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1 Giancarlo Mandolini o.f.m. Perugino a Fano per una lettura francescana 2014 1

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Giancarlo Mandolinio.f.m.

Perugino a Fanoper una lettura francescana

2014

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© 2014 Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

Editore: Fondazione Cassa di Risparmio di FanoVia Montevecchio n. 114, 61032 - Fano (PU)Tel. (39) 0721 802885 / Fax (39) 0721 [email protected]

Produzione artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi. Ogni riproduzione, anche parziale e con qualunque mezzo, è vietata.Il presente volume è fuori commercio.L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate.

Stampa: Arti Grafiche Stibu - Urbania (PU)

q In copertina: L’Annunciazione del Perugino (particolare della pala d’altare della chiesa di Santa Maria Nuova a Fano)

Prima edizione Dicembre 2014

ISBN 9788898714056

Versione integrale del presente volume:http://snap.vu/v88e

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Meravigliarsidell’infinitamente piccolo

e dell’infinitamente grande.Del fiorellino che nasce

in un muro antico, che grida: Ci sono anch’io!

Quel minuscolo fiore è scintilla della bellezza di Dio.

È quel genere di bellezza che nessun scienziato

è capace di riprodurre.Meravigliarsi dell’universo,

infinita manifestazione dell’immensità di Dio,che richiama l’eternità.

E all’uomo, immagine del Dio vivente,è stato affidato il compito

di dominare la terra, e di esserne il custode.

Nella creazione artistical’uomo si rivela, più che mai,

immagine di Dio creatore.L’arte sacra è il volto

della redenzione, di un Dio che salva,e l’artista evidenzia,

mette a fuoco nel tempo, l’incarnazione del Dio invisibile.

È la gradevole alleanza tra il bello, scintilla di Dio

e la fede: il “grazie” dell’uomo al suo Creatore.

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Pietro Vannuccidetto il Perugino

I Musei internazionali e nazionali, gli Enti culturali ci hanno autorizzato la pubblicazione delle immagini delle opere da loro conservate:

• I Musei Vaticani: La predella degli Oddi di Raffaello.• Il Museo Ashmolean di Oford: Il disegno preparatorio per la Presentazioneal tempio della Vergine Maria (Predella degli Oddi) di Raffaello.• Il Musée du Louvre, Département des Arts graphiques: Disegno preparatorio per L’Annunciazione della Predella Oddi di Raffaello (INV 3860 recto).• Il Nationalmuseum Stoccolma: Il disegno preparatorio per l’Adorazione dei Magi di Raffaello.• Il National Museums Liverpool, Walker art Gallery: Nascita della Vergine del Perugino.•La Galleria Nazionale dell’Umbria: L’Annunciazione del Perugino.• Il Nobile Collegio del Cambio di Perugia: Autoritratto di Perugino, Sala dell’Udienza.• La Galleria degli Uffizi di Firenze: La Pietà con S. Giovanni evangelistaGiuseppe d’Arimatea e S. Maria Maddalena del Perugino.•La Diocesi di Senigallia: La Pala d’Altare Madonna Bambino e santi di Santa Maria delle Grazie a Senigallia.• Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnografici delle Marche - Urbino (Archivio fotografico):La Predella di Berto di Giovanni ad Urbino.•La Delegazione Beni Culturali della Provincia Picena S. Giacomo della Marca dei Frati Minori: La pala d’Altare Madonna Bambino e santi e la lunetta sovrastante, nonché La Pala dell’Annunciazione, opere tutte del Perugino a Fano.

Nella pagina seguente, Autoritratto di Perugino, Sala dell’Udienza, Nobile Collegio del Cambio, Perugia.

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Mons. Armando TrasartiVescovo di Fano,

Fossombrone, Cagli e Pergola

Rivelazione di verità teologiche, e poi filosofia, storia, bellezza, mistero, sono sempre state e sono ancora oggi, le componenti vere e autentiche di un’opera d’arte a soggetto religioso. Con prevalenza, magari, dell’una o dell’altra a seconda del destina-tario ultimo dell’opera, del luogo di collocazione, dell’epoca di esecuzione, del messag-gio affidatole. Lodevolissima l’indagine di Giancarlo Mandolini che lo vede impegnato a per-seguire una tesi a lui particolarmente cara, e cioè come i dipinti perugineschi presenti nella chiesa fanese di Santa Maria Nuova tradiscano, nella scelta degli episodi narra-ti, nella scelta dei Santi chiamati a fare ala al trono della Vergine col Bambino e tra le pieghe di un mirato dettato iconologico, lo strettissimo legame con il francescanesi-mo dell’Osservanza, un movimento riformatore all’interno dell’Ordine i cui promotori vanno individuati in quattro grandi seguaci del Santo di Assisi: san Bernardino da Siena, san Giovanni da Capestrano, san Giacomo della Marca e il Beato Alberto da Sarteano vissuti tutti fra il Quattro e Cinquecento, un movimento “che si basava - scrive l’autore - su due pilastri: la Regola di Francesco d’Assisi, osservata sine glossa [alla lettera, senza urgenze revisionistiche] e la predicazione popolare espressa come messaggio di salvezza, come incontro con la redenzione, come caparra della vita eter-na”. E l’indagine si fa tanto più passionale quanto più s’addentra nel bisogno di trovare conferme agli assunti, di penetrare i meandri di un programma mirato a tra-smettere valori di verità e di fede di cui le figure della Vergine e dei Santi sono mirabili emblemi. Un’attenzione tutta particolare il Mandolini la riserva per la lettura della pre-della con le cinque tavolette raffiguranti la Nascita della Vergine, la Presentazione al tempio di Maria, il Matrimonio di Maria e Giuseppe, l’Annunciazione, l’Assunzione. La sublime predella che studiosi di sommo prestigio quali Roberto Longhi o Luisa Becherucci dicono opera di Raffaello Sanzio, ma che altri sostengono essere invece del Perugino - non sarò certamente io a districare la matassa. A me preme evidenziare che il Mandolini, ancorché consapevolissimo del valore formale dell’opera, si interessi soprattutto ai messaggi squisitamente mariolo-

pre s entazioni

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gici che da essa ci vengono così come le scritture, apocrife o non , ce li tramandano. L’intento dell’appassionato sguardo di Giancarlo Mandolini ai capolavori di Santa Maria Nuova è, come già da lui sostenuto anche in altri scritti affini per con-tenuto, quello di cercare, nell’opera d’arte a soggetto religioso, non tanto la valenza estetica fine a se stessa, ma come la grande arte figurativa sia formidabile strumento che consente all’uomo di raggiungere le profonde e misteriose verità della fede cristia-na, come essa cioè, con le sue fulminanti intuizioni, parli alla nostra anima ancor prima che al nostro gusto.

Mons. Armando Trasarti

Vescovo di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola

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Fabio TombariPresidente della FondazioneCassa di Risparmio di Fano

Questa pubblicazione si aggiunge al novero di studi sulla figura di un grande dell’arte italiana, Pietro Perugino, che al suo tempo godette del titolo di “Divin pitto-re” prima che la stessa menzione appartenesse, diventando esclusiva e insuperata, a Raffaello Sanzio. Dunque, il maestro di Città della Pieve per la bellezza delle sue opere, mirabil-mente permeate dalla perfetta fusione della luce toscana nel dolce formalismo umbro, quasi avulsa dagli accenti del dolore anche nelle rappresentazioni più drammatiche, era fortemente corteggiato e remuneratissimo ovunque. E in questa nostra città, sembrerebbe luogo prediletto per i suoi bagni di mare, nella chiesa di Santa Maria Nuova sono rimaste per nostra fortuna, due testimonian-ze altissime del suo genio: l’Annunciazione alla Vergine e il Polittico della Madonna col Bambino e Santi, sopra la magica predella con le Storie della Vergine e sotto la lunetta della Pietà. Un impegno che Perugino svolse, discontinuamente ma per lungo tempo e nei periodi estivi, a Fano nel vecchio Convento di Santa Maria Nuova in San Lazzaro, prossimo alla marina, negli ultimi due decenni del ‘400 con la data finale, 1497, ap-posta assieme alla firma sul fronte della panca, ai piedi del trono mariano. Di tutta la vicenda comunque sarà qui bene non anticipare nient’altro rispetto a quanto trattato nell’attento lavoro di ricerca che l’autore ha sottoposto a suo tempo all’esame della Fondazione perché venisse dato alle stampe. Va però fin da subito segnalata l’originalità dell’analisi condotta, volta, oltre all’esame del dato meramente artistico, a privilegiare l’attenzione sugli aspetti comu-nicativi e di raffigurazione delle immagini e su come essi dovessero porsi al servizio della spiritualità francescana in totale armonia con gli ideali cristiani predicati dai Minori dell’Osservanza. Particolare non da poco, peraltro trattato solo marginalmen-te nell’ampia bibliografia peruginesca. Anche per questo la Fondazione, nel rispetto del suo vincolo istituzionale per il sostegno e la valorizzazione dei beni culturali e artistici del territorio di competenza, ha voluto inserire sotto la propria insegna editoriale il pregevole saggio di Padre Gian-carlo Mandolini. A lui, alle sue fatiche di attento e inesausto studioso, va tutto il nostro grato apprezzamento, che, ne siamo certi, troverà nei lettori convinta conferma.

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Fr. Ferdinando CampanaMinistro Provinciale

dei Frati Minori delle Marche

P. Giancarlo Mandolini non cessa di stupirci per la sua fecondità culturale che spazia nei vari campi del sapere storico, francescano, agiografico e spirituale. P. Giancarlo, attuale Direttore della Biblioteca storico francescana di Falconara M. (AN), da sempre. Ma in particolare da quando ha dedicato il suo tempo e le sue energie a realizzare e custodire la Pinacoteca Francescana, che ha sede nello stesso edificio della Biblioteca, ha dimostrato un particolare interesse per le opere d’arte, testimoniando un notevole acume nel cogliere la bellezza e la profondità spirituale che ogni grande opera dell’ingegno umano custodisce e offrendoci una assai interessante descrizione storico criti-ca di alcune di esse. Sono passati solo pochi mesi da quando è stato trasferito a Fano, secondo la ma-niera itinerante di vivere della Regola francescana ed ha subito cominciato ad interessarsi della meravigliosa chiesa francescana dedicata a S. Maria Nuova, una vera pinacoteca di opere d’arte, uno scrigno prezioso di storia francescana e di tradizione artistico-culturale, ed ecco che già esce un testo di presentazione di uno degli artisti più significativi non solo del tempo in cui è vissuto ma anche della storia dell’arte italiana: Pietro Vannucci, detto Il Perugino.

I francescani nati dal genio spirituale di un uomo artista per natura, Francesco di Assisi, cantore delle bellezze del creato e diffusore della spiritualità del presepio e della croce, hanno iniziato, anche senza volerlo, una tradizione artistica che ha avuto nei gran-di pittori del duecento i suoi prodromi e si è poi sviluppata in tutti i secoli successivi con le espressioni più significative dell’arte italiana ed europea: Giunta Pisano, il Maestro dei crocifissi francescani, Cimabue, Giotto, Pietro Lorenzetti, ecc. E non solo nella pittura, ma anche nell’architettura e nella scultura non sono mai mancati i grandi maestri e artisti che si sono cimentati o nell’arte gotico-francescana, o nelle rappresentazioni del presepio e del Crocifisso, che hanno dato all’arte un volto tipico e inconfondibile di pathos e di profon-da e intensa spiritualità. Francesco ispirava, l’artista realizzava. Nel ‘200 e nel ‘300 sono state le grandi chiese gotico francescane delle città d’Italia ad impreziosire in maniera unica e insuperabile la ricchezza ed il panorama artistico del-la nostra nazione: Firenze con S. Croce, Arezzo, Pisa, Pistoia, Siena. E nelle Marche non c’è città o paese che non abbia l’antica chiesa francescana a testimone di una particolare sensibilità artistica dei frati, vera pinacoteca delle più grandi e significative opere d’arte, messe a servizio dei poveri, per lo più donazioni di famiglie che profondamente legate alla famiglia francescana, desideravano esprimere la loro riconoscenza e la loro devozione: Ascoli Piceno, Fermo, Ancona, Fabriano, Cagli, Mercatello sul Metauro, Fabriano, Fano, Sassoferrato, Pesaro, Monterubbiano, Cingoli, S. Severino Marche, … E quando nel 1400 sorse la prorompente e rigogliosa famiglia dei frati minori detti dell’Osservanza, tra i quali S. Bernardino da Siena, S. Giacomo della Marca e S. Giovanni da Capestrano, ecco che di nuovo la religiosità si sposò con l’arte, la povertà con

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la bellezza e l’accoglienza premurosa della gente con l’offerta di un patrimonio di fede e di spiritualità, di genio artistico e di esposizione di teologia: cominciò Gentile da Fabriano e i fratelli Salimbene da S. Severino Marche, e poi i pittori veneti tra cui Carlo e Vittore Crivelli, e Zannino di Pietro e Piero della Francesca e i della Robbia e il Palmezzano e il grande Perugino, di cui P. Giancarlo ci offre ora uno studio attento sulle opere custodite in particolare nella chiesa di S. Maria Nuova di Fano. Effettivamente, attorno alle grandi famiglie dei Malatesta e dei Montefeltro, sorse-ro i Conventi francescani dell’Osservanza e le chiese a cui essi vollero offrire il loro sostegno ed il loro patrocinio, con opere d’arte che ricordano in qualche modo la prodigalità dei donatori ed il favore popolare della rinnovata famiglia religiosa francescana: abbiamo così a Senigallia nel Convento di S. Maria delle Grazie la Madonna di Piero della Fran-cesca e la Madonna col Bambino e i Santi del Perugino; a Fano, nella Chiesa di Santa Maria Nuova, appunto le due pale del Perugino, quella dell’Annunciazione e quella della Madonna con il Bambino e Santi; ad Urbino, nella Chiesa S. Bernardino, la famosa S. Conversazione di Piero della Francesca. E sono solo degli esempi, eminenti certo, di una sensibilità, di una cultura raffina-ta, di una prodigalità esemplare, di una vicinanza al mondo dei poveri a cui si offriva il meglio della produzione del tempo e non i rimasugli di qualche risparmio di offerte. I frati amavano la gente e davano ai poveri il meglio che potevano avere: così, mentre i ricchi dovevano offrire il capitale per i Monti di Pietà e le opere d’arte per le Chie-se, i poveri potevano sentirsi ogni giorno, almeno dentro una chiesa , destinatari di quei beni che avevano contribuito a realizzare. Grazie, dunque, a P. Giancarlo per averci ricordato che l’arte è un dono per l’u-manità, soprattutto per coloro che non avrebbero altrimenti altra possibilità che gustare la stessa fortuna di coloro a cui la vita ha sorriso. E, l’augurio che ancora oggi i francescani possano farsi da tramite tra chi ha ricevuto il dono dell’ingegno artistico e i beni terreni con coloro che, poveri, ma degni di rispetto e di umanità, ne usufruiscono e ne godono.

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Vittoria Garibaldigià Soprintendente per i Beni Storici,

Artistici e Etnoantropologici delle Marche

Numerose iniziative, a partire dal 2004 a Perugia, sono state in questi anni dedicate al Perugino, unanimemente riconosciuto come rinnovatore dell’arte italiana tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. La perfezione formale della sua pittura e le novità introdotte nei nuovi schemi compositivi dei suoi dipinti, lo portarono ad essere ritenuto il più grande tra i prota-gonisti dell’epoca. Per quasi cinque secoli la sua arte, manifesto di equilibrio, armonia, eleganza e raffinatezza, rappresentò la pittura sacra per eccellenza. Perugino svolse un ruolo storico di eccezionale importanza poiché fu il primo, dall’epoca di Giotto, a essere considerato come il creatore di un linguaggio pittorico esemplare e moderno. Il nuovo studio di padre Giancarlo Mandolini si pone in questa linea con una angolatura particolare, non sempre valutata come elemento imprescindibile nella let-tura dell’opera d’arte, ovvero dell’ambito della committenza religiosa all’interno della quale si realizza la diretta volontà dell’Ordine religioso o del fedele o del gruppo di fedeli, finanziatori dell’impresa. I frati minori dell’Osservanza francescana di santa Maria Nuova in San Laz-zaro, perfettamente inseriti nel contesto storico della loro città, commissionarono nel giro di pochi anni, ben tre pale a due dei più importanti pittori del tempo. Giovanni Santi, il padre di Raffaello, dipinse per loro una Visitazione, Peru-gino una Annunciazione e una Vergine con il Bambino tra i santi Francesco d’Assisi, Ludovico d’Angiò, Giovanni Battista, Maria Maddalena, Pietro e Paolo, tre grandi pale di soggetto mariano in una chiesa francescana. La lettura, accorta e sapiente, che ne dà padre Giancarlo apre uno spaccato mol-to interessante sulla fase progettuale dell’ opera d’arte antica, dove nulla era lasciato al caso e la scelta del soggetto, dei personaggi, delle loro posture, dei colori, della luce, del contesto ambientale, erano rigidamente rispondenti a precise esigenze. Stava poi al pittore, a seconda della propria sensibilità e capacità tecnica, riu-scire nell’intento di coglierne la vera spiritualità, in questo caso quella dell’Osservanza francescana e trasformare l’idea, o meglio l’apparenza, in un messaggio di profondo contenuto spirituale. L’analisi che l’autore fa dei due dipinti del Perugino è minuziosa quanto appas-sionata e permette la lettura corretta del messaggio, così come i frati di Santa Maria Nova avevano voluto. Spesso ci soffermiamo sulle apparenze, sui valori estetici o tecnici, sulle rispon-denze e le geometrie delle forme, dimenticando i giochi incrociati, i rimandi ai testi sacri, ai significati simbolici e spirituali delle opere d’arte. Nello scritto di padre Giancarlo ogni dipinto ritrova la sua unità, evangelica, dottrinale e teologica, ogni elemento, come in un puzzle, si colloca nel posto giusto senza alcuna difficoltà.

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Ed ecco con facilità spiegato perché in una chiesa francescana si dipinge una Annunciazione, una sacra conversazione con la Vergine incoronata, la presenza de-terminate di Francesco d’Assisi e quella di Ludovico d’Angiò, francescano anche lui, di Giovanni Battista e la Maddalena nell’immagine di penitenti, amatissimi dai frati minori. E ancora l’importanza della figura di Maria, tanto che l’intera predella della pala con la sacra conversazione è dedicata alla Vergine. Tanti altri dettagli si spiegano grazie all’accurata lettura che questo prezioso e accurato volume ne offre. Padre Mandolini analizza tutti gli elementi delle due opere, li esalta, li con-fronta, li spiega. È una lettura profonda e facile insieme, chiara, sincera, corretta, ma tutt’altro che didattica, con continui rimandi a sollecitare ulteriori approfondimenti. Prende in considerazione anche l’attualissima contesa sulla paternità di Peru-gino o Raffaello della predella mariana, e quanto si discute in questi tempi sul ruolo avuto dal maestro umbro sulla formazione dell’Urbinate! Ma tutto rientra nella considerazione oggettiva dello strettissimo rapporto cre-atosi tra cultura e francescanesimo nel pieno Rinascimento, nella “comunione tra arte e fede, tra spiritualità e umanesimo, tra religiosi ed artisti, tra vita vissuta nella quotidianità e fede che si proietta verso l’infinito”. Lo scorrere veloce e appassionato dello scritto ci porta per la giusta strada, quella della riflessione sul messaggio spirituale che forte emerge dalle parole e dalle immagini.

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