Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone,...

148
Per Giorgio Nebbia Ecologia e giustizia sociale Con scritti di Alfonso Andria, Giorgio Assennato, Daniele Balicco, Alberto Berton, Paolo Cacciari, Valerio Calzolaio, Giovanni Cannata, Nicola Capone, René Capovin, Marinella Correggia, Marica Di Pierri, Enzo Ferrara, Grazia Francescato, Walter Ganapini, Salvatore Giannella, Benito Leoci, Ugo Leone, Edgar Meyer, Roberto Musacchio, Nicoletta Nicolini, Luigi Notarnicola, Luigi Piccioni, Elsa Maria Pizzoli, Pier Paolo Poggio, Fulco Pratesi, Giovanna Ricoveri, Marino Ruzzenenti, Anna Laura Saso, Patrizia Sentinelli, Cesare Silvi, Gianni Tamino, Barbara Tartaglione e Giorgio Nebbia Fondazione Luigi Micheletti

Transcript of Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone,...

Page 1: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Per Giorgio NebbiaEcologia e giustizia sociale

Con scritti diAlfonso Andria, Giorgio Assennato, Daniele Balicco,Alberto Berton, Paolo Cacciari, Valerio Calzolaio,Giovanni Cannata, Nicola Capone, René Capovin,

Marinella Correggia, Marica Di Pierri, Enzo Ferrara,Grazia Francescato, Walter Ganapini, Salvatore Giannella,

Benito Leoci, Ugo Leone, Edgar Meyer, Roberto Musacchio, Nicoletta Nicolini, Luigi Notarnicola, Luigi Piccioni,Elsa Maria Pizzoli, Pier Paolo Poggio, Fulco Pratesi,

Giovanna Ricoveri, Marino Ruzzenenti, Anna Laura Saso,Patrizia Sentinelli, Cesare Silvi, Gianni Tamino,

Barbara Tartaglione e Giorgio Nebbia

Fondazione Luigi Micheletti

Page 2: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

© 2016Fondazione Luigi Micheletti, Bresciatutti i diritti riservati

Per Giorgio NebbiaEcologia e giustizia socialeISBN 978-88-90-87171-9

Redazione: Lorenzo Apolli, Pier Paolo Poggio

Fondazione Luigi MichelettiCentro di ricerca sull’età contemporaneaVia Cairoli, 9 - 25122 Brescia, ItaliaTel. 03048578 - Fax 03045203Email: [email protected] internet: www.fondazionemicheletti.eu

Page 3: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Indice

L’attenzione per il grande tema del Mediterraneo,Alfonso Andria

L’ecologia nasce in fabbrica, Giorgio AssennatoGiorgio Nebbia didatta di massa, Daniele BaliccoI compiti per Giorgio, Alberto BertonOltre il mancato incontro tra il “rosso” e il “verde”,

Paolo CacciariIl bacino idrografico come ecosistema, Valerio CalzolaioCinque parole per Giorgio, Giovanni CannataLa contestazione ecologica e l’attualità

di Giorgio Nebbia, Nicola CaponeGiorgio Nebbia e la quarta parete della scienza,

René CapovinGiorgio, il maestro delle merci, Marinella CorreggiaStoria industriale e conflitti ambientali,

Marica Di PierriGiorgio Nebbia: ecologia come nonviolenza,

Enzo FerraraTre regali per Giorgio, Grazia FrancescatoGiorgio Nebbia, maestro paziente e mai subalterno,

Walter GanapiniLewis Mumford, pioniere verde, Salvatore GiannellaLa vita di un allievo intrecciata a quella del suo maestro,

Benito LeociIl problema dell’indicatore negativo della qualità

ambientale, Ugo LeoneGiorgio Nebbia, un intellettuale curioso e generoso,

Edgar MeyerGiorgio Nebbia, il politico, Roberto Musacchio

7111518

222931

36

4044

47

5366

7074

76

80

8490

Page 4: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio, le favole, il sole e l’universal design,Nicoletta Nicolini

L’importanza negletta della merceologia,Luigi Notarnicola

L’individualismo collettivo di Giorgio, Luigi PiccioniIl principio di parsimonia, tra inquietudine e ricerca,

Elsa Maria PizzoliGiorgio Nebbia merceologo militante,

Pier Paolo PoggioConvergenze e conflitti in difesa del pianeta,

Fulco PratesiLe merci, la natura e il lavoro nella visione

di Giorgio Nebbia, Giovanna RicoveriUna visione storico-critica della tecnica,

Marino RuzzenentiIl professor emerito Giorgio Nebbia: un paladino

d’eccezione delle biblioteche ambientali,Anna Laura Saso

Pratiche coerenti di fronte al potere, Patrizia SentinelliGiorgio Nebbia e le energie nucleare e solare,

Cesare SilviLe basi scientifiche dell’ecologia politica,

Gianni TaminoGiorgio Nebbia e Medicina Democratica,

Barbara TartaglioneLa mia vita in breve: avventure e cose buone,

Giorgio Nebbia

95

101104

107

110

113

116

119

122128

131

138

141

144

Page 5: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

PER GIORGIO NEBBIA

Page 6: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni
Page 7: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

L’attenzione per il grande tema del MediterraneoAlfonso Andria

Considero quella odierna una grande opportunità per il Cen-tro universitario europeo per i Beni culturali (Ravello) di cui sono presidente. Abbiamo collaborato con la Fondazione Mi-cheletti, che ha promosso il convegno, e ne siamo onorati. Per-sonalmente ho ritenuto che si dovesse assicurare una “location” di prestigio e perciò, quale ex senatore, ho chiesto al signor Pre-sidente del Senato – che vivamente ringrazio – di concedere per l’occasione l’uso di questa sala degli Atti parlamentari in pa-lazzo della Minerva.

Entrando sono rimasto un po’ imbarazzato dal ringraziamen-to che il professor Nebbia ha voluto rivolgermi; gli ho risposto di avere fatto semplicemente il mio dovere di italiano: concor-rere al buon esito della meritoria iniziativa di dedicare a lui, a una personalità dell’autorevolezza e del prestigio di Giorgio Nebbia, non solo una celebrazione, ma soprattutto una rifles-sione intorno ai temi che hanno caratterizzato l’arco lungo e fe-condo della sua attività scientifica, di ricercatore, di accademi-co, di parlamentare, di uomo profondamente impegnato nella società civile, è per l’appunto un dovere.

Ringrazio l’ingegner Salvatore La Rocca, tra i fondatori del centro, che è stato il trait d’union con la fondazione per l’even-to odierno.

Il Centro universitario europeo per i Beni culturali, nato nel 1983 sotto gli auspici del Consiglio d’Europa, ha sede a Ravel-lo nella prestigiosa villa Rufolo, sviluppa attività formative e di ricerca nei settori della tutela e della valorizzazione del patri-monio culturale. In epoca più recente abbiamo rivolto attenzio-ne anche al patrimonio ambientale con particolare riguardo al grande tema dei paesaggi culturali e, inoltre, ai valori ambien-

Page 8: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

8 Alfonso Andria

tali diffusi sul territorio.La mia testimonianza attinge al primo incontro che, giova-

nissimo, ebbi con il professor Nebbia, quarantatré anni fa, nel giugno del 1973, quando a Castellabate (Salerno) si tenne il convegno sui parchi costieri nel Mediterraneo “Pacem in ma-ribus”, di cui egli fu tra i protagonisti. L’ente provinciale per il turismo di Salerno, presso il quale poche settimane prima ero stato assunto in servizio, ne curava l’organizzazione su incarico dell’assessorato al Turismo, Beni culturali e Ambiente della re-gione Campania. I contenuti scientifici vennero predisposti dal MAMBO, la cui presidente era Elisabeth Mann Borgese. Nell’a-cronimo si racchiude la mission di quell’organismo in materia di biologia marina e di oceanografia nel Mediterraneo. Il con-vegno internazionale, durato cinque giorni e culminato nell’i-stituzione del parco marino di Castellabate, proseguì la settima-na successiva a Malta.

Gli atti dell’articolato e intenso segmento di Castellabate fu-rono pubblicati dopo diversi anni in un corposo volume: in quelle novecento pagine vi sono una ricchezza di contributi e una tale freschezza di idee, da renderle ancora attualmente uti-li. Così, sovente, mi è stato riferito da tanti “addetti ai lavori”, ed io lo affermo naturalmente da osservatore politico, non es-sendo in possesso di conoscenze e competenze addentrate. Vi si coglie una notevole lungimiranza anche dal punto di vista delle intuizioni politiche: devo dire, per esserne stato testimone, che si verificò nella circostanza un’efficacissima sintesi nel confron-to tra una porzione così altamente rappresentativa della comu-nità scientifica internazionale (circa quattrocento studiosi pro-venienti da tutto il mondo), le espressioni della politica locale, regionale e nazionale ed anche la qualificata delegazione del-la stampa e di giornalisti di settore accreditati. Ne cito uno per tutti: Antonio Cederna.

Una personalità prorompente come Pietro Dohrn fu il mo-tore dell’iniziativa, come Grazia Francescato ben ricorda es-sendo, come me, sua grande amica. Grazie a lui fu costruito quell’evento che poté avvalersi di partecipazioni di straordina-ria autorevolezza quali quella del professor Tsuyoshi Tamura, di lord Ritchie Calder, del professor Aurelio Peccei. Quest’ulti-mo nel bouleuterion di Paestum tenne la allocuzione conclusi-

Page 9: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

L’attenzione per il grande tema del Mediterraneo 9

va dell’incontro di Castellabate e introdusse i temi che avrebbe-ro costituito oggetto di trattazione a Malta.

Rileggendo quel suo discorso e alcuni passaggi dell’intervento dell’allora assessore regionale della Campania Roberto Virtuo-so, emerge il grande tema del Mediterraneo e già si affacciano con estrema preoccupazione, con una chiarezza di visione che è quasi preveggenza, le problematiche oggi di drammatica attua-lità. Se non si fossero concentrate – essi ammonivano – le dovu-te attenzioni non soltanto da parte dei paesi del bacino del Me-diterraneo ma anche oltre, si sarebbe determinato uno squilibrio non più governabile. Ecco, queste ed altre lungimiranti indica-zioni che paventavano seri rischi dai quali si intendeva mettere in guardia il potere politico, rimasero sostanzialmente disattese.

I primi anni Settanta – l’anno di svolgimento del “Pacem in maribus” è il 1973 – coincidono con il periodo di impegno ac-cademico di Giorgio Nebbia all’Università di Bari. È questa for-se una delle ragioni per cui chi, come me, viene dal Mezzogior-no (vivo a Salerno, ho operato nelle istituzioni locali, poi a li-vello parlamentare prima europeo e poi nazionale), è stato così attratto dalla figura del professore. Certo, un uomo di scienze è un patrimonio non solo del paese, è “patrimonio dell’umani-tà” (nel suo caso trovo la definizione quanto mai attinente!), ma noi sentiamo Nebbia anche un po’ nostro, per questa sua appar-tenenza, dal punto di vista della militanza accademica, al Mez-zogiorno, e non soltanto all’Università di Bari ma anche ad al-tre realtà, come l’Università del Molise e l’Università di Foggia, che infatti gli tributarono ambiti riconoscimenti, al Cilento e al territorio del Salernitano per quanto ho detto innanzi.

E quindi oggi in una circostanza così particolare, quando la vera e propria ricorrenza è stata festeggiata qualche giorno fa, io posso aggiungere, illustre professor Nebbia, solo gli auguri di buon compleanno anche da parte del centro di Ravello, formu-lando l’auspicio che la comunità scientifica possa fruire anco-ra per lunghissimi anni del Suo fecondo, illuminato contribu-to di elaborazione e di ricerca. Sono tuttora unanimemente ap-prezzate le frequenti pubblicazioni, gli articoli, i saggi, talvolta, come di recente, anche provocatori: mi riferisco alla posizione che ha espresso in relazione al referendum sulle trivellazioni. Ecco, io penso che aveva ragione chi a suo tempo ebbe l’intui-

Page 10: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

10

zione di promuovere l’istituzione di un parco costiero, un parco marino del Mediterraneo, localizzandolo nel mare del Cilento. Da quell’idea poteva e doveva gemmare tutta una serie di ulte-riori interventi in altri territori. Purtroppo non sempre la storia è capace di attingere alla elaborazione della comunità scientifi-ca e la politica di tradurla in gesti concreti!

Per la verità alcuni traguardi sono stati perseguiti e raggiunti: uno tra tutti l’iscrizione nella lista UNESCO del patrimonio dell’u-manità dei “Paesaggi culturali del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano con le emergenze archeologiche di Paestum, di Velia e con la certosa di Padula”. L’istruttoria del dossier di candidatura fu curata, come soggetto capofila, dalla provincia di Salerno, di cui ero all’epoca presidente. Voglio dire che abbia-mo cercato, almeno localmente, di dare seguito ad alcune forti opzioni che si devono anche alle indicazioni scaturite dal con-vegno di Castellabate. Più tardi abbiamo ottenuto dall’UNESCO analogo riconoscimento per la dieta mediterranea quale patri-monio immateriale. Il Cilento, che incarna quello stile di vita, è per l’Italia “comunità emblematica” della dieta mediterranea.

Desidero conclusivamente cogliere questa preziosa occasio-ne per proporre a Lei e al direttore dottor Pier Paolo Poggio – con cui nelle ultime settimane abbiamo avuto interlocuzione telefonica ed epistolare in vista dell’iniziativa odierna – un rap-porto di collaborazione su iniziative specifiche tra la Fondazio-ne Micheletti e il Centro universitario europeo di Ravello, con-siderate le forti analogie delle rispettive mission. Personalmente ritengo che ve ne siano tutte le condizioni e perciò, mio trami-te, il centro manifesta fin d’ora piena disponibilità.

Ancora auguri, professor Nebbia, e grazie!

Alfonso Andria

Page 11: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

L’ecologia nasce in fabbricaGiorgio Assennato

Nel corso del convegno tenuto in occasione del suo novan-tesimo compleanno ho riconosciuto pubblicamente che Gior-gio Nebbia aveva sempre visto le problematiche ambientali in una luce corretta. In un suo recente libro ricorda che negli anni Settanta l’ecologia era considerata una “scienza da contesse”, di stampo borghese e, attraverso la critica all’industrialismo sel-vaggio, intrinsecamente antioperaia: un approccio a lui del tut-to estraneo. Lo documenta il suo lungo e appassionato impe-gno politico, che lo portò ad essere eletto per due legislature parlamentari della regione Puglia dal 1983 al 1992. Il suo atteg-giamento è sempre stato molto equilibrato: in grado di coglie-re e di interpretare soprattutto i bisogni dei ceti più deboli. Ne è prova il documento da lui scritto nel 2014 in occasione del-la ventilata chiusura dell’acciaieria di Piombino: “Secondo me, la chiusura di una fabbrica dovrebbe essere intesa come un lut-to nazionale [...] Con la morte di una fabbrica non scompaiono soltanto i posti di lavoro [...] La fabbrica è qualcosa di più di un posto di lavoro, è qualcosa di vivo che trasforma le risorse del-la natura, minerali o prodotti agricoli, in oggetti non solo ven-dibili, ma utili, necessari per la vita di altre persone [...] La fab-brica è storia. Nelle fabbriche è nata la classe operaia – parola che non si deve oggi pronunciare – sono scoppiati i conflitti per un orario di lavoro più decente, per un salario che permettes-se di sfamare le famiglie. Nella fabbrica è nata, con buona pace degli ecologisti da salotto, l’ecologia, la consapevolezza che le merci che gli operai producono si formano trasformando la na-tura, con processi che inevitabilmente generano fumi e scorie che avvelenano prima di tutto gli operai all’interno e poi le fa-miglie all’esterno del muro di cinta, e la comunità più in gene-

Page 12: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

12 Giorgio Assennato

rale [...] Lotte per nuovi diritti, di salario ed ecologici, che han-no fatto nascere la società moderna e da cui ha tratto benefi-cio tutta intera la comunità di un paese [...] A maggior ragione per il fatto che a Piombino si produce l’acciaio, non una mer-ce qualsiasi, ma la merce specialissima che permette di costru-ire grattacieli, ferrovie, di conservare in scatola gli alimenti, di muoverci e di scambiare conoscenze e pensieri, presente nelle abitazioni, nei ponti e nelle strade, in tutti i macchinari, persi-no nelle merci più ‘verdi’ ed ‘ecologiche’. Una merce che, nel bene e nel male, ha accompagnato il ‘progresso’ non solo mer-ceologico, ma anche scientifico, sociale, economico e umano”.

Anche in altri scritti Nebbia riconosce il ruolo importante nella nascita dell’ecologia italiana dei principi metodologici alla base delle lotte sindacali a tutela dell’ambiente di lavoro negli anni Settanta (non monetizzazione dei rischi, validazione consensuale, l’introduzione dei registri dei dati ambientali e dei dati biostatistici applicati ai gruppi operai omogenei): principi che se fossero stati applicati nei decenni successivi e non fosse-ro stati invece riposti nel cassetto, avrebbero consentito di evita-re il tragico conflitto tra ambiente e salute da un lato, lavoro e produzione dall’altro, che caratterizza i giorni nostri.

Giorgio Nebbia, nell’ambito della sua inesauribile e polie-drica attività, è stato ed è ancora un apprezzato collaboratore della “Gazzetta del Mezzogiorno”. In un articolo pubblicato il 12 gennaio scorso, prese posizione sulla tecnologia del “fer-ro preridotto” che ridurrebbe di molto le emissioni nocive sul territorio. Nel testo, pur sottolineando le serie difficoltà insite nell’adozione di tali modifiche tecnologiche, metteva in evi-denza gli indubbi vantaggi ambientali e auspicava che potes-se essere “un’occasione per coinvolgere, come mai è stato fatto in passato, la popolazione nei dettagli del processo, delle quan-tità e dei caratteri delle materie che verrebbero ad attraversare Taranto, una occasione per effettuare una ‘valutazione dell’im-patto ambientale’ preventiva con la partecipazione della popo-lazione”: una espressione del tutto sovrapponibile al pensiero di papa Francesco enunciato nell’enciclica Laudato si’ (paragrafo 183), pervaso, come in Nebbia, dall’intreccio dei valori dell’e-cologia “ambientale” e dell’ecologia “sociale” (il grido di dolo-re della natura e il grido di dolore dei poveri).

Page 13: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

L’ecologia nasce in fabbrica 13

Leggendo il suo curriculum vitae mi sono accorto che la sua prima pubblicazione, quando era ancora giovane assistente all’Università di Bologna, riguardava un argomento di straor-dinaria attualità per le criticità ambientali di Taranto: La re-gione K negli idrocarburi oncogeni. Sin da allora Giorgio Neb-bia studiava le sostanze cancerogene ed in particolare la strut-tura molecolare del benzo(a)pirene, che, come è noto, è il più importante cancerogeno emesso dalle cokerie di ILVA. Ho poi, con mia somma sorpresa, scoperto che nello stesso anno, insie-me a una ricercatrice della facoltà di Medicina di Bologna, ha pubblicato un libro edito dalla casa editrice barese Leonardo da Vinci (ascendente dell’attuale Dedalo) sulla cancerogenesi chi-mica, un libro davvero pionieristico, se si pensa che la scoper-ta del DNA avvenne soltanto tre anni dopo. Ho purtroppo preso atto che il libro è presente nelle biblioteche di molte università italiane, ma non nell’Università di Bari. Ho avuto quindi la for-tuna di trovarlo disponibile nel catalogo di una libreria antiqua-ria di Foligno e di poterlo acquistare via internet: un libro dav-vero speciale, sul quale nel corso del presente convegno Gior-gio Nebbia ha apposto la sua firma autografa, per poi donarlo alla biblioteca dell’ex Istituto di Medicina del lavoro, sanando così una grave lacuna documentale. In particolare, illuminan-te è la lettura del nono capitolo, dal titolo “Ipotesi del meccani-smo d’azione delle sostanze cancerogene”.

In esso si ipotizza che a livello della regione K, caratterizza-ti dalla “presenza di due atomi adiacenti carichi elettronegati-vamente”, si formerebbero dei legami secondari con le protei-ne. Naturalmente il legame con le proteine è stato certamente in seguito evidenziato attraverso la misura degli addotti alle pro-teine, ma ai fini del meccanismo d’azione, non essendo anco-ra noto il ruolo del DNA, non poteva essere pesato conseguente-mente il ruolo degli addotti al DNA. Analogamente, in seguito si ventila l’ipotesi che “l’attività neoplastica potrebbe essere quin-di legata ad una azione inibitrice dell’ossidazione, manifesta-ta dalle sostanze cancerogene”, affermazione che non trova ri-scontro nella successiva evoluzione della ricerca scientifica, ma che dimostra come fosse percepito comunque il ruolo decisivo delle ossidazioni metaboliche degli IPA ai fini dell’attività can-cerogena: un esempio di come la scienza proceda per trial and

Page 14: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

14

error, approfondendo con tecnologie più avanzate le ipotesi for-mulate da maestri come Giorgio Nebbia.

Quando lasciai l’università per assumere il delicato ruolo di direttore generale di ARPA Puglia invitai Giorgio Nebbia a tene-re il 20 dicembre 2007 una lectio magistralis in occasione de-gli stati generali di ARPA Puglia presso l’aula magna “De Bene-dictis” della facoltà di Medicina al Policlinico di Bari. Ricordo bene la sua relazione dal titolo “Come sbarazzarcene. I rifiuti, da crisi ad opportunità”. Ascoltai con interesse il suo illuminan-te intervento, anche perché all’epoca ero ancora poco prepara-to in materia. A distanza di quasi nove anni dalla sua relazio-ne dobbiamo purtroppo prendere atto che la Puglia non è mai uscita dallo stato di crisi e che non si intravede nemmeno la sta-gione delle opportunità. Certamente una delle ragioni princi-pali è legata al fatto che all’epoca imperversava la moda del fe-deralismo estremo, per cui molte funzioni ambientali furono improvvidamente decentrate agli enti locali con effetti nefasti e una grave inefficienza gestionale (per non parlare del resto). Perché il messaggio di maestri come Giorgio Nebbia possa rivi-vere ogni giorno e non soltanto in occasione del suo novantesi-mo compleanno, occorre che la nostra classe dirigente abbia il coraggio, invece di organizzare l’ennesimo convegno tematico, di realizzare scelte difficili, scelte responsabili, trasparenti, aper-te al confronto coi portatori d’interesse, proprio come ha sem-pre invocato Giorgio Nebbia. In questo modo da un lato si pos-sono avviare a soluzione di sistema problemi che altrimenti ri-schiano in qualsiasi momento di portare a recidive emergenzia-li, dall’altro si avvia la rigenerazione della nostra cara, malatic-cia democrazia.

Giorgio Assennato

Page 15: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia didatta di massaDaniele Balicco

La salvezza va cercata nel modificare i processi.G. Nebbia

Giorgio Nebbia è un intellettuale politico raro. Anzitutto per-ché studioso di una disciplina oggi paradossalmente non più insegnata: la merceologia. E chi studia il processo che la for-ma merce tende ad occultare, vale a dire la sua storia specifi-ca come trasformazione della materia attraverso tecnologia e comando sul lavoro, non potrà osservare le contraddizioni del-la società moderna se non incrociando quattro diversi punti di fuga prospettici: la storia, il lavoro, la tecnologia e la natura. Ed è precisamente la compresenza di questi quattro assi di ricer-ca a rendere lo sguardo analitico di Nebbia eccentrico rispetto al panorama culturale dell’Italia del secondo dopoguerra. Dif-ficile infatti trovare, fra gli studiosi della sua generazione, per lo più concentrati su questioni teoriche astratte, una così pro-fonda passione per il mondo delle cose. Per Nebbia, infatti, la conoscenza resta un procedimento induttivo-sperimentale. Co-noscere significa anzitutto capire come sono fatti gli oggetti che ci circondano e che usiamo tutti i giorni. Ogni merce ha subi-to un processo per essere quella che è. Le tracce di questa tra-sformazione vanno decifrate. Di colpo, si inizieranno a vede-re, rifratte nei dettagli più semplici, questioni enormi: di storia sociale, di geografia politica, di trasformazioni fisico-chimiche, di sviluppo tecnologico. Questo si impara leggendo i saggi di Giorgio Nebbia: il mondo è nascosto nelle cose che ci circon-dano. Ma non è il migliore dei mondi possibili, né tantomeno l’unico mondo pensabile. Del resto, ogni processo, se capito, si può modificare. La forma merce stessa potrebbe essere proget-

Page 16: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

16 Daniele Balicco

tata seguendo altri principi. E non è detto che il bando che il capitalismo ha eretto contro la centralità del valore d’uso non possa essere un giorno revocato.

Nella sua figura di studioso e di attivista politico si sovrappon-gono due diverse tradizioni intellettuali. La prima è gramscia-na. Nebbia incarna alla perfezione quell’ideale comunista di in-tellettuale pubblico, per metà scienziato specialista e per l’altra metà pensatore politico, che Gramsci ha immaginato come al-fiere nella battaglia per la conquista dell’egemonia. Leggendo i saggi di Nebbia, quello che più stupisce infatti è la postura di chi scrive: il suo stile semplice e didattico presuppone una co-munità potenziale. Nel suo argomentare è inscritta la responsa-bilità di un mandato sociale rispettato: tutti devono essere in gra-do di comprendere anche le questioni più complesse. La posta in gioco è alta. Bisogna portare il senso comune fino alla com-prensione politica del presente. Se possiamo dunque ricondur-re a Gramsci la matrice di fondo, sicuramente anche generazio-nale, della sua attività di persuasore permanente (attività che ha numeri sorprendenti, se si considera che la Fondazione Miche-letti di Brescia conserva, nel fondo “Giorgio e Gabriella Neb-bia”, più di 4.700 testi, fra articoli, saggi, traduzioni, interven-ti pubblici, lezioni), possiamo però anche intravedere, nella sua attività di ricercatore trasversale, una seconda tradizione, più an-tica e più affascinante. Nella curiosità onnivora dei suoi studi, nel taglio sperimentale e induttivo delle sue ricerche, nell’aspet-to artigianale “da laboratorio” del suo lavoro teorico, credo non sia difficile riconoscere nella figura di Giorgio Nebbia il persi-stere di una traccia che potremmo definire “rinascimentale”: di un intellettuale cioè che non patisce il regime di rigida divisione del sapere e del lavoro che imprigiona l’accademia. Uno scien-ziato umanista, insomma; che sa bilanciare intuito con creativi-tà artigianale, ricostruzioni storiche di ampio respiro con cono-scenze tecniche circostanziate. Se vale questa lettura, diventa fa-cile capire il suo amore per un intellettuale geniale come Lewis Mumford, studioso ancora capace di pensare per risolvere pro-blemi e non per rispettare protocolli disciplinari.

Per concludere questo breve ritratto vorrei solo menzionare un testo pubblicato su “Critica Marxista” nel 1993. È una rifles-sione amara su un’occasione storica mancata. Occasione che

Page 17: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia didatta di massa 17

ancora il nostro presente attende. Nebbia ripercorre, a quasi quindici anni di distanza, i punti centrali della Proposta di pro-getto a medio termine, l’ultimo serio tentativo di ipotizzare uno sviluppo complessivo del nostro paese, da parte della dirigenza comunista, prima della sua definitiva mutazione. Uno sviluppo immaginato quasi in termini “neotecnici”, per citare Mumford. La convinzione di fondo è semplice: l’unico modo per arre-stare la catastrofe ecologica che il capitalismo ha scatenato è quello di pensare le fonti di energia e le risorse naturali come proprietà collettiva. Da qui bisogna ripartire, anzitutto lottan-do contro l’appropriazione privata delle risorse; e il loro spre-co. Quindi progettando uno sviluppo intelligente, capace di ri-sanare l’ambiente naturale e quello urbano, trasformando radi-calmente produzione e qualità dei consumi: in altre parole, tor-nando alla centralità del valore d’uso, pianificando cosa produr-re e per chi produrre. La Proposta di progetto a medio termine generò nell’immediato un’attenzione diffusa, ma nessuna del-le sue proposte è stata realizzata, neanche in minima parte, ne-anche in qualche regione o comune amministrati dal PCI. “Di conseguenza il degrado ambientale si è aggravato, il divario fra Nord e Sud d’Italia si è allargato con la contaminazione della criminalità che si è arricchita a spese dello Stato, della colletti-vità e dell’ambiente”1.

Dal 1993 sono passati altri vent’anni e il disastro generale è ormai quello che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno. Fa rabbia pensare che gli strumenti e le idee per evitarlo erano già pre-senti quasi mezzo secolo fa. Se mai nascerà nei prossimi anni una classe dirigente degna di questo nome, dovrà solo realizza-re, con tecnologie nuove, progetti già pensati più di mezzo se-colo fa, grazie al lavoro e alla passione politica di intellettuali come Giorgio Nebbia.

1 G. Nebbia, Ripensamento economico-ambientale e lotta allo spreco. Ripensando il “progetto a medio termine”, in G. Nebbia, Scritti di storia dell’ambiente e dell’ambientalismo 1970-2013, a cura di L. Piccioni, Fonda-zione Micheletti, Brescia 2014, p. 297.

Page 18: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

I compiti per GiorgioAlberto Berton

Ringrazio la Fondazione Micheletti ed in particolare il suo direttore Pier Paolo Poggio per avermi invitato a intervenire in questa sede prestigiosa al convegno in onore di Giorgio Neb-bia. Nel tempo a mia disposizione parlerò del rapporto che mi lega ormai da qualche anno al professor Nebbia, sperando di contribuire con la mia piccola testimonianza a qualificare ulte-riormente alcuni aspetti della personalità e degli insegnamenti di Giorgio, che in gran parte sono già stati messi in evidenza in questa e in altre occasioni da Luigi Piccioni, Gianni Cannata, Pier Paolo Poggio e altri che lo conoscono da più tempo di me.

Non ricordo esattamente quando ho visto per la prima volta Giorgio Nebbia. Forse perché sono cresciuto negli anni Settan-ta nell’estrema periferia nord di Milano sulle rive del Seveso, in un periodo in cui Giorgio Nebbia credo partecipasse a trasmis-sioni televisive e le questioni ambientali erano molto sentite, il suo viso mi è sempre stato famigliare e del resto diversi paren-ti tra genitori e zii si ricordano ancora di lui e della sua barba.

Da studente di economia politica nei primi anni Novanta avevo iniziato ad occuparmi di autori “eterodossi” come John Kenneth Galbraith, Karl Polanyi, Nicholas Georgescu-Roegen e a leggere la rivista “Capitalismo Natura Socialismo” in cui Giorgio scriveva e faceva parte del comitato scientifico. Fu in questo primo contesto che presi coscienza della sua figura intel-lettuale, anche se in fondo continuavo a conoscere poco di lui e nulla della sua merceologia, che in Bocconi non era inserita nemmeno come corso opzionale.

Dopo la laurea conseguita nel 1995 con una tesi sul pensie-ro di Georgescu-Roegen mi sarebbe piaciuto continuare gli stu-di, ma a quel tempo occuparsi dell’economista rumeno vole-

Page 19: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

I compiti per Giorgio 19

va dire precludersi ogni speranza di continuare il percorso ac-cademico. Fu così, per necessità, che decisi di dedicarmi alle “cose” materiali, iniziando a lavorare prima nei supermercati e poi nell’agricoltura biologica. Dopo un decennio trascorso in mezzo a negozi, stalle, caseifici, formaggi e contenitori per lo sfuso ritornai alle questioni teoriche solo verso il 2006, quan-do venni contattato da un ricercatore dell’Università politec-nica delle Marche che mi propose di utilizzare una parte del-la mia tesi per la stesura di un quaderno di ricerca sul pensiero dell’economista rumeno. La ricerca si concludeva con una cri-tica ad alcune interpretazioni date dai sostenitori della “decre-scita”. Iniziai così ad interrogarmi sulle relazioni tra bioecono-mia, decrescita, sostenibilità, concetti questi ultimi due che si stavano diffondendo anche a livello del mio settore, dai movi-menti dei gruppi di acquisto solidale alle strategie “green” del-la grande distribuzione. Insoddisfatto dalle analisi correnti tro-vai negli scritti di Giorgio Nebbia sull’argomento un prezioso – anche se scomodo – fondamento scientifico e valoriale. Questi scritti erano in parte divulgati su un sito che trovo bellissimo e che si chiama – è ancora on-line – “Il mondo delle cose”, dove entrai in contatto anche con gli scritti specificatamente merce-ologici di Giorgio Nebbia.

Affascinato dal “mondo delle cose” di Giorgio Nebbia, gli scrissi, presentandomi e chiedendogli il suo parere su alcune questioni teoriche che non mi erano chiare. Giorgio mi rispose dopo pochi giorni e con la cordialità e la gentilezza che poi sco-prii essere alcune delle sue qualità più spiccate – insieme alla sua divertente ironia – argomentò in modo puntuale sulle pro-blematiche che gli avevo posto. È iniziato in questo modo un rapporto per lo più epistolare che si è poi evoluto, modifican-dosi nel tempo.

Un momento di svolta del nostro rapporto è occorso in tempi relativamente recenti, intorno alla fine del 2012, quando lessi una delle prime agende politiche del governo statunitense sul-lo sviluppo della “bioeconomy”. Dal titolo pensai stupito che il documento si riferisse alla bioeconomia di Georgescu-Roe-gen, ma dalla lettura mi risultò subito chiaro che esso si riferi-va ad una bioeconomia intesa come “biotechonomy”, ovvero a un’economia basata sui brevetti biotecnologici. Ero preoccu-

Page 20: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

20 Alberto Berton

pato perché vedevo il termine “bioeconomia” – per così dire – al vento e tirato verso una direzione in antitesi con quella che secondo me era la direzione originaria. Chiamai Giorgio e gli esposi la mia preoccupazione. Lui mi disse divertito che fatti di questo tipo sono ricorrenti nella storia, portando come esempio la metamorfosi del termine “ecologia” negli anni Settanta. Mi suggerì quindi, data la mia professione, di occuparmi delle fro-di del biologico, che interessano tanta gente, e non di questioni teoriche che preoccupano solo una manciata di persone.

A fine 2011 era esploso nel biologico italiano lo scandalo del “Gatto con gli stivali”. A quel tempo avevo visto questo caso di frode, al pari di altri, come un fatto isolato e limitato alla sfera criminale e, per questo, per me poco interessante. Il caso, del resto, era stato inizialmente presentato come una frode fiscale. Seguii comunque lo stimolo di Giorgio, iniziando a leggere il bellissimo saggio che aveva scritto con la moglie Gabriella sul-la storia delle frodi, che mi aveva fin da subito inviato. Cercan-do di seguire l’approccio storico del lavoro di Giorgio e Gabriel-la, incominciai a mia volta a lavorare a una storia delle frodi bio che mi portò dalla ricostruzione delle prime frodi al tempo dei “pionieri” e durante il “bio che boom” a cavallo del millennio, all’analisi degli sviluppi convulsi delle inchieste in corso. L’at-tualità prevalse sulla ricostruzione storica e mi ritrovai a pren-dere pubblicamente posizione nello scontro – seguito al grave caso di frode – che coinvolse la più importante federazione del biologico italiano, da una parte, e l’autorità pubblica di control-lo dall’altra. Seguendo il suggerimento di Giorgio Nebbia mi ero trovato personalmente in mezzo a un acceso scontro istitu-zionale e, cosa per me molto più importante, avevo capito l’im-portanza fondamentale di alcuni aspetti del mio settore di atti-vità – quelli inerenti alle frodi, alla regolamentazione e al con-trollo – la cui conoscenza non può essere delegata e sui quali esiste uno scontro di interessi rilevante.

A partire da questo periodo il nostro rapporto è andato via via intensificandosi, allargandosi ad altre problematiche sempre in qualche modo legate al sistema agroalimentare. La pazienza della mia famiglia e alcune scelte professionali mi hanno per-messo dalla fine del 2013 di dedicare giornalmente del tempo allo studio svolgendo nella sostanza tutta una serie di “compiti

Page 21: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

I compiti per Giorgio 21

per Giorgio”, come li chiamiamo affettuosamente in famiglia, ricerche che vanno dalla storia della mucca a quella degli OGM, dalla storia dei supermercati a quella dell’agricoltura biologica.

All’approssimarsi di Expo, si è unito al nostro scambio di e-mail quasi giornaliere Pier Paolo Poggio, che stava lavorando all’organizzazione del convegno sulle “Tre agricolture”. Credo che noi tre insieme abbiamo costituito una sorta di piccola “co-munità critica”, certamente anomala ma molto attiva nel perio-do precedente il convegno e l’apertura della manifestazione. Il “Manifesto di Brescia” ha rappresentato un momento di espres-sione di alcune visioni condivise sui vari modelli di agricoltu-re1. La lettera al ministro Martina sulla situazione dell’ex Sta-zione sperimentale agraria di Modena e della sua preziosissima biblioteca è stato un altro momento di condivisione, tuttora in corso. Da qualche tempo stiamo anche lavorando, con calma e tranquillità, a un “Dialogo sulla bioeconomia” dove cerchiamo di affrontare tematiche legate alle varie bioeconomie, all’agri-coltura biologica e alle biotecnologie.

Questa in estrema sintesi la testimonianza del mio rappor-to con Giorgio Nebbia, che ha rappresentato e rappresenta per me una fonte inesauribile di insegnamenti – “il pozzo è pro-fondo e la mia corda è corta” dicono i cinesi –, uno stimolo formidabile alla comprensione critica dei problemi e un esem-pio impareggiabile di impegno civile e politico. Come ci ricor-da Gianni Cannata, che ha avuto la fortuna di essere suo allie-vo, alla base dell’insegnamento di Giorgio Nebbia ci sono “cu-riosità, missione e passione”. Se queste sono le qualità necessa-rie, le direzioni principali che Giorgio ci indica per cercare di comprendere e di affrontare le varie e complesse problemati-che ambientali sono due: “il passato è prologo” e “le cose mate-riali contano più del denaro”.

Anche per me il professor Giorgio Nebbia è il magister.Ringrazio Giorgio e tutti voi per l’attenzione.

1 Il documento è disponibile all’indirizzo http://www.fondazionemiche-letti.it/altronovecento/articolo.aspx?id_articolo=27&tipo_articolo=d_documenti&id=65.

Page 22: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Oltre il mancato incontro tra il “rosso” e il “verde”Paolo Cacciari

Vorrei aggiungere anche i miei auguri a Giorgio Nebbia, as-sieme alla riconoscenza per l’attività scientifica, divulgativa e politica che svolge.

Ma prima devo confessare pubblicamente di non essere riu-scito ad adempiere un compito a cui Nebbia mi esortava ogni volta che ci incontravamo in qualche occasione a Venezia: sal-vare gli archivi industriali e ricostruire la storia degli impianti e delle lavorazioni di Porto Marghera. Sarebbe stato quasi un completamento di ciò che ha fatto Cesco Chinello (con i suoi tre volumi) per la storia delle lotte operaie. Ma penso anche al gran lavoro di raccolta di immagini fotografiche svolto da Da-niele Regini per l’archivio della CGIL e, per il caso del Petrol-chimico, alla maxi-inchiesta del procuratore Felice Casson nel processo per le morti provocate dal cloruro di vinile monome-ro. Ma nulla di organico è stato mai fatto, nonostante il bene-merito lavoro di Sergio Barizza all’Archivio storico del comune di Venezia. Nella mia città – ahimè – non c’è nulla che assomi-gli a una Fondazione Micheletti!

Inutile dire che il decadimento (inevitabile) dell’industria a Porto Marghera e le trasformazioni immobiliari che stanno se-guendo si sono portati via tutto, lasciando acquitrini nausea-bondi e ricordi annebbiati da cui è sempre più difficile risali-re per riuscire a tracciare la storia di uno dei disastri ambienta-li più gravi d’Europa. Se non altro per essere avvenuto dentro la laguna di Venezia.

A mia parziale discolpa potrei invocare molti fattori (ma è inutile dire che la proverbiale severità del professor Nebbia non conosce clemenza per i suoi cattivi allievi!). La vastità del com-pito (a Porto Marghera si sono succedute dal 1915 a oggi cen-

Page 23: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Oltre il mancato incontro tra il “rosso” e il “verde” 23

tinaia di stabilimenti di tutte le tipologie e di tutte le categorie merceologiche, operando in “autonomia funzionale”, senza, cioè, richiedere particolari autorizzazioni e permessi di costru-zione) avrebbe richiesto una équipe di ricercatori che non sono mai riuscito a creare (pur avendoci provato negli anni Novan-ta, assieme a Poldo Tartaglia, con la creazione della rivista “Os-servatorio Veneto”). Né le università (ricordo che a Ca’ Fosca-ri esisteva una facoltà di Chimica industriale che tra i suoi inse-gnanti annoverava Gianni De Michelis, assessore all’Urbanisti-ca negli anni Sessanta e poi ministro delle Partecipazioni stata-li negli anni Ottanta, vale a dire il “padrone” di Porto Marghe-ra), né le pubbliche amministrazioni (a cominciare dal ministe-ro dell’Ambiente, i cui immarcescibili direttori generali sono stati Corrado Clini e Gianfranco Mascazzini, associati alle pa-trie galere o giù di lì) si sono mai aperte a un progetto del gene-re, che pure dal mio piccolo assessorato comunale all’Ambien-te avevo cercato di mettere in piedi (2001-2005).

Cosparso il capo di cenere, aggiunti anche i miei personali fallimenti al fardello che l’ambientalismo italiano si porta sul-le spalle e che lo affaticano non poco, vorrei anch’io non perde-re l’occasione per continuare a chiedere a Giorgio Nebbia (così come ho fatto molte volte con il comune amico Virginio Bet-tini) di darci ancora qualche elemento di comprensione della vicenda dell’ambientalismo italiano. Tengo sott’occhio alcuni suoi scritti: Breve storia della contestazione ecologica, in “Qua-derni di Storia Ecologica”, n. 4, 1999; La violenza delle merci, in AA.VV., Agire la nonviolenza, Punto Rosso-Liberazione, Mi-lano 2004; I limiti dello sviluppo in Italia. Cronache di un di-battito 1971-74, con Luigi Piccioni, in “Quaderni di Altronove-cento”, n. 1, 2011.

La mia tesi – se posso esprimermi rozzamente e in premessa – è che il “rosso” e il “verde” non sono mai riusciti a comporsi in un progetto politico vincente per dei limiti culturali reciproci. Il “dilemma” lacerante tra le ragioni dello sviluppo economico-industriale, da una parte – considerato la premessa per l’eman-cipazione dei ceti popolari –, e, dall’altra, della conservazione degli ecosistemi naturali, non si è mai positivamente risolto per una mancanza di visione che riuscisse ad andare oltre le catego-rie dell’economico (come accrescimento del valore delle mer-

Page 24: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

24 Paolo Cacciari

ci comprate e vendute) e dell’ambiente naturale (come tutto ciò che sta intorno all’essere umano, ma che continua ad essere pensato separato, altro da sé, persino ostile). Nel pensiero della sinistra marxista (forse solo Claudio Napoleoni si distacca, alla fine) il benessere, la liberazione della povera gente dal mondo della necessità, avviene per opera delle macchine, per l’aumen-to della produttività del lavoro, per merito della tecnoscienza. Nel mentre la natura continua ad essere intesa come “risorsa”, materia prima, capitale naturale, ecosystem service... L’utilitari-smo è la forma mentis e il modus operandi dell’“uomo” moder-no (uso espressamente la forma sessuata maschile di espressio-ne del genere umano, perché penso, invece, che l’ecofemmi-nismo ci fornisce una chiave di lettura completamente diver-sa del rapporto natura-cultura). Tanto a destra, quanto a sini-stra, c’è una visione del mondo che accomuna liberali e socia-listi. Scientismo, industrialismo, sviluppismo... sono le malattie mortali della modernità. Solo il bio-umanesimo e l’ecosociali-smo del pensiero latinoamericano-indigeno può farci superare il dilemma “rosso-verde”, “salute-fabbrica”, “crescita-sostenibi-lità”... e uscire dai tentativi sempre fallimentari di giustappor-re l’organizzazione scientifica del lavoro e il benessere psicofi-sico del lavoratore, la valorizzazione economica e la sussisten-za, l’urbanizzazione e il paesaggio, le merci e i beni autentica-mente utili al benessere, e così via, tentando di moderare gli spiriti animali distruttivi del capitalismo (ma che “sgocciolano” ricchezza anche per i poveri) e, contemporaneamente, di pro-teggere i cicli vitali del pianeta inserendo qualche vincolo ur-banistico, qualche procedimento di “valutazione degli impat-ti”, qualche limite alle emissioni, qualche norma igienico-sani-taria e così via “pianificando” domanda e offerta, esigenze del-le popolazioni e prelievi di natura. Una rincorsa sempre in sa-lita e sempre in ritardo! Le vicende del cambiamento climati-co – ma correttamente dovremo parlare (vedi Gianfranco Bo-logna) di almeno nove emergenze planetarie – ci dicono che le politiche ambientaliste in contesti economici e sociali capita-listici sono in grado, quando funzionano, di “prendere tempo” e di procrastinare “la morte della natura” (Vandana Shiva, Ca-rolyn Merchant, Rachel Carson... andando a ritroso), ma non di invertire la rotta.

Page 25: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Oltre il mancato incontro tra il “rosso” e il “verde” 25

Una illuminazione mi è venuta riflettendo sull’espressione “ecologia integrale” usata da Bergoglio. Non si tratta solo e ba-nalmente di un bisogno (sacrosanto) di differenziarsi dall’eco-logia superficiale, dalla green ecology, dal nuovo business del “far soldi con l’ambiente” (Illich lo chiamava l’ambientalismo dei consigli di amministrazione). Ma di superare le separazio-ni che vi sono tra “ecologia scientifica”, “bioeconomia”, “eco-logia profonda”, “ecologia politica”... immaginando “schemi mentali e operativi nuovi”1, cioè una teoria etica capace di comprendere tutti i saperi (transdisciplinarietà, direbbe Mo-rin) e pratiche sociali capaci di colpire il cuore del sistema op-pressivo che sta devastando il pianeta e i suoi abitanti (umani e non umani). Una società egualitaria ed ecologicamente so-stenibile non è possibile stando dentro i parametri dell’econo-mico. Almeno di quella forma di economia che mutua le sue regole dalla guerra di conquista: dei mercati, delle materie pri-me, della forza lavoro a basso costo, degli strumenti tecnici e dei saperi scientifici mortiferi. Non credo che ci potrà mai es-sere uguaglianza (giustizia distributiva), autonomia (libertà di scegliere i propri, individuali progetti di vita), solidarietà (re-sponsabilità condivisa nei confronti degli altri da sé e delle ge-nerazioni future) senza liberarsi dalle relazioni socioeconomi-che fondate sulla esclusione, sulla subordinazione, sulla sotto-missione. Senza, cioè, uscire dalla logica (terribilmente ma-schile, terribilmente monoteista, terribilmente occidentale e non solo capitalistica) del dominio sul mondo, sulla natura, su ogni forma vivente animale, sulle persone più deboli e inferio-rizzate, sulle donne, sui giovani. Una volontà di dominio che si evidenzia nelle varie forme sociali storiche del classismo, del colonialismo, del razzismo, del sessismo, dello specismo, dell’andro e dell’antropocentrismo.

Ho sempre pensato che ecologia e nonviolenza (l’ecopacifi-smo dei movimenti contro il nucleare, le spese militari, l’obie-zione di coscienza... me lo confermavano) fossero la stessa cosa. L’ecofemminismo (Merchant, Radford Ruether, Bennholdt Thomsen, Mies, Herrero, Puleo...) ha conferito all’ecologismo

1 G. Nebbia, L. Piccioni, I limiti dello sviluppo in Italia. Cronache di un dibattito 1971-74, in “Quaderni di Altronovecento”, n. 1, 2011, p. 7.

Page 26: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

26

una dimensione ancora più profonda e completa, antropologi-ca e spirituale. Ma sono state proprio le analisi di Giorgio Neb-bia sulla “violenza delle merci” che hanno spinto Patrizia Sen-tinelli e me, a chiedergli di svolgere una delle principali rela-zioni al convegno di Rifondazione comunista a San Servolo a Venezia nel febbraio del 2004 sulla nonviolenza. Quando “la natura diventa merce” si genera una violenza strutturale: “la violenza delle merci contro la natura”, dice Nebbia e auspica una “società neotecnica” e una “neoeconomia” fondate su nuo-vi indicatori del valore delle produzioni umane2.

Il pensiero ecologico ci dice che la vita sulla Terra è data da una inestricabile rete di interconnessioni senza una gerar-chia di comando. Il pensiero ecologico, sistemico, ci dice che la biosfera è un sistema di sistemi in equilibrio dinamico (e ca-pace di autoregolarsi) in cui ogni elemento vitale è interdipen-dente e complementare, insostituibile e non riproducibile arti-ficialmente. Chiamiamola come preferiamo: biogeosfera, Ter-ra, Creato, Gaia, Pachamama, Madre nutrice... L’importante è la relazione di empatia che la cultura umana riesce (o meno – e sono guai) a sviluppare con il vivente. Pensare che la na-tura (gli animali, gli schiavi, i lavoratori subordinati, le don-ne...) esiste per il bisogno degli uomini (maschi, adulti, bian-chi, ricchi), significa mettersi in una relazione di potere sepa-rato, antagonista, strutturalmente violento e, a lungo andare, anche controproduttivo, suicida. Per assurdo, il “calcolo eco-nomico” che dovrebbe massimizzare i benefici ricavati dall’u-tilizzo delle “risorse scarse” (definizione che si regge solo in re-lazione a una tipologia antropologica di uomo avido dagli ap-petiti insaziabili), uccide la qualità delle relazioni umane e la qualità degli habitat.

Il pensiero ecologico, quindi, a “tutto tondo”, olistico (scien-tifico, economico, politico...), è centrale per riuscire a immagi-nare una società liberata dal dogma della produttività, dall’im-perativo dell’accumulazione, dal totalitarismo degli scambi mercantili. Se la logica dell’economia capitalistica è la guer-ra, allora disubbidire e disertare da questa “economia che ucci-

2 G. Nebbia, La violenza delle merci, in AA.VV., Agire la nonviolenza, Punto Rosso-Liberazione, Milano 2004.

Paolo Cacciari

Page 27: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Oltre il mancato incontro tra il “rosso” e il “verde” 27

de” (sono parole sempre di Bergoglio) diventa, prima di tutto il resto (realistica precauzione, evitare gli sprechi e il superfluo, giustizia redistributiva...), un imperativo morale.

Mi domando se non sia proprio il pensiero ecologico quello che possa finalmente trovare il modo di congiungere in un nuo-vo patto sociale “giustizia” (equa distribuzione delle risorse li-mitate, ma non scarse) e “libertà” (autonomia di scelta, ma non indipendenza dagli altri da sé e dai cicli naturali), passando at-traverso la “solidarietà” (cioè la cooperazione e la responsabilità condivisa). La congiunzione di questi ideali di vita sociale pas-sa attraverso i concetti “ecologici” di riconoscimento dei limiti, condivisione e sostenibilità. Tutto ciò fa pensare ad un approc-cio alle risorse (materiali, immateriali, fisiche, cognitive etc.) come beni comuni.

Se è così, la legittimazione al “prelievo” di beni comuni può avvenire solo se saranno rispettati alcuni criteri generali che ri-guardano i benefici universali che se ne possono ricavare dal loro utilizzo e la loro preservazione e rigenerazione. Se que-ste due condizioni non sono date, allora non si tratta di attivi-tà umane di trasformazione delle risorse e produzione di beni e servizi, ma di rapina e di distruzione.

Così come mi domando se sia possibile concepire uno “svi-luppo buono” (fondato sulla crescita economica), mi chiedo anche se possano esistere “merci buone” (quando ci si riferisce a beni e servizi comunque inseriti in mercati che misurano il loro valore in termini monetari). Così come mi chiedo se pos-sa esistere una buona “pianificazione della produzione e del consumo” (se affidata ad istituzioni statali che da oltre un seco-lo hanno come scopo il compito di attuare su scala planetaria il codice napoleonico a tutela della proprietà privata). Anche la democrazia, come ideale di autogoverno, trova nel pensiero ecologico (bioregioni, cicli di prelievo e di trasformazione della materia chiusi e corti, autosufficienza e sovranità alimentare ed energetica...) un fondamento pratico e concreto.

Mi domando: l’ecologia è stata sempre consapevole di svol-gere una funzione di presa di coscienza politica generale? L’u-nico modo di pensare capace di far fare un salto di qualità alla politica politicante, alla politica di basso profilo che ha azzera-to la sinistra dentro la routine dell’amministrazione del meno

Page 28: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

28

peggio? O, d’altro canto, i movimenti ambientalisti ed ecolo-gisti non sono forse stati presi dall’ansia di voler vedere ricono-sciute le loro ragionevoli idee, mettendo da parte la dimensio-ne culturale sistemica (non solo anticapitalistica) del loro pro-getto di “conversione” (non solo di riconversione tecnica degli apparati produttivi inquinanti) delle finalità stesse della coope-razione sociale tra esseri umani?

Un caro abbraccio a Giorgio.

Paolo Cacciari

Page 29: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Il bacino idrografico come ecosistemaValerio Calzolaio

Giorgio Nebbia è qui e lotta insieme a noi. Questo convegno in suo onore è un momento di festa, una prima occasione per rendere omaggio, senza organicità o accademia, a uno studioso colto e garbato che ha dato un contributo fondamentale a ren-dere l’ecologia una scienza e a usare la scienza dell’ecologia per rendere meno insostenibile il presente e il futuro delle specie sul pianeta, compresa la specie umana.

Vi sono alcuni fili del suo pensiero che si sono dipanati lun-go molti decenni attraverso saggi, interviste, conferenze, parte-cipazioni a mobilitazioni popolari. Uno di questi fili è l’acqua e la scelta di adottare il bacino idrografico come l’ecosistema uti-le per occuparsi collettivamente di questa straordinaria moleco-la in tutti i suoi stati, cicli, funzioni e legami, usi e abusi, colo-ri e sapori, sprechi e inquinamenti. Condividevo questa scelta e costruimmo insieme, oltre trent’anni fa, una riflessione multidi-sciplinare a più voci sul bacino idrografico, come unità di ana-lisi economico-ecologica.

È del 1983 il convegno del Partito di unità proletaria a Jesi in-titolato “Qualche idea sui fiumi”, dove discussero con noi Lu-cio Gambi e Laura Conti, Chicchi e Cannata, Bettini e Cam-peol, Musacchio e Ghio, tanti altri e altre, una di quelle rare occasioni di approfondimento fertile da prospettive diverse, con finalità scientifiche ma anche politiche, di ricerca ma anche di lotta. Ne derivarono due libri (entrambi esauriti, il primo con due edizioni), un centro d’iniziativa permanente, innumerevoli articoli e presentazioni e tavole rotonde in tutta Italia, proposte di parchi fluviali (il Ticino c’era già) e di mappatura di qualità biologica (la legge Merli c’era già), una rete di movimenti vari.

Le date sono importanti. La legge sulla difesa del suolo

Page 30: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

30 Valerio Calzolaio

(183/89) derivò da quel movimento, con Nebbia in parlamento dal 1987. La legge sulle risorse idriche (36/94) doveva essere una conseguenza (logica oltre che cronologica) della prima. Lo stes-so negoziato per la convenzione internazionale sull’uso dei cor-si d’acqua internazionali a scopi diversi dalla navigazione pren-de spunto dall’idea (feconda in tante aree del pianeta e a livello globale) di considerare unitariamente e pacificamente i bacini, anche quando segnano un confine. Quella convenzione è en-trata in vigore solo nell’agosto 2014, ma solo dopo le prime 35 ratifiche, poche, nonostante il 60% dell’acqua dolce sia in baci-ni transfrontalieri e ancora oggi solo il 40% dei relativi bacini ab-bia accordi sovranazionali di (parziale) governo unitario.

Suggerisco di promuovere uno studio e un riconoscimento collettivo al contributo di Giorgio Nebbia su questi aspetti, es-senziali per vedere i nessi tra ecologia ed economia, tra processi ecologici e dinamiche istituzionali, tra fenomeni e norme. Ora mi occupo molto di migrazioni, ma sono senz’altro disponibile a dare una mano.

Page 31: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Cinque parole per GiorgioGiovanni Cannata

Questo non intende essere un classico contributo del genere di quelli che si inseriscono in volumi del tipo “scritti in onore di”.

Il professor Nebbia (d’ora in poi Giorgio per l’onore che mi fa di appellarlo così) da me non accetterebbe un contributo re-torico. Forse avrei potuto scrivere quella revisione all’introdu-zione ai saggi di economia dell’ambiente che da tempo mi rim-provera di non scrivere, o magari un affinamento alla sua ma-trice dei rifiuti.

Non lo farò e manterrò il taglio del mio intervento nel giorno in cui abbiamo festeggiato il suo compleanno al Senato.

Questo è un contributo di affetto di un “figlio accademico” per un padre che ha seguito con altrettanto affetto la persona cara.

Giorgio è stato per me un padre accademico, ma non nel sen-so classico abusato e talvolta fintamente usato del “maestro”.

Giorgio non mi ha messo in cattedra, come si dice con una brutta espressione che ha un sapore misto di prepotenza acca-demica e di servilismo.

Giorgio mi ha insegnato soprattutto come si fa il mestiere del professore, come si sta nel mondo accademico, ma seguendo le regole dell’autonomia e dell’indipendenza culturale che si sfor-za di essere indipendenza civile.

Il mio rapporto con lui nasce a lezione del corso di merceo-logia nella facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bari, lezioni chiare con il suo stile preciso ma attento a non la-sciare nessuno indietro, a parlarci delle “cose”, delle merci, del-la tecnologia, del rispettivo uso intelligente e buono a servizio dell’uomo, ma anche delle possibili nocività connesse.

Ma il rapporto diventa più denso nel tempo della mia tesi di laurea discussa con lui quarantasei anni fa, costruita con lui,

Page 32: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

32 Giovanni Cannata

corretta pagina per pagina con la sua penna rossa (e poi si ribat-teva tutta sulla mitica Lettera 22 facendone copia... perché non si sapeva mai dove poteva finire l’originale).

Dopo la laurea un’interruzione per un mio altro impegno di neolaureato e poi dal 1972 una lunga cavalcata insieme per di-versi anni durante la sua (la nostra) esperienza romana del Cen-tro di studi sull’ambiente da lui voluto al sorgere di quella mera-vigliosa stagione ambientale che abbiamo vissuto all’inizio de-gli anni Settanta.

Poi le strade si dividono, ma agli incroci ci si ritrova sempre con gioia; allora, nel tempo, come ora. Intorno ad alcune paro-le chiave che voglio ricordare perché sono quelle che metto al centro di una nuvola di parole che lo connotano: risorse, merci, futuro, curiosità, società.

Risorse

Questo è il punto di attacco della cultura ecologico-economi-ca di Giorgio e l’oggetto di attenzione da curare con parsimonia e rispetto (due tratti della sua persona che lo contraddistinguono).

Nel suo libro Risorse naturali e merci, edito a Bari da Cacuc-ci (uno dei nostri libri di testo con il ponderoso ma interessan-tissimo Trattato di merceologia scritto da Ciusa, di cui era stato allievo), Giorgio mette chiaramente in luce che “tutti i prodot-ti in commercio sono ottenuti attraverso l’uso e la trasformazio-ne delle risorse naturali che rappresentano, insieme al capitale e al lavoro uno dei fattori dell’attività economica e produttiva”, e poi più oltre si trova la precisazione che “un prodotto natura-le non è una risorsa naturale fino a quando l’uomo non lo co-nosce e non ha la possibilità, la capacità, i mezzi o il desiderio di utilizzarlo per i suoi scopi”.

C’è tutto il suo impegno di una lunga carriera di docente, di ricercatore, di parlamentare, di esponente di una società che nel suo caso è veramente società civile. Non comparirà mai la paro-la “sfruttamento” ma sempre la parola “uso”, che richiama l’in-telligenza dell’uomo che usa con saggezza le risorse e in quel sostantivo, “possibilità”, il richiamo all’uso consapevole; men-tre il richiamo alla capacità sta a indicare punto di approdo e di

Page 33: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Cinque parole per Giorgio 33

partenza della ricerca di soluzioni utili al singolo e alla società.E da questa impostazione deriverà la distinzione, sempre pre-

sente nella sua montagna di scritti, tra residui e rifiuti, parole che tante volte ha spiegato e ci ha invitato a spiegare a chi dove-va, dovrebbe ascoltare, ma molte volte non ascolta.

Merci

In questa parola l’essenza professionale del suo primo magi-stero. Le merci ovvero quelle che lui tante volte ha chiamato “le cose”, delle quali invita a conoscere il contenuto materiale con tutti i carichi di positività e negatività intrinseche, di ester-nalità positive o negative. Oggetti dapprima naturali, in seguito anche artificiali e da ultimo anche sintetici (ottenuti dai grandi progressi della chimica che Giorgio ha studiato e insegnato ma guardando sempre, con quella curiosità che lo ha pervaso, ai sa-peri che derivavano dalle altre discipline, la storia o l’economia).

Futuro

Il suo intrigarsi con quello che accadrà è una delle ricchez-ze della personalità di Giorgio in quanto studioso. E di ciò sono stato testimone nei suoi anni più giovani e nel mio esordio come ricercatore.

L’inizio degli anni Settanta del secolo scorso ha rappresenta-to una stagione veramente feconda per queste attenzioni. Era la stagione del movimento Futuribles in Francia, di Resources for the Future negli Stati Uniti, del grande dibattito introdot-to in Italia dal Club di Roma sulle questioni dei limiti allo svi-luppo, anche in considerazione delle questioni demografiche, della crescita della popolazione e della differenziazione del popolamento. Bruno De Finetti scrive cose interessanti che Aurelio Peccei da uomo d’impresa autonomamente esprime in visioni per il futuro ed Eleonora Masini legge con la sua cul-tura cattolica.

Insomma un cantiere aperto che insegna a noi giovani studio-si del tempo a tenere sempre le finestre aperte, a guardare all’o-

Page 34: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

34

rizzonte, ad essere come il gallo di metallo che si mette come segnavento sul tetto per comprendere dove si andrà. Ma è la le-zione di Giorgio quando mi invita a studiare la letteratura scien-tifica dei paesi più avanzati per scorgere orizzonti nuovi.

Anche in questo Giorgio è stato anticipatore di stagioni che sarebbero ritornate, come accade ora con i foresight studies.

Curiosità

Strettamente legata alla precedente è questa parola magica che contraddistingue lo stile di vita del ricercatore Giorgio e che mi ha contaminato certamente con minore energia della sua. Ma mi ha contaminato.

Giorgio mi ha sempre incitato a guardare oltre e lo fa anco-ra oggi nelle telefonate che ogni tanto ci scambiamo. Guarda-re lontano l’onda che si forma, comprendere come si forma e valutare quando approderà al nostro lido scaricando la sua for-za. E guardare con le lenti della propria professione scientifica, ma con grande attenzione e rispetto alle altre scienze con un approccio interdisciplinare certamente più facile da dichiarare che da professare, con lo stile di altri uomini del suo tempo che piace ricordare come Giovanni Berlinguer o Giulio Maccaca-ro, sentinelle di quel dibattito che si svilupperà nel tempo tra medicina e ambiente.

Società

Giorgio è la rappresentazione concreta di ciò che si definisce la scienza al servizio della società.

Non ricorderò l’impegno politico come parlamentare della Repubblica nelle stagioni in cui i rappresentanti della società in parlamento erano più diffusamente di grande spessore cultu-rale e professionale. Su ciò esistono altre testimonianze.

Voglio richiamare la costante attività di divulgazione sui temi della scienza e più specificamente delle risorse e dell’uso della tecnologia che Giorgio ha svolto nelle pubblicazioni di divul-gazione scientifica, ma anche in quelle a diffusione più ampia,

Giovanni Cannata

Page 35: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Cinque parole per Giorgio 35

in particolare la stampa quotidiana.E mi torna in mente, da fedele lettore, l’esperienza svolta per

“Il Giorno”, quotidiano nato sessant’anni fa con le firme di Gia-como Debenedetti, Goffredo Parise, Gianni Brera.

Negli anni Settanta, con la direzione del “Giorno” da parte del grande Italo Pietra, Giorgio collabora a una bellissima di-vulgazione scientifica affiancando in quel giornale la firma ci-vile di Camilla Cederna, di Giorgio Bocca, le avventure ciber-netiche di Silvio Ceccato o le riflessioni demografiche di Mas-simo Livi Bacci.

Giorgio ha affrontato e affronta tutto ciò con spirito di servi-zio, convinto senza necessità di ostentazioni, che per la cresci-ta della società occorre più scienza, più tecnologia, più forma-zione a tutti i livelli. Tutto condito da una sobrietà di costumi che è quella che contribuirà secondo lui a controllare la crisi ecologica.

Queste piccole considerazioni sono la testimonianza di ciò che mi ha insegnato e che mi porto dentro e che ho usato nella mia vita professionale e che legano Giorgio al mio grande ma-estro elementare (proprio quello della prima elementare, figu-ra che molti di noi dimenticano), che mi ha insegnato a legge-re, scrivere e far di conto.

Il valore dell’educazione.

Page 36: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

La contestazione ecologica e l’attualità di Giorgio NebbiaNicola Capone

È un onore e un piacere essere qui oggi per omaggiare Gior-gio Nebbia. Un onore, perché insieme a noi in questa sala ci sono molte delle voci più importanti dell’ambientalismo italia-no degli ultimi decenni. Un piacere perché abbiamo la possi-bilità di manifestare a Giorgio la nostra stima e la riconoscen-za che nutriamo nei suoi confronti per l’amicizia di cui ha fat-to dono al nostro gruppo di ricerca, PAN, legato all’Istituto italia-no per gli studi filosofici. Ci siamo avvicinati a Giorgio Nebbia attraverso i suoi scritti, su cui ci siamo formati. Da qui la scel-ta di ripubblicare alcuni di essi all’interno del volume La conte-stazione ecologica. Storia, cronache, narrazioni, edito nel 2015 all’interno della collana “Paesaggio, ambiente e natura” per La Scuola di Pitagora editrice.

L’incontro teorico che il nostro gruppo di ricerca ha avuto con Nebbia è stato preceduto da una lunga fase di gestazione duran-te la quale, partecipando alle attività delle Assise della città di Napoli (fondate tra gli altri da Gerardo Marotta, Elena e Alda Croce e Antonio Iannello) abbiamo sperimentato materialmen-te le contraddizioni tra industrializzazione e giustizia ambienta-le. Il nostro gruppo, infatti, pensa e lotta in uno dei luoghi in cui si è consumato e tutt’ora si consuma forse il più inquietante de-litto dell’epoca industriale: la Campania devastata dallo smalti-mento illecito dei rifiuti industriali, sversati nelle falde acquife-re, nei campi, nei fiumi, nei mari. Questo conflitto oggi è evoca-to immediatamente dall’espressione “terra dei fuochi”.

Provenendo, dunque, dalla pratica concreta di una lotta am-bientale abbiamo immediatamente compreso l’importanza del-la necessità, sostenuta da Nebbia, di documentare e scrivere la storia del movimento ambientalista italiano, per salvarne la me-

Page 37: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

La contestazione ecologica e l’attualità di Giorgio Nebbia 37

moria dalla volatilità e permettere la creazione e la sedimenta-zione di una coscienza ecologica. Egli è stato uno dei primi am-bientalisti a porre l’accento su questo aspetto. La storia dell’am-bientalismo a cui allude Nebbia non riguarda unicamente l’e-voluzione degli aspetti legislativi o le modifiche che hanno ri-guardato il territorio a causa di eventi naturali o interventi an-tropici, ma comprende la storia della contestazione ecologica. In Breve storia della contestazione ecologica, che abbiamo ri-pubblicato nel libro succitato, con una prefazione dello stori-co dell’ambiente Marco Armiero e un’intervista inedita a Gior-gio Nebbia, troviamo una definizione breve ed efficace. Nebbia così scrive: “La contestazione e la protesta ecologica nascono, in varie epoche, ogni volta che una o più persone percepisco-no le offese alla natura e all’ambiente come forme di violenza e di violazione di diritti individuali e collettivi”1. Questo rappor-to tra natura e diritti individuali e collettivi è toccato di nuovo in un altro passaggio fulmineo all’interno del testo: “Il contenu-to sovversivo della contestazione sta nel fatto che ogni miglio-ramento della qualità della vita – una maggiore sicurezza, il di-ritto a vedere intorno a sé il verde e gli animali, il diritto a respi-rare aria pulita – richiede modificazioni nei cicli di produzione delle merci e nelle merci stesse, comporta dei limiti nella ma-niera di edificare e utilizzare il territorio e di sfruttare le risor-se della natura”2. E chiarisce, in modo inequivocabile: “Tali li-miti, la cui necessità è spiegata e giustificata da molte leggi ele-mentari dell’ecologia, comportano anche dei limiti nelle attivi-tà economiche e nella stessa proprietà privata”3. Questo, secon-do noi, è un nucleo teorico particolarmente importante, richia-mato anche in un altro punto del testo in cui Nebbia cita un autore a lui caro, l’ecologo Lewis Mumford, che in Tecnica e cultura scriveva a proposito della prospettiva di un comunismo dei beni fondamentali: “La sola alternativa a questo comuni-smo è l’accettazione del caos, le periodiche chiusure degli sta-bilimenti e le distruzioni, eufemisticamente chiamate ‘valoriz-

1 G. Nebbia, La contestazione ecologica. Storia, cronache e narrazioni, La Scuola di Pitagora, Napoli 2015, p. 45.2 Ibid., p. 46.3 Ibid.

Page 38: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

38 Nicola Capone

zazioni’ dei beni di alto valore, lo sforzo continuo per consegui-re, attraverso l’imperialismo, la conquista dei mercati stranie-ri. Se vogliamo conservare i benefici della macchina non pos-siamo permetterci il lusso di continuare a rifiutare la sua con-seguenza sociale, ossia l’inevitabilità di un comunismo di base. Questa prospettiva appare ingrata all’operatore economico di stampo classico, ma sul piano umano non può non rappresen-tare un enorme progresso”4. A nostro avviso questo è un aspet-to attualissimo: se la contestazione ecologica non intercetta e mette a critica i modi di produzione e le forme della proprietà, se non guarda alle ingiustizie ambientali come precipitazione materiale e immediata di questi aspetti all’interno del territorio e delle comunità umane – e non – insediate su di esso, le lotte rischieranno di essere depotenziate, fino ad assumere addirittu-ra un aspetto velleitario.

Un altro degli aspetti teorici che più ci hanno interessato del pensiero di Nebbia riguarda la categoria delle merci. Nell’e-poca del capitale quello delle merci è un mondo metafisico. Le merci, come feticcio, si presentano slegate dal contesto da cui provengono. Esse sono poste come enti separati dal mon-do: separate dai processi di estrazione delle materie prime da cui sono composte, separate delle risorse naturali trasformate nell’energia necessaria alla loro lavorazione e trasmutazione, separate dalla fitta catena di braccia e occhi umani che gover-nano le macchine necessarie al processo di produzione, e, in-fine, da quella catena altrettanto fitta, e spesso ugualmente sof-ferente, di uomini e donne che consuma le merci e se ne di-sfa dopo un istante senza alcuna coscienza, trasformando quel-la merce in un nuovo tipo di materia, il rifiuto. Una materia in-teressata anch’essa da una fase di lavorazione e trasformazio-ne che, al pari della prima, scompare dallo sguardo e dalla co-scienza dei “consumatori”. In un momento storico in cui le for-me di capitale diventano sempre più astratte è necessario ra-dicalizzare le cose, riportarle cioè alla loro radice, a quei pro-cessi di estrazione, produzione e trasformazione che riguarda-no la natura e i rapporti sociali. Sotto questo aspetto, il pensie-

4 Citato in G. Nebbia, La contestazione ecologica. Storia, cronache e nar-razioni, cit., pp. 213-214.

Page 39: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

La contestazione ecologica e l’attualità di Giorgio Nebbia 39

ro di Nebbia rappresenta, ancora oggi, una tappa fondamenta-le per sviluppare una coscienza ecologica critica e consapevole.

In conclusione, il sentiero tracciato da Giorgio Nebbia con i suoi scritti ci porta a considerare la storia della contestazione ecologia come un movimento storico concreto incarnato nella dinamica dei processi di produzione. L’idea di una crescita ma-teriale infinita in un mondo finito è la più folle a-topia che l’uo-mo abbia mai concepito. La catastrofe ecologica nella quale ci troviamo ci obbliga pertanto a un ripensamento radicale del modello di sviluppo dominante, e questo è possibile proprio at-traverso una documentazione della storia dei conflitti ambien-tali. Per questo sarebbe necessario, come già è stato fatto per il movimento operaio e quello di liberazione, creare archivi stori-ci del movimento ambientale e realizzare la messa in rete della documentazione e degli archivi già esistenti. “Un archivio sto-rico – scrive Nebbia – rappresenta un serbatoio di informazioni sulle proprie contraddizioni, una fonte da cui appaiano gli erro-ri di previsione e di pianificazione dei fenomeni relativi al terri-torio, all’ambiente, all’energia, le promesse non mantenute, le menzogne”. Ma il potere pare non volere “una documentazio-ne storica pubblica che possa metterlo in discussione”5.

Costruire una memoria collettiva del movimento di conte-stazione ecologica creerebbe, insomma, le precondizioni per la formazione di una coscienza storica e civile riguardo alle con-traddizioni del nostro tempo e ai modi di produzione dominan-ti. E cosa ancor più importante, darebbe dignità a tutte quelle donne e a quegli uomini che hanno risposto alle ingiustizie am-bientali con una resistenza ostinata. Uomini e donne che non si sono mai rassegnati a credere che non esistesse un’alternati-va, e che si sono battuti caparbiamente per salvare e dare spazio a frammenti di un mondo più giusto.

5 Ibid., p. 174.

Page 40: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia e la quarta parete della scienzaRené Capovin

La “quarta parete” è il muro immaginario che separa gli spet-tatori dall’azione teatrale. Questa metafora è usata anche in altre sfere dell’arte, laddove sia presupposta una separazione (trasgre-dibile, ma solo a determinate condizioni) tra mondo della fin-zione e mondo della realtà. Qualcosa di simile alla “quarta pare-te” regola anche i rapporto tra mondo della ricerca tecno-scien-tifica e mondo della vita quotidiana: l’opera e la vita di Giorgio Nebbia mostrano, tra le altre cose, che la trasgressione della bar-riera tra iniziati e no è talora non solo possibile, ma necessaria.

La nettezza della separazione tra ricercatori e utenti in ambi-to tecno-scientifico è proverbiale. In luoghi misteriosi, persone sconosciute escogitano tecniche sempre nuove che poi il resto del mondo potrà, dovrà o non dovrebbe usare. Il gap di compe-tenze tra esperti e non esperti è tale che una separazione tra i due ambiti pare assomigliare molto di più a un fatto che a una scelta. Eppure, se si guardano le cose da più vicino, come Neb-bia ci aiuta a fare, la scena è più complicata.

Anzitutto c’è il tema dell’orientamento della ricerca: ogni azione scientifica organizzata rimanda a una regia che a un qualche livello dovrà includere o almeno interfacciarsi con “non scienziati” (politici, burocrati etc.). Ma gli stessi esperti, nel confronto su obiettivi e strategie, portano con sé interessi, visioni del mondo più o meno esplicite che sono almeno in par-te plasmati dall’esterno – ideologie, urgenze sociali, redditività etc. –, in misura diversa e a seconda dei casi. C’è poi, all’altro capo della catena, la questione cruciale dei coinvolti da tecni-che giudicate particolarmente dannose o rischiose. Su questo, in particolare, il contributo di Nebbia è molto attuale e degno di attente riflessioni.

Page 41: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia e la quarta parete della scienza 41

La prospettiva dei coinvolti diventa particolarmente interes-sante quando questi non sono configurabili come un gruppo di sprovveduti in preda a paure irrazionali, ma come un gruppo di cittadini informati capaci di mobilitare competenze tali da met-terli in grado di dialogare con cognizione di causa con esperti – o non esperti aventi potere.

Le migliaia di chilometri percorsi da Nebbia per incontri con comitati, sit-in, marce e tutte le varianti dell’impegno politi-co “dal basso”, unite al suo impegno quale parlamentare, in-segnano che il fare scienza, anche al più alto livello, può co-niugarsi con i tempi e i luoghi di una democrazia diffusa e ra-dicale. Questa prova di infaticabilità mostra che il ruolo pub-blico di uno scienziato può consistere non solo nell’essere te-stimonial della propria disciplina o del proprio centro ricerche, ma anche nel dare qualità ai dibattiti che attraversano la faglia scienza/società. In cosa poi si possa tradurre, dal punto di vista politico, la transizione a una società neotecnica (la formula di Lewis Mumford che meglio mi pare riassumere l’orientamen-to di Nebbia), è questione cruciale e solo in parte determinata: è chiara l’opposizione all’alleanza ricerca scientifica - consumi-smo sociale - capitalismo economico, ma la direzione non è af-fatto antitecnica, neo- o para-primitivista etc. C’è la critica al gi-gantismo della megamacchina, ma non si va verso piccole co-munità autarchiche che consumano poco e inquinano meno, se non per il tramite di società e relative organizzazioni piutto-sto consistenti, in grado di pianificare magari non i propri biso-gni (Nebbia dà spesso per implicita l’esistenza di un set di bi-sogni base su cui non c’è da discutere: mangiare, scaldarsi etc., sul superfluo c’è un atteggiamento di distacco tra l’ironico e il sorpreso che richiama l’etica rurale nordica di Veblen immer-sa nell’America dei trust e del primo consumismo su vasta sca-la), dicevo che viene presupposto un livello – non solo micro! – che pianifica abbiamo detto non i bisogni, ma l’impiego più ra-zionale di risorse consistenti – materiali, umane, economiche etc. Non si parla necessariamente di super-Stati, ma nemmeno solo di piccole comuni agricole; vero che ricorre il riferimen-to alle comunità di Olivetti, che comunque erano un centinaio e quindi simili alle nostre forse ex province... Quindi, mi pare di poter inferire, c’è comunque burocrazia, c’è organizzazione,

Page 42: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

42 René Capovin

c’è se non big, almeno medium science. Questo per connota-re meglio il modo in cui Nebbia “va verso il popolo”: non è un procedere narcisista né un mero gesto simbolico, è parte di un atteggiamento coerente e fondamentalmente pragmatico, reali-sta, secondo il quale tutte le competenze scientifiche vanno so-stenute ma riprogrammate in modo tale da rispondere ai biso-gni autoevidenti della società – per esempio quello di non mo-rire inquinati da una fabbrica (che magari fa plastica per giocat-toli o varianti da società dell’abuso) o di non far correre rischi enormi ai vivi e alle future generazioni (es. nucleare) quando delle alternative esistono.

E con questo excursus abbiamo toccato un’altra dimensione della “quarta parete”, quella che oppone scienza e storia. Lun-go la freccia che va indietro, Nebbia si caratterizza per essere scienziato e storico della scienza; nell’altro senso, e coerente-mente, Nebbia è scienziato e archivista di colleghi e di se stes-so. Se la scienza non è un fenomeno astorico, scandito soltan-to dal ritmo astratto del proprio progresso, ma un processo sto-rico e sociale, è importante studiare il suo passato, i suoi prota-gonisti, i suoi insuccessi e i suoi buchi. Allo stesso modo, è im-portante facilitare questo lavoro archeologico da parte delle fu-ture generazioni, e in effetti presso la Fondazione Micheletti di Brescia esiste già il fondo “Giorgio e Gabriella Nebbia”, oltre a fondi (molti ancora da inventariare) di altri scienziati, spesso se-gnalati da un Nebbia anche in questo generoso e infaticabile.

Nella geometria a essere generosi “non euclidea” di questo ar-ticolo, è proprio in questo piccolo archivio (very very small scien-ce) che ho visto le due dimensioni della quarta parete incontrar-si: l’opposizione esperti/non esperti e quella scienza/storia è stata superata contemporaneamente nell’incontro e nella collabora-zione tra Giorgio Nebbia e Pier Paolo Poggio, e poi Marino Ruz-zenenti. Poggio e Ruzzenenti non sono esperti e sono storici, eppure due dei loro studi – rispettivamente, quello sull’ACNA di Cengio e quello sulla Caffaro di Brescia – costituiscono casi pa-radigmatici di come dei non esperti di chimica o dintorni possa-no essere d’aiuto anche agli scienziati di oggi e domani, e questo grazie a un lavoro appassionato e (anche grazie a Nebbia) com-petente sul passato di queste due industrie chimiche.

Ma torniamo alla geometria facile, è quasi ora di mettere il

Page 43: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia e la quarta parete della scienza 43

punto. Prima, ancora una linea curva. A Cracovia ho visto da poco la Cricoteka, il museo-teatro-archivio dedicato a Tadeusz Kantor: gli oggetti di scena, le locandine, gli scaffali dell’archivio, tutto fatto da Kantor, le sue opere recitate dalla sua compagnia, nel senso letterale di compagni con cui divideva il pane. Che un’economia circolare sia stata davvero approssimata, in quel te-atro-vita? Che lo studio del ciclo delle merci e dei modi per fare i conti con l’entropia sia stata tradotta in regola di vita esemplare e che proprio questo si celebrasse, quel giorno a Roma?

Dopo un punto c’è quasi sempre un punto di domanda che aleggia, ma a volte si presentano anche dei bei punti esclamativi.

Page 44: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio, il maestro delle merciMarinella Correggia

È un utile esercizio rimettere in ordine libri e carte. Catego-rie merceologiche, oltretutto, per le quali Giorgio Nebbia nutre una grande passione. La carta stampata... un tempo aveva un profumo, in certi casi come di un dolce lievitato.

Mi stavo chiedendo in quale periodo fossi entrata in contat-to con le idee di Giorgio Nebbia – l’incontro di persona fu in-torno al 1993, all’epoca del convegno organizzato da “Capitali-smo Natura Socialismo” sul tema “Culture della sinistra e cul-ture verdi”. Si ha l’impressione di conoscerlo da sempre e dun-que di attingere alla sua saggia competenza da tempo immemo-rabile. “Giorgio Nebbia ha scritto”, “Giorgio Nebbia ha propo-sto”: in incontri pubblici o anche conversando privatamente, l’ho citato un numero di volte almeno pari a quello che ho ri-servato a due altri grandi, Thomas Sankara, rivoluzionario pre-sidente del Burkina Faso dal 1983 al 1987, e J.C. Kumarappa, economista gandhiano-socialista. Succede così, con le persone che sono un riferimento.

Insomma, sistemando i libri, ecco rispuntare un lungo ar-ticolo di Giorgio Nebbia stampato a quadernetto: La crisi dei rapporti fra uomo e biosfera, gennaio 1970, estratto dalla rivi-sta “Le Scelte del Consumatore” dell’Unione nazionale consu-matori. Non posso averlo letto allora, ma di certo negli anni Ot-tanta. Dunque, è ultratrentennale il primo contatto con lo scri-vere denso e al tempo stesso semplice di Giorgio. Mancavano due anni alla conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano: il primo incontro mondiale delle Nazioni Unite in tema ambien-tale. In quel vecchio testo egli parlava di “ecologia sovversiva”, nel senso di rivoluzionaria, perché “la necessità di conservazio-ne della natura impone di contestare la mentalità che fa coinci-

Page 45: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio, il maestro delle merci 45

dere l’idea di ‘progresso’ con quella di ‘società dei consumi’ [...] Occorre invece contestare egoismo e furberia, imporsi mode-stia e austerità [...] contestare il rumore, gli eccessi della mecca-nizzazione, l’indifferenza verso i prati, il verde, i fiumi, le mon-tagne, gli altri esseri viventi; occorre l’educazione al silenzio, al rispetto e alla cura dell’ambiente, in una battaglia umile e sen-za eroismi, certamente impopolare. L’ecologia è una scienza ‘sovversiva’ perché è anticonsumistica”. Mentre l’economia ba-sata su sfruttamento, egoismo e disprezzo è paleotecnica, per usare le parole dello statunitense Lewis Mumford, che Giorgio ha molto apprezzato.

Altro che conservazionismo borghese, altro che “ecologia delle contesse” – un concetto sul quale il professor Nebbia si è soffermato. Nell’anticonsumismo redistributivo (meno, me-glio, per tutti) ritrovavo sotto forma scientifica gli insegnamenti familiari etico-pratici con i quali ero cresciuta sulle colline agri-cole del Monferrato.

Grazie a Giorgio, ambientalista di sinistra che insegnava mer-ceologia, quindi in un certo senso un maestro delle merci, ho imparato a considerare cruciale quella scienza che illustra il ci-clo di tutti i beni e i servizi: “la merce, un universo degli oggetti fisici, materiali, venduti e acquisiti in cambio di soldi. Compresi i servizi”. Egli ha spiegato bene la centralità del concetto di mer-ci nella critica ecologica al capitalismo con la formula M-N-M (merci-natura-merci): niente si produce con il denaro, tutto si produce per mezzo della natura e delle risorse naturali, non cer-to infinite, né impunemente inquinabili. Con il capitalismo mo-derno è nato il consumismo: merci prodotte non per soddisfare bisogni reali ma per tenere in moto la spirale produttiva.

Una definizione che Giorgio Nebbia ha coniato è quella di “merci oscene”: le armi e il nucleare. È l’aggettivo più azzecca-to: sono ecopacifista da decenni in un paese privilegiato dal cui cielo mai piovono bombe ma che dal 1991 ha più volte mosso guerra ad altri popoli e territori. Oscene, le armi, perché “oltre ad assicurare il massimo profitto all’imprenditore e ad aver bi-sogno di un continuo ricambio, misurano la propria efficienza in termini di effetti letali per umani, natura e beni materiali”.

Comunque, tante altre merci possono essere definite “mali” anziché “beni”. Nebbia chiama “sbagliate e violente” le cose

Page 46: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

46 Marinella Correggia

che consumano molte risorse, inquinano e durano poco (in proporzione al loro impatto o in senso generale), quelle che non sono essenziali e prioritarie ma “semplici occasioni di esi-bizione e spreco”, quelle che creano assuefazione.

L’elenco di merci violente che possiamo compilare è quasi infinito! Con la trasformazione dei beni naturali presenti nella biosfera in merci sono nati l’imperialismo di conquista, la stra-tificazione in classi, la distruzione della natura, le guerre per il controllo delle fonti di materie prime. Le guerre!

E dunque, spiega Nebbia, “occorre avviare un grande movi-mento di liberazione per sconfiggere le ingiustizie portate dalle merci, fra gli esseri umani e nei confronti della natura”; occorro-no nuove regole, per ispirare le merci ai valori. Anche alla pace.

Riassumendo, egli scrive: “La salvezza va cercata nel cambia-mento del rapporto fra gli esseri umani e le cose materiali, con la revisione critica dei nostri modi di produzione, la contesta-zione – una vera obiezione di coscienza – della società dei con-sumi, la pianificazione dei bisogni fondamentali, il potenzia-mento dei servizi e dei beni collettivi, l’identificazione di nuo-vi modi di vita per noi, abitanti del Nord del mondo, e di nuo-vi modi per risolvere i problemi della povertà degli abitanti del Sud del mondo, la lotta contro la struttura militare-industria-le che è la più alta espressione della violenza e dello spreco”.

Last but not least, vorrei ringraziare Giorgio per l’aiuto più re-cente che ha dato a una delle cause internazionali che sosten-go: ha firmato con convinzione la petizione per la revoca delle sanzioni economiche europee che colpiscono il popolo siriano, già martoriato da cinque anni di uso di “merci oscene”.

So che Giorgio ama i fiorellini di campo. Spero che il pros-simo nostro incontro cadrà in una stagione propizia per portar-gliene un mazzetto. Ma magari penserà (senza dirmelo, per non offendere): “Era più giusto lasciarli tranquilli a vivere nel prato”.

Page 47: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Storia industriale e conflitti ambientaliMarica Di Pierri

Per un gruppo di attivisti ambientali con velleità da ricercato-ri come noi, nell’olimpo dei maestri non può mancare il nome di Giorgio Nebbia. A lui, alla sua fervida intelligenza e grande generosità, alla preziosissima e vasta produzione teorica e – non di meno – alla sua appassionata attività di tessitore di reti va, per cominciare, la nostra più sincera gratitudine.

Consci che la capillare diffusione, il livello di pervasività e i conclamati impatti della degradazione dell’ambiente sulla quali-tà della vita delle comunità umane fossero ormai fattori eviden-ti e onnipresenti a tutte le latitudini e longitudini del globo, anni or sono ormai scegliemmo come lente focale delle nostre attività un fenomeno dilagante e strettamente legato al campo di interes-se e di ricerche cui Nebbia ha applicato tempo e dedizione: quel-lo dei conflitti ambientali. Ci parve allora – e ci pare tutt’oggi – che essi potessero a ragione considerarsi elementi utili a disegna-re un’inoppugnabile sintomatologia dell’insostenibilità, una con-danna razionale, non puramente ideologica, di un modello eco-nomico basato sul sovrasfruttamento di uomo e risorse e sulla di-seguale allocazione presso le diverse comunità umane di vantag-gi e svantaggi connessi allo sviluppo economico.

Alla ricerca di una definizione esaustiva di questo tipo di con-flitti, risolvemmo che essi dovevano veder convergere due ele-menti fondanti: il rischio di compromissione (in termini di quantità o qualità) delle risorse naturali disponibili in un dato territorio, e l’esistenza di una opposizione sociale più o meno organizzata a difesa dell’ambiente e – sovente – di altri diritti, a partire da quello alla salute. Ci rendemmo conto da subito che se da un lato lo studio, la sistematizzazione e la rappresen-tazione di tali conflitti configurava una geografia di devastazio-

Page 48: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

48 Marica Di Pierri

ne ambientale e di violazioni di diritti umani connessi, dall’al-tra era possibile tracciare – attraverso la moltitudine di espe-rienze sociali sorte dai e nei conflitti – una disomogenea eppur unificante geografia della resistenza popolare al neoliberismo.

Ci immergemmo allora con entusiasmo nelle ricostruzioni te-oriche, ben meno vetuste di quelle europee, provenienti dall’al-tra sponda dell’Atlantico, dove, negli Stati Uniti degli anni Ot-tanta, sorgeva dall’incontro tra scienze sociali ed economiche, codificato dal sociologo Robert Bullard, la categoria della giu-stizia ambientale. Tale felice concetto metteva originalmente e doverosamente a fuoco le connessioni tra degrado ambienta-le, disagio socioeconomico, godimento dei diritti fondamentali e discriminazione razziale, riconoscendo a tutti gli esseri uma-ni gli stessi diritti di accesso ai benefici dell’offerta di beni e servi-zi ambientali e culturali a livello globale. A questo riconoscimen-to corrispondeva di converso l’osservazione di un modello di di-stribuzione invece assai iniquo nell’esposizione delle differenti comunità umane agli impatti negativi del modello di estrazione, trasformazione, produzione e smaltimento di beni.

Per comprendere le dinamiche economiche e politiche sot-tese ai conflitti ambientali, il lavoro dello storico dell’ambiente risulta di enorme, irrinunciabile importanza. Abbiamo sempre avuto contezza del fatto che conoscere la storia della produzio-ne industriale e la sua evoluzione ci avrebbe aiutato, per utiliz-zare le stesse parole di Nebbia, a comprendere gli errori compiu-ti, ad analizzarli e possibilmente a correggerli. In tal senso, l’ope-ra di Nebbia è stata per noi fondamentale – ad esempio – nel-la ricostruzione della nascita e del declino dei cosiddetti poli di sviluppo nazionali, quasi tutti poi qualificati come siti di inte-resse nazionale per le bonifiche (SIN).

“Quali fabbriche esistono nel territorio di ciascuna città o pa-ese? Che cosa producono? Quali materie prime vengono intro-dotte e quali merci escono? Che cosa contengono i fumi che escono dal camino dietro la scuola o il quartiere? Che cosa ve-niva prodotto nelle fabbriche di cui si intravedono i ruderi, e nel cui sottosuolo sono forse ancora sepolte scorie nocive? La ricostruzione della geografia storica delle manifatture in Italia, a cominciare dall’età dell’industrializzazione, sarebbe di gran-de utilità anche ai governi – nazionale e locali – che volessero

Page 49: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Storia industriale e conflitti ambientali 49

intraprendere le necessarie corrette bonifiche: la storia dei rap-porti fra imprese, ambiente e territorio permette di ricostruire i motivi delle scelte di localizzazione delle industrie, i comples-si rapporti fra popolazioni e imprese, le ragioni della concen-trazione delle imprese, e avrebbe un effetto educativo di gran-de importanza”. Queste le parole di Giorgio Nebbia nel con-tributo scritto e pubblicato all’interno del nostro focus Il pae-se dei fuochi apparso nel 2014 prima sulle pagine della rivista “Lo Straniero” e poi pubblicato e massicciamente diffuso in e-book. Un saggio, questo, necessario a dipanare la trama e le di-namiche di uno sviluppo industriale asimmetrico e spesso mio-pe, fondamentale per ricostruire con rigore la mappa della de-vastazione ambientale italiana e, assieme, delle condizioni di lavoro degli stabilimenti industriali.

Parlando della storia dello sviluppo industriale italiano, con particolare riferimento alla fase convulsa e di ebbrezza collet-tiva che fu il secondo dopoguerra, la ricostruzione di Giorgio Nebbia è disarmante: “Gli stabilimenti industriali siderurgi-ci, chimici e petrolchimici che furono costruiti o ristruttura-ti modernamente nel Mezzogiorno destarono grandi speranze. È con dolore che si guardano oggi le strutture abbandonate e arrugginite – ruderi di fabbriche che non hanno mai prodotto niente, costruite con pubblico denaro finito in tasche private – e gli effetti ambientali negativi dovuti a produzioni fatte da tec-nici e dirigenti improvvisati che spesso non conoscevano e, so-prattutto, non amavano la terra in cui erano mandati a lavora-re. Le delusioni arrivarono presto; la presenza di una industria-lizzazione affrettata e priva di cultura manifatturiera e di diri-genti appassionati, la mancanza di università capaci di creare una nuova classe di dirigenti industriali locali, hanno provocato ben presto conflitti con le popolazioni e alterazioni della strut-tura urbana, agricola ed ecologica. Dal punto di vista ambien-tale i dirigenti delle industrie nel Mezzogiorno ben poca cura hanno avuto per la lotta all’inquinamento e al corretto smalti-mento dei rifiuti”.

L’asimmetria con cui le comunità umane hanno goduto e godono vantaggi – o hanno subito e subiscono svantaggi – pro-duce dunque da un lato degradazione delle matrici ambienta-li e violazioni di diritti fondamentali e dall’altro istanze popo-

Page 50: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

50 Marica Di Pierri

lari fondate sulla richiesta di strumenti di informazione, parte-cipazione e tutela. Quest’ultimo elemento spinge ad una ulte-riore considerazione: ad ogni conflitto è sotteso quello che può definirsi un “vulnus partecipativo”, ovvero la mancanza di agi-bilità politica della comunità locale rispetto al governo del pro-prio territorio. D’altro canto, abbiamo assistito negli ultimi de-cenni all’affermazione di pratiche decisionali sempre più verti-cistiche ed escludenti, segno ennesimo del doloroso fallimento culturale e politico della democrazia rappresentativa – e delle socialdemocrazie europee in primis.

A ben guardare, nelle dinamiche di attivazione popolare ter-ritoriale, due elementi assumono grande centralità: la comuni-tà – e dunque il comune – e la critica radicale di modello come elemento costitutivo. Il primo elemento si declina nella difesa dei legami comunitari, del tessuto socioeconomico locale, del-la qualità della vita, del diritto all’autodeterminazione. Il secon-do elemento, invece, è declinato in termini di critica ai mec-canismi di funzionamento del neoliberismo: massimizzazione dei profitti e conseguente concentrazione di ricchezze presso pochi da un lato, ottimizzazione dei costi e conseguente socia-lizzazione degli impatti ambientali, socioeconomici e sanitari presso la comunità dall’altro. Questa forma di capitalismo di-struttivo, rapace verso le risorse naturali non meno che verso le persone, vede comprensibilmente crescere in maniera incon-trollata e capillare forme di opposizione contro la sottrazione di risorse e territorio e contro l’autoritarismo politico-economico.

Il riconoscimento del ruolo della popolazione nella presa di coscienza e nella diffusione di una consapevolezza collettiva circa i rischi ambientali del territorio ha più volte interessato il lavoro di Nebbia. In un paragrafo successivo del citato saggio, Nebbia spiega che “l’esame dei rapporti fra produzioni di mer-ci, territorio e abitanti offre una interessante occasione per esa-minare anche la storia dei movimenti popolari per la conquista di ‘nuovi diritti’, fra i quali quello di conoscere a quali pericoli si è esposti come lavoratori e come cittadini. La storia degli inqui-namenti dovuti alle attività manifatturiere mostra che la consa-pevolezza degli inquinamenti e dei relativi danni non è venuta dai governi – nazionali o locali – (e tanto meno dagli imprendi-tori), ma dalla protesta popolare, dai movimenti che potremmo

Page 51: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Storia industriale e conflitti ambientali 51

chiamare di ‘contestazione ecologica’. Appare così che tali mo-vimenti sono riconoscibili fin dall’alba dell’età dell’industrializ-zazione, prima nei paesi più industrialmente avanzati (e quindi prima inquinati), poi in seguito in Italia. È questa una delle pa-gine meno conosciute della storia dei rapporti fra popolazioni locali (talvolta con i loro interessi specifici), imprese, lavoratori e loro organizzazioni sindacali, governi, ‘scienziati’”.

Uno dei grandi meriti da riconoscere all’opera di Nebbia è senz’altro la resa di concetti complessi e sovrastrutturati con un linguaggio chiarissimo, quasi didascalico, di pronta ed imme-diata comprensione. Con questa ricostruzione Nebbia contri-buisce definitivamente al riconoscimento e alla valorizzazione del fondamentale ruolo delle organizzazioni sociali e della so-cietà civile in generale nella difesa del territorio e dei diritti fon-damentali delle comunità in esso insediate. La stessa prospetti-va si ritrova nei filoni di ricerca interdisciplinari noti come “eco-logia politica” e “economia ecologica”: da questo punto di vista la legittimazione scientifica delle conoscenze e dei know-how accumulati come corpi sociali portatori di legittimi interessi as-sume il rango di fonte nella documentazione dei singoli conflit-ti. In economia ecologica si parla in tal senso di “scienza post-normale”, noi preferiamo parlare più comprensibilmente di co-noscenze diffuse e di saperi popolari.

In una fatica più recente, la prefazione generosamente dona-ta al nostro testo La democrazia alla prova dei conflitti ambien-tali, Giorgio Nebbia fa un passo ulteriore, sposando – ci pare – la definizione di giustizia ambientale e puntando l’attenzio-ne sui diritti alla base di istanze di tutela ricorrenti nei conflit-ti ambientali. Nebbia individua felicemente quattro categorie di soggetti coinvolti nelle dinamiche di conflitto: l’inquinatore, l’inquinato, lo Stato, gli scienziati. Su quest’ultima categoria di soggetti, Nebbia ci aiuta a sfatare un altro mito di difficile ma necessaria demolizione: il mito dell’imparzialità della scienza. “Alcuni scienziati aiutano l’inquinato a riconoscere chi viola i suoi diritti e a difendersi; altri aiutano l’inquinatore spiegando che l’inquinamento non arreca poi così grande danno all’inqui-nato, che le malattie lamentate dall’inquinato hanno origini di-verse dall’inquinamento provocato dal suo cliente”.

In definitiva, può argomentarsi che i conflitti ambientali sono

Page 52: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

52 Marica Di Pierri

saldamente connessi a battaglie che chiedono di riformare pro-fondamente i modelli decisionali, a partire dalla dimensione lo-cale; inoltre la loro diffusione e intensità contribuisce oggigior-no ad affermare la necessità e l’urgenza di ripensare il modello produttivo e, assieme, di implementare strumenti di coinvolgi-mento popolare capaci di rispondere efficacemente al contrasto – e alla differenza di potere di incidenza – tra i divergenti inte-ressi in gioco. Anche su questo, la miriade di contributi, artico-li, saggi e riflessioni elaborati da Nebbia sui diversi aspetti del-la conversione ecologica hanno contribuito a radicare in noi la convinzione che la denuncia delle storture prodotte dal sistema economico attuale non possano esimerci dal contribuire al dise-gno di un orizzonte di alternativa, con tutte le complessità che ciò comporta. “Un ‘nuovo corso’ di industrializzazione italiana – scrive Nebbia – oggi deve fare i conti con la forte offerta di mano d’opera a basso prezzo esistente nei paesi poveri del mon-do che ha spinto gli imprenditori a trasferire le attività manifat-turiere italiane in tali paesi, nei quali le normative di sicurezza e di attenzione per la qualità delle merci e dell’ambiente spes-so sono più permissive di quelle europee. Nello stesso tempo la globalizzazione sta portando ad una crescente immigrazione in Europa di mano d’opera talvolta adatta a lavori poco qualificati, ma che in futuro sarà sempre più specializzata e rappresenterà una sfida ulteriore per i nostri tecnici e laureati”.

L’orizzonte cui tendere non potrà che rifondare le logiche produttive sulla riterritorializzazione delle produzioni, sulla transizione energetica, sul passaggio dalla produzione su gros-sa scala alla differenziazione e interconnessione, sulla mobilità dolce e sostenibile, sullo stop al consumo di suolo, sulla gestio-ne partecipata dei servizi pubblici, sull’elaborazione – tardiva e necessaria – da parte del potere politico, di politiche industria-li nazionali che investano nella circolarità, nel recupero del-le materie prime, nella sostenibilità ambientale e sociale, nella giustizia intergenerazionale.

Per tutte queste ragioni, e per molte altre che per brevità non abbiamo qui modo di approfondire, Nebbia, a dispetto del nome, quasi a sberleffo del nome, è per noi un faro, utile ad orientare analisi, puntualizzare concetti, intravedere scenari, elaborare proposte.

Page 53: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia: ecologia come nonviolenzaEnzo Ferrara

Molti degli scritti di Giorgio Nebbia si soffermano sul concet-to di violenza intrinseca nei processi di produzione, scambio e consumo di beni materiali e vi sono più versioni di suoi testi che esplicitamente rimandano nel titolo al connubio fra violenza e merci. Il più noto di questi è un volume di 48 pagine, La vio-lenza delle merci1, edito dall’Ecoistituto del Veneto, nel quale – come sottolineava Michele Boato presentandolo – “la violenza nei rapporti economici viene declinata dagli scambi commer-ciali delle civiltà mediterranee fino al sistema industriale-con-sumistico del XX secolo”. All’epoca della pubblicazione, quasi vent’anni fa, la correlazione fra violenza e scambi dell’econo-mia poteva forse suscitare stupore in qualche lettore non abitua-to alla profondità sociale dei temi ambientali; oggi questo stupo-re è fuori luogo, perché è chiaro che la violenza – così come i richiami di Nebbia, per antitesi, alla nonviolenza come soluzio-ne – nascosta o esplicita nei moderni modi di produrre e consu-mare è uno dei nodi che stringono l’intreccio fra bisogni, egua-glianza e giustizia nella distribuzione delle risorse.

La similitudine fra gli scambi dell’economia e i flussi di ri-sorse ed energia che avvengono in natura evidenzia il caratte-re deleterio della violenza introdotta dal mercato. Quando spo-sta l’attenzione sul commercio, Nebbia introduce i concetti di proprietà e di esclusione associati con la nascita del concetto di classe, spiegando così la trasformazione della natura (e del lavo-ro) in beni accumulabili e spendibili solo sul mercato. Il mer-cato fonda la propria potenza sulla continua espropriazione dei beni della natura, lasciando risorse impoverite alle generazioni

1 G. Nebbia, La violenza delle merci, Smog & Dintorni, Mestre 1998.

Page 54: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

54 Enzo Ferrara

future; con la sottrazione, da parte di alcuni, di tali risorse ad al-tri. Poiché i popoli rapinati – di minerali, mano d’opera, prodot-ti agricoli e forestali, merci – tendono a ribellarsi, risulta con-sequenziale l’emergere della violenza non solo sulla natura ma anche fra gli uomini negli scambi commerciali, fino alle for-ma di oppressione dell’imperialismo e del colonialismo, le più lunghe e sanguinose della storia, perfino più delle dittature co-muniste e naziste. In natura l’equilibrio fra organismi produtto-ri e consumatori non porta mai ad accumuli ed eccessi di nes-sun tipo, non certo di beni e ricchezze ma neanche di scorie e rifiuti che quando prodotti diventano nutrimento per altri orga-nismi decompositori. È un circolo continuo di trasformazioni che non escludono nessun essere vivente, nelle quali – parole di Rachel Carson – “i singoli elementi si sottraggono alla nostra vista, ma solo per riapparire a ogni passaggio con incarnazioni differenti, in una sorta di immortalità inorganica”.

Le forme della comunicazione

Gli attuali livelli dei consumi nel mondo ricco pongono una serie di sfide di tipo culturale, filosofico e scientifico piuttosto imbarazzanti per l’autocelebrazione del modello consumista e irrisolvibili senza modifiche sostanziali dei sistemi politici ed economici vigenti. Intanto, i livelli di consumo non sono equi; secondo i dati del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) il 20% di popolazione più ricca del pianeta consuma 10 volte più cibo del 20% più povero, 17 volte più energia, 77 volte più carta e 145 volte più energia e risorse nei trasporti. Inoltre, nonostante questa iniqua distribuzione di risorse, dal 2000 l’au-mento dei livelli di consumo delle classi più ricche non risulta più efficace nel garantire un aumento di benessere individuale e collettivo né nel fornire elementi concreti di felicità. Infine, praticamente tutti i problemi ambientali globali non più rever-sibili sono dovuti ai consumi del mondo ricco e le loro conse-guenze sono in stretta relazione con la smodata crescita del si-stema consumista.

Nell’intervista rilasciata a Pier Paolo Poggio, raccolta negli Scritti di storia dell’ambiente e dell’ambientalismo 1970-2013,

Page 55: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia: ecologia come nonviolenza 55

a cura di Luigi Piccioni, Giorgio Nebbia spiega che fin dall’i-nizio della sua carriera gli appariva necessario occuparsi di in-congruenze come quelle appena riportate. In particolare, per gli aspetti ambientali gli sembrava “come chimico e merceologo, di poter ben capire quei problemi che forse erano estranei ai biolo-gi e ai naturalisti. Commoner [che Nebbia riconosce come ma-estro] era ed è un chimico. Ad un chimico la prima cosa che in-segnano è il principio di conservazione della massa che spiega che tutto quello che entra in un processo esce come prodotti uti-li e come rifiuti. Perché meravigliarsi se dopo un’esplosione nu-cleare i rifiuti radioattivi cadono sulla Terra? Se dopo una sintesi le scorie finiscono nelle acque? La salvezza va cercata nel modi-ficare i processi, nel vietarne alcuni, nell’inventarne altri meno inquinanti, meno violenti. Ecologia come nonviolenza”.

La semplice e oggettiva constatazione delle contraddizioni sopra ricordate dovrebbe indurre a una radicale revisione non-violenta del modello di sviluppo industriale, se davvero si appli-casse una visione sostenibile della natura e della società. Non è così e anche la scienza è priva di coscienza storica poiché rara-mente adotta una capacità di prospettiva tanto profonda da am-mettere i limiti e le contraddizioni di ogni soluzione tecnica dei problemi ambientali contemporanei. Si preferisce una visione scientifica ristretta, protetta dal riduzionismo, confortata da te-oremi quantificativi e pretese di razionalità che non riescono a includere nei bilanci addendi come le foreste, l’ozonosfera, le falde d’acqua, i microorganismi del suolo, il polline trasporta-to dalle api o la biodiversità – tutte entità che crescono molto meno velocemente dell’economia i cui ritmi non hanno alcu-na correlazione con il mondo reale.

Nella stessa raccolta curata da Piccioni, Nebbia ripercorre la nascita dell’ambientalismo italiano con la consapevolezza – condivisa con personaggi come Laura Conti – che anche solo per l’aumento di complessità del sistema geopolitico e dei pro-blemi ambientali a questo associati, le ipotesi riduzioniste sta-vano perdendo peso, consistenza e soprattutto consenso, anche se non mancava loro l’appoggio del potere economico. A questa visione – così come più avanti avrebbe fatto Alexander Langer – Nebbia aggiungeva una lettura in chiave nonviolenta, ricor-dando come “sulla scia dei movimenti di contestazione, di poco

Page 56: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

56

precedenti, degli studenti e degli operai, di quella stagione che è stata chiamata ‘il Sessantotto’, nacque un movimento di con-testazione ecologica”2. La correlazione fra fenomeni naturali e socioeconomici è un altro leitmotiv che dà identità agli scritti di Nebbia, fino ad estremi teorici come la condivisione del con-cetto di bioeconomia di Nicholas Georgescu-Roegen3, che po-trebbe sembrare paradossale e pericolosa in altre mani, ma che offre un’idea delle potenzialità comunicative di Nebbia, sem-pre integrate da una salda prospettiva storica. “Le conoscenze ecologiche erano il nuovo strumento di critica del mondo esi-stente, offrivano il modo per riconoscere nuove forme di violen-za, stimolarono una domanda di nonviolenza, quella nuova ca-tegoria dello spirito che aveva avuto la sua origine con Aldo Ca-pitini (1899-1968) proprio qui a Perugia”4.

La banalità del male: merci sbagliate e merci oscene

Nelle società contadine tradizionali i principali problemi am-bientali si creavano per l’aumento di densità della popolazio-ne con inadeguate infrastrutture per la profilassi, il trasporto e l’approvvigionamento alimentare o per attività di produzione di beni su grande scala non regolamentate, accompagnate per esempio da processi di combustione. Questi impatti includeva-no la contaminazione delle acque a causa di fanghi reflui non trattati, l’inquinamento dell’aria per l’incenerimento di biomas-se e la distruzione di ambienti naturali per la deforestazione o l’estrazione mineraria.

Nelle economie industrializzate, successivamente, le forme di inquinamento dovute all’inurbamento di massa sono state tenute sotto controllo con lo sviluppo di infrastrutture per l’ac-qua, la gestione dei rifiuti e le forniture di energia (gas, elettri-

2 G. Nebbia, Terra: quale futuro, in G. Nebbia, Scritti di storia dell’am-biente e dell’ambientalismo 1970-2013, a cura di L. Piccioni, Fondazione Micheletti, Brescia 2014.3 G. Nebbia, La bioeconomia: somiglianze e diversità fra fatti economi-ci e fatti biologici, in “Atti dell’Accademia Roveretana degli Agiati”, vol. XXVIII-B, 1988.4 G. Nebbia, Terra: quale futuro, cit.

Enzo Ferrara

Page 57: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia: ecologia come nonviolenza 57

cità, calore) per la cottura del cibo e il riscaldamento domesti-co. I più preoccupanti e immediati problemi di inquinamento in queste società sono stati associati con la distruzione dell’ha-bitat naturale e la generazione di sostanze inquinanti aeriformi, liquide e solide non degradabili da parte dell’industria. La cre-scita urbana non regolata e non pianificata continua ad essere un problema in alcune regioni del mondo, ma su scala globa-le le economie industriali rimangono le principali fonti di gas a effetto serra e di inquinanti volatili persistenti che travalicano i confini nazionali.

Nelle economie postindustriali si cerca di tenere sotto con-trollo tutte le fonti di inquinamento. Le più grandi sfide sono ora associate con l’enorme diffusione e l’accumulo delle fonti inquinanti con crescenti volumi di risorse estratte per tre prin-cipali aree di consumo legate al cibo, all’abitazione e al traspor-to. Le emissioni di gas serra associate a queste aree continuano a crescere nonostante gli sforzi recenti per tenerle sotto control-lo. Il consumo da parte dei paesi industrializzati di grandi quan-tità di prodotti naturali e carburanti importati da paesi poveri, causa impatti ambientali anche per le massicce attività di tra-sporto difficili da tracciare.

Nebbia riassume la situazione osservando che “il dubbio che qualcosa non andasse nella frenesia produttivistica, nella corsa al benessere materiale, è stato più volte sollevato da studiosi, fi-losofi e uomini di cultura, ma il successo tecnologico e merce-ologico ha fatto tacere ogni volta la voce della coscienza e del-la ragione. Inoltre, fino a quando lo sfrutta mento delle risorse naturali, la produzione di merci e gli inquinamenti sono stati modesti, la natura ha sopportato l’immissione dei prodotti del metabolismo delle città e delle industrie ‘digerendoli’ nei suoi grandi cicli biologici e geochimici e, pur davanti allo squallo-re delle grandi città industriali e alla sporcizia dei fiumi e del-le spiagge, non si è mai pensato, fino a pochi anni fa, che la na-tura potesse ribellarsi e che potesse affacciarsi il pericolo di una eco-catastrofe”5. E a queste osservazioni aggiunge considerazio-ni da condividere sulle categorie merceologiche dei beni pro-

5 G. Nebbia, Per una visione cristiana dell’ecologia, in “Ecologia”, n. 2, gennaio 1972.

Page 58: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

58

dotti, utili per indirizzare i percorsi di riduzione dell’impatto in-dustriale. Esistono infatti molte merci sbagliate – sostiene Neb-bia – come quelle prodotte negli stabilimenti siderurgici sovra-dimensionati o nelle centrali nucleari, come le infrastrutture inutili e gli impianti realizzati solo per sfruttare fondi pubblici ma mai entrati in funzione, come i prodotti che provocano as-suefazione nei consumatori – il fumo e gli stupefacenti, o il gio-co d’azzardo, perfetti nel garantire la dipendenza dei consuma-tori con il silenzio e la complicità dei governi. Fra le merci sba-gliate rientrano tutte quelle che creano danni alla natura: i pro-dotti della tecnosfera, i rifiuti solidi non degradabili, i solven-ti clorurati e gli inquinanti volatili persistenti come le diossine, i polifenoli, i cloro-fluoro-carburi distruttori dell’ozono e i gas che producono l’effetto serra.

In testa alla categoria dei prodotti da eliminare Nebbia indica le merci oscene legate alla fornitura di armi, dagli arsenali nu-cleari, luoghi di saldatura storica della lotta ambientalista e del pacifismo occidentali, alle armi chimiche il cui presunto smal-timento cela lo sversamento in mare di veleni potenti e dura-turi. La bomba atomica è secondo Nebbia “la prima invenzio-ne che ha mostrato in ma niera inequivocabile di poter arreca-re danno, attra verso la immissione di prodotti radioattivi artifi-ciali, a tutti gli esseri viventi su tutta la Terra oggi e in futuro”6. Il pericolo degli arsenali non si limita al potere distruttivo ma si estende alla pervasività delle armi e della violenza nel siste-ma. Un riferimento è il discorso del presidente Dwight D. Ei-senhower, quando nel giorno del commiato dalla Casa Bianca, il 17 gennaio 1961, parlò esplicitamente di complesso militare-industriale e politico per indicare l’intreccio di interessi e affa-ri tra gruppi finanziari, rappresentanti politici e industria belli-ca. “Questa congiunzione tra un immenso corpo di istituzio-ni militari e un’enorme industria di armamenti – sentenziò Ei-senhower – è nuova nell’esperienza americana. L’influenza to-tale nell’economia, nella politica, anche nella spiritualità, vie-ne sentita in ogni città, in ogni organismo statale, in ogni uffi-cio del governo federale. Riconosciamo il bisogno imperativo di questo sviluppo, ma dobbiamo comprendere le sue gravi impli-

6 Ibid.

Enzo Ferrara

Page 59: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia: ecologia come nonviolenza 59

cazioni [...] dobbiamo guardarci dall’acquisizione di influenze che non danno garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale”.

Oggi è chiaro che la riduzione della violenza, affrontata espli-citamente nel discorso ambientalista, parte dalla rivelazione del-le incongruenze del nostro modello di sviluppo, anche se chi ne beneficia impiega sempre più mezzi per celarle rifiutando di ri-conoscerne il vizio di forma nel concetto di crescita. Giorgio Nebbia non si ferma alla constatazione delle contraddizioni in-terne al sistema né si illude di poterle eliminare con un atto di volontà. Piuttosto, come il conte di Montecristo nel castello d’If raccontato da Italo Calvino in margine a Ti con zero, parte dalla descrizione del mondo per come è possibile vederlo ma cercan-do ostinatamente una via di fuga e facendo propria la persuasio-ne di Aldo Capitini quando rivendicava il diritto a rifiutare la re-altà sociale strutturata in schemi sclerotizzati, fino ad affermare che “non è detto che sia immutabile la realtà dove il pesce gran-de mangia il pesce piccolo”. “All’unica legge del capitalismo se-gue una conseguenza inevitabile: il capitalismo è insostenibile – aggiunge Nebbia –, non può durare senza fine; una società uma-na, che voglia evitare o diminuire la rapina delle risorse natura-li, che voglia evitare conflitti fra popoli e fra poveri e che abbia rispetto per le generazioni future, deve fermare il modo capitali-stico di produrre e consumare. Non è detto che la fine del capi-talismo sia vicina, o facile, ma solo la lotta al sistema capitalisti-co di produzione può almeno rallentare o attenuare i danni per la nostra e le future generazioni”7.

Bisogni, strumenti, consumi

Da un punto di vista filosofico, Nebbia prende atto della con-dizione umana biologica e sociale: è possibile soddisfare i biso-gni umani attraverso la produzione e l’uso delle merci, ma per ogni avanzamento nello status socioeconomico va considera-to un corrispondente degrado dell’ambiente, che oltre i limiti

7 G. Nebbia, Ma davvero non avevano capito niente?, in G. Nebbia, Scrit-ti di storia dell’ambiente e dell’ambientalismo 1970-2013, cit.

Page 60: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

60

sfuggenti e indefiniti della sostenibilità diventa anche degrado etico, perché comporta lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e accompagna l’umanità lungo la strada del suicidio collettivo.

La certezza è che molti bisogni non siano più legati a esigen-ze biologiche ma indotti dall’insoddisfazione, dal confronto de-ludente tra la realtà del vivere con tutti i suoi aspetti contrad-dittori e l’aspirazione a una condizione di benessere individua-le e sociale imposta dagli standard del modello consumista. La contraddizione del condizionamento sociale è difficile da com-porre. Ritrovare l’innocenza e la sostenibilità perdute assieme è impossibile se non rinunciando agli obiettivi di sviluppo basa-ti solo sui valori economici. Non c’è innocenza nei modelli di crescita della produzione industriale e la corruzione è struttu-rale perché l’arricchimento individuale o collettivo è possibile solo tramite lo sfruttamento e l’espropriazione di altri individui.

Nel 1937, mentre il nazismo completava il percorso verso la soluzione finale, Edmund Husserl, fondatore della fenome-nologia, spiegava che non solo i genocidi ma anche i crimini sociali e la perpetuazione delle diseguaglianze implicano una partecipazione di massa e condividono come tratto essenziale il distacco tra i principi etici e la constatazione della realtà. Gli uomini cedono alle pressioni del sistema e, nel nostro caso, ce-dono a una morale pubblica distratta che impone i compro-messi con merci sbagliate e oscene facendo dell’etica un fetic-cio sottomesso alle strategie economiche, stravolgendo le per-sonalità che ricorrono all’illusione e all’autocensura come sti-le e metodo. L’insegnamento di Nebbia porta anche a leggere i percorsi umani senza finzioni e senza l’illusione di poter attri-buire solo ad alcuni individui o collettività il degrado in corso. L’uomo ha perso l’innocenza da sempre, tutti siamo coinvol-ti ma per mantenere la nostra complicità – come ha spiegato Husserl in La crisi delle scienze europee – è necessario nascon-dere o rendere ambigue le correlazioni fra le azioni collettive e le loro conseguenze. In questo scenario, gli sforzi di narrazio-ne dei processi merceologici e le descrizioni di Giorgio Neb-bia costituiscono un patrimonio educativo fondamentale non solo per la visione ambientalista ma anche per fornire antidoti a tanto ottimismo a buon mercato che ancora sostiene l’ideolo-gia dello sviluppo attraverso la crescita.

Enzo Ferrara

Page 61: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia: ecologia come nonviolenza 61

Il volto sociale dell’ambientalismo

Tutti siamo coinvolti nella corruzione perché inseriti in un sistema che su questa si fonda. Credere di non avere colpe in un mondo che ha perso l’innocenza dall’origine è l’estrema il-lusione con cui fare i conti. “Chi ci salverà?”8 si chiede Neb-bia auspicando la rottura del circolo violento introdotto dalle merci e suggerendo di rivedere i rapporti e i modi di produzio-ne introducendo la cultura del limite. Va considerato che lo-cuzioni come “disponibilità a rischiare” e “mettersi in compe-tizione” all’interno del modello di produzione industriale glo-balizzata sono pericolose per le comunità e acquisiscono con-cretezza solo in funzione della rinuncia ai valori della colletti-vità. Senza questa degenerazione morale il castello ideologico della crescita crolla inesorabilmente. “Il capitalismo agisce [...] secondo una unica legge – scrive Nebbia – sopravvive soltanto se si producono e consumano crescenti quantità di merci, cioè soltanto attraverso uno sfruttamento crescente e quanto più ra-pido possibile delle risorse naturali e del lavoro. Il capitalismo, insomma, sopravvive soltanto distruggendo i beni della natu-ra, lasciando risorse impoverite alle generazioni future; con la sottrazione, da parte di un popolo, di tali risorse ad altri popo-li. Poiché in genere i popoli rapinati – di minerali, di mano d’o-pera, di prodotti agricoli e forestali, di merci – [...] tendono a ri-bellarsi, il capitalismo ricorre a due sistemi principali. Il primo consiste nel sottomettere altri popoli con l’imperialismo; il se-condo nell’asservire le persone a bisogni che solo il capitalismo può soddisfare”9.

La cognizione di questo discorso è un punto chiave per l’e-cologia politica che negli ultimi decenni ha spostato l’atten-zione verso le questioni di giustizia su scala internazionale. Da trent’anni almeno l’Environmental Justice Movement (EJM) ha raccolto la sfida associando le diseguaglianze ambientali alle ingiustizie sociali ed economiche, denunciando il carico spro-porzionato d’inquinamento che colpisce le comunità più po-vere e le minoranze. La vittoria culturale di questo movimento

8 G. Nebbia, La violenza delle merci, cit.9 G. Nebbia, Ma davvero non avevano capito niente?, cit.

Page 62: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

62

è palese e l’impatto dell’EJM nel campo delle scienze ambien-tali, della ricerca e dell’attivismo è diffusamente riconosciuto. David N. Pellow10, docente di studi ambientali all’Università di Santa Barbara (California) ha analizzato i risultati dell’EJM esa-minandone le strategie, il linguaggio e l’organizzazione assie-me alle risorse, confrontandone i successi e i fallimenti con il movimento per i diritti civili, fino a conclusioni che difendo-no scelte di resistenza che in altri ambiti non si esita a definire eversive, sostenute da una visione internazionale della lotta am-bientalista. È questa la visione delle reti di attivismo transnazio-nale più avanzate che usano ormai prospettive e discorsi basa-ti sulla difesa dei diritti umani per una mobilitazione che trava-lica i confini, mostrando il carattere globale delle diseguaglian-ze, mentre sul piano scientifico gli studi puntano a mettere in discussione la natura tossica intrinseca al modello di sviluppo della modernità.

I rifiuti elettronici, per esempio, assieme ai pesticidi rappre-sentano il flusso di inquinanti che più rapidamente cresce spo-standosi dalle nazioni industrializzate verso quelle povere. I pri-mi sono esternalità, il sottoprodotto indesiderato dell’industria manifatturiera ed esiste almeno in teoria la possibilità che il si-stema trovi soluzioni. Ma i secondi sono stati esplicitamente prodotti e valorizzati proprio per la capacità biocida nell’illusio-ne che il loro uso massiccio avrebbe portato in modo ubiquita-rio a maggiori rese agricole; ora, non ci si può illudere che una qualunque forma di progresso tecnologico possa porre rimedio finché persiste l’abbaglio d’origine. Sfortunatamente i progres-si scientifici anziché porre rimedio a criminosi comportamenti collettivi, come in questo caso, ne amplificano le conseguenze. “L’aggravarsi dell’usura delle risorse naturali è stato una con-seguenza dell’aumento della popolazione, del l’aumento della richiesta di beni e della crescente perfezione della tecnica”11.

10 Si vedano, tra l’altro, di David N. Pellow: Garbage Wars. The Struggle for Environmental Justice in Chicago, The MIT Press, Cambridge 2002; Re-sisting Global Toxics: Transnational Movements for Environmental Justice, The MIT Press, Cambridge 2008; Power, Justice, and the Environment: A Critical Appraisal of the Environmental Justice Movement, The MIT Press, Cambridge 2005 (con L.S. Park).11 G. Nebbia, Per una visione cristiana dell’ecologia, cit.

Enzo Ferrara

Page 63: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia: ecologia come nonviolenza 63

L’ambientalismo dei poveri

Le ingiustizie ambientali transnazionali necessitano di movi-menti internazionali di lotta, mentre gli impatti dell’intero ci-clo produttivo globalizzato devono essere messi in luce. Soffer-miamoci sullo smercio dei rifiuti tossici, che riflette le divisioni fra Nord e Sud della geopolitica. Una valutazione anche som-maria, stimando un traffico pari a 20 miliardi di dollari annui12, mostra le storture e gli impatti dell’industrializzazione sulla sa-lute, l’ambiente e le istituzioni democratiche. Fino allo scor-so secolo, i testi che trattavano gli effetti deleteri della globa-lizzazione raramente includevano discorsi sulle ingiustizie am-bientali come portato ideologico e razziale. Ora è chiara inve-ce la relazione fra le ingiustizie ambientali e quelle declinate in termini di etnia, classe e nazione e sono ormai in maggioran-za gli studiosi che misurano la forza dell’ambientalismo anche in funzione della sua capacità di sintesi con le questioni sociali e di classe. Ramachandra Guha, scrittore e giornalista indiano, ha saputo ripercorrere la storia dell’ambientalismo evidenzian-do come siano sempre stati i poveri a pagare il prezzo più alto. In Ambientalismi, scritto nel 2000, il suo primo saggio pubbli-cato in Italia13, Guha ha proposto un deciso mutamento nella lettura dei movimenti ecologisti. Non si tratta più di adottare uno sguardo interno all’Occidente, che dal ritorno alla terra in opposizione alla rivoluzione industriale si muove fino alle bat-taglie ecologiste della seconda metà del Novecento. Occorre una prospettiva globale capace di intrecciare esperienze anche molto diverse: i poeti inglesi, la lezione nonviolenta di Gandhi, la wilderness, gli attivisti sudamericani e i verdi europei. Sulla scia di Guha, si sono mossi Rob Nixon autore di Slow Violence and the Environmentalism of the Poor14 e Joan Martínez Alier con Ecologia dei poveri. La lotta per la giustizia ambientale15,

12 UNEP, Waste Crimes, Waste Risks: Gaps and Challenges in the Waste Sector, 2015.13 R. Guha, Ambientalismi, Linaria, Roma 2016.14 R. Nixon, Slow Violence and the Environmentalism of the Poor, Har-vard University Press, Cambridge 2011.15 J. Martínez Alier, Ecologia dei poveri. La lotta per la giustizia ambien-tale, Jaca Book, Milano 2009.

Page 64: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

64

ispirandosi a una forma integrata di cultura scientifica e attivi-smo. Questi autori mostrano una passione comunicativa indi-rizzata a lettori coinvolgibili e capaci di confutare le versioni di comodo parlando direttamente e assieme di scienza, politica e scelte etiche – così come ha fatto Giorgio Nebbia per decenni – senza timore di uscire dalle convenzioni né di affrontare le dif-ficoltà conseguenti al non allineamento.

Ai valori di questa visione si contrappone la stolidità del si-stema mainstream. Un esempio ripreso da Rob Nixon in Slow Violence dà l’urgenza del leggere le ingiustizie ambientali nel-la loro corretta collocazione ideologica – di stampo anche raz-zista, classista e nazionalista. Una circolare del 1991 firmata da Lawrence Summers, allora vicepresidente della Banca mon-diale, spiegava che “una certa quantità di diseguaglianza in ter-mini di salute può essere sopportata dai paesi dove il costo è inferiore [...] i paesi meno popolosi in Africa, che sono molto meno inquinati [...] Le preoccupazioni per gli effetti di una so-stanza nociva che aumenta di uno su un milione il rischio di cancro alla prostata sono ovviamente più elevate in un paese dove le persone possono sopravvivere abbastanza da sviluppare quel tumore piuttosto che in un paese con tassi di mortalità più elevati”16. Questo punto di vista non è isolato ma ampiamente condiviso; Jay Johnson, Gary Pecquet e Leon Taylor del famige-rato Cato Institute con sede in Virginia hanno difeso Summers, sostenendo che “solo l’arricchimento dei paesi poveri – anche attraverso il commercio di rifiuti tossici – può ridurre la mal-nutrizione e portare investimenti e quell’accumulo di capitale che sono il fondamento non solo della prosperità ma anche del-la salvaguardia dell’ambiente”17. Eppure è noto che scarti come i rifiuti elettronici colpiscono la salute degli individui in modo inversamente proporzionale alla ricchezza, perché le disegua-glianze si manifestano – nell’ordine – sul piano nazionale, di et-nia, di classe, di genere e perfino di età colpendo principalmen-te le donne e i bambini addetti ai lavori più umili che li espon-

16 P. Arestis, Furor on Memo at World Bank, in “New York Times”, 7 feb-braio 1992.17 Potential Gains from Trade in Dirty Industries: Revisiting Lawrence Summers’ Memo, in “Cato Journal”, n. 27, 2007.

Enzo Ferrara

Page 65: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia: ecologia come nonviolenza 65

gono maggiormente al contatto con le esalazioni tossiche.L’ambientalismo che è oggetto degli studi di Joan Martínez

Alier, Rob Nixon, David Pellow e di altri autori – come gli ita-liani Marco Armiero, Stefania Barca, Laura Centemeri – non è perciò più quello dei ricchi, o meglio delle élite dei paesi ricchi che riscoprono la fragilità della natura e cercano di proteggerla con i parchi nazionali o suggerendone un più efficiente utiliz-zo, ma è quello dei poveri, che mischia linguaggi e chiede giu-stizia sociale e ambientale. Questa prospettiva implica non solo una revisione della cultura ambientalista ma un ripensamen-to dell’idea stessa di ambiente come base di sostentamento del-le comunità che proteggendo la natura difendono la propria so-pravvivenza. Nebbia, che è stato fautore per decenni in Italia di una revisione del concetto di ambiente e con Bartolomeo Sorge rappresentante per la Santa Sede in tante conferenze interna-zionali, abbina a questa visione una capacità di lettura pragma-tica degli insegnamenti spirituali del cattolicesimo. Per esem-pio, commentando l’enciclica Populorum progressio, scritta da Paolo VI poco dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, Nebbia contraddice i sapienti del Cato Institute spiegando che “il progressio, lo sviluppo di cui parla l’enciclica, è qualcosa di diverso dal nuovo idolo della crescita. Anche nella lingua italia-na lo sviluppo è riferito alle persone e ai popoli e parla della li-berazione dall’ignoranza, dalla discriminazione e dalla povertà, mentre il termine crescita non si applica alle persone e ai po-poli, ma soltanto alle cose, al denaro”. Concordiamo, osservan-do che lo spostamento della prospettiva sull’ecologismo popo-lare – sulle storie dei conflitti ambientali – è oggi un’incredibi-le occasione per conoscere volti, nomi e prospettive nuovi e per ascoltare storie di resistenza. Lo sfruttamento della natura è an-che sfruttamento dei più deboli e la difesa dell’ambiente non può avere successo senza giustizia per le comunità umane che lo abitano e, in modo inequivocabile, ne fanno parte.

Page 66: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Tre regali per GiorgioGrazia Francescato

Per festeggiare i novant’anni di Nebbia, ho scelto di sintetiz-zarne il pensiero e il grande contributo che ha dato all’ambien-talismo italiano e non solo, attraverso tre “regali” – ogni com-pleanno che si rispetti ne richiede! – che gli ho consegnato du-rante la bellissima cerimonia del 10 maggio scorso.

Il primo regalo “racconta” la fase pionieristica, embrionale del movimento ambientalista planetario, di cui Nebbia è sta-to tra gli antesignani, offrendo già all’epoca (parliamo dei pri-mi anni Settanta) contributi di analisi di preziosa complessità (scrivo “preziosa” perché l’esplorazione della complessità del reale è una di quelle “virtù” cadute oggi in estinzione, nell’era dei tweet e di frettolosi slogan) e soprattutto di grande attualità.

Si tratta di un numero speciale della rivista inglese “The Eco-logist”, preparato per la famosa conferenza ONU su ambiente e sviluppo tenutasi a Stoccolma nel giugno del 1972 e intitolato A Blueprint for Survival. Potremmo dire che questo numero ad hoc rappresenta un reperto archeologico, che proviene diretta-mente dal secolo scorso, anzi dal millennio scorso.

Ricordo bene quando, giovanissima giornalista ambientali-sta, approdai nella capitale svedese (grazie all’allora direttore della Stazione zoologica di Napoli, Pietro Dohrn, altro grande e purtroppo dimenticato forerunner del verbo ecologista), tro-vandovi un nucleo di prestigiosi e brillanti antesignani dell’am-bientalismo del calibro di Antonio Cederna, Virginio Bettini e, appunto, Giorgio Nebbia.

All’epoca si scontravano nel mondo due fazioni, che a Stoc-colma diedero il “la” a roventi dibattiti.

Da un lato i neomalthusiani, capitanati dai coniugi Ehrlich, che vedevano nel galoppo delle nascite, nell’incremento demo-

Page 67: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Tre regali per Giorgio 67

grafico rampante la radice della crisi ecologica, dall’altro gli an-timalthusiani, guidati dallo scienziato americano Barry Com-moner (destinato poi a diventare piuttosto popolare tra gli am-bientalisti italiani per il suo ruolo nel movimento antinuclea-re nostrano degli anni Settanta), il quale sosteneva che il debito ecologico va pagato con la moneta della giustizia sociale e che la causa della crisi ecologica (che per Commoner si intreccia-va con quella sociale ed economica) andava ricercata nelle tec-nologie orientate al profitto, nei cicli di produzione e consumo volti in primis al profitto. Tesi che esplicitò, sempre in quell’i-nizio anni Settanta, in Tecnologie del profitto, da me tradotto e pubblicato da Editori Riuniti nel 1973, testo che Giorgio Neb-bia ben conosce e sostanzialmente condivide.

Accanto a queste due fazioni, ce n’era una terza... anzi, un solo individuo, squisitamente eccentrico come solo gli inglesi sanno esserlo, che era Teddy Goldsmith, direttore del già citato “The Ecologist”, fratello del più celebre James Goldsmith, figu-ra di spicco del mondo finanziario. Con tipico humour britanni-co, Edward detto Teddy soleva presentarsi come “la pecora ver-de della famiglia” e si divertiva a sparigliare le carte brandendo come un’arma il suo Blueprint, sorta di articolata road map per la sopravvivenza del pianeta e dei suoi abitanti, purtroppo percorsa da una vena elitaria ed autoritaria che gli valse gli strali della sini-stra presente ai vertici (tra cui, naturalmente, quelli di Nebbia).

Nonostante i suoi vistosi limiti, Blueprint non mancava di sin-cera solidarietà nei confronti della specie umana in pericolo e persino di slanci poetici: Goldsmith amava infatti invocare “l’al-ba di una nuova epoca, in cui l’uomo impari a vivere con la Na-tura e non contro di essa”.

In quello stesso 1972, anno chiave per il nascente ambien-talismo planetario, veniva pubblicato un libro, The Limits to Growth, scritto dai coniugi Dennis e Donnella Meadows per il prestigioso MIT e promosso dal Club di Roma, un organismo istituito a metà anni Sessanta, che raccoglieva scienziati, im-prenditori sedicenti “illuminati”, intellettuali ed economisti di rango. All’epoca ebbi l’occasione di intervistare uno dei fonda-tori del club, Aurelio Peccei, manager dell’Italconsult, il quale mi spiegò che il mondo aveva bisogno soprattutto di una vera e propria palingenesi culturale, di un “salto copernicano” rispet-

Page 68: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

68 Grazia Francescato

to alla vigente visione dell’universo e della Terra. Conservo le bozze del libro che Peccei mi regalò allora e che saranno il mio dono per... i cento anni di Giorgio Nebbia!

Inutile sottolineare qui che Nebbia fu tra i critici più lucidi e incisivi sia dell’approccio di Blueprint che di quello di The Limits to Growth, tradotto in ventisette lingue e venduto in dodici mi-lioni di copie (in Italia lo pubblicò Mondadori nel 1972 con il ti-tolo I limiti dello sviluppo), contribuendo non poco all’operazio-ne di smascheramento-confutazione delle tesi di entrambi i testi (ecco perché meritevole di una loro copia “storica”) e riportan-do in primo piano la complessità della questione ambientale ed i suoi profondi legami con le dimensioni sociali ed economiche.

Operazione verità che Nebbia perseguì con instancabile tena-cia in tutti i decenni successivi. Penso per esempio al contributo divulgativo (la divulgazione costante è un altro dei filoni chiave dell’attività di Giorgio) offerto tramite la rivista “Airone”, diretta negli anni Ottanta-Novanta dal dinamico Salvatore Giannella. Ho regalato a Nebbia due numeri della rivista (per la quale allo-ra lavoravo anch’io, come inviata speciale in giro per il mondo) perché mi sembrano sintetizzare al meglio lo spessore culturale di Giorgio (e non è stato facile scegliere tra la dovizia di articoli, commenti, rubriche firmate da Nebbia per la rivista!) ma soprat-tutto perché sono di desolante attualità, sembrano scritti oggi, a riprova del fatto che il pensiero di Giorgio non è affatto “invec-chiato” in questi decenni. Ecco perché i miei due altri “regali” per il novantesimo anniversario sono stati proprio due numeri di “Airone” pubblicati negli anni Ottanta-Novanta.

Prendiamo per esempio il presunto conflitto tra lavoro e am-biente, uno dei cavalli di battaglia degli antiambientalisti e so-stenitori della cultura dominante (oggi quella neoliberista). Nel-la sua rubrica su “Natura e società” Nebbia ritornava spesso sul tema: in La strada del benessere bisogna percorrerla insieme, pub-blicato nel 1987, scriveva infatti: “Ambiente e lavoro sono due esigenze fondamentali che non devono entrare in conflitto [...] non siamo sognatori, ma lottiamo per far crescere questo paese, in modo che i lavoratori non paghino, con la salute propria e di tutti, la loro sacrosanta esigenza di occupazione. Lavoriamo per un difficile equilibrio”. Togliete la data e il nome dell’industria coinvolta, in quel caso la Farmoplant, ed avrete un “manifesto”

Page 69: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Tre regali per Giorgio 69

buono per tutte le stagioni, compresa – ahinoi – la nostra.L’altro articolo che ho donato al nostro festeggiato il 10 mag-

gio risale al 1990, è una conversazione con la giornalista di “Airo-ne” Nicoletta Salvatori ed è intitolato Vincere la fame dell’acqua, tema di sconvolgente attualità su cui non torno perché è il cuore dell’intervento di Valerio Calzolaio, che ovviamente condivido.

Termino ricordando quanto sia significativo il sottotitolo di un’altra rubrica di Nebbia, “Libri sommersi”, che recita: “Gior-gio Nebbia scopre, legge, commenta volumi di grande valore ma di circolazione limitata”. Lui era dunque lo scopritore di fi-loni d’oro nascosti... Questo triplice esercizio di scoperta, lettura e commento Giorgio l’ha portato avanti lungo tutta la sua lunga vita, trasmettendoci un’eredità preziosa che ha contribuito alla crescita di molti di noi – tutti, chi più chi meno, suoi discepoli.

Ma soprattutto Nebbia ha dato un contributo unico e irripeti-bile a quel “salto di qualità della coscienza collettiva” che è in-grediente chiave della tanto da noi evocata e perseguita “conver-sione ecologica dell’economia e della società”, termine inventato per primo dal geniale leader dei Verdi europei Alexander Langer, salto senza il quale non sarà possibile uscire dal tunnel dell’in-treccio fatale delle crisi ambientali, sociali ed economiche.

Ci rendiamo tutti conto che un’epoca è definitivamente tra-montata, siamo in terra incognita, chiamati ad affrontare sfide inedite (penso al climate change, ma anche a tante altre que-stioni, per esempio il fatto che tra una decina d’anni saremo chiamati a decidere se inserire o meno nel nostro corpo chip per rafforzare o spegnere determinate funzioni e/o qualità del nostro organismo). Non possiamo affrontare queste sfide ricor-rendo ad approcci e strumenti del passato.

Abbiamo bisogno di “punti luce”, che esistono già ma che ancora “non fanno costellazione”, abbiamo bisogno di tessere fili tra questi punti luce e di stelle polari per guidare il corso.

Senza retorica, Giorgio Nebbia è stato ed è una di queste stel-le polari.

Ecco perché – rendendo omaggio al detto latino “nomen omen” – Grazia non può e non vuole fare altro che ripetere an-cora e ancora grazie.

Grazie, caro Giorgio.

Page 70: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia, maestro paziente e mai subalternoWalter Ganapini

Nella Reggio Emilia di fine anni Sessanta in cui crebbi, non ancora deprivata di anticorpi capaci di contrastare il radica-mento di quella economia criminale ’ndranghetista che oggi la pone al centro delle cronache come l’operazione “Aemilia”, nome dell’indagine che ne ha svelato la diffusione cancerosa, molti erano gli stimoli al pensiero e all’azione di rinnovamento.

Vi si incontravano i migliori collaboratori di Basaglia e Jervis che stavano costruendo i centri d’igiene mentale sul territorio, il Living Theatre di Julian Beck e Judith Malina (che “svernava” in città), Armando Gentilucci, Luigi Nono, Claudio Abbado, Mau-rizio Pollini e la loro “Musica/Realtà” che portava l’educazione musicale nelle scuole, nelle fabbriche, nei quartieri, Giancarlo Ambrosetti, della scuola romana di archeologia, che dava nuova dignità alle strutture museali ed al patrimonio artistico.

In particolare, vi incontrai gli allievi di Benedetto Terracini, che davano vita ai nuovi servizi di medicina del lavoro, espe-rienza essenziale per comprendere gran parte della “fase na-scente” della cultura ambientalista italiana.

Acquisendo così consapevolezza che preponderante sarebbe stato il peso dei saperi tecnico-scientifici nei processi decisiona-li futuri, scelsi gli studi in chimica, laureandomi poi a Bologna con Vincenzo Balzani.

A molti docenti chiedevamo di informarci sugli effetti sani-tari di sostanze che preparavamo senza alcuna precauzione ol-tre quella dello scadente tiraggio delle vecchie cappe in labora-torio, come il nitrobenzene: non ci tranquillizzava affatto, alla luce delle prime notizie sulla cancerogenicità di tali sostanze, il sentirci rispondere “l’abbiamo fatto anche noi”, perché vede-vamo ammalarsi e scomparire docenti di grande valore, anzia-

Page 71: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia, maestro paziente e mai subalterno 71

ni e giovani, impegnati soprattutto con sostanze radioattive e su tecniche spettroscopiche a microonde.

Mi interessavano i cicli industriali della chimica, nonostan-te seguissi l’indirizzo chimico-fisico, considerato teorico; ricor-do, al riguardo, i ragionamenti alle Zattere, in faccia all’impian-to TDI (fosgene) di Marghera, con il Cacciari di “Contropiano”.

Mentre terminavo gli studi, posi la prima attenzione ai temi dell’ambiente grazie a seminari organizzati a Reggio Emilia da Osvaldo Piacentini, grande della cultura urbanistica e della pia-nificazione territoriale (allievo prediletto di don Dossetti) e da don Antonio Moroni, padre degli studi accademici in scienze ambientali.

Diedi seguito a quell’attenzione organizzando a mia volta conferenze a Reggio con Laura Conti, G.B. Zorzoli, Marcello Cini, Umberto Colombo, Giuseppe Campos Venuti, Antonio Cederna e Giorgio Nebbia.

È nato così il rapporto con Giorgio, proseguito nell’ambito degli incontri di redazione del “Sapere” di Giulio Maccaca-ro, prestigiosa per rigore scientifico e per la critica argomentata alla presunta neutralità della scienza, avventura culturale che proseguì, dopo la scomparsa di Maccacaro, con “SE - Scienza/Esperienza”.

Consapevole del ruolo crescente che competeva ai quadri tec-nici nella gestione dei processi produttivi, curai una ricerca su tali figure, a Reggio, che ne constatò il disagio rispetto alla man-canza di interlocuzione politica e sindacale (ben prima della tori-nese “marcia dei 40.000”), risultato condiviso con Giovanni Ber-linguer, che teneva Giorgio Nebbia in grande considerazione.

Mi occupavo, da giovane ricercatore, di problemi ambientali del comparto ceramico e del settore agrozootecnico, di cui ra-gionavo con Giorgio, che a fine Settanta approvò il mio “Pia-no energetico per l’Emilia-Romagna”, basato sul ricorso a fonti rinnovabili e uso razionale dell’energia (così chiamavamo allo-ra l’efficienza energetica), pubblicato dall’Istituto Gramsci, al-lora think tank di prestigio.

Giorgio ci insegnava a leggere i cicli della materia, i processi di trasformazione della materia in merce, l’impatto sugli ecosi-stemi delle perturbazioni antropiche: fondamentale la sua pre-coce intuizione della urgenza di progettare e realizzare la “so-

Page 72: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

72 Walter Ganapini

cietà neotecnica”, contro il consumismo materialistico e anti-cipatrice di quella economia circolare oggi postulata anche da papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’.

Guai a non valorizzare adeguatamente questa sua lezione, in un’epoca in cui una virtualizzazione acefala rischia di farci di-sperdere “saper fare” e “tecnologie materiali” sedimentate nei secoli, fondamentali per non disumanizzarci nel momento in cui il cambiamento climatico globale irreversibile modifica il contesto del pianeta in cui viviamo: se non progetteremo adatta-mento alle nuove condizioni e resilienza, la scienza ci avvisa che la nozione di estinzione della specie potrebbe divenire concreta.

Giorgio era ed è maestro paziente e tollerante, pur se giusta-mente rigido sui principi; così tollerante da accettare di esse-re a Roma, con Umberto Colombo, G.B. Zorzoli e Marcello Colitti, per presentare nel 1980 il mio pamphlet Oltre l’ecolo-gia, che intendeva sollecitare una assunzione della elaborazio-ne ambientalista all’interno dei processi di pianificazione del-lo sviluppo, dopo l’infelice esito del “Progetto a medio termine” nel dibattito politico nel PCI di allora.

Cito quell’evento per sottolineare la disponibilità al confron-to di Giorgio quando già solo avere scelto quel titolo aveva ge-nerato una discussione forte tra me ed un’altra persona da me tanto amata, Laura Conti, che riteneva prematuro quell’“oltre”.

Purtroppo, nonostante i contributi di Nebbia, Conti, Berlin-guer, Pinchera, Tiezzi e tanti altri con loro, il PCI, ma anche il sindacato, non accettarono la sfida della cultura della comples-sità, che esigeva di liberare i temi ambientali dal ghetto “setto-riale” in cui un approccio terribilmente subalterno li confinava.

D’altro canto, si sa, non è mai stato nelle mie corde il trasla-re al mercato della politica le nostre idee sotto forma di “verdi”, convinto sempre che si dovesse essere enzimi ed anticorpi, tra-sversali e pervasivi, progettuali e combattivi a tutela di interes-si generali e beni comuni: che tristezza vedere persino fallire il tentativo di costruire, con i fondi resi disponibili dall’ingres-so in parlamento dei Verdi, un vero ecoistituto alla tedesca, at-torno a cui con Giancarlo Pinchera avevamo cercato di riuni-re decine di ricercatori interessati alla sfida del progettare svi-luppo sostenibile.

Un rammarico emerge, trent’anni dopo quei primi passi: che

Page 73: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia, maestro paziente e mai subalterno 73

la mia generazione non ce l’abbia fatta a consolidare un’espe-rienza esemplare di applicazione concreta delle proposte am-bientaliste: mi è sempre stato chiaro quanto importante fos-se poter dire “si fa come a...”, indicando località italiane, non scandinave o californiane.

Gli interessi dominanti hanno contratto fin dove possibile, anticipatamente, ogni progetto in tal senso; quando un germo-glio prende piede, essi pongono in campo ogni risorsa per di-struggere il nuovo che tenta di uscire dallo “sperimentale” ed entrare in funzione a regime (esemplare la vicenda dei rifiuti, milanesi e italiani, al riguardo), per poter continuare ad affer-mare che noi ambientalisti sappiamo solo dire no.

Dagli anni Settanta ad oggi, anche grazie a Giorgio e agli al-tri maestri che abbiamo avuto la fortuna di frequentare, abbia-mo seminato molto e, comunque, “lor signori” non si illuda-no: manteniamo una capacità integra di interdizione, a nostra volta, ed è ora che la si dispieghi appieno, in un’epoca in cui il potere rimette in gioco filiere ed opzioni che parevano storica-mente superate, sulla scorta di un devastante disegno di finan-ziarizzazione dissennata, contro la persona, moltiplicatrice di povertà, che fa guerre per il controllo assoluto di risorse energe-tiche, idriche, alimentari.

Anche per questo, ancor oggi, mi spaventa che non sia possi-bile trasmettere, di generazione in generazione, la percezione e l’analisi degli errori commessi e delle relative motivazioni, af-finché l’ultima generazione in ordine cronologico possa certo errare a suo piacimento, ma possibilmente a partire da un livel-lo di problemi e contraddizioni più elevato rispetto a quello af-frontato dalle precedenti.

Giorgio sa, da persona mai “subalterna”, che il potere odia che rimanga traccia della critica scientifica del suo operare: a lui devo l’incontro con la Fondazione Micheletti e la sollecita-zione a tenere vivi archivi e documenti utili a chi proseguirà dopo di noi la battaglia per un altro mondo possibile.

Page 74: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Lewis Mumford, pioniere verdeSalvatore Giannella

Caro Giorgio, novant’anni di vita festeggiati in Senato, trenta-sei anni di insegnamento universitario, dieci anni in parlamento con la Sinistra indipendente... Chi ha orientato i primi passi del-la tua vita di pioniere dell’ecologia?

Lewis Mumford, lo storico americano della tecnica e della città, vissuto dal 1895 al 1990 attraverso il New Deal di Roo-sevelt e negli anni tempestosi del dopoguerra. L’urbanista che meglio di altri ha riconosciuto il carattere “paleotecnico”, vec-chio, dell’industrializzazione dei suoi tempi, e ha auspicato l’avvento di una società neotecnica, meno inquinata, meno vio-lenta, basata sull’uso di risorse naturali rinnovabili, capace di sottoporre a rigorosa critica la megamacchina rappresentata dal potere finanziario che domina le società moderne.

Hai insegnato per una vita una disciplina fondamentale in una società dei consumi com’è la merceologia. Come Mumford ha influenzato il tuo pensiero?

La merceologia descrive come si fabbricano le cose che en-trano nella nostra vita, dall’acciaio alla benzina, alla plastica, alla conserva di pomodoro e come si è arrivati ai processi di pro-duzione attuali. Mumford, soprattutto nel libro Tecnica e cul-tura (1933), racconta proprio la storia e l’evoluzione di tali pro-cessi. Ma la mia merceologia spiega anche dove vanno a fini-re le merci usate e come è possibile trarne cose ancora utili e Mumford ricorda che tutte le società umane da sempre hanno praticato le tecniche di riciclo dei rifiuti e la valorizzazione del-le risorse rinnovabili, compresa l’energia solare, cose che cre-diamo di avere inventato noi solo perché le chiamiamo sosteni-bili o verdi o bio.

Page 75: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Lewis Mumford, pioniere verde 75

Lo hai mai incontrato di persona?No, ma i maestri ti possono venire incontro anche attraverso

le parole di un libro: non siamo noi a cercare i libri ma i libri cercano noi. Ho scoperto Tecnica e cultura (il più bello dei libri di Mumford, tradotto in italiano nel 1961 e lanciato da noi da Adriano Olivetti), per caso in qualche biblioteca cercando al-tro, e sono stato colpito dalla modernità di parole scritte decen-ni prima. Ho poi scoperto che Mumford era stato pacifista, con-tro l’intervento americano in Vietnam. Anche in questo ho tro-vato con lui delle affinità politiche oltre che culturali.

Perché oggi dovremmo riscoprirlo?Il ricordare Mumford, e l’invito a rileggerlo, sono importanti

in questo momento in cui l’attuale società paleotecnica mostra la sua violenza e arroganza. Mumford chiamava la società pale-otecnica l’“impero del disordine” e io vedo questo “impero pa-leotecnico” anche intorno a noi, con le valli che franano, con il clima alterato dai gas immessi dalle attività umane nell’atmo-sfera, con la violenza sia delle armi (le merci oscene) sia dei commerci che rendono più poveri i poveri e i ricchi più ricchi.

Page 76: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

La vita di un allievo intrecciata a quella del suo maestroBenito Leoci

Cercherò, pescando nei miei ricordi, di porre in evidenza al-cuni aspetti della personalità di Giorgio Nebbia, quelli che, cre-do, hanno avuto un grande impatto sulla mia vita (e su quel-la di molti altri suppongo). Ad esporre i suoi meriti di studioso dell’ambiente e non solo, ci hanno già pensato altri certamen-te più idonei e preparati.

Correva l’anno 1958 (o forse 1959), quando studente del ter-zo anno di economia e commercio (anni dopo fu tolta la parola “commercio”, lasciando solo l’economia) presso l’Università di Bari, iniziai a frequentare il corso di merceologia tenuto allora dal professor Adamo, una figura poco appariscente, che svolge-va il suo lavoro con meticolosa applicazione, senza entusiasmo ma per dovere. Almeno così sembrava ai nostri occhi (eravamo un gruppo di 5-6 studenti molto rumorosi e agitati, come capita di essere a quell’età). Sciorinava formule, dati, date, nomi, avve-nimenti a getto continuo. Capimmo che dovevamo sudare mol-to se volevamo superare l’esame. A metà corso, se ricordo bene, appare Giorgio Nebbia, fresco vincitore di cattedra (come ap-prendemmo in seguito), scompare Adamo, e la musica cambia. La merceologia diventa una disciplina dalle molte sfaccettatu-re, legata alla realtà quotidiana, ma anche alle vicende storiche del passato. Risveglia in me antiche passioni.

Mi ero iscritto a economia (i miei vivevano in un’altra città) per ragioni... economiche. Non era indispensabile la frequen-za dei vari corsi e quindi soggiornare a lungo a Bari. Per segui-re invece i corsi di chimica o ingegneria, come era nei miei de-sideri, era necessaria la frequenza con tanto di firma. Nebbia dunque risveglia le mie passioni e naturalmente dopo l’esame chiesi la tesi e alla fine mi laureai discutendo di un argomen-

Page 77: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

La vita di un allievo intrecciata a quella del suo maestro 77

to di chimica-fisica-economia: il costo e le tecniche per estrar-re (condensare) acqua dall’aria. Insieme alla preparazione del-la tesi, si usava anche dare una mano, nel senso di manovalan-za, in altre ricerche che Nebbia seguiva: lo studio degli spet-tri di fluorescenza, la distillazione dell’acqua di mare con l’uso dell’energia solare etc.

All’indomani della laurea, Nebbia mi offrì di continuare a frequentare l’istituto: chissà, forse in seguito avrebbe trovato un modo per sistemarmi anche dal punto di vista economico. Di più non poteva promettere. Lo ringraziai e gli ricordai che pur-troppo dovevo partire a breve per il servizio militare, come allo-ra si usava. Non era una bugia, tant’è che subito dopo mi pre-sentai a diversi concorsi banditi dal ministero della Difesa e mi capitò di superarne uno per essere ammesso a frequentare il 18° corso dell’Accademia militare di Modena, al fine di diven-tare ufficiale del servizio di commissariato. Manco a dirlo, fra le discipline da seguire vi era la merceologia. La più importan-te, perché il servizio di commissariato si occupa delle fornitu-re di viveri, vestiario e oggetti di casermaggio ai militari. Dopo Modena seguì un corso di specializzazione a Maddaloni (Ca-serta) ove occorreva ancora studiare merceologia. Qui il docen-te era un generale in pensione, Occhipinti, un personaggio mi-tico, dalla memoria di ferro, fornito di una cultura ecceziona-le. Anche lui appassionato di merceologia. Aveva dedicato cir-ca quarant’anni a questa disciplina e conosceva metodi empiri-ci straordinari di analisi merceologica elementare. Ci insegnò per esempio come scoprire se un pettine era stato confezionato dalle corna di un bovino o dagli zoccoli. Se era stata usata an-che farina, oltre che semola, per fare la pasta etc.

Poiché a questi corsi avevo avuto l’avventura di classificarmi primo, mi fu dato per tradizione il privilegio di scegliere la sede di servizio. Scelsi Cagliari, in quanto il lavoro da svolgere – ave-vo saputo – non era eccessivo e quindi avrei avuto tempo dispo-nibile per seguire i corsi di chimica della locale università ove avevo progettato di iscrivermi. Progetto che si avverò totalmente.

Dopo circa due anni – ero al secondo anno di chimica –, all’ufficio dove prestavo servizio arrivò un invito a partecipare a un convegno ove era relatore Giorgio Nebbia. Fui prescelto a partecipare. Ancora una volta il destino stava decidendo per il

Page 78: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

78 Benito Leoci

mio futuro. Incontrai Nebbia, gli raccontai delle mie vicende e lo invitai a pranzo a casa, dove mia moglie aveva preparato un pranzo luculliano sufficiente per un... esercito: pesci, crostacei, dolci etc. Avevo dimenticato di avvisarla che Nebbia aveva gusti particolari e monotoni: ai ristoranti, dopo un lungo studio del menù, chiedeva immancabilmente spaghetti al sugo e cotolet-ta alla milanese (da studente spesso pranzavamo insieme in un ristorante vicino alla facoltà, un certo “Nanuccio” se ricordo il nome, ove avevo avuto modo di osservare le sue preferenze ali-mentari; la sera, invece, quando facevamo tardi, telefonava a un bar-pasticceria vicino, “Aida” si chiamava, per ordinare del-le torte). Quel giorno, a casa, si avventò sulle noccioline e non volle altro. Parlammo anche del futuro e dell’eventualità di ot-tenere un posto di assistente.

Lasciai l’esercito nel dicembre 1969 e iniziai una nuova vita a Bari come assistente ordinario (gli attuali ricercatori) il 1° gen-naio 1970. Nebbia mi affidò vari settori di ricerca. Spesso discu-tevamo dei risultati in macchina, durante il tragitto dall’istitu-to alle nostre abitazioni, ubicate nello stesso quartiere. Appresi altre cose del carattere di Nebbia, la sua curiosità innata, unita a una fantasia sconfinata. Due doti indispensabili per chi vuole dedicarsi allo studio e alla ricerca. Scoprii anche un altro aspet-to che teneva gelosamente segreto: era un donatore di sangue, caratterizzato da un gruppo sanguigno molto raro, gruppo 0, Rh negativo. Non evitava di percorrere anche molti chilometri, a qualsiasi ora, pur di salvare qualche vita in pericolo.

Verso la fine degli anni Settanta gli interessi scientifici di Nebbia iniziano a cambiare. Occorre ricordare che lo studio delle merci può essere svolto da due punti di vista differenti tra di loro. O da un punto di vista prevalentemente chimico, per lo più chimica analitica, per lo studio delle frodi, falsificazioni, alterazioni, processi di produzione e così via, o da un punto di vista economico-sociale, in particolare lo studio degli impatti dei cicli produttivi e dell’uso delle merci sulle società e sull’am-biente. Nebbia inizia ad abbandonare lo studio del primo aspet-to, che aveva caratterizzato la merceologia per tutto l’Ottocento fino al primo dopoguerra del secondo conflitto mondiale, per focalizzare sempre di più la sua attenzione sul secondo punto di vista, andando così a incrociare una nuova disciplina che in

Page 79: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

La vita di un allievo intrecciata a quella del suo maestro 79

quegli anni si stava sviluppando: l’ecologia. Non conosco le ra-gioni del cambio di interessi, forse non lo sa nessuno, nemme-no lui stesso. Fatto sta che il mondo stava perdendo uno scien-ziato di razza, nel senso più tradizionale del termine, per otte-nere uno studioso dell’ambiente altrettanto ricco di prospettive in grado di dare incalcolabili contributi, come è poi avvenuto e come è stato evidenziato da altri.

Ma è tutt’oro quello che luccica? Ci troviamo di fronte una persona priva di difetti ovvero poco umana? Se si prova a inter-rogarlo, Nebbia è sempre pronto a esporre un lungo elenco dei suoi difetti, ma questo è un segnale di intelligenza e quindi la prova non vale. Come allievo di lungo corso posso provare ad esporre almeno un difetto che mi è parso di rilevare. Se non lo facessi potrei essere tacciato di falsità e quindi sarebbero inat-tendibili tutti i rilievi precedenti.

Nebbia, dunque, possiede un carattere dominante, fortemen-te persuasivo e quindi il pericolo che si corre quando si collabo-ra troppo da vicino o si discute con lui è quello di essere plagia-ti. Si può evitare il pericolo assumendolo a piccole dosi, come si fa con le medicine troppo potenti...

Non so però se la caratteristica suddetta sia un difetto o una naturale conseguenza del livello di intelligenza. Si potrebbe forse stabilire una scala di plagi: quelli più intelligenti plagia-no, volendo o non volendo, quelli meno intelligenti. Ma è bene non approfondire questi aspetti anche perché non so cosa sia l’intelligenza. So però che quando mi trovavo a discutere con Nebbia (e attualmente quando mi trovo a scambiare e-mail) avevo la stessa sensazione che provavo quando mi trovavo in una biblioteca piena di libri. E i libri, come si sa, influenzano sempre i lettori. Quelli buoni ovviamente.

Page 80: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Il problema dell’indicatore negativo della qualità ambientaleUgo Leone

Era ancora un ragazzino di 88 anni Giorgio Nebbia, quando la Fondazione Micheletti curò la pubblicazione di una raccol-ta di suoi saggi dal titolo Scritti di storia dell’ambiente e dell’am-bientalismo 1970-2013. Nel presentarla e metterla a disposi-zione degli interessati descriveva sinteticamente il suo profilo: “Giorgio Nebbia (Bologna 1926), chimico, merceologo, profes-sore emerito dell’Università di Bari, parlamentare della Sinistra indipendente per due mandati, è una delle firme più antiche del giornalismo ambientale”.

A partire dai primi anni Sessanta Nebbia ha pubblicato infat-ti oltre 2.000 articoli sulla stampa quotidiana (“Il Giorno”, “Il Messaggero”, “L’Unità”, “Il Manifesto”, “La Gazzetta del Mez-zogiorno”, “Liberazione”) e oltre 1.260 articoli su molte deci-ne di periodici divenendo così, accanto ad Antonio Cederna, Mario Fazio, Alfredo Todisco, Fulco Pratesi, Virginio Bettini, uno dei pionieri della divulgazione delle tematiche ecologiche. Un’attività che prosegue ancor oggi con periodicità regolare su “La Gazzetta del Mezzogiorno” e in diverse testate on-line.

L’antologia riguarda essenzialmente articoli e saggi di sto-ria dell’ambiente e dell’ambientalismo: 54 testi scelti tra i cir-ca 350 pubblicati da Nebbia sull’argomento a partire dai primi anni Settanta. Si tratta di una raccolta – notano i curatori – di notevole valore giornalistico e scientifico in quanto affronta in modo competente ed estremamente accessibile una vasta gam-ma di argomenti, dalla storia dell’ambientalismo e dei suoi pro-tagonisti alla storia delle tecnologie che oggi chiamiamo soste-nibili, dalla storia dell’impatto delle merci e delle loro contraf-fazioni e adulterazioni, dalla storia delle grandi vicende nove-centesche rilette in chiave ambientale ai problemi della memo-

Page 81: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Il problema dell’indicatore negativo della qualità ambientale 81

ria e della ricerca storica.Una raccolta che finisce col costituire una sorta di affascinan-

te viaggio nella storia otto e novecentesca vista sotto la specifica angolatura dell’ambiente e della cultura ecologista.

Oggi che Nebbia aggiunge un altro paio d’anni alla sua età la Fondazione Micheletti organizza un convegno in onore di questo splendido novantenne. Anch’io, come molti tra gli invi-tati, mi vanto di un’antica amicizia, cominciata quando erava-mo entrambi dei “ragazzini”. Ci siamo conosciuti alla fine degli anni Sessanta quando fummo invitati negli studi RAI di Napo-li per partecipare a un programma televisivo sull’acqua condot-to da Aldo Falivena. Per me la cosa sorprendente fu, tra l’altro, che Giorgio se ne stava come me tra il pubblico, non fu invita-to ad intervenire e nulla disse, pur avendo molto da dire sull’ac-qua (e non solo).

Poi, da quando nel 1971 andai ad insegnare geografia (una di-sciplina che Nebbia è tra i pochi a tenere in grande considerazio-ne) all’Università di Lecce, ebbi più volte l’occasione di appro-fittare di quella amicizia: prima con qualche conferenza nell’U-niversità di Lecce, poi per la partecipazione, nel 1973, al primo dei tre convegni sulla “salvaguardia dell’ambiente nel Mezzo-giorno” che negli anni Settanta organizzai presso quella univer-sità. Con Nebbia c’erano Lucio Gambi, Pietro Dohrn, Marcel-lo Vittorini, Francesco Compagna. Insomma un bel parterre...

La relazione di Giorgio era incentrata sul tema “Compatibi-lità fra ambiente e sviluppo con speciale riguardo ai problemi del Mezzogiorno”. Cominciò spiegando perché il PNL (Prodot-to nazionale lordo) fosse da intendere come “indicatore positi-vo di un certo tipo di sviluppo economico, ma un indicatore ne-gativo della qualità ambientale”. E per farlo raccontò, tra l’altro, il paradosso dell’isola di Nauru, in Oceania, dove una piccola comunità di seimila abitanti godeva di un reddito pro capite su-periore a quello degli statunitensi. Ciò perché l’isola di Nau-ru era un enorme giacimento di minerali fosfatici che i nauria-ni esportavano ricavando lauti guadagni. Così facendo, però, i nauriani vendevano pezzo per pezzo il loro territorio, cioè il loro capitale, col risultato, una volta venduta tutta l’isola, di do-versi trasferire altrove dal momento che il loro reddito era stato ottenuto “a spese della loro stessa casa, del loro stesso territorio”.

Page 82: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

82 Ugo Leone

Da questo paradosso Nebbia ricavava che se il PNL è un in-dice di progresso tale che il suo aumento è accompagnato da una degradazione del territorio, da un inquinamento dell’am-biente, da un impoverimento e peggioramento delle risorse che dobbiamo gestire per conto anche delle generazioni future, “è un indice sbagliato”.

Così è, e che così fosse, mettendo in discussione l’uso del PIL come indicatore di sviluppo piuttosto che solo di crescita, è sta-ta acquisizione sempre più diffusa e accettata. Ma è una discus-sione rimasta esercitazione verbale, non anche oggetto di scelte alternative del modo di crescere senza compromettere la quali-tà e l’integrità dell’ambiente.

Tanto da indurre Nebbia a chiedersi, quarant’anni dopo1, “Che fine ha fatto l’ecologia?”. Ecologia della quale 150 anni fa il naturalista tedesco Ernst Haeckel (1834-1919) “inventò” il nome (dalle parole greche “oikos”, casa, comunità, ambiente e “logos”, descrizione) per indicare lo studio e la conoscenza dei rapporti fra gli esseri viventi e l’ambiente circostante. Fu solo con la “generazione del Sessantotto” che fu individuata nell’e-cologia la bandiera di una contestazione della società dei con-sumi e del relativo inquinamento, della congestione delle me-galopoli, dei nuovi veleni. L’apice dell’attenzione per l’ecologia si ebbe nel 1970 e la nuova parola significò aspirazione a “cose buone”, pulite.

I venditori – sottolinea Nebbia – non persero tempo ad ap-piccicare il nome “ecologia” ai detersivi, alla benzina, ai tessu-ti. Decine di cattedre universitarie cambiarono nome e prese-ro il nome di “ecologia”. L’ecologia entrò in parlamento e ci fu perfino un breve “ministero dell’Ecologia”, ben presto soppres-so; solo dopo vari anni sarebbe stato istituito un ministero ma questa volta “dell’Ambiente”.

Ben presto il potere economico riconobbe che questa gran passione per l’ecologia costringeva a cambiare i cicli produt-tivi, a depurare i rifiuti, e a guadagnare di meno. L’attenzione per l’ecologia declinò presto e comparvero nuovi aggettivi più accattivanti come “verde”, “sostenibile” e, più recentemente, “biologico”, da associare al nome di prodotti commerciali da

1 “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 19 gennaio 2016.

Page 83: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Il problema dell’indicatore negativo della qualità ambientale 83

indicare come “buoni”.E, come dicevo, Nebbia si chiede: che fine ha fatto la pove-

ra ecologia in questi anni, in cui proprio le conoscenze ecolo-giche sarebbero in grado di suggerire azioni per contrastare l’e-rosione del suolo e i danni degli inquinamenti, per il corret-to smaltimento dei rifiuti, nell’interesse del principale animale della Terra, l’“uomo”? Ci voleva papa Francesco per ricordare l’importanza dell’ecologia, come “ecologia umana”, nella sua enciclica Laudato si’.

“Io spero – conclude Nebbia – che gli ecologi, quelli veri, ri-trovino la passione di far conoscere ad alta voce il contenuto e gli avvertimenti della loro disciplina la cui conoscenza, soltan-to, offre le ricette per rallentare i guasti ambientali, a comincia-re dagli inarrestabili mutamenti climatici. Dalla cultura ecolo-gica trarrebbero stimolo e beneficio i legislatori, i governanti e anche gli economisti dal momento che i soldi si muovono sol-tanto accompagnando il flusso, ecologico, appunto, di materie prime, di merci e di rifiuti, attraverso l’ambiente naturale abi-tato dall’uomo”.

Un regalo di compleanno così Giorgio se lo meriterebbe pro-prio. Per lui, certamente, ma ancor più per l’umanità intera.

Page 84: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia, un intellettuale curioso e generosoEdgar Meyer

Il mio primo contatto con Giorgio Nebbia è stato telefoni-co. Ero, nei primi anni Novanta, un neolaureato con una tesi sulle origini del movimento ecologista in Italia1, ed avevo avu-to la ventura che un piccolo editore mi chiedesse di ampliarla e pubblicarla. Per provare a dare un po’ di “lustro” al libro di un microeditore e di un neolaureato, avevo pensato di chiede-re a una personalità di indiscusso prestigio del mondo accade-mico e ambientalista se voleva provare a leggerlo e farne la pre-fazione. La personalità prescelta non poteva che essere Giorgio Nebbia: l’unico che, ad allora, avesse scritto cose importanti e interessanti sulla storia ambientale e sulla necessità di conser-vare la memoria storica delle lotte ecologiste in Italia2, l’unico che si era spinto a scrivere che era necessario costruire un archi-vio storico del movimento ambientalista italiano.

Ricordo come fosse ieri gli attimi di concentrazione e di emo-zione davanti al telefono prima di avere il coraggio di disturbar-lo a casa: per un giornalista ecologista alle prime armi, che scri-

1 E. Meyer, Le origini del movimento ambientale in Italia, Università de-gli studi di Milano, facoltà di Lettere moderne, anno accademico 1992-1993. Si trattava, allora, di una tesi relativamente originale: in Italia non ne risultavano altre.2 Si vedano, a titolo d’esempio, G. Nebbia, Premesse culturali dell’attua-le crisi ecologica, in G. Nebbia (a cura di), L’uomo e l’ambiente, Tamburini, Milano 1971, pp. 26-54; G. Nebbia, Fatti, idee e movimenti dell’ambienta-lismo italiano negli ultimi 20 anni, in N. Greco, Il difficile governo dell’am-biente, Edistudio, Roma 1988, pp. 38-67; G. Nebbia, Contributo a una sto-ria della contestazione ecologica, in “Quaderni di Storia Ecologica”, n. 3, aprile 1993, pp. 111-114; G. Nebbia, Breve storia della contestazione ecolo-gica, in “Quaderni di Storia Ecologica”, n. 4, 1994.

Page 85: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia, un intellettuale curioso e generoso 85

veva di ambiente su paginette locali, si trattava di una richiesta al maestro e al “monumento”. Giorgio Nebbia era il professore universitario di ecologia e merceologia3, era il curatore di una rubrica deliziosa (quanto importante) sulla rivista “Airone”, faro mensile illuminante per molti giovani giornalisti ambien-talisti degli anni Novanta, era l’ecologista noto a livello interna-zionale anche per la partecipazione alle primissime conferen-ze mondiali sul tema dell’ambiente e dello sviluppo (Stoccol-ma 1972, Vancouver 1976), era il parlamentare serio e rigoroso, deputato (dal 1983 al 1987) e senatore (dal 1987 al 1992) del-la Sinistra indipendente che si era messo sovente al fianco del-le popolazioni che protestavano contro la distruzione dell’am-biente e delle sue risorse4.

Scoprii, con qualche stupore e in particolare molta gioia, che Nebbia era tutto questo ma era anche e soprattutto una perso-na disponibile e curiosa. Non un intellettuale chiuso nella sua torre d’avorio, non un maestro inavvicinabile ma, al contrario, una persona interessata al suo interlocutore e alla sua ricerca, che poneva domande per conoscere, disposto a venire incontro e a sostenere, ad “abbracciare” e ad aiutare. Disse di sì, lesse la bozza del libro5 e vergò una – inutile dirlo – interessantissima prefazione, che successivamente Luigi Piccioni ha inserito nel-la sua preziosa raccolta-antologia di alcuni tra i migliori scritti

3 Libero docente di merceologia e poi di ecologia all’Università di Bari dal 1959 al 1995, si è occupato dei processi di trasformazione delle risorse naturali in merci, del carattere dei sottoprodotti e delle scorie dei proces-si di produzione e di consumo, e del loro nuovo destino nei corpi riceventi naturali. Di questa circolazione natura-merci-natura ha elaborato una con-tabilità economico-ecologica che consente di esaminare gli effetti delle at-tività antropiche sugli ecosistemi, di riconoscere le attività che sono danno-se per l’ambiente e di identificare i mezzi per ricostruire una buona “sinto-nia” fra gli esseri umani e la natura.4 Oltre ad una quarantennale attività di docente (assieme all’analisi del ciclo delle merci, Nebbia ha orientato i suoi studi sull’energia solare, sulla dissalazione delle acque e sulle questioni relative alla risorsa acqua), è stato attivo nei principali movimenti di difesa dell’ambiente – soprattutto a fian-co delle popolazioni che lottavano contro le centrali nucleari, le fabbriche inquinanti, la speculazione edilizia e la caccia.5 E. Meyer, I pionieri dell’ambiente. L’avventura del movimento ecologista italiano. Cento anni di storia, Carabà, Milano 1995.

Page 86: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

86 Edgar Meyer

di Giorgio Nebbia6.Ecco, generosità e curiosità: queste sono, credo, due caratteri-

stiche della cifra umana e intellettuale di Giorgio Nebbia. Ge-nerosità che, nei miei confronti così come nei confronti di cen-tinaia di persone (allievi, collaboratori etc.), è continuata: si è protratta e si protrae nel tempo. Quella generosità che fa sì che, oltre che mettersi a disposizione di lotte di carattere naziona-le e grandi imprese, come quella celebre della contestazione del programma di realizzazione delle centrali nucleari in Ita-lia, Nebbia sia disponibile – con il medesimo entusiasmo e la medesima accuratezza – pure per una miriade di “imprese mi-nori”. Tra queste, rimanendo nel mio ambito personale, mi pia-ce citare ad esempio la rivista on-line “Altronovecento”7, di cui è l’insostituibile motore: una rivista di enorme spessore cultu-rale ma – anche per vocazione e per la complessità dei temi trattati – necessariamente elitaria, di nicchia, e dunque letta da un ristrettissimo numero di persone. Tra queste la rivista “Ecoideare”8, bimestrale culturale di informazione sulla eco-compatibilità di cui sono modesto direttore, per la quale Neb-bia cura gratuitamente (come tutti i collaboratori) un’illumi-nante rubrica fissa. Tra queste, le collaborazioni non solo con le grandi associazioni (da Italia Nostra a Legambiente) ma anche con quelle di dimensioni un po’ più modeste, come Verdi Am-biente e Società o Gaia Animali & Ambiente, a cui dona alcuni suoi illuminanti articoli9. Sono insomma la generosità e la cu-

6 G. Nebbia, Scritti di storia dell’ambiente e dell’ambientalismo 1970-2013, a cura di L. Piccioni, Fondazione Micheletti, Brescia 2014, pp. 414-419, disponibile all’indirizzo http://www.fondazionemicheletti.eu/altrono-vecento/quaderni/4/AltroNovecento-4_Nebbia-Piccioni_Scritti-di-storia-dell-ambiente.pdf; cfr. anche L. Piccioni, Editoriale, in “Altronovecento”, n. 26, disponibile all’indirizzo http://www.fondazionemicheletti.it/altrono-vecento/articolo.aspx?id_articolo=26&tipo_articolo=d_editoriale.7 “Altronovecento. Ambiente Tecnica Società. Rivista on-line promossa dalla Fondazione Luigi Micheletti”, consultabile all’indirizzo http://www.fondazionemicheletti.it/altronovecento.8 “Ecoideare”, periodico culturale di informazione sullo sviluppo sosteni-bile, è distribuita prevalentemente in Lombardia ma è consultabile anche on-line all’indirizzo http://www.ecoideare.it.9 Sul sito di Gaia Animali & Ambiente, http://www.gaiaitalia.it, è consul-tabile la rubrica “Scripta Minima”, che pubblica on-line più o meno men-

Page 87: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia, un intellettuale curioso e generoso 87

riosità che lo spingono, credo, a mettersi a disposizione anche delle piccole imprese, a regalare la sua conoscenza pure ai pic-coli comitati cittadini, a offrire la sua intelligenza e la sua capa-cità di scrittura alle piccole e medie associazioni.

Più recentemente ho avuto la possibilità, nella mia veste di coordinatore della collana “Ecoalfabeto - I libri di Gaia” dell’e-ditore Stampa Alternativa, di realizzare e pubblicare il libro di Nebbia Ambientiamoci. Racconti di ecologia10. Ho scelto volu-tamente, pur trattandosi di una raccolta di saggi e articoli, di dare al volume il sottotitolo “Racconti di ecologia”. Per sottoli-neare la capacità di Nebbia di essere contemporaneamente ac-cademico, professore universitario, merceologo, chimico, stu-dioso, ma di saper “raccontare” tutta questa sua scienza e cono-scenza in maniera semplice, con uno stile di lettura scorrevole. Non banalizzando il messaggio. Quando Nebbia ci racconta di Garrett Hardin e della parabola della mucca, quando ci erudi-sce su Barry Commoner e il cerchio della natura da chiudere, quando ci narra di Occam e dell’elogio della semplicità, quan-do ci informa su Cecil Pigou e le radici dell’economia ambien-tale riesce ad appassionare come se si leggesse un romanzo. In una parola: dimostra di essere un grande divulgatore11. Gli arti-coli inseriti in Ambientiamoci (e quelli che Giorgio ci invia in redazione a “Ecoideare” e a Gaia Animali & Ambiente) rappre-

silmente uno o più articoli di Giorgio Nebbia.10 G. Nebbia, Ambientiamoci. Racconti di ecologia, Stampa Alternativa, Viterbo 2011.11 L. Piccioni, nel già citato Scritti di storia dell’ambiente e dell’ambien-talismo 1970-2013, fa una precisa contabilità degli articoli di divulgazio-ne scritti da Nebbia dal 1948 (e in particolare dagli anni Sessanta) ad oggi: 2.040 su quotidiani, 1.260 su riviste settimanali o mensili e 270 testi di con-ferenze. Numeri che testimoniano un enorme sforzo di dialogo con il gran-de pubblico, tenendo presente anche che si tratta di divulgazione di altissi-ma qualità. Le testate vanno da quelle nazionali (storiche sono le collabo-razioni con “Il Giorno” dal 1966 al 1981, “Il Messaggero” dal 1981 al 1987, “L’Unità” dal 1983 al 1993, “Il Manifesto” dal 1983 al 2000, “Liberazione” dal 1991 al 2009, “La Gazzetta del Mezzogiorno” da cinquant’anni) alle riviste di settore (per citarne solo qualcuna: “Ambiente, Società e Territo-rio”, “Capitalismo Natura Socialismo”, “Chimica News”, “Inquinamen-to”, “Nuova Ecologia”, “Natura e Montagna”, “Airone”) fino ai siti come “Eddyburg” o il già citato “Gaiaitalia”.

Page 88: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

88 Edgar Meyer

sentano un po’ il “succo” della sua imponente mole di lavoro scientifico e accademico, scritti però con la freschezza, la lim-pidità e la chiarezza eccezionali che contraddistinguono la sua opera. Ogni periodo – pur nella assoluta scorrevolezza e facili-tà di lettura – è denso di spunti e va letto e riletto costantemen-te. La prosa nitida di Nebbia è quanto di più stimolante ci sia nel panorama ambientalista. In questi articoli Nebbia si rivolge agli insegnanti, agli studenti, alla classe dirigente, ai cittadini at-tenti ai destini del nostro piccolo pianeta. Con parole semplici. Avanzando proposte. Unendo analisi scientifica e buonsenso.

Certo, per fare ciò è necessario del talento – che è innato – ma è necessario anche un grande lavoro di cesello su se stessi e sul proprio stile di scrittura, per rendere comprensibili al gran-de pubblico temi complessi quali il ciclo delle merci, i processi chimici delle stesse, o la necessità di risanamento economico-ambientale o la ricerca di una “società neotecnica”. E – azzar-do – lo stile appassionante e chiaro al quale è pervenuto Nebbia è il frutto proprio della volontà di “venire incontro”, di far cono-scere, di “mettersi a disposizione” degli altri. In altre parole: del suo essere curioso, in prima persona, e generoso con il lettore.

Quale è il valore dell’esempio di Giorgio Nebbia in quel che si fa concretamente oggi? Mi è facile rispondere con un breve aneddoto, che funge da esempio. Recentemente è stata depo-sitata alla Camera dei deputati una proposta di legge che mira a modificare la legge 157 del 1992, “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. La proposta di legge ha vari obiettivi: ad esempio quello di proibire allevamento, commercio e uso dei richiami vivi, emendando le disposizioni che sono all’origine dell’ultima – ennesima – pro-cedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia12, quello di mettere al bando l’utilizzo di cartucce con-tenenti piombo (mettendo l’Italia al livello dei paesi più avan-zati dal punto di vista della tutela ambientale come Danimar-ca, Norvegia e Olanda), quello di innalzare gli standard di sicu-rezza (vietando la caccia in caso di nebbia, raddoppiando le at-

12 Procedura d’infrazione n. 2014/2006 in materia di cattura di uccelli da utilizzare a scopo di richiami vivi, causata dalla aperta violazione della di-rettiva n. 2009/147/CE da parte del nostro paese.

Page 89: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia, un intellettuale curioso e generoso 89

tuali distanze minime di sicurezza da immobili, fabbricati e vie di comunicazione, modificando la validità della licenza di cac-cia – con equiparazione a quanto stabilito in materia di validità della patente di guida e necessità di rinnovo ogni 3 anni a chi ha superato il settantesimo anno d’età)13. La proposta di legge, i cui primi firmatari sono due giovani parlamentari, va calendarizza-ta onde evitare che rimanga indiscussa. Per facilitarne la calen-darizzazione (e per sensibilizzare i titolari del potere legislativo) è stato scritto un appello che sarà firmato da una serie di perso-nalità della scienza, dell’accademia e del mondo ecologista. Dai giovani parlamentari mi è stato chiesto di far aderire Giorgio Nebbia, per inserirlo in cima alla lista delle “personalità”: giova-ni che hanno ruoli istituzionali importanti nonché provenienze geografiche, culturali e politiche molto diverse ma che trovano in Giorgio Nebbia un riferimento culturale.

Come ha scritto qualche tempo fa Guido Ceronetti, “l’am-biente non è una scelta tecnica o politica, è un dilemma tra onore e disonore”14. Certamente Giorgio Nebbia è stato in tutti questi anni – ed è ancora – dalla parte giusta, fedele al ruolo de-stinato di shomèr ma mi-llailah, la vedetta notturna di Isaia 21, contento della sua testimonianza. Una vedetta che con i suoi scritti e le sue riflessioni ci mette in guardia dal commettere er-rori ed orrori nei confronti del pianeta che ci ospita, Gaia. Cre-do e spero che ai lettori i pezzi e le riflessioni di Nebbia faccia-no lo stesso effetto che fanno a me: la sensazione di avere ascol-tato le parole di un maestro saggio e paziente. Il quale, dall’alto dei novant’anni che ha appena compiuto, ci indica con costan-za e lucidità la via da seguire.

Grazie, Giorgio Nebbia.

13 È possibile leggere il testo integrale della proposta di legge all’indirizzo http://www.scacciamoli.it/la-proposta-di-legge-riforma-caccia.14 G. Ceronetti, Come Alce Nero dalla collina vedo che la guerra è perdu-ta, in “La Repubblica”, 27 febbraio 2004.

Page 90: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia, il politicoRoberto Musacchio

Conosco Giorgio dai primi anni Ottanta, quando lui era se-natore della Sinistra indipendente, eletto nelle liste del PCI, e io dirigevo le politiche ambientali del PDUP. Dunque la nostra fre-quentazione, che per moltissimo tempo è stata assai intensa, è fortemente segnata dalla politica. Proprio di questo senso della politica voglio parlare per questo mio augurio per i novant’anni di Giorgio. La politica per Giorgio, ma penso anche ad altre fi-gure che purtroppo non sono più tra noi come ad esempio Gio-vanni Berlinguer, è interconnessa agli altri aspetti salienti della loro vita, come a quello di essere uomini, e donne se penso a Laura Conti, di scienza. Peraltro il loro modo di essere scienzia-ti è anch’esso profondamente segnato dal vivere la scienza, e la conoscenza, nel rapporto con la società, le persone, i loro biso-gni. Politica, scienza, relazioni sociali sono i tre lati di un trian-golo virtuoso e fecondo. Questa caratteristica, di Nebbia, di Berlinguer, di Conti ma anche di Maccacaro, di Basaglia e di altri protagonisti della nostra epoca, li ha resi capaci di incidere profondamente nella vita del paese, della sua cultura e delle sue decisioni, del modo di essere dei suoi corpi organizzati. Hanno peraltro dato il loro contributo fondamentale a un modo di intendere la politica che è stato uno degli aspetti prin-cipali della storia del movimento operaio e cioè quello di con-sentire una reale emancipazione delle masse popolari nel ren-derle protagoniste e consapevoli delle scelte. E ciò non solo gra-zie a una consapevolezza ideologica e a una capacità organizza-tiva ma anche attraverso una diffusione delle conoscenze, fon-damentali per affrontare la modernità. Non a caso alcune delle riforme veramente significative che abbiamo conosciuto in Ita-lia si debbono a questo prezioso intreccio di forze e saperi che

Page 91: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia, il politico 91

creava consapevolezza ed egemonia. Questa peculiarità ha ispi-rato anche il mio modo di intendere la politica che mi ha por-tato a prediligere i terreni concreti del cambiamento e la costru-zione del sistema di forze necessario a praticarlo. Esperti e ros-si, si diceva un tempo per dire di come il mondo moderno chie-desse sapere e chiedesse ai lavoratori di appropriarsene e agli esperti di metterlo a disposizione. Eppure – e questo è il punto che voglio sottoporre alla nostra riflessione cogliendo l’occasio-ne che ci viene offerta – questa caratteristica virtuosa della poli-tica è stata sì importante e capace di risultati preziosi, ma non al punto da risultare veramente vincente. Cosa intendo dire? Che da una parte ha pesato un’altra concezione della politica, quella della logica di potere, che ha caratterizzato anche la sto-ria delle sinistre. Una malintesa lettura dell’idealismo, dello sto-ricismo, del machiavellismo, che ha portato a comportamenti del tutto difformi da quelli dell’emancipazione consapevole. E in cui anche il rapporto con la scienza è stato piegato non alle esigenze della conoscenza ma, appunto, a un’idea di potere ma-lamente supportata da un affidamento a quelle che Leopardi chiamava “le magnifiche sorti e progressive”. Dall’altra, ad un certo punto, irrompe quella globalizzazione che vuole imporre una sorta di pensiero unico, di riduzionismo, di impossibilità di alternative che stronca le aspirazioni liberatorie. Stretti tra que-ste due morse, movimento operaio e sinistre, si piegano e/o si spezzano. Gli anni che ho vissuto con Giorgio, ma anche con molti altri protagonisti che ho citato e con movimenti straordi-nari che hanno provato a rilanciare la sfida, come quelli am-bientalista e pacifista, sono dal mio punto di vista cruciali, e oc-corre continuare a indagarli per capire le ragioni della sconfitta dell’oggi e come poter ripartire. La domanda che pongo, e mi pongo, è come e quando quella straordinaria costruzione che è stata rappresentata da un movimento operaio capace di connet-tersi alla società più vasta e di cimentarsi con i suoi gangli in modo consapevole e organizzato viene invece sconfitta. Ho già detto della morsa che nei fatti si andava stringendo. Gli elemen-ti di potere fideistico e in realtà subalterno allo stato di cose pre-senti erano componenti significative della sua storia, tragica-mente egemoni nella drammatica involuzione delle esperienze del cosiddetto socialismo reale. Quando poi alla crisi di esso si

Page 92: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

92 Roberto Musacchio

somma l’irrompere della globalizzazione e il realizzarsi di quel-la che io chiamo l’Europa reale, la pur poderosa e complessa costruzione dell’emancipazione italiana, ma in realtà europea, frana, non regge l’impatto. Irrompe un nuovo riduzionismo, quello del pensiero unico della globalizzazione liberista, che spazza via sia il riduzionismo del socialismo reale sia la com-plessità della costruzione del cambiamento consapevole realiz-zatasi in Europa e, con particolare ricchezza, in Italia. Lo scio-glimento del PCI fu, per me, una sorta di spartiacque. Col PCI, dove anche ero arrivato ad essere responsabile della commissio-ne ambiente, avevo continuato con Nebbia e molti altri un la-voro intenso di elaborazione, costruzione di programmi, verten-ze, movimenti, soluzioni istituzionali. Tutto ciò incideva sul profilo generale del partito stesso come dimostrò la straordina-ria discussione sul nucleare che attraversò il partito e la società. Nebbia, penso di poterlo dire, fu protagonista di un’altra idea di rifondazione del PCI, e di ripensamento radicale del comuni-smo. Questa idea fu sconfitta. Lo stesso fronte di quelli che era-no impegnati a cambiare fu diviso. Alcuni credettero che il sa-crificio di liberarsi del vecchio involucro fosse necessario ad af-fermare le cose per cui ci battevamo. Non fu così per Nebbia, per Laura Conti, per me e molti altri che pensavamo invece che il rischio era la dispersione di un accumulo storico che ren-deva improbabile la sua rifondazione. D’altronde tra gli alfieri del sacrificio c’erano molti che avevano combattuto contro il cambiamento, a partire dalla questione nucleare. In realtà era-no gli alfieri dell’altra idea, quella della politica come potere. Un’idea che con l’avvento del pensiero unico non avrebbe la-sciato altro spazio che dismettersi o arruolarsi nel nuovo campo della governabilità senza, ed anzi contro, la trasformazione. La stagione successiva allo scioglimento del PCI ci consegna una lunga fase di transizione che non ha ancora trovato uno sbocco nel versante di chi vuole riproporre il tema del cambiamento. Da una parte Rifondazione comunista, cui aderii continuando ad occuparmi di ambiente, tentò una resistenza ma anche di ri-proporre terreni di nuovo avanzamento in particolare nella si-nergia con i nuovi movimenti alterglobalisti. Dall’altra le spe-ranze che il nuovismo prendesse un corso positivo si sciolsero ra-pidamente nell’adeguarsi alla rivoluzione conservatrice in atto.

Page 93: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia, il politico 93

Rivoluzione conservatrice che ha fin qui sconfitto anche i pur straordinari movimenti che si sono ripresentati cogliendo anche qualche successo, come nel caso dell’acqua. Ma il segno predo-minante, ed asfissiante, dell’Europa reale è quello di essere una articolazione per di più particolarmente mostruosa della globa-lizzazione liberista. Lo dico da europeista che ha dedicato all’Europa questi ultimi quindici anni, sia nell’esperienza di par-lamentare europeo, sia nella pratica dei movimenti e delle rifles-sioni. Quella che propongo è infatti l’idea che dovremmo pro-vare a fare a livello europeo quello stesso lavoro di conoscenza, coscienza e costruzione di consapevolezza che riuscimmo a fare per l’Italia. Per un periodo l’Europa è stata il luogo del compromesso sociale più avanzato, del modello sociale euro-peo. Questo fatto si è avvalso però soprattutto di livelli di rappor-ti di forza che poggiavano su base nazionale anche se garantiti dal peso complessivo del movimento operaio. Sia i rapporti di forza nazionali che il peso complessivo del movimento operaio sono stati divelti alle fondamenta dalla rivoluzione conservatri-ce della globalizzazione liberista. E noi non abbiamo saputo cogliere come proprio il modello sociale europeo fosse al cen-tro del mirino e che occorreva difenderlo rifondandolo. Questa rifondazione chiedeva, e chiede, due cose. Che si determini una nuova dimensione direttamente europea dei soggetti del cambiamento, del movimento operaio e di tutti gli altri. Che si affronti in modo alternativo il tema della globalizzazione pen-sando un ruolo del tutto diverso per l’Europa. Anche qui non sono mancate le suggestioni, purtroppo sconfitte. Penso all’idea di un’Europa dall’Atlantico agli Urali di cui parlavano Berlin-guer, Brandt e Palme e che ispirò i movimenti pacifisti degli anni Ottanta. Non un super-Stato ma un’altra idea di globaliz-zazione a identità sociale, come ci dice Balibar. Abbiamo inve-ce l’Europa della troika cane da guardia della austerità e dei muri contro i migranti. L’Europa del “mai più guerra” giurato dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale, nata nel suo seno, diventata invece oggi quella delle tante guerre. Questa Europa reale per essere rovesciata radicalmente e riconnettersi con le speranze di chi l’ha pensata ha bisogno di un lavoro intenso di co-noscenza, di relazione, di costruzione, di liberazione. Chi sono gli europei, queste donne e uomini invecchiati e incattiviti come

Page 94: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

94 Roberto Musacchio

dice lo stesso papa Francesco? E come possono ritrovare speran-za e coraggio di futuro affrontando la loro realtà demografica, ambientale, economica, sociale, culturale, il loro posto nel mon-do in modo aperto, meticciato, solidale? Questo lavoro, che mi appassiona, vorrei fare anche con Giorgio Nebbia perché so che ne è certamente capace. Auguri Giorgio!

Page 95: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio, le favole, il sole e l’universal designNicoletta Nicolini

a Gabriella Menozzi Nebbia

Non ama definirsi ecologo, né ambientalista, né padre nobile dell’ecologia o militante della primavera ecologica, meno che mai storico, al massimo concede un interesse verso le scoperte e le innovazioni associate al mondo delle cose. Ma chi è Gior-gio? Oltre ad essere un uomo di scienza, insegnante, militante, politico e grande divulgatore è un arrabbiato, inquieto, curio-so, controcorrente, coraggioso merceologo che ascolta il vento e le favole che porta. Un annusatore di favole o, detto in modo più elegante, un parfumeur di favole. Giorgio sente che a poco a poco qualche cosa sta cambiando, lo annusa, lo capta ma con-trariamente alla protagonista di Chocolat non fugge alla ricerca di altri paesi ma si ferma e cerca di raccontare.

E di favole ne ha ascoltate e scritte parecchie. Ben 4.700 la-vori tra articoli scientifici, conferenze, saggi in convegni, tra-scrizioni di atti parlamentari, testi per trasmissioni radiofoni-che e televisive etc. La parte più consistente dei 4.700 lavo-ri è divulgativa, 2.040 articoli su quotidiani (“Il Giorno”, “Il Messaggero”, “La Stampa”, “Il Manifesto”, “Liberazione”, “La Gazzetta del Mezzogiorno”, “Il Mattino”, “Il Gazzettino di Ve-nezia”, “La Sicilia”), 1.260 articoli su riviste settimanali o men-sili (“Airone”, “L’Europeo”, “Sapere”, tra le altre) e 270 testi di conferenze. In questo breve scritto vorrei sottolineare in par-ticolare due articoli: il primo non è suo ma di Maria Telkes e segna gli inizi di Giorgio verso le tematiche ambientali; il se-condo è un articolo in âgé che affronta, anticipando, i proble-mi degli anziani.

Page 96: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

96 Nicoletta Nicolini

Brevissima biografia

Nato a Bologna nel 1926, frequenta ingegneria in quella cit-tà perché vuole “inventare” e conosce Walter Ciusa, allora li-bero docente di merceologia nella facoltà di Economia e Com-mercio e incaricato di chimica analitica a ingegneria. Con Ciusa instaura un legame molto forte. Ciusa è un maestro, ha una visione larga delle cose, affronta le tematiche scienti-fiche con un approccio multidisciplinare e, quando divente-rà, più tardi, titolare di merceologia a Bologna ne rivoluzione-rà anche l’insegnamento: non più elenchi noiosissimi di merci ma studio dei cicli produttivi, analisi delle risorse trasformate in prodotti con la loro carica di materia ed energia e riutilizzo degli scarti. Impostazione che verrà adottata in seguito anche da Giorgio. Per Ciusa, Giorgio Nebbia lavora come dattilogra-fo, disegnatore, segretario, impara come si prepara un concor-so, come si scrivono le pubblicazioni e le dispense per gli stu-denti, e a “fare la bibliografia”, da qui forse la sua curiosità per il passato. Ormai Giorgio è innamorato della chimica, lascia ingegneria dopo il biennio e si laurea in chimica nel 1949 a Bari con Riccardo Ciusa, padre di Walter. Libero docente nel 1955, vince la cattedra di merceologia a Bari nel 1958, cattedra che terrà fino al 1995. Nel frattempo diventa anche deputa-to per la Sinistra indipendente tra il 1983-1987, e senatore dal 1987 al 1992. Nel 1985 fa anche parte del consiglio comuna-le di Massa Carrara, nel pieno del dibattito sulla Farmoplant-Montedison, fabbrica produttrice di fitofarmaci e responsabile di vari incidenti nella zona. Periodo piuttosto pesante per Gior-gio sia per gli impegni contemporanei alla Camera, sia perché attaccato dal PCI, allora in difesa degli inquinatori pur di salva-re posti di lavoro, e dagli ambientalisti che non avevano gradi-to la presenza di Giorgio nelle liste PCI. Il periodo Farmoplant dura comunque solo due anni finché un referendum decreta la chiusura della fabbrica.

Giorgio ha anche tre lauree honoris causa in Scienze econo-miche e sociali (Università del Molise), in Economia e Com-mercio (Università di Bari e Università di Foggia).

Page 97: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

97

Ma quando inizia l’interesse verso le risorse naturali?

Il primo riferimento a Giorgio ambientalista l’ho trovato, pic-colo piccolo, nella “Stampa Sera” del 1957. Era nel palinsesto del terzo programma della radio, a cura di Vittorio Somenzi: ore 19, “Lo sfruttamento dell’energia solare - Giorgio Nebbia: i distillatori solari”. Ma come era nato questo interesse? Il merito è di Maria Telkes, chimica ungherese, emigrata negli Stati Uni-ti nel 1925. Aveva lavorato per la Cleveland Clinical Founda-tion, per la Westinghouse Electric e nel 1939 era approdata al Massachusetts Institute of Technology (MIT).

Telkes aveva già sfruttato l’energia solare durante la guerra inventando un sistema per rendere potabile l’acqua di mare in aiuto dei naufraghi dell’esercito americano, ma è più nota per la sua casa solare a Dover, Massachusetts. Insieme all’architetta Eleanor Raymond, finanziate con i 20.000 dollari di una scul-trice, Amelia Peabody, Maria Telkes aveva progettato nel 1948 un sistema tutto diverso dalle case solari precedenti, il cui ri-scaldamento, ad acqua e complicato da intrecci di tubi, si ren-deva inservibile nelle ore notturne. La Telkes aveva introdotto al posto dell’acqua un prodotto chimico, il sale di Glauber, che intrappolava il calore meglio dell’acqua e lo rilasciava più len-tamente, garantendo quindi il tepore senza il sole. Ben ventu-no tonnellate di sale, che ad essere onesti non hanno avuto un gran risultato poiché dopo tre anni la casa si era resa inabitabi-le per la corrosione dei contenitori, dovuta al sale. In ogni caso Giorgio Nebbia legge l’articolo nel 1953, anzi, come egli stes-so dice, “l’articolo ha cercato lui”, e si scatena. Organizza de-gli apparecchi con lastre di plexiglas, pubblica i risultati al con-gresso di geofisica di Genova nello stesso anno, fa esperimen-ti per due anni di seguito sulla terrazza dell’Istituto di merceo-logia di Bari, dove costruisce distillatori in vetro, legno, plastica che verranno esposti alla Fiera del levante; a Bologna li installa ai Giardini Margherita e li controlla con cura portandosi a vol-te Mario, il figlio allora piccolino.

I distillatori di Giorgio avranno successo: verranno adopera-ti a Ventotene e in altri luoghi. Inizia quindi da qui la sua at-tenzione per la dissalazione in genere e per la possibilità di usa-re la radiazione solare come fonte energetica, mantenendo sal-

Giorgio, le favole, il sole e l’universal design

Page 98: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

98 Nicoletta Nicolini

do il principio che la tecnica deve essere al servizio dell’uomo e non del profitto.

Ma inizia anche il periodo di lotta (che comprende anche il periodo parlamentare). Ben 39 progetti di legge, di cui 4 come primo firmatario, 276 interpellanze, 81 interventi, al grido di “protestando si vince”. Tra questi ho scelto solo alcuni temi. Giorgio è contro il nucleare. Ha sempre sottolineato i pericoli e i possibili incidenti (dove le scorie?) e la dipendenza dall’e-stero per la fase di realizzazione e di gestione degli impianti; ha una netta presa di posizione contro la centrale elettronucle-are di Montaldo di Castro; stila la relazione di minoranza con Mussa-Ivaldi nella commissione sulla sicurezza nucleare nel 1980, insomma dimostra che l’energia elettrica prodotta non è né economica, né pulita, né sicura. Tutto ciò in disaccordo con la sinistra che allora più che mai perseguiva il mito dello sviluppo e mostrava molta diffidenza verso chi criticava il con-sumismo, seguendo lo slogan “meglio inquinati che disoccu-pati”. Giorgio era contro l’eccessivo uso del fosforo nei detersi-vi che, aumentato esponenzialmente tra il 1965 e il 1975 per il diffondersi delle lavatrici, aveva portato a pesanti casi di eutro-fizzazione delle acque con moria di pesci; la legge Nebbia del 1984 ne imponeva una diminuzione drastica in quattro anni, tenuto conto che i detersivi inquinavano quasi quanto gli sca-richi industriali. Era contro il piombo tetraetile nelle benzine che, tra l’altro, impediva l’installazione dei filtri per ridurre le emissioni, suggerendo in alternativa l’uso dell’etanolo come si pensava già negli anni Venti. Era contro la caccia. La fauna fa parte dell’ambiente: la costituzione tutela il paesaggio e quindi la fauna ne fa parte integrante, oltre che appartenere a tutti; si batte per l’abolizione della caccia, è promotore di un referen-dum nel 1978, che purtroppo non raggiunge il quorum e falli-sce. In seguito appoggerà con entusiasmo anche la campagna di “Topolino” nel 1991 in difesa delle marmotte. In difesa an-che dei consumatori, Giorgio interviene più volte sui giornali e alla Camera per i numerosi episodi di sofisticazioni alimenta-ri, il più sinistro dei quali era stato lo scandalo del vino al me-tanolo con ventitré morti e innumerevoli casi di cecità. Secon-do Giorgio una non trascurabile responsabilità era anche da at-tribuirsi alla riforma sanitaria che aveva smantellato la struttu-

Page 99: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

99

ra centrale di controllo per affidarla alle USL di cui alcune era-no efficienti e altre no.

Giorgio ascolta il vento o lo anticipa?

E veniamo all’articolo in âgé. Mi ha colpito molto lo scrit-to del 2001 uscito su “La Stampa” riguardo agli “anziani di-menticati dal mercato”. Giorgio rileva la troppo poca attenzio-ne verso i loro bisogni materiali, la pubblicità è per lo più ri-volta ai bambini o ai cosmetici o alle auto, le abitazioni prima erano occupate da famiglie con i figli; ora che i figli sono cre-sciuti e se sono fortunati hanno trovato lavoro e alloggio fuori casa, rimangono appartamenti inutilmente grandi, vuoti e co-stosi. Gli anziani hanno esigenze particolari e bisogni diversi: trasporti con gradini bassi e con appoggi funzionali, una mag-giore facilità nell’apertura delle scatolette, apparecchi più sem-plici; insomma Giorgio auspica una politica di maggiore flessi-bilità nelle cose, nelle case, nelle merci. Ma questi sono i prin-cipi dell’universal design!

L’articolo, come dicevo, è del 2001. Nello stesso anno l’OMS rivoluziona il concetto di disabilità (accettato dall’Italia solo nel 2009) e ne allarga il principio: non è più una malattia del cor-po (e quindi di competenza medica) ma diventa una limitazio-ne funzionale a causa di fattori contestuali (ambientali, perso-nali). Ad esempio una persona miope in Italia con gli occhiali non viene considerata disabile, ma la stessa persona in un paese dove non è garantito l’acquisto degli occhiali lo diventa, nono-stante la stessa limitazione, a causa di fattori contestuali. È l’am-biente sociale che diventa importante.

Tra i sette principi dell’universal design per la progettazione di edifici e di prodotti, che li rendono di per sé accessibili a ogni categoria di persone, al di là dell’eventuale presenza di una con-dizione di disabilità, c’è l’uso equo, l’uso flessibile, l’uso sempli-ce e intuitivo. Quindi non ci si rivolge soltanto ai disabili, ma anche agli anziani, ai genitori con passeggini, ai bambini, a per-sone temporaneamente invalide. Si passa dal progettare senza barriere al progettare spazi e cose per una stessa società inclusi-va e accessibile. Cioè si ritorna al principio, semplice semplice,

Giorgio, le favole, il sole e l’universal design

Page 100: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

100 Nicoletta Nicolini

già enunciato da Giorgio, sull’attenzione ai rapporti tra le cose e gli esseri umani.

Per concludere

Qual è il filo rosso che nei pensieri di Giorgio lega i diver-si argomenti (energia, rifiuti, cose, acqua, ambiente etc.)? Ne individuo due: il rasoio di Occam e la parabola delle mucche (Lloyd-Hardin). Anche qui troviamo i principi dell’universal design tra cui la semplicità che ricerchiamo negli impianti, nelle costruzioni, nei prodotti, negli strumenti. Ma, attenzio-ne, ribadisce Giorgio, occorre una gestione comune e solida-le delle risorse; la terra fornisce risorse a tutti se non aumen-ta l’avidità e il vantaggio individuale. Usare materie riciclabili per poter continuare a consumare non basta; la terra non è in-finita. La società umana deve vivere della rendita della natura e non del suo capitale. In pratica “consuma di meno - elimina gli sprechi - riusa”.

Ma ci sarà un futuro secondo Giorgio? Certo. Si vincono le battaglie se cresce la consapevolezza “cosologica”: bisogna sa-pere di che cosa sono fatte le cose, da dove vengono le materie, come vengono trasformate, come si possono recuperare, qua-li effetti hanno... Con coraggio, fantasia, cultura e studio si po-tranno unire le tre “e”– energia, ecologia, economia – e indica-re le vie per soddisfare i bisogni dell’uomo. E poiché l’energia solare è il più grande punto d’incontro di culture, di civiltà, di storia, concludo con una frase di Giorgio: “il futuro è solare”.

Page 101: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

L’importanza negletta della merceologiaLuigi Notarnicola

Nell’ambito dell’apprezzabile iniziativa della Fondazione Mi-cheletti in occasione del novantesimo compleanno del profes-sor Giorgio Nebbia, come suo allievo e amico, ricorderò alcu-ni punti della sua attività che hanno influenzato la merceologia nel corso di vari decenni.

Nel 1958, nella facoltà di Economia e Commercio dell’Uni-versità di Bari, il successore dell’allora professore di merceologia Walter Ciusa, trasferito all’Università di Bologna, è stato Giorgio Nebbia, laureato in chimica a Bari e assistente di merceologia nell’Università di Bologna, e appena trentaduenne vincitore del concorso di professore ordinario di merceologia a Bari.

L’Istituto di merceologia di Bari, a quel tempo, si trovava sul lungomare, nell’attico della facoltà di Economia e Commercio. Aveva un’aula, con banchi di legno disposti a gradinata, una bi-blioteca con poche riviste e collezioni di libri raccolte dai do-centi che si sono succeduti a partire dal 1886, un museo mer-ceologico, varie stanze per il direttore e gli assistenti e due labo-ratori, uno con attrezzature antiquate dove si svolgevano analisi chimico-merceologiche e l’altro per il direttore.

Erano gli anni della ricostruzione. Eppure in quelle condi-zioni Nebbia iniziò ad insegnare, potenziò la biblioteca e il la-boratorio, strutture indispensabili per condurre ricerche di chi-mica analitica applicata all’identificazione di falsificazioni e frodi con l’uso di strumenti da poco scoperti e dispositivi da lui stesso progettati.

Sono di questo periodo i lavori sulla dispersione del potere rotatorio di vari aminoacidi, dell’indice di rifrazione degli oli alimentari, la determinazione degli spettri di fluorescenza de-gli oli di oliva, quelle sull’utilizzazione dell’energia solare e sui

Page 102: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

102 Luigi Notarnicola

rapporti fra produzione e ambiente.La merceologia insegnata fino allora, quasi sempre da chi-

mici nelle facoltà economiche, non andava oltre la descrizio-ne pura e semplice delle merci. Nebbia sosteneva che l’inse-gnamento doveva dedicarsi all’analisi dei cicli produttivi, intesi come processi di trasformazione delle risorse naturali in merci, da studiare nei loro bilanci di materia e di energia, con partico-lare riferimento al ruolo che il riutilizzo dei sottoprodotti avreb-be avuto nello stimolare innovazioni merceologiche, anticipan-do, già da allora, i problemi che sarebbero divenuti centrali ne-gli studi ambientali.

Nebbia organizzò il primo convegno di merceologia a Bari nel settembre 1962 sul tema “Progresso tecnologico e miglio-ramento della qualità” e pubblicò gli atti dei lavori nel primo fascicolo dei “Quaderni di Merceologia”, destinati a diventare “sede regolare di articoli e lavori che investono la merceologia, come territorio di ricerche sperimentali e come disciplina di in-segnamento e che riguardano i delicati aspetti delle conseguen-ze del progresso produttivo, esaminate dal punto di vista storico, tecnico, economico, educativo”.

Ha tenuto per incarico per ventidue anni l’insegnamento di ecologia, spiegando fenomeni negativi come l’inquinamento, la degradazione del suolo e gli effetti tossici dovuti all’uso de-gli insetticidi clorurati non biodegradabili e per sette anni l’in-segnamento di storia del commercio con l’Oriente, facendo no-tare agli studenti il ruolo politico che il commercio delle merci ha avuto nel passato, come oggetti di scambio e portatrici di co-noscenze e di cultura nel mondo di allora.

Deputato dal 1983 al 1987, e poi senatore nella Sinistra indi-pendente fino al 1993, intervenne portando il suo valido contri-buto competente di merceologo nelle discussioni di vari proble-mi – sofisticazione delle merci, leggi sui detersivi e sui carbu-ranti, leggi sul trattamento dei rifiuti e sulla lotta contro l’inqui-namento associato all’uso dei concimi e pesticidi, le norme per ridurre l’inquinamento dell’aria e dell’acqua dovuto alla pro-duzione dell’energia e delle merci, sulla sicurezza delle fabbri-che, norme per ridurre l’effetto serra etc. – che fanno parte del-la merceologia.

La cosa curiosa è che mentre l’insegnamento della merceolo-

Page 103: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

L’importanza negletta della merceologia 103

gia è stato eliminato nelle scuole secondarie, laddove era attivato, e dai piani di studio di numerose facoltà di economia, i problemi merceologici vanno assumendo sempre maggiore importanza.

Autore di molti libri, tra cui L’energia solare e le sue applica-zioni, Il problema dell’acqua, Risorse naturali e merci. Un con-tributo alla tecnologia sociale, La società dei rifiuti, Lo sviluppo sostenibile, Sete, Alla ricerca di un’Italia sostenibile, Lezioni di merceologia. Dizionario delle merci, ha inoltre scritto numero-sissimi saggi su riviste scientifiche, negli atti di convegni nazio-nali e internazionali e moltissimi articoli comparsi in quotidia-ni e riviste di divulgazione scientifica, che affrontano problemi in molti campi riconducibili al filone merceologico.

L’attività di Nebbia, rivolta tuttora a collocare nell’ambito sto-rico eventi, processi e fenomeni succedutisi negli anni passati e a difendere il ricordo di fatti ed eventi importanti per la storia dei processi produttivi e dei problemi ambientali, suscettibili di essere col tempo dimenticati, rappresenta una sorta di invito ai giovani merceologi ed economisti perché completino quel-lo che lui, esimio sociomerceologo, è riuscito a fare nei lunghi anni della vita universitaria e di quella da illustre pensionato.

Page 104: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

L’individualismo collettivo di GiorgioLuigi Piccioni

Nell’immaginare questo incontro ho pensato spesso a una circostanza singolare.

Omaggi come quello che tributiamo oggi a Giorgio vengono di solito resi a figure che hanno legato gran parte della propria vita e del proprio operato a una istituzione sino a confondervi-si: un ateneo, un’associazione, un’assemblea elettiva, un parti-to, una disciplina scientifica, un giornale.

La giornata di oggi è invece anomala perché Giorgio è in questo senso un personaggio anomalo. Nella sua lunga vita ha attraversato una straordinaria gamma di arene pubbliche e ha contribuito alla loro esistenza e al loro successo in modo sem-pre generoso, ma non vi si è mai identificato fino al punto di confondere il proprio profilo esistenziale con nessuna di esse.

Ciò che intendo dire è che Giorgio è sempre stato un uomo di convinzioni e di relazioni umane più che un uomo di ap-partenenze, un uomo che è via via andato a cercare i luoghi e le persone che gli consentissero di esprimere al meglio le sue vocazioni e di coltivare le sue passioni e che ha saputo anche allontanarsene senza clamori quando ha ritenuto che il gioco non valesse più la candela, che lì iniziasse a perdere il suo tem-po o che – come ama dire – non ci si divertiva più. Nessuna di quelle tante arene pubbliche, che pure non esiterebbero a rico-noscere il loro debito nei suoi confronti, può insomma afferma-re che Giorgio sia stato o sia effettivamente “suo”.

A conferma di tutto ciò oggi, a festeggiare i suoi novant’an-ni abbiamo un nutrito drappello di persone che sono qui a ti-tolo individuale e non di istituzioni, se si fa eccezione per la sola Fondazione Micheletti. Se mi è consentito di utilizzare un ossimoro direi quindi che la vita di Giorgio è stata e conti-

Page 105: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

L’individualismo collettivo di Giorgio 105

nua ad essere contraddistinta da un indomito e felice “indivi-dualismo collettivo”.

La rappresentazione più vivace di questa sua postura esisten-ziale l’ho trovata qualche tempo fa nelle sue carte, conservate a Brescia negli archivi della Fondazione Micheletti, dove un rita-glio di quotidiano, con una confusa foto, mostra come nel lon-tano 1971, agli albori dell’ecologia politica in Italia, Giorgio si sia imbarcato assieme ai ragazzini del neonato WWF di Bari nell’organizzazione di un inedito e inaudito comizio di piaz-za per sollecitare partiti e candidati impegnati nella campagna elettorale per le amministrative ad adottare un’agenda di impe-gni ambientali.

Credo proprio che sia anzitutto questo modo di porsi di Gior-gio nei rapporti personali, nella ricerca, nelle lotte a spinger-ci ad essere qui in modo così spontaneo, affettuoso e convin-to, questa mattina.

Ma credo che gli siamo grate e grati anche per un altro mo-tivo e cioè per la sua sempre fresca capacità di declinare alcu-ne importanti parole ed espressioni che talvolta, soverchiati dall’egemonia culturale neoliberista, finiscono con l’apparir-ci invecchiate, logore o persino inservibili, come pace, giusti-zia sociale, nuovo modello di sviluppo, disarmo. Giorgio inve-ce queste parole e queste espressioni sa ogni volta ripetercele con una naturalezza e una radicalità sorprendenti, una natura-lezza e una radicalità che credo siano linfa preziosa per il no-stro operare quotidiano.

Pensavo in questi giorni che una vecchia canzone di Wolf Biermann esprime bene, ai miei occhi, questo peculiare contri-buto di Giorgio. Si intitola, appunto, Incoraggiamento.

Non ti far indurirein questi tempi durii troppo duri s’infrangono,i troppo aguzzi pungonoe subito si spuntano.

Non ti far logorare,usa il tuo tempo.Non puoi scomparire,

Page 106: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

106 Luigi Piccioni

di noi tu hai bisognoe noi, appunto, della tua serenità.

Non vogliamo tacerloin questo tempo tacito.Sui rami spunta il verde,vogliamo mostrarlo a tuttie allora lo sapranno.

Page 107: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Il principio di parsimonia, tra inquietudine e ricercaElsa Maria Pizzoli

L’iniziativa che è stata organizzata per ricordare Giorgio Nebbia nel suo novantesimo compleanno, è anche per me una occasione per voltarmi indietro e ripercorrere “quel poco che ricordo” di una lunga vita in cui sono stata sua collega e amica. So quanto sia difficile e spesso frustrante accedere oggi alla ri-cerca e all’insegnamento universitario; lo era forse un po’ meno quando ho varcato le soglie di un istituto di merceologia, ben-ché anche allora, sto parlando dei primi anni Cinquanta del se-colo scorso – mamma mia, quanto tempo fa! – c’era da passare vari anni con miseri stipendi assicurati da borse di studio, rin-novabili di anno in anno e poi da anni di “incarichi di insegna-mento”, precari e mal pagati, fino all’agognato concorso per un posto di “assistente”, come si chiamava allora l’impiego statale “di ruolo” che costituiva il primo gradino verso un insegnamen-to universitario stabile, passando attraverso istituti dimenticati, la libera docenza, alcuni concorsi e poi finalmente la conqui-sta “della cattedra”.

Una lunga corsa a ostacoli con le ansie e incertezze degli ar-ticoli da inviare alle riviste, la gioia quando ne era stata appro-vata la pubblicazione, e la correzione delle bozze e infine l’an-sia per i giudizi dei commissari. Non so come fosse nelle altre discipline, ma nella merceologia questo lungo cammino di ap-prendistato era facilitato se guidato da qualcuno che spiegasse la maniera di “fare la bibliografia”, di scrivere i lavori, di presen-tarsi ai possibili futuri commissari.

Giorgio Nebbia aveva vissuto questo apprendistato nei dieci anni passati con Walter Ciusa e io l’ho vissuto con Giorgio Neb-bia per altrettanti anni fino alla cattedra, e poi come collega ho diviso con lui l’insegnamento e la preparazione di altri studio-

Page 108: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

108 Elsa Maria Pizzoli

si. Nebbia ha sempre detestato la qualifica di “Maestro”, con la “M” maiuscola, che considera un servilismo, ma ha diretto, con spirito da maestro di bottega medievale, l’istituto nel quale ho lavorato con tante persone divenute poi docenti nelle universi-tà di Bari, Lecce, Foggia, Taranto.

Giorgio Nebbia è stato un’anima inquieta, sempre pronto a battere nuove strade, anche quelle che sembravano irritua-li come il riconoscere nelle conoscenze merceologiche i mo-tivi per occuparsi di dissalazione, le tecniche per ottenere dal mare quella che lui chiamava la merce-acqua, o dei problemi dei rifiuti, che lui considerava le “merci negative” dei proces-si di produzione e di consumo, o di quel capitolo delle fonti di energia in cui dava spazio all’energia del sole – temi poi oggi di-venuti di gran moda.

Per le attività di laboratorio c’erano sempre pochi soldi e tan-te ambizioni e da Nebbia abbiamo imparato a seguire il consi-glio del venerabile Guglielmo di Occam che non si deve fare con il più quello che si può fare con meno. Grazie a questo principio di parsimonia riuscimmo a costruire con mezzi mo-desti apparecchiature per la spettrofotometria di fluorescenza, per la misura della dispersione ottica rotatoria, per la estrazione controcorrente di pigmenti, perfino a scoprire qualche proprie-tà trascurata degli amminoacidi. E devo dire che i nostri “ac-crocchi” funzionavano.

Ma Nebbia insegnava instancabile, quello che lui aveva poi imparato da Ciusa, a studiare e descrivere i processi di produ-zione delle merci, quelli del passato considerando le cause del loro declino, e i possibili mutamenti previsti per il futuro. Tan-to che già il primo congresso di merceologia che si tenne a Bari nel 1961 – Nebbia era appena “andato in cattedra” – fu intito-lato “Progresso tecnico e miglioramento di qualità”, e ancora al nostro congresso di merceologia di Bari del 1983 demmo il tito-lo “Merci per il futuro”.

Anima inquieta per cui Nebbia abbandonava presto le nuove strade e lasciava a noi il compito di continuare, oppure porta-va le sue conoscenze nei movimenti di protesta ecologica, e poi in parlamento, per nove anni in cui ha continuato a frequenta-re l’istituto di Bari e a seguire quello che facevamo. Infine, rag-giunta l’età della pensione, si è ritirato e ha continuato a studia-

Page 109: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Il principio di parsimonia, tra inquietudine e ricerca 109

re e leggere a casa sua, avendo sempre vicino l’adorata moglie Gabriella, instancabile anche lei nell’alternare gli impegni fa-miliari con la correzione delle bozze e le ricerche bibliografi-che per il suo Giorgio, sempre discreta e amica di noi tutti.

Page 110: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia merceologo militantePier Paolo Poggio

Ho conosciuto gli scritti di Giorgio Nebbia nei primi anni Settanta, forse anche prima, ma non ne sono certo. Negli anni Settanta, chiusa precocemente la stagione del Sessantotto, il passaggio all’ambientalismo attivo avvenne in una dimensione esclusivamente locale e territoriale, facendo perno su una pic-cola sezione di Italia Nostra (Novi-Ovada) impegnata a contra-stare la politica di espansione industriale, in realtà di delocaliz-zazione, dall’area genovese in direzione dell’Oltregiogo. A dire il vero una politica di lunga, lunghissima, durata che veniva ri-proposta nel momento in cui le prospettive occupazionali non riuscivano più a far premio sull’impatto ambientale, e ciò in un territorio, le valli Orba, Stura, Lemme, rimaste relativamente incontaminate, rispetto a quel che era successo, da un lato alla valle Bormida e dall’altro alla valle Scrivia. Una politica quindi arcaica anche se si ammantava del rituale omaggio allo svilup-po e progresso materiale se non spirituale. Ne erano portavo-ce la totalità delle forze politiche e sindacali. L’atteggiamento delle popolazioni risultava enigmatico, non potevano nemme-no essere imputate di soggiacere alla sindrome nimby, si limita-vano a stare alla finestra. In quel contesto, era molto importan-te incrociare ed avere a supporto le analisi di Giorgio Nebbia, esponente di spicco di Italia Nostra, fortemente interessato agli inquinamenti industriali, alla gestione delle acque, all’esame ravvicinato delle confliggenti ragioni e interessi dei vari attori in campo, con la capacità di farsi interprete delle ragioni mute di soggetti molteplici, umani e non umani, presenti e futuri.

In un secondo momento, superata la fase più acuta del con-flitto, scongiurato il pericolo che industrie ad altissimo impat-to ambientale, quali la Cromium, venissero collocate ai piedi

Page 111: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia merceologo militante 111

del Turchino, spostammo l’attenzione verso la Bormida, cioè l’ACNA, essendoci dei segni premonitori di una ripresa delle lot-te che avevano segnato, a fasi cicliche, l’intero Novecento; lot-te che mi interessavano molto perché si presentavano come un conflitto tra l’industria e l’agricoltura, gli operai e i contadini; anche se la realtà era alquanto più complessa ma chiusa ne-gli archivi silenti di una storia sconosciuta e destinata a restare tale, visto lo stato delle ricerche (anche se qualcosa da allora è migliorato, non molto). Costretto all’inazione per grosso guaio personale, già a fine anni Ottanta, quando la partita era anco-ra aperta, ho formulato il progetto di un lavoro collettivo e plu-ridisciplinare volto a ricostruire nella sua interezza una vicen-da esemplare e di grande portata, anche se svoltasi in un con-testo appartato, del tutto fuori mano, una sorta di colonia inter-na, rispetto al triangolo industriale, e però sede di una delle più importanti industrie chimiche nazionali, la SIPE poi ACNA oltre che, a poca distanza, della Ferrania, della Montecatini di Cai-ro Montenotte, della cokeria di San Giuseppe (con la teleferica verso Savona, tuttora in funzione, cantata da Gadda...).

Giorgio Nebbia si dimostrò subito entusiasta e dopo un primo incontro diretto presso l’allora Istituto Gramsci di Alessandria entrò pienamente in opera, e chi lo conosce sa cosa vuol dire, partecipando anche con Gabriella a incontri militanti presso la centrale della contestazione, localizzabile a Cortemilia, trovan-do la convinta adesione di Bruno Bruna, una delle migliori in-telligenze del movimento di lotta contro l’ACNA, e di non mol-ti altri. Le urgenze erano, più o meno giustamente, considera-te di diversa natura. Di contro, sul fronte avverso, che si esten-deva ben al di là dei sostenitori aperti della fabbrica in territorio savonese, la diffidenza era fortissima: perché rinvangare vecchie storie quando con le nuove tecnologie si affronteranno i proble-mi e si concilieranno le ragioni dell’ecologia con quelle dell’e-conomia? Un argomento privo di consistenza perché il proble-ma dell’ACNA e delle tante altre fabbriche analoghe è che il pas-sato non si può cancellare. Su questo Nebbia partendo dai dati empirici delle diverse produzioni, del loro variare nel tempo, del loro impattare sull’ambiente e sui corpi delle persone, era ineso-rabile e inaggirabile. Lo studio proposto venne realizzato solo in parte ma non fu inutile, anzi per me fu utilissimo dato che die-

Page 112: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

112 Pier Paolo Poggio

de vita ad una collaborazione ininterrotta, molto influente sia per le scelte della Fondazione Micheletti che per l’impostazio-ne del Museo dell’industria e del lavoro, che avevamo comin-ciato a proporre da metà anni Ottanta, incontrando ogni sorta di ostacoli e ostilità, e di cui Giorgio colse subito la ratio, le finalità e potenzialità. Intanto la vicenda aziendale dell’ACNA finiva ab-bastanza di colpo e inaspettatamente. La storia aveva intrapre-so un percorso imprevisto e alquanto ironico: le ragioni dell’a-gricoltura erano sostenute da interessi più forti di quelli dell’in-dustria, non a caso ha sede nelle Langhe l’azienda capitalistica-mente più solida del nostro paese.

Per ragioni di spazio è impossibile richiamare la gran quan-tità di progetti e realizzazioni promosse su impulso e con la complicità di Giorgio sia sul versante dell’ambiente che del-le tecniche, nella sua ottica inestricabilmente connessi, cer-cando di coniugare la ricerca con la divulgazione, in base ad una opzione convinta per la democrazia e la diffusione gene-ralizzata del sapere, al di là e contro le barriere specialistiche. Una traccia, non esaustiva, si può trovare nella rivista on-line “Altronovecento”1 che abbiamo promosso su sua sollecitazione.

L’approccio radicalmente empirico diventa utopico in ragio-ne dello stato della politica, così l’istanza apparentemente ov-via di approfondire la conoscenza delle merci in un società in cui occupano uno spazio crescente, in prospettiva ogni spazio, viene accantonata o osteggiata perché quel che conta non è il valore d’uso ma il valore di scambio, anzi unicamente la pro-duzione della merce denaro a mezzo di denaro. La merceolo-gia assume così una dimensione critica, mai apocalittica. E lo stesso vale per l’indagine sulle tecniche viste nel rapporto con le persone e l’ambiente, senza approdare alla divinizzazione con-templativa, in positivo o negativo, della Tecnica unico soggetto, disumano e radicalmente antiecologico.

1 Disponibile all’indirizzo http://www.fondazionemicheletti.it/altronove-cento.

Page 113: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Convergenze e conflitti in difesa del pianetaFulco Pratesi

I miei ricordi legati a Giorgio Nebbia risalgono ai primissimi anni del WWF, quando ci aiutò nelle battaglie contro le peggio-ri minacce all’ambiente. In uno dei primi numeri del “Bollet-tino del WWF” negli anni Sessanta, compare la foto del giovane professore dell’Università di Bari sul palco in una nostra mani-festazione, mi pare contro una centrale termoelettrica in Puglia o un’altra iniziativa fortemente inquinante nel golfo di Manfre-donia, non lontano da luoghi in cui il WWF già era presente in difesa delle ultime paludi della Capitanata. E fu lui a metterci in guardia contro le tremende conseguenze degli inquinamen-ti, non solo atmosferici.

Ma le occasioni più intense degli incontri con Giorgio, era-no legate al mio periodo di collaborazione con Italia Nostra dal 1970 al 1980. Proprio dalla mia appartenenza a Italia Nostra, alla quale ero iscritto fin dai primi anni dell’università, nacque-ro grandi amicizie e reciproca stima con uomini come Fabrizio Giovenale e Giorgio Nebbia, Giorgio Bassani, Antonio Ceder-na, Italo Insolera e altri che considero miei modelli di vita. E dal “gruppo verde” di Italia Nostra nacque, grazie all’iniziativa mia e di Arturo Osio, il WWF nel 1966.

Nei primi anni la conservazione del patrimonio, storico, ar-tistico e naturale della nazione (come nei programmi di Italia Nostra) era vista con sufficienza da una certa sinistra. Ricordo ancora le ironie sull’ecologia “delle contesse” riservate alle in-trepide fondatrici e attiviste di Italia Nostra, da Desideria Paso-lini dall’Onda a Teresa Foscari Foscolo, Giulia Maria Mozzoni Crespi, tutte nobildonne che dettero a Italia Nostra, guidata al-lora da Giorgio Bassani, energia, passione ed efficienza.

E molti sarcasmi, se non peggio, erano riservati, ai primi anni

Page 114: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

114 Fulco Pratesi

dalla sua fondazione, proprio al WWF che quest’anno festeggia il suo cinquantesimo anniversario ed occupa il primo posto tra le associazioni ambientaliste italiane con successi anche concreti.

Il fatto è che questa derivazione da una fondazione interna-zionale (The World Wildlife Fund) fondata nel 1961 da perso-naggi del calibro di Julian Huxley, Peter Scott, Filippo d’Edim-burgo, Guy Mountfort e che in seguito accolse Thor Heyer-dahl, Edmund Hillary ed altri naturalisti, presieduta in Italia dal marchese Mario Incisa della Rocchetta (proprietario del fa-moso Ribot e creatore del vino Sassicaia) non piaceva a molti. Ricordo con dolore affermazioni di famosi ecologi del tempo, come Laura Conti, che parlava di “ecologia del panda” nel suo Che cos’è l’ecologia del 1977, o le ingiuste critiche di Dario Pac-cino in L’imbroglio ecologico del 1972.

Ma questi giudizi – grazie al consenso e al supporto di perso-ne come Giorgio Nebbia e Antonio Cederna in tante battaglie – non ci fecero deflettere dai nostri obbiettivi. È stato pubbli-cato col simbolo del panda nel 1973 il nostro primo opuscolo, Energia nucleare, morte pulita, che aprì per primo la lotta con-tro il nucleare ispirato alle idee di Giancarlo Matteotti, un gran-de politico e pensatore che ci sostenne anche nella lunga criti-ca contro una crescita demografica galoppante (sulla quale ri-cordo un dissidio proprio con Giorgio Nebbia a Italia Nostra).

Le lotte antinucleari da noi iniziate – e che in seguito tutti ab-bracciarono, a iniziare dai Radicali – portarono al successo in due successivi referendum.

La mia chiacchierata dovrebbe consigliare a tutti coloro che generosamente si battono o si sono battuti per un’Italia migliore come la sinistra ecologista, di giudicare con apertura mentale e una benevola tolleranza i movimenti, da qualsiasi parte emer-gano, e che sostengono delle cause oggi considerate marginali o trascurabili. Come la lotta contro OGM e pesticidi, vivisezione e abbandono dei cani, diete vegane e vegetariane, difesa di or-ganismi giudicati nocivi o invadenti, bracconaggio o maltratta-menti, controllo demografico o traffico di specie protette.

Come ha sottolineato Ermete Realacci, dopo l’uscita dei Ver-di (che pure tanti meriti hanno avuto) bisogna aprirsi con fidu-cia e solidarietà verso tutti coloro che si battono per un mondo migliore e per la difesa del pianeta, anche se, apparentemente,

Page 115: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Convergenze e conflitti in difesa del pianeta 115

con obiettivi e metodi non sempre condivisi o compresi.L’insegnamento e l’atteggiamento, sempre saggio e tolleran-

te, pur nei peggiori conflitti – sostenuti da un profondo amore per la scienza – e l’onestà ideologica di Giorgio Nebbia ne fan-no un apostolo dell’ambiente al quale tutti noi siamo debitori.

Page 116: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Le merci, la natura e il lavoro nella visione di Giorgio NebbiaGiovanna Ricoveri

Professore di merceologia alla facoltà di Economia e Com-mercio dell’Università di Bari (1959-1995), e di ecologia nella stessa facoltà (1972-1994), parlamentare della Sinistra indipen-dente (1983-1992), Giorgio Nebbia è il più importante ecolo-go italiano, il padre nobile del movimento ambientalista italia-no e internazionale, assertore convinto dell’ecologia politica in-tesa come progetto di trasformazione dell’economia e della so-cietà. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di innu-merevoli saggi e articoli divulgativi sulla trasformazione delle risorse naturali in merci, sull’acqua e sulla dissalazione dell’ac-qua, sull’energia solare e su quella nucleare, sulla cementifica-zione dei suoli, sull’inquinamento in agricoltura e nelle fabbri-che, sul metabolismo della città, sullo smaltimento dei rifiuti e sugli inceneritori e su molti altri temi, scrive oggi su “Altrono-vecento”, rivista della Fondazione Micheletti, su “CNS - Ecolo-gia Politica”, su “La Gazzetta del Mezzogiorno” e su molte al-tre testate e siti.

Giorgio Nebbia è uno scienziato che ha “cuore e intelligen-za”. Sa parlare a persone di ogni età ed estrazione sociale, de-scrivendo fatti e persone con un linguaggio apparentemente semplice, che coniuga sempre il rigore scientifico e il buon-senso con la leggerezza della prosa. Racconta storie di inqui-namenti, di mala salute, di scoperte scientifiche, ma anche di merci oscene come le armi e il nucleare, o della vita e del pen-siero dei grandi protagonisti dell’ecologia, della politica, della scienza e della storia come Nicholas Georgescu-Roegen, Lewis Mumford o Alfred Marshall. Va al cuore dei problemi, alla loro essenza, e riesce a farlo perché ha una visione complessiva de-gli aspetti teorici e pratici dei temi che affronta.

Page 117: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Le merci, la natura e il lavoro nella visione di Giorgio Nebbia 117

Contestualizza il “racconto” rispetto alle conoscenze che il lettore già possiede, che arricchisce con informazioni specifi-che al tema che sta trattando, derivanti dal cinema e dalla lette-ratura. Soprattutto, racconta ogni aspetto della sostenibilità am-bientale alla luce delle grandi questioni ecologiche, prima tra tutte quella che regola il “funzionamento” della vita, e cioè la circolazione di materia e di energia dai corpi naturali (aria, ac-qua e suolo) agli esseri viventi (vegetali e animali). Con la for-mula M-N-M (merci-natura-merci), Giorgio Nebbia sintetizza la causa centrale della questione ecologica, consistente nel fatto che la produzione di merci non avviene a mezzo di denaro né di altre merci, ma a mezzo di natura e di risorse naturali, che sono abbondanti ma non illimitate.

Conosco Giorgio Nebbia da venticinque anni, dal 1991, da quando uscì in Italia “Capitalismo Natura Socialismo”, la ri-vista di ecologia politica legata a quella statunitense, fonda-ta con lo stesso nome due anni prima in California da James O’Connor, il teorico della seconda contraddizione. “CNS” ita-liana ebbe molto successo agli inizi, perché si proponeva di ri-spondere a una critica molto diffusa allora tra i comunisti criti-ci e una parte degli ambientalisti italiani, critica che O’Connor aveva messo a fondamento del progetto editoriale da lui avviato negli USA, in Italia, in Spagna e in Francia (il network di “CNS”).

La critica riguardava tre grandi questioni trascurate/negate – allora e purtroppo anche oggi – dalle forze politiche della sini-stra, comunista e socialdemocratica: primo, la crisi ecologica era ed è una causa importante di crisi economica e sociale, non solo del capitalismo ma anche della sinistra; secondo, lavoro e natura sono due contraddizioni speculari, che nel capitalismo maturo vanno affrontate insieme come due facce dalla stessa medaglia (come oggi dice papa Francesco nell’enciclica Laudato si’); ter-zo, i movimenti sociali – ambientalisti, femministi, urbani e dei lavoratori – erano e sono importanti per superare la crisi.

Giorgio Nebbia sostenne da subito la nuova iniziativa edito-riale, e non ha mai smesso di farlo anche nei momenti difficili attraversati da “CNS” italiana1 dopo l’arrivo al governo della de-stra berlusconiana. Per me, è stato un punto di riferimento de-

1 Disponibile all’indirizzo http://www.ecologiapolitica.org.

Page 118: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

118 Giovanna Ricoveri

cisivo per resistere, per non chiudere la rivista dentro il suo orti-cello, e aprirla invece alle nuove culture e ai nuovi soggetti, la-sciandosi contaminare dalla realtà in continuo cambiamento – spesso in modo radicale, negli ultimi decenni. Ma non raccon-to questo solo per la memoria, consapevole che il futuro si co-struisce a partire dal passato, ma anche perché sono convinta che le tre questioni poste da O’Connor agli inizi di questa ini-ziativa editoriale siano ancora oggi e debbano essere “messe a tema” da chi, a sinistra, dichiara di voler difendere la natura e il lavoro. Giorgio Nebbia ci riesce sempre, ed è questa la ragione per cui egli è oggi un faro per tutti noi, e come tale è unanime-mente riconosciuto. Buon compleanno, Giorgio.

Page 119: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Una visione storico-critica della tecnicaMarino Ruzzenenti

L’incontro con Giorgio Nebbia ha segnato profondamente la mia biografia pubblica.

Accadde venticinque anni fa in occasione dell’uscita del suo Lo sviluppo sostenibile del 1991, che venne a presentare a Bre-scia su mio invito. Stavo concludendo un difficile ed anche do-loroso distacco da circa vent’anni di impegno politico nel sin-dacato, molti a tempo pieno e nei settori industriali. Una riela-borazione mai conclusa di una sconfitta collettiva che mi impo-neva di ridefinire, quasi dalle fondamenta, il mio rapporto con la società, così come l’avevo vissuto nella prima metà della mia esistenza. Impresa ardua, bisognosa di nuovi punti di riferimen-to per non rischiare di tradursi, come avvenne a tanti, nel pro-verbiale riflusso nel privato.

Ebbene, Giorgio ha rappresentato forse il punto di riferimen-to più saldo, illuminante, fin da quel primo incontro, cui seguì una relazione per me straordinariamente feconda, di cui non posso che essergli grato.

La dimensione storica è stata ed è il terreno comune di que-sto dialogo. Il mio retroterra formativo era umanistico, cui si era sovrapposta la cultura operaista e industrialista propria di una certa sinistra sindacale, “comunista critica”, che aveva cercato di interpretare al meglio il “lungo autunno caldo”. Mantenen-do, sempre, un interesse particolare per la storia, come possibile supporto per decifrare più in profondità quei tumultuosi anni.

Ebbene, Giorgio Nebbia, chimico, merceologo, mi sorprese subito per quella sua peculiare attenzione alla dimensione sto-rica della scienza e della tecnica. Per chi è abituato all’ostenta-zione ultraspecialistica e supponente di tanti uomini di scien-za, questa passione per la storia potrebbe sembrare una sorta

Page 120: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

120 Marino Ruzzenenti

di hobby, un orpello superfluo. Tutt’altro, invece, nel caso di Giorgio Nebbia, il quale da sempre ha ben chiaro come la tec-nica abbia ben poco a che fare con quella sorta di divinità che domina gli umani e a cui gli stessi non possono che soggiace-re, la Tecnica con la “T” maiuscola di cui parla Emanuele Se-verino. La tecnica e la scienza, ci insegna Giorgio, sono parte integrante della cultura dei gruppi umani, e hanno asseconda-to e accompagnato l’evolversi e le modificazioni del loro modo di stare sul pianeta e di utilizzarne i flussi di materia e di ener-gia. Spesso in modo intelligente e lungimirante, a volte stupido e autolesionista. È insomma la dimensione storica che ci per-mette di acquisire una visione critica della tecnica e della scien-za, in questo senso assolutamente indispensabile per discerne-re il grano dal loglio, per apprezzarne, cioè, i risultati, ma an-che per individuarne i limiti e gli errori, di ieri, di oggi e, possi-bilmente, di domani.

Una visione critica, oggi, più che mai indispensabile per con-trastare i deliri dell’assolutismo scientista mantenendosi su di un terreno razionale e positivo. In questo senso l’opera divul-gativa di Giorgio Nebbia è esemplare: con un linguaggio im-pareggiabile sa trasmettere un profondo amore per le ricerca scientifica messa al servizio del bene comune, evidenziando nel contempo quelle che lui chiama “trappole tecnologiche”, ovvero gli effetti boomerang sull’ambiente, e quindi anche sul-la condizione umana, di malaccorte innovazioni.

E in effetti, da questa dimensione storica, come la interpreta Giorgio Nebbia, non si può non ricavare una particolare atten-zione ai risvolti sociali della tecnica, alle sue potenzialità di li-berazione ed emancipazione dei poveri e degli esclusi, a quan-to può contribuire alla creazione di un mondo più giusto. Ma nello stesso tempo, in lui, altrettanto importanti sono l’impe-gno militante e la vigilanza per combattere i risvolti potenzial-mente distruttivi delle tecnologie, quelle legate agli armamen-ti in primo luogo.

Ed ecco che in questo modo Giorgio Nebbia, dopo avermi preso per mano spingendomi a riprendere la ricerca storica, mi ha aiutato a ridefinire positivamente la seconda parte della mia esistenza, alimentando l’impegno per la polis in una prospettiva nuova, che non rinnega i primi venti anni “sindacali”, ma che

Page 121: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Una visione storico-critica della tecnica 121

tenta di assumerli criticamente in un percorso che abbia l’am-bizione di tenere insieme la giustizia ambientale con la giusti-zia sociale. Un’impresa ardua che Giorgio Nebbia, con la sua ironia e il suo sorriso, fa sembrare persino possibile.

Page 122: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Il professor emerito Giorgio Nebbia: un paladino d’eccezione delle biblioteche ambientaliAnna Laura Saso

Ho avuto il piacere di fare la conoscenza del professor Nebbia, tramite e-mail, durante l’organizzazione del Convegno “L’am-biente in biblioteca, le biblioteche per l’ambiente: reti e altre buone pratiche”, che si è tenuto a Roma il 15 aprile 2016, pres-so la Biblioteca nazionale centrale di Roma. Il convegno è sta-to promosso dalla Biblioteca ISPRA (Istituto superiore per la pro-tezione e la ricerca ambientale), la BNCR (Biblioteca naziona-le centrale di Roma), l’AIB (Associazione italiana biblioteche), il CNBA (Coordinamento nazionale biblioteche di architettura), in collaborazione con la rete “SI-Documenta” delle biblioteche e/o centri di documentazione del SNPA (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente). Era nostro intento favorire il dialo-go e l’incontro delle istituzioni bibliotecarie che operano sul ter-ritorio nazionale in ambito ambientale, di promuovere la cono-scenza delle diverse realtà esistenti, la condivisione delle risorse informative disponibili, delle best practices, delle competenze e delle strutture tecnologiche, rafforzare i rapporti di collaborazio-ne già esistenti e crearne di nuovi, nella logica del mutuo soste-gno, della creazione di circoli virtuosi in grado di sprigionare si-nergie e proprietà emergenti dal “fare rete”. Tutto ciò avendo a cuore il miglioramento dell’offerta di servizi inerenti le temati-che legate all’ambiente, verso ogni cittadino. È stata una gior-nata densa di confronto e dibattito, da cui sono scaturite nuove idee e progetti di collaborazione trasversali.

Al convegno era abbinato un premio attraverso il concorso di grafica e comunicazione “EnergicaMENTE”, per la creazio-ne di una locandina, comprensiva di slogan, destinata alle bi-blioteche, avente come tema il risparmio energetico, il rispet-to dell’ambiente e l’uso responsabile delle risorse ambientali.

Page 123: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Il professor emerito Giorgio Nebbia 123

Per quanto riguarda i luoghi deputati a raccogliere, cataloga-re, collocare, classificare, indicizzare e rendere disponibili i te-sti legati all’ambiente, possiamo dire che esistono varie tipolo-gie di biblioteche di interesse ambientale, a cui possono essere ascritte le seguenti strutture:

- le biblioteche e/o i centri di documentazione della rete ISPRA-ARPA-APPA “SI-Documenta” del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente;

- le biblioteche di scienze della Terra (geologia, geofisica, geo-mineralogia...), del mare, di scienze ambientali, biologia;

- le biblioteche degli enti di ricerca (ENEA, CNR, ISS, INGV, FAO, CREA etc.);

- le biblioteche e/o i centri di documentazione di associazio-ni ambientaliste, gruppi speleologici, enti parco, aree protette, accademie, fondazioni, musei di storia naturale;

- le biblioteche di enti locali (le public libraries della tradizio-ne inglese), impegnate in progetti di educazione ambientale e in attività orientate alla divulgazione dei principi della sosteni-bilità e/o depositarie di documentazione ambientale e/o ideate secondo criteri di bioarchitettura;

- le biblioteche private (e i relativi archivi) di eminenti stu-diosi, professori e protagonisti dell’affermazione dell’ambienta-lismo in Italia (per esempio il fondo “Giorgio e Gabriella Neb-bia” custodito presso la Fondazione Luigi Micheletti di Brescia).

Un insieme eterogeneo di biblioteche che, come tanti petali di uno stesso fiore, costituiscono la variegata rete BIA (bibliote-che di interesse ambientale).

Il professor Nebbia, ricevuto il programma del convegno, ha risposto con prontezza iscrivendosi e dichiarando immedia-tamente il suo sostegno e la sua intenzione di prendervi parte. Ecco il suo messaggio:

Gentile professoressa Saso,ricevo il programma del prossimo convegno sulle biblioteche per l’am-biente che si terrà a Roma il prossimo 15 aprile e la ringrazio.Mi sono iscritto e mi riprometto di partecipare. Premetto che sono un vecchio professore universitario in pensione da molti anni, sono un chi-mico e insegnavo merceologia, una disciplina che ha a che fare con la produzione e il consumo delle merci. Poiché inevitabilmente le modi-

Page 124: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

124 Anna Laura Saso

ficazioni ambientali derivano, in gran parte, proprio dalla produzione e dal consumo delle merci e dallo smaltimento delle merci usate, ho fini-to per occuparmi un poco di problemi ambientali.Credo che i libri e le biblioteche abbiano un ruolo centrale per la cono-scenza e l’eventuale alleggerimento dei guasti ambientali.Da quel poco che ho capito, esistono a questo proposito due principali problemi. Il primo è che cosa si intende per “ambiente”. A seconda degli studiosi e dei loro interessi, per “ambiente” si intendono cose diversissi-me: l’ecologia; la dinamica delle popolazioni (animali e umane); le fon-ti di inquinamento e quindi i processi agricoli e industriali che le produ-cono; le sostanze inquinanti e la loro analisi; i rifiuti industriali e urba-ni; la conservazione della natura; il paesaggio; l’erosione del suolo e del-le spiagge; i mutamenti climatici; l’etica ambientale; il funzionamento delle città; la storia dell’ambiente o degli inquinamenti o dei processi di riciclo (l’“economia circolare” come si chiama oggi), e molte altre cose.Alcuni libri trattano uno di questi aspetti, altri molti aspetti insieme, e questo, a mio modesto parere, pone dei delicati problemi di catalogazio-ne se si vuole aiutare il lettore a trovare i libri che gli sono utili.Un secondo problema è dove si trovano i libri sull’ambiente. A parte le biblioteche pubbliche e quelle delle istituzioni, le varie persone, studiosi o attivisti, nel corso della loro vita hanno raccolto libri spesso rari (si pen-si agli atti di congressi dimenticati, a relazioni aziendali etc.) che spesso vanno dispersi o perduti.Molte delle persone che sono state attive sui problemi ambientali negli anni Sessanta-Ottanta del secolo scorso sono morte o lì vicino (io ho no-vant’anni); conosco preziosi libri che sono andati venduti o buttati via; alcune biblioteche sono state salvate ma sono sconosciute o praticamen-te inaccessibili.Mi sono impegnato per raccomandare la raccolta e la conservazione dei libri (e degli archivi) di conoscenti, incontrando spesso il disinteresse di chi avrebbe potuto raccoglierli e conservarli e, soprattutto, renderli ac-cessibili. Molti preziosi libri ambientali sono stati donati alla Fondazio-ne Luigi Micheletti di Brescia1 (alla quale io stesso ho donato libri e ar-chivio come fondo “Giorgio e Gabriella Nebbia”), ma la fondazione ha problemi di personale e di fondi e quindi una parte della vastissima bi-

1 Una sintetica descrizione e inventari del fondo sono disponibili all’indi-rizzo http://www.fondazionemicheletti.eu/italiano/documentazione/archi-vio/dettaglio.asp?id=119&pagina=2.

Page 125: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Il professor emerito Giorgio Nebbia 125

blioteca ambientale che possiede non è ancora catalogata.Mi riprometto di ricavare, dal convegno del 15 aprile, utili indicazio-ni sugli aspetti – quale ambiente e dove sono – relativi alle biblioteche ambientali e come salvare e rendere accessibili le biblioteche private.Con molti cordiali saluti,Giorgio Nebbia

Questa entusiastica adesione mi ha molto colpito, per l’atten-zione che il professore dimostrava nei confronti del mondo del-le biblioteche, per l’energia con cui insieme difendeva l’idea dell’evento e delle attività e finalità ad esso connesse, in partico-lar modo la raccolta e la conservazione dei libri (e degli archi-vi) di eminenti studiosi e personalità con cui aveva vissuto gli anni dell’affermazione dell’ambientalismo in Italia. Come non condividere l’idea “che i libri e le biblioteche abbiano un ruo-lo centrale per la conoscenza e l’eventuale alleggerimento dei guasti ambientali”?

La sua formazione di chimico, la sua pluridecennale esperien-za di docente universitario di merceologia lo hanno condotto a occuparsi delle modificazioni ambientali inevitabilmente lega-te proprio alla disciplina merceologica: alla produzione, al con-sumo e allo smaltimento delle merci usate e agli altri problemi ambientali, ossia di una serie delicatissima di aspetti correlati tra loro: l’ecologia; la dinamica delle popolazioni (animali e uma-ne); le fonti di inquinamento e quindi i processi agricoli e indu-striali che le producono; le sostanze inquinanti e la loro anali-si; i rifiuti industriali e urbani; la conservazione della natura; il paesaggio; l’erosione del suolo e delle spiagge; i mutamenti cli-matici; l’etica ambientale; il funzionamento delle città; la storia dell’ambiente o degli inquinamenti o dei processi di riciclo etc.

Giorgio Nebbia si è sempre encomiabilmente battuto per la raccolta e la conservazione dei libri (e degli archivi) degli stu-diosi e delle altre personalità che, specialmente tra gli anni Ses-santa e Ottanta del secolo scorso, si sono interessate ai proble-mi ambientali (persone che ha spesso conosciuto nel corso del-la sua vita, con le quali ha condotto battaglie comuni), onde evitare che l’ingente patrimonio di testi e documenti andasse disperso o perduto, anzi – al contrario – affinché fosse gestito in maniera “biblioteconomicamente” corretta e reso disponibile a

Page 126: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

126 Anna Laura Saso

tutti gli interessati.È sorta così spontanea nel gruppo degli enti promotori del

convegno, l’idea di consegnare al professore la tessera n. 1 degli “Amici di BIA” e un attestato d’onore come riconoscimento del lavoro organizzativo intrapreso per lo straordinario contributo da lui dato, come leggiamo nel testo che segue:

Al professore emerito Giorgio Nebbia – I promotori del convegno sono lieti di conferire un attestato d’onore per lo straordinario contributo dato al campo delle scienze ambientali e delle lettere, con particolare riferi-mento all’impegno profuso a favore della conservazione e valorizzazio-ne di biblioteche e archivi privati di particolare valore storico, a benefi-cio dell’intera collettività, presente e futura.Biblioteca nazionale centrale di Roma, 15 aprile 2016.

Di recente, proprio grazie alle segnalazioni del professor Nebbia, è nata la pagina web “Altre sezioni e fondi ambientali di interesse storico”2 sulle pagine del sito della Biblioteca ISPRA dedicate alle “Biblioteche di interesse ambientale” e in conti-nuo aggiornamento.

La proposta è di proseguire l’opera di individuazione e recu-pero delle innumerevoli, sommerse e sconosciute biblioteche (e connessi archivi) ambientali, appartenute a privati. Si trat-ta, infatti, di un significativo patrimonio da rendere accessibile alla società civile per la conoscenza della storia del Novecento e dell’affermazione dell’ambientalismo in Italia.

Per citare le sue parole, “la protezione dell’ambiente, da par-te della pubblica amministrazione e di associazioni o movimen-ti di ecologisti e ambientalisti, presuppone ‘la conoscenza’ del-le sue condizioni e delle sue modificazioni e questa può essere acquisita soltanto esaminando libri, documenti e testimonian-ze dei protagonisti disseminati in vari luoghi, più o meno facil-mente accessibili”. Solo alcune raccolte private di libri e docu-menti ambientali sono state salvate e rese fruibili, mentre mol-te altre sono relegate in luoghi poco accessibili e moltissime sono andate smarrite.

2 Disponibile all’indirizzo http://www.isprambiente.gov.it/it/biblioteca/ser-vizi/biblioteche-di-interesse-ambientale-1/altri-fondi-bibliotecari.

Page 127: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Il professor emerito Giorgio Nebbia 127

Soltanto la conoscenza degli errori passati permetterebbe di prevedere, prevenire ed evitare errori e costi ambientali futuri. Come ha scritto Shakespeare, “il passato è prologo”3.

Fra i progetti di raccolta di archivi personali, nonostante le grandi difficoltà di spazio, di personale e di fondi, spiccano quello della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia – che da vent’anni, con dedizione e lodevole impegno, nella sua biblio-teca-museo sulla storia contemporanea, raccoglie libri e archivi ambientali privati a rischio di dispersione e che, di recente, ha avviato la digitalizzazione di una parte della documentazione – e quello del Centro di cultura ecologica di Roma4.

Per concludere, è con sincera ammirazione e gratitudine che desidero rivolgere al professor Nebbia un ringraziamento per le preziose indicazioni e i tanti insegnamenti che, con estrema gentilezza, lucidità, chiarezza e lungimiranza, è sempre dispo-nibile ad elargire a tutti i suoi umili “discenti”.

In occasione del “Convegno in onore di Giorgio Nebbia”, or-ganizzato dalla Fondazione Micheletti il 10 maggio 2016 pres-so il Senato della Repubblica, è stato davvero bello constatare come ciascun relatore della nutrita schiera presente abbia de-siderato rivolgere al professor Nebbia parole di stima e ricono-scenza per gli insegnamenti ricevuti e per il ruolo di guida che egli ha sempre sapientemente saputo esercitare per tutte le ge-nerazioni con cui si è confrontato nella sua vita.

Non a caso, le parole che Giorgio Nebbia ha pronunciato in occasione del convegno “L’ambiente in biblioteca, le bibliote-che per l’ambiente” del 15 aprile 2016, presso la Biblioteca na-zionale di Roma, sono diventate il motto della neonata rete BIA (biblioteche di interesse ambientale):

L’ambiente va protetto.Si può proteggere l’ambiente solo guardandolo in faccia,e lo si può guardare in faccia solo attraverso le biblioteche.

3 G. Nebbia, Salviamo le biblioteche ambientali, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 19 aprile 2016.4 Una descrizione dell’attività del centro è disponibile all’indirizzo http://www.centrodiculturaecologica.it/home/files/abstract_cce_aa.pdf.

Page 128: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Pratiche coerenti di fronte al poterePatrizia Sentinelli

È un piacere e un onore poter festeggiare il compleanno di Giorgio insieme a tutti e tutte voi. Un anniversario importante per un uomo importante, che merita, per le sua ricca e profon-da sapienza ecologista, un convegno-festa.

Devo a Giorgio l’insegnamento di pratiche coerenti, poggia-te su una solida teoria, necessarie soprattutto quando si ha a che fare con il potere. Ho fatto politica di movimento e istituziona-le per tanti anni e ho imparato ad essere intransigente nelle in-terlocuzioni necessarie – penso all’esperienza nelle assemblee elettive – e capace di convincere per conseguire l’obiettivo.

Ora, in verità, mi pare tutto molto più difficile perché mi sembra che gli spazi di democrazia, dove agire efficacemente lotte e conflitti per influire sui processi decisionali, si siano ri-stretti se non addirittura chiusi per l’affermarsi di una politica tecnocratica e autoritaria che dispone e impone. Penso invece alla necessità di sottrarsi ai dispositivi liberisti e mercantili agen-do in comune pratiche virtuose, costruendo comportamenti ed esperienze di vita improntate all’armonia e al benessere del-le persone e dei viventi non umani, ed è ciò che in questi anni vado facendo con la mia associazione Altra Mente. Una forma di politica sociale performativa di un altro essere.

Vengo però subito ai momenti che desidero ricordare dei miei rapporti con Giorgio. Schematizzo tre ambiti.

Il primo. Sono stata per anni un’insegnante di un istituto tec-nico commerciale a indirizzo mercantile. Dunque si insegnava anche merceologia. Ora non so più se è ancora nei programmi: purtroppo ci sono state tante riforme brutte che hanno cambia-to in peggio la già fragile istituzione scuola. Nella mia scuola una collega, Anna, grande amica, ci riempiva la testa con gli in-

Page 129: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Pratiche coerenti di fronte al potere 129

segnamenti di Nebbia e ci convinse della necessità di portarli nelle classi svecchiando così i programmi ministeriali. Ricordo quegli anni come anni di battaglie e di aspri confronti nei col-legi dei docenti. Erano anni intensi pieni di passioni che ci por-tavano a dividerci per far prevalere un’idea e far passare un pro-getto. In quell’occasione ci riuscimmo e parlammo di Nebbia e dei suoi libri, della sua esperienza parlamentare, tra colleghi e con gli studenti. Grande vittoria che tengo calda nel mio cuore e nella testa insieme alle tante cose imparate da Giorgio. Una in particolare: non esiste il ciclo dei rifiuti ma solo il ciclo delle merci. Da qui ho poi costruito la mia politica ambientalista an-che in Rifondazione comunista.

Il secondo. Appunto Rifondazione comunista. Ero capogrup-po nel consiglio comunale di Roma con la seconda giunta Ru-telli e poi con Veltroni. Si parlava di rifiuti e il ritornello che si ripeteva era quello di ricorrere all’inceneritore per combat-tere l’emergenza. A fronte di una raccolta differenziata inesi-stente, con la discarica di Malagrotta da chiudere, in assenza di qualunque ipotesi di risoluzione, l’unico “mantra” per chi am-ministrava era l’inceneritore. Facemmo opposizione stando in maggioranza e per uscirne proposi una commissione di studio; tra tante personalità accettò anche Giorgio Nebbia, una auto-rità indiscutibile per tutti. Giorgio partecipò attivamente a tut-te le sedute dando consigli, offrendo dotti spunti sulla materia, insomma in modo costruttivo e interessato tanto che qualcuno cominciò a far circolare la voce che finalmente si poteva brin-dare all’accordo. Ma alla fine... Giorgio non firmò la relazione conclusiva e votò contro. Mi feci forte di questo voto e la rela-zione è ancora chiusa in un cassetto e per un po’ non si parlò di incenerire rifiuti. È un piccolo aneddoto ma rivela una qual-che efficacia se si opera, come detto prima, con coerenza e sa-pienza. Grazie a Giorgio.

Terzo ambito. Ancora Rifondazione comunista ma a livello nazionale. Ero responsabile in segreteria del Dipartimento am-biente, movimenti, territorio, agricoltura; con me gente di va-lore e di esperienza. Un giorno, in vena di brainstorming, ci in-ventammo un foglietto che usciva con “Liberazione”.

Lo chiamammo con tutta l’insolenza possibile “L’Insosteni-bile” per indicare quanto di ipocrita e falso c’era dietro alla defi-

Page 130: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

130 Patrizia Sentinelli

nizione di sviluppo sostenibile, dove si nascondevano compen-sazioni urbanistiche, urbanistica contrattata con i costruttori, piani regolatori a cubature esponenziali, consumo di suolo e il grande mito della crescita. Eravamo ribelli e studiosi. Giorgio ci accompagnò nell’avventura dandoci fiducia e amicizia.

Oggi serve ancora questo: costruire pazientemente relazio-ni e saperi. Pensare, studiare e fare. Così la politica incontra la vita, anzi si fa vita.

Page 131: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia e le energie nucleare e solareCesare Silvi

La prima volta che ho incontrato Giorgio Nebbia sul mio percorso professionale è stato a metà degli anni Settanta, su un tema difficile allora come ora: quello dell’energia nucleare.

Dopo la laurea in ingegneria meccanica presso l’Università La Sapienza di Roma, tra le mie esperienze lavorative due fu-rono particolarmente importanti: una prima nella grande indu-stria elettromeccanica, a Genova; la seconda nell’industria chi-mica, a Castellanza, non lontano da Busto Arsizio, e a Ferrara, in aree dell’Italia ritenute tra le più progredite. In entrambi i casi avevo dovuto confrontarmi per la prima volta con lo svilup-po industriale, i suoi gigantismi e le sue cocenti contraddizioni.

L’essere nato in un borgo di appena ottanta abitanti, isola-to nel mezzo dell’Appennino abruzzese, alla fine della Secon-da guerra mondiale, ed esserci vissuto fino all’età di dieci anni, aveva lasciato in me un incancellabile imprinting della natura e dei suoi cicli, delle sue bellezze e delle sue “malvagità”. Inge-nuamente, e con eccessivo entusiasmo, pensavo che fosse pos-sibile separare le prime dalle seconde, queste da correggere con l’aiuto di tanta “buona” scienza e tecnologia, offerte in abbon-danza negli anni del dopoguerra.

Pensavo così anche quando nel 1975 vinsi un concorso e fui assunto presso la Direzione sicurezza nucleare e protezione sa-nitaria del Comitato nazionale energia nucleare (DISP-CNEN) in Roma. Potei lasciare le fabbriche chimiche del Nord per occu-parmi di energia nucleare.

Un settore il cui fascino mi aveva colpito già dai banchi dell’università durante il biennio di ingegneria. Ero rimasto col-pito da un professore di fisica, il quale, in modo incisivo, sem-plificò e illustrò il reattore nucleare come una macchina poten-

Page 132: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

132 Cesare Silvi

zialmente capace di convertire la massa di una scarpa in ener-gia secondo l’equazione di Einstein E=mc2.

Per superare quel “fascino” e misurarmi con la realtà dell’e-nergia nucleare ho dovuto riprendere e approfondire gli studi di fisica e ingegneria nucleare e, soprattutto, immergermi nei pro-blemi e ricerche dedicate alla localizzazione e protezione dei grandi impianti nucleari di potenza sul territorio italiano. Infat-ti la mia assunzione al CNEN avvenne nel momento del rilancio dello sviluppo dell’energia nucleare in Italia con la previsione del ministro dell’Industria dell’epoca, Donat-Cattin, di costrui-re a breve venti centrali nucleari.

Per oltre sei intensi anni mi sono occupato di uno specifico problema: studiare e valutare probabilità e conseguenze su una centrale nucleare di un incidente che si fosse verificato nel cor-so di attività umane svolte al di fuori del perimetro della stessa, quali il volo aereo, il trasporto di sostanze infiammabili, esplo-sive, tossiche o comunque pericolose.

Per tutti questi anni una frase netta e inappellabile, scritta e pronunciata da Giorgio Nebbia, mi ha accompagnato: “l’ener-gia nucleare non è economica, né pulita, né sicura”.

Non ricordo quando l’ho sentita o letta per la prima volta. Si-curamente è rimasta un ricordo indelebile. Ogni volta che cer-cavo di dimostrare a me stesso che scienza e tecnologia avreb-bero potuto consentirci di costruire la macchina nucleare del mio professore di fisica ero costretto a concludere che Nebbia aveva ragione.

Nel 1976 scrissi e firmai, insieme al mio capo, l’ingegner Giancarlo Tenaglia, il mio primo articolo tecnico, pubblicato dalla DISP-CNEN sul notiziario dell’ente: Caduta di un aereo su un impianto nucleare: probabilità e conseguenze. Nel 1977 ne seguì un secondo, Sostanze infiammabili, esplosive, tossiche o comunque pericolose: problemi di sicurezza connessi al loro tra-sporto, deposito e\o uso nello stesso territorio di ubicazione di un impianto nucleare.

Questi due studi, condotti con riferimento a un generico sito, cominciarono ad essere approfonditi sul piano applicativo in ri-ferimento a siti già ospitanti o destinati a ospitare una centra-le nucleare. Si trattava di un lavoro che mi coinvolse profon-damente fino al 1981, mentre comunità locali ed esperti delle

Page 133: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia e le energie nucleare e solare 133

più varie estrazioni conducevano un animato dibattito su “ener-gia nucleare sì, energia nucleare no”. Ad alimentarlo contribu-ivano la necessità di scegliere i siti dove installare le centrali e i movimenti e i leader che vi si opponevano, tra i quali spicca-va Giorgio Nebbia. Prima o poi, sia che si trattasse dell’impian-to COREDIF in Puglia, o delle centrali di Montalto di Castro, di Caorso o nel Mantovano, c’era Nebbia ad alimentare la discus-sione, conclusa spesso dalla lapidaria frase, “l’energia nucleare non è economica, né pulita, né sicura”.

Era come se avessi un compagno di viaggio che mi ricorda-va ogni tanto le questioni essenziali del mio lavoro, tanto che andavo sempre di più convincendomi, in un mio lato nascosto, cosa fosse il nucleare secondo Nebbia. E non era una cosa faci-le. Ero circondato tutto il giorno da chi la pensava diversamen-te. Dopotutto, per molti colleghi convinti della scelta nuclea-re, nel mondo c’erano ormai decine e decine di centrali nucle-ari. I paesi più sviluppati le avevano costruite e continuavano a costruirle. Non c’era ancora stato l’incidente di Three Mile Island, perché dare ascolto ai movimenti antinucleari e a colo-ro che li sostenevano?

Le mie certezze, già in crisi dopo gli studi sulla fisica dei re-attori nucleari e dei loro prodotti radioattivi, cominciarono a traballare sempre di più via via che mi confrontavo con le re-altà dei siti e degli impianti, parte di un territorio densamente antropizzato come quello italiano, dove ti imbattevi facilmen-te in qualcosa da non ignorare, dal piccolo aeroporto da turi-smo, al poligono militare, a strade e ferrovie che collegavano importanti impianti chimici e petrolchimici, alla rete di oleo-dotti e gasdotti che poteva interessare le aree di rispetto intor-no agli impianti nucleari. Tutto questo in un momento, quello degli anni Settanta, segnato dalle azioni terroristiche delle Bri-gate Rosse, che finivano per indurre nuove valutazioni e misu-re di sicurezza.

C’erano quindi sempre nuovi dettagli che sfuggivano e che andavano riconsiderati. Meticolosamente li misi insieme mol-te volte. Un’ultima volta, per un impianto nucleare in eserci-zio, non ci riuscii. Avevo esaurito le mie energie e le mie capa-cità, ma soprattutto la mia pazienza nell’attendere che mi fos-sero forniti dal ministero dell’Industria i dati che ritenevo indi-

Page 134: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

134 Cesare Silvi

spensabili per concludere le analisi di sicurezza. Lo slancio e la passione messa nello studiare e capire come regolare e control-lare le attività potenzialmente pericolose esterne a un impianto nucleare si erano in me affievoliti come si era affievolito il fasci-no della macchina nucleare capace di trasformare una scarpa in energia. La scelta nucleare mi appariva sempre più prolifica di problemi che di soluzioni. I dettagli non servivano. Ero arri-vato a pensarla come Giorgio Nebbia, “l’energia nucleare non è economica, né pulita, né sicura”.

Risultato: nel 1981 decisi di non occuparmi più di sicurezza nucleare. Volevo riprendere e approfondire i miei studi sull’e-nergia solare spontaneamente intrapresi durante lo shock petro-lifero del 1973 e mai abbandonati. Ebbi la fortuna di riuscire a cambiare lavoro all’interno dello stesso CNEN nel momento in cui, sotto le spinte ambientaliste, l’ente veniva trasformato nel 1982 in Ente nazionale energie alternative (ENEA), dove alter-native stava a significare le energie alternative al petrolio, inclu-dendo tra queste anche il nucleare. Avrei avuto pertanto la pos-sibilità di continuare a seguire in ambito internazionale sia gli sviluppi dell’energia solare sia quelli del nucleare.

Questa decisione mi dava la sensazione di avere trovato una porta di uscita da una delle trappole tecnologiche di cui parlava spesso Giorgio Nebbia. Una sensazione che mi prendeva fisica-mente e mentalmente quando all’ingresso di un’area così det-ta “nuclearmente calda” dovevo indossare gli indumenti e al-tri accessori protettivi da eventuali polveri radioattive. Un’espe-rienza, quella delle trappole tecnologiche, vissuta anche quan-do lavoravo da ingegnere addetto alla manutenzione sugli im-pianti chimici e dovevo confrontarmi con i rischi dovuti ai pro-cessi chimici delle più svariate nature.

Le trappole tecnologiche di Giorgio Nebbia sono state per me una chiave di lettura di tanti fenomeni sparsi qua e là nel mondo industrialmente avanzato. Si tratta di parole che ti aiu-tano a rappresentare delle malvagità peggiori delle malvagità della natura che avevo conosciuto da bambino.

In quei miei anni nel settore nucleare ho letto di Nebbia so-prattutto su questo argomento. Non sapevo che i suoi interessi e il suo impegno per l’ambiente e per l’energia solare spazias-sero così ampiamente come so invece oggi. Per me era in pri-

Page 135: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia e le energie nucleare e solare 135

mo luogo una voce da ascoltare in quanto proponeva soluzioni diverse da quella dell’energia nucleare. Ricordo vagamente di averlo incontrato di persona una prima volta, intorno al 1978, in occasione di una riunione presso Italia Nostra. Mentre si par-lava di ambiente e inquinamento scambiai con lui anche alcu-ne considerazioni sul “fumo delle sigarette”, le quali inquinano i nostri polmoni. È questa un’altra immagine lontana nel tem-po che ho di Giorgio.

Dal 1981 l’ho seguito con minore continuità. I miei impe-gni nella direzione INT-CNEN mi portavano spesso all’estero per trattare argomenti legati a energia, ambiente e tecnologia. L’ho rincontrato nel 1999, di mia iniziativa, su suggerimen-to dell’ingegner Vittorio Storelli, fondatore nel 1964 a Napo-li della sezione italiana dell’International Solar Energy Socie-ty, della quale ero stato eletto in quell’anno presidente per il mandato 1999-2001.

Per conto dell’ISES ero impegnato ad organizzare per l’anno 2000, a Città del Messico, l’ISES Millennium Solar Forum, un evento straordinario per celebrare il passaggio dal secondo al terzo millennio, che l’associazione convenne fosse caratteriz-zato non solo dai tradizionali aspetti convegnistici scientifici e tecnologici ma anche da storia, arte e cultura dell’uso dell’ener-gia solare, con una serie di manifestazioni da promuovere sia a livello internazionale sia presso le singole sezioni nazionali.

In Italia furono messe in agenda la mostra d’arte solare “New Light on Rome 2000” nei Mercati di Traiano e in altri edifici sto-rici di Roma dell’artista statunitense Peter Erskine e la pubblica-zione dell’edizione italiana del libro dello storico del solare John Perlin, sempre statunitense, dal titolo From Space to Earth: The Story of Solar Electricity (nella traduzione italiana Dal sole. L’e-nergia solare dalla ricerca spaziale agli usi sulla Terra).

Quando riferii all’ingegner Storelli di questi programmi e gli chiesi chi avrei dovuto consultare in Italia per promuovere altre iniziative nello spirito del Millennium Solar Forum mi suggerì di parlare con Giorgio Nebbia. Pensai subito, ricordando la mia esperienza in campo nucleare degli anni Settanta, che avrei potuto contare su un grande alleato per i progetti che andava-no maturando a seguito dell’ISES Millennium Solar Forum! Fu inaspettatamente facile contattare e incontrare Giorgio. Gli ri-

Page 136: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

136 Cesare Silvi

cordai la mia esperienza nel campo della sicurezza degli im-pianti nucleari della quale lui era stato un inconsapevole com-pagno di viaggio, un viaggio che io ho proseguito fino ad occu-parmi solo di energia solare.

Entrammo subito nel merito della storia dell’uso dell’energia solare in Italia, l’argomento per il quale ero venuto a trovarlo. Con mia grande gioia appresi che Giorgio era la storia dell’e-nergia solare in Italia, per quello che aveva fatto, per il suo gran-de archivio solare, per quello che continuava a fare. Io non ne ero a conoscenza, poiché quando lui si occupava intensamen-te di dissalazione solare, nei primi anni Cinquanta del Nove-cento, frequentavo ancora le scuole elementari. Mi raccontò della sua collaborazione con la Società dell’energia solare fon-data in Arizona nel 1954, progenitrice dell’ISES, e con la sezio-ne italiana dell’ISES. Mi raccontò di altri italiani che, come lui, facevano parte della piccola comunità solare italiana intorno agli anni Sessanta; dell’archivio di “Giorgio e Gabriella Neb-bia” che aveva donato alla Fondazione Luigi Micheletti di Bre-scia diretta dallo storico Pier Paolo Poggio.

Giorgio aveva spalancato davanti ai miei occhi un mondo so-lare sconosciuto ai miei colleghi della sezione italiana e, a mag-gior ragione, a quelli che avevo conosciuto in ambito interna-zionale. Il lavoro di riportarlo alla luce si prospettava lungo e impegnativo. Dopotutto questo era il motivo per cui ero venu-to a trovarlo.

Un giorno mi disse: “Ecco la storia, la storia dell’energia so-lare è il punto”. Aggiunse: “Il passato è prologo”, una frase che non ho mai dimenticato. Quale solare possiamo noi mai pro-muovere nel mondo moderno se non abbiamo capito cosa ha fatto l’uomo per sopravvivere sulla Terra quando non c’erano i combustibili fossili?

Nel 2001 rientrai dagli Stati Uniti in Italia. Si moltiplicarono i nostri incontri. Gli proposi di creare un’associazione in campo culturale sulla storia dell’uso dell’energia solare in Italia. Dopo avere esplorato vari nomi, concluse: chiamiamolo “Gruppo per la storia dell’energia solare”. Così nel 2004 nasceva e diventa-va operativo il GSES, tutt’ora attivo per portare avanti tanti pro-grammi rivolti al passato nell’idea di guardare al futuro.

In oltre quindici anni con Giorgio ho stabilito una stretta col-

Page 137: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia e le energie nucleare e solare 137

laborazione e una profonda amicizia professionale. Dopotut-to il passato è prologo. Per far conoscere l’energia solare e pro-muoverne un appropriato e diffuso utilizzo abbiamo entrambi ancora molto da fare.

Page 138: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Le basi scientifiche dell’ecologia politicaGianni Tamino

Ringrazio anzitutto la Fondazione Micheletti per avermi in-vitato a partecipare a questo incontro. Avevo già in preceden-za accettato l’impegno di presentare questo pomeriggio a Trie-ste un libro dedicato alla figura di Alexander Langer, un amico di molti dei partecipanti a questo incontro, scomparso ventuno anni fa, tuttavia, quando mi è stato chiesto di partecipare alla celebrazione dei novant’anni di Giorgio Nebbia, ho cercato in ogni modo di essere presente questa mattina al Senato.

Infatti per me è un piacere e soprattutto un grande onore es-sere qui a ricordare quanto sia stato importante avere trascorso una parte del mio percorso politico e scientifico insieme a Gior-gio, che per me, come per molti altri biologi della mia età, ha rappresentato, ancor prima di conoscerlo personalmente, la fi-gura di un maestro, grazie ai suoi libri e ai suoi articoli. Soprat-tutto importanti e formativi sono stati i suoi scritti sull’energia, contro il nucleare e a favore delle fonti rinnovabili, sull’inqui-namento delle acque e sui cicli naturali.

Quando, nel 1983, sono stato eletto alla Camera dei deputa-ti, dove ho trovato come collega Giorgio, si è presentata l’op-portunità di una collaborazione per me ricca e affascinante.

Negli anni Settanta, come biologo e ricercatore all’Universi-tà di Padova, mi ero occupato soprattutto di nocività in fabbrica, con particolare riferimento alle zone industriali venete, come Marghera o l’Alto Vicentino, noto per le sue concerie e per l’in-quinamento da cromo.

Ma lo studio degli effetti delle sostanze nocive e cancerogene sugli operai non poteva non portarmi a valutare le conseguen-ze degli inquinanti sull’intero ambiente, anche grazie all’inse-gnamento che veniva da quanto Giorgio aveva scritto sui cicli

Page 139: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Le basi scientifiche dell’ecologia politica 139

produttivi e sugli impatti degli inquinanti sui cicli naturali. Nel 1978 uscì un mio lavoro, che analizzava l’inquinamento provo-cato dalle concerie nella valle del Chiampo, sulla rivista “Sape-re”, diretta da Giulio Maccacaro. Di questa rivista e del suo di-rettore Giorgio sottolineerà l’importanza in un articolo appar-so nel 1993 su “Capitalismo Natura Socialismo”, ricordando come quello fu “il periodo in cui si è avuta una ‘ecologia ope-raia’ anche prima di quella delle grandi associazioni ambienta-liste. Da qui bisogna ripartire, ricostruendo gli eventi degli anni Sessanta e avviando una nuova grande mobilitazione e doman-da di collaborazione con coloro che, nelle università, si occu-pano di tecnica dei processi produttivi, di medicina e igiene del lavoro, di trattamento dei rifiuti, di analisi dei materiali. Colla-borazione, ho detto, perché la salvezza dai pericoli industriali, per se stessi e per le loro famiglie, può venire soltanto dai lavo-ratori e dalle domande di chi fra i pericoli vive”. Questo era lo spirito in cui lavoravamo allora sui temi ambientali, uno spirito di cui mi pare ci sarebbe bisogno ancor oggi.

Così, partendo dall’inquinamento provocato da un tipo di at-tività industriale, molti di noi incominciarono ad occuparsi, alla luce di quell’idea di ecologia politica elaborata in quegli anni da André Gorz, complessivamente dei problemi ambientali, non solo contro le fabbriche inquinanti, ma anche di difesa dei fiumi e del mare, contro la speculazione edilizia, di lotta contro i pesti-cidi e soprattutto contro l’energia nucleare, che all’epoca preve-deva anche in Italia un buon numero di nuove centrali.

Fu così che alla Camera si costituì in quella legislatura (1983-1987) un gruppo di deputati ambientalisti, che vedeva-no nella figura di Giorgio non solo un maestro ma anche una sorta di garanzia sul corretto modo di agire in favore della salu-te e dell’ambiente. Ottenemmo significativi risultati sia in cam-po energetico (un’indagine conoscitiva sulla sicurezza nuclea-re, con verifiche sul posto del funzionamento delle centrali esi-stenti, fino alla chiusura nel 1986 della centrale di Latina) che nella difesa dei fiumi e dei mari, con una legge (conseguente a una proposta a prima firma Giorgio Nebbia) che riduceva la quantità di fosfati contenuti nei detersivi, responsabili, insieme con gli allevamenti intensivi, dell’eutrofizzazione che in quegli anni aveva alterato pesantemente gli equilibri ecologici, soprat-

Page 140: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

140 Gianni Tamino

tutto nel mare Adriatico.Ma anche un’altra importante conquista risale a quegli anni:

l’istituzione del ministero dell’Ambiente, con specifiche compe-tenze e con l’avvio di una nuova fase del diritto ambientale. In-fatti quella legge delegava al ministero dell’Ambiente l’attuazio-ne della direttiva europea sulla Valutazione d’impatto ambien-tale (VIA), una norma precedentemente da noi promossa con una specifica proposta di legge (proposta di legge d’iniziativa dei deputati Ronchi, Tamino, Nebbia, Serri, Piro, Serafini, 5 otto-bre 1984 - “Norme per la valutazione dell’impatto ambientale”).

La questione importante da rilevare è che eravamo deputati di opposizione, ma quando le nostre proposte erano documen-tate e credibili, venivano sottoscritte e votate anche dai deputati della maggioranza. Il nostro obiettivo era il raggiungimento dei risultati attraverso schieramenti trasversali e non ideologici: su temi di rilevanza sociale come la difesa della salute e dell’am-biente si guardava ai contenuti e non alle divisioni partitiche. Ciò era possibile, anche perché le maggioranze dei governi di allora non vincolavano i propri deputati su temi che esulava-no dai programmi di governo e lasciavano libertà di coscienza. Oggi, con la ricerca della governabilità a tutti i costi, con la ri-cerca di maggioranze precostituite da sistemi elettorali poco de-mocratici, tutto questo è diventato molto più difficile; ma diven-terà impossibile se passeranno gli ulteriori cambiamenti costi-tuzionali, istituzionali ed elettorali attualmente proposti, che ri-schiano di trasformare i deputati in semplici yes-men, senza au-tonomia di pensiero.

Page 141: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia e Medicina DemocraticaBarbara Tartaglione

Pochi giorni fa dal Liceo “Balbo” di Casale Monferrato, pres-so cui lavoro, ho effettuato una videoconferenza con Giorgio Nebbia a Roma. Come saprete, in coincidenza con la giorna-ta mondiale delle vittime dell’amianto, in questa città martire, per una settimana, sono convenuti da tutto il mondo per una serie di iniziative scienziati, medici, storici, sociologi, psicologi, sindaci, parlamentari, artisti, musicisti, la cittadinanza tutta e in particolare i giovani. È stato studiato un modello per bonificare l’Italia e sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, che sia an-data in porto la spinta per l’avvio finalmente del “Piano nazio-nale amianto”.

Dicevo che nella grandiosa aula magna del liceo di Casa-le, Giorgio ha tenuto una lectio magistralis, da par suo ovvia-mente. Il primo giorno c’erano le autorità, ma mi preme far os-servare il secondo giorno: l’aula era gremita di studenti, che, come sappiamo noi che lavoriamo quotidianamente a stretto contatto con i giovani, soprattutto, sono più propensi a chattare e mormorare, piuttosto che ascoltare un anziano signore. Ebbe-ne, hanno seguito Giorgio in religioso silenzio e alla fine sono scoppiati in un interminabile applauso, come se Giorgio fosse presente di persona e non in video. Un giovanotto fra i giova-notti. Se andate sul blog di Medicina Democratica di Alessan-dria, dal video vi convincerete che non sto esagerando.

In tutti, di quest’uomo colpisce la scienza anticipata dall’u-miltà e dal suo grande umorismo. L’ho riscontrato personal-mente, quando Giorgio mi chiese se la sua prefazione al nostro libro... era all’altezza. Ambiente delitto perfetto è un volumino-so quanto modesto – e tanto politicamente scorretto – libro che analizza con diversi casi concreti due domande inquietanti: la

Page 142: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

142 Barbara Tartaglione

giustizia in campo ambientale è impossibile? La sconfitta dei movimenti è irreversibile? Quel libro è importante solo perché procura alla sezione di Medicina Democratica di Alessandria i finanziamenti a sostegno della ricerca mesotelioma e della lotta NO-TAV. Ebbene, se stiamo valutando la stampa della terza edi-zione è senz’altro grazie alla bellissima (e generosa di apprezza-menti nei nostri confronti) prefazione di Giorgio, che, da sola, vale più di tutto il resto del libro. E, invece, Nebbia chiede a me, poverina, se lui è all’altezza!

Giorgio Nebbia e Alfredo Maccacaro erano coetanei, si sono incrociati poche volte di persona mentre si stavano invece in-crociando le loro attività che hanno lasciato il segno nella storia dell’ecologia e della medicina. L’ecologia, ricorda Nebbia nella prefazione, è rimasta confinata come scienza fino al 1970 quan-do è diventata la bandiera della protesta contro l’“ecosistema fabbrica” e solo in parallelo contro l’inquinamento del territo-rio. Anche Maccacaro viveva in un clima non dissimile da quel-lo che vivevano gli ecologisti: l’industria chimica stava raggiun-gendo l’apice della produzione di sostanze chimiche di sintesi e nel contempo – avvertiva anche Nebbia – la società si stava av-viando a raggiungere livelli di inquinamento mai prima toccati.

Medicina Democratica - Movimento di lotta per la salute è stata fondata e guidata da Maccacaro fino alla sua prematura morte, nel 1977. Notevole fu l’influenza delle innovative idee di questo medico e scienziato famoso in campo internaziona-le sul movimento che portò alla riforma sanitaria del 1978 (ora sempre più sotto attacco). Oggi Medicina Democratica è molto conosciuta negli ambienti della storia della medicina e per l’at-tività delle sue sezioni, meno fra il grande pubblico per contro-versa scelta, troppo ignorata da gran parte della società di sini-stra, al governo, che a lei un tempo faceva riferimento. Cono-sciuta perché ancora oggi l’opera e il pensiero di Maccacaro è di stretta attualità, fondamentale riferimento per la costruzione della scienza del lavoro, della salute e dell’ambiente salubre. La sconfitta di questi anni non ne nega l’attualità, semmai la esalta.

Oggi la medicina avrebbe quanto mai bisogno di riaprirsi alle problematiche sociali con la severa critica che Maccacaro riser-vò a questa società costruita su un modello di sviluppo che con-sidera il profitto l’unico fine e l’uomo una variabile, generan-

Page 143: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Giorgio Nebbia e Medicina Democratica 143

do continuamente nocività nella fabbrica e nel territorio, cor-ruzione nel tessuto politico e civile, povertà. Crimini di guer-ra in tempo di pace. Noi, nel negare la “neutralità della scien-za” e rivendicare la “non delega”, riaffermiamo che l’alternativa alla “medicina del capitale”, che dipende dagli interessi di mer-cato, industriali e corporativi, è la medicina della prevenzione, quella primaria che non si ferma a curare gli effetti delle noci-vità ma a monte ne affronta le cause: la parola d’ordine di Me-dicina Democratica è radicale: “rischio zero”. Gli insegnamen-ti di Giorgio Nebbia andavano nella stessa direzione di quelli di Maccacaro. Vanno. Al presente. Si legga ad esempio, sul li-bro, la sua severa critica alla legge sugli ecoreati appena appro-vata. E il sostegno alle lotte contro le basi militari, contro “gran-di opere” inutili e dannose e costose.

Page 144: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

La mia vita in breve: avventure e cose buoneGiorgio Nebbia

Prima di tutto voglio ringraziare voi tutti qui presenti, gli or-ganizzatori, soprattutto gli amici della Fondazione Luigi Mi-cheletti di Brescia, di questo incontro in occasione del mio no-vantesimo compleanno, e quelli che hanno voluto trattarmi così bene dicendo cose che in gran parte non condivido perché non credo di averle meritate.

Quando si arriva a novant’anni ci si guarda indietro e ci si chiede chi si è stati. Una parte della narrazione della mia vita, con difetti tanti e virtù poche, è disponibile in una intervista che mi è stata fatta dall’amico Luigi Piccioni, distribuita dalla Fondazione Micheletti e che è anche in rete1.

In questo racconto si comincia con una zona d’ombra; ricor-do soltanto che ho fatto delle buone scuole e di questo sono ri-conoscente ai miei genitori; anche questo serve.

Poi comincio a ricordare la mia avventura universitaria; dico avventura perché è stata, sotto tanti aspetti, una avventura vis-suta a colpi di fortuna e favorita dal caso. Ho incontrato un pro-fessore che si chiamava Walter Ciusa, che mi ha preso con sé quando ero ancora uno studente e che mi ha insegnato il me-stiere, perché anche per fare il professore bisogna imparare un mestiere: come si scrivono i lavori, come ci si prepara ai concor-si, come ci si prepara, anche, a delusioni, perché la vita è fatta anche di queste cose.

Con Ciusa sono stato una dozzina d’anni fino a quando un giorno ho fatto il concorso e l’ho vinto. Già il termine che ho usato spiega molte cose della vita accademica; un concorso alla cattedra universitaria si vince come un terno al lotto e non sem-

1 All’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=DWbOCV9920k.

Page 145: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

La mia vita in breve: avventure e cose buone 145

pre i meritevoli vincono. Sono così diventato professore di mer-ceologia a Bari, una città che ha contato molto nella mia vita; quando mi chiedono di dove sono, dico che mi sento un apo-lide, avendo vissuto in tante città, ma più di tutto mi sento pu-gliese per vari motivi.

Prima di tutto perché ci ho insegnato per tanti anni. Quando mi volto indietro non riesco a vedere il volto di quelli che sono stati miei studenti e che sono stati tanti; solo il volto di alcuni ri-cordo. Una lunga fila di studenti e a tutti dico grazie, sono sta-ti la mia vita, il sangue della mia esistenza per tanti anni. Ogni tanto qualcuno mi ferma per la strada e mi dice: “Ho fatto l’e-same di merceologia con lei”; allora gli chiedo quanto ha preso e mi dice “24”, allora scherzosamente scuoto la testa con disap-provazione; mi fa piacere che si sia ricordato di me.

Poi, a un certo punto, sempre per parlare di avventure, c’è sta-ta l’avventura parlamentare: nove anni, quattro alla Camera e cinque al Senato. Non credo di aver dato qualche apprezzabile contributo ai lavori del parlamento, ma mi sono molto arricchi-to per i contatti che ho avuto con le persone, durante le campa-gne elettorali. I miei collegi erano una volta Bari e l’altra Brin-disi e ho girato i paesi e le campagne pugliesi; ho conosciuto i braccianti, quando c’erano ancora i braccianti comunisti: ho im-parato molto da loro, dalla carica di umanità di un mondo ormai scomparso; è stata una delle cose di cui sono più riconoscente.

Sono contento che questo incontro sia avvenuto in una del-le sale del Senato. Ricordo la prima volta in cui sono entrato nell’aula del Senato; mi sentivo un po’ come James Stewart – ri-cordate? – nel film Mr. Smith va a Washington. Volevo sapere dove si sedeva Giacomo Ciamician, il chimico pioniere dell’e-nergia solare, o Vito Volterra, di cui avevo studiato le opere di biologia matematica. L’emozione che ho provato è stata di gran lunga più importante per me di quello che possa aver fatto come legislatore, tanto più che sono sempre stato all’opposizione; fa-cevo parte del gruppo della Sinistra indipendente e quindi qua-lunque cosa noi si proponesse si perdeva sempre, quasi sempre.

Poi un bel giorno ho raggiunto i limiti di età e sono andato, come si suol dire, “a riposo”, una ventina di anni fa, e “a ripo-so” ho cominciato una terza vita durante la quale mi sono oc-cupato di molte altre cose. Tanto per cominciare la sistemazio-

Page 146: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

146 Giorgio Nebbia

ne dei libri e degli scritti che avevo raccolto in tanti anni. Devo a Pier Paolo Poggio e alla Fondazione Luigi Micheletti di Bre-scia l’aver dato ricovero a queste testimonianze del mio lavoro – due TIR, dice l’amico Poggio. I miei detrattori dicono che con-servo anche i biglietti del tram e i biglietti ferroviari e la sistema-zione delle mie carte è stata ed è una parte importante di que-sta mia terza vita.

Bruno Notarnicola mi ha chiesto un giorno: “Che cosa fai adesso?”, e gli ho risposto che insegno merceologia, l’unica cosa che so fare; c’è qualche giornaletto, di quelli sommersi, in cui scrivo qualcosa o c’è qualcuno disposto ad ascoltarmi. Ho sempre cercato di fare tutto con amore.

L’unica cosa che ha permeato tutta la mia vita è stato l’amo-re per qualunque cosa e anche per le persone (Dio mi perdo-ni, per quasi tutte) che ho incontrato. Qualcuno mi chiede che cosa penso di me e io dico che nella mia esistenza ho avuto due amori (come cantava Joséphine Baker), uno è la Gabriella e l’altro è la merceologia.

Alla Gabriella, che mi ha lasciato alcuni anni fa, devo tutto perché mi ha sostenuto e sopportato per cinquantaquattro anni di matrimonio felice, sempre vicina a me, sempre silenziosa e discreta, pronta a “fare” le bibliografie, a rileggere quello che scrivevo, conosceva l’italiano meglio di me, a correggere le boz-ze. Poi mi ha regalato un figlio, Mario, che ora ha sessant’anni e che poi si è sposato con un’altra Gabriella e insieme mi han-no dato un altro regalo, mia nipote Silvia. Come vedete la mia vita è stata sempre piena di cose buone.

Talvolta mi sono anche arrabbiato, e me ne scuso, ma nell’in-sieme credo che il filo conduttore sia stato la grande ricchezza di amore che ho ricevuto dai miei studenti universitari, dai miei colleghi e amici, dalla mia famiglia.

A tutti dico grazie e auguro, con tutto il cuore, una vita bel-la come la mia. Poi faccio un augurio anche a me stesso, con le parole di Marcello Marchesi, “che la morte mi trovi vivo”.

Page 147: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni
Page 148: Per Giorgio Nebbia - Universitá della Calabria · La mia vita in breve: avventure e cose buone, Giorgio Nebbia 95 101 104 107 110 113 116 119 122 128 131 138 141 144. ... le espressioni

Stampato per conto di Fondazione Luigi Michelettida Litos S.r.l. - Gianico (BS)nel mese di settembre 2016