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CHE COSA È IL PENSIERO?
Gli psicologi definiscono il pensare come la
manipolazione delle rappresentazioni mentali delle
informazioni.
Nessuna altra specie contempla, analizza, ricostruisce o
pianifica attraverso il pensiero come fa l’essere umano.
Una rappresentazione può presentarsi sotto forma di
parola o immagine. Il pensare è l’attività mentale che
permette di usare le rappresentazioni per riuscire a
rispondere a domande, risolvere i problemi, raggiungere
degli obiettivi.
LA CATEGORIZZAZIONE E I CONCETTI
Categorizzare è un processo necessario per semplificare
le informazioni che la percezione fornisce al pensiero.
Senza tale semplificazione il nostro sistema cognitivo
andrebbe incontro ad un sovraccarico.
I concetti sono categorie di oggetti, eventi o persone con
caratteristiche comuni tra loro:
1. Semplificano il flusso percettivo e attraverso la
categorizzazione, stabiliscono continuità tra
esperienza presente, passata e azione futura
2. Funzione inferenziale del non percepito
3. Comprensione del mondo e guida del comportamento
È ...UN PETAURO
Il petauro dello zucchero, detto anche impropriamente
"scoiattolo volante", è un piccolo marsupiale della
famiglia dei Petauridi. La sua caratteristica principale è
la capacità di spiccare lunghi salti planati grazie alla
membrana estensibile che collega gli arti.
LA CATEGORIZZAZIONE E I CONCETTI
La funzione inferenziale permette di attribuire ad un
oggetto molte delle caratteristiche che non sono
sensorialmente percepibili, ma che appartengono
all’oggetto. Inoltre ci permette di classificare nuovi
oggetti sulla base delle esperienze passate.
I concetti orientano il nostro comportamento in quanto,
aiutando a comprendere il mondo complesso in cui
viviamo, permettono alla persona di scegliere il
repertorio comportamentale più consono alla situazione.
In più garantiscono la comprensione del comportamento
altrui a seconda del contesto concettuale.
IL CONCETTO
Molti sono gli studi che valutano la descrizione del
«concetto di concetto» elaborando teorie in grado di
spiegarci il loro funzionamento.
CNS (Caratteristiche necessarie e sufficienti):
teoria secondo la quale il concetto può essere
descritto da un insieme di tratti definitori.
I modelli basati su attributi definitori sono anche
detti reti semantiche.
IL CONCETTO
Il processo di categorizzazione seleziona e organizza il
flusso dell’esperienza in modo da gestire e ridurre
l’enorme variabilità.
Negli orientamenti più recenti l’ipotesi è che nessuna
organizzazione del materiale è mai definita, ma solo
probabilistica. Quindi i concetti non vengono più definiti
come unità stabili definibili a priori sulla base di
proprietà necessarie e sufficienti (Markman, 1981,
1989).
Secondo questa visione l’organizzazione in categorie si
basa su due principi psicologici tra loro complementari:
l’economia cognitiva
la struttura del mondo percepito
CATEGORIZZAZIONE
Economia cognitiva: la nostra mente tende a semplificare usufruendo di processi di comprensione della realtà meno gravosi e più funzionali. Infatti categorizzare significa semplificare grazie anche alla capacità di prestare attenzione ai dati più frequenti.
Struttura del mondo percepito: gli oggetti e gli attributi che percepiamo sono rilevati ed identificati ed inseriti in una struttura correlazionale, in cui alcuni aspetti vengono più frequentemente associati ad altri (p.e. ali e piume).
Questi 2 principi hanno una dimensione verticale ed una orizzontale
CATEGORIZZAZIONE
Dimensione orizzontale
Si organizza attorno a un prototipo ossia attorno
all’esemplare di una categoria che rappresenta il
numero maggiore delle caratteristiche di una data
categoria e il numero minore di caratteristiche di
membri di altre classi.
Dimensione verticale
Si centra su una strutturazione intercategoriale organizzata gerarchicamente in tre livelli:
1. Livello subordinato
2. Livello di base (basic)
3. Livello superordinato
CATEGORIE
La dimensione verticale si riferisce al livello di
inclusione delle categorie, si struttura gerarchicamente
su 3 livelli
Superordinato che corrisponde al concetto di classe, i
cui membri condividono solo pochi attributi, in cui
sostanzialmente vengono privilegiati gli aspetti
funzionali rispetto a quelli percettivi.
Base: i cui membri condividono il maggior numero di
attributi distintivi del prototipo.
Subordinato, in cui come per il base si condividono il
maggior numero di caratteristiche, ma i membri se ne
differenziano per attributi più specifici.
Livello
superordinato
Livello
di base
Livello
subordinato
Uccello
Animale
Pappagallo ,
passero, ……
DIMENSIONE VERTICALE
Tratto da Ciceri e Balzarotti, 2005
DIMENSIONE VERTICALE
Secondo E. Rosch il livello più utilizzato è quello base
perché favorisce la decodifica forma/funzione degli oggetti.
La correlazione degli attributi al livello di base rende più
facile apprendere i concetti e il significato delle parole. Il
livello base si centra su una serie di criteri:
Percettivi e morfologici
Funzionali
Linguistici e comunicativi (Lakoff, 1987)
Informativi
Attorno a questo livello il soggetto forma inizialmente le
sue categorie, in quanto risulta più inclusivo ed è il primo
a comparire nello sviluppo cognitivo e linguistico.
TEORIE “EMBODIED”
La rappresentazione dei concetti è collegata all’esperienza percettiva e motoria dell’individuo.
I concetti
sono basati su percezione e azione
sono legati al contesto
variano in funzione delle situazioni e delle relazioni tra i loro referenti e il nostro corpo
TEORIE “EMBODIED”
Questo recente approccio è basato sull’idea di
simulazione situata. Un concetto non è una
rappresentazione astratta di una categoria, piuttosto è
l’abilità di costruire rappresentazioni che si adattino
agli obiettivi delle azioni situate, cioè repertori di azioni
che è opportuno seguire in determinate situazioni. Non
database enciclopedico, ma un manuale di istruzioni che
guidano l’interazione del soggetto con specifici
rappresentanti di categorie in determinati contesti. Le
informazioni di cui il sistema concettuale si avvale per
costruire queste simulazioni sono molto varie e
provengono da sistemi di elaborazione coinvolti nel
percepire o nell’usare oggetti di quella categoria.
FORMATI DEL PENSIERO
La Conoscenza Dichiarativa:
insieme delle conoscenze sul mondo disponibili in modo
permanente nella memoria a lungo termine.
Riguarda il “cosa” (what) è un oggetto
Raccoglie sia le conoscenze enciclopediche relative
agli oggetti, sia le conoscenze categorizzate in
concetti, classi e insiemi
Comprende la conoscenza situazionale
Svolge una funzione referenziale e predicativa
Può essere sotto forma di rappresentazioni
proposizionali, ma anche di immagini mentali
FORMATI DEL PENSIERO
La Conoscenza Proposizionale:
è relativa ai fatti, e si può formare anche solo dopo
un’esperienza.
Al suo interno vengono distinte:
La conoscenza episodica
Proposizioni relative ad esperienze o episodi accaduti
nel passato, in cui sono rese esplicite le coordinate
spazio-temporali
La conoscenza semantica
Proposizioni in cui non vengono considerate le
coordinate spazio-temporali
FORMATI DEL PENSIERO
Le Immagini Mentali
Rappresentazioni all’interno della mente in cui l’oggetto
o l’evento viene riprodotto in modo analogico e
conservando proprietà spaziali
Non si tratta solo di rappresentazioni visive: tutte le
attività sensoriali producono immagini mentali
corrispondenti (Paivio, 1971, 1975; Kosslyn e Shyn,
1994). Non si tratta solo di rappresentazioni visive,
anche sentire una musica nella nostra testa o rivivere
un odore o un sapore si basa su un immagine mentale.
FORMATI DEL PENSIERO: IMAGERY DEBATE
Ipotesi Proposizionale
(Pylyshyn, 1973, 1981, 2003)
L’attività immaginativa non si configura come un processo cognitivo autonomo. Le immagini mentali non hanno un ruolo funzionale: se presenti, indicano semplicemente che in quel momento è in atto un altro tipo di attività o processo
Ipotesi Analogica
(Paivio,1989; Kosslyn, 1983)
Esistono due codici di elaborazione delle informazioni che operano insieme pur con competenze diverse: il codice proposizionale-linguistico ed il codice analogico. Quest’ultimo elabora gli input non linguistici e manipola informazioni figurali, spaziali e simil-percettive
FORMATI DEL PENSIERO
Teoria del Doppio Codice
(Paivio, 1971, 1983, 1986)
Ipotizza che esistano due diversi sottoinsiemi di codifica delle informazioni provenienti dal mondo esterno:
Codifica verbale, che ha come unità rappresentazionale di base i “logogeni”, con una struttura associativa di tipo sequenziale (processamento di una frase)
Codifica non verbale/immaginativa, che ha come unità rappresentazionale di base gli “immageni”, ossia l’unità di base delle immagini mentali che corrisponde, secondo Paivio, a «oggetti naturali, parti solistiche di oggetti e raggruppamenti naturali di oggetti».
FORMATI DEL PENSIERO
La teoria di Kosslyn
(Kosslyn, 1978, 1998, 2005)
Analogia con i programmi grafici
L’immagine mentale è costituita da un livello
superficiale e da un livello profondo
L’informazione è conservata in formato digitale nella
MLT (rappresentazione profonda), ma viene
dispiegata a mappa su uno schermo (visual buffer)
formato da pixel nella mbt (rappresentazione di
superficie).
PENSIERO NARRATIVO
Il pensiero narrativo
Svolge la funzione di mediazione tra esperienza e
colui che la narra (dimensione interpretativa)
Riguarda eventi, fatti ed episodi; per questo possiede
un’organizzazione spazio-temporale e causale
(dimensione episodica)
PENSIERO PROCEDURALE
Il pensiero procedurale
Relativo al “come” fare
Acquisizione lenta: richiede esperienza ed esercizio
Guida il nostro operare sul mondo, in quanto concerne
l’uso funzionale degli oggetti e l’acquisizione di
procedure d’azione efficaci
IL RAGIONAMENTO
Il ragionamento è la capacità di porre in relazione
conoscenze e di fare delle inferenze.
Gran parte dei processi di ragionamento possono
avvenire sia implicitamente che esplicitamente.
Per pensiero esplicito si intendono quei processi
voontari, seriali, in cui la rappresentazione simbolica
della conoscenza è accessibile alla consapevolezza
(capacità di descrizione verbale delle conoscenze).
Il pensiero implicito corrisponde ai processi in cui le
conoscenze vengono rappresentate, apprese e utilizzate
per guidare il comportamento senza che tutto ciò arrivi
pienamente alla consapevolezza.
RAGIONAMENTO DEDUTTIVO
Da premesse generali a conclusioni particolari
Non aumenta la quantità di informazione semantica
contenuta nelle premesse (conoscenze presenti
intrinsecamente nelle premesse)
La conclusione è necessariamente vera se tutte le
premesse lo sono
La forma più tipica e studiata dagli psicologi è il
sillogismo (forma di ragionamento composta da due
premesse)
SILLOGISMO
Forma di ragionamento composta da:
Premessa maggiore - Premessa minore - Conseguenza
1. Carla è impiegata 2. Tutti gli impiegati sono diplomati 3. Carla è diplomata Ma anche
1. Carla è un’autista 2. Tutti gli autisti sono uomini 3. Carla è un uomo
La verità fattuale delle premesse e delle conseguenze non ha alcun rilievo sulla correttezza del ragionamento deduttivo.
RAGIONAMENTO DEDUTTIVO
Modelli mentali: rappresentazione analogica di un possibile stato di cose compatibile con una premessa
Riflettono il modo in cui comprendiamo una situazione
Conoscenze e credenze possono interferire sul nostro modo di ragionare deduttivamente a tal punto da facilitare o distorcere i nostri giudizi.
Diversi studi (Wason, Johnson-Laird, 1872) hanno evidenziato come le persone nel risolvere problemi con un ragionamento deduttivo, oltre che regole di inferenza logiche, usano i modelli mentali
Tutti gli A sono B
Tutti i C sono B
Tutti gli A sono C
Modello mentale
RAGIONAMENTO INDUTTIVO
Un ragionamento può essere accettabile anche se non
ha validità deduttiva ma è caratterizzato da forza
induttiva.
Il ragionamento induttivo è caratterizzato da processi
inferenziali che vanno dal particolare al generale.
Grazie a questi processi è possibile individuare
regolarità nei fatti e negli oggetti con cui abbiamo a che
fare.
Queste regolarità consentono di fare previsioni
sull’ambiente.
Si fonda su due funzioni, individuazione di regolarità e
generalizzazione, che possono condurre anche a errore
RAGIONAMENTO INDUTTIVO
Kahneman e Tversky (1973, 1996) hanno dimostrato
che gli individui, quando formulano giudizi induttivi,
violano alcune leggi basilari della teoria della
probabilità, utilizzando alcune formule abbreviate di
ragionamento: le euristiche e gli algoritmi
RAGIONAMENTO INDUTTIVO
Algoritmo
Sequenza (insieme finito) di regole che, se
applicate correttamente, conducono alla soluzione
di un problema in modo certo
Euristica
Scorciatoia cognitiva che può portare alla
soluzione di un problema
Strategia semplice ed economica rispetto alle
risorse cognitive umane limitate; non è esente da
errore
RAGIONAMENTO INDUTTIVO
Tipologie di euristiche
Analisi dei mezzi e dei fini
Procedimento al contrario
Euristica della rappresentatività
Euristica della disponibilità
PROBLEM SOLVING
La risoluzione di problemi coinvolge tre stadi:
1. Preparazione a creare la soluzione
2. Produzione della soluzione
3. Valutazione della soluzione prodotta
PROBLEM SOLVING
1) La fase preparatoria
Di solito, un problema rientra in una delle tre
categorie seguenti:
Problemi di sistemazione
Problemi di induzione di una struttura
Problemi di trasformazione
PROBLEM SOLVING
Problemi di
sistemazione
Richiedono che
il soggetto
ridisponga o
ricombini gli
elementi
secondo un
certo criterio
PROBLEM SOLVING
Problemi di induzione di una struttura
Il soggetto deve identificare la relazione esistente
tra gli elementi presenti e successivamente
costruire nuove relazioni tra di loro
PROBLEM SOLVING
Problemi di trasformazione
Si compongono di uno stato iniziale, uno stato
finale ed un metodo che conduca dal primo al
secondo stadio.
PROBLEM SOLVING
2) La produzione di soluzioni
Nella memoria a lungo termine sono conservate
soluzioni possibili costruite sulla base di esperienze
pregresse. È necessario rintracciare le informazioni
appropriate che permettono di adattare le possibili
soluzioni al problema che stiamo affrontando.
A livello elementare possiamo risolvere problemi
attraverso tentativi ed errori.
PROBLEM SOLVING
Insight: un’improvvisa realizzazione della relazione
esistente tra vari elementi che prima sembravano tra
loro scollegati (Köhler, 1927).
Studi successivi hanno dimostrato che l’esperienza
precedente e l’iniziale pratica di tentativo-errore, sono
necessarie perché si arrivi all’intuizione.
PROBLEM SOLVING
Ostacoli alla soluzione di problemi
Fissità funzionale: tendenza a pensare un oggetto
soltanto nei termini del suo utilizzo specifico
Assetto mentale: persistenza di vecchie forme di
risoluzione di problemi
Errata valutazione delle soluzioni
PROBLEM SOLVING
Creatività: capacità di collegare idee o risposte in
modo originale
Pensiero divergente: abilità di generare risposte
inusuali, sebbene appropriate, a problemi o
questioni
Complessità cognitiva: predilezione per stimoli e
forme di pensiero elaborati, intricati e complessi
PROBLEM SOLVING
Strategie di pensiero critico e creativo
Ridefinizione di problemi
Utilizzo del frazionamento
Adozione di una prospettiva critica
Considerazione degli opposti
Utilizzo delle analogie
Pensare in modo divergente
Assumere la prospettiva di un’altra persona
Utilizzo dell’euristica
Sperimentare diverse soluzioni