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PENSIERO LEZIONE 10 Spagnoletti Maria, Stella 2018/19

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PENSIERO LEZIONE 10

Spagnoletti Maria, Stella 2018/19

CHE COSA È IL PENSIERO?

Gli psicologi definiscono il pensare come la

manipolazione delle rappresentazioni mentali delle

informazioni.

Nessuna altra specie contempla, analizza, ricostruisce o

pianifica attraverso il pensiero come fa l’essere umano.

Una rappresentazione può presentarsi sotto forma di

parola o immagine. Il pensare è l’attività mentale che

permette di usare le rappresentazioni per riuscire a

rispondere a domande, risolvere i problemi, raggiungere

degli obiettivi.

LA CATEGORIZZAZIONE E I CONCETTI

Categorizzare è un processo necessario per semplificare

le informazioni che la percezione fornisce al pensiero.

Senza tale semplificazione il nostro sistema cognitivo

andrebbe incontro ad un sovraccarico.

I concetti sono categorie di oggetti, eventi o persone con

caratteristiche comuni tra loro:

1. Semplificano il flusso percettivo e attraverso la

categorizzazione, stabiliscono continuità tra

esperienza presente, passata e azione futura

2. Funzione inferenziale del non percepito

3. Comprensione del mondo e guida del comportamento

CHE COS’È?

È ...UN PETAURO

Il petauro dello zucchero, detto anche impropriamente

"scoiattolo volante", è un piccolo marsupiale della

famiglia dei Petauridi. La sua caratteristica principale è

la capacità di spiccare lunghi salti planati grazie alla

membrana estensibile che collega gli arti.

LA CATEGORIZZAZIONE E I CONCETTI

La funzione inferenziale permette di attribuire ad un

oggetto molte delle caratteristiche che non sono

sensorialmente percepibili, ma che appartengono

all’oggetto. Inoltre ci permette di classificare nuovi

oggetti sulla base delle esperienze passate.

I concetti orientano il nostro comportamento in quanto,

aiutando a comprendere il mondo complesso in cui

viviamo, permettono alla persona di scegliere il

repertorio comportamentale più consono alla situazione.

In più garantiscono la comprensione del comportamento

altrui a seconda del contesto concettuale.

IL CONCETTO

Molti sono gli studi che valutano la descrizione del

«concetto di concetto» elaborando teorie in grado di

spiegarci il loro funzionamento.

CNS (Caratteristiche necessarie e sufficienti):

teoria secondo la quale il concetto può essere

descritto da un insieme di tratti definitori.

I modelli basati su attributi definitori sono anche

detti reti semantiche.

IL CONCETTO

Il processo di categorizzazione seleziona e organizza il

flusso dell’esperienza in modo da gestire e ridurre

l’enorme variabilità.

Negli orientamenti più recenti l’ipotesi è che nessuna

organizzazione del materiale è mai definita, ma solo

probabilistica. Quindi i concetti non vengono più definiti

come unità stabili definibili a priori sulla base di

proprietà necessarie e sufficienti (Markman, 1981,

1989).

Secondo questa visione l’organizzazione in categorie si

basa su due principi psicologici tra loro complementari:

l’economia cognitiva

la struttura del mondo percepito

CATEGORIZZAZIONE

Economia cognitiva: la nostra mente tende a semplificare usufruendo di processi di comprensione della realtà meno gravosi e più funzionali. Infatti categorizzare significa semplificare grazie anche alla capacità di prestare attenzione ai dati più frequenti.

Struttura del mondo percepito: gli oggetti e gli attributi che percepiamo sono rilevati ed identificati ed inseriti in una struttura correlazionale, in cui alcuni aspetti vengono più frequentemente associati ad altri (p.e. ali e piume).

Questi 2 principi hanno una dimensione verticale ed una orizzontale

CATEGORIZZAZIONE

Dimensione orizzontale

Si organizza attorno a un prototipo ossia attorno

all’esemplare di una categoria che rappresenta il

numero maggiore delle caratteristiche di una data

categoria e il numero minore di caratteristiche di

membri di altre classi.

Dimensione verticale

Si centra su una strutturazione intercategoriale organizzata gerarchicamente in tre livelli:

1. Livello subordinato

2. Livello di base (basic)

3. Livello superordinato

CATEGORIE

La dimensione verticale si riferisce al livello di

inclusione delle categorie, si struttura gerarchicamente

su 3 livelli

Superordinato che corrisponde al concetto di classe, i

cui membri condividono solo pochi attributi, in cui

sostanzialmente vengono privilegiati gli aspetti

funzionali rispetto a quelli percettivi.

Base: i cui membri condividono il maggior numero di

attributi distintivi del prototipo.

Subordinato, in cui come per il base si condividono il

maggior numero di caratteristiche, ma i membri se ne

differenziano per attributi più specifici.

Livello

superordinato

Livello

di base

Livello

subordinato

Uccello

Animale

Pappagallo ,

passero, ……

DIMENSIONE VERTICALE

Tratto da Ciceri e Balzarotti, 2005

DIMENSIONE VERTICALE

Secondo E. Rosch il livello più utilizzato è quello base

perché favorisce la decodifica forma/funzione degli oggetti.

La correlazione degli attributi al livello di base rende più

facile apprendere i concetti e il significato delle parole. Il

livello base si centra su una serie di criteri:

Percettivi e morfologici

Funzionali

Linguistici e comunicativi (Lakoff, 1987)

Informativi

Attorno a questo livello il soggetto forma inizialmente le

sue categorie, in quanto risulta più inclusivo ed è il primo

a comparire nello sviluppo cognitivo e linguistico.

TEORIE “EMBODIED”

La rappresentazione dei concetti è collegata all’esperienza percettiva e motoria dell’individuo.

I concetti

sono basati su percezione e azione

sono legati al contesto

variano in funzione delle situazioni e delle relazioni tra i loro referenti e il nostro corpo

TEORIE “EMBODIED”

Questo recente approccio è basato sull’idea di

simulazione situata. Un concetto non è una

rappresentazione astratta di una categoria, piuttosto è

l’abilità di costruire rappresentazioni che si adattino

agli obiettivi delle azioni situate, cioè repertori di azioni

che è opportuno seguire in determinate situazioni. Non

database enciclopedico, ma un manuale di istruzioni che

guidano l’interazione del soggetto con specifici

rappresentanti di categorie in determinati contesti. Le

informazioni di cui il sistema concettuale si avvale per

costruire queste simulazioni sono molto varie e

provengono da sistemi di elaborazione coinvolti nel

percepire o nell’usare oggetti di quella categoria.

FORMATI DEL PENSIERO

La Conoscenza Dichiarativa:

insieme delle conoscenze sul mondo disponibili in modo

permanente nella memoria a lungo termine.

Riguarda il “cosa” (what) è un oggetto

Raccoglie sia le conoscenze enciclopediche relative

agli oggetti, sia le conoscenze categorizzate in

concetti, classi e insiemi

Comprende la conoscenza situazionale

Svolge una funzione referenziale e predicativa

Può essere sotto forma di rappresentazioni

proposizionali, ma anche di immagini mentali

FORMATI DEL PENSIERO

La Conoscenza Proposizionale:

è relativa ai fatti, e si può formare anche solo dopo

un’esperienza.

Al suo interno vengono distinte:

La conoscenza episodica

Proposizioni relative ad esperienze o episodi accaduti

nel passato, in cui sono rese esplicite le coordinate

spazio-temporali

La conoscenza semantica

Proposizioni in cui non vengono considerate le

coordinate spazio-temporali

FORMATI DEL PENSIERO

Le Immagini Mentali

Rappresentazioni all’interno della mente in cui l’oggetto

o l’evento viene riprodotto in modo analogico e

conservando proprietà spaziali

Non si tratta solo di rappresentazioni visive: tutte le

attività sensoriali producono immagini mentali

corrispondenti (Paivio, 1971, 1975; Kosslyn e Shyn,

1994). Non si tratta solo di rappresentazioni visive,

anche sentire una musica nella nostra testa o rivivere

un odore o un sapore si basa su un immagine mentale.

FORMATI DEL PENSIERO: IMAGERY DEBATE

Ipotesi Proposizionale

(Pylyshyn, 1973, 1981, 2003)

L’attività immaginativa non si configura come un processo cognitivo autonomo. Le immagini mentali non hanno un ruolo funzionale: se presenti, indicano semplicemente che in quel momento è in atto un altro tipo di attività o processo

Ipotesi Analogica

(Paivio,1989; Kosslyn, 1983)

Esistono due codici di elaborazione delle informazioni che operano insieme pur con competenze diverse: il codice proposizionale-linguistico ed il codice analogico. Quest’ultimo elabora gli input non linguistici e manipola informazioni figurali, spaziali e simil-percettive

FORMATI DEL PENSIERO

Teoria del Doppio Codice

(Paivio, 1971, 1983, 1986)

Ipotizza che esistano due diversi sottoinsiemi di codifica delle informazioni provenienti dal mondo esterno:

Codifica verbale, che ha come unità rappresentazionale di base i “logogeni”, con una struttura associativa di tipo sequenziale (processamento di una frase)

Codifica non verbale/immaginativa, che ha come unità rappresentazionale di base gli “immageni”, ossia l’unità di base delle immagini mentali che corrisponde, secondo Paivio, a «oggetti naturali, parti solistiche di oggetti e raggruppamenti naturali di oggetti».

FORMATI DEL PENSIERO

La teoria di Kosslyn

(Kosslyn, 1978, 1998, 2005)

Analogia con i programmi grafici

L’immagine mentale è costituita da un livello

superficiale e da un livello profondo

L’informazione è conservata in formato digitale nella

MLT (rappresentazione profonda), ma viene

dispiegata a mappa su uno schermo (visual buffer)

formato da pixel nella mbt (rappresentazione di

superficie).

PENSIERO NARRATIVO

Il pensiero narrativo

Svolge la funzione di mediazione tra esperienza e

colui che la narra (dimensione interpretativa)

Riguarda eventi, fatti ed episodi; per questo possiede

un’organizzazione spazio-temporale e causale

(dimensione episodica)

PENSIERO PROCEDURALE

Il pensiero procedurale

Relativo al “come” fare

Acquisizione lenta: richiede esperienza ed esercizio

Guida il nostro operare sul mondo, in quanto concerne

l’uso funzionale degli oggetti e l’acquisizione di

procedure d’azione efficaci

IL RAGIONAMENTO

Il ragionamento è la capacità di porre in relazione

conoscenze e di fare delle inferenze.

Gran parte dei processi di ragionamento possono

avvenire sia implicitamente che esplicitamente.

Per pensiero esplicito si intendono quei processi

voontari, seriali, in cui la rappresentazione simbolica

della conoscenza è accessibile alla consapevolezza

(capacità di descrizione verbale delle conoscenze).

Il pensiero implicito corrisponde ai processi in cui le

conoscenze vengono rappresentate, apprese e utilizzate

per guidare il comportamento senza che tutto ciò arrivi

pienamente alla consapevolezza.

RAGIONAMENTO DEDUTTIVO

Da premesse generali a conclusioni particolari

Non aumenta la quantità di informazione semantica

contenuta nelle premesse (conoscenze presenti

intrinsecamente nelle premesse)

La conclusione è necessariamente vera se tutte le

premesse lo sono

La forma più tipica e studiata dagli psicologi è il

sillogismo (forma di ragionamento composta da due

premesse)

SILLOGISMO

Forma di ragionamento composta da:

Premessa maggiore - Premessa minore - Conseguenza

1. Carla è impiegata 2. Tutti gli impiegati sono diplomati 3. Carla è diplomata Ma anche

1. Carla è un’autista 2. Tutti gli autisti sono uomini 3. Carla è un uomo

La verità fattuale delle premesse e delle conseguenze non ha alcun rilievo sulla correttezza del ragionamento deduttivo.

RAGIONAMENTO DEDUTTIVO

Modelli mentali: rappresentazione analogica di un possibile stato di cose compatibile con una premessa

Riflettono il modo in cui comprendiamo una situazione

Conoscenze e credenze possono interferire sul nostro modo di ragionare deduttivamente a tal punto da facilitare o distorcere i nostri giudizi.

Diversi studi (Wason, Johnson-Laird, 1872) hanno evidenziato come le persone nel risolvere problemi con un ragionamento deduttivo, oltre che regole di inferenza logiche, usano i modelli mentali

Tutti gli A sono B

Tutti i C sono B

Tutti gli A sono C

Modello mentale

RAGIONAMENTO INDUTTIVO

Un ragionamento può essere accettabile anche se non

ha validità deduttiva ma è caratterizzato da forza

induttiva.

Il ragionamento induttivo è caratterizzato da processi

inferenziali che vanno dal particolare al generale.

Grazie a questi processi è possibile individuare

regolarità nei fatti e negli oggetti con cui abbiamo a che

fare.

Queste regolarità consentono di fare previsioni

sull’ambiente.

Si fonda su due funzioni, individuazione di regolarità e

generalizzazione, che possono condurre anche a errore

RAGIONAMENTO INDUTTIVO

Kahneman e Tversky (1973, 1996) hanno dimostrato

che gli individui, quando formulano giudizi induttivi,

violano alcune leggi basilari della teoria della

probabilità, utilizzando alcune formule abbreviate di

ragionamento: le euristiche e gli algoritmi

RAGIONAMENTO INDUTTIVO

Algoritmo

Sequenza (insieme finito) di regole che, se

applicate correttamente, conducono alla soluzione

di un problema in modo certo

Euristica

Scorciatoia cognitiva che può portare alla

soluzione di un problema

Strategia semplice ed economica rispetto alle

risorse cognitive umane limitate; non è esente da

errore

RAGIONAMENTO INDUTTIVO

Tipologie di euristiche

Analisi dei mezzi e dei fini

Procedimento al contrario

Euristica della rappresentatività

Euristica della disponibilità

PROBLEM SOLVING

La risoluzione di problemi coinvolge tre stadi:

1. Preparazione a creare la soluzione

2. Produzione della soluzione

3. Valutazione della soluzione prodotta

PROBLEM SOLVING

1) La fase preparatoria

Di solito, un problema rientra in una delle tre

categorie seguenti:

Problemi di sistemazione

Problemi di induzione di una struttura

Problemi di trasformazione

PROBLEM SOLVING

Problemi di

sistemazione

Richiedono che

il soggetto

ridisponga o

ricombini gli

elementi

secondo un

certo criterio

PROBLEM SOLVING

Problemi di induzione di una struttura

Il soggetto deve identificare la relazione esistente

tra gli elementi presenti e successivamente

costruire nuove relazioni tra di loro

PROBLEM SOLVING

Problemi di trasformazione

Si compongono di uno stato iniziale, uno stato

finale ed un metodo che conduca dal primo al

secondo stadio.

PROBLEM SOLVING

2) La produzione di soluzioni

Nella memoria a lungo termine sono conservate

soluzioni possibili costruite sulla base di esperienze

pregresse. È necessario rintracciare le informazioni

appropriate che permettono di adattare le possibili

soluzioni al problema che stiamo affrontando.

A livello elementare possiamo risolvere problemi

attraverso tentativi ed errori.

PROBLEM SOLVING

Insight: un’improvvisa realizzazione della relazione

esistente tra vari elementi che prima sembravano tra

loro scollegati (Köhler, 1927).

Studi successivi hanno dimostrato che l’esperienza

precedente e l’iniziale pratica di tentativo-errore, sono

necessarie perché si arrivi all’intuizione.

PROBLEM SOLVING

Ostacoli alla soluzione di problemi

Fissità funzionale: tendenza a pensare un oggetto

soltanto nei termini del suo utilizzo specifico

Assetto mentale: persistenza di vecchie forme di

risoluzione di problemi

Errata valutazione delle soluzioni

PROBLEM SOLVING

Creatività: capacità di collegare idee o risposte in

modo originale

Pensiero divergente: abilità di generare risposte

inusuali, sebbene appropriate, a problemi o

questioni

Complessità cognitiva: predilezione per stimoli e

forme di pensiero elaborati, intricati e complessi

PROBLEM SOLVING

Strategie di pensiero critico e creativo

Ridefinizione di problemi

Utilizzo del frazionamento

Adozione di una prospettiva critica

Considerazione degli opposti

Utilizzo delle analogie

Pensare in modo divergente

Assumere la prospettiva di un’altra persona

Utilizzo dell’euristica

Sperimentare diverse soluzioni