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Abitare nel moderno: la casa recinta, la casa in orizzontale, la casa in altezza. Fondamenti di progettazione architettonica 1° A . L.Franciosini C..E.Jeanneret, Le Corbusier , villa Stain a Garches , 1927 F.L.Wright casa Pauson, Phoenix 1939 Mies Van der Rohe, Row House with Interior Court, 1938

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Abitare nel moderno: la casa recinta, la casa in orizzontale, la casa in altezza.

Fondamenti di progettazione architettonica 1° A . L.Franciosini

C..E.Jeanneret, Le Corbusier , villa Stain a Garches , 1927 F.L.Wright casa Pauson, Phoenix 1939 Mies Van der Rohe, Row House with Interior Court, 1938

La storia, nel rapporto con l’architettura del xx sec, il movimento moderno, ci ha insegnato a guardare con ammirazione l’esperienza architettonica dei grandi maestri e il loro sperimentalismo: una impostazione che ha fatto prevalere l’interesse per l’avanguardia, la novità, l’invenzione formale, l’espressione individuale come le condizioni per assicurare la qualità del fare architettura , dando per scontato l’annullamento tout court dei valori della tradizione e della cultura secolare che radica l’architettura nella sua dimensione reale: antropologica, tecnica, socio- economica etc . Secondo tale impostazione è anche comprensibile quella metodologia di indagine che vede allo studio dei movimenti d’avanguardia, associare parallelamente gli sperimentalismi artistici delle arti figurative.( cubismo, purismo espressionismo, neoplasticismo, astrattismo etc. ). Le architetture che vengono analizzate, rappresentano una selezione di autori e di opere espressione di quella cultura «moderna» di cui siamo, in parte , debitori. Ma queste architetture vengono qui esplorate cercando di individuare non solo i tratti singolari ed irripetibili che ne fanno dei modelli, degli esercizi formali, tecnici esemplari ma anche di riconoscerne il loro appartenere alla più vasta e tipizzabile cultura architettonica : in altre parole si tenta di individuare quei contenuti ,fondativi ed archetipici, che sono all’ origine dei processi ideativi e che hanno più a che vedere con l’interesse verso il ripetersi delle cose, le consuetudini e le somiglianze, le continuità dei processi e delle tradizioni piuttosto che con le ideazioni inventive fuori dalla storia e dal tempo. Le tre categorie , la casa recinta, la casa in orizzontale , la casa in altezza identificano tre modi di pensare la casa dell’uomo: tre modi di immaginare le poetiche dello spazio radicate nella profondità del tempo e dell’abitare.

la casa recinta la casa in orizzontale la casa in altezza

Tre modi di pensare l’abitare

La casa recinta è un reticolo sul piano e rimanda ad una spazialità introversa , isolata e chiusa, ferma e stabile. La corte, luogo cinto e vuoto, rappresenta una stanza a cielo aperto: fulcro dell’organizzazione spaziale e funzionale della casa . Da lì, estraniati dalla visione del paesaggio, si osserva il cielo e si partecipa attraverso il disegno delle ombre, del percorso ciclico della luce, così che quell’ internità esterna, assumi un carattere meditativo, contemplativo ed astratto; da lì si indirizza e si conserva l’acqua e si partecipa della vita domestica e pubblica della casa. La sua forma è definita da un alto muro che abbraccia e obbliga tutti gli ambienti vitali, a cercare in quel baricentro , in quel pozzo di luce e d’aria , la loro ragione spaziale e funzionale. La soglia d’accesso, la porta, rompe l’assioma , interviene sulla continuità materica concedendo il passo. La casa orizzontale è una linea sul piano e rimanda ad un sistema tettonico che proietta ed integra l’alloggio al paesaggio. Spazialità aperta, espansa, estroversa : un succedersi l di spazi concatenati l’un l’altro, in continuo dialogo percettivo tra i valori d’intimità dell’abitare e le qualità del contesto . Essa assume identità diverse in rapporto alle caratteristiche morfologiche del suolo che incontra: è muro quando, poggiandosi sul piano è fronte permeabile; è diga quando , inserita tra l’avvallamento del passo, è barriera; è ponte , quando sospesa tra le opposte rive lascia fluire in continuità lo spazio; è piattaforma, quando radicata sulla sommità nervosa del pianoro, è un belvedere; è terrazzo quando slanciata nel vuoto, è prua, ultimo fine; è galleria, quando poggiandosi lungo un pendio è percorso che mira. Una spazialità tanto permeabile - continui tensioni sollecitano lo scambio diretto o indiretto tra valori conclusi e protetti e l’incommensurabile distendersi della natura- tanto esposta e vulnerabile al clima, al sole, al rapporto con il suolo. La casa in altezza è un punto sul piano e rimanda ad un sistema tettonico spaziale che si struttura sul tema della crescita verticale e dell’ascensione. Sequenze spaziali, regolari o con intervalli improvvisi, si succedono, vincolate alla rigida geometria dell’attacco a terra, progredendo lungo la verticale che culmina laddove la casa offre la sua massima permeabilità: libera la visione e offre alla luce gli spazi. . La casa in altezza prende vista e luce dal perimetro regolare della scatola e gli ambienti vitali si stringono intorno alla voragine della scala . Un giardino pensile, un belvedere, conclude consentendo « alla giusta luce e al sole di entrare dappertutto» . Apertura e chiusura, permeabilità e impenetrabilità sono caratteri che dichiarano con sincera fedeltà il principio della struttura e della gravità, severo fondamento della costruzione in altezza che vede progressivamente alleggerirsi le membrature , dal basamento al coronamento.

La casa recinta

Babilonia, la grande casa: quartiere residenziale, VIII-VII sec a.C. G. Fattori, In vedetta, 1872.

La casa recinta è un reticolo ( marca con assertività il limita tra dentro e fuori): rimanda ad una spazialità introversa , isolata e chiusa, ferma e stabile. La corte, luogo cinto e vuoto, rappresenta una stanza a cielo aperto: fulcro dell’organizzazione spaziale e funzionale della casa . Da lì, estraniati dalla visione del paesaggio, si osserva il cielo e si partecipa attraverso il disegno delle ombre, del percorso ciclico della luce, così che quell’ internità esterna, assumi un carattere meditativo, contemplativo ed astratto; da lì si indirizza e si conserva l’acqua e si partecipa della vita domestica e pubblica della casa. La sua forma è definita da un alto muro che abbraccia e obbliga tutti gli ambienti vitali, a cercare in quel baricentro , in quel pozzo di luce e d’aria , la loro ragione spaziale e funzionale. La soglia d’accesso, la porta, rompe l’assioma , interviene sulla continuità materica concedendo il passo.

Una petit maison a Corseaux-Vevey, lago di Lémen , 1925 L’esterno è sempre dentro. Le Corbusier Le Corbusier ha costruito questa piccola casa per i suoi genitori una casa per due persone senza servitù. Il primo dono fu la pianta : il sole, il lago le alpi sono davanti, regnano da Est ad Ovest. Ecco cosa condizionerà la pianta. Il secondo dono « la machine à habiter». La piccola casa sembra chiarire in modo essenziale il rapporto tra il luogo ( i suoi catratteri ) e labitare, l’nsediarsi: delimitare, escludere, aprire, guardare, coprire , proteggere, dare al paesaggio una scala umana.

"Lo scopo del recinto ,che vedete qui, è di chiudere la vista a nord, a est, in parte a sud e ad ovest: le paysage omniprésent sur toutes les faces, omnipotent, devient lassant. ( noioso) Avete notato che in queste condizioni, non "sembra" più comprensibile? Perché il paesaggio conti, è necessario limitare la visione attraverso una scelta radicale: raccogliere gli orizzonti ( le visuali) aprendo le pareti in alzato nei punti strategici. La regola è questa : i muri a nord, est e sud sono in "clausura" cosi, la piazzetta, di dieci metri di larghezza diventa un giardino concluso, un interno. La parete sud, invece, è stata aperto ( trafitta) con un buco quadrato proporzionato alla dimensione umana. Ugualmente ( il muro è importante )per creare ombra e frescura. Improvvisamente, la parete si ferma e lo spettacolo sorge: luce, spazio, acqua e montagne questo "

Geografia L.C. 1923

Il luogo Il terreno prescelto per la costruzione di questo piccola

casa di 56 mq. sembra, attraverso i disegni autografi di

L.c., trascinare su di sé, seguendo le principali direttrici territoriali, l’intera geografia dell’Europa continentale: Milano, Marsiglia, Parigi, Londra, Berlino, Amsterdam, Vienna sono tutte là disposte a corona rispetto a quel centro. Esso rivendica tutta la sua importanza, la sua ferma stabilità e la sua forza attrattiva. Intorno al lago di Lémen, nei pressi di Ginevra, immersa nel paesaggio delle alpi svizzere, la piccola residenza progettata da L.C. per i genitori, riunisce entro i suoi limiti, fissati dal recinto, tutta l’essenza, tutti i valori dell’abitare quel luogo. Sembrerebbe quasi poter affermare che quella natura , quell’identità fisica, quella solenne armonia che si riflette dall’ incontro tra l’immagine cristallina e tersa delle cime e la trasparenza delle acque, prenda origine e significato solo a partire da quel possesso, da quello spazio destinato all’abitare. Come a dire che il luogo e il suo paesaggio , prendano visibilità, identità, riconoscibilità, proprio a partire da quella piccola casa. E’ dentro quell’intervallo fissato, dentro i limiti fisici del recinto realizzato ai bordi del lago, che quell’infinito scorrere dello spazio in pura espansione , si plachi diventando visione dove prende forma la densità del tempo, lo spessore della durata e la dimensione esistenziale del paesaggio.

"Lo scopo del recinto ,che vedete qui, è di chiudere la vista a nord, a est, in parte a sud e ad ovest: le paysage omniprésent sur toutes les faces, omnipotent, devient lassant. ( noioso) Avete notato che in queste condizioni, non "sembra" più comprensibile? Perché il paesaggio conti, è necessario limitare la visione attraverso una scelta radicale: raccogliere gli orizzonti ( le visuali) aprendo le pareti in alzato nei punti strategici. La regola è questa : i muri a nord, est e sud sono in "clausura" cosi, la Piazzetta, di dieci metri di larghezza diventa un giardino concluso, un interno. La parete sud, invece, è stata aperto ( trafitta) con un buco quadrato proporzionato alla dimensione umana. Ugualmente ( il muro è importante )per creare ombra e frescura. Improvvisamente, la parete si ferma e lo spettacolo sorge: luce, spazio, acqua e montagne questo "

Dentro/ fuori , aprire /chiudere, diffondere/trattenere. La logica insediativa. L’edificio si presenta introverso, impermeabile, e chiuso vero la strada lasciando svettare oltre il muro di cinta il volume e le sommità delle chiome degli alberi dimostrando così l’esistnza di uno spazio raccolto , curato e protetto .

Dentro/ fuori , aprire /chiudere, diffondere/trattenere Sul fronte opposto a Sud il protagonista è il paesaggio: il recinto si apre lasciando allo spazio interno della casa , allo sguardo che attraversa quella camera oscura, l’insindacabile ruolo di unico testimone della visione. Ma il recinto non è perso del tutto, ne rimane un frammento : una parete lunga 10 metri al centro della quale , fissa , campeggia una finestra- quasi fosse un rudere di una vecchia casa , con la sua memoria bagnata di umanità- si eleva a circoscrivere un piccolo giardino: è l’ombra, è la frescura, è la protezione dal vento che rendono quel lacerto così vitale e necessario. E poi attraverso quella cornice ritagliata sulla superficie bianca ed abbagliata dalla luce da Sud – quasi fossimo sulla costa dell’Egeo- la visone di quel paesaggio si fa più precisa, perfettamente chiara, esclusiva, pittorica, svelando la sostanza estetica di quel paesaggio.

Viaggio in Oriente luglio 1911: Rdosto case di villaggio entro grande recinto con albero . Tutto il villaggio è costruito così formato da un certo numero di rettangoli che formano corti, strade comuni etc. Il tipo proviene dall’aperta campagna dove questo sistema offre il vantaggio di una dimora assolutamente chiusa. ( da « Oeuvre compléte)

Casa con corte interna, pianta e veduta prospettica del giardino. Luglio 1911 Knzaluk , Bulgaria. Grande casa con pergolato e muro di cinta. In questa corte dove arriviamo ci danno delle rose e spruzzano sulle nostre camicie qualche

... La raison d’étre du mur de cloture que l’on voit ici est de fermer la vue au nord, à l’est, en partie au sud, à l’ouest; le paysage omnipresent sur tutes les faces, omnipopotent, devien lassant.. Avez-vous observé le paysage compte, Il faut de limiter, le dimensionner par une décision radicale: boucher les horizons en élevant des murs et ne les réléler, par interruption de murs, qu’en des points stratégi ques.

….improvvisamente, il muro si ferma, e lo spettacolo sorge: luce, spazio, questa

acqua e queste montagne . Volià le tour est joué!

N

Sul fronte ad est della casa (di appena 4 metri di spessore) si accosta una loggia: luogo ameno dove sedere, contemplare orientando l’osservazione da un lato verso il giardino concluso e dall’altro, vero sud, sull’orizzonte segnato dal profilo dei monti. Una porta e tre gradini giustapposti alla facciata - tanto da dichiarare la quota sopraelevata del calpestio interno rispetto al giardino- segnano l’ingresso . Dal disegno di L.C. : la spazialità della loggia, l’estensione esterna della casa, un volume di spazio contenuto e protetto dagli sostegni metallici; il basso parapetto, apre la visuale in piena luce sul lago e sui monti; il muro, residuo del recinto, tutto in ombra che si oppone al Sud, provocando così ombra e frescura; e poi, per ultimo, quella porzione regolare di luce e colore, quella cornice attraverso la quale, seduti, in piena armonia con l’ambiente, contemplare la visone.

Fondazione continua in c.a Pilastro murario di sostegno della trave di m.11 carico concentrato

finestra a nastro e tamponatura muraria

Trave in c.a. di 11m , altezza 1/10 della luce

Mies Van der Rohe, Padiglione tedesco dell’Esposizione universale di Barcellona, 1919. Aquisgrana 1886-Chicago1969. L’architettura di Mies van der Rohe fonda la propria concezione sui principi costruttivi così che la configurazione dell’edificio è compiuta dalla sua struttura, ovvero descrive i propri valori estetici attraverso la chiara enunciazione del processo logico che sovraintende la composizione della forma attraverso le relazioni tra gli elementi costruttivi. La netta separazione tra elementi strutturali e non strutturali, la pianta libera e aperta, descrivono una straordinaria sintesi dei suoi concetti strutturali e spaziali. Chiara strutturazione della forma, basamento o piattaforma, recinto, appoggio dell’unità abitativa ( casa); compenetrazione di piani orizzontali e verticali, dialettica tra superfici ( piani) opachi e trasparenti, struttura puntiforme e lastre monolitiche ( solaio) di copertura, …. Otto pilastri cruciformi cromati tengono il tetto, sotto il quale si aprono spazi definita da diaframmi non portanti. Due bacini d’acqua abbelliscono la terrazza del padiglione. Travertino romano per il basamento, onice e marmo verde delle alpi per le pareti, cristalli smerigliati e trasparenti per le superfici in vetro, acciaio cromato per i pilastri e i telai. Nel bacino si trova la statua di danzatrice di Geog Kolbe…

L’attacco a terra dell’edificio: un basamento in pietra di travertino regolarizza ed eleva il piano base sul quale crescerà il muro di «recinto » e il «Naos ».

Vuoto, assenza, silenzio. La logica di questo recinto è quella di chiudere ed isolare, se pur in modo parziale, il padiglione dal contesto dell’esposizione; tuttavia esso afferma un principio fondativo, archetipico e sacro dell’abitare , ovvero quello del prendere possesso di un luogo, riservandolo ad un «culto», identificandone una porzione e su quella impronta erigere murature e aprire una soglia e lasciare che la luce entri. Un ambiente rattangolare, chiuso per tre lati da un muro di tre metri, uniformemente costruito utilizzando grandi lastre di travertino, isodome sia per la trama pavimentale che per l’elevazione , definisce un invaso vuoto, dalle misurate proporzioni , dove, unica eco del costante mutamento dell’universo, è uno specchio d’acqua fermo. Uno spazio di pace tranquilla, di silenzio arcano e di grande armonia. In questo spazio non ci sono fiori, non alberi, non aiuole, non vialetti. Questo spazio è destinato all’osservazione, alla contemplazione per quanto così omogeneo, così privo d’accenti. C’è solo una lunga seduta di pietra dove la gente sta seduta in silenzio.

Una folta vegetazione, piena, colorata, appare dietro il muro per rafforzare la dimensione del vuoto contenuto tra i setti murari: le pareti rappresentano lo sparti acque; l’uno, il bosco, è indispensabile all’altro allo spazio sgombro della corte. Il vuoto è accogliente, è modulato dalla geometria dei reticoli dei rivestimenti lapidei, dalla regola che ne scandisce i ritmi prodotti dai giunti, come nella musica scandita dai ritmi matematici e dalle proporzioni armoniche.

…L’uomo moderno, che celebra l’ornamento come espressione dell’esuberanza, artistica di epoche passate, riconoscerà immediatamente l’aspetto forzato, tortuoso e malato dell’ornamento moderno. Nessun ornamento può più essere inventato oggi da chi vive al nostro livello di civiltà… Ornamento e delitto Adolf Loos

Ryoan ji , Temple, Kioto

… Più di una volta ho provato a pensare a un appartamento nel quale ci fosse una stanza inutile, assolutamente e deliberatamente inutile. Non sarebbe stato un ripostiglio, non sarebbe stata una camera da letto supplementare, né un corridoio, né uni sgabuzzino, né un angolino. Sarebbe stato uno spazio senza funzione. Non sarebbe servito a nulla , non avrebbe rinviato a nulla. Nonostante i molti sforzi, seguire fino in fondo questa idea, quest’immagine. Il linguaggio stesso, mi sembra, si è rivelato inadatto a descrivere questo nulla, questo vuoto, quasi si potesse parlare soltanto di quel che è pieno , utile e funzionale. Espèces d'espaces (Galilée, 1974),. Roberta Delbono, Specie di spazi, Torino, 2008

Le due corti (di travertino e di marmo delle alpi) caratterizzate dalle vasche d’acqua

Schema della struttura puntiforme e delle murature di tamponatura; Rapporto servito servente, distribuzione e esposizione alla luce

Mies van der Rohe Il recinto: casa con tre corti

Il confine che delimita questa casa è costituito da un muro perimetrale in mattoni alto come un piano. Il tetto copre solo parzialmente l’area recinta ed è sorretto da una struttura di pilastri in acciaio. Le aree a cielo aperto sono destinate a giardino. La tettonica a pilastri consente una articolazione degli spazi indipendente e libera da vincoli strutturali come avvenne per il Padiglione di Barcellona del 1929. In questo luogo lo spazio dell’abitare è protetto ed estraniato dal contesto naturale. Le aree pavimentate con grandi lastre di travertino 1x1m si estendono in continuità oltre gli ambienti protetti della casa.

Cappotto interno e isolamento da considerare indispensabili secondo le attuali criteri costruttivi: Fondazione continua in c.a. Solai di calpestio a soletta piena in c.a. e massetto di sottofondo per pavimento. Muratura portante di mattoni a 3 teste spessore 36 cm. Isolamento termico; Fodera interna in laterizio forato spessore 12 cm. Controsoffitto in laterizio forato intonacato e verniciato; Solaio in laterizio con orditura primaria in travi di acciaio IPE; Strato di coibentazione Massetto per la formazione delle pendenze; Manto di impermeabilizzazione Sottofondo di allettamento e manto di protezione

Schema delle strutture portanti: murature, pilastri e travi in acciaio, solaio di copertura.

Mies van der Rohe Il recinto: casa a tre corti, progetto 1934

Gruppo di case a corte in mattoni. L’adozione di questa organizzazione conduce a sistemi urbani in cui prevale un forte senso dell’intimità.

Mies van der Rohe, Gruppi di case a corte con accesso dalla strada 1938

La casa orizzontale

Tempio di Apollo, Thermon VII sec a.C.

Andrew Wyeth,Her room, ( non datato)

La casa orizzontale è una linea : la casa orizzontale, rimanda ad un sistema tettonico che proietta ed integra l’alloggio al paesaggio. Spazialità aperta, espansa, estroversa : un succedersi l di spazi concatenati l’un l’altro, in continuo dialogo percettivo tra i valori d’intimità dell’abitare e le qualità del contesto . Essa assume identità diverse in rapporto alle caratteristiche morfologiche del suolo che incontra: è muro quando, poggiandosi sul piano è fronte permeabile; è diga quando , inserita tra l’avvallamento del passo, è barriera; è ponte , quando sospesa tra le opposte rive lascia fluire in continuità lo spazio; è piattaforma, quando radicata sulla sommità nervosa del pianoro, è un belvedere; è terrazzo quando slanciata nel vuoto, è prua, ultimo fine; è galleria, quando poggiandosi lungo un pendio è percorso che mira. Una spazialità tanto permeabile - continui tensioni sollecitano lo scambio diretto o indiretto tra valori conclusi e protetti e l’incommensurabile distendersi della natura- tanto esposta e vulnerabile al clima, al sole, al rapporto con il suolo.

Gunnar Asplund , 1885-194 villa Snelmann 1917-18 Il classicismo nordico: tra tradizione vernacolare e tradizione colta

….si dimentica che più importante seguire lo stile del luogo

che non quello del tempo (Erik Gunnar Asplund “Aktuella arkitetoniska faror för Stockholm, hireshusen“)

L’immagine di casa Snellman, integrata nella natura scandinava muove quel sentimento di familiarità legato al ripetersi degli eventi e delle cose: i materiali, le forme, i colori, le tecniche , le atmosfere, descrivano i valori della tradizione ovvero la memoria depositata nella realtà, ciò che assicura la continuità tra passato e presente. Ricomporre codici figurativi, convenzioni, forme connotative dell’architettura e della costruzione derivanti dalla tradizione, è l’operazione culturale sulla quale si basa la filosofia di questa semplice casa. Dell’architettura vernacolare come manifestazione dell’essenzialità costruttiva, si eleva da un lato la sua espressione prima , depurata da ogni forma romantica e dialettale, e dall’altra, attraverso l’uso di elementi compositivi costruttivi e tipologici derivanti dalla cultura del linguaggio classico, quell’immagine «popolare» si eleva diventando epica, racconto e mito, oggetto di contemplazione. Il linguaggio classico universale irrompe su quello popolare e dialettale. .Tradizione deriva da tradere, trasmettere. Ciò che si intende è il nesso tra le generazioni, il passare in eredità da un membro all’altro; beninteso anche le tradizioni artigianali. La parola suggerisce l’immagine della vicinanza fisica, dell’immediatezza, il fatto che una mano deve ricevere la cosa dall’altra. ( Stefano Ray).

«Nel corso di questo lavoro non abbiamo neanche per un attimo pensato di fare un trattato scientifico esauriente sull’arte di costruire in campagna perché per questo occorrono ricerche di altro tipo e sono già in movimento altre forze specializzate. No ci auguriamo, con questa panoramica sulla nostra arte nazionale di costruire in campagna come era prima che iniziasse la decadenza, di risvegliare la capacità della gente di vedere ciò che resta nelle proprie zone, di iniziare a valorizzare le esperienze centenarie dei nostri antenati ed appropriarsene per utilizzarle. Mettendo insieme costruzione e tipi di costruzioni caratteristici di varie regioni, il libro vuole costringere il lettore a vedere come il modo di costruire sia stato adattato ai diversi paesaggi e come essi diventato caratterizzante di questi, comprendere come attraverso l’adattamento e la fedeltà alla natura la nostra arte di costruire in campagna è un importante modello sia pratico che artistico. Proprio per questi propositi è necessario un risveglio. […] le semplici, molte volte, povere immagini, raccolte sui seguenti fogli, hanno dunque molto da dare a chi vuole ricevere. Le immagini parlano, in linea di massima da se. La scrittura che segue intende soprattutto indicare le forme della costruzione caratteristiche delle varie zone. Le immagini sono spesso state scelte in modo da evidenziare come le costruzioni costituiscono, con la natura circostante, un quadro compatto. Questo interesse è prevalso su quello di mostrare dettagli o costruzioni specifiche. Ogni immagine è come leggere un bel racconto su una parte di terra svedese. Cosi è l’arte di costruire: come una giuntura in un paesaggio realizzato a colori o raccontato a parole.»

La casa di dispone nell’angolo opposto dell’ingresso. Un viale corre parallelo al confine mantenendosi accostato per poi in prossimità del fabbricato dilatarsi in slargo. Una grande quercia indirizza lo sguardo sulla casa composta ad L così da determinare una chiusura lungo l’asse d’arrivo.

L’organizzazione della casa e elementare: struttura configurata ad L in muratura portante copertura a due falde.

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La chiarezza come obiettivo Mies Van der Rohe Costruire,1923

Noi non riconosciamo alcun problema formale, bensì soltanto problemi costruttivi. L a forma non è il fine, bensì il risultato del nostro lavoro. Non esiste alcuna forma in sé. La vera pienezza di forma è condizionata e strettamente legata ai propri compiti : sì, è l’espressione più elementare della loro soluzione. La forma come fine è formalismo: e noi lo rifiutiamo. Altrettanto poco aspiriamo ad uno stile. Anche la volontà di stile e formalista. Noi abbiamo altre preoccupazioni. Ci preme sostanzialmente di liberare la pratica del costruire dalla speculazione estetica, e di riportare il costruire a ciò che deve esclusivamente essere, ossia Costruire. Sulla forma architettonica 1927 Io non oppongo alla forma, ma soltanto alla forma come fine. E lo faccio proprio sulla base di una serie di esperienze e di convinzioni che ne sono derivate. La forma come scopo sfocia sempre nel formalismo. Infatti questo sforzo si rivolge non verso un interno, bensì verso un esterno. Ma solo un interno vivente ha un esterno vivente. Soltanto un’intensità di vita ha un’intensità di forma. Ogni come e sostenuto da un « che cosa». Ciò che privo di forma non è peggiore di ciò che ha un eccesso di forma. Il primo è nulla, il secondo è apparenza. Una forma reale presuppone una vita reale…

Ludwig Mies van der Rohe (Aachen 1886- Chicago 1969) Gli scritti e le parole , Torino 2010

Mies van der Rohe Villa in mattoni, 1923 Tre lunghi muri si estendono nel giardino. All’interno della casa gli spazi si concatenano senza corridoi né disimpegni integrandosi tra loro. La costruzione è in muratura di mattoni a quattro teste seguendo la tradizione secolare dell’opera muraria. Tutte partiture collaborano alla statica dell’edificio. Il solaio è in c.a. a soletta monolitica-

Mies van der Rohe, villa tugendhat , Brno 1930

La casa Tugendhat è stata costruita su un terreno in pendio sulla sommità di una collina che si staglia sull’antica città di Brno nella repubblica Ceka: una terrazza naturale aperta sul paesaggio .Questa situazione orografica e paesaggistica condizionò profondamente l’assetto tipologico e distributivo della casa tanto da farle assumere la natura di «dispositivo percettivo», di sistema articolato di «bel-vedere». La casa si sviluppa con andamento lineare parallelo alla pendenza elevandosi su tre piani: l’ingresso è posto a monte dove l’edificio emerge di un solo piano , quasi fosse un muro di recinto. Solo un varco aperto su una superficie muraria, atona, bianca (una cornice disposta ad inquadrare un pezzo di orizzonte segmentato dallo skyline dei pinnacoli barocchi e dalla massa della vegetazione ) segnala il luogo di accesso nell’intimità della casa. Una scala discende e conduce fino al piano nobile: un grande, fluido e rarefatto spazio, ci accoglie; una parete di cristallo inondata dalla luce, irrompe continua nell’oscurità della stanza, trascinando lo sguardo fuori sul giardino. Un alto stilobate (all’interno del quale sono ubicati i locali tecnici ) sospende il volume dall’intorno: un’ articolazione della forma , espressione oggettiva della chiarezza strutturale e costruttiva , ci descrive attraverso la modulazione tra trasparenze ed opacità, tra volumi in ombra e superfici in luce il senso , il valore dell’abitare in quel luogo.

Planimetria generale e vista della città di Brno dalla collina . Schizzo assonometrico della volumetria : si identifica

Individuazione dell’area d’intervento sulla cartografia storica della citta di Brno del XIX sec.

….l’ingresso è posto a monte dove l’edificio emerge di un solo piano , quasi fosse un muro di recinto. Solo un varco aperto su una superficie muraria, atona, bianca (una cornice disposta ad inquadrare un pezzo di orizzonte segmentato dallo skyline dei pinnacoli barocchi e dalla massa della vegetazione ) segnala il luogo di accesso nell’intimità della casa

….l’ingresso è posto a monte dove l’edificio emerge di un solo piano , quasi fosse un muro di recinto. Solo un varco aperto su una superficie muraria, atona, bianca (una cornice disposta ad inquadrare un pezzo di orizzonte segmentato dallo skyline dei pinnacoli barocchi e dalla massa della vegetazione ) segnala il luogo di accesso nell’intimità della casa…

Vista della casa dal giardino: il volume si articola nella sequenza stilobate , elevazione e coronamento. La piattaforma descrive il luogo di contatto dell’edificio con il suolo, l’attacco a terra : esso regola il rapporto tra irregolarità del suolo e orizzontalità del piano d’appoggio dell’edificio . Sospende dall’intorno la spazialità dell’abitare : una cavità, protetta da un trasparente diaframma vitreo, si eleva , astratta lasciando intravedere la vita della casa. Un volume e la lastra del solaio di copertura concludono la sequenza

Pianta del livello II e I. Sezione trasversale

L’ingresso è sul lato posteriore della casa , dove, oltre all’annesso di servizio è presente la zona notte: un nucleo destinato ai bambini e uno distinto per la coppia dei sig.ri Tugendhat. Dalla scala e si giunge nel grande ambiente di principale della residenza che accoglie la zona giorno : lo studio/ biblioteca , la sala musica, la sala proiezioni, il soggiorno e la zona pranzo oltre ai servizi di cucina e allo alloggio per la servitù. La struttura è a scheletro con travi e pilastri in acciaio, mentre in calcestruzzo è costruito solo il muro di contenimento contro terra. I diaframmi , di separazione sono sempre identificabili per forma e materiale da quelli che descrivono la struttura ( acciaio): cristallo , ebano, onice e legno.

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a b c d e f g h

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Schema geometrico di base per l’organizzazione del sistema della struttura a telaio composto da pilastri e travi in acciaio su campata regolare 5x5 m e solai a soletta piena in c.a. Si evidenzia nel piano intermedio la parete in c.a. contro terra motivata dall’ articolazione in sezione dell’edificio in relazione alla pendenza del terreno.

1 Limite con la strada carrabile 2 Geometria di base

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1 Limite con la strada carrabile 2 Geometria di base Traslazione del corpo servizi, garage, rispetto al volume residenziale

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1 Limite con la strada carrabile 2 Geometria di base Suddivisione del volume residenziale in campate strutturali

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1 Limite con la strada carrabile 2 Geometria di base Apertura del varco di accesso e presentazione dall’alto del panorama di Brno.

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1 Limite con la strada carrabile 2 Geometria di base Sottrazione di una porzione del volume residenziale e identificazione dell’atrio di accesso protetto alla casa.

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1 Limite con la strada carrabile 2 Geometria di base Articolazione della distribuzione degli ambienti della zona notte e rapporto con l’orientamento visuale e con gli spazi esterni .

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Un alto stilobate (all’interno del quale sono ubicati i locali tecnici ) sospende il volume dall’intorno: un’ articolazione della forma , espressione della chiarezza strutturale e costruttiva , ci descrive attraverso la modulazione tra suerfici trasparenti ed opache , tra volumi in ombra e sin luce, il senso , il valore dell’abitare in quel luogo. … Gli elementi della costruzione riprendono i principi già impiegati nel padiglione di Barcellona: pilastri cruciformi portanti arretrati rispetto al perimetro dell’involucro di separazione interno/esterno e suddivisione degli spazi del soggiorno da pareti non portanti in legno e onice.

Casa Resor, Wyoming 1938 La casa è un ponte. E’ la prima casa progettata da Mies negli Stati Uniti. La pianta è un rettangolo allungato, sollevato dal suolo e appoggiato alle estremità su strutture murarie. Così il fiume scorre in libertà : un ponte abitato, una casa belvedere aperta sul paesaggio valllivo . La struttura è su scheletro in acciaio , reso completamente autonomo e identificabile dall’involucro esterno e dai diaframmi di separazione interni . Il soggiorno occupa il centro della casa e una grande finestra orizzontale inquadra la visuale . Alle due estremità sono ubicati i servizi e la cucina.

Autonomia strutturale, autonomia spaziale. La struttura è a scheletro in acciaio ed è concepita su una maglia regolare di 8x4m. con sbalzi simmetrici perimetrali sui lati lunghi di 4m. E’ ipotizzabile che il solaio, (come avverrà per le successive esperienze americane) sia costituita da orditure principali e secondarie in acciaio ( più leggero della soletta armata in c.a). Un ponte abitato sospeso su pali .La separazione degli elementi strutturali rispetto agli elementi di tamponatura, infissi o diaframmi o tamponature esterne, è sempre chiaramente denunciata. Questa tendenza rappresenta la costante essenziale del valore espressivo della costruzione, garantendo flessibilità e libertà nell’uso.

Schema del tracciato regolatore e della maglia strutturale

Composizione astratta, fotomontaggio e collage. Spazio interno: sullo sfondo il paesaggio naturale del fiume, in primo piano una tamponatura in tessuto policromo e una scatola d’arredo ligneo fluttuanti all’interno nell’involucro spaziale. Elementi della tettonica dello spazio : piano base, paino copertura, pilastri di sostegno in acciaio , involucro di cristallo .

Fifty by Fifty House, 1950 Edificio a campata unica con quattro sostegni

Uno spazio quadrato si apre da tutti i lati su un ambiente naturale. La lastra del tetto, unico elemento orizzontale, definisce l’involucro spaziale. Questa lastra consiste in una travatura reticolare di putrelle d’acciaio saldate di 15.2 m. di lato, sorretta da quattro pilastri disposti lungo i lati in posizione simmetrica . La distribuzione interna è organizzata attraverso il posizionamento del nucleo servente ( bagni e cucina) e dagli elementi di arredo disposti in modo tale da garantire una circolazione fluida e continua dello spazio.

Un padiglione nel bosco: casa Farnsworth, 1950 Casa sospesa in vetro a struttura in acciaio

Questa casa , un padiglione per la contemplazione del paesaggio fluviale, è sostenuta da pilastri e travi in acciaio confinati oltre l’involucro di cristallo posto tra interno ed esterno così da liberare completamente da ingombri strutturali la superficie interna. Una piattaforma sollevata dal suolo, come fosse una palafitta, ci racconta della delicatezza e vulnerabilità dell’area così prossima al corso d’acqua e alle esondazioni. Tra il piano di calpestio interno e il solaio, un nucleo in legno naturale contenente i servizi della casa, si dispone liberamente ,esonerato da ogni impegno strutturale, per organizzare gli ambienti vitali. L’intervallo tra i pilastri è di 6.7 m. e il modulo geometrico , il tracciato regolatore corrisponde a 0.83 m.

Pianta generale e schema del rapporto tra spazio servito e nucleo servente

Sezione della scala, sezione sul nodo solaio pilastro e pianta della struttura e delle tamponature in vetro. Particolare dell’attacco tra pilastro con profilo ad H e solaio costituito da un trave di principale perimetrale costituita da un profilo.U e travi di collegamento a doppio T con interasse di I.67 m. Il solaio è costituito da tegoli in c.a. prefabbricati sagomati disposti sull’orditura secondaria. L’interasse tra i pilastri è di 6.70m. Mentre l’altezza libera interna è di 2.90m

Dall’esploso volumetrico si identificano gli elementi costruttivi: pilastri, solai, diaframmi, finiture.

Pacchetto di finitura : strato di separazione, coibentazione, impermeabilizzazione e manto di copertura. Solaio: travia a doppio T, tegoli in c.a. prefabbricato , controsoffitto interno

L’interrelazione tra struttura solida e fluidità della luce, dell’aria, dello spazio. Frank Lloyd Wright (Wisconsin 1867 - Phoenix1959) … Non consideravo più la parete come il lato di una scatola ma come la chiusura di uno spazio destinato a consentire protezione come il maltempo o contro il calore… Ma dovevo altresì portare nella casa il mondo esterno e permettere l’interno della casa si espandesse all’esterno… conseguire senza soluzione di continuità una transizione dalla natura all’artificio - nei materiali, nelle forme, nelle strutture, e nei colori,- nel modo in cui Wright definiva organico. Cominciai a studiare la natura dei materiali , imparando a vederli :Imparai a vedere i mattoni come mattoni, a vedere il legno a vedere il cemento armato, o il vetro, o il metallo. A vederli ciascuno di per sé e tutti con la loro individualità. Ciascun materiale richiedeva di essere trattato in modo diverso e consentiva possibilità di applicazioni specifiche. Progetti adatti a un materiale non si addicevano affatto ad un materiale diverso. Per lo meno non alla luce del mio ideale di semplicità come plasticità organica. Naturalmente … non poteva esistere un’architettura organica ignorando o fraintendendo la natura dei materiali. Come sarebbe potuto essere altrimenti? Perfetta correlazione di ogni sviluppo. Integrazione, o anche la parola stessa organico, significa che nulla ha valore se non in naturale rapporto col tutto, per il conseguimento di uno scopo vivo. F. L. Wright, A testament, New York 1957

F. L. Wright casa Pauson, Phoenix Arizona, 1939 Terrazzi e bastioni naturali

Massicci bastioni di pietra e cemento si elevano da una altura nel deserto dell’Arizona. Involucri leggeri in legno e vetro ricompongono il volume della casa. Un grande ammasso murario disteso sul dorso di una cresta rocciosa; ampie aperture consentono alla casa di espandersi su piattaforme slanciate sul paesaggio. Architettura integrata ed organica.

… Una casa non deve essere rigida, ma piuttosto deve essere cosciente della terra su cui sorge e accoglie l’aria che la circonda., pur continuando a soddisfare l’umana necessità di proteggersi da una natura non sempre benigna. .. Grazie ad una concezione strutturale libera da reticoli rigidi e continui, lo spazio interno poteva estendersi verso l’esterno in qualsiasi punto anche grazie alla sua intrinseca orizzontalità , al suo adattarsi alle morfologie del suolo.

L’organizzazione planimetrica prevede la costruzione della residenza sulla sommità di un rilievo roccioso collegata alla strada mediante un sottile «tratturo» che man mano consente il superamento del dislivello. La casa è un bastione costruito in opera incerta, aperto in mezzeria da una profondo un varco, oasi protetta nell’abbagliante solarità del deserto.

Una immagine della casa Pauson dopo l’incendio avvenuto nel 1942. Rimangono tuttora visibili le strutture in muratura.

Una tettonica per masse e trame. L’ordine ripetitivo, modulare, costituito dalla tecnica costruttiva del Balloon Frame ( concezione costruttiva dell’intero edificio per telai lignei nata intorno al 1830 ) si alterna a murature in pietra da spacco e malta cementizia di forte spessore. La trama modulare lignea, ricompone in volume edilizio unitario, i frammenti murari concepiti allo scopo di proteggere, sfruttando le proprietà fisiche del materiali lapideo , i fronti edilizi mal esposti. La tecnica del balloon frame, sperimentata in questo periodo da Wright, descrive una concezione strutturale tridimensionale standardizzata sul modulo geometrico di 1.22 x 2.44 m. costituita da elementi montanti, da travi e da pannelli di tamponatura lignea . Le membrature verticali, definiscono nella loro sequenza regolare, i vani all’interno deli quali trovano posizione gli infissi di finestre o porte finestre; nelle esposizioni sfavorevoli la struttura portante viene tamponata mediante un rivestimento a trama orizzontale costituito da tavole di protezione fissate ai montanti verticali. ( rivestimento a corsi) . Questa concezione strutturale si basava anche su una rigorosa sequenza di fasi costruttive: dapprima si gettava la soletta del pavimento e si costruiva il camino in muratura, basamento e focolare della casa. A ciò seguiva la costruzione dell’intelaiatura e del tetto e per ultimo il sistema di tamponatura.

Ballom Framing, 1860

La casa in altezza. Piattaforme verso il paesaggio

Jørn Utzon, Platform in Yucatan, in Zodiac 10, 1962 Giorgio De Chirico,

La piattaforma , qui utilizzata come figura che descrive la sommità dalla quale scorgere il paesaggio, è un affascinante elemento architettonico. Da esse si sprigiona una grande forza . L’architetto danese J. Utzon in un suo viaggio nel Messico visita le foreste dello Yucatan: una pianura coperta da una fitta vegetazione. .. « qui vivevano i Maya, nei loro villaggi, in piccoli appezzamenti disboscati e coltivati: nessuna possibilità di vedere in distanza, nessun movimento verso l’alto o verso il basso. Introducendo l’elemento della piattaforma, con il livello superiore alla stessa sommità delle chiome degli alberi , d’un tratto quel popolo guadagnò una nuova dimensione di vita. Su quelle alte piattaforme vennero costruiti i templi da cui si aveva accesso al cielo, alle nubi al vento»

Adalberto Libera e Curzio Malaparte, Casa Malaparte a Capri, 1937

“Vorrei costruirmela tutta con le mie mani, pietra su pietra, mattone su mattone, la città del mio cuore. Mi farei architetto, muratore, manovale, falegname, stuccatore, tutti i mestieri farei perché la città fosse mia, proprio mia, dalle cantine ai tetti, mia come la vorrei. Una città che mi assomigliasse, che fosse il mio ritratto e insieme la mia biografia... E tutti, appena entrandoci, sentissero che quella città sono io, che quelle strade sono le mie braccia aperte ad accogliere gli amici. L’intonaco dei muri, le persiane, gli scalini... vorrei che fossero la parte migliore di me, i lineamenti del mio viso e del mio spirito, gli elementi fondamentali dell’architettura e della storia della mia vita. Che m’assomigliasse, e che ciascuno sentisse, vivendoci, di stare dentro di me.” “...a mano a mano che il fiume s’avvicina alla città... mi piacerebbe che scivolasse via lungo le mura rossastre, accarezzando pigramente le pietre dal bel colore di sangue raggrumato..” “Ben cinque porte aprirei nelle alte mura: una per ciascun vento... una porta per il tramontano, una per lo scirocco, una per il libeccio, un’altra per il grecale, e la quinta per quel venticello di stagione che soffia quando gli pare...” “Le case le vorrei tutte di bella pietra, ben squadrate, con le altane aperte sui golfi del cielo..”

“Vorrei costruirmela tutta con le mie mani, pietra su pietra, mattone su mattone,la città del mio cuore. Mi farei architetto, muratore, manovale, falegname, stuccatore, tutti i mestieri farei perché la città fosse mia, proprio mia, dalle cantine ai tetti, mia come la vorrei. Una città che mi assomigliasse, che fosse il mio ritratto e insieme la mia biografia... Ben cinque porte aprirei nelle alte mura: una per ciascun vento... una porta per il tramontano, una per lo scirocco, una per il libeccio, un’altra per il grecale, e la quinta per quel venticello di stagione che soffia quando gli pare...” “Le case le vorrei tutte di bella pietra, ben squadrate, con le altane aperte sui golfi del cielo..” Curzio Malaparte, Casa come me, 1937

si scopre l’ orizzonte tra il mare e il cielo

l’orizzonte collima con la sommità della piattaforma

crinale

sella

piattaforma

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4

…. «A Capri l’escursione della linea d’orizzonte è estrema: dalla situazione altimetrica a pelo d’acqua, giù alle marine, a quelle in alto sugli aerei belvedere…. Casa Malaparte si situa in posizione altimetrica intermedia . La funzione domestica ( la casa) trova la giusta misura nella sella di punta Massullo, alta sul mare quel tanto da costituire , della casa, il proporzionato basamento naturale. Perché mi spingo al punto di definire questa casa una macchina suprema del controllo dell’orizzonte? Perché essa subordina, in misura mai vista, il carattere domestico alla volontà di celebrare la natura dell’isola, di divenirne espressione. Casa Malaparte è una macchina suprema nella quale l’uso rigoroso della tecnica di controllo dell’orizzonte produce sensazioni e suscita emozioni. E certamente gran torto si fa alla casa quando si parla della maggiore ( delle rocce) , quella vasta e strombata, sottacendo o non vedendo il ruolo che la minore, quella ripida e stretta, ha nel gioco delle relazioni. E il gioco è tra l’orizzonte ultimo, tenue linea azzurrognola che separa mare e cielo, e l’orizzonte prossimo, solida linea rossa di bordo del solarium. Allo scendere la stretta scala la casa inizialmente in basso, lentamente sale fino al punto di collimazione tra i due orizzonti (la compatta mole rossa sospesa alla sottile linea azzurrognola) per poi emergere progressivamente sull’orizzonte marino fino al punto massimo di di depressione della sella. Al fondo della sella il gioco cambia . La vasta gradinata strombata, muraglia erta e incombente , « dell’ultimo orizzonte il guardo esclude». La risalita è risalita da una condizione di profondità virtuale alla riconquista del perduto orizzonte marino…»

Il controllo dell’orizzonte F. Venezia. Che cos’è l’architettura

Rilke sulla finestra

Il disprezzo, J.luc Godard, 1963

La casa in altezza

La casa in altezza è un punto sul piano e rimanda ad un sistema tettonico che si struttura sul racconto della verticale e dell’ascensione. Sequenze spaziali, regolari o con intermittenze improvvise, si succedono, vincolate alla rigida geometria dell’attacco a terra e del volume, progredendo lungo la verticale che culmina laddove la casa offre la sua massima permeabilità: libera la visione e offre alla luce gli spazi. . La casa in altezza prende vista dal perimetro regolare della scatola e gli ambienti vitali si stringono intorno alla voragine della scala . Un giardino pensile, un belvedere, conclude consentendo «al al sole di entrare dappertutto . Apertura e chiusura, permeabilità e impenetrabilità sono caratteri che dichiarano con sincera fedeltà il principio della struttura e della gravità, severo fondamento della costruzione in altezza, che vede progressivamente alleggerirsi le membrature , dal basamento al coronamento. Variabili sul tema della casa in altezza per pensiero creativo: Come e con quale elemento risalire: ascendere lungo i bordi o sul baricentro; quale spazio incontrare durante la risalita? Come sostare in armonia dialogando con il paesaggio interno ed esterno? come orientare cercando di conquistare la sommità? come premiare lo sforzo della conquista ? Quale la strada del discendere?

Adolf Loos 1870- 1933: la pulsante volumetria dello spazio domestico: il Raumplan Villa Rufer 1922 Vienna … Con Adolf Loos nacque il Raumplan (piano spaziale, complessa conformazione di spazi di diversa altezza, collocati su piani sfalsati) una idea degli ambienti e della loro organizzazione sostanzialmente nuovanel panorama del‘900: la libertà del pensiero nell’ambiente, la progettazione di stanze che stanno a livello diverso, non vincolate ad un piano eguale per tutte. La composizione di ambienti che stanno in correlazione tra loro, in tutto armonico e indivisibile dove lo spazio sia economizzato. Il modello migliore in un contesto comune. Tra i principi maggiormente caratterizzanti l’opera architettonica di A. loos emergono: La casa intesa come compatto corpo cubico raccolto in se stesso : la casa intesa come archetipo, corpo prismatico unitario secondo la tradizione classica, universalmente condivisa. L’organizzazione spaziale come ricerca e formalizzazione dei valori dell’abitare : funzionalità , comodità , durevolezza ed economicità, ovvero massima emancipazione degli spazi interni ma sottomessi ai dettami della compattezza. Un processo che prende avvio dalla comprensione, o meglio dalla progettazione degli spazi interni verso il controllo dell’esterno. Secondo questa impostazione , identificabile nel concetto di «…. pianta nello spazio», la casa non è più vincolata alla sovrapposizione dei piani prestabiliti, ma è il prodotto dell’aggregazione in verticale di ambienti ingresso, zona giorno, zona notte e servizi, individualmente connotati ma compenetrati l’uno nell’altro attraverso la il sistema distributivo , serrati dentro un unico organismo volumetrico regolare. Conseguenza è la ricca gamma di prospettive spaziali e di atmosfere.

A.Loos, Wurfelhaus, progetto 1929 Otto Wagner, Villa Wagner II, Vienna 1912_1913

In Loos oltre al riferimento classico si rileva anche l’interesse, per altro molto diffuso negli ambienti accademici ed artistici europei, verso l’architettura popolare e della tradizione mediterranea : la Grecia, l’Italia e il nord Africa costituiscono un bacino illimitato di sollecitazioni e stimoli verso la semplificazione dei linguaggi a favore di una espressività vera, sincera, astratta e autenticamente radicata nella cultura dei luoghi. La riduzione della forma verso elementari volumetrie cubiche ,la stretta rispondenza tra tettonica e spazialità, la libera organizzazione dei fronti a descrivere la «meccanica» dell’abitare , terrazzi e coperture piane determinano alcuni modelli di riferimento per la definizione del nuovo carattere architettonico che dal raumplan muoverà verso la poetica razionalista del piano libero.

Skyros, centro urbano e ambiente con mezzanino 4x6m.

La casa Rufer è stata costruita nel 1922 e rappresenta il primo esperimento che conduce A.Loos al tema del Raumplan: 1 la disposizione su livelli sfalsati; 2 la disposizione dei prospetti in relazione alla distribuzione interna; 3 la semplificazione del sistema strutturale; 4 la concezione dell’edificio come un organismo unitario e cubico;

La composizione dei fronti appare dura e quasi ermetica giustificato nel conferire compattezza scatolare del volume. L’elemento dominante rimane la liscia parete bianca di muratura svuotata dalle bucature di porte e finestre nettamente differenziate che ostentano un disordine formale quasi caotico. Ma tale criterio compositivo risponde alla rigorosa e razionale rappresentazione dell’integrazione spaziale prodotto dal Raumplan.

Spiritualità e armonie matematiche. Charles-Eduard Jeanneret Le Corbusier ( La Chaux -de - Fonds 1887 Cap Marten 1965)

Si entra : lo spettacolo architettonico si offre immediatamente allo sguardo : si segue un itinerario e le prospettive si sviluppano con grande varietà. Si gioca con l’afflusso dei raggi luminosi che rischiarano le pareti e che creano penombra. Le finestre svelano alcune prospettive all’esterno dove si ritrova l’unità architettonica. Ecco rivivere davanti ai nostri occhi avvenimenti architettonici ormai storicizzati: i pilotis, la finestra in lunghezza, il tetto giardino, ( la pianta libera ) la facciata di vetro. Ancora bisogna apprezzare , quando l’ora suona, quello che è a disposizione e bisogna saper rinunciare alle cose che si sono apprese per perseguire verità che si sono sviluppate fatalmente dalle nuove tecniche e dall’impulso di uno spirito nuovo generato dal profondo sconvolgimento dell’età della macchina.

Le Corbusier, veduta attraverso una finestra in lunghezza dal tetto giardino per la villa di Madame Meyer, 1925

Le Corbusier, Villa a Carthage,1928 Il problema consisteva nel trovare adeguato riparo al sole e nell’assicurare una costante ventilazione . Come mostra la sezione , il problema è stato risolto dotando la casa di un frangisole che getta ombra alle stanze. Dal piano terra al tetto gli spazi interni sono collegati uno all’altro, così da assicurare una ventilazione costante...

L’occhio che guarda in orizzontale (…) io mi sforzo di creare degli interni chiari, e ben illuminati, quello è il mio scopo principale… non

certo per il mero piacere della stravaganza ma per far entrare il più possibile , a torrenti, l’aria e la luce nelle mie case. .. Tutta la mia architettura è in funzione delle finestre. ..L’impiego del cemento armato ( struttura a telaio) e la drastica riduzione degli appoggi offre ora la finestra a banda. Essa consente di raccogliere tutta la luce all’altezza utile che è quella degli occhi di chi abita la casa… ) Le Corbusier 1923 …La finestra in lunghezza ci condanna ad un panorama perpetuo, affermano A. Perret … la finestra tradizionale apre l’ambiente interno all’esterno, ma allo stesso momento definisce un luogo e una soglia, stabilisce un rapporto d’esclusione spaziale e sentimentale.

Les 5 points d’une architecturelle nouvelle: 1 Les pilotis:…. Con la struttura in cemento armato, …La casa è nell’aria lontano dal terreno, il

giardino passa sotto la casa, il giardino è anche sopra la casa. 2 Les toits- jardins…. Il tetto tradizionale non conviene più. Il tetto non dev’essere spiovente ma

incavo… I giardini-terrazze diventano opulenti : fiori arbusti e alberi, e prato. 3 Le plan libre … Con la struttura in cemento armato la pianta si libera dei muri, … i piani non

debbono essere più ricalcati gli uni sugli altri. Sono liberi. 4 La fenetre en longeur … Con la struttura in cemento armato… si rivoluziona la storia della finestra. Le finestre possono correre da un bordo all’altro della facciata. 5 La fenetre libre. … Con il telaio …. I pilastri arretrati rispetto alla facciata verso l’interno della

facciata… il solaio prosegue in falso verso l’esterno. Le facciate sono membrane leggere La facciata è libera.

Cosa attraversare , come ascendere fino a raggiungere la terrazza sopraelevata da dove tutto appare limpido. La pianta della casa moderna . Villa Savoye a Poissy ,1929-30 … Finora i visitatori si aggirano all’interno domandandosi cosa stia succedendo, difficilmente comprendendo le ragioni di ciò che vedono e che provano, non vi trovano per nulla ciò che di solito si chiama casa. Il sito un vasto prato convesso a cupola schiacciata. La vista principale è verso nord, dunque opposta al corso del sole. La parte normalmente anteriore alla casa sarà dunque invertita. La casa è una scatola nell’aria, tagliata tutt’intorno, senza interruzioni da una finestra in lunghezza… La scatola è in mezzo alla prateria, dominate sul verde circostante. Sotto la scatola , passando attraverso i pilotis, arriva il percorso dell’autovettura che gira intorno ad un volume in curva . Qui si apre l’ingresso principale . Dall’interno del vestibolo una rampa molto dolce , senza quasi che uno se ne accorga, conduce al piano primo dove si svolge la vita di chi vi abita… Prendendo vista e luce dal perimetro regolare della scatola i diversi vani vengono a stringersi e a disporsi a corona intorno ad un giardino pensile che si pone come distributore di giusta luce e di sole. E’ sul giardino pensile che si aprono in assoluta libertà i muri di cristallo scorrevoli del salone e molti vani della casa: così il sole entra dappertutto dal cuore stesso della casa. Dal giardino pensile, la rampa, divenuto ora esterna, conduce sopra la copertura, al solarium. Quest’ultimo, del resto, è collegato dalle tre rampe di una scala a chiocciola alla cantina scavata nel suolo sotto i pilotis…. La pianta è pura, generata dalla più precisa necessità. Si trova al posto giusto nell’agreste paesaggio di Poissy.

Sulla sommità di una collina, sospesa su palafitta, cosicché il profilo naturale segua senza interruzioni la morfologia del terreno ricongiungendosi al paesaggio, si poggia, il volume di Ville Savoy. La casa aperta al cielo è un tributo alle idee di evoluzione e di progresso. (In questa affermazione i quattro punti sono così riassunti) All’interno del volume, articolato in tre distinte parti, attacco a terra (sospeso su «pali»), sviluppo di facciata, e coronamento, il criterio di collegamento ascensionale si basa sulla presenza di una rampa che consente in un tempo rallentato di attraversare visivamente il volume cogliendo le trasformazioni ( articolazioni e rapporti tra gli elementi funzionali Passeggiata architetturale

1. Maison La Roche : genere, piuttosto facile, pittoresco, movimentato,

2 Maison Stain : molto difficile ( Soddisfazione per lo spirito,)

3 Maison à Stuttgart : molto facile, (combinazione tra reticolo strutturale e concezione funzionale dell’abitare)

4 Villa Savoye : molto generosa…

La casa in altezza si slancia dal suolo: sospesa su pali o radicata a terra si conclude in una «stanza a cielo aperto». Lungo la verticale conserva un aspetto chiuso ed introverso, dosando con equilibrio aperture e varchi, così da essere preludio a quell’ultimo lembo a coronamento dove si slancia offrendo l’intorno. …Finestre in lunghezza, concepite in orizzontale , consentono allo sguardo di irrompere libero sul paesaggio, in assenza di mediazioni o riferimenti misuratori e prospettici. La ricerca di valori percettivi non esclude dal programma la finestra in verticale: ritagliata nella muratura e orientata sul paesaggio essa definisce una visione dell’intorno con una impostazione formale determinata, ( puntata su un soggetto possibilmente estraniato dal contesto) che esalta una visione prospettica e pittorica…

L.C. Viaggio in oriente Istanbul: giardino sopraelevato con pergola, 1911. Casa con muro di recinzione, felice soluzione, dell’angolo del muro