Periodico gargnanese di informazione, attualità e cultura ... · cedoni, tre rumeni, due svizzeri,...

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r Autorizzazione Tribunale di Brescia n. 10 - 1994 del 18/4/94 - Stampato da Tipografia GIOVANELLI - Toscolano (Bs) Riallacciandoci alle interviste precedenti, iniziamo riprendendo alcuni passi delle dichiarazioni ri- lasciateci dal Sindaco, nelle qua- li Roscia si lamentava per la po- co vivace vita politica gargnane- se e della conseguente assenza d’idee. Questa critica era rivolta, oltre che al cittadino in genere, in special modo alle forze di mino- ranza “capaci solo di criticare”, ma assenti sul piano delle propo- ste. Come replicate a quest’accu- sa? La critica può essere rivolta forse al- l’altra lista di minoranza, che conti- nuamente presenta emendamenti, ma senza ottenere niente. Da parte nostra riconosciamo di non essere portati a fare opposizione. Per le proposte però è vero il contrario: al- l’inizio ne abbiamo presentate pa- recchie, ma non ci hanno ascoltati. Ad esempio per la Villa del Duce, nella passata tornata amministrati- va, abbiamo lanciato l’idea di fare il museo acquisendo la villa dalla pro- prietà, dando in cambio la cubatura a scopo residenziale in un altro po- sto, fuori dal parco o anche all’inter- no, occupando i caselli e la limo- naia; e per la fattibilità c’era già un dialogo avanzato con la Regione. Anche per Uto Ughi, con cui sono in amicizia (ci viene raccontato l’epi- sodio di quando, dovendo custodire il suo prezioso violino, ha pensato di nasconderlo nel forno delle pizze, per poi dimenticarsene … ), mi ero detto disponibile ad organizzare il festival del Garda e ne avevo infor- mato il Sindaco. Avevo dato la di- sponibilità a lavorare per Gargnano, ma non sono stato ascoltato. La lamentela del Sindaco suona- va sì come un rimprovero, ma an- che come un invito a collaborare. Non è cambiato niente rispetto ai tempi passati? Sono solo chiacchiere, perché, di fatto, non vogliono la collaborazio- ne. Prendiamo il caso della ex Gladys: hanno lasciato che la pro- prietà facesse di tutto con quell’im- mobile, non applicando il vincolo, la- sciandolo trasformare in apparta- menti per la vendita, e consentendo l'aumento di cubatura senza chie- dere, in pratica, niente in cambio. Io sono d’accordo sul fare, ma due ap- partamentini di 50 mq. non sono niente per la collettività. Io avrei au- torizzato un residence turistico o case per la cooperativa. La propo- sta l’abbiamo avanzata ma ha avu- to subito una reazione ostile. Ma an- che per il problema della casa più in generale hanno fatto poco o nulla. LA PAROLA ALLA LISTA “NOI PER VOI” continua in 2ª pagina Solo in abbonamento Franco Ghitti LA NÀA MÈI ’NA VOLTA... Franco Mondini Agli inizi dell'Ottocento Gargnano era paese ricco tra i più popolosi della pro- vincia, come ha accertato l’appassio- nato di storia locale Ivan Bendinoni consultando i dati custoditi all'anagra- fe. Più di Salò, più di Desenzano. C'e- rano ben quattordici notai. Il paese era ricco grazie alla coltivazione dei li- moni esportati in mezza Europa. Da aggiungere la coltivazione dell'ulivo, dei cedri e la pesca con oltre cento pe- scatori che oggi definiremmo "profes- sionisti". A Gargnano c'era lavoro. C'era ricchezza. La riprova? Le tre banche in servizio in paese sino ai pri- mi decenni del secolo scorso. Tempi passati. E oggi? Il nuovo millennio è iniziato sulla falsariga degli anni scorsi. Po- polazione che invecchia sempre più e non accenna ad aumentare in modo significativo. Per fortuna che nel cor- so del 1999 diciannove stranieri han- no deciso di insediarsi a Gargnano portando il loro numero a 108. Un an- no fa erano "solo" 89. In molti casi di tratta di persone non più giovanissime che hanno scelto di svernare sul Gar- da. Ma ci sono anche coppie nuove. La comunità tedesca, con 29 uomini e 28 donne è quella più numerosa sul fronte delle nuove entrate. Grazie ai dati fornitici dall'Anagrafe di Gargna- no su 108 stranieri residenti, quindi re- golari (nulla a che vedere con il lava- piatti maghrebino o il muratore slavo, clandestini che hanno trovato lavoro, in nero, sul Garda e vivono a Gar- gnano senza traccia in Comune), si contano oltre ai tedeschi anche 7 au- striaci, un belga, un francese, due olandesi, altrettanti inglesi, dieci alba- nesi, un bosniaco, uno slavo, due ma- cedoni, tre rumeni, due svizzeri, un marocchino, due ugandesi, quattro brasiliani (tre le donne), una danese e una thailandese. Dal rilevamento del primo dell'anno i residenti tra capoluogo e frazioni (do- ve la popolazione è in costante calo) sono 3.009. Un anno prima erano 3.026. Nel comune di Gargnano si contano 1.440 maschi e 1.569 fem- mine. Il 33% della popolazione è in età pensionabile. Molti gli anziani che vi- vono da soli. In estrema sintesi il Gar- gnanese avrà sempre più a che fare con anziani e stranieri. Dieci anni fa, nel censimento del 1991, come ricorda Susanna Fusato, la popolazione a Gargnano era pari a 3.211 abitanti. Duecento persone in meno in due lustri. La causa? “Man- cano case e lavoro, ma più che altro case” si sente dire. “Con quello che chiedono per un appartamento dob- biamo andare a Toscolano o ai Tormi- ni per vivere”. Problemi non indiffe- renti. Una politica, quella legata alla situazione abitativa, che per forza pri- ma o poi dovrà cambiare a meno che, anche i prossimi amministratori non vogliano trasformare il paese in se- conde case o in dormitorio. Certo è che i terreni più ambiti e le case più belle sono o stanno finendo in mano ai danarosi tedeschi. Ma torniamo ai dati sulla popolazione. Nel corso del 1999 sono nati 18 bam- bini e 6 femminucce. Si sono contate 42 persone morte (15 maschi e 27 femmine). Tra gli immigrati 44 maschi e 41 femmine a fronte di 36 maschi e 48 femmine emigrati. Gli stranieri re- sidenti sono 108, di cui 48 maschi e 60 femmine. Il futuro? Certamente non roseo co- me sarebbe da aspettarsi. La popo- lazione invecchia e, conseguente- mente, il paese diventa sempre più povero. Non a caso molte attività commerciali hanno chiuso negli ultimi mesi o sono in procinto di chiudere bottega. Basti vedere cosa sta acca- dendo tra Bogliaco e Villa. Cambierà qualcosa nei prossimi anni? La ricet- ta è tutta da scoprire. Ma casa e la- voro possono essere il toccasana. Ma piuttosto che continuare a costruire case nuove, perché non mettere a po- sto quelle esistenti oggi fatiscenti? E poi. Tra i cantieri aperti, che venga ul- timato in fretta quello della ex Casa di Riposo Feltrinelli. E l'ex Società? La caserma Magnolini? E quei ruderi che qualcuno chiama garage di fronte al- l'asilo, biglietti da visita del paese? Non sarebbe il caso di intervenire? Vedi il caso recente delle case po- polari di Fornico: dovevano essere 17 alloggi e ne hanno ottenuti solo 9 dalla Regione. Bel risultato. Biso- gna essere capaci di contattare le persone giuste e non mollare. Torniamo alla compagine che guida il Comune: nell’autunno scorso tutti i consiglieri hanno seguito il Sindaco, che è stato estromesso dalla Lega in quanto accusato da Bossi di voler scen- dere a patti con le forze nemiche del Polo. E’ di questi giorni la no- tizia che ora Polo e Lega vanno a braccetto per le prossime elezio- ni regionali; nonostante ciò rima- ne però il distacco con il gruppo dell’APE al quale ha aderito Ro- scia con altri fuoriusciti. La situa- zione è certamente confusa: es- sendo la vostra lista vicina al Po- lo, come vi collocate ora nei con- fronti del gruppo di maggioranza comunale? Se Roscia aveva la volontà di unire, poteva chiedere a noi se partecipa- re. Gli avremmo risposto di no, però si poteva iniziare forse un discorso. Ciò non è avvenuto e la dichiara- zione di voler collaborare con le al- tre forze per me è solo una tattica. Completiamo il giro d’interviste alle forze politiche Gargnanesi. E’ ora la volta della lista “Noi per voi”, che ha portato alla carica di consigliere di minoranza l’ing. Guido Piacenza e il risto- ratore Franco Scarpetta. A causa d’impegni personali, Guido Piacenza non ha potuto essere presente. La redazione ha rivolto perciò le domande al solo Scarpetta, che ci espone opinioni e progetti con la schiettezza e l’immediatezza tipica del personaggio, gargnanese “verace” che le cose non le manda a dire. Direttore Franco Mondini GARGNANO E I SUOI ABITANTI... NUMERO VENTIQUATTRO Periodico gargnanese di informazione, attualità e cultura PRIMAVERA 2000 Edito da: ASSOCIAZIONE CULTURALE “ULISSE 93” FRANCOOO!!! CLINTON AL TELEFONO

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Riallacciandoci alle intervisteprecedenti, iniziamo riprendendoalcuni passi delle dichiarazioni ri-lasciateci dal Sindaco, nelle qua-li Roscia si lamentava per la po-co vivace vita politica gargnane-se e della conseguente assenzad’idee. Questa critica era rivolta,oltre che al cittadino in genere, inspecial modo alle forze di mino-ranza “capaci solo di criticare”,ma assenti sul piano delle propo-ste. Come replicate a quest’accu-sa?La critica può essere rivolta forse al-l’altra lista di minoranza, che conti-nuamente presenta emendamenti,ma senza ottenere niente. Da partenostra riconosciamo di non essereportati a fare opposizione. Per leproposte però è vero il contrario: al-l’inizio ne abbiamo presentate pa-recchie, ma non ci hanno ascoltati.Ad esempio per la Villa del Duce,nella passata tornata amministrati-va, abbiamo lanciato l’idea di fare ilmuseo acquisendo la villa dalla pro-prietà, dando in cambio la cubaturaa scopo residenziale in un altro po-sto, fuori dal parco o anche all’inter-no, occupando i caselli e la limo-naia; e per la fattibilità c’era già undialogo avanzato con la Regione.Anche per Uto Ughi, con cui sono inamicizia (ci viene raccontato l’epi-

sodio di quando, dovendo custodireil suo prezioso violino, ha pensato dinasconderlo nel forno delle pizze,per poi dimenticarsene … ), mi erodetto disponibile ad organizzare ilfestival del Garda e ne avevo infor-mato il Sindaco. Avevo dato la di-sponibilità a lavorare per Gargnano,ma non sono stato ascoltato.

La lamentela del Sindaco suona-va sì come un rimprovero, ma an-che come un invito a collaborare.Non è cambiato niente rispetto aitempi passati?Sono solo chiacchiere, perché, difatto, non vogliono la collaborazio-ne. Prendiamo il caso della exGladys: hanno lasciato che la pro-prietà facesse di tutto con quell’im-mobile, non applicando il vincolo, la-sciandolo trasformare in apparta-menti per la vendita, e consentendol'aumento di cubatura senza chie-dere, in pratica, niente in cambio. Iosono d’accordo sul fare, ma due ap-partamentini di 50 mq. non sononiente per la collettività. Io avrei au-torizzato un residence turistico ocase per la cooperativa. La propo-sta l’abbiamo avanzata ma ha avu-to subito una reazione ostile. Ma an-che per il problema della casa più ingenerale hanno fatto poco o nulla.

LA PAROLA ALLA LISTA“NOI PER VOI”

continua in 2ª pagina

Solo in abbonamento

Franco Ghitti

LA NÀA MÈI’NA VOLTA...

Franco Mondini

Agli inizi dell'Ottocento Gargnano erapaese ricco tra i più popolosi della pro-vincia, come ha accertato l’appassio-nato di storia locale Ivan Bendinoniconsultando i dati custoditi all'anagra-fe. Più di Salò, più di Desenzano. C'e-rano ben quattordici notai. Il paeseera ricco grazie alla coltivazione dei li-moni esportati in mezza Europa. Daaggiungere la coltivazione dell'ulivo,dei cedri e la pesca con oltre cento pe-scatori che oggi definiremmo "profes-sionisti". A Gargnano c'era lavoro.C'era ricchezza. La riprova? Le trebanche in servizio in paese sino ai pri-mi decenni del secolo scorso. Tempipassati.E oggi? Il nuovo millennio è iniziatosulla falsariga degli anni scorsi. Po-polazione che invecchia sempre più enon accenna ad aumentare in modosignificativo. Per fortuna che nel cor-so del 1999 diciannove stranieri han-no deciso di insediarsi a Gargnanoportando il loro numero a 108. Un an-no fa erano "solo" 89. In molti casi ditratta di persone non più giovanissimeche hanno scelto di svernare sul Gar-da. Ma ci sono anche coppie nuove.La comunità tedesca, con 29 uominie 28 donne è quella più numerosa sulfronte delle nuove entrate. Grazie aidati fornitici dall'Anagrafe di Gargna-no su 108 stranieri residenti, quindi re-golari (nulla a che vedere con il lava-piatti maghrebino o il muratore slavo,clandestini che hanno trovato lavoro,in nero, sul Garda e vivono a Gar-gnano senza traccia in Comune), sicontano oltre ai tedeschi anche 7 au-striaci, un belga, un francese, dueolandesi, altrettanti inglesi, dieci alba-nesi, un bosniaco, uno slavo, due ma-cedoni, tre rumeni, due svizzeri, unmarocchino, due ugandesi, quattrobrasiliani (tre le donne), una danese euna thailandese.Dal rilevamento del primo dell'anno iresidenti tra capoluogo e frazioni (do-ve la popolazione è in costante calo)sono 3.009. Un anno prima erano3.026. Nel comune di Gargnano sicontano 1.440 maschi e 1.569 fem-mine. Il 33% della popolazione è in età

pensionabile. Molti gli anziani che vi-vono da soli. In estrema sintesi il Gar-gnanese avrà sempre più a che farecon anziani e stranieri.Dieci anni fa, nel censimento del1991, come ricorda Susanna Fusato,la popolazione a Gargnano era pari a3.211 abitanti. Duecento persone inmeno in due lustri. La causa? “Man-cano case e lavoro, ma più che altrocase” si sente dire. “Con quello chechiedono per un appartamento dob-biamo andare a Toscolano o ai Tormi-ni per vivere”. Problemi non indiffe-renti. Una politica, quella legata allasituazione abitativa, che per forza pri-ma o poi dovrà cambiare a meno che,anche i prossimi amministratori nonvogliano trasformare il paese in se-conde case o in dormitorio. Certo èche i terreni più ambiti e le case piùbelle sono o stanno finendo in manoai danarosi tedeschi.Ma torniamo ai dati sulla popolazione.Nel corso del 1999 sono nati 18 bam-bini e 6 femminucce. Si sono contate42 persone morte (15 maschi e 27femmine). Tra gli immigrati 44 maschie 41 femmine a fronte di 36 maschi e48 femmine emigrati. Gli stranieri re-sidenti sono 108, di cui 48 maschi e60 femmine.Il futuro? Certamente non roseo co-me sarebbe da aspettarsi. La popo-lazione invecchia e, conseguente-mente, il paese diventa sempre piùpovero. Non a caso molte attivitàcommerciali hanno chiuso negli ultimimesi o sono in procinto di chiuderebottega. Basti vedere cosa sta acca-dendo tra Bogliaco e Villa. Cambieràqualcosa nei prossimi anni? La ricet-ta è tutta da scoprire. Ma casa e la-voro possono essere il toccasana. Mapiuttosto che continuare a costruirecase nuove, perché non mettere a po-sto quelle esistenti oggi fatiscenti? Epoi. Tra i cantieri aperti, che venga ul-timato in fretta quello della ex Casa diRiposo Feltrinelli. E l'ex Società? Lacaserma Magnolini? E quei ruderi chequalcuno chiama garage di fronte al-l'asilo, biglietti da visita del paese?Non sarebbe il caso di intervenire?

Vedi il caso recente delle case po-polari di Fornico: dovevano essere17 alloggi e ne hanno ottenuti solo9 dalla Regione. Bel risultato. Biso-gna essere capaci di contattare lepersone giuste e non mollare.

Torniamo alla compagine cheguida il Comune: nell’autunnoscorso tutti i consiglieri hannoseguito il Sindaco, che è statoestromesso dalla Lega in quantoaccusato da Bossi di voler scen-dere a patti con le forze nemichedel Polo. E’ di questi giorni la no-tizia che ora Polo e Lega vanno abraccetto per le prossime elezio-ni regionali; nonostante ciò rima-ne però il distacco con il gruppodell’APE al quale ha aderito Ro-scia con altri fuoriusciti. La situa-zione è certamente confusa: es-sendo la vostra lista vicina al Po-lo, come vi collocate ora nei con-fronti del gruppo di maggioranzacomunale?Se Roscia aveva la volontà di unire,poteva chiedere a noi se partecipa-re. Gli avremmo risposto di no, peròsi poteva iniziare forse un discorso.Ciò non è avvenuto e la dichiara-zione di voler collaborare con le al-tre forze per me è solo una tattica.

Completiamo il giro d’interviste alle forze politiche Gargnanesi. E’ ora la volta della lista “Noiper voi”, che ha portato alla carica di consigliere di minoranza l’ing. Guido Piacenza e il risto-ratore Franco Scarpetta. A causa d’impegni personali, Guido Piacenza non ha potuto esserepresente. La redazione ha rivolto perciò le domande al solo Scarpetta, che ci espone opinionie progetti con la schiettezza e l’immediatezza tipica del personaggio, gargnanese “verace” chele cose non le manda a dire.

DirettoreFranco

Mondini

GARGNANO E I SUOI ABITANTI...

NUMERO VENTIQUATTRO Periodico gargnanese di informazione, attualità e cultura PRIMAVERA 2000

Edito da: ASSOCIAZIONE CULTURALE “ULISSE 93”

FRANCOOO!!!CLINTON AL TELEFONO

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dalla 1ª pagina

esponenti di altre liste- è difficile tro-vare un accordo.Non pensa che, per far emergereforze nuove e per assopire vec-chie ruggini, i personaggi più rap-presentativi delle liste debbanofare un passo indietro per favori-re un accordo che aggreghi forzeche ora sono separate?Nel ’93 io ho fatto il passo indietro,ma non è servito. E, finite le elezio-ni, quelli che avevo aiutato mi han-no dato una pedata nel sedere. Senon si presenta gente motivata econ spirito d’iniziativa è inutile econtroproducente mettersi da parte.

E’ ipotizzabile una sua candida-tura a Sindaco?E’ ancora presto per dirlo, però nonlo escludo. Ho tanti progetti per latesta e sono tanti che mi chiedonodi candidarmi. E’ arrivata l’ora di da-re una svolta, di muoversi, di realiz-zare qualcosa di utile per il paese,di andare in Regione e farsi sentire,gridando se serve. E in questo ionon mi tiro certo indietro, come delresto ho sempre fatto andando conil Sindaco settimanalmente in Re-gione e se occorreva, anche a Ro-ma.

Scarpetta continua con la con-sueta foga, raccontando aneddo-ti divertenti a dimostrazione diquanto affermato, conditi conespressioni dialettali che colori-scono il discorso. Quando glichiediamo se non era facile perl’attuale Sindaco deputato muo-versi “tra i palazzi”, risponde conuna battuta delle sue:“Che ? roba che a èrghe ön sinda-co deputato, l’era da nar a…spa-carghe ‘l cül ai pàser ! E ‘nvece,niènt !”

Inevitabilmente, per certi passi ildivertimento prende il soprav-vento sulle questioni politiche.Ma cerchiamo di ricondurre il di-scorso su binari più seri parlan-do di che cosa in concreto si puòfare per Gargnano.Cosa pensa della politica per lacasa e della situazione nei centristorici che si stanno svuotando ?

E poi, le idee e gli atteggiamenti so-no contraddittori. Come possonospiegare che l’anno scorso, pur dinon esporre la targhetta del Parco,hanno rinunciato al contributo di pa-recchi milioni alla Pro Loco, e ora in-vece l’avv. Bertelli, loro rappresen-tante per il Comune di Gargnano, ri-copre il ruolo di assessore nellamaggioranza della Comunità Mon-tana ?

Che cosa si profila per le prossi-me elezioni?Secondo me, senza Roscia, difficil-mente avranno la forza di ripropor-re la lista. E poi, per loro si è esau-rita la spinta delle Concessioni Edi-lizie facili. Sono stati bravi a ven-dersi, ad accogliere le esigenze delprivato. Ma per le opere pubbliche eanche per le agevolazioni ai privatihanno raccolto quello che la nostraamministrazione con Lievi avevaseminato. Rispetto a noi sono statibravi a non tentennare. L’indecisio-ne è l’unico errore che rimprovero aLievi, che per il resto ha sempre agi-to con la massima correttezza eonestà. Le altre scelte fatte dallamaggioranza sono lí da vedere: ab-biamo tribolato anni per togliere leauto dalla piazza di Gargnano e do-po pochi giorni dalle elezioni le han-no rimesse.

Come si comporta il suo grup-po?Da parte mia, non vedo per oramolta gente disposta a impegnarsi.C’è apatia e mancano soprattutto igiovani, manca la volontà di lotta-re. Bisognerà verificare in futuro.Attualmente ci si trova in manierainformale e saltuariamente, manon c’è un gruppo preciso.

Pensa di trovare un accordo conaltre coalizioni?Io sono disposto a dialogare con tut-ti quelli che hanno una certa idea:se i programmi sono simili non c’èniente in contrario e non contano leideologie a livello locale. Certo cheentrano però in gioco anche altriaspetti, se si è troppo diversi carat-terialmente e nell’affrontare i pro-blemi, -come mi capita con alcuni

LA PAROLA ALLA LISTA “NOI PER VOI”Io sono dell’idea che non ci si deb-ba espandere più e recuperare l’e-sistente. C’è però troppa differenzadi costo tra costruire una casa nuo-va e ristrutturarla. L’amministrazio-ne comunale, in quest’ultimo caso,dovrebbe intervenire per far calare icosti.Il problema è grave, e questa mag-gioranza non ha fatto niente per ri-solverlo. Lo ha anzi aggravatoaffossando le convenzioni per le ri-strutturazioni con i privati che con lanostra passata amministrazionehanno permesso di dare casa a tan-ti Gargnanesi consentendo di man-tenerli nel loro ambiente.Per l’intervento di ristrutturazionedell’edificio ex ARCI, ad esempio,non hanno convenzionato niente.Altro caso, il Piano di recupero del-l’ex casa di Riposo per ricavare abi-tazioni per residenti, avviato da noi:c’è un generale disinteresse, èun’operazione che si trascina daanni e non si sa alla fine che cosane uscirà. E in questa situazioneanch’io mi sono raffreddato. Mi so-no reso conto che con l’attuale am-ministrazione noi minoranze nonabbiamo alcuna possibilità di lotta-re.

Che posizione avete sulla costru-zione di “seconde case” ?Noi, quando eravamo amministra-tori, abbiamo fermato la speculazio-ne della seconda casa. Non ha sen-so proporle, però se vengono rea-lizzate e non danneggiano non ve-do niente di male. Vedi ad esempiole limonaie: si potrebbe lasciar co-struire la villetta in cambio della ri-costruzione della limonaia. Perchétutto è vincolato, ma tutto è anchesvincolabile.Con i privati ci deve essere dialogo.Alla gente bisogna dare l’importan-za che gli va data, anche il guada-gno deve essere dato, purché vi siaun ritorno per il pubblico. Niente èdovuto a nessuno, si ottiene conce-dendo.Io sarò anche volgare in certe mieespressioni, ma voglio andare sulconcreto.

Non teme che possa esservi

GARGNANO DA SALVARE... E DA CAMBIARE

commistione tra interessi privatie amministratori?Se l’amministratore è onesto non bi-sogna avere paura di vedere in ogniiniziativa un traffico di interessi, mabensì un'opportunità di sviluppo peril paese.Quando ero amministratore, tantiche avevano necessità di operaresul territorio mi cercavano. Ora nonvedo più nessuno. Ma così è la vita.Bisogna assecondare la voglia le-gittima di guadagno degli imprendi-tori e usarla, l’importante è che allafine rimanga qualcosa di utile perGargnano.

L’intervento al nuovo porto di Bo-gliaco a suo tempo è stato moltocriticato.A mio parere l’operazione è riuscitae ha dato il posto a tanti. Quelli checi lavorano non sono di Gargnano,ma per questo non ci posso fareniente.E’ fallito invece il rapporto tra portoe Circolo Vela, che vivono da sepa-rati in casa, ed è in difficoltà il Cir-colo Vela stesso: tutti i vecchi socise ne sono andati, non c’è più lapassione, pochi sono i Gargnanesi.Una volta si poteva contare sul vo-lontariato, ora tutti i servizi sono apagamento. C’è distacco tra l’istitu-zione e l’individuo.

Lo spostamento della sede delCircolo Vela ha impoverito lapiazza di Bogliaco. Per recupera-re visitatori e rivitalizzarla, l’as-sociazione Vivi Bogliaco ha sug-gerito al Comune di creare unacomunicazione tra il porto vec-chio e quello nuovo. Opera chepermetterebbe anche di dare ri-salto alla spiaggia creando unapiacevole passeggiata. La proposta è giusta e rientra nel-l’ottica del progetto iniziale. Anzi,quella era un’opera che doveva es-sere a carico del privato visto chenon sono stati necessari i pontilifrangi-onde per creare la spiaggia.Come doveva essere a carico delprivato la finitura del parcheggio delporto con alberature. Ma nessuno siè interessato e le cose sono andatecome vediamo.

Passiamo alle iniziative per il tu-rismo. Come giudica l’interventoalberghiero all’ex villa del Duce?Non sono convinto che il recuperodella villa a scopo turistico, dichia-rato sul progetto iniziale, venga poiveramente realizzato. E poi, anchela convenzione per la visita del pub-blico durante il periodo invernale milascia perplesso, difficilmente saràoperativa. Chi si assume la respon-sabilità del controllo e della salva-guardia dei beni dei privati? Biso-gnerà mantenere dei custodi. La vil-la, se fosse divenuta museo perma-nente, avrebbe richiamato molti tu-risti e sarebbe stato più facile prati-care l’uso pubblico.

Quali altre iniziative reputa utiliper il paese ?Un’importante risorsa per Gargna-no è la presenza dell’Università:ogni anno numerosi sono i convegnicui partecipano importanti perso-naggi del mondo scientifico, cultu-rale e artistico, ma non vengono mi-nimamente reclamizzati.E poi occorre anche puntare sulMontegargnano, potenzialmentepiù ricco dei paesi sulla costa. All’exstabilimento della Kissy Line in Ver-zellina, ad esempio, vedrei beneuna casa albergo per anziani nonresidenti. Per queste iniziative i po-sti vanno a ruba.

Il discorso continua toccando iltema dei parcheggi (“quello inter-rato sotto il campo sportivo dell’ora-torio è una mia idea”), del recupe-ro della Caserma Magnolini (“senon lo fa il privato, l’ente pubbliconon ha i mezzi”), della necessità diricavare, se non alberghi, almenoresidence turistici …, per tornarepoi sui rapporti con Uto Ughi econ altri personaggi famosi daportare a Gargnano.Scarpetta avanza come un fiumein piena… Il seguito alle prossime puntate,ove le idee e i temi più complessiscaturiti da questo giro d’intervi-ste verranno ripresi in manieraapprofondita, ponendole a con-fronto diretto tra le forze politichelocali.

Per una volta, parafrasando il titolo della nostra tradizionale rubrica, abbandoniamo Gargna-no per dedicarci più in senso lato della nostra bellissima strada Gardesana.Costruita, nel tratto Gargnano-Riva, attorno al 1930 su progetto di Riccardo Cozzaglio, rap-presentò un capolavoro d'ingegneria e, nel contempo, un miracolo paesaggistico che non atorto la fecero definire la strada più bella d'Europa e forse del mondo, lodata da D'Annunzioche per lei coniò l'appropriato termine de "Il meandro".Straordinario fu il risultato scenografico d'insieme, e incredibile fu la cura con cui si pensò aiminimi dettagli. Pensate che, come è testimoniato dall'iscrizione qui riprodotta, non ci si limitòsolo a risolvere gli enormi problemi tecnici, ma si progettò persino l'arredo e l'inserimento nelverde, con la piantumazione di oleandri, agavi, cipressi e di altre specie mediterranee. Un'o-perazione che ha contribuito a farla diventare un giardino, un palcoscenico per ammirare il no-stro lago.Ai nostri giorni, anche se gli incendi dolosi e i problemi di natura geologica ci hanno in partesottratto tanta bellezza, rimane un'opera che si può assimilare ai grandi capolavori dell'uomo. Quello che stupisce però è il contrasto stridente tra la cura usata in passato e l'improvvisa-

zione e il disordine degli ultimi interventi. L'incuria in cui sono abbandonate le piazzole di so-sta (alcune addirittura rese impraticabili o sbarrate), è cosa sotto gli occhi di tutti ed è spie-gabile solo in parte con la poca educazione degli automobilisti. Ma che dire, ad esempio, delle scelte per le gallerie paramassi, calate senza nessun riguar-do e senza alcun progetto che si proponesse di risolvere, oltre che i problemi della sicurez-za, anche quelli di carattere estetico e di inserimento ambientale? Perché non prevedere ope-re di schermo ricorrendo ancora alla vegetazione? In certi casi basterebbero semplici accor-gimenti. Perché le putrelle che sostengono le reti parasassi non vengono sistematicamenteverniciate in colori che le mimetizzino con l'ambiente? Perché i cartelli e le segnalazioni nonvengono valutati nel rispetto dell'insieme?E che dire, per rifarsi a fatti recentissimi, del modello orribile di guard - rail zincato e dell'al-tezza di quasi due metri, tale da sbarrare completamente la vista verso il lago, posato in untratto tra Gargnano e Toscolano?Agli "eredi" di Cozzaglio e Angelini e agli amministratori l'invito a riflettere e ponderare me-glio certe scelte.

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Saranno frasi convenzionali,può darsi, però a me pareun’educata forma di riguardodi cui noi, oggi, abbiamo per-so la memoria.Ma il suo rispetto non si espri-me solo a parole. In un tempoin cui era regola consolidatache il porto della lettera lo pa-gasse il destinatario, egli rac-coglie gli ultimi risparmi e pagain anticipo la tassa postale. Difronte al fatto eccezionale l’im-piegato alle Poste di Gargna-no appone sulla lettera il tim-bro “FRANCA” e, a maggiorchiarezza , segna al recto del-la stessa una vistosa croce(detta di Sant’Andrea). Al verso della stessa, il timbrodi arrivo a Brescia, 31.5 (il gior-no dopo) e il segno “3” corri-spondente a tre carantani, l’e-quivalente di 15 centesimi di li-

re austriache, una discretasommetta che il buon gargna-nese si è voluto accollare perevitare che il proprietario, oltreal lieve ritardo nell’incasso del-l’affitto, avesse anche da sob-barcarsi il pagamento del por-to della lettera da Gargnano aBrescia.Ora, dove siete mai antiche egloriose limonaie, dove la mo-destia e il rispetto della suaoperosa gente?

PANINI DI PASQUA

Mettere l’uvetta ad ammorbidire in acqua tiepida. Setacciare le farine in una ciotola, ad una pic-cola parte di queste unire il lievito diluito in poco latte tiepido e impastare un piccolo panetto; far-lo lievitare per circa due ore in un luogo tiepido. Trascorso questo tempo, impastare il panettolievitato con il resto delle farine, unire le uova, lo zucchero, il burro morbido a pezzetti, la buc-cia di limone, l’uvetta strizzata ed asciugata in uno strofinaccio, e tanto latte tiepido quanto neoccorre per ottenere una pasta di media consistenza. Formare una palla, rimetterla nella cioto-la, fare un taglio in croce, coprirla e lasciarla lievitare ancora per almeno un’ora e mezza.A questo punto, lavorare ancora la pasta per alcuni minuti, dividerla a piccoli pezzi formandodelle grosse pallottole che poi si schiacceranno leggermente in superficie.Sistemare i panini sulla placca del forno e cuocerli per circa mezz’ora a 170°.

Silvana & Tullio Chimini

LE NÒSE RISÈTE

300 gr. di farina bianca; 200 gr. di farina gialla; 100 gr. di zucchero; 100 gr. di uvetta sultanina;50 gr. di burro; 30 gr. di lievito di birra; 3 uova, la buccia di un limone grattugiata, un po’ di latte.

PREPARAZIONE

INGREDIENTI X 25 PANINI

RISCOPRIAMO IL DIALETTO

Cöi che làsa i và a pè,cöi che rèdita i và a cavàl

Chi perde la propria lingua perde la propria anima.La nostra “lingua” è il dialetto. Non perdiamolo.

ÈL PROVERBIO

MODI DI DIREL’ha tirà i sgarlècc . È morto. I sgarlècc sono propria-mente le gambe magre, sottili. Èl gà du sgarlècc ! Hadue gambe magre! Te me pare ön figürì! Letteralmente: mi sembri un figu-rino ! All’inizio del ‘900 i periodici femminili pubbli-cavano i modelli dei vestiti di moda non con foto d’in-dossatrici come si usa oggi, ma con dei disegni, con del-le figurine. Quindi l’espressione dialettale sta per : seivestito bene, in modo elegante.Èl m’enz.ìta! M’invoglia, mi stuzzica ! Si dice soprattut-to in riferimento al mangiare. Cösto magnàr èl m’enz.ìta!Questo cibo mi sollecita l’appetito!Èl s’enfrabòta . Si dice di chi non è molto chiaro nellaparola, di chi s’ingarbuglia nel parlare.

L’ITALIACANO- L’ho visto là …sul cantone!- Chiamami quando hai sgrandato il buco!- Ma come? Bevete una bòssa in due?- A scendere troppo veloci… ti si stoppano le orecchie!- Mi piace la gallina empienuta... d’empiumo!

EPPUR … SI ASSOMIGLIANO

LA RESPÖSERLAÈ quell’insetto che diventa puzzolente a toccarlo ed è,in certi periodi dell’anno, invadente al punto da doverintraprendere una vera e propria battaglia per liberarnela casa.Vediamo di conoscerlo meglio.A Gargnano viene chiamato respösérla ma per i nostrivicini bresciani è la sömèga.In italiano viene detta cimice delle piante o delle rose.Non muore d’inverno ma sverna da insetto perfetto(adulto). Di colore verde d’estate, diventa di un brunoscuro d’autunno per riprendere il verde con la bella sta-gione. Campa circa due anni, è presente in tutta Europae vive soprattutto sulle piante: viene in casa alla ricercadel caldo, per svernare.

“ENDUINA...” la parola misteriosaLa volta scorsa c’era da indovinare il significato di “en-visigàr” che è lo stuzzicare, il punzecchiare una perso-na con parole oppure atti.Il vocabolo dialettale da scoprire adesso è “èl copasöl”.

Nino Rizzi

I SOPRANNOMI (detti anche scotöm)Arturo Mòc : Arturo Fiorini. Faceva èl sensér (il me-diatore). Era famoso vuoi per il contrasto con la mogliemolto religiosa, di chiesa ed i suoi atteggiamenti che in-vece erano piuttosto … diciamo liberali, e vuoi ancheper certi attributi …da cui il detto: ghe se vorés cöl del-l’Arturo Mòc!

In dialetto molte parole hanno suoni quasi simili ma signi-ficati molto diversi. Ad esempio: che differenza c’è tra ga-taröla e moscaröla? La prima è il buco che veniva fattonelle porte d’entrata delle case per lasciar liberamente en-trare ed uscire il gatto. La seconda è una specie di gabbietta,rivestita da una rete metallica molto fine, dove, quando nonc’era ancora il frigo, veniva messo il cibo per difenderlodalle mosche ed altri insetti.

Ghè na lüce sulade nòt nél paes,l'è cöla del furnér.Le mà en da farina,i parla del levàco la pala piena de panécc da cösér

Ho letto tutto (i tanti bei libri, letesi di laurea e gli innumerevoliarticoli sui quotidiani) circa i “giardini gardesani “, su questestraordinarie limonaie, autoc-tone architetture alto-bena-censi, la bandiera stessa delParco Alto Garda Bresciano.Ma un’angolazione nuova e diestrema sintesi, come di unflash, che riassuma ed esaltil’enorme importanza socio-economica degli agrumeti gar-desani l’ho trovata in una mo-desta letterina, povera comevalore venale ma ricca di con-tenuti, anche etici.L’ha scritta un gargnanese nel1849, durante il Regno Lom-bardo-Veneto, un feudo delgrande Impero Austro-ungari-co, nato dalle ceneri del turbi-ne napoleonico che, a cavallodei due ultimi secoli, avevamesso a ferro e fuoco l’Euro-pa.Abita a Gargnano in un appar-tamento di proprietà degli Or-fanotrofi e Pie case di Riposodi Brescia e, proprio il 31 mag-gio del 1849, scade l’annualeaffitto. Gli mancano però i sol-di per pagarlo e, il giorno primadella scadenza, correttamentelo segnala ai legittimi proprie-tari insieme ad una matemati-ca certezza:“Domani termino di spiccare ilimoni ed appena venduti, chenon anderà mai lunga di più di

tre e quattro giorni, le manderòl’affitto scaduto.”(Gli agrumi poteva anche rac-coglierli prima che l’affittoscadesse, se aspetta la finedi maggio è solo per aver unfrutto più voluminoso e matu-ro e quin-di più re-munera-tivo.)E’ in bol-letta, manon c’èda preoc-cuparsi.Lui pos-siede un“ g i a r d i -no”, uns i c u r ocapitaleche, sta-gione do-po sta-g i o n e ,darà im-mancabilmente i suoi frutti iquali, nel giro di pochi giorni,saranno tutti venduti. (I freddiImperi centrali nord-europeisono i più grandi clienti del-l’agrume gardesano che na-sce alle più alte latitudini con-tinentali.)E così chiude: “Perdoni intan-to, mentre pieno di stima e dirispetto passo a dichiararmiSuo umilissimo servo.” (seguela firma)

Una lettera racconta...Oreste Cagno

DA GARGNANO A VILLAVETRO: UNA PROCESSIONE DI LIMONAIE.

detér en del furén.La matina ghé le siste pienede mantovane e pagnuchine,e i cliéncc tra el di i domanda i spongadì.

Doriano Gaspari

ÉL FURNER

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L’angolo del libroMauro Garnelli

“La svastica sul sole” è pro-babilmente il romanzo più fa-moso tra i tanti di Philip K. Dick,uno dei più importanti scrittori difantascienza. La premessa dacui parte la storia è che la se-conda guerra mondiale abbiaavuto un esito diverso: si svol-ge pertanto in un mondo in cuila Germania ha esteso il propriodominio sul pianeta, dividendo-selo con il Giappone e lascian-do le briciole all’Italia. In parti-colare, il nord America è divisoin due zone, governate ed in-fluenzate dalle due potenze, edè qui che si svolge la vicenda.Tra i protagonisti, accanto aquelli in carne ed ossa, due li-bri: un antico oracolo cinese,che la gente interpella ossessi-vamente, ed un libro la cui let-tura e diffusione sono vietatedal regime, e circola pertanto informa clandestina. In questo li-bro si parla di una realtà diver-sa, in cui l’Asse avrebbe persola guerra. Il lettore si trova cosìa fare i conti con tre livelli di let-tura: la realtà “vera” in cui vive,quella fittizia dei personaggi dellibro, e quella “immaginaria” dellibro nel libro. Insomma, un ro-manzo imperdibile, non solo per

gli amanti del genere.Luigi Carletti è un giovane gior-nalista toscano, alla sua secon-da prova di autore con “Giura-mento etrusco”. Si tratta di unromanzo piacevole, che dallanostra epoca raccoglie tantispunti: il mondo degli spregiudi-cati uomini d’affari, le lotte di po-tere nelle banche, i processi pertangenti, i giornalisti sempre incerca di notizie clamorose. Il tut-to si innesta in una vicenda diarcheologi contrapposti ai tom-baroli, con l’immancabile con-torno sentimentale che peraltroè funzionale alla storia senzanuocerle.Fra i testi teatrali di Dario Fo“Mistero buffo” è il più notononché, probabilmente, il più

rappresentativo del suo teatro.La narrazione si svolge in“grammelot”, una lingua inven-tata, nata dalla commistione diparole e modi di dire di svariatidialetti dell’Italia settentrionale,utilizzata dai giullari medievali inmodo da farsi comprendere unpo’ ovunque nel loro girovaga-re; a fianco del testo originale èperò opportunamente presentela versione in italiano. Natural-mente, qualche lettore potrà tro-vare qualcosa da eccepire sulmodo di Fo di raccontare la sto-ria e la religione ma, al di là del-le idee, la forza espressiva è ve-ramente notevole. Tra l’altro, incommercio esiste anche un’edi-zione comprendente due video-cassette con le riprese dello

spettacolo, che ovviamenterendono al meglio le capacitàche gli sono valse il Nobel.“Che albero è questo?” è unpratico manuale, opera di duecoppie di tedeschi, D. e R. Ai-chele con H.W. e A. Schwegler.La guida si propone di aiutare illettore nel riconoscimento deglialberi e degli arbusti diffusi nelnostro paese, attraverso sche-mi, disegni e fotografie delle di-verse varietà. Essendo presen-tato in un pratico formato, èun’ottima compagnia per leuscite di chi intenda cimentarsiin questo settore.“La cucina bresciana tra artee letteratura”di Carla Boroni eAnna Bossini delinea la storiadella cucina della nostra provin-

cia attraverso le vicende che sisono susseguite nei secoli, pre-sentandone poi un sunto attra-verso numerose ricette. È un la-voro molto curato, diviso in dueparti: la prima è di tipo storico, epresenta numerosi esempi dirappresentazioni artistiche rife-ribili a vari periodi e situazioni;la seconda offre invece una rac-colta di ricette suddivise tra levarie zone in cui l’autrice dividela provincia, in base a caratteri-stiche di omogeneità gastrono-mica e di tradizioni. Nel suocomplesso, il libro è sicuramen-te valido per l’impostazione, hail pregio di non essere noioso opedante ed anzi incuriosisce.Personalmente ho però trovatonon all’altezza le riproduzionidelle numerose fotografie estampe a corredo. È un veropeccato che un apparato ico-nografico così corposo e scel-to sicuramente in base ad unnotevole impegno di ricercavenga presentato in monocro-mo: molti dettagli dei quadri edaffreschi vengono persi, men-tre le fotografie che illustrano lericette perdono la capacità,che sicuramente avranno neglioriginali, di ingolosire il lettore.

- Sig. Gambini mi dica qualcosadi lei…- Sono nato a Milano nel 1919 ed hotrascorso la mia infanzia e parte del-la mia adolescenza in Veneto: diquel periodo conservo gelosamenteil ricordo del mio bisnonno, che è sta-to per me un grande maestro di vita.Sono rientrato a Milano che avevo13 anni ed ho iniziato a lavorare co-me apprendista in una fabbrica diselle da bicicletta (Compagnia Con-tinentale - Aquila). Ricordo ancora ilmio primo giorno di lavoro: era il 1°maggio del 1933 (sotto il fascismoera proibito festeggiare questa ricor-renza!) e mi avevano affidato il com-pito di attaccare gli occhielli alle aso-le posteriori delle selle. Sta di fattoche a mezzogiorno avevo già finitotutto ciò che mi era stato assegnatoper l’intera giornata! Avevo apporta-to un’innovazione al sistema lavora-tivo: invece di fare una sella per vol-ta, come mi era stato insegnato, ave-vo fatto prima tutte le asole e poi ave-vo attaccato tutti gli occhielli…così,risparmiavo tempo e lavorando acottimo guadagnavo di più!- Quand’è che ha scoperto di ave-re una vena inventiva?- Credo che quel 1° maggio del ’33sia stato emblematico. L’invenzionea volte nasce dalla necessità, altrevolte è casuale: quel che bisognaavere è molto spirito critico e d’os-servazione, ma soprattutto curiosità,sì, la curiosità dei bambini…bisognasapersi stupire di tutto.- Crede che sia vero il detto chegenio e sregolatezza vanno di pa-ri passo?- Mah, questo dovrebbero dirlo gli al-tri di me. Comunque, nel mio caso,parlerei più di spregiudicatezza chedi sregolatezza. Penso di aver vis-suto intensamente la mia vita e diaver fatto innumerevoli esperien-

ze… una sola cosa sicuramente nonho mai provato: la prigione, anche sedurante il ventennio fascista questorischio l’ho corso più volte!- Quante cose ha inventato nellasua vita?- Ho depositato 34 brevetti e ho rea-lizzato almeno altrettanti prototipinon brevettandoli.- Qual’è la cosa più importanteche ha inventato?- Beh, la più importante credo siasempre quella ancora da inventare,certamente quella che ha avuto piùsuccesso è stato un dispositivo chesostituisce i cuscinetti a sfera nellarotazione dei rulli sommersi nellemacchine per il trattamento dei lami-nati.E mi mostra due antipodi in puro co-rindone (diamante sintetico).- Questi due cosini, che lei vede,hanno fatto risparmiare parecchi mi-liardi a decine di industrie nel mon-do!- E la cosa che non ha mai inventa-

to e che avrebbe voluto inventare?- Piuttosto, c’è una cosa che ho in-ventato ma che non ho brevettato io:il mangiadischi! Ho venduto il proto-tipo ad una grande industria elettro-nica di Milano, era il 1949 ed avevobisogno di soldi. Me lo pagarono 20milioni, credevo di aver fatto un gran-de affare poi, visto il successo cheha avuto, ho pensato che avrei po-tuto chiedere di più!- Ha qualcosa di nuovo in cantiere?- Sì, ho una cosa in costruzione esarà l’ultima.Lo dice, ma non ci crede nemmenolui!- Non parlo mai delle mie invenzioniprima di averle realizzate e protettecon brevetto. Le vicissitudini della vi-ta mi hanno insegnato a fidarmi so-lo di me stesso, e poi sa com’è, inteoria le cose possono anche fun-zionare, ma poi bisogna verificarlenella pratica…- Come mai è venuto ad abitareproprio qui sul lago?

Un inventore tra noiMichela Rizzi

IL PERSONAGGIO

- Sono qui dal ’79, da quando sonoandato in pensione. Già da qualcheanno cercavo un luogo che avessedeterminate caratteristiche: volevoche non fosse troppo lontano da Mi-lano, sognavo un rustico da ristrut-turare, una sorgente e del terreno dacoltivare. Avevo già cercato in To-scana e Liguria, ma niente mi soddi-sfaceva pienamente; finché mi è sta-to proposto questo posto, proprio quisul lago…avevo finalmente trovato ilmio paradiso!- Come si trova qui?- Per me è il posto più bello del mon-do! Purtroppo, non sono riuscito a ri-creare attorno a me quell’ambiente,quel rapporto umano e quelle amici-zie che avevo a Milano. Ma, tuttosommato, mi trovo bene. Qui la gen-te ha iniziato a chiamarmi ingegne-re, quando io ingegnere non sono.Ho preso diversi diplomi presso isti-tuti tecnici, ma una laurea mai! All’i-nizio, sentendomi chiamare così, hocercato, ad ogni occasione, di chia-

Riccardo Gambini, 80 anni (e non sentirli!), professione: dirigente in pensione, segni particolari: inventore; un curriculum vitae che, per nu-mero di invenzioni, potrebbe ricordare quello di Leonardo da Vinci (di cui si sente discepolo) e una “Stella al merito del lavoro” conferitaglinel’94 dal Presidente della Repubblica; abita nei pressi del Golf ed ama passeggiare tra Gargnano e Bogliaco.

rire che non avevo tale titolo, poi, vi-sto che non ottenevo alcun risultato,ho rinunciato ad insistere.- Da inventore, come si sta in Italia?- Purtroppo, il sistema meritocraticonon ha mai fatto parte della culturaitaliana. Ora, da quando esiste l’U-nione Europea ed il relativo ufficiobrevetti, va tutto molto meglio. For-se, in passato, avrei fatto meglio adandare all’estero, come hanno fattomolti…la storia è piena di casi comeil mio. Mi sento un po’un - nemo pro-feta in patria -.- Ed il segreto della sua eterna gio-vinezza qual è? Qualcosa che hainventato lei?- No, è uno di quegli insegnamen-ti che le dicevo, datimi dal mio bi-snonno: un giorno mi spiegò chese mi avesse morso una vipera,non avrei dovuto assolutamentelasciarmi prendere dal torpore edal rilassamento perché per mesarebbe stato fatale, avrei dovutoresistere. E’ così anche nella vita:mai farsi prendere dal morso dellavipera, ma se ciò dovesse acca-dere, bisogna sempre trovare laforza di reagire!

E con questo prezioso insegnamen-to di vita si è concluso il mio illumi-nante incontro con questo straordi-nario personaggio che abita dallenostre parti. Ricordo ancora conmolto piacere quel pomeriggio pas-sato a chiacchierare con questo“nonno arzillo” e se gli potessi dareun suggerimento gli direi di conti-nuare a farsi chiamare ingegnere,che sicuramente se lo merita più ditanti altri che magari, sulla carta, losono veramente.Ah, dimenticavo, mi ha insegnato untrucco per fregare i casinò giocandoalla “boule”…ma questo non lo pos-so raccontare a nessuno!

COSÌ RIDONO... GLI INVENTORI!

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CRONACHE DAL PALAZZOa cura di Luciano Scarpetta

ferimento triennale. Seguonopoi le precisazioni tecniche for-nite dal consulente dott. Clau-dio Battista e l’ampia relazionedel Revisore dei conti dott.Walter Bonardi.In un altro dei punti all’ordinedel giorno relativi al BBiillaanncciioo22000000,, si delibera con dieci votifavorevoli e l’astensione di Fu-ga e Baroldi ll’’eesseerrcciizziioo pprroovv--vviissoorriioo,, sulla base del bilancio1999 e successivamente all’ap-provazione del bilancio di pre-visione da parte dell’Organoconsiliare, fino alla definitivaapprovazione dell’Organo Re-gionale di Controllo. Passando poi agli altri punti og-getto di discussione della sera-ta, viene deliberata con votounanime la vvaarriiaannttee rreellaattiivvaaaallllee zzoonnee ““FF”” –– ppoorrttoo ddii BBoo--gglliiaaccoo ee PPiiaazzzzaallee BBoollddiinnii..Nella relazione dell’AssessoreBertasio viene specificata ri-guardo a Piazzale Boldini la

l’approvazione dei documenticontabili e sulla possibilità dipresentare emendamenti chedovranno essere votati nella se-duta del Consiglio Comunaledove si approva il Bilancio. Si sofferma quindi sui criteriadottati dalla Giunta Comuna-le per la predisposizione del Bi-lancio di Previsione, in partico-lare illustrando le opere pubbli-che che si intendono realizzaretra le quali i parcheggi nel Piaz-zale Boldini e nella frazione diZuino, il rifacimento dellapiazza a Bogliaco, la sistema-zione dei vicoli a Villa e la ri-strutturazione del CinemaRiki. Si apprende inoltre l’intendi-mento di adeguare la sola tassadella raccolta dei rifiuti solidiurbani per adempiere alle di-sposizioni di legge che preve-dono di arrivare ad una coper-tura del 100% del costo del ser-vizio in un arco temporale di ri-

destinazione di una porzione dizona “F” di rispetto stradale,trasformandola in zona “F2” aparcheggio pubblico, interes-sata dalla realizzazione di unparcheggio interrato sottostan-te all’esistente. L’Assessore dàpoi spiegazioni circa l’ulterio-re variante nella zona del portonuovo con la quale vengonospecificate le destinazioni in-crementando la superficie astandars con ambito destinato aparcheggio pubblico, specifi-cando le aree destinate ad at-trezzature nautiche, inserendoil porto realizzato ed eliminan-do la previsione di bretella stra-dale dalla 45bis al porto nuovodi Bogliaco.Negli interventi il capogruppodella minoranza consiliare “PerGargnano” Fuga, ricorda che lavariante proposta per la zona diBogliaco riguarda un argomen-to rinviato in uno degli ultimiconsigli comunali per un’in-

congruenza tecnica fatta rile-vare dalle minoranze.Negli altri punti previsti all’or-dine del giorno viene delibera-to con il voto contrario di Fugae Baroldi ll’’aaggggiioorrnnaammeennttooddeellllaa ttaassssaa ppeerr llaa rraaccccoollttaa ee lloossmmaallttiimmeennttoo ddeeii rriiffiiuuttii ssoolliiddiiuurrbbaannii ee ll’’aapppprroovvaazziioonnee ddeeffii--nniittiivvaa ddeell ppiiaannoo ddii rreeccuuppeerrooddeellll’’iimmmmoobbiillee ssiittoo iinn GGaarr--ggnnaannoo iinn vviiaa PPaa rr rroocccchhiiaa ddiipp rroopprriieettàà EElliioott ssrrll..A seguito dell’aggiudicazionedell’appalto per la gestione delBar delle Fontanelle vviieennee ssoo--ssttiittuuiittoo iill ccoonnssiigglliieerree ddiimmiiss--ssiioonnaarriioo SSiigg CCaasstteelllliinnii LLiioo--nneelllloo ccoonn llaa SSiigg..rraa CCaasstteelllliinniiMMoonniiccaa. Il consigliere Fuga amargine rileva che forse sareb-be stato più opportuno da partedel consigliere uscente dimet-tersi all’atto della presentazio-ne della domanda di appalto enon successivamente all’esitodella gara.

CONSIGLIO COMUNALE DEL 17 GENNAIO 2000Il primo Consiglio del nuovoanno è caratterizzato, oltre cheda alcune assenze tra gli asses-sori (Bontempi Pietro, Castel-lini Lionello, Filippini Elena,Festa Bruno e Scarpetta Gian-franco), anche dallo scarsopubblico presente in sala.I punti all’ordine del giornonon offrono spunti di particola-re confronto tra le minoranze ela maggioranza. La serata sci-vola via tra le relazioni del Re-visore dei Conti in merito alBilancio e le precisazioni tec-niche dell’Assessore Bertasiorelative alla variante zona “ F”– Porto di Bogliaco e PiazzaleBoldini.Alla PP rreesseennttaazziioonnee ddeell BBiillaann--cciioo ddii PPrreevviissiioonnee 22000000,, RReellaa--zziioonnee PPrreevviissiioonnaallee ee pprroo--ggrraammmmaattiiccaa ee BBiillaanncciioo PPlluu--rriieennnnaallee 22000000//22000022 l’Assesso-re Andrea Arosio nel suo inter-vento illustra le nuove proce-dure previste dalla legge per

Alla voce "turismo" il Gruppo diminoranza evidenzia il mutatoatteggiamento dell'Amministra-zione nei confronti della localeComunità Montana, passata daiboicottaggi degli anni preceden-ti all'ingresso di alcuni compo-nenti nel Consiglio Direttivodella stessa.Viene infine considerato comesegno tangibile di mancanza diidee e di programmazione oltreche di serietà politica, il cambiodi nome dell'Amministrazioneeffettuato nei mesi precedenti.Per quanto riguarda il Gruppo diminoranza "Con noi per voi" an-che il Consigliere Scarpetta mo-tiva la decisione di non approva-

vedere il progetto relativo allebarriere architettoniche, prati-camente da considerarsi piùun’opera di arredo urbano.L'intervento prosegue a tuttocampo, spaziando su altri temiquali ad esempio l'ambiente ed ilterritorio nel quale si contestanol'assenza di iniziative da partedell'Amministrazione in meritoall'acquisizione di nuovi spaziverdi. Sul tema cultura e partecipazio-ne è grave il rinvio della ristrut-turazione del Cinema Riki comecensurabili sono da ritenersi i“balzelli” imposti sui locali diproprietà comunale utilizzati perincontri e riunioni.

re il Bilancio puntando l’indicesul problema turismo, ritenen-dosi deluso dall'operato del-l'Amministrazione non in lineacon le potenzialità del territorio.A supporto delle sue considera-zioni vengono evidenziati il pro-gressivo degrado della Centomi-glia e l'annullamento dei concer-ti di Uto Ughi, sintomi di deca-denza del programma delle ma-nifestazioni estive. Passando poi al tema dell'edili-zia popolare Scarpetta proseguedichiarandosi in totale disaccor-do con le scelte dell'Ammini-strazione portando come esem-pio l'andamento della ristruttu-razione dell'ex Casa di Riposo di

Gargnano, definito "cantiere difantasmi". Seguono poi le repliche dellamaggioranza , altrettanto artico-late ed esaustive. E' il turno dell'avv. Bertelli ilquale come responsabile dellaCasa di Riposo esprime la suadisponibilità a relazionare sul-l'andamento dell'Ente in quantosempre viva è la volontà ad ac-cogliere critiche e suggerimenti.Rimanendo nell'ambito del temadell'assistenza agli anziani, pun-tualizza che il Comune non faelargizioni ma servizi alla Casadi Riposo in quanto limitandosiad integrare le rette dei cittadinibisognosi .

CONSIGLIO COMUNALE DEL 7 FEBBRAIO 2000La serata ha visto protagoniste leminoranze in merito alll’’eessaammee eeaapppprroovvaazziioonnee BBiillaanncciioo ddii pprree--vviissiioonnee eesseerrcciizziioo ffiinnaannzziiaarriioo22000000,, rreellaazziioonnee pprreevviissiioonnaallee eepp rrooggrraammmmaattiiccaa ee bbiillaanncciioo pplluu--rriieennnnaallee ttrriieennnniioo 22000000--22000022.Su questo tema si è svolto il di-battito nel quale non sono man-cati gli scontri verbali e gli spun-ti polemici che hanno trasforma-to il Consiglio Comunale in unaserie di comizi elettorali quasi sisentissero vicine le scadenze delprossimo anno.Ma entriamo nel merito; dopouna breve disamina del Consi-gliere Baroldi sull’aumento del-la tassa dei rifiuti, Fuga si è pro-dotto ad elencare una serie dimotivazioni per le quali il suogruppo non riteneva di votare afavore. Nella lunga disaminanon vengono contestate all'Am-ministrazione le poste numeri-che in bilancio ma più comples-sivamente l’operato della mag-gioranza che viene analizzatosulle scelte sin qui operate.Iniziando dal problema della sa-nità e assistenza agli anziani,viene rilevato all’avv. Bertelli dinon aver mai colto l’occasioneper relazionare il Consiglio sul-l'andamento della Casa di Ripo-so di cui egli è Presidente. Di seguito vengono poi bocciatele iniziative effettuate nel campodell'edilizia abitativa accusandola maggioranza di aver dilapida-to il patrimonio esistente conscelte sbagliate quali le vicendeArci e Gladyes. Il Consigliereprosegue sottolineando il pro-gressivo spopolamento del Co-mune nonostante il PRG possapotenzialmente ospitare oltre7000 persone. Critiche anche al-la scelta in seguito bocciata dal-la Regione sulla decisione diedificare nell'area adiacente allaCampagnola. Sempre in meritoal tema dell'edilizia, il Gruppo"Per Gargnano" consiglia con-trolli più seri ed efficaci sulleconcessioni edilizie e nella sicu-rezza sui cantieri. Viene poi ri-marcato a margine il grossospreco economico sulle proget-tazioni effettuate; Fuga invitainoltre l’Amministrazione a ri-

Sulla vicenda del cambio di no-me alla compagine politica, sot-tolinea che il mancato commis-sariamento del Comune sia dainterpretare in senso positivo an-che se le minoranze avrebberocertamente auspicato la soluzio-ne opposta. Starà poi agli eletto-ri della Lega, prosegue, valutarenelle prossime elezioni l'oppor-tunità di aderire al nostro Grup-po. Sulla Comunità Montana, Ber-telli precisa che il Comune a se-guito del cambio di maggioran-za nell'Ente ha concesso "unaapertura di credito” in attesa divalutare se certe scelte ed indi-rizzi potranno essere riveduti.

In merito al progetto dell’abbat-timento delle barriere architetto-niche precisa che l’importocomplessivo è stato commisura-to alle sole barriere e non ad al-tro. Sulle vicende che hanno portatoil Maestro Ughi a non esibirsinel nostro capoluogo, continual'Assessore, la colpa non è da ad-debitare all'Amministrazione inquanto l’artista a seguito dellevicissitudini e dei contrasti lega-ti alla manifestazione “Estatemusicale del Garda” ha deciso diannullare tutti i suoi concertiprevisti nel comprensorio garde-sano.La lunga serie degli interventi

vede poi protagonista il SindacoRoscia rammaricato dal fattoche del bilancio si parli poco e cisi limiti a riflessioni di caratteregenerico "non indicando tra l’al-tro nel concreto strade alternati-ve". Si dichiara comunque sod-disfatto a nome di tutta l'Ammi-nistrazione per l'operato svoltoin questi anni.In merito ai problemi esistentinel campo dell’edilizia abitati-va e sui contrasti avuti con leminoranze definiti “commediedegli equivoci”, il Sindaco sisofferma a relazionare sull’an-nosa e travagliata vicenda del-l’ex Casa di Riposo e sulle si-tuazioni poco chiare ereditatedalla precedente Amministra-zione. L'intervento del Sindaco prose-gue poi nell'esternazione delladelusione per l'ennesima occa-sione mancata dalle minoranzeper formalizzare proposte con-crete anziché "fare considera-zioni solo per il gusto di critica-re".Si innescano quindi prima delvoto, con protagonisti lo stessoSindaco ed il Consigliere Scar-petta, una serie di polemiche e discontri verbali dai toni accesi sultema degli alloggi riservati ai re-sidenti, mentre Fuga a marginedelle polemiche ribadisce lo sca-dimento del ruolo del Consiglie-re Comunale a seguito dell'as-senza di dialogo con l'Ammini-strazione.Il Consiglio prosegue poi ana-lizzando gli ultimi punti all'ordi-ne del giorno, con l'approvazio-ne all'unanimità della ddeeffiinniizziioo--nnee sseerrvviizziioo aa ddoommaannddaa iinnddiivvii--dduuaallee ppeerr ll’’aannnnoo 22000000 nel qua-le viene accolta la proposta del-le minoranze di togliere "il bal-zello" imposto in precedenza perl'utilizzo delle sale di proprietàcomunale. Successivamente a voto unani-me vengono lasciate inalteratell’’iinnddeennnniittàà ddii ccaarriiccaa aall SSiinnddaa--ccoo ee aaggllii aasssseessssoorrii ee ccoonnssiigglliieerriippeerr ll’’aannnnoo 22000000..Con l’astensione dei ConsiglieriFuga e Baroldi vengono infineconfermate le aalliiqquuoottee IICCII ppeerrll’’aannnnoo 22000000..

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QQuueessttaa iinntteerrvviissttaa èè aappppaarrssaa ssuuuunnaa ffaammoossaa rriivviissttaa oollaannddeesseecchhee ddeeddiiccaa ooggnnii vvoollttaa uunn nnuu--mmeerroo aall ttuurriissmmoo eedd aallllaa ssttoorriiaaddii uunn ddaattoo ppaaeessee:: qquueessttaa eeddii--zziioonnee eerraa rriisseerrvvaattaa aallll’’IIttaalliiaa..PPooiicchhéé iinn ccoonntteemmppoorraanneeaa eerraa--nnoo ssttaattii pprreesseennttaattii iinn OOllaannddaauunnaa sseerriiee ddii bbaalllleettttii iissppiirraattii aallVViittttoorriiaallee,, iill rreeddaattttoorree ddeellllaa rrii--vviissttaa hhaa iinntteerrvviissttaattoo iill ccoorreeoo--ggrraaffoo rreessppoonnssaabbiillee HHaannss TTuueerr--lliinnggss,, ppeerr ssaappeerree ccoommee ggllii ffoosssseevveennuuttaa ttaallee iiddeeaa..EEccccoo uunn bbrreevvee rriiaassssuunnttoo ddoovvee,,iinn ddeeffiinniittiivvaa,, ll’’iinntteerrvviissttaattooppaarrllaa ppiiùù ddii GGaarrggnnaannoo cchhee ddiiGGaarrddoonnee RRiivviieerraa..“All’età di 17 anni sentendo par-lare tanto di un certo paese da uncollega ( Carlo Rossi, ndr ) dimio padre, decisi di recarmi aGargnano. Non sapendo una pa-rola d’italiano, mi fu dato unconsiglio d’oro: presentarmi dalnonno Rossi, esperto in dialettogargnanese, e i miei problemilinguistici si sarebbero sciolticome neve al sole.Così fu e da quel momento nonebbi più problemi per comunica-re con gli abitanti del luogo ( n.b.come sia successo per me è an-cora un mistero, anche se vero).Dopo vari anni che frequentavoGargnano venni considerato unmezzo…Gargnanés !In Gargnano sentii parlare delVittoriale e recatomi là mi ven-ne l’idea di mettere assieme una

serie di balletti ispirandomi aquella strana villa.”HHaannss TTuueerrlliinnggss èè uunn ccoorreeoo--ggrraaffoo mmoollttoo rriinnoommaattoo iinn OOllaann--ddaa eedd iill ssuuoo uullttiimmoo bbaalllleettttoo iinn--ttiittoollaattoo ““LLaa ssttaannzzaa ddeellllee rreellii--qquuiiee ”” ee cchhee ssii rriicchhiiaammaa aall VViitt--ttoorriiaallee,, èè ssttaattoo pprreesseennttaattoo ccoonnggrraannddee ssuucccceessssoo nneellllee ppiiùù iimm--ppoorrttaannttii cciittttàà oollaannddeessii.. CCoommeeppuubbbblliicciittàà eerraannoo eessppoossttii nneeiippiiùù ssvvaarriiaattii lluuoogghhii uunnaa mmoollttii--ttuuddiinnee ddii mmaanniiffeessttii cchhee rriippoorr--ttaavvaannoo uunnaa ffoottoo ddeell mmoolloo ddii ssii--nniissttrraa ddeellllaa ssppiiaaggggiiaa ““ ddee CCaa--ssttèèll ““ ddii GGaarrggnnaannoo eedd uunn bbaamm--bbiinnoo cchhee ssaallttaa ggiiooiioossoo eedd eennttuu--

ssiiaassttaa nneell llaaggoo..AAnncchhee ssee èè uunn ppoo’’ ddiiffffiicciillee ccaa--ppiirree ddii cchhee mmoolloo ssii ttrraattttii,, èè sseemm--pp rree ccoossaa ppiiaacceevvoollee ppeerr öönn GGaarr--ggnnaannééss ssaappeerree cchhee uunn ppeezzzzeettttooddeell ssuuoo aammaattoo ppaaeessee vviieenneeeessppoossttoo aadd uunn ppuubbbblliiccoo ccoossìì vvaa--ssttoo ee …… ttaannttoo lloonnttaannoo ddaa ccaassaa..

Carlo Rossi

FFoottoo ttrraattttaa ddaa::”” ……ddeellllee RReellii--qquuiiee””.. CCoorreeooggrraaffiiaa -- HHaannssTTuueerrlliinnggss;; ccooppyyrriigghhtt ffoottooggrraaffiiaaJJooeepp LLeennnnaarrttssRRaazz // HHaannss TTuueerrlliinnggss,,SSppoooorrllaaaann118811,, 55003388 CCBB TTiillbbuu rrgg ((NNLL)),, ttee--lleeffoonnoo ((++3311)) 001133 55883355992299

Con la presente, come mia abitudine, invio tanti auguri alcaro “EN PIASA” per il nuovo anno 2000.Rivolgo tanti complimenti a tutti i collaboratori, con i loro ar-ticoli, resoconti, vignette. In questo 23° numero due cose mihanno emozionato.La prima è la fotografia con breve dedica al Gargnanese “VI-GO CULI' ” falegname, mio padre, a quarant'anni dalla suamorte, avvenuta esattamente il 6 Gennaio 1960 presso l'al-lora Ospedale Feltrinelli di Gargnano. Ricordo, questo, chemi ha veramente commosso. Grazie infinite!La seconda è la bella, commovente poesia in puro Gargna-nese a ricordo dei Caduti nelle varie guerre; bravo, bravoEnrico Lievi, le cose che scrivi del passato, mi rammentanopersonaggi, luoghi e usanze che in passato in parte ho vis-suto quando venivo a Gargnano in vacanza. Ora vengo co-me pensionato e dopo tanti anni mi sento uno del posto.Mi si permetta una divagazione; che le campane di San Mar-tino continuino a suonare, per dire che Gargnano è vivo: lavita di un paese o di un borgo la si riconosce appunto an-che dal suono delle campane. Giacomino e Busné e Pelle-grini, continuate a tirare le corde, anche se a fatica, anchese magari vi scappa una "STECCA"!Al direttore Franco Mondini, a Franco Ghitti, Mauro Garnel-li, Nino Rizzi, Doriano Gaspari, ai Chimini con le loro ricet-te, a Luciano Scarpetta per i resoconti dei Consigli Comu-nali, grazie e tanti auguri affinché “EN PIASA” sia semprepiù bello e utile. Nella speranza che trovi presso tanti altriGargnanesi non solo un giornale, ma una bandiera, e conessa motivazioni per essere uniti nei momenti lieti o menolieti, per il bene e nell'interesse di Gargnano, che è il loropaese. Le origini, di qualunque ceto siano, non vanno di-menticate e un paese come Gargnano va valorizzato, per-ché è risaputo anche all'Estero che è la più bella località delGarda.Cordialmente, tanti sinceri saluti.

Collini Pietro e Antonio

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo scritto inviatoci dal nostro abbonato-sostenitorenonché Mastro Birraio (vedi En Piàsa nr. 7), Carlo Rossi.

UUNNOO SSCCAAMMPPOOLLOO DDII GGAARRGGNNAANNOOTTAAPPPPEEZZZZAA II MMUURRII DD’’OOLLAANNDDAA

CONTINUATECOSÌ

LA POSTA DEI LETTORI

Noi di Gargnano, si sa,siamo brava gente; ab-biamo però alcune

qualità che ci fanno poco ono-re. Siamo sicuramente un po’presuntuosi e saccenti, difen-diamo a spada tratta le nostrepiccole ragioni e guardiamodall'alto in basso chi non lecondivide. Questa nostra deci-sa sicurezza (o, sarebbe forse ilcaso di definirla ... nostrana ar-roganza) scompare improvvi-samente quando siamo alleprese con un forestiero, difronte alle cui presunte verità,od alle cui chiacchiere, quasisempre indietreggiamo e, timi-di ed insicuri, ritiriamo le no-stre piccole antenne di lumaca.Questo atteggiamento è tipicodel carattere nostro, al puntoche abbiamo persino delegatoa persona estranea alla nostracomunità le scelte e la gestio-ne dei nostri interessi locali.Brava gente, dunque, ma in al-cuni casi di una ingenuità sen-za limiti. All'ultimo arrivato,purché forestiero, facciamosempre ponti d'oro; ci prostria-mo ai suoi piedi e gli stendia-mo il mantello perché possameglio camminarvi sopra.Qualche recente esempio?Per l'edificio ex ARCI si è riu-sciti ad evitare il convenziona-

mento di qualche appartamen-to da riservare a residenti prividi casa. Ma forse è stato megliocosì: è giusto, infatti, che i Gar-gnanesi, specie se poveri dia-voli, vengano tenuti separati dacoloro che possono permetter-si il lusso di spendere 6 milio-ni al metro per la loro secondao terza casa.Analogo discorso per la exGladys, la quale ha una lungastoria alle spalle, che vorreibrevemente ricordare per chiavesse la memoria corta. L'e-dificio fu acquistato a suo tem-po, nella procedura fallimenta-re, per pochi milioni di lire e,comunque, a molto meno delsuo valore reale, in quanto ilComune si era dichiarato asso-lutamente indisponibile a con-sentirne un uso diverso rispet-to a quello industriale. Inoltre,l'operazione di ripresa dell'atti-vità economica fu assistita daun grosso contributo regionalea fondo perduto.I creditori della Gladys furonopertanto penalizzati nel risarci-mento dei loro crediti ma l'o-biettivo di poter riaprire la fab-brica con un altro proprietarioaveva indotto, specialmente gliex dipendenti, a sopportarequalche sacrificio finanziariosenza tanto lamentarsi. Non

sappiamo, oggi, quanto saran-no contenti gli stessi nel con-statare che la lucrosa operazio-ne di vendita e di ristruttura-zione dell'immobile poggia, inparte, anche sui loro personalisacrifici. E' chiaro a tutti che,con questi precedenti alle spal-le, si poteva ottenere qualcosadi più vantaggioso per i resi-denti, qualcosa che non fossela carità di due piccoli apparta-menti convenzionati (i due piùinfelici per posizione) rispettoai 30 realizzati.Anche per la cosiddetta "Villadel Duce" qualcuno si sarà il-luso che per Gargnano fossearrivata la manna dal cielo, an-che se questa ormai non scen-de più dai tempi della Bibbia.È bastato che il nuovo interlo-cutore (forestiero) abbia pro-messo di realizzare un albergoper indurre qualcuno ad imma-ginare l'ormai sicuro decolloturistico del paese. Né il Co-mune, probabilmente, avevatastato il polso ed annusato ilfiato più di tanto al nuovo arri-vato se questi, a poco più di unanno dal rilascio della conces-sione edilizia, ha velocementemodificato parte dei suoi pro-getti, chiedendo (ed ottenendo)la eliminazione di una previstasala convegni e di realizzare

appartamenti nei volumi adia-centi alla villa (rustici e casadel custode). Modifiche, que-ste, che sembrerebbero piùfunzionanti ad un genericocomplesso residenziale chenon al tanto strombazzato al-bergo esclusivo.Ma non ci s'immagini che sa-remmo noi a gioire se l'episo-dio "Villa del Duce" si conclu-desse in modo diverso rispettoalle promesse ed alle attese chel'operazione aveva suscitato; inostri sono solo dubbi e timorie vorremmo, per primi, chefossero smentiti nei fatti. D'al-tra parte vi sono condizioni elimiti oggettivi legati alla posi-zione geografica della struttu-ra e, soprattutto, alle sue limi-tate dimensioni per poter pre-vedere con certezza un sicuroavvenire economico al nuovoalbergo e se ciò,, in futuro, nondovesse verificarsi, stiamo pu-re certi che i primi a trarne leconclusioni sarebbero proprioi nuovi proprietari. Chi, infatti,potrebbe obiettare, ad esem-pio, ad eventuali osservazioniquali: la struttura è troppo pic-cola ed i posti letto insuffi-cienti per rendere convenientel'operazione? Che è decentratarispetto ai flussi del turismo dilusso? Che il paese offre assai

poco per un turismo esigente?Certo, sarebbe proprio un granbrutto vedere ed una cocentedelusione per noi di Gargnanose, malauguratamente, la Villadel Duce alla fine si presen-tasse con un risultato diversodalle aspettative. D'altra parte,si sa, spesso molti operatorieconomici sono più furbi chesanti e quando vi sono di mez-zo grossi interessi economici,hanno motivazioni semprepronte e giustificazioni di unalimpidezza lapalissiana, del ti-po: "mica c'è una legge che miobbliga a tenere aperta unafabbrica; se realizzo apparta-menti(specie a Gargnano) mirendono molto di più.” Oppu-re: "l'albergo tradizionale nontira più; ci vogliono sì camerema soprattutto appartamenti".Oppure ancora: "se smembria-mo il contenuto di una certaconcessione edilizia, evitiamoche qualcuno ci rompa le sca-tole con i soliti discorsi sulconvenzionamento a favoredei residenti..." Tutti ragiona-menti che non fanno una pie-ga. E il Comune, che fa? Ta-ce? Macché, dice sempre di sìe ... ahm abbocca sempre al fo-restiero. Proprio come un "ca-vasì".

Enrico Lievi

GGAARRGGNNAANNEESSII,, BBRRAAVVAA GGEENNTTEE

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Nel mese di giugno Gargnanoaccoglierà una decina di turisti inpiù. Si tratta di ospiti particolari: so-no bambini bielorussi che nel lo-ro Paese convivono ogni giornocon l'aria appestata da scorie ra-dioattive e che, nel futuro, vedo-no scritto a grandi lettere il ri-schio di leucemia o altre terribilimalattie. L'aria pulita e la corret-ta alimentazione riducono note-volmente i rischi di malattia mor-tale.Il gruppo di volontari "Gargnanopro Bielorussia" assicura agliospiti ed al loro assistente la pre-senza di un paio di persone per24 ore al giorno, oltre alla solu-zione di ogni problema logistico.Collaborano giovani e pensiona-ti, famiglie e singoli.Questa è la quarta esperienzaconsecutiva, accompagnata -durante il resto dell'anno- da la-voro di sensibilizzazione e dal-l'impegno in previsione dell'e-sperienza successiva. Per noi è come avere un cordo-ne ombelicale che ci lega a queibambini tutto l'anno: non essen-do in grado di inviare grandi aiu-

ti o di compiere azioni più ecla-tanti, ci limitiamo a mantenere unserio contatto che sfocia in unmese di attenzione organizzativae materiale verso i piccoli ospiti. Preoccupazioni? Certo, e tanteanche. A partire dalla necessità di allar-

gare il numero dei volontari di-sponibili a passare qualche ora lasettimana nella canonica di Sas-so, dove vengono accolti i bim-bi. Un altro punto di domanda è rap-presentato dai costi: non tantoquelli di vitto e alloggio qui da

noi, quanto a quelli relativi allespese di volo. Per fare un esem-pio: nel 1995, il costo era di£.318.000 a testa, mentre que-st'anno tocchiamo le £.700.000o poco meno. Per noi significanoquasi 8 milioni, che corrispondo-no all'80% dei costi complessivi.

Per quest'anno, comunque, cel'abbiamo fatta, con l'aiuto ditanti privati, di professionisti, del-le due banche locali, di ristoran-ti, alberghi e pizzerie che ospita-no a pranzo la piccola comitiva. Ma spicca -purtroppo- anchel'assenza di un Ente Pubblicoche, interpellato, nel 1999 non haneppure risposto alla nostra ri-chiesta di attenzione. Nel Duemila ci abbiamo riprova-to...Cosa sollecitiamo ai gargnane-si? A chi crede nella solidarietà (epuò mettersi a disposizione),chiediamo qualche ora di colla-borazione diretta e personale. Chi non avesse tempo ma fossein grado di aiutarci finanziaria-mente troverà le porte aperte. Però potrete aiutarci anche for-nendoci scarpette (bambini ebambine hanno dai 7 ai 9 anni),ciabatte e medicinali (antibiotici,aspirine, farmaci antitumorali). Chi è interessato può telefonareallo 0365/72809 (Samuelli) o allo0365/790041 (Bertella).

Comitato"Gargnano pro Bielorussia"

BIELORUSSI TRA NOI: QUARTO ANNO DI ACCOGLIENZA

LA POSTA DEI LETTORI

COME SUONERANNOLE CAMPANE?

IL CARNEVALENEI RICORDI

…coriandoli, stelle filanti,mascherine, dopo il perio-do delle feste natalizie èarrivato anche il Carneva-le. Le mamme si affrettanoa comprare i vestiti più bel-li per i loro bambini, ad or-dinare frittelle, lattughe eogni tipo di leccornia nellemigliori pasticcerie, il tuttoper festeggiare allegra-mente il periodo più “mat-to” dell’anno. Ma come fe-steggiavano il Carnevale30-40-50 anni fa ? Dal rac-conto degli ospiti della Ca-sa di Riposo possiamo ve-nire a conoscenza di moltiaspetti curiosi del Carne-vale dei nostri nonni.I vestiti per mascherarsivenivano confezionati incasa: qualche straccio co-lorato, una volta cucito as-sieme, si trasformava in unbellissimo abito da pa-gliaccio; il vestito di una si-gnora anziana diventavaun abito da nonnina; unvecchio lenzuolo arricciatoe rammendato qua e là, eun cappello di cartone tra-sformavano una ragazza inuna magica fatina. E il truc-co ? Niente ciprie, cremecolorate, mascara per ca-pelli, ma un semplice tap-po di sughero bruciato perfar diventare le sopracci-glia di nero corvino enient’altro.Inoltre non esistevano lemaschere una volta: aitempi del Duce, per esem-

recarsi in piazza, sotto lacasa del Comune, a man-giare polenta e aole, e a di-vertirsi a più non possoballando fino a che i piedi,indolenziti, non permette-vano più di farlo.

ILQUADERNO DELNONNO(dal giornalino della Casa di Riposo)

La lettera a firma del sig. GiorgioPellegrini dal titolo " Buonanotteai suonatori..." mi ha lasciato per-plesso e amareggiato; mi consen-te però di poter precisare il tutto fa-cendo doverosa giustizia. I punti sono i seguenti : - il servizio campanario deve es-sere garantito sempre, per tutti igiorni e tutte le feste. Sono otto an-ni che mi trovo a Gargnano e finoad ora non ho elettrificato nulla,all'infuori degli impianti elettrici,poiché il servizio campanario èsempre stato eseguito con lodevo-le impegno dal 'campanaro' Zec-chini Giacomo; - il castello campanario necessitadi un consolidamento a prescin-dere dalla elettrificazione dellecampane;- il pensiero di una eventuale au-tomazione nel caso il sacrista Gia-como non si senta più di assolve-re questo oneroso impegno si im-pone, se non altro in prospettiva.Credo che mi si consenta quella li-bertà di pensiero che è diritto diogni uomo e che Dio mi ha con-cesso dandomi il lume della ra-gione; questo non significa che siain atto o imminente tale automa-zione, tanto è vero che nessunaditta è stata interpellata, altrimen-ti il Consiglio Pastorale e soprat-tutto il Consiglio per gli AffariEconomici della Parrocchia ne sa-rebbero stati informati; - a dire il vero, nell'ultima riunio-ne del suddetto Consiglio unmembro, sollecitato ancora dalsig. Giorgio Pellegrini, ha solleva-to il problema delle campane. Ci-to, a scanso di equivoci, il verbaledella riunione in oggetto : "... donValerio non pone ostacoli anche a

Riceviamo da don Valerio questo scritto, già comparso sul “Bol-lettino Parrocchiale” del mese di febbraio, in risposta a una lette-ra pubblicata su En Piasa n.23.

proseguire con il suono manuale,purché vi siano garanzie per il fu-turo e le campane possano esseresuonate anche in assenza del cam-panaro attuale; il gruppo dei cam-panari, comunque, verrà contatta-to per verificare il loro impegnofuturo e pertanto l'argomento vie-ne rinviato a tempi successivi..." -il sottoscritto aveva già avuto uncolloquio con il diretto interessato(vi sono testimoni che possono ga-rantire la veridicità di quanto stodicendo); avevo ribadito che chie-devo solo la garanzia della conti-nuità del servizio (oltre tutto le dif-ficoltà economiche scoraggereb-bero chiunque al mio posto dal-l'assumere impegni non indispen-sabili). Era stato pure stabilito unperiodo di prova fino a Pasqua perstabilire la reale buona volontà deicampanari, anche perché in prece-denza non si era sempre suonatoalle solennità. Devo dire che nellefestività natalizie i campanari so-no stati molto bravi e in chiesa homostrato il mio (e non solo mio)compiacimento. Per concludere, non posso nonsottolineare come il problema nonsia cosi semplice come lo si vuolfar passare, basti pensare al peri-colo che il suono delle campanecondotto nei modi tradizionalicomporta e le responsabilità an-che legali che il sottoscritto si as-sume nel caso di qualche malau-gurato incidente. Vorrei pertanto invitare tutti a unrapporto più sereno, fatto di dialo-go, evitando per il futuro polemi-che che spesso sono ingiuste,inopportune e comunque sempredannose.

Don Valerio

pio, era severamente vie-tato coprirsi il volto. Così,dopo essersi preparati edessersi fatti una scorpac-ciata di “grostoi” cucinatidalla mamma, non restavaaltro che uscire di casa e

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BANCA DI CREDITO COOPERATIVOBEDIZZOLE - TURANO VALVESTINO

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PARLANO DI NOI

UUnnaa ppuubbbblliiccaazziioonneeddii PPiieerrccaarrlloo BBeelloottttii

GGllii aallbbeerrii ddeell GGaarrddaa::tt rree ddiiaalleettttii ee ttaannttii nnoommiippeerr uunn tteessoorroo nnaattuurraalleeUn elenco di alberi dai nomi diver-si, a seconda del dialetto considera-to, e di tutti i possibili impieghi dellegno, determinati dall'uso che sidoveva fare del prodotto definitivo.La suggestiva analisi è stata portataa termine da Pier Carlo Belotti (bo-tanico e sindaco di Gardone Rivie-ra fino a pochi mesi fa) e pubblica-ta sull'ultimo numero della rivista"Il Garda, l'ambiente, l'uomo", a cu-ra del Centro studi per il territoriobenacense. Una pubblicazione an-nuale arrivata ormai alla quindice-sima uscita, allaquale collabora-no numerosi ri-cercatori del Gar-da bresciano.Leggendola si ca-pisce al volo chenon sono molte lespecie botanichegardesane chevengono chiamate nello stessomodo sulle spon-de bresciana,trentina e veneta.Anzi. Anche seBelotti, nel suointervento, non silimita a mettere aconfronto le ter-minologie dialet-tali delle tre provincie, e a trascrive-re le denominazioni degli alberi (in-dicati anche in italiano e con il no-me scientifico in latino). Sono dav-vero scarse le somiglianze. Hannolo stesso nome per tutti - o quasi - lavite - vigna (vìgna), il larice (làres,ma anche làris o àres), l'abete, per ilquale cambia solo l’accento (avès oavés), il frassino orniello (fràsen perbresciani e veronesi, frasem per i

trentini), il pino peccio: pispàin pertutti. Mentre si differenziano di po-co il corniolo (cornàl per brescianie trentini, cornaléra per i veronesi)e l'olivo (ulìf nella bresciana, olìfsulle altre sponde). Altre curiositàarrivano col pino silvestre (pì pertutti, meno che per i trentini per iquali è il pim), o il platano, plàten(plàtan per i veronesl), oppure il sa-licone: gàtoi o, per i veronesi, gàtol.Assai diverse, invece, le denomina-zioni di altre specie arboree a se-conda delle località dove sono stateraccolte le testimonianze. E così,l'alloro diventa rübàga nel Brescia-no, violòr in Trentino o lorèi nel Ve-ronese; per il cipresso ci sono asi-près, ciprès, pign; per il gelso mur,morèr, moràr e così via, passando

attraverso la noce (nus, noghèra,nogàra) e il pero (pér, perèr, peràr).Nel suo lavoro di ricerca e catalo-gazione Belotti è stato spinto dallavolontà di "non perdere anche le ul-time informazioni", ed è stato quin-di convinto a ripercorrere, incon-trando abitanti di paesi dalle tresponde benacensi, "abitudini, tradi-zioni, manualità e professionalità:un patrimonio di esperienze fina-

lizzate, di volta in volta, alla sceltae alla lavorazione di ogni tipo di le-gno". Infatti gli artigiani (falegnami e car-pentieri) "sapevano sfruttare me-glio le possibilità di ogni qualità dilegno, cercando l’utilizzo appro-priato per garantire, dopo lavora-zioni successive, i prodotti miglio-ri". Belotti passa in rassegna diver-si arnesi costruiti manualmente, e ilegni utilizzati.Per gli alberi delle barche (ma an-che per le assi per lavare in riva allago) si usava il peccio, e per quellidei barconi il cipresso. Gli archettiper la cattura degli uccelli erano (epurtroppo sono ancora) in lantana,ma anche in nocciolo, pero corvinoe orniello. Le architravi di porte e

finestre erano incastagno, olivo orovere, mentre leassi per i bauli, lecasse, le tabac-chiere o i por-taoggetti in gene-re erano di piop-po nero. Nellemalghe, per sta-gionare i formag-gi si usavano l'a-bete rosso, ilpioppo bianco onero, il larice e ilfaggio, mentre lelimonaie richie-devano (per fine-stre, porte e co-pertura) larice opeccio, e casta-

gno per le travi. Noce e olmo - ol-tre al peccio - erano impiegati percostruire i mobili, ed era di frassi-no l'attrezzo utilizzato per batterei cereali. Gli attrezzi impiegati daipescatori (e destinati a restare alungo in acqua) erano in pero cor-vino. Per i remi c’erano, invece,gelso e peccio.

Bruno FestaBresciaOggi 01.01.00

OOggggii ll''eexx ssaaccrriissttaa ddeeppoorrrràà uunnmmaazzzzoo ddii ffiioorrii ssuullllaa llaappiiddee

GGaarrggnnaannoo,,ssoolloo GGiiaaccoommiinnooss’’èè rriiccoorrddaattooddeell ppaarrttiiggiiaannooMMaarriioo BBoollddiinnii vveennnnee ffuucciillaattoonneell ''4444:: uunn mmaarrttiirree ddiimmeennttiiccaattoo

Lo ha ricordato questa matti-na, deponendo un mazzo di ga-rofani davanti alla lapide, sul-la piazza che ne porta il nome.Giacomo Zecchini, un pensio-nato che per svariati decenni èstato il sacrista e il tumulatoredel paese, non ha dimenticatoche oltre mezzo secolo fa, il 14gennaio del 1944, i nazifasci-sti fucilarono Mario Boldini. Ecosì, senza la necessità di ceri-monie ufficiali, gli ha sempli-cemente portato i fiori.Zecchini è conosciuto a Gar-gnano come "Giacomino", edè l'unica persona ancora vivache era presente al momentodella sepoltura del partigiano.All'epoca era un ragazzino diquattordici anni, e non era unamico e neppure un parente delcombattente per la libertà."Facevo il chierichetto - rac-conta - e mi ricordo che quan-do ci recammo al Casèl de laTor per recuperare il corpo diBoldini, i suoi poveri piediuscivano dai sassi sotto i qua-li era stato seppellito qualchesettimana prima. Eravamopoche persone, era notte e fa-ceva un grande freddo. Il cor-po di Boldini venne portato alcimitero, ma per oltre un an-no sulla sua tomba non vennemessa alcuna iscrizione cheindicasse il nome della perso-na che era seppellita. Solo do-po la fine della guerra il sin-daco di allora (Paccagnella)ne fece appore una. In segui-

to gli hanno dedicato anche lapiazza dove adesso si ferma-no gli autobus, all'ingressodel paese".Quella notte, "Giacomino" ac-compagnava il padre Gaetano,anch'egli tumulatore, oltre cheil parroco, don Primo Adami, eil curato. Boldini, partigiano divent'anni, era stato catturatoquello stesso inverno del '44dai nazifascisti dalle parti del-lo Spino: aveva raggiunto lamontagna per portare viveri adaltri combattenti, tra i quali c'e-ra anche suo fratello. Venne te-nuto prigioniero a Villa Negro-ni, a Gargnano, in viale Ri-membranza, a metà strada traVilla Feltrinelli, dove alloggia-va Mussolini, e la villa delleOrsoline (adesso è la sede del-l'Università), dove erano ospi-tati alcuni ministeri della Rsi."Prima di essere portato sulluogo della fucilazione al Ca-sèl de la Tor, una località vici-no all'ingresso della prima gal-leria in direzione di Limone,Boldini chiese e ottenne di fa-re la comunione, che gli venneportata dal cappellano milita-re. Poi dovette provvedere ascavarsi la fossa, nella quale ri-mase dal momento dell'esecu-zione - avvenuta 56 anni fa -per un mese", conclude il rac-conto Giacomino. L'autorizza-zione a seppellirlo nel cimite-ro di Gargnano (dove si trovaancora adesso) arrivò qualchesettimana dopo, e il 13 feb-braio avvenne la sepoltura.Giacomino conserva intatto ilricordo di quei momenti, e vor-rebbe che in in futuro, la datadel 14 gennaio restasse menoanonima; almeno per i gargna-nesi.

Bruno FestaBresciaOggi 14.01.00

Mi l lenovecentonovantanove, prima-vera inoltrata. In vi-

sta della nuova stagione turi-stica, ma anche, perché no,per agevolare un po’ la vita achi vive in regioni “marginali”,sulla stampa locale viene da-to ampio risalto a un’opera-zione di miglioramento dellamartoriata viabilità gardesa-

na. Ricordiamo che la stata-le è appena stata riapertanella sua interezza dopo unafrana in territorio trentino, cheha provocato una vittima, no-tevoli disagi e danni econo-mici e d’immagine. Viene co-sì presentato un progetto adalta tecnologia: tre telecame-re verranno poste rispettiva-mente all’imbocco della pri-

ma galleria in direzione di Ri-va (per i gargnanesi: al Casèlde la Tor), all’uscita da quellacon una curva a gomito chesbocca, ancora in curva, alconfine con Tignale, e in fon-do alla discesa che arriva ap-punto da Tignale. Questistrumenti “piloteranno” deisemafori in modo che, quan-do una delle telecamere in-

q u a d r e r àun mezzop e s a n t e ,dalla parteopposta delgruppo digallerie in-teressate ils e g n a l erosso impe-dirà l’acces-so, evitan-do così cheq u a l c h eveicolo restib l o c c a t onell ’angu-sto tratto distrada.L’idea, na-

Mauro Garnelli

turalmente, è ottima. La gen-te della zona, però, rimaneun poco scettica sulla possi-bilità di vederla realizzata abreve: dalle nostre parti, in-fatti (ma non solo...) questiprogetti, di solito, hanno latendenza a rimanere sullacarta, almeno per un bel pez-zo. Ed invece, poco tempodopo, i lavori hanno inizio.Chi percorre abitualmente laGardesana è abituato, conrassegnazione, a conviverecon i “lavori in corso” e gene-ralmente li sopporta con fa-stidio, dato che sono fre-quentissimi: questa volta, in-vece, c’è un po’ più di ottimi-smo, dato che si prospettanotempi migliori.Ecco che la stagione turisticainizia e i semafori “intelligen-ti” rimangono avvolti nella lo-ro plastica, la segnaletica ver-ticale resta coperta di carta,mentre le telecamere fannobella mostra di sè dall’alto deiloro sostegni. Sarà questioneormai di giorni, si pensa... Mal’estate trascorre senza segni

di vita ed in autunno, mentrei semafori si preparano ad af-frontare l’inverno sempre benimballati, le telecamere ven-gono addirittura tolte dalle lo-ro postazioni. Nel frattempoautobus ed autocarri hannocontinuato ad incastrarsi nel-le gallerie in territorio di Gar-gnano, i turisti non si sonoprobabilmente fatti una buo-na idea sull’organizzazioneitaliana, chi sulla Gardesanatransita per lavoro ha persoaltro tempo, e la collettività habuttato un altro po’ di quattri-ni dalla finestra.Non so che investimento ab-bia comportato questo allesti-mento, e spero che quantomeno verrà usato in futuro ( cimancherebbe altro...) ma nelfrattempo quanto ci è già co-stato? Qualcuno sa dirmelo?Qualche buon samaritano èin grado magari di darci cer-tezze sul suo futuro impiego?Se poi, magari, qualcuno cisapesse e volesse spiegare ilmotivo di questa mancata uti-lizzazione, noi siamo qui...

SPRECHI SULLA GARDESANA

Alcuni faggi in Denervo

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LLAA ““SSEETTTTIIMMAANNAA DDEELL TTEEAATTRROO”” AA GGAARRGGNNAANNOO

Dieci anni fa il Prof. Bosisio, do-cente di Storia del Teatro e delloSpettacolo, presso l’Universitàdegli Studi di Milano, pensò allarealizzazione di una settimana distudi critici sul regista Luca Ron-coni, oggi direttore artistico delPiccolo Teatro, dopo la scompar-sa di Giorgio Strehler.Tale convegno divenne il primo diuna serie di appuntamenti annua-li, che quest’anno festeggiano ladecima edizione. Sede di tale ini-ziativa fu allora, come oggi, Pa-lazzo Feltrinelli che, per lascito te-stamentario dell’omonima fami-glia, appartiene all’Università diMilano e viene usato come distac-camento per vivaci incontri di ca-rattere scientifico di risonanza na-zionaleIl 1990 fu, perciò, l’anno inaugu-rale della suddetta “Settimana delTeatro” che festeggia a maggio,

precisamente dal 7 al 13, il deci-mo anniversario con un com-pleanno davvero solenne.Il carattere camaleontico e friz-zante del Prof. Bosisio ha per-messo ai suoi studenti, da lui se-guiti con la pazienza e la disponi-bilità di una classe liceale, di stu-diare il teatro non solo nella ma-niera istituzionale che l’ateneoprevede, bensì viverlo in modo at-tivo, dinamico ma non per questomeno efficace. Circondato damolti amici registi, ha consentitoai suoi alunni non solo di osserva-re da vicino i personaggi critica-mente analizzati sui testi, gli stes-si che hanno creato la nascita del-la regia in Italia, ma anche di assi-stere a molte pièces teatrali che luispiegava e commentava a lezio-ne… poiché il teatro è soprattuttomateria da vivere e sentire emoti-vamente, oltre che da studiare.

Da qui l’idea di portare sul Gardaproprio i protagonisti delle scene,in carne ed ossa, per un numero distudenti varianti fino al centinaio:una full immersion di cinque gior-ni ricchi di studi, domande, proie-zione di spettacoli, alla presenzadello stesso regista e di alcuni deisuoi collaboratori più stretti. Nien-te di meglio del sole, del lago, delgiardino di Palazzo Feltrinelli,dell’aria primaverile, per filoso-feggiare e parlare di sogni nell’or-dine con: Luca Ronconi, MassimoCastri, Gianfranco de Bosio, Lui-gi Squarzina, Mario Missiroli,Giorgio Strehler, Giuseppe Patro-ni Griffi, Pietro Garinei, MassimoScaparro, con loro in mezzo a noiche si prestano al gioco, accettan-do critiche e complimenti. Questimaestri sono stati referenti e inter-locutori di approfonditi dibattiti, acui studiosi e cultori della materia

Stefania Scarpetta

hanno fatto riferimento per i lorostudi, contribuendo a disegnare unpanorama completo del teatro diregia in Italia dal dopoguerra adoggi. Studi sono ora raccolti neinove volumi della collana “Qua-derni di Gargnano”, diretta dalProf. Bosisio.La prossima, decima edizioneverrà dedicata a tutti i personaggiintervenuti nelle precedenti e saràoccasione per una tavola rotondache, partendo dalle esperienze vis-sute, possa gettare le basi per il tea-tro del futuro.La metodologia di lavoro rimarràla consueta: campanella alle 10,pausa pranzo alle 13 e ripresa deilavori alle 15 con video-proiezio-ni nel dopocena. Inoltre sono inprevisione due mezze giornate didibattiti presso il Teatro del Vitto-riale, del quale il Prof. Bosisio haassunto la direzione artistica, e

una serata in onore di GiorgioStrehler, per il quale interverran-no alcuni degli attori del PiccoloTeatro fra cui: Giancarlo Dettori,Giulia Lazzarini, Andrea Jonas-son, Franco Graziosi.Intanto fervono i preparativi, an-che perché le aspettative sonomolte e la macchina organizzativaè sempre più imponente, dovuta ainomi illustri invitati e all’attenzio-ne della stampa di settore chespesso ne ha parlato compiaciuta.E poi ci sono gli studenti: in nu-mero crescente da una edizione al-l’altra, emozionati, infervorati,forse anche un po’ frastornati datali bombardamenti emotivi. Co-me accadde a me quando dieci an-ni fa partecipai, come piccola au-ditrice, alla prima “Settimana delTeatro” : me ne innamorai a talpunto che oggi …ne ho fatto lamia professione.

LA FOTO NEL CASSETTO

In prima pagina presentiamo una bella immagine di "Villa all'ini-zio del secolo", premiata dalla Giuria nella categoria paesaggi(consegnata da Giacomo Samuelli).Di seguito, per la categoria personaggi, la foto "Maestri d'asciaa Villa" (Caporal, Bortolino Capelli e Giacom Gioia,

consegnata da Sandra Bertolotti), e, per la categoria foto curio-sa, quella intitolata "La pesca miracolosa". A rettifica di quanto erroneamente scritto nel numero preceden-te, quest'ultima foto è stata fornita dalla Sig.ra Lucia Gramatica.

Completiamo la rassegna delle foto premiate nell'ultima edizione del concorso "La Foto nel cassetto" .

Un’importante manifestazione giunta al decimo compleanno ma purtroppo non valorizzata come meriterebbe

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Idue caffè della “Gioanina” edella “Savina” sul lungola-go, proprio di fronte all’im-

barcadero, erano un puntod’incontro di molti Gargnane-si che, con la passione per ilgioco delle carte, vi si ritrova-vano quasi ogni pomeriggio.C’era un particolare ugualeper tutti e due i locali, ed era-no quelle panchine con tavo-lini all’esterno, vicino al murodel fabbricato, che in autun-no, inverno e primavera (l’e-state erano per i turisti) servi-vano a sedersi, attorniati an-che da persone in piedi , perparlare e discutere sui variproblemi del momento che in-teressavano il paese.Poco dopo la fine della guer-ra le discussioni erano moltee varie, coinvolgevano anzia-ni e giovani e da qui venneanche la spinta per il rinnovodei partiti politici che in segui-to crearono le loro sedi: luo-ghi più adatti per le varie di-scussioni, anche se da queitavolini avrebbero ricevutosempre delle forti spinte.Un nuovo argomento era giàarrivato da tempo, pian pianosi stava allargando e quandoerano presenti i giovani “ be-ne” riceveva un tale impulsoche un giorno esplose e ven-ne a conoscenza di tutti: unagara di barche a vela checoinvolgesse tutti i paesi dellago.Questo gruppetto, poco più diuna decina di giovani, si fecesempre più compatto. In se-guito si aggregarono altrepersone anche loro desidero-se di confrontarsi in una com-petizione e nello stesso tem-po d’inoltrarsi nella naturasenza inquinarla. Si formòanche un altro gruppo che ri-teneva l’andare in barca soloun lavoro. Secondo questi, iltempo per la preparazionedella barca a vela e la siste-mazione al rientro, era temposprecato, tanto più che sape-vano che non si va in barca avela con orari fissi per il ritor-no.Nello stesso tempo, però,erano contenti della gara per-ché si sarebbe ripetuto quel-lo spettacolo che avveniva inpaese una volta all’anno nel-la ricorrenza della fiera di S.Giacomo in luglio.Infatti per la “fera de le sìgo-le” ( cipolle ) dai paesi vicini eda quelli della sponda vero-nese venivano parecchiepersone e varie imbarcazioni.Era veramente una giornatadi grande festa: c’era da nonmancare all'appuntamentofissato dall’anno precedente,per incontrare persone chemagari non si vedevano daanni, per fare acquisti per lafamiglia e per ritrovarsi tuttiassieme a mezzogiorno nellevarie trattorie (Zuavo, Anco-ra, Caparöla). E poi c’era dagodersi lo spettacolo pomeri-diano con la partenza delleimbarcazioni. I venti del lago

li conoscevano e quando“l’Ora” era al suo massimo, levele salivano sugli alberi e unremo delle “bisse” venivamesso in acqua dietro allebarche per servire da timone.Era bellissimo vedere quelleventi, trenta imbarcazioni chesi allontanavano con tantepersone e li si seguiva per unbuon tratto salutandoli men-tre andavano nella direzionedei loro porti.Questi due modi di vedereandarono avanti, ognuno coni loro fautori. Alcuni giovani“bene” furono avvantaggiatinel sostenere la gara a vela,avendo nel porto l’imbarca-zione della famiglia. Chi ave-va possibilità diede incaricoai calafati della zona di met-tere a punto le imbarcazioniin modo che potessero ren-dere al massimo. Altri si im-pegnarono nei lavori di rifaci-mento. Vi fu anche chi decisedi costruirsi personalmente lapropria imbarcazione.Questo lavoro procedeva inun locale che dava sulla stra-da principale del paese benvisibile a tutti quelli che tran-sitavano, creando curiositàed interesse. Fu un impegnoche non diede però i suoi frut-ti, facendo capire quanta pro-fessionalità occorreva in que-sto campo, e che non basta-va saper lavorare il legno ap-prontando lo scheletro, siste-mare le “gaùrne”, incollare efissare le assi per le sponde,incastrando ed incollando lealtre parti per la finitura, peravere un’imbarcazione ingrado di competere con le al-tre.Nelle discussioni che suben-trarono entrarono nuovi ter-mini che ai più erano scono-sciuti: tangone, sartie, verri-celli, cima, randa, terzaroli,boma, trinchettino, sottoven-to, barra, termini che oggi lastragrande maggioranza deiGargnanesi conosce, ma cheallora si cercava di impararein fretta. Si iniziò a parlare diregolamenti, di organizzazio-ne, di trovare una sede, enuovi giovani furono coinvoltiin gruppi di lavoro. I più

esperti di questi iniziaronocon il darsi delle regole benprecise che tutti dovevano ri-spettare, perché la gara po-teva durare anche due giornie poi..., le stesse potevanoservire anche in futuro, con-vinti che si fosse solo all’ini-zio.Il lavoro e l’impegno furononotevoli e i vari gruppi porta-rono le loro proposte ed os-servazioni nella sede provvi-soria dell’organizzazione.Era stato infatti messo apunto un locale nella piazzaprincipale; i vari incontri cheavvenivano ai tavolini deicaffè si spostarono in un lo-cale abbastanza spaziosoche si stava attrezzando eche in seguito avrebbe ac-colto i responsabili del “Cir-colo Vela e Motore Gargna-no” che nel frattempo stavanascendo.Estate. Fervono i preparati-vi, si sente che sta per na-scere qualcosa di importan-te per il lago e il turismo e igiorni che precedono la garasono i più impegnativi. Nellocale ufficio in piazza delporto vi è movimento, si cer-ca la signorina Giovanna,che come in tutte le manife-stazioni è al centro dell’orga-nizzazione, e si desidera sa-pere come sarà il percorso,gli orari di partenza, quantisaranno i partecipanti. Unaregola è molto importante:“la gara sarà disputata conqualsiasi tempo”.Nel porto alcune nuove im-barcazioni a vela chiedonospazio di ormeggio alle “bis-se” dei pescatori, che cedo-no il loro posto andando adormeggiare sulle spiagge vi-cino al paese. C’è diversitàfra loro, gli equipaggi rega-tanti lo capiscono subito, fre-quentano ambienti ed hannoabitudini diverse, ma spon-taneamente nasce una gran-de simpatia che diventeràamicizia e che in futuro por-terà entusiasmo, signorilità,calore umano e, appunto,amicizia.La prima Centomiglia vienedisputata sabato 8 e dome-

COME È NATA LA CENTOMIGLIAGiovanni Noventa

nica 9 settembre 1951. Gliiscritti e partiti furono 17 e nearrivarono al traguardo 13,con i tempi di percorrenza diventi ore per il primo (l’ultimoimpiegò trentaquattro ore).Per alcuni anni, anche secon delle diminuzioni, gliorari di percorrenza rimase-ro quasi uguali permettendoai partecipanti di poter ancheammirare le bellezze del la-go: quelle limpide notti di lu-na e quelle notti buie solcatedai fasci di luce delle fotoe-lettriche militari che andava-no alla ricerca di vele se-guendone il loro arrivo.Vi è un punto che in tutti que-sti anni non è mai cambiato,sia che i concorrenti fosserosu barche da diporto o da re-gata, sia che fossero del no-stro lago o venissero da altri,da località marine o dall’e-stero: con qualsiasi tempo ein qualsiasi orario arrivasse-ro i concorrenti, erano certi ditrovare degli appassionatiad aspettarli, per compli-mentarsi per il loro impegnoe nello stesso tempo persentire le impressioni sul-l’andamento della gara. Na-turalmente i punti di vista e

gli umori erano diversi a se-conda del risultato ottenuto,ma in tutti vi era la convin-zione di poter migliorare.Alcuni lamentavano avarie,come rotture di vele o di sar-tie; altri capovolgimenti im-provvisi, altri ancora salti divento o bonacce nel bassolago. Per i più sfortunati lagara si concludeva senzaarrivare al traguardo, co-stretti a rientrare o trascinatiin porto per la rottura di par-ti insostituibili come albero,timone, boma od altro.Questi ultimi, dopo un annodi preparativi e di attesa,esclusi dall’elenco dell’ordi-ne d’arrivo avevano un solodesiderio: ritornare l’annosuccessivo per una rivincita,soprattutto con loro stessiprima che con gli altri. Per-ché la Centomiglia, è unagara che si deve fare ma chesoprattutto bisogna portarea termine.Le discussioni nei vari localipubblici, compresi i due caffèda dove partì l’iniziativa enella piazza del Comune nel-la giornata della premiazio-ne, sono molte ed animate.Riconosci quelli che sonoriusciti a tagliare il traguardodal modo particolare ed ac-calorato di raccontare la loroesperienza e anche quellicon la gioia dipinta sul visoche fa risaltare la soddisfa-zione di avercela fatta.Il Giornale di Brescia, in da-ta 9 settembre 1951, portavaa conoscenza dei propri let-tori la nascita e l’esito dellagara: scriveva che “il più lu-singhiero successo ha tenu-to a battesimo questa mani-festazione …che la fannocreatura destinata a vivere eprosperare.”Sappiamo tutti quanta stradaha compiuto questa gara ne-gli ultimi anni e anche per il2000, come mezzo secolofa, le auguriamo rinnovataprosperità.

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r.:rNsERTo COSTITUISCE PARTE INTEGRANTE DI "EN PIASA" ~ 24

Questo inserto nasce con il proposito di creare un 'opportunità di contarto comunicativo per "i giovani ".Risponde all'esigenza di un ritorno all'intimità, ai valori e ai sentimenti umani; ma vuole essere uno spazio

per scambiarsi idee, opinioni e conoscenze. È bello raccontarsi.Perciò, se ti semi giovane dentro, invia ci le tue pagine di diario, i tuoi scritti, le tue poesie, le tue lettered'amore:

raccontaci i tuoi pensieri e i tuoi sogni.Scrivici a. "Inserto Jo" CASELLA POSTA LE 27 - CARCNA NO

HAR KARKOM : LA MONTAGNA DI DIO?di Stefania e Michela Castellini

Cade proprio agli inizi dell'anno 2000 il venticinquesimo anniversario del premio Nonino. Nato nel1975 come premio tecnico da assegnare annualmente a un vignaiolo, dopo aver subito numerose tra-sformazioni, nel 1990 diventa un premio internazionale da assegnare a una personalità del nostrotempo. _Quest'anno il prestigioso premio onino è stato conferito al prof. Emmanuel Anati direttore delCentro Camuno di Studi Preistorici di Capo di Ponte in provincia di Brescia.Dopo 20 anni di ricerca archeologica, il prof Anati, è giunto all 'identificazione di Har Karkom conil monte Sinai, sconfessandone la tradizionale ubicazione a S. Caterina, nel sud della penisola.Proprio tra noi, a Villa di Gargnano, vive Rosetta Bastoni, membro della missione archeologica ita-liana in Israele diretta da Emmanuel Anati; il suo contributo fu prezioso per la ricerca.Secondo la tradizionale interpretazione della Bibbia, durante l'esodo del popolo d'Israele dall' Egittoverso la terra promessa, è a S. Caterina che Mosè riceve da Dio i X Comandamenti e le leagi sullequali si fondano non solo l'organizzazione religiosa e sociale di Israele ma anche l'etica e la mora-le occidentali. Questo monte di granito è sacro per ebrei, musulmani e cristiani che lo consideranoil luoso di nascita del monoteismo. Che questa fosse la biblica montagna di Dio, lo si decise 1500anni fa quando l'imperatore Giustiniano vi fece costruire un monastero. Non ci sono testimonianzearcheologiche riferibili al periodo biblico, eppure è qui che, tra devozione e curiosità, ogni anno,centinaia di migliaia di persone vengono a cercare le radici della loro identità religiosa.Quello del monte Sinai è uno dei temi più controversi sia per l'esegesi che per l'archeologia bibli-ca. Poiché pongono il problema di fondo dell'attendibilità storica e topografica della Bibbia, i ten-tativi di applicazione di una moderna indagine scientifica devono vincere il peso, l'inerzia e le insi-die di una tradizione millenaria. .Har Karkom, che significa monte dello zafferano, per la colorazione aranciata delle sue rocce, è ilnome israeliano moderno della montagna; il nome arabo originale è invece Jebel Ideid che signifi-ca montagna delle moltitudini o delle celebrazioni come testimonia il rinvenimento di incisioni rupe-stri raffiguranti immagini di culto, tumuli, menhir, circoli di pietre, e di santuari.Il contributo di Rosetta Bastoni consiste nell'aver l'icondotto Il toponimo Sinai al dio-luna Sin, il cuiculto, oltre che in Mesopotamia, era largamente diffuso anche negli altri paesi del Vicino Oriente.Uetimologia di Sinai è territorio del Dio Sin.Che Har Karkom fosse dedicato al culto lunare ancora prima dell' avvento di Mosè, è confermatodalla presenza sul monte di un tumulo dedicatorio al dio lunare nel cui interno è stata rinvenuta unapietra di calcare bianco sagomata dall'uomo a mezzaluna.Non solo: la relazione tra Har Karkom e il Dio Sin era stata ipotizzata anche sulla base delle molte-plici incisioni rupestri raffiguranti stambecchi in scene di culto; infatti lo stambecco, le cui corna

1 'Jo 1/2000

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simboleggiano appunto la luna, è l'animale che accompagna il dio Sin.Numerosi altri elementi, basati per lo più su accostamenti tra i ritrovamenti archeologici e i raccon-ti biblici, sono volti ad avallare l'ubicazione del monte Sinai ad Har Karkom. Vediamone alcuni.1) Ai piedi della montagna, presso un sito abitativo del periodo BAC (Bronze Age Complex 4300-2000 a.c. circa), è stato rinvenuto un gruppo di 12 CiPPl di fronte ad una piattaforma di pietra. Ciòrichiama il passo dell'Esodo 24,4 che recita "E Mose levatosi per tempo eresse ai piedi del monteun altare e 12 cippi, per le 12 tribù di Israele. "2) Sulla sommità della montagna di Har Karkom è situata una grotticella, fatto insolito per la peni-sola del Sinai. In Esodo 33,21-22 il monte Sinai viene descritto con questa caratteristica: "Ecco quiun luogo vicino a me. Mettiti su quella roccia e mentre passerà fa mia gloria ti porrò nel cavo dellaroccia e ti coprirò con la mano .... "3) Sull'altopiano ci sono resti di un tempietto del periodo BAC (denominato tempio midianitai attor-no al quale vi sono tumuli, geogli-fi ed incisioni rupestri compren-denti impr.onte di piedi nvolti A - percorso di Mosè secondo la tradizione

verso la vetta del monte: non solofin dal Neolitico l'impronta dei B - percorso di Mosè secondo E. Anati

piedi è un segno di venerazione edi culto, ma nel libro dell 'Esodoesistono riferimenti ad un tempioche Mosè avrebbe visto sulla mon-tagna e che ispirò poi la costruzio-ne del tempio di Gerusalemme(Esodo 25,40; 26,7; 26,30 ;27,8).4) Alcune incisioni rupestri sem-brano illustrare metafore del testobiblico:* una ritrae la figura della verga edel serpente riferibile all'episodiobiblico in cui Dio disse a Mosè"...prendi la tua verga e gettaladavanti a Faraone .essa diventeràun serpente ..."(Esodo 7,9);* un'altra rappresenta una tavolacon dieci ripartizioni che richia-mano i dieci comandamenti;* un'altra ancora rappresenta deiserpenti, un saraf (lucertola vele-nosa) e scorpioni; pare una ripro-duzione grafica del versetto diDeuteronomio 8,14-15: "...ricordail tuo Signore Iddio che ti ha fattouscire dall'Egitto ...che ti ha guidato attraverso questo grande terribile deserto in cui vi sono ser-penti, saraf e scorpioni, dove non c'è acqua che fece sorgere per te l'acqua dalla roccia ...";* infine un'incisione rupestre riferibile al versetto: "L'occhio di Dio che ti guarda dalla roccia".5) L'esplorazione delle cavità carsiche di cui è ricca la montagna ha rivelato la presenza di una grot-ta abitata da un eremita dell'età del Bronzo: è un'ulteriore verifica archeologica di comportamentidescritti dalla Bibbia poiché Mosè "andò sulla montagna e vi restò da solo per 40 giorni" (Esodo24,18).6) Secondo Anati la ricostruzione convenzionale delle pere~rinazioni del popolo di Israele, guidatoda Mosè dopo la fuga dall'Egitto, localizza le stazioni dell'esodo lungo un percorso illogico dalmomento che l'obiettivo era quello di raggiungere a nord-est la terra promessa; tale percorso, tutta-via, giustificherebbe la localizzazione del monte Sinai a S. Caterina. Anati, invece, sulla base deisuoi risultati archeologici e di una verifica topografica del testo biblico, propone un percorso cheattraversa il nord della penisola passando proprio per Har Karkom.7) Da ultimo, sempre secondo Anati, Beer Karkom (a 7 km a nord di Har Karkom) corrispondereb-be a Refidim, ultima tappa che la Bibbia attribuisce ali 'esodo prima dell 'arrivo sul Monte Sinai.Beer Karkom è carattenzzato dalla presenza di acqua e di una vegetazione rigogliosa; è infatti aRefidim che, secondo la Bibbia, Mosè fa sgorgare l'acqua dalla roccia battendola con il bastone perplacare la rabbia del suo popolo che soffriva la sete. Inoltre Refidim, corneBeer Karkom, si trovasul confine tra il territorio degli Amaleciti e quello dei Midianiti: è questo illuo.e;o della battaglia incui gli israeliti sconfiggono gli amaleciti e Mosè incontra il suocero letro, un midianita. Infine, sem-pre secondo quanto detto nella Bibbia, Refidim era un importante luogo di incontro e di sosta: einfatti a Beer Karkom esistono numerosi siti archeologici attribuibili all'ultimo periodo dell'età delBronzo (2000 a.c.) a cui Anati fa risalire l'esodo. E chiaro che, se davvero così fosse, si avrebbe uno

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sconvolgimento dell'intera cronologia biblica che fissa le vicende dell'esodo attorno al 1230 a.c.Quando Anati, sulla base di una sene di prove archeologiche, contestò l'ubicazione del monte Sinaia S. Caterina provocò da parte dei difensori a oltranza della tradizione le reazioni infastidite di chisentiva minacciate certezze secolari.Oggi, dopo numerose spedizioni e 20 anni di indagini e studio, l'atteggiamento degli ambienti uffi-ciali è molto più sfumato e possibilista. Tuttavia, a parte la Chiesa Greco-Ortodossa che sostiene ilsito di S. Caterina, nessun'altra confessione religiosa ha preso finora una posizione ufficiale riguar-do all'ubicazione del monte Sinai.Attorno alla vicenda dell'esodo è fiorita nei secoli una vasta letteratura di carattere più mitologicoche storico. Per Anati è a questo ambito mitico che appartiene l'ubicazione del monte Sinai a S.Caterina. La sua tesi, infatti, trova conferma:- nella concentrazione di luoghi di culto ad Har Karkom che provano si trattasse di una montagnasacra e grande centro di culto;- nella topografia di Har Karkorn che corrisponde a quella del monte Sinai come descritta nellaBibbia.Nessun simile riscontro è stato trovato per qualsiasi altro "candidato" a monte Sinai.Tuttavia si sa, ogni innovazione crea delle resistenze; l'uomo è per natura conservatore: portarlo adadattarsi a nuove realtà è sempre difficile, soprattutto se riguardano la religione, credenze e tradi-zioni che sono addirittura intoccabili.Quando si cerca di proporre qualcosa di nuovo si diventa dei rivoluzionari e i rivoluzionari sappia-mo che, finché non vincono la rivoluzione, non sono ben accetti.

Bibliografia:EMMANUEL ANATl, Har Karkom - 20 anni di ricerche archeologiche, Edizioni del Centro, 1999.ROSETTA BASTONI BRlOSCJ-II, Har Karkom e Monte Sinai: archeologia e mito - Estratto degli atti del convegno distudi Associazione Lombarda Archeologica, Milano 18 gennaio 1997.

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Dice un vecchio proverbio: "per belli apparir un poco bisogna soffrir!"Speriamo che sia così anche per il paese di Villa, completamente stravolto dailavori in corso. Se a parità di sacrificio si ottiene uguale miglioramento, immagi-niamo il risultato finale ... una lussuosa Villa! !!

-------------------------- --------------------------------------------------------------------,Un gruppo di amici, luci psicadeliche, 'volume alto, musica coinvolgente ...divertimento; esprimere il proprio essere non con le parole ma con la danza ....E poi ... una lei, sola, con gli occhi dilatati, così di latati che sembrano esplodere,aria inebetita, è barcollante, non si regge in piedi .... Anche questo è esprimere sestessi? O piuttosto un voler fuggire dal proprio presente, dalla preoccupazione,dal giudizio altrui??? Forse, ma è troppo facile così!l!

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Previsione per il giorno 23 Aprile 2000:netto calo demografico in tutte le comunità ovine;forte emigrazione di colombe verso terre lontane;prematura dischiusa delle uova di cioccolata.E la Pasqua??? Buona, grazie ... la più Buona del secolo!' l

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GARGNANESI NEL MOND ~i~~I\ \--'- __ ~1

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Una gargnanese a Londra.

Mi è stato chiesto, tempo fa, di scrivere due righe riguardo a quegli italiani che solo pochianni fa hanno deciso di lasciare il caldo sole della patria per trasferirsi in quella misteriosacittà chiamata Londra.E perché no, mi sono detta, questo mi darà certo l'opportunità di analizzare questo stranofenomeno che riguarda anche me.

A differenza degli emigrati del dopoguerra, mossi in cerca di lavoro e di una migliore con-dizione sociale, i giovani dei giorni nostri si spostano per lo più per motivi di studio o persemplice desiderio di conoscere e di viaggiare. Per questo si trovano in una condizione bendiversa da quella dell'emigrante degli anni '50. Meno pressati dalla necessità di trovare un -lavoro immediato, dispongono spesso di un'autonomia di denaro che permette loro divagare rilassati tra le strade ambigue ed attraenti della Londra di notte.

E chi dimenticherà mai quella indigestione di suoni, rumori, facce e voci che animano laPiccadilly alle 8 di sera? Ed i teatri, la musica, l'arte? E il maestoso Big Ben?

Ricordo come fosse oggi la sensazione stupenda che si prova trovandosi in mezzo ad unafolla di gente proveniente da ogni parte del mondo, la certezza di essere unico ma non l'u-nico!E cosa dire della giostra di voci e colori dei mercatini di Portobello e di Camden Town, dovechi vende, chi compra, chi guarda o passeggia diventa un tutt'uno vivo ed energetico?

Londra ha questa magnifica e fatale attrazione su chi la abita e la vive e questo popoloanglosassone di biondi alti e metallici insegna il piacere dell'ordine e della precisione, del-l'organizzazione e della certezza che quello che ti spetta ti verrà puntualmente dato perchéè tuo e te lo sei meritato.Certo qualche volta la pioggia fine e costante fa rimpiangere i campi di grano romagnoli etornare alla mente le spumeggianti onde del lago a primavera; ma le code perfette al postoffice e la puntualità dei treni mi fanno sorridere all'idea che noi italiani neanche fra milleanni rimarremo fermi ad aspettare il nostro turno. Tuttavia non so se sia meglio essere ordi-nati e precisi ma freddi e calcolatori piuttosto che confusionari e disorganizzati ma allegri esinceri dentro!!!

Bé... lascio a tutti voi la responsabilità di questa non facile decisione e mi immergo silen-ziosamente nell'affollata metropolitana londinese sognando l'aspro odore dei limoni ed ilfruscio del vento fra gli ulivi che si sentono in quella remota parte d'Italia chiamata Lago diGarda.

Con affetto, un'italiana a Londra.

Taboni Nadia

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I FRATELLI BONTEMPIdi Marco Baroldi

Abitano in una casa, con davanti solo il lago, inquel!' incantevole poggio che è la frazione diMusaga ma le loro aspirazioni hanno prospettivemolto ampie, .... quasi mondiali.Il minore, Renato, taciturno e schivo ha 30 anni e .di professione fa il cuoco.Da bambino ha imparato ad andare in bicicletta sue giù per il pertegher (ndr. la carrareccia che daMusaga porta a Sasso). Fino a vent'anni la suapassione sportiva era il podismo, poi, influenzatoda un collega di lavoro (un certo Eros di Asiago) siè appassionato al!a mountain-bike. Forse sarannostati i precoci e duri allenamenti su per la ripidasalita del pertegher ma già l'anno seguente siaggiudica il 55° posto assoluto (su oltre 300 parte-cipanti) nella massacrante gara X-treme daLimone a Tremalzo e ritorno.Ottimi piazzamenti, r,4° posto, si susseguono ingare regionali a cui Renato prende parte con pas-sione ma l'occasione per la grande impresa èormai vicina. A fine stagione '95, quasi per scher-zo, tra amici matura la seguente decisione: "noi siattraversa l'America in bicicletta!". I protagonistisono: il nostro Renato allora venticinquenne, ilcollega Eros di 35 anni e un cinquantenne alber-gatore di Bardolino, tale Agostino, il quale sipreoccupa pure di ingaggiare l'amico ortolanocome autista del camper che farà da supporto aiciclisti. Ai primi di ottobre i quattro atterrano aSan Francisco, armi, bagagli e ..... mountain-bike.Piove, quindi anziché affrontare subito leMontagne Rocciose, preferiscono temporeggiarediscendendo lungo la costa, tanto per scaldarsi legambe.Passata la abbagliante Los Angeles, a San Diegoun pallido sole rompe ogni indugio: è ora di pren-de la prima strada sulla sinistra e iniziare la gran-de attraversata coast to coast.Lasciata la California Renato & C. entrano inArizona e passano il New Mexico; grosso modo,per intenderei, come andare dal bivio delle scuolealle fontane di Formaga.La tabella di marcia prevede circa 160 chilometrial giorno; quando la stanchezza si fa sentire allorai ciclisti sanno che è tempo di riprendere gli abitida cuoco. Il camper si trasforma in un rinomatoristorante italiano e natural mente il piatto forte è

la pasta!Il viaggio prosegue per il meglio: grandi spazi,strade indefinitamente rettilinee che fanno da cor-done ombelicale tra una city e l'altra; però bisognasempre tener d'occhio il calendario: il bigliettoaereo ha validità mensile!Renato propone di accelerare un po', così, dopo4000 chilometri di pedalata in pochi giorni final-mente passano il confine con la Florida e subitodopo scorgono l'oceano Atlantico. Dopo qualchegiorno di meritato riposo sulle spiagge di Miami èora di far ritorno a Musaga. L'avventura america-na è finita.

Celestino, il fratello maggiore di professione ope-raio, 33 anni, ha un sogno nel cassetto che stadiventando realtà.Il suo secondo lavoro è fare il DJ in feste sia pri-vate che di piazza. Un anno fa, con l'aiuto di unnoto DJ bresciano di un'altrettanto nota Radio,decide di allestire nella casa di Musaga una sala diregistrazione. Avete capito bene! Noi Gargnanesi,nel nostro piccolo, possiamo vantarci di avereanche una sala di registrazione in quel di Musaga.Celesti no punta a diventare un Produttore di musi-ca. In particolare per adesso sta concentrando glisforzi creativi sul genere Dance.Le basi, in realtà, sono già state gettate: con la col-laborazione del fratello Renato e sotto il nomed'arte Quasar, è stato pubblicato un brano, sottol'etichetta discografica Enter, dal titoloHypnotize.Il pezzo strumentale, inserito in una compilation,è stato venduto sul mercato spagnolo, norvegese epolacco.Ora il gruppo, che nel frattempo si è allargato, staultimando la registrazione di due brani cantati;chissà se il tormentone del Festivalbar 2000 saràuna canzone dei Quasar di Musaga!

A questo punto vi domanderete che cosa hanno inserbo ancora gli eclettici fratelli Bonternpi!Renato ci confessa che ha già scelto quale conti-nente attraversare: l'Australia.Celestino un po' misteriosamente non vuole sbi-lanciarsi ..... che abbia già preso contatti per unacollaborazione con Whitney Houston?

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I della situazione

Al via la stagione dei "CAVALIERI DEL GARDAdi Silvana Bianchini

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Si è aperta nel migliore dei modi la stagione dell'Associazione "Cavalieri del Garda". Domenica27 febbraio, infatti, all'insegna di una deliziosa giornata, anticipo di primavera, si è svolto il primoraduno che raggruppava circa 60 cavalierì. TI programma, che aveva come meta S. Michele diGardone Riviera, prevedeva la partecipazione di tre gruppi provenienti da tre diverse zone: daGaino di Toscolano, da Pompegnino di Vobarno e da Limone di Gavardo. L'ex associazioneequestre Altogarda Bresciano, ora Associazione "Cavalieri del Garda", ha modificato da quest'an-no la propria denominazione proprio in relazione alle nuove scuderie associate. Queste compren-dono praticamente tutto il Garda bresciano, l'area tra Brescia e Calcinato nonché l'area tra Bresciae Nuvolento. Indispensabile perciò una nuova impronta, anche in vista del nutrito programmaannuale che l'associazione si propone di attuare e che prevede diversi' impegni. Fra questi la pro-mozione del ripristino dei diversi sentieri di collegamento fra le varie aree; l'organizzazione di unagara nazionale di trek-orientamento prevista per il mese di luglio; una gara regionale di fondo pro-grammata per il secondo week-end di marzo ed altro ancora. Il tutto per promuovere nel miglioredei modi questa strepitosa attività che vede aumentare sempre più gli appassionati: perché, anchese prima sono il caso o la curiosità che ti avvicinano a questo sport, poi esso vera e propria pas-sione diventa!Da tempo sono assidua frequentatrice del lago e, in particolare, dell'alto lago. Per anni ho vissutocon entusiasmo le giornate trascorse qui, non solo da turista ma anche da persona che ha avuto ilprivilegio di svolgere il proprio lavoro in luoghi così belli e carichi di atmosfera. Convinta perciòdi conoscere bene la zona, certo mai avrei pensato che tante sorprese ed emozioni ancora miavrebbe riservato. Credo quindi che valga la pena di appuntare e condividere con voi alcunimomenti della giornata di domenica che grande gioia e soddisfazione ha dato a me, come nuovaappassionata, e a tutti i soci partecipanti.L'atmosfera è perfetta fin dall'inizio: tiepido sole già alle 8.30 quando la preparazione dei cavallidiventa rito e feeling con l'animale che ti accompagnerà sui sentieri. Entusiasmante il percorsodalla "Scuderia Castello" di Gaino che si snoda lungo la collina fino alla Valle delle Cartiere; qui,accompagnati per un tratto dal torrente Toscolano, si comincia a sentire dentro quella stupendasensazione che solo la comunione con la natura può far provare. Qualche tratto nel bosco e poi losguardo, dall'alto della sella, va a spaziare sugli olivi delle piane, con vista panoramica sull'interolago. C'è un po' di foschia sul fondo ma la sensazione forse è ancora più piacevole perché ti con-sente di apprezzare quella luce d'argento che si riflette magica sulle migliaia di foglioline d'olivo.E che dire del rumore degli zoccoli dei cavalli sulle strade e dell'eco fra le mura delle vecchie casedi Sanico e Bezzuglio? Lo sguardo divertito degli abitanti e lo stupore dei bambini che si affac-ciano ti fa sentire parte di quel mondo semplice e antico che ti riconcilia con la vita. E poi su anco-ra, fra sentieri bianchi e verdi per le rose di Natale, con la luce che filtra dall'alto dei rami e che tiscalda il cuore perché sei parte di quella natura! Se poi a completare il tutto c'è l'emozione del-l'arrivo al campo di raduno con un galoppo all'unisono con i tuoi amici, cosa puoi desiderare dipiù? Bellissimo ed ospitale per i numerosi cavalli il campo di Montesei che circonda il ristorantea Serniga. Delizioso il profumo dello spiedo che si diffonde nell'aria e ci accoglie all'interno dellasala .... Infatti il ritorno è un po' appesantito dall'abbondanza del cibo; qualche cavallo dà segni diirrequietezza ma dopo qualche tratto tutto ritorna perfetto. Si varia anche il percorso per nonperdere nuove emozioni e si passa per Monte Lavino e Rosei; quindi si rientra nella Valle delleCartiere e poi su, tra gli oliveti di Pulciano e Gaino, con il sole rosso fuoco del tramonto. Lascuderia è meta finale dove arrivi con una certa stanchezza sì, ma raggiante per l'intensità deimomenti vissuti.

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Per la sede del gruppo Alpini Gargnano proporremo un referendum?

Vogliamo replicare al Jo Condor a proposito, non del rustico, ma della tettoia alquanto pericolante

(fortunatamente non è ancora caduta in testa a nessuno), che il Comune ha dato in affidamento al

Gruppo Alpini di Gargnano per costruirvi la loro sede (a loro spese, non del Comune, tanto meno del

contri buente).

Che ne dice il Jo Condor del nostro rifugio di Briano, ceduto gratis al Comune?

AI Jo Condor che non si firma, consigliamo di riflettere prima di parlare e di guardarsi attorno per

vedere cosa fanno gli alpini per Gargnano.

AI nostro rifugio, le domeniche d'estate, molte persone passano giornate tranquille e rilassanti senza

pagare biglietto d'entrata.

E la sede che costruiremo ristrutturando la tettoia, poco più grande dell'attuale ufficio della Pro-

Loco e in posizione meno centrale, non sarebbe certo l'alternativa e un miglioramento rispetto a

quello che il Jo definisce "magazzino delle scope".

La risposta di Jo Condor

Come appartenente al Gruppo Alpini di Gargnano mi dissocio dalla sopra riportata replica; comemembro della redazione dell'Insero 10 e a nome di questa mi permetto di fare alcune osserva-Z1Ol11:

- la critica non era rivolta agli Alpini di Gargnano ma all' Amministrazione Comunale con l'in-tento di sottolinearne, semmai, la scarsa sensibilità turistica;- nessuno ha mai denigrato l'attività e le opere degli Alpini poiché, al contrario, esistono chiaremotivazioni per lodarne l'impegno sociale;- ho prestato servizio militare per 15 mesi come ufficiale nel Corpo degli Alpini e ritengo que-sta esperienza uno dei periodi più belli e formativi della mia vita;

Ribadiamo. perciò, la nostra convinzione che il rustico in questione dovrebbe diventare la sededell 'ufficio turistico e informazioni del Comune di Gargnano.

Firmato: Tenente Marco BaroldiVI Reggimento Alpini

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