I Quadridi un’esposizionedi Modest Petrovič Mussorgskij

e la storia della salvezzaLectio divina ed esecuzione

di un capolavoro della storia della musica

Simone Pedronipianista

Novara, Cinema-Teatro Sacro Cuore5 maggio 2014

Quadri di un’esposizionedi Modest Petrovič Mussorgskij

Programma dell’opera

1. Passeggiata.

2. Gnomus.

3. Passeggiata.

4. Il vecchio castello.

5. Passeggiata.

6. Tuileries.

7. Bydlo.

8. Passeggiata.

9. Balletto dei pulcini nei loro gusci.

10. Samuel Goldenberg e Schmuyle.

11. Passeggiata.

12. Limoges. La piazza del mercato.

13. Catacombæ (Sepulcrum Romanum).

14. Cum mortuis in lingua mortua.

15. La capanna su zampe di gallina (Baba-Yaga).

16. La porta dei Bogatyr (a Kiev, l’antica capitale).

Un’interpretazione simbolica e spiritualeÈ l’opera più eseguita di Mussorgksij, che sarebbe stata scritta nel 1874 – narrano i manuali di storia della musica – sulle impressioni dalla sua visita a una mostra che raccoglieva le opere dell’amico Viktor Hartmann, recentemente scomparso. I Quadri di un’esposizione sono in realtà, secondo Pedroni, un’opera di alto valore simbolico e spirituale, in cui l’artista ha voluto narrare in musica lo svolgersi storico del rapporto d’amore tra Dio e l’uomo: la creazione, il peccato, l’incarnazione, la redenzione e il ritorno finale di Cristo giudice. È quanto il pianista spiega al pubblico in un momento didattico nella prima parte del concerto, illustrando, con l’aiuto di immagini e di citazioni musicali, la genesi, dell’opera, la sua struttura e le caratteristiche del suo “linguaggio”. Segue quindi l’esecuzione integrale dei Quadri, che risuonano arricchiti dei nuovi significati spirituali.

Simone Pedroni: col pianoforte sui sentieri dello spirito«Simone Pedroni… è dotato di gusto e personalità assolutamente originali. La sua fisionomia interpretativa è marcatamente personale, vivacemente comunicativa, poeticamente sensibile. Ogni suono, ogni frase, ogni armonia sono ricondotti da Pedroni ad una unità primigenia che regola lo scorrere musicale…» (New York Times, 1993). Significativa la presenza nel suo repertorio dei Quadri di un’esposizione, «opera di una difficoltà tecnica eccezionale, ma che chiede anche costanti cambiamenti di atmosfera da un pezzo all’altro. Simone Pedroni supera brillantemente queste due difficoltà e dà di questo monumento pianistico e musicale una versione tutta di profondità, di eroismo, di robustezza e di sensibilità, di spirito. Il piano suona come un organo, come un carillon, come un’orchestra, i disegni e gli acquerelli di Hartmann rivivono così, ma trasfigurati, sublimati per così dire… fino all’apoteosi, quella Grande porta di Kiev, così tipicamente russa, con il suo corale ortodosso, quei suoni di campane, il suo lato contemporaneamente religioso ed epico: un grande, solenne affresco». (Nice Matin, 1994).