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PD – Unione Territoriale Forlivese. Aree Tematiche: “economia, impresa e lavoro” e “pianificazione, infrastrutture e mobilità” Impresa e Lavoro. Come difendere il lavoro che c’è e come creare nuovi posti di lavoro. Forlì 21 Febbraio 2013 Camporesi Roberto

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PD – Unione Territoriale Forlivese. Aree Tematiche: “economia, impresa e lavoro” e “pianificazione, infrastrutture e mobilità”

Impresa e Lavoro. Come difendere il lavoro che c’è e come creare nuovi posti di lavoro.

Forlì 21 Febbraio 2013

Camporesi Roberto

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La campagna elettorale e il contesto in cui siamo: siamo dentro la crisi mondiale più grave arrivata dal dopoguerra.E’ fondamentale saper comprendere bene la realtà scomoda dentro cui siamo immersi ed averne piena consapevolezza: per poter capire/proporre come se ne può venire fuori.

La posta in gioco: “Ricostruire L’Italia”

Abbiamo bisogno di mettere in moto energie nuove per attivare questo processo di cambiamento profondo e di ricostruzione. Tutto il paese, non solo la cosiddetta classe politica, deve impegnarsi in uno “scatto”: un’opera di profonda rimessa in discussione del come siamo che interroga tutti. E la classe dirigente, in senso lato, in primo luogo.Per potere innescare un processo di questo tipo dobbiamo avere “più fame di futuro” e una forte tensione nell’impegnarci su nuove sfide essendo capaci di coniugare una vision che generi passione e una capacità di realizzare le cose che dimostri concretamente che non siamo dei velleitari.Solo così possiamo rimettere in moto un circuito virtuoso di fiducia.

NB le prime energie rinnovabili sono le energie umane. Come si rinnovano queste energie?

Le parole chiave scelte dal PD: ITALIA GIUSTA, MORALITA’ e LAVORO.

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IMPRESA e LAVORO.Dopo un anno di discussioni  e di provvedimenti sul tema delle regole, abbiamo capito che le buone regole sono importanti  ma da sole le regole non bastano a produrre nuovi posti di lavoro.

Questa sfida può essere portata avanti in tempi utili e con incisività solo esprimendo una concreta capacità sul come si possono far ripartire degli investimenti. 

L'intento dell'incontro è quello di riportare la riflessione e l'azione sul come si possono far ripartire gli investimenti: sia  pubblici che privati. Su quel che si può far da subito, in condizioni emergenziali, su quel che bisogna saper innescare come cambiamento strutturale dei nostri fondamentali, attraverso riforme profonde, e che darà i suoi frutti nel medio-lungo.

Dobbiamo costruire  una vision condivisa del processo di ricostruzione di questo paese dentro un quadro europeo che deve imboccare strade nuove e profondamente diverse da quelle che abbiamo visto in azione verso la Grecia. Il fiscal compact è una sorta di camicia di forza che irrigidisce per 20 anni qualsiasi scelta di politica economica. Le cose che accadono dimostrano che se l’austerità è eccessiva le cose vanno solo peggio (vedi anche FMI). Occorre fare la sterzata con un raggio più grande della rotta impostata. Abbiamo bisogno di coniugare rigore e sviluppo in modo diverso attivando correzioni alle politiche europee attraverso una profonda correzione delle politiche fiscali e di spesa e portando fuori dal conteggio dei vincoli del fiscal compact gli investimenti pubblici.

Le correzioni da impostare interpellano tutti: Di quale ruolo del pubblico abbiamo bisogno? E con quali risorse? Quale cultura di impresa serve per essere all'altezza di questa sfida? Quale innovazione e con

quali risorse? Come si costruisce un coinvolgimento ed una  responsabilizzazione di tutti i soggetti del mondo del

lavoro per l'attivazione dei cambiamenti di cui abbiamo bisogno? 

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LAVORO

I dati della situazione attuale, della disoccupazione complessiva e di quella giovanile in particolare, sono impietosi. Stiamo perdendo quasi 100.000 occupati al mese. Nel 2013 appare quasi certo che sarà improbabile invertire la tendenza alla crescita della disoccupazione.

L’analisi di medio lungo periodo di quel che è avvenuto nel mondo occidentale evidenzia che, nell’ambito della complessità della globalizzazione, il lavoro ha perso reddito, soggettività e valore. L’indice GINI sulla distribuzione del reddito evidenzia che la forbice dei redditi si è divaricata. Si sono accresciute le differenze sociali e si è praticamente bloccata la mobilità sociale.

A partire dal livello UE, si impone un’azione per una governance della globalizzazione: per evitare una competizione al ribasso che travolge diritti e redditi.

In Italia, la strada della legislazione tumultuosa che abbiamo avuto ci ha portato a scambiare la flessibilità con la precarietà ma senza riuscire a migliorare l’efficienza dei nostri processi produttivi (come invece, nel frattempo, hanno fatto altri paesi). Il risultato è che oggi in Italia, oltre alla disoccupazione crescente, chi è occupato lavora, mediamente, un numero maggiore di ore/anno rispetto alla media degli altri lavoratori europei e guadagna meno!!!

Si è inseguita l’idea che svalutando il lavoro si potessero realizzare margini di competitività che invece va cercata e realizzata in altri modi.

Dobbiamo tornare a chiederci quali sono le cose fondamentali su cui focalizzare la nostra attenzione e capacità di cambiamento.

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LAVORO

Le proposte del PD si muovono nelle seguenti direzioni:

Iniziative immediateSul tema delle regole, non farci prendere la mano da altre improvvisazioni ma sottoporre a monitoraggio e valutazione attuativa quanto fatto per capire come correggere aprendo invece un nuovo fronte su quel che non è stato fatto e sulle politiche attive in primo luogo.

1. Regole della rappresentanza sindacale Sul piano legislativo, affrontare il tema della rappresentanza sindacale (sulla falsariga dell’accordo unitario del giugno 2011) e abrogazione dell’art. 8 della legge 138 del 2011.

2. Problemi residui degli esodati 3. Ammortizzatori sociali a fronte della crisi 4. Messa a sistema degli incentivi fiscali alle assunzioni con contratti di lavoro a tempo

indeterminato 5. Sostegno al reddito per giovani, donne lavoratori anziani in vista di occupazione

Iniziative di medio termineVanno messi da subito in cantiere una serie di progetti, sui quali svolgere ampia concertazione con le

parti sociali e confronto/dialogo con le altre formazioni politiche: 6. Strumenti di politica attiva del lavoro (Ispettorati, centri impiego, Agenzia nazionale ecc.) 7. Razionalizzazione e sistemazione legislazione mercato del lavoro 8. Razionalizzazione/sistemazione disciplina del pubblico impiego 9. Semplificazione diritto del lavoro

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LAVORO-CAMBIAMENTO-INNOVAZIONEDesiderio di nuove sfide e INVESTIMENTI per una competitività più basata sul valore e sulla qualità.

Questa sfida può essere portata avanti solo esprimendo una concreta capacità sul come si possono far ripartire degli investimenti, sul come si creano le condizioni per costruire ricchezza e sul come la si può meglio distribuire.

Di concerto, c’è un lavoro culturale fondamentale per accompagnare qualsiasi provvedimento si andrà a prendere: si tratta di innescare una rigenerazione di classe dirigente (del come possono cambiare i modelli imitativi che hanno trionfato in questi anni di finanziarizzazione dell’economia) e lavorare per costruire rapporti nuovi tra le parti sociali.

Alla testa di questo cambiamento ci deve essere una capacità politica rinnovata chiaramente visibile e riscontrabile in atti e comportamenti concreti.Ed è bene tenere presente che anche su questo andiamo a votare tra pochi giorni.

La cosa più preoccupante che circola è “un luogo comune” per cui tutti sarebbero uguali e non ci sarebbero più differenze tra destra e sinistra. E’ una narrazione di comodo, che va fortemente contrastata anche se occorre avere l’onesta intellettuale che non esiste nessuno esente da limiti e contraddizioni; una narrazione che, inoltre, non rende giustizia alle tante persone oneste impegnate in politica che esistono in tutti i partiti. Su questa onda (per cui chi ha votato per Ruby come nipote di Mubarack e chi no sono uguali) il dileggio da bar sport trionfa incontrastato, con la potenza del MKTG emozionale, a prescindere dal merito di ogni questione come se l’unica cosa salutare sia l’invocazione di una fiumana che travolga tutto e tutti. E’ un inganno. Dobbiamo ritrovare il modo di fare emergere la nobiltà della politica, e di una rappresentazione utile della necessità di avere soggetti che sanno costruire compromessi tra esigenze diverse, perché questa è l’unico modo per far convivere delle diversità. Si deve andare oltre “l’arrabbiatismo urlato” per far posto a riflessioni più meditate: abbiamo bisogno di andare oltre all’indignazione tornando a parlare dello specifico dei problemi.

Vorrei svolgere alcune riflessioni in merito al tema dell’impresa, che ricavo dal mio vissuto personale, per evidenziare che non è davvero vero che “tutti i gatti sono bigi”.

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AFFIDABILITA’ del PD

Le nostre proposte non nascono in modo improvvisato all’ultimo minuto della campagna elettorale.Un richiamo su alcune cose accadute in questo paese e che sembrano dimenticate (spesso anche noi, tranne forse Bersani, non riusciamo a ricordarle e a raccontarle in termini adeguati).

1) Sotto-capitalizzazione delle imprese. Dal benchmarking sulla capitalizzazione delle imprese emerge che le imprese italiane sono agli ultimi

posti nella graduatoria europea (-30% rispetto alle aziende tedesche)Era un governo di Centro sinistra (capo del governo Prodi e ministro Visco) che con D.Lgs. 18

dicembre 1997, n. 466 istituì la D.I.T. (Dual Income TAX).Una norma volta a favorire la capitalizzazione delle imprese riducendo la tassazione sugli utili re-

investiti.In particolare, prevedeva l'applicazione di un'aliquota d'imposta ridotta sugli utili corrispondenti alla remunerazione ordinaria del capitale investito per cui il reddito imponibile veniva suddiviso in due parti (da cui l'espressione DIT "Dual Income Tax"): l'una commisurata al rendimento ordinario dei nuovi apporti di capitale investito alla quale applicare la suddetta aliquota ridotta, l'altra assoggettata all'aliquota ordinaria.

Con l’arrivo del governo Berlusconi-Tremonti, fu abolita.Se analizziamo il tema del credit crunch: è evidente che abbiamo una stortura strutturale; la scuola di

pensiero dominante ha predicato che i più bravi erano quelli che facevano business con la leva del debito: questo ha fatto si che i comportamenti più diffusi hanno portato a re-investire gli utili d’impresa prima nel mattone e poi nella finanza mentre restavano poche le imprese che re-investivano i propri utili rischiandoli di nuovo nell’impresa.

L’analisi delle situazioni delle varie imprese evidenziano che le aziende poco capitalizzate non solo sono quelle più esposte ma sono anche quelle che investono anche meno in R&S.

Con l’arrivo di Monti è stata introdotta l’ACE. Probabilmente occorre rinforzare questo strumento rendendo più generosa la detassazione.

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AFFIDABILITA’ del PD

2) CREDITO DI IMPOSTA PER LA RICERCA E SVILUPPO A SOSTEGNO DELL’INNOVAZIONE.

Indagine Giavazzi: dei circa 32 miliardi di € erogati come aiuti alle imprese solo circa 2 miliardi sono connessi a progetti di innovazione.

Sempre il governo di centro sinistra aveva introdotto il credito di imposta a sostegno delle attività di R&S e di innovazione. Uno strumento agile e semplice da applicare che riconosceva il 10% sulle attività interne e 40% sulle attività commissionate alle Università ed enti di ricerca.

Il governo Berlusconi-Tremonti dei primi anni 2000 prima ha plafonato l’ammontare, poi ha inserito il click-day ed infine ha abolito questo strumento di incentivazione.

Le aziende non hanno quasi protestato.

3) LIBERALIZZAZIONI

Il governo di centro sinistra avviò nella seconda metà degli anni 90 un processo di liberalizzazione di diverse imprese pubbliche. Pur con un avvio non esattamente riuscito come quello della Telecom il processo andò avanti con correzioni varie.

Il governo Berlusconi –Tremonti interruppe questo processo.

Il governo Prodi, ministro Bersani, riprese il tema liberalizzazione negli annoi 2007-2008.Il successivo governo Berlusconi-Tremonti non ha fatto più nulla in merito.

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AFFIDABILITA’ del PD

4) Incentivazioni fiscali a sostegno di interventi di riqualificazione energeticaIl governo Prodi-Bersani (2007-2008) ha introdotto queste misure che, inizialmente

prevedevano un recupero fiscale in 3 anni.Il successivo governo Berlusconi-Tremonti ha allungato il recupero fiscale prima a

3 e poi a 5 anni con provvedimenti che prolungavano di anno in anno l’incentivazione.

Il governo Monti ha prolungato a sua volta l’incentivazione che scadrà a giugno 2013. si pone il problema di arrivare a delle forme più stabili e che siano di fondamento ad una cultura diffusa che alimenti comportamenti

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AFFIDABILITA’ del PD

5) Politiche industriali: INDUSTRIA 2015

Il ministro dello sviluppo economico Bersani (governo Prodi 2007-2008) con Industria 2015 stabilisce le linee strategiche della politica industriale italiana, basandole su una concezione di Industria che integra non solo la produzione manifatturiera ma anche i servizi avanzati e le nuove tecnologie, in una prospettiva di medio-lungo periodo (il 2015). L'obiettivo della politica industriale delineata da Industria 2015 è l'uscita dalla situazione di crisi dell’economia italiana, che si propone di raggiungere mediante la centralizzazione del ruolo dell’industria nell’ambito di una rinnovata attenzione culturale (che coinvolga tutta la società e non solo la politica), ai temi dell’economia reale. Il Disegno di legge mira a riportare al centro dell’attenzione i temi dell’impresa, che esso intende come il luogo dove la tradizione e l’innovazione si incontrano, si crea nuova ricchezza, si valorizzano le singole competenze, i giovani trovano il loro sbocco professionale. Inoltre, nella comune presenza di personale italiano e immigrato, Industria 2015 vede il tempo trascorso all'interno dell'impresa come un'occasione privilegiata per la pacifica integrazione di culture diverse.

Il successivo governo Berlusconi-Tremonti lascia cadere ogni linea di politica industriale.La crisi non esiste e poi ci succede quel che ci è successo.

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PD- 5 iniziative per rilanciare industria, ambiente e lavoro

1) La LiquiditàPagamenti della PA ai fornitori.Come? Emettere titoli dedicati a coprire questi pagamenti

2) Muovere investimenti con un Piano per piccole opere. Far leva sulle autonomie locali e far leva su interventi su scuole e ospedali: messa in sicurezza. Lavoro

3) Economia verde.Rivedere incentivazioni senza appoggiare la speculazione. Sostenere l’edilizia: riqualificazione del patrimonio esistente.

4) Infrastrutture. Banda larga e ICT in primo luogo.

5) Politiche industriali: Industria 2015. Lasciato cadere. Rilanciare Industria 2020. Sostenere il saper fare italiano. Portare nei settori forti tutta l’innovazione possibile, spingere sull’internazionalizzazione e fornire adeguato supporto finanziario

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I problemi non possono essere risolti allo stesso livello di conoscenza che li ha creati

Albert Einstein