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    Direttore Luca Beltrami Gadola

    numero 3624 novembre 2009

    edizione stampabile

    www.arcipelagomilano.org

    N 36in questo numero

    Editoriale - L.B.G. - VERDE: LA FAVOLA BELLA

    Citt - Jacopo Gardella - DOPO ABBADO: RIFORESTARE MILANO?

    DallArcipelago - Claudio Rugarli - RUTELLI E BERSANI: POLITICA E NOMINALISMO

    Mobilit - Giorgio Goggi - EDIFICARE GLI SCALI FERROVIARI UNO SCAMBIO INIQUO

    Metropoli - Francesco Borella - QUALE VERDE PER LA CITT CONTEMPORANEA

    Approfondimenti - A. MaassC. Volpato - A. Mucchi Faina - UOMINI PREPOTENTI E DONNE IN-VISIBILI. LANTI- TRUST VS. MERITO?*

    Urbanistica - Michele Sacerdoti - CON IL NUOVO PGT SI TORNA ALLA MILANO MEDIOEVA-LE?

    Primo piano - Guido Martinotti - TUNNEL. LA VITTORIA DI MARCHIONNE

    Lavoro - Roberto Peia - URBAN BIKE MESSENGERUBM

    Lettera - Oreste Pivetta - GLI ALBERI DI ABBADO

    la vignetta di giovacomo

    YouTubeINTERVISTA A MARIO BOTTA SUL VERDE A MILANO

    Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit inARTE & SPETTACOLI

    MUSICAa cura diPaolo ViolaARTE - a cura diArmandaMottaTEATROa cura diGuendalinaMurroni

    CINEMA E TVa cura diSimone Mancuso

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    EditorialeVERDE: LA FAVOLA BELLA

    L.B.G.

    Il verde a Milano ormai una sor-ta di telenovela. Da quando il ma-estro Abbado ha lanciato il suogrido di guerra Vengo a diri-gere a Milano solo se piantate90.000 alberi - ne abbiamo vistedi tutti i colori: dai vasi di Mon-tenapoleone a quelli di Fabio Fil-zi, alle proposte di piantumarePiazza del Duomo piuttosto che ilCordusio.Niente di serio ma soprattuttoniente di realmente praticabile ameno di considerare verde un al-lestimento fatto di orrendi vasicon piante sofferenti come quelliposti a delimitare i dehors di bar etavole calde o ancor peggio comeinibitori di sosta qua e l per lacitt - e non si capisce con qualecriterio - dalle fogge pi varie escoordinate. Le vere notizie sulverde sono altre. Da un latolestromissione di Italia Nostra

    dalla gestione del Parco delle ca-ve, dallaltra lannuncio della

    nuova strategia di aumento dellearee a verde contenuta nel PGT, ilcosiddetto Piano di Governo delTerritorio del quale finalmenteconosciamo la versione definiti-va, quella che andr in ConsiglioComunale.Lefficacia del Piano di Governo

    del territorio totalmente affidataa un meccanismo di risorse inter-ne e in particolare al meccanismodella perequazione e della com-

    pravendita di diritti edificatori. Inbreve, si tratta di assegnare al ter-

    ritorio comunale un indice di edi-ficabilit minimo di 0,2 mq di e-dificato ogni mq di suolo, elevatoin alcune parti della citt a 0.5mq. Chi dunque si trova nellacondizione di possedere aree cheil Comune intende destinare averde non penalizzato perchpu vendere i diritti edificatori adaltri che li utilizzano su aree edi-ficabili di loro propriet che am-mettano una cubatura superiore oper aumentare, ove consentito, lecubature di edifici esistenti.Non si tratta di una novit: unostrumento il cui utilizzo fu venti-lato almeno una quarantina di an-ni orsono ma sempre osteggiatosia dalla classe politica di gover-no che dai proprietari di grandiaree che preferivano il vecchiosistema dellurbanistica contratta-ta. La differenza sostanziale cheoggi, vista la penuria di risorsepubbliche, si pensa che i proprie-tari di aree destinate a verde tro-veranno con rapidit e facilitclienti per le loro cubature e dun-que le loro aree passeranno in ca-po al demanio comunale che leutilizzer per parchi e giardini.Oggi questa domanda inesisten-te perch legata a unipotesi di

    crescita della popolazione urbanadi almeno 180.000 abitanti (ipote-si minima prevista dal documentodi piano) a una massima di pocopi di 300.000, in un caso e

    nellaltro totalmente illusoria per-ch affidata essenzialmente al ri-

    torno a Milano di migliaia di re-sidenti che, per varie ragioni,hanno lasciato la citt trasferen-dosi nellhin-terland.Non dobbiamo dimenticare il

    problema dei tempi di realizza-zione: ben che vada il nuovostrumento urbanistico entrer invigore a met del 2011. I primiprogetti che genereranno il trasfe-rimento dei diritti edificatori sa-ranno approvati al pi presto nel2012 e la borsa dei diritti prima dientrare a regime ed essere dotatadi tutti gli strumenti tecnico giu-ridici necessari al suo funziona-mentosaranno una sorta di tito-lo mobiliare, con quale regimegiuridico e fiscale? - vedr versa-re fiumi dinchiostro e scenderein campo i pi sottili giuristi diquesto paese di azzeccagarbugli.Dunque prima di vedere qualcunoche metta mano alla vanga e alrastrello su queste aree passeran-no almeno quattro anni e saremosolo a met del guado. Allora vor-remmo che madame Moratti pri-ma di parlare di verde e recitare lelezioncine da prima della classe,lezioncine diligentemente manda-te a memoria prima di presentarsial pubblico, cominci a rifletterecon la sua testa guardandosi at-torno e soprattutto guardando allasua Giunta e al livello di compe-tenza dei personaggi che la com-pongono. Prometta meno e ragio-

    ni di pi.

    CittDOPO ABBADO: RIFORESTARE MILANO?

    Jacopo Gardella

    La generosa proposta del maestroClaudio Abbado di rientrare a Mi-lano e dirigervi opere e concerti,soltanto dopo che la citt abbiaattuato la piantumazione di90mila alberi (novantamila), va

    interpretata come una promessadi aiuto ad una citt troppo pove-ra di verde, ed un invito a ripristi-nare il gradevole spettacolo deimolti giardini, pubblici e privati,che abbellivano la Milano otto-

    centesca. La medesima propostatuttavia non va presa alla letteran tradotta puntualmente in unamessa a dimora di tutti quegli al-beri, qualora si intenda distribuirli

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    lungo le strade e nelle piazze del-la citt.Il verde richiesto dal maestro Ab-bado va regalato alla citt ma noncollocato dentro alla citt; va of-ferto in dono ai cittadini, ma non

    imprigionato tra le abitazioni deicittadini. Gli alberi che si voglio-no impiantare vanno consideratiuna tutela per la salute degli abi-tanti, ed un abbellimento del pae-saggio urbano; non vanno al con-trario interpretati come un trave-stimento delle strade, come unasfilata di esemplari botanici; co-me un addobbo da carnevale inchiave silvestre. Altrimenti si ri-schia di cadere nella ridicola farsadi via Monte Napoleone, dove gli

    alberi spuntano dal tetto di tantefinte automobili in plastica: ulti-ma trovata della nostra Ammini-strazione Comunale, fatta passarecome sofisticato allestimento na-talizio, con il quale si crede di es-sere originali e si invece grotte-schi.Via Manzoni sempre stata unavia urbana chiusa fra case, mai unviale fiancheggiato da alberi.Piazza del Duomo sempre statauna piazza lastricata e circondata

    da edifici, mai un appezzamentodi parco. Via Orefici e PiazzaCordusio, sedi del commercio edegli affari, sempre affollate edintensamente frequentate, maihanno visto la presenza di un soloalbero.Del resto, ci si mai domandatocome sia possibile far stare inpiedi tutti quegli alberi? Se tra-piantati in vasi da serra non po-tranno certo raggiungere grandidimensioni; e quindi, piuttosto

    che alberi allineati lungo un vialecittadino, sembreranno alberelliesposti in un vivaio.Se radicati nel terreno, impliche-ranno lo sventramento del lastri-cato e lo scavo di unampia fossa,

    con la certezza di incontrare tuttala fitta rete di impianti tecnici checorrono nel sottosuolo stradale:fognature, cavi elettrici, tubi delgas, Un lavoro lungo, complesso,difficoltoso; un insostenibile im-pegno di tempo e di soldi.

    Se proprio si intende portare delverde nel cuore della citt, questodovr ridursi a poche decine diesemplari, con i quali ricreare, in

    luoghi di particolare qualit archi-tettonica, lo stesso fascino avver-tibile in tante piccole e antichepiazze milanesi.In alcune di queste piazze, libera-te dal transito e dalla sosta dei

    veicoli, un unico grande alberosarebbe sufficiente a ricrearelatmosfera fresca e vivace dei

    giardini di una volta: giardini ingran parte abbattuti, a partiredallultimo dopoguerra, per opera

    della cieca speculazione edilizia.Piazza Mercanti, PiazzaSantAlessandro, Piazza San Se-polcro, Piazza Borromeo (pur-troppo molto rovinata da un inva-dente parcheggio sotterraneo),Piazzetta Belgiojoso, Piazzetta

    dei Bossi, Piazza San Fedele (toltii ridicoli alberelli esistenti), e po-chi altri slarghi milanesi, - nasco-sti, isolati, raccolti -, sarebberoaltrettanti luoghi urbani adatti aricevere del verde; non tuttaviasotto forma di misere aiuole o disparuti alberelli (come malaugu-ratamente avvenuto in Piazzadella Scala), ma sotto laspetto diun grande albero frondoso (oggitrapiantabile senza difficolt), ca-

    pace di riempire da solo lintero

    invaso delle piccole piazze.Poich sarebbe sbagliato dissemi-nare il verde e disperderlo a casonelle strade e nelle piazze di Mi-lano, ci si domanda quale correttacollocazione si creda giusto dar-gli. Una collocazione che risultiutile per il bene della citt; e cheserva a rendere questultima pi

    salubre, accogliente, riposante; inconclusione pi adatta a vivercigradevolmente.Per ottenere tutto ci il verde va

    collocato nella cintura periferica,dove pu essere distribuito ingrandi estensioni; dove pu af-fiancarsi alle coltivazioni agricoleesistenti; dove pu creare un pae-saggio che sia di invito allo sva-go, ma anche di incentivo ai pro-dotti dei campi; dove pu costitu-ire una alternativa efficace e be-nefica allaria inquinata della cit-t. Nella fascia a sud di Milano daanni stato costituito il Parco A-gricolo Sud. Forze ostili lo mi-

    nacciano continuamente, proget-tando e realizzando invadenti edi-ficazioni; e si accaniscono ad e-roderne le superfici ancora libere.

    Gli alberi di Abbado potrebberocostituire un simbolico esercitodella salvezza, pronto ad opporsiai malintenzionati che del ParcoAgricolo Sud vogliono fare unaricca area residenziale, riempita

    di lussuosi condomini, ed immer-sa nel verde privato: un verde cheverrebbe occultamente sottrattoalluso ed al godimento della inte-ra cittadinanza.Si profila nellimmediato futuro

    una grave ferita per il Parco Agri-colo Sud: consiste nel previstoampliamento del Centro di ricercacontro i tumori, costituito da tantimonotoni edifici orizzontali;mentre lo stesso Centro potrebbesvilupparsi in altezza, ed occupa-

    re minore superficie di terrenoagricolo.Unaltra grave ferita minaccia di

    essere inferta sempre allo stessoParco: sono i numerosi e gigante-schi edifici progettati per acco-gliere la EXPO 2015, mentre lastessa EXPO potrebbe essere o-spitata nei nuovi padiglioni dellaFiera di Rho, ed evitare notevoleconsumo di suolo ancora verde.Contro queste incombenti minac-ce, gli alberi di Abbado vanno

    intesi come una simbolica barrie-ra di verde, un coraggioso ostaco-lo naturale, una garanzia di ariasalubre ed un incremento di quali-t estetica estesa a tutto il territo-rio.Sarebbe un crimine (purtroppooggi incombente) voler riempirela fascia agricola di sparse costru-zioni, cos come sarebbe una a-berrazione (purtroppo ampiamen-te diffusa) voler disseminare acaso una frammentaria vegetazio-

    ne allinterno dellarea urbana. Lacitt sia citt, e resti tale; abbellitasolo da qualche albero. La cam-pagna sia campagna, e resti tale;formata da un regolare alternarsidi campi e di boschi. Fra luna e

    laltra un rapido collegamento,assicurato da trasporti pubblici oprivati, permetter di superare lareciproca distanza e dar vita adun sistema integrato in cui mondoartificiale (citt) e mondo naturale(campagna) si completeranno re-

    ciprocamente.Gli alberi del maestro Abbadonon vanno intesi alla lettera; nconcepiti come un elevato nume-

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    ro di esemplari di cui occorre tro-vare la collocazione allinterno

    dellabitato; al contrario vanno

    interpretati simbolicamente comeun invito a fare della citt e deisuoi dintorni un sistema pi ar-

    monico, un luogo dove lutilit

    del costruito non sia disgiunta dalle attrattive del naturale.

    DallArcipelago

    RUTELLI E BERSANI: POLITICA E NOMINALISMOClaudio Rugarli

    Debbo confessare una lacunanella mia intelligenza: non hocapito perch Francesco Rutelliha lasciato il partito democrati-co. La versione ufficiale statache, con la nomina di Bersani asegretario di quel partito, si sa-rebbe ristretto al suo interno lospazio per i moderati e che per-

    ci da un orientamento di cen-tro-sinistra (con il trattino o sen-za?) si sarebbe passati a un o-rientamento meno di centro checon altri segretari.Non ho partecipato alle primariedel partito democratico perch il27 ottobre ero a Roma, ma seavessi potuto parteciparvi, avreivotato per Marino. Tuttavia nonsono spaventato da Bersani, for-se perch non sono moderato nelsenso inteso da Rutelli (ma an-

    che da Casini e da molti che so-no francamente di destra). Restoal significato delle parole e con-stato che il contrario di modera-to eccessivo. In questo sensoanche io sono un moderato, datoche detesto gli estremismi e so-no incline a dare ascolto alle ra-gioni degli altri. Ma che cosa cdi eccessivo in Bersani? Se c,

    mi sfugge completamente.Debbo perci fare uno sforzoper capire che cosa significhi

    moderato non nella lingua italia-na che tutti parliamo, ma nellinguaggio politico e, pi ancora,come questo aggettivo possa e-sprimere il punto di vista parti-colare di Rutelli. Una prima epi facile interpretazione cheegli consideri eccessivo il fattoche Bersani sia stato in passatocomunista. Personalmente, a dif-ferenza di un ministro dellat-tuale governo di destra, non so-no mai stato comunista, ma mi

    pare che, se questa fosse lideadi Rutelli, tutta la costruzionedel partito democratico andrebbeallaria, dato che persisterebbe la

    conventio ad escludendum neiriguardi della sua componentemaggiore. E poi Veltroni non erastato anche lui comunista? Que-sto ci costringe ad analizzare ilsignificato di unaltra parola

    preziosa nel vocabolario politi-co, che propriocentro.Teoricamente, e in accordo con i

    vocabolari della lingua italiana,la definizione facilissima: si al centro dello schieramento po-litico quando si prendono orien-tamenti che sono a met stradatra quelli di destra e quelli di si-nistra, cos da essere sicuri dinon essere eccessivi e, conse-guentemente di essere moderati.Ma nel concreto le cose nonvanno cos. Abbondano i prov-vedimenti politici per i quali non immaginabile una via di mez-

    zo, per esempio lo scudo fiscaleo la legge sul processo breve. Ilbuon centrista potrebbe fare unamedia non tra i singoli provve-dimenti, ma tra le volte nellequali si daccordo con la destrae le volte nelle quali si dac-cordo con la sinistra. Ma anchequesto un esercizio difficile epoi che appare, per cos dire,senza anima. In politica ci vo-gliono anche la passione e laprogettualit ed difficile im-

    maginare una connotazione cen-trista di queste qualit.Perci, forse vale la pena di ab-bandonare considerazioni astrat-te ed esaminare quelle che sono,sul piano tattico, le soluzionipossibili di una politica di cen-tro. La prima la politica che daAndreotti fu definita dei dueforni. I centristi vogliono restareliberi di potersi alleare, secondole convenienze, o con la destra ocon la sinistra. Avanzo il tenue

    sospetto che questo sia il centri-smo di Casini che ha governatocon Berlusconi fino allo scorsoanno. E per questa ragione che

    Rutelli ha lasciato il partito de-mocratico? Ma, se questo fosseil caso, avrebbe dovuto abban-donare il partito senza attenderele primarie, dato che le alleanzedelle quali anche Franceschini eMarino hanno parlato eranosempre nellambito della oppo-sizione e del bipolarismo.

    Esiste un altra considerazionepi seria, che riguarda una con-notazione particolare del partitoitaliano che pi di ogni altro hafatto del centrismo la sua ban-diera, e cio lUDC di Casini, eche io definisco per facilit didiscorso il clericalismo. ForseRutelli ritiene che, con la elezio-ne di Bersani alla segreteria, ilpartito democratico sia diventatotroppo laico? Avrei consideratola ipotesi pi ragionevole se a-

    vesse vinto Marino, ma gli abissidellanimo umano sono inson-dabili. Ma questa spiegazione,pur ragionevole, sembra smenti-ta dal fatto che Rutelli, lasciandoil partito democratico, non haaderito allUDC, ma anzi ha

    fondato un movimento nuovodenominato Alleanza per lItalia.E a questo movimento ha subitoaderito Tabacci, al quale eviden-temente va stretto labito clerica-le. Perci continuo a non capire

    perch Rutelli abbia lasciato ilpartito democratico.Naturalmente, quelli che fre-quentano allinterno la politicaitaliana e sono meno ingenui dime lo avranno capito benissimo,ma se ho svolto questo discorso perch mi sembra che questocaso rappresenti in modo esem-plare quello che un grave difet-to della nostra comunicazionepubblica, che il nominalismo.Sar perdonato se, per spiegare

    meglio quello che voglio dire,ricorrer alla filosofia scolastica.Centro, destra e sinistraapplicati alla politica sono dei

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    concetti generali che per i filoso-fi scolastici possono essere defi-niti degli universali. Ora, apartire dal secolo XI, gli scola-

    stici si accapigliarono sulla natu-ra degli universali e il monacoRoscellino fu fautore del nomi-nalismo e cio afferm che nonsono altro che un flatus vocis.Un soffio di voce e niente altrosono, a mio parere, molte affer-mazioni che si fanno quando siparla di politica in Italia. Si po-trebbe concludere che centristachi si definisce di centro e in

    questo senso la posizione di Ru-telli e di molti altri ha una senso:non gli piace definirsi di sinistra.Il che ha una sua logica politica,dato che anche a molti elettoriquesta definizione non piace.Forse per il collegamento chela parola sinistra ha storica-mente avuto con la rivoluzionerussa e con lo stalinismo. Ma algiorno doggi sarebbe franca-mente improprio allargare que-sto collegamento al partito de-mocratico e al suo nuovo segre-tario. Perci, nella sostanza mipare che il problema sia eluso.Per la verit, una definizione ri-gorosa di destra e sinistra in

    campo politico fu data anni fa daNorberto Bobbio, che per si eradimenticato del centro (N.

    Bobbio Destra e Sinistra. Ra-gioni e significati di una distin-

    zione politica. Donzelli editore,Roma, 1994), ma temo che po-chi lo abbiano letto e che i pipreferiscano i nomi ai loro signi-

    ficati. Pi modestamente mi rife-rir a due proposizioni apparen-temente contraddittorie: gli uo-mini sono tutti uguali e gli uo-mini sono diversi luno dal-laltro. Schematicamente, sipotrebbe considerare di sinistrachi sottoscrive la prima osserva-zione e di destra chi convintodella seconda. Ma, come ho os-servato, io credo che entrambesiano vere, nel senso che gli uo-mini sino uguali per certe lorocaratteristiche e diversi per altre.Ma penso che le differenze ab-biano, per cos dire, un rango,ossia che ve ne siano di rangopi elevato e di rango pi basso.Aggiungo che il rango, ossia lanobilt di una differenza tra gliumani, sia tanto pi elevatoquanto pi sia inerente a una pe-culiarit della nostra specie e cidifferenzi dagli animali. Percidifferenze nei gusti artistici, nel-la adesione a teorie scientifichee no, persino nellessere tifosi

    dellInter o del Milan credo che

    siano differenze di rango eleva-to, mentre essere ricchi o poverisia una differenza di rango infe-riore, ma non di lieve importan-za. Infatti, per accedere alle dif-ferenze di rango superiore oc-

    corre non solo avere i mezzi persopravvivere (il che ha impor-tanza per il terzo mondo), maanche, almeno da noi, un mini-

    mo di disponibilit economicache consenta di studiare, dicomprarsi dei libri, di fare qual-che viaggio, di potere visitaremostre e andare a cinema o ateatro, o anche allo stadio. Per-ci, le differenze di rango infe-riore possono rendere impossibi-li le differenze di rango superio-re.Mi pare che un errore commessodalla sinistra politica nel passatosia stato di non tenere conto diquesto e di avere dato limpres-sione di essere contro tutte ledifferenze tra gli esseri umani.Sarebbe meglio dire che esseredi sinistra significa volere innal-zare il rango delle differenze tragli umani e che, per ottenerequesto, occorre non solo com-battere le differenze di rango in-feriore, ma anche promuovere lelibert politiche che sole posso-no consentire il pieno dispiegarsidelle differenze di rango supe-riore. Forse una posizione similerenderebbe pi accettabile in po-litica la definizione di sinistra

    e farebbe in modo che questaparola susciti meno avversioneche al giorno doggi, non solo in

    Rutelli, ma anche in molti eletto-ri.

    MobilitEDIFICARE GLI SCALI FERROVIARI. UNO SCAMBIO INIQUO

    Giorgio GoggiQualche giorno fa, partecipandoa un dibattito sulla rete dei tra-sporti pubblici di Milano, ho a-vuto modo di esprimere le mieperplessit sui nuovi accordi sti-pulati tra il Comune di Milano ele Ferrovie dello Stato in meritoallutilizzo delle aree di proprie-t FS. In breve, nel 2005 il Co-mune aveva stipulato un accordo

    con le FS in cui simpegnava a

    consentire ledificazione dellearee ferroviarie da dismettere(Farini e Romana in primis) ot-tenendo in cambio limpegno ainvestire i proventi in infrastrut-ture, e in particolare nel secondopassante. Le prime sommariestime valutavano i proventi dareinvestire fino a un massimo di

    750 milioni di euro. Lo scambioera quindi equilibrato, un grandepatrimonio dei milanesi (circaun milione di mq), contro unagrande infrastruttura strategicaper il futuro della citt, entrambibeni perpetui.Successivamente, nel 2007, lanuova giunta modific laccordo

    eliminando limpegno diretto al

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    finanziamento del secondo pas-sante (con una pi sfumata defi-nizione di chiusura della cintu-ra ferroviaria) riportando inve-ce impegni per la realizzazione

    di centri intermodali, parcheggi,ma soprattutto per il rinnovo delmateriale rotabile. In quello ste-sso dibattito era fatto presenteche la modifica era dovutaallurgente necessit di reperiremateriale rotabile per far fun-zionare le esistenti infrastrutture- ancorch insufficienti - delServizio Ferroviario Regionale.

    Per questo motivo, a quanto pa-re, anche in accordo tra Comune

    e Regione (e, presumo, con gransoddisfazione delle FS), si sa-rebbe deciso di riversare nel-lacquisto dei rotabili le risorsederivanti dallurbanizzazionedelle aree ferroviarie. E assolu-tamente vero che lemergenza dioggi riguarda la mancanza deirotabili e le pessime condizioni

    di confort e di sicurezza di quelliin esercizio. Tuttavia, questoscambio appare ineguale, e sirisolve a danno della collettivitmilanese.

    I cittadini milanesi consentonoledificazione di cospicue aree

    non edificate ma centrali e urba-nizzate, il patrimonio pi pregia-to di cui una citt possa dispor-re, consegnandole a unutiliz-zazione edilizia che le trasfor-mer in modo definitivo. Lo sca-lo Farini durato pi di centoanni, ma una nuova urbanizza-zione durer ben di pi.In cambio dovrebbero riceverepoche infrastrutture minute (che

    possono ben essere finanziate inaltro modo) e prevalentementebeni di consumo, perch tale ilmateriale rotabile, anche se mol-to durevole.Dopo i primi cinquantanni i

    nuovi luoghi urbani costruiti sa-ranno ancora giovani, ma i va-goni ferroviari saranno gi stati

    rottamati. I bravi tecnici milane-si hanno pure scongiurato il ri-schio che i rotabili possano esse-re trasferiti altrove, individuan-do una tipologia di treni che pu

    essere impiegata solo a Milano,ma in ogni caso sono destinati adiventare rottame.Il tutto aggravato dal fatto che inItalia non esiste alcun sistema

    per lammortamento del mate-riale rotabile su ferro (fatto sucui nessuno riflette mai), e quin-di nessun meccanismo economi-co per la ricostituzione dellostesso.E pur vero che gli insediamenticostruiti sulle stazioni ferrovia-

    rie sono intrinsecamente menocongestivi, perch godono almassimo grado dellaccessibilit

    su rete pubblica, ma questo unbuon motivo per scambiarli coninfrastrutture strategiche, noncon beni di consumo. Lo scam-bio rimane iniquo.

    Metropoli

    QUALE VERDE PER LA CITT CONTEMPORANEAFrancesco Borella

    Il verde, nel linguaggio urba-nistico, diventato espressioneduso corrente; in prima appros-simazione tutti sappiamo che staad indicare alberi e prati, ma ap-pena tentiamo di approfondire,scopriamo presto che pu anchecelare una realt assai pi com-plessa e meno scontata. La natu-ra, il carattere, il significato e il

    ruolo del verde nella citt evolvee muta col mutare della cittstessa.Nella citt sette-ottocentesca,compatta e densa, e circondatadalla campagna, il verde preva-lente quello privato, dei palaz-zi nobiliari e degli enti religiosi,allinterno del quale si comin-ciano a riservare spazi pi omeno importanti alluso pubbli-co, per il passeggio, per la vita

    sociale e per le feste, e ad inseri-re aiuole ed alberate stradali, confunzione prevalente di decorourbano.A Milano il primo parco pubbli-co , i giardini, progettato dalPiermarini, nella seconda metdel settecento, per lArciducaFerdinando dAustria: un siste-ma verde, formato dai boschetti,

    dai giardini veri e propri e dalpasseggio alberato dei Bastionidi porta Orientale, posto a quotapi alta e raccordato ai giardinicon un gioco sapiente di grado-nate; un progetto urbano straor-dinario per Milano, allora pic-cola provincia dellImpero, di130.000 abitanti.Da questo primo episodio partela storia del verde milanese, che una storia povera, di una citt

    che non ama il verde, di una cit-t in tuttaltre faccende affa-cendata.

    Il completamento dei giardini

    piermariniani, progettato dalBalzaretto a met ottocento eportato a termine nella Milanounitaria (1862), un interventofelice, che ci regala quello che

    ancor oggi il pi importanteparco storico della citt; qualchedecennio dopo, a fine ottocento,si realizza il Parco Sempione,importante per Milano, anche secol vizio dorigine di una collo-cazione troppo palesemente fun-zionale alla valorizzazione dellearee della Soc. Fondiaria e diuna forzatura del piano Beruto(e che lo stesso Beruto costret-to a denunciare pubblicamente).

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    Per lungo tempo, da allora, pocoo nulla: il piccolo Parco Raviz-za; soprattutto, importante perMilano e forse il segno pi si-

    gnificativo lasciato sul territoriodal piano Beruto, una serie diviali alberati, di slarghi, di piaz-ze, che ancor oggi contraddi-stinguono per carattere e dignitarchitettonica la Milano dellaprima met del novecento; a ca-vallo della guerra, il primo parcoesterno, il Parco Lambro; equalche anno dopo il parco For-lanini.Ma quello della guerra sarebbeun capitolo tutto da approfondi-re. Le ferite vaste e profondeprodotte dalle bombe, aprendonuovi grandi vuoti nel tessutoedificato, hanno aperto anchepossibilit e prospettive di ripro-gettazione radicale della citt,con un incremento significativodel verde, che gi la cultura eu-ropea considerava componentestrutturale, e non solo cosmetica,del disegno e della qualit urba-na. Niente di tutto questo. Il ver-de il grande assente nella rico-struzione postbellica, che sem-bra guidata da una cultura anco-ra ottocentesca della citt (eppu-re non erano mancate a Milanoproposte stimolanti, quelle adesempio relative alla sistema-zione generale del verde di Por-taluppi e Semenza, del 27).Poi il dopoguerra, gli anni delboom economico, la grande e-spansione, la necessit di co-minciare a ragionare alla scalasovraccomunale , il PIM e laGrande Milano e, per quel checi riguarda da vicino, il progettodel sistema del verde sovracco-munale e regionale.E in questo quadro, nel fatico-so, disordinato (e per molti versifallimentare) processo di cresci-ta della Grande Milano, il cuiesito di fatto quella conurba-zione metropolitana, di pi di 4milioni di abitanti, senza forma e

    senza governo, che va da Novaraa Brescia (lo sprawl, la com-promissione estesa, indifferen-ziata, disorganica e informe del

    territorio della nuova grande me-tropoli, che in termini di verde cidovrebbe porre problemi nuovi eurgenti, di salvaguardia o recu-pero o riqualificazione sia di a-ree verdi significative e compat-te, che e forse soprattutto di unatrama verde minima, fatta di cor-ridoi ecologici e di percorsi, i-donea a ridefinire un minimo diforma e un primo principio diriorganizzazione, allinterno e

    dallinterno, di questa grandeconurbazione.Ma questo un altro discorso,importante, da riprendere in al-tro momento e con il dovutospazio.)In questo quadro di crescita tu-multuosa e complessivamentenon governata, per quel che ri-guarda il verde emergono sullascena milanese due esperienzeisolate e allinizio quasi carbo-nare, che rappresentano tuttavia

    qualcosa di importante e radi-calmente nuovo: le esperienzedel Parco Nord, da un lato, e delBoscoincitt-parco delle Cave,dallaltro; esperienze simili ep-pure diverse, per certi versi inte-grate e complementari, entrambecomunque storie di costruzionedi parchi della dimensione diqualche centinaio di ettari, dalnulla, da un territorio cio nudoe spesso degradato, inventandodal nulla e il progetto del parco eil progetto del processo per po-terlo attuare; due storie e dueesperienze grazie alle quali pos-siamo oggi dialogare alla paricon la migliore cultura del verdedi livello europeo ( e infatti nona caso Campos Venuti, parlandodel Parco Nord, nel 98, lo defi-niva lunico intervento urbani-stico milanese di grande valoreinternazionale negli ultimi ven-tanni).

    Tornando al discorso iniziale,cosa ci dicono dunque questeesperienze (che cadono, vero,a circa due secoli dai boschettidel Piermarini e a centanni dalParco Sempione, ma in un qua-dro urbano radicalmente mutato,come abbiamo visto) relativa-mente alla natura e al significa-to del verde nella citt contem-poranea ? Ci dicono davverotantissimo, ci restituiscono un-idea e una funzione del verdenella citt, pi complessa, piintegrata alle dinamiche sociali,motore essenziale di riequilibrioterritoriale.

    Nellimpossibilit di svilupparli,

    mi limito ad enunciare i titoli deiparagrafi di un possibile svilup-po del tema.- verde come sistema, comerete, come natura in citt, co-me ambito privilegiato e partedella componente biotica urbana- verde come essenziale tessu-to connettivo urbano, come am-bito di collocazione preferenzia-le di grandi funzioni pubblicheurbane/metropolitane (ospedali,scuole, teatri, musei, sale daconcerto, centri culturali, im-pianti sportivi, stadi, piscine ecc.ecc.)- verde come ambito di collo-cazione preferenziale della ma-glia primaria della mobilit dol-ce (ciclo-pedonale) urbana- verde come fattore primario /innesco del processo di riqualifi-cazione urbana / metropolitana,di riequilibrio territoriale, am-bientale, paesaggistico- verde come luogo (e oggettodi studio e ricerca) della culturadel verde(la molteplicit dei

    saperi che intervengono nellaprogettazione, realizzazione, ge-stione, animazione degli spaziverdi) e delleducazione ambien-tale, per le scolaresche, per i cit-tadini- il verde e il volontariato so-ciale ecologicamente impegnato

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    - il verde e lacqua, i laghetti,le zone umide; lo stagno, la ve-getazione e gli animali dello sta-gno; la biodiversit

    - il verde e i bambini (i campigioco, i campi davventura, au-lul ecc.)- il verde e gli anziani (i campibocce nei parchi, gli orti deltempo libero, i parchi comenuove piazze, nuovi luoghi diaggregazione)- il verde e gli sportivi (campigioco liberi, la corsa, la bici, glischettini, i grandi prati, gli aqui-loni ecc.)

    - il verde e i cani (ed altri a-mici delluomo)- il verde e le feste, gli eventinella citt

    - il verde e i punti di ristoronella cittQuesto primo elenco di filoni diricerca da approfondire non probabilmente esaustivo, e tutta-via gi ci fa capire quanto artico-lato e complesso sia il dibattitosul verde nella citt contempo-ranea, ben oltre la cultura deldecoro urbano di ottocentescamemoria, ma anche totalmentealtro rispetto alla cultura sem-plificatrice da parco dei diverti-

    menti che di questi tempi sem-bra talvolta dominante dalle no-stre parti.Gi nello stendere questo elenco

    di titoli mi sono accorto che, se per taluni di essi lapprofon-dimento potrebbe centrarsi sulracconto di esperienze specifi-che del Parco Nord o del Boscoo del Parco Cave, per altri miverrebbe pi spontaneo il ricorsoad esempi e a prassi consolidatedi altri paesi europei. Eormai

    impossibile pensare ad una cul-tura del verde che non sia di re-spiro europeo.

    ApprofondimentiUOMINI PREPOTENTI E DONNE INVISIBILI. LANTI- TRUST VS. MERITO?*

    Anne Maass - Chiara VolpatoAngelica Mucchi Faina

    Un falso problema**.Largomento pi diffuso contro

    lantitrust in politica che po-trebbe essere in conflitto con unsano principio di merito. Ov-viamente tutte/i siamo daccordo

    sul merito (avete mai sentitoqualcuno che affermi no, il me-rito non lo voglio?). Ci chie-diamo, per, in base a quali cri-teri venga valutato il merito.Sappiamo quali sono i criteri dimerito con cui Berlusconi sele-ziona le sue candidate. Pi diffi-cile capire quali sono i criteriimpiegati dalla sinistra. Il pigrande partito di opposizione haschierato tre candidati maschi -Bersani, Franceschini, Marino -

    per la segreteria nazionale; que-sti, a loro volta, hanno candidatoper le segreterie regionali rispet-tivamente il 13%, il 14%, e il17% di donne.Quali criteri di merito sarannostati usati? Le possibilit sonodue: competenza o motivazione.Pu essere stato invocato il cri-terio della competenza: le donnesono meno competenti dei ma-schi. Questo criterio , per, dif-

    ficile da sostenere dato che or-mai le donne hanno raggiunto osuperato gli uomini a tutti i livel-li dellistruzione: in Italia, infat-ti, le donne sono pi numerosenon solo tra i laureati (il 58%

    dati MUR relativi al 2008), maanche tra gli studenti di dottora-to (51.7%, Eurostat, 2009).Laltra possibilit, assai pi ve-rosimile, che il criterio dellacompetenza sia soggettivo. Fin-ch esiste un principio di coop-tazione, solo chi gi in una po-sizione di potere potr deciderequale competenza va richiesta.Sicuramente i leader del centro-sinistra (Occhetto, DAlema,

    Rutelli, Fassino, Veltroni, Fran-

    ceschini) sono stati scelti sullabase di severi criteri di merito;sarebbe forse stato opportunoesplicitarli pi chiaramente. Ri-cordiamo che questi professio-nisti della politica hanno porta-to la coalizione progressista aduna lunga serie di sconfitte dal1994 in poi. Le uniche due vitto-rie dei progressisti sono stateriportate da Romano Prodi.Questultimo, in occasione della

    formazione del suo secondo go-verno, si pronunciato a favoredi un sistema di quote.I criteri per misurare la compe-tenza sono diversi; si sa, per e-sempio, che quelli impiegati per

    valutare le donne sono semprepi severi di quelli impiegati pervalutare gli uomini (Biernat eKobrynowicz, 1997). Tuttavia,vincere, come Marilisa D'Ami-co, la causa sull'incostituzionali-t della Legge 40 sulla feconda-zione artificiale davanti alla Cor-te Costituzionale non potrebbeessere considerato un indice dimerito per un partito di sinistra?Altro esempio: Lilli Gruber. Par-la correntemente quattro lingue,

    scrive saggi storico-politici disuccesso, conduce un TG inprima serata nella televisionepubblica, vince prestigiosi premicome giornalista, visitingscholar alla School of AdvancedInternational Studies della JohnHopkins University, raccogliealle elezioni del 2004 pi prefe-renze di Berlusconi, diventa Pre-sidente della Delegazione Euro-pea per le relazioni con gli Stati

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    del Golfo. Ancora: Rosy Bindi.Ha un curriculum politico tra ipi apprezzati; stata un compe-tente ministro della Sanit (hasaputo, tra laltro, affrontare consevera imparzialit il delicatocaso Di Bella); conosciuta perla sua dirittura morale; una dei

    pochi rappresentanti dellop-posizione capace di rispondere aBerlusconi senza farsi intimidi-re. Questi non sono meriti? Se losono, come mai nessuno ha pen-sato di candidare MarilisaDAmico, Lilli Gruber, Rosy

    Bindi alla segreteria di partito ocome primo ministro?Questi esempi mostrano che nonesiste un unico criterio di com-petenza e che una legge antitrustpu benissimo convivere contale criterio. Includere donne, inproporzione paritetica, nelle isti-tuzioni politiche vuol dire alza-re, non abbassare, gli standard.Vuol dire proprio sostenere ilcriterio del merito, oggi palese-mente disatteso per vari gruppitra cui le donne.E questione di scarsa motiva-zione? Il secondo criterio con-cerne la motivazione. Il percorsopolitico comprende tre tappe:quella che precede la candidatu-ra, la campagna elettorale, il la-voro come rappresentante delpopolo nelle istituzioni. Le don-ne hanno, in genere, meno am-bizione politica degli uomini. Ladifferenza, per, riguarda soprat-tutto la decisione iniziale di en-trare in politica: rispetto agliuomini, le donne prendono me-no in considerazione lidea di

    candidarsi, si candidano meno,esprimono meno lintenzione di

    candidarsi in futuro (Lawless eFox, 2005). Per quali motivi? Nesono stati individuati tre: il fattoche le responsabilit familiarigravino prevalentemente sulledonne, il maschilismo presentein politica che non incoraggia ledonne a intraprendere questa

    strada, la consapevolezza delledonne che per emergere in poli-tica devono essere molto, moltopi brave degli uomini. In prati-

    ca, quello che allontana le donnedalla politica che, per motiviindipendenti dalla loro volont,vedono scarse possibilit di per-correre con successo tale cam-mino. Il quadro cambiaper perle poche donne che hanno rag-giunto i banchi del parlamento:il loro indice di attivit deci-samente superiore a quello deicolleghi maschi (indice calcolatotenendo conto della presenza trai firmatari di un atto, tra i relato-ri di progetti di legge, e dalnu-mero di interventi nel dibattito,Osservatorio Civico sul Parla-mento Italiano, 2009). Si puparlare dunque di scarsa motiva-zione o non si tratta invece direalistica valutazione dei co-sti/benefici e delle possibilit disuccesso?Come reagirebbero gli elettoria una leadership femminile?Una preoccupazione molto dif-fusa come reagiranno gli elet-tori? Si sentiranno a disagio

    trovandosi di fronte a un segre-tario di partito donna, un primoministro donna, una presidentedella Repubblica?Gli ultimi dati di Eurobarometro(2008) dimostrano che, rispettoalla media europea, gli italiani sisentono pi a disagio non soloallidea di un capo di stato don-na, ma anche di un capo di statogay, disabile, o appartenente auna minoranza etnica o religio-sa. La reazione non sorprende sesi considera il clima culturaleistauratosi negli ultimi 15 anni,promosso da una televisione incui le donne appaiono princi-palmente nel ruolo di mera de-corazione, come illustra il famo-so filmato di Zanardo Il corpodelle donne. Sicuramente han-no contribuito alla diffusione disessismo, razzismo e omofobia

    (tre fenomeni altamente correlatitra di loro) anche i messaggi cheprovengono dal parlamento e dalgoverno, due istituzioni che gio-

    cano un importante ruolo comenorm setter. Quando parla-mentari e ministri insultano si-stematicamente le donne nonsolo a parole, ma anche neicomportamenti legislativi (vedilegge sulla fecondazione assisti-ta, i ripetuti attacchi contro lalegge sullaborto e contro luso

    della RU486, il rifiuto di quote

    rosa), non ci si pu aspettareche la popolazione non ne risen-ta.Ma possibile unaltra, forse pi

    interessante, lettura dei dati Eu-robarometro. E vero che gli ita-liani si sentono meno a loro agioallidea di un capo di stato don-na rispetto alla media europea,ma altrettanto vero che, intermini assoluti, dichiarano unatteggiamento molto favorevole(una media di 8.1 su una scalache va da 1 = molto a disagio, a10 = molto a mio agio). Quindi,in termini assoluti, la maggiorparte della popolazione non haalcun problema con un capo distato donna. Questo in contra-sto con il comportamento dei

    partiti, inclusi quelli dellop-posizione, che candidano pochedonne e in posizioni perdenti, infondo alle liste. Nessuna donna mai stata segretario di un partitoimportante, n primo ministro opresidente della repubblica. Neisessantatre anni della repubblica,nessuna donna ha avuto la re-sponsabilit di uno dei quattroministeri di prima fascia (esteri,economia, interni, difesa). Quin-di sono i partiti, e non la popola-zione, ad avere problemi con laleadership femminile. Come af-ferma Ivan Scalfarotto, una dellepoche voci fuori dal coro, moltiproblemi (come la leadershipfemminile, le unioni tra gay,ecc.) sono da tempo stati risolti

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    dalla popolazione. Chi non alpasso dei tempi sono i politici.In altre parole, rispetto al em-powerment politico delle donne,la differenza tra lItalia elEuropa non sta nellopinione

    pubblica, ma nella classe politi-ca.Come imporre lanti-trust del-la politica? Nella storia dellu-manit, raramente un gruppodominante ha rinunciato di suavolont ai propri privilegi. E diprivilegi si tratta considerando ilpotere e gli stipendi (i pi altidEuropa) dei parlamentari ita-liani. Inutile quindi aspettarsiche i dirigenti dei partiti decida-no di loro iniziativa di candidareuna donna per ogni uomo. Comepossiamo imporre una regola delgenere? Approvare una legge unimpresa impossibile con soloil 20% di donne in Parlamento.La strada delle quote legislativenon sembra percorribile.Ricordiamo che, in Italia, il ten-tativo di introdurre le cosiddettequote rosa nella legge elettoraledel 2005 fu fatto da StefaniaPrestigiacomo, allora ministrodelle pari opportunit del gover-no Berlusconi. Dopo lunghe dia-tribe, lacrime, ironie, sberleffi daparte dei suoi compagni di parti-to e una serie di bocciature permancanza del numero legale, nelfebbraio del 2006 Prestigiacomo

    riusc, con lappoggio determi-nante dellopposizione, a far ap-provare in Senato un disegno dilegge sul riequilibrio di genere.Lopposizione era anche riuscitaa far passare un emendamentoche portava al 50% la quota del30%, originariamente previstada Prestigiacomo. Infatti, nellaproposta si affermava che ognisesso non poteva essere rappre-sentato in misura superiore allamet dei candidati della listamedesima e che misure equiva-lenti avrebbero riguardato ancheil Consiglio Superiore della Ma-gistratura, la Consulta e tutte lecariche in cui la rappresentanzafemminile era ancora scarsa.Sembrava un miracolo. Peccatoche il provvedimento non siamai tornato alla Camera - la le-gislatura stava terminando - e siaquindi miseramente decaduto.Nonostante Prodi e le deputateDs si fossero impegnati a prose-guire liter nel caso in cui fosse-ro stati eletti, per quanto se ne sail ddl fin nel cassetto della sini-stra, da cui non ha pi dato segnidi vita.E nel centro-destra? Nel maggiodel 2006 Mara Carfagna, depu-tata di Forza Italia, entr in col-lisione con Stefania Prestigia-como dichiarando di essere con-traria alle quote. La sua posizio-ne, disse, era condivisa anche

    allinterno del partito. DivenutaCarfagna a sua volta ministro

    per le pari opportunit nellulti-mo governo Berlusconi, di quote

    dentro il Pdl non si pi sentitoparlare.Resta quindi da percorrere la viadelle quote volontarie. Ci rivol-giamo per questo ai partitidellopposizione. Chiediamo lo-ro di applicare da subito la nor-ma antitrust nelle cariche internee nelle elezioni, a partire dallatornata della prossima primave-ra. Avendo poca e, da questopunto di vista, silente rappresen-tanza in parlamento, noi elettriciitaliane abbiamo una sola armademocratica per esercitare il no-stro diritto di voice (Hirschman,1982): quella di esigere, in modocoerente e ad alta voce, che inciascuna lista elettorale ognisecondo posto venga occupatoda una donna. Voteremo perchi rispetta questa regola, nonvoteremo per liste in cui le don-ne siano sotto-rappresentate.

    **Per gentile concessione diMICROMEGA pubblichiamo laseconda parte dellarticolo com-parso sulla rivista con il titolo 50/50, lantitrust della politica

    **La prima parte stata pubbli-cata sul n35 di ARCIPELA-GOMILANO

    UrbanisticaCON IL NUOVO PGT SI TORNA ALLA MILANO MEDIOEVALE?

    Michele SacerdotiSono stati pubblicati sul sito delComune il piano delle regole edei servizi del nuovo PGT, che sottoposto in questi giorni al pare-re dei consigli di zona e delle par-ti sociali ed economiche che lorenderanno entro trenta giorni.Poi andr allinizio di dicembre inconsiglio comunale perladozione.

    Con il documento di piano pub-blicato in luglio per la proceduradi Valutazione Ambientale Stra-tegica le caratteristiche del pianourbanistico che regoler Milanonei prossimi anni sono chiare. Seil centro sinistra vincer le ele-zioni nel 2011 potr cambiarlo esar opportuno che lo faccia senon si vuole che Milano torni a

    una densit edilizia da citt me-dioevale.Il PGT completa il disegno dicementificazione della citt ini-ziato dallon. Lupi nel 1999 con il

    nuovo regolamento edilizio, pro-seguito dalla Regione nello stessoanno con il recupero dei sottotettie con la legge 9/99 sui Program-mi Integrati di Intervento, con-

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    fermato dalla legge urbanisticaregionale 12 del 2005 promossadalle stesse forze politiche, pro-seguito con il piano casa di For-

    migoni, completato ora dal nuovoPGT a cui seguiranno sicuramen-te ulteriori modifiche del regola-mento edilizio, e, dulcis in fundo,una legge regionale che ridar lapossibilit di demolire gli edificiartigianali bassi tra gli edifici re-sidenziali e ricostruirli in altezzatogliendo luce e visuale a chi abi-ta intorno.Recentemente il Sindaco Morattiha nominato una Commissioneper il Paesaggio i cui membrihanno scarsa o nulla esperienzasulla tutela paesaggistico-am-bientale prescritta dalla legge ur-banistica e dal codice dei beniculturali e ad essa saranno affida-te le autorizzazioni edilizie deiprossimi anni.E dove non si costruisce fuori ter-ra si costruisce sotto terra, conparcheggi sotterranei che elimi-nano alberi di alto fusto nellepiazze e viali alberati per sosti-tuirli con alberelli da parcheg-gio.Quali sono le caratteristiche nega-tive del PGT rispetto allat-tualePRG?E stato eliminato qualunque li-mite allindice di utilizzazioneterritoriale, cio alla superficieedificabile per ogni mq di terreno.Attualmente questo indice pari a1 metro quadro per metro quadro,e quindi 3 metri cubi di volumeper metro quadro. In futuro si par-tir da un indice minimo di 0,65mq/mq e di 1 mq/mq fino a 350metri dalle stazioni della metro-politana, delle metrotramvie e fer-rovie e si potranno acquistare sulmercato diritti edificatori per co-struire ulteriori piani o demolirele abitazioni e ricostruirle pigrandi.Questo si potr fare nel centrostorico con un piano attuativocontrollato dal Comune e nel re-sto della citt con una concessio-

    ne edilizia convenzionata dal

    punto di vista planivolumetrico.Nel secondo caso i vicini non po-tranno presentare osservazioni.Il piano delle regole impone dei

    limiti di altezza rispetto agli edi-fici esistenti ma questi limiti sonofacilmente aggirabili con le con-cessioni edilizie convenzionate esembra che il consiglio comunalepotrebbe addirittura eliminarli. Incompenso sono stati eliminati ilimiti minimi sulla dimensionedei cortili, che ostacolano il rialzodegli edifici. Le indicazioni suisottotetti, risultato di una durabattaglia degli anni scorsi controgli obbrobri sui tetti di Milano,sono sparite.Aspettiamoci la chiusura di qua-lunque buco di cortina, la coper-tura di tutti i frontespizi ciechi, lacostruzione di nuove residenzenei cortili alte almeno quanto lecase intorno. Qualunque spazioedificabile tra le case sar riempi-to e chi ha qualche visuale e un

    po di sole lo perder.Dato che questi diritti costeranno,ci si pu aspettare che gli am-pliamenti saranno effettuati pre-valentemente nelle aree centrali esemicentrali di Milano, dove ledensit edilizie sono gi elevatis-sime, chiamate nel PGT ambiticontraddistinti da un disegno ur-bano riconoscible (ADR).Su una media cittadina di 7.000abitanti a chilometro quadrato, trale pi elevate dEuropa, le zonepi dense della citt, esterne alcentro storico che ha solo 10.000abitanti a kmq a causa degli uffi-ci, arrivano a punte tra i 19.000 ei 22.000 abitanti nelle zone Bue-nos Aires Venezia, Loreto, XXIIMarzo, Washington, Selinunte, edi 15000-19000 abitanti nelle zo-ne Ticinese, Citt Studi, Corsica,Porta Romana, Umbria Molise,Navigli, Padova, Isola, Maciachi-ni, Tibaldi, Monterosa de Angeli,Bande Nere, Giambellino, Torto-na, Sarpi, Ghisolfa.Tutte zone in cui ogni abitantearriva ad avere solo dai 3 ai 10

    mq di servizi indispensabili alla

    persona rispetto al minimo di leg-ge di 18 mq (tutti dati ricavatidallallegato sugli 88 Nuclei di

    Identit Locale del Piano dei Ser-

    vizi). La media attuale su Milano di 14 mq/abitante in base aquestallegato, anche se la rela-zione del piano dei servizi parladi 21 mq/abitante aggiungendoquelli programmati.Per quanto riguarda i servizi per inuovi abitanti, la stima di unabitante per 50 mq di superficiedellappartamento, assolutamenteirrealistica visti i costi delle casea Milano e la loro tipologia, nonvillette singole ma appartamentiin condominio. Quindi anche ladotazione prevista di 40 mq diservizi indispensabili ad abitantefuturo (1.635.00) non sar mairaggiunta perch con le volume-trie previste gli abitanti sarannomolti di pi.Peraltro i calcoli del PGT eviden-ziano un deficit di 8 milioni dieuro tra quanto il Comune incas-ser dalle nuovi costruzioni equanto coster fornire i servizialla nuova popolazione. questovuol dire che prima si costruir epoi si dovr costruire ancora dipi per incassare i soldi necessariper fornire i servizi, in una eternarincorsa. I grandi progetti dellacitt pubblica sbandierati dallagiunta e affidati alla progettazio-ne delle archistar sono solo fumonegli occhi, non ci saranno mai isoldi per realizzarli.Grazie alla densificazione i resi-denti di Milano aumenteranno dialmeno 400.000 unit, una citt dimedia grandezza, con la speranzadi sottrarli ai comuni di prima eseconda cintura dove sono andatiad abitare grazie ai prezzi pibassi, che a loro volta stanno ce-mentificando tutto il loro territo-rio.Una concorrenza tra comuni a chicostruisce di pi per avere pi re-sidenti che pagano gli oneri diurbanizzazione.A fronte di una densificazione in

    aree gi troppo dense e del peg-

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    gioramento della vivibilit inqueste parti della citt il Comuneacquisir gratuitamente delle areesu cui costruire i servizi che man-

    cano ai cittadini attuali e a quellifuturi e per creare gli spazi verdiche sono necessari.Si spera anche di salvare le rima-nenti aree agricole e le cascine arischio di sfratto da parte dei pro-prietari delle aree del Parco Sud.Ma a quali costi per la vivibilitdel resto della citt?Non sarebbe meglio impedire glisfratti non dando alcuna speranzaai proprietari di questi terreni dipoterli un giorno edificare?Invece gli si regala dei diritti edi-ficatori, 0,20 mq/mq, che potran-no vendere a chi costruir in citt.Il Comune sostiene che non con-sumer altro suolo agricolo e conla perequazione sposter le volu-metrie altrove; ma in questo mo-do peggiora la qualit di vita neiluoghi dove viviamo, e ci rimarrsolo la consolazione di andare incampagna il fine settimana.Ma la densificazione non suffi-ciente per assorbire i diritti edifi-catori che si creano nel ParcoSud, ben 3,5 milioni di metriquadrati. Il Comune stima che unterzo andranno nelle aree gi co-struite, un terzo nelle zone margi-

    nali del Parco Sud dove si potrcomunque costruire (circa il 20%del Parco) e un terzo ad aumenta-re ulteriormente le volumetrie

    nelle aree di trasformazione: learee ferroviarie dismesse, le ca-serme, le aree industriali dismessee altre aree a cui gi stato datoun indice di edificazione elevatis-simo, da 1,2 a 3,3 mq / mq).In queste aree gli edifici raggiun-geranno altezze notevoli, creandoombre intorno e traffico indotto.Non si avuto neanche il corag-gio di eliminare i posti auto per lefunzioni terziarie servite dai mez-zi pubblici.

    Cosa possono fare i milanesi?Chiedere come minimo che la pe-requazione urbanistica non si ap-plichi nelle zone che superano ladensit media attuale (7.000 abi-tanti a kmq) oppure chiedere laprevisione di un indice massimodi 1 metro quadro a metro quadro,come attualmente in vigore. Que-sta lunica garanzia per avere

    ancora qualche spazio libero incitt e non essere soffocati dalcemento. La densificazione puessere realizzata nei quartieri e-sterni della citt, definiti Aree diRinnovamento Urbano (ARU) nelPGT, quartieri che hanno basse

    densit e parecchi servizi per abi-tante ma non nel resto di Milano.Il piano Beruto di fine ottocentoaveva previsto degli isolati resi-

    denziali abbastanza grandi perchallinterno ci fossero dei giardini,

    poi vi hanno costruito degli edifi-ci artigianali, ora vogliono riem-pirli di nuove case. Stiamo tor-nando ai quartieri densi delle cittmedioevali, con tanti piccoli cor-tili, demoliti a fine ottocento permotivi igienici. Allora intornocerano i boschi e le campagne,ora ci sono altri comuni che han-no costruito tutto, e non ci rinun-ceranno se Milano aumenter lesue case, anzi costruiranno ancoradi pi per abbassare i prezzi. Poici troveremo con il territorio di-strutto e le case vuote in manoalle banche per il fallimento delleoperazioni edilizie. A Milano cisono attualmente 80.000 appar-tamenti vuoti e uffici vuoti pari a15 Pirelloni.Ma intanto qualcuno ci avr gua-dagnato, la mafia con il movi-mento terra, le imprese edilizieper la costruzione, cave e impresevarie per la fornitura del materia-le. Mentre i politici che gestisco-no loperazione fanno appello allasussidiariet e citano a spropositoDon Giussani.

    Primo pianoTUNNEL. LA VITTORIA DI MARCHIONNE

    Guido Martinotti

    Rientro a Milano dopo un breve periodo allestero e trovo, tra le

    molte note non incoraggianti, an-che la faccenda dellautostradasotterranea di cui si era gi venti-lata lidea in passato a partire dalSindaco Formentini che, memoredellesperienza brussellese si ri-

    prometteva di perforare la citt

    come un Gruviera. E rimasta

    solo una fontana che forse, rima-nendo in ambito caseario, potreb-be essere ingentilita se la prossi-ma volta che gli allevatori faran-

    no casino per le quote latte, ci ri-versassero dentro le proprie bren-te, invece che sporcare per terra(ma solo il latte, veh!).Di per s fare un po di buchi ne l-la terra non riprovevole, posso-no sempre venir buoni se c un

    attacco aereo o in generale per iRom o altre popolazioni home-less. Anche perch dato il traccia-to, e gli orari milanesi, la notte ilbudello sar assolutamente vuoto.Nascondere le auto con i loro fu-mi e il loro rumore, ridotto per gli

    abitanti a un simpatico borborig-mo che potrebbe benissimo con-ciliare il sonno ai bambini lungoil percorso (se ce ne saranno an-cora) opera non biasimevole, ins; ma, come dice un vecchio a-dagio inglese, what goes aroundcomes around e, giustamente,Mottini ci dice che le auto do-vranno uscire, ed essendo ogget-tini ingombranti con le loro 4 ruo-te (al minimo) e raggio di sterza-ta, avranno bisogno di quei sim-patici raccordi che facevano la

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    felicit di Robert Moses. Fortuna-tamente stoppato da unintrepidasignora prima che riuscisse a pro-lungare Fifth Ave al di l di Wa-

    shington Sq per collegarla conunautostrada. Vecchi tempi, vec-chi fusti, vecchi tutti, ma non perla giunta milanese che seguendole direttive del Cav. si presentacome rivoluzionaria e intenderivoltare la citt come un calzi-no.

    Purtroppo i calzini si possono an-che rivoltare nel modo sbagliato,soprattutto se si lavora con pocolume della ragione. Qui per ilpedalino che viene proposto, nonsolo pi vecchio di Robert Mo-ses, e malamente rammendato,ma una vera sola. Innanzituttoper il tracciato: da Linate alla Fie-ra. Penso che i progettisti, avendosniffato un eccesso di expo, deli-rino di un flusso ininterrotto di

    SUV o Hummies di visitatori chescendono sulle piste direttamentedai C5_Galaxy o dagli Antonovdei paesi ricchi per andare in Fie-

    ra e poi tornare. E la Malpensa? Echissenefrega, quella Varese. Equando la Fiera non c? Beh ci si

    ferma un pochino nella Zona Re-pubblica-Garibaldi dove essendo-ci la maggior concentrazione ditrasporto pubblico dEuropa,

    mancava giusto anche unauto-strada. Per carit chi ha terreni daquelle parti si alliscia mica male.

    E gli altri? Ma oltre alle auto, dalbuco usciranno pure i fumi. Od-dio possiamo anche lasciarli den-tro, tanto di notte ci vanno glihomeless cos buonanotte e non cipensiamo pi. Senn li filtriamoun po e poi li sputazziamo fuorida qualche parte con silenziosiaspiratori giganteschi.

    Non facciamo sempre i noisti:staremo tutti, come Mottini, adaspettare i dettagli (qui tanto siannuncia di tutto poi chi vivr

    vedr) ma un punto chiaro. Sisperava che la crisi avrebbe porta-to qualche leader urbano a ripen-sare a citt meno dipendenti dalleautomobili private.Ma qui ha vinto Marchionne, laripresa c e si riprende, comedice la parola, al punto di prima ecome prima, fino alla prossima. Irivoluzionari del calzino sonosempre quelli con la ruspa in ma-no, si ritorna ai beati anni sessan-ta quando Charles Trenet cantavala felicit delle autostrade Toutexcites, on chante, on f-te[.]On est heureux Nationale7 (http:-//www.allthelyrics.com/-song/845231/).Evviva la novit: evviva la mo-dernit.

    LavoroURBAN BIKE MESSENGER - UBM

    Roberto PeiaI pony express in bicicletta: eco-logici e veloci non sono unin-venzione milanese ma adessosono arrivati e lidea di provare

    a mettere in piedi un servizio diconsegne in bicicletta partitada un gruppo di tre amici amantidella due ruote e fermamenteconvinti che questo mezzo ilmiglior mezzo possibile per at-traversare velocemente una citt

    come Milano, relativamente pic-cola (pi di New York o Lon-dra), piatta (pi di San Franciscoo Lugano) e dal clima sopporta-bile (pi di Copenaghen o Chi-cago).I bike messenger allestero

    esistono ormai da molto tempo: iprimi si sono visti nelle metro-poli americane gi alla fine deglianni 60. A Londra e Berlino ipony express ecologici sono at-tivi dai primi anni 90. Da allora

    il servizio si esteso in Europa a

    Vienna, Berlino, Parigi, Praga,Budapest. Chi stato a NewYork, Berlino o Londra avr si-curamente visto sfrecciare neltraffico i corrieri in bicicletta. InItalia ancora non erano arrivati.Da un anno anche a Milano, cit-t afflitta dallo smog e dal traffi-co e con la circolazione limitatadall'eco-pass, possibile utiliz-zare questo servizio rapido e,

    soprattutto, ecologico.Le aziende, i privati e le asso-ciazioni che hanno scelto di af-fidare a UBM le consegne a do-micilio lhanno inizialmente fat-to allinizio perch ne condivi-dono l'approccio "ambientali-sta", cio meno traffico, menorumore e meno smog e spessotra queste aziende ve ne sonoanche alcune che compilano ilbilancio socio/ambientale e pos-sono cos includere tra le varie

    voci anche il servizio dei pony

    express a pedali. Poi quando poisi accorgono che sono pi velocidei tradizionali pony express inmotorino non tornano pi indie-tro.La velocit dei messengers nondipende solo dal fatto che sonoper lo pi ciclisti allenati, maanche dal fatto che non utilizza-no le classiche biciclette da po-stino con telaio pesante, ruote

    molto spesse e portapacchi gi-ganteschi, ma cavalcano leggerebici da corsa (e spesso da pista)e possono scegliere percorsi chealtri mezzi non si possono per-mettere.Qualche esempio? Da via Tori-no a via Tortona uno scooter de-ve fare un lungo giro e magaririmane anche imbottigliato neltraffico, mentre loro passando daporta Genova, possono superarela ferrovia, salendo sulla "scalet-

    ta verde" con la bici in spalla e

    http://www.allthelyrics.com/song/845231/http://www.allthelyrics.com/song/845231/http://www.allthelyrics.com/song/845231/http://www.allthelyrics.com/song/845231/http://www.allthelyrics.com/song/845231/http://www.allthelyrics.com/song/845231/
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    sono arrivati in pochi minuti.Oppure per una consegna daPorta Romana alla Rai, possonoattraversare il parco Sempione

    cos in centro sicuramente nonhanno rivali.E i manager che hanno lavoratoa Londra o a New York lo sannobenissimo.Le aziende che hanno sceltoUBM non sono pi solo piccolistudi o attivit commerciali chegravitano nel mondo ver-de/ecologista ma anche multina-zionali con uffici e sedi in tuttoil mondo come QBE o Fre-shfields Bruckhaus Deringer,Eidos Partners; aziende leader inItalia come Gioco digitale (dapoco acquisita da BWIN, spon-sor del Milan calcio, per 95 mi-lioni di euro) o Guna, la pi im-portante azienda italiana nel set-tore della produzione e distribu-zione di farmaci omeopatici; i-stituzioni della conoscenza comel'Universit della Bicocca.UBM sta ormai uscendo dallafase di start up: nel giro di unanno, grazie soprattutto al pas-saparola e al tamtam tra chi li haprovati, senza alcun battagepubblicitario la notizia della loroesistenza, soprattutto attraversoInternet, si diffusa velocemen-te e le richieste di consegne ve-loci ed ecosostenibili sono au-mentate a vista docchio, rag-giungendo la considerevole cifradi 2300 telefonate.Da quando stato messo on lineil loro sito con la pagina pedala

    con noi si sono iscritte quasi

    500 persone. Tra gli aspirantinuovi pony ecologici si trovanosoprattutto molti studenti uni-versitari, giovani laureati disoc-

    cupati, precari che lavorano 4ore presso un call-center e tenta-no cos di arrotondare il loro sti-pendio, e anche molti lavoratoriin cassa integrazione. Poi sullabase delle disponibilit settima-nale che fornita, del tipo di biciche si utilizza, del tipo di alle-namento stilata una sorta di

    graduatoria e secondo la doman-da che arriva dalla clientela icorrieri che servono ogni giornosono chiamati di volta in volta.Con una forza lavoro di tali di-mensioni UBM potrebbe aumen-tare maggiormente il suo raggiodazione e avere anche commes-se consistenti: non a caso ha lan-ciato qualche messaggio anchealle istituzioni milanesi eallExpo affinch sia presa inconsiderazione lidea di utilizza-re corrieri in bicicletta per laconsegna della gran mole di co-municazioni cartacee che da quial 2015 si presume che circole-ranno tra i vari palazzi della cit-t.Un altro segnale di apprezza-mento di questo servizio innova-tivo si evince dal fatto che DHL,una delle maggiori aziende didelivery internazionale, abbiascelto UBM per effettuare partedelle loro consegne nel cuore diMilano: nellarea intorno a Piaz-za Duomo, Piazza San Fedele,Via Manzoni, Via Brera, ViaMontenapoleone, Via Senato,

    Piazza San Babila e tutte quelleviuzze dove un mezzo a quattroruote fa fatica a passare e soprat-tutto a posteggiare, due URBAN

    BIKE MESSENGERS in bici-cletta hanno sostituito due fur-goni. Il servizio si svolge in mo-do semplice: basta telefonare al3408276224 indicando lindiriz-zo dove si vuole che sia fatta lapresa e quello di destinazione.

    Gli UBM portano e hanno porta-to di tutto: buste, pacchi, vestiti,DVD, regali, con il limite mas-simo di dieci chili e con volumisufficienti a entrare nei loro ca-pienti zaini impermeabili: perse un cliente ha la necessit diinviare scatoloni o merci pi vo-luminose, possibile prenotareil trasporto con un bakfiets, labici cargo utilizzatissima inOlanda per il trasporto dei bam-bini e di ogni tipo di merce. Mi-lano, con UBM (http://www.-urbanbm.it) nel 2008, stata laprima citt italiana ad avere que-sto tipo di servizio. Roma poilha imitata e sta andando moltobene, come pure Parma e Bari.Poi in molte altre citt come Fi-renze, Napoli, Padova, Berga-mo, alcuni ragazzi stanno pen-sando di mettere in piedi un ser-vizio di bike messenger e hannocontattato la societ milaneseper avviarne uno analogo nellaloro citt e ora laspirazione quella di creare un network na-zionale in cui si possano condi-videre servizi, risorse, clienti.

    LetteraGLI ALBERI DI ABBADO

    Oreste Pivetta

    A proposito degli alberi a Mila-no. Credo che la richiesta diClaudio Abbado sia stata unagenerosa provocazione per amo-

    re di questa citt e che lidea di

    Renzo Piano sia simpatica e so-prattutto improvvisata sulla lineadel decoro urbano che piace tan-

    to allamministrazione che pre-tende di governare Milano, esulla linea peraltro di molti pro-getti dellarchitetto: anche sul

    http://www.-urbanbm.it/http://www.-urbanbm.it/http://www.-urbanbm.it/http://www.-urbanbm.it/http://www.-urbanbm.it/http://www.-urbanbm.it/
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    retro della nuova sede del So-le24ore, Renzo Piano ha volutoalzare un boschetto, per coprirele mense e altri servizi. Franca-

    mente chi lo vede il boschettodel Sole24ore nel disastro diquellincrocio folle che si chia-ma piazzale Lotto? Vorrei direche i problemi di Milano sonoben altri, senza passare per unteorico del benaltrismo. Cre-do, infatti, fermamente nel deco-ro urbano o, meglio, in unurba-nistica minimale che ridisegnicon cura anche piccoli tratti dicitt. Ricordo un progetto di de-cenni fa di Ignazio Gardella perpiazza De Angeli: semplicemen-te lievi modifiche al tracciatodelle vie per restituire aquestaltro incrocio (perfido, an-che se meno folle di piazzaleLotto) il senso di una piazza.Del resto in questa direzione mipare andassero alcune propostedi Luca Beltrami Gadola lette suRepubblica: i boschetti davan-ti allorribile cartellone pubblici-tario di Armani o ai Bastioni diPorta Volta (riprendendo peral-tro antichi itinerari del verde mi-lanese). Ma si pu immaginareallo stesso modo piazza delDuomo? Francamente penso dino. Credo che piazza del Duomonon abbia bisogno di qualchealbero o addirittura credo chequalche albero le farebbe male.Forse non riesco a togliermi da-gli occhi i penosi giardinetti dipiazzale Duca dAosta (frontestazione e lati). O forse la que-stione pi profonda: chiunquedi noi avr visto qualche pae-saggio della piazza ottocentescae avr potuto avvertirne le di-

    mensioni originali. Sono convin-to che intanto piazza del Duomoandrebbe ripulita e questo nonsarebbe difficile. Immagino con

    orrore le prossime installazioninatalizie.Ma sono convinto che piazza delDuomo andrebbe ricostruita,ridisegnata, ripavimentata, mo-dificata in alcuni accessi. Unconcorso darchitet-tura di unventennio fa offr qualche indi-cazione.Siccome i problemi sono ben

    altri, ricorder ancora che gli

    alberi cerano, e sono stati ab-battuti, ad esempio dove oggi sialza il mostro della nuova sederegionale, mostro perch calatocome una gigantesca astronavestellare con brutalit in un con-testo urbano che evidentementenon lo sopporta: basta fare ungiro e osservare la connessionecon gli edifici presenti. Senzacontare la congestione, cio iltraffico, lo smog, eccetera ecce-tera. Mi sono sempre chiesto,ingenuamente, perch nonlabbiano costruito nelle aree di

    Rho-Fiera, fortemente infrastrut-turate (metropolitana, treno, au-tostrada, aeroporto): avrebberovalorizzato quella zona e il quar-tiere espotivo, dando oltretutto ilsegnale di unapertura dellisti-tuzione verso lintera regione, diuna vocazione lom barda. Eun esempio. Poi si dovrebberocitare le varie altre storie: Gari-baldi, Fiera, eccetera eccetera.Dalle quali si pu dedurre che lastella polare dei nostri ammini-stratori (i peggiori, salvo rareeccezioni, dal dopoguerra: baste-rebbe considerare la sorte subita

    dal povero assessore Croci)sia non il verde o la qualit dellacitt o la sua accessibilit o lasua fruibilit da parte di chi ci

    vive o ci lavora, ma soltanto lavolumetria (in rapporto ov-viamente alla valorizzazione,cio alla speculazione) con unpiano che fa metri cubi, rita-gliando edificabilit anche nelcortile di casa (basta, ancora,dare unocchiata in giro), arric-chito da invenzioni che si pos-sono definire solo demenziali(vedi il tunnel dellasses-soreMasseroli, da un capo allaltro di

    Milano).Non questione di destra o disinistra (Parigi moderna statacostruita da un barone che volleviali larghi per impedire le bar-ricate): questione di cultura, diresponsabilit istituzionale, dirapporto autentico con i cittadinie con i loro bisogni, di banalinozioni, di due conti economici.Scoraggia constatare Milano sideve lasciare alle spalle altre oc-casioni, perch manca un dise-gno (per la citt verso la regione,nella citt stessa tra le varie are-e), perch non si capisce qualerisorsa (economica) sia la qua-lit urbana (diciamo pure la

    bellezza), perch anche lExpo

    non sar (ma sar?) unop-portunit di ripensamento e diriflessione sul contesto cittadino(lunico elemento forte in questosenso stato il canale navigabi-le, ormai - mi sembra - dimen-ticato), perch pare ci si debbasempre ancorare al rito ambro-siano (non di Ambrogio ma

    della cementificazione del do-poguerra).

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    Lettera di COMITATO PARCO LIBEROSEMPIONE VERDE

    Scrive il Il Comune di Milano hadeliberato la costruzione di unaruota panoramica che dovreb-be essere posizionata nel ParcoSempione, a pochi metridallAre-na e dal Castello Sfor-zesco.Una struttura alta quanto unpalazzo di venti piani destinata

    a deturpare irrimediabilmenteuna delle pi importanti areemonumentali della citt ilParco Sempione ed i monu-menti che esso contiene: lAre-na Napoleonica, Lacqua-rioLiberty, Il Castello Sforzesco,LArco della Pace, il Palazzodella Triennale.Unopera inutile in quanto un

    punto panoramico esiste gi nelParco ed costituito dalla TorreBranca di Gi Ponti. Inoltre ope-

    ra di dubbia legittimit, in quan-to larea del Parco Sempione, di

    grandissimo valore architettoni-

    co, sottoposta -da parte dellaSoprintendenza per i Beni Ar-chitettonici e per il Paesaggio- aun assoluto vincolo di inedifica-bilit.Larea del Parco gi sede di

    eventi di ogni genere di caratteresportivo, sociale, musicale, ma quasi totalmente sprovvista di

    parcheggi. Non pensabile atti-rare, costruendo una ruota pano-ramica con suoni e luci notturne,un turismo da luna park inquestarea monumentale e nei

    quartieri circostanti, gi sottoassedio da parte del traffico edevastati dalla movida. Laper-tura serale comporterebbe inol-tre seri problemi di sicurezza pertutta larea del Parco.La realizzazione della ruotacomporterebbe la costruzione

    di enormi basamenti, di localitecnici, biglietterie, servizi i-gienici, bar, chioschi, transen-

    nature per le code, in una zonaattualmente destinata ai bam-bini, agli anziani, alle biciclet-te, alle passeggiate, alle car-rozzine, al jogging, insomma anoi cittadini.Si tratterebbe dellennesimo

    sfruttamento commerciale dellepoche aree verdi del centro della

    nostra citt. Ci chiediamo perchun sito tutelato e vincolato deb-ba essere violentato da una strut-tura commerciale di cos deva-stante impatto, chi ne abbiapromosso la realizzazione, chiabbia dato le autorizzazioni.Per queste ragioni stiamopromuovendo iniziative pressolopinione pubblica e la autori-t competenti per impedire larealizzazione di quello che leassociazioni ambientaliste han-

    no definito un ecomostro.SE SEI CONTRARIO

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    - Alla cementificazione delParco Sempione- Allo sfruttamento commer-ciale di aree verdi destinate ai

    cittadini- A trasformare in un LunaPark il nostro storico ParcoSempioneFIRMA ANCHE TU, CI FA-REMO SENTIRE E FARE-

    MO SENTIRE ANCHE LATUA VOCEChi desidera protestare diretta-mente presso lAssessore allar-

    redo, decoro urbano e verde delComune di Milano, Dr. Mauri-zio Cadeo, promotore della ruotapanoramica al Parco Sempione,pu farlo inviando una e-mail aassesso-

    [email protected] [email protected] ( Corriere dellaSera )Contattaci ! E-MAIL parco-

    [email protected] TEL.3403492889 (dalle 07:00 alle09:00) Gruppo facebook: NOALLA RUOTA PANORAMI-CA AL PARCO SEMPIONE

    RUBRICHE

    MUSICAQuesta rubrica curata da Paolo Viola

    [email protected]

    LA MESSA DA REQUIEM DELLA SCALA

    Ed eccoci alla terza versionedella Messa verdiana, questavolta alla Scala, diretta da Da-niel Barenboim. Terza in un an-no, nella sola Milano, dopoquelle di Marshall (febbraio) edella Zhang (ottobre) allAu-ditorium. Tutta unaltra musica,

    incomparabile con le precedenti:mistica e intimista questa, pos-senti e drammatiche le preceden-ti, tutte di grande impegno equalit.E unopera difficile, questa in-cursione di Verdi nel sacro (esi-stono solo un Tantum ergo,Quattro pezzi sacri e un Pater-nosterche non hanno goduto digran successo), piena di contra-sti apparentemente insanabiliche hanno invece trovato perfetti

    punti di equilibrio in una partitu-ra unica nel suo genere, di unaricchezza musicale e di una go-dibilit senza eguali.Nel programma di sala ripro-dotto un interessantissimo testodel musicologo inglese JulianBudden (viveva in Toscana dove morto due anni fa) autore diuna monumentale monografiadedicata a Verdi, in cui sono ci-tate queste parole di Giuseppina

    Strepponi: Vi sono delle naturevirtuosissime, che hanno biso-

    gno di credere in Dio; altre, u-

    gualmente perfette, che sono fe-

    lici non credendo in niente e os-

    servando solo rigorosamente

    ogni precetto di severa moralit:

    Manzoni e Verdi!... Questi due

    uomini mi fanno pensare. Sonoper me un vero oggetto di medi-

    tazione.Queste parole, scritte dallama-tissima seconda moglie di Verdinellanno precedente la morte

    del Manzoni - da una personacio che conosceva assai bene ilpuntiglioso ateismo del marito(rifiutava qualsiasi sentimento

    religioso) ma anche la sua de-vozione al cattolicissimo amicoscrittore - furono in realt profe-

    tiche: appena tre anni dopo (laMessa fu scritta, com noto, perla celebrazione del primo anni-versario della morte del Manzo-ni) Verdi scrive questa musicache altro non che quel precisooggetto di meditazione.

    Non tuttavia quello lunico

    contrasto lucidamente affrontatoe risolto nella partitura. In essane esplode un altro, meno filoso-fico-letterario e pi tecnicamen-

    te musicale, lambiguit fra unascrittura lirica (operistica) e unascrittura pi precisamente sinfo-nica; lorganico di soli, coro e

    orchestra (lo stesso dellultimasinfonia di Beethoven, entrambele opere con oltre 200 musicistiimpegnati sul palco) e sopratutto

    luso fortemente melodrammati-co del quartetto vocale, rievoca-no inesorabilmente linco-nfondibile atmosfera dellopera

    lirica verdiana e tuttavia la con-tengono in un testo - forse nonproprio liturgico - certo tecni-camente sinfonico.Una musica dunque n sacra nprofana, non lirica ma neppurepropriamente sinfonica, intima einsieme grandiosa, sulla cuicomplessa interpretazione si

    detto di tutto; basti ricordare ifuriosi attacchi dellentouragewagneriano (da Von Blow aCosima Listz) e le successive etardive scuse allautore, per dire

    quanto sia stata controversa ne-gli anni lopinione intorno aquestopera e conseguentemente

    quanto lavoro vi sia oggi nel re-stituirle una definitiva interpre-tazione.

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]
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    Barenboim, come abbiamo det-to, ne ha data una lettura misticae intimista, a tratti molto com-movente, certo profondamente

    pensata, in ci molto aiutato dal-le belle voci di Barbara Frittoli(sicura e precisa come sempre),Sonia Ganassi (un mezzosopra-no potente e penetrante), JonasKaufmann (morbido e delicatonei registri intermedi, un po a-spro in quelli alti) e di Ren Pa-pe (un basso caldo e avvolgente,purtroppo con scarso volume,

    che ha sostituito lindisposto

    Kwangchul Youn).Questo tanto (e giustamente)amato direttore ha una cultura

    internazionale - sostanzialmenteormai senza radici, lo sostieneanche luie nel bene e nel malein questa occasione lo si benpercepito: nel bene, perch hatolto alla Messa quella patina direligiosit un po barocca in cuispesso viene avvolta, rendendola

    pi laica (come immaginiamo

    lavrebbe voluta Verdi). Nel ma-

    le perch le ha tolto quei dolcis-simi abbandoni al bel canto

    italiano che ne fanno unopera

    assolutamente unica nel suo ge-

    nere di musica sacra e liturgica.Successo strepitoso, anche a di-spetto di qualche sbavatura eimprecisione, segno che oggi ilpubblico guarda pi al contenutoche alla forma, e si rende contoche la perfezione diventatamerce rara e forse non sempreessenziale.

    ARTE

    Questa rubrica curata da Armanda [email protected]

    la prima grande mostra cheMilano dedica a Edward Hopper(1882-1967), esponente di puntadel Realismo statunitense. Oltre160 opere, provenienti per lo pidal Whitney Museum di NewYork, depositario di tutta lere-dit di Hopper, ma anche dal

    Brooklyn Museum of Art, dalNewark Museum of Art, dalTerra Foundation for AmericanArt di Chicago e dal ColumbusMuseum of Art. A cura di CarterFoster, conservatore del Whit-ney che ha concesso per loc-casione il nucleo pi consistentedi opere, la rassegna ripercorrelintero iter creativo dellartistamorto ottanta-cinquenne nel 67,dopo averci lasciato le immaginipi vere della middle class e del-

    la provincia americana. Daglianni della formazione accademi-ca a Parigi al pi celebrato peri-odo classico degli anni 30-50, fino alle grandi e intenseimmagini degli ultimi anni. Rie-saminando tutte le tecniche carea Hopper: lolio, lacquerello e

    lincisione, ma anche e soprat-tutto il disegno. Ai disegni pre-paratori il maestro affidava laprima idea del dipinto: un aspet-

    to finora trascurato, che emergechiaro in questa rassegna.Edward Hopper. Palazzo Reale

    orario: tutti i giorni 9.30/19.30,eccetto luned 14.30/19.30 egioved 9.30/22.Fino al 24 gennaio.

    Dopo Enzo Cucchi approda allaTriennale Bovisa Sandro Chia,artista di fama internazionale enoto esponente della Transa-vanguardia.La formula, gi collaudata conCucchi, della mostra-laboratoriointerattiva di Atelier Bovisaprevede esposizione di opere eworkshop ai quali sar presentelo stesso Chia, insieme alcuratore della mostra, MaurizioVanni. Ecco allora un percorso

    completo dalle opere allastoria, alle paroleche aiuter ilvisitatore a meglio comprenderela vicenda dellartista toscano:

    da La supercacciata dallEdenai cinque grandi dipinti a oliorealizzati appositamente perquesta mostra, da cinque videoinstallazioni studiate in modo darestituire al visitatore latmo-sfera dellatelier a unulterioreinstallazione-parete con oltre

    settanta disegni, un racconto mi-nore inedito, unautobiografia

    per immagini, oltre a disegni cherinviano ad aneddoti, pensieri evicende esistenziali. Il prossimoworkshop, il 1 dicembre, subitodopo avere affrontato Limpo-rtanza del marketing nella cultu-

    ra contemporanea, si soffermasu Il cuore delle cose. Lartecontemporanea e i cinque sensi.Seguir il 12 gennaio Eros eLogos. Creativit neuroestetica elemisfero destro del nostro cer-vello.Sandro Chia. Triennale Bovisa,via Lambruschini 31 - orario:marted-domenica 11/21, giove-d 11/23.Fino al 15 gennaio.

    Quali sono le frontiere della ri-producibilit del corpo umano,sia sotto il profilo della rappre-sentazione che ne stata datanelle arti, ma anche e soprattuttonella scienza e nella tecnologia?Dagli automi ai robot in sensostretto, materia di questa mostrache affronta in modo originaleun tema non tra i meno frequen-tati. Lo fa ripartendo il percorsoin due sezioni. Quella allestita a

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]
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    Villa Ciani rievoca la storia de-gli automi a partire dalla Greciaclassica fino ai nostri giorni, in-cludendo androidi e robot della

    pi avanzata tecnologia. La se-zione ordinata al Museo dArte

    un excursus attraverso le princi-pali correnti della storia dellartedel 900, esplicitando i muta-menti introdotti da un rapportouomo-macchina radicalmentediverso rispetto al passato. Cisono opere Dada, Futuriste, Sur-realiste, legate alla tradizione delBauhaus, accanto alle macchinedi Tinguely e Munari, e a operedi artisti quali Agnetti, Nam Ju-ne Paik, Louise Bourgeois, Re-becca Horn e altri.Corpo, automi, robot. Tra ar-te, scienza e tecnologia. Luga-no, Museo dArte, Riva Caccia 5e Villa Ciani, Parco civicoora-rio: marted-domenica e 28 di-cembre 10/18; 24 dicembre10/16; 1 gennaio 14/18; chiusoluned e 25-26 dicembre.Fino al 21 febbraio.

    Un centinaio di opere di grandi egrandissime dimensioni, la ras-segna, a cura di Marco Mene-guzzo che inaugura la nuovastagione espositiva al Serronerievocando anni che portarono aun radicale mutamento nel con-cetto di Arte, con la cosiddetta

    fine delle avanguardie, con lariscoperta della pittura, e con ilgrande cam biamento dellinterosistema artistico. Dalla Transa-vanguardia italiana ai NuoviSelvaggi tedeschi, dai graffitististatunitensi alla Young BritishSculpture, dagli Anacronisti an-cora italiani alla Figuration Li-bre francese: circa 50 artisti - daMario Schifano a Mimmo Pala-dino, da Francesco Clemente aLuigi Ontani, da Georg Baselitza Markus Lupertz, da AnselmKiefer a Helmut Middendorf, daKeith Haring a Jean Michel Ba-squiat, da Peter Halley a Julian

    Schnabel, da Miqurel Barcel aAnish Kapoor a Tony Cragg aiuteranno a comprendere queldiscusso periodo e l'esplosione

    di vitalit che fu alla base dell'e-spressivit pi autentica e im-mediata.Gli anni 80. Il trionfo dellapittura. Da Schifano a Ba-squiat. Serrone della Villa Realedi Monza, e allArengario - ora-rio: tutti i giorni, tranne il luned,10/18.Fino al 14 febbraio.

    Approda per la prima volta inItalia una selezione di una cin-quantina di opere dellimpor-tante collezione di pittura spa-gnola dellErmitage: le tele pi

    belle del XVI e del XVII secolocon i grandi protagonisti dellascena artistica internazionale,come Velzquez, Murillo, Ribe-ra, Zurbaran, oltre ad alcune o-pere scelte di autori di indubita-bile valore, quali Antonio de Pe-reda e Francisco Ribalta. I primicapolavori spagnoli arrivaronoin Russia grazie a Caterina II: traquesti figurano in mostra La

    preparazione dei dolci, un dipin-to ritenuto per lungo tempo dimano di un artista fiammingo e,solo recentemente, attribuito aBartolom Esteban Murillo,lImmacolata Concezione diMurillo o ancora la teladimpronta caravaggesca, ma

    con evidenti riflessi della scuolaveneziana, raffiguranteLa morte

    di San Giuseppe.Da Velzquez a Murillo - IlSecolo doro della pittura spa-gnola nelle collezionidellErmitage. Pavia, CastelloVisconteo - orario: marted-venerd 10/13 e 15/18; sabato,domenica e festivi 10/20; luneddalle 10 alle 13 e dal marted alvenerd dalle 13 alle 15 solo suprenotazione per gruppi e scola-resche, minimo 30 persone.

    Fino al 17 gennaio.

    Ancora Giappone a Palazzo

    Reale, ma non il Giappone deiSamurai, bens limmagine diunesistenza lieve e appagante

    veicolata dallukiyo-e, Una delleespressioni pi significative diquella corrente pittorica furonocertamente le Shunga, terminegiapponese che allude alle im-magini della primavera, opere asoggetto erotico, create con latecnica della xilografia policro-ma, la cui massima fioritura futra il 1603 e il 1867. Le shungafurono parte primaria della pro-duzione dei pi importanti artistidel tempo, come Harunobu,Koryusai, Kiyonaga, Utamaro eHokusai, tutti presenti in mostracon 100 opere, 30 libri originalie alcuni preziosissimi Kimono.Ma le apprezzarono molto anchei contemporanei, sia come stam-pe, sia come illustrazioni perromanzi erotici e per manualidestinati alleducazione delle

    cortigiane e delle giovani spose.Considerate per molto tempoimmagini di carattere pornogra-fico, nonostante il loro indubbiovalore artistico, le shunga sonostate oggi rivalutate come e-spressione alta della culturagiapponese, nonch specchioraffinato dei costumi dellepoca,

    ma anche come uno dei verticidell'espressione dell'eros nell'ar-te.Shunga. Arte ed eros in Giap-pone nel periodo Edo. PalazzoReale - orario: 9.30/19.30, lune-d 14.39/19.30, gioved9.30/22.30.Finoal 31 gennaio.

    I rapporti tra America e Italia nelperiodo compreso tra la fine del-la seconda guerra mondiale elarrivo in massa della Pop Art a

    met anni 60. Non solo non

    mancarono, ma furono intensi,

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    continui e biunivoci, senza alcunsenso di sudditanza culturale,tipico invece dei decenni succes-sivi. Un bel modo di investirenel mercato dellarte, facendo diogni mostra unoccasione per

    accedere a nuove acquisizioni. Acura di Marco Meneguzzo, que-sta esposizione dedicata a que-gli artisti che dalle due spondedellOceano e con motivazionidifferenti, hanno cercato radici emodi espressivi in due ambiticulturali differenti. Trenta le o-

    pere in mostra, scoperte in

    collezioni private o di Fondazio-ni, e tutte realizzate tra il 1945 eil 1963. Dai grandi protagonistidi quella stagione, agli artistiminori, ma non meno interes-santi: Afro, Burri, Cagli, Consa-gra, Donati, Dorazio, MarcaRelli, Marini, Nivola, ArnaldoPomodoro, Savelli, Scarpitta,Scialoja, Twombly e non solo.Italo-Americani - Arte traUSA e Italia dalla ricostruzio-ne al boom.Galleria Fonte dAbisso, via delCarmine 7 - orario: marted-sabato 10.30/13.30 e 15/19).Fino al 21 gennaio.

    Impeto e poesia non facevanomai difetto alle sue tele a temastorico, quelle che gli valsero lepi rosee previsioni da parte diFrancesco Hayez alle Esposizio-ni di Brera e, sebbene si chia-masse Pasquale Massacra fu lavita a fuggire da lui, privandolodel tempo necessario a dimostra-re il proprio talento: mor appe-

    na trentenne, vittima assai pre-matura dei suoi ideali antiau-striaci. La mostra a Pavia, a curadi Susanna Zatti, un risarci-

    mento alla memoria di questoillustre cittadino pavese (1819-1849). Massacra stato un arti-sta pienamente calato nel climaromantico, interprete sensibile einnovativo della pittura di storia,guardando immancabilmente aFrancesco Hayez, ma muoven-dosi gi in una direzione che sa-r condivisa da Domenico Mo-relli e Federico Faruffini. Sono60 le opere selezionate, nel se-gno di una forte carica emotiva,ma anche della capacit di fareriflettere sul significato profon-do dellepisodio trattato.Impeto e Poesi