brutalmente, segnato; 12. lettera di un alfabeto giapponese; 13. insieme a Stich nell'omonimo film; 15. metà motto; 16. prima e terza in solo; 17. giardino coltivato; 19. Torino; 20. infatti greco; 22. rifare a se stessi; 25. re d'Egitto; 27. mezzo osso; 28. Jimmi senza inizio.VERTICALI: 1. vulcano a metà; 2. lo si mette al dito; 3. aggettivo appropriato ai calzini; 4. praticarla per tenere pulito il mondo; 5. inizio di Novara; 6. lo è quello di Suez; 7. parte del viso; 8. a volte serve un ...; 14. lavora l'oro; 16. stanco di qualche cosa; 18. città pugliese; 21. consonanti in fuso; 22. ringhio; 23. gruppo musicale; 24. tredicesimo giorno dopo le calende; 26. asse a metà.

I giochi sono stati realizzati da Valeria Forlani