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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 118 (48.442) Città del Vaticano lunedì-martedì 25-26 maggio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!\!$!.! Al Regina Caeli il Papa ricorda la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali e il quinto anniversario della «Laudato si’» Per la cura della Terra e dei poveri Vicinanza e sostegno ai cattolici cinesi nelle prove della vita Il Papa ha fatto propria e rilanciato l’iniziativa dell’Anno speciale indetto dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale in occasio- ne del quinto anniversario della Laudato si’. Sarà un tempo di rifles- sione sui contenuti di un documento con cui — ha detto — «si è cercato di richiamare l’attenzione al grido della Terra e dei poveri» guardando non soltanto alla tutela dell’ambiente ma anche alla difesa «dei nostri fratelli e sorelle più fragili». D ell’attualità dell’enciclica sulla cura della casa comune il Pontefice ha parlato al termine del Regina Caeli di domenica 24 maggio, data in cui in Italia e in altri Paesi si è ce- lebrata la solennità dell’Ascensione, alla quale Francesco ha dedicato la riflessione che ha preceduto l’antifo- na mariana recitata dalla sua Biblio- teca privata. Al termine — prima di affacciarsi dalla finestra per imparti- re la benedizione su piazza San Pie- tro dove per la prima volta dall’ini- zio della pandemia ha potuto radu- narsi un piccolo gruppo di persone grazie all’allentamento delle misure di sicurezza adottate per contrastare la diffusione del coronavirus — il Pa- pa ha voluto unirsi spiritualmente ai fedeli che in ogni parte del «grande Paese» asiatico «celebrano, con par- ticolare devozione, la festa della Beata Vergine Maria, aiuto dei cri- stiani e Patrona della Cina, venerata nel santuario di Sheshan a Shan- ghai». Francesco ha invocato la sua protezione per i pastori e per tutti i cattolici cinesi, «perché siano forti nella fede e saldi nell’unione frater- na, gioiosi testimoni e promotori di carità e di speranza fraterna e buoni cittadini». La Chiesa universale, ha assicurato, «vi accompagna con la preghiera per una nuova effusione dello Spirito Santo, affinché in voi possano risplendere la luce e la bel- lezza del Vangelo, potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede». Successivamente il Pontefice ha affidato «all’intercessione di Maria Ausiliatrice tutti i discepoli del Si- gnore e tutte le persone di buona volontà che, in questo tempo diffici- le, in ogni parte del mondo lavorano con passione e impegno per la pace, per il dialogo tra le nazioni, per il servizio ai poveri, per la custodia del creato e per la vittoria dell’umanità su ogni malattia del corpo, del cuore e dell’anima», rivolgendo un pensie- ro particolare alla famiglia salesiana. Quindi ha ricordato la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali e, prima del riferimento alla Laudato si’, ha salutato la comunità diocesa- na di Acerra, in Campania, dove a causa del covid-19 non si è potuto recare in visita come era stato pro- grammato. PAGINA 10 Nel messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali Tessere nella condivisione una nuova storia di PAOLO RUFFINI C ondividere è la parola chia- ve: questo è quel che Papa Francesco, nel suo messag- gio di quest’anno, ci invita a fare: a condividere narrandola la nostra storia, a condividere ascoltandola la storia degli altri e a tessere, nella condivisione, una storia nuova. Condividere tra di noi e condivi- dere con Dio: questa è la strada. Raccontarci a Dio per dare a ogni storia un senso, un dinami- smo, una prospettiva di redenzio- ne. C’è un passaggio molto bello nel messaggio. È quello dove il Papa dice: «A Lui (al Signore) possiamo narrare le storie che viviamo, a lui possia- mo portare le persone, affidare le situazioni. Con Lui possiamo rian- nodare il tessuto della vita, ricu- cendo le rotture e gli strappi». In questi giorni di tribolazione a causa del coronavirus abbiamo tutti — chi più chi meno — sfogliato l’al- bum dei nostri ricordi. Abbiamo riflettuto sulle nostre vite; sulle occasioni che abbiamo saputo cogliere, e su quelle che in- vece abbiamo perduto, sprecato. Abbiamo ripensato al vissuto, e rimpianto il non vissuto. Abbiamo raccontato storie che abbiamo attraversato e immaginato cammini che non abbiamo percor- so. Abbiamo benedetto la civiltà di- gitale per la condivisione che ci ha consentito, e per le distanze che ha annullato. Ma abbiamo temuto anche il ri- schio che la dimensione da remoto finisca con il sostituirsi definitiva- mente alla prossimità corporea. Abbiamo applaudito in queste settimane al fiorire di iniziative spontanee, capaci di unire ciò che prima era diviso, di chiamare a rac- colta gli uomini e le donne di buo- na volontà. Siamo rabbrividiti, anche, di fronte al marcire di rancori mai so- piti, alla rinascita di pregiudizi, al risorgere della tentazione di risol- vere tutto additando questo o quel capro espiatorio. Separati gli uni dagli altri, ab- biamo riscoperto soprattutto la bel- lezza del noi, la bellezza — nel “co- municare” con Dio — di parlargli al plurale, di parlargli di noi, delle nostre paure, delle nostre preoccu- pazioni, delle nostre aspettative. Senza separare le mie da quelle de- gli altri. Facendo esperienza della separa- zione, abbiamo capito il senso del- la comunione. Abbiamo misurato la distanza fra quel che credevamo ci unisse e quel che ci unisce davvero. Senza la capacità di ricondurre l’esperienza ad unità, non c’è sa- pienza, e nemmeno conoscenza; tutto si riduce ad una elencazione di fatti senza storia. In questi giorni forse lo abbiamo capito di più, ma siamo sempre di fronte allo stesso bivio. Riguarda la direzione da dare al- le cose. Verso il bene o verso il ma- le. Così è anche nella comunicazio- ne. Possiamo affidarci solo alla tec- nologia, o darle una anima. «Laudato si’», enciclica per guardare al futuro dopo la pandemia Il sogno di Romano Guardini Il 1° agosto 1964 il grande teologo Romano Guardini appunta sul suo diario queste brevi righe che nell’occasione della Giornata mondiale delle comunicazio- ni sociali, alla luce del messaggio scritto appositamente dal Papa, assumono un significato se possibile ancora più forte. S tanotte, ma verso mattina, all’ora, dei sogni, ne ho fatto uno an- ch’io. Che cosa vi si svolgeva, non lo so più, ma era un qualche di- scorso; e se fosse fatto a me, o da me, anche questo non lo so più. Però vi si diceva che, quando un uomo nasce, gli viene consegnata una parola, ed era chiaro che cosa significasse: non era soltanto un carattere, ma una parola. Essa viene pronunziata all’interno della essenza dell’uo- mo, ed è come la parola d’ordine per tutto quanto poi accade; è insieme forza e debolezza, è compito e promessa, è protezione e minaccia. Tutto ciò che avviene nel corso degli anni, è conseguenza di questa parola, è suo commento e adempimento. E avviene perciò che colui cui essa è stata detta, ogni uomo, poiché ad ognuno ne viene singolarmente detta una, la comprenda e con essa venga ad accordarsi. E sarà forse questa parola ad essere il fondamento di ciò che un giorno il Giudice gli dirà. di ANDREA TORNIELLI R icordare i cinque anni della Laudato si’ non è una cele- brazione rituale. La settima- na e poi l’anno dedicato all’encicli- ca rappresentano una sorta di veri- fica per raccogliere iniziative, idee, esperienze, buone pratiche. Sono un modo per condividere ciò che il documento ha messo in moto nelle comunità, nei territori, in tutto il mondo. E per riflettere sulla sua attualità nel momento presente, mentre il mondo intero combatte contro la pandemia del covid-19. Uno dei meriti dell’ampio testo papale, che parte dai fondamenti del rapporto tra le creature e il Creatore, è l’averci fatto compren- dere che tutto è connesso: non esi- ste una questione ambientale sepa- rata da quella sociale e i cambia- menti climatici, le migrazioni, le guerre, la povertà e il sottosviluppo sono manifestazioni di un’unica crisi che prima di essere ecologica è, alla sua radice, una crisi etica, culturale e spirituale. Si tratta di uno sguardo profondamente reali- stico. Laudato si’ non nasce da no- stalgie per far tornare indietro l’orologio della storia e riportarci a forme di vita pre-industriali, ma in- dividua e descrive i processi di au- to-distruzione innescati dalla ricer- ca del profitto immediato, e del mercato divinizzato. La radice del problema ecologico, scrive Papa Francesco, sta proprio nel fatto che «vi è un modo di comprendere la vita e l’azione umana che è deviato e contraddice la realtà fino al pun- to di rovinarla». Ripartire dalla realtà significa fa- re i conti con l’oggettività della condizione umana, a partire dal ri- conoscimento della limitatezza del mondo e delle sue risorse. Significa star lontani dalla cieca fiducia rap- presentata dal “paradigma tecno- cratico” che, afferma il Papa se- guendo le orme di Romano Guar- dini, «ha finito per collocare la ra- gione tecnica al di sopra della real- tà, tanto che non sente più la natu- ra né come norma valida, né come vivente rifugio». L’intervento del- l’uomo sulla natura, leggiamo an- cora nell’enciclica, «si è sempre ve- rificato, ma per molto tempo ha avuto la caratteristica di accompa- gnare, di assecondare le possibilità offerte dalle cose stesse. Si trattava di ricevere quello che la realtà na- turale da sé permette, come ten- dendo la mano. Viceversa, ora ciò che interessa è estrarre tutto quan- to è possibile dalle cose attraverso l’imposizione della mano umana, che tende ad ignorare o a dimenti- care la realtà stessa di ciò che ha dinanzi». Per questo «è giunto il momento di prestare nuovamente attenzione alla realtà con i limiti che essa impone, i quali a loro vol- ta costituiscono la possibilità di uno sviluppo umano e sociale più sano e fecondo». La crisi che stiamo vivendo a causa della pandemia ha reso tutto ciò ancora più evidente: «Siamo andati avanti a tutta velocità — ha detto il Papa lo scorso 27 marzo durante la Statio Orbis — senten- doci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati as- sorbire dalle cose e frastornare dal- la fretta… non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie plane- tarie, non abbiamo ascoltato il gri- do dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo pro- seguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato». Sempre nel corso di quell’intenso momento di preghiera per invocare la fine di una pande- mia che ci ha fatto risvegliare tutti fragili e indifesi, Francesco ha ri- cordato che siamo chiamati «a co- gliere questo tempo di prova come un tempo di scelta… il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è neces- sario da ciò che non lo è». Laudato si’ ci guida nel ripensare società dove la vita umana, specie quella dei più deboli, sia difesa; dove tutti abbiano accesso alle cure, dove le persone non siano mai scartate e la natura non sia indiscriminatamente depredata ma coltivata e custodita per chi verrà dopo di noi. CONTINUA A PAGINA 4 Con lo sguardo di Gesù Il testo inedito di Papa Francesco per il volume «Diversi e uniti. Com-unico quindi sono» dedicato alla comunicazione e alle relazioni umane «Diversi e uniti. Com-unico quindi sono» è il nuovo volume pubblicato dalla Libreria editrice vaticana – Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Il libro fa parte della collana «Scambio dei doni» e contiene, oltre a discorsi e interventi del Santo Padre sul tema della comunicazione e delle relazioni umane, anche un testo inedito dal titolo «Con lo sguar- do di Gesù». Nello stile della collana, caratterizzata da una forte vocazio- ne ecumenica, il volume è introdotto da un testo di Justin Welby, Arcive- scovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana. PAGINE 4 E 5 Il Brasile secondo solo agli Stati Uniti per numero di contagi Più di 40.000 morti in America Latina e Caraibi BRASÍLIA, 25. Sono più di 40.000 le persone che in America Latina e nei Paesi caraibici, fino a oggi, hanno perso la vita per cause riconducibili al covid-19. Il bilancio delle vittime nella regione è raddoppiato in due settimane, dato che ha portato l’O r- ganizzazione mondiale della sanità (Oms), venerdì della scorsa settima- na, a dichiarare l’America Latina il nuovo epicentro globale della pan- demia. Nella regione, il Brasile, con 22.666 morti e 363.211 casi conferma- ti, è di gran lunga il Paese più colpi- to dalla pandemia. Nella graduatoria relativa ai contagi è infatti il secondo Paese al mondo dopo gli Stati Uniti. In America Latina è seguito, nel nu- mero di positivi, dal Perú, con circa 120.000 casi e 3.456 decessi, dal Cile, con poco meno di 70.000 infetti e 718 vittime e dal Messico con 68.620 positivi e secondo Paese della regio- ne per numero di decessi, 7.394. Il presidente brasiliano, Jair Bol- sonaro, ieri, nonostante il disastro sanitario in cui versa il suo Paese, ha partecipato a una manifestazione con i suoi sostenitori, sfidando gli standard di protezione e le misure di distanziamento sociale per evitare la diffusione del virus. Il capo dello Stato, da sempre contrario alle rego- le di confinamento stabilite dalla maggior parte delle autorità locali in Brasile, è apparso davanti al palazzo presidenziale, nella capitale Brasília, con una maschera bianca sul viso. Ma l’ha tolta rapidamente per salu- tare la folla, stringere la mano e ab- bracciare i suoi sostenitori e addirit- tura prendere sulle spalle alcuni bambini. PER LA CURA DELLA CASA COMUNE Molteplici iniziative in Asia D ifendere curare, amare PAOLO AFFATATO A PAGINA 8 Il 25 maggio 1938 nasceva Raymond Carver Il fascino di una presenza SAVERIO SIMONELLI A PAGINA 6 San Filippo Neri FABIO COLAGRANDE A PAGINA 10 ALLINTERNO #CantiereGiovani PER COSTRUIRE E ALIMENTARE UNALLEANZA TRA LE GENERAZIONI LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Gli effetti del lockdown nelle comunità religiose Il valore irrinunciabile della relazione pastorale GIUSEPPE CREA A PAGINA 3 PAGINA 7 Lettera pontificia per i venticinque anni della «Ut unum sint» Gesti profetici sulla strada verso l’unità PAGINA 10 NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha nominato Membro Ordinario della Pon- tificia Accademia delle Scienze l’Illustrissimo Professore Eric Steven Lander, Presidente e Direttore Fondatore del “Broad Institute of Massachu- setts Institute of Technology and Harvard” (Cambridge, Stati Uniti d’America). CONTINUA A PAGINA 2

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 118 (48.442) Città del Vaticano lunedì-martedì 25-26 maggio 2020

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Al Regina Caeli il Papa ricorda la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali e il quinto anniversario della «Laudato si’»

Per la cura della Terra e dei poveriVicinanza e sostegno ai cattolici cinesi nelle prove della vita

Il Papa ha fatto propria e rilanciatol’iniziativa dell’Anno speciale indettodal Dicastero per il servizio dellosviluppo umano integrale in occasio-ne del quinto anniversario dellaLaudato si’. Sarà un tempo di rifles-sione sui contenuti di un documentocon cui — ha detto — «si è cercato dirichiamare l’attenzione al grido dellaTerra e dei poveri» guardando non

soltanto alla tutela dell’ambiente maanche alla difesa «dei nostri fratelli esorelle più fragili».

D ell’attualità dell’enciclica sullacura della casa comune il Ponteficeha parlato al termine del ReginaCaeli di domenica 24 maggio, datain cui in Italia e in altri Paesi si è ce-lebrata la solennità dell’Ascensione,alla quale Francesco ha dedicato la

riflessione che ha preceduto l’antifo-na mariana recitata dalla sua Biblio-teca privata. Al termine — prima diaffacciarsi dalla finestra per imparti-re la benedizione su piazza San Pie-tro dove per la prima volta dall’ini-zio della pandemia ha potuto radu-narsi un piccolo gruppo di personegrazie all’allentamento delle misuredi sicurezza adottate per contrastarela diffusione del coronavirus — il Pa-pa ha voluto unirsi spiritualmente aifedeli che in ogni parte del «grandePaese» asiatico «celebrano, con par-ticolare devozione, la festa dellaBeata Vergine Maria, aiuto dei cri-stiani e Patrona della Cina, veneratanel santuario di Sheshan a Shan-ghai». Francesco ha invocato la suaprotezione per i pastori e per tutti icattolici cinesi, «perché siano fortinella fede e saldi nell’unione frater-na, gioiosi testimoni e promotori dicarità e di speranza fraterna e buonicittadini». La Chiesa universale, haassicurato, «vi accompagna con lapreghiera per una nuova effusione

dello Spirito Santo, affinché in voipossano risplendere la luce e la bel-lezza del Vangelo, potenza di Dioper la salvezza di chiunque crede».

Successivamente il Pontefice haaffidato «all’intercessione di MariaAusiliatrice tutti i discepoli del Si-gnore e tutte le persone di buonavolontà che, in questo tempo diffici-le, in ogni parte del mondo lavoranocon passione e impegno per la pace,per il dialogo tra le nazioni, per ilservizio ai poveri, per la custodia delcreato e per la vittoria dell’umanitàsu ogni malattia del corpo, del cuoree dell’anima», rivolgendo un pensie-ro particolare alla famiglia salesiana.Quindi ha ricordato la Giornatamondiale delle comunicazioni socialie, prima del riferimento alla Laudatosi’, ha salutato la comunità diocesa-na di Acerra, in Campania, dove acausa del covid-19 non si è potutorecare in visita come era stato pro-grammato.

PAGINA 10

Nel messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali

Tessere nella condivisioneuna nuova storia

di PAOLO RUFFINI

Condividere è la parola chia-ve: questo è quel che PapaFrancesco, nel suo messag-

gio di quest’anno, ci invita a fare: acondividere narrandola la nostrastoria, a condividere ascoltandolala storia degli altri e a tessere, nellacondivisione, una storia nuova.

Condividere tra di noi e condivi-dere con Dio: questa è la strada.

Raccontarci a Dio per dare aogni storia un senso, un dinami-smo, una prospettiva di redenzio-ne.

C’è un passaggio molto bello nelmessaggio.

È quello dove il Papa dice: «ALui (al Signore) possiamo narrarele storie che viviamo, a lui possia-mo portare le persone, affidare lesituazioni. Con Lui possiamo rian-nodare il tessuto della vita, ricu-cendo le rotture e gli strappi».

In questi giorni di tribolazione acausa del coronavirus abbiamo tutti— chi più chi meno — sfogliato l’al-bum dei nostri ricordi.

Abbiamo riflettuto sulle nostrevite; sulle occasioni che abbiamosaputo cogliere, e su quelle che in-vece abbiamo perduto, sprecato.

Abbiamo ripensato al vissuto, erimpianto il non vissuto.

Abbiamo raccontato storie cheabbiamo attraversato e immaginatocammini che non abbiamo percor-so.

Abbiamo benedetto la civiltà di-gitale per la condivisione che ci haconsentito, e per le distanze che haannullato.

Ma abbiamo temuto anche il ri-schio che la dimensione da remoto

finisca con il sostituirsi definitiva-mente alla prossimità corporea.

Abbiamo applaudito in questesettimane al fiorire di iniziativespontanee, capaci di unire ciò cheprima era diviso, di chiamare a rac-colta gli uomini e le donne di buo-na volontà.

Siamo rabbrividiti, anche, difronte al marcire di rancori mai so-piti, alla rinascita di pregiudizi, alrisorgere della tentazione di risol-vere tutto additando questo o quelcapro espiatorio.

Separati gli uni dagli altri, ab-biamo riscoperto soprattutto la bel-lezza del noi, la bellezza — nel “co-m u n i c a re ” con Dio — di parlargli alplurale, di parlargli di noi, dellenostre paure, delle nostre preoccu-pazioni, delle nostre aspettative.Senza separare le mie da quelle de-gli altri.

Facendo esperienza della separa-zione, abbiamo capito il senso del-la comunione.

Abbiamo misurato la distanzafra quel che credevamo ci unisse equel che ci unisce davvero.

Senza la capacità di ricondurrel’esperienza ad unità, non c’è sa-pienza, e nemmeno conoscenza;tutto si riduce ad una elencazionedi fatti senza storia.

In questi giorni forse lo abbiamocapito di più, ma siamo sempre difronte allo stesso bivio.

Riguarda la direzione da dare al-le cose. Verso il bene o verso il ma-le.

Così è anche nella comunicazio-ne. Possiamo affidarci solo alla tec-nologia, o darle una anima.

«Laudato si’», enciclicaper guardare al futuro

dopo la pandemia

Il sogno di Romano Guardini

Il 1° agosto 1964 il grande teologo Romano Guardini appunta sul suo diarioqueste brevi righe che nell’occasione della Giornata mondiale delle comunicazio-ni sociali, alla luce del messaggio scritto appositamente dal Papa, assumonoun significato se possibile ancora più forte.

Stanotte, ma verso mattina, all’ora, dei sogni, ne ho fatto uno an-ch’io. Che cosa vi si svolgeva, non lo so più, ma era un qualche di-scorso; e se fosse fatto a me, o da me, anche questo non lo so più.

Però vi si diceva che, quando un uomo nasce, gli viene consegnata unaparola, ed era chiaro che cosa significasse: non era soltanto un carattere,ma una parola. Essa viene pronunziata all’interno della essenza dell’uo-mo, ed è come la parola d’ordine per tutto quanto poi accade; è insiemeforza e debolezza, è compito e promessa, è protezione e minaccia. Tuttociò che avviene nel corso degli anni, è conseguenza di questa parola, èsuo commento e adempimento. E avviene perciò che colui cui essa è statadetta, ogni uomo, poiché ad ognuno ne viene singolarmente detta una, lacomprenda e con essa venga ad accordarsi. E sarà forse questa parola adessere il fondamento di ciò che un giorno il Giudice gli dirà.

di ANDREA TORNIELLI

Ricordare i cinque anni dellaLaudato si’ non è una cele-brazione rituale. La settima-

na e poi l’anno dedicato all’encicli-ca rappresentano una sorta di veri-fica per raccogliere iniziative, idee,esperienze, buone pratiche. Sonoun modo per condividere ciò che ildocumento ha messo in moto nellecomunità, nei territori, in tutto ilmondo. E per riflettere sulla suaattualità nel momento presente,mentre il mondo intero combattecontro la pandemia del covid-19.

Uno dei meriti dell’ampio testopapale, che parte dai fondamentidel rapporto tra le creature e ilCreatore, è l’averci fatto compren-dere che tutto è connesso: non esi-ste una questione ambientale sepa-rata da quella sociale e i cambia-menti climatici, le migrazioni, leguerre, la povertà e il sottosvilupposono manifestazioni di un’unicacrisi che prima di essere ecologicaè, alla sua radice, una crisi etica,culturale e spirituale. Si tratta diuno sguardo profondamente reali-

stico. Laudato si’ non nasce da no-stalgie per far tornare indietrol’orologio della storia e riportarci aforme di vita pre-industriali, ma in-dividua e descrive i processi di au-to-distruzione innescati dalla ricer-ca del profitto immediato, e delmercato divinizzato. La radice delproblema ecologico, scrive PapaFrancesco, sta proprio nel fatto che«vi è un modo di comprendere lavita e l’azione umana che è deviatoe contraddice la realtà fino al pun-to di rovinarla».

Ripartire dalla realtà significa fa-re i conti con l’oggettività dellacondizione umana, a partire dal ri-conoscimento della limitatezza delmondo e delle sue risorse. Significastar lontani dalla cieca fiducia rap-presentata dal “paradigma tecno-cratico” che, afferma il Papa se-guendo le orme di Romano Guar-dini, «ha finito per collocare la ra-gione tecnica al di sopra della real-tà, tanto che non sente più la natu-ra né come norma valida, né comevivente rifugio». L’intervento del-l’uomo sulla natura, leggiamo an-cora nell’enciclica, «si è sempre ve-rificato, ma per molto tempo haavuto la caratteristica di accompa-gnare, di assecondare le possibilitàofferte dalle cose stesse. Si trattavadi ricevere quello che la realtà na-turale da sé permette, come ten-dendo la mano. Viceversa, ora ciòche interessa è estrarre tutto quan-to è possibile dalle cose attraversol’imposizione della mano umana,che tende ad ignorare o a dimenti-care la realtà stessa di ciò che hadinanzi». Per questo «è giunto ilmomento di prestare nuovamenteattenzione alla realtà con i limitiche essa impone, i quali a loro vol-ta costituiscono la possibilità diuno sviluppo umano e sociale piùsano e fecondo».

La crisi che stiamo vivendo acausa della pandemia ha reso tuttociò ancora più evidente: «Siamoandati avanti a tutta velocità — hadetto il Papa lo scorso 27 marzodurante la Statio Orbis — senten-doci forti e capaci in tutto. Avididi guadagno, ci siamo lasciati as-sorbire dalle cose e frastornare dal-la fretta… non ci siamo ridestati difronte a guerre e ingiustizie plane-tarie, non abbiamo ascoltato il gri-do dei poveri, e del nostro pianetagravemente malato. Abbiamo pro-seguito imperterriti, pensando dirimanere sempre sani in un mondomalato». Sempre nel corso diquell’intenso momento di preghieraper invocare la fine di una pande-mia che ci ha fatto risvegliare tuttifragili e indifesi, Francesco ha ri-cordato che siamo chiamati «a co-gliere questo tempo di prova comeun tempo di scelta… il tempo discegliere che cosa conta e che cosapassa, di separare ciò che è neces-sario da ciò che non lo è». Laudatosi’ ci guida nel ripensare societàdove la vita umana, specie quelladei più deboli, sia difesa; dove tuttiabbiano accesso alle cure, dove lepersone non siano mai scartate e lanatura non sia indiscriminatamentedepredata ma coltivata e custoditaper chi verrà dopo di noi.

CO N T I N UA A PA G I N A 4

Con lo sguardodi GesùIl testo inedito di PapaFrancesco per il volume«Diversi e uniti. Com-unicoquindi sono» dedicatoalla comunicazionee alle relazioni umane

«Diversi e uniti. Com-unico quindi sono» è il nuovo volume pubblicatodalla Libreria editrice vaticana – Dicastero per la comunicazione dellaSanta Sede. Il libro fa parte della collana «Scambio dei doni» e contiene,oltre a discorsi e interventi del Santo Padre sul tema della comunicazionee delle relazioni umane, anche un testo inedito dal titolo «Con lo sguar-do di Gesù». Nello stile della collana, caratterizzata da una forte vocazio-ne ecumenica, il volume è introdotto da un testo di Justin Welby, Arcive-scovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana.

PAGINE 4 E 5

Il Brasile secondo solo agli Stati Uniti per numero di contagi

Più di 40.000 mortiin America Latina e CaraibiBRASÍLIA, 25. Sono più di 40.000 lepersone che in America Latina e neiPaesi caraibici, fino a oggi, hannoperso la vita per cause riconducibilial covid-19. Il bilancio delle vittimenella regione è raddoppiato in duesettimane, dato che ha portato l’O r-ganizzazione mondiale della sanità(Oms), venerdì della scorsa settima-na, a dichiarare l’America Latina ilnuovo epicentro globale della pan-demia.

Nella regione, il Brasile, con22.666 morti e 363.211 casi conferma-ti, è di gran lunga il Paese più colpi-to dalla pandemia. Nella graduatoriarelativa ai contagi è infatti il secondoPaese al mondo dopo gli Stati Uniti.In America Latina è seguito, nel nu-mero di positivi, dal Perú, con circa120.000 casi e 3.456 decessi, dal Cile,con poco meno di 70.000 infetti e718 vittime e dal Messico con 68.620positivi e secondo Paese della regio-ne per numero di decessi, 7.394.

Il presidente brasiliano, Jair Bol-sonaro, ieri, nonostante il disastrosanitario in cui versa il suo Paese, hapartecipato a una manifestazionecon i suoi sostenitori, sfidando glistandard di protezione e le misure didistanziamento sociale per evitare ladiffusione del virus. Il capo dello

Stato, da sempre contrario alle rego-le di confinamento stabilite dallamaggior parte delle autorità locali inBrasile, è apparso davanti al palazzopresidenziale, nella capitale Brasília,con una maschera bianca sul viso.Ma l’ha tolta rapidamente per salu-tare la folla, stringere la mano e ab-bracciare i suoi sostenitori e addirit-tura prendere sulle spalle alcunibambini.

PER LA CURADELLA CASA COMUNE

Molteplici iniziative in Asia

D ifenderecurare, amare

PAOLO AF FATAT O A PA G I N A 8

Il 25 maggio 1938 nascevaRaymond Carver

Il fascinodi una presenza

SAV E R I O SIMONELLI A PA G I N A 6

San Filippo NeriFABIO COLAGRANDE A PA G I N A 10

ALL’INTERNO

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R EUN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Gli effetti del lockdownnelle comunità religiose

Il valore irrinunciabiledella relazione pastorale

GIUSEPPE CREA A PA G I N A 3

PAGINA 7

Lettera pontificia per i venticinque anni della «Ut unum sint»

Gesti profetici sulla strada verso l’unità

PAGINA 10

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha nominatoMembro Ordinario della Pon-tificia Accademia delle Scienzel’Illustrissimo Professore EricSteven Lander, Presidente eDirettore Fondatore del“Broad Institute of Massachu-setts Institute of Technologyand Harvard” (Cambridge,Stati Uniti d’America).

CO N T I N UA A PA G I N A 2

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 lunedì-martedì 25-26 maggio 2020

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Per Schäuble se si fallisce di fronte a questa crisi il tempo dell’Europa è alla fine

Il Bundestag si schieracon il piano Merkel-Macron

Tasso di mortalità più basso

L’Africa si difende megliodal virus

BRUXELLES, 25. Il presidente delBundestag (Parlamento federale te-desco), Wolfgang Schäuble, si èschierato apertamente a favore dellaproposta Merkel-Macron su unRecovery Fund per la ripresa econo-mica post coronavirus basato su aiutie non su prestiti. «Se falliamo difronte a questa crisi, il tempodell’Europa è alla fine», ha detto ieriSchäuble al domenicale tedesco«Welt am Sonntag».

«Stiamo vivendo un crollo econo-mico che non abbiamo mai vissutoprima nella nostra epoca. E si vedesolo il principio degli effetti che neseguiranno nella società», ha affer-mato. «Allo stesso tempo — ha ag-giunto — si spostano gli equilibriglobali. Se l’Europa vuole avere unachance deve agire adesso in modosolidale ed efficace». Il politico dellaCdu ha poi sottolineato che conquesta proposta «non mutualizzere-mo i vecchi debiti». «Ma la Com-missione — ha incalzato — p orteràavanti la ripresa europea. Altri pre-stiti agli Stati membri sarebbero unadimostrazione di indifferenza e nondi sostegno». Per Schaeuble, non c’èda temere: l’impiego dei soldi euro-pei «sarà comunque controllato dal-la Commissione europea».

Il progetto di Merkel e Macron èstato contestato dai 4 Paesi “f ru g a l i ”europei: Austria, Paesi Bassi, Dani-marca e Svezia, che sabato hannolanciato la loro controproposta. Unpiano che prevede numerosi paletti.

Mercoledì prossimo la Commis-sione europea presenterà la propriaproposta sul Recovery fund, il quar-to strumento del pacchetto anticrisiUe, e probabilmente anche sul Mul-tiannual financial framework, il bi-lancio comunitario 2021-2027. Propo-ste che poi finiranno sul tavolo deicapi di Stato e di governo riuniti nelConsiglio europeo, che dovrebberoesaminarla nell’appuntamento del 17e 18 giugno, a Bruxelles.

La Germania ha registrato nelleultime 24 ore 289 nuovi casi di coro-navirus e dieci decessi legati allapandemia. Dall’inizio dell’e m e rg e n z asanitaria, secondo l’Istituto RobertKoch, sono 178.570 i casi e 8.257 idecessi per complicanze provocate

dal coronavirus. La Baviera è semprela regione più colpita, mentre Berli-no registra 6.642 casi e 191 decessi.

La Gran Bretagna, invece è prontaper entrare nella fase 2. Lo ha dettoil premier britannico, Boris Johnson,precisando che verranno allentate al-cune misure di lockdown. Previstaanche la riapertura di alcune scuole— ma non tutte — dal prossimo pri-mo giugno. Una riapertura che do-vrà essere cauta e riguarderà le classielementari e primarie, ma non le se-condarie. Johnson ha detto che nelleultime ore ci sono stati 118 morti,che portano il totale dei decessi nelRegno Unito a 36.793.

In Francia c’è stata una piccolainversione di tendenza nel trend po-sitivo sull’epidemia di covid-19, conun aumento di 7 ricoverati. Dal 14aprile la tendenza era al ribasso.

Contagi che invece diminuisconoin Italia. Riflettori puntati sullaLombardia dove a fare scalpore è ildato di zero decessi sul quale, però,si stanno concentrando le verifiche.L’assenza di nuovi decessi potrebbeinfatti essere causata dalla mancatatrasmissione dei dati dalla rete ospe-daliera e dalle anagrafi dei Comuni.

Oggi, intanto, parte l’indagineepidemiologica su scala nazionale at-traverso test sierologici su un cam-pione di 150.000 persone distribuitein duemila comuni italiani.Poliziotti tedeschi schierati di fronte al Reichstag a Berlino (Epa)

GINEVRA, 25. Il coronavirus «sem-bra aver preso una strada diversain Africa», dove ha impiegato nonmeno di 14 settimane per contagia-re — in tutto il continente di 1,3 mi-liardi di abitanti — 100.000 perso-ne. È quanto osserva l’O rganizza-zione mondiale della Sanità(Oms), facendo notare che il virusha causato finora «solo 3.100» vitti-me, malgrado la fragilità dei servizi

sanitari e una diffusione pressochénulla dei test.

Il numero di casi, rileva l’O ms,non è cresciuto allo stesso tassoesponenziale di altre regioni e«l’Africa non ha conosciuto lamortalità che si è vista in altre partidel mondo». Inoltre, in tutto ilcontinente, sono già 41.437 i guaritiufficialmente dal covid-19 nellostesso lasso di tempo. Una parte ri-levante, secondo l’agenzia Onu, lagiocano i fattori demografici. Di-fatti oltre il 60 per cento della po-polazione ha meno di 25 anni dietà. Altro fattore, la velocità di rea-zione di alcuni governi africani chesono ricorsi tempestivamente allemisure di lockdown.

Nel frattempo il Sud Africa —che resta il Paese con il maggiornumero di casi nel continente — siavvia verso la riapertura, nonostan-te abbia superato i 20 mila contagi.Il Paese è pronto a far ripartirel’economia dal primo giugno. Loha annunciato il presidente CyrilRamaphosa, promettendo il vacci-no gratuito per tutti appena saràdisponibile. I casi di covid-19 perònon accennano a diminuire.

Intanto, oggi si celebra la gior-nata mondiale dell’Africa, anniver-sario della nascita dell’O rganizza-zione dell’Unità Africana, fondatail 25 maggio del 1963 (oggi UnioneAfricana, ufficialmente nata nel2002).Più di 40.000

mortiin America Latina

e Caraibi

Come nel resto del mondo anchein America Latina l’economia sta su-bendo danni gravissimi a causa dellapandemia. Secondo l’O rganizzazio-ne internazionale del lavoro (Oil) ela Commissione economica perl’America Latina (Cepal), la crisieconomica portata dal covid-19, cheva ad aggiungersi alle grandi diffi-coltà preesistenti nella maggior partedei Paesi latinoamericani, dovrebbecausare quest’anno 11,5 milioni dinuovi disoccupati nella regione.

Intanto a livello politico si registraun’interessante iniziativa dei parla-mentari di 10 Paesi latinoamericaniche il 28 maggio, in conferenza vir-tuale, proporranno soluzioni e misu-re per alleviare le conseguenze dellapandemia nella regione. Su iniziativadella presidente della Camera deideputati del Messico, Laura Rojas, edel suo omologo argentino SergioMassa, si incontreranno i leader legi-slativi di Messico, Argentina, Brasile,Cile, Colombia, Ecuador, Uruguay,Panama, Costa Rica e Cuba. «L’at-tuale pandemia è la più grande sfidafinora del XXI secolo; un’e m e rg e n z ache non ha confini, una crisi globalesenza precedenti, il cui impatto hasconvolto le sfere economiche, poli-tiche e sociali», ha spiegato Rojas,aggiungendo che i singoli Congressidovrebbero collaborare «con l’obiet-tivo di rafforzare i legami e i mecca-nismi di cooperazione per protegge-re le proprie popolazioni».

La Casa Bianca vieta l’ingresso ai cittadini stranieri provenienti dal Brasile

Usa vicini alle centomila vittime

Distanziamento sociale a Brooklyn (Reuters)

L’India segna un nuovo record di casiSviluppato in Cina un sistema di previsione della diffusione del covid-19

Ankara prolungale misure

di contenimento

AN KA R A , 25. Prosegue fino allamezzanotte di domani in Turchia ilcoprifuoco di quattro giorni percontrastare la diffusione del covid-19. Il lockdown generalizzato coin-cide con la festività islamica del-l’Eid al-Fitr, che segna la fine delmese di Ramadan. Dopo la ripresamercoledì delle attività, Ankarapunta a un progressivo ritorno allanormalità, anche se il presidenteRecep Tayyip Erdoğan ha precisatoche misure di prevenzione e distan-ziamento sociale verranno comun-que previste nei prossimi mesi. Inparticolare, da venerdì è attesa lariapertura delle moschee, in coinci-denza con la grande preghiera set-timanale, nonché nell’anniversariodella conquista ottomana di Co-stantinop oli.

Anche l’Arabia Saudita ha impo-sto sin da ieri un coprifuoco di cin-que giorni, 24 ore su 24, poiché leinfezioni sono più che quadruplica-te dall’inizio del Ramadan, rag-giungendo quota 68.000, il datopiù alto tra i Paesi del Golfo. Co-me sempre, nelle due sante mo-schee nelle città di Mecca e Medi-na sono in programma le tradizio-nali preghiere per l’Eid al-Fitr, maquest’anno senza fedeli, come han-no decretato le autorità.

WASHINGTON, 25. «Stati Uniti vici-ni alle centomila vittime, una perdi-ta incalcolabile». Così ieri mattinatitolava il «New York Times», inuna delle copertine più dolorosedella sua storia, rendendo omaggioalle quasi 100.000 persone morteper coronavirus nel Paese fino a og-gi. Sotto il titolo un lungo elencodi nomi, quello di un migliaio dicittadini statunitensi, solo una par-te, l’1 per cento, di quelli uccisi dalcovid-19. «I numeri da soli rendonoimpossibile misurare l’impatto delcoronavirus negli Stati Uniti, che sitratti del numero di pazienti, di la-vori persi o di vite abbreviate»,spiega ancora il giornale newyorke-se in prima pagina. L’iniziativa edi-toriale arriva mentre gli Stati Uniticelebrano il fine settimana lungodel Memorial Day, il giorno dedica-to ai militari caduti in guerra.

Fortunatamente il numero deidecessi giornalieri sta scendendoinesorabilmente. Con i 638 morticonteggiati dalla Johns HopkinsUniversity nelle ultime 24 ore, ilnumero delle vittime nel Paese si èattestato a 97.722. Il numero di casiha raggiunto 1.643.499 unità.

Dalla scorsa settimana tutti i cin-quanta Stati americani hanno datoil via a una riapertura delle attività.Il timore per un’eventuale secondaondata, qualora non venissero ri-spettate le importanti misure di si-curezza sanitaria, è elevato. Le im-magini delle spiagge invase nel finesettimana hanno destato l’allarme.

Migliaia di persone si sono riversa-te sui litorali americani senza ma-scherina e senza rispettare il distan-ziamento sociale, facendo temere ilpeggio, ovvero un nuovo balzo deicasi. E proprio negli Stati che perprimi hanno riaperto i positivi sono

in aumento. Secondo gli esperti ilfattore è stato determinato in parteper la maggiore disponibilità ditest, ma in parte perché gli appellial rispetto delle regole di base sonocaduti nel vuoto. L’Arkansas halanciato l’allarme per una possibile

seconda ondata. Negli ultimi giorniil numero di casi è infatti schizzato.

Intanto ieri, come paventato neigiorni precedenti, il presidenteTrump ha stabilito, a partire dal 28maggio, il divieto di ingresso ai cit-tadini stranieri che sono stati inBrasile, nazione diventata il nuovoepicentro del virus, nei 14 giorniprecedenti alla data della domandadi ammissione negli Stati Uniti. Arenderlo noto una dichiarazionedella portavoce della Casa BiancaKayleigh McEnany. «L’azione dioggi contribuirà a garantire che glistranieri che sono stati in Brasilenon diventino una fonte di ulterioriinfezioni nel nostro Paese. Questenuove restrizioni non si applicanoal flusso degli scambi tra i due Pae-si» si legge nel testo.

Sulla decisione dell’amministra-zione statunitense, che già in passa-to aveva interdetto l’ingresso a chiprovenisse dall’Europa e dalla Ci-na, ieri si è pronunciato anche ilconsigliere per la sicurezza naziona-le della Casa Bianca, RobertO’Brien, il quale nei giorni scorsiaveva annunciato di lavorare sulprovvedimento. «Speriamo che nonsia definitivo, ma a causa della si-tuazione in Brasile, prenderemo lemisure necessarie per proteggere lapopolazione americana», aveva an-ticipato alla rete locale della«Cbs». O’Brien, da parte sua, haannunciato che Washington invierànel Paese latinoamericano respirato-ri per i pazienti positivi al covid-19.

NEW DELHI, 25. Ancora record di contagi da co-vid-19 in India, dove oltre quattromila personehanno perso la vita per complicanze legate alcoronavirus. Lo ha reso noto il ministero dellaSanità, parlando di 154 decessi in un solo giornoe di 138.845 contagiati, 6.977 in più rispetto a ie-ri. Si tratta del più elevato aumento giornalieromai segnato dall’inizio della pandemia nel Pae-se. Nonostante i dati, da oggi però dovrebberoriprendere i collegamenti aerei interni.

In Pakistan invece sono state rilevate 1.748 ca-si nelle ultime 24 ore. I contagi salgono così aquota 56.349. Contestualmente, si registrano 34nuovi decessi per un totale di 1.167 vittime.

Il Giappone ha registrato, intanto, 28 nuovicasi e 12 decessi negli ultimi giorni. Il bilancio èdi 17.263 contagi, mentre il totale dei decessi haraggiunto quota 833. A Tokyo sono stati regi-strati solo due nuovi casi, il livello più bassodall’entrata in vigore dello stato d’emergenza. Ilgoverno dovrebbe revocare domani lo statod’emergenza nell’Hokkaido, a Tokyo e in tre vi-cine prefetture. L’impatto economico della pan-demia si fa però sentire pesantemente in Giap-pone, dove sono stati persi circa 10 mila posti dil a v o ro .

In Cina si attende, oggi, il lancio di un siste-ma capace di prevedere la diffusione del covid-19 a livello globale. Lo hanno annunciato alcuni

ricercatori cinesi. Il sistema prevede il numerogiornaliero di casi per 30 giorni consecutivi dioltre 180 Paesi in tutto il mondo, tenendo contodell’impatto delle condizioni climatiche e am-bientali, della densità della popolazione e dellemisure di controllo dei governi. Intanto la diret-trice dell’Istituto di virologia di Wuhan respingele accuse degli Stati Uniti che indicano il labo-ratorio cinese come possibile origine del virus.«Il covid-19 non è arrivato da qui», ha assicura-to, definendo le accuse una «pura montatura» enegando ogni responsabilità. «L’istituto — spie-ga — possiede tre ceppi vivi di coronavirus rica-vati da pipistrelli, ma nessuno di questi corri-sponde a quello che ha causato la pandemia».

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

Page 3: Per la cura della Terra e dei poveri · 2020. 5. 25. · sione sui contenuti di un documento ... per guardare al futuro dopo la pandemia Il sogno di Romano Guardini Il 1° agosto

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 25-26 maggio 2020 pagina 3

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroica-

mente in quest’affare, ma: quale potrà essere la vita della generazione che

viene» (D. Bonhoeffer)

Una ricerca sugli effetti del lockdown nelle comunità religiose e nelle loro guide

Il valore irrinunciabiledella relazione pastorale

di GIUSEPPE CREA*

Stiamo vivendo un tempo spe-ciale, che ci ricorda la preca-rietà della vita umana, e ci sol-

lecita a riscoprire il senso di ciò chel’umanità intera sta vivendo in giroper il mondo. Nelle famiglie, nellascuola, nel lavoro, come anche nellaChiesa. È un tempo duro, fatto diincertezze sociali del tutto inedite,che hanno intaccato tanti aspettidella vita, ma soprattutto hanno ob-bligato un po’ tutti a rivedere il sen-so dei rapporti di vicinanza. Siamofatti per entrare in relazione gli unicon gli altri, l’annuncio del Vangeloè relazione, ma in questo tempo dipandemia è proprio alla distanzache si rivolgono le restrizioni dellaquarantena prima, e della fase dellaripresa adesso.

«Quando abbiamo iniziato illo ckdown nella nostra parrocchia,racconta un parroco, ci siamo chie-sti cosa avremmo potuto fare. Cisiamo inventati tante cose nuove,catechesi a distanza, celebrazioni instreaming, ma con il passare deltempo ci siamo accorti che… nonera la stessa cosa. C’era qualcosache mancava: le drammatiche scenedel coronavirus ci raccontavano del-le richieste di aiuto della nostra gen-te, e allo stesso tempo si avvertivaforte il senso di impotenza, l’imp os-sibilità di poter fare qualcosa».

Capire ciò che succedeper reagire

in modo costruttivo

Trovarsi davanti ad una chiesachiusa ai fedeli è stato certamentetraumatico per quanti avevano l’abi-tudine di trovare nella propria co-munità ecclesiale un baluardo di di-fesa dalle proprie incertezze ma an-che una parola di conforto e di so-stegno per andare avanti nelle vi-cende difficili della vita. Ancor dipiù per quanti lavorano nella pasto-rale o sono impegnati in opere dicarità con le loro comunità religiose:vedersi obbligati a celebrare in unachiesa vuota o al massimo animatadalle foto delle persone che abitual-mente sedevano tra i banchi, è stataun’esperienza scioccante e destabi-lizzante.

In una ricerca portata avantidall’Università salesiana, in collabo-razione con La Sapienza di Roma,si è voluto esplorare l’impatto psico-logico che questa condizione diquarantena ha avuto tra coloro chedi solito sono chiamati a vivere lerelazioni come un trampolino perl’evangelizzazione. La ricerca, di cuiriportiamo alcune anticipazioni deirisultati, è parte di un progetto piùampio di indagine, che sarà pubbli-cato a breve nell’«European Journalof Personality», dal titolo Moral di-sengagement and generalized socialtrust as mediators and moderators ofrule respecting behaviors during covid-19 outbreak. Uno studio inteso comeuna finestra su ciò che stava succe-dendo, per capire e per prepararsi areagire in modo costruttivo, soprat-tutto ora che tanti ambienti, di cul-to, oratori, conventi, stanno tornan-do a riaprire.

Dalla parte di pastorisenza popolo

Gli obiettivi di questa ricerca sifocalizzano essenzialmente su questidue aspetti. Da una parte, rivelarequanto l’impatto psicologico delleforti limitazioni sociali abbia incisosulla capacità di adattamento dellepersone, e dall’altra mettere in evi-denza come gli aspetti motivantidella vita pastorale, soprattuttoquelli che animano il ministero sa-cerdotale e il servizio di carità, sianostati spinte educative per nuove op-portunità di adattamento costrutti-vo.

«Una familiarità senza comunità,senza Chiesa, senza i sacramenti, èpericolosa», avvertiva Papa France-sco nella sua omelia del 17 aprile.Era un pericolo che già da tempotanti operatori della pastorale avver-tivano, oberati da un lavoro cheportavano avanti… senza la presen-

za della gente, con le porte dellechiese chiuse.

Ben presto si sono accorti di tro-varsi in una condizione che risultavaessere del tutto paradossale: doveva-no lavorare senza il popolo, senzapoter contattare la gente, visitarla,accompagnarla, guidarla, ascoltarla.Con un senso di frustrazione cre-scente che a volte si è tramutato infallimento, senso di colpa, soprattut-to quando si sono resi conto che ilpastoral lockdown voleva dire chiusu-ra di tutto, punto e basta!

Tale disorientamento psicologicoè confermato dalle risposte dei 205sacerdoti e religiose impegnati nellapastorale, che hanno partecipato al-la ricerca, un gruppo di tutte le età,tra i 20 e gli 88 anni. Tutti con ungran desiderio nel cuore, di potercondividere la loro esperienza di“evangelizzazione del silenzio”, co-me l’ha definita uno di loro. Maquali sono i punti specifici che sonoemersi da questa indagine? Provia-mo a sintetizzarli.

Lo studio ha permesso di rilevarecome la loro “fiducia sociale” fossecondizionata dalle informazioni chericevevano sulla gravità della situa-zione, ma anche dal modo con cuipercepivano sé stessi e la loro auto-stima. La loro ansia era maggiore sesi percepivano incapaci di regolarel’impatto emotivo dinanzi alle nuo-ve regole costrittive, mentre avevanominori livelli di ansia nella misurain cui manifestavano una buona sti-ma di sé e una buona capacità dia u t o re g o l a z i o n e .

Inoltre, uno degli indicatori divulnerabilità e di stress percepito èstato il senso di solitudine: la “p er-dita” del normale rapporto pastoraleè diventato un’esperienza di isola-mento forzato e di marginalizzazio-ne, che ha alimentato molte insicu-rezze psicologiche: l’incertezza delfuturo, la paura per sé e per i propricari, la lontananza dagli affetti, an-che quelli più importanti, la priva-zione della libertà di compiere leazioni più banali come quelladell’accoglienza in una chiesa o lacelebrazione della confessione. Inun certo qual modo la vita di questipastori è stata come stravolta daun’esperienza di perdita, o megliodalle tante perdite sperimentate inquesto tempo di coronavirus. Delresto tanti di loro hanno vissuto davicino vere e proprie condizionitraumatiche. «La mia chiesa era sta-ta trasformata in un obitorio», dice-va un parroco della diocesi di Ber-gamo dove avevano ammassato de-cine e decine di bare. Il trauma,sappiamo bene, non è solo l’esp e-rienza fisica subita, ma è avvallatodal fatto di esserci nelle situazionidolorose, e sentirsi impotenti di po-ter reagire.

Questi vissuti altamente stressantihanno inciso sul proprio benesserepsicofisico, come rivelano alcuni da-ti del nostro studio; insonnia, maldi testa, mal di stomaco, ansia, pa-nico, umore depresso. Ad una do-manda specifica il 63 per cento deipartecipanti alla ricerca si definiva“molto o abbastanza stressato”,mentre il 43 era consapevole di vive-

re in “un livello massimo di stress”.Questi effetti psicosomatici possonocollegarsi con il modo di gestire ilsenso di costrizione sociale e i livellidi inadeguatezza psicologica chequesta sorta di “astinenza da pasto-rale” ha generato nelle persone in-tervistate.

Del resto, ascoltare le tante richie-ste pastorali della gente ed esserecostretti a dire di “no” per le rigideregole della convivenza è stata unagrande forzatura nello stile di vitadi molti operatori della pastorale. Inquesta situazione, dover accettarel’isolamento come regola protettivaper sé e per gli altri era l’unica cosabuona che si potesse fare. Benchéfosse un dato di fatto, però, questoclima di restrizione e di lockdownnon ha fatto che alimentare i livellidi stress e di tensione che questioperatori di aiuto e di dedizionehanno accumulato dentro di loro.

Discernere l’essenzialeper annunziare ancorauna volta la speranza

Ma allora, tutto negativo? No dicerto. Infatti la nostra indagine con-ferma che se da un lato la capacitàregolativa di tanti pastori e religiosedi buona volontà è stata messa adura prova, allo stesso tempo dalleloro risposte si coglie che la quaran-tena non ha spento il loro desideriodi dare un senso prospettico a ciòche hanno vissuto, soprattutto orache riaprendo le chiese devono in-coraggiare i fedeli a tornare a prega-re, prestando però bene attenzionealle regole del distanziamento socia-le!

La ricerca ci dice, quindi, che lacondizione di isolamento pastoraledischiude comunque degli aspetticostruttivi che ora occorre saper di-scernere con pazienza e perseveran-za. Questa volta sono gli stessi pa-stori, religiosi e religiose, a ricordarecon la loro testimonianza di vita co-me le crisi, anche le più dure, diven-tano delle opportunità per aprirsi anuovi orizzonti di senso. Ed è so-prattutto la dimensione spirituale, ilmodo di vivere la fede, a confermar-si come un fattore altamente protet-tivo, che ha permesso loro di ritro-vare giorno dopo giorno il sensodella loro vocazione, anchenell’esperienza limitante della qua-rantena.

Tutto questo è un grosso insegna-mento, soprattutto ora che si riapro-no le chiese: imparare che l’e s t re m afragilità umana sperimentata puòdiventare un’occasione per riscoprireche, anche nel tempo del coronavi-rus, pur tra tante regole di distan-ziamento sociale, continua ad esser-ci quella passione pastorale che ani-ma il cuore di tanti preti e suore de-siderosi di rendere tangibile il voltodi una Chiesa in uscita, anche quan-do umanamente parlando sembrapiù difficile.

*Missionario combonianopsicologo, psicoterapeuta

Decine di morti e sfollati a causa degli scontri tra comunità rivali

Onu, allarme per le violenzein Sud Sudan

Il presidente afghanolibera numerosi detenuti talebani

Il Paese assicura di avere proibito ogni atto persecutorio

Il Myanmar illustra alla Cpiil documento sui rohingya

Nuove protestea Hong Kongcontro la legge

al vaglio di Pechino

JUBA, 25. La violenza ha ripreso adinfiammare il Sud Sudan e non sitratta di scontri politici ma di guerretra comunità rivali, soprattutto per ilcontrollo dei pascoli e dell’acqua. Inparticolare gli scontri più violenti sisono avuti nella provincia di Jonglei,il governatorato del Sudan del Suddove nel 1983 ha avuto inizio laguerra civile.

«La situazione qui è spaventosa»ha dichiarato ieri l’Alto Commissarioper i diritti umani delle Nazioni Uni-

te, Michelle Bachelet. Secondo i datiriferiti dall’Onu, decine di civili sonostati uccisi tra il 16 e il 17 maggio inattacchi in 28 villaggi, molti altri so-no rimasti feriti e a migliaia sono sta-ti costretti ad abbandonare le lorocase e a fuggire. Secondo Bachelet,nel primo trimestre del 2020 la vio-lenza tra comunità in lotta è stata laprincipale fonte di brutalità nei con-fronti di civili. Almento 658 personesono state uccise e 452 ferite, 592 ri-sultano rapite e 65 sono le vittime di

violenza sessuale. L’Onu rilevache nei governatorati di Jonglei edi Pibor anni di insicurezza ali-mentare e di gravi inondazionihanno causato la violenza scop-piata negli ultimi mesi. La naturadi questi conflitti, a lungo motiva-ti dalle tensioni sull’accesso alle ri-sorse naturali, in particolare l’ac-qua e il pascolo per il bestiame,aggiunge Bachelet, «si è evolutanegli ultimi anni, assumendo uncarattere sempre più militarizzatocon tattiche di tipo militare e armidi livello militare». Affinché la pa-ce sia duratura — ha detto Bache-let — «le autorità del Sud Sudandevono agire per porre fine a que-sti cicli di violenza causate da ri-torsioni, anche costringendo i re-sponsabili a renderne conto da-vanti alla giustizia e promuovendola costruzione della pace tra le di-verse comunità».

Dopo aver ricordato la serie diattentati fra metà febbraio e i pri-mi di marzo, in cui hanno persola vita 220 civili e in cui sono sta-te rapite almeno 266 donne, l’altocommissario Bachelet ha sottoli-neato come «la maggior parte diqueste vittime non siano ancorastate liberate dalla prigionia».L’Onu esorta il governo di Juba«a garantire misure contro questaondata di violenza in modo che iresponsabili siano perseguiti e levittime abbiano giustizia».

KABUL, 25. Il presidente dell’Afgha-nistan, Ashraf Ghani, ha dispostoieri la liberazione di circa 2.000 pri-gionieri talebani, come gesto dibuona volontà in risposta all’an-nuncio dei talebani di un cessate ilfuoco durante l’Eid al Fitr, la festarelgiosa per la fine del Ramadan.Lo ha confermato il portavoce pre-sidenziale, Sediq Sediqqi, suTwitter. «Come Governo responsa-bile facciamo un ulteriore passoavanti», ha poi detto Ghani in undiscorso alla Nazione.

Il presidente ha inoltre invitato italebani a procedere con il rilasciodei membri della sicurezza afghanacatturati dagli insorti.

Il cessate il fuoco dei talebani èarrivato al termine di settimane diattacchi intensi in tutto il Paese. At-tacchi culminati con il sanguinoso

attentato al reparto di maternità diun ospedale della capitale, Kabul,che ha provocato la morte di alme-no 24 persone, in particolare neona-ti e mamme.

La dichiarazione di tregua dei ta-lebani, confermata sui social dalportavoce degli insorti, ZabihullahMujahid, è giunta inaspettata. Ilmese scorso, infatti, i talebani ave-vano respinto una richiesta del Go-verno di Kabul per un cessate ilfuoco in tutto il Paese durante ilRamadan, definita dagli insorti«non razionale».

I talebani che si sono detti estra-nei all’attentato di sabato contro ilvice ministro della Sanità, WahidMajroh, rimasto illeso dopo che al-cuni uomini armati hanno sparatoverso l’auto sulla quale viaggiava.

NAY P Y I D AW, 25. Il Myanmar ha as-sicurato di avere messo fine a ogniatto persecutorio contro i rohingya.

Lo ha indicato ieri il Governodel Paese del sudest asiatico in unrapporto depositato presso la Cortepenale internazionale (Cpi) del-l’Aja, che aveva raccomandato alMyanmar di dimostrare di voler tu-telare la minoranza etnica musul-mana nello Stato occidentale delRakhine. Più volte le Nazioni Uni-te hanno definito «genocidio» leviolenze perpetrare contro i rohin-gya dai militari governativi delMyanmar. Violenze, a volta brutali,che dall’agosto del 2017 hanno co-stretto quasi un milione di rohingya— soprattutto donne e bambini — afuggire, nel vicino Bangladesh.

Nel rapporto, il Governo diNaypiyadw ha affermato di avereordinato ai militari di fare cessareogni atto di violenza, vietando lorodi distruggere le prove e proibendoanche l’odio etnico. I contenuti deldocumento sono stati anticipati dauna fonte, che ha chiesto l’anoni-mato, del ministero degli Esteri delMyanmar, citata dall’agenzia distampa turca Anadolu.

Il rapporto, afferma la stessa fon-te, riporta tre direttive impartite loscorso dal presidente del Myanmar,Win Myint, ai militari, accusati da-gli osservatori internazionali di es-sere gli autori delle ripetute violen-

ze, che hanno obbligato i rohingyaalla fuga, e del Governo locale del-lo Stato di Rakhine, dove i musul-mani vivono.

La prima direttiva impone di nondistruggere prove eventuali di geno-cidio, la seconda di impedire achiunque di compiere atti di violen-za e atti di genocidio contro irohingya e la terza di impedire i di-scorsi d’odio nei loro confronti.

Il rapporto depositato, rilevanogli analisti politici, risponde alla ri-chiesta della Corte penale alMyanmar di dimostrare di volereproteggere la minoranza, dopo chelo scorso gennaio il tribunale ha ac-colto un’istanza di «genocidio» de-positata dal Gambia.

Accusa che il Governo diNaypiydaw ha sempre negato, co-me ha anche voluto assicurare dipersona il consigliere di Stato e mi-nistro degli Esteri, Aung San SuuKyi, volata all’Aja lo scorso dicem-bre per esporre le ragioni delMyanmar alla Cpi.

I rohingya, descritti dalle Nazio-ni Unite come il popolo più perse-guitato del mondo, hanno dovutofare fronte a timori di attacchi sem-pre maggiori da quando, nel 2012,decine di persone sono state uccisedurante una campagna militare nelRakhine. Fino alla fuga di massacinque anni dopo.

HONG KONG, 25. Sale la tensionead Hong Kong, dove migliaia dipersone sono scese in strada ieriper protestare contro la nuova leg-ge sulla sicurezza nazionale,all’esame dell’Assemblea Naziona-le del Popolo a Pechino. La poli-zia dell’ex colonia britannica inassetto antosommossa è intervenu-ta per disperdere una manifesta-zione non autorizzata. Gli agentihanno usato spray urticanti, gaslacrimogeni e cannoni ad acqua,mentre i dimostranti hanno messoin campo barricate di fortuna e

blocchi stradali. Oltre 150 dimo-stranti sono stati arrestati.

Se verrà approvata la nuovalegge, che entrerà in vigore senzaun voto del Parlamento di HongKong, gli Usa potrebbero imporresanzioni alla Cina, ha detto Ro-bert O’Brien, consigliere per la Si-curezza nazionale Usa. O’Brienha anche ventilato il ritiro dellostatus speciale commerciale chel’ex colonia ha con gli Usa.

Immediata la replica di Pechi-no. Il consigliere di Stato cinese eministro degli Esteri, Wang Yi, hadichiarato che gli affari di HongKong sono questioni interne dellaCina e non saranno tollerate inter-ferenze esterne. Proprio per que-sto, il ministro ha sostenuto che lasalvaguardia della sicurezza nazio-nale di Hong Kong è diventatauna priorità urgente e deve essererealizzata senza il minimo ritardo.

Wang ha aggiunto che, ricor-dando anche le recenti accuse diTrump sul covid-19, Cina e StatiUniti sono «a un passo da unanuova Guerra fredda».

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pagina 4 lunedì-martedì 25-26 maggio 2020 L’OSSERVATORE ROMANO lunedì-martedì 25-26 maggio 2020 pagina 5

Perdono e riconciliazione

Saper ascoltareper poi parlare

Il testo inedito di Papa Francesco

Con lo sguardo di GesùDE D I C AT O ALLA COMUNICAZIONE E ALLE RELAZIONI UMANE IL NUOVO VOLUME DELLA COLLANA «SCAMBIO DEI D ONI»

Tutti e tre i vangeli sinottici riportano l’episo diodel “giovane ricco”, di quell’uomo (in realtà l’etàesatta non si deduce dalla lettura dei testi) chechiede a Gesù cosa deve fare per ereditare la vitaeterna. C’è un dettaglio in questo breve dialogoche riporta solo il Vangelo di Marco, nel mezzodella conversazione, tra una domanda e una rispo-sta, l’evangelista scrive che «Gesù, fissatolo,l’amò» (Mc 10, 21). Un dettaglio che a me apparedecisivo. Un particolare che dice molto dello stiledi Gesù, di quello stile che è “essenza”, “sostanza”e ci indica una via per vivere da veri uomini nelmondo. Essere uomini vuol dire comunicare, entra-re in contatto con il mondo e con gli altri e co-struire relazioni.

Mentre i due parlano, Gesù non sta soltantopensando a quello che vuole dire al suo interlocu-tore, ma sta pensando a lui, a chi ha davanti, anzi,prima ancora di pensare, lo guarda, lo fissa, conamore. Questo stile Gesù lo ha mostrato non solocon il giovane ricco ma con tutte le persone che haincontrato. In fondo il Vangelo è (anche) il rac-conto dei tanti incontri di Gesù lungo il suo cam-mino per le vie della Palestina. In alcuni casi è fa-cile immaginare che quel “fissatolo, lo amò” sia ac-caduto, pur se non è detto esplicitamente, anchenegli altri incontri di Gesù; pensiamo alla chiama-ta di Matteo (fissato con uno sguardo di elezione einsieme di misericordia), al dialogo notturno conNicodemo, o a quello presso il pozzo di Giacobbecon la samaritana, e forse anche quelli più rapidicon la donna cananea e con Zaccheo. Di sicuroquello sguardo è lo stesso con cui Gesù offre lasua guancia a Giuda chiamandolo “amico”, lo stes-so sguardo con cui si volge verso Pietro mentre ilgallo canta, e, anche se facciamo fatica a compren-derlo, è lo stesso sguardo con cui osserva silenzio-so il misero spettacolo del re Erode che aspetta dalui qualche gesto miracoloso prima di rimandarlodeluso da Pilato. Anche nel dialogo con il procu-ratore romano Gesù lo avrà fissato con amore.

La fede cristiana si fonda su questa semplice af-fermazione: Gesù è di natura divina e Dio è amo-re. Questo fondamento determina una serie di con-seguenze e cambia tutto il modo di stare al mondodel cristiano. Senza quello sguardo d’amore la co-municazione umana, il dialogo tra le persone puòfacilmente diventare soltanto un duello dialettico,quello sguardo rivela invece che c’è in ballo un’al-tra questione, vertiginosa, che non ha al centro ilmerito della discussione ma molto di più, il sensostesso dell’esistenza, mia e del mio interlocutore.

Interessante quel termine che l’evangelista usa:“fissatolo”, un verbo che sottintende un atteggia-

mento contemplativo che a sua volta richiede unadilatazione temporale, un fermare il momento qua-si per gustarne ogni attimo. Soprattutto nelle so-cietà occidentali il verbo “f i s s a re ”, l’atteggiamentocontemplativo sembra non avere più cittadinanza,essere sparito dal paesaggio quotidiano, nella vitadi tutti i giorni. Nessuno fissa più nessun altro, an-zi se questo accade scatta automatico un senso didisagio e una reazione come di fronte a un perico-lo. Si è perso così qualcosa, nessuno guarda negliocchi l’altro, non si “sta” uno di fronte all’a l t ro ,fermando per un attimo la corsa frenetica del tem-po a cui siamo sottoposti. Pensando a questa con-dizione ho espresso, tornando dal viaggio in Asialo scorso novembre, il mio auspicio che l’O cciden-te recuperasse dall’Oriente il senso della “p o esia”,intendendo con questa bella parola proprio il sen-so della contemplazione, del fermarsi e donarsi unmomento di apertura verso se stessi e gli altri nelsegno della gratuità, del puro disinteresse. Senzaquel “di più” della poesia, senza questo dono, sen-za la gratuità, non può nascere un vero incontro,né una comunicazione propriamente umana. Gliuomini “comunicano” non solo perché si scambia-no informazioni, ma perché provano a costruireuna comunione. Le parole devono essere quindicome dei ponti gettati per avvicinare le diverse po-sizioni, per creare un terreno comune, un luogo diincontro, di confronto e di crescita.

Questo avvicinamento ha come condizione dipartenza quella di essere disposti ad ascoltare conpazienza le posizioni dell’altro perché fissare, guar-dare presuppone accettare di essere fissati, guarda-ti: nella comunicazione ci si offre uno all’a l t ro .

Su questo tema abbiamo molto da apprenderedalla lezione del santo cardinale John Henry New-man. La sua riflessione si è concentrata particolar-mente sulla dimensione dell’immaginazione e della“disp osizione” del cuore che svolge un ruolo piùimportante rispetto a quello della ragione, affinchéun uomo possa veramente essere toccato dall’esp e-rienza della fede. Newman si rendeva conto che lepersone spesso discutevano e finivano per litigarenon per questioni attinenti al merito della discus-sione, ma per una predisposizione di maggiore ominore apertura nei confronti dell’interlocutore. Lasua non era una riflessione astratta, egli partivadall’esperienza del dialogo costante con il fratellominore, Charles, che era diventato ateo. «Non seinello stato d’animo di chi è disposto ad ascoltareargomenti, quali che siano», scrive al fratello chesecondo lui finisce per cadere nell’incredulità peruna «inadeguatezza del cuore, non dell’intelletto»,perché quando si tratta di argomenti religiosi gliuomini tendono a vedere tutto «attraverso le lentidi abitudini precedenti». Quello che valeva per ilfratello Charles vale oggi per la società contempo-ranea in cui è difficile trovare un ateismo frutto diuno stato d’animo di aperta ostilità al Vangelo, mapiuttosto è facile imbattersi in un’indifferenza chenasce da una serie di pregiudizi e di un’immagina-zione che rimane al livello della superficialità enon si lascia scalfire dalla forza dirompente deisimboli e dei messaggi del Cristianesimo. Se la di-sposizione personale è fondamentale, allora losforzo necessario in ogni occasione di comunica-zione è quello di viverla come un incontro vero enon superficiale che apra a un dialogo fecondo,generativo che metta in moto un dinamismo capa-ce di scompigliare e trasformare le “pre-disp osizio-ni”, in altre parole che apra alla conversione.

Ci vuole coraggio. Come ho avuto modo di direil 4 febbraio 2019 nell’incontro interreligioso alFo u n d e r ’s Memorial di Abu Dhabi, un dialogo ef-fettivo «presuppone la propria identità, cui non bi-sogna abdicare per compiacere l’altro. Ma al tem-po stesso domanda il coraggio dell’alterità checomporta il riconoscimento pieno dell’altro e della

sua libertà […] senza libertà non si è più figli del-la famiglia umana, ma schiavi. […] Il coraggiodell’alterità è l’anima del dialogo, che si basa sullasincerità delle intenzioni […]. In tutto ciò la pre-ghiera è imprescindibile: essa, mentre incarna il co-raggio dell’alterità nei riguardi di Dio, nella since-rità dell’intenzione, purifica il cuore dal ripiega-mento su di sé».

Identità e alterità esistono insieme e possonoconvivere solo in un contesto di coraggio, libertà edi preghiera. L’alterità è vitale per l’identità. Ma isenza l’altro, il titolo di un bel saggio di MichaelDe Certeau è un bel “motto” che può contraddi-stinguere l’esistenza umana che trova nella relazio-ne la sua pienezza e il suo significato ultimo. Uncuore ripiegato su di sé si ammala e si “i n c ro s t a ”di scorie che ne impediscono il palpito sano e vivi-ficante. La relazione ha un suo “re s p i ro ” che ha bi-sogno di un ritmo e di ossigeno pulito, condizioniassicurate solo dalla presenza dell’altro. La miaidentità è un punto di partenza, ma senza l’alteritàcade a vuoto, si appassisce e rischia di morire.Senza il riconoscimento dell’alterità muore non so-lo l’altro ma anche io stesso. L’aspetto importanteperò è che questo riconoscimento per essere “pie-no”, deve aprirsi al riconoscimento della libertàdell’altro. Questo punto è cruciale. Qui ci muovia-mo ancora una volta nel cuore del cristianesimo.Viene in soccorso nuovamente il testo del Vangeloda cui siamo partiti, questa volta con il secondotermine racchiuso in quella frase di tre parole:

«Fissatolo, lo amò». Gesù non guarda l’altro comeuno “sp ettacolo”, ma come una persona, come undono, come un essere che Dio ha voluto creare li-beramente (per amore) e mettere sulla sua strada.Nel suo sguardo d’amore vi è già inserita la di-mensione della libertà. Si ama solo nella libertà esolo l’amore vero rende e lascia liberi gli altri. È il-luminante da questo punto di vista il modo in cuitermina l’episodio raccontato da Marco; potremmodire che il finale è amaro, che “finisce male”. L’in-terlocutore di Gesù rimane deluso, sconcertato e sene va “dolente”. L’evangelista spiega anche il moti-vo di questo atteggiamento («perché aveva moltibeni»), che si potrebbe tradurre anche così: «Per-ché non era una persona libera». Come se i beni,impedissero il bene: una vita politeista soffoca lapossibilità di una vita piena, “eterna” come chiedeil giovane che non a caso elenca tutti i comanda-menti della legge che lui rispetta senza che questogli abbia donato quella felicità di cui il suo cuore èassetato. La libertà è il nodo di questa vicenda esi-stenziale, quei molti beni non permettono l’accessoa una vera libertà. È proprio la libertà il “condi-mento” essenziale per rendere pienamente umanal’esistenza delle persone sulla terra, e quindi ancheogni atto comunicativo. Senza la libertà non c’èverità, ogni relazione diventa finzione, ipocrisia,scivola nella superficialità o, peggio, nella strumen-talizzazione. Mi avvicino all’altro per “usarlo” ecosì finisco per togliergli la libertà. Invece è pro-prio di una relazione basata sull’amore a garantirela libertà propria e altrui, anche se questo significaesporsi al rischio. Amare vuol dire essere aperti alrischio. Gesù nel momento in cui fissa il giovanedavanti a lui, non lo “squadra” per trovare i suoipunti deboli, ma lo contempla come fosse appenauscito dalle mani creatrici di Dio Padre ed è felicedella sua esistenza, lo ama appunto e lo chiama asuperare tutte le prigioni e le ferite passate per unavvenire di pienezza, rispondendo così alla sua do-manda sulla possibilità di una vita eterna. In que-sto gesto Gesù si espone al rischio, la sua è unascommessa sull’altro, sull’uomo e come tale la pos-sibilità del fallimento è reale. Il finale sembra chiu-dersi infatti in modo fallimentare, la parola di Ge-sù, Parola di Dio, non ha sortito alcun effetto, lacomunicazione tra i due, vista come schermagliadialettica, non ha prodotto alcun frutto, hanno“p erso” tutti e due; è il “dramma della libertà” p erdirla con Dostoevskij. Ma non è la fine, lo si intui-sce dalle parole successive di Gesù: su questodramma può sopravvenire il gesto della preghiera,dell’apertura all’alterità di Dio per il quale «nullaè impossibile». Ed è interessante che Gesù facciaquesta solenne affermazione, ancora una volta,“fissando lo sguardo su di loro”.

Possa lo sguardo di Dio posarsi sempre sullanostra vita e noi, a nostra volta, entrando in rela-zione e comunicando con gli altri uomini, avere lostesso sguardo di Gesù che ci fissa con gli occhidell’amore gratuito e generoso fino alla totale do-nazione di sé.

di JUSTIN WELBY*

«Così anche noi,pur essendo molti, siamo un solo

corpo in Cristo e,ciascuno per la sua parte,

siamo membra gli uni degli altri»(Rm 12, 5)

«Dio vide quanto aveva fatto,ed ecco, era cosa molto buona»

(Gn 1, 31)

Dio ha creato gli uo-mini a sua immagineed eppure gli uominisono vari e diversi.Nella sua varietà e

diversità ognuno è comunquecreato a immagine di Dio e ama-to da Dio. Dio contempla tuttociò che ha fatto e vede che tuttociò che ha fatto è molto buono.

Quando Dio contempla ilmondo, e gli uomini in esso, Egliguarda con uno sguardo di amo-re. In questo volume Diversi euniti leggiamo le riflessioni delSanto Padre sulle relazioni uma-ne: relazioni tra persone create aimmagine di Dio. Molto spesso lerelazioni umane sono cariche didifficoltà che conducono a sepa-razioni. Questo Diversi e unitiperché gli esseri umani, benchéfatti a immagine di Dio, sono fal-libili e sono caduti nel peccato.Inoltre nel nostro peccato perdia-mo l’abilità di guardarci a vicen-da con il perfetto amore con cuiDio ci guarda. Nelle relazionipossiamo dare il meglio di noi,ma possiamo dare anche il peg-gio.

Il mio fratello in Cristo, PapaFrancesco, pone davanti a noinelle sue parole la promessadell’amore e della misericordia di-vini: l’amore che Dio ha per ilsuo popolo e l’invito che Dio ri-volge a ciascuno di noi di esserein relazione con Lui.

Le relazioni umane più belle epiù fruttuose sono quelle che so-no fondate sull’amore che Dio haper noi. Nella sua riflessione sullastoria del giovane ricco, PapaFrancesco ci ricorda che quandoGesù ha rivolto il suo sguardo

verso il giovane lo ha amato. SanJohn Henry Newman, come il Pa-pa fa notare, rifletteva sul fattoche le discussioni che abbiamo tradi noi riguardano più spesso ilnostro atteggiamento vicendevole,piuttosto che il merito della que-stione su cui stiamo discutendo.Se possiamo guardarci gli uni egli altri con amore, come Gesù haguardato il giovane ricco, allorala nostra relazione con l’altra per-sona sarà incomparabilmente piùricca. Se anzitutto chiediamo scu-sa, diventiamo capaci di perdona-re; se anzitutto ascoltiamo, amaggior ragione diventiamo capa-ci di parlare. Il fallimento dellerelazioni umane attraverso il pec-cato, la sete di potere, e l’incapa-cità o la non disponibilità adamare, ad ascoltare, a chiederescusa e a perdonare, spesso tra-bocca nel fallimento delle relazio-ni tra gruppi di persone e tra na-zioni. Il risultato può essere cata-strofico, come dimostra la nostrastoria umana, attraverso tragediecome la guerra e le migrazioniforzate. Nella loro Dichiarazionecongiunta Papa Francesco e il Pa-triarca Ecumenico, Sua SantitàBartolomeo I, hanno affermato:«Siamo profondamente convintiche non le armi, ma il dialogo, ilperdono e la riconciliazione sonogli unici strumenti possibili perconseguire la pace». Tuttavia, inquanto esseri umani creati a im-magine di Dio, siamo tutti legatiinsieme in relazione. Incombe suciascuno di noi la missione per lariconciliazione tra i popoli e perla riconciliazione tra gli esseriumani e Dio.

Sono molto grato della miaamicizia con Papa Francesco edell’impegno che condividiamonel ministero della riconciliazione.C’è molto da imparare dalle sueparole e dai suoi scritti contenutiin questo libro.

La grazia del Signore GesùCristo, l’amore di Dio e la comu-nione dello Spirito Santo sianocon tutti voi.

*Arcivescovo di Canterbury

Il giovane ricco in un fermo immagine del film «Il Vangelo secondo Matteo» di Pier Paolo Pasolini (1964)

Tessere nella condivisione una nuova storiaCO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

Possiamo perderci nella incomunicabilità,oppure ritrovarci nella comunione.

Possiamo sentire su ognuno di noi la re-sponsabilità della ricerca della verità, o di-ventare strumenti (consapevoli o inconsape-voli) alla diffusione delle fake news.

Possiamo negare, oppure comprendere isegni del tempo.

Possiamo comunicare disperazione oppuresp eranza.

Ma tutto dipende da dove fondiamo lanostra speranza.

Dipende dalla nostra capacità di esseredentro la realtà senza farcene corrompere.

Sta a noi scegliere, come ha detto PapaFrancesco poche settimane fa, il 27 marzo,nel vuoto di piazza San Pietro.

Sta a noi scegliere che cosa conta e che co-sa passa, separare ciò che è necessario da ciòche non lo è.

Serve un cambio di passo: un atteggiamen-to diverso, una maggiore fiducia, una fede

più grande, uno sguardo puro, capace di stu-pirsi, di farsi sorprendere dalla verità di Dio.

Per dare una nuova forma alle cose di ieri;per far sì che l’isolamento non diventi solitu-dine; per rispondere all’unione malata dellapandemia con l’unione sana delle buone vo-lontà; per trovare un nuovo e più sano equi-librio fra locale e globale, serve la nostra te-stimonianza creativa; serve la nostra intelli-genza; servono soprattutto la nostra fede e lenostre opere.

Serve allora, guardandosi indietro, a comecomunicavamo prima della pandemia, un se-rio esame di coscienza.

Comunicavamo davvero, prima? O la co-municazione che rimpiangiamo è come le ci-polle d’Egitto.

Quanto la nostra comunicazione costruivacomunità? E quanto invece gruppi chiusi?

E come oggi questa traversata del desertopuò farci ritrovare più veri quando finalmen-te ci re-incontreremo per le strade, nelle piaz-ze, nelle chiese?

Paradossalmente, la impossibilità di incon-trarci, durante il periodo della quarantena, ela prospettiva di incontrarci solo a debita di-stanza nel tempo che verrà (e che si prean-nuncia non breve) ci hanno restituito il desi-derio di relazioni vere con gli altri.

Ci hanno fatto vedere con occhi nuovi inostri vicini di casa, di via, di quartiere. Cihanno fatto avvertire quanto grande è il com-pito al quale, come credenti, siamo tutti chia-mati nel testimoniare ciò in cui crediamo; nelcostruire comunità accoglienti, solidali.

Si vedono già i segni, i semi.Ma serve che attecchiscano sulla terra buo-

na.Sta a noi offrire (anche attraverso la comu-

nicazione) nei territori la nostra rete di senso,di lavoro, di condivisione. Sta a noi, serviinutili ma chiamati ad essere i tralci della vitanuova.

Come ha detto Papa Francesco sta a noi«trovare il coraggio di aprire spazi dove tuttipossano sentirsi chiamati e permettere nuoveforme di ospitalità, di fraternità, di solidarie-tà» (Momento straordinario di preghiera, Sa-

grato della basilica di San Pietro, venerdì 27marzo 2020)

La comunicazione va rifondata su una reteche è insieme globale e locale. Digitale e rea-le. Ed è fatta per unire, non per dividere.

Per donare non per vendere o comprare.Per dare alla tecnologia una dimensione

che la trascenda.Se l’obbligo della distanza fisica dovesse

perdurare, se il virus diventerà endemico,toccherà proprio alla comunicazione assume-re il ruolo di antivirale, consentendo il «noi»impossibilitato dalla distanza.

Separare isolamento da solitudine, distan-za fisica da distanza sociale.

Se invece l’obbligo di essere fisicamentedistanti terminerà, come tutti ci auguriamo,dipenderà da come avremo saputo ri-costrui-re la nostra insiemità il modo in cui ci re-in-c o n t re re m o .

Contrariamente a quel che spesso si pensa,«comunicare» non è solo «trasmettere infor-mazioni» (che a loro volta possono esserefalse, invece che vere).

La comunicazione (anche delle informazio-ni) non è solo fare in modo che le cose dettedal centro arrivino a tutti.

La comunicazione ecclesiale non è trasmet-tere catechesi dall’alto.

Comunicare — lo stiamo riscoprendo — èdi più. È molto di più. Non c’è comunicazio-ne senza la verità di un incontro.

Comunicare è stabilire relazioni, è s t a recon.

Per questo dobbiamo pensare a come uti-lizzare la rete, per mantenere viva (nonostan-te la distanza) la relazione incarnata tra per-

sone. Per costruire una economia della condi-visione, dello share. Per profilare le personenon in base alla loro capacità di consumo main base alla loro capacità di dono.

Il dono può prendere molte forme: si puòdonare il proprio tempo, le proprie compe-tenze, il proprio denaro, la propria preghiera.

Ma solo quando le persone percepisconodi stare collaborando a costruire un valore re-ciproco sono disposte a donare.

Dobbiamo imparare a condividere di piùnei nostri quartieri, nelle nostre strade, neinostri condomini; testimoniando il nostro es-sere Chiesa, offrendo il nostro essere Chiesacome il luogo migliore dove stare insieme.

Oggi più che mai è il momento per laChiesa di uscire dalle proprie mura, di nonpensarsi statica ma dinamica; di non stareferma ad aspettare ma di muoversi e partireper costruire comunione attraverso tutti glistrumenti di comunicazione; per dare vita aprogetti collaborativi per censire, raffinare,classificare l’eccedenza comunicativa caratte-ristica dell’uomo.

È giunto il momento di pensare la comu-nicazione come un modo di redistribuire sur-plus di materiali, di conoscenza, di amore.

Oggi più che mai è l’unione che fa la for-za. Anche se ci sembra il contrario.

Un proverbio africano racconta che noipossiamo essere il sorriso di coloro che cihanno preceduto.

Ecco: ogni storia può essere riscattata, re-denta dalla condivisione di un sorriso che sifa racconto.

Mentre andava per la stra-da, un tale gli corse in-contro e, gettandosi inginocchio davanti a lui,gli domandò: «Maestrobuono, che cosa devofare per avere in ereditàla vita eterna?». Gesù

gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno èbuono, se non Dio solo. Tu conosci i comanda-menti: Non uccidere, non commettere adulterio,non rubare, non testimoniare il falso, non frodare,onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse:«Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dal-la mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardosu di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola timanca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri,e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma aqueste parole egli si fece scuro in volto e se ne an-dò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Gesù, volgendo losguardo attorno, disse aisuoi discepoli: «Quantoè difficile, per quelli chepossiedono ricchezze, en-trare nel regno di Dio!».I discepoli erano scon-certati dalle sue parole;ma Gesù riprese e disseloro: «Figli, quanto è dif-ficile entrare nel regno diDio! È più facile che uncammello passi per lacruna di un ago, che unricco entri nel regno diDio». Essi, ancora piùstupiti, dicevano tra loro:«E chi può essere salva-to?». Ma Gesù, guardan-doli in faccia, disse: «Im-possibile agli uomini, manon a Dio! Perché tuttoè possibile a Dio» (Mc10, 17-27).

Papa Francesco il 27 marzo nella piazza San Pietro deserta

Il trattino a metà parola («com-unico») non è un errore di stampa mauna sottolineatura voluta. Diversi e uniti. Com-unico quindi sono (Città delVaticano, LEV, 2020, pagine 206, euro 15) è un nuovo volume edito dallaLibreria editrice vaticana – Dicastero per la comunicazione della SantaSede che ha per tema occasioni di dialogo “in azione”, nel suo concretodeclinarsi. Il testo fa parte di «Scambio dei doni», la collana“ecumenica” dell’editrice che raccoglie i testi e i discorsi del Ponteficeaccompagnati da un suo scritto inedito e da un’introduzione solitamentefirmata da un rappresentante dei fratelli e delle sorelle delle Chiese eComunità ecclesiali separate. Della stessa collana fanno parte il volumeNostra Madre Terra. Una lettura cristiana della sfida dell'ambiente (Città delVaticano, LEV, 2019, pagine 144, euro 15) che raccoglie i discorsi del Papasulla cura del creato ed è introdotto dalla prefazione del PatriarcaEcumenico di Costantinopoli Bartolomeo, e La preghiera. Il respiro dellavita nuova con la prefazione del Patriarca di Mosca Kirill (Città delVaticano, LEV, 2019, pagine 208, euro 15). Il filo rosso che lega i libril’uno all’altro è l’ecumenismo dei fedeli, quell’ecumenismo pratico che simanifesta nelle iniziative comuni dei cristiani per la salvaguardia delCreato e dell’ecologia interiore di ciascun essere umano, che dellaCreazione fa parte. Diversi e uniti contiene la prefazione di Justin Welby,Arcivescovo di Canterbury, primate di tutta l’Inghilterra e leadermondiale della Comunione Anglicana e le riflessioni del Santo Padresulle relazioni umane: relazioni tra persone create ad immagine di Dio.«Le relazioni umane più belle e più fruttuose — sottolinea Justin Welby— sono quelle che sono fondate sull’amore che Dio ha per noi». Con losguardo di Gesù è il testo inedito di Papa Francesco, aperto dalla storiadel “giovane ricco” «che chiede aGesù cosa deve fare per ereditarela vita eterna». Senza lo “s g u a rd od’a m o re ” di Dio «lacomunicazione umana — scrivePapa Francesco — il dialogo tra lepersone, può facilmente diventaresoltanto un duello dialettico».Diversi e uniti. Com-unico quindisono sarà presto disponibile invarie lingue. I diritti sono stativenduti agli editori RomanaEditorial (lingua spagnola),Catholic Truth Society CTS(lingua inglese per Inghilterra,Irlanda e Australia), Our SundayVisitor (lingua inglese per gliStati Uniti), Paoline Portogallo(per la lingua portoghese),Editura Arcidiocesi di Bucarest(per la lingua romena), EditionsSalvator (per la lingua francese) eKršćanska sadašnjost (per lalingua croata).

Un reciprocoscambio di doni

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì-martedì 25-26 maggio 2020

Sperimentare il teatro in una Rsa

O ltrelo sguardo

di SIMONE BOBINI

Stiamo attraversando untempo strano. Una pan-demia che ci ha portato alimitare, se non quasi an-nullare, la relazionalità

mediante il corpo.Stiamo iniziando la fase 2 che ci

porterà lentamente a tornare ad unaparvenza di ordinarietà. Alcune at-tività però dovranno ancora aspet-t a re .

Io sono un attore, e, tra le variecose, mi occupo di teatro sociale,chiamato anche teatro di comunità oeducativo. Si realizza quando vieneutilizzata l’arte teatrale come stru-mento di formazione ed emancipa-zione delle persone, si svolge in di-versi contesti: con i minori, con glianziani, con i detenuti, con gli extossicodipendenti, con i migranti,con i portatori di disabilità e contutte le categorie di persone conside-rate fragili all’interno della società.

Uno dei contesti nei quali lavoroè all’interno della casa di riposofemminile Mater Amabilis della So-cietà Cooperativa Sociale Auxilium,attraverso l’associazione La Ribalta– Centro Studi Enrico Maria Saler-no. Da marzo abbiamo dovuto so-spendere il nostro lavoro. E, conse-guentemente, la messa in scena del-

poi interpretata anche da LucianoTajoli, Teddy Reno, Adriano Celen-tano, Mina, Gigliola Cinquetti.Canzone bellissima e molto intensa.Ogni volta che Floria la intona èsempre un’emozione per chi laascolta, ed è stato emozionante an-che per chi ha assistito allo spetta-colo.

Molto divertente il siparietto cheFloria intrattiene con me ogni voltache le chiedo di cantare (così è sta-to anche la sera dello spettacolo).Lei fa sempre un po’ la ritrosa, fa latimida dicendo che non può canta-re perché «Sennò prendo le stec-che. Non c’ho più la voce». E allo-ra coinvolgo gli altri nel mostrarlequanto noi tutti desideriamo sentir-la cantare e, così, catalizzata l’atten-zione su di lei, si esibisce in quelloche le dà ancora così tanta gioia.

«Ora di anni ne ho parecchiucci,il laboratorio di teatro mi fa esseresu di morale perché posso cantare.Io canto volentieri. Mi fa ricordaredi quando ero giovane, di quandocantavo e ballavo tutta la notte nel-le sale da ballo. Per un momentomi fa essere allegra, mi tira su e faandare via la triste malinconia cheaccompagna noi anziani. Io ho bal-lato e cantato e nella mia vita nonho rimorsi, sono stata felice».

di SAV E R I O SIMONELLI

C’è un segreto apparente-mente indecifrabile allaradice dell’effetto che ge-nerano in noi un raccontoo i versi di Raymond

Carver che oggi 25 maggio ricordiamo aottantadue anni dalla nascita. Ed è lastessa sensazione che si prova di fronte auna tela di Vermeer, a un dipinto di Hop-per o ascoltando l’incipit del quarto con-certo per pianoforte e orchestra di Bee-thoven: la portata emozionale straripantedi un’esattezza. Allevati alla scuola esteti-ca del sublime e del rapimento il nostroego di fruitori della creatività artistica èmesso così inevitabilmente in stato discacco. Non leggiamo simbologie, non in-tuiamo malie e sottintesi, non ci stordia-mo di un pathos escogitato per produrreun affetto. No. La percezione è quella del

È in questo comunque che, come scri-veva Antonio Spadaro nel saggio Nelle ve-ne d’Am e r i c a , (2013) percepiamo distinta-mente quanto «l’esperienza spirituale chestiamo facendo non ha i tratti dell’artifi-cioso e soprattutto non è disincarnata.Ciò che è estatico in Carver prendel’aspetto di una cosa comune, alla portatadi tutti perché egli sa che di per sé lapoesia è il luogo dove essere aperti e rico-noscenti, per fare spazio e accogliere que-gli avvenimenti e quelle persone che piùsono vicine al nostro cuore».

Si è molto parlato allo sbocciare dellaCarvermania — più o meno nell’ultimo de-cennio del secolo scorso — dell’impattoavuto dall’editing di Gordon Lish sullacostruzione del “personaggio letterario”Carver. Oggi alla luce di una conoscenzapiù completa e stratificata della sua pro-duzione narrativa è più facile tracciarel’evoluzione della sua prosa, ma è altret-tanto evidente che anche nei primi testi diraccolte come Vuoi star zitta, per favore(1976) o Di Cosa parliamo quando parliamod’a m o re (1981) lo scrittore americano non èmai ascrivibile del tutto alla sensibilità mi-nimalista alla quale a torto è stato spessoaccostato.

A Carver interessa il momento di rivela-zione, ma non per l’evento in sé quantoper la trasparenza attraverso la quale in-travvediamo per un attimo la sostanza diverità del protagonista. Un attimo che,però, proprio a dispetto della sua sostan-ziale normalità, è l’attimo, il kairos dellavicenda personale, il nodo della sua espe-rienza umana o della sua comprensionedel mondo.

Come avviene nel celebre finale del ca-polavoro C a t t e d ra l e , quando di fronte aldisegno realizzato a quattro mani dal pro-tagonista e dall’ospite non vedente la cat-tedrale prende forma, emerge non solodal foglio bianco ma come segno tangibi-le — prodotto realmente da quelle mani —di un cambiamento improvviso, diun’apertura totale alla condivisione dellavita e della fragilità dell’a l t ro .

E infatti la frase che conclude il raccon-to è esemplare nella sua abituale concre-tissima asciuttezza: It’s quite somethingesclama il protagonista. Come a dire chequel disegno «è un qualcosa». Non sol-tanto un’immagine, ma materia che ora èparte del suo mondo, come se fosse un

edificio vero e proprio da abitare o dove,visto il soggetto, adorare.

Tutto questo per Carver non significaaver decifrato il mistero dell’esistenza. Loscrittore americano non indaga, non detie-ne le chiavi per l’ingresso nel palazzo deisignificati ultimi, né vuole averne. A luibasta l’autenticità del gesto umano, comein un altro splendido finale, quello dellapoesia il Dono che conclude la raccoltaBlu Oltremare: «Stamattina c’è neve ovun-que / ci facciamo sopra dei ragionamenti/ Mi dici che non hai dormito bene / Di-co che neanche io. / Siamo straordinaria-mente calmi e teneri l’uno con l’altro. /Come se ognuno di noi percepisse la fra-gilità mentale dell’altro. / Come se sapes-simo cosa l’altro prova. Non è così / Nonè mai così, naturalmente. Non importa /Èdella tenerezza che importa / Questo è ildono che stamattina mi commuove e misostiene. / Al pari di ogni mattina».

Ancora una volta ci stupiamo di fronteallo stupore che suscitano versi così appa-rentemente dimessi. Ma non desideriamocapirne il perché. Anche a noi basta, e co-me, la tenerezza.

Il 25 maggio 1938 nasceva Raymond Carver

Il fascinodi una presenza

Lo scrittore americano non detienee non vuole avere le chiavi per l’i n g re s s onel palazzo dei significati ultimiA lui bastal’autenticità del gesto umano

fascino oggettivo di una presenza. Possi-bile, allora, ci domandiamo, che il fruttodell’immaginazione sia una cosa quotidia-na, futile, anodina, semplice, una forma oun oggetto come quelli che osserviamoogni giorno nella loro totale nudità, ma-gari con occhi distratti o altrimenti affac-cendati?

Sì. È possibile, eppure non vogliamocrederci e da questa lotta tra il nostro vis-suto estetico precedente e la novità irresi-stibile di un reale perfettamente disegnatoscaturisce un piacere estraneo, acuto esmagliante come una notizia inattesa.

Spesso in Carver questo accade nei fi-nali. Ma attenzione, la perizia del narrato-re è tale che la costruzione è perfettamen-te dissimulata, orchestrata attraverso parti-colari apparentemente insignificanti mache si rivelano decisivi solo a posteriori.

E questo si può notare anche e forsepiù facilmente nella struttura delle poesie.

t re .Ho capito che pretendere di ave-

re un programma mio da poter im-porre su di loro non poteva certoessere una via percorribile. È neces-sario che tutto nasca da una rela-zione. Certo, io porto loro deglispunti su cui lavorare e cerco di da-re una forma ai contributi che pro-vengono da loro, ma occorre che lacreatività nasca da un rapporto.

A Natale abbiamo fatto unospettacolo che raccontava la lorofemminilità, ognuna ha espresso unp o’ di se stessa, a seconda delleproprie caratteristiche. E sono usci-te fuori abilità insospettabili, scono-sciute sia agli operatori della Rsache ai parenti. Queste signore, ot-tantenni e novantenni, avevano an-cora la possibilità di sorprendere: leloro vite avevano ancora qualcosadi nuovo da dire.

Lo spettacolo poi è un momentoimportante perché è un modo perdare voce a chi solitamente si ritro-va sempre sullo sfondo.

Olesia, 97 anni, si ricorda moltis-sime poesie e dice che raccontarlela fa sentire bene: «Non saprei direbene perché. Non lo so, io so soloche mi fa piacere raccontare quelloche so. E quando facciamo lo spet-tacolo sono contenta».

Floria, 92 anni, quando era gio-vane cantava e ballava nelle sale«Duravo anche tutta la notte, eroproprio un’appassionata», spronataa farlo ci regala ancora bellissimecanzoni attraverso una voce melo-diosa, nonostante a suo dire di voceoramai non ne ha più. Nessuno sa-peva di questa sua dote.

A me ha fatto conoscere la can-zone Addormentarmi così cantata perla prima volta da Lidia Martorana e

Imparo tante cose quando vado a“fargli fare teatro” ed esco sempremolto più di buon umore rispetto aquando sono entrato, eppure sonoandato in una casa di riposo. Chipenserebbe mai che possa essere unluogo di incontro fecondo e fontedi gioia?

Vorrei prossimamente farvi cono-scere anche le altre signore, perchéla vecchiaia non è un momento del-la propria esistenza da tenere na-scosto. È un elemento che arricchi-sce e dona profondità. Tante voltemi è sembrato di scorgere cosa siala giovinezza in uno volto attempa-to, uno sguardo stanco ma vigoro-so. Uno sguardo penetrante, volen-te o nolente, che contiene in sé l’es-sere giovani, l’essere adulti, e l’esse-re anziani. Uno sguardo che ti per-mette davvero di vedere l’o l t re .

lo spettacolo previsto agiugno è stato riman-dato a data da desti-narsi. Quando iniziaiquesto percorso eropreoccupato perchénon sapevo se sareistato all’altezza e se lo-ro avrebbero riposto fi-ducia nel seguire ciòche io proponevo.

Donne che ne han-no viste tante, che por-tano con sé il valore diuna vita lunga e inten-sa, ricca di esperienze,che si ritrovano a farecose mai fatte finora:recitare. Esporsi da-vanti agli altri quandomagari non sono maistate troppo abituate afarlo, anzi, spesso invi-tate a mettersi da parteil più possibile. Du-rante la loro giovinez-za era abitudine riser-vare questo atteggia-mento nei confrontidelle donne.

Ed è così che ho co-nosciuto Amelia, Rita,Nicoletta, Bibiana,Floria, Maria, Eufrosi-ne, Olesia e tutte le al-

Le dinamiche della reclusione in casa al tempo della pandemia

Vita nella (e dalla) stagnazionedi CRISTIANO MARIA GASTON

La quarantena ci ha espo-sto a un’esperienza inu-suale, difficile da defini-re, in cui i concetti dinormalità e di anormali-

tà si confondono improvvisamente.Degli ultimi due mesi ciascuno haprobabilmente un ricordo diverso:per alcuni — lavoratori “essenziali”— sono state giornate intense estressanti; per altri, di malattia o dilutto; la maggior parte del Paese havissuto però in una condizione disospensione, di attesa, per certi ver-si di reclusione, dai tratti surreali.

Mentre strade e piazze riprendo-no ad animarsi per l’auspicata “ri-partenza”, può rivelarsi salutarerielaborare l’esperienza di questa

forzata e necessaria reclusione do-mestica da tutti accettata nella spe-ranza di mettersi al riparo da unatempesta invisibile la cui forza erarappresentata solo da grafici, elen-chi, bollettini: comunicazioni fred-de di un pericolo — per chi nonl’abbia affrontato in prima persona— astratto e impalpabile.

Il “dentro casa”, spazio tradizio-nalmente destinato al riposo e allafamiglia, si è trasformato in luogototale, esclusivo, scompaginando inostri equilibri con l’esterno masoprattutto con l’interno. Molti dinoi, soprattutto i più “e s t ro v e r s i ”(giacché per gli “i n t ro v e r s i ” la qua-rantena è stata una condizionequasi di grazia), si sono trovatiinaspettatamente a confronto conuna dimensione immobile, blocca-

ta, con un panorama che da ami-chevole diventa inaspettatamenteostile.

Questa condizione è definibilesolo “per sottrazione”, in virtù diciò che manca, della libertà persa,della disponibilità perduta. Esauri-to il brivido del telelavoro in pan-taloni corti o di spericolati esercizidi panificazione casalinga, si fa viavia largo la noia. E se già non fos-se abbastanza fastidioso questosentimento, occorre anche subireconsigli (e rimproveri) sulla man-cata capacità di stare con se stessi,di approfittare per migliorare lapropria cultura, di trovarsi deglihobbies. In buona sostanza di farequalcosa e non rompere troppo lescatole.

La noia, in realtà, è un senti-mento molto penoso ed è troppofacile “colp evolizzare” chi la provisenza fermarsi, invece, a rifletteresul suo senso profondo. È, anzi,un sentimento-tabù, quasi illegitti-mo, il meno giustificato dei nostrisentimenti negativi eppure quellodi cui meno riusciamo a sentirci re-sp onsabili.

L’esperienza della stagnazione èquasi l’esperienza della non-espe-rienza. E non è autentica se non laviviamo e accettiamo così, comeuna ripetizione sterile, un movi-mento a vuoto, un succedersi ditentativi infruttuosi, cui la ciclicitàsempre uguale a se stessa dellegiornate di isolamento fa da cassadi risonanza.

Per trascendere da questa di-mensione unidimensionale, occorreprendere coscienza, invece, dell’in-visibile.

Il primo elemento invisibile, inuna condizione sopra denotata co-me definibile solo per sottrazione,è quello della novità: la nostraesperienza della quotidianità dovràmutare dalla visione di un mosaico

cui mancano delle tessere a quelladi un mosaico le cui tessere raffi-gurano un’immagine completa-mente diversa. Finché la viviamoalla sola insegna della perdita,nell’aspirazione di una restitutio adintegrum, non saremo in grado dicogliere le nuove relazioni (in attoo in potenza) che si articolano fraogni elemento e a ogni livello diquesto sistema: con i nostri fami-

La noia è un sentimento-tabùil meno giustificatodei nostri sentimentiEppure è quello di cui menoriusciamo a sentirci responsabili

liari, col nostro prossimo, con lacomunità, a livello globale.

Il secondo elemento invisibile èl’inevitabilità del cambiamento:possiamo tornare cento volte nellostesso posto, ma nessuna visita saràmai esattamente uguale alla prece-dente. Al di sotto della nostra co-scienza avvengono movimenti dicui non siamo sempre consapevolie che devono anche passare, a vol-te, attraverso apparenti fasi di ste-rilità. La stessa esperienza dellasterilità, mi si perdoni il paradosso,è potenzialmente feconda.

Molti cambiamenti sono invisi-bili all’occhio: perché sommersi operché molto lenti. I cambiamentipiù importanti indotti da questapandemia sono probabilmente diquesto genere e occorrerà, percomprenderli, uno “sguardo fre-sco” e capace di cogliere l’invisibileprima che diventi visibile, lo stessosguardo richiesto da Isaia quandochiede: «Ecco, faccio una cosanuova: proprio ora germoglia, nonve ne accorgete?» (Isaia 43, 19).

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 25-26 maggio 2020 pagina 7

Il ritorno all’imprescindibile lezione in presenza

Avere a cuore la scuola

Un cyber-incontrocon duecento genitoriPiù di duecento genitori di venti Paesi delmondo si sono incontrati per più di tre orelo scorso 15 maggio al Primo incontromondiale dei genitori organizzato da ScholasOccurrentes. Uno spazio per condividereesperienze e preoccupazioni sull’impatto chela pandemia da coronavirus sta avendo sullefamiglie di tutto il mondo. ScholasOccurrentes è un’organizzazione di dirittopontificio con uffici regionali in quattordiciPaesi, e che integra una rete di mezzomilione di istituzioni e reti educative in tuttoil mondo, oltre alla Fundación Padres, chedall’Argentina è diventata un punto diriferimento per le associazioni di padri emadri consapevoli dell’importanza del lororuolo nella formazione integrale dei bambini.«Un tentativo di rispondere alla chiamatafatta da questa crisi» è stato lo slogandell’incontro, «in questo momento che ciinvita in particolare al raccoglimento, aessere a casa, a riconoscere quelli più vicini anoi e a riscoprire i piccoli miracoli che siverificano nella vita di tutti i giorni». E unpiccolo miracolo è stata anche la possibilitàdi far dialogare tante persone. Dalle loropiccole “f i n e s t re ” (l’incontro si è svoltoattraverso la piattaforma Zoom), genitori diArgentina, Colombia, Spagna, Stati Uniti,Haiti, Giappone, Italia, Messico, Panama,Paraguay, Perú e Portogallo, tra gli altri,hanno accettato di condividere la loroesperienza delle ultime settimane.

Il pregiudizio difficile da superare sulle paritarie

Una richiestadi piena cittadinanza

Tra emergenza e opportunitàIl dossier della Fidae sulla didattica a distanza

L’indagine ha coinvolto istituti scolasticidistribuiti per il 63 per cento al nordper il 19 al centro e per il 18 al sudL’attenzione continuerà per valutarel’inclusione delle famigliein contesti esclusi dalle tecnologie necessarie

La scuola paritaria non vuole soldima chiede che sia riconosciutaper il servizio pubblico che offreIn concreto significa garantireil diritto alla libertà di sceltaeducativa dei genitori

di SERGIO VENTURA

«P reghiamo oggi per glistudenti, i ragazzi chestudiano, e gli insegnantiche devono trovare nuovemodalità per andare

avanti nell’insegnamento: che il Signore liaiuti in questo cammino, dia loro coraggio eanche un bel successo». Così Papa France-sco, nel giorno della ricorrenza della primaapparizione mariana a Fátima, ha nuovamen-te ricordato in questo tempo di pandemia ilmondo della scuola, mostrando quanto lette-ralmente lo serbi nel cuore.

Sì, perché il vescovo di Roma aveva co-minciato in quella piazza vuota del 27 marzo,ormai entrata nella storia, a far risuonare lapaternità e la maternità spirituale degli inse-gnanti, ponendoli sullo stesso piano delle fi-gure parentali fondamentali: «Quanti padri,madri, nonni e nonne, insegnanti mostranoai nostri bambini, con gesti piccoli e quoti-diani, come affrontare e attraversare una crisiriadattando abitudini, alzando gli sguardi estimolando la preghiera». Qualche minutodopo il presidente della Repubblica Matta-rella esprimeva «la riconoscenza della Re-pubblica» anche «agli insegnanti che man-tengono il dialogo con i loro studenti»; per-ché, come asserito poi in un videomessaggioper Rai cultura, «le scuole chiuse sono unaferita (...) per tutti coloro che, giorno pergiorno, partecipano alla vita di queste comu-nità».

Successivamente, durante una meditazionemattutina dedicata alla formazione del cuoredei pastori alla vicinanza con il popolo, PapaFrancesco aveva esortato tutti a pregare pergli insegnanti che «devono lavorare tanto perfare lezioni via internet» e per gli studentiche «devono fare gli esami in un modo a cuinon sono abituati». Non era mancata a talproposito la bella ammissione del vicediretto-re del «Corriere della Sera» Antonio Polito:«Ci accorgiamo all’improvviso che fare gli in-segnanti è un mestiere difficilissimo» e che,anzi, «gli insegnanti sono dei geni, la scuolaè una grande invenzione, e noi non ne pos-siamo fare a meno». Ciò nonostante — hadenunciato lo scrittore Paolo Giordano — re -sta un «grave problema»: «la latitanza dellascuola» e «la marginalità della cultura» neldibattito pubblico sulla “fase 2”, non certoper loro responsabilità ma a causa del falsoassioma secondo cui esse sarebbero «separatedal resto della vita sociale e dal compartopro duttivo».

Una serie di interventi istituzionali autore-voli che hanno intercettato un bisogno di ri-conoscimento, di vicinanza e di incoraggia-mento presente nella comunità scolastica, laquale ha ricambiato condividendoli su tutti isocial. D’altronde, sia per il numero dellepersone coinvolte (circa 9 milioni) che per lacentralità del k a i ró s scolastico nelle loro vite,non poteva passare inascoltato un disagiopalpitante che ha accomunato preti, catechi-sti e insegnanti, catecumeni e studenti.

Una difficoltà poliedrica, comprensibilenella sua complessità solo osservandola dadiverse prospettive. Quella antropologico-epistemologica, da dove si coglie il legametra il venir meno della presenza corporea-emozionale nello svolgimento della propriavocazione e l’inadeguata trasmissione dei “sa-peri profondi”. Quella psicologica, con laproblematicità di vivere alcuni decisivi riti dipassaggio, se non on line e in forma ridutti-va. Quella filosofica, che verifica quanto teo-rizzato dai maestri del Novecento sull’imp os-sibilità di pensare la tecnica e la tecnologia(a partire da quella digitale) come mezzo fa-cilmente controllabile rispetto ai fini che ciilludiamo di assegnargli. Quella socio-econo-mica, da cui si ha la triste conferma che i po-veri — di mezzi di sostentamento o di stru-menti digitali adeguati — sono sempre tra dinoi.

Tutte zone d’ombra che ci devono dare dapensare nell’attuale clima di incertezza relati-vo all’individuazione di modalità sicure perla riapertura delle scuole, ma che — in un’ot-tica di ritorno all’imprescindibile lezione inpresenza — ci inducono a rifrangere ancorameglio i frammenti di luce emersi in questoperiodo di didattica a distanza. Dalla spintaa una maggiore autonomia e responsabilitàpersonale — riguardo la (non obbligatoria)presenza in modalità sincrona, il rispetto deitempi e degli spazi (spesso privati) digitali elo sviluppo di contributi fruibili on line, sinoad una maggiore cura degli aspetti relaziona-li dell’insegnamento — attraverso uno svolgi-mento dei programmi ancor più declinato inchiave attuale ed esistenziale e una valutazio-ne orientata non solo al risultato ma anche alprocesso di apprendimento. Riverberi lumi-nosi che sono stati percepiti anche tramite iringraziamenti espressi dai genitori durante iconsigli di classe virtuali. Non era scontatatutta questa riconoscenza e perciò la custo-diamo volentieri nel cuore come fosse, direb-be Etty Hillesum, «un balsamo per molte fe-rite».

Pubblichiamo un articolo apparso sull’ultimonumero della rivista «Vita Pastorale» a fir-ma del sottosegretario della Conferenza epi-scopale italiana.

di IVA N MAFFEIS

Il linguaggio della guerra liquidacome “danni collaterali” conse-guenze direttamente forse non vo-lute, ma comunque dai costi pe-santi per la popolazione. La situa-

zione che viviamo non fa eccezione:l’emergenza sanitaria ha subito preso ilvolto di un’emergenza economica, con ri-cadute enormi sulle famiglie, a partire daquelle già prima provate dalle difficoltà oal limite della sussistenza. Nell’effetto do-mino finisce inevitabilmente coinvolta an-

un’utenza complessiva di circa un milio-ne di persone, se ai 900.000 allievi ag-giungiamo i 100.000 dipendenti, ripartitisu 12.000 scuole. Quelle aule sono abita-te dalla ricchezza di un presidio educati-vo unico, che realizza spazi di libertàeducativa e sussidiarietà, princìpi essen-ziali in democrazia.

Qui, forse, si arriva a mettere il ditosulla piaga. La volontà, più o meno di-chiarata, di ricondurre il percorso scola-stico a un monopolio dello Stato, si spo-sa in pieno con la fatica di quest’ultimo aporre davvero la famiglia al centro delleproprie politiche. Al riguardo, le dichia-razioni di principio si sprecano, senzatrovare la modalità per tradursi in misuredi sostegno. La famiglia è ancora siste-maticamente respinta nella sfera privata,confusa o omologata ad altre forme di

fre. In concreto, significa garantire il di-ritto alla libertà di scelta educativa deigenitori, il diritto di apprendere da partedello studente e il diritto alla libertà diinsegnamento dei docenti, senza la gravediscriminazione economica che si perpe-tua da troppo tempo.

Va in questa direzione l’appello che, inqueste settimane, s’è espresso a una solavoce da genitori, religiose e religiosi, ve-scovi e realtà territoriali, affinché si arrivia porre un segnale di chiara volontà poli-tica. In questa situazione, forse, sarebbeplausibile anche avviare una riflessionesulla Legge 222/1985. Essa stabilisce chela Chiesa cattolica può usare le sommeprovenienti dall’otto per mille che i citta-dini le destinano per «esigenze di cultodella popolazione, sostentamento del cle-ro, interventi caritativi a favore della col-lettività nazionale o di Paesi del terzomondo». Anche qui vengono escluse, sul-la base di un pregiudizio tardo a morire,le opere educative, accademiche e scienti-fiche in quanto tali. Laddove “caritativi”

convivenza, penalizzata dall’enfasi postasull’individuo. Anche in questi lunghimesi non è forse stata la famiglia a porta-re con dignità e senso civico il caricomaggiore? E non sarà ancora proprio lafamiglia il principale soggetto che con-sentirà al Paese di rialzarsi?

A prima vista, il filo del discorso sem-bra essersi allontanato dall’ambito scola-stico. In realtà, quello che si chiede alGoverno non è un aiuto specifico alle pa-ritarie bensì opportunità e servizi, solida-rietà e sviluppo alla famiglia, contribuen-do a restituire a quest’ultima la necessariaserenità. La scuola paritaria non vuolesoldi dallo Stato, ma che sia riconosciutaper l’importante servizio pubblico che of-

fosse integrato con “educativi e formati-vi”, prevedendo “interventi a favore dellacomunità”, si potrebbe valutare la possi-bilità di destinare risorse — quantomenoad tempus — anche alle scuole paritarie oad altre istituzioni che si ritengano meri-tevoli di un sostegno finalizzato al benecomune.

Al di là di tutto, vale la pena ricordareche la Chiesa non si muove per difenderele proprie opere: forte della sua tradizio-ne educativa, ha a cuore la scuola, lascuola tutta, nella sua complementarietàcon la famiglia. Allo Stato chiede di sa-per riconoscere e sostenere questa colla-borazione, che va a beneficio di tutti.

In questa prospettiva, Papa Francesco— proprio incontrando il mondo dellascuola — ricordava un proverbio africano:«Per educare un figlio ci vuole un villag-gio». E spiegava: «Per educare un ragaz-zo ci vuole tanta gente: famiglia, inse-gnanti, personale non docente, professo-ri, tutti!». Se su questa via ci si riconosce,è troppo attendersi risposte conseguenti?

sociate con azioni concrete disupporto». La scelta è quella diessere «un organismo vivo e in-terconnesso ad altre realtà, nellalucida consapevolezza che nessunuomo è un’isola, che nessuno ba-sta a sé stesso o si salva da solo».

Dal contatto diretto con tuttele scuole della federazione è stataistituita una task force. Quaranta-sei docenti esperti, di cui 18 dellaScuola primaria, 28 della Scuolasecondaria di primo e secondogrado. Tra i sei ambiti di lavoro:

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R E UN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

che la scuola paritaria, alle presecon un’ipoteca che ne compro-mette la stessa possibilità di ria-prire i battenti a settembre.

Tutta colpa della pandemia,dunque? Le cose, lo sappiamo,stanno in maniera diversa. Latempesta che sta flagellando ilPaese s’è abbattuta su un sistemascolastico che già annaspava sulpiano della sostenibilità econo-mica.

Prima ancora, queste scuolesoffrono la faziosità con cui sonoguardate. A minarne la sopravvi-venza è, infatti, una sorta di di-scriminazione culturale, che im-pedisce di riconoscere loro pienacittadinanza. Ne porta traccia unvocabolario che ancora le consi-dera “private”, scuole di classe,diplomifici per asini d’o ro .

Questo pregiudizio ideologicosegna un primato, un’eccezionenazionale, che non si riscontrapiù nemmeno nella laica Europa,dove il muro è caduto e il valoreculturale costituito dalle paritarieè riconosciuto e apprezzato. In casa no-stra, paradossalmente, non passa nemme-no il criterio dell’investimento: è risaputoche all’anno fanno risparmiare allo Statooltre 7.000 euro per alunno, per cui laprospettiva di una scomparsa delle scuoleparitarie costituirebbe un aggravio di di-versi miliardi di euro sul bilancio dellacollettività. Senza aggiungere che, unavolta chiuse, ci si troverà subito ad affron-tare la mancanza di servizi con cui sup-plirle, in termini di strutture, palestre,scuolabus, mense e soprattutto insegnan-ti.

Prima di tornare sull’aspetto economi-co, forse è importante aver prontezza del-la partita in gioco: ruota attorno a

di FABIO BO L Z E T TA

Una sfida per educatori, studenti egenitori in una rinnovata alleanzatra il mondo della scuola e le fami-

glie. Le misure restrittive introdotte per ilcontenimento del contagio da covid-19hanno improvvisamente fatto chiudere icancelli e proiettato gli istituti scolastici inun isolamento non soltanto fisico. Nel di-sorientamento iniziale di studenti, inse-gnanti e genitori. Ma spente le luci delleaule scolastiche ecco accendersi computere tablet. Le nuove tecnologie come ponti(riscoperti) di comunicazione e formazionein una rincorsa che, giorno dopo giorno,ha ordinato in metodo la pratica quotidia-na delle dirette on line. Ma cosa impararedall’esperienza di prova vissuta e come va-lutare l’insieme di azioni promosse in favo-re degli studenti? Per tentare di trasforma-re gli ostacoli in opportunità la Federazio-ne delle scuole cattoliche primarie e secon-darie (Fidae) ha realizzato il primo dossiersulla didattica a distanza nelle scuole pari-tarie.

Duecentocinquantanove gli istituti dellafederazione coinvolti nella ricerca naziona-le. Il 56 per cento appartenenti alla scuolaprimaria, il 29 alla secondaria di primogrado e il 15 di secondo grado. Secondol’indagine, tra le esperienze prese in esa-me, un istituto su tre ha applicato il livellopiù evoluto di didattica a distanza.

Aggiungendo il dato più alto pari al 37per cento, si evince come il 70 per centoabbia dimostrato durante la pandemia unuso avanzato degli strumenti tecnologici esoltanto il 30 proposto iniziative con unainterattività formativa minore. L’adozionedi piattaforme di teamworking, l’utilizzodel registro on line, l’organizzazione di in-

porto con i dipendenti; relazione con le fa-miglie e con gli organi dello Stato.

Dal giorno seguente il provvedimentodel governo italiano di chiusura degli isti-tuti scolastici, è stata attivata «con urgenzaun’azione coordinata e continua di moni-toraggio, studio, approfondimento, ma so-prattutto di vicinanza a tutte le scuole as-

ti a misurarsi con le criticità delle restrizio-ni». Così l’esperienza della Scuola Audio-fonetica di Brescia che, presentando unapercentuale molto elevata di bambini disa-bili, in particolare sordi, ha sperimentatola produzione di contenuti multimedialiproposti con giochi, laboratori e ricette didolci. L’istituto Barbarigo di Padova hainvece attivato il ricevimento on line deigenitori e l’animatore spirituale è statocoinvolto nella pubblicazione regolare divideo su internet. Strategie per motivaregli studenti dal Liceo Maria Ausiliatrice diRoma con attività “a bassa tensione” for-mulate per introdurre la lezione a distanzaoffrendo occasioni di gioco per far praticacon gli argomenti trattati prima di passareai livelli successivi più complessi.

L’indagine ha coinvolto gli istituti scola-stici distribuiti per il 63 per cento al nord,il 19 al centro e 18 al sud. L’attenzionecontinuerà nelle evoluzioni del rapportoanche sulle povertà educative e l’inclusionedelle famiglie in contesti di origine esclusidalle tecnologie necessarie per l’accessoall’apprendimento. Per la presidente di Fi-dae Virginia Kaladich: «Abbiamo cercatodi vivere la nuova “o rd i n a r i e t à ” senza af-fanni, cercando di infondere serenità e, se itempi ci hanno costretto a rallentare i no-stri ritmi, abbiamo provato a trasformare il“limite” in opportunità». Guardando alnuovo anno scolastico, la sfida passa oradalla gestione dell’emergenza alle possibilinuove opportunità educative.

contri in videoconferenza. Ma anche, nellelezioni in streaming, l’attenzione della tra-smissione di informazioni e contenuti sen-za tralasciare il mantenimento della dina-mica partecipativa relazionale. Cinque ledirettrici lungo le quali si articola il dossierdi prossima pubblicazione: didattica a di-stanza tra gestione dell’emergenza e op-portunità educativa; gestione scolastica daparte degli enti gestori ecclesiastici; rap-

la verifica della trasmissione delle compe-tenze, la relazione educativa e l’attenzioneverso gli studenti disabili e allievi con pro-blemi di apprendimento.

Nella convinzione che «la scuola non siferma» sul sito della federazione fondata aRoma nel 1945 sono state raccolte buonepratiche «in un campo che almeno all’ini-zio era ancora tutto da esplorare e in unmomento in cui, in modo emergenziale,tutti gli attori erano e sono ancora chiama-

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì-martedì 25-26 maggio 2020

PER LA CURA DELLA CASA COMUNE

Un’opportunità da cogliereDopo la pandemia deve crescere l’impegno a salvaguardare la casa comune

Molteplici iniziative in Asia in occasione della settimana sulla «Laudato si’»

Difendere, curare, amaredi PAOLO AF FATAT O

Sulle montagne della provinciadi Bukidnon, nella vasta isolafilippina di Mindanao, il Cen-

tro di educazione culturale avviatodal gesuita irlandese Pedro Walpoleinsegna a giovani e bambini indigenil’ecologia integrale. La scuola colla-bora con le popolazioni indigenenon solo per tutelare il loro ambien-te, ma anche per promuovere unmodello di vita equilibrata, sosteni-bile, in armonia con la creazione. Ilcentro è intitolato ad Apu Palamgu-wan, mitico antenato degli indigenipulangiyen, e coniuga la loro storiacon gli insegnamenti dell’enciclica diPapa Francesco Laudato si’. E se inpassato progetti industriali di defore-stazione hanno distrutto ampie areeboschive della regione, oggi i giova-ni locali sono impegnati nella rige-nerazione delle foreste, con il sognodi restituire vegetazione, ossigeno,fauna alla catena montuosa di Pan-taron. L’impegno di Pedro Walpole,

direttore di ricerca all’Istituto discienze ambientali per il cambiamen-to sociale nelle Filippine, è fra i tan-ti che si manifestano nelle comunitàcattoliche dell’Asia nella settimana(appena conclusasi) dedicata, a livel-lo internazionale, all’enciclica Lau-dato si’, per il quinto anniversariodella sua promulgazione.

Tra i fedeli del continente, poi, lanotizia dell’Anno speciale sulla Lau-dato si’, annunciato da Papa France-sco dopo il Regina Caeli di domeni-ca scorsa, ha generato entusiasmo eapprezzamento: la settimana appenatrascorsa è considerata “la prova ge-nerale” di una campagna di sensibi-lizzazione, coscientizzazione e rinno-vata azione, anche alla luce del tem-po post-pandemia.

Giunto nelle Filippine nel 1992,da quasi trent’anni il missionario pa-dre Walpole ha avviato una specificapastorale con le comunità indigene(qui chiamate lumads), proprio nelsegno del rispetto del loro patrimo-nio culturale, a partire da un rappor-

to armonioso e fecondo con madrenatura. E anche il centro educativo,semplice struttura che sorge nell’a re adi Bendum, dove si tengono semina-ri e attività formative ispirate all’en-ciclica, è alimentato con energia so-lare. Il segreto per la riuscita deiprogetti educativi, spiega il gesuita,è coniugare la didattica con diretteattività sul territorio. E così gli stu-denti coltivano un orto biologico,contribuendo a nutrire e alimentareoltre quattrocento ragazzi che fre-quentano la scuola. Si utilizzano poitecniche di compostaggio naturale(tramite i lombrichi) per trasformarei rifiuti organici in compost di altaqualità da usare come fertilizzanteagricolo. Si coltiva la citronella, erbatropicale che fornisce un olio vegeta-le che è un repellente naturale perinsetti; esso poi viene smerciato, co-me avviene anche per il giaco, local-mente detto a t a y - a t a y, pianta notaper i suoi usi medicinali.

Come il missionario gesuita, nellasettimana dedicata alla Laudato si’

diversi enti, comunità e organizza-zioni nella Chiesa nelle Filippinehanno sviluppato tematiche simili,proponendo una vera e propria“svolta verde”, che si lega anche alleprospettive economiche, sociali e po-litiche del Paese asiatico, soprattuttonel periodo post covid-19.

Secondo gli economisti dell’ate-neo di Manila, storica università deigesuiti nella capitale, la pandemiarappresenta, infatti, l’occasione pro-pizia per un cambio di passo, inco-raggiando lo sviluppo della g re e ne c o n o m y. Sono temi e riflessioni pre-senti nella «Campagna verde “Lau-dato si’“», proposta dal Segretariatonazionale per l’azione sociale, orga-nismo in seno alla Conferenza epi-scopale filippina, che intende «crearemaggiore consapevolezza per la curadell’ambiente e i nuovi modelli disviluppo», ha spiegato il segretarioesecutivo padre Edwin Gariguez. Lacampagna promuove la sicurezza ali-mentare, la tutela dell’ambiente edelle popolazioni indigene, investi-menti verso le energie rinnovabili. Atal fine sono stati attivati, in partico-lare, programmi per garantire la sicu-rezza alimentare alle comunità colpi-te dalla pandemia di coronavirus, in-vitando diocesi e parrocchie a pro-muovere l’agricoltura comunitaria.

Poco più a sud, in Indonesia, va-sto arcipelago con una popolazionea larga maggioranza musulmana, laChiesa cattolica ha colto l’o ccasionedella settimana per trovare un terre-no comune con i fedeli musulmani:«Con un cuore nobile, possiamoproteggere, preservare e compiere in-sieme sforzi per rendere la nostraterra un luogo prospero e pacificoper tutta la creazione», ha detto ilcardinale Ignatius Suharyo Har-djoatmodjo, alla guida dell’a rc i d i o -cesi di Jakarta, in un videomessaggiotrasmesso in streaming durante lemesse domenicali. La campagna del-le comunità cattoliche nel paese si èconcentrata su come evitare gli spre-

chi di cibo e abbandonare lo stile divita consumistico teso all’usa e getta,incoraggiando la condivisione con ipoveri e l’economia del riciclo.

Sempre nel sud est-asiatico la set-timana Laudato si’ è stata un’o ccasio-ne di scambio e rapporti interreligio-si anche in Cambogia: il vicario apo-stolico di Phnom-Penh, monsignorOlivier Michel Marie Schmitthaeu-sler, ha lanciato un’iniziativa con-giunta con un tempio buddista dellacapitale, inaugurando un orto biolo-gico che vedrà la proficua collabora-zione di fedeli cattolici e buddisti ac-comunati dallo spirito di compassio-ne verso “sorella terra”, oltre che ver-so ogni essere umano. E se si pensache in Cambogia sono circa cinque-mila i templi buddisti abitati da68.500 monaci, tutti molto propensie dediti a coltivazioni biologiche,l’aver combinato lo spirito della Lau-dato si’ con le inclinazioni della reli-gione maggioritaria offre ampi e in-teressanti spiragli di collaborazione.

Anche più a ovest, nel subconti-nente indiano, l’anniversario dell’en-ciclica non è passato inosservato edè riuscito a riunire fedeli di culture,tradizioni religiose diverse nel mede-simo anelito, tanto più rafforzato intempi di pandemia del covid-19,identificata come il comune avversa-rio da sconfiggere insieme. In Paki-stan, a Karachi, preti, religiosi e laicidella Commissione giustizia e pace edella Caritas sono andati a diffonde-re il messaggio della Laudato si’ tragli indù, i sikh, i baha’i e musulma-ni, visitando diversi luoghi di culto einvitando tutti i leader religiosi a

unirsi nel prendersi cura della casacomune. Nel contempo si è sensibi-lizzato sulla necessità di una comunedifesa dal covid-19 e sulle misure daosservare per la tutela della salutepubblica. «La Laudato si’ è sempreun’occasione feconda per costruireponti tra le religioni», spiega il di-rettore della commissione, padre Sa-leh Diego.

Nella vicina India, molte diocesi ecomunità hanno puntato soprattuttosui giovani come speciali attori pro-tagonisti di una sensibilità ecologica,legata alla cultura del rispetto e del-la tutela di ogni essere vivente. A talfine è stata rilanciata l’imp ortanzadell’enciclica Laudato si’ per le scuo-le, raccomandando una serie di ri-sorse e azioni da consigliare a stu-denti di ogni ordine e grado. Tuttisono stati incoraggiati a unirsi a Ta -r u m i t ra (“Amici degli alberi”), gran-de organizzazione studentesca india-na, che ha come missione «protegge-re e promuovere un ambiente sanosulla terra». Il movimento studente-sco è stato concepito e lanciato daigesuiti della provincia di Patna nel1998 ed è poi divenuto un progettodella Conferenza dei gesuiti del-l’Asia meridionale. L’iniziativa copreuna rete di centinaia di scuole supe-riori e college in tutta l’India che,nella settimana Laudato si’, hannopromosso progetti e attività per por-tare nella società una spiritualità,una visione del mondo e uno stile divita che non considera la casa comu-ne come un ambiente da sfruttare,ma come una preziosa risorsa da di-fendere, curare, amare.

In Italia evento on line delle comunità dedicate all’enciclica

Azione concretadi F R AT E L ALOIS*

Cinque anni fa Papa Francescopubblicava la sua enciclicaLaudato si’ con la quale rivol-

geva «un invito urgente a rinnovareil dialogo sul modo in cui stiamocostruendo il futuro del pianeta».Poi aggiungeva: «Abbiamo bisognodi un confronto che ci unisca tutti,perché la sfida ambientale che vivia-mo, e le sue radici umane, ci riguar-dano e ci toccano tutti» (14). Que-sto invito oggi è più urgente chemai. E la crisi creata dalla pandemiadi covid-19 evidenzia bruscamentequanto sia vulnerabile la nostra casacomune. Allo stesso tempo, l’im-provviso isolamento di metà dellapopolazione umana e le drastichedecisioni in materia di salute presein molti paesi hanno anche dimo-strato che una risposta politica, so-ciale ed economica era ancora possi-bile data la gravità dei problemi.Molte voci chiedono che la vita del-le nostre società non riprenda sem-plicemente il suo corso normale, mache approfittiamo di questo momen-to per interrogarci in profondità.

Con coloro che condividono lafede in Dio, ci rivolgiamo a lui nel-la preghiera e supplica. Ma ho laconvinzione interiore che in questomomento di prova anche Dio cisupplichi: «Svegliatevi!». Ci parlaperché ci ama. Vorrebbe forse dirci:guardate quanto dipendete gli unidagli altri, tra persone vicine ma an-che tra paesi e popoli; vedete quan-to avete bisogno della fratellanzaumana; scoprite quanto è necessarioprendersi cura della creazione per ilvostro futuro comune. Sì, sveglia-moci! Mentre il ritmo frenetico del-le nostre società si è improvvisa-mente quasi fermato, ora c’è il ri-schio di un caos sociale che minac-cia. E coloro che ne verranno colpitisaranno in primo luogo i più pove-ri, che si tratti di nazioni o persone.Con loro, sapremo costruire nuovesolidarietà riscoprendo il valoredell’aiuto reciproco come tante per-

sone l’hanno praticato nelle ultimesettimane? Poiché il collasso dellabiodiversità peggiora ineluttabilmen-te e l’emergenza climatica premesull’umanità, gli scienziati e le gio-vani generazioni ci invitano a scuo-terci. L’infinito sfruttamento di ri-sorse limitate non è più possibile.Diventeremo sempre più consapevo-li che con tutti gli esseri viventi«siamo uniti da legami invisibili eformiamo una sorta di famiglia uni-versale» (Laudato si’, 89)?

A Taizé siamo impressionati nelvedere l’impegno di così tanti giova-ni per la salvaguardia del pianeta. Aquesti giovani vorrei dire: non per-dete coraggio di fronte alla lentezzae alle esitazioni che constatate. Conquelli della mia generazione, do-

vremmo chiedervi perdono per avertrascurato così tanto questa respon-sabilità. Il consumismo ha occupatotroppo spazio, come se la felicità siriducesse a quello. Avete ragione aincitarci a cambiare il nostro stile divita in modo che diventi più sobrioe più centrato sull’essenziale.

Ciò che mi dà speranza è vedereemergere alla base molteplici inizia-tive, fatte di impegni molto concretiche, senza fornire risposte sistemi-che, manifestano il desiderio di agi-re. Senza il quale nulla sarà possibi-le. E queste iniziative mi sembranoavere sempre più impatto politico.Per i credenti si aggiunge un’ulterio-re responsabilità: il pianeta è un do-no che Dio ci affida; la preoccupa-zione per la Creazione è parte inte-

grante della nostra fede. Di fronte aqueste sfide ambientali, una testimo-nianza comune delle confessioni cri-stiane e anche delle diverse religionidiventa ancora più importante, in-sieme a tutti coloro che trovano lamotivazione per il loro impegno al-trove rispetto alla fede.

All’indomani della crisi pandemi-ca, c’è da temere che le disugua-glianze aumentino ulteriormente eche la ripresa economica abbia luo-go senza tenere sufficientementeconto dell’emergenza climatica. Maabbiamo anche l’immensa opportu-nità di interrogarci sul futuro chevogliamo. Saremo in grado di co-gliere questo momento?

*Priore di Taizé

ROMA, 25. «Una lettura ragionataper un’azione concreta»: è questo iltitolo dell’evento on line propostodalle Comunità Laudato si’ italianee svoltosi il 24 maggio per celebrarei cinque anni dalla pubblicazionedell’enciclica di Papa Francesco.Scienziati, attivisti e voci del mon-do della fede e della cultura si sonoincontrati virtualmente per tornaread analizzare il senso del documen-to pontificio sulla cura della casacomune, spesso citato ma la cui re-cezione è tutt’altro che acquisita.

Nel corso degli interventi — ap er-ti e conclusi dagli ideatori delle co-munità, il vescovo di Rieti, Dome-nico Pompili, e il fondatore di SlowFood, Carlo Petrini, e ai quali si so-no alternati tra gli altri il teologoErmes Ronchi e la docente di so-ciologia e antropologia dei mediaall’Università cattolica di Milano,Chiara Giaccardi — si è affrontatadapprima la questione relativa al ri-schio di ridurre l’enciclica a unasorta di manifesto verde che chiedeun assenso, mentre «ciò che sta alcuore dell’ecologia integrale è unachiamata in causa delle persone»,spiega un comunicato. Sottolineateinoltre alcune carenze del modelloeconomico liberista la cui crisi sitrascina da più di un decennio e icui effetti sono risultati maggior-mente evidenti in tempo di pande-mia. Basti pensare alla drammaticavicenda delle insufficienze dei re-parti di terapia intensiva che haportato a dover scegliere tra chi in-tubare e chi no, in base all’età e al-lo stato di salute: un’opzione con-traria alla dignità umana che hamostrato cosa accade quando il ri-spetto della persona è subordinatoalle variabili economiche. Dimostra-zione anche questa, è stato osserva-to, di come l’essere umano e le coseabbiano cessato di darsi amichevol-mente la mano diventando dei con-tendenti — fenomeno espresso chia-ramente nella Laudato si’ — e comela ricerca del profitto si sia concen-trata prima sullo sfruttamento dis-sennato delle risorse naturali e poi

sulla stessa specie umana, con con-seguenze deleterie soprattutto neiconfronti delle categorie più vulne-rabili.

«Da cinque anni l’enciclica ci in-terroga su quale tipo di mondo de-sideriamo trasmettere a coloro cheverranno dopo di noi», hanno pre-cisato i partecipanti. E la rispostache essa prova a dare fa leva sui«migliori frutti della ricerca scienti-fica oggi disponibile» (Laudato si’,15) per descrivere cosa sta accaden-do alla casa comune, in quanto oc-corre conoscere e riconoscere i variproblemi per stabilire efficaci mo-dalità di azione, ad esempio control’inquinamento e i cambiamenti cli-matici, dove l’impatto più pesantericade sui più poveri, nonché in re-lazione ai diffusi problemi di ap-provvigionamento idrico, se è veroche intere popolazioni (soprattuttobambini) si ammalano e muoionoper il consumo di acqua non pota-bile, mentre continua l’avvelena-mento delle falde acquifere a causadegli scarichi di fabbriche e città.Fenomeni che hanno contribuito auna progressiva e rapida perdita dibiodiversità, con la scomparsa, ognianno, di specie vegetali e animalima anche a una ridotta qualità del-la vita umana, specie nelle grandimetropoli, a causa delle «emissionitossiche, ma anche per il caos urba-no, i problemi di trasporto e l’in-quinamento visivo e acustico»(Laudato si’, 44).

Sebbene, si è aggiunto nel dibat-tito on line, in cinque anni le con-dizioni climatiche non siano cam-biate ma anzi in alcuni casi peggio-rate con eventi estremi in ogni par-te del mondo, la speranza di un’in-versione di tendenza è sempre viva,grazie anche all’impegno di movi-menti globali come quello dei gio-vani di Friday for Future che ha of-ferto nuovo respiro al dibattitosull’ambiente, come è anche acca-duto in modo diverso in occasionedel Sinodo sull’Amazzonia volutoda Papa Francesco.

Nell’ambito del quinto anniversario dell’enciclica di Papa Francesco «Laudato si’», la comunità di Taizé ha organizzato, attorno alla chiesa dellaRiconciliazione, una mostra comprendente una ventina di immagini in grande formato del fotografo, giornalista e ambientalista francese

Yann Arthus-Bertrand, a illustrare estratti del documento pontificio. Pubblichiamo una delle foto più famose.

Page 8: Per la cura della Terra e dei poveri · 2020. 5. 25. · sione sui contenuti di un documento ... per guardare al futuro dopo la pandemia Il sogno di Romano Guardini Il 1° agosto

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 25-26 maggio 2020 pagina 9

Lutto nell’episcopato

Il vescovo Johann Weber, emeri-to di Graz-Seckau, è morto saba-to 23 maggio in Austria, all’LkhUniversity hospital, all’età di 93anni. Il compianto presule eranato a Graz il 26 aprile 1927 edera stato ordinato sacerdote il 2luglio 1950. Eletto alla Chiesa re-sidenziale di Graz-Seckau il 10giugno 1969, aveva ricevuto l’or-dinazione episcopale il 22 settem-bre successivo. Il 14 marzo 2001aveva rinunciato al governo pa-storale della diocesi. Dal maggio1995 al giugno 1998 era stato an-che presidente della Conferenzaepiscopale austriaca.

In Australia una campagna di raccolta fondi lanciata dalle Pom

A sostegno di chi aiuta

Come i discepoli di EmmausMessaggio della Conferenza episcopale spagnola per il Corpus Domini

«N ella comunione con chisoffre a causa della ma-lattia o della morte dei

propri cari, e nella vicinanza a tantepersone che mancano del necessarioper vivere con dignità, il Signore ciinvita a lasciarci raggiungere da Lui,a condividere la sua tavola, a esseresuoi discepoli e, arrivato il momen-to, ci anima ad andare in missione».È un messaggio di speranza e inco-raggiamento quello della sottocom-missione per l’azione caritativa e so-ciale della Conferenza episcopalespagnola, che, in vista della solenni-tà del Santissimo Corpo e Sanguedi Cristo (11 giugno con celebrazio-ne la domenica successiva del 14),esorta a non rimanere bloccati daldolore, perché «il Signore ci chiamacostantemente a essere discepolimissionari, a uscire nelle strade e aicrocevia della storia per convocaretutti, specialmente i senza speranza,i poveri e gli esclusi, coloro che pa-tiscono la violenza e la persecuzio-ne, e quelli che abitano nelle varieperiferie del nostro mondo».

Utilizzando l’episodio del Vange-lo di Luca dedicato ai due discepolisulla strada di Emmaus, in partico-lare quando essi si ritrovano sedutialla stessa tavola con Gesù “p elle-grino”, i vescovi ricordano che inogni eucaristia «il Signore ci invitaa essere come il pellegrino del Van-gelo che esce per incontrare tantifratelli e sorelle i quali, come i di-scepoli di Emmaus, vagano per lavita, segnati dall’oscurità dell’inspie-gabile, della mancanza di una casa,della solitudine e persino del desi-derio di vivere. Comunicando con ilCorpo di Cristo, siamo inviati daLui con l’energia e la luce necessarieper uscire nel mondo», in aiuto deiferiti dalla vita, «per forgiare le co-munità che possono accoglierli conospitalità evangelica». Gesù risortoche condivide l’oscurità, che apre icuori al significato profondo delleScritture, che è seduto alla stessa ta-vola, alimenta la vita spirituale, perfare comunità e costruire il regno diDio: questo il messaggio, soprattut-to oggi, in un mondo che sperimen-ta la sofferenza della pandemia dic o ro n a v i ru s .

«Ai nostri giorni — si legge neltesto — ci sono molte persone che,come i discepoli di Emmaus, cam-minano per la vita con scoraggia-mento, senza meta, delusi da brutteesperienze. A volte, espulsi dallaconvivenza sociale, questi fratelli vi-vono e muoiono soli di fronte all’in-differenza di quasi tutti», per colpadi delusioni, fallimenti personali, o«semplicemente perché non hannotrovato posto in una società tremen-damente competitiva». Questa si-tuazione è stata aggravata dallapandemia che «ci lascia non solomorti dolorose ma sta causando an-che una grave crisi economica e so-ciale». Molti «stanno già vivendo lanotte oscura dei discepoli di Em-maus, pensando che tutto sia perdu-to. Tuttavia, in mezzo a così tantodolore e scoraggiamento, come i di-

scepoli di Emmaus, parecchi fratellistanno scoprendo la presenza mise-ricordiosa di Dio in coloro che PapaFrancesco ha chiamato “i santi dellaporta accanto”: il personale sanita-rio, le forze di sicurezza, i cappella-ni ospedalieri, i vicini di casa, stelledi speranza nel sentiero oscuro cheabbiamo dovuto percorrere. Oggipiù che mai abbiamo bisogno dipersone che possano essere “santidella porta accanto”, di cui Dio sipuò servire per rendersi presente eoffrire speranza a coloro che cammi-nano persi».

Il “digiuno” a cui ha costretto lapandemia «ha aumentato in noi ildesiderio dell’eucaristia e la necessi-tà di approfondire il suo essere e si-gnificato». Eucaristia come fonte diamore, comunione e servizio: nelgiorno del Corpus Domini, «attua-lizziamo sacramentalmente questomistero», con una solennità specia-le. Per tale motivo, in questo gior-no, «la Chiesa celebra anche la gior-nata della carità, poiché annuncia-mo con profonda fede che la fontedi ogni amore e santità scaturiscedall’eucaristia». Attraverso il Signo-re, «riceviamo il dono della comu-nione per vincere il virus della divi-sione e il dono dell’amore per af-frontare la pandemia dell’i n d i f f e re n -za». L’esortazione è a collaborarenell’annuncio del Regno, nella curadei fratelli, nella trasformazione delmondo. Dall’eucaristia viene il cibonecessario per adempiere al servizio.C’è bisogno di tutti, autorità politi-che, civili, economiche e religiose,

«con gli occhi puntati sui più fragilidella nostra società», con la fermavolontà di giungere ad accordi e adapplicarli, di contribuire al dialogo,di superare o mettere da parte muri,interessi privati, ideologie.

In Spagna, fra i protagonisti dellaGiornata della carità del 14 giugno,c’è la Chiesa. «Chi si chiede dovesia la Chiesa in questo momento —afferma la sottocommissione episco-pale nel messaggio — può rivolgerela domanda ai poveri, agli infermi,ai disabili, alle persone sole, agli an-ziani abbandonati, a coloro che cer-cano un significato in mezzoall’oscurità, che hanno perso un fa-miliare, che cercano qualcuno che liascolti. Hanno trovato il volto dellaChiesa nell’accoglienza dei membridella Caritas e delle molte altre enti-tà ecclesiali, negli ospedali, nellemense, nei centri di ascolto, nelleresidenze per anziani di parrocchiee istituzioni varie. Lo hanno trovatoin tanti uomini e donne credenti,che sono anch’esse la Chiesa e chesi spendono per costruire un mondopiù giusto, fraterno, umano, piùaperto a Dio. Lo hanno trovato intanti medici, infermieri, ausiliari,trasportatori, farmacisti, poliziotti,militari, molti dei quali cattolici, chesono anch’essi la Chiesa».

E la Chiesa, conclude, «con l’aiu-to del Signore continuerà a svolgerequesto servizio quotidianamente,con umiltà, senza pretendere di oc-cupare le prime pagine dei giorna-li». (giovanni zavatta)

SY D N E Y, 25. Un modo significativo per risponde-re all’appello di Papa Francesco a creare un fon-do internazionale per aiutare le popolazioni col-pite dalla pandemia, usando le proprie risorse ele proprie reti con le quali far conoscere le storiedi tanti missionari che operano nel mondo e chenecessitano di aiuti materiali: è quello rappresen-tato dalla campagna #WeAreStillHere, lanciatada Catholic Mission, l’ufficio delle Pontificieopere missionarie (Pom) in Australia, per racco-gliere somme da destinare alle comunità colpitedal covid-19, come ha spiegato padre Brian Lu-cas, direttore dell’organismo. Un modo ancheper far riflettere sulle conseguenze economiche esociali del contagio portando il messaggio evan-gelico di speranza in questi tempi difficili. E cosìnel Paese sono sorte iniziative a largo raggio perfacilitare donazioni a distanza e risposte innovati-ve, sia a livello locale che globale, nella lotta alcovid-19, come tale campagna, che informa i cit-tadini sull’evoluzione globale del morbo vissutadai missionari di tutto il pianeta. La Chiesa, haosservato Lucas, in seguito all’emergenza corona-virus è stata chiamata a riconsiderare le sue prio-rità e a collaborare in modo più esteso con altrienti religiosi e organizzazioni secolari: «L’effettodiretto sui Paesi più ricchi colpiti dalla pandemiaha portato alla luce le sfide significative affronta-te da coloro che si trovano in contesti missionari.Ciò ha offerto un’opportunità di dialogo e un re-ciproco sostegno più ampi che mai».

Nell’ambito della campagna, ha sottolineato ildirettore di Catholic Mission, studenti delle scuo-le cattoliche australiane, tramite collegamenti online, sono stati coinvolti insieme ai loro genitoriin un viaggio nei vari angoli del mondo con par-ticolari riferimenti alle specifiche emergenze:un’innovativa partecipazione via internet con lacreazione di comunità di preghiera, advocacy,raccolta fondi dopo aver preso visione dei biso-gni di tutti quei partner missionari diffusi sullaTerra, per aiutare le Chiese locali nello sviluppodi soluzioni adeguate a fronteggiare il virus. Inquest’ottica si sono condivise risorse intellettualitra i principali organismi e congregazioni religio-se locali e internazionali (Caritas Internationalis,gesuiti, verbiti, maristi, tra gli altri) per consenti-re alle informazioni di fluire tra le agenzie e ave-re pertanto il massimo impatto su tutte le reti.«Mentre affrontiamo le sfide lanciate dal corona-virus qui in Australia — ha aggiunto padre Lucas— non possiamo dimenticare che le condizionidelle comunità già svantaggiate peggiorerannoulteriormente in tutto il mondo. Anche in questotempo di prova, dobbiamo sentirci pronti a ri-spondere alla chiamata di amore per Dio e per ilp ro s s i m o » .

L’organismo sostiene iniziative missionarie in1.100 diocesi di oltre 160 paesi, tra cui India, SriLanka, Myanmar e Ghana, a supporto delle atti-vità dei cattolici locali: sono questi ultimi, infatti,a identificare i bisogni di base delle popolazionidestinatarie delle azioni caritative, affinché siano

offerte reali opportunità di crescita, indipenden-temente da etnia, religione, genere, cultura, statussociale. Per questo, si ribadisce, il mondo cattoli-co ha da subito esortato i fedeli, ma anche gover-ni e autorità locali, a coadiuvare la Chiesa perfarsi prossimi ai bisogni dei più vulnerabili:«L’attività di centinaia di missioni in tutto ilmondo ha subito un arresto a causa del coronavi-rus. Molti sacerdoti sono stati costretti a ridurreil proprio raggio d’azione o a fermarsi del tutto.Religiosi, suore e operatori stanno facendo ilpossibile per garantire il miglior supporto praticoe pastorale ai bisognosi, nonostante la crisi sani-taria, ma spesso si tratta di opere di carità chefanno affidamento su donazioni. Tra le storie rac-contate attraverso #WeAreStillHere, quella disuor Stan Therese Mumuni che in Ghana da an-ni si dedica incessantemente a provvedere a ciboe risorse per sostenere la Casa di Nazareth per ibambini di Dio, centro di accoglienza per orfaniaffetti da gravi patologie; oppure la presentazio-ne dell’Eden gardens children’s home, centro diaccoglienza di minori gestito dai gesuiti nella cit-tà indiana di Khuzuma, Stato di Nagaland, unadelle realtà più penalizzate dal dilagare del virus.La casa ospita 250 bambini provenienti da conte-sti svantaggiati a cui vengono forniti anche istru-zione ed accompagnamento spirituale. «Al mo-mento la maggior parte è stata mandata a casaper via del lockdown ma non tutti sono così for-tunati da avere una famiglia dove tornare e moltirimangono qui», rileva Catholic Mission.

Con la pandemia l’opera missionaria assume una rilevanza senza precedenti

Riscoprire il bisognodi vivere insieme l’esperienza della fede

di FEDERICO PIANA

I l futuro prossimo della missio-narietà della Chiesa potrebbeessere racchiuso tutto in una vi-

sione apparentemente paradossale:sarà il virus che ha gettato in isola-mento il mondo intero a imporreun’accelerazione alla necessità didiffondere il Vangelo nei luoghi piùsperduti della Terra. Una contraddi-zione, se si pensa che la vita missio-naria si basa sulla vicinanza, sulcontatto, sull’incontro con l’a l t ro .Dimensioni umane fondamentali,ora totalmente negate dalla pande-mia. Eppure, la contraddizione siscioglie come neve al sole se si se-gue il pensiero di monsignor Gio-vanni Pietro Dal Toso. L’a rc i v e s c o -vo presidente delle Pontificie operemissionarie ha la convinzione che lospirito missionario non cambierà,nella sostanza: «Sono sicuro che ilvirus ci obbligherà a essere ancoradi più una “Chiesa in uscita” p erchéè nel nostro dna. Certamente, trove-remo nuove modalità per farlo; nonpossiamo rimanere immobili nelles t ru t t u re » .

Proprio nel momento in cui gliuomini stanno sperimentando dolo-re e smarrimento, il compito di dif-fondere la buona novella assumeuna rilevanza senza precedenti. An-che se le difficoltà si sono moltipli-cate. Nei territori di missione, lachiusura delle chiese ha prodotto uncontraccolpo non indifferente: «Illockdown ha interrotto l’attività sa-cramentale e il rapporto pastoralecon le persone. Tutto questo in al-cune culture, caratterizzate daun’abitudine intensa alla socialità, èvissuto più drammaticamente». Sen-za contare l’aspetto economico cheha segnato un andamento negativopreoccupante, aggiunge monsignorDal Toso: «I missionari vivono an-che con le offerte dei fedeli raccoltedurante le messe, che non ci sonostate. Un grande problema per tuttigli organismi della Chiesa. Recente-mente, con il benestare del SantoPadre, abbiamo aperto un fondospeciale per aiutarli. Stiamo riceven-do molte lettere di vescovi che fan-no sapere di trovarsi senza risorseper sostenere i loro sacerdoti e reli-giosi».

Il 21 maggio scorso Papa France-sco avrebbe dovuto partecipareall’assemblea generale delle Pontifi-cie opere missionarie nella quale an-nualmente si confrontano centoventidirettori nazionali per definire leprospettive della missionarietà dellaChiesa. Il distanziamento sociale ele misure di sicurezza, per evitare ilcontagio, ne hanno imposto la can-cellazione ma non hanno impeditoal Pontefice di elaborare e inviareun profondo messaggio che lo stes-

so Dal Toso definisce un segno spe-ciale di attenzione: «Il Santo Padreha inserito la riflessione sul carismadelle Pontificie opere missionarienella visione più grande della mis-sione della Chiesa. Un mandatodavvero importante, per noi». Insostanza Papa Francesco sottolineacome l’annuncio del Vangelo sia«un’altra cosa rispetto a ogni prose-litismo politico e culturale, psicolo-gico o religioso». E spiega che lamissione è «un dono dello SpiritoSanto» e non può affidarsi a «per-corsi di addestramento “dedicati”»né essere affidata a quegli «apparatiecclesiastici» che «sembrano risuc-chiati dall’ossessione di promuoveresé stessi e le proprie iniziative».Quanto il Papa scrive nel suo mes-saggio — riflette monsignor Dal To-so — «vale per tutte le istituzioni ec-clesiali. C’è un rapporto di recipro-ca fecondazione tra carisma e istitu-zione, una tensione che attraversatutti gli organismi».

Per i prossimi anni a venire, Fran-cesco raccomanda di evitare omolo-gazioni ideologiche mantenendo invita le due caratteristiche che hannopermesso alle Pontificie opere mis-sionarie di diventare «una rete dif-fusa in tutti i continenti»: la pre-ghiera e la carità. «La carità ha di-versi risvolti», entra nel dettagliol’arcivescovo: «Non si tratta solo didare un’elemosina, anche se l’asp et-to finanziario fa parte della missionedella Chiesa. Esistono delle formedi carità meno visibili ma altrettantoimportanti, come, per esempio, of-frire le proprie sofferenze per gli al-tri».

Il domani che verrà ha ancora icontorni incerti, decisamente labili,anche perché non tutti i Paesi sonoentrati nella “fase due”; molti aspet-tano ancora il picco del contagio ri-manendo completamente bloccati.«Ad alcuni missionari, per precau-zione, è stato chiesto di rientrare neipropri luoghi d’origine ma molti, so-prattutto quelli che hanno deciso diesserlo a vita, si sono rifiutati, spie-gando che volevano condividere illoro stesso destino con quello dellapopolazione locale», racconta donGiuseppe Pizzoli, direttore generaledella Fondazione Missio, organismopastorale della Conferenza episcopa-le italiana. La narrazione di Pizzoliaccende i riflettori su un aspetto pe-culiare che non verrà cancellato: lamissionarietà ha bisogno di relazio-ni concrete. La fisicità non potrà es-sere sostituita dalla tecnologia, «an-che perché nella maggioranza deiPaesi dove sono presenti i nostrimissionari la tecnologia non è all’al-tezza. Non c’è uno sviluppo tecno-logico equo e globalizzato. Cerche-remo di attuare protocolli per evita-re il contagio mantenendo i contattipersonali. Solo così potremo conti-nuare veramente le nostre attivitàpastorali».

Per il dopo pandemia c’è un fortestrumento di evangelizzazione chedon Pizzoli individua come stretta-mente necessario, quasi imprescindi-bile: «È la testimonianza della cari-tà. La testimonianza della presenza,dell’affiancamento, del rimanere in-sieme alla gente per condividere lestesse fatiche, le stesse sofferenze».Nell’immediato si dovranno fare iconti con delle criticità che si sperasiano solo momentanee. Ad esem-pio, «ai missionari non potremo piùinviare volontari di sostegno; dovre-mo rinunciarci, almeno per ora».

Che il credente sia fatto per vive-re in comunità e non in isolamentone è convinto anche l’a rc i v e s c o v oRino Fisichella, presidente del Pon-tificio consiglio per la promozionedella nuova evangelizzazione. Neconsegue che l’annuncio del Vange-lo potrà certamente avvantaggiarsi

delle nuove opportunità mediaticheche il virus ha costretto a prenderein seria considerazione, ma non po-trà relegare in soffitta lo scambioreale di idee, emozioni, sguardi.«Tutto questo appartiene all’uomo»,ribadisce monsignor Fisichella,«l’uomo si avvicina istintivamente,l’uomo non è portato ad allontanar-si; lo fa solo quando non c’è unrapporto. L’uomo è fatto per la re-lazione». E questo vale soprattuttoper la fede cristiana. Il presule losintetizza utilizzando una battuta:«La fede ha bisogno dei sensi: divedere, di ascoltare, di toccare. Habisogno di sentire — per paradossaleche sia — il profumo dell’incenso.Tutto ciò che appartiene alla vitaumana appartiene anche alla dimen-sione della fede e dell’evangelizza-zione».

Se qualcosa di buono questadrammatica situazione ci lascerà co-me eredità, argomenta l’a rc i v e s c o v oFisichella, lo si potrebbe individuarenel fatto che ha spinto le comunitàcristiane a riscoprire il bisogno divivere insieme l’esperienza della fe-de: «Mi ha colpito positivamente larichiesta, sempre più impellente, dipoter partecipare alla santa messa.Ma l’evangelizzazione non si riduceal solo momento sacramentale. Perquanto riguarda l’evangelizzazione,la celebrazione dei sacramenti è solouno dei punti essenziali. Poi ce nesono altri due: l’incontro con le per-sone per annunciare la fede e quellodella testimonianza viva della carità.Il virus ha dimostrato quanto pernoi sia fondamentale vedersi, stareinsieme».

Dunque, la pandemia non modi-ficherà profondamente l’evangelizza-zione della Chiesa? Monsignor Fisi-chella fa una pausa, poi rispondesenza esitare: «L’evangelizzazionecontinua attraverso metodi e stru-menti che sono segno di quanto ilVangelo — e quindi la Chiesa — ècapace di entrare nella storia dellagente. Ne sono sicuro: la pandemianon cambierà la dimensione di fededelle persone. Tantomeno la loro vi-ta».

Video su YouTubeper completare il catechismo

MADRID, 25. Una serie di materialiaudiovisivi affinché bambini e ado-lescenti possano continuare la loroformazione religiosa anche in que-sto periodo di pandemia: l’idea èdella Commissione per l’evangeliz-zazione, la catechesi e il catecume-nato della Conferenza episcopalespagnola, la quale ha messo a di-sposizione video che raccolgonogli obiettivi centrali di ogni fase, aseconda del corso, e alcune risorsein modo che i genitori possanoaiutare i propri figli. L’obiettivo èfornire un servizio alle famiglie perfar completare ai ragazzi la cate-chesi iniziata a settembre.

Negli ultimi mesi anche il cate-chismo dei bambini spagnoli è sta-to interrotto per colpa del corona-virus. «Vi sono parrocchie che, at-traverso i catechisti o il sacerdote,sono state in grado di offrire allefamiglie gli strumenti per conti-nuare l’iter dell’iniziazione cristia-na, ma per altre non è stato così»,spiega una nota.

Attraverso il canale YouTube delsegretariato della commissione epi-scopale, è possibile seguire i video

corrispondenti a ciascuna tappadella formazione dei bambini. Ilprimo, intitolato Desde Nazaret econdotto da suor María Granados,è già disponibile su questo socialnetwork.

Page 9: Per la cura della Terra e dei poveri · 2020. 5. 25. · sione sui contenuti di un documento ... per guardare al futuro dopo la pandemia Il sogno di Romano Guardini Il 1° agosto

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 10 lunedì-martedì 25-26 maggio 2020

Lettera pontificia per i venticinque anni della «Ut unum sint» di Giovanni Paolo II

Gesti profeticisulla strada verso l’unità

Al Regina Caeli della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali il Papa ricorda la festa della Madonna di Sheshan

Vicinanza e sostegno nelle proveai cattolici cinesi

Nel quinto anniversario della «Laudato si’» l’appello per la cura del Creato e dei più fragili

I cattolici cinesi sono «parte integrante» della Chiesa universale, che ne«condivide... le speranze» e li «sostiene nelle prove della vita». Lo ha ribadito ilPapa al termine del Regina Caeli di domenica 24 maggio, data in cui in Italiae in altri Paesi si è celebrata la solennità dell’Ascensione, alla quale Francesco hadedicato la riflessione che ha preceduto l’antifona mariana recitata dalla suaBiblioteca privata.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi, in Italia e in altri Paesi, si ce-lebra la solennità dell’Ascensione delSignore. Il brano del Vangelo (cfr.Mt 28, 16-20) ci mostra gli Apostoliche si radunano in Galilea, «sulmonte che Gesù aveva loro indica-to» (v. 16). Qui avviene l’ultimo in-contro del Signore risorto con i suoi,sul monte. Il “monte” ha una forte

carica simbolica. Su un monte Gesùha proclamato le Beatitudini (cfr. Mt5, 1-12); sui monti si ritirava a prega-re (cfr. Mt 14, 23); là accoglieva lefolle e guariva i malati (cfr. Mt 15,29). Ma questa volta, sul monte, nonè più il Maestro che agisce e inse-gna, guarisce ma è il Risorto chechiede ai discepoli di agire e di an-nunciare, affidando a loro il manda-to di continuare la sua opera.

Li investe della missione pressotutte le genti. Dice: «Andate dunquee fate discepoli tutti i popoli, battez-zandoli nel nome del Padre e del Fi-glio e dello Spirito Santo, insegnan-do loro a osservare tutto ciò che viho comandato» (vv. 19-20). I conte-nuti della missione affidata agliApostoli sono questi: annunciare,battezzare, insegnare e camminaresulla via tracciata dal Maestro, cioèil Vangelo vivo. Questo messaggiodi salvezza implica prima di tutto ildovere della testimonianza — senzatestimonianza non si può annunciare—, alla quale anche noi, discepoli dioggi, siamo chiamati per rendere ra-gione della nostra fede. Di fronte aun compito così impegnativo, e pen-

sando alle nostre debolezze, ci sen-tiamo inadeguati, come di certo sisentirono anche gli Apostoli stessi.Ma non bisogna scoraggiarsi, ricor-dando le parole che Gesù ha rivoltoa loro prima di ascendere al Cielo:«Io sono con voi tutti i giorni finoalla fine del mondo» (v. 20).

Questa promessa assicura la pre-senza costante e consolante di Gesùtra di noi. Ma in che modo si realiz-za questa presenza? Mediante il suoSpirito, che conduce la Chiesa acamminare nella storia come compa-gna di strada di ogni uomo. QuelloSpirito che, inviato da Cristo e dalPadre, opera la remissione dei pecca-ti e santifica tutti coloro che, pentiti,si aprono con fiducia al suo dono.Con la promessa di rimanere connoi sino alla fine dei tempi, Gesùinaugura lo stile della sua presenzanel mondo come Risorto. Gesù èpresente nel mondo ma con un altrostile, lo stile del Risorto, cioè unapresenza che si rivela nella Parola,nei Sacramenti, nell’azione costantee interiore dello Spirito Santo. Lafesta dell’Ascensione ci dice che Ge-sù, pur essendo salito al Cielo perdimorare glorioso alla destra del Pa-dre, è ancora e sempre tra noi: daqui derivano la nostra forza, la no-stra perseveranza e la nostra gioia,proprio dalla presenza di Gesù tranoi con la forza dello Spirito Santo.

La Vergine Maria accompagni ilnostro cammino con la sua maternaprotezione: da Lei impariamo la dol-cezza e il coraggio per essere testi-moni nel mondo del Signore risorto.

Dopo il Regina Caeli e la successivapreghiera per la Cina, il Pontefice haricordato la Giornata mondiale dellecomunicazioni sociali, ha rivolto unpensiero alla famiglia salesiana nelgiorno di Maria Ausiliatrice, haindirizzato un saluto alla comunitàdiocesana di Acerra — dove a causadella pandemia non si è potuto recarein visita come era stato programmato— e infine ha rilanciato l’iniziativadell’Anno speciale indetto per il quintoanniversario della «Laudato si’».

Cari fratelli e sorelle,uniamoci spiritualmente ai fedelicattolici in Cina, che oggi celebrano,con particolare devozione, la festadella Beata Vergine Maria, Aiuto deicristiani e Patrona della Cina, vene-rata nel santuario di Sheshan aShanghai. Affidiamo alla guida e al-la protezione della nostra Madre Ce-leste i Pastori e i fedeli della Chiesa

cattolica in quel grande Paese, per-ché siano forti nella fede e saldinell’unione fraterna, gioiosi testimo-ni e promotori di carità e di speran-za fraterna e buoni cittadini.

Carissimi fratelli e sorelle cattoliciin Cina, desidero assicurarvi che laChiesa universale, di cui siete parteintegrante, condivide le vostre spe-ranze e vi sostiene nelle prove dellavita. Essa vi accompagna con la pre-ghiera per una nuova effusione delloSpirito Santo, affinché in voi possa-no risplendere la luce e la bellezzadel Vangelo, potenza di Dio per lasalvezza di chiunque crede. Nel-l’esprimere a tutti voi ancora unavolta il mio grande e sincero affetto,vi imparto una speciale BenedizioneApostolica. Che la Madonna vi cu-stodisca sempre!

Affidiamo, infine, all’i n t e rc e s s i o n edi Maria Ausiliatrice tutti i discepolidel Signore e tutte le persone dibuona volontà che, in questo tempodifficile, in ogni parte del mondo la-vorano con passione e impegno perla pace, per il dialogo tra le nazioni,per il servizio ai poveri, per la custo-dia del creato e per la vittoriadell’umanità su ogni malattia delcorpo, del cuore e dell’anima.

Ricorre oggi la Giornata Mondia-le delle Comunicazioni Sociali, dedi-cata quest’anno al tema della narra-zione. Possa questo evento incorag-giarci a raccontare e condividere sto-rie costruttive, che ci aiutano a com-prendere che siamo tutti parte diuna storia più grande di noi e pos-siamo guardare con speranza al fu-turo, se ci prendiamo davvero curacome fratelli gli uni degli altri.

Lo Spirito Santo «ispiri nuovi gestiprofetici e rafforzi la carità fraternatra tutti i discepoli di Cristo». Èl’auspicio con cui si chiude la letterache il Papa ha inviato al cardinaleKurt Koch, presidente del Pontificioconsiglio per la promozione dell’unitàdei cristiani, in occasione delventicinquesimo anniversariodell’enciclica «Ut unum sint» diGiovanni Paolo II: un testo, sottolineaFrancesco, che ha confermato «inmodo irreversibile l’impegno ecumenicodella Chiesa Cattolica». Di seguito iltesto della lettera, resa nota lunedìmattina, 25 maggio.

Al caro FratelloCardinale KURT KO CH

Presidente del Pontificio Consiglioper la Promozione

dell’Unità dei CristianiDomani si compiono venticinqueanni da quando San Giovanni Pao-lo II firmò la Lettera Enciclica Utunum sint. Con lo sguardo rivoltoall’orizzonte del Giubileo del 2000,egli voleva che, nel suo camminoverso il terzo millennio, la Chiesatenesse ben presente l’accorata pre-ghiera del suo Maestro e Signore:“Che siano una cosa sola!” (cfr. Gv17, 21). Perciò scrisse questa Encicli-ca che confermò «in modo irrever-sibile» (UUS, 3) l’impegno ecumeni-co della Chiesa Cattolica. La pub-blicò nella Solennità dell’Ascensio-ne del Signore, ponendola sotto ilsegno dello Spirito Santo, arteficedell’unità nella diversità, e in que-sto medesimo contesto liturgico espirituale noi la commemoriamo ela riproponiamo al Popolo di Dio.

Il Concilio Vaticano II ha ricono-sciuto che il movimento per il rista-bilimento dell’unità di tutti i cristia-ni «è sorto per grazia dello SpiritoSanto» (Unitatis redintegratio, 1). Haaffermato anche che lo Spirito,mentre «realizza la diversità di gra-zie e di ministeri», è «principiodell’unità della Chiesa» (ibid., 2). Ela Ut unum sint ribadisce che «la le-gittima diversità non si oppone af-fatto all’unità della Chiesa, anzi neaccresce il decoro e contribuiscenon poco al compimento della suamissione» (n. 50). Infatti, «solo loSpirito Santo può suscitare la diver-sità, la molteplicità e, nello stessotempo, operare l’unità. [...] È Luiche armonizza la Chiesa», perché,come dice San Basilio il Grande,«Lui stesso è l’armonia» (Omelianella Cattedrale cattolica dello SpiritoSanto, Istanbul, 29 novembre 2014).

In questo anniversario, rendograzie al Signore per il camminoche ci ha concesso di compiere co-me cristiani nella ricerca della pienacomunione. Anch’io condivido lasana impazienza di quanti a voltepensano che potremmo e dovrem-mo impegnarci di più. Tuttavia,non dobbiamo mancare di fede e diriconoscenza: molti passi sono statifatti in questi decenni per guarireferite secolari e millenarie; sono cre-sciute la conoscenza e la stima reci-proche, aiutando a superare pregiu-dizi radicati; si sono sviluppati ildialogo teologico e quello della ca-rità, come pure varie forme di colla-borazione nel dialogo della vita, sulpiano pastorale e culturale. In que-sto momento il mio pensiero va a

miei amati Fratelli posti a capo del-le diverse Chiese e Comunità cri-stiane; e si estende a tutti i fratelli ele sorelle di ogni tradizione cristia-na che sono i nostri compagni diviaggio. Come i discepoli di Em-maus, possiamo sentire la presenzadi Cristo risorto che cammina ac-canto a noi e ci spiega le Scritture ericonoscerlo nella frazione del pane,in attesa di condividere insieme laMensa eucaristica.

Rinnovo la mia gratitudine aquanti hanno operato e operano incodesto Dicastero per mantenere vi-va nella Chiesa la consapevolezzadi tale irrinunciabile meta. In parti-colare sono lieto di salutare due re-centi iniziative. La prima è un Va d e -mecum ecumenico per i Vescovi, chesarà pubblicato nel prossimo autun-no, come incoraggiamento e guidaall’esercizio delle loro responsabilitàecumeniche. Infatti, il serviziodell’unità è un aspetto essenzialedella missione del Vescovo, il qualeè «il visibile principio e fondamen-to di unità» nella sua Chiesa parti-colare (Lumen gentium, 23; cfr. CIC

383 §3; CCEO 902-908). La secondainiziativa è il lancio della rivista Ac -ta Œcumenica, che, rinnovando ilServizio di Informazione del Dica-

stero, si propone come sussidio perquanti lavorano al servizio dell’uni-tà.

Sulla via che conduce alla pienacomunione è importante fare me-moria del cammino percorso, maaltrettanto lo è scrutare l’orizzonteponendosi, con l’Enciclica Ut unumsint, la domanda: «Quanta est nobisvia?» (n. 77), “quanta strada ci restada fare?”. Una cosa è certa: l’unitànon è principalmente il risultatodella nostra azione, ma è dono del-lo Spirito Santo. Essa tuttavia «nonverrà come un miracolo alla fine:l’unità viene nel cammino, la fa loSpirito Santo nel cammino» (Ome-lia nei Vespri, San Paolo fuori leMura, 25 gennaio 2014). Invochia-mo dunque fiduciosi lo Spirito,perché guidi i nostri passi e ognunosenta con rinnovato vigore l’app elloa lavorare per la causa ecumenica;Egli ispiri nuovi gesti profetici erafforzi la carità fraterna tra tutti idiscepoli di Cristo, «perché il mon-do creda» (Gv 17, 21) e si moltipli-chi la lode al Padre che è nei Cieli.

Dal Vaticano, 24 maggio 2020

A colloquio con padre Simone Raponi a 425 anni dalla morte di san Filippo Neri

L’apostolo di Roma libero e sorridente

Oggi, nel giorno di Maria Ausilia-trice, porgo un affettuoso e cordialesaluto ai salesiani e alle salesiane.Ricordo con gratitudine la formazio-ne spirituale che ho ricevuto dai figlidi Don Bosco.

Oggi avrei dovuto recarmi adAcerra, per sostenere la fede di quel-la popolazione e l’impegno di quan-ti si adoperano per contrastare ildramma dell’inquinamento nella co-siddetta Terra dei fuochi. La mia vi-sita è stata rimandata; tuttavia, invioal Vescovo, ai sacerdoti, alle famigliee all’intera Comunità diocesana ilmio saluto, la mia benedizione e ilmio incoraggiamento, in attesa di in-contrarci appena possibile. Ci andrò,s i c u ro !

E oggi anche è il quinto anniver-sario dell’Enciclica Laudato si’, conla quale si è cercato di richiamarel’attenzione al grido della Terra e deipoveri. Grazie all’iniziativa del Dica-stero per il Servizio dello SviluppoUmano Integrale, la “SettimanaLaudato si’”, che abbiamo appenacelebrato, sboccerà in un Anno spe-ciale di anniversario della Laudatosi’, un Anno speciale per rifletteresull’Enciclica, dal 24 maggio di que-st’anno fino al 24 maggio del prossi-mo anno. Invito tutte le persone dibuona volontà ad aderire, per pren-dere cura della nostra casa comune edei nostri fratelli e sorelle più fragili.Sul sito verrà pubblicata la preghieradedicata a questo Anno. Sarà bellop re g a r l a .

Auguro a tutti una buona dome-nica. Per favore, non dimenticatevidi pregare per me. Buon pranzo ea r r i v e d e rc i .

«San Filippo Neri»(Archivio storico della congregazione dell’Oratorio di Brescia)

di FABIO COLAGRANDE

I l centro storico di Roma, svuotato dallemisure restrittive per la pandemia, resti-tuisce in questi giorni scorci che guidano

l’immaginazione in improbabili viaggi neltempo, anche nella città di cinquecento annifa. Tra i vicoli di Trastevere e Campo de’ Fio-ri potrebbe capitare così di intravedere un ere-mita urbano incappucciato che racconta bar-zellette. «Signore, non ti fidare di me! Oggipotrei tradirti», pregava Filippo Neri, il santodella gioia, fondatore del primo Oratorio,spentosi nell’Urbe il 26 maggio di 425 annifa. Parliamo di un uomo di Chiesa che incar-na a perfezione la corrispondenza fra santità eallergia alla faccia funebre, predicata da PapaFrancesco. Per figurarcelo meglio oggi, perquelle strade che erano gli spazi privilegiatidella sua evangelizzazione, chiediamo aiuto apadre Simone Raponi, sacerdote della congre-gazione dell’Oratorio di Roma e prefettodell’Archivio della stessa congregazione.

«Ieri come oggi, specie in un tempo dipaura e di incertezza come il nostro, immagi-no san Filippo, per le strade di Roma, acco-starsi al quotidiano delle persone, pur con tut-te le precauzioni, innalzandone lo sguardo.Lo penso aiutare a scorgere le tracce di Dioladdove sembra assente; a seguire i movimentidello Spirito quando la vita sembra ferma; amantenere la speranza quando non sembra es-serci via di uscita. Non senza la sua singola-rissima giovialità».

Sarebbe stato capace di scherzare anche in unmomento come questo?

Penso di sì. Tuttavia, la gioia di san Filipponon deve essere confusa con l’esaltazione psi-cologica o l’atteggiamento carnevalesco, chepossono offendere o risultare inopportuni. Si

radica piuttosto sulla certezza dell’amore diDio rivelato in Gesù, che nessun evento, perquanto triste, può distruggere. Ecco perché lagioia filippiana non anestetizza, ma penetra etrasfigura tutta la realtà, anche il dolore, ricor-dando, soprattutto oggi, il valore permanentedel Discorso della Montagna. E qui anche i sof-ferenti sono dichiarati “b eati”.

Papa Francesco ha ribadito più volte che il sensodell’umorismo è l’atteggiamento umano più vicinoalla grazia di Dio. San Filippo sarebbe statod’a c c o rd o ?

Lui sosteneva che «è più facile guidare peril cammino dello spirito le persone allegre chele malinconiche». Un naturale temperamento

della “mortificazione ironica” per disorientaresulla propria fama di santità e per assolvereall’imperativo supremo dell’umiltà. Tutto que-sto poi altro non era che un modo per dichia-rare la sua assoluta libertà spirituale rispettoalla tragicomica vanagloria del mondo.

Grande promotore della controriforma tridentinaeppure nemico di ogni rigidità... Non è una con-t ra d d i z i o n e ?

In san Filippo l’assenza di rigidità è unapersonale interpretazione di questo complessorinnovamento religioso della vita della Chiesa.Sposava fedelmente le verità del concilio maera estraneo a qualsiasi austera traduzione ri-goristica. Il suo apostolato, improntato a un

sano umanesimo cristiano, non conosceva du-rezze, ma solo delicatezza, moderazione e fi-ducia nella natura umana. Il terreno dellarigenerazione era sempre quello del cuore,toccato dalla Grazia. E con la soavità del me-todo — qualcuno scrisse — «cambiò la facciadella Città eterna», meritando il titolo, insie-me a san Pietro e a san Paolo, di “apostolo diRoma”.

Eric Steven Lander

Nato a New York (Stati Uniti d’America),il 3 febbraio 1957, si è laureato alla Prince-ton University nel 1978 e ha conseguito ildottorato presso l’Università di Oxford co-me Rhodes Scholar nel 1981. Genetista, bio-logo molecolare e matematico, ha svolto unruolo pioneristico nella definizione, com-prensione e applicazione biomedica del ge-noma umano. È presidente e direttore fon-datore del Broad Institute of MassachusettsInstitute of Technology and Harvard(Mit), Cambridge (Stati Uniti d’America).Inoltre, è docente di biologia presso il me-desimo Mit e di biologia dei sistemi pressol’Harvard Medical School. Ha ricevuto nu-merosi riconoscimenti nazionali ed interna-zionali.

Nuovo membrodella Pontificia

Accademia delle scienze

sereno può aiutare, ma la vera letizia èmolto di più. È comunione con Dio,dono dello Spirito Santo, capace di in-fondere pace al cuore e di avvicinarel’uomo alla vita divina. Al contrario, se-condo san Filippo: «La tristezza di so-lito ha origine nella superbia». Chimette seriosamente al centro se stesso siautocondanna all’angoscia ogni voltache si infrangono le proprie ambizionie le proprie affannate apparenze, e cosìfinisce per allontanarsi da Dio.

Nel pensiero di san Filippo Neri il buonu-more è anche sinonimo di creatività e li-bertà?

Nella sua vita, l’originalità del trattoumoristico si esprimeva in modo creati-vo e bizzarro. Non era insolito vederlocon la barba tagliata a metà, vestitocon abiti alla rovescia o vecchi, in occa-sioni formali saltellare davanti a prelatie cardinali, indossare scarpe bianchesotto la talare nera, eccetera. Attirando-si la derisione, san Filippo scelse la via

Al termine del Regina Caeli il Papa impartisce la benedizione su piazza San Pietro dove per laprima volta dall’inizio della pandemia ha potuto radunarsi un piccolo gruppo di persone grazieall’allentamento delle misure di sicurezza adottate per contrastare la diffusione del coronavirus