attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la...

13
1\ II II iI II Ii II Ii 11 Co nsideraro qu anr o sia comune la malarti a, di qua- :1 Ij u proporzi oni il rnut arn ent o spirituale c he essa produ - II ce, quanto stupefacenri, allorche Ie luci della salute si Ii spengo no , i terri tori vergin i che allora si dischiud on o, Ii quali lande deserte dell'anirna esponga un piccolo at- II tacco di influenza, quali precipizi e prati, sparsi di vi- I vidi fieri, riveli uri minimo aumento della t emp eratu - II 'I ra, quali antiche e resist enti querce siano sradicate in , " noi dall'atro della nausea, come precipiri arno nel poz- zo della rnort e e sentiar no le acque della dissoluzi one chiudersi sopra Ie nostre teste e ci svegliamo pensan- do di trovarci alia presenza degli angeli e degli arpi- sti quand o ci tolgon o un d ent e e ritorniarno alia su- perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu- to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto in Paradiso - quand o pen siam o a tut to q uesto , co me spesso siamo costretti a fare, appare davvero srrano che la rnalattia n on figuri insiem e all'ar no re, alle bat- taglie e alia gelosia tra i terni principali della lerre- ratura. Verrebbe da pensare che romanzi inreri siano 7

Transcript of attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la...

Page 1: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

1\

II

II iI IIIiII Ii

11 Consideraro quanro sia comune la malarti a, di qua­:1Ij uproporzioni il rnut arnento spirituale che essa produ ­II ce, quan to stupefacen ri, allorche Ie luci della salute siIi

spengo no , i terri tori vergin i che allora si dischiudono,Ii quali lande deserte dell 'anirna esponga un piccolo at­

II tacco di influenza, quali precipizi e prati, sparsi di vi­I~ vidi fie ri, riveli uri minimo aumen to della temperatu ­II'I ra, quali an t iche e resistenti querce siano sradicate in,"

noi dall'atr o della nausea, come precipiri arno nel poz­zo della rnort e e sen tiarno le acque della dissoluzione ch iude rsi sopra Ie nostre teste e ci svegliamo pensan­do di trovarci alia presenza degli angel i e degli arpi­st i quand o ci tolgono un dente e ritorni arno alia su­perficie nell a poltron a de l denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocc a, sc iacqui la bocca» co n il salu­to della D ivin ira che, ch inandosi, ci da it benvenuto in Paradiso - quando pen siamo a tut to questo , come spesso siamo costretti a fare, appare davvero srrano che la rn alattia non figuri insiem e all'a rnore , alle bat­taglie e alia gelosia tra i terni principali della ler re­ratura. Verrebbe da pen sare che romanzi inreri siano

7

Page 2: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

sta t i ded icat i al l'influe rua; poem i ep ic i alia febbre ti ­

foidea; od i a lia pol rnoni te ; liriche al mal d i denti . Ma no ; sa lvo poc he eccezion i - De Quincey ren te q ua l­cosa del genere nelle sue Confessioni d'un oppiomane,I

un paio di vo lumi sull' inferrnita devono essere spar­si nelle pagine di Proust' - la letter atura fa de l suo meglio perch e il proprio campo d i inJagine rima nga la mente; perche il co rpo rimanga una last ra d i ve­tro liscio art rave rso cui l'anirna appa ia pura e ch iara, e , ecce tto che pe r una a du e passioni come it des ide­rio e la cup id igia , sia n ullo, e tr ascu rabile e inesisten­teo La ve rita e turto il con trar io. II corpo in te rviene giorno e notr e; si smussa 0 si affila, si co lar isce 0 sco­lo ra , si vo lge in ce ra nel ca lore di giugno, s' indurisce co me sego nell'oscurira di feb braio. La creatura che vi sta rinch iusa puo so lo vedere at trave rso il vetro, irnbrat tato 0 roseo; non puo separarsi dal corpo co me

I [Th . De Q uin cey, Confess ioni di ten oppiomane, Ein audi, To­

rino 1973 (ed . or. Confess ions of an English Opium Eater, "T he London Magazine », 182 I ). La W oolf e ra un a gra nde est ima trice della lingua di De Q uincey (i suo i romanzi brulicano di allusion i

a ile Confess ioni): efr. 10 scr irro Impassioned prose ( 1926) in The Essays of Virginia Woolf, a cura d i A. Mc Neil lie, 6 voll. , Hogarth

Press, Lond on 1994 , 4, pp. 36 1-69. ] z [La Woo lf si immerse ne lla let rur a d i Proust nel co rso del

192). L'8 aprile , dunque so lo alcun i mesi prim a dell a corn pos i­

zione d i Sul/a malattia, scrive suI suo d iario : "Pro ust mi influen ­

zera e mi merrer a in disaccordo co n ogn i rnia frase.» Tale e ra l'arn m irazione della Woo lf pe r 10 scritt ore francese.]

8

il co lte llo da lla gua ina 0 il seme dal bacce llo per un so lo istan te; deve attraversare tutta l' in term inabile successione dei rnu ta rnent i, il ca ldo e il freddo, l'agio e it d isagio, la fame e la sodd isfazione , la sa lute e la ma latt ia , finchc arriva l' inevi tabi le ca tastrofe: il cor­po va in bricio le e l'an ima (si di ce ) fugge. Ma d i que­sto d ram ma quotid iano del corpo non si trova trac­c ia scritta . La gente n on fa che raccontare le imprese della mente: i pens ieri che l'attrave rsano; i suo i nobili proposit i; co me abbia c ivilizzato l'un iverso. Secondo lo ro la mente , n e lla sua to rre d' avor io, ign ora il co r­po; 0 co n un calci o 10 fa vo lare, come un vecch io pal­lone di cuo io, attraverso leghe innevate 0 desertiche a perseguire co nquiste e scoperte. A Ile grand i gue rre che il corpo, servito dalla me nte, muove, nell a soli­tudine della camera da letto , contro gli assalti de lla fehbre 0 l'avvic inarsi de lla rnalincon ia , nessuno bada, N on c i vuole mo lto a cap ire perche. G uardare sim i­li case in faccia richiede il caraggio di un dornatore di leon i; un a vigorosa filosofia; un a ragione radicata ne lle visce re dell a terra. Se ne man ca, questo mostro , il corpo , questo mir acolo , il suo do lor e, ci faran no su­hiro ridurre nel mistic ismo 0 salire , con rap idi battit i d 'ala , a ile estasi del t rascenden tal isrn o . Per il pu bbli­co un romanzo ded ica te all'infl uenz a sa rebbe pr ivo d i trama;J lamenterebbero l'assen za d i amo re - a ro rro ,

J [Ne ll'ed izione del 1926 la frase co m inc ia con "A di rla in

termini piu prat ic i», espressione qui so ppressa .]

9

Page 3: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

in og n i case, po iche la malattia spes so si travest e da

amo re , e ti gioca gli stess i ti ri . Infonde in cert i vol ti uri'a r ia d iv in a, c i di spone ad aspetta re , o ra dopo ora ,

con le o recch ie dritte 10 scr icch io lio di un a sca la , e

a t t ribu isce a i v isi degli assen t i (oltremodo modest i

q ua n do si sta bene ) un nuo vo significate , mentre la

mente intesse intorno a lor o mille leggende e storie

d' amo re per cu i, quando si sta bene, n on avrebbe ne

il tempo n e il gus to . Infine, a impedire la desc rizio ­

n e de lla ma la t t ia in letteratura c i si metre anche la

poverta de l lingu aggio. L'in gle se, ch e pUG esprirne ­

re i pensie ri d i A m leto e la traged ia d i re Lear, non

h a paro le per i brividi e il mal di test a . S i e sv ilup­

pato in un'u ni ca direzione . Qualunqu e ragazzin a in ­

n amo ra ta pUG con tare su S hakespea re 0 Keats per

dar voce a i suo i sen t irnen t i; rna bast a ch e il mala ­

to ten t i di sp iegare a un me d ico la so ffere nza che h a

n e lla test a perche il lingu aggio si p rosciughi d i co l­

po . N on c 'e nulla di pronto a ll 'uso . Egli sa ra cost re t­

to a con ia re q ualch e pa ro la e , tenendo il suo dol o ­

re in una mana e un grumo di pu ro suo no nell 'alrra

(co me Forse fecero gli a b ita n t i di Babele a ll' in izio ),

p ressarl i ins iern e in modo tal e che a lia fine n e sa lt i

fuo ri una paro la del tutto nuova. Probab ilmente sara

q ua lcosa di r idi col o, Infatt i chi m ai , inglese di ria ­

sc ita , pUG prendersi certe liberta con la sua lingu a ?

PCI' noi e una cosa sac ra e pertanto destinata a mo ­

r ire , a meno che gli arnerica n i, il c u i ge n io e molto

10

:::"I ~,";, ,·~,.8 ·t\O ~ 1 IY~()' 0 l,.. \ \ vl\i\--.... ·'i'\ u 'J '- '_ _ /,~,,-Y\,v.. ~..kX() ;> "'- ';!>r<'1JV' \

piu felice n el cr eate nu ove paro le che n e l d ispo rre Ie ( vecch ie , n on voglia ve nire in n ostr o a iu to, r ida ndo

\ acqua a lia sorgen te ." M a non abbia mo bisogn o se rn ­p licemente di una lingua nuova , pi ll prirni ti va , piu \

\, se ns ua le , p iu osc ena , bensi di una nu o va ge ra rc h ia

dell e passioni: l'amore si rit iri davant! a q uaran ta d i

febbre; la ge losia lasci posto ag li a t tacchi di sc ia t ica ;

l'inson n ia pr enda la parte del ca ttivo e l'er oe sia un

liquido bi anco da l sapore do lci astr o - q ue l Princ ipe

va len te con gli occh i d i fa len a e i pied i pi urnati, uno dei c u i n o rni eChloral.'

Ma torniarn o a ll' in ferrno. «Sono a letto con l'in ­

fluenza »: una frase simile ch e cosa com un ica di

q ue lla gra nd iosa esperie nza ; d i come il mondo abb ia

murato forma; e gli arnesi del mestie re siano di ven ­

ta ri estra n e i; e i suoni dell a Fest a str ugge n t i come

un a giost ra che si ode in lo n tan an za, o lt re i cam­

pi ; e gli am ici s ian o carnbiati, a lcun i ass ume ndo una

st ra na bellezza , a lt r i abbass a t i a lia de form ita dei 1'0 ­

sp i, mentre l'intero pa esaggio dell a v ita rimane bel ­

lo e rernoto , come la sponda ch e s i ve de da lla barca

a l la rgo , ed eg li o ra assur ge a una vet ta e non gli oc­

4 [Sull' inven t ivira linguist ica deg li american : la Woo lf si e espressa anc he ne l saggio II romanzo negli Sta ti Uniti, in Per le stradedi Londra , it Sagg iatore , Milan o 1963; ed. or. American Fic­tion ( [925). in The Essays of Virginia Woolf ci t ., 4, pp. 269-80 .]

S [Il pili an t ico dei sonn iferi, sinre t izzato per la prima vo lta nel 1832. ]

II

Page 4: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

corre a iu to d 'uorn o 0 di Dio , ora st r isc ia sup in o suI pav irnen ro, fe lice di ricever e un calcio da lla serva .

L'esperi en za n on si puo com un ica re e , co me acca de

se mpre co n quest e cose m ute , la sua so ffere nza se r­

ve so lo a risvegl iare ne lla me n te degli am ic i il ricor­do de lle lora in fluen za , dei lora malanni che , rima­st i illacri mati 10 scorso febbraio, or a recl amano ad

a lta voc e, d isperatamente, scom posta me n re, il di vi ­no so ll ie vo de lla co mpassion e .

M a co mpassione non possia mo riceverne." II sag­gio Faro 10 pro ibisce . Se i suo i figli, oppress i come

sono gia da lla pena , dovessero assume rsi anche que l

carico , immagin ando dt aggiunge re a ltri affan n i ai propri, gli ed ific i cesserebbe ro d i a lzarsi ; Ie strade si est ing ue rebbe ro in vio t to li e rbosi; rnusica e pittu­

6 [Di co mpassione, s)'mpathy, parla anche C ha rles Lamb , un o dei sagg ist i p iu ammirar: dall'autrice, ne l saggio II cunva­lescente (infra, pp . 49 sgg.) . Eben possibi le che la Woo lf, gran­de ammira trice di Lamb, 10 abbia tenu to presen re dur ante la co mpos izione d i Sulfa malau ia. In ogn i caso il saggio di Lamb e, ne lla sto na de lle moderne riflession i sulla ma lart ia , un mo ­ment a irnport ant e: Lamb, co n brio e ironia, v i rifle t te e desert­ve gli effett i psico logi de lla malat ria sui sensa de l se. II malate e un egocen tr ico che prova p iera so lo per se sresso (idea che tornera ne lle Memorie del souosuou, di Dos toe vsk ij) . II malat o e un Filorrere, cice un e roe ; un teat ro , un rnondo a se. Mentre il rn ala to e in tro na , il co nva lesce nce e un rnon arca deposto . S i ricordi anc he la ti rat a di N iet zsche con tro la compassione in Ecce homo (1888).J

1 2

ra ce ssereb bero ; un so lo grande sos piro si leverebbe

al Cielo e agli uomi n i e a ile donn e non reste re bbe a ltro a tteggiame n to ch e l'orror e e la d isperazione.

C omunq ue , c 'e se mpre qua lche picco la distrazio ­

ne - un suona tore d'organ etto all'angolo dell'ospe­da le , un n egozio di libri e di gingilli c he at t iri la

ge n te o ltre la prigione e l'ospizio , qualche assurdo

gat to 0 cane che c i irnped isca d i svo lgere in vo lu­

mi di sq ua llida soffere nza il gerog lifico dell'infelici­ta del vecch io rne nd ican te: e cost l' imrn enso sforza

de lla compassione che quelle caserme d i do lore e di cast igo , qu egli inarid it i sim boli d i pena c i ch iedon o

d i co mpiere in lor o n ome 10 rim andiamo irnbarazza­t i ad a lt ro tempo. O ggi la com~ione~ disp ensata

princ ipalmente da i tardoni e da i perdent i, donne per 10 piu (n elle q ua li l'obso leto vive in stra na v icin an­

za con l'anarchia e la n ovit a ) Ch~l usci tu1~ ll a gara ,

h an n o il tempo d i darsi a d ivagazioni fan tast iche e

in fru ttuose : C. L.,' per ese m pio, c he , sedendo vic ino

a llo ste n to foco la re de l ma la to , cost ruisce, con roc ­

c h i a un te mpo sobri e immaginosi, il par afuoco de l­

l' in fa nzia, la pagno t ta , la larnpada , o rgane t ti in st ra­

da e tut te le buo ne vecch ie sto rie d i grem biulin i e d i

avven ture.f A . R., l' avventata , la magn anirna, che ,

7 [L'iden t ita d i C. L., cost come que lie di A. R. e di K. T. no­minate p iu sa na, r irn ane osc ura.]

8 [Pinafores, qui tradot to con grernbiulini , enel u tolo d i uno de i saggi piu belli - secondo la Woo lf (cfr, II saggio moderno, in

13

Page 5: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

se rnai ti ven isse vog lia d i confo rta rt i con un a tarta­ruga gigan te 0 d i allierart i co n un a tiorba, passereb be a t se tacc io i mercati d i Londra e in un modo 0 nel­l'alrro te le procurerebbe, av volre nella carta, prima della fine della giorna ra: la frivola K. T., che, vestita di se re e piume , incipriata e d ipin ta (il che rich iede pur e tempo) come se andasse a un banchetto di re e regin c, spe nde tutto il suo sp lendo re nella cupa sta n­za del malat e , e fa tin t innare i flaconi delle medicine e alzarsi le fiamme co n le sue ch iacch iere e i suo i ge­st i. Ma sim ili follie n on sono pill di questo tem po; la c ivilta punta ad a ltri ob iet tivi - e a llo ra che posto c i sara per la tartaru ga e la tiorba?

C'e, co nfessiamocelo (e la malattia e il gran co n­fessionale ) , un a franchezza infantile nell a malattia: si dic ono cose , si sputa no verita che il guardingo de­[ cora della sa lute t iene nascoste. Della compassio­ne , per esernp io, possiamo fare a meno. Quell 'illu­sione d i un mondo cost form at e da echeggiare ogn i ge m ito , d i esse ri um ani COSI legati da bisogni e pau ­re co mun i che , se tiri il polso d i uno , trascini l'altro , dove , per quan to strane siano le rue esperienze, an ­che altri le h anno vissute, dov e, per qu anro lontano

ll le! r.ore comime , a cura di D. G uglielmino , 2 voll., il rnelango­

10,Ge no va 1995-96, I , pp, 240-52; ed. or. The Modem Essa)', in The Co mmon Reader, Hogarth Press, Lon don 1925) - di Max Beerboh m: A Cloud of Pinafores , in More, Heineman n, London 1922, pp . 153-61.]

14

ri sp ing i ne lla rua mente , qu alcuno c 'e sta re pr ima d i te - e tuna un 'illusione. N o i non conosciamo la no­su a an ima , figuriam oci l'anima degli a lt ri. G li esseri umani non procedono mana nell a mana per tuna la srrada C'e una Fores ta vergine in ogn uno ; un ca m­po in nev ato dove anche l'jrnpronta d i un uccell o e sco nosc iuta . Q ui procedi arno da soli, e c i p iace di p ill COSI . Essere sempre compatiti, essere sernp re ac ­co mpag na t i, essere sempre co mpresi sarebbe intol ­lerabil e. Ma, nel mondo dei sani, la cortese finzione va man tenuta, e lo sfo rza rinnovato - per co rnun i­care , per civilizzare, per cond iv ide re, per co lt iva re il desen o ed educate il selvagg io , pe r lavorare insie­me il giorno e per spassarse la la sera. N el mondo dei malati qu esta messinscena si in te rrompe . S i richied e direttamente il letto , oppure , sprofondati tra i guan ­c iali in poltrona , a lz i~ mo i piedi da terr a di appena un ce n t imetre, per appoggiarl i su un altro cusc ino; non pill' so lda t i n ell'eserci to degli eretti, diven tiam o d isertori.Loro marciano verso la battaglia. N o i flut­tuiarn o co n i ram oscelli nell a corrente: co nfusi co n le fogl ie motte del prato, irresponsabili e disinteres­sat i e capac i, forse per la prima volta dopo ann i, di gua rda re in torno, di guardare su - di guarda re , per

ese mpio, il c ielo . La prima irnpr essione di qu ello srraord inario spe t­

tacolo stranamente ci sopraffa Di solito osse rva re pill 0 meno a lungo il c ielo e impossib ile. I pedo -

IS

Page 6: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

n i sa rebbero intra lc ia t i e sconcerta n da ch i si fer ­

masse a fissare il c ie io . I pezzi che n e cogliarno sono

mut ilati da co migno]i e ch iese , servono da sfondo

per l'uo rno , sign ifica no p ioggia 0 be l tempo, di pin ­

go no d' oro Ie fine st re , e , co [ma ndo gli spazi t ra i

rami, comp leta no ['effe t ta degli sca rmiglia t i p lat an i

autun na li nelle piazze autun na li. O ra , me n rre te ne

sta i a giace re, gua rda ndo in su, sco pri che il c ielo e q ualcosa d i COS! diverse da tut to qu esto che q uasi ti

sco n vo lge. Du nq ue accad eva d i continuo senza che

noi ce ne accorgess irno !, questa incessan te tirar e su

forme e po i buttar le giu, qu esto cozzare eli n uvo le, e

di segn are immen si tren i di navi e d i vagoni da l no rd

a l sud , qu esto incessan te su e giu d i sipa ri d i luce e

bu io , qu esto inte rminabile esperirnen to eli dard i do ­

ra t i e ombre azzurre, ve lare il so le e sve la rlo, c rea re

basti on ! eli roccia e sp inge rl i lon tano - qu esta in ter­

m inab ile a t t iv ira , che so lo [a d istesa de l c ie lo sa a

quanti mil ioni el i ca va lli vapo re equiva[ga, h a ope ­

rata a nostra insap uta an no dop o anno. ? II tatto me ­

9 [Le nuvole so no un ' immagine rico rren re nella scrit tura dell a Woo lf. Nel suo racconro II diario di Joan Martyn ( in Ro­manzi e racconti, a cura di A. L. Zazo, Mondad ori , M ilano 1994;

ed . or. T he Journal of Mi ltress Joan Martyn, in The Complete Shorter Fiction, a cura d i S . Dic k, Triad G rafron boo ks, Lo nd on

1985), per esernpio, leggiamo: - Le sresse nu vo le , che ro rolano da occ ide nre e at traversano il c ielo, assumono l'asperro d i ca ­p itan i e so lda n e non riesco a impedirmi di tracciare in que lie

16

ri te rebbe un co mrne nto, anzi un a protesta. N essuno sc rive a l «T imes »? Do vremmo approfit tarne . N on si puo pcr rnet tere che a lle pro iezioni d i q uesta gigan ­iesco c inema n on ass ista spe tra tore. Ma osse rva an ­co ra un po' e uri 'al t ra emoz ione viene a so ffocare 10 zelo c ivico . D iv inamente be lla, e anc he d ivinarnen­te spie ta ta. S i impiegano smisura te risorse per sco ­p i che non ha nno n iente a che far e co n il p iace re 0

il profit to um ano. Se fossimo mess i tutti a facc ia in giG, rigid i, il c ie lo co n ti n ue rebbe i suo i esperirnen ti co n gli azzurr i e gl i o ri. Forse a llora , se abbass iamo 10 sguardo su qualc osa di mo tto piccolo, d i vic ino, di !;un ilia re, trov iarno 11 la co mpass ione . Consideria­1Il0 la rosa . L'abb iam o vista fiorire COS! tan te volte nel vas a di vetro, co llegata cosi spesso a lia be llezza giovan ile , che abbia rno d imenticat o co me se ne st ia dr irta e qui e ta per un intero pomeriggio ne lla te r­ra . Ma nt iene un attegg iame n to d i per fe t ta d ign ita e in tegrita . La co loritura dei suoi pe tal i e d i un' accu ­ratezza in imitabil e . O ra ne cade uno, Forse de libera ­tarn en re, ora tutt i i fie ri , il vo luttuoso porpora, i[

cre rnoso, nell e cui carni ce ree il cucc h iaio h a lasc ia ­to un vo rt ice d i succo d i c il iegia; glad ioli; da lie; g i­

onde di n ebbia co lo rata elmi e spade , e be i vo lt i, e alt i coprica ­pi . [.. .J Ho sernpre pen sat o che storie cosl siano nare in parte ,lalle nu vo le: a lrrime nri, perche do vrebb ero co rn rnuoverc i piu d i qualsiasi cosa ved iarno pcrs onalrnc n re? Senza du bbio nessun libro scrirro puo reggere al lo ro paragone .»]

17

Page 7: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

gli, sace rdo rali, eccl es ia li; fio ri con co lle tt i d i com­p ita cartonc ino tinto di a lb icocca e d'arnbra, tutti piegano gentilme nte la test a a l ve n to - tutti a ecce ­

zione del pesante giraso le, che accog lie fierarnente it so le a mezzogiorno e for se a rnezzanotte sdegna la lun a . Ecco li n; di quest i, che so no d i tut te le cos e le

piu autos uffic ien t i, le piu irnmobili, gli esseri urna­ni hanno fatto i lo ro co mpagn i; ques t i n e simboleg ­

giano le passioni , ne o rnano le fest e e stan no posa­ti (c ome se lora co noscessero il do lore ) su i cusc in i

dei morti , S t rao rd ina rio a d irsi , i poeti h an no tr ova ­

to una reli g ione n ella n atura; le perso ne vivo no in campagna per ap prende re la virt u da lle pi ante . Pro ­pri o ne lla lo ro ind ifferenza trovano confort o, Q ue l

campo innevat o de lla mente, dov e l'uorno non h a

messo pied e, e v isita to da lla n uvola, bac iato dal pe ­ta lo che ca de , come, in un 'altra sfera , so no i grand i

art ist i, i Mi lton e i Pop e, qu el li che consolano , non perche pensino a noi, ma perche no n ci h an no in mente .

In ran to , con l'eroi sm o della formica 0 del l'ape, per qu an to indiffer ente sia il c ielo 0 sp rezzant i i fieri,

l'arrnata degli eret t i marcia a lia battaglia . La s ignora

Jones prende it treno. II signor Smith aggiusta l'au ­to mobile . Le vacc he vengono condotte alia mu ngi­

tura . G li uomini gra t icc iano il tetto. I cani abba iano .

I cor vi, levandosi a rete, a rete fini scono sugli olrni. L'onda della vita s i so lleva infaticabilrnente. Solo i

18

giacen ti san no q ue llo che, dopo tu tto , la n atura n on si preoc cupa di nascondere - che lei , a lia fin e, vin ­cera; il ca lo re lascera il mond o; irri giditi dalla brina, sme ttere mo di rrascinarci per i campi; it gh iacc io in ­

cros te ra fabbriche e motori; it sole si spegnera. Ep­pt ,re , qu ando la terra in ter a sara so tt o una last ra sci­vo losa , qu alche increspam ento , qualche irrego larita de lla supe rfic ie segne ra it confine di un an tico giar­:.1: ;10 , e 11 , spinge ndo fuori la test a , senza paura, alia luce de lle ste lle , fiori ra la rosa, ardera il c roc o . Ma,

fin che l'unc ino de lla vi ta resta in noi, noi dobbiam o co ntorce rc i. N on possiamo indurirci in tumu li vit re i come se ni ente fosse. Anche it giac en te ba iza in p ie­di al so lo pensiero di sent irsi la bri n a tra gli a lluc i e, st ira ndosi, vuole avv alersi della spe ranza univer­sa le - il C icio, l'Imrnortalita. C er tamente , poiche

gli uom ini h anno desid erate per tutte qu est e epo­che , il lo ro desiderio avra ben realizzat o qu alc osa; c i sara qu alche iso la verde su cui la men te possa rip osa­re anche se il piede non c i pUG arrivare. L'immagi­nazione co ng iunta di tutta l'uman ita deve aver tr ac­

c iato un disegno preci so . Ma no. Apri il «Morn ing Post» e leggi un pezzo del vesc ovo di Lichfield sui C ie lo." G uard i i fede li sfilare in quei ternpli mae­

10 [Lichfi eld e un' ant ica ci tt ad ina de lla S taffordshire, nota per la sua cattcdrale. A quei tempi ne era vescovo J. A . Kem p­th orn e ( 1864-1946) . Sui «Morn ing Post» non si e trovato pur­

troppo alcun suo pezzo sui C ielo.]

19

Page 8: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

stosi in cui, ne lle giorna te piu ter re, nei ca mpi p IU bagnat i, arderanno Ie larnpade, suo ne ran no Ie ca m ­pane e, per quanto vo rt ich ino Ie foglie autunn ali e i ve n t i sospirino la fuor i, Ie spe ranze e i desider i si vo l­geranno in co nv inzion i e ce rtezze interi ori . Sernb ra­no seren i? H anno gli occh i pien i de lla luce del lo ro supremo credo ? C h i d i lo ro ose rebbe ba lzare di re tt a­me nte in C ielo da Beac hy Head ?" Solta n to un sern­p lic ione puo fare simili domand e; la picco la co mpa­gn ia dei crede n t ! si a ttarda , si trasc ina, si sbanda. La madr e espossa ta , il padre estance." O i immaginare il C ie lo no n h anno tempo. La co struzione del C ielo va lasc ia ta a lia fan tas ia de i poe t i. Senz a il lora a iu­to no i possiarno so lo perderc i in sce rnenze : immagi­nare Pep ys!' in C ielo, pref igurare ch iacch iera te ca n

II [Beach y Head eun punto panorarnico nel sud de lI' Ingh il­

terr a , ne i pressi d i Eastbourne, no to , o ltre che pe r la v ista spe t­

raco lare , per it morr ale sa lto che co nsen te agli aspi ran t ! su ic id i.]

12 [N elI 'ed izione de l J926 a questo punto si trovano Ie se­

gue nr i r igh e: - A nche i vescov i sono stanch i. Spesso leggiam o ne l med esimo gior na le che la di ocesi ha rega la to a l suo vesc ovo

una macch ina; e a lIa ce rimon ia un qu a lche c it tad ino di sp icco

fa norare l'ovvia verita che ha piu bisogn o di una rnacc hi na il

vescovo che un o de l suo gregge. Ma questo Paradi so non ha bi­sogno d i macch ine; ha so lo b isog no d i tempo e co nc enr razione . H a bisogno de lI'immaginazione de l poera ...J

13 [S amu el Pepy s ( 1633- 1703 ) sc risse un d iar io in lin gu ag­gio srenografaro , pubblica ro in parte nel 1825 e per inr e ro so lo nel J970 ')

20

f'crsone ce lebri su zolle di tirn o , subito fare pe t tego­Iezzi su ce rt i am ic i che sono rirnast i a ll'inferno, op­pure, peggio anco ra , ri to rn are in te rra e sceg liere , poi che non c'e n ien te d i male a sceg liere , d i vive­re d i nu e vo , ora co me uomo, o ra com e donna, come ca pi ta no di nave , 0 don na d i co rt e, com e imp eratore o moglie d i co n rad ino, in splend ide c it ra e in step­pe remote," al tem po d i Pericl e a d i Artu, d i Carlo Magno 0 di G iorgio IV - vivere e vive re fin o a esau­rire l'ul timo residuo d i que lle vite embriona li che abbiamo addosso da giovan issim i pri ma che I' «io» I5

le sopprirna." M a 1'«io »l7 non ci usurpers anc he il C ie lo, se il desiderio puo rnod ificar lo , condannan ­doc i, dop o che qu i abb iamo rivest ito la part e di G u­glielmo 0 Alice," a rirnanere G uglie lmo a Alice per sempre . Lasciati a noi stess i, noi specu liarno cost , ca rn a lmente. Abbiamo b isogno ch e i poeti immagi­ni no per no i. La cos truzione del C ielo dovrebbe es ­

sere un o dei comp it i de l Poeta Laureate .

14 [A q uesto pun to, ne lI'ed izione del 1926, era n omina ta

(co n cela ra iron ia ) Teh e ran , dove Vit a Sackv ille-We st aveva segu ito il mariro , in v iat o II dal Fore ign O ffice. ]

IS [N ell'ed izio nc de l 19 26 a q uesto pun to seg uiva l'agge tti vo

" rir annico .» , J

16 [Egia l' idea di Orlando ( 1928).J

17 [N ell'edi zione del 1926 a q uesta punto seg uiva «c he ha

co nq uisra to il mondo ...]

18 [N elI 'ed izione del 1926 si aveva A me lia anziche A lice .]

2 1

Page 9: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

D ifa tt i a i poeti c i rivo lgiamo . La mal attia c i rende inabili a ile lungh e campag ne che es ige la prosa . N on riu sciam o a dominare t utte le nost re facolta e man­tenere sull'a t te n t i la ragione , il giud izio e la memori a

mentre dobbiarn o , intanto che cap ito lo segue a ca­pito lo e c iascuno si siste ma al suo posto, so rveg liare l'arri vo del success ivo , fin quando l' intera strutt ura

- arch i, to rri e merli - non sia ben p ian tata suit e sue fondazion i. La Storia della decadenza e cMuta dell'im­pero romano non e libra per l'influenza ,' ? e neppu­re La coppa d'oro20

0 Madame Bovary. D'alt ra parte , quando la responsabi lit a persona le e messa da par­te e la ragione ternpor aneamenrs sospesa - intatti , ch i rna i pre tend ers crit iche da un infe rmo 0 giudizi sensa t i dall 'all ettat o ? - a lt ri gust i s i imp ongono; im­provvisi , capricc iosi, intensi. Rubiarno ai poeti i lora fio ri. S tacc hi amo Lin verso 0 du e e lasciamo ch e si apra no nelt e profond ita dell a mente :

19 [E. G ibbo n , Scoria della decadenza e caduta dell'impero ro­man o, 3 vo ll., Einaud i, Tor ino 198 7; ed. or. Hiscory of ehe Decline

and Fallof ehe Roma n Empire ( 1776-88 ),6 vo ll., Kessinger Pub ­lish ing, London 1996-200 4 .J

W [H. James, La coppa d'cro, Rizzoli, M ilano 2000; ed . or. The Golden Bowl ( 1904) , Penguin , N ew York 1985, La Wool f scrisse un a recensione del libra : L'ulcimo romanzo di Henry Ja­mes, in Rittaui di sCJ1ecori, a cura di M . S illi, Pra t iche, Rom a

199 5; ed . or. Mr H enry James's Latest Novel ( 19°5 ), in The Es­says of Virginia \'Voolf c it., I, pp. 22 -24 .J

22

e spesso la sera oisiia gliannenti lungo i prati crepuscolari21

chevagano a g1'uppi lungo Ie montagne custodite dal pigro riluttante vento .22

Su un ve rso di H ard y 0 una frase di La Bru yer e c'e da med itate come su un rama nzo in tr e vo lum i. Irn­mcrgiamoci nelt e Lettere di Lamb - alcun i scrit to ri di prosa va n no letti co me poet i - e troviarn o : «Sono

un sangu ina rio assassino del tempo, e 10 ucc ider ei proprio adesso , pezze tt o pe r pezzetto . M a il se rpe n ­te e vita \e>,2J e ch i puc sp iegare il p iacere ? 0 apr ire

Ri mbaud e leggere

o saisons 0 chateaux Quelle ame est sans defautsl 24

e ch i razion alizzera il fasc in o ? Q uando si emal ati Ie paro le se m brano possed ere un a qua lita misti ca . Af­fe rr iamo c ia che va o ltre il lor o sign ifica te supe rfi­ci ale, co mprend iamo istintivamente q uesto , q ue lto e q ue ll'a ltro - un suono, un co lore, qu a un acce n to ,

21 D. M ilton, Comus ( 1637 ), 2, 843-44.]

n [P. B. Shelley, PttnnetheusUnbound( 18 20 ), 2, r, II, 146-47.J

21 [C harles Lamb a Bernard Barr on, 25 luglio 1829, in The Letters of Charles Lamb, a cura d i A. A inger, 2 vo ll., Macm illan,

Lond on 1904, 2, p . 240.J

H [Da Une saison en enfer ( 1873) , Delires II, Faim .J

2 3

Page 10: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

la una pausa - ch e il po eta, sa pendo Ie paro le sca rn e

in con fro n to a ile idee , h a di sse mina to pe r la pagina

a l fin e di evoc a te , qu and o Ie riconsidereremo t u tte

insieme, uno sta to me nra le ch e n e le parol e posso ­

no esprime re ne la ragione sp iegare . L'in co mpre ri­sib il ita eserc ita un gro sse pote re su d i n o i q uan do

sia mo mal ati , p ill legitt im amente forse d i q uan to gii e re t t i vogliano co nse rit ire. Q ua ndo s i e sani, il si­gn ifica to vio la il ter ri torio del suo no . La nostra in ­

telligenza do m in a i se mi . Ma quando si e malari, c ioe q uando i po liziotti n o n so no in se rv izio , stri­

sciamo so t ro q ua lch e osc ura poes ia di Ma llarme 0

di Do n ne , sotto q ua lch e esp ress io n e lat in a 0 greca ,

e le parole liberano il lo ro profumo e di st illano il lo ro a ro ma e po i, se in fine afferria mo il sign ificaro, e tanto p ill ricco pe r il fa tt o di esserc i a rr ivat o dap­prima per v ia de i se m i, a ttrav erso il pala te e le na­

rici, come un q ualch e st ra n o odo re . Gli st ra n ie r i, a i

q ua li la lin gu a e ign o t a, so no avvantagg lau. I c ine­

si de vono conoscere il suono d i Antonio e Cleopatra meglio di no i.

L'incosc ien za e una de lle q ua lita della ma la tti a _

fuo rilegge che s ia mo - e p roprio da in cosci enri ab­

biarno b isogn o di leggere S hakespeare: n o n pe rch e

vad a le t to in sta ro di to rp o re, rna perch e , quando

sia mo pi en arn e n re co n sapev o li, la sua fa ma c i inti ­

rnidi sce e logora , e tu tte le op in ion i d i t ut ti i c rir i­

c i srno rzano in n oi q ue l tuono d i idee ch e , be nch e

24

sia un 'i llu sio ne, e pur se mpre un 'i llu sion e p ro fic ua, un p iac e re prod igioso , uno st imo lo efficace a leg­

ac re iI grande . Stanno corro m pe ndo S h akespeare; .., un govern o protett ivo potrebbe be n p ro ib ire di sc ri­

ve re su di lu i, COSl come a S t ra t ford h ann o ce llo­cuto il suo rnon umenro fuo ri de lla por rata di eve n ­

tua li sca ra bocch ia to ri. In q ue st o ro nzio d i c r it ica,

uno pUG azzarda re le sue ipotesi in p riva to, seg na­

re n o te a margi ne; rna , sa pe ndo ch e q ua lcuno l' h a

gi:'1 de tto p r im a 0 de t to meglio , la vog lia passa . La

ma latt ia , n e lla sua rega le sublirnita, spaz za v ia tut ­to qu esto e lasci a so lt anto S hakespeare e n o i stess i. [ G razie a l suo stre p itoso pote re e a lla nostra st re p i­

tosa a rroganza , Ie ba rrie re c ro llano , i nodi si sc iol­go no , il cerve llo sq u il la e risuo n a di Lear 0 di Mac­beth, e perfin o C o le ridge sq uitt isce a d istanza co me un top o lin o ."

15 [Q ui e state soppresso il seguen te passe dell' edizion e del 1926: «Q uesto e vera di tutti i dram mi e anche dei sone rt i: l'ec­cezione e AmlelO . AmlelO 10 si legge so lo un a volta nella v ita, tra i verit i e i ventic inq ue ann i. A llora si e Am leto , si e giova­n i; come, per dir la tuna, Amleto e Sha kespeare, ed e giovane. E co me si fa a spiegare ch i siarno? Non si puo che esserlo. Cost costre tto a vo lgersi sempre indietro 0 d i traverse per guarda re il suo passat o, il crit ico vede qualcosa di rnutevole ed evanesccnre ne ll'Amlero, co me in un verro ved iarno it nostro riflesso, e pro­prio quesro, se da un a variera perenn e a t dramm a, ci impedi sce d i sen tire, co me nel Lear 0 nel Macbeth, che it centro e solido e t ivne , qu alunque sia l'aggiun ra delle success ive lerture .»]

25

Page 11: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

Ma basta parl are d i Sha kespea re. Passiamo ad A ugustus H are ." C'e ch i dice che neppure la malar­t ia pe rrnette si rnili passaggi; che l'au tore di La storia di due nobili vite27 non e a ll'a ltezza d i Boswell; e che, per qu anto , in man canz a del meglio , in letteratur a

ci piacc ia il peggio - od iosa e solo la medi ocri ta _, nnon ne trovcrem o nean che un po'. E sia. La leg­ge eela lla parte de i nor mali . Ma per ch i e sogge tto a un lieve inn alzamen ro de lla temperatura i nomi d i Har e e di Lady Wat erford e d i Lady C ann ing sono raggi di luce bcnevola. Eve ro, non per le prim e ce n­to pagine. U, co me spesso cap ita in ques ti grossi vo­lumi, proced iamo a Fa tica e rischiamo di affonda re tr a un 'infinira d i zie e zii. N on dobbiamo d irnenti­care che es iste un a cosa ch iama ta atmosfera; che gli scrittori spesso c i cos tr ingo no a insop port abili a tt ese mentre c i preparano alla sorpresa 0 a lla man canza d i sorpresa che sia, Anche H are se la prende comod a; il fasc ino ci assale in moelo impercettibile; pe r grad i di ventiarno qu asi genre di farn iglia, rna non propri o , po iche siamo co munque consa pevo li della st ranez­za di tutro cia , e partecipiam o allo sco ncerto fami­

26 [A. J. C. H are ( , 834- '903) , autore di n um erosi volurni, Ira cui alcun i fortunat i libri di viaggio, su Rorna , Londra, Vene ­zia, Spag na, Russia, Francia.]

27 [A. Hare, The Story of Two Noble Lives, A llen, London ,893 , libra di me mori e d i cui Lady Cann ing e Lady Wat erford sa na Ie prot agon isre.]

26

liare quando Lord S tuart esce dalla sa la - durante una Festa da ballo - e ne abbiamo di nu ovo notizia sol ta nto dall'Island a. I ricevi me nti , d isse, 10 an noia­vano - COS! erano gli aristocrat ic : inglesi prima che ali in tcll ettuallsmi ne guastassero la stupenda origi­b

nalita di pe ns iero . I ricev iment i uan noiava no; loro se ne partivano pe r I'lslan da. Poi , come Beckford ," 10 prese la man ia dei caste lli; doveva innalzar e un o chateau Francese di la dalla M anica ed erigere pinna­co li e torri da ad ibire, con cost i spropos ita t i, a sta n ­ze da letto per la se rvitu, per d i piu sull'o rlo di qual­che scogliera fran osa, COS! che le serve vedevano Ie loro sco pe nuotare giG pe r il Selen t, e Lady S tuart era in gra nde ambascia, rna faceva buon viso a catt i­vo gioco e corni nc iava , da signora bennat a qua l era , a pia n tare sempreverd i di fron te a lia rovina. Net fratternpo le figlie , C ha rlo tt e e Louisa, crescevano incomparabilmen te bell e , con una mat ita in mano , d isegnando , danzando, cive ttando tu tto il tempo, in un a n uvol a di o rganza. Evero, non sono molto eli­st ingu ib ili, A llora, la vita non era la vita el i C ha rlot­te e di Louisa. Era la vita el i famiglie, d i grupp i. Era una tela, una rete, che si a llargava in ogn i direzio ­11C e prend eva nelle sue maglie ogn i sorta d i cugi­ni , lontan i parenti e vecch i se rv itor i, Le zie (zia Ca­ledon , zia Mex borough), Ie nonne (norma S tuart ,

28 [Will iam Beckford ( , 759- , 844), aurore di Vathek, 1786.J

27

Page 12: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

n orma H ardwick e) s i st ringono in coro e gio isco no e piangono e mangiano insierne it pranzo di Na ta­le , e d iventano vecchiss ime ma rim angono dritte, e

s iedono su po ltrone incappucc iate tag liando fier i, si direbbe, di carta co lo ra ta. C h arlo tte h a spos ato Can ­

ning e se n 'e a nda ra in India; Lou isa ha spo sato Lo rd

W aterford e se n 'e an da ta in Irlan da. A llo ra le le t ­

tere co m inc iano ad a tt ra ve rsare vast i spazi su len t i

ve lieri e la com un ica zione s i p rotrae ancor p iu ver ­

bo sa, e sem bra che n on c i s ia fin e a llo spaz io e a l­l'ozio d i quegli an t ic h i gio rn i vittorian i, e la fed e e pe rd uta e la vita d i H ed ley Vicars la resuscita :" le zie prendono it raffr eddore ma gua risco no; i cugini

si sposano: c i son o la ca res t ia irlandese e l'arn rnuti ­

na rnen to ind iano , ed en t ra mbe le so re lle rimango ­

no a t tacca te a l lo ro grande , ma tac ito do lore , sen ­za lasci are figli. Louisa, sca rica ta in Irl an da dove it marito e ra a cacc ia tutto il giorno, si seritiva spesso

mo lto so la ; ma rimase al suo po st o , faceva v isita a i

pov e ri, usava pa ro le d i co n fo rto « <Mi sp iace da vve ­

ro di sen t ire che Anthony T hompso n h a perso la

test a 0 meglio la memoria ; se perc ca p isce ch e dev e

confida re so lo n el Sa lva to re, gliene tes ta a bbastan ­

za») e non la srne t te va di di segnare . M igliai a di qu a­

29 [Uffici ale in C rimea, in seguito pro tagonists di un a me­

mor ab lle co n ve rsion e re ligiosa . La sua sto ria fu narr at a da

C ath erine Ma rsh in A Sketch of the Life of Captain Hedley Vicars ( 1863).)

28

dern i si riempivano di sch izzi a pe nna 0 marita , la se ra , e po i it fa legn ame le a llargava gross i fogli e le i tracci ava affresc h i per Ie au le della scuo la , introdu­

ceva peco re v ive nella sua sta nza , dr appeggiava co­

pe rre su i gua rdacacc ia, d ip ingeva Sacre Fam igli e in

qua n t ita , fin che it grande W atts30 escl arn o che q ui s i uve va un e mulo di T iziane e it maest ro di Raffae llo!

A I c he Lad y W at erfo rd si m ise a ride re (aveva un

senso dell'urnorism o ge neroso e benevol o) e d isse d i

non esse re alt ro ch e un 'autr ice di sch izzi; n on aveva

ma i preso una lezione in v ita sua - 10 testimoniava ­

110 Ie a li de l suo a nge lo , sca nda losarne n te incornpiu­

rc . ln o lt re , c'e ra la cas a d i suo padre che co n t in ua ­

vu a scivo lare in ma re ; dove va ancorarla; dove va

in rrartenere g li am ic i; do ve va riempire i giorn i co n

ogn i so rta di ca rita , fin ch e it suo sign or e tornav a a

casa da caccia e a llo ra, spesso a mezzano t te , le i tr at­

ll'ggiava qu e I nobi le viso mezzo na scosto ne l p iat to

el i rninestra, sedu ta a l suo fian ce can l'a lburn da di ­

segn o , so tto un a la mpada. Lui se n e rip art iva, 50­

lc n ne co me un c roc iato , per la cacc ia a lia vo lpe, e

l<..'i 10 sa lu ta va co n la mano, e pensava ogni vo lta :

e se ques ta Fosse l'ultirna ? E cos t fu, que lla matt in a

. l'invem o;" it cava llo in c iampo ; lu i rim ase ucci so.

Lei 10 sep pe prima ancora che glie lo dicessero , e mai

10 [G eo rge Frederi ch W atts , pittor e virto riauo ( 18 17-1904) .]

I I [N ell 'edi zion e de l 1926 esemp lice mente «una matriua - .]

29

Page 13: attach.matita.net · perficie nella poltrona del denrisra e confondiarno it suo «Sciacqui la bocca, sciacqui la bocca» con il salu to della Divinira che, chinandosi, ci da it benvenuto

piu sir John Leslie avrebbe dimenticat o qu anto fos­se bella, quando seese di sotto il giorno del funera­le, que lla gran signora , ferrna llJ2 a guardare il carro ehe si a llon ta nava , ne quan to Fosse gualcita , quando torno indietro, la tenda - tenda pesante, vit to ria­na, Forse fe lpat a - ehe lei , nell a sua angosc ia, aveva stre t to ,

32 [In questa punto e srato soppresso un pleonasrico «vicino alia finesrra-..]

Un saggio pindarico

di Nicola Gardini