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SCUOLA SECONDARIA PER FARE UN ALBERO CI VUOLE UN SEME… Per fare un albero ci vuole il seme… PROGRAMMARE UN’ATTIVITÀ DI CORO RITMICO

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SCUOLA SECONDARIAPER FARE UN ALBERO CI VUOLE UN SEME…

Per fare un albero ci vuole il seme…

PROGRAMMARE UN’ATTIVITÀ DI CORO RITMICO

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1. Cos’è il seme? È la competenza del docente.

Questo significa: • a. Conoscenza approfondita di quel che si mette al centro

della propria azione didattica: possedere piena consapevolezza dei contenuti come del lessico specifico con cui proporli; farlo adottare anche ai ragazzi nella convinzione che senza lessico condiviso non c’è comunicazione e senza comunicazione non c’è musica

• b. Verificare attraverso l’ascolto: a casa propria, ascoltare e trovare nella musica che si ascolta abitualmente i contenuti con cui si proporrà di lavorare in classe; ascoltare anche altre musiche per trovare quelle più idonee a mettere in evidenza ciò che si vuole proporre ai bambini.

• c. Allenarsi ad usare tutti gli strumenti di cui si dispone.• d. Studiare la musica: significa leggere, studiare, cominciando da

quegli aspetti della musica che più ci piacciono; ascoltare, ripetere molte volte ogni ascolto, memorizzare i brani, la loro struttura, conoscere la loro storia, la storia di chi li ha composti.

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2. Quali sono le condizioni che devono agire in sinergia?

• a. L’elasticità mentale del docente… ma anche quella del corpo, poiché la musica parla ai nostri sensi ancor prima che alla ragione.

• b. Prevedere e mantenere la regolarità delle attività: un seme – soprattutto nella fase iniziale del suo ciclo - non si può abbandonare e riprendere a caso, ma necessita di cure quotidiane. Richiamare le esperienze fatte; collegare quello che si sta facendo al momento con l’esperienza musicale pregressa, ogni volta che si presenterà l’occasione di farlo.

• c. Reperire gli strumenti e i materiali necessari: avere molti strumenti ritmici a percussione è necessario, lo strumentario Orff, lo strumentario didattico di base, percussioni auto costruite a basso costo…

• d. Avere a disposizione gruppi di strumenti uguali o simili:non è il solista che ci interessa in questa fase: per i bambini è molto più utile poter contare su qualcun altro che “fa la cosa che devi fare anche tu”.

• e. La consapevolezza di tutto il team riguardo al valore educativo e formativo – specifico e insostituibile - dell’esperienza musicale.

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3. Quali sono le strutture musicali (grammatica, sintassi e morfologia) che si utilizzano per un’attività di Coro Ritmico?

La musica è fatta di 3 elementi:

• Tempo Ritmo Suono: costruirsi le definizioni diquesti tre elementi. Ognuno di noi ha molta competenza,almeno a livello implicito, riguardo a questa triadepoiché ne facciamo largo uso in età infantile: nonimpareremmo a parlare se non avessimo una fortecapacità di percepire ed elaborare questi tre aspetti: liascoltiamo da subito integrati nelle comunicazioni degliadulti e per imparare a farci intendere dobbiamoscomporli, valutarli, imitarli e comprendere la lorocapacità di trasmettere senso e significato.

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TEMPO:• Per la musica è una serie di battiti regolari; non è necessario

che siano evidenziati da un suono e possono essere resi evidenti anche solo dai gesti. In un qualsiasi testo musicale che appartenga alla tradizione europea il Tempo è organizzato in “battute”, quello che il lingua si chiama “metro”: un gruppo di battiti che si ripete mantenendo regolarità rispetto alla quantità e alla posizione degli accenti. Nelle battute il primo battito è sempre con accento forte ed è seguito da quelli deboli; come in lingua esiste l’anacrusi e si ottiene collocando all’inizio della battuta uno o più battiti silenziosi: le “pause”.

• È di grande utilità mantenere sempre vivo il legame fra musica e lingua: molti antropologi ipotizzano che questi ambiti abbiano avuto una origine contestuale e questa visione risulta particolarmente utile quando proviamo a recuperare la nostra esperienza musicale dalla memoria profonda.

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• Possiamo pensare che ogni tipo di battuta si costruisca a partire da due moduli fondamentali:

binario | | (primo accento forte, secondo debole) ternario | | | (primo accento forte, secondo e terzo deboli) • Dalla ripetizione di questi moduli nascono tempi pari (ripetizione

del modulo binario), tempi dispari (ripetizione del modulo ternario) o tempi misti (unione dei due moduli: tempi in 5, in 7). A questo punto è assolutamente necessario aprire un altro collegamento alla parola: una serie di parole di due sillabe tutte con l’accento sulla prima, saranno una pulsazione binaria (mélo-péro-quando-tiro-segno ecc) mentre le sdrucciole di tre sillabe faranno quella ternaria: tavola-fragola-pensala-trovala ecc

N.B. • quando si eseguono pulsazioni è necessario evidenziare il battito

forte con un suono più grave

• la musica ci chiede subito di imparare le regole, poi di trasgredirle; per convincersi di questo basta ascoltare questo(John Cage: 4'33'' for piano (1952)

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Il battito è l’unità di misura della durata dei suoni: in musica la durata dei suoni, delle note (valore delle note) si misura in battiti, o in parti di battito; comunemente la nota che rappresenta un battito è la semiminima.In musica non esistono valori assoluti: ogni valore si esprime in relazione agli altri: una minima vale due semiminime, due crome una semiminima, due semicrome una croma.

N.B. ogni testo di teoria musicale espone questa regola facendo ricorso alle frazioni, ma non è necessario farlo: è meglio che di questo si occupi la matematica nei tempi dovuti

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RITMO:

Questa è una definizione meno facile da costruire.• il ritmo è una serie di battiti non regolari

sostenuta, in modo logico-numerico, da una pulsazione regolare.

• Sembra complicato, ma già inserendo delle pause in una pulsazione si ottiene un ritmo.

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3. SUONO:

E’ il terzo componente fondamentale della musica: anche se facciamo un coro “parlato” stiamo pur facendo musica e non si deve trascurare questo aspetto. Ogni suono è fatto di 4 parametri (ingredienti): • Altezza: è l’intonazione: il suo variare si indica con i termini grave

o acuto; evitare alto e basso perché si confondono sempre con un’altra componente del suono anch’essa variabile: l’intensità, il volume. Il controllo della propria emissione vocale è fondamentale, sempre; esattamente come nel parlato la variazione di altezza rappresenta variazioni di senso.

• Intensità: il volume, da descrivere con fortissimo (ff) forte (f) mezzo forte (mf), mezzo piano (mp) piano (p) pianissimo (pp). È molto importante allenare i singoli e i gruppi a variare l’intensità mantenendo ferma l’altezza di un suono, oppure variare il volume di una pulsazione senza accelerare; la variazione di ogni singolo parametro deve avvenire senza coinvolgere gli altri 3.

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• Durata: è la componente del suono che consente di creare tempo e ritmo .

• Timbro: fra le quattro è la più difficile da spiegare e da descrivere; non ha termini specifici, ma si descrive con sinestesie, con aggettivi pertinenti ad altri campi sensoriali: suono squillante, ovattato, scuro, metallico, e così via. Molto semplice da individuare e da far comprendere se si considera che ognuno di noi ha il proprio “timbro vocale”, unico, inconfondibile, imitabile ma non riproducibile con assoluta identità. Un gioco utile per comprendere la rilevanza del timbro è chiedere alla classe di chiudere gli occhi, e dare questa consegna: girerò fra i banchi e toccherò qualcuno di voi sulla spalla: gli altri dovranno indovinare chi ha parlato. Da qui comprendere che ogni strumento ha la sua propria voce –il suo timbro – è piuttosto semplice. Proporre ascolto di strumenti solisti, aiutare il riconoscimento con immagini proiettate, definire le qualità timbriche dei suoni ascoltati, sono attività assai raccomandabili.

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Come già accennato, si possono usare le parole per costruire pulsazioni; gli slogan come contenitori di cellule ritmiche; altre attività semplici e molto costruttive possono essere:

OPERATIVITA’

• 1. la sostituzione dei testi di canzoni già note: trovare la corrispondenza fra sillabe del testo e note, rispettare la posizione degli accenti (le note su battiti forti vogliono l’accento tonico sulla sillaba cui vengono associate)

• 2. scrivere il ritmo contenuto in singole parole • 3. oppure quello di intere frasi: «tavola pronta, pancia contenta»• 4. scrivere il ritmo del nome e cognome.• 5. dall’ascolto di un testo musicale, isolare una semplice cellula ritmica,

scriverla ed usarla per inventare variazioni, anche minime, da alternare alla ripetizione del modello dato; oppure, con due cellule diverse creare sequenze ritmiche da eseguire a gruppi: ad ogni gruppo una cellula e un “direttore” compone improvvisando a sua scelta quale gruppo esegue, sempre mantenendo la pulsazione regolare.

Questo è molto utile per sviluppare la memoria, la creatività, il rispetto delle regole e dei tempi; nello specifico musicale evidenzia quanto sia importante la ripetizione di elementi noti e suggerisce l’esistenza di una struttura tanto importante quanto la “forma” (strofe e ritornelli in una canzone, le forme con tema e variazione…).

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• Molte delle filastrocche utilizzate nella scuola primaria possono costituire la base di attività di coro ritmico da proporre agli alunni della scuola secondaria: si prestano infatti alla costruzione di poliritmie, ostinati, ad attività di lettura ritmica, rielaborazione e accompagnamento con strumenti a percussione o body percussion anche con combinazioni complesse.

• Ostinati ritmico-verbali possono essere estrapolati dalle parole di un testo parlato o cantato o inventati dagli stessi alunni. Gli ostinati prescelti, possibilmente basati su fonemi diversi per creare varietà timbrica, possono essere declamati nel parlato in alternanza o sovrapposizione, oppure intonati su una nota a mo’ di pedale da un gruppo mentre un altro gruppo canta la filastrocca.

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• Interessanti poliritmie possono essere costruite prendendo spunto da opere di repertorio come ad esempio «Fuga geografica» di Toch: un brano costruito su nomi di località riuniti in gruppi ritmici e sovrapposti.

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• Un’altra attività di coro ritmico che si può proporre agli alunni di scuola media è quella presentata in «Crescere con il canto 3»: «La batteria». Si tratta di un gioco vocale ritmico interessante e divertente in cui le voci, che imitano con onomatopee gli strumenti, fanno da accompagnamento a brani che si susseguono con diversi tempi e metri musicali.

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Es. da pag. 25 Crescere con il canto 3

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