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    AnTar d, 18, 2010, p. 75-113

    LE OPERE DEI PADRI DELLA CHIESA TRA PRODUZIONE E RICEZIONE:LA TESTIMONIANZA DI ALCUNI MANOSCRITTI TARDOANTICHI

    DI AGOSTINO E GIROLAMO*

    ORONZO PECERE FILIPPO RONCONI

    in ricordo di Gabriella Braga

    Fathers works from production to reception:

    a case study of Augustines and Jeromes late antique manuscripts

    I.In Late Antiquity the development of an autonomous Christian culture brought about important

    changes in the methods of composition and revision of texts. In thefirst instance, St Augustines Retrac-tationes clearly show that many of his works (including the De Trinitate and the De Civitate Dei) werecomposed in desultory fashion over a long period. This implies textual instability, incompatible withthe idea of a static archetype. Such instability is reflected in the physical characteristics of some of theoldest Patristic manuscripts, for example Petropol. Q.v.I.3 which contains one of thefirst collections ofvarious works by Augustine. This collection was probably initiated, between the 4th and 5th century,by a scribe working in an African milieu connected with Augustine and then completed elsewhere inthe 6th or 7th century. Another important observation concerns the Late Antique revision of texts: sub-scriptiones and certain marginal notes in sixth- and seventh-century Patristic manuscripts attest to the

    practice of textual correction. Study of these notes reveals the intention of stabilizing the transmissionwhich had often been disrupted through complexity of the composition process. [Author]

    II.The palaeographical and codicological study of the sixth-century manuscripts Paris. lat. 12214 and

    Paris. lat. 2235 (respectively the two most ancient manuscripts of St AugustinesDe civitate Dei and ofthe Tractatus in librum Psalmorum attributed to St Jerome) enables us to reconstruct the process of theirtranscription and their subsequent history. Paris. lat. 12214 was probably copied from two models (onecontaining the canon, the other thefirst part of the De civitate Dei), which may have orginated in themilieu of Eugippius. Paris. lat. 2235 is made up of three original manuscripts probably three volumesof one single edition which were later bound together as a book. It also derives from several models,each containing a short section of the Tractatus. The emendationes made in both manuscripts shortlyafter their transcription reveal a strong attention to the material aspects of the books. [Author]

    *Il capitolo I di O. Pecere, il capitolo II di F. Ronconi. La ri-cerca di Pecere, finanziata con un contributo della G.K. DelmasFoundation (New York), stata condotta nellambito del progettoHUM2006-11240-C02-01 dellUniversit di Cantabria.

    Abbreviazioni: Cavallo,I fondamenti materiali= G. Cavallo,Ifondamenti materiali della trasmissione dei testi patristici nellatarda antichit: libri, scritture, contesti, in E. Colombo (ed.),Latrasmissione dei testi patristici latini: problemi e prospettive,

    Atti del Convegno internazionale (Roma, 26-28 ottobre 2009),Turnhout, 2011, in corso di stampa. Gorman, The Manu-script Traditions= M. M. Gorman, The Manuscript Traditionsof the Works of St Augustine, Firenze, 2001. Mutzenbecher,Codex Leningrad= Mutzenbecher, Codex LeningradQ.v.I.3(Corbie). Ein Beitrag zu seiner Beschreibung, in Sacriserudiri,18, 1967-1968, pp. 406-450. Pecere,Roma antica e il testo=O. Pecere,Roma antica e il testo. Scritture dautore e composi-

    2. LE LIVRE : PRODUCTION,RCEPTION, TRANSMISSION

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    I. PRODUZIONE, REVISIONE E RICEZIONETARDOANTICA DEGLI SCRITTI DIAGOSTINO

    1.Ogni testo letterario prodotto dalla cultura latina dopoil periodo arcaico era oggetto di due tipologie di letturafunzionalmente distinte. La prima era quella praticata dal

    lettore comune, che si procurava un libro e si accostava alsuo contenuto spinto da molteplici motivazioni: interessiculturali coltivati con finalit letterarie; esigenze connesseal lavoro professionale; forme diverse di piacevole in-trattenimento sociale o di semplice svago individuale. Laseconda precedeva la lettura generalizzata ed era quella diuna particolare categoria di lettori che avevano il compitodi garantire sia la qualit contenutistica e stilistica, sia lacorrettezza testuale di uno scritto destinato a trovare nel libroil veicolo della sua circolazione e trasmissione. Larteficedel meccanismo di revisione del testo ancora inedito eralautore stesso. La tensione verso la perfezione delloperaprodotta e licenziata sotto il controllo dellautore, o immessa

    nel circuito di ricezione a suo nome (si pensi ai numerositesti oratori, filosofici e scientifici derivanti da esposizioniorali messe per iscritto da ascoltatori o notarii1), percorrelintera vicenda storica della produzione letteraria romanafino alla tarda antichit. Fattori dinamici di questo processoerano le diverse figure che lavoravano sul testo e sul libro,interpretando esigenze, gusti e preferenze dellautore, delcommittente, dei lettori anonimi. Fino allet augustea, allarilettura del testo provvisorio che lautore chiedeva a unaristretta cerchia di amici colti, subordinando al loro giu-dizio la decisione di divulgarlo, si affiancava lemendatiodi esperti diorthotaireclutati tra i suoi schiavi o tra quelliche lavoravano al servizio degli interlocutori privilegiati

    della sua attivit letteraria: basti qui richiamare lesempiodi Tirone, il liberto di Cicerone, e degli scribi litteratidelsuo intimo e facoltoso amico Pomponio Attico2. Questaconsuetudine si dilata parallelamente allinsorgere dellafigura del copista di professione, la cui attivit si configuragradualmente come quella di un vero e proprio imprenditorelibrario, che assicurava una moltiplicazione delle copieadeguata a soddisfare una crescente domanda di libri: lotestimoniano le numerose botteghe librarie che popolavanoil paesaggio urbano di Roma e la vendita di libri nei mercatie nelle strade di altre citt dellimpero, nellepoca di pi

    zione letteraria, Roma-Bari, 2010. Ronconi,I manoscritti

    miscellanei= F. Ronconi,I manoscritti greci miscellanei. Ricer-che su esemplari greci dei secoli IX- XII, (CISAM, Testi, studi,strumenti, 21), Spoleto, 2007. Scheele,Buch und Bibliothek= J. Scheele,Buch und Bibliothek bei Augustinus, inBibliothekund Wissenschaft, 12, 1978, pp. 14-114.

    1.Sul fenomeno degli ascoltatori come editori vd. M.Korenjak,Publikum und Redner. Ihre Interaktion in dersophistischen Rhetorik der Kaiserzeit, Mnchen, 2000, pp.157 s.; Pecere,Roma antica e il testo, pp. 246 s.

    2. Su Tirone e gli scribi di Attico vd. Pecere, ibid., pp. 116, 128 s.,178 e p. 302 n. 358 con bibliografia.

    alta diffusione sociale dellalfabetismo3. Verso la fine delI secolo d. C. Quintiliano scelse come editore della suaInstitutio oratoriaTrifone, un librariusdifiducia che avevaseguito il lungo e tormentatoitercompositivo di unoperapraticamente infinita e che, nelle attese dellautore, avrebbesaputo compiere col massimo scrupolo la difficile impresa

    di pubblicarla mettendo nelle mani dei lettori genericilibri quam emendatissimi4. Il coinvolgimento del librariusnella revisione del testo consolida lestensione della praticadellemendatiodal manoscritto dautore ai libri contenentiopere gi pubblicate. In questo panorama dominato da unavasta circolazione di libri nuovi e vecchi, preziosi perqualit dellesecuzione grafica e dei materiali oppure dozzi-nali, costosi e a buon mercato emerge e si afferma il pro-tagonismo delgrammaticus. Depositario di una indiscussacompetenza linguistica, il grammatico non solo garantiscelautenticit e la genuinit testuale del libro che corregge,ma esplica anche unattivit di consulente sia del libraio siadei suoi clienti, stabilendo con la sua riconosciutaauctoritas

    il valore letterario e commerciale del prodotto librario5

    . Lefonti letterarie descrivono con dovizia di particolari lattivitdi revisione condotta prima e dopo ledizione del testo let-terario. Ma quella espletata da un emendatordi professione documentata, a partire dallet imperiale, anche dallesubscriptionesdei revisori del testo che si sono conservatenella tradizione manoscritta6. Linsieme di questi dati per-mette di ricostruire le dinamiche che investono ed innovanoi processi di composizione, di produzione e di ricezione dellibro/testo, delineando un quadro complesso e problematicodella situazione a monte della tradizione medievale, special-mente dei testi prodotti nellOccidente cristiano della tardaantichit. In questepoca, infatti, lo sviluppo di una cultura

    cristiana autonoma, nel segno di una nuova concezione del

    3. Sul mercato librario tra tarda repubblica e prima et imperialevd. M. Citroni, Poesia e lettori in Roma antica, Roma-Bari,1995, pp. 13 s. Le numerose testimonianze su librai e botteghelibrarie sono state raccolte e pi volte esaminate, ad esempio, daT. Kleberg, Commercio librario ed editoria nel mondo antico,in G. Cavallo (ed.),Libri, editori e pubblico nel mondo antico,Roma-Bari, 20044, pp. 40 s.; P. Fedeli,I sistemi di produzione ediffusione, in G. Cavallo-P. Fedeli-A. Giardina (dir.),Lo spazioletterario di Roma antica, II,La circolazione del testo, Roma,19932, pp. 335 s.; J. W. Iddeng, Publica aut peri! The Releasingand Distribution of Roman Books, in Symbolae Osloenses, 81,2006, pp. 63 sgg. Sullestensione del pubblico letterario vd. G.

    Cavallo,Libro e cultura scritta, in A. Schiavone (dir.), Storia diRoma, 4, Caratteri e morfologie, Torino, 1989, pp. 693, 715 s.;R. Winsbury, The Roman Book, London, 2009, pp. 62 s.

    4. Quint. inst.prol. 1-3.5. Pecere,Roma antica e il testo, p. 245.6. Un aggiornato repertorio dellesubscriptionesin J. E. G. Zetzel,Latin Textual Criticism in Antiquity, New York, 1981, pp. 211-227; vd. anche O. Pecere,I meccanismi della tradizione testuale,in G. Cavallo-P. Fedeli-A. Giardina (dir.), Lo spazio letterariodi Roma antica, III,La ricezione del testo, Roma, 19932, pp.345, 359 s.

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    testo, introduce significativi mutamenti nelle procedure dicomposizione e di revisione.

    Nel superstite repertorio disubscriptionese note di re-visori, quelle originali sono restituite da codici databili alV-VII secolo che contengono, tranne rari casi, scritti di autoricristiani attivi nello stesso arco temporale7. Questi esemplari

    consentono di osservare lemendationel suo farsi perch gliinterventi correttivi, quale che sia la loro natura e finalit,appartengono alla stessa mano del revisore. Ma nel corredodi annotazioni che costellano i margini dei codici, quellevergate da altre mani, coeve o di poco posteriori a quelladel copista, attestano anche le diverse maniere di leggere dicoloro che hanno usato il libro nella primissima fase dellacircolazione dellopera. Tali manoscritti costituiscono per-tanto un terreno di indagine di particolare interesse. Innanzitutto, in questi esemplari si intersecano e sedimentano traccedi lettura diversamentefinalizzate, che possono far luce sugliinteressi e sul livello culturale dei lettori contemporanei.Ma essi sono anche le prime testimonianze della stabiliz-

    zazione dellassetto testuale di opere la cui composizione,talvolta, non risulta seguire un percorso lineare, nel sensoche il processo di elaborazione e di stesura segnato dainterruzioni e riprese che ne differiscono nel tempo il com-pletamento e la pubblicazione: circostanza in cui il codicesottoscritto non necessariamente discende dallesemplaredautore recante il testo finale, ma pu riflettere modellicontenenti soltanto parti dellopera, le quali avevano avutouna sia pur limitata circolazione, anteriore e poi parallelaa quella della redazione definitiva. In altri casi, invece, leannotazioni paratestuali registrano lesito di discussioni edibattiti polemici tra lautore dello scritto e un lettore delsuo testo, il quale concepisce e stende nei margini dello

    stesso libro la sua replica allopera in esso contenuta. NelleRetractationesdi Agostino vi sono continui riferimenti siaallandamento desultorio della composizione, che innesca unprocesso di fruizione di alcune sue opere ancora in progress,sia allabitudine di comporre una nuova opera annotandone iltesto direttamente sui margini di un libro in lettura. Tenendosullo sfondo queste informazioni dellopera agostiniana,lanalisi seguente prender in considerazione alcuni codicirecanti note di revisione originali, assunti come campionedi un sondaggio che si propone un duplice obiettivo: trac-ciare un profilo provvisorio del lettore/revisore tardoanticodei testi cristiani e delle sue pratiche di lettura; definire ilrapporto del testimone tardoantico superstite con loriginale

    dautore, nella fase in cui cominciavano a delinearsi le lineedella futura trasmissione del testo.

    2.In Agostino si possono osservare alcune rilevanti no-vit nel modo di comporre e di divulgare le proprie opere.Egli infatti consente abitualmente limmediata fruizione

    7. Per un esame di questo gruppo disubscriptionesvd. Cavallo,Ifondamenti materiali, in corso di stampa; ringrazio lautore peravermi consentito di leggere il suo lavoro.

    sia di scritti che riproducono interventi pubblici estempo-ranei, sia di opere (o spezzoni di opere) ancora in fase dielaborazione, sia di testi ricavati da annotazioni di letturaappuntate sui margini dei libri. Ci significa che Agostino siallontana dallantica consuetudine che prevedeva la stesuradi un brogliaccio caratterizzato da un impianto librario

    variabile e da unaccentuata mobilit della sua fisionomiatestuale , nel quale prendeva lentamente forma la redazionedefinitiva che poteva essere legittimamente pubblicata. Perspiegare questo atteggiamento merita anzitutto di essereconsiderata una preoccupazione che affiora ripetutamentenegli scritti dei Padri e che deriva dal gravame di impegniche essi erano chiamati ad assolvere nella comunit che liidentificava come guida spirituale. La produzione di scrittidi carattere dottrinale, di opere esegetiche necessarie perlinterpretazione delle Scritture, di testi approntati per le pivarie esigenze pastorali costringeva i Padri a ritmi di lavorointensissimi che interferivano pesantemente sui processi dicomposizione e di pubblicazione8. Essi lamentano spesso

    che le pressanti richieste di vescovi, confratelli, fedeli o dialtri interlocutori li induceva a scrivere velocemente e senzatregua, ma accettano di sacrificare la qualit letteraria di ciche scrivono ai doveri imposti dal loro ruolo di custodi epaladini della fede: la loro priorit di costruire una nuovacultura diffondendo e difendendo la religione cristiana, nonil prestigio personale e la gloria letteraria9.

    Comporre in fretta e copiosamente, oltre che una sceltaobbligata, era tuttavia anche la conseguenza di fattori storiciche sono alla base dei radicali cambiamenti del contestoin cui si situa lattivit compositiva in et tardoantica. Lacrisi politica ed economica del III secolo aveva travolto lestrutture portanti della cultura dellimpero. Il declino di un

    sistema scolastico socialmente diffuso, in grado di offrireopportunit formative corrispondenti ai vari livelli in cuiera articolato linsegnamento, era andato di pari passo conla dissoluzione di una vasta rete di biblioteche, pubblichee private, e con la rarefazione delle officine librarie in cuimaestranze specializzate, in forme pi o meno organizzate,producevano i libri su committenza e ne alimentavano ilcommercio. Ma nel generale decadimento culturale, ladiminuzione del pubblico colto aduso al consumo del libroletterario aveva ridotto e inaridito anche lalveo che nutrivail rituale del processo compositivo.

    Laristocrazia pagana, che cercava di legittimare il suoruolo di erede del passato recuperando il rapporto con il

    patrimonio letterario di Roma antica, ostentava con or-goglio i libri degli auctorespresenti nelle sue bibliotecheprivate; libri in cui sono gli stessi membri della famiglia o

    8. Cfr. G. Kloeters, Buch und Schrift bei Hieronymus, Mnster,1957, pp. 34 s.; J. Scheele,Buch und Bibliothek, pp. 59 s.; M.Caltabiano, Litterarum lumen.Ambienti culturali e libri tra il IVe il V secolo, Roma, 1996, pp. 97 s.

    9. Cfr. O. Pecere,La scrittura dei Padri della Chiesa tra autografiaedictatio, in Segno e Testo, 5, 2007, pp. 20 s.

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    personaggi comunque appartenenti alllitenobiliare chefirmano la revisione del testo10, condotta talvolta secondomodalit che implicano la collazione della copia sullanti-grafo11. La cornice dellemendatioera la scuola di retorica,ungrammaticusdi grido il garante delloperazione; non acaso Servio , insieme ad esponenti di illustri casate gen-

    tilizie come Pretestato, Simmaco e Nicomaco Flaviano, ilprotagonista deiSaturnalidi Macrobio12. In questi milieuxdi alta erudizione si erano formati anche i principali letteraticristiani. Ma, dopo la conversione, la rottura con la societsecolare costringeva lautore cristiano a svolgere il suoministero in ambienti in cui difficilmente trovava interlo-cutori in possesso dei requisiti culturali idonei a sostenereil suo lavoro letterario secondo le convenzioni tradizionali.Agostino, dopo aver composto i due libriDe origine animaeeDe sententia apostoli Iacobi, invi lopera ad presbyterumHieronimum sedentem in Bethleem. Scrive in proposito nelleRetractationes : Ho chiesto su entrambi questi punti il suoparere ... Nel rispondermi (Girolamo) ha espresso apprezza-

    mento per la richiesta che gli avevo fatto di un parere, madichiarando nel contempo di non avere tempo disponibileper rispondermi. Non ho comunque voluto pubblicare questilibri finch era in vita, sperando sempre che una volta olaltra mi fornisse la sua risposta, che avrebbe potuto di-venire parte integrante della pubblicazione. La speranzadi Agostino di definire la struttura dellopera, integrandovilopinione di Girolamo sulle questioni richiamate nei titolidei due libri, and delusa, ed egli soltanto dopo la mortedel suo corrispondente si decise a pubblicare il trattato,giudicando comunque utile far conoscere il suo punto di

    10. Sul classicismo delle litespagane basti il rinvio a H. Bloch,La rinascita pagana in Occidente allafine del secolo IV, in A.Momigliano (ed.),Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo nelsecolo IV, Torino, 1968, pp. 201 s.; G. Cavallo,Libri e continuitdella cultura antica in et barbarica, in G. Pugliese Carratelli(ed.),Magistra barbaritas. I barbari in Italia, Milano, 1984, pp.605 s. Sulla cristianizzazione dellaristrocrazia romana del bassoimpero vd. P. Brown,Religione e societ nellet di santAgosti-no, Torino, 1975, pp. 151 s. (trad. it. di Id.,Religion and Societyin the Age of Saint Augustine, London, 1972).

    11. La collazione dellesemplare sottoscritto con il modello di copia una consuetudine che caratterizza lemendatiodei testi cristiani;su questa pratica, connessa a specifiche esigenze e motivazioniculturali, vd. O. Pecere,La tradizione dei testi latini tra IV e V

    secolo attraverso i libri sottoscritti, in A. Giardina (ed.), Societromana e impero tardoantico, IV, Tradizione dei classici, trasfor-mazioni della cultura, Roma-Bari, 1986, pp. 21 s. Ma la collatiosullantigrafo affiora anche nei manoscritti tardoantichi recantitesti pagani (ibid., pp. 46 s., 58); le ragioni di tale allineamentodelle modalit di revisione sono evidenti: sono infatti frequentii casi di aristocratici pagani impegnati nella revisione di testi siapagani che cristiani (ibid., pp. 22 s.).

    12. Cfr. R. Kaster,Macrobius and Servius: verecundia and theGrammarians Function, inHarvard Studies in Classical Philo-logy, 84, 1980, pp. 219 s., 247 s.

    vista sui problemi esposti13. Questo esempio dimostra chelautore cristiano doveva talvolta cercare al di fuori della suacomunit un lettore col quale poter intrecciare un dialogo,aprire una discussione e un confronto mentre lavorava ad unprogetto compositivo. Era dunque inevitabile che la sua atti-vit di scrittore si adattasse a queste mutate condizioni, che

    avevano un immediato riflesso sulle modalit di ricezione.Con Agostino si diffonde infatti la pratica di divulgare il testodi unopera ancora incompleta; diventa abitudine scriveresenza un preciso programma di lavoro, con la conseguenzache spesso si sovrapponevano le stesure di scritti diversi,o che un progetto venisse abbandonato e ripreso a distanzadi tempo oppure lasciato allo stato di incompiutezza, senzaperaltro che ci impedisse la fruizione, la circolazione e latrasmissione delle parti scritte.

    Nel prologo delleRetractationes, tirando le fila di unatti-vit straordinariamente intensa e prolifica, Agostino osservacon autocritico disincanto lo stato di disordine del suo lascitodi scrittore. Egli dichiara perci di volersi riappropriare di

    una prerogativa autoriale alla quale aveva dovuto rinunciarenel corso del suo lungo ministero pastorale, riprendendoe finalmente realizzando il progetto di riconsiderarecon lo spirito di un giudice severo il complesso dei suoiopuscula14: non a caso egli ricorre qui alla tipica metaforagiudiziaria che veniva usata dai maestri di scuola quandoinsegnavano agli allievi come correggere un testo appenaabbozzato15. Tuttavia lintento di questa revisione ritardatanon tanto quello di conformare la sua produzione scrittaalle regole compositive sancite dalla tradizione, medianteun accurato controllo volto a purgare il testo degli errori ea perfezionarne la forma e lo stile. La rilettura di Agostino,invece, si propone soprattutto di rimuovere dai suoi opus-

    cula si tratti di libri, di lettere o di sermoni16 alcuneaffermazioni che erano state disapprovate dai suoi lettori e

    13. Aug. retr.2, 45: [...]de utroque consulens eum [...]Rescripsitautem laudans eamdem consultationem meam, sibi tamen adrespondendum otium non esse respondit. Ego vero quousque essetin corpore hos libros edere nolui, ne forte responderet aliquando,et cum ipsa responsione eius potius ederentur. Illo tamen defunctoad hoc edidi priorem, ut qui legit admoneatur [...] quomodo deturanima nascentibus, [...]posteriorem ad hoc ut quaestionis de quaagitur etiam quae nobis visa est solutio ipsa noscatur.

    14. Agostino gi in un passo di una lettera a Marcellino (epist.143, 2) aveva annunciato con chiarezza il proposito di comporre

    unopera in cui raccogliere e mostrare qualsiasi cosa che nei suoilibri lo scontentasse:Si enim mihi deus quod volo praestiterit, utomnium librorum meorum quaecumque mihi rectissime displicent,opere aliquo ad hoc ipsum instituto, colligam atque demonstrem;vd. G. Madec, SantAgostino. Le ritrattazioni, Introduzionegenerale di G. Madec, traduzione, note e indici di U. Pizzani,Roma, 1994, p. XV.

    15. Sui termini iudexe censor, usati in questo senso metaforicoa partire da Orazio, vd. Pecere, Roma antica e il testo,pp. 43s., 51.

    16. Aug. retr.prol. 1.

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    sulle quali egli stesso si era ricreduto; egli vuole insommarettificare in alcuni punti la redazione testuale presente nellecopie in suo possesso. Gli erratasu cui Agostino intervienesono riconducibili al suo modo disordinato e frettoloso dicomporre, che egli descrive analiticamente ricostruendo inordine cronologico le circostanze in cui ogni singola opera

    era stata da lui concepita e realizzata. Ma dal suo bilancioemerge anche un deficit di vigilanza sui meccanismi diconservazione e di fruizione; spesso gli capita infatti diconstatare che il testo delle opere presente nelle copie insuo possesso non corrispondeva pi a quello che egli avevascritto e inteso pubblicare, oppure di non ritrovare nei suoiarmariaalcun esemplare di qualche suo scritto.

    Prima di procedere alla retractatio, Agostino traccia unsignificativo discrimine nella sua vasta produzione, distin-guendo il molto che ha scritto dal molto che per dirla conle sue parole , pur se non dettato da me, stato tuttaviamesso per iscritto sulla base della mia esposizione orale17.Appartengono a questa seconda categoria, oltre ai sermoni

    e agli atti di dispute pubbliche contro gli eretici18

    , scritti diesegesi scritturale come leAnnotationes in Jobe lExposi-tio epistolae Iacobi ad duodecim tribus. La paternit delleAnnotationes in Job messa in discussione dallo stessoAgostino, secondo il quale lopera potrebbe essere ritenutasua oppure di coloro che, come hanno potuto e voluto,hanno compattato quelle annotazioni in un testo unitario,trascrivendole dai margini del manoscritto19. Anche le notedi commento allepistola di Giacomo erano state raccoltedallopera diligente dei fratelli, che non avevano volutolasciarle nei margini del codice20. Ma mentre lutilit diquestultima opera era inficiata dalla cattiva traduzione inlatino del testo greco della lettera commentata, nel primo

    caso Agostino mette in evidenza alcuni fattori che pregiu-dicavano gravemente la comprensione del testo da partedei lettori: ... in molti luoghi gli stessi passi commentatinon sono riportati in modo che risulti evidente loggetto delcommento. Inoltre alla concisione dei pensieri saccom-pagna una tale oscurit che il lettore riesce con difficolt a

    17. Aug. retr.prol. 2:Multa etiam quae dictata non sunt, tamen ame dicta conscripta sunt.

    18.Acta contra Fortunatum Manichaeum; Contra Felicem Mani-chaeum;Ad Emeritum episcopum Donatistarum, post collatio-nem; Gesta cum Emerito Donatistarum episcopo: vd. Aug. retr.1, 16; 2, 8; 2, 46; 2, 51.

    19. Aug. retr.2, 13:Liber cuius est titulum Annotationes in Job,utrum meus habendus sit, an potius eorum qui eas, sicut potueruntvel voluerunt, redegerunt in unum corpus descriptas de frontibuscodicis, non facile dixerim.

    20. Aug. retr. 2, 32: Inter opuscula mea reperi Expositionemepistolae Iacobi, quam retractans adverti annotationes potiusexpositorum quorumdam eius locorum in librum redactas fratrumdiligentia, qui eas in frontibus codicis esse noluerunt. Adiuvantergo aliquid, nisi quod ipsam epistolam, quam legebamus quandoista dictavi, non diligenter ex Graeco habebamus interpretatam:vd. Scheele,Buch und Bibliothek, pp. 44 s.

    sopportarla ed costretto a sorvolare sopra molte parti senzaaverle comprese. Ho infine trovato il testo di questopera intale stato di corruzione nei codici da me posseduti che nonsono riuscito a correggerlo21. La constatazione del confusoassetto editoriale e dello stato di corruzione testuale delleAnnotationes in Jobinduce Agostino a dichiarare che non

    sua la responsabilit della pubblicazione; eppure tacita-mente consente che lopera sopravviva e si trasmetta, dalmomento che non la sottrae al possesso deifratres. Questavicenda rivela tutti i limiti dellapparato di supporto di cuiAgostino poteva disporre. Nel procedere alla trascrizione dinote di lettura rimaste nei libri di Agostino, con lintento ditrasformarle nel testo continuo di una nuova opera, i suoiconfratelli talvolta non erano capaci di allestire un codicein cui linquadramento librario del testo, con leventualeaggiunta di opportuni dispositivi di lettura, permettesse didistinguere i passi interpretati e il relativo commento, senzasfasature che ne confondessero il reciproco rapporto. Maspesso essi non erano nemmeno in grado di capire il testo

    che trascrivevano22

    , con la conseguenza che tutte le copiedellopera presenti nella comunit dellautore erano cosinfarcite di errori da frustrare i suoi tentativi di correzione.

    Le annotazioni marginali sulle pagine del libro erano ilmateriale di base per leventuale composizione di unoperadi polemica dottrinale contro gli eretici. Era questa la fun-zione delle postille apposte da Agostino sullesemplaredellepistola di un manicheo, di cui confuta soltanto linizio,nel libro Contra epistolam manichaei quam vocant funda-menti; gli appunti alle restanti parti dellepistola, come eglidice, avrebbero dovuto costituire un punto davvio, qualoraavessi avuto il tempo di estendere la mia polemica allinteralettera23. Queste postille sono andate perdute perch lauto-

    re non le riprese nella stesura di successivi interventi sullalettera, n furono recuperate dai suoi fratres. Ma abbiamo

    21. Aug. retr. 2, 13: Nec ipsa verba quae exponuntur ita suntdescripta in multis locis, ut appareat quid exponatur. Deindebrevitatem sententiarum tanta secuta est obscuritas, ut eam lectorferre vix possit, quem necesse est plurima non intellecta transi-re. Postremo tam mendosum comperi opus ipsum in codicibusnostris, ut emendare non possem.

    22. La difficolt di decifrare la scrittura di queste annotazionimarginali dipendeva dal fatto che poteva trattarsi di appunti stesidalla mano dellautore; lautografia nei brogliacci di Agostino testimoniata dal quaternio unus quem propria manu sanctus

    episcopus Augustinus initiavit, ritrovato da Possidio (indic. p.179) tra i materiali della biblioteca di Ippona: vd. E. Dekkers,Les autographes des Pres latins, in B. Fischer V. Fiala (ed.),Colligere fragmenta.Festschrift Alban Dold zum 70. Geburtstag,Beuron in Hohenzollern, 1952, p. 127. Una lettera di Ambrogioal vescovo Sabino (epist. 7, 37, 1 s.) testimonia le difficolt cheincontrava il lettore di fronte alla grafia informale di un testo au-tografo: vd. Pecere,La scrittura dei Padri, cit.(n. 9), pp. 23 s.

    23. Aug. retr.2, 2:In ceteris illius partibus annotationes ubi vide-batur affixae sunt, quibus tota subvertitur et quibus commonerer,si quando contra totam scribere vacavisset.

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    lopportunit di osservare questa tecnica di composizione apuntate in una controversia analoga innescata dalla lettera diun donatista. Dei tre libri Contra litteras Petiliani, il primofu composto in tutta fretta quando Agostino ebbe per le manisoltanto la prima parte della lettera24, gli altri due dopo chepot leggerla per intero. Il primo libro, nonostante fosse

    indirizzato ai cristiani, venne nelle mani di Petiliano, chereplic violentemente, costringendo Agostino a rispondere.La prima sezione dellopera completa conobbe quindi unafruizione immediata e indipendente, pi ampia di quellavoluta dallautore; essa fu letta sia dai cristiani sia dai dona-tisti, generando unestensione della polemica che coinvolseanche il grammatico Cresconio. Lo scritto di Cresconio aprun nuovo terreno di scontro in cui Agostino intervenne, adistanza di circa quattro anni, scrivendo lAd Cresconiumgrammaticum partis Donati, libri quattuor. Modi e tempidella stesura di questopera sono cos ricostruiti da Agostino:A questa sua opera risposi con quattro libri, concentrandoin tre soltanto tutto quanto la risposta richiedeva. Mi accorsi

    per che si poteva rispondere a tutto ci che aveva scritto,prendendo unicamente lo spunto dalla questione dei Massi-malisti, che i Donatisti avevano condannato come scismatici,ma ne avevano poi reinseriti alcuni nella loro dignit senzaripetere il battesimo ricevuto fuori della comunione con loro.Aggiunsi allora un quarto libro nel quale confermavo tuttoquesto con maggiore impegno e con la maggiore chiarezzapossibile25. Lintera vicenda offre un esempio eloquente dicome un programma compositivo, appena avviato, potessegenerare una reazione a catena che spostava su altri pianilattivit dello scrittore26.

    Questo tipo di procedimento compositivo allorigine dinumerose opere agostiniane27(sempre che lautore non smet-

    ta di lavorare ad uno scritto dopo il primo libro, spaventatodallimponenza e dalla fatica dellimpresa, come nel casodellaEpistolae ad Romanos inchoata expositio28). Si tratta di

    24. Aug. retr.2, 25; questo impegno improvviso fu una delle causeche rallentarono la composizione delDe trinitate.

    25. Aug. retr.2, 26: Cui operi eius libris quattuor respondi, ita saneut tribus peragerem quod universa responsioflagitabat. Sed cumviderem de sola Maximianensium causa, quos suos schismaticosdamnaverunt, et eorum aliquos rursus in suis honoribus rece-perunt, baptismumque ab eis extra suam communionem datumnon repetiverunt, responderi posse ad cuncta quae scripsi, etiamquartum librum addidi, in quo id ipsum, quantum potui, diligenter

    atque evidenter ostendi.26. Vd. anche il caso delDe peccatorum meritis et remissione(retr.2, 33) e delDe spiritu et littera, ad Marcellinum (retr. 2. 37).

    27. Per es. i tre libriDe libero arbitrio(retr.1, 8); il libroProbatio-num et testimoniorum contra Donatistas(retr. 2, 27); il ContraGaudentium, Donatistarum episcopum (retr.2, 59); i dodici libriDe genesi ad litteramfurono iniziati prima e terminati dopo lacomposizione delDe trinitate (retr.2, 24, 1), protrattasi per oltreun ventennio.

    28. Aug. retr.1, 25; anche la trattazione di questioni deiLibri deiRefu abbandonata per il sopraggiungere di altri impegni (retr.

    un metodo di lavoro che non rispecchia una pianificazione,ma dipende dalle circostanze in cui comincia a delinearsi ilprogetto dellopera, diluendone nel tempo la realizzazione.La genesi dellExpositio quarumdam propositionum ex epi-stola apostoli ad Romanosera in una esposizione orale, sottoforma di risposte a quesiti che ifratresnon avevano voluto

    che andassero disperse senza un testo29

    . Altre questioni chesi trovavano disperse in molti fogli isolati furono da Ago-stino dettate, senza seguire un ordine, di volta in volta chei fratelli, trovandomi disponibile, me ne facevano richiesta,e disposte nel libro intitolatoDe diversis quaestionibus oc-toginta tribus, ciascuna contrassegnata da un numero, sda permettere ad ogni lettore di trovare facilmente quelladesiderata30. Poteva accadere che una risposta andasseperduta e che fosse riformulata prima di essere ritrovata,come nel libro Contra Adimantum manichaei discipulum,dove scrive Agostino ad alcune questioni ho rispostonon una, ma due volte, mentre ad altre non aveva datoalcuna risposta solo per dimenticanza31.

    La stesura mediante dictatioaifratresera pratica abitualedegli autori cristiani; essa indica che a scrivere libri erano... antiquarii o librariidi condizione religiosa operantinelle istituzioni ecclesiastiche o monastiche di cui facevanoparte32e spiega perch nel chiuso di questi ambienti similia quelli in cui era immerso lautore antico prima che il ciclocompositivo non si separasse da quello riproduttivo affidatoad un librarius di professione si verifichi un cortocircuitocomposizione-fruizione33. Poich gli scribi di cui Agostinoabitualmente si serviva erano organici al gruppo che sol-

    2, 55, 1).29. Aug. retr.1, 23: Quibus (scil. fratribus) cum sicut poteram

    responderem, voluerunt scribi potius quae dicebam quam sinelitteris fundi.

    30. Aug. retr. 1, 26: Cum autem dispersae fuissent per chartulasmultas, [...]posteaquam in Africam venimus, sicut interrogabara fratribus, quando me vacantem videbant, nulla a me servataordinatione dictatae sunt; iussi eas [...]colligi et unum ex eislibrumfieri, adhibitis numeris, ut quod quisque legere voluerit,facile inveniat; la stessa funzione assolve la numerazione degliargomenti nel Breviculus collationis cum Donatistis (retr. 2,39) e nel Contra sermonem Arianorum (retr. 2, 52). Lelenconumerato delle questioni, aggiunto in calce ai due libri delleQuaestiones evangeliorum(retr.2, 12), mirava a fornire una guidaalla consultazione dellesegesi di passi del Vangelo, scaturita daletture desultorie e disordinate, che Agostino rivedeva e integrava

    quando aveva il tempo di riesaminare la materia: vd. Scheele,Buch und Bibliothek, pp. 68 s.31. Aug. retr.1, 22, 1:In eo(scil. volumine) quibusdam quaestio-

    nibus non semel sed iterum respondi, quoniam quod primumresponderam perierat et tunc inventum est, cum iam iterumrespondissem. Adhuc etiam quibusdam non respondi; aliquaeremanserunt, quae rebus aliis urgentibus praetermissae suntcumulo quoque oblivionis adiuncto.

    32. Citazione da Cavallo,I fondamenti materiali.33. Sulla ricomposizione del processo genetico ed editoriale dei

    testi cristiani nellambito di un apparato tendenzialmente o di

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    AnTar d, 18, 2010 LE OPERE DEI PADRI DELLA CHIESA TRA PRODUZIONE E RICEZIONE 81

    lecitava che fosse messo per iscritto, per poterlo leggere,ci che egli esponeva oralmente, nella sua comunit lefigure del copista e del lettore si sovrappongono. Insiemeessi diventano arbitri della sorte di unopera, nel senso chedecidono, come abbiamo visto, la sistemazione libraria deltesto e provvedono a trarne delle copie per altri lettori, le

    quali potevano a loro volta generare una discendenza con irelativi incidenti. Gli esiti di questa autonome iniziative deifratres, per lo pi confortate dallo stesso autore, scorronosotto lo sguardo del vecchio Agostino delleRetractationes.Nellaccingersi a retractareilDe vita beata, egli si accorgeche nel suo codice, scritto da alcuni confratelli, mancava unaparte non esigua di testo, n gli riesce di trovare un esemplarecompleto tra le copie possedute da altri34. La composizionedeiLibri disciplinarum, che si era arrestata alDe gramma-tica, era stata avviata a Milano insieme a quella di una partedei sei libri delDe musica, che furono completati al rientroin Africa di Agostino35. Ma qui lautore non pi in gradodi ritrovare nel suo armariumn ilDegrammatican gli

    abbozzi per la trattazione inextensodelle altre cinque disci-pline del progetto enciclopedico; egli tuttavia ritiene che essifossero ancora in possesso di qualcuno: segno che perfino iprincipiadei rimanenti libri, vale a dire lo schema succintodegli argomenti che in essi avrebbe dovuto sviluppare, ve-nivano presi e usati da coloro che avevano accesso ai suoimateriali di lavoro36. IlDe mendacio, un libro obscurus etanfractuosus et omnino molestus, non era stato pubblicatodallautore, il quale aveva anzi dato disposizione di toglierlodal novero delle sue opere; egli per se lo ritrova intatto inista retractatione meorum opusculorum, e perci lo correggee dispone che resti fra i suoi scritti37. Ci dimostra che ifra-tres, incoraggiati dalla tolleranza dellautore, si prendevano

    la licenza di divulgare anche opere che egli aveva decisodi non pubblicare.

    Tra le opere scritte o dettate da Agostino, quelle rimasteincompiute sono spesso il risultato di una composizionediacronica. IlDe genesi ad litteram imperfectus un libroche Agostino cominci a scrivere, dopo aver composto

    fatto autosufficiente, vd. Pecere, La tradizione dei testi latini,cit.(n. 11), pp. 27 s.

    34. Aug. retr.1, 2: Sane istum librum in nostro codice interruptumrepperi, et non parum minus habere; et sic a fratribus quibusdamdescriptum est, nec adhuc apud aliquem integrum inveneram, exquo emendarem, quando haec retractavi.

    35. Aug. retr.1, 6; 11; sul sesto libro del trattato, che ebbe unacircolazione autonoma, vd. M. Caltabiano, Libri iam in multorummanus exierunt. Agostino testimone della diffusione delle sueopere, in I. Gualandri (ed.), Tra IV e V secolo. Studi sulla culturalatina tardoantica, Milano, 2002, pp. 144 s.

    36. Aug. retr. 1, 6: Sed earum(scil. disciplinarum)solumDe gram-matica librum absolvere potui, quod postea de armario nostroperdidi [...]De aliis vero quinque disciplinis illic similiter incho-atis ... sola principia remanserunt, quae tamen ipsa perdidimus;sed haberi ab aliquibus existimo; vd. anche epist.101, 3.

    37. Aug. retr.1, 27.

    il De genesi contra manichaeos, senza completarlo npubblicarlo, ma anzi deciso a distruggerlo perch succes-sivamente aveva redatto unopera in dodici libri recante lostesso titolo38. Quando lo riprese in mano per la revisione,Agostino aggiunse il commento agen. 1, 26 in calce al testoche aveva dettato, che si arrestava al paragrafo 16, 60, per

    poi interrompersi nuovamente rinviando il lettore al com-mento completo della Genesi. Egli volle per che anchequesto libro rimanesse quale testimonianza, a mio avvisonon inutile, dei miei primi rudimenti nella spiegazione enellapprofondimento delle parole divine, imponendoviil titolo tradito39.

    I Soliloquia furono composti nel ritiro di Cassiciaco.Come tutte le opere scritte durante il catecumenato, quandoAgostino aveva abbandonato le prospettive terrene, masi sentiva ancora inorgoglito dalla pratica della letteraturaprofana40, anche la stesura autografa di questi suoi colloquiintimi era un segno della perdurante impronta di un superboscolasticismo: una scelta, quella dellautografia, cui non fu

    peraltro estranea lemulazione delle pratiche compositive diAmbrogio, che era solito scrivere di suo pugno nella solitu-dine della notte, valorizzando lautografia rispetto alla dic-tatio, in sintonia con una modalit compositiva privilegiatadai principali auctoresdella tradizione classica in quantogarantiva la qualit del testo prodotto41. ISoliloquia, insiemealla restante produzione dello stesso periodo, si erano larga-mente diffusi42, nonostante lautore non li avesse completati,giacch nel secondo libro si dibatte a lungo, senza termi-nare il discorso, il tema dellimmortalit dellanima43; untema su cui peraltro Agostino, in vista del completamentodellopera, aveva gi scritto un promemoria che, contro lesue intenzioni, era stato ugualmente divulgato come opera

    autonoma. Ebbene, Agostino legittima la diffusione sia delloscritto incompiuto sia del commonitoriumcontenente gliappunti che dovevano servire a completarlo, dichiarando chei Soliloquiapossono essere letti con profitto44e prendendo

    38. Aug. retr.2, 24, 1.39. Aug. retr.1, 18; vd. M. M. Gorman, The Text of Saint Augusti-

    nes De Genesi ad litteram imperfectus liber,in RecherchesAugustiniennes, 20, 1985, p. 86 (rist. in Id., The ManuscriptTraditions, p. 300).

    40. Aug.retr. prol. 3:Nec illa sane praetereo quae cathecuminusiam, licet relicta spe, quam terrenam gerebam, sed adhuc sae-cularium litterarum inflatus consuetudine scripsi; cfr. Madec,

    SantAgostinocit. (n. 14), pp. LXXVIII s., che cita unanalogaosservazione in un passo delle Confessioni(9, 4, 7).41. Pecere, La scrittura dei Padri, cit. (n. 9), pp. 23 sgg. Sul

    valore attribuito allautografia di composizione in primis daipoeti e dagli scrittori antichi vd. Pecere,Roma antica e il testo,p. 27 epassim.

    42. Una copia era posseduta da Girolamo: vd. Hier. epist.105, 5.43. Aug. retr.1, 4, 1: Sedimperfectum(scil. opus) remansit [...]In secundo autem de immortalitate animae diu res agitur et nonperagitur.

    44. Aug. retr.prol. 3.

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    atto che anche ilDe immortalitate animaeera ormai censitotra i suoi scritti, sebbene la concisione tipica degli abbozzilo rendesse a stento comprensibile45. I casi pi noti di com-posizione a tappe sono, infine, quelli di opere di assolutorilievo nella produzione agostiniana quali il De doctrinachristiana, ilDe trinitatee ilDe civitate dei.

    3.La stesura delDe doctrina christiana, iniziata proba-bilmente nel 396/397 e interrotta alla met del terzo libro (3,25, 35), fu completata nel 426 o poco dopo, quando Agostinoriprese ed ampli il primitivo progetto dellopera, aggiun-gendovi il quarto libro46. In questo lungo intervallo i due libriultimati erano stati messi subito in circolazione. Infatti nelContra Faustum manichaeum(22, 91), cio nel 397-398,Agostino parla di libri, quos de doctrina christiana prae-notavi, in riferimento aDoctr.II, XL-XLII47. Limmediatadiffusione di questi libri con il titolo dautore confermatadalla loro presenza nel codice Petropol. Q.v.I.3 (C)48, dovesono preceduti da tre trattati, anchessi composti intorno al

    396/397, nellordine in cui compaiono nelleRetractationes:i due libri Ad Simplicianum de diversis quaestionibus, ilContra epistulam manichaei quam vocant fundamentie ilDe agone christiano49.

    La datazione e la localizzazione del codice sono moltodiscusse. Realizzato su pergamena di buona fattura, il ma-noscritto vergato in onciale su due colonne di 28 righi daun copista principale (A: ff. 1bisr-137r) e da uno che glisubentra nella parte finale per completare la trascrizionedel secondo libro delDe doctrina christiana(B: ff. 137v-

    45. Aug. retr.1, 5. Agostino constata, al contrario, che un com-

    monitorium sullo stesso tema del De vivendo Deo, compostoper il vescovo di Sicca Fortunaziano e conservatosi in un codicedellopera, non registrato n fra i libri n fra le lettere (retr.2, 41).

    46. Aug. retr. 2, 4, 1: Libros De doctrina christiana, cum imper-fectos comperissem, perficere malui quam eis sic relictis ad aliaretractanda transire [...]Complevi ergo tertium [...]Addidi etiamnovissimum librum, et quattuor libris opus illud implevi.

    47. M. Simonetti, SantAgostino. Listruzione cristiana, Milano,1994, p. X n. 1, sulla scia di W. E. Green, A Fourth CenturyManuscript of Saint Augustine?, inRevue bndictine, 74, 1956,p. 193. Simonetti (ibid.pp. X-XII) chiarisce in maniera convin-cente che la composizione delDe doctrina christianafu sospesaa seguito del mancato parere del vescovo Aurelio, pi volte

    sollecitato da Agostino, circa lopportunit di utilizzare ilLiberregularumdel donatista Ticonio; a questo trattato Agostino farricorso senza remora alcuna nel riprendere, nella mutata situa-zione del 426, la stesura del terzo libro della sua opera e portarlaa compimento; sulla questione vd. anche Madec, SantAgostino,cit.(n. 14), p. XL.

    48. Uso la sigla delledizione di W. E. Green, Sancti Aureli Augu-stini opera. De doctrina chistiana libri 4, Vindobonae, 1963.

    49. Sulla cronologia di queste opere vd. Madec, SantAgostino,cit.(n. 14), p. CVIII e Pizzani, ibid., pp. 151 n. 1, 155 n. 8, 157n. 10.

    152r)50. Langular uncial of the oldest type dello scribaA51 stata convincentemente accostata a quella di manufattidel IV-V secolo realizzati in centri africani di alta culturagrafica52; in proposito significativa lassenza nel codicedellapparato paratestuale funzionale alla lettura (divisionedelle opere in paragrafi e capitoli, indice del contenuto),

    di cui sono invece dotati i testimoni tardoantichi di scrittiagostiniani a partire dal VI secolo53. Ma la chiara educazioneitaliana della mano B e lipotesi di datazione intorno al VIIsecolo della sottoscrizione lege et ora pro me peccatoreincalce al titolo nellultimo colofone, disposta sulla paginasecondo uno schema a parole crociate che si riscontra inalcuni manoscritti altomedievali54, sono incompatibili conquesta ipotesi di provenienza dellintero manoscritto. Infattiil colofone di f. 152r lunico che ricade nella parte scrittadal secondo copista e comprendende la formula conclusivadellultima opera della raccolta, seguita dalla sottoscrizionevergata in lettere di modulo pi piccolo e dalla parolaAg...nus, interpretata addirittura come firma dellautore, ma

    50. E. A. Lowe, Codices Latini Antiquiores. A PalaeographicalGuide to Latin Manuscripts prior to the Ninth Century, I-IX,Oxford, 1934-1966 (in seguito CLA), XI 1613.

    51. Si trattava di uno scriba esperto, capace di curare la mise enpagecon gli accorgimenti tipici dei codici di lusso; sulle corre-zioni in onciale che ricorrono nella prima parte del codice, inparte attribuibili allo stesso copista, vd. Mutzenbecher, CodexLeningrad, p. 428.

    52. Per es., il Cipriano di Torino, Bibl. Naz., F. IV. 27 (CLAIV458); vd. Mutzenbecher, Codex Leningrad, pp. 436, 442.

    53. La presentazione del testo nel manoscritto rispecchia quella

    del tempo di Agostino: vd. M. M. Gorman, The ManuscriptTradition of St. Augustines Major Works, in V. Grossi (ed.),Attidel Congresso internazionale su S. Agostino nel XVI Centenariodella Conversione,Roma, 1987, pp. 385 s. (rist. in Id., The Manu-script Traditions, pp. 319 s.); vd. anche Id., The Diffusion of theManuscripts of Saint Augustines De doctrina christiana in theEarly Middle Ages, inRevue bndictine,95, 1985, p. 23 (rist. inId., TheManuscript Traditions, p. 277). Unanalisi dettagliata delcodice si deve A. Mutzenbecher, Codex Leningrad, pp. 406-450;per la descrizione del manoscritto vd., in particolare, pp. 412 s.

    54. Mutzenbecher, Codex Leningrad, p. 411 n. 5 (tav. p. 416), citaa confronto la sottoscrizione del ms. di San Lorenzo, El Escorial,Camarn de las reliquias s.n. (CLAXI 1629, sec. VIIin.) e quelladel ms. Wrzburg, M.p.th., fol. 149r (CLA IX 1427, sec. VIII2);

    ma si pu richiamare anche la nota che segue la sottoscrizione(confectus codex in statione magistri Viliaric antiquarii) nelcodice di Orosio Laur. 65. 1 f. 114v: Ora pro me scribtore sicdominum habeas protectorem, su cui vd. A. Petrucci, Un altrocodice della bottega di Viliaric, in Studi offerti a Roberto Ri-dolfi, Firenze, 1973,p. 404. Sulla controversa datazione dellasubscriptiodel manoscritto agostiniano rinvio alla bibliografiadiscussa dalla Mutzenbecher (Codex Leningrad, pp. 438 s.), laquale confuta le speculazioni sulla presunta autografia agostinianadellultima parola (ag...nus), parzialmente evanida, in cui si sonvolute scorgere le tracce del nome dellautore.

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    in realt di mano recenziore55 risulta a colpo docchioscritto nella stessa onciale del copista B, sia pure ad unlivello calligrafico pi accurato: unonciale roundishnella quale, accanto al contrasto tra i tratti grossi verticali equelli sottili orizzontali, spicca un elemento come la letteraaa foglietta, caratteristica delle testimonianze pi tarde

    di questa stilizzazione grafica56

    . Particolarmente indicativisono inoltre certi artifici (evidenti soprattutto nellesecuzionedellonciale distintiva, a lettere di modulo ingrandito, usatanel paratesto) tipici delle maiuscole del VI-VII secolo; leforcellature alle estremit dei tratti orizzontali e ricurvi dellae, della c e della s (e dellasta ascendente ad andamentoondulato dellax) corrispondono esattamente agli elementiornamentali che completano le terminazioni degli stessitratti nelle medesime lettere, quali si ritrovano sia in codiciin capitale del VI secolo, vergati da scribi esperti nei mo-delli formali dellonciale monumentale, sia in manoscrittiin onciale romana dello stesso periodo57. Il sensibile scartocronologico che separa la scrittura dei due copisti impone

    dunque un ripensamento delle dinamiche genetiche delcodice petropolitano, che deve necessariamente fondarsi suuna distinzione: da un lato la condivisa collocazione cro-nologica e territoriale della sezione del manoscritto vergatadallo scriba A (che indicheremo con la sigla C1), dallaltrala datazione intorno alla met del VI secolo, o pi oltre, diquella vergata dalla mano B (C2).

    Un indizio della provenienza dei testi riversati nel co-dice petropolitano da ambienti vicini ad Agostino statorintracciato nella formula conclusiva della seconda operadella raccolta e in quelle che precedono e seguono lultimoscritto, dove lautore presentato come episcopus ecclesiaecatholicae: un epiteto che forse gi nei modelli di copia

    serviva a distinguere Agostino dal vescovo donatista diIppona, dove le opere avevano visto la luce58; inoltresignificativa la presenza negli stessi colofoni della denomi-nazione dellautore nella forma Aurelius Augustinus, checompare nei manoscritti agostiniani tardoantichi e medievalinei quali una pi marcata impronta degli originali traluce

    55. Green,A Fouth Century Manuscript, cit. (n. 47), p. 192 n. 1; Id.,Sancti Aureli Augustini opera. DeDoctrina Christianacit., p. XV.

    56. Vd. le osservazioni di A. Petrucci (Lonciale romana. Origini,sviluppo e diffusione di una stilizzazione grafica altomedievale,in Studi medievali, 3 ser., 12, 1971, pp. 109, 115) sulloncialedi alcuni manoscritti di lusso del VI e del VII secolo attribuiti

    allarea romana.57. A. Petrucci,Per la datazione del Virgilio Augusteo: osserva-zioni e proposte, inMiscellanea in memoria di Giorgio Cencetti,Torino, 1973, p. 44.

    58. Mutzenbecher,Codex Leningrad, p. 437. Il riferimento allacarica episcopale (Augustini episcopi catholici etc.) si ritrovaanche negli explicitdel codice di Verona, Bibl. capit. XXVIII(26) (CLAIV 491): vd. H.-I.Marrou,La division en chapitresdes livres de La cit de Dieu, inMlanges Joseph de Ghellinck,I, Gembloux, 1951, p. 241 (rist. in Id.,Patristiqueet humanisme.Mlanges, Paris, 1976, p. 258).

    anche dalla migliore qualit del testo59. Linteresse a riunirein un corpusi primi scritti composti da Agostino dopo lanomina a vescovo postula comunque un stretto rapporto tralautore, il responsabile dellallestimento del manoscritto eil committente/destinatario60. Lipotesi che la raccolta siastata messa insieme per la prima volta nel codice, usando

    antigrafiindipendenti, sembra suffragata dalla presenza nellatitolatura di una serie di disomogeneit e di imperfezioni61:a) lo scriba A scrive i titoli delle opere in unonciale dimodulo pi grande e li dispone in calce al testo sulla stessacolonna o su quella accanto, in modo che lopera succes-siva cominci su una nuova colonna62; ma il titolo AureliAugustini ad interrogata Simpliciani, che occupa da solo ilfol. 1v, vergato in scrittura capitale al centro della pagina,su due righi circondati da motivi ornamentali. Il f. 1bisr-vcontiene lepistola di dedica a Simpliciano63, seguita dallaformula di introduzione del primo libro recante nuovamenteil titolo dellopera nella consueta onciale distintiva:AureliAugustini ad interrogata Simpliciani lib. I; questo titolo

    non corrisponde a quello delle Retractationes (Ad Sim-plicianum libri duo), n a quello citato da Possidio (indic.p. 179) e tramandato dagli altri testimoni (Ad Simplicianumde diversisquaestionibus); b) il titolo della seconda opera,sia nella formula introduttiva sia in quella conclusiva (Incipitadversus epis[tolam]quae fundamenti dicitur deliramentisplenam manichei /Adversus quae fundamenti dicitur deli-ramentis plena exp.), presenta sensibili differenze rispettoa quello registrato dalleRetractationes(Contra epistolammanichaei quam vocant fundamenti) e ripreso nella tradi-zione manoscritta; c) nel colofone che separa la secondadalla terza opera della raccolta, la formula che conclude ilContra epistolam manichaeicontiene, tra il nome dellautore

    e il titolo, lindicazione lib. I, nonostante lopera consti diun solo libro: tale formula infatti seguita da quella cheintroduce ilDe agone christiano, nella cui formula conclu-siva manca una simile, superflua aggiunta, trattandosi di unopuscolo in un libro.

    59. M. M. Gorman, Aurelius Augustinus: the Testimony of theOldest Manuscripts of Saint Augustines Works, in The Journalof Theological Studies, 35, 1984, pp. 476 s. (rist. in Id., TheManuscript Traditions, pp. 260 s.).

    60. Vd. Green,A Fourth Century Manuscript, cit. (n. 47), p. 195,il quale (n. 1) rileva che non sono documentati casi analoghi

    di corporadi scritti agostiniani assemblati secondo un criteriocronologico.61. Per lanalisi dei titoli vd. Mutzenbecher, Codex Leningrad,pp. 437, 440 s.

    62. Fa eccezione il titolo in calce al primo libro dellAdSimpli-cianum, che vergato a f. 29v allinizio della seconda colonnaed seguito immediatamente dal testo del secondo libro: vd.Mutzenbecher, Codex Leningrad, pp. 413 s.; lo scriba in questocaso ha ricopiato il testo del modello in maniera continua per nonlasciare in bianco due terzi della colonna.

    63. Aug. epist. 37.

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    Se luso della capitale nel titolo vergato sulla paginaliminarisdel codice64 in contrasto con la strategia grafico-editoriale adottata dallo scriba A nel testo e nel paratesto,anche le altre disarmonie della titolatura, pi che variazioniarbitrarie del copista, sembrano piuttosto derivare dai titolidi modelli distinti che egli non riconduce ad un sistema

    omogeneo. Quelli delle due prime opere, anzi, si presen-tano come intitolazioni provvisorie che saranno dallautoresuccessivamente modificate. Nel primo caso, infatti, il titolofa riferimento alle domande (interrogata) di Simpliciano,che generarono le quaestionesrichiamate nel titolo defini-tivo delle Retractationes, dove esse sono analiticamenteriassunte. Nel secondo caso, nel titolo savverte leco dellaveemente reazione di Agostino ad una deviazione dottrinalepotenzialmente pericolosa, che andava perci subito rintuz-zata: laggiunta deliramentis plenae lo scarto tra il genericodiciture il pi preciso vocatursegnano la distanza temporaletra linizio della polemica contro il manicheismo, bersa-glio dellopuscolo del 396/397, e le Retractationes, scritte

    quando ormai il movimento ereticale era stato efficacementecombattuto da Agostino con una serie di opere65. Nellur-genza di contrastare la diffusione del messaggio manicheo,il neo-vescovo Agostino riusc a portare a termine soltantola parte tradita dellopera, che egli aveva per pensato comeprimo libro cui, a tempo debito, aggiungerne altri. Non uncaso che nel pur breve capitolo delleRetractationesdedicatoallopera, Agostino si limiti sostanzialmente a ricordare lepuntuali annotazioni che, nel suo esemplare di lavoro, avevadisseminato sullintera lettera del manicheo, nella speranzadi poterne continuare la confutazione; lindicazione lib. Irimasta nel titolo del codice petropolitano potrebbe quindiessere il residuo del titolo primitivo, rettificato in seguito

    allabbandono del progetto iniziale dellopera66.Lanalisi codicologica, pur condotta su un microfilm,

    aiuta a chiarire il singolare assetto grafico-editoriale concui il manoscritto si apre ed altre anomalie connesse conil suo allestimento diacronico. Il codice si compone di 20fascicoli, numerati con cifre romane progressive sul margineinferiore destro dellultima pagina: I1+6, II8, III8, IV8, V8,

    64. Tav. del f. 1vin Mutzenbecher, Codex Leningrad, p. 416. Sullapagina liminarisvd. P. E. Arns,La tecnica del libro secondo sanGirolamo, Milano, 2005, p. 126 (trad. ital., a cura di P. Cherubini,di Id.,La technique du livre daprs Saint Jrme, Paris, 1953);Kloeters,Buch und Schrift, cit. (n. 8), p. 216; Scheele,Buch und

    Bibliothek, p. 22.65. Aug. retr.1, 7; 1, 10; 1, 16; 1, 22; 2, 7; 2, 8; 2, 10.66. Aug. retr.2, 2: in ceteris illius(scil. epistulae) partibus an-

    notationes ubi videbatur affixae sunt, quibus tota subvertitur etquibus commonerer, si quando contra totam scribere vacavisset.Si noti che una parte della tradizione manoscritta presenta unaredazione pi ampia del testo di questo passo (in ultimis illiuspartibus anfractus omnes, ubi videbatur, explosi sunt), nellaquale lespressione anfractus omnesriprende lo stesso concettodellaggiunta deliramentis plenapresente nel titolo del Contraepistulam manichaeitramandato dal manoscritto petropolitano.

    VI8, VII8, VIII6, IX8, X8, XI8, XII8, XIII8, XIV8, XV8, XVI8,XVII8, XVIII8, XIX8, XX1-2-3-4. Secondo la paginazionefrancese del codice67il primo fascicolo era un ternione,come lottavo68; esso comincia con lepistola a Simpliciano(f. 1bisr-v), che Agostino ovviamente scrisse dopo avercompletato lAdinterrogata Simpliciani. Nellepistola, oltre

    ad invitare il destinatario a rivedere e correggere il testodellopera, Agostino lo ringrazia per le congratulazioni perla sua elezione a vescovo che Simpliciano gli aveva espressoin una lettera perduta. La pertinenza di questa tipica epistolaprefatoria alla prima opera del corpus rese necessaria lag-giunta in testa al codice di un foglio extrafascicolare, il cuirectofu lasciato in bianco a guardia del testo, mentre sulversofu ripreso il titolo dalla formula introduttiva dellAdinterrogata Simpliciani (f. 1bis). Poich il copista avevaassorbito nella normale fascicolazione del codice il testodellepistola che per volont dellautore doveva fungereda introduzione allAd interrogata Simpliciani, e forse eracollocata davanti al primo libro dellopera gi nel modello

    di trascrizione , la ripetizione del titolo sul foglio aggiuntoallinizio evitava che la lettera potesse essere riferita allin-tero contenuto del manoscritto69. Si tratta di unoperazioneeditoriale immediatamente successiva alla trascrizione deifascicoli; ma una conferma potrebbe venire da una verificache accertasse che la pergamena la stessa usata nel restodi C1, cos come soltanto lanalisi comparata degli inchiostripotrebbe sciogliere i dubbi sulla mano che usa la capitale sulprimo foglio, per differenziare graficamente lanticipazionedel titolo gi vergato sulla seconda colonna di f. 2bisv: unacapitale di imitazione coeva che non sembra di mano delcopista A.

    Per la ricostruzione del processo di allestimento di C

    importante osservare come si articoli il lavoro di copia deidue scribi rispetto alla struttura fascicolare del manoscritto.La trascrizione del copista A si arresta alla fine del f. 137r,allinterno del fascicolo 18; la seconda colonna del fogliotermina con una frase di doctr. christ.2, 23, 36, a met diuna parola: quae non sunt divinitus ad dilec|tionem dei et

    67. Mutzenbecher, Codex Leningrad, p. 412; la presenza del codicea Corbie attestata con certezza in un catalogo del sec. XI-XII;dopo il 1638 il manoscritto passal monastero di Saint-Germain-des-Prs finch non giunse a S. Pietroburgo nel 1880, dove funuovamente paginato (ibid. 443 s.).

    68. Secondo Mutzenbecher (Codex Leningrad cit., p. 413), in-

    vece, il primo fascicolo era in origine un quinione, dal qualesarebbero stati tolti, prima della trascrizione, i primi due foglie il settimo.

    69. Nellepistola a Simpliciano non vi sono elementi che inducanoa ritenere che la sua funzione fosse quella di introdurre tutto ilcorpus, come ha ipotizzato K. B. Steinhauser (Codex Leningra-densis Q.v.I.3: Some Unresolved Problems, in D. W. H. Harnold P. Bright (edd.),De doctrina christiana. A Classics of WesternCulture, Notre Dame, 1995, pp. 36 s.), il quale sostiene che iltitolo in capitale sul f. 1v serviva a indicare il destinatario dellibro (vd. infrap. 86).

    84 ORONZO PECERE, FILIPPO RONCONI AnTard, 18, 2010

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    AnTar d, 18, 2010 LE OPERE DEI PADRI DELLA CHIESA TRA PRODUZIONE E RICEZIONE 85

    proximi tamquam publice constituta. La segnatura di questoquaternione a f. 140v, nonostante A non lo avesse comple-tato, uguale a quelle dei fascicoli precedenti, dove le cifreromane di numerazione sono parzialmente inquadrate da untratto ricurvo, che si biforca dalla linea verticale inclinataa destra disposta davanti al numero del fascicolo. In realt,

    prima di interrompersi, lo scriba A aveva vergato per interodiciotto fascicoli. Infatti una vasta lacuna nel testo del se-condo libro delDe doctrina christianapresuppone la perditadi un quaternione tra il fascicolo 17, che termina a f. 132vcon le parolePetri duabus(doctr. christ. 2, 8, 13), e lattualefascicolo 18, che inizia a f. 133r con le parole nimusnon enim audiendi(doctr.2, 16, 26-17, 27). La scomparsadelloriginario fascicolo 18 impose la successiva modificadelle segnature del diciannovesimo e ventesimo fascicolo;su f. 132v, infatti, si intravede che la segnaturaXVIIII statacorretta inXVIII, ricalcando le prime tre aste verticali delnumero, mentre su f. 148v, tra le due cifre delloriginariasegnatura del fascicolo ventesimo, stata inserita unasta

    che correggeXXinXIX.Il copista B cominci a scrivere sui fogli vuoti dellultimofascicolo (137v-140v) di C1, il che implica che il manoscrittoera rimasto allo stadio di fascicoli disligati70(la struttura nonstatica del codice sembra peraltro il presupposto della cadutadi un intero quaternione); poi continu la trascrizione su unnuovo quaternione e su quattro fogli singoli (o due bifogli)71,sufficienti a contenere gli ultimi paragrafidel secondo librodellopera, che quindi furono aggiunti a C1circa un secolo emezzo dopo il suo allestimento. Ferma restando la necessitdi unanalisi comparativa tra la pergamena usata in C1 equella dei fogli (141-152) occupati dal testo trascritto da B, sipu intanto rilevare che: a) la segnatura del fascicolo 19 a f.

    148v non segue lo schema regolarmente adottato in C1, ma eseguita con la lettera qmaiuscola seguita dalle cifre romane(Q. X[I]X); b) la segnatura aggiunta in calce allultimo deifogli extrafascicolari, numerati come ventesimo fascicolo, stata vergata da una mano pi tarda; formata dalle sole cifre

    70. Sul codice ancora slegato furono vergati gli scoli che riempionoi margini del Terenzio Bembino: vd. A. Pratesi,Appunti per ladatazione del Terenzio Bembino, inPalaeographica, diplomaticaet archivistica. Studi in onore di G.. Battelli, Roma, 1979, p. 83(rist. in Id.,Frustula paleographica, Firenze, 1992, p. 188); lesottoscrizioni a fine fascicolo apposte dal revisore del Paris. lat.2235 mostrano che il manoscritto era ancora a fascicoli sciolti

    quando fu emendato e successivamente rilegato: vd. infrap. 107 s.Sulla persistenza della pratica di lasciaredisligatii fascicoli dopola scritturazione del manoscritto, vd. D. Frioli, Tabulae,quaternidisligati,scartafacci, in C. Leonardi M. Morelli F. Santi (edd.),Album. I luoghi dove si accumulano i segni (dal manoscritto allereti telematiche), Atti del Convegno di studio della FondazioneEzio Franceschini e della Fondazione IBM Italia, Certosa delGalluzzo, 20-21 ottobre 1995, Spoleto, 1996, pp. 25-74.

    71. I quattro fogli sembrano riposizionati in seguito ad un interventodi restauro, reso necessario dal loro deterioramento, evidentesoprattutto lungo i margini.

    romane (XX) e quindi estranea al sistema di numerazionefascicolare sia di C1che di C2, difficile stabilire, senzaunanalisi autoptica dei cromatismi dellinchiostro, se talesegnatura sia sincronica alla rinumerazione degli originalifascicoli 19 e 2072: un riordino che il terminusantedellaperdita del diciottesimo quaternione di C1. Lunico dato

    certo che il copista B riteneva lattuale fascicolo 19, inorigine il ventesimo, lultimo fascicolo del codice, e che lasua segnatura originaria (Q. XX) non registrava la caduta delquaternione andato perduto. Ci tuttavia non assicura che C1fosse ancora integro al momento in cui fu completato dallamano B; nulla infatti esclude che lo scriba si fosse limitatoa mettere in sequenza la segnatura del nuovo fascicolo conla numerazione di quello precedente su cui aveva comin-ciato a scrivere, ritenendo assolto il suo compito dopo avercompletato il testo mutilo dellultima opera. La genericaformula Explicit liber de doctrina christiana a f. 152r,priva del riferimento al secondo libro73, sembra in effettichiudere la trascrizione del modello da cui B trasse il testo

    mancante dellopera74

    .Sulla localizzazione dellintervento di B si possonoavanzare due ipotesi: a) C2fu copiato in Africa da uno scribala cui onciale new stylesi colloca nel solco della pi tardastilizzazione italiana di questa scrittura; b) C1era gi migratodal territorio dorigine e fu completato da B in Italia, dovela presenza del codice petropolitano confermata da unaserie di note marginali greche e latine, in corsive attribuitead ambito norditaliano, databili allVIII-IX secolo75. Per lastoria del testo delDe doctrina christianasia la prima chela seconda ipotesi, che a me sembra la pi verosimile, hannoconseguenze rilevanti. Lo scriba B non poteva disporre, n inAfrica n tantomeno in Italia, dello stesso modello di trascri-

    zione usato pi di un secolo prima da A. Il ruolo del codicepetropolitano nella tradizione manoscritta quindi quellodi un testimone in cui confluiscono, da antigrafi diversi,due filoni del testo della redazione in due libri dellopera.Di conseguenza, nel definire la posizione del codice nellarecensiobisogna che lanalisi filologica distingua le lezionidi C1da quelle di C2, le quali riflettono uno stadio avanzatoe probabilmente gi degradato della trasmissione autonomadel testo del De doctrina christiana in due libri. Ma piimporta rilevare che C lesemplare-prototipo di un cor-pusche, come spesso accade con le miscellanee primarie,non genera una tradizione76. Il suo splendido isolamentoneglistemmata codicumdelle moderne edizioni certifica il

    72. Loperazione ipoteticamente datata al sec. XVII da Mutzen-becher, Codex Leningrad, p. 443 n. 130.

    73. Laggiunta disecundussotto la parolaLIBER di una mano corsi-va datata al sec. XVII: vd. Mutzenbecher,Codex Leningrad, p. 444.

    74. I. Martin, Sancti Aurelii Augustini De doctrina christiana, Devera religione, Turnholti, 1962, praef. p. XIX.

    75. Mutzenbecher, Codex Leningrad, pp. 430 s.76. Sulla sterilit congenita delle miscellanee primarie vd. F.

    Ronconi,I manoscritti miscellanei, pp. 298 s.

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    fallimento dei tentativi di individuare relazioni di parentelacon i rimanenti testimoni delDe doctrina christiana77.

    La circolazione indipendente dei primi due libri del Dedoctrina christianadovette sopravvivere per pi di un secoloallallestimento librario dellopera in quattro libri. Alcuniframmenti del secondo e del terzo libro databili alla met

    del VI secolo, che si sono conservati nei fogli di guardiadei codici Ambros. M. 77 sup. e G 58 sup. 78, confermanoil percorso parallelo (e il relativo arco cronologico) delledue redazioni testuali dellopera. Questi frustuli, infatti,risalgono a tomi diversi dellopera contenenti luno i libriI-II e laltro i libri III-IV, ma non possono derivare dallostesso originario manoscritto. pertanto molto verosimileche il primo frammento appartenesse ad un codice conte-nente solo i libri I-II nella redazione generata dalla stesuradellopera interrotta nel 396: il suo possessore, quandoormai si era stabilmente diffusa la versione completa delDedoctrina christiana, si fece allestire un secondo tomo con ilibri III-IV, in modo da poter disporre di un esemplare del

    testo integrale, pur formato da due unit librarie genetica-mente indipendenti e allestite in momenti diversi. Lipotesidellassemblaggio in una copia unitaria dei due manoscritti confermata dalla presenza della mano, di poco pi tarda, diun lettore che interviene sul testo di entrambi i frammenti79.Questo frammentario testimone si colloca quindi ai prodromidella tradizione medievale delDe doctrina christiana, nellaquale si fondono e si contaminano inestricabilmente rivolitestuali discendenti dall edizione parziale del 396/397 eda quella finale del 426.

    Lappartenza alla prima fase dellattivit episcopale diAgostino del programma testuale di C1, trascritto da un unicoscriba che si interruppe quando aveva copiato circa due terzi

    77. Gorman, The Diffusion of the Manuscripts, cit. (n. 53), p. 21(rist. in Id., The Manuscript Traditions, p. 275). Una sintetica,ma lucida diagnosi dei limiti e dei difetti delle edizioni di Martine di Green in Simonetti, SantAgostino. Listruzione cristiana,cit. (n. 47), intr. pp. XL s. La fragilit dei presupposti ecdotici particolarmente evidente nello sforzo fallimentare di Martin(Sancti Aurelii Augustini De doctrina christiana, cit. [n. 74],praef. pp. XXII s.) di collegare C a gruppi di testimoni medievalisulla base di errori comuni: lasserito rapporto di parentela tra Ce alcuni codici della presunta prima classe, infatti, naufraga difronte a un passo come doctr. christ.2, 41, 62 (Ita enim sentit,quamvis de Aegypto dives exeat, tamen, nisi Pascha egerit, sal-vum se esse non posse. Pascha autem[...]), dove i manoscritti

    medievali tramandano il testo integro, mentre in C mancano leparole egerit...Pascha. Ma qui siamo di fronte a un caso diomissione di C2, per evidente salto du mme au mme, e puquindi trattarsi o di una svista del copista B o di un errore presentenel suo antigrafo. Incapace di trovare il bandolo della matassa,Martinfinisce con lipotizzare la presenza di varianti nel modellodi C (ibid. pp. XXV-XXVI).

    78. Lowe (CLAIII 356, III 343) assegna il primo frammeno alNord Italia e data entrambi al sec. VI2.

    79. Sulla questione vd. G. Cavallo, I fondamenti materiali, cuiappartiene la citazione nel testo.

    del modello della quarta opera, e il suo completamento alunga distanza di tempo (C2), per mano di un secondo ama-nuense che quasi certamente operava in un diverso contestogeografico, legittimano alcune considerazioni conclusive:a. C1fu allestito in un centro africano negli anni a cavallo

    tra IV e V secolo80, a ridosso della composizione dei testi,

    ad opera di maestranze tecnicamente esperte nella confe-zione di libri di pregio, per qualit dei materiali utilizzatie accuratezza degli aspetti grafico-editoriali. Il manos-critto, rimasto per ragioni imperscrutabili incompiuto elasciato allo stato di fascicoli sciolti, raggiunse lItalia,dove verso la met (o nella seconda met) del sesto se-colo fu completato da uno scriba cristiano; nella citatasottoscrizione vergata sotto lultimo colofone, infatti, ilcopista B invoca la preghiera del lettore per i suoi peccati:una formula di autogratificazione per il lavoro di copiache difficilmente pu risalire al modello81. Lesemplare,prima di approdare a Corbie, continu ad essere lettonellarea centro-settentrionale, dove fu corredato di note

    che ne lemmatizzano il contenuto82

    ; ma molto probabileche fosse stato concepito per essere donato a uno degliintellettuali cristiani (forse proprio a Simpliciano) che,dallItalia, mantenevano stretti rapporti con Agostinodopo il suo rientro in Africa e ne seguivano lattivit divescovo attraverso gli scritti83. Saremmo insomma difronte a un caso analogo a quello del manoscritto conte-nente il Pentatheucus contra manicheos, che Agostinofece pervenire a Paolino da Nola per il tramite di Alipio,affidando al vescovo di Tagaste lallestimento del corpusin modo che allinsigne destinatario ed amico giungessein dono un manoscritto allestito da scribi di mestiere,anzich copiato dai suoifratres84.

    b. Il fatto che lultimo foglio vergato dal copista A terminicon una parola tagliata a met, significa che egli

    80. Mutzenbecher, Codex Leningrad, p. 442, pensa a Cartagine, mapotrebbe trattarsi di qualsiasi altro centro limitrofo allautore: vd.Gorman, The Manuscript Tradition, cit. (n. 39), p. 383 (rist. inId., The Manuscript Traditions, p. 317); Agostino ebbe rapportiintensi con Cartagine pi tardi, durante il vescovato di Aurelio,che fece della sede episcopale e dellannesso scriptoriumun vivocentro di produzione e di irradiazione degli scritti cristiani: vd. M.Caltabiano, Storie di uomini, lettere e libri nella corrispondenzadi S. Agostino, in F. E. Consolino (ed.), Ladorabile vescovodIppona, Soveria Mannelli, 2001, pp. 80 s.

    81. La presenza di amenin calce alla formula introduttiva del primo

    libro delDe doctrina christianaa f. 106r non indizio sufficienteper pensare che fosse cristiano anche il copista di C1; questo tipicoelemento paratestuale si trova anche alla fine del secondo libro(f. 152 r), dove impropriamente collocato di seguito allultimaparola dellopera. probabile che si tratti di una formula che C1e C2ereditano dal modello originario.

    82. Mutzenbecher, Codex Leningrad, pp. 429 s.83. Steinhauser, Codex Leningradensis, cit. (n. 69), pp. 40 s.84. Green, A Fourth Century Manuscript, cit. (n. 47), p. 196;

    Caltabiano, Libri iam in multorum manus exierunt, cit. (n. 35),pp. 146 s.

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    disponeva del testo completo sia delle prime tre operedella raccolta sia delDe doctrina christiana in due libri.Trattandosi di scritti appena composti, in parte non ancoraultimati e comunque di limitata circolazione oltre len-touragedellautore, i modelli di trascrizione usati da Apotevano essere copie uscite dallepiscopiumipponense.

    Le corruttele di C1

    , spesso sanate da coevi interventi cor-rettivi in onciale, potrebbero perci dipendere dallusodi antigrafiin scritture informali di non agevole lettura,giacch per la maggior parte consistono nellomissionedi lettere, parole e gruppi di parole85. Il codice presentainoltre numerose correzioni pi tarde in scrittura minu-scola86che testimoniano, gi nella fase tardoantica dellafruizione, limpegno profuso nellemendarne il testo.Questa preoccupazione per la mendositasdel manoscrittoaffiora anche nella parola emenda, vergata a ff. 106r e127r in una corsiva che viene datata al VI secolo87; se lascrittura pi tarda esclude che possa trattarsi di unan-notazione dautore88, la sua formula impedisce altres di

    assimilarla alla normale subscriptiodi un revisore. Lanota, posta in calce alle formule di snodo davanti al primoe al secondo libro del lacunoso e incompletoDe doctrinachristiana, sembra piuttosto una sorta dimemorandum,che richiama lattenzione del lettore sul precario stato deltesto dellultima opera della raccolta e ne raccomanda larevisione.

    4.La composizione dei quindici libri delDe trinitate siprotrasse per molti anni; iniziata probabilmente intorno al400, lopera fu completata dopo il 420, prima della stesuradelleRetractationes89. Lepisodio centrale di questa tormen-tata vicenda fu la sottrazione allautore dei primi undici libri

    e dellincompleto dodicesimo libro del trattato. Dopo il furto,unazione congiunta dei confratelli e del vescovo Aureliovalse a frenare lindignazione di Agostino e a convincerlo arecedere dal proposito di abbandonare il progetto composi-tivo: una decisione in cui fu determinante la preoccupazioneche si diffondessero libri che non erano stati ancora corretticome avrebbero potuto e dovuto esserlo al momento in cui

    85. In C2i casi di omissione di qualche lettera, integrata sul rigodal copista, sono invece molto rari: la lettera h aggiunta supropheta(f. 140v, seconda colonna, rigo 13) e susophistiche(f.143r, seconda colonna, rigo 9); la lettera n susententiam(f. 145v,prima colonna, rigo 18), la lettera a su aequalis(f. 151r, seconda

    colonna, ultimo rigo). In due casi (f. 145v, prima colonna, ultimorigo: mortuorum; f. 148v, seconda colonna, penultimo rigo: videoposse) il testo risulta non allineato alla direttrice verticale sinistradella colonna per la rasura di una o pi lettere.

    86. Mutzenbecher, Codex Leningrad, pp. 428 s.87.Ibid, p. 429 n. 71.88. Lowe, CLAXI 1613.89. Sulla cronologia del De trinitatevd. A. M. La Bonnardire,Recherches de chronologie augustinienne, Paris, 1965, pp. 69,165-177; Madec, SantAgostino. Le ritrattazioni, cit. (n. 14), pp.LIII-LIV; Pizzani, ibid., p. 173 n. 35.

    avessi deciso di pubblicarli90. La reazione irritata di Ago-stino nasceva dalla estrema delicatezza e complessit dellequestioni dottrinali affrontate nel trattato91, che avevanoindotto lautore non solo a subordinare le cadenze dellastesura alle sue approfondite riflessioni sul mistero trinita-rio, ma anche a derogare dalla prassi di divulgare il testo di

    opere ancora infieri; in questo caso, infatti, era suo fermointendimento non solo portare a termine lopera, ma ancheriesaminarla ed emendarla prima di pubblicare simultanea-mente tutti i libri: Avevo infatti stabilito di pubblicare queilibri non separatamente ma tutti insieme secondo il suddettocriterio per il fatto che i seguenti sono connessi strettamenteai precedenti attraverso il progredire dellindagine92. Nelriprendere in mano il lavoro, Agostino ripart da alcuniesemplari incompleti che gli erano rimasti, che provvidea correggere ed integrare, aggiungendo la seconda partedel libro dodicesimo e quattro o cinque proemi mancanti;compose quindi gli ultimi tre libri e invi ad Aurelio la copiacompleta dellopera, affinch fosse messa a disposizione di

    quanti volessero leggerla e ricopiarla: lauspicio dellautoreera che i possessori della redazione incompleta potesserovenire a conoscenza di quella definitiva per integrare e cor-reggere su di essa le loro copie, in modo che non ci fosserodiscrepanze tra gli esemplari in circolazione dellopera93.Agostino accompagn linvio di tale editioper lappunto conlepistola 174 indirizzata al vescovo di Cartagine; in essaviene esposto nei dettagli lincidente che aveva movimen-tato litercompositivo delDe trinitate, ma si invita ancheil destinatario a voler disporre affinch lepistola, nella suaconfigurazione di testo autonomo, venga associata ai libridel trattato94. La sua collocazione in funzione di prologo

    90. Aug. retr. 2, 15, 1: Sed cum eorum duodecimum nondumperfecissem, et eos diutius tenerem quam possent sustinere quivehementer illos habere cupiebant, substracti sunt mihi minusemendati quam deberent ac possent, quando eos edere voluis-sem. Quod posteaquam comperi, quia et alia eorum apud nosexemplaria remanserant, statueram eos iam ipse non edere [...]Urgentibus tamen fratribus, quibus resistere non valui, emendavieos, quantum emendandos putavi et complevi et edidi.

    91. Aug. epist.120, 13: Volo ut legas [...]illa etiam quae in mani-bus habemus et propter magnitudinem tam difficilis quaestionisnondum possumus explicare; 143, 4:Hinc est quod periculosis-simarum quaestionum libros [...] de trinitatediutius teneo.

    92. Aug. epist. 174:Non enim singillatim sed omnes simul edereea ratione decreveram, quoniam praecedentibus consequentes

    inquisitione proficiente nectuntur.93. Vd. ibid.: Opus tam laboriosum [...]terminare curavi; eosque

    emendatos non ut volui, sed ut potui, ne ab illis qui subrepti iamin manus hominum exierant, plurimum discreparent, venerationituae [...] misi, et cuicumque audiendos, describendos, legen-dosque permisi [...]Sunt autem qui primos quattuor vel potiusquinque etiam sine prooemiis habent, et duodecimum sine extremaparte non parva: sed si eis haec editio potuerit innotescere, omniasi voluerint et valuerint, emendabunt.

    94. Vd. ibid.:Peto sane, ut hanc epistulam seorsum quidem sedtamen ad caput eorundem librorum iubeas anteponi.

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    davanti al testo dellopera, ribadita nelle Retractationes95,significa che lautore considerava lepistola parte integrantedelledizione definitiva: lo conferma la frase di presentazionedelDe trinitateche qui precede, come di norma, lincipitdellopera (hoc opus, excepta epistola quae postmodum adeius caput adiuncta est, sic incipit ...).

    Nellepistola 143 a Marcellino la resistenza opposta alleinsistenti pressioni di pubblicare praecipiti festinationeil De trinitate, motivata eccezionalmente col richiamoallauctoritasdi Orazio, uno degli esempi di cui Agostinosi serve per chiarire il senso e la funzione che egli attribuiscealla revisione96. Premesso che tutti i suoi sforzi di scrittoreerano finalizzati a che egli fosse annoverato tra coloro quiproficiendo scribunt et scribendo proficiunt97, Agostino am-monisce quanti insistono perch egli affretti la pubblicazionead esortarlo piuttostoad diligentiorem emendationem; egliva alla ricerca di giudici severi che possano aiutarlo a indi-viduare nei suoi scritti ci che, nonostante lo zelo della suaretractatio, sia suscettibile di essere criticato e ulteriormente

    migliorato98

    . A questa categoria di iudices veri, nella qualeegli stesso si colloca, appartenevano i personaggi che nellasua cerchia relazionale si distinguevano per lalto profiloculturale e ai quali Agostino poteva chiedere una rilettura chenon si limitasse a giudicare gli aspetti formali, ma entrassenel merito delle questioni affrontate nei suoi scritti. Tra lefigure cui Agostino rivolge richieste di questo genere, o cheringrazia per essersi assunto lonere della revisione critica, visono Simpliciano, il vescovo di Milano99; il diacono romanoCelestino, al cui giudizio sottopose i libri gi pronti di uncorpusdi scritti contro i Manichei non ancora ultimato100;Ermogeniano, uno degli amici milanesi101; Fermo, il fidatocollaboratore cui invi ilDe civitate deicompletato102; Pa-

    olino da Nola ed altri103.Il pessimismo antropologico di Agostino teologo si esten-

    de dunque anche al suo lavoro di scrittore: la cunctatiochelo spinge a ripensare e a rifare ci che scrive, nel tentativodi attingere e di trasmettere ai fedeli la verit della paroladi Dio, nasce dalla coscienza della sua umana imperitia104.Nelluso del termineemendatiocome sinonimo di retrac-

    95. Aug. retr.2, 15, 1: [...] adiungens eis(scil. libris) a capite epi-stolam quam scripsi ad venerabilem episcopum Carthaginiensisecclesiae, quo tamquam prologo exposui et quid accidisset, etquid facere mea cogitatione voluissem, et quid fratrum caritatecompellente fecissem.

    96. Aug. epist. 143, 4; cfr. Hor. epist. 2, 3, 390.97. Aug. epist. 143, 2.98. Aug. epist.143, 5.99. Aug. epist. 37, 3.100. Aug. epist.18, 1.101. Aug. epist.1, 3.102. Aug. epist.1* A, 2, 1; 3, 1; 2*, 2, 1 s.103. Aug. epist.27, 6; su questi personaggi vd. M. Caltabiano, Lit-

    terarum lumen, cit. (n. 8), pp. 118 s.; Ead., Libri iam in multorummanus exierunt, cit. (n. 35), pp. 141-157passim.

    104. Aug. epist.143, 11.

    tatio105si coglie la trasformazione agostiniana della praticatradizionale della revisione. Agostino considerava ognisuo libro messo in circolazione prima delleRetractationesilveicolo di un testo aperto, e perci declassava lo scrittoin esso contenuto al rango di una redazione potenzialmentemodificabile, sulla quale egli si riservava di continuare ad

    intervenire per riscrivere le parti insoddisfacenti o censuratedai lettori. Questa concezione del testo e dellemendatiodautore viene teorizzata nellepistola a Marcellino, scrittaprobabilmente nel 412: qui egli si dichiara convinto di potermigliorare, anche grazie allapporto dei suoi censori, i trelibriDe libero arbitrio, nonostante li avesse composti a tappetra il 387/388 e il 405 e circolassero in una molteplicit dicopie: se gli esemplari che ormai sono andati nelle mani dimolti non possono essere corretti, io che sono ancora vivo,posso ancora farlo106.

    5.Anche la composizione delDe civitatedeitenne occu-pato Agostino per diversi anni, per linsorgere di innume-

    revoli incombenze che non poteva differire107

    . Lepistolariopermette di ricostruire alcuni momenti di questo impegnointermittente. Linvio dei 22 libri dellopera a Fermo, an-nunciato in una lettera che viene datata al 426/27108, concludeun itercompositivo iniziato prima del 413/414, data in cuiAgostino aveva mandato i primi tre libri a Macedonio109. Inuna lettera ad Evodio, elencando le opere che era riuscito aportare a termine allinizio dellanno 415, Agostino scrivedi aver aggiunto illis librisDe civitate dei... duos alios110.Il libro quattordicesimo, appena ultimato, era stato messoa disposizione di Pietro e Abramo; ma nella lettera ai duemonaci, del 418, essi vengono invitati da Agostino a trovarele risposte ad alcune quaestiones leggendo i primi dieci

    libri dellopera, che essi avevano ricevuto per il tramite delpresbitero Fermo111. La prima parte dellopera era dunque gi

    105. Scheele,Buch und Bibliothek, p. 91.106. Aug. epist. 143, 7: Si illi (scil. libri), quod iam in multorum

    manus exierunt, corrigi non possunt, ego certe quoniam vivoadhuc possum.

    107. Aug. retr.2, 43, 1; vd., da ultimo, Caltabiano, Libri iam inmultorum manibus exierunt cit. (n. 35), pp. 154 s.

    108. Aug. epist. 1*/A, su cui vd. J. Divjak,Augustins erster Briefan Firmus und die revidierte Ausgabe der Civitas Dei, in La-tinitt und alte Kirche. Festschrif fr Rudolf Hanslik zum 70.Geburtstag, Wien-Kln-Graz, 1977, pp. 56-70; sulla lettera elidentit dei due personaggi omonimi vd. A. Marcone, IlDe

    civitate dei e il suo pubblico, in F. E. Consolino (ed.),Paganie cristiani da Giuliano lApostata al sacco di Roma, Atti delconvegno internazionale di studi (Rende, 12/13 novembre 1993),Soveria Mannelli, 1995 (ripubblicato in Id.,Di tarda antichit.Scritti scelti, Milano, 2008, p. 118 n. 6); Caltabiano, Libri iamin multorum manus exierunt, cit. (n. 35), pp. 154 s. con ulteriorebibliografia.

    109. Aug. epist.154, 2.110. Aug. epist.169, 1; 4; 13.111. Aug. epist. 184A, 5 -7:Decem volumina non parva confeci

    (scil. de civitate de