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PER LE STRADE D’EUROPA
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M E N S I L E D E L L A U I L T R A S P O R T IANNO XVII - NUMERO 7 - LUGLIO 2008
ALITALIA
TIRRENIA
CONTRATTO UNICO
DELLA MOBILITÀ
PIATTAFORMACONTRATTUALE DEILAVORATORI PORTUALI
PIANO INDUSTRIALEPER LE F.S.
LIBERALIZ
ZAZIONE
SERVIZI
PUBBLICI
DI TRASPORTO
EDITORIALE 1
PER LE STRADE D’EUROPA
Non ci sarà da dormire,
come si suol dire, “sonni
tranquilli.” Abbiamo
dinanzi a noi un periodo cosid-
detto “feriale” (forse non per
noi..) anticamera di una ripresa
autunnale di grandi
aggiustamenti. E, se
vogliamo essere pun-
tuali nell’analisi, quasi
tutti inerenti al settore dei tra-
sporti. Non che il nostro Paese
non abbia altri problemi da
affrontare (la sicurezza, la giusti-
zia, le riforme, i salari, il costovi-
ta, la stagflazione…) ma quelli
che ci toccano più da vicino sono
tutti per così dire “operativi” e
cioè ce li abbiamo addosso da
subito e li dobbiamo in ogni caso
prendere di petto.
E’ un elenco da brividi: Alitalia,
Tirrenia, Contratto Unico sulla
mobilità, rinnovo del contratto
dei lavoratori portuali, piano in-
dustriale per le F.S., insomma il
classico “terra, mare, cielo” che
davvero non ci farà dormire.
Nelle pagine di questo numero di
“Per le strade d’Euro-
pa” troverete gli echi
di una problematica
siffatta che induce tut-
ti noi ad una considerazione di
fondo. Quella cioè che in tema di
“sistema trasporti” (e lasciatemi
dire forse anche di “sistema Ita-
lia”…) tutto si tiene.
Non ci sono, non possono esserci
soluzioni di continuità, né salti di
qualità nell’affrontare i problemi
ad esso connessi.
Da ciò deriva, per il sindacato,
l’esigenza di una visione globale
che porti a sintesi le proposte che
il sindacato stesso avanza in ma-
I tanti nodi del “Pianeta trasporti”
GUIDA AL NUMEROEDITORIALE
- I tanti nodi del “Pianeta Trasporti” 1di Giuseppe Caronia
MAREMOSSO
- Perché diciamo no all’assalto alla diligenza 3di Angelo Patimo
FAR VOLARE ALITALIA
- Un rebus difficile che dobbiamo risolvere 5di Marco Veneziani
I CONTRATTI
- La determinazione paga: la stesura 6del CCNL Federambientedi C. Tarlazzi e P. Modi
- Continua la lotta per il contratto unico 7della mobilitàdi Santino Fortino
- Parte l’iter per il rinnovo del CCNL 9dei lavoratori dei portidi Claudio Tarlazzi
LO SCUSAGIOVANI
- Non è più proponibile la politica dei 14“due tempi”di Luigi Simeone
LE RAPPRESENTANZE
- Le RSU nel trasporto aereo: 16meglio tardi che mai!di Antonio Ascenzi
IL LAVORO E LA SALUTE
- Il recupero psicofisico del 17personale di macchina F.S.di Michele Cipriani
I CONVEGNI DELLA UIL
- Il nuovo quadro legislativo in materia 19di salute e sicurezza sul lavorodi Paolo Carcassi
- La vera sfida per l’efficienza 21trasparenza e responsabilitàdi Guglielmo Loy
I CONVEGNI DELLA UILT
- Coinvolgimento e partecipazione 27nelle FS dei Quadri…di Salvatore Ottonelli
TUTTOTRENO E NON SOLO…
- Ma dov’è il Genio Ferrovieri? 32di Gaetano Fioretti
LEGISLAZIONE DEL LAVORO
- Le modifiche ai decreti legislativi sull’orario 34di lavoro e sul mercato del lavorodi Cleto Catalano
LA UIL NEL TERRITORIO
- Qui Napoli 39di Antonio Aiello, Annalisa ServoAndrea Ausiello, Fabio Gigli
- Qui Bologna 42
di Cesare Menini
DI GIUSEPPE CARONIA
teria. Tanto più forte questa esi-
genza se il sindacato vuol essere,
come noi vogliamo essere, pro-
positivo e non portatore di mere
proteste o di limitati interessi cor-
porativi né ancora meno stampel-
la di qualcuno. Per inciso, un sin-
dacato riformista quale vuole es-
sere la Uil e, naturalmente, la Uil-
trasporti deve fare di questa rego-
la, legge.
E per far legge di questa regola
occorre saper entrare nel merito
di ciascun problema senza pre-
concetti e senza prevenzioni: te-
nendo d’occhio certamente, l’in-
teresse dei lavoratori che operano
nei diversi settori, ma sapendo
cogliere le occasioni
per inserire problemi
e interessi insieme in
un contesto virtuoso
che consenta di pro-
durre crescita e svi-
luppo dell’economia
di questo Paese.Parliamoci chiaro:crescita zero e svilup-po “piatto” non mi-gliorano di un “ette”le condizioni dei la-voratori, né servono aconsolidarne i diritti ele attese.E’ per questo che,come dicevamo, le settimane avenire imporranno a tutti noi unosforzo immane: saper trovare, epossibilmente imporre, soluzioniche coinvolgano migliori condi-zioni di efficienza e più elevatistandard retributivi senza che idue traguardi confliggano traloro.Serve però che lo sforzo non sia
unilaterale: nella maggior parte
dei casi i soggetti interessati sono
tre: assieme al sindacato ci sono
imprese e governo anche se que-
st’ultimo è al momento per noi
latitante. Dal confronto virtuoso
che comunque speriamo poter
vedere attivato, deve poter scatu-
rire una politica del trasporto che
riesca a dare slancio all’intero
Paese.
L’occasione è irripetibile: pro-
prio in presenza di una crisi, non
soltanto italiana, dell’economia
poter garantire il progressivo mi-
glioramento dei servizi resta la
migliore “cura di sistema” che le
parti sociali e i governi possano
somministrare all’economia.
Noi cerchiamo di coglierla questa
occasione: e speriamo che a per-
correre insieme questa strada ci
siano, come sarebbe logico e na-
turale, la FILT-CGIL, e la FIT-
CISL anche se temiamo che “ar-
roccamenti ideologi” possano
giocare negativamente.
Ma facciamo voti affinché ciò
non accada e che anche impren-
ditori e pubblici poteri non resti-
no sordi a questa necessità. Di-
scutiamone.
Approfitto infine di questo nostro
incontro per augurare a coloro i
quali avranno la possibilità di far-
lo, buone vacanze, naturalmente
con tutta l’invidia del mondo vi-
sto che proprio in ragione del
quadro che vi ho sopra rappre-
sentato forse per me e per molti le
vacanze saranno solamente una
chimera.
Giuseppe Caronia(Segretario Generale UILTrasporti)
EDITORIALE
EDIZIONI “PER LE STRADE D’EUROPA SRL - PIAZZA DELLA LIBERTÀ, 10 - ROMA
STAMPA: LEGALL INDUSTRIA GRAFICA SRL - VIA ASCIANO, 9 - ROMA
FINITO DI STAMPARE LUGLIO 2008
Direttore ResponsabileSANDRO DEGNI
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n. 00445/92 del 14/07/1992
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PER LE STRADE D’EUROPA
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MAREMOSSO... 3
PER LE STRADE D’EUROPA
di ANGELO PATIMO
Siamo in presenza di un clima in
continua, inarrestabile fibrillazio-
ne. Un clima in fibrillazione ali-
mentato da un profluvio di dichiarazioni
che si sono prodotte in questo periodo da
ogni parte sulla questione Tirrenia e la
sua privatizzazione.
Dichiarazioni esternate sia da autorevoli
rappresentanti dell’ar-
mamento privato, così
come pure da altrettanto
autorevoli parti istitu-
zionali del Governo.
Dichiarazioni che, irre-
sponsabilmente, auspi-
cano e spingono al
ricorso ad una privatiz-
zazione che ha tutte le
caratteristiche di un
vero e proprio assalto
alla diligenza.
Infatti, quello della pri-
vatizzazione della Tirre-
nia è, per alcuni settori
che si occupano di
materia marittima, una
esigenza avvertita in
maniera ineludibile.
Questo, al solo scopo di perseguire solu-
zioni interessate, soluzioni che, voluta-
mente, ignorano le gravi ripercussioni
sociali che si innescherebbero se l’ap-
proccio al problema fosse animato da
intenzioni strumentali ad interessi di
bassa bottega.
Infatti emerge, in maniera evidente, che
settori dell’armamento privato, oltretut-
to attualmente in competizione con la
Tirrenia nel traffico del trasporto pas-
seggeri/merci, sono particolarmente
attratti, non tanto dalle navi dell’azien-
da, ma quanto dalle linee che essa gesti-
sce.
Trascurando di considerare le conse-
guenze di questo irresponsabile compor-
tamento.
Comportamento che provocherebbe,
così, oltre che uno smembramento del-
l’azienda pubblica, un vero e proprio
spezzatino, ma anche un disastroso
impatto sul piano occupazionale, dal
momento che le stesse aziende private
che concorrono alla cordata dispongono
di una propria struttura aziendale con
assetti nautici ed organici a terra.
Un rischio fondato, già vissuto nelle pre-
cedenti privatizzazioni del Gruppo Fin-
mare: tagli di linee, migliaia di posti di
lavoro, peraltro concentrati in aeree
depresse del Mezzogiorno,cancellati
irrimediabilmente, inesistenti ricadute in
termini di entrate all’erario,penalizza-
zione per l’utenza. Penalizzazione per
l’utenza,oltre che in termini di qualità
del servizio reso,ma quanto per l’eserci-
zio del diritto alla mobilità del cittadi-
no,seriamente compromesso dalla asso-
luta mancanza del principio della conti-
nuità territoriale.
In varie occasioni,il sindacato confede-
rale ha espresso la sua posizione sul pro-
blema.
E la posizione del Sindacato Confedera-
le è quella, responsabilmente consape-
vole, che la privatizzazione del Gruppo
Tirrenia, non costituisce certamente un
processo ineludibile,scontato che,
rispetto allo stesso processo,il sindacato
confederale, non è ideologicamente con-
trario.
Una privatizzazione però
che non deve essere fina-
lizzata al mero profitto,
frutto di una operazione
commerciale a favore di
qualche spregiudicato
imprenditore dell’arma-
mento privato.
Ma deve essere una ope-
razione tesa, prioritaria-
mente,a salvaguardare il
patrimonio di conoscen-
ze esperienze e profes-
sionalità sinora accumu-
lato.
Patrimonio che, nel-
l’esercizio di un servizio
che, prima di tutto è pub-
blico, e quindi dovuto, ha prodotto, e
deve continuare a produrre al Paese, svi-
luppo e ricchezza, attraverso, special-
mente, la salvaguardia degli attuali livel-
li occupazionali, e la qualità del servizio
reso all’utenza.
Un obiettivo che va perseguito se si rea-
lizzano tre fondamentali condizioni:
• il mantenimento della unicità del-
l’azienda Tirrenia, relativamente alle
linee esercitate dalla capogruppo;
• la esclusione dalla cordata d’imprese
armatoriali concorrenti;
• la presenza dello Stato all’interno del
futuro assetto aziendale privatizzato a
garanzia di un corretto processo di
PERCHÉ DICIAMO “NO”ALL’ASSALTO ALLA DILIGENZA
La Tirrenia e la suaprivatizzazione
PER LE STRADE D’EUROPA
4 MAREMOSSO...
privatizzazione e di un’altrettanto
proficuo processo di consolidamento
aziendale.
Fatte queste premesse è possibile avvia-
re subito per l’Azienda un sano processo
di privatizzazione attraverso:
• la proroga della convenzione al 2012;
• la sottoscrizione della nuova conven-
zione tra Stato e Impresa;
• l’approvazione del Piano Industriale.
Questo,al fine di permettere la fase di
risanamento dell’Azienda,con il ricorso
ai necessari investimenti previsti dal
Piano per l’ammodernamento della flot-
ta e l’apertura di nuove linee.
Condizioni queste indispensabili per
poter proporre sul mercato,successiva-
mente,un prodotto appetibile,tale da rea-
lizzare nella privatizzazione un concreto
valore aggiunto.
Infatti,considerato che con il 31/12/08 si
esaurisce il rapporto ventennale tra Stato
ed Azienda,secondo la scadenza prevista
con le norme dettate dalla legge 684/74,
in termini operativi,il progetto industria-
le del Piano richiede l’allungamento del
rapporto di convenzione con lo
Stato sino al 2012.
Consentendo così a Tirrenia di
conseguire il nuovo assetto
aziendale con l’avvio della
gestione di alcune linee di navi-
gazione in regime di libera
imprenditorialità (80%),e quindi
senza sovvenzioni statali. Una
vera e propria liberalizzazione
dell’attività.
Mentre il restante 20% delle
linee continuerà a mantenere,
temporaneamente, il regime di
convenzione per l’alto contenuto
sociale dei servizi resi in relazio-
ne alla continuità territoriale.
Infine circa la regionalizzazione delle
società CAREMAR, SAREMAR,
SIREMAR, TOREMAR, regionalizza-
zione auspicata del sindacato confedera-
le, è da dire che essa risponde ad una
precisa logica per una diversa organiz-
zazione del servizio nell’ambito del tra-
sporto pubblico locale.
La stessa logica, infatti,che è alla base di
precise esigenze di raziona-
lizzazione, già comunque
anticipate ed auspicate dalla
legge 422/77 (Bassanini) in
tema di decentramento e tra-
sferimento di poteri alle
Regioni (art. 10: sono dele-
gate alle Regioni le funzioni
ed i compiti in materia di ser-
vizi marittimi di interesse
regionale).
Questa operazione consenti-
rebbe alle Regioni di pianifi-
care organicamente il servi-
zio reso all’utenza attraverso
una vera e propria raziona-
lizzazione finalizzata all’ab-
battimento degli sprechi pro-
dotti da inutili duplicazioni
di linee, da servizi concor-
renziali con l’armamento
privato.
Orientamento recepito dal
DL 112/2008, all’art. 57
“Servizi di Cabotaggio”,
che testualmente cosi recita
al comma 1: “Le funzione e
i compiti di programmazione ed ammi-
nistrazione relativi ai servizi di cabo-
taggio marittimo di servizio pubblico
che si svolgono all’interno di una
Regione sono esercitati dalla Regione
interessata”.
Ed al comma 3 dello stesso articolo: “Su
richiesta delle Regioni interessate,da
effettuarsi entro 120 giorni dall’entrata
in vigore del presente provvedimento,
l’intera partecipazione detenuta dalla
Società Tirrenia di Navigazione S.p.a.
nelle società Caremar-Campania Regio-
nale Marittima S.p.a., Saremar -Sarde-
gna Regionale Marittima S.p.a., Tore-
mar-Toscana Regionale Marittima
S.p.a., Siremar-Sicilia Regionale Marit-
tima S.p.a. è trasferita, a titolo gratuito,
rispettivamente alle Regioni Campania,
Sardegna, Toscana, Sicilia.
Angelo Patimo
Arrivederci a Settembre
Come ogni anno“Per le Strade d’Europa”
sospende lepubblicazioni per il
mese di agosto.Riprenderà a Settembre.Auguriamo buone ferie
ai nostri lettori.
FAR VOLARE ALITALIA... 5
PER LE STRADE D’EUROPA
L’economia italiana, dicono gli
esperti, è tecnicamente in
recessione, la crescita prevista
per il 2008 è praticamente azzerata e le
previsioni per il 2009 non fanno sperare
in nulla di meglio.
L’aria di crisi si respira per la verità in
tutto il mondo cosiddetto industrializza-
to e la situazione di difficoltà è acuita
dalla corsa apparentemente senza freni
del costo delle materie
prime e del petrolio.
L’industria del traspor-
to aereo è condizionata
più pesantemente di
altre dagli indicatori
economici e finanziari
negativi che dagli Usa
all’Europa affliggono
imprese agricole, indu-
strie ed aziende di ser-
vizi.
Ad una crisi mondiale
occorrerebbero rispo-
ste globali in grado di
affrontare a tutti i
livelli le criticità di
un’economia in reces-
sione.
Purtroppo mentre i grandi organismi
internazionali risultano estremamente
rapidi nell’intervenire su questioni che
a noi lavoratori paiono sicuramente
secondarie, gli stessi si rivelano inade-
guati ad affrontare la crisi epocale che
sta erodendo il potere di acquisto dei
lavoratori, le loro retribuzioni così
come la competitività delle nostre
aziende.
Le aziende del trasporto aereo non fanno
eccezione a questa regola.
I venti di crisi che soffiano impetuosi sui
mercati colpiscono con maggior vigore
le società che operano in un contesto di
competizione globale, e nulla è più vin-
colato a logiche globali dell’industria
del volo.
Le logiche del liberismo spinto all’ec-
cesso che hanno eletto il mercato a giu-
dice unico di una darwiniana selezione
effettuata nel nome della competizione
stanno dimostrando i loro nefasti effetti
sul tessuto economico e sociale.
Predicare la competizione ad ogni costo
fa molto “liberal chic” ma produce effet-
ti devastanti per tutti i lavoratori del
mondo occidentale, per quelle che noi
consideriamo le irrinunciabili tutele
applicabili al lavoro e per la sopravvi-
venza stessa delle nostre imprese e del-
l’economia di interi paesi.
Il Sindacato tutto, oggi, è stretto in que-
sta morsa dolorosa e si oppone con stre-
nua resistenza alla prevedibile tendenza
di imprese e Governi a scaricare sui
lavoratori, componente ritenuta più
aggredibile, i costi delle inefficienza
globali.
Alitalia, ancora una volta, è l’esempio
più evidente di questa aberrazione.
Stretta nella morsa della concorrenza
globale, affossata dalla cronica incapaci-
tà di decidere della politica e minata
nelle sue fondamenta da una logica con-
correnziale distorta, la Compagnia di
Bandiera vive ore cariche di ansia.
La gente di Alitalia, che con orgoglio e
dedizione continua a garantire, nono-
stante tutto, un servizio di massima
importanza per il Paese, è ormai allo
stremo.
Non si può chiedere ai
lavoratori altra pazien-
za.
La situazione di Alita-
lia è la punta di un ice-
berg che sta crollando
sotto i nostri piedi e
che, se non agiamo
subito e rapidamente,
trascinerà con sé la
quasi totalità dei vettori
italiani e coinvolgerà
l’indotto delle società
aeroportuali e di
migliaia di famiglie.
E’ giunto il momento
di intervenire.
Non è più in discussio-
ne la qualità del tra-
sporto aereo in Italia ma la sua stessa
esistenza.
E’ tempo che il Governo ascolti la nostra
voce ed affronti i problemi sul tavolo.
Organizzazione e strategie degli aero-
porti, regolamentazione dei contratti tra
Aeroporti e Vettori, rilancio di Alitalia
attraverso la creazione di un unico forte
Vettore Italiano che possa allearsi e
competere con i colossi mondiali e, non
ultimo, il costo esorbitante del carburan-
te debbono essere i primi temi nell’agen-
da governativa.
I lavoratori, il Sindacato, il Paese non
possono più aspettare.
Marco Veneziani
Un rebus difficileche dobbiamo risolvere
di MARCO VENEZIANI(Segr. Naz. UILTrasporti)
I CONTRATTI6
PER LE STRADE D’EUROPA
di CLAUDIO TARLAZZI e PAOLO MODI
Il 30 Giugno 2008 finalmente abbia-
mo avuto il riconoscimento da parte
di Federambiente della piena validi-
tà e sua completa applicabilità dell’ac-
cordo di rinnovo del CCNL sottoscritto
il 5 Aprile u.s.
La partecipazione dei lavoratori
all’azione di lotta con il blocco degli
straordinari, tenutasi nei primi giorni di
giugno, le pressioni trasformate poi in
accordi aziendali sul pieno riconosci-
mento della validità dell’accordo del 5
aprile fatte dalle RSA/RSU aziendali
congiuntamente ai lavoratori hanno con-
tribuito in maniera determinante a modi-
ficare la pretestuosa posizione presa da
Federambiente all’indomani della firma
dell’accordo.
Ma non ci siamo fermati solo sul suo
pieno riconoscimento, nelle giornate del
27, 28 e 30 Giugno abbiamo anche
affrontato e portato a conclusione:
• una norma transitoria sull’accordo per
le Esternalizzazioni in base al quale
tutte le Aziende che operano nel setto-
re a far data dal 1° Maggio 2010
dovranno far applicare il Contratto di
Lavoro del Settore Servizi Ambientali
ai Servizi esternalizzati.
Ai lavoratori con qualifica di Quadro
viene confermato il parametro 230 che
non subirà variazioni e viene rimodulata
l’indennità di funzione, che verrà par-
zialmente assorbita. Infatti, a far data dal
1° Maggio 2008 tale indennità sarà nella
quota mensile di Euro 120,00, incre-
mentati poi a Euro 135,00 a far data dal
1° Novembre 2010.
Per quanto riguarda gli operatori dei
Servizi funerari interessati dall’allegato
al CCNL, siamo finalmente riusciti a
recuperare il pieno ammontare dell’in-
tero miglioramento contrattuale previ-
sto per gli anni
2005/2008, che era
stato unilateralmen-
te sospeso con moti-
vazione pretestuose
da Federambiente.
Il sistema classifica-
torio non viene
modificato come
invece voleva Fede-
rambiente così come
il campo di applica-
zione ex art. 3 del
CCNL. In merito
poi ai due Euro, che
rappresentavano il
differenziale econo-
mico tra l’intesa sot-
toscritta il 5 aprile al
Tavolo Federambiente rispetto a Fise, si
è convenuto di destinarne 1 Euro al
Fondo Nazionale per la prevenzione,
protezione e sicurezza sul lavoro, e di
utilizzare l’altro per incrementare l’im-
porto annuale della cifra fissa definita
per il recupero delle giornate di ferie che
passa da 46,67 Euro a 51,33 Euro riferiti
al 3° livello A per ogni giornata assorbi-
ta.
La chiusura di questa fase ci consente di
poter aprire nel mese di luglio un Tavolo
unitario con Fise-Federambiente per la
rivisitazione dell’art. 6 - passaggio di
gestione e relativa clausola sociale - che
consenta un riconoscimento reciproco
dei “per ora” due contratti del settore,
nella salvaguardia dei livelli occupazio-
nali e del trattamento complessivo già
corrisposto.
Restano altresì da completare, anche alla
luce delle disposizioni legislative, gli
articolati sul mercato del lavoro, salute e
sicurezza. Pensiamo, con questi ultimi
accordi e con quelli rimasti da completa-
re, di aver risposto a quelle problemati-
che che tutti insieme avevamo eviden-
ziato nella Piattaforma di rinnovo del
CCNL, che possiamo sintetizzare in tre
punti: Regole, Sicurezza, Salario, volte
a rispondere in maniera oggettiva anche
a quelle modifiche di legge che sono
intervenute e che stanno intervenendo
sulle tematiche del nostro settore.
Un ringraziamento quindi va a tutti i
lavoratori del settore che hanno creduto
e si sono battuti per il raggiungimento
dell’obiettivo del Contratto Unico di
Settore che ora appare, ormai, in dirittu-
ra d’arrivo. La fase che ci attende, con i
consistenti processi di riorganizzazione-
fusione delle Imprese anche in vista di
una prossima liberalizzazione del settore
con la messa a gara dei servizi a partire
dal 2011, può vederci piu’ forti, grazie
ad un Contratto che ci consentirà di
gestire al meglio tali processi. Il Lavoro
delicato e difficile continua, ma siamo
certi che i lavoratori sapranno ancora
una volta essere protagonisti.
C.T., P.M.
LA DDETERMINAZIONE PPAGARaggiunta la stesura CCNL Federambiente
I CONTRATTI 7
PER LE STRADE D’EUROPA
di SANTINO FORTINO*
Lo sciopero di 24 ore del 6 e 7
luglio delle lavoratrici e dei
lavoratori del trasporto locale,
ferroviario e servizi, in rivendicazione
dell’apertura del tavolo negoziale per il
CCNL della Mobilità, ha ottenuto un
grande successo con una media com-
plessiva di adesione dell’82%, con punte
in alcune città del 100%.
Si è trattato del secondo sciopero nazio-
nale per il nuovo CCNL unico della
Mobilità e ha fatto seguito alla prima
iniziativa di quattro ore, svolta il 9 mag-
gio, che aveva visto per la prima volta
scioperare insieme due settori storica-
mente e contrattualmente distinti: i fer-
rovieri e gli autoferrotranvieri.
Il successo determinato dalla grande e
convinta adesione delle lavoratrici e dei
lavoratori del settore rafforza le ragioni
delle sette Organizzazioni Sindacali ed
invia alle Associazioni datoriali un chia-
ro segnale di convinta e consapevole
mobilitazione.
Un segnale inequivocabile a fronte del
quale le controparti continuano, però, a
mantenere un atteggiamento dilatorio e,
in particolare per alcune di esse, addirit-
tura pregiudizialmente ostile nei con-
fronti della piattaforma sindacale varata
ormai da oltre quattro mesi (21 febbraio
2008).
Non sono stati sufficienti gli oltre sette
mesi dalla scadenza (31 dicembre 2007)
dei due attualmente distinti CCNL (del
Trasporto Pubblico Locale e delle Atti-
vità Ferroviarie) di cui si propone la
confluenza in un’unica disciplina con-
trattuale collettiva, e i quasi nove dal-
l’intesa preliminare sottoscritta presso il
Ministero del Lavoro da tutte le parti
sindacali e datoriali coinvolte nel pro-
cesso di unificazione contrattuale, per
indurre le controparti ad avviare una
discussione di merito e uscire dall’atteg-
giamento pregiudiziale fino ad ora
mostrato.
Non sono più accettabili le strumentali
affermazioni di aumento dei costi che si
determinerebbero a causa del nuovo
contratto e che a seconda della voce di
provenienza datoriale, a volte sono sti-
mati al 5,5% ed altre addirittura al 25%,
anche in assenza nelle linee guida di
piattaforma di contenuti vincolanti.
L’impegno di lavoratrici e lavoratori nel
sostenere fermamente la vertenza insie-
me ai pesanti disagi che hanno dovuto
inevitabilmente subire i cittadini e gli
utenti del servizio in occasione di questi
due scioperi, meritano, a questo punto,
una risposta chiara e precisa dalle con-
troparti attraverso la formale apertura
del negoziato contrattuale nella sede
naturale delle parti sociali.
Chiunque si ostini a frapporre, come
avvenuto in questi mesi, capziosi, stru-
mentali ed assolutamente ingiustificati
veti a questo giusto sbocco della verten-
za deve assumersi la responsabilità poli-
tica piena ed esclusiva degli effetti già
prodotti e che si produrranno nel prossi-
mo futuro.
In occasione dell’incontro svolto al
Ministero delle Infrastrutture e dei Tra-
sporti il primo luglio è caduta nel vuoto,
soprattutto per responsabilità di Asstra e
Anav, la richiesta rivolta alle controparti
datoriali da parte del Ministro di dare
formale avvio al negoziato contrattuale
verificando, nel concreto della trattativa
con il Sindacato, le effettive distanze di
merito tra le rispettive proposte delle
parti.
Successivamente, in occasione di un
nuovo incontro del 9 luglio tenuto in
sede ministeriale e nel quale si è iniziato
ad impostare un possibile confronto
sulle questioni relative agli assetti nor-
mativi di regolazione e sviluppo del tra-
sporto pubblico locale e del trasporto
ferroviario, il Sindacato ha nuovamente
ribadito come il Contratto unico rappre-
Continua la lottaper il Contratto Unico della mobilità
PER LE STRADE D’EUROPA
8 I CONTRATTI
senti parte integrante, fondamentale e
imprescindibile del processo di innova-
zione del sistema regolatorio del settore.
Per tutta risposta però i funzionari del
Dicastero dei Trasporti hanno preferito
non affrontare il tema, a loro giudizio
infatti la competenza sulla questione
contrattuale è del Ministero del Lavoro,
meglio titolato ad affrontare un eventua-
le intervento di composizione della ver-
tenza.
Si tratta di una scelta non condivisa da
parte nostra, convinti come siamo che
questo non solo svilisca il ruolo determi-
nante del Ministero dei Trasporti, ma
comporti, a fronte del procrastinarsi del-
l’assenza di un risolutivo intervento
governativo in favore dell’apertura del
confronto, il rischio di una ulteriore
accentuazione della tensione.
Il nuovo Contratto è un processo ambi-
zioso nel quale il sindacato ha dimostra-
to ancora una volta di non rappresentare
il fronte della conservazione, ma quello
dell’innovazione e della proposta. Non è
più possibile rinunciare a uno strumento
fondamentale ed indispensabile per uni-
formare le tutele contrattuali del lavoro
in un ampio settore produttivo di fatto,
già oggi, unificato da numerose norme
comuni, sia sul piano contrattuale che su
quello di regolazione dei processi di
riforma e di liberalizzazione.
L’inadeguatezza del quadro regolatorio
dei processi di liberalizzazione, l’apertu-
ra dei mercati e il riassetto del settore
rende urgente la realizzazione di un
CCNL che tuteli le lavoratrici e i lavora-
tori del settore dal dumping e dalle
destrutturazioni contrattuali, come già
sperimentato nel corso degli ultimi anni
in occasione dei primi fenomeni di aper-
tura al mercato.
L’unificazione contrattuale che viene
proposta nella piattaforma sindacale è
resa irrinunciabile dalle trasformazioni,
dai rapporti con la committenza pubbli-
ca e con le aziende, dall’ingresso nel
mercato di settore di nuovi soggetti
imprenditoriali italiani e stranieri e nel
quale proprio la perdurante presenza di
più regolazioni contrattuali collettive
può rappresentare elemento strumentale
per alimentare surrettiziamente le distor-
sioni dell’attuale quadro regolatorio.
Il nuovo CCNL è una scelta sindacale
consapevole, maturata nel corso degli
anni nel vivo dei processi concreti che
riguardano il lavoro, la sua condizione,
la sua tutela, sia nel trasporto locale, che
in quello ferroviario e nelle connesse
attività di servizio.
Una scelta alla quale Filt-Cgil, Fit-Cisl,
Uiltrasporti, Ugl Trasporti, Orsa Tra-
sporti, Faisa e Fast non intendono asso-
lutamente rinunciare, perché irrinuncia-
bile è la necessità di dare rapidamente
tutele adeguate ed efficaci al lavoro nel
trasporto locale, ferroviario e servizi.
L’apertura in tempi brevi della trattativa
per nuovo CCNL unico della mobilità è
dunque una necessità imprescindibile
che richiede l’immediata presa di
coscienza, lo sforzo e la collaborazione
di tutti gli attori in campo. Per questa
ragione la vertenza e la mobilitazione
proseguiranno e se la situazione non si
sbloccherà rapidamente, sarà necessario
tornare a scioperare.
Santino Fortino(Segretario Nazionale UILTrasporti)
I CONTRATTI 9
PER LE STRADE D’EUROPA
di Claudio Tarlazzi*
Con il contratto del 2000 sono
stati unificati circa 14 tipi di
contratti che fino allora veniva-
no utilizzati nei porti.
C’era bisogno di definire uno strumento
che omogeneizzasse i trattamenti econo-
mici e normativi per spostare la compe-
titività tra le imprese, dal costo del lavo-
ro ad altri elementi che attengono all’ef-
ficienza e qualità dei processi produttivi.
Per questo nei passati quadrienni il
CCNL ha affrontato con equilibrio le
necessità dei diversi modelli organizza-
tivi delle imprese che si interfacciano
con il settore portuale.
Imprese diverse per segmenti di merca-
to, per storia, e per ruolo e competenze
ad esse demandati dalla legge 84/94.
Tutto ciò comunque introducendo ele-
menti di forti garanzie per i lavoratori su
questioni chiave come il salario, il mer-
cato del lavoro, normato in modo
migliorativo rispetto la 276 (legge
Biagi) e il sistema degli orari, normato
positivamente rispetto alle previsioni
della legge 66/03, con un tempo di lavo-
ro ben al di sotto di quanto la legge pre-
vedesse, e con la possibilità
di governo degli straordina-
ri da parte del sindacato.
A distanza di otto anni ci
accingiamo quindi a questo
rinnovo, esprimendo sul
contratto un giudizio estre-
mamente positivo, condivi-
so anche dalle organizza-
zioni datoriali nell’avviso
comune con cui si è chiesto
che per legge questo con-
tratto divenisse il riferi-
mento da applicare nelle
aziende autorizzate o che
chiedono di essere autoriz-
zate all’esercizio delle operazioni por-
tuali.
Sebbene ci siano ancora associazioni di
imprenditori che ancora non hanno ripo-
sto l’obiettivo di scardinarne il valore,
oggi il contratto dei lavoratori dei porti
per legge è il contratto di riferimento del
settore.
Sta a noi, nei territori chiederne l’appli-
cazione, facendo leva sulle Autorità Por-
tuali.
Non si tratta infatti di compararlo solo
sull’aspetto del salario;va fatta una com-
parazione sull’aspetto normativo, e vi
assicuro che il nostro contratto ha la
peculiarità e tutele non paragonabili con
altri contratti.
Con questo rinnovo dobbiamo fare un
ulteriore passo in avanti per migliorare
le condizioni dei lavoratori mantenendo
intatto l’equilibrio che a in sè, prevenen-
do i problemi che creeranno le modifi-
che alla 66 introdotte dal recente decreto
n. 112/08 del Governo sul riposo setti-
manale e sulla frammentazione del ripo-
so giornaliero in caso di reperibilità, cor-
reggendo le cose che in questi anni non
hanno funzionato o che hanno creato
interpretazioni difformi e rafforzando il
ruolo del sindacato nei processi di tra-
sformazione in atto nel settore e nei pro-
cessi di trasformazione delle aziende.
Nel palcoscenico della portualità si stan-
no sempre più radicando aziende poco
organizzate che svolgono attività in seg-
menti ristretti del ciclo della merce,
appaltati dalle aziende terminaliste.
Spesso in queste aziende c’è scarsa pre-
senza del sindacato, ed usano le varie
forme di flessibilità in modo distorto
con il solo scopo di abbassare il costo e
di conseguenza i diritti dei lavoratori.
E’ allora necessario vincolare la flessibi-
lità alla contrattazione di secondo livel-
lo.
Questo ci permette una maggiore capa-
cità di penetrazione in tutte le aziende e
nello stesso tempo ci consente di regola-
re meglio il sistema degli orari, lo straor-
dinario, la flessibilità, i tempi di preav-
viso nelle aziende dove non c’è pro-
grammazione e l’orario promiscuo.
Vincolare tutto ciò alla contrattazione
significa mettere in atto un sistema di
relazioni sindacali di tipo partecipativo
che incrementa il salario sulla base degli
elementi legati alla produttività e qualità
delle prestazioni, ci consente di confron-
tarci con le aziende sulla
formazione dei lavoratori
che deve essere fatta in fase
di assunzione e ripetuta
nelle fasi di aggiornamento
per variazioni delle tecno-
logie-merci ecc.
Ci consente di intervenire
in anticipo sugli appalti, ci
consente di verificare se
veramente erano necessari,
ci consente di verificare la
qualità dell’azienda appal-
tatrice, i costi della sicurez-
za, per un modello portuale
più regolato.
Parte l’iter per il rinnovo del CCNL “dei lavoratori dei Porti”
PER LE STRADE D’EUROPA
10 I CONTRATTI
Dobbiamo rafforzare il sistema delle
relazioni sindacali con la contrattazione
aziendale che va incentivata, penaliz-
zando le aziende in cui non viene eserci-
tata, perché vista dai datori di lavoro
come un problema in più.
Laddove non viene esercitata è, pertan-
to, necessario prevedere una quota di
salario che comunque deve essere corri-
sposta a tale titolo, ed è necessario, per
queste aziende, prevedere una norma
contrattuale che vieti loro di applicare
ogni forma di flessibilità. perché il dirit-
to del lavoratore è quello di avere un
lavoro sicuro sotto ogni aspetto e di
poter conciliare i tempi di lavoro con i
tempi personali.
La flessibilità serve alle imprese, ma la
sua applicazione non la possiamo dele-
gare a loro.
La certezza della stabilità occupazionale
è un altro aspetto che dobbiamo affron-
tare col mercato del lavoro.
Abbiamo fatto un buon lavoro dopo la
legge Biagi, ora dobbiamo migliorarlo
irrobustendo il contratto nazionale
rispetto ad una posizione del Governo
che vuole spostare il più possibile sulle
contrattazioni territoriali o aziendali.
Sono convinto che ci debbano essere
parti da demandare al 2° livello perché
attengono alle diverse peculiarità locali,
ma sono altrettanto convinto che i fon-
damentali del mercato del lavoro debba-
no essere omogenei per tutte le realtà
portuali.
Va rafforzata l’idea che nei porti non si
assume con contratto part time eludendo
le regole e sfruttando i lavoratori, ( assu-
mendo a poche ore e poi chiedendo fles-
sibilità e straordinari poco pagati ) sul
tempo determinato vanno introdotte le
norme della 247 che determinano la sta-
bilizzazione dopo 36 mesi di lavoro
svolto anche a più riprese e sull’appren-
distato occorre garantire ai lavoratori
che al termine del periodo di formazio-
ne, salvo giusta causa o giustificato
motivo, il rapporto di lavoro continua
senza soluzione di continuità.
Noi questo vogliamo.Vogliamo lavoratori che non vedano il
lavoro come una prigione.
Questo significa liberare il lavoro e non
come la pensa il Governo che sotto que-
sto slogan ha introdotto più precariato.
In questo rinnovo vogliamo un recupero
salariale che veramente recuperi il pote-
re di acquisto eroso dall’aumento quoti-
diano dei prezzi.
Sulla linea delle Confederazioni ci
vogliamo sganciare dall’accordo del
luglio del ’83 perché non è più adeguato
ad oggi, con una durata di tre anni che ci
consente di articolare più efficacemente
la contrattazione di secondo livello
ed un recupero del potere di acquisto
ancorato ad un indicatore che sia più
realisticamente agganciato alla dinamica
dei prezzi dei beni di largo consumo,
compreso il costo dei prodotti energetici
e di trasporto.
Mai abbiamo adottato l’inflazione pro-
grammata dal Governo e anche e ora è
fuori discussione visto che il Governo
per il 2008 ha previsto una inflazione al
1.7%, nel mentre i salari medi non con-
sentono di arrivare neanche più alla
terza settimana, dimostrato anche dal
calo dei consumi interni e dal rallenta-
mento dell’economia.
E’ ineludibile, allora, rapportarci con
indici di inflazione più veritieri.
Non si tratta di innescare la rincorsa dei
prezzi e salari come dice Confindustria.
Da questo punto di vista il Governo fac-
cia la sua parte introducendo le detra-
zioni che chiediamo per il lavoro dipen-
dente.
Noi facciamo la nostra parte, come
abbiamo sempre fatto, soprattutto in
questo settore che ha indici di produtti-
vità ben più alti di tanti altri settori della
nostra economia.
Ora noi chiediamo quello che ci spetta,
concentrando il rinnovo del contratto
quasi tutto sulla paga conglobata che
deve incrementarsi, prendendo a riferi-
mento il mix tra l’inflazione europea e
l’indice ISTAT per i prodotti di alta fre-
quenza di acquisto compreso, come
prima dicevo, i prodotti energetici e di
trasporto, a tutela della equità e della
tutela sociale di tutti i lavoratori del set-
tore.
* Segretario Nazionale UILT
QUESTA LA PIATTAFORMADI FILT-CGIL, FIT-CISL, UILT
Pubblichiamo la piattaforma approvata
il giorno 30 giugno, dall’Assemblea
nazionale dei quadri e delegati di FILT
CGIL FIT CISL UILTRASPORTI, che
al termine della fase di consultazione dei
lavoratori, sarà sottoposta a definitiva
approvazione all’Assemblea nazionale
dei delegati i gg.21 e 22 a Cianciano
Terme.
Piattaforma per ilrinnovo del CCNL
lavoratori dei Porti
Premessa La normativa portuale - se pure in alcuni
casi ha contribuito al rilancio dei porti -,
così come si è delineata e applicata, ha
affermato una competizione tra gli stes-
si, nonché tra le imprese, incentrata sulla
concorrenza basata sulla segmentazione
del ciclo delle operazioni portuali; di
conseguenza si è prodotto un profondo e
radicale mutamento, nell’equilibrio tra
lavoro ed imprese, programmazione e
mercato, cooperazione e competizione,
regole e diritti; questa strada ha portato
ad una frammentazione delle imprese,
ad una minore efficienza dei porti e a un
lavoro meno sicuro.
Occorre pertanto invertire questa ten-
denza, ricercando l’efficienza dei porti
attraverso una programmazione nazio-
nale che superi la sola logica di competi-
zione tra scali e all’interno di essi.
È necessario poi un rigoroso governo,
nei confronti di tutti i soggetti che deter-
minano la catena logistica interna al
porto, attraverso gli atti autorizzativi,
specialmente sul versante del mercato
delle imprese che operano nei porti, pre-
vedendo per loro precisi vincoli sia nei
rapporti tra di esse e in relazione alle
scelte strategiche commerciali, di cresci-
ta e di sviluppo, nonché di tutela della
salute e sicurezza sul lavoro.
Sulla tutela e valorizzazione del lavoro
va riconfermata la logica di un modello
che salvaguardi l’omogeneità dei tratta-
PER LE STRADE D’EUROPA
11I CONTRATTI
menti economici e nor-
mativi che regolano le
condizioni fra i lavora-
tori operanti nei porti.
In questo quadro il con-
tratto dei lavoratori dei
porti ha svolto una fun-
zione sostanziale,
dando certezza nella
regolamentazione del
lavoro, ed ha contribui-
to a ridurre drastica-
mente trattamenti diffe-
renziati che possono
influenzare negativa-
mente il sistema portua-
le stesso.
Il contratto è diventato
punto di riferimento importante per
l’evolversi dei porti, dei lavoratori e
delle imprese, superando una logica
contrattuale riferita esclusivamente alle
diverse organizzazioni di rappresen-
tanza.
In ogni porto e tra tutti i porti i soggetti
che vi operano, Autorità Portuali, impre-
se che svolgono attività portuali, Termi-
nalisti, Imprese che svolgono servizi
portuali, Pool e Agenzia ex art.17, indi-
pendentemente dalla loro funzione e
ruolo, sono da ricondurre ad un unico
sistema che deve rispondere ad un inte-
resse generale; anche per questo il legi-
slatore ha previsto che il contratto dei
lavoratori dei porti sia contratto di «rife-
rimento».
Con la Legge 24 dicembre 2007, n. 247
si prevede che per ottenere le autorizza-
zioni o concessioni necessarie per svol-
gere l’attività nei porti, le imprese devo-
no garantire «un trattamento normativo
ed economico minimo inderogabile» a
tutti i lavoratori, «non inferiore» a quel-
lo previsto dal contratto collettivo nazio-
nale dei lavoratori dei porti stipulato dai
sindacati di categoria.
In questo modo si è dato certezza di disci-
plina al lavoro nei porti, che non può
essere lasciato senza regole perché peri-
coloso e d’importanza generale; nel con-
tempo si è salvaguardata la sana concor-
renza, impedendo che siano avvantaggia-
te “imprese” che sfruttano i dipendenti.
Occorre quindi che sia data completa
applicazione a questa norma legislativa
a prescindere dalla natura giuridica e
associativa delle imprese.
Oggi, alla scadenza del Contratto dei
lavoratori dei porti, il giudizio è sostan-
zialmente positivo e di conseguenza se
ne riconferma la validità.
Lo strumento contrattuale agisce e si
adegua ad una realtà in continua evolu-
zione; il rinnovo contrattuale è quindi
occasione e opportunità d’adeguamento
alle nuove esigenze del lavoro nei porti
anche alla luce delle nuove normative di
regolamentazione, della formazione pro-
fessionale, degli istituti contrattuali e
retributivi, della salute e sicurezza del
lavoro che sono le priorità da affrontare.
RetribuzioneIl contratto nazionale, oltre ad essere
strumento di regolamentazione omoge-
nea sul piano nazionale, ha una insosti-
tuibile funzione di tutela del reddito dei
lavoratori.
In questo quadro, al fine di conseguire
un reale recupero salariale, vanno supe-
rati gli attuali parametri dell’inflazione
programmata dal Governo, prendendo a
riferimento l’inflazione realisticamente
prevedibile maggiormente ancorata al
reale aumento dei prezzi dei beni di
largo consumo.
Su questa base si richiede un incremento
della paga conglobata pari a 200,00 euro
al 4° livello.
In questo contesto si
propone il superamento
del biennio economico
con la fissazione della
durata triennale, sia
economica che norma-
tiva, del contratto
nazionale.
Rispetto al realizzarsi
di eventuali differen-
ziali inflazionistici
vanno definiti meccani-
smi certi di recupero.
La decorrenza retributi-
va deve avere effetto
dalla scadenza del con-
tratto vigente e la tratta-
tiva per il suo rinnovo deve iniziare al
più tardi entro il mese di settembre
2008.
La contrattazione di 2° livello deve svi-
lupparsi a partire da una quota retributi-
va fissata dal contratto nazionale, eroga-
ta ai lavoratori dipendenti di imprese
presso le quali tale livello di contratta-
zione non sia esercitato.
Va inoltre rivisto il divisore orario con-
venzionale in rapporto all’orario di lavo-
ro.
Relazioni sindacaliLe relazioni tra le parti devono tendere
ad un coinvolgimento dei lavoratori sui
processi produttivi ed organizzativi,
sugli investimenti tecnologici, sugli
obbiettivi industriali, sulle esternalizza-
zioni, sulla salute e sicurezza nel lavoro,
sulla formazione aggiornamento, sul-
l’andamento occupazionale e qualità del
lavoro.
Le relazioni sindacali devono articolarsi
su diverse fasi che prevedano un livello
di informazione preventiva, consultazio-
ne e verifica, contrattazione in base alle
diverse e specifiche tematiche.
Occorre poi definire un quadro preciso
di riferimento della contrattazione col-
lettiva, con particolare attenzione al rap-
porto tra contratto nazionale e contratto
aziendale.
Il quadro di riferimento normativo ed
economico del CCNL non deve essere
PER LE STRADE D’EUROPA
12 I CONTRATTI
soggetto a modifiche da parte della con-
trattazione aziendale se non per le parti
espressamente demandate.
La crescente incidenza dell’economia e
delle norme europee e internazionali
richiedono strumenti di intervento e
governo che vanno oltre la dimensione
nazionale; in particolare va promossa la
istituzione dei CAE.
Nell’ambito di migliori relazioni sinda-
cali occorre prevedere un adeguamento
dei permessi sindacali ai rappresentanti
dei lavoratori tali da consentire la parte-
cipazione ai confronti aziendali e ai
comitati di igiene e sicurezza, ai comita-
ti portuali e alle commissioni consultive.
Le relazioni bilaterali sono uno strumen-
to importante al servizio della contratta-
zione e vanno rafforzate e qualificate,
attraverso un miglioramento del welfare
contrattuale, della previdenza comple-
mentare, fermo restando la loro natura
integrativa.
Orario di lavoroLa regolamentazione degli orari deve
essere finalizzata alla tutela dalla salute
e sicurezza dei lavoratori e oggetto di
contrattazione per essere correlata alle
esigenze produttive.
Pertanto le modalità con cui si fa ricorso
alla flessibilità, la determinazione dei
tempi di preavviso in assenza di pro-
grammazione della turnistica e l’uso
dell’orario promiscuo devono essere
soggette a contrat-
tazione collettiva
tra le parti.
Occorre inoltre
regolamentare la
settima prestazione
lavorativa, preve-
dendo tempi certi e
ravvicinati di ripo-
so compensativo,
fermo restando la
c o r r e s p o n s i o n e
della maggiorazio-
ne per lavoro stra-
ordinario.
E’ opportuno, inol-
tre, regolare il
ricorso al sistema
di reperibilità per alcune mansioni spe-
ciali (manutenzione, area EDP, ispettori
portuali) determinandone le modalità e
l’indennità, la durata del riposo minimo
giornaliero e tempi di recupero del ripo-
so compensativo.
Vanno aggiornate alcune indennità per
lavoro straordinario per i dipendenti
delle imprese e delle Autorità Portuali
Mercato del lavoroIl vigente contratto di lavoro ha determi-
nato una efficace regolamentazione del
mercato del lavoro, nel rispetto della
specialità del lavoro portuale come
regolamentato dalla legge 84/94.
Comunque si rendono necessari alcuni
miglioramenti anche in base alla recente
legge n. 247/07.
Il contratto di lavoro subordinato di
regola dovrebbe essere a tempo indeter-
minato; le eventuali assunzioni con rap-
porti di lavoro flessibili dovrebbero
avvenire in un quadro di equilibrio
occupazionale complessivo del porto e
della specialità del lavoro portuale ed
essere oggetto di confronto con le rap-
presentanze sindacali.
In particolare occorre aggiornare le nor-
mative riguardanti il contratto a termine,
l’apprendistato; ai fini di assicurare la
stabilità occupazionale e un uso del
lavoro a tempo parziale che meglio con-
cili i tempi di vita e dedicati alla fami-
glia con i tempi di attività lavorativa.
Sicurezza e igiene del lavoroNei porti il fattore umano è fondamen-
tale per garantire la sicurezza nel lavoro
e nelle operazioni e servizi portuali. Ciò
vale tanto più nella presente situazione,
dove la pressione concorrenziale e le
esigenze logistiche aumentano la rapidi-
tà e la complessità delle operazioni, e
quindi i rischi di sicurezza per i lavora-
tori. Inoltre nei porti interagiscono più
soggetti impegnati in attività pericolose
in spazi ridotti, a bordo o a terra, ren-
dendo maggiore il rischio per la sicurez-
za e la vita delle persone, rischio che
aumenta se tali attività sono svolte da
soggetti poco professionalizzati e privi
delle basilari conoscenze inerenti alla
sicurezza.
Andrebbe quindi prevista:
- ai fini di ridurre le interferenze fra le
diverse imprese ed allo scopo di
garantire la sicurezza nel lavoro, che
le operazioni di imbarco e sbarco,
siano svolte esclusivamente da perso-
nale alle dirette dipendenze delle
imprese autorizzate, integrato dal per-
sonale appartenente alle imprese o
agenzie fornitrici di lavoro di cui alla
legge 84/94;
- un miglioramento della formazione
alla sicurezza obbligatoria ed il rila-
scio di titoli abilitativi per svolgere il
lavoro portuale.
I Rappresentanti dei lavoratori per la
sicurezza (RLS e RLSS) dovrebbero
essere messi in con-
dizione di svolgere
al meglio la loro
funzione; per que-
sto è necessario che
abbiano maggiori
agibilità e forma-
zione. Nel contem-
po sarebbe necessa-
rio integrare ed
estendere le attribu-
zioni, previste dalla
legge 81/08, in par-
ticolare le forme di
accesso ai dati e la
fattiva partecipazio-
ne ai processi di
misurazione dei
PER LE STRADE D’EUROPA
13I CONTRATTI
rischi ed ai sopralluoghi delle autorità
vigilanti.
Allo scopo di sviluppare la partecipazio-
ne sui temi della sicurezza occorre pre-
vedere un monte ore di permesso per
svolgere assemblee dei lavoratori dedi-
cate ai temi della sicurezza e salute del
lavoro.
Formazione professionaleNei porti le esigenze operative, la com-
plessità delle operazioni, i ritmi di
lavoro, la qualità e l’efficienza del ser-
vizio richiedono un’alta professionali-
tà dei lavoratori. Una scarsa professio-
nalità non solo mette a rischio l’effica-
cia e la qualità delle operazioni portua-
li, ma può determinare un progressivo
decremento della professionalità esi-
stente; occorre quindi prevedere un’at-
tività formativa che imponga precisi
standard professionali incentrati su una
formazione d’inserimento e continua.
La formazione d’inserimento dovrebbe
essere obbligatoria e certificata. La
formazione continua dovrebbe essere
articolata in maniera tale da garantire
al lavoratore la giusta collocazione nel
ciclo produttivo dell’azienda/ente per
tutta la durata della sua attività lavora-
tiva.
Le risorse economiche possono essere
individuate attraverso l’utilizzazione di
risorse esterne, regionali, nazionali e
comunitarie o con l’utilizzo dei fondi
interprofessionali e integrate dall’im-
presa.
Lavorousurante/gravoso;
inidoneità temporaneao permanente al
lavoro.
Il lavoro portuale di fatto è usurante per
l’impegno psicofisico e stressante a cui è
soggetto, condizionato da ambienti par-
ticolarmente disagiati, sottoposto a ritmi
intensi e permanenti, da turni di lavoro
notturno, soggetto a lavori manuali par-
ticolarmente faticosi a contatto con
merci che richiedono il continuo utilizzo
di DPI speciali e una costante interferen-
za e uso di mezzi meccanici
Questo rende necessario un intervento
normativo che determini una riduzione
dell’esposizione al lavoro usurante/gra-
voso, sia nell’arco della vita lavorativa
che durante l’attività stessa. Vanno per-
tanto individuate le principali mansioni
usuranti e previsto un intervento nei
confronti del Governo per un loro rico-
noscimento ai fini pensionistici.
I lavoratori divenuti inidonei alle man-
sione a cui erano adibiti dovrebbero
essere ricollocati in attività/mansioni
compatibili al loro stato di salute, con-
servando la retribuzione e la qualifica di
provenienza. Nell’ambito del porto
dovrebbero essere previste forme di
sostegno.
Istituti contrattualiIl Ccnl, inoltre, richiede modifiche,
aggiustamenti e variazioni d’alcune sue
parti che hanno evidenziato incertezze
applicative oppure sono inadeguate
rispetto a nuove normative, i cui punti
sono evidenziati nell’allegato di aggior-
namenti tecnici del contratto. Vanno
inoltre meglio definite e classificate spe-
cifiche mansioni professionali, nonché
l’inserimento di mansioni attualmente
non previste.
Allegato: Indice degliaggiornamenti tecnici
del contratto
sezione 1 – disciplina del rapporto di
lavoro: vanno aggiornati gli articoli
riguardanti le assunzioni (art. 2), il
periodo di prova (art. 3), la classificazio-
ne del personale e quadri (art. 4), (art.
4.1, 4.1.1. e 4.2) orario di lavoro ( art.
5), orario di lavoro normale in regime di
flessibilità (art. 6), lavoro supplementa-
re, straordinario (art. 8), riposo settima-
nale (art. 9), giorni festivi (art. 10), for-
mazione professionale (art. 12)
sezione 2 – trattamento economico e
TFR: vanno aggiornati gli articoli riguar-
danti tredicesima e quattordicesima men-
silità (art. 17), divisori orari (art. 18),
trattamento di fine rapporto (art. 20);
sezione 3 - malattie, infortuni, assenze e
permessi: vanno aggiornati gli articoli
riguardanti, trattamento di malattia e
infortunio non sul lavoro (art. 21), infor-
tuni sul lavoro e malattia professionale
(art. 22), congedo matrimoniale (art. 23)
maternità paternità (art. 24), aspettativa
(art. 27), assenze e permessi (art. 28),
permessi per studio (art. 29), donatori
sangue (art.30), permessi per volontari
di protezione civile (art. 31);
sezione 4 – doveri del lavoratori ecc.:
vanno aggiornati gli articoli riguardanti,
provvedimenti disciplinari (art. 33, 34 e
35), preavviso di licenziamento e dimis-
sioni (art. 37), restituzione documenti di
lavoro (art. 38);
sezione 5 – sistema di relazioni sindaca-
li: vanno aggiornati gli articoli riguar-
danti, informazioni (art. 39), ente bilate-
rale (art. 40), relazioni sindacali (art.
41), rappresentanze sindacali unitarie
(art. 42), permessi sindacali (art. 43),
assemblee (art. 45), contributi sindacali
(46), previdenza complementare (art.
51) assistenza sanitaria (art. 51 bis);
sezione 6 – contrattazione di secondo
livello, vanno aggiornati gli articoli
riguardanti, contrattazione di secondo
livello (art. 52), attività culturale, sociale
e per il tempo libero (art. 54);
sezione 7 – trasferimenti, trasferte, ces-
sazione attività: va aggiornato l’articolo
riguardante, trasferimenti (art. 55) tratta-
mento di trasferta (art. 56), trasferimen-
to, fallimento e cessazione dell’azienda
(art. 57);
sezione 8 – ambiente, sicurezza ed igie-
ne del lavoro: va aggiornato l’articolo
riguardante ambiente, sicurezza ed igie-
ne del lavoro (art. 58), indumenti di
lavoro (art. 58 bis);
Sezione 9 – normative generali: vanno
aggiornati gli articoli,
mercato del lavoro (art. 59), apprendi-
stato (art. 60), contratto a termine (art.
61), lavoro a tempo parziale (art. 63),
commissione per le pari opportunità (art.
65) volontariato (art. 66), tutela delle
tossicodipendenze e degli etilisti (art.
67), tutela delle persone portatrici di
handicap (art. 68), patrocinio legale dei
dipendenti (art. 69), lavori usuranti (art.
71) decorrenza e durata (art. 74).
LO “SCUSAGIOVANI”14
PER LE STRADE D’EUROPA
di LUIGI SIMEONE*
Tutti, ma proprio tutti, negli ultimi
anni - con responsabilità Biparti-
san per quanto riguarda i governi
ma intellettuali e saggi economisti non
sfuggono al gruppo - si sono avventurati
in affascinanti teorie secondo le quali la
flessibilità e la riduzione del costo del
lavoro - ovvero secondo teorie pseudo
liberiste la vera e propria generalizzata
deregolamentazione del mercato del
lavoro - avrebbero potuto rilanciare
l’economia e consentito al Paese di ritor-
nare a competere sul mercato globale
con i benefici che avrebbero riguardato
tutti e rilanciato i consumi. Com’è sotto
gli occhi di tutti, niente poteva risultare
più falso intellettualmente e sbagliato
socialmente, perché, a fronte di tali teo-
rie - purtroppo anche praticate - non è
corrisposto né un aumento degli occupa-
ti, se non quello precario che come si
diceva sarebbe avvenuto, né tanto meno
i conti e la produzione industriale hanno
segnato indici di ripresa. Il risultato fina-
le è che abbiamo un’economia ancora
più debole, un livello di garanzie ancora
più labile ed un paese ancora più spacca-
to, almeno in due parti che hanno visto
aumentare ancor più la luce che li divi-
de, con una crescita che li accomuna,
solo che per gli uni è il livello di povertà
e per gli altri (piccola differenza!) è la
ricchezza. Ogni giorno si scoprono
nuovi vati che pensano di indirizzare gli
erranti, con grandi teorie per scoprire se
i problemi attuali degli italiani sono alla
terza settimana o invece siano già alla
seconda od oltre, senza nemmeno alcuna
originalità, visto che già negli anni set-
tanta una canzone di uno che non era
molto amato dalla sinistra già diceva “al21 del mese i nostri soldi erano già fini-ti”. Era un tempo in cui si diceva che in
Italia c’erano 50 milioni di allenatori
della nazionale di calcio che tutto som-
mato non arrecavano danni; oggi invece
sembra che lo sport preferito sia quello
di economista, meglio se in video, che
traccia e declama ricette e progetti che,
come le formazioni della nazionale, si
regalano, tanto non saranno soggette a
verifica, poiché chi veramente decide
non va in video a far spettacoli, a volte
anche di dubbio gusto, e se ci va si guar-
da bene dal dire la verità, preferendo
quasi sempre a questa la propaganda che
compromette meno e paga di più.
Se la politica ed anche le trattative sin-
dacali tornassero un po’ più ai tavoli di
lavoro e di confronto e un po’ meno in
video, si recupererebbe sicuramente in
pragmatismo ed operatività, soprattutto
perché il merito delle questioni sarebbe
meno nella disponibilità dei talk show e
più nelle mani dei destinatari veri delle
decisioni da prendere.
Anche il sindacato, in questi anni, ha
perso un po’ di tempo alla ricerca di
un’unità possibile, a volte minata da una
non sempre percepibile autonomia dalla
politica e non solo da questa. L’approc-
cio alle questioni vere non è stato sem-
pre chiaro e svincolato da condiziona-
menti esogeni dettati troppo spesso da
grandi aggregati esterni al sindacato.
Ora, finalmente, pare sia ripartita una
fase d’unità d’intenti, sperando che non
sia solo tattica, e quindi appare ineludi-
bile che le questioni vadano affrontate
nella loro complessità, stabilendo una
propedeuticità delle cose da aggredire,
attrezzando risposte chiare ed immedia-
tamente esigibili a problemi evidenti ed
improcrastinabili; quindi non più prima
il risanamento e poi la redistribuzione
della ricchezza recuperata e prodotta,
ma partire dai salari e dalle pensioni che
vanno immediatamente aumentati. Biso-
gna ritrovare la dignità delle retribuzioni
chiedendo AUMENTI e maggiore
POTERE d’ACQUISTO subito e conte-
stualmente a quanto sarà opportuno met-
tere in campo perché ciò si determini. La
politica dei due tempi in cui il secondo
non si gioca mai - perché qualcuno porta
via il pallone - non è più proponibile,
anche ricordando quanto è costata sia ai
lavoratori ed ai pensionati che ai governi
che l’hanno praticata. Forse è proprio
per questa percezione di rischio diffuso,
che si può determinare finalmente la
ripresa di un cammino di rilancio e tute-
la dei redditi e dei diritti, lasciando ad
altri tempi ed altri luoghi le analisi eco-
nomiche e la costruzione delle opportu-
nità e convenienze d’impresa come se
queste fossero una condizione indispen-
sabile per lo sviluppo di tutti.
La realtà del nostro paese dice che le
imprese vogliono dettare regole in Italia,
che valgono per i lavoratori italiani e poi
Non è più proponibilela politica dei “Due tempi”
PER LE STRADE D’EUROPA
15LO “SCUSAGIOVANI”
le stesse che hanno defi-
nito le regole, investono
in altri paesi dove queste
non ci sono e dove loro si
guardano bene dal-
l’esportare.
C’è quindi un problema
di competitività interna-
zionale legata ai diritti e
se non si punta ad unifor-
mare questi non ci sarà
mai competizione vera.
Finché in paesi come
Cina ed India, ma anche
come Albania e Romania
a noi più vicini, non ci
sono diritti sindacali,
civili e del lavoro noi non potremo com-
petere e, a dire la verità, neanche ne sen-
tiamo l’esigenza se questo è il terreno su
cui misurare il nostro Paese. Ecco per-
ché alla partenza della trattativa per la
riforma del sistema contrattuale, che
deve necessariamente parlare, innanzi
tutto e prima d’ogni altra cosa, ai giova-
ni, alle donne ed al Meridione (non
Mezzogiorno ma Meridione) risultano
insopportabili le lezioni dell’ultimo
rampante rappresentante dei giovani
industriali, che auspica un Contratto
Individuale sostenuto da un’esigenza di
rivalutazione del merito e della compe-
tenza che dovrebbe incentivare e stimo-
lare le giovani generazioni. Auspici che
mal celano le volontà di destrutturazione
dei modelli di tutela e di garanzia affida-
ti ai contratti di lavoro nazionali e collet-
tivi, tenuto conto anche che le fabbri-
chette di famiglia - mentre il papà faceva
litigare l’Italia per l’art. 18 - sono state e
sono tranquillamente operanti in Roma-
nia ed India, dove non si lavora meglio
ma sicuramente si paga poco e magari
individualmente. Il Paese non ha biso-
gno d’altri vati. È noto che i giovani
hanno un problema che è doppio rispetto
ai più anziani: sappiamo che in questi
anni la differenza retributiva tra giovani
precari assunti e il resto dei lavoratori è
forte ed insostenibile, e quando il giova-
ne è un emigrante che lavora al nord
allora la situazione è drammatica ora e
per il futuro (visto che adesso non si
arriva a fine mese e poi non si avrà una
pensione degna di tale nome….) e con
questa situazione c’è ancora qualcuno
che vuole ridurre le tutele per rilanciare i
consumi, follia pura!
La decontribuzione degli aumenti sala-
riali è una strada condivisibile, auspicata
dalla Uil da anni nella diffidenza genera-
le, ormai diventata imbarazzo per molti,
bisognerà renderla più incidente per i
giovani magari recuperando le penaliz-
zazioni retributive previste dai “contratti
atipici” attraverso una fiscalità di van-
taggio aggiuntiva per questi lavoratori
che vanno tutelati e non zittiti perché
precari.
Non si può affrontare il problema dei
salari senza tener conto di chi il proble-
ma l’ha più grave. Dopo gli anni del-
l’ubriacatura della convenienza d’im-
presa e della riduzione del costo del
lavoro bisogna ridare fiducia e prospetti-
va ai giovani, guardando anche al loro
futuro pensionistico, che, con salari che
non consentono di vivere il mese, diven-
ta un lusso che non si possono permette-
re. Il fatto che solo pochi giovani hanno
aderito alla Previdenza Complementare
la dice lunga sulla difficoltà generazio-
nale che dobbiamo riscontrare e, visto
che coloro che avranno una pensione più
piccola sono proprio quelli che non
hanno aderito, e quindi non si stanno
costruendo un’altra pensione aggiuntiva
a quella dell’INPS, si sostanzia un con-
trosenso ed un allarme. È una verità che
brucia e che va sanata.
Incentivare i giovani alla
previdenza complemen-
tare, per loro indispensa-
bile, è un dovere di tutti
non volendo immaginare
un paese ridotto alla
miseria quando questi
giovani precari saranno
anziani ma sempre preca-
ri, perchè tale resterà il
loro reddito. Si potrebbe
eliminare per i giovani,
magari per la durata dei
“contratti atipici”, l’ob-
bligatorietà contributiva
alla previdenza comple-
mentare, lasciando l’obbligo per le
aziende, in caso di adesione e trasferi-
mento del TFR, ad un fondo pensione;
questo non comporterebbe aggravio di
costi per nessuno ma sicuramente
potrebbe aiutare in prospettiva chi oggi è
costretto a scegliere tra una pizza con gli
amici ed un piccolo investimento per il
proprio futuro.
Tutte le generazioni nate dopo la secon-
da guerra mondiale hanno sempre avuto
la prospettiva di lasciare ai propri figli
un paese migliore di quello che hanno
ricevuto dai propri padri, ora questa pro-
spettiva sembra sia scomparsa lasciando
spazio ad una frustrazione devastante
che pervade chi guarda i propri figli e
prova ad immaginare in che paese
vivranno.
Questo è un paese che deve trovare al
suo interno le energie per ripartire, affer-
mare che c’è un problema generaziona-
le, di disaffezione e di scollamento tra i
giovani ed il sistema paese significa aver
preso atto dei ritardi e degli errori, ma
subito dopo, anzi prima, c’è bisogno che
i fatti e le scelte restituiscano fiducia e
speranza proprio a quelli che dovranno
guidare il Paese verso un futuro migliore
di quello che ora rischiamo di lasciar
loro.
Per questo, dopo i Familyday, i
Vaff..day ecc. lanciamo una campagna
che non duri un giorno: lo “SCUSA-
GIOVANI”* Segretario generale UILT Campania
LE RAPPRESENTANZE16
PER LE STRADE D’EUROPA
di ANTONIO ASCENZI
Tra i vari punti contenuti nella
piattaforma per il rinnovo del
contratto collettivo nazionale di
lavoro del personale di terra del Traspor-
to Aereo, particolare rilievo merita la
scelta di estendere a tutto il comparto
l’istituto delle Rappresentanze Sindacali
Unitarie (RSU).
Dopo anni di esitazioni e tatticismi orga-
nizzativi, di improvvise fughe in avanti
e repentine marce indietro sembra così
giunto, finalmente, il momento per ade-
guare, anche in materia di rappresentan-
za sindacale in ambito lavorativo, il Tra-
sporto Aereo agli altri comparti produt-
tivi ponendo fine alla presunta “specifi-
cità” della categoria, concetto dietro il
quale ha allignato, spesso, il più bieco
conservatorismo.
Ora, senza ovviamente voler attribuire
alle Rappresentanze Sindacali Unitarie
particolari virtù miracolistiche, non vi è
dubbio che, in un settore quale quello
del Trasporto Aereo – fortemente in crisi
soprattutto per le modalità con cui negli
anni passati è stato affrontato e gestito
(anche dal sindacato) il processo di libe-
ralizzazione – il passaggio generalizzato
alle RSU porterebbe non pochi vantaggi
alle organizzazioni sindacali, ai lavora-
tori ed al sistema interno delle relazioni
industriali.
Intanto, si doterebbero finalmente i lavo-
ratori del Trasporto Aereo (almeno per
quanto riguarda il personale di terra) di
uno strumento generale ed unitario di rap-
presentanza che consentirebbe un mag-
giore coinvolgimento degli stessi lavora-
tori nelle scelte sindacali che li riguardano
lasciandogli, nel contempo, la libertà di
premiare o di punire – anche prescinden-
do dalla iscrizione ad un sindacato – chi
decide in nome e per conto loro.
Inoltre, si determinerebbe un freno alla
estrema polverizzazione della rappre-
sentanza sindacale che è uno dei mali
endemici della categoria.
Basti pensare, ad esempio, che solo per
stare nel comparto di terra, che va dalle
società di gestione aeroportuale, a quelle
di Handling o di Catering oltreché ai
dipendenti dei vettori sia italiani che
stranieri operanti in Italia, si contano, tra
organizzazioni sindacali ed associazioni
professionali, ben 13 sigle (alcune delle
quali, peraltro, con percentuali di iscritti
da prefisso telefonico!).
E’ del tutto evidente, poi, che della ele-
zione generalizzata delle RSU se ne gio-
verebbe lo stesso sistema di relazioni
sindacali.
Infatti, il procedimento elettorale con-
sentirebbe la misurazione della reale
rappresentatività delle organizzazioni
sindacali che operano nel settore deter-
minando così un quadro di maggiori cer-
tezze sui reali protagonisti delle relazio-
ni industriali e, conseguentemente, di
maggiore stabilità dell’intero sistema.
Perdurando l’assenza nel nostro Paese di
una legge specifica sulla rappresentanza
e sulla rappresentatività sindacali, rima-
ne questa l’unica via per mettere un
poco di ordine nello scenario sindacale.
Sempre in tema di RSU, sono, pertanto,
decisamente da respingere le posizioni
dei tanti all’interno della categoria che
in questi anni, pur di non procedere alla
loro costituzione, hanno paventato il
rischio che con l’introduzione delle
Rappresentanze Sindacali Unitarie si
sarebbe determinata la scomparsa delle
organizzazioni sindacali dai luoghi di
lavoro.
Nulla di più falso.
E’ noto infatti, come, anche in presen-
za delle RSU, le organizzazioni sinda-
cali titolari di agibilità sindacali man-
tengono il diritto ad avere propri termi-
nali associativi nei luoghi di lavoro
(Comitati degli iscritti, Sezioni Azien-
dali Sindacali e GAU tanto per limitar-
ci a Cgil, Cisl e Uil) anche se con com-
piti meramente associativi e non con-
trattuali.
I due organismi, RSU e terminali asso-
ciativi, non sono assolutamente in con-
trapposizione dal momento che i secon-
di non operano sul versante della “rap-
LE RSU NEL TRASPORTO AEREO: MEGLIO TARDI CHE MAI !
PER LE STRADE D’EUROPA
17
di MICHELE CIPRIANI
Per l’ennesima volta affrontiamo
la spinosa questione del riposo
fuori residenza.
A ben vedere, la norma contenuta nel-
l’art. 22, punto 2.8.1 CCNL, è molto
chiara, non presenta lati di oscurità e
pertanto non si comprendono le ragioni
per cui la SOCIETA’ TRENITALIA, in
particolare la Divisione Cargo, si ostini,
con arbitrarie interpretazioni, a distorce-
re il significato reso palese dal dato let-
terale.
E’ bene ricordare che l’ interpretazione
di testi di legge e di contratti aventi
carattere normativo, come i contratti
collettivi, non è libera e arbitraria, ma
trova disciplina in particolari disposizio-
ni legislative, vale a dire l’art. 12 delle c.
d. “Preleggi” ai sensi del quale” Nell’ap-
plicare la legge non si può ad essa attri-
buire altro senso che quello fatto palese
dal significato proprio delle parole
secondo la connessione di esse…” e
l’art. 14 delle “Preleggi” per il quale le
disposizioni aventi carattere di specialità
“…non si applicano oltre i casi e i tempiin esse considerati”.
Ora, venendo al caso di specie, la norma
di cui all’art. 22, punto 2. 8. 1 del
CCNL, disciplina una particolare tipolo-
gia di riposo il cui tratto peculiare è
quello di essere goduto solo se la presta-
zione lavorativa del personale di mac-
china o di bordo termina in una fascia
oraria tassativamente individuata tra le
24:00 e le 5:00.
Tale singolare caratteristica pone la
norma nel novero delle norme speciali,
con conseguente divieto di loro applica-
zione estensiva fuori dai casi e tempi che
tassativamente emergono dal dato lette-
rale.
Anche la ratio sottesa a detta norma le
LE RAPPRESENTANZE
presentanza sindacale”, ma su quello
della “politica sindacale” godendo, per
lo svolgimento dei loro compiti, di spe-
cifiche agibilità sindacali.
Ma la scelta in favore della generalizza-
zione delle RSU è da valutare positiva-
mente anche per un’altra ragione.
Le Rappresentanze Sindacali Unitarie
rappresentano la mediazione possibile
tra concezioni diverse della democrazia
sindacale in ordine sia al rapporto che
deve intercorrere tra la rappresentanza
sindacale interna al luogo di lavoro ed il
sindacato esterno, sia ai criteri da adotta-
re per la misurazione della rappresenta-
tività delle organizzazioni sindacali.
Due temi che hanno influito non poco,
tra l’altro, sulla mancata attuazione del-
l’art. 39 della Costituzione.
Come è noto, sulla prima questione il
confronto è sempre stato tra sostenitori e
detrattori del primato della rappresen-
tanza sindacale in azienda rispetto al sin-
dacato esterno; mentre sulla seconda la
contrapposizione riguarda quelli che
ritengono il dato associativo (il numero
degli iscritti) unico misuratore della rap-
presentatività di un sindacato e coloro
che danno valore, allo stesso fine, al solo
dato elettorale dal momento che alle ele-
zioni partecipano tutti i lavoratori, iscrit-
ti o meno al sindacato.
Le Rappresentanze Sindacali Unitarie
sono servite a dirimere entrambe le que-
stioni rappresentando il giusto punto di
equilibrio tra le varie posizioni sia attra-
verso l’attribuzione della titolarità con-
giunta, tra RSU e sindacato territoriale,
alla contrattazione di secondo livello;
sia coniugando il suffragio universale
con il voto associativo dal momento che
per la elezione di una RSU votano tutti i
lavoratori, ma per poter partecipare alla
competizione elettorale occorre costi-
tuirsi in sindacato.
Da ultimo, va anche sottolineato che le
RSU hanno determinato il primato del
concetto di sindacato-associazione
rispetto a quello di sindacato-movimen-
to e l’affermazione del modello di
democrazia rappresentativa rispetto a
quello della democrazia diretta, condi-
zioni peraltro indispensabili al corretto
funzionamento di organismi, come le
RSU, che devono avere il massimo di
stabilità organizzativa in relazione ai
compiti negoziali che sono loro affidati.
Tutti elementi, quelli sopra menzionati,
assolutamente necessari ad un movi-
mento sindacale quale quello del Tra-
sporto Aereo in cui permangono molto
forti tratti massimalisti ed antagonisti
che, mescolati al corporativismo prodot-
to dall’associazionismo professionale,
spesso ne rendono velleitaria ed incon-
cludente l’azione, mentre, al contrario,
per affrontare con buone prospettive di
successo le tante criticità del settore vi è
bisogno di un sindacato forte, coeso e
rappresentativo soprattutto nei luoghi di
lavoro.
A.A.
IL RRECUPERO PPSICOFISICO DDEL PPERSONALE DI MMACCHINA, EELEMENTO TTRASCURABILE PER TTRENITALIA RIPOSO FUORI RESIDENZA
IL LAVORO E LA SALUTE18
PER LE STRADE D’EUROPA
conferisce valore specialità: IL RECU-PERO PSICO FISICO DI UN LAVO-RATORE che termina la sua prestazio-
ne ad es. alle 6:00, non è lo stesso recu-
pero di quel lavoratore che finisce ad es.
alle 4:00;infatti alle 7:00 si sveglia il
mondo dei non turnisti, nei dormitori e
nelle strutture alternative iniziano le
operazioni di pulizia, irrompono rumori
di ogni sorta poco prima inesistenti, per-
tanto, se è ragionevole esigere dal lavo-
ratore che termina entro le ore 5,00 di
riposarsi per sette ore e poi eventual-
mente riprendere la propria prestazione,
non è altrettanto ragionevole, per ciò
contrastante con la ratio della norma,
esigere lo stesso da colui che termina
alle 6:00.
Tali argomentazioni, oltre ad oggettivar-
si nella intrinseca struttura della norma,
erano emerse illo tempore nei lavori pre-
paratori alla stesura del contratto.
Pertanto, appare, se non arbitraria, quan-
to meno irriverente verso gli artt. 12 e 14
su citati, nonché contrastante con la
ratio legis, l’interpretazione, peraltro
suffragata da Italo Inglese autorevole
drigente della Direzione Generale di
Gruppo, per la quale il R. F. R. deve
considerarsi goduto anche se la presta-
zione lavorativa esorbita dall’ arco tem-
porale 24:00-5:00 a causa di “eventi
eccezionali e imprevedibili… non
dipendenti dalla volontà dell’ azienda”.
Ora, posto che è estremamente raro il
verificarsi di ritardi che siano non preve-
dibili e al contempo slegati dalla volontà
dell’ azienda (ad es. è conoscibile a prio-
ri il rallentamento che il treno incontre-
rà), posto che il dato letterale dell’art.
22, 2.8.1 CCNL non menziona l’ecce-
zionalità e l’imprevedibilità, l’interpre-
tazione Aziendale suffragata dall’Ingle-
se Italo stravolge un principio di fondo
del lavoro subordinato, quello per cui il
prestatore di lavoro, col contratto di
lavoro, assume una obbligazione di
mezzi e non di risultato.
Vale a dire che non è compito del mac-
chinista portare un treno sino ad una
località sempre ed in ogni caso, a pre-
scindere da qualunque circostanza fau-
sta o infausta, ma è suo compito offrire i
propri mezzi, vale a dire adoperarsi con
la miglior diligenza e professionalità
affinché il treno giunga nella località;
ma, se nel frattempo dovessero insorge-
re circostanze superiori, prevedibili o
imprevedibili, legate o meno alla volon-
tà aziendale, per le quali il treno non
possa giungere in ritardo alla località
predestinata o non possa giungere affat-
to, a farne le spese non può esserne il
macchinista, perché in una obbligazione
di mezzi, quale è quella che nasce da un
rapporto di lavoro subordinato, il rischio
del fortuito, dell’imprevisto e dell’im-
prevedibile è solo a carico della parte
datoriale, senza che a farne le spese deb-
bano essere i lavoratori, sia dal punto di
vista delle responsabilità, di trattamenti
peggiorativi rispetto alla lettera contrat-
tuale che dal punto di vista del RECU-PERO DELLE NORMALI CONDI-ZIONI FISICO E PSICHICHE DELMACCHINISTA, importante per la
sicurezza della circolazione.
Detto ciò, tuttavia, le polemiche tra mac-
chinisti, capi deposito e gestori di risorse
sulla applicazione e interpretazione
della norma contrattuale sono sempre
più aspre, pertanto, a dire della scriven-
te, prima che le questioni interpretative
vengano risolte in Tribunale (nella cui
sede, alla luce delle argomentazioni su
esposte, è davvero dura che la tesi del-
l’Inglese prevalga) , urge una soluzione
condivisa per trovare un ragionevole
punto di incontro con l’Azienda.
Invero, questo è l’ennesimo degli inviti
che lo scrivente rivolge.
Sin dall’ Accordo del 23.06.2005, le
OO. SS. e Trenitalia convenivano che
nel Settembre dello stesso anno si sareb-
be dovuto svolgere un incontro destinato
alla risoluzione delle questioni interpre-
tative sul R.F.R.. Illo tempore l’Azienda
declinava tale incontro che, nonostante i
ripetuti solleciti delle OO. SS., non si è
più svolto.
In compenso la Stessa ha sempre impo-
sto ai lavoratori la propria arbitraria
interpretazione punendo con sanzioni
disciplinari severe coloro che semplice-
mente chiedevano l’ applicazione pura e
semplice della norma contrattuale.
Ora, lo scrivente, ritiene che se
l’AZIENDA elude il confronto su que-
sta spinosa vicenda, quindi, per tutelare i
lavoratori del macchina e la sicurezza
della circolazione, bisognerà valutare
l’opportunità di una inevitabile via giu-
risdizionale.
Michele Cipriani
LE NOSTRE REDAZIONI REGIONALI
Ricordiamo ai nostri lettori che, a tutto il 20 luglio, datadi chiusura di questo numero di “Per le Strade d’Euro-pa” si sono costituite 11 redazioni regionali della nostrarivista. In attesa dell’incontro previsto per Settembre (gliinteressati saranno avvertiti entro la prima decade diquel mese) ripubblichiamo l’elenco delle redazioni giàin essere.Lombardia Carlotta Quadri, Toscana Michele Galli, Ve-neto Brunero Zacchei, Calabria Domenico Sallara, Cam-pania Paola Arrighini e Gennaro Gambardella, EmiliaRomagna Cesare Menini, Puglia Fabio Lisco, Lazio Ro-berto Terziani, Sardegna Tiziana Turtas, Liguria BrunoGiubellino, Piemonte Nello Fusaro.
I CONVEGNI DELLA UIL 19
PER LE STRADE D’EUROPA
La UIL non intende essere e com-
portarsi come “Il Sindacato dei
Cittadini” soltanto a parole o per
sfruttare uno “slogan” di successo.
L’impegno per realizzare l’obbiettivo di
essere sempre e in ogni sede vicino ai
lavoratori, ai pensionati, alle fasce più
deboli ed esperte della popolazione, è un
impegno costante e primario. In questo
ambito, e con questa logica, è stato orga-
nizzato nella scorsa settimana a Roma
(Salone Bruno Buozzi, presso la sede
Confederale) un Seminario di approfon-
dimento sul nuovo quadro legislativo in
materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Questo il tema: D.Lgs 81/2008: misure
in vigore, decreti di completamento e
applicativi, rinvii alla contrattazione.
Il compagno Carcassi, che ha tratto le
conclusioni di un dibattito molto appro-
fondito, vi illustra qui di seguito conte-
nuti, significati e motivi della iniziativa.
Alla luce di una discussione svolta ad
alto livello da Gabriella Galli responsa-
bile dell’Ufficio salute e sicurezza dell
UIL; del Prof. Michele Lepore, docente
di diritto della sicurezza sul lavoro alla
Facoltà di Ingegneria La Sapienza; del-
l’Avv. Lorenzo Fantini, dirigente divi-
sione III direzione generale della tutela
delle condizioni di lavoro del Ministero
del Lavoro e della Previdenza Sociale;
del Dott. Sergio Rovetta, esperto di igie-
ne e sicurezza sul lavoro; e della
Dott.ssa Maria Donata Giaimo del coor-
dinamento tecnico delle Regioni.
C.B.
Il nuovo quadro legislativoin materia di salute e sicurezza del lavoro
Il D.Lgs 81/2008
Non accontentarsi dei seppur
limitati miglioramenti che si
registrano nel campo della salu-
te e sicurezza dei lavoratori relativamen-
te ai livelli di incidentalità e di morti
bianche.
E’ questa la linea principale che i Sinda-
cati e, particolarmente, la UIL hanno
adottato per riuscire finalmente, in modo
determinante, ad aggredire un problema
che registra nel nostro Paese una inci-
denza inaccettabile, superiore a quella
delle nazioni più evolute dell’Europa
con cui vogliamo confrontarci.
L’opinione pubblica mostra oggi mag-
giore sensibilità di fronte ad un proble-
ma, quello degli infortuni e delle morti
bianche, che è uscito dall’anonimato,
che rappresenta un aspetto molto parzia-
le del lavoro, ma che non può non colpi-
re per la sua evidenza e talvolta per la
sua drammaticità.
Crediamo sia positiva questa attenzione
al fenomeno e che possa contribuire a
creare quel clima generale nelle imprese
in cui la tutela della salute e della sicu-
rezza venga vista come un valore impor-
tante da perseguire in ogni momento
della vita lavorativa.
Non bisogna mollare ed occorre prose-
guire l’iniziativa, anche mediatica, con-
tinuando a porre questo tema alla atten-
zione pubblica, valorizzando tutti gli
interventi, primo tra tutti quello del Pre-
sidente della Repubblica, che hanno for-
temente spinto per iniziative concrete su
questo tema.
L’occasione che ci si prospetta oggi col
Decreto 81 non può essere lasciata sfu-
mare.
Abbiamo, dopo 14 anni dalla 626, un
nuovo impianto legislativo che riprende
tutti i numerosi temi che connotano la
questione salute e sicurezza e tenta di
fornire una risposta complessiva ed
organica.
E’ questo infatti il dato principale che ci
pare necessario sottolineare, non esiste
un motivo solo per cui accadano gli inci-
denti, bensì invece una molteplicità di
elementi che va affrontata nella sua
complessità, sapendo che dal contempo-
raneo progredire sui vari temi può scatu-
rire un avanzamento generalizzato della
tutela della salute.
Il Decreto 81 innova profondamente sul
tema del campo di applicazione, del
sistema istituzionale e del coordinamen-
to tra i vari soggetti del sistema informa-
tivo, della valutazione del rischio e della
responsabilità degli attori della preven-
zione in azienda, della tutela sanitaria,
COSA CAMBIAE COME
di PAOLO CARCASSI(Segr. Confederale UIL)
PER LE STRADE D’EUROPA
20
della predisposizione di misure di sup-
porto alla piccola e media impresa, della
formazione e della informazione, del
sistema informativo, della rappresentan-
za dei lavoratori e della pariteticità, delle
sanzioni.
E’ pertanto riduttiva la posizione di chi
sottovaluta le innovazioni apportate
limitandosi a dire che “in fondo non è
cambiato nulla”; non è vero e la sottova-
lutazione degli elementi di novità è un
modo di cercare di svilirne la portata
fortemente innovativa.
La UIL ha compiuto, attraverso il Con-
vegno del 30 giugno scorso, un primo
approfondimento delle novità intervenu-
te, chiamando diversi qualificati esperti
a sottolineare gli elementi più importan-
ti di novità e le criticità maggiori che si
presentano per il futuro.
L’interesse delle strutture è stato attesta-
to dallo numerosissima partecipazione
che testimonia di un coinvolgimento che
cresce sempre più e che si diffonde nei
luoghi di lavoro.
L’elemento fondamentale, ora che
abbiamo un nuovo complessivo testo
legislativo, è quello della sua piena
attuazione.
E’ necessario uno sforzo di tutti, anzitut-
to il Governo, ma poi degli Enti e delle
Parti Sociali per procedere al completa-
mento degli atti che sono necessari per
dare piena attuazione alla legge.
Sono previsti ulteriori 40 atti legislativi
delegati e vi sono più di 10 rimandi alla
contrattazione tra le Parti per dare gli
elementi di dettaglio alle norme, per il
momento ancora generali.
Occorre uno sforzo straordinario per tra-
durre le disposizioni dalla carta in com-
portamenti concreti e rendere quindi
realizzato quello che per il momento è
solo un precetto legislativo.
Questo sforzo va responsabilmente
compiuto da tutti e in questa fase di
attuazione e di realizzazione non esclu-
diamo, per quanto ci riguarda, che si
possa anche provvedere ed affinare e
modificare alcuni degli elementi che
hanno sin qui registrato dissensi tra le
Parti nella discussione del Decreto 81.
L’ottica con cui si deve approcciare il
Decreto è quindi quella della sua com-
pleta attuazione, nel cui ambito possono
essere valutate opportune modifiche che
ne rendano possibile la più rapida e
completa realizzazione.
No, quindi a ipotesi di completa ridi-
scussione dei punti controversi della
legge, come da parte di qualcuno si
richiede, che porterebbero al moltipli-
carsi delle differenze e dei contrasti e
porrebbero tutta la tematica della salute
e sicurezza in una insicurezza totale, in
una incertezza di definizione che ne
negherebbe la attuazione.
Dobbiamo evitare che le norme vengano
considerate instabili, in una sorta di
vacatio legis in attesa che vengano
determinate nuove modifiche del Decre-
to 81/08.
In questo senso il Sindacato ha sollecita-
to il Governo ad attivare le procedure
per gli atti normativi che gli sono propri,
con particolare riferimento all’art. 52 del
decreto che prevede il fondo nazionale
per il sostegno della bilateralità e degli
RLST.
Sono altresì ripresi i confronti con Con-
findustria per la riscrittura dell’Accordo
Interconfederale in materia di salute e
sicurezza e quanto prima verranno atti-
vati quelli con le Organizzazioni Arti-
giane per aggiornare il corrispondente
Accordo Interconfederale.
Una iniziativa ampia, quindi, per riusci-
re a dare finalmente un contributo riso-
lutivo al tema della salute e sicurezza,
una iniziativa che dovrà comunque nel
futuro confrontarsi con il tema delle
risorse.
E’ questo l’elemento più carente e più
debole di tutto il processo di riforma che
è stato sin qui messo in piedi.
Allo stato attuale, il vincolo posto dalla
123 di non produrre ulteriori appesanti-
menti a carico del Bilancio dello Stato,
ha impedito che nel Decreto 81 vi potes-
se esser la predisposizione di adeguati
fondi per la attuazione della legge, fondi
indispensabili per l’informazione, la for-
mazione ed il sostegno alle imprese ed ai
soggetti della prevenzione.
Le uniche risorse oggi disponibili sono
50 ml di euro che derivano dalla Legge
Finanziaria e con i quali dovrebbe essere
attivata una campagna straordinaria di
informazione e quelle che dovrebbe
affluire al Fondo di cui all’art. 52 la cui
attivazione è ancora tutta da definire.
E’ chiaro che il tema delle risorse per
fare marciare la riforma di salute e sicu-
rezza si pone con forza e chiama in
causa il ruolo dell’INAIL.
Va infatti ricordato che ogni anno l’Isti-
tuto ha un attivo di bilancio tra contribu-
ti e prestazioni superiore al miliardo e
seicento milioni di euro.
Una cifra incredibile che viene inglobata
nelle entrate dello Stato e che ha già pro-
dotto il trasferimento nelle casse statali
negli anni passati di più di 11 miliardi di
euro, quasi l’importo di una manovra
finanziaria.
Questi sono soldi che vengono corrispo-
sti dalle aziende per salute e sicurezza
sul lavoro e vengono invece distratti per
altri fini, che con salute e sicurezza non
c’entrano niente.
E’ indispensabile riportarne l’utilizzo
agli scopi originari, innanzitutto aumen-
tando gli indennizzi e le rendite per gli
infortunati che sono bassi in maniera a
dir poco scandalosa.
Poi, una parte di dette risorse può essere
destinata a fare funzionare il sistema
complessivo di salute e sicurezza, ad
esempio tramite incentivi alle imprese,
per il finanziamento di campagne di pre-
venzione, per articolare iniziative di
informazione, per costruire insomma un
complesso organico di supporto che è
fondamentale per la riuscita della ri-
forma.
Questo tema sarà importantissimo, oltre
che particolarmente spinoso, stante la
crisi ormai cronica delle finanze dello
Stato, ma è decisivo per dare gambe ad
un processo che rischia altrimenti di
restare sulla carta.
Questo tema andrà posto con decisione
al Governo che dovrà con chiarezza
mostrare, anche da questo versante,
quale sia la reale volontà di incidere
sulla salute e sicurezza dei lavoratori che
deve, dalle enunciazione verbali, trasfe-
rirsi sul campo degli atti concreti e delle
iniziative fortemente finalizzate.
I CONVEGNI DELLA UIL
PER LE STRADE D’EUROPA
21
Nell’ “agenda riforme” il federali-smo fiscale ha assunto da tempo unposto d’onore. Ma sta correndo il
rischio di trasformarsi in “convitato di pie-tra”. Ovvero come sul dirsi “che ci sia cia-scuno lo dice, ma che sia nessuno lo sa’.”Non per la UIL: sindacato riformista pereccellenza, la UIL ha dedicato al tema (e alproblema…) ben nove dibattiti-seminario,ai quali si e’ aggiunto, il 10 luglio scorso,questo “decimo” incontro, caduto proprioin un periodo di caldo (no, non per il cli-ma…) nel quale sembra tornato prepotente-mente di moda, dopo l’esito delle elezioni diAprile (e l’exploit della Lega ….).E così, presieduti i lavori dal SegretarioConfederale della UIL, Domenico Proietti,il dibattito, seguito alla relazione d’apertu-ra di Guglielmo Loy, anch’egli membrodella Segreteria Confederale, si è sviluppa-to e articolato sugli interventi, tutti di note-vole interesse (saranno raccolti in una ap-posita pubblicazione); del Presidente dellaCommissione Affari Costituzionali del Se-nato, On.le Carlo Vizzini; dell’On.le Oria-no Giovanetti membro della CommissioneAffari Costituzionali della Camera; delProf. Pietro Reichlin, docente di Economiaall’Università Luiss di Roma; e dall’On.leGiorgio Benvenuto (beh, diciamo… delcompagno Giorgio Benvenuto?!), già Pre-sidente della Commissione Finanze del Se-nato. Avrete letto in questa sommaria rico-struzione del Seminario, come sia stata“partecipata” dalla UIL questa iniziativa(ai due Segretari Confederali più sopra ci-tati, altri colleghi della Segreteria hannoassicurato la loro presenza in sala), a ri-prova dell’impegno del “sindacato riformi-sta” per eccellenza su un tema ormai vitalee in qualche modo “propedeutico” alla cre-scita democratica del Paese.Ancor più potrete constatarlo rileggendo larelazione di Guglielmo Loy che riportiamoqui accanto nella sua stesura integrale.
Lallo
In poche, ma efficaci battute: “il
Federalismo Fiscale dovrà essere
imperniato ai principi costituzionali
dell’uguaglianza, ed essere unitario e
solidale”; il Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano, ricevendo al Quiri-
nale i rappresentanti dell’Unione delle
Province Italiane nel mese di Maggio, ha
indirizzato nei giusti binari un dibattito,
quello sul federalismo fiscale e delle
riforme Istituzionali che sarà centrale in
questa legislatura, come lo è stato nelle
cinque precedenti.
Lo sarà, non solo per la presenza deter-
minante nella maggioranza di Governo
di una forza politica, la Lega Nord, che
del Federalismo ha fatto una ragione
identitaria, inserendolo, osiamo dire, di
prepotenza nell’agenda politica naziona-
le, ma perché tutti i partiti nei loro pro-
grammi elettorali avevano affermato e
scritto che questa dovesse essere una
legislatura di riforme Istituzionali ampie
e soprattutto condivise.
D’altronde negli anni, il federalismo è
così diventato un termine di “moda”,
caricandosi spesso di significati impro-
pri, ma anche di una bandiera impugna-
ta, vuoi per convinzione vuoi per emula-
zione, da quasi tutte le forze politiche,
centro sinistra compreso.
Dal 2001, infine, è entrato nella Costitu-
zione grazie alla riforma del Titolo V°
varato allora, da una maggioranza di
centro sinistra.
Come UIL, abbiamo avuto modo di dire,
in tutte le sedi, compresi i nove Semina-
ri che hanno preceduto quello odierno in
questi 8 anni, che questa riforma era
condivisibile nell’impianto generale, ma
che abbiamo definito non esaustiva su
alcuni punti: la mancanza di una Camera
delle Autonomie, oggi esemplificata nel
dibattito come “Senato Federale”; l’arti-
colazione di alcune competenze tra Stato
e Regioni, in particolare per quanto
riguarda la legislazione concorrente,
problema questo reso evidente nel corso
degli anni dai numerosi conflitti di attri-
buzione che si sono verificati e che
hanno reso la Corte Costituzionale arbi-
tro unico dello stesso conflitto.
Un ulteriore aspetto che non condivi-
demmo era, ed è, relativo all’art. 114,
ma su questo aspetto avremo modo do
ritornarci più avanti.
Nel 1816 il Presidente degli Stati Uniti
d’America, Thomas Jefferson a proposi-
to di federalismo citava: “Il mezzo per
avere un buon governo e fidato non sta
nel consegnare tutto il potere a un unico
organo ma è dividerlo tra molti affidan-
do a ciascuno esattamente quelle funzio-
ni che esso è in grado di assolvere”.
E’ in queste parole di Thomas Jefferson
che noi cogliamo tutto il senso del fede-
ralismo.
E’ questa un’idea, l’idea del federalismo
alla quale l’Italia negli ultimi venti anni
si è progressivamente accostata proce-
dendo via via al decentramento delle
responsabilità di di gestione della spesa
pubblica.
Citiamo a titolo esemplificativo la
Legge 142/90, sul riordino degli Enti
Locali; l’elezione diretta dei Sindaci e
dei Presidenti delle Province nel 1993;
le competenze e le responsabilità ammi-
nistrative con le cosiddette Leggi Bassa-
nini; ma anche le Leggi di riforma fisca-
le quali la 446/97 e la 133/99 che hanno
introdotto l’autonomia impositiva nel
sistema delle Autonomie, con la conse-
guente attribuzione di entrate proprie,
I CONVEGNI DELLA UIL
La vera sfida per l’efficienzatrasparenza e responsabilità
Federalismo Fiscalee
Riforme Istituzionali
La relazione di Guglielmo Loy
PER LE STRADE D’EUROPA
22
ancorché istituite da leggi statali (IRAP,
Addizionali IRPEF, ICI, Bollo Auto,
Accise) e, di compartecipazioni al getti-
to dei tributi erariali (IVA, IRPEF ecc.),
che hanno ridotto notevolmente l’inci-
denza dei trasferimenti statali nei bilanci
delle Autonomie Locali.
E’ in questo contesto riformatore, che si
incardina la Riforma del sistema eletto-
rale delle Regioni, nel 1995, con l’ele-
zione diretta del Presidente della Giunta
Regionale e nel 1999 con la Riforma
Costituzionale, che attribuiva alle
Regioni l’autonomia statutaria, autono-
mia di legiferare una propria legge di
contabilità, e di varare una propria
Legge elettorale.
La riforma del Titolo V della Costituzio-
ne ha rinnovato il quadro delle relazioni
tra Stato ed Enti territoriali. Alle Regio-
ni sono state conferite più ampie compe-
tenze legislative e funzioni più impor-
tanti nella gestione della cosa pubblica.
Anche se la questione federalista si è
accesa con intensità solo a partire dagli
anni ’90, per merito delle rivendicazioni
leghiste, non si può dimenticare che di
riforma della forma di Stato in senso
federalista si parla da quasi 30 anni, con
esiti peraltro rovinosi sintetizzabili nel
fallimento di tre commissioni bicamera-
li, istituite proprio con l’obiettivo di pre-
disporre un progetto di riforma su cui
costruire il cambiamento costituzionale.
Una prima spiegazione a questi falli-
menti, definibile “istituzionale”, va rife-
rita alla problematica connessa ai pro-
cessi di revisione Costituzionale che,
richiedendo una procedura aggravata di
deliberazione ed approvazione, come
prescritto dall’art. 138 della Costituzio-
ne, implicano per propria natura un con-
senso più esteso rispetto alla legislazio-
ne ordinaria.
Ma ciò ci collega ad una seconda spiega-
zione, quella “politica” strettamente
connessa alla “buona” o alla “cattiva”
volontà delle forza politiche in campo e
dei loro leader: l’accordo ed il compro-
messo non sono necessariamente degli
obiettivi perseguiti dalla forze politiche
che possono invece trarre giovamento,
in termini di voti e di legittimazione
elettorale, da posizione estreme o con-
servatrici che siano, comunque tese a
perseguire obiettivi che in ultima analisi
esulano dal concetto di interesse pubbli-
co generale, ma salvaguardano interessi
particolaristici.
E gli interessi in campo, parlando di
federalismo, sono innumerevoli e ricon-
ducibili a diverse dimensioni: si pensi al
dualismo nord-sud, alla dimensione
classista, alla dialettica tra il mondo
imprenditoriale e la pubblica ammini-
strazione, ma soprattutto alla dimensio-
ne più propriamente “partitica”, che ci
mostra come questi soggetti siano tesi
innanzitutto alla propria espansione ed
alla tutela delle posizioni acquisite.
I motivi dei fallimenti vanno dunque
rintracciati innanzitutto nelle modalità e
negli strumenti utilizzati per la riforma
della Costituzione, ma soprattutto nel-
l’effettiva volontà dei partiti di persegui-
re una riforma in senso federalista dello
Stato, nella visione riformista delle Isti-
tuzioni.
Questa spinta riformista ha subito ripe-
tute battute d’arresto: il trasferimento di
funzioni e di risorse previsto dal nuovo
Titolo V è di fatto bloccato o, comun-
que, sostanzialmente fermo; la “riforma
della riforma” nel 2005 non ha superato
l’esame del referendum; il documento di
indirizzo dell’Alta Commissione sul
federalismo fiscale non si è tradotto in
un nuovo modello di finanza regionale e
locale.
Nella passata Legislazione sono stati
presentati numerosi progetti di Legge di
riforme istituzionali.
Il governo Prodi, aveva presentato tre
disegni di Legga Delega: il Codice delle
Autonomie, l’applicazione del Federali-
smo Fiscale e il riordino dei Servizi Pub-
blici Locali.
In Parlamento sono state presentate due
proposte di Legge: la bozza “Violante”
per la revisione della seconda parte della
Costituzione e la bozza “Bianco” per
una nuova Legge elettorale.
Adesso ci domandiamo e vi domandia-
mo: partiamo come base, con le dovute
correzioni da questi progetti o ne scri-
viamo ex novo altri?
Poniamo questa domanda perché oggi si
torna a parlare della esigenza di una
revisione Costituzionale in materia di
federalismo fiscale e della esigenza
improrogabile di dare concreta attuazio-
ne a queste previsioni, del Codice delle
Autonomie inserito nel DPEF presentato
alle Camere dal Governo. Insieme
all’istituzione del Senato Federale, di
una nuova forma di Governo e della
revisione dei regolamenti parlamentari.
Ha ragione il Capo dello Stato quando
ricorda che l’introduzione nei nostri
ordinamenti di una congrua dose di
federalismo, ciò che noi più modesta-
mente definiamo e forse si potrebbe
chiamare “decentramento amministrati-
vo” e una “nuova autonomia impositiva
degli Enti Locali”, non è solo un atto
programmatico cui tutta la politica è
chiamata a rispettare, non è solo una
concessione alla Lega perché non torni
sulle sue “metaforiche barricate”.
E’ invece un tributo, non nel senso di
tasse, al buon senso e alla funzionalità
della macchina statale.
E’ evidente, infatti, che non può esservi
alcun serio processo di decentramento
Istituzionale, chiamiamolo pure federa-
lismo o come più ci piace, senza un ade-
guato sviluppo della finanza locale, inte-
sa come capacità di imposizione oltre
che di spesa, e, senza una decisa respon-
sabilizzazione degli Enti Territoriali e
delle loro rappresentanze elettive.
Un Amministrazione Locale obbligata a
finanziare con mezzi propri almeno una
parte delle sue spese, soprattutto quelle
discrezionali e non essenziali e a dover
renderne conto agli elettori, sarà certa-
mente più oculata di quella che sa di
I CONVEGNI DELLA UIL
PER LE STRADE D’EUROPA
23
poter contare comunque su rimborsi a
piè di lista o peggio ancora, che a pagare
siano sempre i cittadini inconsapevoli il
più delle volte di cosa è successo.
Dobbiamo pensare, oltre allo sforzo di
consolidamento dei conti pubblici nel
quadro degli impegni assunti dall’Italia
in Europa, anche alle richieste di una
generale riduzione della pressione fisca-
le per i salari e pensioni e alla necessità
conseguente di coinvolgere in questo
sforzo gli Enti territoriali anche attraver-
so una maggiore responsabilizzazione
fiscale.
Per questo richiamiamo con forza alle
loro responsabilità i Presidenti delle
Giunte Regionali, i Sindaci, sullo stato
dei conti pubblici a livello locale.
Un richiamo questo volto nel rispetto
della “veridicità” e della ”trasparenza”,
sui Bilanci volta anche a far emergere la
reale portata dei deficit.
Vicende recenti come la crisi
finanziaria di Taranto o il ripiano
dei debiti sanitari di molte Regio-
ni, deciso proprio in questi mesi,
mostrano che sono necessari con-
trolli più adeguati sull’accesso al
credito da parte degli Enti locali.
Così come, a nostro parere, dob-
biamo mettere in “primo piano” la
connessione tra benefici dei servi-
zi e imposte pagate, che rendereb-
be il “controllo politico” dei citta-
dini più diretto ed efficace. In que-
sto modo emergerebbe in maniera
chiara e netta, appunto, la correla-
zione tra prelievo e benefici in un ottica
che potremmo riassumere con lo slogan
“pago, vedo e voto”.
Diciamo ciò, perché c’è in giro la sensa-
zione diffusa che si pagano troppe tasse,
e, questo è vero per chi il proprio dovere
lo fa per intero, ad iniziare da chi vive
con il reddito da lavoro dipendente e da
pensione, senza che si ricevano in cam-
bio, automatico, servizi adeguati.
In questo quadro si colloca anche la
domanda di servizi pubblici più efficien-
ti perché i servizi miglioreranno se
saranno affidati ad Amministratori
Locali che più vicini, più esposti al con-
fronto competitivo con gli altri governi
del loro livello, sono perciò più control-
labili rispetto all’uso che fanno delle
risorse della collettività. Importante è
sapere, appunto, dove vanno le risorse e
chi controlla la qualità e la quantità dei
servizi erogati.
Ma in tema di Federalismo Fiscale stia-
mo assistendo, da parte del Governo, ad
una politica improntata a “Giano bifron-
te”. Da una parte si invoca il Federali-
smo Fiscale, dall’altra parte si abolisce
una quota dell’ICI, unica imposta ad
oggi veramente federale, con un ritorno
alla finanza dei trasferimenti, senza cal-
colare il blocco delle aliquote delle tasse
e tributi locali.
Non è che l’ICI fosse immune da pec-
che: è stato criticabile il modo come è
stata introdotta è stato altrettanto opina-
bile come si è abolita.
Non tralasciando affatto che le scelte
fatte nel corso degli anni, sono state
scelte che includevano l’ICI sulla prima
casa, all’interno di tutta la politica fisca-
le, tributaria e tariffaria di un Comune.
Ritornando al dibattito del nostro semi-
nario, benché al momento il quadro nor-
mativo appaia non ancora definito in
modo preciso, come UIL, non ci stan-
cheremo mai di ripeterlo, riteniamo indi-
spensabile che occorre stabilire “chi fache e che cosa”, tra Stato e Autonomie
per poi attribuire le conseguenti risorse
finanziarie a ciascuno dei livelli Istitu-
zionali.
Così come ormai riteniamo ineludibile
porre mano a tutte le riforme Istituziona-
li di cui il Paese ha bisogno, e, non le
singole forze politiche, per uscire da una
fase permanente di transizione.
Le forze politiche di maggioranza ed
opposizione continuano ad essere attra-
versati in modo trasversale da opinioni
differenti e sorprende come non si riesca
a trovare, una idea comune, né tra gli
schieramenti, né tantomeno al loro inter-
no.
Tutto ciò nonostante il fatto che la nuova
legislatura fosse iniziata sotto il segno
del dialogo tra le forze politiche.
Eppure, a nostro avviso, esistono solu-
zioni praticabili che sono alla portata
delle forze politiche. A patto però, che le
riforme istituzionali non vengano trasci-
nate nell’agone della polemica politica
spicciola e che soprattutto vengano vis-
sute con il rispetto del significato che
riveste la Costituzione in un Paese
democratico.
Come UIL, riteniamo che, questo
Paese, per essere ammodernato e
per competere sul piano dello svi-
luppo, abbia bisogno di riforme
più ampie, ad iniziare dalla forma
di Governo. Siamo convinti asser-
tori che il tema della stabilità dei
Governi è sinonimo anche di poli-
tiche di sviluppo.
Per questo crediamo che occorra
affrontare il grande tema di dare al
nostro paese Istituzioni “gover-
nanti e governabili” che non per
forza debba fare coppia con “chiu-
se” e non “partecipative”.
Come siamo convinti che i cambiamenti
sin qui intervenuti non sono sufficienti a
definire il nostro sistema, un sistema di
autentico federalismo se a questi non si
aggiunge una diversa articolazione della
“forma Stato”, la quale trova nel suo
punto più qualificante nel Senato Fede-
rale.
Il nostro non è un patetico appello alle
buone intenzioni ma nasce dalla consta-
tazione che “riforme di sistema”, per
non dire istituzionali, non possono esse-
re sottoposte al continuo balletto di
riforme delle riforme assoggettate al
cambio di clima politico o di maggio-
ranze parlamentari. Le riforme sulle
I CONVEGNI DELLA UIL
PER LE STRADE D’EUROPA
24
regole o sono del sistema o non sono. Il
risultato, oggi, è quello di un paese che è
in una transizione permanente, che dura
da almeno 15 anni.
Su questi temi alcune delle principali
forze politiche del Paese hanno presen-
tano, seppur in embrione, alcune propo-
ste di legge, è il caso ad esempio della
Lega che scrive, citando testualmente
“che l’attuazione del federalismo fiscale
non dovrà comportare né aumenti della
spesa pubblica né l’inasprimento del-
l’imposizione fiscale sui cittadini”.
Anche noi intendiamo che il federalismo
fiscale non debba implicare un aumento
della spesa pubblica e della pressione
fiscale, e aggiungiamo che non deve
penalizzare soprattutto chi le tasse le
paga fino all’ultimo euro, come è il caso
dei lavoratori dipendenti e pensionati.
Oggi siamo di fronte al grande tema e
alla grande sfida delle Riforme Istituzio-
nali, che devono saper conciliare tra loro
le questioni della territorialità delle
risorse in rapporto alle funzioni, il rap-
porto tra potere di spesa e responsabilità
del prelievo fiscale, le forme imprescin-
dibili ed indispensabili di perequazione
tra le diverse aree territoriali del Paese,
il rapporto tra le risorse e le garanzie di
eguaglianza nel godimento dei diritti
sociali e quindi il tema dei livelli essen-
ziali delle prestazioni.
In questa direzione, bisogna superare il
concetto di “spesa storica” con il concet-
to dei “costi standard”. I livelli delle pre-
stazioni concernenti i diritti civili e
sociali, devono essere garantiti sull’inte-
ro territorio nazionale, nel rispetto dei
principi di uguaglianza e solidarietà e di
cui lo Stato deve farsi garante, superan-
do l’attuale criterio del fondo della
“perequazione” tra territori “ricchi” da
quelli “poveri”.
Dobbiamo essere consapevoli, che l’at-
tribuzione a Regioni ed Enti Locali di
reali poteri nella gestione delle proprie
risorse, debba servire a migliorare le
risposte ai bisogni dei cittadini.
Federalismo fiscale, Codice delle auto-
nomie, ma anche le riforme Costituzio-
nali.
Riteniamo, lo abbiamo detto in premes-
sa, come sia stato un errore aver attribui-
to pari dignità Costituzionale alle artico-
lazioni del sistema Istituzionale attraver-
so l’art. 114 della Costituzione dove si
sancisce che la “Repubblica è costituita
da Comuni, Province, Città Metropolita-
ne, Regioni e Stato”.
Conseguentemente, l’art. 119 prevede
che ciascuno di questi enti, debba avere
risorse autonome, stabilire tributi ed
entrate proprie e disporre di comparteci-
pazioni ai tributi statali riferibili al loro
territorio. In questo modo abbiamo dato
garanzia “Costituzionale” non solo alle
Regioni e alle Province Autonome, ma
anche agli 8102 Comuni e alle 106 Pro-
vince.
Un paradosso!
Dobbiamo e possiamo porre rimedio a
questa follia iniziando con il rivedere e
riorganizzare razionalmente l’intero
quadro delle Autonomie Locali, a evita-
re duplicazioni, sprechi e lievitazioni dei
costi, con l’abolizione, il ridimensiona-
mento o il superamento di livelli Istitu-
zionali le cui funzioni o sono scarse o si
sovrappongono ad altre.
Senza giri di parole crediamo sia giunto
il momento di valutare la reale utilità
delle Province. E’ questo un modo, con-
creto, di affrontare la questione “costi
della politica”.
E’ arrivato, quindi, il momento di fare
delle scelte coraggiose, affinchè dal
superamento o dalla rivisitazione sul
ruolo delle Province possano seguire
altre soluzioni, come la migliore defini-
zione del ruolo delle Comunità Montane
e la nascita delle Città Metropolitane a
partire dalle realtà urbane più grandi e
complesse (Roma, Milano, Napoli, Tori-
no, Palermo).
Parallelamente si dovrà prendere in con-
siderazione la verifica del ruolo della
Circoscrizioni nei Comuni a partire dai
Capoluogo di Provincia, ad eccezione
delle neo Città Metropolitane.
Sono questi i temi che oggi lanciamo
alla politica, perché dobbiamo intender-
ci su quanto sia dannoso lo sviluppo
quantitativo delle Autonomie Locali,
intesa come crescita numerica delle rap-
presentanze e degli apparati burocratici,
delle poltrone e dei conseguenti costi
materiali e in termini di inefficienze.
Se questo è accaduto in passato non c’è
motivo per cui debba accadere ancora.
Non lo consentono le condizioni del
bilancio pubblico e non lo consiglia la
maturità di un elettorato ormai, abba-
stanza smaliziato da non farsi inganna-
re dai trucchi della finanza allegra,
locale o nazionale di cui, prima o poi, è
sempre stato chiamato a pagare le
spese.
Il tutto condito, da una riforma della
I CONVEGNI DELLA UIL
PER LE STRADE D’EUROPA
25
Legge elettorale, che era stata definita
dal suo stesso estensore un “Pocellum”.
D’altronde non dobbiamo dimenticarci
del fatto che essa è sotto la “spada di
Damocle” del referendum e che, se non
ci saranno segnali concreti e tangibili in
Parlamento, si terrà nel prossimo anno.
Mi avvio rapidamente alle conclusioni,
con la consapevolezza che abbiamo
messo, forse, troppa “carne al fuoco”,
con una considerazione sui temi econo-
mici di più stretta attualità.
Esprimiamo una forte preoccupazione
sui provvedimenti all’esame del Parla-
mento con la manovra finanziaria 2009-
2011, per la riduzione dei trasferimenti
agli Enti Locali e Regioni.
Avremmo potuto ragionare sequeste riduzioni fossero statedestinate a finanziare un consi-stente pacchetto di riduzionefiscale a carico dei lavoratoridipendenti pensionati.
Così allo stato non è, e non vorremmo
che queste riduzioni si trasformassero in
tagli ai servizi alle persone e/o allo svi-
luppo economico o, peggio ancora, in un
inasprimento delle tariffe e delle rette
per i servizi a domanda individuale
(tassa rifiuti, asili, rette, etc) cosa questa
che sarebbe un ulteriore colpo per il
potere di acquisto dei salari e delle pen-
sioni.
Delicatissima è anche la questione del
rispetto del patto per la salute e dei Tic-
ket per la specialistica.
L’idea del Governo di costrin-gere le Regioni a finanziare lanon introduzione dei Tickets,attuando una riduzione del20% delle retribuzioni dei Diri-genti è realistica? Oppure leRegioni dovranno provvedere,inevitabilmente, attraversoaltre forme di compartecipa-zione da parte dei cittadini?
Iniziamo da questa domanda, per rivol-
gere ai nostri graditi ospiti tutta una serie
di domande/ quesiti che possiamo rias-
sumere così:
- Come si procederà per attua-re il federalismo fiscale? Siprocederà con il cosiddetto
“modello Lombardo” o siripartirà dalla bozza messa apunto dalla Conferenza delleRegioni e delle Province Auto-nome? - Si assegnerà alle AutonomieLocali una quota parte del get-tito delle imposte nazionali overranno assegnate forme diimposizione del tutto autonomaed esclusiva alle Regioni Pro-vince e Comuni?- E’ possibile rivedere l’attualesistema delle Addizionali regio-nali e Comunali IRPEF, intro-ducendo il concetto della pro-gressività delle aliquote e la NOTAX AREA per i redditi dalavoro dipendente e pensione?- Da più parti si è sollevata laquestione dei costi del Federali-smo Fiscale, è un problemareale o no? L’attuale “congiun-tura” economica potrà condi-zionare il dibattito e le eventua-li scelte innovative sul tema? Sirischia che a pagare questeinnovazioni siano i contribuen-ti in generale e i più fedeli inparticolare (lavoratori e pen-sionati)?- Suscita qualche perplessità,l’intenzione da parte delGoverno, di precedere attra-verso la Legge di conversionedel Decreto sulla manovra, perla liberalizzazione dei ServiziPubblici Locali. Tralasciando ilgiudizio di merito, non è oggi lasede, non sarebbe stato meglioprocedere su una riforma tantoimportante quanto delicata conil meccanismo delle Legge dele-ga, magari in da approvarsi inparallelo e coerentemente conla revisione del testo Unicodegli Enti Locali?- Relativamente alle aree debo-li del Paese, che coincidonoquasi esclusivamente con ilSud, un meccanismo “perequa-tivo” leggero rischia di fareaccrescere, anziché diminuire
le differenze e le distanze nelPaese?- Si farà davvero una riformadella seconda parte della Costi-tuzione? Se si, come si intrecce-ranno il Codice delle Autono-mie e il processo di autenticofederalismo fiscale?- Si modificherà la gerarchiaistituzionale individuando nelleRegioni il primo livello decen-trato e sottoponendo ad esse leAutonomie Locali o rimarràl’ambiguo modello del 2001 incui Stato, Regioni, Province,Comuni, Città metropolitanepari sono?- Cambierà la Legge elettorale,in virtù del superamento delBicameralismo perfetto” e saràcoerente con i mutamenti isti-tuzionali e costituzionali? Saràla Legge elettorale il cavallo diTroia per affrontare la questio-ne Camera delle Regioni?- Si aprirà un dialogo con ilpaese, le organizzazioni di rap-presentanza sociale e non, icorpi intermedi o rimarrà temadel e nel “Palazzo”?
In conclusione parafrasando il titolo del
convegno, sulle riforme istituzionali,
secondo noi è il “dialogo”, anche socia-
le, la vera sfida per l’efficienza, traspa-
renza e responsabilità.
Domande complesse come complessi
sono i temi che abbiamo voluto affronta-
re oggi. Per capire, approfondire per
avere strumenti adeguati al nostro com-
pito.
I CONVEGNI DELLA UIL
PER LE STRADE D’EUROPA
27
di SALVATORE OTTONELLI
Il giorno 27 giugno 2008, organizza-
to dalla Uiltrasporti dell’Emilia
Romagna, si è tenuto il Convegno
dei Quadri e Alte Professionalità del
Gruppo FS.
L’incontro aveva per obiettivo la presen-
tazione di un progetto organizzativo che
vede per protagonisti la CIQ – Confede-
razione Quadri della UIL e la Uiltraspor-
ti. È stata anche l’occasione per avviare
una riflessione sulla situazione dei Qua-
dri in FS che partendo dalla situazione
vissuta fin qui attraverso le varie espe-
rienze contrattuali giungesse a dare
struttura ad una condizione di valorizza-
zione dei ruoli, di una più efficace tutela,
di una maggiore partecipazione ai pro-
cessi industriali, di maggiore trasparenza
e riconoscimento di meriti e retribuzioni.
La partecipazione, particolarmente
ampia, ha visto la presenza di colleghi
provenienti da realtà geografiche e pro-
duttive diverse. La rappresentazione di
uno spaccato estremamente variegato
delle professionalità e delle tipicità pro-
fessionali, geografiche e societarie che
caratterizzano il Gruppo FS.
Il convegno, con la presidenza di Aldo
Aldini della direzione regionale Uilt del-
l’ER, è stato introdotto da una relazione
di Lucio Cianciullo, referente della CIQ
nella Uiltrasporti. Nel dibattito che è
seguito il punto di vista del Dipartimento
Ferrovieri è stato presentato da Salvatore
Ottonelli. Particolarmente interessante,
oltre che gradito per la partecipazione,
quello del Direttore Generale di FS dott.
Domenico Braccialarghe. Una occasione
per uno scambio di idee e di prospettive
diretto e senza filtri distorcenti.
Al convegno hanno partecipato, con uno
specifico ed approfondito intervento, il
Presidente della CIQ-Uil Romeo Scarpa-
ri e Guerino Di Salvo Segretario Nazio-
nale Fentraf-Quadri.
Le conclusioni, nel tardo pomeriggio,
nell’intervento di Dario Del Grosso della
Segreteria Nazionale della Uiltrasporti.
Pubblichiamo a seguire un’ampia sintesi
dell’intervento introduttivo di Lucio
Cianciullo ed il documento finale del
Convegno che traccia obiettivi e ruolo di
marcia.
I CONVEGNI DELLA UILT
Coinvolgimento e partecipazione nelle F.S.dei quadri e delle alte professionalità
La relazione di Lucio Cianciullo
Il Quadroin F.S.
CHI SIAMO
Siamo Quadri e Alte Professionalità del
mondo del Lavoro iscritti alla Unione
Italiana del Lavoro.
Per noi, appartenenti all’area dei Tra-
sporti, il rapporto associativo alla Confe-
derazione Italiana Quadri, si concretizza
tramite la Uiltrasporti.
La C.I.Q. è uno strumento confederale e
per questo trasversale alle singole Fede-
razioni, proprio per affrontare in manie-
ra più organica le molteplici questioni
afferenti alla categoria dei quadri e delle
alte professionalità.
E’ nostra intenzione, recuperare il giusto
spazio che va riconosciuto a coloro che
l’azienda, e per certi aspetti anche il sin-
dacato, ha assegnato una parte erronea-
mente ritenuta marginale, rispetto alle
dinamiche generali di gestione della
risorsa lavoro nel mondo dei trasporti e
più in particolare in F.S.
IL NUOVO PROGETTO
Il fine/obiettivo è quello di organizzare i
Quadri in FS prima e nell’intero settore
trasporti poi, sia per rivendicare i diritti
contrattuali (negati) sia per il RUOLO
che dobbiamo avere nell’azienda.
L’idea che vogliamo condividere è
quella di un percorso fatto da confronti
con l’azienda e di verifica tra e con i
quadri, con azioni concrete come ad
PER LE STRADE D’EUROPA
28
esempio potrebbe essere l’indizione in
autunno di un primo momento di verifi-
ca e di bilancio delle azioni prodotte
all’interno delle trattative sul rinnovo
contrattuale.
LE CONDIZIONI DEI QUADRIE DELLE ALTE
PROFESSIONALITA:
Quando non si conoscono gli obiettivi, è
esteso il disagio di chi lavora in
un’azienda orientata al solo risanamento
del bilancio, senza alcuna attenzione alle
risorse umane che operano per realizza-
re l’ambito risultato.
Le pressioni quotidiane, da stimolo
positivo se in un contesto di compren-
sione e condivisione dei piani operativi,
diventano insostenibili senza chiarezza
in tema di obiettivi responsabi-
lità e compiti.
Il problema, è che si è radicata
la cultura di sopperire alla
carenza di personale, spesso
alterando le regole del lavoro,
tanto che si è consolidata la con-
cezione che “è più bravo chi fa
più economia”, non importa
come!
E cosi molti quadri sono più
impegnati nella ricerca di libere
interpretazioni della normativa,
con il risultato di esporsi, se va
bene, ad un richiamo aziendale
per il mancato rispetto/o non
applicazione di una procedura. A questo
segue il consenso di una forza lavoro
che in un momento di particolare con-
giuntura economica, si “arrotonda lo sti-
pendio”.
Per una rapida verifica, basta vedere le
ore di straordinario pagate!
Parliamo dei Quadri Capi Impianto, che
si espongono a vicende di rilievo sia
civile che penale quando esercitano le
loro funzioni.
Ricordiamoci che tutti coloro che gesti-
scono risorse, sono poi chiamati a
rispondere per il loro corretto utilizzo,
dalla formazione alla utilizzazione, nel
rispetto delle norme di igiene e sicurez-
za, comprese le disposizioni interne in
tema di incarichi assegnati.
Parliamo ad esempio dei colleghi che
svolgono la funzione di Direttore de
Lavori e/o di CEL Coordinatore per la
esecuzione dei lavori, magari di più ditte
contemporaneamente, con responsabili-
tà oggettive per l’aspetto civilistico, ma
cosa più delicata, anche sotto la lama
delle responsabilità penali.
Alcuni sono CLANDESTINI, che
dovranno cominciare o a preoccuparsi di
dismettere talune attività o come auspi-
chiamo, trovino dimora in quell’area più
adeguata e giustificata dal lavoro svolto.
Occorre che per questi lavoratori l’espo-
sizione a vicende giudiziarie nello svol-
gimento dell’attività lavorativa, trovi
riscontro in una più completa assistenza
economica, anche per situazioni in cui
sia parte offesa.
Per essere in grado di accettare le sfide,
ricorda spesso l’A.D., necessita CAM-
BIARE MENTALITA’, l’esigenza di
una più profonda informazione e condi-
visione delle strategie aziendali, e su
questo, non possiamo che essere d’ac-
cordo!
Ma, come si dice al mio paese, non si
fanno nozze con i “fichi secchi”!!!
Oggi il Quadro, questo “fenomeno”
poco sente lo spirito di squadra, poco
avverte la sensazione di sentirsi protago-
nista e non comparsa nella seppur affa-
scinante laboriosa “bolgia di attività”
che consegue dalla sommatoria di inter-
venti di ammodernamento, di manteni-
mento di sostituzione di rinnovamento e
di nuove infrastrutture, cioè come è stato
detto in passato “cambiare la ruota con
la macchina in movimento”.
Fino ad oggi ci è stato chiesto di“Lavorare a Testa Bassa”, oggi, noivorremmo poter lavorare a TestaAlta! A testa alta, perché vogliamo sentirci
parte di una squadra, a testa alta, perché
cosi “vediamo meglio”…
RIVENDICHIAMO
Tutela legale connessa alla prestazio-ne: Ove si apra procedimento civile o
penale nei confronti del quadro per fatti
che siano direttamente connessi all’eser-
cizio delle funzioni attribuitegli, ogni
spesa per tutti i gradi di giudizio dovrà
essere a carico dell’azienda.
Sarà facoltà del quadro di farsi
assistere da un legale di propria
fiducia, con onere a carico del-
l’azienda.
Lavoro straordinario: Il lavo-
ro prestato oltre l’orario contrat-
tuale dovrà essere pagato a pre-
scindere dal settore di utilizza-
zione.
Nuove figure professionali:Riconoscimento di nuove pro-
fessionalità emergenti dalle
leggi vigenti, quali il Direttore
dei Lavori e il Coordinatore
Esecuzione Lavori, e dai nuovi modelli
organizzativi e dalle nuove tecnologie
nella manutenzione, nella circolazione,
nella produzione e vendita del prodotto
treno.
Formazione: Implementare le compe-
tenze e la professionalità attraverso il
sistematico ricorso a stages formativi sia
interni che esterni all’azienda.
Istituzione fondo: Prevedere un
fondo/polizza assicurativa che integri le
coperture di legge in materia di infortu-
nistica professionale ed extra professio-
nale anche prevedendo una partecipa-
zione volontaria dei destinatari.
I CONVEGNI DELLA UILT
PER LE STRADE D’EUROPA
29
Gruppo di lavoro: E’ costituito un
gruppo di lavoro con l’obiettivo di per-
seguire analisi, approfondimenti, propo-
ste, supporto negoziale riguardo le spe-
cificità delle nuove attribuzioni. Il primo
obiettivo del gruppo è quello di perse-
guire l’uguaglianza delle opportunità e
promuovere politiche e procedure di non
discriminazione nell’accesso delle
donne alle funzioni di quadri.
Rivendichiamo una maggiore trasparen-
za sull’erogazione dei premi “una tan-
tum” ed “ad personam” le cui logiche di
assegnazione sono difficilmente com-
prensibili con la conseguenza di un peg-
gioramento sia sulle motivazioni perso-
nali sia poi sull’intero clima aziendale.
Rivendichiamo una rimodulazione del-
l’indennità di utilizzazione professiona-
le ferma all’agosto 2003.
LE CONDIZIONIDELL’AZIENDA:
A valle delle nostre rivendicazioni, ma a
monte dei nostri pensieri, affermiamo
che siamo estremamente convinti che
solo in un’azienda florida, ci sono gli
spazi per rivendicare i diritti del lavoro;
per questo come quadri siamo molto
attenti ai problemi societari.
Rimane ancora non chiarita definitiva-
mente la questione dei RAPPORTICON LO STATO: siamo una S.p.A..
anomala! lo Stato è azionista, cliente e
controllore!
Molti problemi nascono proprio dalla
confusione di questi ruoli che determi-
nano ad esempio che lo stato commit-
tente acquista e lo stato cliente non paga
i servizi che l’impresa è chiamata a fare.
Avvertiamo, peraltro, il rischio di una
pericolosa corsa al ribasso nella asse-
gnazione dei contributi occorrenti all’ef-
fettuazione di quella manutenzione
necessaria al mantenimento dei livelli di
sicurezza attuali.
Sulla sicurezza della infrastruttura,non ci può e non ci deve essere “mer-cato”.
Si parla sempre più di “INNOVAZIO-
NE”, ma l’innovazione, quella vera, non
è infatti né una scoperta né una novità,
ma è l’agente di una nuova situazione,
storicamente realizzata come risultante
di una nuova combinazione di sapere e
potere, di conoscenza e di capitale. E’ in
sostanza un’avvenimento mai verifica-
tosi prima che si realizza per effetto di
una “nuova” combinazione di sapere e
potere: come tale è sempre cambiamen-
to.
Poco o niente si tratta invece, sul tema
della: “RESPONSABILITA’ POLITI-CA DELL’INNOVAZIONE”.Il concetto di responsabilità ha almeno
due accezioni: una morale e una sogget-
tiva, oggi, volendo rimanere fuori dal
dibattito etico, vogliamo concentrarci
prevalentemente sulle responsabilità che
riguardano l’innovazione nelle sue
implicazioni politiche.
Chi è responsabile di valutare il rischio
sociale nelle SCELTE D’INNOVAZIO-
NE? (L’EREDITA’ CHE LASCIAMO)
Chi si fa carico ex-ante delle sue conse-
guenze?
Non vogliamo rassegnarci che la
responsabilità sia confusamente distri-
buita fra “l’Imprenditore” ed il “Merca-
to” In una sorta di Zona Grigia e
opaca…
Se l’innovazione è cambiamento, se
introduce nuove opportunità ma anche
nuovi rischi nella vita sociale, se modifi-
ca la storia, allora chi la agisce (persona
o impresa o assemblea), fa politica, e le
relative responsabilità non possono
essere sottratte al controllo democratico.
Ecco quindi necessario, un Percorso di
Condivisione Preventivo, da svolgersi
nella definizione del Piano Industriale
d’Impresa e dei relativi contratti di Ser-
vizio. Condividendo nel rispetto dei
ruoli gli indirizzi futuri.
In tale ottica, il 14 luglio 2006 tra
Governo e parti sociali, è stato sotto-
scritto un accordo con la costituzione di
una CABINA di REGIA, con il compito
di definire linee strategiche e direttive
generali di regolazione, anche sugli
assetti industriali, nonché raccordi fra
Stato e Regioni sul riassetto del TPL.
E’ NECESSARIO RIPRENDEREDA SUBITO QUESTO SISTEMA DICONFRONTO, ATTRAVERSOUNA NUOVA FASE COSTRUTTI-VA DELLE RELAZIONI INDU-STRIALI NEL GRUPPO FS.Pensiamo, che l’occasione del nuovo
CCNL non possa e non debba essere
sciupata!
E’ infatti solo attraverso un serrato con-
fronto, anche non scevro di criticità
che si dovrà trovare una sintesi tra l’in-
novazione – cambiamento e regole esi-
gibili per la tutela del lavoro, perché
nessuno degli attori può sottrarsi alla
propria fetta di responsabilità verso
l’azienda, i lavoratori e verso il Paese.
Il nuovo CCNL può e deve rappresenta-
re un’opportunità per regolare le tutele
del lavoro nelle aree comuni; essere
punto focale nella definizione del campo
di applicazione , costituire vincolo esigi-
bile per tutte le aziende che operano
direttamente nel sistema di trasporto
locale e ferroviario e che ad esso forni-
scono servizi. Deve trovare opportuni
spazi per la erogazione certa di adeguati
percorsi formativi permanenti per ogni
qualifica corrispondente. Deve, preve-
dere forme TRASPARENTI di ricono-
scimento dei talenti e delle professiona-
lità espresse anche su progetti specifici
senza differenziazioni tra profili c.d. di
ufficio e di esercizio.
Deve, essere dunque l’unico strumento
I CONVEGNI DELLA UILT
PER LE STRADE D’EUROPA
30
condiviso ed applicabile che tuteli, valo-
rizzi e orienti le professionalità verso un
percorso di crescita della persona e quin-
di della Azienda stessa.
Essere “IMPRESA”, quindi, non può
intendersi per noi una libera scelta, viste
le mutate condizioni imposte dall’Euro-
pa, oltre che dalle condivise domande
della collettività in termini di efficienta-
mento del servizio che un Paese moder-
no si impone di offrire alla sua società.
La motivazione al rendimento si accre-
sce in maniera incredibile, quando si
percepisce una reale appartenenza al
gruppo, quando in esso regnino una
sostanziale concordia e un profondo
rispetto reciproco.
Laddove i contrasti non risolti o risolti
superficialmente, invece assorbono
energia, bloccano la creatività, distolgo-
no l’attenzione dalla meta, abbassano
l’autostima.
Per fortuna, i nostri colleghi sono lavo-
ratori che non aspettano che qualcuno
vada loro incontro, ma si rendono ogni
giorno soggetti attivi di un processo di
cambiamento urgente, dove il quadro
rappresenta il punto di cerniera tra
l’istanza culturale espressa dalla società
moderna, e la rappresentanza pratica del
lavoro che cambia.
Sono l’anello di congiunzione tra chi tira
le fila dell’impresa e tutti gli altri.
Sono il perno delle attività.Da loro arriva (anche se spesso non rice-
vono) l’apprezzamento e il riconosci-
mento per i collaboratori che li aiutano a
raggiungere gli obiettivi.
Il nostro obiettivo è che alla organizza-
zione che da oggi nasce in Emilia Roma-
gna segua una organizzazione nazionale
con una ramificazione nelle altre regio-
ni, magari con il primo incontro nell’au-
tunno prossimo per un primo bilancio
dell’attività svolta.
Crediamo che il coraggio di impegnarsi
direttamente per la crescita delle perfor-
mance aziendali e della loro capacità
competitiva, il coraggio di voler capire,
di voler percorrere altre vie, di non
accontentarsi dei soliti stereotipi, che
prevedono una rigida divisione dei ruoli
I CONVEGNI DELLA UILT
Il convegno di Bologna, ha ricevutola straordinaria partecipazione ditantissimi colleghi, molti provenienti
da regioni limitrofe del Centro e delNord con una gradita ed efficace rappre-sentanza addirittura dal compartimentodi Napoli.La partecipazione riscontrata è la con-
ferma di uno stato di malessere ed unadomanda di rappresentanza che pervadela categoria e che rivendica tutele, digni-tà e valorizzazione del proprio ruolo.La finalità dell’iniziativa è quella di raf-forzare il rapporto di fiducia e di rappre-sentatività tra i quadri e le alte profes-sionalità di F.S. con la U.I.L.T. tramite
fra managment e sindacato, serva per una
nuova politica d’impresa.
E’ necessario abbandonare la cattiva abi-
tudine, abbastanza diffusa, a pensare alla
dimensione sociale solo nei momenti di
difficoltà , nelle disgrazie, negli esuberi.
E’ senz’altro per reciproche carenze, ma
non si va lontano senza il negoziato o
senza la mediazione continua e il conte-
sto in cui essa va realizzata.
Il sindacato deve fare tanta strada sul ter-
reno della responsabilità, della capacità
di comprendere le implicazioni impren-
ditoriali. Consentitemi la battuta che
l’odierno incontro va certamente nella
nuova direzione.
Per questo, introdurre relazioni parteci-
pate è un po come per un navigatore
dotarsi di uno strumento sofisticato
(SONAR) per comprendere la profondità
e la forma della parte sommersa di
un’iceberg.
I lavoratori che vogliamo rappresentare,
ritraggono un giacimento di competenze,
sono un patrimonio per l’azienda e
l’anello di congiunzione tra i lavoratori
ed i loro rappresentanti; con loro si può
lavorare, cioè per costituire l’elemento di
collegamento che rende possibile la
COMUNICAZIONE tra le parti, e di
conseguenza l’informazione necessaria
alla cooperazione all’interno e all’ester-
no dell’azienda.
Tanto più coltiveremo questo progetto,
tanto più formidabile può essere il cam-
mino in direzione dell’eccellenza, della
crescita delle performance aziendali e
della creazione del lavoro di qualità.
IL DOCUMENTO CONCLUSIVO
PER LE STRADE D’EUROPA
31
un nuovo e più articolato “patto” com-posto da nuovi momenti di proposteall’Azienda e di verifiche con e tra lacategoria.Dai numerosi interventi, e complessiva-mente dal dibattito tutto, si è levato fortel’orgoglio di appartenenza ad un Sinda-cato che ha saputo cogliere il momentodi criticità della categoria, e che concoraggio intende offrire, anche tramitela C.I.Q. – U.I.L. un nuovo strumentoper articolare al meglio le proprierivendicazioni che sinteticamente ripor-tiamo:
Tutela legale connessa alla prestazio-ne:Ove si apra procedimento civile o pena-le nei confronti del quadro per fatti chesiano direttamente connessi all’eserci-zio delle funzioni attribuitegli, ognispesa per tutti i gradi di giudizio dovràessere a carico dell’azienda.Sarà facoltà del quadro di farsi assiste-re da un legale di propria fiducia, cononere a carico dell’azienda.
Lavoro straordinario:Il lavoro prestato oltre l’orario contrat-tuale dovrà essere pagato a prescinderedal settore di utilizzazione.
Nuove figure professionali:Riconoscimento di nuove professionali-
tà emergenti dalle leggi vigenti, quali ilDirettore dei Lavori e il CoordinatoreEsecuzione Lavori, e dai nuovi modelliorganizzativi e dalle nuove tecnologienella manutenzione, nella circolazione,nella produzione e vendita del prodottotreno.
Formazione:Implementare le competenze e la profes-sionalità attraverso il sistematico ricor-so a stages formativi sia interni cheesterni all’azienda.
Istituzione fondo:Prevedere un fondo/polizza assicurativache integri le coperture di legge in mate-
ria di infortunistica professionale edextra professionale anche prevedendouna partecipazione volontaria dei desti-natari.
Gruppo di lavoro:E’ costituito un gruppo di lavoro conl’obiettivo di perseguire analisi, appro-fondimenti, proposte, supporto negozia-le riguardo le specificità delle nuoveattribuzioni. Il primo obiettivo del grup-po è quello di perseguire l’uguaglianzadelle opportunità e promuovere politi-che e procedure di non discriminazionenell’accesso delle donne alle funzioni diquadri.Gli interventi hanno sottolineato lanecessità di una profonda rivisitazionecontrattuale dell’area quadri, tramiteun più articolato sistema di regole con-divise. Partendo dalla fusione dei con-cetti di Competenza con quello di Man-sione occorre rimodulare i criteri diaccesso all’area e ripensare il sistemaretributivo, rendendoli trasparenti ecorrelati a obiettivi, professionalità,posizione organizzativa. In particolare non è più sostenibile lamancata rimodulazione e adeguamentodell’indennità di utilizzazione professio-nale ferma all’agosto 2003.L’importante assise, ha poi rimarcatogli obiettivi della Uiltrasporti come tra-guardi irrinunciabili per il migliora-mento delle condizioni di lavoro e latutela della categoria.Gli obiettivi sul tema del rinnovo con-trattuale sono concentrati prioritaria-mente sulla semplificazione dei ccnl tra-mite un contratto Unico con il settoredel TPL che preveda una area merceo-logicamente definita, nella quale siavigente il Principio della ClausolaSociale.L’assemblea ha infine rivendicato l’esi-genza di una forte politica dei trasportida esigere nei confronti del Governo,per il futuro del Paese e per il rilanciodell’Impresa, dandosi appuntamento nelprossimo autunno per un primo momen-to di bilancio dell’attività svolta.
Bologna 30 Giugno 2008
I CONVEGNI DELLA UILT
TUTTOTRENO E NON SOLO...32
PER LE STRADE D’EUROPA
di GAETANO FIORETTI
Ma che fine ha fatto il Batta-
glione Genio Ferrovieri Eser-
cizio di Torino?
A questa domanda la stragrande mag-
gioranza di persone, a conoscenza di
detto corpo militare dell’Esercito Italia-
no, afferma che non esiste più, ma non è
vero!
Proverò a spiegare come ex-geniere i
cambiamenti e l’operatività di detto
corpo.
Con la riorganizzazione dell’Esercito
tale Battaglione è stato trasferito da
Torino ad Ozzano dell’Emilia (BO), per
la formazione di Macchinisti e Caposta-
zione, vista anche la smilitarizzazione
della linea ferroviaria Chiasso-Aosta,
ma il Reggimento Genio Ferrovieri è
rimasto a Castelmaggiore (BO) dove
vengono formati personale per la costru-
zione di ponti ferroviari.
Il concorso per accedervi è cambiato da
pubblico ad interno, e con il cambio
della convenzione tra il Ministero della
Difesa e FS che non prevede più il tran-
sito obbligato a Fs, ma una possibilità
vista anche la liberalizzazione del setto-
re su più Imprese ferroviarie che lo stes-
so assicurano, per la gran professionali-
tà, un lavoro pressoché continuo.
Perdendo la gestione di una singola
linea Fs oggi i genieri sono su quasi tutti
gli Impianti Fs sia come circolazione sia
come Trazione ed Impianti Fissi.
Oltre a tutti gli impegni in ambito nazio-
nale, per la formazione del personale ed
il mantenimento di tale competenze, vi
sono anche impegni Nato come quello
in Kosovo.
Tale missione, anche da me fatta, ha lo
scopo di stabilizzare e far sì che le varie
etnie presenti sul territorio (serbi e alba-
nesi) possano finalmente dialogare giac-
ché un treno, che percorre chilometri e
chilometri oltre al trasporto stesso uni-
sce e coniuga cultura e modalità
lavorativa ed è proprio qui che i
genieri si fanno carico dei detto
compito importantissimo.
Ozzano l’ho vista nascere dato che
la mia circolare fu l’ultima della
tradizione di Torino, e andando in
tale caserma ricordo il clima sereno
e familiare che si respirava, visto
comunque un cambiamento totale
da Torino alla provincia di Bolo-
gna.
A volte rimpiango quei tempi dove
oltre a stare con i pari corso tra risate e
burle il tempo è pressoché volato
ammettendo anche periodi neri per i
corsi e la vecchia scuola da macchinista
che facemmo.
Il modulo di formazione del mio corso
era quello vecchio stampo, oggi rivisto,
per la formazione di Macchinisti e ricor-
do con sorriso oltre agli istruttori civili
della mia aula il Sig Cavalli militare
M.llo Cappello a quante interrogazioni
fatte lunghe anche sette giorni dove il
Sig. Cavalli chiedeva da giovedì a gio-
vedì della settimana dopo, tutto sia di
R.S, PGOS ed IPCL che di modulistica.
A coronare tutto vi era il capo scuola
Aiut. Basso che ogni quindici giorni pre-
vedeva un compito in classe ferroviario
dove, in base alla media di errori
all’americana, chi non idoneo rimaneva
in caserma punito, oltre ai servizi milita-
ri da fare e logicamente di studio.
Con detta formazione i militari hanno
un’esperienza completa su tutte le tipo-
logie di treno, dal merci al regionale,
dall’I.C. all’E.S., a differenza degli
assunti diretti in Fs che loro malgrado
date le Divisioni a seguito della divisio-
nalizzazione sono solo su determinati
treni.
Con il genio la ferrovia intesa come
materia e fatti, si impara e basta, non vi
sono compromessi, data anche la giova-
ne età dei genieri e le grandi responsabi-
lità che un treno dà nella sua più totale
gestione, cosa non da poco.
L’unica nota dolente è quella delle
“competenze”, ossia pagamenti delle
indennità ferroviarie sia di linea sia di
aula che da anni non vengono concesse
ai genieri.
Tale problema, nato dal gennaio 2001 è
ancora irrisolto, dovuto ad una lacuna
legislativa di norme che prevedono tali
indennizzi, e per questo vi sono ricorsi e
cause, tra cui quello della UILT, che si
spera che finiscano quanto prima in lieto
fine per i lavoratori.
In sintesi, il Genio Ferrovieri e tutte le
sue specializzazioni rappresenta un fiore
all’occhiello dell’Esercito Italiano in
ambito operativo ammirato anche
all’estero, considerandolo un patrimonio
della nazione e un bene da tutelare per la
collettività per la grande preparazione
che in ambito ferroviario/militare riesce
ad infondere e la sicurezza all’approccio
lavorativo che forgia nell’animo respon-
sabilizzando molto prima tanti ragazzi,
dando oltre che un lavoro una strada da
percorrere e amarla.
Chiunque abbia la fortuna e l’onore di
poter far parte di detto corpo ne uscirà
ricco d’un bagaglio culturale/umano
invidiabile e insostituibile dato che farà
parte integrante della sua stessa vita,
come lo è stato per me.
G.F.
Ma dove è il Genio Ferrovieri?
LEGISLAZIONE DEL LAVORO34
PER LE STRADE D’EUROPA
di CLETO CATALANO
L’attuale Governo con il decreto
legge n. 112/2008, entrato in
vigore il 25 Giugno scorso, ha
inteso introdurre importanti modifiche
ai decreti legislativi n. 66/2003, n.
276/2003 nonché alla recentissima legge
n. 247/2007 e ad altre norme di legge
riguardanti sempre la legislazione sul
lavoro e sulla previdenza.
L’argomento è di tutta evidenza molto
vasto; in questo scritto mi soffermerò
quindi solo sugli aspetti che più possono
incidere sul trattamento dei lavoratori
dei trasporti.
DURATA MASSIMADELL’ORARIO DI LAVORO
Il decreto legge ha poi abrogato il
comma 5 dell’art. 4, decreto legislativo
n. 66/2003, che prevedeva l’obbligo a
carico delle Imprese con più di 10 dipen-
denti, di comunicare all’Ispettorato della
direzione provinciale del lavoro entro 30
giorni dalla scadenza del periodo di rife-
rimento il superamento del limite di 48
ore settimanali di lavoro, tramite presta-
zione straordinaria. Di conseguenza è
stata abrogata la relativa sanzione da
103 a 200 Euro prevista dall’art. 18 bis,
comma 5.
RIPOSO GIORNALIERO ESETTIMANALE
Riposo giornalieroL’art. 7 del decreto legislativo n.
66/2003 è stato così modificato: “ferma
restando la durata normale dell’orario
settimanale, il lavoratore ha diritto a 11
ore di riposo consecutivo ogni 24 ore. Il
riposo giornaliero deve essere fruito in
modo consecutivo fatte salve le attività
caratterizzate da periodi di lavoro fra-
zionati durante la giornata, anche le atti-vità caratterizzate da periodi di reperi-bilità. Il periodo di riposo settimanale consecu-
tivo (24 ore + 11) è calcolato come
media in un periodo non superiore a 14
giorni.
Riposo settimanaleIl comma 2, lettera b) dell’art. 9 del
decreto legislativo n. 66/2003 è stato
così modificato: fanno eccezione alla
disposizione di cui al comma A:
le attività di lavoro a turni. Ogni volta
che il lavoratore “cambia turno” e non
possa usufruire, tra la fine del servizio di
un turno e l’inizio di quello successivo,
periodi di riposo giornaliero e settima-
nale.
LAVORO NOTTURNO –DEFINIZIONE DI LAVORONOTTURNO
Il lavoratore notturno secondo il decreto
in questione è quel lavoratore che,
durante il suo turno giornaliero di lavo-
ro, almeno per tre ore, effettui la sua pre-
stazione durante il periodo notturno, con
un minimo di ottanta giorni l’anno. Qua-
lora il lavoratore non sia impegnato nor-
malmente durante l’anno in turni che
prevedano una prestazione pari a tre ore
di lavoro notturno, la norma delega alla
contrattazione collettiva la definizione
di lavoratore notturno.
Solo in assenza di contratti collettivi che
regolamentano l’istituto, la norma pre-
vede che anche in questa accezione sia
da ritenersi lavoratore notturno colui che
per almeno 80 giorni/anno effettui turni
comprendenti 3 ore di lavoro notturno.
Le modifiche apportate hanno lasciato
quasi inalterato l’impianto previsto in
materia dall’art. 1, comma 2, lettera E
del decreto legislativo n. 66/2003,
facendo però una importante precisazio-
ne. Per essere considerato lavoratore
notturno è sufficiente che il turno di ser-
vizio comprenda almeno 3 ore di lavoro
notturno.
L’obbligo di comunicazione annuale
alla direzione provinciale del lavoro, del
lavoro notturno in modo continuativo o
in turni che comprendano anche lavoro
notturno è stato abrogato (art. 12 comma
2 del decr. Legislativo n. 66/2003).
DEROGHE
Il primo comma dell’art. 17 sempre del
decreto legge n. 66/2003 è stato modifi-
cato riconoscendo la facoltà di deroga
agli artt. 7 (riposo giornaliero), 8
(pausa), 12 (modalità di organizzazione
del lavoro notturno) e 13 (durata del
lavoro notturno) dello stesso decreto
solo agli accordi e contratti collettivi
nazionali di lavoro conclusi a livello
nazionale con le Organizzazioni Sinda-
cali Nazionali più rappresentative. Il
testo originario prevedeva che detta
facoltà di deroga potesse essere ricono-
sciuta anche alla contrattazione di livel-
lo inferiore (regionale, territoriale,
aziendale), all’interno degli ambiti di
competenza riconosciuta loro dalla con-
trattazione nazionale.
La disposizione relativa alle deroghe in
argomento non fa cenno sulla legittimità
di accordi di secondo livello che possa-
no aver debordato dalla competenza
riconosciuta loro dalla contrattazione
nazionale, in relazione a specifiche e
particolari situazioni accertate in tali
sedi.
Non vi è alcun dubbio, a mio parere, che
tali accordi debbano essere validi e con-
tinuare a dispiegare gli effetti voluti dai
contraenti rappresentati dai datori di
lavoro e dai sindacati di promanazione
nazionale, in quanto il decreto legislati-
Le modifiche ai decreti legislativi sull’orariodi lavoro e sul mercato del lavoro.
PER LE STRADE D’EUROPA
35LEGISLAZIONE DEL LAVORO
vo n. 66/2003 prevedeva siffatto livello
di contrattazione. Minori dubbi, sempre
a mio parere, sussistono nel caso di con-
tratti di secondo livello stipulati in
assenza di regole quadro fissate a livello
nazionale.
LE SANZIONI
Il decreto legge n. 112/2008 ha anche
abrogato o modificato molte delle san-
zioni previste dall’art. 18 bis del decreto
legislativo n. 66/2003.
La sanzione amministrativa prevista per
le violazioni all’art. 18bis comma 6, dal-
l’art. 3 comma 1 (da euro 25,00 a euro
164,00 e quella da euro 154,00 a euro
1.032,00) è stata abrogata.
Si tratta del mancato rispetto del limite
massimo previsto per l’orario normale
settimanale di lavoro (40 ore).
La sanzione amministrativa prevista per
la violazione a quanto disposto dai
commi 2, 3, 4 dell’art. 4, sempre del
decreto legislativo n. 66/2003: orario
massimo settimanale (48 ore) come
media nel quadrimestre o nel periodo
(più lungo) fissato dal contratto colletti-
vo è rimasta immutata da 130,00 a euro
780,00 (18Bis, comma 6), con la preci-
sazione “per ogni lavoratore e per cia-scun periodo” .Mentre la violazione al comma 3 del-
l’art. 9 decreto legislativo n. 66/2003
non era soggetta a sanzioni amministra-
tive, ora il decreto legge n. 112/2008
prevede per tale violazione una sanzione
che va da 130,00 a 780,00 Euro per ogni
singolo lavoratore. Si tratta del mancato
riposo domenicale, per il quale non
siano previste deroghe. La stessa sanzio-
ne viene applicata in caso di violazione a
quanto disposto dal comma 1 sempre
dell’art. 9 decreto legislativo n. 66/2003,
si tratta di godimento del riposo settima-
nale inferiore a 24 ore consecutive.
Tale violazione (art. 18 bis, comma 4)
era punita con la sanzione da 105,00 a
630,00 Euro, in effetti si è proceduto ad
unificare le sanzioni in violazione ai
commi 3 ed 1 dell’art. 9 del decreto legi-
slativo citato.
Di contro la violazione a quanto dispo-
sto dal comma 1 dell’art. 7, ovvero del
godimento del riposo giornaliero infe-
riore al minimo (11 ore nell’arco di 24
ore) prima sanzionate ai sensi dell’art.
18 bis, comma 4, Euro 105 e 630 è stata
portata da 25 a 100 Euro. La violazione
al comma 1 dell’art. 10 decreto legislati-
vo n. 66/2003 (mancato godimento di un
periodo di quattro settimane, due nel-
l’anno di maturazione a richiesta del
lavoratore e due nei 18 mesi successivi
al termine dell’anno di maturazione)
viene colpita da una sanzione ammini-
strativa sempre da 130 a 780 Euro ai
sensi dell’art. 18 bis, comma 3, con la
precisazione che tale sanzione va appli-
cata per ogni singolo lavoratore.
MODIFICHE AL DECRETOLEGISLATIVO N. 276/2003
Passiamo ora ad esaminare le modifiche
o le integrazioni apportate dal decreto
legge n. 112/2008 al decreto legislativo
n. 276/2003 ed alla legge n. 247/2007,
nonché al decreto legislativo n.
368/2001.
LAVORO A TEMPODETERMINATO
L’art. 1, comma 1 del decreto legislativo
n. 368/2001 viene integrato con le
seguenti parole “anche se riferibili allaordinaria attività del datore di lavoro”
(cfr art. 21 c. 1 del d.l. n. 112/2008.
Per cui detto articolo del decreto legisla-
tivo assume la seguente connotazione,
01 il contratto di lavoro subordinato è
stipulato di regola a tempo indetermina-
to “è consentita l’apposizione di un ter-
mine alla durata di un contratto di lavoro
subordinato a fronte di ragioni di carat-
tere tecnico, produttivo, organizzativo o
sostitutivo anche se riferibili alla ordi-naria attività del datore di lavoro.Il legislatore in effetti ha mutuato i ter-
mini sopra riportati dalla disciplina pre-
vista per i contratti di somministrazione
a tempo determinato (cfr. art. 20,
comma 4) che per comodità del lettore
viene riportato integralmente: “La som-ministrazione di lavoro a tempo deter-minato è ammessa a fronte di ragioni dicarattere tecnico, produttivo, organizza-tivo o sostitutivo, anche se riferibili allaattività ordinaria dell’utilizzatore”.
PER LE STRADE D’EUROPA
36 LEGISLAZIONE DEL LAVORO
Sempre in materia di lavoro a termine il
decreto legge n. 112 modifica i commi 4
bis e 4 quater dell’art. 5 recentemente
introdotti dalla legge n. 247/2007.
Si ritiene quindi opportuno riportare
integralmente il nuovo testo di detti
commi dell’art. 5 del decreto legislativo
n. 368/2001.
1. Se il rapporto di lavoro continua dopo
la scadenza del termine inizialmente
fissato o successivamente prorogato
ai sensi dell’articolo 4,
il datore di lavoro è
tenuto a corrispondere
al lavoratore una mag-
giorazione della retri-
buzione per ogni gior-
no di continuazione
del rapporto pari al
venti per cento fino al
decimo giorno succes-
sivo, al quaranta per
cento per ciascun gior-
no ulteriore.
2. Se il rapporto di lavo-
ro continua oltre il
ventesimo giorno in
caso di contratto di
durata inferiore a sei
mesi, nonché decorso il periodo com-
plessivo di cui al comma 4bis, ovvero
oltre il trentesimo giorno negli altri
casi, il contratto si considera a tempo
indeterminato dalla scadenza dei pre-
detti termini.
3. Qualora il lavoratore venga riassunto
a termine, ai sensi dell’articolo 1,
entro un periodo di dieci giorni dalla
data di scadenza di un contratto di
durata fino a sei mesi, ovvero venti
giorni dalla data di scadenza di un
contratto di durata superiore ai sei
mesi, il secondo contratto si considera
a tempo indeterminato.
4. Quando si tratta di due assunzioni
successive a termine, intendendosi
per tali quelle effettuate senza alcuna
soluzione di continuità, il rapporto di
lavoro si considera a tempo indeter-
minato dalla data di stipulazione del
primo contratto.
«4-bis. Ferma restando la disciplina
della successione di contratti di cui ai
commi precedenti, “fatte salve diver-se disposizioni di contratti collettivistipulati a livello nazionale territoria-le o aziendale con le OrganizzazioniSindacali comparativamente più rap-presentative sul piano nazionale”,
qualora per effetto di successione di
contratti a termine per lo svolgimento
di mansioni equivalenti il rapporto di
lavoro fra lo stesso datore di lavoro e
lo stesso lavoratore abbia complessi-
vamente superato i trentasei mesi
comprensivi di proroghe e rinnovi,
indipendentemente dai periodi di
interruzione che intercorrono tra un
contratto e l’altro, il rapporto di lavo-
ro si considera a tempo indeterminato
ai sensi del comma 2. In deroga a
quanto disposto dal primo periodo del
presente comma, un ulteriore succes-
sivo contratto a termine fra gli stessi
soggetti può essere stipulato per una
sola volta, a condizione che la stipula
avvenga presso la direzione provin-
ciale del lavoro competente per terri-
torio e con l’assistenza di un rappre-
sentante di una delle organizzazioni
sindacali comparativamente più rap-
presentative sul piano nazionale cui il
lavoratore sia iscritto o conferisca
mandato. Le organizzazioni sindacali
dei lavoratori e dei datori di lavoro
comparativamente più rappresentati-
ve sul piano nazionale stabiliscono
con avvisi comuni la durata del pre-
detto ulteriore contratto. In caso di
mancato rispetto della descritta proce-
dura, nonchè nel caso di superamento
del termine stabilito nel medesimo
contratto, il nuovo contratto si consi-
dera a tempo indeterminato.
4-ter. Le disposizioni di cui al comma
4-bis non trovano applicazione nei
confronti delle attività stagionali defi-
nite dal decreto del Presidente della
Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525, e
successive modifiche e
integrazioni, nonché di
quelle che saranno indi-
viduate dagli avvisi
comuni e dai contratti
collettivi nazionali stipu-
lati dalle organizzazioni
dei lavoratori e dei dato-
ri di lavoro comparativa-
mente più rappresentati-
ve.
4-quater. Il lavoratore
che, nell’esecuzione di
uno o più contratti a ter-
mine presso la stessa
azienda, abbia prestato
attività lavorativa per un
periodo superiore a sei
mesi ha diritto di precedenza, fatte
salve diverse disposizioni di contratti
collettivi stipulati a livello nazionale
territoriale o aziendale con le Orga-
nizzazioni Sindacali comparativa-
mente più rappresentative sul piano
nazionale nelle assunzioni a tempo
indeterminato effettuate dal datore di
lavoro entro i successivi dodici mesi
con riferimento alle mansioni già
espletate in esecuzione dei rapporti a
termine.
4-quinquies. Il lavoratore assunto a
termine per lo svolgimento di attività
stagionali ha diritto di precedenza,
rispetto a nuove assunzioni a termine
da parte dello stesso datore di lavoro
per le medesime attività stagionali.
4-sexies. Il diritto di precedenza di cui
ai commi 4-quater e 4-quinquies può
essere esercitato a condizione che il
lavoratore manifesti in tal senso la
propria volontà al datore di lavoro
entro rispettivamente sei mesi e tre
PER LE STRADE D’EUROPA
37LEGISLAZIONE DEL LAVORO
mesi dalla data di cessazione del rap-
porto stesso e si estingue entro un
anno dalla data di cessazione del rap-
porto di lavoro».
A ragione di detta modifica le parti
(datori di lavoro e sindacati dei lavorato-
ri) possono, in presenza delle condizioni
previste dalla norma (particolari esigen-
ze del settore o congiunturali) derogare
al limite massimo previsto di 36 mesi,
fermo restando che in mancanza di
accordi in deroga il superamento di detto
periodo comporta la trasformazione del
contratto a termine in contratto a tempo
indeterminato (cfr. l’ultima circolare del
Ministero del Lavoro).
Le altre disposizioni previste dalla legge
n. 247/2007 mantengono la loro validità,
quali: la sottoscrizione di un nuovo con-
tratto a termine, una sola volta, in pre-
senza degli uffici del Ministero del
Lavoro e con l’assistenza di un rappre-
sentante sindacale; l’esclusione dalle
limitazioni dei lavoratori stagionali, di
quelli somministrati nonché dei diri-
genti.
Il comma 4 quarter, sempre dell’art. 5,
introdotto dalla legge n. 247/2007 è
stato integrato come segue: “fatte salvediverse disposizioni di contratti colletti-vi stipulati a livello nazionale territoria-le o aziendale con le OrganizzazioniSindacali comparativamente più rap-presentative sul piano nazionale”.
APPRENDISTATO
Anche l’apprendistato ha subito una
specie di restailing, infatti l’art. 23 –
comma 1 e comma 2 del decreto legge n.
112/2008 interviene a ritoccare la nor-
mativa dell’istituto previsto dagli artt.
49 e 50 del decreto legislativo n.
276/2003.
Il comma 3 del decreto legislativo del-
l’art. 49 è così modificato dal comma 1
dell’art. 23 del decreto legge n.
112/2008: “i contratti collettivi stipulatida Associazioni dei datori di lavoro aprestatori d’opera comparativamentepiù rappresentative sul piano nazionaleo regionale stabiliscono in ragione del
tipo di qualificazione da conseguire, ladurata del contratto di apprendistatoprofessionalizzante che, in ogni casonon può essere (inferiore a due anni o)
superiore a sei”. Ciò sta a significare
che questo tipo di contratto può essere
anche inferiore ai due previsti dal decre-
to legislativo del 2003, aprendo così la
strada alla sua applicazione anche ai rap-
porti di lavoro di breve durata.
Al comma 5 dell’art. 49 viene aggiunto
un nuovo comma, ovvero il comma 5 ter
(art. 23 decreto legge 112/08) che recita:
“In caso di formazione esclusivamenteaziendale non opera quanto previsto dalcomma 5. In questa ipotesi i profili for-mativi dell’apprendistato professiona-lizzante sono rimessi integralmente aicontratti collettivi di lavoro stipulati alivello nazionale, territoriale o azienda-le da associazioni dei datori e prestatoridi lavoro comparativamente più rappre-sentative sul piano nazionale ovveroagli enti bilaterali. I contratti collettivi egli enti bilaterali definiscono la nozionedi formazione aziendale e determinano,per ciascun profilo formativo, la duratae le modalità di erogazione della forma-zione, le modalità di riconoscimentodella qualifica professionale ai fini con-trattuali e la registrazione nel librettoformativo”Il successivo art. 50 ha subito le seguen-
ti modifiche:
Il comma 1 ha assunto la seguente for-
mulazione: “possono essere assunti, in
tutti i settori di attività, con contratto diapprendistato per il conseguimento diun titolo di studio di livello secondario,per il conseguimento di titoli di studiouniversitari e dell’alta formazione com-presi i dottorati di ricerca, nonché perla specializzazione tecnica superiore dicui all’art. 69 della legge 17 maggio1999, n. 144, i soggetti compresi tra idiciotto e i ventinove anni”.
Mi riservo di riprendere il discorso sul
decreto legge n. 112/2008 nel prossimo
numero della nostra rivista.
Le innovazioni (integrazioni o modifi-
che che siano) non sembrano modificare
in maniera importante gli assetti contrat-
tuali nel settore dei trasporti.
Qualche preoccupazione può sorgere in
relazione alla nuova normativa sul ripo-
so giornaliero e settimanale, soprattutto
nel settore ferroviario, anche se, almeno
a mio parere, la contrattazione nazionale
consolidata ha risolto in partenza le
eventuali pretese dell’Ente. Resta in
piedi la remota possibilità che sotto la
spinta dei datori di lavoro la nuova pre-
visione sul godimento del riposo giorna-
liero e settimanale possa essere estesa
anche ai lavoratori mobili del Trasporto
Pubblico Locale, del Trasporto Merci e
del noleggio autobus ora soggetti a
norme di carattere legislativo speciale
(RDL. N. 2328/1923 – L. 138/1958.
Reg. CE 561/2006 – decr. Lgs.
324/2007).
Cleto Catalano
LA UILT NEL TERRITORIO: QUI NAPOLI 39
PER LE STRADE D’EUROPA
di ANTONIO AIELLO
È storia di questi giorni, nasce
una nuova Azienda di trasporto
pubblico locale, il 1° maggio è
partita l’EAV Bus, che costituisce una
delle realtà più grandi nel trasporto
extraurbano del Mezzogiorno.
Ma cos’è EAV Bus? Da dove viene
l’esigenza della sua costituzione? Que-
ste sono in genere le prime due domande
che ricorrono sovente e per la cui rispo-
sta bisogna risalire al lontano 1904,
anno di nascita dell’EAV.
EAV sta per Ente Autonomo del Voltur-
no, fu costituito nel luglio del 1904 e la
“mission” affidatagli consisteva nella
trasformazione dell’energia delle acque
del fiume Volturno in energia elettrica
da distribuire alle industrie che allora
nascevano nella zona orientale ed occi-
dentale di Napoli.
L’erogazione del primo Kw avvenne nel
1916 e a regime questo evento consentì
di ridurre il costo dell’energia elettrica
per usi civili.
Contestualmente l’EAV iniziò ad inte-
ressarsi di trasporti pubblici e fu investi-
ta in prima persona nella costruzione
della Circumflegrea e nel potenziamento
della ferrovia Cumana, oltre ad avere in
affidamento, da parte del comune di
Napoli, l’Azienda Tramviaria che gestì
per alcuni anni a partire dal 1931.
Oggi EAV è una holding proprietaria di
Circumvesuviana, Sepsa, Metrocampa-
nia Nord-Est, e di quote di Logica e
Citysightseeng, con unico socio costitui-
to dalla Regione Campania
In un progetto relativo alle “Linee guida
dei piani industriali”, l’EAV indica alle
Aziende di cui è proprietaria le azioni di
consolidamento utili al conseguimento
dell’equilibrio di bilancio entro il 2010,
obiettivo ritenuto utile anche in previ-
sione delle procedure di gara che a parti-
re dal 2008 per la gomma e dal 2010 per
le linee su ferro, dovranno ridisegnare lo
scenario del trasporto pubblico locale.
Infatti, visto che già da quest’anno
dovranno essere espletate, soprattutto
dalle province, le procedure di gara per
l’affidamento dei servizi su gomma,
l’EAV ha ritenuto strategico costituire
un soggetto in grado, per specificità e
specializzazione, di poter concorrere per
il consolidamento e lo sviluppo della
mission su gomma dell’intero gruppo.
Di qui la necessità di riunire in un’unica
azienda, l’EAV Bus appunto, i servizi su
gomma di Circumvesuviana, Sepsa e
Metrocampania Nord-Est a seguito di
cessione di ramo d’azienda.
EAV Bus sarà un’Azienda in grado di
produrre circa 18 milioni di chilometri
all’anno, la direzione di esercizio sarà
ripartita in 5 aree territoriali e ci sarà
un’unica direzione amministrativa dislo-
cata ad Agnano presso l’attuale sede del
SAN della SEPSA.
La riorganizzazione dei servizi e la loro
distribuzione sui diversi impianti, servi-
rà a migliorare la produttività delle pre-
stazioni, la flotta sarà composta da circa
400 bus e l’organico si attesterà su 1113
unità circa. Questi i numeri che consen-
tiranno all’EAV Bus di presentarsi alla
gara nella modalità economica ed orga-
nizzativa più efficiente, in grado di
sostenere i rischi che comunque un affi-
damento di servizi attraverso una proce-
dura concorrenziale comporta.
I dipendenti interessati in questo passag-
gio avranno come garanzia gli accordi
sindacali stipulati e da stipulare unitamen-
te alle clausole di salvaguardia derivanti
dall’art. 2112 del codice civile, con cui
l’Azienda subentrante è tenuta a garantire
i trattamenti economici e normativi previ-
sti dai contratti alla data del trasferimento.
Nei primi passi della New Company si
dovranno sostanziare, quindi, gli affida-
menti definiti nella fase di avvio a
garanzia dei diritti dei lavoratori e degli
utenti, attraverso un controllo comune
anche degli assetti e degli sviluppi indu-
striali, capaci di perseguire lo scopo di
un’azienda sana, con prospettive di
aggregazione anche di altre realtà.
Di tutti i processi su elencati, quello fon-
damentale è la fidelizzazione delle risor-
se umane, coscienti che sarà difficile per
tutti dimenticare la propria provenienza,
sapendo che molte volte quel senso di
appartenenza racchiude i ricordi di una
vita intera di lavoro che è molto difficile
accantonare in un angolo dei ricordi, ma,
proprio come quando si legge un libro,
ogni volta che si chiude un capitolo ne
inizia un altro che ci si aspetta poter
essere più bello.
Trovarsi in un’azienda leader del tra-
sporto su gomma, in grado di aggredire
le opportunità di mercato e con prospet-
tiva di crescita anche per i lavoratori è
un investimento solo se tutti ci crederan-
no, perché come diceva Henry Ford, uno
che di impresa ne masticava abbastanza:
“Mettersi insieme è un inizio, rimanereinsieme è un progresso, lavorare insie-me un successo”.
EAV Bus: la sfida regionaleal trasporto extraurbano
Una nuova aziendadei servizi automobilistici
dell’area flegrea,beneventana e vesuviana
DALLA NOSTRA REDAZIONE DELLA CAMPANIA
LA UILT NEL TERRITORIO: QUI NAPOLI40
PER LE STRADE D’EUROPA
di ANNALISA SERVO
Vi ricordate “Erin Brockovich”? Il
famoso film in cui Julia Roberts
interpretava l’eccentrica segreta-
ria di uno studio legale che, con figlio al
collo, andava, porta a porta, a raccogliere
firme per una battaglia legale contro una
compagnia del gas che aveva contamina-
to le falde acquifere di una cittadina
americana provocando tumori ai residen-
ti. Si trattava di una storia vera, si può
dire a lieto fine in quanto la battaglia fu
vinta ottenendo 330 milioni di dollari per
i 260 querelanti.
Questo è solo un esempio per introdurre
un modello di azione legale molto diffu-
so negli USA che è giunta, tra varie pole-
miche, con il precedente Governo
(Prodi), anche in Italia: la class action.
Si tratta di uno strumento processuale
che consente ad una pluralità di soggetti
che vogliono far valere un medesimo
diritto di rivolgersi all’autorità giudizia-
ria con un’unica causa i cui esiti si riflet-
tano su tutta la categoria. Vinta la causa,
il risarcimento è per tutti.
A differenza dagli USA - dove anche il
singolo può promuovere una class action
- in Italia sono legittimate ad agire le 16
associazioni del Consiglio Nazionale
Consumatori ed Utenti. Quindi chi inten-
de giovarsi dell’azione collettiva deve
comunicare per iscritto l’adesione all’as-
sociazione o comitato proponente
(cosiddetto opt-in). È previsto un
ampliamento della platea dei soggetti -
rispetto alle sedici associazioni - ad altri
portatori di interessi collettivi. Le asso-
ciazioni da aggiungere saranno indivi-
duate con decreto del Ministro della Giu-
stizia, sentite le commissioni parlamen-
tari competenti.
Rinviata la Class Action:Seppelliti i diritti dei consumatori
DALLA NOSTRA REDAZIONE DELLA CAMPANIA
La legge, nata in un clima
contraddittorio, ha messo
in contrapposizione le
Associazioni dei consu-
matori con quelle datoria-
li, iniziando così una vera
e propria disputa. Infatti,
se per le prime si tratta di
un’innovativa forma di
difesa per il cittadino, c’è
chi, come Confindustria,
ritiene che l’introduzione
della class action possa
costituire un disincentivo
a investire nel nostro paese.
Approvata in via definitiva il 21 dicem-
bre 2007, la class action (o azione collet-
tiva di risarcimento) sarebbe dovuta
entrare in vigore il 1 luglio 2008 ma,
come era intuibile, il nuovo Governo, a
seguito della richiesta del Presidente di
Confindustria Emma Marcegaglia,
secondo cui “la legge così com’è fatta
non va bene”, ha ben pensato di rinviarla
di 6 mesi.
Per il Codacons si tratta di un rinvio “ad
personam” a solo vantaggio di Confin-
dustria perché le imprese
non sono preparate.
Il Governo ritiene necessa-
rio ed urgente bloccare oggi
la class action contro i pri-
vati, al fine di estenderla più
in là anche alla pubblica
amministrazione.
Quindi, con il pretesto del
miglioramento della legge,
si slitta a gennaio 2009 per
conoscere la versione “rivi-
sitata e corretta” della
norma, sottraendo così al
cittadino, speriamo temporaneamente,
un importante strumento di tutela giuri-
dica ed eludendo le aspettative di miglia-
ia di persone che necessitano di una dife-
sa in tempi brevi.
Speriamo che tutto ciò non sia uno stra-
tagemma per demolire l’opportunità,
che si può conseguire con questo stru-
mento, di combattere il malcostume che
a volte si cela dietro imprese ed investi-
menti che antepongono affari e profitti
personali ad interessi generali e sociali.
Sarà una lotta di class? Staremo a vedere.
I pedoni, l’autista… il traffico
In quest’ultimo periodo, si sta affac-
ciando una nuova emergenza, quella
dei pedoni investiti sulle strisce pedo-
nali da automobilisti che nella maggior
parte diventano sempre più indisciplinati
ed arroganti quando si trovano alla guida
di un veicolo, a due o a quattro ruote. Di
queste innumerevoli situazioni gli opera-
tori dei servizi di TPL su gomma possono
essere attendibili testimoni. Per questo
problema dell’emergenza pedoni è scesa
in campo anche l’Europa, che in tempi
brevi ha richiesto uno studio dalla FIA
(Federazione Internazionale dell’Auto-
mobile). Tale progetto che verrà coordi-
nato dal nostro Automobil Club (ACI),
denominato Euro Test, coinvolgerà 15
capitali europee. E proprio l’Italia sembra
diventare il punto di riferimento di questo
tema, tanto che l’ACI ha proposto e ridi-
PER LE STRADE D’EUROPA
41
segnato una piccola rivoluzione. Innanzi-
tutto si ribadiscono controlli più incisivi
sui limiti di velocità all’interno delle città,
si propone l’introduzione dell’obbligo per
i conducenti di veicoli a motore di dare la
precedenza non solo ai pedoni che attra-
versano sulle strisce pedonali, ma anche a
quelli che si accingono ad attraversare su
queste, come già avviene negli altri paesi
europei, viene prospettato d’introdurre in
prossimità delle strisce pedonali una
distanza minima di visuale libera da osta-
coli, veicoli in sosta, cassonetti per i rifiu-
ti, soluzione questa che potrebbe trovare
attuazione con una segnaletica gialla a zig
zag, come si ha in prossimità delle ferma-
te dei bus. Si propone inoltre di adottare
criteri riguardanti la posizione reciproca
tra attraversamenti pedonali e fermate
degli autobus, in cui si introduce una
distanza minima obbligatoria, favorendo
l’arretramento delle strisce pedonali
rispetto alla fermata del bus, con ovvi e
conseguenti elementi di sicurezza per i
viaggiatori che scendono dai bus in fer-
mata . Questi sono soli alcun esempi di
norme allo stato ipotizzate che potrebbe-
ro portare elementi di sicurezza ma
soprattutto di civiltà nel sistema di traffi-
co urbano, con grande recupero di effi-
cienza e di sicurezza per i cittadini e per
gli operatori d’esercizio costretti ad ope-
rare in una vera e propria giungla “urba-
na”. C’è da chiedersi come e quando
verrà affrontato questo problema a
Napoli, visto che i segnali stradali sia
orizzontali che verticali, sembrano esse-
re parte dell’arredo urbano, piuttosto che
essere considerati per la funzione e gli
obblighi che segnalano.
Non vogliamo trasmettere la solita icona
di una Napoli che trasgredisce per princi-
pio, sappiamo che ci sono tanti che chie-
dono il rispetto delle regole quale ele-
mento di qualificazione di una città civile
e moderna, quindi pensiamo che questa
occasione del progetto Euro Test possa
segnare una discontinuità, dobbiamo pro-
varci, ci ringrazieranno tutti i cittadini ed
anche gli operatori del Trasporto Pubbli-
co Locale potranno offrire la loro opera
con meno disagi e sacrifici.
Andrea Ausiello
di FABIO GIGLI
Milano, giovedì 14 febbraio
2008. Un autobus ed un tram
si scontrarono frontalmente
davanti al Palazzo di Giustizia, quello
diventato famoso ai tempi di Tangento-
poli. Il bilancio fece tremare le vene ai
polsi: un morto, tre feriti gravi, molti
feriti leggeri. Immagini terribili, rilancia-
te dai telegiornali di tutte le televisioni
con il solito gusto perverso per la trage-
dia, per il sangue sull’asfalto. Dopo alcu-
ni minuti, altro servizio: vennero messe
in onda le ennesime immagini dell’emer-
genza rifiuti in Campania, con i cumuli
maleodoranti che invadono le strade. Si
moltiplicarono le interviste ai cittadini
esasperati. Gli operatori, esausti ed
impotenti, aspettavano di sapere dove
portare quella maledetta spazzatura.
Si tratta solo di due esempi che confer-
mano una vecchia abitudine. Dei servizi
pubblici si parla solo se c’è un’emergen-
za, solo quando la normalità viene turba-
ta da imprevisti o incidenti.
Eppure quello dei servizi pubblici è un
universo variegato e complesso, un vero
e proprio specchio in cui si riflettono le
nostre città e la loro capacità di risponde-
re ai bisogni elementari delle persone:
avere a disposizione un treno oppure un
autobus puliti, che ci consentano di rag-
giungere senza affanni il posto di lavoro;
la possibilità di parcheggiare l’auto senza
(troppi) problemi, quella di accompagna-
re i bambini lungo strade pulite e decoro-
se. Un mondo popolato di uomini e
donne che lavorano mettendo al servizio
di tutti esperienza e passione, un’umanità
verace fatta di carne e sentimenti. Un
mondo, a volte, attraversato dalla con-
traddizione vissuta da chi lavora per il
benessere di tutti, magari in condizioni di
estremo disagio o in cambio di stipendi
così bassi da rendere durissima l’attesa
della prossima busta paga. Piccoli tessi-
tori che, contro ogni difficoltà, manten-
gono viva e attiva quella rete a volte
impercettibile di piccoli ed indispensabi-
li aiuti quotidiani. Una rete che non
imprigiona ma, al contrario, rende liberi.
Liberi di muoversi, liberi di vivere in
città civili ed ordinate, liberi di avere una
qualità di vita decente se non buona.
Vale la pena di parlare di questa gente
che vive di passioni e sentimenti comuni,
normali e proprio per questo straordinari
com’è straordinaria la vita quotidiana. Il
mondo dei servizi troverà sempre un
posto fra le pagine del nostro giornale
che si candida ad una missione forse
ambiziosa ma di sicuro interesse. Voglia-
mo guardare al mondo dei servizi con gli
occhi e gli strumenti dell’inchiesta, stru-
mento insostituibile per analizzare, valu-
tare, capire. Inchiesta che realizzeremo
da un punto di vista singolare ed irripeti-
bile, quello delle persone che i servizi li
fanno con il loro lavoro e quello delle
persone che i servizi li usano ogni giorno
per le loro necessità. Solo in questo
modo riusciremo ad unire il dolore per la
morte che a Milano viaggia in tram
all’orgoglio per situazioni come quella di
Padula dove, al centro di una regione
invasa dai rifiuti, la differenziata rag-
giunge con il 66% uno dei migliori risul-
tati dell’Italia intera. Solo in questo
modo potremo rappresentare un mondo
che mette insieme anche le contraddizio-
ni più inconciliabili ed è in questo così
vicino, anche se in apparenza così distan-
te, ad un qualcosa con cui facciamo i
conti tutti i giorni: il nostro essere allo
stesso tempo persone e cittadini.
LA UILT NEL TERRITORIO: QUI NAPOLI
La rete che ci rende liberiDal ttrasporto llocale aall’igiene ppubblica,un uuniverso aal sservizio ddei ccittadini
DALLA NOSTRA REDAZIONE DELLA CAMPANIA
LA UILT NEL TERRITORIO: QUI BOLOGNA42
PER LE STRADE D’EUROPA
di CESARE MENINI
Toc toc. Dall’altra parte della
porta giunge ovattato un peren-
torio: Avanti.
Apro e entro in un ufficio dalle pareti
quasi spoglie se non fosse per alcune
locandine di spettacoli teatrali, una foto
di un gruppo di colleghi in piazza Mag-
giore e un calendario del 1997 con la
foto di un bambino, quasi ad indicare
che non è la quantità del tempo ma è la
qualità che misura l’amore per le perso-
ne.
Forse le pareti sono nude per via delle
finestre aperte che hanno fatto entrare un
tifone. Non mi spiegherei altrimenti la
montagna di fogli, libri, e altre amenità
che in un equilibrio dinamicamente sta-
bile invadono quelli che devono essere
una scrivania e il mobilio.
Pare non esserci nessuno ma allora chi
mi ha detto avanti? Eccolo emergere
dalle sudate e, evidentemente per lui,
ordinate carte un gigante, un Buddha
con gli occhiali quasi alla Hanry Potter.
E’ l’ingegner Andrea Bottazzi. Mi pare
uscito da un quadro di Botero con quelle
sembianze che trasmettono simpatia e
giovialità.
Vedendomi e ricordandosi dell’intervi-
sta mi accoglie con una risata fragorosa
quasi a ridere della sfida che ha accetta-
to...
Chi è Andrea Bottazzi? Dadove viene e dove vuoleandare?Queste sono quelle domande taglia
gambe nel senso che spingono, chi si
sente già saturo e satollo di quello che ha
fatto, a fare un bilancio e invece per
coloro che, e io sono di questa seconda
categoria, vorrebbero avere un po’ di
speranza per il futuro, vengono gettate in
tutte le loro incertezze. Quello che è
certo è il passato per cui... Andrea Bot-
tazzi è nato 47 anni fa, si è laureato in
ingegneria, dopo essere stato perito, ed è
21 anni che lavora in questa azienda. Ha
fatto, fortunatamente per lui, un’espe-
rienza di circa un anno in una piccola
azienda privata del settore produzione
dei componenti di materiale composito
prima di entrare in Atc, fondamentale per
vedere altre dinamiche, altre velocità.
(Chi di noi non conosce la pro-duzione di materiale composito?Comunque l’azienda realizzavaprodotti diversificati andandodalle canne da pesca ai tubolariper le biciclette Ferrari che, ben-ché con sole 2 ruote, costavanoquasi come quelle con quattro).
In realtà la cosa più tragica è “il dove
vuole andare”. Intanto non lo so, e que-
sto è un grande punto di forza (se lo dicelui...), perchè il dove andare potrebbe
cambiare anche per motivi extra azien-
dali.
Sicuramente “il dove vuole andare”
dipende dalla strada fatta. Il sottoscritto
ha scelto di stare qui in almeno due
occasioni e quindi in questo momento è
qui. Poi sul dove vuole andare non ci
sono pressioni più di tanto. Le pressioni
sono più che altro procurate autonoma-
mente dall’individuo, certo l’ambiente
esterno conta, ma l’individuo o le
fomenta o le smorza.
Una cosa è certa ed essenziale finché
starò qui cercherò di dare futuro alla
Manutenzione Mezzi di Atc.
Quale mansione ricopre inAtc?Dal 1 gennaio 2006, grazie al ridisegno
del nostro Presidente Francesco Sutti
sono diventato Responsabile della
Manutenzione Mezzi e Impianti... E
Impianti è la nuova responsabilità che
mi ha dato il nostro Presidente e vuol
dire gli impianti associati all’esercizio:
filovie e sottostazioni. La mia responsa-
bilità dovrebbe veder integrato tutto ciò
che serve all’esercizio.
Anticipo la domanda sul Civis. Io diven-
terò responsabile del Civis quando il
ConosciamociDALLA NOSTRA REDAZIONE DELL’EMILIA-ROMAGNA
CONVERSAZIONECON L’ING. ANDREA BOTTAZZI,
RESPONSABILE MANUTENZIONE MEZZIE IMPIANTI DELL’ATC
PER LE STRADE D’EUROPA
43LA UILT NEL TERRITORIO: QUI BOLOGNA
progetto sarà terminato. Questa è una
logica industriale e non dialettica e per-
tanto finché il Civis è un progetto ci
sono responsabilità progettuali azienda-
li. Nel momento in cui diventa una tec-
nologia da utilizzare in esercizio verrà
trasferita all’ingegner Bottazzi e ai suoi
collaboratori. Quando si parla di manu-
tenzione Mezzi non si parla solo dell’in-
gegner Bottazzi ma di 213,75 persone a
budget.
(Lo 0,25 chissà dove è finito...forse è l’ingegnere che fa per1,75 persone... la stazza c’è...).
E’ chiaro che la Manutenzione Mezzi ha
già un suo quadro, Roberto Gubellini,
che si sta occupando della parte veicolo
del progetto Civis, e chiaramente anche
dalla parte degli impianti elettrici la fun-
zione preposta a domanda fornisce il
supporto necessario in un’ottica di colla-
borazione interna su un progetto autono-
mo.
(Tra me e me penso che sia ilpadre adottivo del Civis o unpadre come quelli che si prendo-no la colpa e pagano gli scarpi-ni).
Il tratto principale del Suocarattere?La tenacia e la curiosità.
Il Suo motto?Devo dire che ci ho pensato. Più che un
motto ti dico due parole. Soggetto,
ovvero trattare gli altri da soggetti, come
persone, e non come oggetti e lavorare
sul lungo periodo.
Che cosa La infastidisce?Tante cose: Visto che siamo in azienda,
non parliamo del Bottazzi privato. Mi
infastidiscono i pregiudizi, mi danno
fastidio anche nella vita esterna ma in
particolare nella vita aziendale penso
siano intollerabili. Tutta la categoria
delle persone che sanno già come è
un’altra persona senza averla mai cono-
sciuta mi infastidisce parecchio...
Altra cosa che mi infastidisce è chi non
tratta gli altri da soggetti e chi è orienta-
to al breve periodo, perchè evidente-
mente poi qualcuno i risultati li deve
pagare, li deve supportare...
Che cosa apprezza in unapersona?La sincerità, non è un luogo comune, e
soprattutto la motivazione, più che le
capacità espresse in quel momento.
Che cos’è per Lei Atc?E’ più che un lavoro, non che lavoro sia
riduttivo. E’ un qualcosa che ha un pas-
sato, un presente e deve avere anche un
futuro, almeno sicuramente sul medio
periodo, se non sul lungo periodo per
quello a cui facevo riferimento prima.
E’ un’insieme di persone. E’ un servizio
che io ritengo fondamentale per la città.
E’ un valore.
E’ una parte di me. Mi spiego per essere
chiaro, senza nessuna retorica: una parte
della competenze che ho sviluppato
sono direttamente connesse all’esperien-
za che ho fatto in Atc. Ecco in che senso
dico che è una parte di me, senza pensa-
re che io abbia un posto privilegiato:
tutto è transitorio.
Pregi e difetti di questaazienda?I pregi come sempre coincidono coi
difetti. La dimensione ovvero la caratte-
ristica di essere ad alta intensità di lavo-
ro e di persone è un grande pregio per-
chè 1900 persone sono 1900 universi e
1900 patrimoni.
Al tempo stesso la dimensione è il limite
di ATC perché è una complessità pazze-
sca. Nessun uomo raziocinante potrà
mai dire di averla capita completamente
questa azienda perchè non potrà mai
capire le 1900 persone che la compon-
gono. Quindi si possono scatenare tutte
le teorie minimaliste e massimaliste: se
qualcuno pretende di operare una ridu-
zione totale, pensando di aver capito
tutto, vuol dire che non ha capito niente
ma al tempo stesso non ci deve essere
l’inerzia dell’inazione: “tanto non capi-rò mai tutto e quindi se non capisconiente è lo stesso”. Questo ballare, oscil-
lare, della propria coscienza lavorativa
tra questi due estremi è affaticante. E’
un equilibrio che non si può mantenere e
quindi a seconda dell’una o dell’altra
deriva i fenomeni, momento per
momenti, sono molto diversi.
Molti trascurano, forse, anche un’altra
dimensione importante, che è proprio un
valore e che rende uniche le aziende
come Atc (il fatto che ce ne sia una per
ogni città è già di per se unico). Questa
dimensione è costituita dal fatto che le
persone stanno lavorativamente in
azienda per molto tempo. Qualcuno
conosce solo questa esperienza lavorati-
va! Questo è un grande valore: il lavora-
re a vita in Atc. Oggi pochissime azien-
de, soprattutto in Europa, hanno valori
di questo tipo.
Nel trasporto pubblico localedi Bologna e Provincia qual èl’azienda del futuro e il futurodella nostra azienda? Oh mamma mia!!! Ahimé la tragedia del
tpl è che è da circa 20 anni in questa
situazione e quindi... è in una fase di
transizione :-)
Da un lato la transizione è un fatto asso-
lutamente positivo, perchè è nella transi-
zione che c’è lo sviluppo, ma dall’altro
la transizione deve essere finalizzata
perchè altrimenti c’è il caos. Temo che
in Italia siamo in questa seconda fase.
Stando a livello di macrosistemi, poi
zoomerò sulla nostra realtà, in termini
economico-sociali, credo che il tpl paghi
in Italia tutte le colpe del nostro paese.
Nel tpl il federalismo esiste già anche se
nessuno lo enfatizza e questa cosa non è
stata nemmeno venduta bene. Il federali-
smo c’è dagli anni 90. E’ nato male,
sulla base dei costi pregressi, una cosa
disastrosa che però col tempo si è tarata.
Paradossalmente una cosa estremamente
innovativa, e pare ricercata nel nostro
paese, il federalismo nei trasporti non ha
cambiato niente come i trasporti in Italia
non sono stati cambiati dalle gare, come
i trasporti in Emilia Romagna non sono
stati cambiati dalle agenzie.
Abbiamo una cosa che sta cambiando da
20 anni e che è insensibile al cambia-
mento di qualsiasi cosa che gli venga
proposta dall’esterno. Su questo ci
PER LE STRADE D’EUROPA
44 LA UILT NEL TERRITORIO: QUI BOLOGNA
sarebbe da riflettere. Anche a livello psi-
cologico perchè sicuramente sono azien-
de schizzoidi.
Sono schizzoidi perchè le aziende di tra-
sporto per definizione devono essere
orientate al lungo periodo (la pianifica-
zione del sistema di trasporto deve esse-
re valutata nel lungo periodo e non solo
nel breve, anzi la pianificazione sul
lungo periodo dà risultati positivi se è la
condizione necessaria per costruire un
sistema di trasporto, cosa clamorosa in
Italia) ma di contro vivono di espedienti
sul breve periodo, per esempio ha il pro-
blema della copertura del rinnovo dei
contratti di lavoro e quant’altro.
Devo dire che il motivo per cui il siste-
ma di tpl italiano è sottoposto a crisi per-
manenti effettive è chiaro e la compara-
zione con gli altri paesi palese: mancano
il fatto di pianificare sul lungo periodo e
le tariffe. Il fatto che le tariffe non siano
stabilite dalle aziende è la causa prima,
non unica, di tutte le altre patologie per-
chè è un’azienda che non può decidere
come vendere e quindi in un certo senso
non è nemmeno un’azienda. Questo non
vuol dire che non manchino le leve di
processo di cambiamento che hanno
portato a risultati diversi. Ci deve far
riflettere però che una corsa di tram, e
non dico metrò, in un paese civile euro-
peo costi 3,5 euro circa.
Zoomando su di noi. Abbiamo una
importante fusione con Ferrara in corso
(che doveva essere ancora più importan-
te per senso e rete d’interesse riguardan-
do anche Modena) che si deve fare. Se
ne sta parlando praticamente da 3 anni e
questo è solo una conferma di quello che
dicevo prima.
Bologna, adesso e per i prossimi tre
anni, è un cantiere e per fortuna che ci
sono gli investimenti.
Se riuscirà a compatibilizzarli potrà dare
una spinta al trasporto integrato il cui
cocktail (people mover, metro tramvia,
metrò ecc.) non è importante ma deve
essere efficace il mix finale che viene
fuori. Basterà vedere i tempi di collega-
mento dei movimenti più frequenti indi-
pendentemente dal tipo di sistema.
La cosa triste di questo coacervo di
sistemi in via di sviluppo è l’impatto
sulla città.
Da Bolognese doc sono molto deluso e
sconfortato dalla cultura media della
città che è molto retrograda e non incline
al cambiamento.
In questa situazione il futuro di Atc
dipende molto da se stessi. Chiaramente
il futuro di Atc deve essere deciso. Se il
futuro di Atc sarà determinato da coloro
che, rappresentati in modo adeguato,
operano in Atc credo che il futuro sarà
prospero. Se invece qualcuno deciderà
per Atc evidentemente ci saranno 1900
oggetti e non 1900 soggetti - persone per
le quali il futuro sarà una variabile alea-
toria se lo troveranno servito.
(E vai un nuovo Masaniello... acui ovviamente non auguro lastessa fine)
Un consiglio per un nuovoassunto e per i dipendenti diAtc.Io consigli non ne ho per nessuno perché
lascio la libertà di sbagliare come ho
sbagliato io.
Detto questo con tono paterno nello sba-
gliare, che è il bello, la cosa importante
sarebbe di, e questo lo dico, sia io che i
miei collaboratori ai corsi di formazione
per i neo assunti, non accettare che
l’azienda venga raccontata a loro da
altri. Non vivere in un’azienda che
hanno vissuto altri. Andare ad indagare,
senza fare controinformazione o infor-
mazione di regime che non serve a nien-
te. Non prendere per buona l’esperienza
di altri.
In realtà si dovrebbe essere scientifici e
pertanto uno dovrebbe prendere un panel
(è una sorta di campione usato nelleindagini di mercato o simili n.d.r.) signi-
ficativo dei dipendenti, prendere la
media delle percezioni e poi farsi la pro-
pria percezione di riferimento, se proprio
per pigrizia non si vuole vivere l’azienda
in prima persona. Siccome questa opera-
zione per un singolo dipendente è impos-
sibile quindi vuol dire che l’azienda e i
consigli che ci sono si ottengono giorno
per giorno vivendola. Questa è anche una
delle ricchezze che ti dà l’azienda.
E’ un po’ come i rapporti interpersonali
che sono più importanti e non li confon-
do: se uno non li vive completamente
non saprà mai quello che gli possono
dare.
In scala lavorativa, e non di vita, se uno
dice che l’azienda non lo farà mai non
potrà sapere se l’azienda lo farà o meno
perchè tanto lui non ha provato.
Questo può valere per un dipendente
come per un neo assunto. Su questo
sono molto preciso e ci sono riferimenti
culturali importanti.
Il karma buddhista dice: “uccidi tutto te
stesso e rinasci”. Ovviamente questo
non è un suggerimento al suicidio (...perfortuna... già mettersi a fare un eventua-le panel avrebbe attivato pulsioni simi-li... L’ingegnere ha le physique du roleda Buddha... se domani viene con unasciarpa bianca in ufficio non mi stupi-rei... che l’ingegner Buddhazzi abbiamaturato questo spirito in CommissioneMezzi?). E’ un riferimento a uccidere i
tuoi schemi mentali e rinascere.
Pensieri in libertà: unadomanda che avrebbe volutoricevere e la risposta cheavrebbe donato?Tra le infinite domande che avrei voluto
sentirmi fare in modo da soddisfare il
mio ego eccentrico, :-) scelgo: “Se Atc
può avere futuro e non il futuro di Atc
come prima”. Credo che Atc possa avere
futuro nella misura in cui saprà valoriz-
zare e rendere più valorizzato il proprio
patrimonio di competenze. Ci sono
aziende che mettono già nel bilancio
queste cose e quindi non parlo tanto per
parlare.
Quindi la domanda potrebbe essere
riformulata così: “Atc sta valorizzando
le competenze che ha al suo interno?”
Drammaticamente la risposta è: “No”.
Non che non ci sia una volontà di farlo,
ma che questo fatto, di valorizzare le
competenze, non è ancora, in assoluto
(ovvero in modo omogeneo, quotidiano,
istintivo, naturale), un modo di procede-
re di ogni singolo atto che fa l’azienda.
C.M.