PERIODICO DELLA SEZIONE ANA DI · PDF fileMarco Cimmino Dario Frigeni Alberto Giupponi ......

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Sped. in A.P. Art. 2 Comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Bergamo ANNO 71 - N. 3 Dicembre 2013 - Stampato nel mese di Novembre 2013 DICEMBRE 2013 3 PERIODICO DELLA SEZIONE ANA DI BERGAMO

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QUESTIONE DI CARNE

LO SCARPONE OROBICO

Periodico quadrimestraledella Sezione di Bergamodell’AssociazioneNazionale AlpiniPresidente: Carlo MacalliAnno 71 - N. 3Dicembre 2013

Sped. in A.P. Art.2Comma 20/c Legge 662/96Filiale di Bergamo

Autorizzazione Tribunaledi Bergamo n. 309 del 1-4-1955

Direzione, Redazione,Amministrazione: Via Gasparini, 3024125 BergamoTel. 035 31.11.22Fax 035 42.48.766E-mail: [email protected] nazionale: www.ana.itSito sezione Bergamo:www.anabergamo.itE-Mail Scarpone:[email protected]

Tiratura: copie 27.500

Direttore responsabile:Luigi Furia - O.N.G. Tess. n. 08221

CCoommiittaattoo ddii rreeddaazziioonnee::Antonio Arnoldi, presidenteDaniel BernabeiRaoul ChiesaMarco CimminoDario FrigeniAlberto GiupponiLuigi PulciniGiorgio Sonzogni

Addetti al sito sezionale:Natale BertulettiRoberto Bezzi

Hanno collaborato a questo numero:Pietro Armoir, Laura Arnoldi,Antonio Bombardieri, Gianpaolo Cadei, Pino Capellini, Vincenzo Carrara,Davide Cattaneo, Pierluigi Dall’Angelo,Giovanni Ferrari, Mario Fois,Domenico Gherardi, Santo Locatelli, Alessandro Ten. Mondin, Paolo Moro, Francesco Morzenti, Piergiacomo Persico, Silvio Riva,Sergio Tiraboschi, Raffaele Vitali, Maurizio Vezzoli, Giuseppe, Zaira, Samuela.

Copertina anteriore:Zogno Adunata Sezionale

Copertina posteriore:fauna delle montagne bergamasche: lo stambecco

Impaginazione:Ellegi Grafica - Martinengo (BG)

Stampa:Reggiani spa - Brezzo di Bedero (VA)

ì, caro Alpino. È questione di “carne”.Pensa a quante chiacchiere si sentono e/o si fanno; pensa aquante promesse pronte e risolutive ad ogni situazione…e ri-

mangono tali. Quante parole, quante prediche (questo viene a me,prete), quanti comizi, articoli di giornale, fanfaronate TV, ecc.Il bello è che ci si fa belli, con queste auto esposizioni che rischianodi farci sentire bravi e autorizzarci a starcene seduti.Questione di carne: Ci sei o ci fai? È questo interrogativo, sano, pro-vocatorio, smascherante che mi può regalare qualcosa che sa di vita,di carne. È questo interrogativo a dirmi che idea ho di me: isola oparte di un IO che solo quando diventa NOI si sente vivo/vero?Da sempre l’uomo necessita di testimoni più che di maestri: è quantodiceva una bella persona, qualche anno fa. Non pensare alle formu-lette, imparaticce ai tempi della Cresima . Testimone: dichiaro (con la vita, con il mio essere carne) che quantosono (dire e fare) lo esprimo nella mia quotidianità, ovunque mi trovoe con chiunque sia.Lo sai che, ancora una volta, l’esperto nel farsi carne è quel tale chenoi chiamiamo …Dio? Il suo modo di in-carnarsi dentro la nostra sto-ria sembra aver risolto poco … ma ci dà i criteri su cui basare il no-stro essere continuatori a “con-creare” con LUI un mondo più umano.Criteri che potremmo sintetizzare in uno: AMA. E se, festeggiare ilNatale, non fosse altro che ricaricarci di entusiasmo per continuare afare il mestiere di Dio, oggi, qua …anche con tutti i limiti che fannoparte di me?Ti auguro ( e a tutti i tuoi Cari) di sperimentare il bello che viene a chicerca di essere dono.Con simpatia, alpino Armando Gherardi cappellano

... e Buon Natale 2013

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ALPINITÀ: UN TESORO PER ... Uno spazio, senza pretese, di piccole pillole sapienzali. Spazio che avrebbe la pretesa di portare alla nostra attenzione le ragioni d’essere di una vita alpina; ciò che noi amiamo sintetizzare con “Alpinità”. I tesori di famiglia, di cui si va orgogliosi, li abbiamo anche noi. È bene sapere di averli ed è altrettanto bene sapere che se non usati/investiti è come se non li avessimo. Ne soffrirebbe non solo chi cammina con noi su questa terra, ma anche noi stessi perché verremmo meno a noi stessi. “Alpinità” è una parola comprensiva di molte caratteristiche che, messe insieme, ne fanno uscire un persona - lasciatemelo dire - armoniosamente realizzata. “Alpinità” non è solo: «Viva gli Alpini» e/o altri luoghi comuni. Anche se l’avere attirato definizioni, è già un segno e conferma di un seme che ha messo radici tra la nostra gente. Con buona pace di quegli animi un po’ troppo aristocratici - portati a tirarsela un po’ - per i quali i quali: gente uguale popolo bue. In questo piccolo spazio sullo Scarpone vorrei proporre a te, Alpino bergamasco. qualche riga per condividere insieme i valori e, se ce ne fosse bisogno, darci una pacca di incoraggiamento nel riprendere uno stile di vita. È in gioco la nostra identità di persona, di persona alpina. Alla prossima. Alpino Armando Gherardi Cappellano sezionale

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il Presidente, il Consiglio Direttivo, il

direttore con il comitato di redazione

augurano a tutti gli Alpini, agli

amici degli Alpini, alle loro famiglie

ed a tutti i lettori dello Scarpone Oro-

bico un sereno Natale ed un prospero

2014.

Disegno di Bruno Riosa

uando alle nostre adunate ci capita di incontrare gli “alpini per un giorno”ce ne accorgiamo dal cappello acquistato alla immancabile bancarella edal modo come viene indossato. Loro non sanno che non è il cappelloche fa l’alpino. L’Alpino è un tutt’uno con il suo Cappello, quello che hai

sudato un giorno dopo l’altro sotto naja, quello che hai indossato da recluta e alquale man mano trascorrevano i mesi hai cambiato la penna da quella di gallinafino a quella d’aquila e al quale giorno dopo giorno hai dato una piega personale,quella che avevi scorto nel cappello di un tuo vecio. Ricordo quando a Umberto Riceputi venne a mancare il suo Cappello. Dovetteacquistarne un altro, con rimpianto non per la spesa, ma perché aveva perso unaparte del suo essere Alpino. Ma mesi dopo, ad una adunata sezionale, mentre guar-dava sfilare i vari Gruppi, tra le migliaia di Alpini che sfilavano cosa vide? Il suoCappello bellamente in testa ad un'altra persona. Mi impressionò il suo scatto perraggiungere l’interessato e, serio come non mai, chiedere perché avesse quel cap-pello. Vidi lo sguardo stupito dell’interessato e l’immediato gesto di togliersi quel cappello, ora divenuto un fa-stidio, e restituirlo. L’Umberto ora aveva il sorriso più smagliante che gli abbia mai visto. Questo fatto la dice tutta sul nostro Cappello. Il Cappello di Umberto non ha un florilegio di medaglie, nessunnastrino, non ha una penna fuori ordinanza, è un cappello pulito come tantissimi altri eppure è stato individuatoin mezzo ai cappelli dell’intera Sezione che stava sfilando. E allora, perché si vedono ancora tanti cappelli conle medaglie delle ultime venti adunate, piumette tricolori, le mostrine della divisa ed altre amenità? Il nostro Cappello è parte di noi ed ha la nostra stessa dignità. Allora sforziamoci di togliere quel di più che ab-biamo messo sul Cappello il giorno del congedo e nel corso degli anni, riportiamolo alla sua originaria dignità.Teniamo pure il distintivo del nostro reparto, piuttosto che di specialità, non sono due o tre distintivi che detur-pano questo simbolo. Il nostro Cappello sarà sempre riconoscibile, manterrà la nostra identità, quella che i cap-pelli degli “alpini per un giorno” non avranno mai.

Carlo Macalli

LA DIGNITA’ DEI NOSTRI SIMBOLI.IL CAPPELLO.

Il presidente

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opo l’adunata nazionale, la manifestazioneannuale più importante è l’adunata sezio-nale che si svolge a rotazione nelle quattro

aree. Quest’anno è toccata all’Area 2 che ha pro-posto come sede Zogno - dove si era già svolta laprima e altre due nel corso dei trascorsi trent’anni -nella ricorrenza del 90° di fondazione del Gruppolocale. Dopo alcune manifestazioni preparatorie,l’adunata ha preso avvio venerdì 6 settembre conun concerto della Fanfara Congedati della BrigataOrobica. Nella mattinata di sabato 7 settembre sisono svolti gli onori alle lapidi e ai monumenti aiCaduti nelle frazioni del paese; nel pomeriggio sisono avute dimostrazioni di mezzi militari d’epoca,della Protezione civile e dell’Ospedale da campo.Alle 17 sono seguiti gli onori al monumento ai Ca-duti di Zogno capoluogo, la Messa nella chiesa par-rocchiale e infine, in serata, una rassegna di corialpini. La giornata clou è stata domenica 8 settembre conla sfilata. Presenti molte autorità, tra cui il senatoreNunziante Consiglio, il consigliere regionale An-gelo Capelli, l’assessore provinciale Fausto Carrara,il vicesindaco di Bergamo Gianfranco Ceci e nu-merosi altri sindaci e autorità. Non potevano certomancare gli alpini in armi, presenti in città perl’operazione “Strade sicure”, con a capo i colon-nelli Michele Biasutti del 5° di stanza a Vipiteno eLuigi Rossi del 6° di stanza a Brunico. Numeroseanche le rappresentanze di associazioni d’arma edi carattere sociale della zona. Il vessillo sezionale,scortato dal consiglio direttivo pressoché al com-pleto (mancava il presidente Carlo Macalli, impe-dito per motivi di salute), era seguito dall’alpinoMarco Caprioli, che reggeva su un cuscino tricoloreil cappello del papà Nardo, accompagnato dai pre-sidente emeriti Decio, Carobbio e Sarti e da undrappello di “veci” che negli anni hanno lavoratonella sezione a fianco del “presidentissimo”. Al suopassare gli applaudi raggiungevano l’apice e si sonovisti molti occhi lucidi. Dietro c’erano i vessilli

delle sezioni di Brescia, Conegliano, Cusio Ome-gna, Milano, Monza, Parma, Piacenza, Reggio Emi-lia, Salò Monte Suello e Valle Camonica; poi unalunga scia di 260 gagliardetti; i volontari della Pro-tezione civile, dell’Antincendio boschivo, del-l’Ospedale da campo, del nucleo cinofilo Argo; poigli atleti e centinaia di penne nere divise per areacon striscioni a tema alpino; tutti al passo caden-zato dalle Fanfare alpine sezionali e dal Corpo mu-sicale di Zogno. Ospiti d’onore i reduci PietroBugada di Capizzone, Pietro Cavagna di Serina,Giuseppe Falgari di Bergamo, Romualdo Forcella diZogno, Pasquale Paleni di Cusio e Oreste Riva diPetosino che hanno sfilato su storici mezzi militarimessi a disposizione dal collezionista GianandreaBonaldi. Vecchie e gloriose rocce che dopo le bat-taglie sui fronti Occidentale, Grecia e Albania eRussia hanno dovuto subire lo sfacelo dell’8 set-tembre, come oggi, di settant’anni fa e anni di pri-gionia.Uno spettacolo degno dell’adunata l’hanno offertole case e le vie di Zogno pavesate con bandiere,striscioni, nastri e cordate di bandierine tricolori,disposte con abbondanza e gusto, con l’aggiunta diuna pioggia di “mini tricolori” lanciati dai balconisul corteo che sfilava. Non sono mancati neppure itricolori viventi, come le tre belle ragazze davantiad un portone con camicette di diverso colore:verde, bianco e rosso. Uno spettacolo coinvolgente,

30° Adunata sezionale: mobilitata l’Area 2ZOGNO IN FESTA ACCOGLIE CINQUEMILA ALPINI

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come lo è stata la partecipazione della gente, as-siepata numerosa a fianco della sfilata con una par-tecipazione corale, appassionata ed un po’scanzonata, come testimonia una scritta simpaticae spiritosa appuntata su una porta: “I muli danno ilbenvenuto ai loro conducenti”. Gli abitanti diZogno sono soprannominati muli.La sfilata, coordinata da Giancarlo Sangalli, si èconclusa nel campo dell’oratorio dove si sono te-nuti i discorsi di rito, presentati da Francesco Bri-ghenti, nei quali si è ricordato più volte l’opera diLeonardo Caprioli che ha saputo tracciare nuovevie all’Ana. Per primo ha parlato Luigi Garofano,capogruppo di Zogno, che ha dato il benvenuto atutti i partecipanti; Giuliano Ghisalberti, sindaco diZogno, ha ricordato l’opera degli alpini a favoredell’amministrazione locale; i colonnelli Biasutti eRossi hanno evidenziato la simbiosi che esiste traBergamo e le Truppe Alpine; il vicepresidente vica-rio Antonio Arnoldi ha portato il saluto del presi-dente Carlo Macalli e ribadito il cordiale legamedella sezione con le Truppe Alpine che ha determi-nato la recente presenza di un reparto del 5° alpiniper le esercitazioni estive in Valle Seriana. Infine ilconsigliere nazionale Giorgio Sonzogni ha porto ilsaluto del presidente nazionale Sebastiano Faveroed evidenziato quanto gli alpini siano un patrimo-nio indispensabile per l’Italia. A chiusura il momento più toccante, il dono del ca-pello alpino di Leonardo Caprioli da parte del figlioMarco alla Sezione nella persona del vicepresi-dente Antonio Arnoldi, emozionati entrambi, per-ché venga conservato nel museo sezionale; uncimelio che rappresenta una vita dedicata allepenne nere di una persona che ha fatto la storia del-l’associazione e che resterà per sempre un esempioper tutti gli alpini e gli uomini di buona volontà.

Luigi Furia

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a vasta e nebbiosa pianura bolognese ha ac-colto domenica 20 ottobre il Raduno del 2°Raggruppamento tenutosi a Castel S. Pietro

(BO), cui fanno capo le venti Sezioni della Lombardiae dell’Emilia/Romagna, che ha visto convergere nellacittadina migliaia di partecipanti con rappresentanzee vessilli del Veneto e del Friuli. Non è più una novità ormai vedere così tanti alpini divarie Sezioni, partecipare a questo raduno, che vieneal secondo posto come importanza dopo l’AdunataNazionale e che viene a chiudere, che così si puòdire, il calendario delle manifestazioni di importanzainterregionale. Il tempo ci è stato amico, lasciandoci sfilare al-l’asciutto con qualche sporadica occhiata di sole, maè stato più importante il clima umano e festoso chegli abitanti del luogo e del circondario ci hanno ester-nato durante la sfilata; siamo stati accolti con vero en-tusiasmo e simpatia e con un paese abbondantementeimbandierato.Gli autobus organizzati dalla nostra Sezione, più altriche i Gruppi hanno messo in strada autonomamenteed alcune auto private hanno portato in Emila/Roma-gna oltre quattrocento bergamaschi. Nel piazzale del-l’ammassamento (sul palco Francesco Brighentifungeva da speaker ufficiale) si sono svolte le cerimo-nie preliminari della manifestazione: l’arrivo dei Gon-faloni, del Labaro nazionale e l’alzabandiera hannopreceduto i discorsi di rito tenuti dal capogruppo lo-cale, dalla sig.ra Sindaco e dal Presidente della Se-zione Bolognese/Romagnola. E’ stata quindi la voltadel nostro Presidente Favero, che con vibrate parole

ha posto l’accento sul valore della parola Patria, ri-marcandone l’attaccamento ad essa che gli alpini diieri e di oggi hanno sempre dimostrato, sottolineandoaltresì quei valori che mai non tramontano, tra i qualiil senso del dovere e la solidarietà che tutto donasenza nulla aspettarsi in cambio. La fanfara di Scanzorosciate in testa alla Sezione diBergamo, il caratteristico striscione “Berghem desass”, il Vessillo sezionale con l’alfiere Finotto affian-cato dal Presidente Carlo Macalli, i quattro vicepresi-denti Arnoldi, Facchinetti, Frigeni, Granelli, (ilconsigliere nazionale Giorgio Sonzogni ha sfilatoscortando il Labaro nazionale), con i consiglieri Bet-toni, Cuni, Alberto Giupponi, Moro, Persico, Pulcini,Quarteroni, Sangalli, Stabilini, Vavassori e Venturi pre-cedevano gli ottantadue gagliardetti ed i circa trecento

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CASTEL S. PIETRO - BOLOGNARADUNO DEL 2° RAGGRUPPAMENTO

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CASTEL S. PIETRO - BOLOGNARADUNO DEL 2° RAGGRUPPAMENTO

soci ben incolonnati e sfilanti inmodo esemplare, dando un’im-magine di compattezza e di or-dine. Varie manifestazioni sierano tenute nei giorni prece-denti, come deposizione di co-rone ai Caduti, l’inaugurazionedel monumento “agli Alpini”, laS. Messa, mostre, esibizioni ca-nore e tutto quel corollario diiniziative che precedono sem-pre i nostri grandi incontri.Insomma è stato coronato dalsuccesso anche questo Radunod’autunno svoltosi come do-veva svolgersi in amicizia ed al-legria, terminato in un pranzotutti insieme in un ristorante diImola, allietati dalle note festosedella Fanfara di Scanzo che ametà del convivio ha ben suo-nato in modo appassionato ecoinvolgente. Forse quest’annola partecipazione dei bergama-schi è stata un po’ meno nume-rosa di quella di Sondrio, anchese non è certo mancato il nostroentusiasmo. Ci rifaremo l’annoprossimo a Monza il 19 ottobre,la meta è vicina a Bergamo, sipuò dire che giochiamo in casae sarà quindi più facile raggiun-gerla. Grazie a tutti ed arrivederci!

Raffaele Vitali

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Sorteggio effettuato in data 28-10-2013 alla presenza del responsabile della commissione elettorale IsidoroPersico, dei vicepresidenti Alessio Granelli e Remo Facchinetti e del segretario sezionale Natale Bertuletti.

CANDIDATI ALLA CARICA DI CONSIGLIERE SEZIONALE

CANDIDATI PER COLLEGIO REVISORI DEI CONTI

CANDIDATI PER LA GIUNTA DI SCRUTINIO

EFFETTIVI:MASERA ALESSANDRO BG - LongueloGOTTI GIUSEPPE BG - Borgo S. CaterinaMICHELI GIANFRANCO BG - Boccaleone

SUPPLENTI:LAVELLI ROBERTO BG - RedonaSTEFANELLI VINICIO BG - Viale Venezia

EFFETTIVI:CAVALIERI PIERO DalmineLUCCA PIERLUIGI BG - BoccaleoneVITALI RAFFAELE BG - Redona

SANESE ANTONIO

1949 Caravaggio

BRESCIANI ANDREA

1970 Ponte S. Pietro

VALLE MARCO

1976 San Paolo D’Argon

MARENZI GIOVANNI

1950 Madone

STABILINI GIOVANNI

1950 Rovetta

BERNABEI DANIELE

1961 Albano S. Alessandro

PAGANELLI SIMONE

1980 Bottanuco

VALOTI PAOLO

1961 BG - Celadina

GOTTI MASSIMO

1971 Sedrina

LORENZI LUIGI

1969 Scanzorosciate

ARNOLDI ANTONIO

1940 BG - Boccaleone

ROTA CELESTINO

1941 Carvico

SUPPLENTI:MELE GIOVANNI BG - San Paolo ApostoloRIDOLFI CLAUDIO BG - Boccaleone

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LOCALITA’

CONTRIN

COL DI NAVA

FALZAREGO

ORTIGARA

PULFERO

ADAMELLO

SCERSCEN

GORIZIA

VERONA

PODENZANO

ROSSOSCH

DOMODOSSOLA

ARCORE

PALAZZOLO SULL’OGLIO

UDINE

VIGEVANO

MESTRE

CASTEL S. PIETRO

MANIFESTAZIONE

30° Raduno Nazionale

64° Raduno Sacrario Cuneense

Esercitazione alpinistica

Pellegrinaggio Nazionale

Campionato Nazionale Marcia di Regolarità a Pattuglie

50° Pellegrinaggio Nazionale Solenne

96° Anniversario sciagura

28° Congresso I.F.M.S.

Campionato Nazionale Tiro

Adunata sezionale Piacenza

20° anniversario

Campionato Nazionale Corsa in Montagna Individuale

Adunata sezionale Monza

Esercitazione P.C. 2° Raggruppamento

Cerimonia brigata Julia dall’Afghanistan

50° fondazione gruppo

Pellegrinaggio Naz. Madonna del Don

Raduno 2° Raggruppamento

VESSILLO SEZIONALE IN TRASFERTA

Vipiteno Casumaro

Rifugio Contrin Udine

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uando gli alpini giunsero sul fronte del Don s’ac-corsero subito che il popolo russo era fatto dagente come loro, quello che doveva essere il “ne-

mico” era formato principalmente da poveri contadini chelavoravano campi e prati con fatica per un tozzo di pane.Erano quelli in alto, da entrambi le parti, accecati da unacinica brama di grandezza, che li avevano messi gli unicontro gli altri. Tra gli umili prevalse la comprensione, senon la simpatia, e le donne russe, rimaste nei villaggi, nonvidero nelle penne nere un nemico ma soldati che face-vano la guerra, perché comandati, senza odio e senza ran-core.Fu così che un giorno una vecchietta russa di Belegorijechiese agli alpini del Tirano di aiutarla a recuperare un po’di roba tra le rovine della sua isba semidistrutta dai com-battimenti. Tra di essa c’era un’icona della Vergine Addo-lorata con il cuore trafitto dalle spade dei sette dolori chela signora regalò al cappellano del reparto, Padre Poli-carpo Narciso Crosara. Questi la affisse nella sua isba chedivenne la cappella degli alpini. Quella Madre celeste, di-venne per quei ragazzi la figura di una mamma amore-vole a cui confidare dolori e paure. Paura di non tornarea casa, dolori fisici e mentali che la guerra procurava allaloro giovane vita. Paure che aumentarono nell’approssimarsi dell’inverno1942/43. Il generale gelo stava ghiacciando il Don e lasteppa e gli attacchi russi aumentavano ogni giorno. PadreCrosara si rese conto della situazione che si faceva ognigiorno più drammatica, con il rischio che nessuno potessetornare a baita. Allora, a metà dicembre 1942, approfittòdi un alpino che aveva avuto una licenza perché suamamma stava per morire e gli affidò l’icona perché la por-

tasse in Italia. Il suo pensiero fu che almeno quella sacraeffigie potesse essere di conforto alle tante mamme chenon avrebbero più visto i loro figli tornare da quell’infernodi ghiaccio. Disse all’alpino: "Ti manda la Provvidenza!Portala a mia madre. Tu hai la fortuna di ritornare in Italia,noi non usciremo da questo inferno. Dille che la custodi-sca per tutte quelle povere mamme che non vedranno ilnostro ritorno: così sarà loro di conforto, perché davanti aLei hanno pregato i loro figlioli". Padre Crosara, benché ferito, sopravvisse al calvario dellaritirata, ma subì la triste sorte di tanti altri e fu internato inun lager tedesco. Rimpatriato nel 1945, ritrovò l'icona,conservata dalla madre. Con le offerte delle mamme, dellevedove, degli orfani di guerra che volevano perpetuare lamemoria dei loro cari, fece confezionare un’artistica cor-nice sbalzata in argento e oro. Diede poi avvio ad un’ori-ginale "Crociata dell'amore e del perdono" e accompagnòla sacra effigie in ottanta città d'Italia. Dopo il pellegri-naggio, durato svariati anni, la Madonna del Don fu si-stemata nel Santuario dei Padri Cappuccini a Mestre. Dal1974 le Sezioni dell'Ana offrono a turno l'olio per la lam-pada votiva che arde ininterrottamente davanti all'icona.Il 13 ottobre 2002, con l'atto di affidamento è divenutaprotettrice degli alpini.

***Quest’anno il compito di offrire l’olio per la lampada vo-tiva è toccato alle sezioni di Bergamo e Gorizia. Alla ce-rimonia, la quarantasettesima, svoltasi domenica 13ottobre era presente una nutrita rappresentanza della no-stra sezione (circa ottanta alpini e familiari ed una fanfaraalpina), guidata dal presidente Macalli e composta dalvice Granelli, dai consiglieri Bombardieri, Persico, Moro,Sangalli, Stabilini, Taramelli e Venturi; dal segretario Ber-tuletti. Al vessillo sezionale, portato dall’impeccabile al-fiere Finotto, facevano da scorta una quindicina digagliardetti bergamaschi, mentre la fanfara alpina di Tre-score Balneario ha accompagnato tutta la manifestazione.A rappresentare la Sede nazionale c’era il nostro GiorgioSonzogni.Partiti dalla sede sezionale con i pullman in ore antelu-cane ed un tempo da lupi, il cielo si è sempre più apertoper giungere poi a Mestre con il sole che ha riscaldatotutta la giornata. Dopo il ricevimento delle rappresentanzedelle sezioni in municipio (presenti 17 vessilli sezionalied alcune decine di gagliardetti), in piazza Ferretto c’è

QMADONNA DEL DON

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stato l’ammassamento e l’inizio della cerimonia, organiz-zata dalla sezione di Venezia e dal Gruppo di Mestre. Nu-merose le autorità civili e militari presenti, tra cui ilministro Flavio Zanonato, il prefetto di Venezia DomenicoCuttaia, il sindaco di Mestre Giorgio Orsoni.All’alzabandiera sono seguiti i discorsi del presidentedella sezione di Venezia e del sindaco della città, seguitadalla lettura di un brano del diario di Nelson Cenci, re-duce e valoroso ufficiale alpino, scomparso l’anno scorso.Si è poi formato il corteo con in testa la fanfara di Trescoreed a seguire il picchetto di alpini in armi, le corone, le au-torità, i vessilli di Bergamo e Gorizia con presidenti e di-rettivi, gli altri vessilli sezionali con i presidenti, igagliardetti e dietro gli alpini, circa un migliaio. Dopo ladeposizione di due corone in onore ai Caduti, la sfilata èproseguite per le vie della città fino a raggiungere la chiesadei Padri Cappuccini per la S. Messa e l’offerta dell’olio.Al termine della celebrazione della S. Messa, i presidentidi Gorizia, Paolo Verdoliva, e di Bergamo hanno rivoltoparole di circostanza a tutti i convenuti. L’uno, dopo i sa-luti, ha fatto un po’ la storia della sua sezione, mentre l’al-tro, il nostro presidente, ha dato lettura di alcunetestimonianze di reduci bergamaschi che hanno vissuta la

Ricordare i bergamaschi decorati con meda-glia d’oro Capitano Franco Briolini coman-dante della 49ª compagnia del battaglione ValCamonica del 5° Alpini, il Tenente CappellanoDon Giovanni Brevi del Battaglione Val Ci-smon del 9° reggimento alpini, il SottotenenteLeonida Magnolini del 2° artiglieria GruppoBergamo, sarebbe riduttivo. Ricordare con loro i 35 bergamaschi decoraticon medaglia d’argento, i 65 decorati con me-daglia di bronzo, i 92 decorati con croce diguerra al Valor Militare sarebbe ancora ridut-tivo.Oggi siamo qui per ricordare tutti i bergama-schi che hanno partecipato, loro malgrado,alle operazioni belliche in terra di Russia. Al-pini Bergamaschi giunti in Russia nel febbraio1942 con il battaglione sciatori Monte Cervinoe poi nell’estate del ‘42 con i battaglioni Mor-begno, Edolo, Tirano e con gli artiglieri delgruppo Bergamo, tutti reparti inquadrati nella divisione Tridentina, oltre a tutti gli altri casualmente finiti non soloin altri reparti alpini, ma anche in reparti non alpini che hanno dovuto condividere quelle vicende. Oggi anche noi bergamaschi siamo tornati a rendere omaggio alla Madonna del Don alla quale, come dice l’attodi affidamento: “tutto il popolo degli alpini di ieri e di oggi si consacra. Sopra di esso non scenda mai la notte del-l'indifferenza, della dimenticanza e dell'incredulità”. Proprio per non dimenticare gli alpini bergamaschi hanno collocato una copia dell’icona della Madonna in una chie-setta Alpina sul Monte Castello a Miragolo di Zogno ben 40 anni fa, chiesetta che fu benedetta nell’occasione pro-prio da Padre Policarpo.

drammatica campagna di Russia, compresa quella delcappellano alpino Padre Giovanni Brevi. Infine, davanti all’altare dove si trova la preziosa icona, siè svolta la solenne cerimonia dell’offerta dell’olio (offertanon solo simbolica, poiché è un concreto contributo allachiesa dei Cappuccini) e la lettura da parte dei presidentidi Bergamo e Gorizia dell’Atto di affidamento degli alpinialla Madonna del Don, che non è altro che una preghiera:« Maria, Madre del Signore Gesù, Signora della neve edelle montagne. In quest'ora di letizia e di grazia, in cui anome delle due sezioni di Bergamo e di Gorizia, abbiamoofferto l'olio della lampada che arderà per tutto l'anno anome di tutti gli alpini caduti sui diversi campi per l'adem-pimento del dovere e di quelli che servono ora la patria(...) A te, Madre del Don, tutto il popolo degli alpini di ierie di oggi si consacra. Sopra di esso non scenda mai lanotte dell'indifferenza, della dimenticanza e dell'incre-dulità (...) Ci affidiamo a te, vigila su tutti noi e in partico-lare sui nostri alpini impegnati al di là dei nostri confini.Essi si muovono senza odio orancore alcuno, nell'unicaprospettiva della pace. »

Luigi Furia

Davanti alla Madonna del DonRICORDATI I CADUTI E I REDUCI DI RUSSIAIl discorso del presidente Carlo Macalli

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ezzo secolo di testimonianza alpina e cristiana altempo stesso. Una storia di amor patrio e di fedescolpita dalle penne nere sui ghiacciai dell’Ada-

mello. Quest’anno il pellegrinaggio ha assunto un significatoancor più intenso, non solo e non tanto per la ricorrenza delcinquantesimo, ma perché spiritualmente Gianni De Giuli è tor-nato ad inerpicarsi in testa alle penne nere verso il rifugio Ga-ribaldi. Infatti a due anni dalla sua scomparsa, il pellegrinaggioè stato dedicato al presidente storico dell’Ana della Valcamo-nica. Negli anni Settanta fu lui, nipote dei fratelli Calvi, a darevita - con Sperandio Zani, Giorgio Gaioni e Luciano Viazzi - al-l’evento che è diventato uno dei momenti di spiritualità più in-tensi della vita associativa degli alpini.Venerdi 26 luglio dal versante trentino sono salite tre colonnecon 62 penne nere, mentre dalla Valle Camonica hanno presol’avvio altre nove colonnne con 420 alpini. Mentre da martedì, lungo il sentiero numero uno dell’alta via dell’Adamello,era già in marcia una colonna di 36 pellegrini partiti dal rifugio Bazena. Ci sono poi state venti persone, fra militari ita-liani e tedeschi e alpinisti esperti, che hanno raggiunto la cima della montagna per collocarvi una grande bandiera tri-colore. A far parte dei pellegrini c’era pure una delegazione di alpini bergamaschi con in testa il presidente Carlo Macalli.Le dodici colonne si sono incontrate sabato mattino alla chiesetta vicina al rifugio Garibaldi; qui i due presidenti, Gia-como Cappellini dell’Ana Vallecamonica e Maurizio Pinamonti dell’Ana di Trento, hanno tenuto i discorsi commemo-rativi e subito dopo il cardinale Giovanni Battista Re ha celebrato la S. Messa.Al sabato sera tutti sono scesi a Temù dove, la domenica, si è tenuta la cerimonia conclusiva del pellegrinaggio con l’al-zabandiera e la sfilata al ritmo dettato dalla fanfara alpina della Taurinense, seguita da picchetti di militari italiani e te-deschi, da gonfaloni di comuni camuni e trentini, dal labaro nazionale Ana, numerosi vessilli sezionali e migliaia dipenne nere. Al termine, dopo il saluto del sindaco di Temù Roberto Menici, ha preso la parola il comandante delleTruppe Alpine, generale Alberto Primicerj, che ha ricordato il valore del cappello alpino oggi, «portatore di pace traquelle popolazioni che senza parlare gridano “abbiamo bisogno di voi”, e portatore di solidarietà grazie alle penne nerein congedo riunite nelle fila dell’Associazione nazionale alpini». Il presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero, hasottolineato: «Alpini testardi come i nostri muli; tenaci come quei reduci che con la loro presenza portano la testimo-nianza di una lontana sofferenza; caparbi come quei 500 pellegrini e oltre che in questi giorni hanno percorso i sentieridel massiccio dell’Adamello». Infine la celebrazione eucaristica officiata dal mons. Angelo Bazzari, presidente dellaFondazione don Carlo Gnocchi.Belle giornate vissute intensamente al cospetto dell’Adamello, giornate della memoria in luoghi che trasudano storia, undevoto pellegrinaggio che sembra la metafora della vita che, ora come allora, va affrontata con spirito alpino.

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ltre sessanta tra alpini, autorità reli-giose e civili non hanno mancatol’appuntamento annuale che si svolge

in quota per commemorare i 24 Alpini scom-parsi sotto le due valanghe scese 96 anni faallo Scerscen, in Alta Valmalenco.Ad organiz-zare la commemorazione il Gruppo alpini diLanzada, cui si sono uniti tutti i Gruppi Anadella Valmalenco con il presidente Alberto DelMartino. Presenti diversi gagliardetti della Val-malenco, ma anche da Como, da Varese, dalnostro Gruppo di Calolziocorte con il capo-gruppo Viganò e i vessilli di Sondrio, Como,Varese e Bergamo, questo scortato dal consi-gliere Giovanni Ferrari.

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50° PELLEGRINAGGIO IN ADAMELLODedicato a Gianni De Giuli

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50° PELLEGRINAGGIO IN ADAMELLO

96° DELLA SCIAGURA DELLO SCERSCEN

ono stati più di una trentina gli alpini bergamaschi chesi sono recati in Russia per festeggiare il 20° dell’inau-gurazione dell’asilo di Rossosch, insieme ad oltre 400penne nere provenienti dalle altre sezioni. La delega-

zione era guidata dal presidente nazionale Sebastiano Faverocon a fianco il nostro Giorgio Sonzogni, consigliere nazionalee responsabile della commissione Rossosch.

Cronaca del pellegrinaggioQuesta in sintesi il diario del pellegrinaggio in terra di Russiaper il 20° della costruzione dell’asilo di Rossosch ed il 70° dellabattaglia di Nikolajevka. 18 settembre - Partenza da Via Gasparini per l’aeroporto e ar-rivo a Mosca; visita alla capitale: Metropolitana, Piazza Rossa,Grandi Magazzini GUM.19 settembre - In serata partenza da Mosca per Rossosch contreno speciale riservato ai 400 circa alpini. Sistemazione incompartimenti da 4 posti letto.20 settembre - Arrivo a Rossosch in mattinata e smistamentodei 400 ospiti in pullman e prima visita ai luoghi di guerra; sostasulle rive del Don con lancio di una bandiera tricolore in me-moria di tutti gli alpini nel 70° anniversario della ritirata; tra-sferimento presso il cippo a quota “Pisello” dove si dominatutto il campo di battaglia difeso dalla Julia per oltre un mese;cerimonia con autorità e deposizione di fiori alla stele in omag-gio ai Caduti russi. Sempre in Pullman abbiamo risalito tutto ilfronte difeso dalle tre Divisioni alpine fino al caposaldo “MonteBianco”, pertinenza del btg. Val Chiese. Pernottamento a Ros-sosch presso “La Casa dello Studente”.21 settembre - Giornata dedicata alle commemorazioni: 20°di fondazione dell’Asilo Infantile Sorriso e 90° della battaglia diNikolajewka. In apertura la S. Messa; pre-senti il labaro nazionale, numerosi vessilli egagliardetti, tra cui il nostro vessillo sezio-nale e i gaglierdetti dei gruppi di Comen-duno, S. Pellegrino, S.Paolo d’Argon e altri.22 settembre - Ricognizione nelle zone sto-riche della ritirata a partire da Popowka, Ko-panki, Postojali, Nikitowka, Arnautowo,Nicolajewka ora Livenka. S. Messa al cippodel Memoriale italiano sul luogo di unafossa comune che ha raccolto le salme deinostri alpini e di militari russi; presenti la-baro, vessilli e gagliardetti. Trasferimento alfamoso sottopasso ferroviario con cerimo-nia e deposizione di fiori alla lapide che ri-corda quelle epiche gesta.23 settembre - Arrivo a Mosca in treno daRossosch. Mattinata dedicata alla visita al Cremlino, poi tra-sferimento al treno per San Pietroburgo.24 e 25 settembre - San Pietroburgo, vecchia capitale zarista,pulita e lucida per accogliere e meravigliare i turisti. Visite d’ob-bligo: l’Ermitage, la fortezza dei SS. Pietro e Paolo, il vecchio ar-senale, l’incrociatore Aurora, che sparò sui palazzi del poterezarista dando il via alla Rivoluzione d’Ottobre, il rompighiac-cio Krassin legato alla disavventura del dirigibile Italia di No-bile. Di seguito imbarco per rientro in serata a Bergamo.Ricordi del viaggio - Sono stato affascinato non tanto dallosfarzo delle due metropoli visitate, ma dalla steppa fatta ancoradi piste che tagliano a metà i piccoli villaggi, le balke, i calan-

chi, le isbe ancora con i tetti di paglia (poche), riportandomiindietro nel tempo, a quando i reduci ci raccontavano le lorotragiche avventure del lontano 1943.

Pierluigi Dall’Angelo

Una testimonianza particolareÈ stato un pellegrinaggio particolare, “unico” proprio per i luo-ghi visitati : dal fronte di Belogorje dove era appostato il Batta-glione Edolo della Tridentina (le alture della zona portanoancora i segni delle buche e dei camminamenti degli alpini),alla famosa ansa del Don, alla chiesa di Basowka utilizzata dainostri alpini, bergamaschi e bresciani, come osservatorio stra-tegico per il controllo del fiume.Proprio in questa chiesa abbiamo apposto una piccola lapidedonataci con gran cuore dagli alpini di Azzone di Scalve (Bg)

per commemorare, attraverso una commossacerimonia, l’alpino ventunenne Giovanni Mo-relli la cui morte è qui “graffiata” sul muro del-l’abside della chiesa con tutti i suoi dati: “Alpino Morelli Giovanni nato ad Azzone diScalve il 5-1-1921 figlio di Gregorio e SantiPaola morto per la Patria 2-12-1942 FronteRusso. Viva i Veci del Quinto”.È stato un gesto semplice ma toccante, allapresenza dei gagliardetti della sua Terra, cheha voluto così ricordarlo e pregare per lui,come per tutti i suoi giovani compagni mortiper la Patria in un luogo tanto lontano, sper-duto e ostile…Significativa è stata anche la de-posizione qui vicino nelle acque del Don diuna corona di fiori con le coccarde delle ban-diere russa e italiana per la commemorazione

di tutti i defunti di entrambi gli schieramenti… Le celebrazioni all’asilo di Rossosch insieme a tutti gli altripellegrini con la S. Messa e la visita al sottopasso di Nikola-jewka hanno completato il nostro viaggio della memoria, giàcarico di forti emozioni. Non ultimo per importanza ricor-diamo la visita iniziale a Tambov dei cimiteri italiani, della“foresta di Rada” e di uno dei tanti gulag dove vennero in-ternati migliaia e migliaia di prigionieri di guerra. Per non di-menticare l’assurdità della stessa, con le sue atrociconseguenze e onorare oggi, e sempre, tutti i caduti per laPatria.

Giuseppe, Zaira, Samuela

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L’asilo di RossoschUN “SORRISO” LUNGO VENT’ANNI

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RITORNO A CASAono tornati! Dopo ben sessantotto anni dalla finedella seconda guerra mondiale, sono ritornati acasa. Sono ritornati in quella terra che lasciaronoper la guerra, giovani, nel fiore degli anni, ma

non vi fecero mai ritorno lasciando nel lutto e nella di-sperazione i propri familiari; ora potranno finalmente ri-posare in quei luoghi che furono a loro cari. E` stata una cerimonia semplice, austera e velata dallacommozione quella di giovedì 26 settembre, svoltasipresso la sede del 3° Rgt. “Aquila” dell’Aviazione del-l’Esercito, nell’area dell’aeroporto di Orio al Serio.Diciotto piccole casse ricoperte dal tricolore (14 berga-maschi) erano allineate nell’affollato salone riunionidella base, che a fatica ha accolto gli intervenuti a que-sto evento; salme rimpatriate dopo l’ esumazione dalCimitero Militare di Amburgo a cura dell’Associazionefamiglie dei Caduti e dispersi in guerra che molto hafatto perché ciò avvenisse. Soldati, combattenti di varie Armi e Corpi, nostri fratellibergamaschi che hanno sacrificato la loro vita per il do-vere, per la Patria, riposeranno in pace nella loro terrad’origine. Erano alpini: Offredi Giacomo di Peghera,Pezzoli Santo di Leffe, Rota Gaspare di Roncola, Medo-lago Luigi, Medolago Pietro e Ripamonti Mario di Pa-lazzago. Gli altri reduci rispondono ai nomi di: GueriniBonaventura di Vertova, Angeloni Ismaele di Seriate,Martinelli Battista e Beretta Giuseppe di Romano L.,Magni Luigi di Calusco, Agoni Antonio di Schilpario,Bertoletti Giulio di Caprino B.sco, Madona Aldo di Bot-tanuco. Rappresentanti del Comune e della Provincia diBergamo, militari in servizio, Sindaci coi gonfaloni deipaesi dei nostri reduci, parenti e familiari, Associazionid’Arma con bandiere e labari, cittadini, hanno ascoltatobrevi e commoventi allocuzioni cui ha fatto seguito labenedizione delle salme da parte del cappellano mili-tare don Fabio Locatelli e la Preghiera del Caduto inguerra; un picchetto armato presentava le armi e latromba intonava tristemente il silenzio. Il comandante del 3° “Aquila” col. Daniele Durante,mentre lo speaker declamava uno per uno i nomi deiReduci, consegnava nelle braccia dei familiari la cas-

setta con le spoglie. La Sezione di Bergamo non potevacerto mancare a questa doverosa cerimonia, erano pre-senti: il Vessillo sezionale con l’alfiere Finotto, capi-gruppo e gagliardetti dei paesi di provenienza deireduci, il presidente Macalli, i vice Arnoldi e Granelli, ilsegretario Bertuletti, i consiglieri Persico e Venturi e loscrivente. E sempre per quanto riguarda il rimpatrio dei caduti, gio-vedì 3 ottobre presso il Cimitero monumentale di Ber-gamo si è svolta una semplice cerimonia per il rientrodalla Germania delle spoglie del caduto Giulio Sirtoli diCittà Alta; presenti il Vessillo sezionale con il vicepresi-dente Granelli, una dozzina di gagliardetti, alpini, labarie rappresentanti di varie associazioni d’arma, parenti efamiliari.Analoghe cerimonie si sono svolte a Almenno San Sal-vatore, Casnigo,Costa Volpino, Cenate Sotto, Grumellodel Monte, Leffe e Palazzago dove era presente il Co-mandante del 5° reggimento Michele Biasiutti ed un pic-chetto armato.E’ certo una cristiana ed umana consolazione per i pa-renti, per i familiari e i compaesani, che hanno attesoper anni il ritorno del loro congiunto, del loro amico, dipoter finalmente recare un fiore, di poter recitare unapreghiera ed anche di piangere sulla loro sepoltura.

Raffaele Vitali

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alazzolo sull’Oglio 27/28/29 Settembre 2013È domenica pomeriggio, sul piazzale del Mer-cato di Palazzolo, che funge da campo base, ci

sono i saluti finali. Tutto è andato bene. Alcuni disguidi,ma tutto è stato risolto all’alpina e non si è fatto malenessuno. L’organizzazione dell’esercitazione era ini-ziata molto tempo addietro, già a primavera. Durantel’estate c’erano stati incontri di raggruppamento e so-praluoghi nei cantieri con i capinucleo per preparare almeglio l’esercitazione. Venerdì pomeriggio già alcuni nuclei erano presenti alcampo base per predisporre l’attendamento, così comei componenti della segreteria, delle TLC e delle squa-dre antincendio. Seguiva un sopraluogo con alcuni re-sponsabili per verificare la numerazione dei cantieri econfermarne l’organizzazione. Sabato mattino presto,sono arrivati sul posto i mezzi dei volontari. Come alsolito alcune situazioni vanno risolte al momento. Alle 7,00 si iniziava. L’intera operazione riguardava icomuni di Palazzolo, Pontoglio, Urago, Rudiano, Ca-stelli Calepio e Cividate al Piano. I campi della nostrasezione erano due. Uno dislocato lungo il lato sinistrodel fiume Oglio, in territorio bresciano. Qui opera-vano 13 cantieri con 407 volontari. L’altro lungo lasponda destra in territorio bergamasco, in comune diCastelli Caleppio nella zona di Cividino. Qui c’erano2 cantieri con 59 volontari. Il lavoro consisteva nel ta-glio di piante, di rovi e cespugli vari. Tutto questo lungole sponde del fiume in modo che le acque, di even-tuali piene, possano defluire senza ostacoli. In unpunto molto critico sono dovuti intervenire i rocciatorialfine di tendere corde quali linee vita.La visione globale era coinvolgente. Tute gialle e aran-cioni occupavano tutto il territorio. La velocità dell’in-tervento è stata eccezionale, tanto che alle tredici molticantieri avevano terminato il lavoro. Solo sul territoriodi Cividino si è finito alle quattordici e oltre per ca-renza di volontari in considerazione dell’ampiezza deicantieri. Durante i lavori hanno fatto visita ai cantieri ilpresidente Macalli, il vice Frigeni e il già presidente

Sarti, rimanendo entusiasti e soddisfatti del lavoro deivolontari.Al termine dei lavori - da un sopraluogo dei Vigili delFuoco, della Guardia Forestale, e del coordinatore del2° Raggruppamento Avietti, del sindaco di Palazzolo edi alcuni capocantieri si riscontrava la pericolosità, incaso di piene, dall’accumulo delle ramaglie in unluogo lungo il fiume. Alle 14,30 si decideva di proce-dere alla rimozione delle stesse. Pranzo velocissimo equindi ancora lungo il fiume. Arrivava un mezzo mec-canico a supportare una quarantina di volontari ber-gamaschi e bresciani, che in circa tre ore sono riuscitia spostare completamente le ramaglie. Sempre al sa-bato pomeriggio alcune specialità della protezione ci-vile hanno proceduto ad azioni dimostrative allapopolazione e alle scolaresche. Entusiasmante la di-scesa dei rocciatori dalla torre civica simbolo di Pa-lazzolo.Finalmente, alle 19 riunione di de-breefing presenti di-verse autorità sia civili che di P.C. tra cui il coordina-tore di Raggruppamento Avietti, il coordinatorenazionale Bonaldi e l’assessore alla P.C. della RegioneLombardia Simona Bordonali. Domenica mattina riu-nione finale con i dovuti ringraziamenti a tutti i volon-tari e consegna degli attestati di partecipazione.Quindi corteo verso il monumento ai Caduti e S.Messa nella parrocchiale di Palazzolo sull’Oglio. Unbuon pranzo al campo base chiudeva questa fatico-sissima ma meravigliosa avventura.

Giovanni Ferrari

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FIUMI SICURIRipulite le sponde dell’Oglio

Esercitazione di Protezione Civile

Alcuni numeri: Volontari n° 466, alpinisti n° 25, supporto n° 7 eTLC n° 3 per un totale di 501 persone. Complessivamente, durante tutta l’operazione e intutti i campi proposti, hanno partecipato circa1.300 volontari tra alpini e altre organizzazioni divolontariato.

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orizia, settembre 2013

Nei giorni dal 3, 4 e 6 settembre si è svoltapresso la sezione di Gorizia, organizzato dall’Ana,il 28° congresso della Federazione dei Soldati diMontagna IFMS, mentre il 5 settembre l’associa-zione 132° Gorb della Slovenia ha organizzato la27ª giornata dedicata alla memoria ed alla fratel-lanza. Presenti tutte le delegazioni: Italia, Austria,Francia, Germania, Polonia, Stati Uniti, Svizzera,Slovenia, Spagna, e l’ultima affiliata alla Federa-zione, il Montenegro. La sezione di Bergamo hapartecipato con il vessillo, accompagnato dal re-sponsabile IFMS Antonio Bombardieri e dall’alfiereAlberto Bono; Alessio Granelli ha portato lo sten-dardo della Federazione e la bandiera IFMS del-l’Ana. La delegazione nazionale Ana era presenteal completo con il presidente IFMS Renato Cisilin,i consiglieri Curasì, Spreafico, Vercellino, e i mem-bri esterni Granelli e Perosa.Si sono svolte due riunioni di lavoro dei delegati eun’assemblea generale. Si sono visitati il MuseoAlpini di Borgo Castello a Gorizia e la Fortezza diPalmanova con omaggio floreale al nuovo monu-mento IFMS; sono state deposte corone d’alloro alSacrario di Redipuglia e al Cimitero austro unga-rico di Fogliano. Giovedì 5, tappa in Slovenia aKoboric (Caporetto), con visita allo storico Museoe omaggio al Sacrario con deposizione di una co-

rona; poi al monumento di Log Pod Marganton concamminata lungo il sentiero della pace e visita allafortezza de Cluse, una volta era la ”Fronte Giulia“ove si sacrificarono migliaia di soldati degli eser-citi belligeranti. Di seguito rientro in Italia a Civi-dale e visita alla caserma Francescotto, sededell’8° Reggimento Alpini della Brigata Julia condeposizione di una corona al monumento dellagloriosa Brigata. Venerdì 6, giornata conclusiva dei lavori con l’am-missione ufficiale del Montenegro, come nuovo fe-derato, premiazioni con diploma d’onore emedaglia al merito ai delegati che si sono distintiper impegno e costanza nell’IFMS, per l’Ana aLucio Vadori. Infine la comunicazione che il 29°congresso 2014 è stato assegnato alla Svizzera adAndermat, mentre il 30° (2015) sarà ospitato dal-l’associazione del Montenegro. Al pomeriggio vi-sita ai luoghi della Grande Guerra, sui sentieri delCarso e monte Sabotino.Le giornate del 28° Congresso ci hanno portato aconoscere luoghi sacri e rivivere gli eroismi di queitragici periodi, ad onorare il valore di soldati e ci-vili di ogni nazionalità al fine di valorizzare il pro-fondo significato della memoria storica che èmonito ed impegno per perseguire e tramandareun futuro di pace e fraternità.

Antonio Bombardieri

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28° Congresso I.F.M.S.UN MESSAGGIO DI FRATERNITÀ

Onori al Sacrario di Redipuglia

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i chiamo il dovere, trovaste l’orrore, vi so-stenne l’amore»: poche parole incise su unamedaglia, quella che gli alpini ricevettero perl’opera di soccorso compiuta dopo l’immane

tragedia del Vajont. Tra quei soldati di leva che dalle casermealpine furono mandati subito dopo l’onda di acqua e fangoche spazzo via Longarone, Erto, Casso e Castellavazzo ci fu-rono tanti giovani bergamaschi. Ai loro occhi si presento ve-ramente l’orrore che e rimasto impresso nelle menti e neicuori per tutti questi lunghi 50 anni. Nessuno di loro ha di-menticato. «Per me e impossibile dimenticare, ho compiuto 22 anniproprio il 9 ottobre del 1963 - racconta Guglielmo Redondidi Ponte San Pietro -. Ero nella caserma Fantuzzi a Belluno.Fummo tra i primi ad arrivare poco dopo le undici. Partimmoarmati perche in un primo momento si penso ad un atten-tato, erano gli anni in cui gli altoatesini facevano saltare itralicci». Nei primi giorni si temette anche che la diga po-tesse crollare: «Sarebbe stata un’altra strage tra i soccorritoriperche noi eravamo li sotto» aggiunge Redondi. AncheAdriano Sergio Pezzotta di San Paolo D’Argon era in questoprimo gruppo di alpini della Cadore: «Non si poteva prose-guire con i camion, la strada non c’era piu, e non avevamomezzi per illuminare. All’alba vedemmo un disastro inim-maginabile: era un deserto. In piccoli gruppi cominciammoa ricercare le persone e raccogliere gli oggetti». Edoardo Vanotti di Brembilla prestava servizio mili-tare nel Genio alpino di Bressanone: «Arrivati, faripotenti illuminavano di fronte alla diga un’im-mensa distesa di fango che tutto aveva tra-volto. Gli autisti come me dovevanoinizialmente aspettare al camion, poi sonostati coinvolti nelle azioni: tutti insiemeaiutavamo a recuperare i morti. Sono im-magini ancora vive, impresse nella me-moria, quelle di cadaveri galleggianti nelfango». In una lettera datata 11 ottobre 1963 in-dirizzata a Lina, che sarebbe poi diventatasua moglie, il giovane Adriano (che a casachiamano Sergio) scrive: «Dopo un’ora era-vamo gia sul luogo del grande disastro maivisto davanti ai miei occhi, non saprei descrivertiquanto ho visto, ti dico di aver visto morti, morti emorti e morti, non ho mai pianto da tutto il tempo che sonostato lontano da te, ma oggi sono stato costretto». La mortee il primo impatto duro che Lorenzo Magni del 5° Alpini haquando arriva a Longarone il 10 ottobre: «Mi sono sentitoquasi male, il primo giorno e stato terribile. Ci hanno messoa scavare e abbiamo estratto dal fango una gamba, solo unagamba con la scarpa. Avevamo pale e picconi, niente guanti.Dopo il lavoro si faceva una fila per disinfettare le mani, e al-trettanto per mangiare una gavetta di pasta». Poi Magniviene spostato alla costruzione di un ponte sul Piave per col-legare una frazione isolata; li ritrova un compaesano di Ca-lusco d’Adda, Giancarlo Colleoni: «Sono rimasto li 21giorni, si scavava nel fango, c’era gente che piangeva.

Un’esperienza che non si dimentica». Vittorio Marconi, originario di Alzano Lombardo (ora abitaa Sarnico), era nella Cadore: «Non era facile organizzare isoccorsi, non c’era ancora la Protezione civile». Tutti sidanno da fare, ma non si e mai preparati a certe situazioni:«La prima volta che ho visto un corpo estratto - rammentaMarconi - mi sono quasi sentito male. E poi c’erano i parentiche arrivavano da lontano, dall’estero, e non trovavano piu

nulla. Per orientarsi tenevano il riferimento del pavimentodella chiesa». C’e chi si aggira nel deserto di fango

alla ricerca di un segno del paese che non c’epiu. «Una scena - racconta Redondi - mi esempre rimasta negli occhi: a 5 giorni dalladisgrazia, mentre stavamo scavando, unaragazza si e avvicinata, aveva una valigiain mano, lo sguardo vuoto. Le abbiamochiesto se potevamo aiutarla. Ha rispo-sto solo che aveva perso 12 personedella sua famiglia. Lei si era salvata per-che era a servizio in un paese del vene-ziano. Ancora adesso mi viene la pelled’oca». Tra i racconti di questi uomini, che a soli

vent’anni si sono trovati in mezzo alla trage-dia, colpisce un’osservazione sui superstiti: «Le

persone rimaste non volevano che ce ne andas-simo. Noi siamo partiti di notte, per non farci vedere.

Ci volevano li, come se avessero paura di essere abbando-nati, di essere lasciati soli» ricordano Colleoni e Redondi.Loro, i sopravvissuti, non hanno mai dimenticato i loro soc-corritori. Anche lo scorso 15 settembre li hanno invitati allagiornata a loro dedicata che si svolge ogni cinque anni. NelNatale del 1963 i superstiti dedicarono queste parole ai soc-corritori: «Siate benedetti voi che ci soccorreste nella tribo-lazione e ci infondeste coraggio quando ci stringeva ilterrore e cercaste e seppelliste e foste i nostri fratelli quandotutto era crollato intorno a noi»

da L’Eco di Bergano del 9/10/2013)

Laura Arnoldi

L’ORRORE DEL VAJONTLa testimonianza di alpini bergamaschi

A 50 anni dalla tragedia

Guglielmo Redondi

VittorioMarconi

Adriano SergioPezzotta

LorenzoMagni

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CORI E FANFARE ALPINEIL CORO ALPINI “VALCAVALLINA”Il Coro Alpini “Valcavallina” è nato a Berzo S. Fermo nel1990 dall’iniziativa di alcuni amici del canto alpino, po-polare e di montagna, per lo più aderenti al localeGruppo Alpini di Borgounito. Attualmente è compostoda una quarantina di cantori. Il nome “Valcavallina”vuole sottolineare l’aspetto sovraccomunale del grupponel quale, alla maggioranza dei componenti di BerzoS.Fermo, se ne sono via via affiancati altri, provenientidai paesi dell’omonima valle. Il Coro ha partecipato adiverse Rassegne corali prevalentemente nella provin-cia di Bergamo e in Lombardia ma ha realizzato anchedelle trasferte in altre regioni italiane. Ha poi avuto oc-casione di cantare in diversi paesi europei per lo più suinvito dei Circoli Bergamaschi nel mondo. Dal 2000 haofferto ininterrottamente il suo contributo canoro du-rante le Adunate Nazionali Alpine. Ha realizzato due CD, il primo nel 2003 che si intitolaContrade, Valli e Montagne in…cantate, il secondo nel2011 e ha come titolo Cuore Alpino. Il Coro fa parte,oltre che dell’A.N.A. di Bergamo, anche dell’U.S.C.I(Unione Società Corali Italiane) sezione di Bergamo. IlCoro è diretto da Mario Valceschini.

FANFARA ALPINA DI SCANZOROSCIATENata nel 1953 per volontà dell’allora capogruppo Magg.Galimberti, la fanfara del Gruppo alpini di Scanzoro-sciate rappresentava un vero motivo di orgoglio, soprat-tutto per il suo fondatore. Egli, infatti, aveva contribuitopersonalmente all'acquisto delle divise, nonché deglistrumenti; pagando inoltre tutti i trasferimenti nelle lo-calità ove era chiamata ad esibirsi. Sorta dapprima conpochi elementi, la fanfara riscosse sempre più successi,arrivando ad essere la fanfara della sezione di Bergamo,richiestissima in molte manifestazioni. La sua prima uscita fu a Roma nel 1954. Alla sua dire-zione si avvicendarono i maestri Zini, Tassis, Zanchi,Pelliccioli e ancora Zini. Purtroppo, venendo meno leenergie e le forze del suo animatore, il Magg. Galim-berti (capogruppo fino al 1962), anche la fanfara de-cadde, fino ad essere sciolta nel 1959. Col passare deglianni, si faceva sempre più vivo il desiderio di far rina-scere la fanfara, che nel 1970 fu ricostituita sotto la di-rezione del maestro Giovanni Zini. L'impegno e lasolidarietà degli alpini la fece crescere velocemente,

tanto che, dopo circa tre mesi, fu in grado di partecipareall'adunata nazionale di Brescia. Da allora ha continuato a crescere, partecipando anchead alcune manifestazioni internazionali in Svezia, Sviz-zera e Belgio. Nel 1977 il maestro Zini cede la direzioneal maestro Zanchi, a cui seguono i maestri Persico, Bru-setti e l'attuale Acerbis.Da alcuni anni poi, quella che si era caratterizzata peressere l'unica fanfara bergamasca rigidamente compo-sta da elementi maschili, si è aperta ad includere ele-menti femminili. Tuttavia lo spirito e la dedizione deisuonatori non sono mutati, così come da tempo resistela scuola allievi che ogni hanno prepara i giovani ad en-trare nell'organico ufficiale della fanfara che ne assicurail futuro. Attualmente ha un organico di 60 elementi edha una sua propria organizzazione data da un presi-dente, un consiglio, uno statuto tutti direttamente seguitidal capogruppo del Gruppo Alpini di Scanzorosciate.La fanfara inoltre è stata “adottata” dalla Amministra-zione comunale quale elemento attivo nelle manifesta-zioni culturali del paese ed è motivo di orgoglio dellacittadinanza tutta.Email: [email protected] web: www.alpiniscanzorosciate.itMaestro: Acerbis FrancescoPresidente: Riva Roberto, cell [email protected] segretario: Vitali Giovannicell 340.5462610 - [email protected]: Via Don Giacomo Pezzotta - Scanzorosciate /Bergamo

Fanfara di ScanzorosciateFanfara di Scanzorosciate

Il Coro ValcavallinaIl Coro Valcavallina

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CASA ALPINI DI ENDINE GAIANOGuppi:BG- CITTA’ ALTACARVICOCERETE ALTOCIVIDINO QUINTANON.N.OSSANESGAPETOSINOSPIRANOTELGATETORRE DE’ ROVERIVALBREMBOZONA 25 e CURNO

TERREMOTATI DELL’EMILIA ROMAGNAGruppi:PEDRENGOVALBREMBOSPIRANO (versati direttamenteal Comune di Gonzaga MN)

MUSEO SEZIONALEGruppi:CIVIDINO QUINTANOCOMUN NUOVOMAPELLO (80° di Fondazione)MOZZANICA (in memoria Alpino Vilmo Rossini)TORRE DE’ ROVERI

AVVICINAMENTO DEI GIOVANI ALLAMONTAGNA - SAN CANDIDO 2013Gruppi:COMUN NUOVOZONA 25 e CURNO

ASSOCIAZIONE PAOLO BELLIGruppi:CARVICO (versati direttamente)OSSANESGA (versati direttamentePETOSINO (versati direttamente)

ISTITUTO MARIO NEGRI DI BERGAMOGruppo:CARVICO (versati direttamente)

FONDAZIONE DON CARLO GNOCCHIGruppi:CARVICO (versati direttamente)PETOSINO (versati direttamente)

ASSOCIAZIONE ONLUS”MISERICORDIA”di BORGO A MOZZANO (LU)Gruppo:TREVIOLO (versati direttamente)

SANTUARIO DI PERELLOGruppi:ZONA 25 e CURNO (versati direttamente)

290,00500,00500,00500,0011,50

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imboli della tragedia che genericamente viene indicata col termine foibe, Monrupino e Ba-sovizza sono ora nomi piuttosto noti, ma negli anni Cinquanta quasi nessuno, oltre a qual-che alto grado dei servizi segreti italiani e pochi altri individui tenuti al segreto militare,aveva mai sentito parlare di quei luoghi, né tanto meno della tragedia che nascondevano.

Con la pubblicazione del suo “1957. Un alpino alla scoperta delle foibe” (Gaspari editore 2013),Mario Maffi, il giovane sottotenente allora incaricato della prima, segretissima missione di esplo-razione in quello che scoprirà essere un vero e proprio inferno sotterraneo, racconta la sua espe-rienza di testimone diretto e solitario. Siamo nell’ottobre del 1957. In virtù della sua esperienza inspeleologia, “capace di muoversi fotografare e rilevare in grotte”, l’alpino Maffi (di stanza a Me-rano) è inviato sul confine nord-orientale a fare dei sopralluoghi presso le foibe di Monrupino eBasovizza, in primo luogo. L’operazione, ad alto rischio, è coperta dal segreto militare. Trieste ètornata sotto la sovranità italiana da soli due anni e si teme di poter dare adito a nuovi fermenti.La ricerca arriva poi probabilmente a sfiorare il confine jugoslavo (allo stesso Maffi non è dato sapere perché viene condottoa più riprese in luoghi che non riesce a identificare), e qualcosa trapela, tant’è che ne arriva notizia anche ai giornali. È al-lora che viene bruscamente interrotta. Di quanto scoperto, Maffi non è autorizzato a rivelarlo ad alcuno. Si limita dunque afare quello che può e che deve fare: chiudersi in camera oscura per sviluppare il materiale fotografico raccolto, per conse-gnarlo poi insieme una dettagliata relazione ai suoi superiori. Oggi, a distanza di più di cinquant’anni, dalla memoria di Maffinasce uno scritto nitido e del tutto privo di retorica, che si rivela cronaca di un’esperienza straordinaria, nel suo orrore, e in-sieme testimonianza dolorosa ma necessaria, per chi ne è stato protagonista e per tutti.

r.g.

UN ALPINO ALLA SCOPERTA DELLE FOIBE

DONARE VUOL DIRE AMARE

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li Alpini sono a Bergamo ormai da tempo,apprezzati per il servizio “strade sicure”, lacittà e l’hinterland sono i luoghi in cui li si

può incontrare, non certamente sui monti come con-verrebbe a reparti che in tale ambiente dovrebberoessere presenti, non fosse altro che per il nome.Fin dall’adunata 2010 stavamo chiedendo ai Co-mandi interessati di potere ospitare nella nostra pro-vincia un Reparto almeno per quello che noiabbiamo conosciuto come campo estivo o escursioniestive.Dopo vari rinvii, dovuti alle esigenze di servizio, fi-nalmente gli Alpini sono tornati. Base a Clusone, unplotone di Alpini da poco giunti al 5° Reggimento Al-pini, preceduti da una aliquota di Alpini guidati dalCapitano Massimi che hanno istallato le strutture lo-gistiche di servi-zio, sono giunti aClusone.Per essere certi diavere gli Alpini aClusone avevamoanticipato la pre-parazione delcampo. A ripulire l’areada rovi, stenderela ghiaia perchiudere qualchebuca sulla stradae spianare alcunidossi è stato com-pito di alcuni Al-pini dei Gruppidel l ’a l t ip iano,Clusone in testa,sotto la guida di Aldo Consonni, cui non difettanocertamente capacità, disponibilità e soprattutto de-terminazione. Alla Protezione civile sezionale il com-pito di predisporre gli allacci ai servizi tecnologici edi istallare i container per i servizi e la cucina. Man-zoni, Granelli e collaboratori hanno risolto i problemiin modo egregio, nell’area resa disponibile da PadreArturo della Casa dell’Orfano che ha consentito di ef-fettuare anche gli allacci ai servizi tecnologici neces-sari. Disponibilità di cui sapremo ricordarci a tempodebito. La presenza del 5° ha interessato diversi comuni. Clu-sone, ove è stata allestita dal Reparto una mostra dimezzi, materiali ed atrezzature in una piazza; Onoreove Alpini del 5° e personale ANA hanno organiz-zato una giornata di arrampicata per i ragazzi nellapalestra di roccia; Castione della Presolana ove si è

tenuto un concerto del Coro Brigata Alpina Triden-tina in congedo attivato dal personale del Reggi-mento. Infine i Comuni di Fino del Monte e Rovettahanno visto la presenza del Reparto in armi alla ce-rimonia tenutasi al termine della presenza del Re-parto. Non è possibile dimenticare il CAI, nella persona diPiermario Marcolin, Presidente dell’Associazioneche ha consentito agli Alpini di essere ospitati al Ri-fugio Mario Merelli al Coca, per il pernottamento du-rante la percorrenza del sentiero delle Orobie, con ladisponibilità dei gestori del rifugio.Infine numerosi Gruppi della Sezione hanno volutoospitare gli Alpini per una cena a fine del periododi permanenza. Un modo per incontrare gli Alpinidi adesso, capire cosa è cambiato, ricordare luoghi

e persone, masoprattutto perrinsaldare unvincolo mai ve-nuto meno trachi nelle ca-serme alpine èpassato e chi oravi si trova in ser-vizio. È stata un’espe-rienza cercata,voluta e sentita, ib e r g ama s ch iaspettavano diavere confermeche il loro 5° èun Reparto fortee vitale. Un Reg-gimento con cui

mantenere attiva la collaborazione che ha consen-tito di consegnare materiali e medicinali da portarein Afghanistan nel periodo di presenza in quel tea-tro.Un Reparto che pur con la presenza di Alpini pro-venienti da tutte le regioni d’Italia e non solo del ter-ritorio lombardo, continua a parlare una lingua nota,quella dell’appartenenza ad un Reggimento caricodi storia e di sentimenti di intere generazioni chehanno avuto, tanti purtroppo nella sfortuna delle vi-cissitudini della guerra, altri nel più o meno lungoperiodo del servizio militare, la possibilità di diven-tare Alpini.La narrazione della presenza del 5° in territorio ber-gamasco viene lasciata ad uno dei partecipanti, alTenente Mondin che ha guidato sui sentieri orobicigli Alpini del 5°.

GIL 5° ALPINI A BERGAMO

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ello scorso mese di luglio ha avuto luogo ilcampo estivo del 5° Reggimento Alpini sulleAlpini OROBIE a CLUSONE (BG). L’attività ha

coinvolto parte della 107^ Compagnia del battaglioneAlpini “MORBEGNO”, che ha costituito il grosso del-l’aliquota marciante, e parte della Compagnia Co-mando e Supporto Logistico.Le escursioni estive rappresentano il culmine dell’ad-destramento di specialità in ambiente montano e que-st’anno, con il suo svolgimento sulle OROBIE, hacostituito anche un “ritorno alle origini” per il 5° Reg-gimento Alpini, che per decenni ha avuto fra quellemontagne una delle sue zone di reclutamento storiche.La 107^ Compagnia Supporto alla Manovra, che nellesettimane precedenti al campo era stata rinforzata conpersonale neo assegnato alle Truppe Alpine, ha costi-tuito la “compagnia guida” dell’attività, che ha seguitol’addestramento propedeutico dei nuovi arrivati, sia dalpunto di vista della preparazione fisica che da quellodella disciplina del movimento in montagna.Durante la prima settimana è stata ripercorsa parte del-l’Alta Via delle OROBIE. Partiti da VALCANALE, gli al-pini sono passati per il rifugio ALPE CORTE, ilGEMELLI, fino al rifugio COCA e CURÒ per poi scen-dere a VALBONDIONE. Al LAGO DI COCA si è svoltauna breve cerimonia fra Alpini, sezione ANA di BER-GAMO e CAI di BERGAMO, Da Comandante della 107^ Compagnia, mi piace ri-cordare qui, con una punta di campanilismo, la pic-cola ma emozionante parentesi dell’ascesa al PIZZODI COCA, effettuata subito dopo la cerimonia assiemeall’amico Paolo VALOTI, instancabile ex presidentedel CAI di BERGAMO, conosciuto qualche settimanaprima durante le ricognizioni delle marce e con ilquale abbiamo toccato la neve in vetta alle 20 circa,mentre un bel sole estivo splendeva sulle montagnebergamasche.

Durante il fine settimana sono state svolte con l’aiutodell’ANA, del CAI, della Protezione Civile e con ilCNSAS una serie di altre attività a stretto contatto conla popolazione, come la prova di arrampicata per gio-vani e bambini, il concerto del coro della BRIGATAALPINA TRIDENTINA, la Santa Messa e la cerimoniadell’Alzabandiera. Nella seconda settimana, le attività del campo hannoinvece avuto una connotazione più propriamente tat-tica, con lo svolgimento di una esercitazione a “partiticontrapposti” nelle vicinanze di CLUSONE. La novitàrappresentata dall’area addestrativa ha reso le attivitàancora più reali.Dopo due settimane intense dal punto di vista adde-strativo e dello sforzo logistico, colgo l’occasione perringraziare l’ANA di BERGAMO e i suoi gruppi, la Pro-tezione Civile dell’ANA e il CNSAS per l’aiuto nell’at-tività di arrampicata per bambini e il supporto tecnicodurante l’attività di marcia. Ancora, il Coro della BRI-GATA ALPINA TRIDENTINA che ci ha allietato con isuoi canti.Da ultimo, ringrazio a nome della mia Compagnia igestori del rifugio COCA, che ci hanno ospitato ed ilCAI di BERGAMO per il supporto tecnico nel muo-verci lungo i sentieri della montagna bergamasca.Il campo estivo a BERGAMO è stata l’occasione per ilritorno in una parte delle nostre montagne che non ve-deva un reparto alpino in attività dal lontano 1992. Il5° Reggimento Alpini, impegnato fra l’altro nell’ope-razione “STRADE SICURE”, ha finalmente potuto rac-cogliere l’invito dell’ANA di BERGAMO, svolgendo leescursioni in una delle zone “storiche” di reclutamentodel reparto, circondati dall’affetto di una popolazionelegata da sempre ai suoi alpini.

Alessandro Ten. Mondin

NCAMPO ESTIVO (ALPI OROBICHE, LUGLIO 2013)

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Condivido con tutti gli Alpini della Sezione lalettera pervenuta dal Col. Michele Biasutti,Comandante del 5° Rgt. Alpini.Non va aggiunto nulla a queste importanti edapprezzate espressioni. A noi tocca sempli-cemente continuare a fare quello che i nostriVeci ci hanno insegnato a fare, seppure con icambiamenti nel divenire dei tempi, e conti-nuare ad essere quello che siamo semprestati: Alpini.

Grazie Comandante, grazie 5° Alpini.

5° Reggimento AlpiniLa storia Il 1° novembre 1882 si forma il 5° Reggi-mento Alpini con i battaglioni "Val Dora","Moncenisio", "Valtellina". Nel 1886 i battaglioni dipendenti prendonoil nome di "Morbegno", "Tirano" ed "Edolo".Nel 1887-88 invia la 48^ compagnia in Eri-trea. Protagonista dello studio sull'adozionedel "grigioverde" ai primi del novecento conil battaglione "Morbegno" e il suo "plotonegrigio", invia nel 1911 - 12 il battaglioneEdolo in Libia.Partecipa alla Prima Guerra Mondiale dovecombatte, fra l'altro, sull'Adamello, sull'Orti-gara e sulla Baisizza. Con l'ordinamento1921 è inserito nella 2^ Divisione Alpina, poiII Raggruppamento Alpini (1923) quindi II Bri-gata Alpina (1926).Dal 1935 è inquadrato con i reggimenti 6° al-pini e 2° artiglieria alpina nella Divisione Al-pina "Tridentina" (2^), grande unità che saràsciolta il 10 settembre 1943 nella zona di For-tezza (BZ) ove si trova in riordinamento dopoil rientro dal fronte russo. Oltre alla Russia èpresente sul fronte occidentale e in Grecia.Il 5° Reggimento Alpini torna in vita il 1° gen-naio 1953 inquadrato nella Brigata alpina"Orobica" poi, con la ristrutturazione del-l'Esercito, si scioglie il 30 novembre 1975 af-fidando Bandiera e tradizioni al BattaglioneAlpini "Morbegno".Il 27 luglio 1991 allo scioglimento della Bri-gata "Orobica", passa in forza alla "Triden-tina".L'8 agosto 1992 il battaglione viene inqua-drato nel ricostituito 5° Reggimento Alpini.Nel corso del 2001, con la soppressione dellaBrigata alpina "Tridentina", il reggimento entranei ranghi della "Julia".

Medagliere del 5°Ordine Militare d’Italia conferito nel 1920(1915 - 1918 All'Arma di Fanteria)Medaglia d’Oro al Valor Militare conferita nel1947 (Fronte russo: Bassowka - Schererjb -Scheljakino - Nikitowka - Nicolajewka, ago-sto 1942 - febbraio 1943)Medaglia d’Oro al Valor Militare conferita nel1948 (Fronte Greco novembre 1940 - aprile1941) Medaglia d’Argento al Valor Militare confe-rita nel 1920 (Monte Fior - Castelgomberto,5-7-8 giugno 1916 - Al battaglione "Morbe-gno")Medaglia d’Argento al Valor Militare confe-rita nel 1913 (Assaba – 23 marzo 1913 - Albattaglione "Vestone")Medaglia d’Argento al Valor Militare confe-rita nel 1910 (Terremoto calabro-siculo del 28dicembre 1908)

Il motto: "Nec videar dum sim" Traduzione: “che io non appaia (fedele) pur-ché io lo sia” riducibile a “per essere e nonper apparire”

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ome vola il tempo. Sono già passati cen-t’anni dallo scoppio della Grande Guerra,dalle pistolettate di Serajevo, dall’Europa

dei cilindri e degli stiffelius. D’altronde, ne sonopassati più di quaranta dallo sbarco sulla luna, chepure sembra cronaca di ieri: il tempo vola davvero.E noi, nonostante la nostra pretesa scienza, ci fac-ciamo trovare sempre impreparati alle scadenzedella storia. Prendiamo i Francesi, che hanno at-teso in pompamagna il bicente-nario della rivolu-zione: cerimonie,celebrazioni, mo-stre, quante sivuole. Però, nes-suna riflessioneseria, nessun ripen-samento, nessunaanalisi innovativasu quell’evento cheha cambiato radi-calmente abitudinie mentalità delmondo.Il 1989 è passato, enoi siamo ancoraconvinti che ilsonno della ra-gione generi mostri e che Voltaire abbia pronun-ciato la famosa frase sul dare la vita per difenderele idee altrui, che non si sognò mai, non si dice dipronunciare, ma nemmeno di concepire. Siamofatti così: la nostra pigrizia ci porta a lasciare an-dare le cose come sono, senza porci il problemase vadano bene o se potrebbero andare meglio. Il 2014 è alle porte e, in Italia, vale a dire nel piùstraordinario museo a cielo aperto che la GrandeGuerra abbia lasciato dietro di sé, le cose vannoun pochino a rilento: e, soprattutto, vanno un po-chino all’italiana. Il fronte meridionale, sia sul ver-sante trentino che su quello carsico-isontino, perla natura stessa del terreno, ha permesso una con-servazione dei manufatti e delle opere fisse assaimigliore, rispetto alle Fiandre o alla Champagne:qui da noi, interi settori trincerati sono riconoscibilie, spesso, percorribili. Fortini, casematte, centri difuoco, camminamenti, trinceroni, si distinguonoperfettamente: Ortigara, San Michele, Sabotino,

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LA GRANDE GUERRAL’anno prossimo il centenario

Un anniversario da valorizzare

Fajti, Monfalcone, Hermada, Pal Piccolo, sono soloalcuni dei luoghi ove la buona volontà e la pas-sione di associazioni e gruppi di ricerca hanno per-messo un recupero filologico delle postazioni edegli apprestamenti.Tutto questo , però, non basta: non può bastare,vista la straordinaria occasione offertaci dal cente-nario. Occasione culturale, perché troppi giovaniignorano perfino i rudimenti della nostra storia na-

zionale: e non c’ènulla che come lavisione materialedelle tracce dellastoria educhi allacomp ren s i one .Occasione mo-rale, perché variallacciato il filodella tradizione edel valori, che,purtroppo, è statoda tempo inter-rotto, soprattuttoper colpa delleistituzioni educa-tive: questi gio-vani, ignorando gliesempi di chi li hapreceduti, igno-

rano soprattutto se stessi e il proprio presente. Chenon è il miglior viatico per il futuro. Occasioneeconomica: il turismo storico è una formidabilefonte di sviluppo, sia per l’indirizzo specifico cheper un enorme indotto. Nuove figure professionalie nuovi posti di lavoro potrebbero svilupparsi eprosperare: nuove possibilità di guadagno e di cre-scita per zone sovente depresse economicamente oin piena fase di ristagno produttivo. Infine occa-sione politica: della politica più nobile, in questopovero Paese in cui essa è diventata spesso sino-nimo di giochino tra partiti e di corruzione a tutti ilivelli. Una politica che riscopra il senso della pa-rola “Patria”, come terra dei nostri padri: quelliche, fisicamente, vissero e morirono nelle trinceedella Grande Guerra. Si impone, quindi, uno sforzo straordinario per af-frontare questo anniversario con uno spirito nuovoe diverso: con energie mirate e lucide. Esistono già,naturalmente, strutture istituzionali che, da tempo,

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si stanno adoperando per trasformare le celebra-zioni in un’occasione di studio e di lavoro: il pro-getto regionale “Carso +14”, promosso dalFriuli-Venezia Giulia; il progetto provinciale“Grande Guerra”, della provincia autonoma diTrento; il progetto transfrontaliero, italo-sloveno“Sentieri di Pace-Pot Miru”; il progetto “Quote” delCNR e così via. In Lombardia, invece, si sonnec-chia un po’: il grande miraggio dell’Expo 2015, evi-dentemente, offusca gli ingegni e fa sbavareparecchia gente. Eppure, le due cose avrebbero po-tuto benissimo andare di pari passo: oltre a finan-ziare mille iniziative che con l’Expo non c’entranoniente, ma che sono gestite da qualche manuten-golo regionale, si poteva pensare a creare ungruppo di lavoro che si dedicasse alla progettualitàturistica del Centenario. Ma, forse, sarebbe stato chiedere troppo ai nostriottusi amministratori, per cui la Lombardia è soloun’enorme bottega: se va bene, da far funzionare,se va male, da svaligiare. Così, noi ci troviamo unbel passo indietro. E l’Ana, direte voi: cosa fa l’Ana? Noi ci stiamo at-tivando: tuttavia, come sempre, quando si tratti dicultura, la nostra associazione è un po’ pachider-mica nel prendere il via. Partono tante attività a li-vello sezionale e, addirittura, di gruppi: mancano,però, una guida centrale, un progetto unitario., uno

sforzo unico e comune che permetta di ottimizzareenergie e risorse. La solita vecchia storia. Vero èche, ad esempio, il CNR ha ci ha contattato comepartner nel suo progetto: a me, però, piacerebbeche, in una circostanza così importante per noi al-pini, ci assumessimo in prima persona il compitodi guidare la cordata, e non di farci guidare. Ab-biamo le persone, abbiamo le strutture e i luoghidella Grande Guerra sono casa nostra: di più, noiabbiamo i motivi e le motivazioni. Quando quasi nessuno manteneva vivi certi valori,siamo stati noi a batterci perché non scomparis-sero: la conservazione della memoria, il culto deicaduti, la difesa della nostra tradizione sono sem-pre stati il nostro stigma, la nostra impresa. Inevi-tabilmente, quindi, questo centenario è una cosache deve riguardarci in prima persona: è un mo-mento della storia da cui non possiamo e non dob-biamo farci cogliere impreparati. Se il nostroconsiglio nazionale vorrà raccogliere questo ap-pello e passare, finalmente, dalle parole ai fatti, noisiamo qui: siamo centinaia di migliaia di braccia,di teste e, soprattutto, di cuori, e aspettiamo solol’occasione di dimostrare che non abbiamo di-menticato e non vogliamo dimenticare. E chesiamo degni di chi ci ha preceduto.

Marco Cimmino

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arole e musica di Bepi De MarziTornà,son tornà, son tornà par sempre / Tornànella valle dove gera me popà

Vardé, vardé, ma vardé la valle/ Vardé le montagnedove gera le contrà.

È un canto che sempre più spesso è presente nel reper-torio dei cori alpini e di montagna. È apparso nel 1981in una raccolta del coro “i Crodaioli” di cui il maestroDe Marzi, nato ad Arzignano in provincia di Vicenzanel 1935, è direttore.La canzone racconta la storia di Beniamino. Il giovaneBenia, come tutti lo chiamano, classe 1899, è chiamatoalla guerra. È fortunato perché ha portato a casa la pelle,ma il suo paese è distrutto, la montagna è avara e nonc'è lavoro. Diventa emigrante. Sempre legato alla suaterra, ogni tanto ritorna a rivedere le sue montagne e lafamiglia. Vecchio, dopo una vita di lavoro, ritorna perrestare nella valle, sempre rimasta nel cuore. Siamo in-torno agli anni settanta del secolo scorso, in pieno “mi-racolo economico”, causa di una forte emigrazioneinterna verso i centri industriali. Le contrade si spopo-lano, le comunità dei paesi di montagna diventano sem-pre più vecchie e i bambini più pochi. In alcuni paesistanno sorgendo ammassi di seconde case che scon-volgono il territorio, vuote per la stragrande parte del-l'anno. L'anziano emigrante non è più riconosciuto daipochi abitanti e nemmeno lui si riconosce nel suo am-biente. Da qui il canto. Le parole, in dialetto veneto, sonopoche e semplici; inizialmente il tono si presenta lento,misurato, poi diventa disperato e rabbioso, quasi di pro-testa verso il cielo e le stelle, perché le sue contrade nonesistono più; il suo mondo non era quello. Quel “vardé”lacera l'aria, diventa ossessionante.Non è propriamente un canto degli alpini, ma parla diun dramma che è legato al nostro ambiente: l'emigra-zione, con il conseguente abbandono della montagna.Per me, nella sfilata durante l'Adunata, il momento piùcommovente è quando si vedono passare i cappellidegli Alpini della seconda naia. Dopo quelli dei Reduci,sono i più “ pesanti”! E oggi, 2013? Fatta eccezione per alcuni centri turisticiin brevi periodi dell'anno, quale desolazione entrarenelle contrade deserte, vedere solo vecchi, incontrarepoche donne, nessun bambino! Il fenomeno dello spo-polamento della montagna continua; i dati sono elo-quenti, anche la stampa locale se ne è occupatarecentemente. Se oggi Beniamino ritornasse vedrebbeuna situazione ancora più grave: non più l'asilo e lascuola, il prete, l'osteria e il negozietto, l'ufficio postale,

la fontana, il chiasso festoso dei ragazzi, le mucche,l'odore del fieno e delle stalle...Nessun vuol tornare indietro, rinunciare al progresso ealle novità, contrastare inutilmente la globalizzazione,sognare un passato falso, ma non è possibile abbando-nare in questo modo la montagna e i suoi abitanti. Ol-tretutto, si tratta del 64% del territorio italiano. Dare inaffitto gratuitamente l'appartamento alle giovani coppie,pagare il trasporto scolastico agli studenti, i pannolini eil latte ai neonati, sono pannicelli caldi di fronte alla gra-vità della situazione. Tralasciamo l'aspetto ecologico eambientale.Le decisioni fondamentali, le scelte politiche spettanoad altri, se ne avessero la volontà. Ai nostri Gruppi Alpinipresenti capillarmente sul territorio tocca tener vive lecomunità dei paesi di montagna, con la fantasia, l'entu-siasmo e la concretezza che non mancano. È il modomoderno di essere”baluardo fedele delle nostre con-trade”.

Nel mese scorso sono rientrate ai loro paesi alcunesalme di soldati caduti nella seconda guerra mondiale.Sono stato presente alla cerimonia della sepoltura di unodi loro, in un piccolo cimitero di montagna, in mezzo aiprati e ai boschi, dinnanzi allo sguardo attento e stupitodi una decina di mucche. Dopo ”Il Silenzio” dellatromba, in un angolo del cimiterino, un coro ha into-nato”Benia Calastoria”. Ho sentito i brividi. Le voci e leparole potevano benissimo essere il testamento di quelgiovane alpino caduto durante la prigionia nel lon-tano1944, ”tornato a baita”dopo 70 anni.

Alberto Giupponi

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CANTI ALPINI BENIA CALASTORIA

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Averara

INCONTRO AL PASSO SAN MARCOÈ stata ancora di altissimo livello partecipazione la manifestazione organizzata dai Gruppi alpini di Averara e di Alba-redo di domenica scorsa con l’incontro tra le penne nere delle due vallate ciu si sono aggiunti alpini e loro accompa-gnatori ed escursionisti provenienti da tutta la provincia e pure dal Veneto, dal Comasco e da altre regioni. All’incirca un centinaio i gagliardetti per altrettanti gruppi il che sta per almeno un migliaio di penne nere che si sonoordinatamente assiepate sotto l’altare da campo su quale è stata celebrata la Messa del ricordo, officiata da don SergioCarrara e da don Giuseppe Bulè. Alle ore 10,30 sui due versanti della montagna sisono ordinati i due cortei –ciascuno precedutodai labari sezionali e delle associazioni d’arma, edal gruppo delle autorità alpine, civili e militari-che hanno marciato sul ritmo del “trentatré” ese-guito dalla Fanfara alpina delle sezioni valtellinesiper incontrarsi e fondersi davanti all’altare. Perfetto lo sfilamento regolato dai carabinieri incongedo della Valle Brembana e dei militari dellestazioni di Piazza Brembana e Morbegno con icomandanti Andrea Stincone ed Emilio Murciano. La manifestazione è continuata con la cerimoniadel’alzabandiera e dell’onore ai Caduti ed il ri-cordo degli alpini andati avanti e quindi con i di-scorsi di rito. Hanno salutato i presenti i capigruppo Bruno Pa-ternoster di Averara e Nevio Ravelli di Albaredo,hanno commentato il momento i sindaci MauroEgman di Averara ed Antonella Ferlini di Alba-redo, il presidente della sezione ANA di SondrioAlberto Del Martino ed il vicepresidente della Sezione ANA di Bergamo Remo Facchinetti che ha ricordato in partico-lare il compianto presidente Leonardo Caprioli. “Nardo ci ha tracciato la via che dobbiamo seguire – ha affermato tral’altro - ispirandoci ai valori dell’amicizia e della solidarietà. Ricordando come facciamo oggi i morti lavorando per i vivinel bisogno.”. Quindi la Messa accompagnata in canto dal coro “I figli di nessuno” di San Giovanni Bianco. Il tutto in una atmosfera di profondo raccoglimento degno di un’antica cattedrale le cui mura infinite sono nel caso lemontagne, le circostanti Alpi Orobie e lontane Alpi retiche ancora abbondantemente ammantate di neve. Conclusa laMessa si è continuato con il rancio nel corso del quale si è dato la stura ai tanti ricordi della naja, ai racconti dei veci aibocia. Al rinvigorirsi di vincoli di amicizia stretti nel passato. Infine lo scambio dei saluti ed un caloroso arrivederci alprossimo anno...

Sergio Tiraboschi e Mario Fois

Bergamo - Campagnola

GAGLIARDETTO ALLA 45ª COMPAGNIAIn data 6 giugno 2013 a Vipiteno (Bz) presso la caserma “Menini de’ Caroli”, il Gruppo di Campagnola ha par-

tecipato alla cerimonia ufficiale della “Festadel Corpo” del 5°Rgt. Alpini per la ricor-renza della battaglia di Monte Fior-Castel-gomberto, avvenuta l’8 giugno 1916, doveil 5° ha guadagnato la Medaglia d’Argentoal Valor Militare.Nel primo pomeriggio, alla presenza del pre-sidente Carlo Macalli e di una rappresen-tanza sezionale, al termine di una cerimoniamolto sobria, in segno degli Alpini “passati,presenti e futuri”, su iniziativa e alla presenzadel Gruppo di Campagnola è stato conse-gnato il nuovo Gagliardetto alla 45a Compa-gnia di cui alcuni alpini in armi sono iscrittial gruppo stesso. Una cerimonia semplice,coronata con il classico “bicchiere dellastaffa” nelle camerate della compagnia.

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Bergamo - Viale Venezia

10° DI FONDAZIONENei giorni 21-22-23 giugno, il Gruppo Viale Venezia (Bergamo centro)ha festeggiato il suo 10° anno di fondazione. Un traguardo importantesoprattutto perchè il gruppo è formato per la maggior parte da giovani.L’idea è venuta ad un gruppetto di amici alpini che, dopo aver iniziato a partecipare alle adunate nazionali, hannoiniziato a prendere in considerazione il fatto di iscriversi in qualche gruppo; ma col passare degli anni si è fatta stradala voglia di provare a creare un gruppo nuovo. Ecco, quindi, che nel 2003 nasce il Gruppo Viale Venezia con soli12 soci, mentre attualmente conta una quarantina di iscritti. La festa per l’anniversario si è svolta presso l’oratorioSan Francesco: Nella serata di venerdì, oltre alla classica sagra alpina, si è tenuto il concerto di canti popolari ber-gamaschi del complesso “Aghi di pino”, mentre nell’adiacente campo di calcetto l’associazione “04 Luna, arcieridi Brusaporto”, dava una dimostrazione di tiro con l’arco, con la possibilità di provare a tutti coloro che volevanofarlo. Sabato, sempre in serata, è stata la volta del concerto della Fanfara alpina di Scanzorosciate, che ha coinvoltoin larga parte i presenti alla sagra, mentre gli appasionati hanno prosegutito con i tiri con l’arco.

Domenica ha inizio la cerimonia ufficiale per il decimo di fondazione,alla presenza del vicepresidente Remo Facchinetti, alcuni consiglieri disezione, numerosi gagliardetti e amici alpini. Alle ore dieci si dà il viacon l’alzabandiera; a seguire la sfilata per le vie del quartiere accompa-gnata dalla Fanfara alpina di Trescore Balneario, per poi raggiungere lachiesa di San Francesco per assistere alla S. Messa, celebrata dal parrocodon Sergio ed accompagnata dal Coro orobico di Boccaleone. Al terminedella Messa, i discorsi ufficiali e la benedizione della piccola scultura a ri-cordo di questi primi dieci anni con la gran voglia di arrivare ad altri pre-stigiosi traguardi, per poi concludere con il rituale rinfresco aperto a tutti.

Casazza

CINQUANTESIMOA fine luglio si è svolta la manifestazione per il 50° anniversariodi fondazione del Gruppo alpini di Casazza. Venerdì 26 luglio,presso la sala della comunità, c’è stato un incontro con i reducidel paese. Ospite della serata il maggiore Mario Renna, addettostampa della Brigata Alpina Taurinense. Il tema della serata èstato: “Dalla seconda guerra mondiale all’Afganistan. Ricordarei conflitti, proiettati verso la pace”. I reduci Enrico Facchi (classe1918), Fioravanti Razzitti (1919), Ernesto Giudici (1920), Gio-vanni Bettoni (1922) e Lino Varinelli (1924) hanno raccontato leloro esperienze alternandosi con le attualità del maggiore, coordinati dal presentatore Francesco Brighenti e accompagnatidalle canti alpini del coro ANA di Sovere. Al termine sono state consegnate ai reduci medaglie della sezione in ricordo del70° di Nikolajewka ed un omaggio floreale a Wilma Facchinetti ed Antonella Valenti che hanno vissuto da volontarie l’espe-rienza di avvicinamento alla montagna con i ragazzi e ragazze delle scuole superiori presso la caserma Cantore di San Can-dido (BZ). Tutti gli invitati sono stati omaggiati con un libro scritto dalla poetessa Anna Rudelli. Sabato 27 luglio, i festeggiamenti si sono trasferiti presso la tensostruttura dove erano esposte foto e immagini storiche deglialpini. Questa serata, sempre coordinata da Francesco Brighenti, si è aperta con l’esibizione del gruppo Majorettes. A se-guire si è esibita la Fanfara Alpina di Rogno, proseguendo poi in allegria fino a notte inoltrata. Il clou della manifestazioneha avuto luogo durante la mattinata di domenica 28 luglio con l’alzabandiera, l’onore ai Caduti e la sfilata per le vie delpaese. Erano presenti il vessillo sezionale portato dall’alfiere Armando Finotto, scortato dai vice presidenti Remo Facchinettie Alessio Granelli, dai consiglieri Antonello Taramelli, G.Pietro Valvassori e Giuseppe Gregis, una quarantina di gagliardetti,il gonfalone del comune, i sindaci della Valle Cavallina, numerose rappresentanze di associazioni d’arma e sociali del ter-ritorio e, naturalmente, un nutrito gruppo di penne nere. Il corteo, magistralmente inquadrato dal consigliere sezionale San-tino Cuni, ha sfilato al ritmo del Corpo Musicale Parrocchiale. Dopo la deposizione di una corona d’alloro al monumentodegli Alpini, ci sono stati i discorsi ufficiali. Il capogruppo, Anselmo Terzi, ha salutato tutti i convenuti; Giuseppe Facchinetti,sindaco, e Mario Barboni, consigliere regionale, hanno sottolineato la disponibilità degli alpini verso tutti; il vicepresidentesezionale Remo Facchinetti ha portato i saluti del presidente Carlo Macalli (assente durante la mattinata impegnato in Ada-mello ma presente al pranzo) e ha ricordato il grande Nardo Caprioli. È seguita la S. Messa presieduta dal parroco Don Pie-rino Gelmi e concelebrata da Don Piero Ceresoli, accompagnata dai canti del coro Escoral. La festa è poi proseguita con un gustoso rancio alpino, reso più interessante dalla presenza dei nostri reduci e dall’ex pre-sidente nazionale Ana Giuseppe Parazzini, il consigliere nazionale Giorgio Sonzogni, anch’essi di ritorno dall’Adamello. Nu-merosa la presenza a tutte le manifestazioni della popolazione di Casazza, che ancora una volta ha dimostrato la propriastima nei confronti della silenziosa ma costante attività degli alpini.

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Clusone Gandino

20° INCONTRO INTERVALLAREDomenica 22 settembre si è festeggiato il ventesimo Incon-tro Intervallare alla Capanna Ilaria, che vede protagonisti investe organizzativa i Gruppi alpini e CAI di Clusone e Gan-dino. La Capanna Ilaria, oggi ridotta a un rudere, fu inau-gurata nel 1928 e dedicata ad Ilaria Maj, moglie del cav.Luigi Gervasoni. Era punto di appoggio importante per man-driani ed escursionisti, con una trentina di posti letto. L’In-contro nacque da un’idea di mons. Alessandro Recanati(prevosto di Gandino dal 1975 al 1992 e successivamentea Clusone, dove è rimasto per 20 anni) e si concretizzò gra-zie ai due Gruppi alpini.La celebrazione 2013 è stata purtroppo funestata da un tri-ste episodio: la morte dell’alpino Enrico Moschini, di 77anni residente a Rovetta e socio ANA a Clusone. È statocolto da un improvviso malore mentre saliva dal Farno versola Capanna con un gruppo di escursionisti di cui facevaparte anche l’arciprete di Clusone, mons. Giuliano Borlini.Vani gli immediati soccorsi e l’intervento dell’elicottero del 118. Per lui si è pregato durante la S.Messa, concelebrata ancheda don Giulivo Facchinetti, vicario della Val Gandino, e padre Eleuterio Bertasa. Ad accompagnare la funzione era presenteil Coro Idica. La Messa è stata posticipata di oltre mezz’ora e celebrata con pane e vino reperiti sul posto. Le offerte raccolte(210 euro) sono state destinate alla Casa Alpina di Endine Gaiano.

Paolo Moro

Comun Nuovo

NUOVA SEDEGrande festa degli alpini di Comun Nuovo per l’inau-gurazione della loro nuova sede. Nella serata del 3 ot-tobre si è dato ufficialmente avvio alle manifestazionicon l’apertura della mostra “Frammenti di storia”: foto,abiti e oggetti risalenti alla Prima e Seconda guerra mon-diale. Presenti tante penne nere, amici degli alpini etanta gente di Comun Nuovo e dei paesi vicini. Nellamattinata del giorno dopo la mostra è stata visitata daglialunni delle scuole medie e elementari e dai piccolidella materna; tutti sono stati interessati al materialeesposto e sono rimasti entusiasti delle spiegazioni delbravissimo Piero.I festeggiamenti sono continuati il venerdì sera presso l’Auditorium con lo spettacolo “ Il bianco all’orizzonte” di Nel-son Cenci con musiche e racconti eseguiti magistralmente dal Corpo musicale di Cologne. È stata una serata magica;

il coinvolgimento e la commozioni dei presenti era visibilmente manifestata da tanti occhi lu-cidi. Il sabato è stata celebrata la S. Messa, accompagnata dal Coro Idica, a suffragio degli

alpini e amici “andati avanti”. Emozionante il “silenzio” eseguito dal Bandì de Zogn,presso l’abitazione di due alpini del Gruppo recentemente scomparsi. La dome-nica, il clou della manifestazione. Il meteo prevedeva “pioggia a catinelle”, magli alpini di Comun Nuovo devono avere un angelo di nome don Gesualdo cheda lassù li protegge, tant’è che il tempo è stato clemente permettendo lo svol-gimento di una stupenda sfilata per le vie del paese, accompagnata dalle Fan-fare Alpine Orobica e Ramera. Presente il vessillo sezionale scortato daivicepresidenti Frigeni, Arnoldi e Facchinetti e dai consiglieri Cuni, Manzoni,Sangalli, Taramelli e Valoti; dall’ex presidente Sarti e dal responsabile P.C. na-zionale Bonaldi; dietro una quarantina di gagliardetti. Dopo la deposizionedella corona al monumento ai Caduti, la sfilata ha raggiunto la nuova sede dove

si sono tenuti i discorsi di circostanza del capogruppo, del sindaco, del coordi-natore di zona Limonta ed infine del vicepresidente Frigeni. Quindi la benedizione

del parroco, il taglio del nastro e la visita alla nuova sede. Gli alpini di Comun Nuovohanno fatto, come sempre, le cose in grande meritando i complimenti di tutti i presenti.

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Fuipiano Imagna

INAUGURAZIONE DEL GRUPPOIl giorno 15 settembre si è svolta la festa diinaugurazione dell’ultimo Gruppo alpininato in provincia di Bergamo, FuipianoValle Imagna. La manifestazione è comin-ciata con l’ammassamento presso la loca-lità Valzanega, in fondo al paese, da doveè poi partita la sfilata con la fanfara alpinadella Ramera e le numerose presenze dialpini giunti per l’occasione da tutta laValle e non solo; ci sono state presenzeanche da paesi dell’Isola bergamasca e delmilanese. Nonostante la giornata grigia,piovosa e un po’ freddina, la sfilata si èsnodata lungo tutto il paesino di Fuipianoed è stata accolta con gioia dagli abitanti,che era da più di 50 anni che non assiste-vano ad un evento simile. Fuipiano infattiè un piccolo paese con circa 250 abitanti,molti dei quali anziani che hanno sostenuto calorosamente i giovani alpini che dopo molti anni hanno deciso di rifon-dare il Gruppo sciolto nel lontano 1963. Il momento più commovente della giornata è stato l’omaggio ai Caduti, tenu-tosi al monumento in fianco alla Chiesa parrocchiale, svoltosi prima della Santa Messa al termine della quale c’è statala benedizione del nuovo gagliardetto e dei locali della nuova sede, ricavata nella ex colonia parrocchiale.I presenti hanno poi potuto partecipare al pranzo alpino presso la sede. Per concludere in bellezza la giornata, al po-meriggio nella parrocchiale il Coro Fior di Monte di Zogno ha tenuto un concerto di canti alpini e di montagna. Il belricordo di questa giornata accompagnerà il cammino del nuovo Gruppo, che tutti si augurano lungo e fruttuoso.

Fino del Monte

30° DELLA CAPPELLETTAL’annuale festa d’agosto degli alpini diFino del Monte, quest’anno ha avutoparticolare rilievo per il 30° anniversa-rio della costruzione della loro cappel-letta sul monte sopra il paese. Lagiornata, baciata da un bellissimo sole,è iniziata con la deposizione di una co-rona d’alloro in memoria dei Caduti almonumento del paese; la festa si èquindi spostata al monte Grom dove findal giorno prima alpini ed amici, gui-dati dal capogruppo Lorenzo Poloni,avevano allestito tutto l’occorrente perla celebrazione della Messa e la prepa-razione del rancio.Don Remigio ha celebrato la Messaconclusa dalla preghiera dell’alpino edal “Signore delle cime”, cantato daipresenti. È seguito il rancio con al termine il caffé speciale, distribuito dal sindaco in persona. La festa è continuatacon una tombolata benefica e giochi per i più piccoli. Un’anteprima della festa si era avuta la sera del sabato conla “corsa del Res”, partita dal parco giochi e giunta sul monte Grom. All’arrivo gli alpini hanno offerto una pasta-sciutta a tutti i concorrenti mentre erano allietati dalle note del complesso locale “L’isola d’erba”. Nell’occasione si è ricordato un po’ la storia della cappelletta. Su progetto dell’arch. Pierangelo Oprandi è statacostruita nel 1983, promotore l’allora capogruppo Ezio Oprandi. Nel 2008 è stata ristrutturata sotto la competenteguida di Piero Angelini, attuale capogruppo onorario. La particolare geometria della costruzione “richiama” uncappello alpino inserito nello splendido contesto della montagna avente come sfondo il massiccio della Presolana.Presso questo luogo il Gruppo di Fino ogni anno nel mese di gennaio fa celebrare unaa S. Messa in ricordo dellabattaglia di Nikolajevka e la prima domenica agosto organizza la festa alpina per l’intera comunità.

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Laxolo

FONDAZIONE DEL GRUPPOGrande festa in quel di Laxolo domenica 22 settembre per la fonda-zione del locale Gruppo capitanato da Giacomo Vanotti. Il paese tuttoimbandierato ha accolto alpini, amici e cittadini per questa importantemanifestazione ed anche il bel tempo è stato propizio. Settantacinquegagliardetti hanno fatto ala al vessillo sezionale scortato dal presidenteCarlo Macalli, dai vicepresidenti Arnoldi, Facchinetti, Frigeni, Granelli,i consiglieri Ferrari, Quarteroni, Tiraboschi e Vavassori; Antonio Sartied Ezio Nespoli erano anche loro della partita. Era pure presente il ves-sillo della sezione di Milano e durante la cerimonia due aerei leggerisorvolavano il paese lanciando piccoli tricolori.La sfilata coordinata dal cerimoniere Massimo Gotti, con la fanfara diPrezzate in testa ha raggiunto il monumento ai Caduti per l’alzaban-diera e la deposizione della corona, quindi è stato benedetto il nuovogagliardetto, poi è seguita la S. Messa nella parrocchiale. Con la bene-

dizione della nuova fiamma, si è compiuto il consueto “iter” pro-cedurale, sancendo in modo definitivo l’entrata del nuovosodalizio nella forza della sezione. Il Gruppo conta trentadue al-pini e due aggregati e con il numero 276 è stato inquadrato nellazona n°6 della 1ª Area; temporaneamente la parrocchia di Laxoloha concesso in uso ai soci un locale dell’oratorio in attesa di tro-vare una sede più adeguata.Nel corso della sfilata si è salutato il “vecio alpino” Giovanni For-cella reduce di Grecia e Albania, che da lì a pochi giorni avrebbecompiuto 100 anni che, tagliando il traguardo del secolo, fa di luiuno dei pochissimi alpini che hanno raggiunto una simile età. Au-guri dunque a questo centenario e al nuovo Grupppo buon lavoro!

Ra. Vi.

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Leffe

UN ANNO DA RICORDAREPer gli alpini di Leffe l’estate è incominciata con i fe-steggiamenti dell’85° di fondazione con una festa “infamiglia”, stretti da un caloroso abbraccio del paesetutto imbandierato per l’occasione. Al corteo mattu-tino e alla successiva celebrazione nella chiesetta diMonte Beio hanno partecipato tante penne nere conin testa il capogruppo Lidio Marcarini. Al suo fiancoc’erano il sindaco Giuseppe Carrara, il luogotenenteGiovanni Mttarello, comandante della stazione cara-binieri di Gandino, il coordinatore di zona Gianbatti-sta Colombi, rappresentanti di associazioni d’arma ebenefiche del paese. Il vicario don Marco Gibllini, du-rante l’omelia, ha dedicato un particolare ricordo adalpini e volontari scomparsi.Sempre in estate, guidati dal capogruppo, alcuni socidel Gruppo hanno prestato la loro opera nella parrocchia di San Giustino a Roma, retta da don Stefano Bonazzi,originario della Val Gandino, per la messa a nuovo di alcuni locali della parrocchia stessa. «I miei parrocchiani -ha scritto tra l’altro don Stefano in una lettera di ringraziamento - sono stati edificati dalla vostra generosità, dalmodo di lavorare e dal sapere essere squadra».Infine a novembre sono state onorate le spoglie mortali degli alpini Santo Pezzoli e GioBattista Lanfranchi, cadutiin Germania durante la Seconda Guerra mondiale. Dal 1° novembre è stata allestita una camera ardente in muni-cipio, con picchetto d’onore degli alpini del Gruppo. Domenica 3 un corteo ha accompagnato le urne nella chiesaparrocchiale per la Messa di suffragio a cui ha fatto seguito la cerimonia al monumento ai Caduti e al cimitero. Sonopassati quasi settant'anni dalla morte di questi valorosi alpini, ma il tempo non cancella ricordi e sacrifici, e la par-tecipazione commossa della popolazione di Leffe è stata corale.

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Medolago

60° IN SORDINADomenica 23 giugno. il Gruppo di Medolago,nella ricorrenza del 60° anniversario della suafondazione, ha organizzato una manifestazionesemplice e sobria in collaborazione con il par-roco don Lorenzo Nava. Presso la chiesetta diSan Protasio, la prima parrocchiale del paese,dopo la S. Messa in ricordo di tutti gli alpini an-dati avanti - soci che hanno portato a termine 30anni fa il restauro di tale chiesetta cara a tutti gliabitanti del paese - si è provveduto alla benedizione di una nuova aquila in sostituzione di quella originaria sot-tratta da ignoti e collocata sul monumento agli alpini chiamato “Tri sass”.

La cerimonia è stata completata da una breve pro-cessione, onorata dalla presenza di tutti i labaridelle associazioni di Medolago ed accompagnatadal corpo musicale Santa Maria Assunta del paese;si è poi conclusa con la preghiera dell’Alpino. Lasemplicità della cerimonia e la partecipazione sen-tita della popolazione del piccolo paese hanno resoancora particolarmente suggestiva la manifesta-zione.Il martedì precedente nell’auditorium “Rosmini” ilgruppo aveva organizzato una serata culturale daltema “ Il cappello alpino racconta…”, accompa-gnata dai canti del coro” Penne nere” di Almé-Pe-tosino con una buona partecipazione di alpini ecittadini.

Nembro

85° DEL GRUPPOLa fanfara di Scanzorosciate ha offerto motivi patriottici, folclori-stici e popolari; il coro “Le Due Valli” di Al-zano Lombardo, ha in-cantato, sotto la guida del maestro Aurelio Monzio Compagnoni,eseguendo motivi di montagna, canti della tradizione popolare,coronati da un commovente ”Signore delle cime” dedicato allame-moria di Leonardo Caprioli da poco andato avanti. In chiusurai due complessi all’unisono e con la partecipa-zione del pubblico,rispettosamente in piedi, si sono esibiti nell’Inno di Mameli. Tuttoquesto nella serata di sabato 13 luglio al “Modernissimo” è statoil preludio delle manifestazioni per gli 85 anni del Gruppo diNembro e per i 30 anni della presenza operosa al “Camporo-tondo”, luogo di molteplici manifestazioni. In sala erano presentitre alpini in armi, del 5° Reggimento Alpini di stanza a Vipiteno,arrivati dal campo estivo alla Presolana. Mercoledì 17 luglio un gruppo di 30 alpini, stesso Reggimento, ha raggiunto ilCamporotondo per una cena conviviale.Domenica 14 luglio, con un cielo azzurro (al contrario del diluvio di sabato sera) dopo l’alza bandiera in piazza Libertà,si è svolta la sfilata per le vie del paese. Oltre alla già citata fanfara di Scanzorosciate erano presenti: la banda di Nem-bro, i gonfaloni con sindaco e assessori di Nembro e del circondario, il vessillo sezionale con il presidente Carlo Macallie diversi consiglieri sezionali, folta la rappresentanza dei Gruppi alpini (71 gaglierdet-ti), presenti con ben 71 gagliardetti,gli amici del Gruppo aalpini di Rosà con il vessillo della sezione di Bassa-no del Grappa, striscioni e gruppi di altre as-sociazioni d’arma, associazioni presenti sul territorio, autorità civile e militari. Significativa la presenza di una decina deglistudenti delle scuole superiori bergamasche, che per una settimana sono stati (ospiti) in caserma con gli alpini a S. Can-dido.Dopo al deposizione di una corona al monumento ai Caduti, il corteo ha raggiunto il Camporotondo. Qui si è svoltala cerimonia con i discorsi ufficiali delle varie autorità presenti. Alle 11 è iniziata la S. Messa officiata da Don GiuseppeBelotti, accompagnata dal coro “Saranno famosi”. L’officiante all’offerta dei doni ha ricevuto e liberato in segno di buonauspicio per il Gruppo, due colombe bianche. Chiusa la cerimonia, i convenuti si sono ritrovati per il pranzo, sotto lastruttura allestita nello stesso Parco, allietati dalla fanfara e dai canti. Vincenzo Carrara

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Pianico

GRANDE FESTATre giorni di grande festa per celebrare il 45° anno di fon-dazione, inaugurare la nuova sede ed ospitare il 12° Ra-duno intergruppo zona 21 Alto Sebino. Venerdi 2 agostoper l’apertura della manifestazione sono state invitate lafanfara A.N.A. di Rogno e la fanfara dei Bersaglieri“Piume del Garda” per un concerto nel campo sportivo.La serata è stata presentata dallo spiker Francesco Bri-ghenti. Erano presenti il vicepresidente sezionale RemoFacchinetti, il consigliere responsabile della “Casa Alpini di Endine” Cuni Santino, i rappresentanti dei sei gruppi alpini del-l’Alto Sebino, il coordinatore di zona Angelo Perdonà, il caponucleo P.C. di Pianico Luca Suardi. Sabato 3 agosto il ritrovoè stato presso il piazzale del cimitero con tanti alpini e simpatizzanti, i volontari della Prot. Civile, il sindaco Clara Sigorinicon alcuni assessori, il presidente sezionale Carlo Macalli, i rappresentanti di tutte le associazioni di Pianico, i gagliardettidei gruppi alpini ospiti. La cerimonie è stat aperta con l’alzabandiera al monumento all’Alpino e l’onore ai Caduti con ladeposizione della corona d’alloro alla piccola colonna mozza all’interno del cimitero. Si è poi formato il corteo che è sfi-lato al passo della fanfara di Rogno fino al Vicolo Stretto per l’inaugurazione della nuova Sede. Al taglio del nastro era pre-sente la giovane madrina Barbara Bianchi, figlia dell’alpino Ruggero. Il parroco don Andrea Pilato ha benedetto lo stabile edha rivolto parole di incoraggiamento al Gruppo perché sia sempre volenteroso nei confronti della comunità. Domenica 4 ago-sto l’ammassamento è stato presso l’oratorio con alzabandiera al pennone della vecchia sede come ultimo saluto ufficialealla precedente “casa alpina”, sede per 21 anni. Poi ha avuto avvio la sfilata, alla presenza delle autorità civili e militari, condeposizione di corona al monumento ai Caduti. Ripreso il passo, si è raggiunto il “Cippo per Pianico” per il 10° anno di inau-gurazione del monumento e per ricordare la figura del capogruppo onorario Martino Cretti. La sfilata è continuata per le viedel paese fino al monumento dell’Alpino per deporre un cesto floreale in ricordo a tutti i soci “andati avanti”. Alle ore 11.00la S. Messa in chiesa, accompagnata dal Coro Ana di Sovere. Terminata la celebrazione il capogruppo ha premiato l’unicoreduce presente. Giuseppe Zanni di Sovere (il reduce Enrico Marchetti di Pianico non era presente per motivi di salute). Altermine il capogruppo ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita della manifestazione.

Pontida

80° DI FONDAZIONESi sono svolti nel week-end del 19, 20 e 21 luglio i festeggiamenti per l’80°di fondazione del Gruppo di Pontida, costituito nel 1933 da Giovanni Fras-soni e ora guidato dal Cav. Alberto Crippa. Il tutto ha avuto inizio venerdì19 con una rassegna corale presso le strutture dell’Area Feste, in occasionedella tradizionale festa organizzata dagli alpini con la collaborazione dellealtre associazioni pontidesi. Alla manifestazione hanno preso parte i cori ValSan Martino, Monte Alto A.N.A. Rogno e A.N.A. dell’Adda di Calolziocorte.L’esibizione è terminata con il “Signore delle Cime” cantato per l’occasione da tutti i coristi uniti in un unico grandecoro. Le celebrazioni sono proseguite il sabato sera presso la Piazzetta degli Alpini, nel centro storico del paese, oveall’alzabandiera è seguita la deposizione di un omaggio floreale al cippo commemorativo. È seguito poi il corteo alcimitero, accompagnato dalla fanfara di Prezzate, per la deposizione della corona d’alloro al monumento ai Cadutie la benedizione dell’Abate di Pontida Dom Giordano Rota. La domenica mattina il ritrovo è stato in Piazza Giura-mento, dove ad accogliere i 53 alfieri e gli alpini degli altri gruppi c’era un panino col salame e un buon bicchiere di

vino. Dopo lo schieramento lungo Viale delle Rimembranze e la resa deglionori al Vessillo sezionale si è svolto il rito dell’alzabandiera seguito dalladeposizione di un omaggio floreale alla statua di Santa Barbara. La sfilatasi è snodata per il centro storico di Pontida, accompagnata dalle fanfare diTrescore Balneario e di Prezzate, e si è conclusa in Piazza Giuramentodove si sono tenuti i discorsi ufficiali del capogruppo e delle autorità pre-senti, che non hanno mancato di sottolineare la generosità e l’impegnodegli alpini ogni qualvolta sono chiamati a intervenire. Alla cerimoniahanno preso parte il vice presidente Dario Frigeni, che ha portato i salutidel presidente Macalli, i consiglieri Giovanni Ferrari, Matteo Brumana eGiancarlo Sangalli, il quale ha coordinato al meglio la tre giorni di mani-

festazioni. Hanno partecipato inoltre il past president Antonio Sarti, il già vicepresidente vicario Umberto Riceputi,e il delegato della Zona 3 Giovanni Locatelli. Nella Basilica di San Giacomo è stata celebrata la Messa, presiedutadall’Abate Dom Giordano Rota e accompagnata dal Coro A.N.A. Val San Martino, al termine il corteo ha raggiuntol’Area Feste, dove, dopo il “rompete le righe”, un ottimo pranzo alpino ha ristorato tutti i partecipanti.

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Pontirolo Nuovo

20° CON CIPPOGrande festa a Pontirolo Nuovo i giorni 30, 31agosto e 1° settembre 2013 per la celebrazionedel 20° di fondazione del Gruppo. L’occasioneha avuto maggiore solennità essendosi svoltocontemporaneamente anche il terzo raduno in-tergruppo della zona 26. I festeggiamenti sonoiniziati venerdì 30 agosto con l’esibizione dellaFanfara congedanti "Brigata Orobica" presso ilcampo sportivo comunale per poi continuarenella serata di sabato con l’esibizione del coroalpino “Valle Camonica” nella chiesa parroc-chiale. È stato bello costatare in entrambe le se-rate una folta partecipazione della gente diPontirolo e dei paesi limitrofi.Ha coronato la festa, la giornata di domenica1° settembre iniziata con l’ammassamento deigruppi alpini, dei gagliardetti e dai vessilli dellesezioni di Bergamo e di Monza, delle diverseassociazioni locali confluiti nel nuovo parco degli Alpini, dove si sono svolti, sulle note della fanfara della Ramera,l’alzabandiera e l’inaugurazione del “Cippo degli Alpini”. Lì, alla presenza del vicepresidente Dario Frigeni, di alcuniconsiglieri sezionali e di tanti alpini, il capogruppo Franco Bertocchi ha dato inizio ai discorsi, dicendo tra l’altro: «Unacosa semplice questo cippo, un pezzo di roccia verde delle alpi da cui deriva il nostro nome di alpini, il mosaico delcappello alpino sul pavimento antistante e una targa dove vi è disegnato il mondo con tre parole che fanno da con-torno: PER TUTTI , OVUNQUE, IN OGNI CIRCOSTANZA. Queste tre parole racchiudono le gesta e la solidarietàalpina. Sotto vi è scritta una frase, che è il motto che noi alpini di Pontirolo portiamo sul nostro striscione e che dapoco ho scoperto essere del nostro emerito e defunto presidente Nardo Caprioli: Le nostre armi improprie, il cuoreper amare, le braccia per lavorare».Dopo il saluto del sindaco Pierangelo Bertocchi, anch’egli alpino, ha preso inizio la sfilata per le vie del paese conla deposizione di ciotole di stelle alpine ai monumenti ai Caduti e dei bersaglieri. La sfilata è poi continuata fino allachiesa parrocchiale, dove è stata celebrata la Santa Messa seguita poi dai discorsi delle autorità presenti. La giornataè terminata con il rancio alpino presso la tensostruttura nel cortile della sede degli alpini, ex oratorio Don Bosco, al-lietato dalla compagnia degli ospiti e dalla banda dei ragazzi di Gianico.

San Giovanni Bianco - Camerata Cornello

LA CHIESETTA DI S. GIACOMODopo due anni di lavori,grazie all’impegno deiGruppi alpini di SanGiovanni Bianco e Ca-merata Cornello, la chie-setta di San Giacomo aBrembella (comune diCamerata Cornello, allependici del monte Ven-turosa) è stata recupe-rata. Ad agosto è stataorganizzata una manife-stazione per festeggiarel’avvenuto recupero eper raccogliere fondi perl’ultimazione degli inter-venti per la completa ri-nascita della chiesetta,posta in una straordina-ria posizione panora-mica con vista su tutta lavalle.

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Schilpario

INTERGRUPPO SCALVINOIl tempo era imbronciato da qualche giorno e per i più il primo ra-duno intergruppo della Valle di Scalve, programmato per il 6 ottobre,rischiava di essere bagnato, invece la “verde valle” quel mattino si èsvegliata con il cielo con ampi squarci di azzurro e con le cime, chele fanno da corona, baciate dal sole. Qualcuno ha tirato in ballo i pro-tettori della vallata, non ultimi i numerosi illustri prelati e letterati chequi hanno avuto i natali, che devono avere una linea diretta con ilcielo stesso. Sta di fatto che la manifestazione si è svolta senza unagoccia d’acqua. Presenti alla manifestazione il presidente sezionaleCarlo Macalli ed i consiglieri Bettoni, Ferrari, Granelli, Moro e Stabi-lini; l’ex presidente Carobbio, il coordinatore di zona Magri, il comandante della stazione carabinieri, l’alpino in armiNicola Pungitore, il sindaco di Azzone Piccini, l’assessore di Schilpario Morandi, in vece del sindaco Bendotti im-possibilitato per problemi di salute. Dopo il ritrovo presso la sede degli alpini e l’alzabandiera, il corteo, con il vessillosezionale, una decina di gagliardetti, i gonfaloni dei comuni, i labari delle associazioni scalvine ed accompagnato dallenote del Corpo musicale di Vilminore, ha percorso le vie principali del paese fino alla monumento dei Caduti dove èstata posta una corona d’alloro. Sono seguiti i discorsi ufficiali. Il capogruppo di Schilpario ha porto il saluto a tutti iconvenuti, anche a nome dei capigruppo di Azzone, Colere e Vilminore, ed ha ricordato che il gruppo locale vanta ilprimato di essere stato fondato nel 1919 da Giovan Maria Bonaldi, La Ecia, ancor prima che vi fosse la sezione di Ber-

gamo. L’assessore Morandi ha espresso gratitudine alle penne nere per leloro opere di solidarietà. Il presidente Macalli si è compiaciuto per l’or-ganizzazione dell’intergruppo, ha ricordato che la naja ha abituato glialpini a procedere in cordata ed ha auspicato che tutti operino nello spi-rito di quel “Fratelli d’Italia” che apre l’inno nazionale. Infine la S. Messapresso la parrocchiale, celebrata dal vicario don Francesco Sonzogni cheha arricchito l’omelia con riferimenti alla vita militare da lui ben cono-sciuta poiché prima di essere “soldato di Cristo” è stato soldato d’Italia,portando con orgoglio il cappello alpino. Ha chiuso la manifestazione unsucculento rancio presso un ristorante del paese.

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Scanzorosciate

OTTANT’ANNI SUONATILa giornata è stupenda, le colline che fanno da scenario a Scanzorosciate sonocaratterizzati da innumerevoli filari di viti, allineati e coperti, quasi come se l’im-maginario generale Moscato avesse schierato i suoi migliori reparti per rendereonore agli alpini del paese che celebrano il loro 80° di fondazione. Ed a ragionepoiché quelle colline così ben tenute e coltivate sono il risultato di anni di lavoroe di sudore di una popolazione laboriosa nelle cui vene scorre sangue alpino.Ecco perciò l’entusiasmo della gente che fa da siepe alla sfilata per le vie dellesue contrade tutte imbandierate. È domenica, 1° settembre, quando giungono al-pini da tutta la provincia, e non solo, per festeggiare l’80° del Gruppo e il 60°della fanfara alpina locale che la sera prima si era esibita con altre cinque nel-l’ambito della “Rassegna delle fanfare alpine” della Sezione di Bergamo. Presenti i vessilli delle Sezioni di Bergamo e di Sa-luzzo, più di sessanta gagliardetti, le rappresentanze dei Gruppi della zona 12 - che ha tenuto il suo primo raduno intergruppo- i sindaci e i gonfaloni dei comuni del circondario, autorità militari e delegazioni delle associazioni locali con bandiere estendardi. Per la sezione c’erano il vicepresidente Facchinetti, i consiglieri Bombardieri, Gregis, Manzoni, Pulcini, Sangalli,Taramelli e Vavassori; il presidente emerito Sarti ed il segretario Bertuletti. Sotto l’impeccabile regia di Giancarlo Sangalli,dopo l’alzabandiera davanti alla sede del Gruppo, ha inizio la sfilata cadenzata dalle note delle fanfare alpine di Scanzo-rosciate e Sorisole. Dopo la sosta per rendere gli onori ai Caduti, il corteo raggiunge il Parco Primavera dove si tengono i di-scorsi ufficiali. Il capogruppo Armando Falconi, dopo aver dato il benvenuto ai presenti, ricorda la figura del maggioreGalimberti, fondatore del Gruppo e della fanfara; il sindaco Massimiliano Alborghetti, alpino, evidenzia le virtù che rendonograndi le penne nere; il vicepresidente Facchinetti sottolinea l’opera dei gruppi alpini a sostegno delle comunità locali e rin-grazia Sarti, cittadino di Scanzorosciate, per i suoi proficui nove anni di presidenza della Sezione di Bergamo. Infine la S.Messa celebrata dal mons. Ottorino Assolari della Congregazione della Sacra Famiglia di Martinengo, nativo del paese, ve-scovo della diocesi di Serrinha nello stato di Bahia (Brasile), che all’omelia rimarca come gli alpini diano gioia al cuore econforto al corpo nella loro opera di servizio al prossimo. A chiudere i festeggiamenti il tradizionale rancio alpino.

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Somendenna

IN ONORE DEI CADUTI SUL FRONTE RUSSOA suffragio dei dispersi e caduti sul fronte russo, il 28 luglio è stata celebrata una S. Messa daS.E. Mons. Gaetano Bonicelli Vescovo emerito di Siena e già Ordinario Militare con la pre-senza del parroco di Somendenna Don Giorgio Tironi e una numerosa partecipazione di al-pini e abitanti del paese. Dopo il rito eucaristico, si è formato un corteo che si è recato almonumento dei Caduti, dove è stata scoperta e inaugurata la lapide dedicata ai caduti e di-

spersi in Russia. La commovente cerimonia ha vistola presenza del reduce Sonzogni Rino - classe 1921,alpino del 5° Reggimento Batt.Tirano - che ha tagliatoil nastro e scoperto la lapide, poi benedetta dal par-roco. Al reduce di Somendenna sono stati donati un quadro con la riproduzione delsuo foglio matricolare e una medaglia, ricordo della cerimonia. Presenti il sindaco diZogno Giuliano Ghisalberti con alcuni assessori, il luogotenente del Carabinieri MarioMusarra, diversi gagliardetti in rappresentanza di altri Gruppi. Il capogruppo Vitali Ro-berto e il sindaco hanno poi stigmatizzato l’evento pronunciando i loro discorsi nel ri-cordo dei Caduti, auspicando iniziative di pace nel solco tracciato dal “presidetissimo”Leonardo Caprioli che nella circostanza è stato ricordato da Isidoro Persico. La pre-miata banda di Zogno ha accompagnato i vari momenti della commemorazione. Nel-l’occasione del 70° della battaglia di Nikolajewka, è stato realizzato un opuscolo daltitolo “Somendenna ai suoi Caduti”, chi lo volesse lo può richiedere al capogruppo.

Gherardi Domenico

Tavernola Bergamasca

CAMPO SCUOLA PER I RAGAZZIAnche quest’anno si è ripetuta l’esperienza del campo scuola di Tavernola. Sonostate tre giornate, dal 20 al 22 settembre, dense di attività, quelle che la ProtezioneCivile, con Morzenti ideatore e regista dell’intera operazione, ha fatto trascorrere aitrentasei alunni di terza media di Tavernola, Vigolo, Parzanica e Predore. Quest’annopoi c’è stata la straordinaria presenza di quattro alunni provenienti dall’Istituto An-gelo Custode con i loro rispettivi insegnanti di sostegno. Il programma a grandi lineericalcava quello degli anni precedenti. Primo giorno costituzione delle quattro com-pagnie (Sondrio, Edolo, Tirano, Morbegno), montaggio delle tende, pranzo, escur-sione sul territorio con osservazioni di carattere naturalistico e geologico da parte delprofessore Aldo Avogadri; dopo cena, con l’ausilio di alcuni filmati , è stata pre-sentata a grandi linee l’attività di antincendio. La mattinata del secondo giorno èstata utilizzata per un’escursione nella valle di Mondara, dove l’ingegnere ClaudioMerati, dirigente STER di Bergamo, ha spiegato come possono originarsi disastriidrogeologici, simili a quello che il 2 luglio del 1990 mise in pericolo l’abitato diuna frazione di Tavernola, e ha fatto vedere gli interventi di prevenzione idrogeolo-

gica realizzati a seguito di quell’evento. A pranzo, ospite importante, il responsabile della Protezione civile sezionale Giuseppe Manzoni,che ha sottolineato la valenza educativa di queste iniziative e la bontà del lavoro svolto dai volontari. Il pomeriggio è trascorso all’inse-gna dell’antincendio; prima le compagnie si sono avvicendate nell’uso della radio ricetrasmittente e nel montaggio e smontaggio dellavasca AIB; successivamente si è svolta sui prati della tenuta La Cavalla un’esercitazione di antincendio , che quest’anno, eccezionalmente,ha visto l’utilizzo di un elicottero del centro operativo di Curno, equipaggiato con benna, che è intervenuto a dare man forte alle squa-dre di primo soccorso e dopo quattro cinque lanci ha spento completamente l’incendio. È stata un’esperienza entusiasmante per i ragazzi:molti di loro non avevano mai visto da vicino un elicottero in azione e nessuno aveva fino allora maneggiato manichette e lance. Sicura-mente ricorderanno a lungo questo momento, che, si spera, li aiuterà a capire come l’impiego di tante risorse umane ed economiche sipossa ridurre notevolmente con un’efficace azione di prevenzione. Meno impegnativa, ma non per questo meno interessante, è stata laterza giornata, durante la quale sono intervenuti prima alcuni volontari del gruppo Argo di Fiorano con i loro cani. Hanno spiegato comequeste meravigliose bestie vengono addestrate nella ricerca di dispersi in seguito a un terremoto, una valanga o altro evento naturale oaccidentale, successivamente c’è stato l’incontro con un gruppo di rocciatori di Sarnico, che dopo aver mostrato la loro attrezzatura e spie-gato in quali situazioni è richiesto il loro intervento, hanno dato inizio alla discesa di una parete, coinvolgendo i ragazzi più coraggiosi.In questi tre giorni nel campo si è respirata una certa aria di caserma con regole e orari da rispettare, compiti e mansioni da svolgere, ub-bidienza ai superiori, con le note dell’inno nazionale che accompagnavano l’alza e l’ammaina bandiera per segnare l’inizio e la fine delleattività della giornata. Tutto questo può apparire forse messinscena, gioco, però è stato molto funzionale sotto l’aspetto formativo, volendoindurre al rispetto delle regole e volendo far capire l’utilità della collaborazione e del lavorare in gruppo. Naturalmente lo staff organiz-zativo anche quest’anno si è giovato della collaborazione volontaria della dottoressa Elena Foresti che, messasi a disposizione per far frontead eventuali emergenze sanitarie, che fortunatamente non si sono verificate, ha finito per dare una mano al cuoco Brescianini nella pre-parazione dei pasti.

Francesco Morzenti

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Torre de Busi

80 CANDELINEGrande festa degli alpini di Torre de’ Busi, valle di S. Martino, per gliottant’anni del Gruppo fondato nel lontano 23 giugno 1932 da alcunepenne nere povere di mezzi ma ricche di coraggio e di amor patrio.Perciò la data prescelta per i festeggiamenti è stata quella del 23 giu-gno scorso quando, presso il grande piazzale antistante l’oratorio diSan Gottardo, si sono ritrovati numerosi alpini provenienti dalle pro-vince di Lecco e Bergamo che, precedute dal vessillo sezionale di Ber-gamo e da una ventina di gagliardetti, hanno dato inizio alla sfilata con la partecipazione dei consiglieri sezionali GiancarloSangalli, Santino Cuni e Luigi Pulcini, dal coordinatore della zona 10 Elio Bonanomi e dal capogruppo, da ormai 30 anni,Lorenzo Cipriano Carenini, detto Valentino. Cerimoniere Giancarlo Sangalli, il corteo, scortato dalle autorità civili, militarie religiose, ha raggiunto la monumentale torre che ha dato nome al paese e alla cui base giacciono le lapidi a memoria deiCaduti di tutte la guerre. Dopo gli onori alla bandiera e la deposizione delle corone d’alloro al monumento ai Caduti, sottoun sole cocente, si è raggiunto il campo sportivo della parrocchia di San Michele, attrezzato per la cerimonia, dove hannoavuto luogo i discorsi ufficiali, aperti da un consigliere del Gruppo Adriano Carenini che ha porto un caloroso benvenuto atutti i presenti. Il sindaco Eleonora Ninkovic e l’assessore regionale Claudia Terzi hanno sottolineato il grande impegno dellepenne nere per il territorio. Per la sezione ha preso la parola il consigliere Cuni che ha portato il saluto del predidente CarloMacalli e ditti il consiglio. È seguita la S. Messa celebbrata dal parroco che all’omelia ha elogiato sia gli alpini che i com-ponenti il nucleo di protezione civile per l’incessante e proficuo impegno a favore della comunità locale e non solo. La festaè poi continuata con un lauto rancio alpino sempre all’insegna dell’amicizia e della convivialità.

Val Serina

MADONNA DEL PERELLODomenica 1 settembre ha avuto luogo il tradizionale appunta-mento alpino al Santuario del Perello nella media Valle Brem-bana al quale hanno aderito centinaia di penne nere e un certonumero di alfieri con i loro gagliardetti. È la trentatreesima voltache qui si ritrovano gli alpini. L’iniziativa nacque a seguito dellafelice intuizione di alcuni amici alpini di Miragolo e di Curnoed ora è profondamente radicata nell’animo della gente delterritorio. La cerimonia ha avuto inizio alla “Passata” di Mira-golo S. Marco dove ha luogo l’alzabandiera. Subito dopo, pre-ceduta dalla fanfara, ha avuto inizio la sfilata/pellegrinaggioalpina che si è snodata per circa un chilometro fino al piazzaledel santuario dove, in mezzo a una moltitudine di gente, è stata celebrata la S. Messa dal parroco di Rigosa e San-busita don Pierangelo Redondi. Suggestivi la cerimonia ed il luogo immerso nel cuore di vetusti boschi dove una de-vozione mariana si perpetua da seicento anni; da quando al montanaro Gianforte Ruggeri De Grigis di Rigosa apparvela Madonna (2 Luglio 1413) che a testimonianza dell’evento miracoloso fece germogliare un ramoscello di ulivo suun ceppo di faggio. Per ricordare solennemente i seicento anni dello storico avvenimento Vescovi, Arcivescovi e Car-dinali si sono avvicendati in questi mesi nelle varie cerimonie liturgiche, dall’Ordinario militare Monsignor GaetanoBonicelli al vescovo di Bergamo Monsignor Beschi, dall’Arcivescovo di Padova al Cardinale Giovanbattista Re.

Durante la S. Messa sono state ascoltate con grande attenzionele parole del celebrante ed il ricordo dei Caduti di tutte le guerre,chiamati dalla Patria hanno lasciato la loro famiglia e non sonopiù tornati. Dopo la lettura della preghiera dell’alpino, letta daGianni Cortinovis, il sindaco di Algua ha portato il saluto del-l’amministrazione e ha ringraziato gli alpini per il lavoro svoltoper la conservazione del territorio. Ha preso infine la parola An-tonio Arnoldi, vice presidente vicario della sezione il quale haportato i saluti del presidente Carlo Macalli e ha ringraziato gli al-pini per l’impegno profuso in ogni circostanza, ricordando il pre-sidente Leonardo Caprioli che ebbe il grande merito di dare unaimpronta più solida e concreta al volontariato alpino coniandoil motto “ricordare i morti aiutando i vivi”. Alla manifestazione

erano presenti i consiglieri sezionali Persico e Tiraboschi, il capogruppo di Curno, attivo organizzatore, e naturalmentel’infaticabile Gianni Cortinovis, capogruppo di Costa Serina.

Santo Locatelli

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Vigolo

25° DI FONDAZIONEGrande festa a Vigolo, sabato 26 e domenica 27 ottobre, per il venti-cinquesimo anniversario di fondazione del Gruppo e del nucleo di Pro-tezione Civile. Venticinque anni non sono molti, tuttavia possono esseresufficienti per scrivere l’inizio della storia del gruppo. Una storia che havisto gli alpini e i volontari della protezione civile impegnati instanca-bilmente sia sul proprio territorio che fuori. La festa è cominciata sabatosera con il coinvolgente concerto della fanfara di Rogno, che ha rega-lato ai numerosi presenti una serata all’insegna della musica e dell’al-legria, ma soprattutto del ricordo di quanti questi canti li hanno vissuti. Un ricordo, sempre vivo, che si è fatto strada anchenella giornata della domenica. Centinaia, infatti, gli alpini presenti, preceduti da quarantacinque gagliardetti e dallabanda Santa Cecilia di Borno, che hanno sfilato lungo la via principale del paese tra tricolori sventolanti e gli applausidella comunità. Tappa obbligata quella al monumento ai Caduti, ove il presidente Carlo Macalli ha reso onore ai tantiche hanno dato la propria vita per l’Italia. A seguire la celebrazione della Santa Messa, con la benedizione della piccozzae degli scarponi, essenziali per coloro che vogliono affrontare la montagna, e le preghiere per gli alpini e i volontari.La giornata si è conclusa con il pranzo, il taglio della torta e in ultimo, ma non ultimo per importanza, la consegna deiriconoscimenti ai “veci” del Gruppo, uomini valorosi che, scampati agli orrori della guerra, hanno portato fino a noi laloro testimonianza. Un piccolo gesto simbolico che ha però acceso una luce negli occhi di questi reduci, consapevoliche i giovani non li hanno dimenticati e che la loro memoria rimarrà viva nei tempi a venire.

Gianpaolo Cadei / Maurizio Vezzoli

Vertova/Colzate

RADUNO MEDIA VALLE SERIANANella prima settimana di agosto, gli Alpini di Vertova e Colzate hanno organizzatol’undicesimo raduno intergruppo degli alpini della Zona 14, Media Valle Seriana(Colzate, Vertova, Fiorano al Serio, Gazzaniga, Cene). Nella serata di giovedì 1° ago-sto, presso i locali dell’ex Convento, c’è stato un concerto del coro alpino del Gruppo,diretto da Riccardo Poli. Sempre negli stessi locali, il venerdì si sono esibite le “Donnealla fontana” di S. Brigida. Affollati e calorosamente applauditi entrambi i concerti. Neltardo pomeriggio di sabato si è aperto ufficialmente il raduno con l’alzabandiera, glionori e la commemorazione dei Caduti di Colzate, alla presenza delle autorità delpaese con in testa il sindaco Adriana Dentella; al termine una spettacolare discesa acorda doppia dalla torre campanaria di alpinisti di Predore. A seguire un acclamatoconcerto della Fanfara Congedati della Tridentina, diretta dal maresciallo luogote-nente Donato Tempesta. Domenica 4 agosto grande sfilata per le vie di Vertova, già capitale dell’antica “Confederazione diHonio”, coordinata e commentata dall’inossidabile vecio Ezio Merelli. Per l’associazione c’erano il presidente Carlo Macalli,che giocava in casa, il vice Granelli, i consiglieri Cattaneo, Persico e Pulcini, il coordinatore Pietro Brignoli che hanno scor-tato il vessillo sezionale, accompagnato da una trentina di gagliardetti. Ha fatto gli onori di casa il capogruppo Omar Catta-neo. Presenti i sindaci o loro rappresentanti di tutti i comuni della zona, labari e bandiere delle associazioni d’arma e socialidei paesi, il vessillo IFMS, il nucleo cinofilo Argo con in testa il responsabile Giovanni Martinelli, il badierone degli alpini diGandino, vari striscioni di Gruppi e, come sempre, tanti alpini. Il passo è stato cadenzato dalla Fanfara della Tridentina e dalCorpo musicale di Vertova. Il corteo si è fermato davanti al monumento ai Caduti dove si sono svolti l’alzabandiera e la de-posizione di una corona d’alloro. A seguire i discorsi ufficiali, aperti dal capogruppo Omar Cattaneo. Tra l’altro ha detto:«Sono sicuro che i vertici dell’Ana riusciranno a mantenere viva la nostra associazione, vicina alle necessità della gente, sem-pre in prima linea nel volontariato, anche se con la sospensione della leva il nostro futuro è segnato ormai da qualche anno.La naja, come l’abbiamo vissuta noi, oggi non ha più senso, i tempi cambiano velocemente e bisogna stare al loro passo. Èanche vero, però, che il servizio militare ci faceva crescere, ci permetteva di diventare uomini impegnati per la nostra pa-tria. Un ideale sempre più lontano dal comune sentire delle nuove generazioni. Ma essere fieri della propria patria è un sen-timento puro, il senso di appartenenza non è da confondere con l’intolleranza, anzi, aumenta il rispetto per le identità di altri». I sindaci di Vertova, Riccardo Cagnoni, e di Colzate, Adriana Dentella, hanno avuto parole di apprezzamento per l’opera deglialpini il cui DNA è solidarietà allo stato puro, concreta e sentita, non certo quella a parole e basta. È seguito un breve sa-luto del coordinatore di zona Brignoli ed infine il saluto del presidente Macalli che ha ringraziato il capogruppo, i sindaci etutti i presenti per poi ricordare le ultime iniziative della sezione di Bergamo, tra cui la venuta degli alpini in armi in Val Se-riana per le esercitazioni estive e l’accordo con il comando del 5° Alpini che ha permesso ad una cinquantina di giovani stu-denti bergamaschi di provare alcuni giorni di vita in caserma in Alto Adige.Il corteo ha poi raggiunto la prepositurale di Vertova, uno splendido scrigno d’arte, per assistere alla S. Messa, celebrata dalparroco don Giovanni Bosio e accompagnata dal coro alpino del Gruppo. Finito il sacro rito, di nuovo al campo sportivodell’oratorio, dove la Fanfara Congedati della Tridentina si è esibita in uno spettacolare carosello. Infine, com’è d’uso, un gu-stoso rancio alpino durante il quale cementare vecchie amicizie e crearne di nuove.

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Villa D’Adda

FESTEGGIATI I DIECI LUSTRIIl Gruppo di Villa d'Adda il 14 e 15 settembre ha festeggiato il 50° di fondazionee il 25° di attività del suo Nucleo di Protezione Civile. Grande soddisfazionedelle penne nere locali per la grande partecipazione della popolazione e la nu-merosa presenza di gagliardetti della bergamasca, delle Sezioni vicine, del Tren-tino, del Friuli e della Germania. Presenti una rappresentanza del consigliosezionale guidata dal vicepresidente Dario Frigeni, Sua Eccellenza Mons. Boni-celli e don Flavio Riva, autorità civili e religiose, tante associazioni del paese edei comuni limitrofi. Le cerimonie sono state dirette dal coordinatore di zona Giancarlo Sangalli. Le 50 bandiere sono stateportate dalle donne degli alpini: mogli, figlie, mamme, vedove. Le ricorrenze sono state rimarcate dalla realizzazione di unaffresco sulla facciata delle scuole medie, raffigurante Papa Giovanni XXIII, e l’intitolazione di una via del paese a don Giu-seppe Rota, arciprete di Villa d'Adda per 30 anni, Cappellano degli Alpini e Cavaliere della Repubblica. Allo stesso don Rotaè stata dedicata una stele commemorativa posata nell’adiacente parco, sistemato e ampliato per l’occasione dal Gruppo edal Nucleo di Protezine Civile. I costi per la stele sono stati offerti dal sig. Marino Biffi, figlio del primo capogruppo. Nel-l'ambito delle manifestazioni durate otto giorni, è stata allestita una mostra che comprendeva: una raccolta fotografica e ditesti sull’8 settembre 1945, ideata dall'alpino Roda Battista di Sotto il Monte; un esposizione dei manifesti di tutte le Adunatenazionali (del Gruppo di Bottanuco); la biografia di don Giuseppe Rota con foto storiche, bassorilievi in legno e il suo cap-pello, dato dal Gruppo del suo paese natio, Fiorano al Serio; manichini con divise alpine originali prestate dal Gruppo di Car-vico e dal Cav. Vavassori Paolo. L' 8 settembre, con una apposita cerimonia preparata con l'amministrazione comunale e lasezione A.N.R.P. locale, sono state consegnate tre "medaglie d'onore" ai famigliari di tre cittadini di Villa d'Adda ex-IMI allapresenza del coordinatore ANRP per l'Italia settentrionale Cav. Paolo Vavassori. Ha accompagnato le manifestazioni il CoroAlpini Stelutis di Brivio.

Piergiacomo Perico

Zogno

UN ANNO SPECIALEIl 2013 è stato un anno eccezionale per il gruppo alpini di Zogno. Haospitato la 30ª Adunata sezionale e contemporaneamente ha festeggiatoil 90° anniversario della sua fondazione. Domenica 27 ottobre i festeg-giamenti hanno trovato la loro conclusione sul Monte Castello (m.1092)in occasione del 40° anniversario della chiesetta alpina vicino alla qualesi è inaugurato un monumento dedicato ai Caduti di tutte le guerre. No-nostante il tempo fosse poco clemente, la partecipazione è stata notevolecon un discreto numero di gagliardetti e la presenza del vessillo sezionale. Il monumento, costruito in maniera magi-strale con pietra pregiata ricavata sul posto, si innalza a trapezi. Alla sommità è stata collocata l’aquila, classico sim-bolo alpino. Il cappello alpino invece è inserito sul lato frontale. L’opera, molto apprezzata, è stata realizzata da FrancoGherardi di Miragolo, amico degli alpini. Egli è un vero artista quando si tratta di plasmare la pietra e anche in passatoha dato prova della sua bravura decorando con simboli alpini la facciata principale della chiesetta. Dopo l’alzaban-diera, ha dato inizio ai vari interventi il capogruppo Luigi Garofano che ha fatto una breve esposizione della storia diquesto luogo di culto alpino: dietro all’altare campeggia un quadro del pittore Giacomo Gervasoni che rappresenta laMadonna del Don. Il sindaco di Zogno Giuliano Ghisalberti ha ringraziato gli alpini per il servizio, per la solidarietà e

per l’impegno civile che essi rendono al territorio. Il vicepresidente sezionale vicarioAntonio Arnoldi si è compiaciuto dell’attività svolta. Infine il consigliere nazionale Gior-gio Sonzogni ha portato il saluto del presidente nazionale Sebastiano Favero. Ha puredato in anteprima la notizia che il consiglio nazionale ha deliberato di aderire alla ri-chiesta del sindaco di Nikolajewka di ricostruire un ponte nel preciso luogo dove av-venne l’epica battaglia, in segno di solidarietà ed amicizia. Sono poi state conferite due targhe: la prima alla signora Cecilia vedova di Gritti “Lui-geto”, già vicecapogruppo, in ricordo dell’impegno profuso per il territorio di Miragolo;la seconda all’amico degli alpini Franco Gherardi per la sua generosità e preziosa di-sponibilità. Di seguito ha avuto luogo la suggestiva cerimonia dello scoprimento delmonumento seguita dalla benedizione del parroco di Zogno Don Angelo Vigani che hapoi celebrato una S. Messa. Alla cerimonia erano presenti anche il consigliere sezio-nale Alberto Giupponi e e il luogotenente dei carabinieri Musarra. Nell’occasione si èricordato che il Monte Castello ha avuto a suo tempo il privilegio di ospitare anche Leo-nardo Caprioli allora presidente nazionale dell’Ana.

Santo Locatelli

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Pulfero 20-21 luglio 2013Cividale del Friuli e le valli del Natisone che cihanno ospitato sono tra le zone “alpine” più belledel Friuli Venezia Giulia, da sempre legate alle PenneNere e soprattutto allo storico battaglione Cividale,sciolto quasi vent’anni fa ma sempre nei cuori dellaterra friulana. Il campionato è stato aperto ufficial-mente sabato 20 luglio dal presidente della Com-missione sportiva A.N.A Onorio Miotto. Allamanifestazione, dopo la suggestiva S.Messa nellagrotta di S.Giovanni d’Antro, è intervenuto il presi-dente nazionale Ana Sebastiano Favero, con un sen-tito discorso sull’onestà che deve essere insita di unalpino e della competizione che deve essere semprevista nel più genuino spirito agonistico. Questa specialità si può definire uno sport singolare,che richiede soprattutto due cose: un paio di gambeed una mente allenata. Stiamo parlando della marciadi regolarità, per i neofiti un’assoluta sconosciuta.Non serve correre forte, anzi non serve correre. Lamarcia di regolarità privilegia il gesto tecnico rispettoalla prestazione fisica. Certo, una preparazione atle-tica di base non guasta in una disciplina che insegnaa camminare in montagna, a mettere in sintonia mu-scoli e respiro con la pendenza del terreno, a valu-tare la propria forza e saper resistere a secondo dellecondizioni ambientali ed atmosferiche. La gara è di-visa in settori da un minimo di tre ad un massimo disei. Ogni settore va percorso rispettando una certamedia oraria assegnata alla partenza tenendo velo-cità che possono variare da un minimo di 2,5 Km/ha 7 Km/h. Si cammina ascoltando il ritmo del pro-prio passo. Domenica 21, ore 8,00 partenza gara, Bergamo si èpresentato con ben nove pattuglie capitanate, a detta

dei bocia, da saggi esperti. La gara si è disputata sudi un percorso di 18 Km con tratti alternati di salita,piano, falso piano e discesa, non troppo impegna-tivo ma comunque selettivo. La competizione si èsuddivisa in due categorie A-B che equivalgono ri-spettivamente a media alta e media bassa. Comesempre la sezione di Bergamo è stata protagonistacon i seguenti risultati.

41° Campionato Nazionale A.N.AMARCIA DI REGOLARITÀ IN MONTAGNA A PATTUGLIE

Classifica trofeo Scaramuzza 1ª Brescia con 13 pattuglie - 2ª Valdobbiadenecon 9 pattuglie - 3ª Bergamo con 9 pattuglie -seguono oltre 20 sezioni Pattuglie bergamascheCategoria A: 7ª Crotti Lorenzo, Bergamelli Bo-nifacio, Brumana Giordano - 10ª Losa Giovanni,Pasinetti Marco, Maconi Guido - 29ª ValsecchiCristian, Anesa Thomas, Bigoni EnricoCategoria B: 7ª Pegurri G.Mario, Rotà Mosè,Scanzi Massimo - 10ª Ferrari Marco, AlbricciBartolo, Tagliaferri Giovanni - 22ª Imberti Ar-mando, Boffelli G.Mario, Baroni Antonio, 40ªBendotti Manfredo, Bendotti Benito, MiglioriniAntonio - 73ª Giupponi Giovanni, PellegriniLuca, Brozzoni Marcello - 77ª Caslini Ivan, Pa-rivisi Silvano, Rottigni Andrea Classifica assoluta1ª Cecchetto Carlo, Comberlato Severino, Mi-cheloni Nicola (Vicenza) - 2ª Balducchelli Ni-cola, Balducchelli Mirko, Facchini Giuliano(Brescia) - 3ª Silvestri Francesco, Frison Giando-menico, Gnesotto Mario (Bassano) - 12ª PegurriMario, Rota Mosè, Scanzi Massimo (Bergamo)

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Verona 7-8 settembre 2013I campionati sono stati aperti dal presidentedella commissione nazionale sport OnorioMiotto il sabato 7 in una suggestiva piazza Bràdopo un corteo partito da Castel Vecchio consfilamento per le vie centrali di Verona, con ar-rivo al monumento dei Caduti in Piazza Brà.La città di Ve-rona, cuore delVeneto alpino,ha dimostratoun ’o sp i t a l i t àdegna di uncampionato na-zionale, resoancor più gra-devole da unagiornata tersa.La Sezione diBergamo, ca-pitanata daPiero Armoirinsostituibileorganizza-tore, coordina-tore, ecc ecc, ha rappresentato i nostri atleti checome sempre hanno ottenuto ottimi risultati inambedue le discipline. Un merito particolare a Facheris Roberto delgruppo di Ponte San Pietro 2° classificato Olim-pica Assoluta e 1° nella carabina Open.Complimenti e bravissimi a tutti!

TIRO A SEGNO44° Campionato nazionale carabina libera30° Campionato nazionale pistola standard

Classifica squadre carabina (presenza 15 sezioni): 1ª Udine - 2ª BergamoClassifica squadre pistola (presenza 14 sezioni): 1ª Verona - 5ª BergamoClassifica carabina T3: 1ª BergamoClassifica pistola T3: 1ª Verona - 2ª Vicenza - 3ª Ber-gamoClassifica combinata: 1ª Bergamo44° CAMPIONATO NAZIONALE CARABINA LIBERA A TERRAClassifica carabina olimpica: 2° Facheris RobertoBergamo Gr. Ponte San PietroClassifica carabina gran master: 2° PiazzalungaBruno Bergamo Gr. Ponte San Pietro - 13° NavaGualtiero Bergamo Gr. Ponte San Pietro - 16° Loca-telli Alessandro Bergamo Gr. Bonate Sotto - 17°Rocca Renato Bergamo Gr. Curno - 19° Rota Al-fredo Bergamo Gr. Ponte San Pietro - 20° UbialiMario Bergamo Gr. Curno - 21° Tiraboschi Italo Ber-gamo Gr. Oltre il Colle - 25° Armoir Pietro BergamoGr. Ponte San Pietro - 29° Manzoni Agostino Ber-gamo Gr.Cisano B. - 33° Rossi Luciano Bergamo Gr.Ponte San PietroClassifica carabina master: 12° Panzeri MaurizioBergamo Gr. CurnoClassifica carabina open: 1° Facheris Roberto Ber-gamo Gr. Ponte San Pietro - 8° Dementi ClaudioBergamo Gr. Sotto il Monte - 13° Pornaro Luca Ber-gamo Gr. Ponte San Pietro30° CAMPIONATO NAZIONALE PISTOLA STAN-DARDClassifica pistola gran master: 5° Ubiali Mario Ber-gamo Gr. Curno - 10° Nava Gualtiero Bergamo Gr.Ponte San Pietro - 13° Rossi Luciano Bergamo Gr.Ponte San Pietro - 14° Manzoni Agostino BergamoGr. Cisano B. - 25° Locatelli Alessandro BergamoGr. Bonate Sotto - 29° Piazzalunga Bruno BergamoGr. Ponte San Pietro - 32° Rota Alfredo Bergamo Gr.Ponte San Pietro - 33° Tiraboschi Italo Bergamo Gr.Oltre il ColleClassifica pistola master: 19° Panzeri Maurizio Ber-gamo Gr. CurnoClassifica pistola open: 23° Pornaro Luca BergamoGr. Ponte San Pietro - 28° Dementi Claudio Ber-gamo Gr. Sotto il Monte

Davide Cattaneo - Pietro Armoir

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Domodossola (Verbania) 29 settembre 2013La giornata piovosa, anziun vero diluvio, non hafermato gli alpini in unagara di estremo impegnofisico, ben 497 parteci-panti con 44 sezioni.L’ospitalità ossolana èstata degna di un campio-nato nazionale con unasfilata nel giorno di sabatoche si è svolta per le viecittadine di Domodossolaconclusa con la S.Messa.Direttamente nella mera-vigliosa chiesa sono statiufficialmente aperti i cam-pionati nazionali di corsain montagna dal presidente della commissione sport Onofrio Miotto. In chiusura della cerimonia il pre-sidente nazionale Sebastiano Favero ha salutato tutti gli alpini con un discorso di grande valore moraleapprezzato con un lungo applauso, parole sicuramente entrate in profondità nel cuore degli alpini.Domenica 29 settembre, ore 9, partenza del percorso ridotto di km.7,570, ore10 partenza del percorsocompleto di km.10,660. Il tracciato, sicuramente a detta di tutti gli atleti, è stato all’altezza di un cam-pionato nazionale, reso ancor più duro dalla pioggia. La Sezione di Bergamo con i suoi 30 atleti è statagrande vincendo il trofeo come prima classificata delle sezioni.

42° Campionato nazionale Ana CORSA IN MONTAGNA INDIVIDUALEBERGAMO SUL GRADINO PIÚ ALTO

CLASSIFICA SEZIONI 1ª Bergamo - 2ª Sondrio - 3ª Domodossola - Seguono altre 41 sezioniCLASSIFICHE INDIVIDUALI DEI BERGAMASCHI1ª categoria: 5° Ghidini Flavio - 13° Bolis Matteo2ª categoria: 4° Pesenti Cristian - 5° Pellegrini Luca - 10° Rota Carlo - 25° Sella Moeno - 30°Rota Mosè3ª categoria: 2° Bosio Danilo - 14° Gatti Alberto - 45° Anesa Tomas - 52° Barzasi Roberto 4ª categoria: 1° Bosio Luciano - 2° Cavagna Isidoro - 30° Suardi Michele 5ª categoria: 12° Maconi Guido - 17° Cavagna Stefano - 29° Gervasoni Dario - 32° PerolariNorberto - 57° Losa Giovanni7ª categoria: 9° Merelli Gianmario - 10° Baroni Antonio - 14° Albricci Bortolo8ª categoria: 1° Pasini Alfredo - 2° Bigoni Enrico - 7° Bergamelli Bonifacio9ª categoria: 8° Secomandi Adriano10ª categoria: 1° Giupponi Giovanni - 4° Migliorini Antonio - 5° Bendotti Benito - 6° Ben-dotti ManfredoCLASSIFICA ASSOLUTA1° Di Gioia Massimiliano cl.1979 sez. Torino - 2° Fracassi Dario cl.1973 sez. Brescia - 3°Bosio Danilo cl.1972 sez. Bergamo.

Davide Cattaneo

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Sulle pagine dello Scarpone Orobico abbiamo sempre lettoarticoli e nomi di atleti, cronache di discipline sportive comela corsa in montagna, lo sci di fondo, lo slalom o il tiro asegno, ma non pare a memoria di chi scrive, di aver visto qual-cosa sul ciclismo. Parliamo questa volta di un atleta che diquesto sport, fin dall’età di quattordici anni, ha sempre prati-cato partecipando a gare e campionati fino a raggiungere la 1ªcategoria dilettanti, vincendo nel 1952 il Campionato italianoa cronometro individuale e militando nei professionisti indi-pendenti per circa un triennio.Armando Finotto, nativo di Fossalta di Piave in provincia diVenezia, non ha mai smesso di pedalare e nonostante l’attivitàlavorativa come artigiano verniciatore/tappezziere nell’im-presa di famiglia prima ed in seguito lavorando in proprio daquando si è trasferito a Bergamo nel 1960, non ha mai man-cato di sottoporsi ai doverosi e faticosi allenamenti, effettuatinelle ore serali rubando il tempo al riposo ed al divertimento.Attualmente avendo cessato l’attività di artigiano, gli allena-menti li svolge principalmente nelle ore mattutine, curandoaltresì l’alimentazione ed i controlli medici periodici.In ordine cronologico l’ultima fatica Armando l’ha affrontatail 24 agosto scorso in Austria, giungendo al traguardo terzoclassificato, nella gara di km. 21,500 a cronometro individualeed 8° sui 40 chilometri nella corsa in linea, nell’ambito delCampionato mondiale di Ciclismo categoria Gentleman, (RadWeltpokal der Senioren und frauen) riservato ai corridori ultrasettantacinquenni, che si svolge a S. Johann in Tirolo da circaun trentennio, ed al quale Armando partecipa da una quindi-cina di anni; già nel 2011 era salito sul podio come secondoclassificato.Non c’è che dire sul nostro ottantenne atleta, dotato certa-mente di volontà, disciplina e passione non comuni, qualitàsupportate da un fisico e una salute invidiabile, gli anni non

UN VECIO IN GAMBA

sono pochi ma sembra che per ora non pesino più di tantoal nostro amico.Armando Finotto nell’ambito della nostra Associazione,ricopre l’incarico di alfiere ufficiale del Vessillo sezionale,iscritto presso il Gruppo di BG-Campagnola, ha prestatoservizio militare nel 5° Rgt. Art. da montagna e la sua fi-gura dritta, signorile ed elegante, non sarà certo passatainosservata durante le tante manifestazioni alle quali è presente.

Raffaele Vitali

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UN VECIO IN GAMBA

BRACCA

Michele GhirardiClasse 1923

BREMBATE SOPRA

Egidio BrembillaClasse 1938

CALUSCO D’ADDA

Mario AgazziClasse 1932

CALUSCOD’ADDA

Luigi ColleoniClasse 1940

CARENNO

Agostino StucchiClasse 1938

CARENNO

Mario VanoliClasse 1919

CASTELLICALEPIO

Giuseppe BelottiClasse 1927

CHIGNOLOD’ISOLA

Adriano MauroClasse 1949

CHIUDUNO

Mario GagniClasse 1939

CISANOBERGAMASCO

Cristoforo BuriniClasse 1934

CISANOBERGAMASCO

Giulio GiovanzanaClasse 1944

CLUSONE

Remo AlborghettiClasse 1944

CLUSONE

Enrico Moschini MarininiClasse 1935

CLUSONE

Vitale PetrogalliClasse 1929

COLLINAALTO SEBINO

Maurizio SpelgattiClasse 1953

COMUN NUOVO

Giuseppe AlbaniClasse 1935

CORNAIMAGNA

Armando PellegriniClasse 1951

CORNALBA

Ulivo ZambelliClasse 1937

COSTADI MEZZATE

Giuseppe VezzoliClasse 1930

COSTA VOLPINO

Giuseppe RinaldiClasse 1925

COSTA VOLPINO

Guido RinaldiClasse 1929

CURNO

Aldo CereaClasse 1932

ENDINEGAIANO

Giuseppe PesentiClasse 1922

ERVE

Francesco CarsanaClasse 1928

ALBANOS. ALESSANDRO

Pietro PezzottaClasse 1925

ALBANOS. ALESSANDRO

Bruno SalviClasse 1967

ALZANOLOMBARDO

Giulio CurnisClasse 1948

ARDESIO

Luigi PasiniClasse 1930

ARDESIO

Vittorio PorcellanaClasse 1933

BARIANO

Amilcare SilvaniClasse 1917

BEDULITA

Gian Marino MilesiClasse 1933

BEDULITA

Ismaele PersoneniClasse 1935

BERGAMOCAMPAGNOLA

Silvano ParisClasse 1933

BERGAMOS. PAOLO A.

Gianfranco CuccoClasse 1921

BERGAMOS. PAOLO A.

Enrico VillaClasse 1966

BORGOUNITO

Ezio AriciClasse 1945

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FILAGO

Angelo ParisClasse 1937

FORESTOSPARSO

Pietro FrattiniClasse 1939

FORESTOSPARSO

Clemente FretiClasse 1949

FREROLA

Ermes CominoliClasse 1957

GANDELLINO

Battista LazzariniClasse 1924

GANDINO

Bortolo GiudiciClasse 1932

GANDINO

Luigi ServalliClasse 1932

GAZZANIGA

Giovanni Walter GusminiClasse 1965

GROMO

Virgilio OrsiniClasse 1941

GROMO

Gianni VincentiClasse 1966

LEFFE

Walter BertocchiClasse 1963

LEFFE

Pietro PezzoliClasse 1923

LEFFE

Rinaldo PezzoliClasse 1942

MONASTEROLODEL CASTELLO

Dario RebuffiniClasse 1946

MOZZANICA

Vilmo RossiniClasse 1950

MOZZO

Romano MichelettiClasse 1931

NEMBRO

Germano BarcellaClasse 1942

NEMBRO

Bonifacio ZanchiClasse 1937

OLTRESERIO

Mario BredaClasse 1947

PIANICO

Pietro MorettiClasse 1933

PIARIO

Angelo PendezzaClasse 1939

PIAZZATORRE

Vincenzo BianchiClasse 1953

PONTIROLONUOVO

Emilio CaglianiClasse 1951

PRESOLANA

Giovanni MiglioratiClasse 1921

PRESOLANA

Valento TomasoniClasse 1923

SANTABRIGIDA

Clefi CattaneoClasse 1923

SANTABRIGIDA

Elio RivaClasse 1946

SANT’OMOBONOTERME

Gelfrido FranchiniClasse 1950

SANT’OMOBONOTERME

Sergio ManiniClasse 1941

SANT’OMOBONOTERME

Placido Perucchini (Giglio)Classe 1918

SCANZOROSCIATE

Antonio AlgeriClasse 1940

SCANZOROSCIATE

Guerino BrivioClasse 1924

SERIATE

Luigi LocatelliClasse 1937

SERINA

Angelo CarraraClasse 1935

SOVERE

Gaetano Della FaraClasse 1934

SOVERE

Mario ForchiniClasse 1949

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GIANCARLO MAZZUCCHELLI - consigliere sezionale, classe 1934 - Vertova/RedonaAveva indossato la divisa negli anni Cinquanta quando ancora il servizio militare si chiamava naja. Alpino na-turalmente, brigata Tridentina. Il che voleva dire marciare, marciare, e ancora marciare. Scarpinate in su e ingiù per i monti dell’Alto Adige, zaino sempre perfettamente affardellato. Allora si preparavano le reclute asuon di fatica e di cappello con la penna orgogliosamente portato. E lui, Carlo Mazzucchelli, quel cappellolo aveva sempre tenuto con grande cura, senza fronzoli o altro, come se fosse appena uscito dalla caserma diMonguelfo. È stato l’unico ornamento sulla sua bara ai funerali che lo scorso 5 luglio sono stati celebrati nellachiesa parrocchiale di Redona, popoloso quartiere di Bergamo, presenti tanti alpini con i gagliardetti, segnodi un’amicizia e di stretti legami che il tempo non aveva assottigliato. Carlo Mazzucchelli è stato un auten-tico alpino e dalle non meno autentiche radici bergamasche. Due qualità che ne aveva fatto un uomo di pocheparole, schietto e franco nel parlare, che puntava alla concretezza: se c’era da fare, se c’era da impegnarsi,

fatica compresa, era tra i primi. Poche parole, ma tanti fatti. Fu anche questo che lo legò con grande amicizia a Nardo Caprioli, il pre-sidente di tutti gli alpini. Consigliere sezionale quando Caprioli fu presidente della sezione di Bergamo, Caprioli aveva visto giusto nelvalutarlo allorché si appellò alle penne nere bergamasche per dare inizio alla costruzione della casa di Endine Gaiano. Le perplessitànon erano mancate, ma Mazzucchelli era stato tra i più convinti sostenitori del progetto. Tra le centinaia di volontari che si avvicen-darono, il suo impegno spiccò accanto a quello di un altro alpino dalle grandi capacità, Piero Sonzogni, impresario di Zogno. Il can-tiere era buon punto quando sul Friuli si abbatté la tragedia del terremoto. Gli alpini bergamaschi furono tra i primi ad accorrere perportare aiuto alle popolazioni; prima con iniziative individuali, poi con i cantieri. Fu una macchina organizzativa impressionante, laprima che si vedeva in Italia fondata esclusivamente sul volontariato. Mazzucchelli fu al campo 3, quello nella piana davanti alla di-strutta Gemona. Ma Endine non era stato dimenticato e non appena fu possibile le penne nere bergamasche ripresero a tirar su pila-stri e a preparare gettate. All’alpino Mazzucchelli il presidente Caprioli guardò ancora nell’affidargli la responsabilità di un altro cantiere:quello per mini-alloggi per anziani a Redona. Un’impresa non facile, che si fondò sull’impegno di tanti volontari, per lo più alpini,che Mazzucchelli seppe organizzare egregiamente. Un’opera i cui valori sono stati troppo presto dimenticati. E questo alpino di pocheparole non lesinò nell’impegno tra le file delle penne nere in occasione di altre calamità naturali, come l’alluvione in Piemonte e il di-sastro in Valtellina. Nel frattempo Caprioli era divenuto presidente nazionale. Ma il forte legame d’amicizia tra i due non venne meno.Ogni occasione era buona per incontrarsi; per Caprioli era un autentico piacere avere accanto a sé questo alpino di poche parole, chegli assomigliava molto nel carattere. Una grande vicinanza che li ha visti uno accanto all’altro fin quasi all’ultimo. Carlo Mazzucchelliè morto poche ore dopo il “suo” presidente. Quasi che Caprioli si fosse avviato per battere la traccia sulle grandi distese del cielo e luisubito dietro, lungo lo stesso faticoso sentiero, ma che portava in alto.

Pino Capellini

CIRILLO ISIDORO ROTA, detto DORO - Reduce, classe 1919 - CarvicoSi è spento a novantatre anni Cirillo Isidoro Rota “Doro”, ultimo reduce di Carvico, e con lui se ne va unpezzo importante della nostra storia di alpini e di uomini. Quando desideravo conoscere come realmente sierano svolti i fatti, andavo a casa sua ed egli, con pazienza, ma sofferenza e commozione, raccontava dellaFrancia, della Grecia, della Russia, della prigionia.In Grecia erano le lunghe file di muli fermi nel pantano che non riuscivano a salire sul Monte Kugg e gli al-pini costretti a portare a spalle il prezioso carico destinato alle prime linee. Erano le giovani spoglie di ragazzidi vent’anni miseramente ricomposte e trascinate a valle nei teli tenda. In Russia era la ricerca spasmodica dici bo e di un’isba calda perché giorno e notte “la fam e ‘l frécc” tormentavano l’anima e il corpo. Era “Il te-stamento del capitano” che dal gelo della steppa si innalzava fino al cielo per salutare il Cap. M.O.V.M. Giu-seppe Grandi, ormai morente sulla slitta del Tirano. Nel campo di prigionia austriaco di Wimpassing imSchwarzatale era la pagnotta tagliata con uno stampo di ferro in parti (quasi) uguali fra tre prigionieri, un po’di margarina da spalmare e la solita, immangiabile, brodaglia di rape.Ora che se ne andato, siamo rimasti un po’ più soli, ci manca la sua ironia, la schiettezza, l’allegria, ci mancasoprattutto il suo spirito rimasto per lungo tempo a vagare sulle piste gelate delle steppa russa. Gli alpini di

Carvico si stringono commossi in fraterno abbraccio alla famiglia del “vecio” e stendono le loro bandiere al passaggio del corpo del valo-roso reduce, rispondendo a gran voce per lui all’ultimo appello: Presente!

Silvio Riva

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TAVERNOLABERGAMASCA

Cesare ColosioClasse 1925

TELGATE

Vittorio Lancini (Bresà)Classe 1936

TORREBOLDONE

Giuseppe BertocchiClasse 1921

TORREDE’ ROVERI

Emilio BarbettaClasse 1945

UBIALECLANEZZO

Diego PellegrinelliClasse 1967

VERTOVACOLZATE

Francesco BaliniClasse 1924

VERTOVACOLZATE

Alessandro BorliniClasse 1928

ZAMBLA

Giacomo TiraboschiClasse 1922

ZANDOBBIO

Pierluigi BonettiClasse 1942

ZOGNO

Lorenzo SonzogniClasse 1936

ZOGNO

Isidoro TrainiClasse 1923

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DIONIGI FENAROLI, detto NISIO - Reduce, classe 1924 - RoncolaGli uomini della generazione di Nisio sono cresciuti guardando in faccia la morte, spesso quella difratellini prima, dei compagni di trincea e di lager poi. Quando, 21enne, egli tornò inaspettatamentedalla prigionia in Germania, sua nonna, sorpresa, così l’accolse a Cà Baetti: “Cosa fai qui Nisio? Tiho già recitato tanti di quei Requiem…!”. Tornava, quel giovane alpino, da posti dove la vita umana valeva meno d’una bottiglia di birra; dove,ai nazifascisti che pensavano di comprare per fame e paura le simpatie politiche dei soldati italianiprigionieri, questi avevano risposto intonando la “Canzone del Piave”. Quei soldati, come Nisio, vanno considerati parte attiva della rinascita dell’Italia. Raccontava Nisioche quando il treno del rimpatrio, attraversato il Brennero, si fermò, lui e tutti i suoi compagni sce-sero piangenti a baciare la terra della patria, per cui avevano sofferto e temuto di non rivedere. Egli,come molti sopravvissuti, sapeva di non aver avuto più meriti, ma solo più fortuna, di chi era morto,e con cui si è sempre sentito in debito. Questo debito coi caduti, e con la vita, egli l’ha onorato impegnandosi a fondo per la sua famiglia,certo, ma anche per la sua terra. Lo ricordiamo soprattutto per il suo impegno nel volontariato e nelleassociazioni: molto attivo nel locale gruppo di allevatori, ri-fondatore e capogruppo del Gruppo Al-pini, presidente della sezione Combattenti e Reduci. Anche l’Unione Sportiva gli deve essere grata per aver letteralmente messo le fondamenta alla suasede e, sotto la sua guida, il Gruppo Alpini pagò l’iscrizione di una squadra di Roncola al campionato.Particolarmente preziose sono perciò le vite come quella di Nisio, perché testimoniano anzitutto la disponibilità ad impegnarsi senza in-teressi personali, con spirito di servizio per il bene della comunità. Oggi, mentre lo ricordiamo, cominciamo ad intuire il gran vuoto che lascia nella comunità. Ci sono due modi per colmare questo vuoto:seguire il suo esempio e farsi avanti per riempirlo. Tutti, ma gli Alpini in primis. Chissà che qualcuno, proprio oggi, non tolga il cappelloalpino dalla soffitta e con quello in testa o almeno nel cuore, sappia unirsi al Gruppo ri-fondato da Nisio, per perpetuarne spirito ed operenel servizio al bene di Roncola.

GIUSEPPE AGAZZI - Reduce, classe 1923 - PresezzoLo scorso 16 maggio è “andato avanti” Giuseppe Agazzi, ultimo reduce alpino del Gruppo diPresezzo. Nato a Mapello nel 1923, nel 1942 parte per il servizio militare con destinazione Me-rano. Nel 1943 viene mandato in zona di guerra in Jugoslavia, ritorna in Italia dove nel settembredello stesso anno viene fatto prigioniero dai tedeschi a Fortezza, da lì trasferito nel lager di Be-zeichnung. Successivamente portato nel campo Hamburg 33 Brembeck dove per due anni la-vora come falegname per ristrutturare le case bombardate di Amburgo. Alla fine di luglio del1945 ritorna in Italia e l’8 agosto è finalmente libero. Tre anni lontano da casa.Da alpino in congedo, nel 1961, insieme ad altri, fonda il Gruppo di Presezzo di cui diviene ca-pogruppo dal 1962 fino al 1988. Durante il suo mandato si edifica la chiesetta dedicata alla Ma-donna. Viene inoltre acquistata la sede. Lo ricordiamo anche come presidente dell’AssociazioneCombattenti e Reduci. Una vita dedicata agli altri, esempio di solidarietà, onesta, fratellanza, valori che lo hanno con-traddistinto. Grazie dal Gruppo e dalla comunità di Presezzo.

LUCIANO EPIS - Coordinatore di zona e capogruppo, classe 1948 - Ponte NossaLuciano Epis è andato avanti, una subdola malattia lo ha portato inesorabilmente alla morte. A chigli chiedeva come andava, aveva sempre una risposta rassicurante, ma si vedeva che soffriva. Eppure fino all’ultimo giorno non ha mollato, dandosi da fare per organizzare al meglio le inizia-tive della zona 16, Media Valle Seriana Nord, ed a supportare i Gruppi che ne fanno parte. Era unoche ha sempre praticato concretamente il motto del 5° Alpini “nec videar dum sim”, non per sem-brare ma per essere; tanto era impegnato, quanto era riservato. Da quando nel 2008 è stato eletto capogruppo e coordinatore di zona, ha dedicato tutto il suotempo libero nel promuovere e organizzare iniziative associative e benefiche, mettendosi semprein prima fila. In particolare ha stimolato i Gruppi a tenere manifestazioni comuni, promuovendo iraduni intergruppo, a dare sempre maggiore importanza al “Tricolore nelle scuole”.Fu lui che riuscì ad avere gratuitamente il testo della Costituzione dal Ministero all’Istruzione dadistribuire agli studenti insieme alla bandiera italiana e l’opuscolo sugli alpini. Grande il suo impegno nel portare avanti l’annuale cerimonia alla Madonna degli Alpini, postasull’ardito Pizzo Guazza che domina l’abitato di Ponte Nossa e dei paesi vicini; come pure quellonell’organizzare un pellegrinaggio alpino in occasione del 500° della Madonna delle Lacrime, san-tuario del paese.Molti gli alpini presenti al suo funerale, tanti i gagliardetti con in testa il vessillo scortato da alcuni consiglieri sezionali, segni tan-gibili di riconoscenza e stima all’alpino Luciano che con la sua opera ha reso tangibile testimonianza allo striscione del suo Gruppodi appartenenza: essere alpini è un modo di vivere.

MARIO BELOTTI - Capogruppo, classe 1936 - GrassobbioIl 12 agosto è andato avanti Mario Belotti, una morte improvvisa ed inaspettata. Militare all’8° Alpinidella Julia, inizialmente iscritto al Gruppo di Seriate, in seguito promotore e fondatore nel 1980 delGruppo di Grassobbio, diventando subito capogruppo, incarico che ha svolto con dedizione e compe-tenza per oltre 33 anni, fino alla morte.I tuoi alpini ti porgono un saluto commosso che viene dal profondo del cuore. Hai donato tutto il tuotempo migliore alla vita del Gruppo con tenacia e umiltà. Tutti ti dobbiamo molto per il tuo impegno, ci hai insegnato che lavorare e dare gratuitamente per chine ha bisogno è un immenso segno d’amore. Oggi tutto il bene che hai fatto ti verrà ricompensato dallamisericordia del Padre, accogliendoti nella sua casa celeste. Ciao Mario, da lassù continua a guidarci.

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GIAN FRANCO CAPELLI - Capogruppo, classe 1938 - StrozzaLo scorso mese di aprile si è spento il nostro capogruppo Gian Franco Capelli, dopo aver combattuto peralcuni mesi con una grave malattia, lasciando nel dolore tutta la comunità di Strozza.Per ben 24 anni è stata la nostra guida; da capogruppo ha sempre dato a piene mani, grande la sua dispo-nibilità. Non c’era iniziativa di solidarietà e volontariato per la quale non si prodigasse con impegno, com-petenza e onestà. Il commovente saluto ha visto molti gagliardetti presenti, oltre al vessillo sezionale conl’ex presidente Antonio Sarti. La chiesa era gremita di gente che gli ha voluto esprimere la loro stima ed il loro affetto. Ciao Gian Franco non sarai dimenticato, grazie per quanto hai fatto.

SANTINO SALVINI - Capogruppo, classe 1939 - MezzoldoI soci del Gruppo di Mezzoldo ricordano con dolore e grande affetto il loro capogruppo Santo Sal-vini, andato avanti il 18 maggio scorso. Appena concluso il servizio militare è entrato nell’Ana, per oltre 30 anni ha fatto parte del consi-glio direttivo del Gruppo di Mezzoldo per poi assumere l’incarico di capogruppo dal 1994.L’impegno di Santino è stato grande, continuo, appassionato nel guidare i suoi alpini non solo alletradizionali manifestazioni quali adunate e manifestazioni patriottiche, coinvolgendoli nel sociale,nel volontariato e in manifestazioni turistico sportive. Grande il suo impegno come organizzatore di numerose manifestazioni, quali quaranta edizionidella corsa Mezzoldo-Ca’ San Marco e quattro edizioni del campionato nazionale di corsa in mon-tagna. Il suo amore per il prossimo l’hanno portato ha fondare e dirigere un’associazione, orga-nizzando annuali missioni umanitarie a San Luis De Paz e Chiapas (Messico). Ai funerali ha partecipato commossa tantissima gente e gli alpini hanno sfilato con il vessillo se-zionale e una ventina di gagliardetti. Ciao e grazie caro Santino da chi ti ha conosciuto, ti ha vo-luto bene e apprezzato per il tuo grande impegno e il tuo senso del dovere.

AMADIO BAIGUINI - Capogruppo, classe 1926 - RognoÈ mancato all’età di 87 anni, dopo una breve malattia, l’alpino Amadio Baiguini. Uomo determinato, lavo-ratore instancabile, esempio di dedizione, fu uno dei promotori e fondatori del Gruppo alpini di Rogno, di-ventandone il primo capogruppo. In seguito ricoprì le cariche di consigliere e vice capogruppo, restando intutti questi anni, un importante punto di riferimento, nonché colonna portante del Gruppo.Prestò servizio di leva nel 1947, nell’appena rinato gruppo “Belluno” di artiglieria da montagna. Appassio-nato della montagna, amava salire i ghiacciai dell’Adamello dove il padre Giovanni aveva combattuto nelbattaglione Edolo durante la guerra bianca 15/18. Era molto apprezzato nel paese e la sua scomparsa ha de-stato profondo dolore nei familiari, amici e conoscenti. Rogno, al suo funerale, ha visto un moltitudine di ga-gliardetti stagliarsi in cielo e fare da ala per salutarlo un’ultima volta. Lo ricorderemo come un alpino vero.

MANIFESTAZIONI ALPINE

SI COMUNICA CHE DAL PROSSIMO NUMERO VERRANNO RICORDATI SOLAMENTE I CAPIGRUPPO IN CARICA

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