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Pavimentazioni Naturali in Terra Stabilizzata Stabilsana STABILIZZANTE ECOLOGICO PER PAVIMENTAZIONI DRENANTI IN TERRA STRADE RURALI • PARCHEGGI PISTE CICLABILI PERCORSI IN PARCHI E GIARDINI CAMPI DA GOLF IMPIANTI SPORTIVI SITI ARCHEOLOGICI AREE GIOCHI LA STABILIZZAZIONE DEI TERRENI A BASE DI CEMENTO O CALCE, CONSENTE DI REALIZZARE PAVIMENTAZIONI DI VALENZA PAESAGGISTICA CON L’EFFETTO DELLA TERRA BATTUTA MANTENENDO IL COLORE DEL TERRENO DI PARTENZA, SENZA PRESENTARE GLI INCONVENIENTI TIPICI DI QUESTE PAVIMENTAZIONI Terreno naturale (1m 3 ) + STABILSANA (1 kg) + Cemento/Calce (kg 150) + Acqua (lt. 80/100)

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Pavimentazioni Naturali in Terra Stabilizzata

StabilsanaSTABILIZZANTE ECOLOGICO PER PAVIMENTAZIONI DRENANTI IN TERRA

• STRADE RURALI• PARCHEGGI• PISTE CICLABILI • PERCORSI IN PARCHI

E GIARDINI• CAMPI DA GOLF• IMPIANTI SPORTIVI• SITI ARCHEOLOGICI• AREE GIOCHI

LA STABILIZZAZIONE DEI TERRENI A BASE DI CEMENTO

O CALCE, CONSENTE DI REALIZZARE PAVIMENTAZIONI DI

VALENZA PAESAGGISTICA CON L’EFFETTO DELLA TERRA

BATTUTA MANTENENDO IL COLORE DEL TERRENO

DI PARTENZA, SENZA PRESENTARE GLI INCONVENIENTI

TIPICI DI QUESTE PAVIMENTAZIONI

Terreno naturale (1m3)

+ STABILSANA (1 kg)

+ Cemento/Calce (kg 150)

+ Acqua (lt. 80/100)

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Indice generale

Le pavimentazioni in terra pag. 2 - 3

Cos’è Stabilsana pag. 4 - 9

La realizzazione dell’opera pag. 10 - 15

Esempi di finitura superficiale pag. 18

Voci di capitolato pag. 19 - 20

Sequenze di applicazioni (esempi) pag. 21 - 25

Alcune realizzazioni pag. 26 - 27

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StabilsanaSTABILIZZANTE ECOLOGICO PER PAVIMENTAZIONI DRENANTI IN TERRA

Pavimentazioni Naturali in Terra Stabilizzata

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2 LE PAVIMENTAZIONI IN TERRA

La pavimentazione in terra è stata ed è di sicuro la prima, la più diffusa e più economica pavimentazione utiliz-zata fin da quando l’uomo ha avuto l’esigenza di transitare su superfici livellate per la sua attività, sia interne(capanne) che esterne (villaggi) di zone abitate, che per realizzare percorsi di collegamento fra zone utilizzate.

Questo perché la pavimentazione in terra è la più semplice da realizzare, anzi non risulta necessario decidere direalizzare la pavimentazione, basta transitare sempre nella stessa zona per ottenere un compattamento del ter-reno in sito e di conseguenza una migliore percorribilità dello stesso, per cui la nascita della “pavimentazione interra”.

Gli aspetti caratteristici delle “pavimentazioni in terra” risultano di conseguenza:• una superficie più resistente rispetto al terreno circostante;• minore cedevolezza della superficie al passaggio;• quasi totale assenza di vegetazione che non può crescere su un terreno asfittico

e con continui danni meccanici dovuti al passaggio;• nessuna necessità di materiali esterni al sito;• praticamente nessun costo di realizzazione.

Lo sviluppo delle attività umane e di conseguenza le esigenze di spostamento non solo pedonali, ha evidenzia-to una serie di inconvenienti che caratterizzano le pavimentazioni in terra in particolare le principali:• la formazione di fango in concomitanza agli eventi meteorici rende la pavimentazione non facilmente

percorribile ai mezzi su ruote; • la formazione di “ormaie” molto pronunziate in corrispondenza delle zone con transito concentrato; • l’erosione della pavimentazione dovuta alle acque di scorrimento superficiali;

In definitiva tutti gli inconvenienti nascono da un’unica problematica: uno scarso legame esistente tra i granulidi terra. Per risolvere queste e molteplici altre tipologie di problematiche, sono state messe a punto nel tempodiverse tipologie di pavimentazioni di cui, le odierne pavimentazioni in conglomerato bituminoso, risultano piùadeguate alle esigenze e velocità dei mezzi di trasporto moderni ed anche perché l’industria del petrolio, ha resodisponibile una enorme quantità di scarti pesanti a basso costo. Questa tipologia di pavimentazioni non è peròesente da una serie di inconvenienti quando gli interventi da realizzare risultano presentare una particolare valen-

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3 LE PAVIMENTAZIONI IN TERRA

za storica, paesaggistica o ambientale in cui le vecchie pavimentazioni in terra,caratteristiche dell’epoca o dei siti specifici, sono di gran lunga più coerenti. Alfine di migliorare le caratteristiche delle pavimentazioni in terra, mantenendo gliaspetti positivi ed eliminando quelli negativi, si è cercato di migliorare i legamitra i granuli del terreno, utilizzando dei leganti idraulici di cui i tradizionali risul-tano: il Cemento e la Calce. L’uso dei leganti idraulici, che ben si adatta ai nor-mali materiali da costruzione, nel caso del terreno presentano delle problema-tiche che tendono ad inficare la “bontà” del manufatto che si andrà a realizzarerelativamente ad alcuni aspetti particolari. I leganti idraulici per esplicare corret-tamente la loro funzione hanno necessità di “circondare, avvolgere” omogenea-mente il materiale da legare. Questo comporta la capacità di “distribuirsi” sututta la superficie per poi dar vita con la loro presa ad un complesso rigido. Conquesto tipo di leganti si ha quindi necessità, al fine di limitare il quantitativo dellegante utilizzato, di avere un materiale da legare che presenti una bassa super-ficie specifica (buona distribuzione granulometrica) e che risulti pulito per poteravere una buona adesione.

Nel passaggio dal consolidamento dei materiali inerti puliti (sabbia e pietrisco)al consolidamento del terreno, si verificano alcune differenze sostanziali, chegiocano un ruolo determinante nel risultato finale ottenuto:

1) la granulometria del materiale da consolidare; 2) la presenza di pellicole organiche che possono ricoprire i granuli.

Con riferimento alla granulometria, il passaggio dall’inerte al terreno comporta una variazione spropositata dellesuperfici; infatti, con la riduzione delle dimensioni ed il mantenimento dei volumi complessivi, le superficiaumentano in maniera esponenziale come si può rilevare dal grafico della figura seguente espresso in scala dop-pia logaritmica. L’incremento enorme delle superfici comporta di conseguenza, che l’azione dei leganti è prati-camente inficiata, realizzando un manufatto con caratteristiche molto scadenti. Al fine di risolvere questa tipolo-gia di problemi, è stato messo a punto un prodotto che consente di ottenere delle buone caratteristiche senzaincrementare la quantità dei leganti, che presenterebbero ulteriori inconvenienti.

Superficie specifica di 1 m3 di terreno al variare del diametro delle particelle

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4 COS’E’ STABILSANA

STABILSANA: STABILIZZANTE ECOLOGICO PER IL CONSOLIDA-MENTO DEI TERRENI E LA REALIZZAZIONE DI PAVIMENTAZIONIIN TERRA BATTUTA SENZA PROBLEMI.Il sistema “Stabilsana”, particolarmente adatto per la costruzione distradelli ecologici, trova frequente impiego anche nella realizzazio-ne di strade rurali, percorsi in parchi, giardini, campi di golf,impianti sportivi, siti archeologici, aree giochi, parcheggi, ecc.

In funzione della destinazione d’uso si tratta soltanto di modulare,di volta in volta, il rapporto fra i componenti principali: cemento (ocalce), materiale terroso, stabilizzante per terreni “Stabilsana” edacqua.

L’addizione di “Stabilsana” disciolto nell’acqua, in ragione di 1 kg diprodotto, per metro cubo d’impasto di conglomerato terroso, èfinalizzato all’omogeneizzazione della miscela terra/legante, alladistruzione delle pellicole organiche che circondano le particelle diterreno di risulta, nonché al miglioramento dell’efficienza e delleprestazioni del conglomerato naturale nel suo insieme.

CARATTERISTICHE FONDAMENTALI E FUNZIONALITÀ DELLOSTABILIZZANTE ECOLOGICO NATURALE “STABILSANA”.La prima precisazione da farsi è che “Stabilsana” non è un legantenell’accezione tecnica del termine, anche se dotato di non trascura-bili caratteristiche consolidanti. Nella stabilizzazione delle strade“Stabilsana” favorisce infatti l’azione del legante tradizionale che èil cemento o la calce. In questo contesto, l’uso di “Stabilsana” dasolo, con il materiale da consolidare, non potrà sortire alcun effet-

to significativo, data l’inesistenza di una specifica azione legante. Ove ci si riferisca invece all’effetto di“Stabilsana” su altri manufatti in terra, per esempio i “mattoni di fango”, si è constatato che “Stabilsana” è daconsiderarsi un eccezionale consolidante della terra cruda o cotta: i manufatti trattati risultano, dopo l’applica-zione, decisamente più compatti, coesivi e privi di pulverulenta, specie nella parte superficiale.

Le sue peculiari caratteristiche sono:1) è una miscela di sali inorganici esenti da tossicità e nocività, a base di silicati, fosfati

e carbonati di sodio e potassio; 2) è un prodotto in polvere fornito in sacchi da 25 kg o in secchi da 5 o 10 kg; 3) la miscela di sali che lo compongono risulta igroscopica per cui deve essere conservato sigillato

ed in luogo asciutto; 4) realizzata la soluzione questa dovrà essere impiegata il più presto possibile e mai oltre le 24 ore

dalla preparazione; 5) non comporta variazioni significative del colore originario del terreno da stabilizzare

(vedi più avanti le note sul dosaggio).

Nella sua modalità di funzionamento lo “Stabilsana” esplica alcune azioni particolari:a) Consente al legante (cemento o calce) di disperdersi e conseguentemente ricoprire con spessori più sottili del

normale, la grandissima superficie rappresentata dal materiale terroso da legare; b) I sali che lo compongono svolgono la funzione di neutralizzare le pellicole organiche presenti nel terreno che,

ove presenti in misura elevata, non consentirebbero una bagnabilità adeguata del terreno da parte del legante; c) Svolgendo queste due azioni si ha di conseguenza la riduzione al minimo del quantitativo di legante da

utilizzare per ottenere una idonea azione legante tra le particelle del terreno da stabilizzare;

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5 COS’E’ STABILSANA

d) Il basso quantitativo di legante e l’enorme superficie del materiale da consolidare, comporta che il legante ricoprirà le particelle di terreno con spessori molto piccoli e di conseguenza il materiale stabilizzato ottenutomanterrà il colore del materiale terroso di partenza, per cui dal punto di vista estetico il colore sarà esattamente quello ottenibile con una terra battuta tradizionale ma senza tutta una serie di inconvenienti, caratteristici della terra battuta.

TIPOLOGIA DEI MATERIALI TERROSI DA UTILIZZAREEssendo la tipologia dei terreni realmente quasi illimitata, l’individuazione del materiale idoneo può a prima vistapresentare delle difficoltà conseguenti all’abitudine di non lavorare con materiali di questo tipo.

Per chiarire meglio le specifiche del materiale terroso, risulta più semplice da spiegare e più facile puntualizza-re i materiali che non risultano idonei.

TIPOLOGIA DEI MATERIALI TERROSI DA NON UTILIZZARE:• Materiali puliti - con questa dizione sono da intendere tutti quei materiali che presentano una granulometriaelevata dal millimetro al centimetro (tipico degli inerti utilizzati per il calcestruzzo) che non consentirebbero disvolgere le tre funzioni fondamentali dello stabilizzante: a) consentire la dispersione su grandissime superfici caratteristiche dei materiali con granulometria limitata; b) distruzione delle pellicole organiche che nei materiali puliti e di cava in genere non sono presenti; c) il grosso spessore del legante in funzione della bassa superficie, consentirebbe al legante di colorare l’impa-sto quindi verrebbe meno anche l’aspetto estetico, si realizzerebbe un magrone vero e proprio con l’aspetto con-seguente.

N.B. Con i materiali puliti, quindi, l’effetto dello “Stabilsana” sarebbe in effetti nullo, in quanto lo stabilizzantenon avrebbe le adeguate condizioni per poter svolgere la sua azione.

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6 COS’E’ STABILSANA

• Materiali con alto contenuto d’argilla - con questa tipologia di materiali si riscontrano alcuni inconvenienti almomento della miscelazione soprattutto con attrezzature come le betoniere, messe a punto per miscelare mate-riali molto fluidi rispetto a quelli umidi come nel caso dei terreni da stabilizzare. In particolare i problemi deriva-no dalla formazione di agglomerati di materiali di forma sferica, delle dimensioni in genere di diversi centimetridi diametro, che sono bagnate solo superficialmente dal legante e dalla soluzione con lo stabilizzante. La stesu-ra e soprattutto la successiva rullatura, consente al materiale interno non trattato di fuoriuscire, avendo la carat-teristica e resistenza di un terreno rullato, senza alcun vantaggio ulteriore e con tutti gli inconvenienti di una terrabattuta in argilla.

• Materiali con altissimo contenuto di terreno vegetale - in questo caso il terreno verrebbe consolidato, ma pre-sentando un elevatissimo contenuto in sostanza organica con una bassissima granulometria, la conseguenzasarebbe l’elevata richiesta di stabilizzante oltre una colorazione scura o nera che solitamente non risulta grade-vole per la valenza visiva, inoltre le caratteristiche meccaniche rispetto a quelle che sono le aspettative per unapavimentazione in terra, non sarebbero delle migliori. La variabilità dei terreni, anche prelevati in zone limitrofe, darebbe vita a pavimentazioni a macchia di leopardo,data la non omogeneità del colore dei terreni.

I materiali terrosi da utilizzare quindi, oltre a non essere puliti, non devono presentare la caratteristica di essereeccessivamente ricchi di argilla e di terreno vegetale, dovranno essere ricercati tra i materiali presenti in cava, siaper avere una grande uniformità per tutta la partita, che per le caratteristiche intrinseche del materiale stesso.

Infatti, le qualità specifiche ottimali, tendono a riscontrarsi in quella parte di materiale estratto dopo lo scotica-mento del terreno vegetale superficiale e prima del materiale arido; in generale questa tipologia di materiale sisuole individuare con diverse dizioni in funzione delle diverse località, cappellaccio di cava, rifiuto di cava ecc..

In funzione del tipo di cava e quindi dei materiali estratti, questo può presentare una estrema variabilità sia comemateriali che come colorazione, per cui di conseguenza al fatto che lo stabilizzante Stabilsana praticamente noninfluisce sulla colorazione finale della pavimentazione, la determinazione a priori della colorazione della pavimen-tazione finale senza conoscere il colore del materiale di cava da utilizzare è impossibile.

La presenza di materiale inerte all’interno della pavimentazione, risulta ammissibile anzi auspicabile, per avereun minimo di “scheletro”, una presenza eccessiva è da evitare in quanto si ricadrebbe nella situazione di mate-riale pulito. Per voler dare un’indicazione anche molto pratica, del quantitativo possibile di materiale pulito, que-sto può oscillare tra un 20-25% di tutto il volume, la granulometria dell’inerte può essere molto varia, ma la gra-

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7 COS’E’ STABILSANA

nulometria maggiore non dovrebbe mai superare le dimensioni di 1/3 o 1/4 dello spessore della pavimentazio-ne finita, in modo da non presentare dei punti di discontinuità e dare problemi in fase di lavorazione.

In ogni caso, prima di procedere alla realizzazione della pavimentazione, si consiglia di procedere a dei test inscala ridotta (minitest), in modo da individuare il corretto dosaggio dei singoli componenti oltre la colorazionefinale. Nel caso di risultato soddisfacente è consigliabile, prima di passare alla realizzazione dell’opera, effettua-re un test a scala reale (qualche m3), in modo da poter verificare l’effetto finale a dimensioni reali, inoltre si dàla possibilità alle maestranze di acquistare esperienza sulla tipologia di lavorazione da realizzare.

Dalla verifica del risultato ottenuto e dalle sue prestazioni dopo un certo tempo di maturazione (10-15 giorni),l’impresa può ottenere l’approvazione definitiva da parte della direzione dei lavori, in modo da passare alla rea-lizzazione completa dell’opera avendo ben chiaro, sia l’impresa che la Direzione Lavori, i risultati finali ottenibili.

IL DOSAGGIOIl dosaggio ideale, è buona norma ricercarlo nel test a dimensione di laboratorio (mini test), in modo che risul-ti adattabile alle condizioni specifiche del terreno da utilizzare.

In ogni caso, in base all’esperienza acquisita, può essere indicato un dosaggio di base per una prima individua-zione di fattibilità della miscelazione, in particolare procedendo in ordine di quantità:

Se dai test si hanno indicazioni negative, in quanto le caratteristiche meccaniche risultano non soddisfacenti, uneccessivo incremento nel quantitativo di cemento risulta sconsigliabile, in quanto comporterebbe una serie diproblematiche (colorazione, lesioni da ritiro ecc.) che renderebbero non idonea la pavimentazione.

Per la quantità estremamente limitata di “Stabilsana” richiesta (circa 1/2000 in peso) è evidente come, anche inpresenza di caratteristiche coloranti, si potrebbe influire sul colore finale della pavimentazione; allo stesso modo,aumenti della quantità dello stabilizzante di oltre il 20% non compenserebbero eventuali caratteristiche scaden-ti del terreno di partenza.

(1) Come da definizione del capitolo precedente. (2) Per il cemento è consigliabile il tipo Portland; la calce dà tempi di consolidamento più lunghi e tende in funzione

del tipo di terreno a schiarirne il colore. (3) Il materiale terroso deve presentare una consistenza umida, per cui il contenuto di acqua da utilizzare dipenderà

molto dall’umidità di partenza, arrivando per terreni molto umidi (dopo una pioggia) a non poter essere lavorato; per acqua complessiva è da intendersi quella necessaria all’impasto comprendente anche quella utilizzata per la solubilizzazione dello “Stabilsana”.

(4) Lo “Stabilsana” deve essere solubilizzato in almeno 30 litri d’acqua, meglio se solubilizzato in tutto il quantitativod’acqua necessario.

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8 COS’E’ STABILSANA

MODALITÀ DELLA PREPARAZIONE DELLA SOLUZIONE DI“STABILSANA”

In generale, come già visto in precedenza, il dosaggio stan-dard risulta di 1 kg di “Stabilsana” per ogni m3 di pavimen-tazione da realizzare, salvo diverse indicazioni da partedella direzione lavori o derivanti dai test realizzati.

La quantità minima di acqua in cui sciogliere 1 kg di“Stabilsana” è di 30 litri; con questo dosaggio si realizza lacompleta solubilizzazione in pochi minuti dopo idoneamiscelazione, anche manuale, della polvere.

L’acqua da usare per la solubilizzazione dello “Stabilsana”,e per l’impasto, dovrà essere esente da impurità dannosequali acidi, alcali e qualsiasi altra sostanza nociva alla nor-male presa del cemento, in particolare oli ed idrocarburi.

N.B. La quantità di 30 litri indicata è quella minimanecessaria per sciogliere il prodotto, ma non è determi-nante al fine dell’ottenimento dell’umidità ottimale del-l’impasto.

La dispersione della soluzione acqua-stabilizzante nell’im-pasto, dovrà essere realizzata nel modo più uniforme pos-sibile, onde evitare un’insufficienza di catalizzatore in alcu-ne zone di terreno da trattare. A questo riguardo, avendoindividuato il quantitativo complessivo d’acqua d’impasto,è consigliabile e molto pratico diluire lo “Stabilsana” intutto l’intero quantitativo d’acqua necessaria all’impasto, inmodo da avere la massima dispersione dello stabilizzantenel materiale impastato con l’aggiunta di tutta l’acquanecessaria (circa 80-100 lt).

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9 COS’E’ STABILSANA

GLI SPESSORI E LA PREPARAZIONE DEL PIANO DI POSA

Gli spessori della pavimentazione da realizzare sono direttamente dipendenti dall’uso che se ne deve fare; ingenerale gli spessori consigliabili sono quelli riportati nella tabella seguente.

N.B. Nel caso di grandi superfici, come parcheggi o piazzali, èbuona norma che la pavimentazione si realizzi con uno spessoremaggiore di quello che sarebbe necessario in un manufatto in cuirisulta preponderante una sola dimensione.

E’ evidente che qualsiasi sia l’applicazione da realizzare non si puòprescindere che il sottofondo risulti adeguatamente stabile edopportunamente preparato; di conseguenza prima di passare allastesura della pavimentazione bisogna quantomeno garantirsi di:

• realizzare un livellamento/regolarizzazione, della superficie diposa, ottenibile in maniera adeguata con una macchina operatrice(pala caricatrice/ruspa) che asporti il materiale in eccesso ripor-tandolo in eventuali zone dove risulti mancante;

• compattazione del piano di posa tramite rullo tradizionale;

• il terreno di sottofondo deve risultare stabile a prescindere dallapavimentazione da realizzare, infatti, la realizzazione di uno spes-sore “rigido” migliora la distribuzione dei carichi, ma non può dicerto supplire ad un sottofondo con bassa portanza, per cui se siè in questa condizione, si può procedere con interventi classiciper le pavimentazioni tradizionali;

• se il sottofondo si presenta stabile e discretamente livellato èpossibile realizzare la pavimentazione in terra stabilizzata diretta-mente sul sottofondo senza realizzare alcun intervento;

• ancora, come nel caso di pavimentazioni tradizionali, è correttoche siano risolti a priori gli eventuali problemi di regimentazionedelle acque di scorrimento superficiali e d’infiltrazione, chepotrebbero interferire con la pavimentazione in terra stabilizzatada realizzare.

Spessore consigliato in centimetri:

A = carrabile leggero (pedonale)B = carrabile medio (auto)C = carrabile pesante (autocarri)

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VERIFICA DEL GIUSTO GRADO D’UMIDITÀ DELL’IMPASTODopo aver realizzato la miscelazione, con i componenti previsti nel giusto dosaggio ed avereatteso un tempo sufficiente per consentire una corretta miscelazione, si può procedere allastesura del conglomerato terroso dopo aver verificato che il grado di umidità dell’impastorisulti quello ottimale.

Questa verifica in cantiere può essere realizzata con una prova tanto empirica quanto effi-cace per la disponibilità di attrezzature in cantiere: l’occhio dell’operatore.

Per procedere si fa fuoriuscire dalla macchina operatrice, con cui è stata realizzata la misce-lazione, del materiale con normale granulometria in modo che possa essere pressato nellamano asciutta di un operatore. All’apertura della mano si deve verificare la condizione cheil palmo dell’operatore deve risultare bagnato non in maniera continua, ma a macchie (vedifoto); questa semplice indicazione è sintomo che il grado di umidità risulta quello giusto.

Una mano completamente asciutta, indica che l’umidità è insufficiente e per questo motivoè necessario che sia aggiunta altra acqua, avendo l’accortezza di rimescolare opportuna-mente per ottenere la migliore distribuzione possibile. Dopo un adeguato periodo di misce-lazione ripetere il test per verificare se si è raggiunto il giusto grado di umidità. Un valore diumidità più basso del richiesto, non consentirebbe la presa del legante inficiando quindi labontà di tutto il lavoro.

Di contro una mano bagnata con continuità è indice di eccessiva presenza d’acqua, questasituazione risulta non idonea, per procedere ad un’immediata rullatura, inoltre il terreno ade-rirebbe alla ruota del rullo dando vita ad una finitura superficiale scadente.

La soluzione in questo caso risulta molto semplice: stendere il materiale ed aspettare che laparte superficiale si asciughi in modo da raggiungere il giusto grado di umidità. Se risultaimportante il grado di umidità dell’impasto, non bisogna trascurare l’umidità del sottofon-do, che può giocare brutti scherzi anche con un impasto perfetto.

Realizzando la lavorazione nei periodi asciutti e caldi, la temperatura del sottofondo può rag-giungere valori non indifferenti con un tasso di umidità bassissimo, perciò la stesa di unmateriale umido, su un sottofondo caldo e secco, consente a questo di sottrarre acquaall’impasto che viene immediatamente essiccato o ”bruciato”.

La scomparsa dell’acqua dalla parte bassa della pavimentazione, comporta di conseguenzal’impossibilità della presa del legante, che si ritrova a non avere più il giusto grado di umi-dità, in pratica si realizza una pavimentazione con uno spessore nettamente inferiore.Inoltre, il sottofondo influisce anche sulla parte superiore della pavimentazione in quanto,se la parte inferiore della pavimentazione è asciutta o quasi, tende a sottrarre parte dell’u-midità anche alla zona superiore con tutti i problemi conseguenti.

Per ovviare a questo grave inconveniente, si può procedere semplicemente alla bagnaturadel sottofondo poco tempo prima di procedere alla stesa. Se la bagnatura si effettua la mat-tina e il conglomerato terroso si stende il pomeriggio o dopo alcune ore, essa risulta prati-camente inutile, in quanto con materiali di sottofondo praticamente aridi, con elevata per-meabilità e temperature elevate, l’umidità viene persa nell’arco di poco tempo. Il tentativo dirisparmiare sull’acqua per bagnare il sottofondo risulta sempre un pessimo affare per l’im-presa esecutrice.

1) Come non deve esserel'impasto; troppa argilla etroppa acqua lo rendono colloso e non stendibile.

2) Se dopo che la terra èstata stretta tra le mani haquesto aspetto vuol direche è troppo argillosa.

3) Corretta consistenza del-l’impasto a terra umida.

4) Come deve risultare lamano dopo che si è lasciatocadere l'impasto: legger-mente umida.

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10 LA REALIZZAZIONE DELL’OPERA

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REALIZZAZIONE DELL’OPERAPer l’esecuzione dell’opera sono necessarie delle attrezzature che possono essere diverse in funzione delledimensioni dell’opera da realizzare, in particolare devono soddisfare all’esigenza di:

• CARICAMENTO DEI MATERIALI • MISCELAZIONE CON BASSO TASSO DI UMIDITÀ • DISTRIBUZIONE DEL MATERIALE • COMPATTAZIONE CON BUONA EFFICIENZA • CURA PER LA STAGIONATURA

PICCOLISSIMI E PICCOLI LAVORIPer questa tipologia di lavori possono essere utilizzate le attrezzature classi-che per il confezionamento del calcestruzzo: betoniere a bicchiere e betoniereautocaricanti, in particolare queste ultime consentono di realizzare le prime treoperazioni con una sola attrezzatura, inoltre potendosi spostare permettonoanche il trasferimento del materiale per distanze accettabili.

Questi tipi di attrezzature sono state messe a punto per la lavorazione di mate-riali molto fluidi, quindi il loro impiego, per miscele con basso contenuto diumidità, origina qualche difficoltà operativa che si può riscontrare in una scar-sa miscelazione ed omogeneizzazione dei materiali.

La scarsa o nessuna miscelazione della massa si realizza a causa di due fattori:a) il numero di giri del miscelatore; b) l’inclinazione del recipiente in cui avviene la miscelazione. Entrambi questi fattori consentono ad un materiale, molto poco fluido, di man-tenersi aderente alle pareti a causa della forza centrifuga, evitando di fatto lamiscelazione.

Per ovviare a questi tipi d’inconvenienti risulta necessario adottare tre sempli-ci accorgimenti, in particolare:• fare andare al minimo numero di giri il miscelatore;• disporre il miscelatore con la minima inclinazione possibile;• caricare il miscelatore con un volume di materiali non oltre il 50% di quelloutilizzato per il confezionamento del calcestruzzo.

In tal modo, il materiale umido può cadere dall’alto sul materiale sottostante realizzando una buona miscelazio-ne in tempi limitati. Il non soddisfacimento, anche di una sola di queste condizioni, non consentirebbe di averei tempi giusti di “caduta”, quindi il materiale, anche se tenuto per tempi molto lunghi all’interno del miscelatore,non realizzerebbe MAI la miscelazione corretta.

11 LA REALIZZAZIONE DELL’OPERA

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Per favorire una migliore miscelazione dei materiali con questa tipologia d’attrezzatura è conveniente, dal puntodi vista pratico, adottare un semplice accorgimento in fase di caricamento.

Si può procedere, infatti, al caricamento dei materiali in modo parziale anche se senza soluzioni di continuità:1/2 del terreno necessario; 1/2 del cemento; 1/2 del quantitativo dell’acqua contenente 1/2 dello stabilizzante daversare il più possibile distribuito nella massa. Dopo pochi giri tornare ad aggiungere il materiale mancante nello stesso ordine.

Se alla fine sarà necessario aumentare il contenuto di umidità dell’impasto, questo potrà essere integrato aggiun-gendo solo dell’acqua sempre con l’accortezza di immettere l’acqua non in maniera concentrata.

Ottenuto l’impasto col giusto grado d’umidità, si può passare allo svuotamento e stesura del materiale, in gene-re manuale per questa tipologia di lavori, con il livellamento tramite semplice rastrello o staggia o piccola vibro-finitrice.

LAVORI MEDI E GRANDIPer lavori di dimensioni maggiori di qualche centinaio di metri quadri, èconveniente ricorrere ad impianti di miscelazione d’altro tipo, più idoneiper la miscelazione di materiali con limitato contenuto di umidità.

In genere per medi lavori si possono utilizzare il tipo di miscelatori impie-gati per la produzione di manufatti in cemento pressovibrati, l’attrezzatu-ra ideale risulta quella idonea per la realizzazione dei misti cementati cioèi miscelatori.

Questi sono in grado di confezionare grandi volumi di miscela in tempimolto limitati e con un’elevata efficienza di lavorazione. Essendo entram-be le attrezzature di dimensioni ed organizzazione tale che sono difficil-mente trasportabili sul posto di esecuzione, risulta necessario organizza-re il trasporto del materiale miscelato con motrici.

Per queste tipologie di dimensioni è conveniente realizzare la stesura conil mezzo meccanico che solitamente si usa per le pavimentazioni in conglomerato bituminoso: la vibrofinitrice.Questa consente direttamente in una sola passata di stendere lo spessore richiesto e di conseguenza il “consu-mo del materiale” risulta veramente notevole ed idoneo ad un rifornimento continuo anche con mezzi di grandidimensioni (motrici).Questo permette che il costo del trasporto risulti accettabile anche su medie distanze dando quindi la possibili-tà di utilizzare impianti di miscelazione fissi, che presentano anche buone rese di lavorazione. Essendo il mate-riale da stendere a basso contenuto d’umidità, la vibrofinitrice, al contrario di quanto in genere avviene per altrelavorazioni, alla fine si presenta perfettamente pulita e lucida a causa dell’abrasione del materiale che pratica-mente non riesce a sporcare le superfici metalliche.

12 LA REALIZZAZIONE DELL’OPERA

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LA RULLATURAAl fine di realizzare un manufatto con le adeguate e desiderate caratteri-stiche progettuali, sia il calcestruzzo che il conglomerato bituminosonecessitano, dopo la posa, di azioni e operazioni tali da consentire l’inti-mo avvicinamento delle particelle dei vari componenti del conglomerato,in modo tale che il legante abbia la possibilità di agire, senza che il manu-fatto presenti dei vuoti al suo interno. Per il calcestruzzo questo è ottenu-to ricorrendo sia all’uso dei fluidificanti, per minimizzare il contenuto diacqua d’impasto, che alla vibrazione per eliminare l’aria inglobata, otte-nendo un più completo ed omogeneo riempimento delle casseforme. Peril conglomerato bituminoso, che è molto viscoso, si ricorre alla rullatura,che ha il compito di avvicinare le particelle e consentire al legante di cir-condare adeguatamente gli inerti, senza sprecare troppo legante.Analogamente per le pavimentazioni in terra, che presentano un compor-tamento molto simile alle pavimentazioni bituminose, il trattamento dopola stesura risulta identico: si ricorre alla rullatura. Questa lavorazione rea-lizza l’espulsione dell’aria inglobata nella stesura, realizzando l’intimo con-tatto tra le particelle e consentendo alla poca acqua d’impasto di venire“spremuta” fuori dalla rullatura, ed al legante di esplicare la sua azione trale particelle.

Il momento giusto per realizzare la rullatura è quando la ruota del rullorisulta macchiata da tracce di umidità, che formano sulla sua superficiedelle macchie discontinue; questa situazione consente al rullo di nonavere aderenza col materiale della pavimentazione per cui la lavorazionesi svolge senza inconvenienti. La bagnatura quasi omogenea o più dellaruota del rullo, realizza il distacco della parte superficiale della pavimen-tazione, con la perdita di planarità della stessa e necessità d’interventi perovviare agli inconvenienti. In questo caso è consigliabile attendere, inmodo da consentire l’asciugatura della parte superficiale della pavimenta-zione; i tempi d’attesa possono variare da pochi minuti ad alcune decine,in funzione delle condizioni climatiche locali. Generalmente, in funzionedello spessore della pavimentazione da realizzare, la rullatura viene realiz-

zata con un numero di passaggi che variano da un minimo di 4 ad un massimo di 7. Il numero dei passaggi peri vari spessori delle pavimentazioni è riportato nella tabella seguente, i valori risultano orientativi in quanto lecaratteristiche dei terreni utilizzati sono così variabili che a priori, senza aver realizzato il test a scala reale, risul-ta difficile riuscire a dare stime precise in tal senso.

Numero di passaggi indicativi del rullo in funzione dello spessore della pavimentazione

13 LA REALIZZAZIONE DELL’OPERA

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La procedura di lavorazione consiste in un primo passaggio,senza azione vibrante, che consente la regolarizzazione dellapavimentazione evidenziando l’eventuale necessità di ripristini,che possono essere dovuti a piccoli avvallamenti, presenza dinidi di ghiaia, solchi per trascinamento di eventuali materiali aridiecc.. Gli eventuali interventi di ripristino possono essere condot-ti con le stesse tecniche utilizzate per le pavimentazioni bitumi-nose. Dopo gli eventuali interventi di ripristino, si può passare aduno o due passaggi di tipo vibrante ottenendo il massimo abbas-samento dello spessore della pavimentazione.

Dopo i passaggi vibranti è buona norma procedere ad una seriedi passaggi non vibranti, in modo da sistemare definitivamente lapavimentazione senza disturbare quanto già fatto. Risulta eviden-te che la pavimentazione con la rullatura si è solamente compat-tata, ma non consolidata, in quanto il legante deve ancora comin-ciare a fare presa, per cui è consigliabile che le operazioni di rul-latura siano condotte in modo tale che il rullo non abbia a realiz-zare sterzate sulla pavimentazione, ma quanto più possibile abbiaun movimento di tipo lineare (avanti/indietro).Al fine di ottenere il massimo dall’operazione di rullatura, ènecessario che la pavimentazione sia confinata in modo che aibordi non siano possibili cedimenti verso la zona esterna, cheporterebbero alla formazione di lesioni parallele alla direzione dirullatura, con la perdita di continuità della pavimentazione. La pavimentazione quindi dovrà essere contenuta fra, muretti,cordoli, cunette, o al limite anche dello stesso terreno in modoche la pavimentazione sia incassata; questa situazione evitereb-be anche i danni sui bordi, nel caso che lo spessore di terrenostabilizzato risulti soprelevato rispetto ai materiali circostanti.A causa del materiale sciolto della pavimentazione, sono da evi-tare interventi che prevedano la rullatura in condizioni d’elevatapendenza dove, su questo tipo di materiale, il rullo non avrebbeadeguato attrito e con la vibrazione tenderebbe a spostare ilmateriale “affossando” in esso.

In ogni caso l’eccessiva o repentina variazione di pendenza dellastrada può essere resa più resistente all’attrito meccanico tramitel’aggiunta al conglomerato di terra, delle fibre in polipropilene“Fortatech-Fibre Ecomix 190 di Azichem srl” armanti e antifessu-rative in ragione di 750 grammi/m3 (n. 1 sacchetto). Si sconsiglial’uso di reti elettrosaldate in quanto troppo rigide e non collaboran-ti con la terra stabilizzata. Alla fine delle operazioni di rullatura perle pause lavorative, il rullo dovrà scendere dalla pavimentazione.All’uopo si originerà una zona di raccordo tra la quota della pavi-mentazione e il sottofondo. Queste zone di raccordo, se mante-nute nel proseguo dei lavori, provocherebbero alla pavimentazio-ne stessa una serie di inconvenienti facili da immaginare; di con-seguenza è necessario che le stesse vengano rimosse, proceden-do all’asportazione di tutto il materiale costituente il raccordo, inmodo tale che risulti una interruzione netta, dove potrà affiancar-

Direzione della rullatura (avanti e indietro)

Tipi di contenimento della pavimentazionein terra stabilizzata

1) Schema dello scivolo per portare via il mezzo a fine giornata

2) Schema del taglio ad inizio dello scivolo3) Taglio completato e pronto all’innesto del nuovo tratto

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14 LA REALIZZAZIONE DELL’OPERA

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si il nuovo tratto della pavimentazione avente lo stesso spessore. La pavimentazione in terra stabilizzata, presen-tando un basso contenuto di legante, non si presenta eccessivamente rigida, quindi di conseguenza non neces-sità di giunti di dilatazione, semplificando la lavorazione rispetto ad una pavimentazione classica in calcestruz-zo. In definitiva, la pavimentazione in terra stabilizzata, dovrà essere lavorata come le pavimentazioni bitumino-se, anche se successivamente, dovrà essere curata come una pavimentazione in calcestruzzo.

MATURAZIONE E CURA DELLA PAVIMENTAZIONEAvendo la pavimentazione come legante il cemento, dopo la rulla-tura la stessa dovrà essere curata come una pavimentazione diquesto tipo, quindi: • dopo le operazioni di rullatura, la pavimentazione dovrà avere iltempo necessario per far presa. A tal fine non dovrà essere solle-citata o percorsa per almeno 4 - 5 giorni; • per la presa è necessario che sia presente un minimo contenutod’acqua, quindi se le condizioni ambientali/climatiche sono tali darealizzare una veloce asciugatura superficiale bloccando, di fatto,

le reazioni di presa, è necessario bagnare la superficie per mantenere il giusto grado di umidità. L’indice dellaperdita eccessiva di umidità può rilevarsi visivamente dallo schiarimento della pavimentazione e manualmentedallo spolvero della stessa ottenuto dal passaggio della mano. Per evitare bagnature continue quando le condi-zioni risultano non ottimali si può ricorrere, dopo la bagnatura, alla copertura con un opportuno telo protettivoche consentirà di mantenere l’umidità voluta;

• se la pavimentazione è realizzata durante il periodo invernale sipuò presentare il problema opposto; eventi piovosi subito dopo larealizzazione possono “martellinare” la superficie alterandone lafinitura. Lo scorrimento delle acque, su una pavimentazione chenon ha ancora fatto presa, provocherebbe i classici segni dell’e-rosione superficiale. Anche in questo caso risulta consigliabile laposa, sopra la pavimentazione appena realizzata, di un opportunotelo protettivo per evitare i possibili inconvenienti. (vedi disegno a lato)

NB: L’azione dei sali componenti di “Stabilsana” è anche quella di“porizzare” le particelle di argilla presenti nel conglomerato e ren-dere così la pavimentazione sufficientemente drenante; basti pen-sare all’effetto corrosivo che ha il sale sulla pelle. Il connubio trabuona drenabilità e costruzione di pendenze adeguate allo scorri-mento delle acque superficiali, danno vita ad un conglomeratoresistente ai cicli di gelo/disgelo.

Nella strada in terra stabilizzata l’acqua non viene trattenuta inquanto drenata velocemente e quindi impossibilitata ad avere iltempo di ghiacciare ed espandere il suo volume, con conseguen-ti danni alla pavimentazione. In ogni caso, il giusto comporta-mento da adottare per una pavimentazione in terra stabilizzatadeve fare riferimento alle pavimentazioni in terra, quindi sarà curadel progettista evitare, come con qualsiasi pavimentazione tradi-zionale, che non siano presenti su di essa acque di scorrimentosuperficiali per tempi molto lunghi. È necessario quindi che sia leacque ricadenti sulla pavimentazione che quelle provenienti dallezone limitrofe, siano velocemente ed opportunamente regimenta-re con adeguati manufatti.

Per non compromettere la corretta stagionatura dellapavimentazione è opportuno proteggerla dagli eventiatmosferici con un telo in polietilene, da usare nel perio-do invernale, o un tessuto-non tessuto bagnato, da usarenel periodo estivo.

Particolare della “schiena d’asino” stradale e cunette laterali per la regimentazione delle acque superficiali di scorrimento

15 LA REALIZZAZIONE DELL’OPERA

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18 ESEMPI DI FINITURA SUPERFICIALE

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19 VOCE DI CAPITOLATO

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20 VOCE DI CAPITOLATO

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21 SEQUENZE DI APPLICAZIONI (ESEMPI)

TIPOLOGIA 1 (mescolando l’impasto con betoniera autocaricante)

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1) Misto utilizzato.

2) La betoniera da 2 metri cubiviene caricata in due volte.

3) Secondo caricamento.

4) Scaricamento del misto ottenuto.

5) La pavimentazione è contenuta con tavole di legno da 10 cm.

6) Stesura manuale del conglomerato.

7) Altra fase di stesura del conglomerato.

8) Particolare del contenimento.

9) Le assi di legno delimitano la pavimentazione in terra che verrà accostata con del prato verde.

10) Una vista da lontano(si noti la pendenza).

11) Rullatura a fasce lineari.

12) Rullatura fase 2.

13) Lo stradello è inserito in un contesto naturalistico protetto.

14) Fase di stesura a mano.

15) Rullatura e stesura insieme.

16) Finiture vicino al muro.

17) Se il rullo è molto leggero può, in questo caso, sostare sulla pavimentazione appena stesa.

18) Visione diurna del lavoro finito.

19) Visione dal cancello d’ingresso.

20) Visione notturna.

21) Visione notturna da altra angolazione.

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22 SEQUENZE DI APPLICAZIONI (ESEMPI)

TIPOLOGIA 2 (mescolando l’impasto con pala mescolatrice)1) Scioglimento di Stabilsana in 30

litri di acqua pulita.

2) La pala mescolatrice è stata caricata con parte della terra e dello stabilizzato occorrente.

3) Versamento del cemento necessario alla cubatura dell’impasto.

4) Premescolazione a secco del conglomerato terroso.

5) Aggiunta della parte di terra e stabilizzato mancanti.

6) Versamento della soluzione di Stabilsana (come al punto 1) sul conglomerato.

7) Fine del versamento della soluzione di Stabilsana (come al punto 1) sul conglomerato.

8) Versamento dell’acqua necessaria all’impasto (circa 80-100 lt/mc).

9) Fine del versamento dell’acqua necessaria all’impasto (circa 80-100 lt/mc). Chiusura del “tappo” del mescolatore e inizio della miscelazione per alcuni minuti. Versamento del conglomerato terroso pronto alla stesura, nella motrice ribaltabile.

10) Versamento del conglomerato terroso pronto dalla motrice ribaltabile alla vibrofinitrice.

11) Approntamento nella zona di scarico del conglomerato terroso.

12) Versamento del conglomerato terroso.

13) Aggiustamento con attrezzatura manuale del conglomerato terroso alla quota di pavimento finito.

14) Aggiustamento con attrezzatura manuale del conglomerato terroso alla quota di pavimento finito.

15) Stesura del conglomerato terroso con vibrofinitrice.

16) Compattatura della superficie vibrofinita con rullo compressore.

17) Pavimentazione finita.

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TIPOLOGIA 3 (mescolando l’impasto sul posto con escavatore)

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1) Misto utilizzato.

2) Aggiunta del cemento.

3) Stabilsana.

4) Soluzione di Stabilsana in acqua contenuta in recipienti.

5) Fase di impasto a terra con ruspe.

6) Fase di miscelazione della terra con il cemento.

7) Predisposizione della pompa aspirante.

8) Bagnatura con acqua e stabilsana a pompe incrociate.

9) Misto ottenuto.

10) Ulteriore bagnatura.

11) Caricamento del misto stabilizzato sui camion tramite ruspe.

12) Sottofondo stradale rullato.

13) I camion scaricano il misto nella vibrofinitrice.

14) Particolare del misto versato nella vibrofinitrice.

15) Passaggio della vibrofinitrice che crea già lo spessore di 10 cm.

16) Rullatura con rullo ferro-ferro da 75 quintali.

17) Altro particolare del passaggio della vibrofinitrice.

18) Altro particolare della rullatura.

19) Particolare relativo a come deve rimanere il rullo.

20) Particolare della finitura e del colore della strada.

21) Strada finita.

23 SEQUENZE DI APPLICAZIONI (ESEMPI)

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24 SEQUENZE DI APPLICAZIONI (ESEMPI)

TIPOLOGIA 4 (mescolando l’impasto con autobetoniera all’impianto)

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1) Preparazione del fondo stradale con contenimento di cordolatura in cls.

2) Tipo di misto di cava sporco utilizzato.

3) Emulsione acqua-Stabilsana.

4) Scioglimento dell’emulsione acqua-Stabilsana in acqua pulita.

5) Collegamento del contenitore con l’acqua stabilizzata alla bocca dell’impianto di cls tramite pompa ad immersione.

6) Particolare dell’entrata del tubo nell’impianto di cls.

7) Mescola del misto e trasporto su automezzi tramite pala meccanica.

8) Bagnatura nel misto stabilizzato prima del carico su automezzi perchè non perda l’umidità superficiale durante il trasporto.

9) Il camion scarica il misto stabilizzato nella vibrofinitrice.

10) La vibrofinitrice stende perfettamente il misto dando il giusto spessore.

11) Gli operatori regolarizzano i bordi dello stradello dove non arriva la vibrofinitrice.

12) Altro particolare del controllo dellospessore del conglomerato.

13) Altro particolare della stesura.

14) Rullatura della superficie con rullo ferro-ferro da 75 quintali.

15) Particolare di come deve apparire il rullo dopo la rullatura; pulito con qualche goccia d’acqua.

16) Rullatura nel tratto in salita.

17) Taglio della strada a fine serata perriattacco in aderenza il giorno successivo.

18) Impresario e direttore lavori a passeggio sullo stradello.

19) Strada finita.

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25 SEQUENZE DI APPLICAZIONI (ESEMPI)

TIPOLOGIA 5 (sfruttando il materiale del posto mediante fresa mescolatrice)1) Particolare della fresa

mescolatrice.

2) Inizio della fresatura della massicciata esistente.

3) Avanzamento della fresatura della massicciata esistente.

4) Massicciata fresata pronta ad essere livellata con il Greder.

5) Inizio del livellamento.

6) Fase di livellamento.

7) Fase di livellamento.

8) Massicciata fresata e livellata.

9) Spargimento della quantità di cemento necessaria con attrezzatura spandi polvere.

10) Fase dello spargimento del cemento necessario.

11) Inizio della rifresatura e contemporanea mescolatura del materiale fresato ricoperto del cemento necessario.

12) Particolare della irrorazione della soluzione di Stabilsana e acqua (rapporto 1:100 circa).

13) Particolare della massicciata bagnata dalla soluzione.

14) Fase di avanzamento della rifresatura e mescolatura.

15) Compattatura della superficie vibrofinita con rullo compressore.

16) Particolare della compattatura con rullo.

17) Bagnatura della superficie finita per alcuni giorni.

18) Pavimentazione finita.

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26 ALCUNE REALIZZAZIONI

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27 ALCUNE REALIZZAZIONI

1) Piazzetta Frà Ignazio da Laconi Laconi (Nuoro)

2) Strada Burcei (Cagliari)

3) Strada Gesico (Cagliari)

4) Strada Gesturi (Cagliari)

5) Bosco e paludi di RauccioOasi WWF (Lecce)

6) Strada Parco di Sassari (Sassari)

7) Strada Sadali (Nuoro)

8) Strada Sant’Andrea Frius (Cagliari)

9) Strada Siliqua (Carbonia - Iglesias)

10) Scavi archeologici di CumaPozzuoli (Napoli)

11) Strada Tiana (Nuoro)

12) Stradello “stadio I Pini” (Sassari)

13) Stradello Peschiera Tortoli (Nuoro)

14) Val Vigezzo (Verbania)

15) Scuole Elementari Rizza di Villafranca (Verona)

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© Copyright by Azichem srl - Maggio 2009Proprietà letteraria e artistica riservata - Riproduzione anche parziale vietata

Ulteriori documentazioni sull’argomento sono disponibili nel nostro sito

www.azichem.it

Per il prezioso contributo allo studio, l’ideazione e la realizzazione della presente brochure,

Azichem esprime un particolare ed affettuoso ringraziamento

all’Illustre Ing. Ignazio Balsamo (www.ntanet.it)

e alla carissima Manuela Statzu (www.rimarcoop.it)

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Foto di copertina: STRADA TIANA

Impresa costruttrice: M.F. Costruzioni edili di Michele Fabiano Mulvoni & C. s.a.s.

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Azichem srl - Via G.Gentile, 16/A - 46044 Goito (MN) ItalyPhone +39 0376.604185 / +39 0376.604365 - Fax +39 0376.604398

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