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Anno V - N° 1 - Gennaio 2015 a cura dell’Ufficio PD Italiani nel mondo email: [email protected] Chiuso in redazione il 28 Gennaio alle ore 16 DAL PARLAMENTO Tutelare stipendi contrattisti in Marocco 3 Cultura, volano della ripresa eco- nomica 5 Detrazioni famigliari a carico. Estenderle ai lavoratori fuori Euro- pa 6 Nuovi impulsi al miglioramento rapporti tra Italia e Canada 7 Soddisfazione per concessione arresti domiciliari a Scarano 8 DEMOCRATICI NEL MONDO Camere di commercio asset da valorizzare (Cesare Saccani) 9 Premio biennale Pietro Conti 16 ANALISI E COMMENTI Parigi. Cronaca di un attentato (Mario Vaudano) 19 Soutien total a’ Charlie Hebdo 23 Todos griegos..(Roberto Serra) 25 OLTRE IL BORDO DEL PIATTO La nuova emigrazione. Debuttanti allo sbaraglio (Carla Ciarlantini- Krick) 26 QUI NEW YORK I nostri grandi italoamericani (Silvana Mangione) 29 SOMMARIO NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO segue a pag. 2 Governo salvaguarda i Comites e favorisce rinnovo in tutte le sedi di Eugenio Marino Il 2015 si è aperto con una novità importante circa le prossime elezioni per il rinnovo dei Comites, che si terranno il prossimo aprile: la decisione, da parte del Ministro Gentiloni, del Sottosegretario Giro e del Governo, di ricon- vocare le elezioni in quelle circoscrizioni con- solari nelle quali non era stato possibile pre- sentare alcuna lista e che, quindi, non avreb- bero avuto un rinnovo degli eletti uscenti do- po ben dieci anni. Questa decisione è stata sicuramente frutto di una discussione complessa, di diverse inter- pretazioni giuridiche, di persino aspri con- fronti politici e, a mio avviso, va letta come un punto di incontro e di sintesi che sotto- linea la volontà del Governo di salvaguardare i Comites cercando di non lasciare scoperte e inattive diverse sedi istituzionali italiane e una importante rappresentanza democratica territoriale. Anche se questo può creare dissa-

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Anno V - N° 1 - Gennaio 2015 a cura dell’Ufficio PD Italiani nel mondo email: [email protected] Chiuso in redazione il 28 Gennaio alle ore 16

DAL PARLAMENTO

• Tutelare stipendi contrattisti in

Marocco 3

• Cultura, volano della ripresa eco-

nomica 5

• Detrazioni famigliari a carico. Estenderle ai lavoratori fuori Euro-

pa 6

• Nuovi impulsi al miglioramento

rapporti tra Italia e Canada 7

• Soddisfazione per concessione

arresti domiciliari a Scarano 8

DEMOCRATICI NEL MONDO

• Camere di commercio asset da

valorizzare (Cesare Saccani) 9

• Premio biennale Pietro Conti 16

ANALISI E COMMENTI

• Parigi. Cronaca di un attentato

(Mario Vaudano) 19

• Soutien total a’ Charlie Hebdo 23

• Todos griegos..(Roberto Serra) 25

OLTRE IL BORDO DEL PIATTO

• La nuova emigrazione. Debuttanti allo sbaraglio (Carla Ciarlantini-

Krick) 26

QUI NEW YORK

• I nostri grandi italoamericani

(Silvana Mangione) 29

SOMMARIO

NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

segue a pag. 2

Governo salvaguarda i Comites e favorisce rinnovo in tutte le sedi di Eugenio Marino

Il 2015 si è aperto con una novità importante circa le prossime elezioni per il rinnovo dei Comites, che si terranno il prossimo aprile: la decisione, da parte del Ministro Gentiloni, del Sottosegretario Giro e del Governo, di ricon-vocare le elezioni in quelle circoscrizioni con-solari nelle quali non era stato possibile pre-sentare alcuna lista e che, quindi, non avreb-bero avuto un rinnovo degli eletti uscenti do-po ben dieci anni. Questa decisione è stata sicuramente frutto di una discussione complessa, di diverse inter-pretazioni giuridiche, di persino aspri con-fronti politici e, a mio avviso, va letta come un punto di incontro e di sintesi che sotto-linea la volontà del Governo di salvaguardare i Comites cercando di non lasciare scoperte e inattive diverse sedi istituzionali italiane e una importante rappresentanza democratica territoriale. Anche se questo può creare dissa-

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pori politici e problemi amministrativi. Ma la decisione del Governo favorirà una possibilità in più per aumentare anche la partecipazione dei cittadini al voto del 17 aprile prossimo e a rinnovare anche quei Comites che nella prima fase erano rimasti senza candidati: colpa non attribuibile né al Governo né all’elemento di riforma da es-so introdotto con la richiesta di iscrizione nell’elenco degli elettori per chi volesse esercitare il diritto di voto. Ora, dunque, spetta a quei cittadini italiani delle 24 circoscrizioni consolari interessate mostrare il loro interesse a partecipare insieme alla capacità di mobilitazione attraverso la raccolta delle firme necessarie per presentare le liste. Occorre farlo, come prescrive il DPR 395 del 2003 (lo stesso che ha regolato la presentazione delle liste nel 2004), dal 6 al 16 febbraio 2015. Pena la definitiva non am-missione delle liste. Dunque, questo è il momento dell’impegno e della mobilitazione per le liste e gli aspiranti candida-ti. Poi si dovrà tornare alla discussione politica su come gestire i Comites e all’iscrizione – per chi non l’abbia ancora fatto – nell’elenco degli elettori: iscrizione necessaria per poter ricevere il plico elettorale e votare e che si potrà fare anche via fax o mail (allegando la copia del documento d’identità) presso i consolati fino al 18 marzo 2015, anche se si è già iscritti all’AIRE. Dunque, a febbraio, si potranno presentare le liste per il rinnovo dei Comites nelle circoscrizioni consolari di Atene, Bangkok, Barcellona, Bogotà, Bucarest, Chicago, Città del Capo, Detroit, Dubli-no, Edimburgo, Liegi, Lione, Lisbona, Madrid, Nizza, Oslo, Perth, Praga, Pretoria, San Francisco, San José, San Marino, Stoccolma, Vienna. Auguri a chi ci metterà l’impegno e la volontà. Altra importante novità di questi giorni è l’introduzione della possibilità di voto all’estero per gli studenti Erasmus: era stato prima un chiaro impegno del PD all’estero nella campagna elettorale del 2013, poi divenuto un punto politico di tutto il PD con un odg approvato all’unanimità nella Dire-zione nazionale di gennaio dello scorso anno. Ma il cammino no si ferma qui, abbiamo ancora molte cose da fare.

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DAL PARLAMENTO

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TUTELARE GLI STIPENDI DEI CONTRATTISTI IN MAROCCO

La Farnesina dovrebbe “garantire che non vi siano indebiti prelievi fiscali a danno dei lavoratori a contratto presso la rete diplomatico-consolare e l'Istituto Italiano di Cultura in Marocco”. A soste-nerlo è Marco Fedi, deputato Pd eletto in Australia, in una interrogazione ai Ministri degli Esteri e

delle Finanze, Gentiloni e Padoan. Nella premessa, Fedi spiega che “le retribuzioni del personale a contratto locale, impiegato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale pres-so la rete diplomatico-consolare italiana in Marocco, sono soggette alla legislazione italiana e alle norme previste dalle convenzioni bilaterali in vigore tra Italia e Marocco; il personale a contratto lo-cale impiegato presso ambasciata, consolato generale e istituto italiano di cultura, in virtù di queste disposizioni, è sottoposto al regime fiscale previsto dalla convenzione in vigore con il Marocco ed alla ritenuta fiscale operata alla fonte secondo le percentuali previste dalla normativa in vigore di cui l'articolo 19 della convenzione tra la Repubblica italiana ed il Regno del Marocco per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito, firmata a Rabat il 7 giugno 1972 con protocol-lo aggiuntivo firmato il 28 maggio 1979, e resa esecutiva in Italia con legge 5 agosto 1981, n. 504, che prevede: “1. Le remunerazioni pagate da uno Stato contraente, da una sua suddivisione amministra-tiva, da un suo ente locale o da una persona giuridica di diritto pubblico, ad una persona fisica resi-dente dell'altro Stato contraente in corrispettivo di servizi resi, sono imponibili nel primo Stato. Tali remunerazioni sono esonerate da imposizione nell'altro Stato quando il beneficiario possieda la na-zionalità del primo Stato, senza contemporaneamente possedere la nazionalità dell'altro Stato”. “L'articolo 21 della convenzione tra la Repubblica italiana ed il Regno del Marocco per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito, firmata a Rabat il 7 giugno 1972 con protocol-lo aggiuntivo firmato il 28 maggio 1979, e resa esecutiva in Italia con legge 5 agosto 1981, n. 504 - ag-giunge Fedi – prevede che: “1. Nel caso dei residenti nel Marocco, la doppia imposizione viene eli-minata nel modo seguente: a) allorché un residente del Marocco ritrae redditi, diversi da quelli con-siderati negli articoli 10, 11 e 12, che sono imponibili in Italia in conformità delle disposizioni della presente Convenzione, il Marocco esenta dall'imposizione detti redditi, ma può, per calcolare le sue imposte sugli altri redditi di detto residente, applicare l'aliquota d'imposta che sarebbe stata appli-cata se i redditi in questione non fossero stati esentati”; al personale a contratto in servizio in Maroc-co si applicano quindi le norme dell'accordo Italia-Marocco per evitare le doppie imposizioni fisca-li”. Ma, continua Fedi, “a quanto risulta all'interrogante, le autorità fiscali del Marocco avrebbero chie-sto agli interessati, con varie modalità, di pagare quanto dovuto sulle retribuzioni percepite dallo Stato italiano per un lavoro dipendente e risultano imminenti azioni esecutive nei confronti dei di-pendenti stessi, ai quali sono stati congelati i conti correnti bancari personali; il dipartimento delle

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finanze del Marocco avrebbe, a quanto risulta all'interrogante, avviato una serie di accertamenti fi-scali a cui hanno fatto seguito ingiunzioni di pagamento di somme molto elevate nei confronti del personale a contratto; le competenti autorità del Marocco, a quanto risulta all'interrogante, non han-no mai fornito risposte all'invito del Ministero dell'economia e delle finanze relativamente all'aper-tura di un tavolo di negoziati allo scopo di un'interpretazione chiara e definitiva dell'Accordo bilate-rale in materia, nonostante i solleciti della nostra Ambasciata a Rabat effettuati tramite note verbali inviate al Governo del Marocco”. Fedi annota, quindi, che “esistono rappresentanze diplomatico-consolari di altri Paesi dell'Unione europea accreditate in Marocco, per non citare solo l'Ambasciata francese che assolve il compito di sostituto d'imposta per tutto il suo personale e opera dalla fonte le ritenute fiscali da versare sia all'erario francese e/o a quello marocchino” e che “il Ministero degli affari esteri e della cooperazio-ne internazionale, quale datore di lavoro, non solo ai sensi delle norme nazionali bensì anche ai sen-si della norma locale sul pagamento delle tasse in Marocco “Code Général des Impóts” — articolo 156 — è tenuto ad assolvere al compito e alle responsabilità derivanti dal compito di sostituto d'im-posta, dovendo operare, in forza di disposizione normative, le ritenute previste per legge”. Dunque, “esiste un obbligo di legge per l'amministrazione degli affari esteri e della cooperazione internazio-nale nell'applicazione puntuale di tali norme”. Il parlamentare Pd chiede, quindi, ai due Ministri “quali urgenti misure si intendano adottare per garantire che non vi siano indebiti prelievi fiscali a danno dei lavoratori a contratto presso la rete diplomatico-consolare e l'istituto italiano di cultura in Marocco; quali iniziative si adotteranno per garantire immediatamente la piena applicazione delle norme della convenzione fiscale in vigore tra Italia e Marocco, garantendo i diritti del personale a contratto anche nei confronti delle autorità loca-li” e, infine, “quali urgenti misure si intendano adottare, in mancanza di una risposta delle autorità del Marocco, all'invito del Ministero dell'economia e delle finanze italiano per l'apertura di un tavo-lo di negoziati che veda la rimozione delle gravi criticità insorte in ambito fiscale che pregiudicano la vita privata e professionale dei dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale sul territorio del Marocco”. (aise)

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DAL PARLAMENTO

CULTURA: VOLANO DELLA RIPRESA ECONOMICA, IN ITALIA E ALL‘ESTERO

" Di cultura si mangia eccome. Inoltre, un potenziamento strategico della nostra offerta culturale, in Italia e all'estero, può esse-re un vero e proprio volano per la crescita economica del nostro Paese".

Lo ha detto Laura Garavini, componente dell'Ufficio di presidenza del Pd alla Camera, intervenen-do al convegno da lei promosso in collaborazione con l´Isag "L´Italia, potenza morbida. Gli stumenti culturali della nostra politica estera". "L'Italia ha tutti i presupposti per trarre grandi vantaggi dall'offerta culturale di italianità, dentro e fuori i confini nazionali. Ogni euro investito in cultura produce in Italia 1,7 € di indotto in altri setto-ri, non culturali. Giá adesso siamo il primo paese al mondo per esportazione di design e il quarto paese al mondo per esportazione di beni creativi. E il consumo di Italia nel mondo è destinato ad aumentare: tra soli 15 anni, mezzo miliardo di persone nei paesi emergenti sará nelle condizioni eco-nomiche di accedere ai simboli di benessere, al meglio rappresentati dal cosiddetto made in Italy: sti-le, creatività, gusto, benessere. Tutti questi fattori rappresentano le migliori premesse affinchè ad un maggiore investimento in cultura corrisponda un boom in termini di indotto economico. A tale scopo può contribuire in modo determinante la rete di Istituti italiani di cultura all'estero, la cui organizzazione merita però una radicale riforma. Proprio a tale proposito", ha concluso la depu-tata, "mi sono resa promotrice di un Progetto di legge in cui prevedo l'isituzione dell'Agenzia Leo-nardo, con l'obiettivo di garantire autonomia gestionale e finanziaria agli IIC."

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DAL PARLAMENTO

DETRAZIONI PER FAMIGLIARI A CARICO: ESTENDERLE ANCHE AI LAVORATORI FUORI DALL’EUROPA

"Il Milleproroghe è l’occasione per estendere le detrazioni fiscali per familiari a carico anche a quei lavoratori che operano fuori dall’Europa. Positivo che oggi il nostro emendamento sia stato giudica-to ammissibile in Commissione Bilancio. E’ il primo passo per l’estensione di un anno della proroga a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla residenza fiscale". Lo dichiarano Laura Garavini e Marco Fedi, primi firmatari dell´emendamento presentato alla Ca-mera insieme agli altri deputati Pd eletti all´estero, Farina, La Marca e Porta. "Già il Governo aveva affrontato la questione in sede di Legge Comunitaria per quei dipendenti re-sidenti fiscalmente in Europa e che producono però il 75% del loro reddito in Italia. Adesso occorre estendere tale possibilità anche ai lavoratori fuori dai confini dell’Europa, per supe-rare l’evidente disparità di trattamento. L´ammissibilità riconosciuta oggi è il primo passo utile per l´approvazione".

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DAL PARLAMENTO

NUOVI IMPULSI AL MIGLIORAMENTO DEI RAPPORTI TRA ITALIA E CANADA

Positivi e fecondi risultati si sono rivelati gli incontri che il Ministro per il commercio internazionale del Canada Edward Fast ha avuto con rappresentanti del Governo italiano. Come doppia cittadina italiana e canadese e come unica parlamentare eletta in Canada nell'ambito della ripartizione del Nord America, ha detto l’on. Francesca La Marca, vorrei esprimere la mia sincera soddisfazione e l'auspicio che gli impegni concordati dalle due parti possano avere una puntuale conferma. Nel corso dell'incontro tra il Ministro Fast e il Ministro per lo sviluppo economico Federica Guidi, infatti, si è avuto modo di approfondire gli aspetti legati al Comprehensive Economic and Trade A-greement (CETA), l'accordo di libero scambio tra Canada ed Europa che per la sua ampiezza e le sue possibili conseguenze rappresenta un passaggio storico nei rapporti tra i Paesi europei e il par-tner nordamericano. Si è auspicato che entro l'anno si possa arrivare alla firma sia da parte del Ca-nada che da parte dell'Italia, in modo da assicurare un sicuro presupposto per la messa a regime dell'importante atto. Di grande sensibilità per l'Italia è certamente il tema di una crescita delle forniture energetiche cana-desi, di cui si è pure parlato, in modo da allargare i margini di autonomia dell'intera Europa in que-sto delicatissimo campo. Un altro aspetto di notevole interesse dell'Italia è quello della promozione dei prodotti agro-alimentari nel mercato nordamericano. Il Ministro Guidi, a tale proposito, ha con-fermato la vista di una delegazione di rappresentanti di aziende agroalimentari, che avverrà nei prossimi mesi. Nell'incontro che il Ministro Fast ha avuto con il Sottosegretario Giro presso il MAECI si è posto in-vece l'accento sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra i due Paesi. Alla presenza dei due rappresentanti di governo, l'Ambasciatore canadese a Roma McGovern e l'Ambasciatore An-drea Meloni, Direttore generale per il Sistema Paese del MAECI, hanno sottoscritto un piano d'azio-ne bilaterale nei campi della scienza, della tecnologia e dell'innovazione, con particolare applicazio-ne al settore delle fonti energetiche. L'intento è quello di dare un ulteriore impulso alla cooperazione tra centri di ricerca ed istituti universitari dei due Paesi. Anche se della cosa non si parla diffusa-mente, in Canada operano già circa tremila ricercatori italiani, a testimonianza di quanto solide ed ampie siano le prospettive di collaborazione in questi campi di eccellenza. La chiave perché queste prospettive, già di per sé soddisfacenti, abbiano nuovi sviluppi è il pieno coinvolgimento della consistente comunità italo-canadese, che ha dimostrato finora di poter dare un contributo leale ed attivo alla crescita della società di adozione e di conservare rapporti tenaci ed al-trettanto fattivi con le realtà d'origine.

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SODDISFAZIONE PER CONCESSIONE ARRESTI DOMICILIARI A SCARANO.

PREOCCUPAZIONE PER LUCCHESE Il Presidente del Comitato per gli italiani nel mondo, l’on. Fabio Porta, aveva denunciato un anno fa

nell'aula di Montecitorio l'ingiustificato arresto dei due cittadini italo-venezuelani.

A quasi un anno dall'arresto di Enzo Scarano e Salvatore Lucchese, che personalmente avevo de-nunciato nel corso di un intervento in Parlamento, accolgo con grande soddisfazione la notizia della concessione da parte delle autorità venezuelane degli arresti domiciliari all'ex Sindaco della città di San Diego; rimango invece ancora preoccupato per la permanenza di Lucchese in carcere. Anche a seguito di quegli arresti, lo scorso anno mi feci promotore di una missione di tutti i parla-mentari italiani eletti in Sudamerica a Caracas, per incontrare la collettività italiana, le autorità di-plomatico-consolari del nostro Paese, i parlamentari e le autorità di governo del Venezuela. Bene ha fatto il Sottosegretario Mario Giro a seguire da vicino e con la dovuta accortezza e attenzio-ne questa vicenda, come più in generale la delicatissima situazione del Venezuela e le grandi ansie dei nostri connazionali che vivono in quel Paese. Continueremo così, parlamentari e governo, e non solo per dimostrare solidarietà e attenzione a quel Paese e a quel popolo, in uno dei più difficili pas-saggi della sua storia; lavoreremo a tutti i livelli – politico, diplomatico e della società civile – per favorire soluzioni pacifiche ma di cambiamento, per aiutare il Venezuela a superare la crisi politica ed economica anche grazie ad un'Italia attenta e vicina a quanto accade in un Paese amico dove vive una delle nostre più grandi collettività nel mondo.

DAL PARLAMENTO

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DEMOCRATICI NEL MONDO

CAMERE DI COMMERCIO ITALIANE ALL’ESTERO

Asset da valorizzare, non smantellare di Cesare Saccani*

Il sistema della promozione economica (scientifica, culturale e del turismo) Italiano all’Estero costi-tuisce un asse portante indispensabile per un paese che ha estremo bisogno di rilanciare la crescita dell’economia e la sua competitività.

L’internazionalizzazione costituisce, unitamente all’innovazione, la leva strategica per aprire nuovi spazi di mercato per le nostre imprese e generare nuove opportunità di business soprattutto laddo-ve il Made in Italy presenta ancora oggi un grande appeal.

Le rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) costituisce, insieme alle reti dell’ICE e la rete degli uffici commerciali nelle Ambasciate e Consolati un punto di riferimento fondamentale

per le imprese italiane che desiderano entrare in un nuovo mercato

per le imprese locali che desiderano “acquistare beni/servizi” oppure effettuare investimenti in Italia

Troppo spesso una facile demagogia lamenta che il sistema di reti interconnesse presenta insuffi-cienti livelli di efficacia nei servizi resi alle imprese, inefficienza e sprechi di risorse dovuti a dupli-cazioni di attività, sovrapposizione spesso frutto di protagonismi anche individuali.

I tentativi di rimettere ordine nel sistema della promozione Italiana all’Estero si sono susseguiti nel tempo. Soltanto due anni orsono il Ministro Tremonti aveva deciso di sopprimere l’ICE ma lo scorso anno la medesima struttura è risorta con altro nome (ITA), stesse persone e stessi costi. La Legge di Stabilità 2015 (in linea con quella del 2014) è tornata a dotare l’ICE con fondi straordinari per il Ma-de in Italy per un ammontare pari a circa 130 milioni di Euro, che si sommano alle risorse ordinarie per una cifra complessiva di circa 220 milioni di Euro, mentre al sistema delle CCIE spetta un contri-buto pubblico pari a 5.8 Milioni di Euro in un capitolo di Bilancio che in parte deve essere ripartito tra altri soggetti.

Non è utile impostare un ragionamento rivendicativo a sostegno di questa o quella rete ma ritengo importante capire se la spesa per la promozione italiana all’Estero sia allocata tenendo conto delle strutture esistenti e dei processi che stanno avvenendo al loro interno ma soprattutto se le diverse reti hanno una Mission ben definita e lavorano in modo efficace ed efficiente in coerenza con essa.

L’obiettivo politico non può essere “tagli lineari di spesa” oppure “concentrare la spesa in un unico centro di costo” più controllabile quanto piuttosto definire una politica per il sistema della promo-zione nel suo complesso che tenga conto dei punti di forza sistema delle reti esistenti.

In questo articolo il focus è centrato sul sistema delle CCIE.

Le (CCIE) sono enti privati associativi a base imprenditoriale costituiti all’estero per lo sviluppo dei processi d’internazionalizzazione delle PMI (e non solo). I soci delle CCIE sono imprese italiane con

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interesse nel paese e imprese locali che desiderano sviluppare business con l’Italia.

Le CCIE sono riconosciute dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) in base a requisiti forma-li e di funzionalità fissati dalla Legge n.518/1970 il quale riceve il programma di attività dalle Came-re e svolge attività di monitoraggio sulle spese sostenute. Le CCIE operano in stretto coordinamento con la rete delle Ambasciate (alla quale spetta il compito di valutarne l’operato) e fanno parte per legge (n.56/2005) del sistema di promozione per l’internazionalizzazione. Sotto questo profilo la rete delle CCIE si affianca, con una sua peculiarità, alla rete pubblica svolgendo le proprie funzioni sul territorio in una logica fortemente istituzionale.

La rete delle CCIE costituisce un asset importante del sistema Italia per le seguenti ragioni.

Diffusione geografica. Nel mondo ci sono oltre 80 CCIE presenti in 54 paesi. In alcuni paesi sono presenti più Camere di Commercio.

Bi-lateralità della base sociale. La base sociale costituita da rappresentanti di imprese italiane pre-senti sul territorio e di imprenditori e professionisti locali assicura una forte interazione con il sistema associativo e imprenditoriale sul territorio. Questa bilateralità si ritrova anche nei Consi-gli di Amministrazione delle CCIE.

Radicamento del Management. Il Segretario Generale delle CCIE deve essere “residente” nel paese in cui opera la Camera. Questo elemento costituisce un fattore determinante per la costruzione e lo sviluppo nel medio lungo termine di una rete di relazioni con il mondo istituzionale, associa-tivo, imprenditoriale, professionale e dei media locali.

Struttura operativa locale. Il personale presente presso le CCIE è scelto quasi esclusivamente tra persone residenti nel paese assicurando in questo modo una maggiore capacità di interazione con la comunità locale a beneficio delle imprese Italiane che desiderano avvicinarsi al paese. Ol-tre 500 dipendenti sono presenti nei diversi uffici. Le CCIE presentano una struttura operativa più robusta di quella presente negli uffici ICE (Nel 2013 l’ICE aveva 356 addetti in Italia e 491 all’Estero di cui 72 di ruolo)

Autonomia Gestionale: il Management delle singole Camere, sebbene debba uniformare i dati con-tabili e la rendicontazione alle prassi del Ministero, risponde solo al proprio Board e possiede pertanto una forte autonomia operativa.

In virtù del sistema di Governance e di questi tratti caratteristici le singole CCIE sono difficilmente subordinate a interessi parziali che non corrispondono a un’effettiva domanda di servizi da parte delle imprese.

Inoltre la Governance mista garantisce una conoscenza profonda delle istituzioni e del sistema asso-ciativo e imprenditoriale locale, in molti casi consolidato dalle reti di relazione personali dei singoli membri del Board. Queste relazioni locali assicurano un’importantissima fonte di informazioni sui trend economici e normativi ma soprattutto sulle prassi di business diffuse nel paese e

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sull’affidabilità degli interlocutori con i quali le nostre imprese si devono interfacciare.

Volgiamo ora l’attenzione al sistema di finanziamento delle CCIE.

A differenza di ICE e Ambasciate, i cui costi sono coperti al 100% da contributi pubblici, le CCIE re-periscono in larga misura le risorse necessarie per il sostentamento delle strutture e delle attività svolte dai proventi derivanti dalla vendita di servizi o da progetti.

Sebbene le CCIE siano riconosciute dal MISE lo Stato italiano eroga un contributo pubblico che pre-senta un trend in costante diminuzione negli ultimi anni: dal 48% nel 2001 al 12.7 nel 2013.

Nel 2014 il cofinanziamento delle spese sostenute per le realizzazione delle attività progettuali (preventivamente approvate dal MISE) era pari al 18% sul totale delle spese nel 2013.

In valore assoluto, il contributo pubblico destinato ai progetti camerali ammonta, quest’anno, a 5,8 milioni di euro su un capitolo di bilancio (2501) da ripartire tra CCIE, Associazioni e Consorzi per l’Internazionalizzazione. La parte di questo stanziamento che va a coprire in parte i costi del perso-nale camerale e della struttura pesa per il 6,7% sul fatturato complessivo dell’intera rete, tutto il re-sto è ristorno di spese dirette per servizi necessari allo svolgimento dell’attività promozionale.

La decisione di ridurre drasticamente il contributo pubblico a supporto di un soggetto che per carat-teristiche dovrebbe costituire un asset del nostro sistema di promozione all’Estero quale la rete delle CCIE, merita un approfondimento.

In primo luogo l’ammontare complessivo delle risorse di cofinanziamento delle CCIE ha subito una riduzione di circa tre volte, a fronte di una contrazione del fatturato del solo 20%. Il dato dimostra l’utilità delle CCIE e il valore aggiunto dei servizi da esse erogati alle imprese.

In secondo luogo l’agevolazione concessa, in conto capitale a fondo perduto, dal MISE alle CCIE non può in ogni caso superare il 50% delle spese ritenute ammissibili (DM 24/04/2014).

Infine si deve sottolineare che le risorse di cofinanziamento vengono attribuite alle CCIE con un si-stema, entrato in vigore nel 2014, che valorizza il merito e l’affidabilità e prevede un contributo dif-ferenziato alle CCIE in base a una graduatoria costruita tenendo conto di un insieme di indicatori classificati in 4 aree:

Affidabilità economico-finanziaria (Patrimonio Netto/Attivo; Totale Ricavi al netto dei Contributi/Totale Costi; Risultato di esercizio/Totale Ricavi; Crediti più liquidità su Totale Ricavi)

Affidabilità Strutturale (Presenza di sede principale e autonoma; Presenza di revisori esterni e in-dipendenti; Dimensione e variazione base associativa; Costo di personale corretto con il rappor-to Totale Ricavi/Totale Costi)

Affidabilità organizzativa (Turnover Segretario Generale; Ricavi Contatti d’Affari; Totale Ricavi; Adozione di metodologia per rilevare la Customer Satisfaction)

Affidabilità relazione e di rete (Partecipazione Meeting dei Segretari Generali, Sistema informativo segue a pag. 12

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di rete; Adozione Carta dei Servizi; valutazione della relazionalità a livello locale-estero)

Sebbene il sistema di Scoring presenti margini di miglioramento sia negli indicatori sia nei metodi di calcolo del punteggio non vi è dubbio che un sistema strumentale alla definizione del contributo pubblico alle CCIE su base meritocratica eserciti uno stimolo al miglioramento di strutture e proces-si nella prospettiva di accrescere il grado di soddisfazione degli Stakeholders.

Da tempo Assocamerestero aveva avviato un processo di miglioramento utilizzando logiche simili ma l’introduzione del sistema di scoring ha accelerato il processo e ha indotto la chiusura di alcune Camere. Il processo è ancora lungo e occorre rinforzarlo.

Ripensando alla strategia complessiva di miglioramento delle reti di promozione Italiana all’Estero sorgono due domande alle quali non è facile trovare una risposta logica:

Come mai il sistema di valutazione meritocratico di allocazione delle risorse pubbliche si applica alle CCIE ma non alle altri reti della promozione (es.: ICE, ENIT, etc.)?

Come mai, a seguito degli sforzi sostenuti dalle CCIE dal 2013 in avanti per migliorare la qualità dei processi e dei servizi in conformità ai requisiti di legge, il contributo complessivo destinato alla rete delle CCIE continua a diminuire?

Se si desidera dare un impulso nella direzione del miglioramento di sistema come è possibile moti-vare i tanti Presidenti e Segretari Generali di CCIE che hanno avviato un programma di migliora-mento dell’efficacia dei servizi e dell’efficienza interna se non vi è alcun incentivo alla Camera (e perché no anche individuale) a fare questo sforzo nell’interesse del sistema paese?

A prescindere dal conseguimento di un contributo pubblico per la copertura dei costi le CCIE si tro-vano di fronte a un mutato scenario del fabbisogno di servizi richiesti dalle singole imprese.

Si rinvia ad altra sede l’analisi sull’evoluzione del mix di servizi alle imprese che valorizzi le struttu-re delle tre reti di promozione economica italiana all’Estero (Ambasciate, ICE e CCIE).

Mi limito a richiamare alcuni obiettivi strategici del sistema delle CCIE alla luce della teoria e prassi dei sistemi organizzativi a rete sui quali ritengo opportuno avviare una discussione approfondita all’interno del PD per indirizzare una strategia organica e non dettata da scelte di breve periodo.

Consolidamento organizzativo

Le CCIE presentano ancora oggi (sebbene in riduzione) una certa disomogeneità di struttura e capa-cità. In certi casi questo si lega alle differenze di attrazione del mercato: paesi come la Cina richiedo-no strutture della Camera diverse da quelle necessarie in Etiopia. Tuttavia è difficile comprendere, sul piano dell’efficienza operativa, come mai alcuni paesi come il Brasile (6 Camere) o addirittura la Francia (3 Camere) presentino più camere indipendenti invece di una sola Camera con una rete lo-cale di uffici regionali come avviene in India (HQ a Mumbai e 5 uffici regionali).

Questa frammentazione si deve a comprensibili ragioni storiche e legate alla base associativa. Tutta-via in una logica di rafforzamento di sistema, di maggiore omogeneità dei sistemi gestionali e

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informativi e di miglioramento di processi chiave (pianificazione, controllo, HR, amministrazione, etc.) il principio “un paese una Camera (e una rete di sedi regionali) potrebbe generare importanti economie sul lato dei costi, maggiore efficacia operativa sul lato dei servizi e dell’interlocuzione con i rappresentanti delle altre reti di promozione Italiana nel paese (in modo particolare l’Ambasciata d’Italia.

Rafforzamento di Assocamerestero a unità risorsa del sistema

Il trend in diminuzione dei contributi pubblici al sistema delle CCIE genera una domanda prove-niente dalle singole Camere verso la propria Associazione di supporto nella raccolta di risorse finan-ziarie e di rafforzamento della funzione di servizio di Assocamerestero a supporto delle Camere fa-cendo sintesi tra azioni di lobby e orientamento e sviluppo progettuale .

Per Assocamerestero si profila l’obiettivo di integrare il tradizionale focus di attività centrato sul raccordo verso il MISE ed altre associazioni (es.: Confindustria) in rappresentanza della rete delle CCIE con una funzione di supporto attivo a servizio delle Camere e una responsabilità sempre più di orientamento strategico del sistema nel suo insieme.

Ad esempio si diventa importante aumentare la capacità di fornire alle Camere un supporto nella predisposizione di domande per progetti Comunitari e di sviluppo di relazioni con le strutture della Commissione UE, ma anche un crescente supporto nel miglioramento organizzativo e gestionale.

Adozione di un sistema manageriale comune orientato all’eccellenza

Il sistema di scoring adottato dal MISE per determinare la graduatoria delle CCIE ha avviato un per-corso che le CCIE hanno il dovere di continuare nell’interesse dei propri Stakeholders.

Nei sistemi a rete l’adozione di un sistema manageriale condiviso diventa leva non solo per miglio-rare i processi ma soprattutto per la misurazione delle performance ma soprattutto il confronto delle performance nel tempo e tra le camere ad un determinato istante di tempo.

Esistono modelli manageriali per l’eccellenza specifici per la Pubblica Amministrazione come ad e-sempio il modello CAF (Common Assessment Framework) messo a punto nel 2002 dall’EIPA (European

Institute for Public Administration) che offrono un ottimo punto di riferimento.

L’adozione volontaria, da parte della rete delle CCIE, di un modello manageriale comune potrebbe costituire una formidabile leva per migliorare l’omogeneità delle performance di ciascuna camera soprattutto nel soddisfare la soddisfazione dei principali Stakeholders (i soci e i clienti esterni su tutti) nell’ambito di un processo che deve avere come obiettivo imperativo quello di migliorare la propria autonomia finanziaria attraverso i proventi derivanti dalla vendita ed erogazione di servizi.

Riesame del posizionamento dei servizi

Il percorso verso l’eccellenza dei processi richiede parallelamente un riesame della gamma dei servi-zi tenendo conto di fattori quali l’evoluzione dei processi di internazionalizzazione, la varietà di mo-dalità di ingresso in mercati complessi , la consapevolezza che l’Europa è da considerare ormai

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“mercato domestico” e la promozione deve guardare maggiormente alla aree del pianeta a maggio-re tasso di sviluppo (Asia in primis).

In questi ultimi anni le CCIE si sono specializzate in attività che riguardano il radicamento delle a-ziende all’estero: nel 60% dei casi il matchmaking tra imprese (organizzazione di missioni imprendi-toriali, incontri BtoB, partecipazione a manifestazioni fieristiche, etc.) e per il 20% circa l’assistenza a specifiche e personalizzate esigenze aziendali (assistenza legale, fiscale, finanziaria, assistenza per l’apertura di filiali in loco, individuazione di partner per joint venture, accordi di distribuzione, stu-di di prefattibilità, check up aziendali, etc.). Cresce la domanda di servizi di supporto all’approvvigionamento in Italia da parte di imprese straniere.

Occorre capire se questa macro – scomposizione dei servizi sarà ancora efficace in futuro oppure se occorre sviluppare nuove aree di attività magari non necessariamente a beneficio di una singola im-presa ma di intere filiere o cluster di imprese integrati tra loro.

Il progetto avviato nel 2014 per la definizione della Carta dei Servizi deve essere consolidato ed este-so a tutte le Camere.

Contestualmente è opportuno avviare una grande campagna di ascolto fondata sul coinvolgimento delle imprese italiane che hanno già avviato e consolidato il processo di internazionalizzazione e di quelle che intendono farlo per capire quali sono i reali bisogni di servizio attesi.

Soltanto gli operatori che operano sui diversi mercati possono fornire input al sistema delle CCIE per capire quale debba essere il posizionamento della gamma dei servizi attesi.

Conclusioni

La rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero costituisce un asset (know how, relazioni, management) che l’Italia, alla disperata ricerca di strategie a sostegno della crescita della propria e-conomia (ma anche turismo, cultura e ricerca scientifica), non può permettersi di disperdere.

Malgrado le iniziative avviate dalle CCIE in questi anni per migliorare la qualità dei processi e dei servizi alle imprese il MISE ha cambiato rotta (dopo gli anni della volontà di chiudere l’ICE) e ha sensibilmente ridotto le risorse destinate alle CCIE concentrando di fatto le risorse pubbliche soltan-to sull’ICE.

Ricordando che la Legge di stabilità 2015 ha recuperato le risorse straordinarie per l’ICE da residui non impegnati e, nello stesso periodo, depotenzia la rete delle CCIE cosa succederà al sistema della promozione italiana all’Estero quando le risorse saranno esaurite (nel 2016 è già prevista una ridu-zione del contributo straordinario all’ICE da 150 a 50 milioni di euro)?

L’Italia rischia di trovarsi nel momento del bisogno della ripresa economica con un sistema di pro-mozione all’Estero del tutto impoverito. Il sistema di fondi ICE sarà tornato largamente al regime di copertura delle spese ordinarie di gestione (stipendi, affitti, spese generali) e il sistema delle CCIE,

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uniche a moltiplicare le risorse pubbliche grazie alla leva della vendita di servizi, si troverà del tutto depotenziato.

Questa situazione rischia di penalizzare proprio quella parte di economia costituita da PMI e sog-getti diversi (Imprese di servizi, Università, Centri di ricerca, Turismo, etc.) che pure è interessata all’internazionalizzazione ma rischia di non trovare spazio nei programmi promozionali dell’ICE.

Siamo sicuri che questa politica per la promozione sia svolta nell’interesse dell’intero sistema Italia e non sia troppo appiattita sull’interesse di pochi?

In un trend di contributi pubblici in diminuzione le CCIE hanno avviato cambiamenti organizzativi e hanno conseguito buoni risultati di performance (es.: trend dei ricavi) dimostrando capacità di au-mentare l’efficienza, all’insegna del loro essere soggetti svolgono facenti funzioni in parte istituzio-nali (es.: supporto alle sedi diplomatiche) e in parte di erogatori di servizi al mercato.

Tuttavia questo sforzo non basta ancora e occorre muovono procedere ulteriormente lungo la rotta del rafforzamento del sistema non solo a livello di singoli nodi (le Camere) ma anche suo insieme.

Consolidamento organizzativo, rafforzamento della capacità di servizio e orientamento strategico di Assocamerestero, introduzione di modelli manageriali orientati all’eccellenza, riesame del posizio-namento dei servizi sono grandi strategie che il sistema ha il dovere di implementare per migliorare la qualità dei propri servizi alle imprese.

Il percorso di miglioramento dell’efficacia ed efficienza avviato dal sistema delle CCIE deve essere accompagnato da un sistema di allocazione delle risorse pubbliche che tenga conto degli sforzi com-piuti dalle Camere e dalla loro Associazione nell’interesse plurale di imprese (non solo le grandi), di associazioni, di enti universitari e centri di ricerca (interessati ad esportare know how).

Al PD spetta il compito di sostenere il sistema della promozione italiana all’Estero identificando po-litiche e strategie anche con il coinvolgendo della rete dei Circoli PD nel mondo.

*Coordinatore PD Asia

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DEMOCRATICI NEL MONDO

Premio biennale Pietro Conti "Scrivere le migrazioni" – IX° Edizione

BANDO

Articolo 1 La Regione Umbria bandisce la nona edizione del Premio “Pietro Conti”, intitolato al primo Presi-dente della Giunta Regionale dell’Umbria, il quale si impegnò con coerenza e con passione, sia a li-vello regionale che nazionale, per il riconoscimento e la tutela dei diritti dei cittadini migranti. La Regione si avvale della collaborazione della FILEF (Federazione Italiana Lavoratori Emigranti e Famiglie) per la promozione e diffusione del bando, la raccolta degli elaborati e l’organizzazione della premiazione; della collaborazione dell’ISUC (Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporane-a) e del Museo regionale dell’Emigrazione “Pietro Conti” per la pubblicazione e diffusione del volu-me contenente gli elaborati premiati e segnalati e per la sua utilizzazione a fini didattici.

Regione UMBRIA Filef Isuc Museo dell’emigrazione

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Articolo 2 Il premio “Pietro Conti” prevede due sezioni: NARRATIVA/MEMORIALISTICA, avente ad oggetto racconti o descrizioni in forma letteraria, fatti,

situazioni, stati d’animo ed esperienze di vita nel contesto migratorio, ovvero biografie, autobio-grafie che descrivano, con la precisione e i riferimenti dovuti, esperienze migratorie autentica-mente vissute e realmente accadute.

STUDI E RICERCHE, aventi per oggetto l’emigrazione italiana e l’immigrazione in Italia svolti in qualsiasi università, centro di ricerca ed istruzione superiore italiana o straniera o da singoli stu-diosi. In questo caso, ove il lavoro fosse redatto in lingua straniera o fosse di dimensione ed am-piezza eccedenti quanto specificato dal successivo Articolo 4, il concorrente dovrà, a sua cura, inviare un estratto in lingua italiana non superiore alle 15 pagine corredato della bibliografia e di una scheda informativa sul lavoro da cui proviene.

Articolo 3 Può partecipare al premio “Pietro Conti” chiunque sia interessato sia che risieda in Italia o all’estero. Articolo 4 Gli elaborati dovranno essere inediti, dattiloscritti in lingua italiana per un massimo di 55.000 carat-teri, spazi inclusi, pena l’esclusione dalla valutazione e dovranno recare esplicitamente nell’intestazione, accanto all’eventuale titolo, la sezione alla quale intendono concorrere (a.

Narrativa/Memorialistica; b. Studi e Ricerche). Articolo 5 Gli elaborati dovranno pervenire, in triplice copia anonima e in versione Word su CD, alla Segreteri-

a del Premio “Pietro Conti”, presso la Filef – Viale di Porta Tiburtina, n. 36 - 00185 Roma – Italia,

entro e non oltre il 31 luglio 2015 accompagnati da una busta chiusa contenente le indicazioni ana-grafiche e un breve curriculum personale dell’Autore. Gli elaborati non verranno restituiti agli Au-tori. Articolo 6 La Giuria del Premio è composta da 7 esperti: 3 nominati dalla Regione Umbria, 2 dalla Filef e 2 dall’Isuc. L’assegnazione dei premi e la proclamazione dei vincitori avverrà con voto a maggioranza dei componenti. L’operato della Giuria è insindacabile. La Giuria, per ciascuna sezione, potrà asse-gnare premi ex equo. In tal caso i relativi importi saranno equamente suddivisi.

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Altri elaborati, che per le loro caratteristiche letterarie, di documentazione o di ricerca risultino ave-re un pregio significativo, potranno essere segnalati dalla Giuria per essere pubblicati insieme agli elaborati vincitori delle due sezioni del concorso. Articolo 7 I premi ammontano complessivamente a € 5.000,00 così ripartiti: Sezione Narrativa/Memorialistica € 2.500,00 (€ 1.500 al vincitore, € 1.000 al secondo classificato); Sezione Studi e Ricerche € 2.500,00 (€ 1.500 al vincitore, € 1.000 al secondo classificato). Agli interessati verrà data comunicazione scrit-ta. I vincitori garantiscono la loro presenza alla cerimonia di premiazione che si terrà in Umbria. Articolo 8 La partecipazione al concorso implica l’accettazione integrale del presente bando e, in particolare, la cessione dei diritti d’autore e della proprietà letteraria alla Filef, all’Isuc e alla Regione dell’Umbria, che potranno utilizzarli liberamente citandone l’autore. Per informazioni: FILEF — Segreteria Premio Pietro Conti:

Viale di Porta Tiburtina, 36 - 00185 Roma, Italia.

Tel +39 06 484994 - Email: [email protected]

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PARIGI. CRONACA DI UN ATTENTATO

di Mario Vaudano*

7-8 gennaio L'attentato a Charlie Hebdo impone una reazione forte, ma allo stesso tempo equilibrata e lucida. Posso testimoniare, dopo quasi 15 anni di vita in Belgio ed in Francia, che la satira del settimanale non ha mai risparmiato nessuno, ha colpito negli anni le istituzioni religiose musulmane, cattoliche ed anche ebraiche, scegliendo spesso toni feroci e sgradevoli. È però sempre stato chiaro all'opinione pubblica francese che si tratta di una manifestazione di pen-siero che deve restare libera e tutelata. L'unico limite da imporre ed imporsi non può che essere quello della diffamazione, del dileggio contro la persona fisica e della calunnia, comportamenti per-seguibili e puniti penalmente in Francia come in Italia. Dal mio osservatorio un po' privilegiato, ho percepito da parte dell'informazione nazionale la volon-tà di mostrare subito il volto di uno Stato forte, capace di una reazione dura ed immediata. È un'impostazione comprensibile e del tutto concordante con la mentalità maggioritaria dei francesi. Quello che fino ad adesso mi sembra mancare è però una reazione della società civile in forma mas-siva ed aperta, e credo che sia un segnale allarmante. È l’occasione per un “risorgimento morale e civile” veramente democratico: questa storia deve appartenere a tutti, non solo alle autorità istitu-zionali. Il pericolo per la democrazia ed il terrore devono essere combattuti ad ogni livello dello Sta-to e della società civile. Tracciando un parallelo con la storia italiana del terrorismo e dello stragi-smo mafioso, mi auguro che anche in Francia nasca una reazione unitaria, veramente popolare.

8-9 Gennaio

Siamo quasi alla fine della caccia all'uomo, si spera che i due presunti assassini siano presto cattura-ti. Mentre la fase iniziale dell'attentato sembra essere stata preparata con estrema precisione, la fase di fuga appare molto dilettantistica. Tuttavia non dimentichiamo che i fratelli Couachi da quasi due anni, dopo numerosi precedenti penali anche per fatti legati al radicalismo islamico, si erano immer-si in una normalità apparente, secondo una condotta strategica che ricorda i metodi dei terroristi no-strani degli anni '80, la cosiddetta “semi-clandestinità”. Mi sorge spontanea una considerazione: gli attentatori sono stati sostenuti e guidati fino a che "il tri-ste lavoro" principale non é stato compiuto, e poi sono stati abbandonati allo sbaraglio. Mi pare che i mandanti volessero che fossero subito perseguiti e preferibilmente eliminati per non poterli interrogare e risalire ai piani superiori dell'organizzazione terrorista. Intanto, presso la Porte de Châtillon a Parigi, un'autovettura è stata coinvolta in un piccolo inciden-te, ed una giovanissima poliziotta municipale si é avvicinata per aiutare a liberare il traffico.

ANALISI E COMMENTI

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Un uomo pesantemente armato è uscito dal veicolo ed ha immediatamente sparato, uccidendo la giovane e ferendo un altro agente municipale. Fatti che tecnicamente non sono forse legati all'atten-tato a Charlie Hebdo, ma che richiamano uno stesso clima di terrore; attirare poliziotti per attaccarli senza preavviso era una tattica peraltro adottata dai terroristi italiani. Come ha detto con estrema dignità oggi Pelloux, giornalista collaboratore di Charlie Hebdo, sono poi da temere eventuali rappresaglie contro la comunità islamica. Il lancio di granate contro una moschea vicino alla cittadina di Villefrance ieri sera e i tiri con armi da guerra contro numerose mo-schee in Francia non sono un buon segno: si mostra sempre più necessaria una "reazione etica e civi-le” da parte dei cittadini francesi, ed oggi se ne è visto finalmente l'inizio. Occorre che non resti una mobilitazione temporanea, ma che diventi una vera presa di coscienza ge-nerale, che forse può segnare un cambiamento in Francia ed in Europa, in difesa dei valori fonda-mentali di libertà, eguaglianza e solidarietà fraterna, contro ogni odio. Democrazia e sicurezza non sono incompatibili, anzi! Ma devono essere coltivate con cura, insieme.

9 gennaio, mattina I due ricercati per il massacro di Charlie Hebdo sono asserragliati in un piccola tipografia di un pae-sino nei pressi di Parigi, direzione Nord Est. Come temevo, i due fatti di sangue degli scorsi giorni sono legati: l’uccisore dell’agente municipale era anche lui ben conosciuto dalla Polizia e ha preso in ostaggio diverse persone in un supermercato “casher” ebraico, nei pressi della Porte de Vincennes a Parigi. Dalle informazioni emerse tutti gli attentatori coinvolti sono passati per le prigioni francesi ed hanno subito proprio lì il loro indottrinamento alla radicalità estrema. Tutti sembrano avere alle spalle storie di abbandono familiare ed una vita in quartieri difficili delle periferie, con una fase di conversione all'islamismo radicale in uno stesso quartiere “normale” della Parigi Nord-Est (Buttes Chaumont) ed episodi di piccola-media delinquenza, tra cui il traffico di stupefacenti, che può essere stato anche un metodo di autofinanziamento. Interroghiamoci sulle condizioni di vita di tanti quartieri periferici, sui ghetti sociali ed etnici, sulla vita in prigione e su quello che spesso produce. E pensiamo a quello che avveniva in Italia in carcere prima che si prendessero misure efficaci di separazione e di sicurezza, anche a protezione degli stes-si detenuti spesso sottoposti a minacce e pressioni morali e materiali. Pedagogia, sicurezza ed accoglienza sono interconnesse.

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9 gennaio, pomeriggio e 10 gennaio Le forze dell'ordine hanno dato l'assalto ad entrambi i luoghi in cui erano asserragliati i terroristi, la tipografia nella banlieue parigina ed il supermercato casher di Porte de Vincennes. Il già pesantissi-mo bilancio di questi tre drammatici giorni francesi sale quindi a 17 vittime, tra i quali i tre terroristi che hanno cercato la morte e sono stati uccisi dalle forze di polizia. La vicenda sembra volgere quin-di al termine, anche se alcuni aspetti restano poco chiari. Per esempio la presunta terrorista e moglie dell'uomo ucciso nel supermercato parigino è scomparsa nel nulla. Ufficialmente si è prima detto che fosse riuscita a fuggire nella confusione del blitz, poi si è scoperto che era già partita per il Me-dio Oriente pochi giorni prima dei fatti. Così purtroppo non sono rimasti in mano della Polizia e Magistratura che dei parenti o presunti fiancheggiatori degli attentatori e, almeno allo stato dei fatti conosciuti, nessun vero protagonista criminale. Dalle dichiarazioni che gli stessi terroristi hanno vo-luto fare per telefono, probabilmente al fine di darsi una più ampia legittimazione e visibilità, il gruppo sarebbe legato ad Al Qaida in Yemen, da cui aveva ricevuto finanziamenti tramite un Iman molto noto e ricercato, ora deceduto. Le armi però sono state acquistate ragionevolmente in Francia, tramite il crimine organizzato locale. Non si tratta di una novità, ed anzi spesso le organizzazioni locali hanno necessità di sbarazzarsi di armi “scomode” passandole a gruppi di “sbandati” e piccoli criminali, realizzando così anche un certo guadagno: i fatti di ogni giorno a Marsiglia ed in Corsica lo dimostrano ampiamente. Ci si deve chiede perché, ancora oggi, le sanzioni per detenzione e traf-fico d’armi non siano molto severe in Francia, a differenza di quanto è previsto in Italia. Infine, do-vrà essere chiarito, pur senza gridare subito al complotto, perché i servizi di sicurezza francesi ab-biamo seguito con pedinamenti ed ascolti tutti e tre i presunti terroristi e le loro compagne fino al luglio scorso e abbiano poi abbandonato le indagini. Allo stesso modo dobbiamo chiederci perché, dopo i fatti di sangue terroristici del metro di Parigi del 1995 e dopo i fatti gravissimi di Tolosa nel 2012, non si sia ancora provveduto a separare rigorosamente nelle carceri i minorenni dai detenuti adulti, soprattutto dai criminali di più grave condanna: si é contributo nel tempo a creare un terreno di coltura per la delinquenza comune e per la sua trasformazione in molti casi in nuovo radicalismo.

11 gennaio Le grandi manifestazioni che si annunciavano stanno volgendo a termine e sono state apparente-mente enormi. Io ho partecipato ad Amboise e Tours, e come a Parigi la parte popolare e spontanea è stata maggioritaria: tantissime persone, in silenzio o con applausi cadenzati e cartelli, ma senza discorsi vuoti e retorici. Un buon segno, ma bisogna continuare ad approfondire. Amboise, Parigi 7-12 gennaio 2015

*Magistrato in pensione, ex—OLAF (Ufficio europeo lotta alla frode).

Membro dell’Associazione Democratici di Parigi

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ANALISI E COMMENTI

«SOUTIEN TOTAL A’ CHARLIE HEBDO, VIVE LA LIBERTE’» Nel difficile giorno dell’attentato terroristico di Parigi alla sede del giornale satirico “Charlie Heb-do” , come Circolo PD Parigi abbiamo espresso sgomento per l’accaduto, che ha causato numerosi morti e diversi feriti ed ha avuto un seguito tragico nei giorni successivi con la presa di diversi o-staggi e sparatorie. E’ stato un attacco inaccettabile alla libertà di stampa e di pensiero. Condanniamo fermamente gli assalitori, ed esprimiamo ancora piena solidarietà alle vittime e al giornale.

Domenica 11 ci siamo dati tutti appuntamento per la grande “Marche républicaine”, per testimonia-

re la presenza e la solidarietà del nostro Circolo e del PD con tutta la Francia, e il nostro attaccamen-

to ai valori della République - libertà, democrazia, laicità, tolleranza, e il nostro rifiuto di ogni tenta-

zione autoritaria, populista e xenofoba.

La “Marche” é stato un evento di risonanza mondiale, con la partecipazione di milioni di cittadine e

cittadini francesi scesi in piazza in un clima di compostezza e rispetto raramente visti durante le ma-

nifestazioni avvenute ovunque nel passato. Tre milioni di persone sfilare nelle strade dell’Esagono

non si erano mai viste. Il silenzio è stata la vera voce della libertà d’espressione.

La Francia e l’Europa hanno preso un duro colpo, ma devono reagire con civismo e coraggio per ri-

partire, ricostruendo su basi sane una nuova società dove riprendano il potere liberté, égalité e frater-

nité. Per chi non vive in Francia bisogna sottolineare come i fatti di questi giorni siano più di un cru-

ento attentato. Si tratta di un agguato ad uno dei valori basilari della repubblica transalpina, la liber-

tà d’espressione. A questa si è aggiunta una componente emotiva, perché Charlie Hebdo è anche la

memoria di tutta una generazione, che forse a noi trentenni sfugge in parte.

Lo sgomento che i francesi hanno manifestato ieri può essere totalmente compreso da chi vive qui,

perché è lo stesso degli americani nell’11 settembre, dove i canoni della loro società, i loro simboli

(capitalismo e inviolabilità del territorio), venivano rimessi in gioco.

Ed equivale alle nostre stragi del 1992.

I fatti di Palermo per gli stranieri erano “solo” un gravissimo atto di mafia, per noi era invece la fine

dell’ultimo baluardo di legalità ed è per quello che ci toccò così tanto.

Insomma ieri la Francia si è ripresa la Bastiglia e l’internazionalità delle persone presenti ha mostra-

to che l’Europa esiste ed è più forte di quanto pensiamo.

Segreteria del Circolo PD Parigi

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PER VEDERE L’INTERVISTA A MASSIMILIANO PICCIANI, SEGR. PD PARIGI:

http://www.youdem.tv/doc/274714/pd-parigi-ora-i-valori-della-republic-contro-il-populismo.htm

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ANALISI E COMMENTI

TODOS GRIEGOS…

di Roberto Serra

Ora siamo tutti greci? No. La cosa italianamente più stramba è che sembra che ora siamo tutti Tsypras. Il mondo politico italiano una volta più tira fuori la sua atavica e provincialissima fame di modelli e di riferimenti. E quindi tutti lì a tirare per la giacchetta Tsypras chiedendogli un selfie ideale da apporre all'album fotografico del proprio partito. I leghisti sono contenti perché ha vinto un partito anti-UE che si è alleato con un partito autonomi-sta. La sinistra non-PD italiana è contenta perché ha vinto uno di sinistra. Quelli di destra sono comunque contenti perché leggono nel voto un segnale che le cose devono cambiare. Tutti sono contenti grazie al comune denominatore anti-Europa. Già perché, per chi non l'avesse capito, anche in Italia ti costruisci un consenso e una fortuna politica solo se ci metti un pizzico di anti-europeismo. E il PD? E' contento perché – si mormora dalla maggioranza interna – ha vinto uno come Renzi... E sempre il PD è contento perché – si mormora dalla minoranza interna – ha vinto uno che dice cose di sinistra. In sostanza un anti-Renzi... Siccome sono del PD, la posizione di questo partito mi sta un po' più a cuore. E quindi non capi-sco. Il PD fa parte della famiglia socialista europea. Nella famiglia socialista europea è quindi presente anche il PASOK, il partito socialista panellenico che ha preso, ad essere buoni, una vera e propria batosta. Praticamente è ad un passo dall'estinzione. Dunque? Perché il PD è, maggioranza o minoranza che sia, contento? Anch'io sono contento che Tsypras abbia vinto. Ma mi pongo anche qualche scomoda domanda. Come si fa ad avere, politicamente parlando, la faccia tosta di mettere sullo stesso piano Tsypras e Renzi? E, quindi, mettere sullo stesso piano due situazioni sociali ed economiche tanto diverse tra loro come quella greca e quella italiana? Noi PD dovremmo, credo, fare invece una bella ragionata su cosa vuole essere e cosa vuole dire il PSE (Partito Socialista Europeo) in Europa. Con buona pace di qualcuno, il comune sentire – ag-giungo con qualche ragione - addossa anche ai socialisti europei la responsabilità dell'impoveri-mento delle famiglie, dei tagli a tutto ciò che è sociale, della mancanza di investimenti e della man-canza di crescita. Al netto dei messaggi roboanti nei quali si dice che Juncker farà quello che diciamo noi, Juncker e commissari come Katainen sono dove sono perché li sosteniamo anche noi.

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OLTRE IL BORDO DEL PIATTO

LA NUOVA EMIGRAZIONE. DEBUTTANTI ALLO SBARAGLIO di Carla Ciarlantini - Krick

Lo scorso ottobre avevo pubblicato l’intervista con una tipica rappresentante di uno dei gruppi della “nuova emigrazione”, quello dei laureati, degli specialisti, dei ragazzi preparati e consapevoli del contributo che potrebbero dare ad un’Italia che invece non offre loro uno sbocco professionale. Ma ci sono altri esempi di “nuova emigrazione”, gruppi probabilmente più numerosi e sicuramente più svantaggiati dell’emigrante con qualifica professionale. Quasi un anno fa mi sono registrata in un gruppo Facebook destinato agli italiani che vivono nella regione di Monaco di Baviera. In questo gruppo i temi di gran lunga più trattati in centinaia di post sono due:

cerco lavoro; cerco casa.

Segue a ruota il tema nr. 3: devo andare all’Arbeitsamt (Ufficio di Collocamento ed ente erogatore dei sussidi di disoccupazione), non parlo il tedesco, chi mi può accompagnare? Sono andata a vedere un po’ più nel dettaglio i profili di questi ragazzi e ragazze: c’è di tutto, anche persone con una discreta qualificazione, ma la grande maggioranza ne possiede poca, molto poca e questo in un’epoca nella quale anche fare il cameriere in pizzeria richiede un minimo di preparazio-ne. Altrettanto grave è l’impreparazione per quanto riguarda le questioni di vita quotidiana. Nessuno o quasi ha un’idea di quanto sia difficile trovare un alloggio a basso costo nelle grandi città di questo paese o di come si possa accedere all’assistenza sanitaria. Ma il dramma più grave è che queste domande arrivano da persone che stanno GIÀ qui! Ragazzi e ragazze che prima partono e poi il resto si vedrà. Allo sbaraglio, appunto. Non ho statistiche in me-rito ma sospetto che la percentuale di ritorni “con le pive nel sacco” sia alta. Oggi però si potrebbe anche tentare di procedere in altro modo. Se la vogliamo proprio mettere giù dura: non riusciamo a dare lavoro ai nostri giovani? Li costringiamo di fatto ad andarsene? Beh, per-lomeno cerchiamo di non mandarli al completo sbaraglio.

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La “libera circolazione”. Cominciamo dalla premessa all’attuale diaspora intraeuropea. Tutti hanno letto la prima parte del famoso articolo del Trattato di Maastricht (e di quello di Lisbona): è garanti-ta la libera circolazione di persone….(merci e capitali, ma andremmo fuori tema). Nessuno legge la seconda parte “purché ciò non rappresenti un onere per il paese ospitante”. In chiaro: chi vuole sta-bilirsi permanentemente in un altro paese dell’UE deve avere dei mezzi di sostentamento. Può non averli da subito, può emigrare prima e cercare lavoro sul posto, ma non può rimanerci in eterno se non è in grado di mantenersi. E – fondamentale – non può incassare da subito sussidi di disoccupa-zione. Queste regole valgono in tutta l’Unione Europea, anche in Italia. Cercare lavoro. In certi settori c’è richiesta di manodopera. Uno ad esempio è quello dell’assistenza a malati e anziani, un altro è l’industria meccanica. Recentemente il governo tedesco ha messo onli-ne un portale che offre informazioni sui settori che cercano risorse qualificate. Ecco il link: http://www.anerkennung-in-deutschland.de/html/it/. Inoltre le CCIE (Camere di Commercio Italiane all’Estero) forniscono ulteriori informazioni in merito. E per finire ci sono parecchi portali con an-nunci di lavoro anche per personale con qualificazione non altissima, dal cameriere al magazziniere. Ovvio che queste fonti non coprono tutto lo spettro e non danno tutte le risposte, ma almeno si può cominciare a farsi un’idea di massima PRIMA di partire. Vitto, alloggio e assistenza. Anche in questo caso è possibile fare un po’ di piani prima di trasferir-

si, ad esempio consultando siti web come http://www.wohngemeinschaft.de/ che offrono sistema-

zioni in comune con altri inquilini. Sono forme di affitto legali, costano meno di un monocamera e

per i primi tempi possono offrire un decente compromesso. Meglio comunque che partire e poi met-

tersi a cercare sul posto, cosa che in città molto gettonate come Monaco o Francoforte equivale ad

una mission impossible. Anche sul tema dell’assistenza sanitaria vale lo stesso discorso: informarsi

in anticipo, ad esempio sul sito del Ministero della Sanità. Come per la questione della libera circola-

zione, anche su questo esistono parecchi fraintendimenti. Il più diffuso è la convinzione che avendo

la tessera elettronica si abbia diritto alle stesse prestazioni riconosciute dal proprio paese. Non è ve-

ro: si ha diritto alle stesse prestazioni erogate ai cittadini del paese ospitante e non è detto che siano

uguali a quelle del proprio.

Lingua. Forse questo è il punto più dolente. È quasi tragico rendersi conto di come questo aspetto non venga praticamente mai preso in considerazione. Ogni giorno mi passano davanti agli occhi post del tipo: “Ma per fare il cameriere alla trattoria Bella Napoli (che non sta a Napoli, ma ad Am-burgo o a Stoccarda) bisogna conoscere il tedesco?” O l’inglese, il francese o quel che sia. Non si pensa che un cameriere deve poter comprendere il cliente che vuole una piccola modifica al piatto che sta ordinando o che un magazziniere deve saper leggere le indicazioni riguardanti merce delica-ta o pericolosa. È vero che non sempre serve conoscere la lingua a livelli universitari, ma

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un’infarinatura bisogna averla. Paradossalmente più alta è la qualifica meno critica è la conoscenza della lingua. Chi ha conoscenze molto richieste può tentare la via del mondo accademico o delle grandi multinazionali, dove a volte si può sopravvivere con l’inglese. Tuttavia in generale non poter comunicare è la palla al piede più pesante e pertanto è anche una delle ragioni più frequenti di ritor-ni ingloriosi. L’amara conclusione è che il nostro paese non riesce né a tenersi i suoi giovani né a mandarli all’estero con un minimo di pianificazione. Quali informazioni servano per un trasferimento all’estero che non sia un salto nel buio e dove reperirle dovrebbe essere un servizio al cittadino. In-vece non esiste praticamente nulla. Nemmeno il sito aperto dal governo tedesco è stato reso noto tempestivamente e sui canali di comunicazione più importanti. Pertanto

Per i giovani: pensateci bene prima di buttarvi allo sbaraglio. I nostri ammortizzatori sociali sono quelli che sono, scarsi e sto usando un eufemismo. Ma all’estero non c’è la famiglia, non ci sono gli amici, non esiste il tessuto sociale di cui facciamo parte a casa nostra. Andare alla cie-ca significa dover tornare in condizioni peggiori di quelle che pensavamo di lasciarci dietro, perché ci si porta sulle spalle anche la pesante consapevolezza di non avercela fatta.

Per il nostro partito e per chi ci governa o ci governerà: questo articolo non avrebbe mai dovuto essere scritto. Facciamo almeno il possibile perché non ci siano altre puntate.

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QUI NEW YORK

I NOSTRI GRANDI ITALOAMERICANI

di Silvana Mangione

Il primo giorno di questo nuovo anno ha segnato una perdita secca e grave per il mondo italiano di tutti gli Stati Uniti. Ѐ morto Mario Cuomo, il primo italo-americano eletto Governatore dello Stato di New York, riconfermato per tre mandati dal 1983 al 1994, battuto alla sua quarta campagna gover-natoriale perché si era ostinato a porre il veto a progetti di legge che avrebbero reintrodotto la pena di morte, contro la quale ha combattuto tutta la vita, lavorando anche insieme a “Nessuno tocchi Ca-ino”. Mario ha sempre tenuto appeso nel suo studio un ritratto di Tommaso Moro. Non credo sia necessario alcun commento. Per Mario ho fatto campagna elettorale per la prima volta nel 1977, quando si era candidato a Sindaco di New York senza successo e continuo ad essere convinta che la sua visione sia stata meglio applicata alla massima carica statale, ottenuta sei anni dopo. Gestivo allora gli impegni pubblici programmati per la famiglia Cuomo: la moglie Matilda, il giova-nissimo Andrew (ora a sua volta Governatore all’inizio del secondo mandato) il piccolo Christo-pher, diventato un grande giornalista della CNN. Spesso accompagnavo lui stesso a diverse iniziati-ve della comunità italoamericana, che poi, nel 1994, tristemente, animata dalla volontà di vendetta verso i colpevoli di massimi crimini, abbracciò la campagna per l’esecuzione captale e gli voltò le spalle nella battaglia per un quarto mandato, che avrebbe stabilito un record non ancora raggiunto nello Stato. Ѐ interessante dire quanto inutile sia stata l’adozione della massima punizione che lo Stato di New York non ha ancora effettuato. Mario se n’è andato in punta di piedi. Ce lo aspettavamo, perché alla festa di vittoria del secondo mandato di suo figlio era apparso prova-to e fragile per i suoi problemi di cuore. Ha chiesto un funerale semplice, al quale non fosse permes-so ai grandi nomi della politica di fare passerella dal pulpito a propri fini promozionali e la trasmis-sione televisiva fosse fatta a camera fissa, puntata verso l’altare, senza carrellate sulle facce degli in-vitati. Le letture rituali sono state affidate a figlie e nipoti. La commemorazione funebre è stata fatta da Andrew, anche attraverso aneddoti teneri e divertenti, che hanno strappato sorrisi e risa ai pre-senti. Mario sarebbe stato un ottimo Presidente degli Stati Uniti. La leggenda urbana vuole che non si sia presentato perché – secondo gli stereotipi perpetuati da serial come i “Sopranos” - nella fami-glia di sua moglie c’erano ombre. In realtà, come ha detto più volte, non voleva farlo. A causa della sua umiltà? Della sua grandissima fede? Della sua rigorosa formazione giuridica? Non lo sapremo mai, ma come vorremmo che un maggior numero di politici di casa nostra fossero guidati dagli stessi valori profondi e non da sfrenate ambizioni spesso inversamente proporzionali alle capacità e al senso etico. Un altro grande italo-americano di New York, l’attuale Sindaco, Bill de Blasio, è andato a Parigi a deporre una corona nel luogo del massacro dei giornalisti di Charlie Hebdo, visitare gli altri teatri degli atti di terrorismo che hanno macchiato di sangue la capitale francese e incontrare la sua

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omologa, la prima cittadina di Parigi, Anne Hidalgo, e i leader della comunità ebraica. Nulla di strano, malgrado gli attacchi del quotidiano arciconservatore New York Post che accusa de Blasio di “atteggiarsi a statista internazionale”. Non credo si tratti di questo, ma, ripercorrendo l’elenco dei suoi viaggi all’estero da quando è entrato in carica, mi sembra invece che si stia prepa-rando un curriculum di relazioni, conoscenze e appoggi di alto livello all’estero, che potrebbe esser-gli molto utile se decidesse di candidarsi alla Casa Bianca, magari come outsider, all’ultimo minuto, nel 2016. Ѐ stato prima in Italia, in quella che ha definito una vacanza-lavoro, nel corso della quale ha incontrato il Sindaco di Roma Ignazio Marino, e l’allora Ministra degli Affari esteri, Federica Mo-gherini, per lanciare progetti di scambio, poi a settembre 2014, è andato a Manchester, per fare un intervento sulle crescenti ineguaglianze fra le fasce più e meno abbienti della popolazione alla Con-venzione annuale del Labor Party inglese, che lo ha formalmente invitato e gli ha pagato il viaggio lampo: arrivo, discorso, partenza nello stesso giorno. Ora la Francia, per ragioni più che plausibili: i fatti di Parigi sono stati paragonati all’orrendo attentato alle Torri gemelle, la rappresentanza degli USA alla grande marcia di sfida con i 50 capi di stato fu veramente al di sotto di ogni dignitosa pre-visione, la minaccia di nuovi attacchi terroristici a New York è palpabile. Giriamo per Manhattan sotto l’occhio di un numero enorme di telecamere, di marcantoni in tute mi-metiche estive (?!) e mitra alti più di me, sussultiamo alla visione di ogni valigia e ogni zaino che sembra troppo pieno o abbandonato, cerchiamo inutilmente di reprimere ogni inconsulta e ignobile reazione alle caratteristiche tipologiche di alcune etnie. I repubblicani in marcia pervicace verso la Casa Bianca post Obama hanno avuto questa stessa intuizione e stanno già tentando di minare alla base la potenziale discesa in campo da parte di un candidato più che temibile. La grande montatura della polizia di New York è scattata fin dalla campagna elettorale di de Blasio, colpevole di essersi opposto alla tattica lesiva dei diritti civili dello “stop and frisk”, vale a dire fer-mare qualunque persona anche se non ha apparentemente commesso alcun reato, basta che mostri precisi connotati razziali, ed eseguire un controllo fisico. Dopo la serie di uccisioni più o meno im-motivate da parte delle forze dell’ordine di afroamericani, compreso un bambino che impugnava e puntava una pistola giocattolo, il Sindaco ha avuto il coraggio di dire pubblicamente che i genitori afroamericani, e lui stesso, hanno il triste compito di raccomandare ai figli di non reagire in alcun modo, se dovessero essere fermati e interrogati. Il sindacato di polizia della città è esploso, gli ha vietato di recarsi ai funerali dei commilitoni uccisi dal pazzo che voleva vendicare le morti ingiusti-ficabili e gli ha ostentatamente voltato le spalle ad ogni apparizione pubblica. Non bisogna dirlo, perché non è politicamente corretto, ma forse non sono del tutto estranei a que-sta reazione di onore offeso i negoziati per la definizione di alcuni benefits nel contratto di lavoro da rinnovare.

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Tutto ciò detto, la sensazione che ho da tempo ed ho già espresso da questo spazio di comunicazio-ne è che de Blasio stia aspettando di vedere come si anima il campo delle candidature presidenziali democratiche e prima di tutto se Hillary Clinton decide di ripresentarsi. Se Hillary si candida, Bill il Sindaco non lo farà. Ma se Hillary si chiama fuori, de Blasio potrebbe fare la mossa che sta pianifi-cando e preparando con sottile eleganza e intelligente, sommessa, strategia, contando anche sul suo appoggio perché – ricordiamocelo – il giuramento di de Blasio all’atto del suo insediamento è stato amministrato proprio da Bill Clinton. E sarebbe ora che gli USA avessero, in alternativa, una Presi-dente donna oppure un Presidente italo-americano!

PD CITTADINI NEL MONDO Notiziario del Partito Democratico per gli italiani all’estero a cura dell’Ufficio PD Italiani nel mondo E-mail: [email protected]

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