Parte III La tv degli anni ’80. Anni '80 - 1 - La TV degli anni...Un nuovo sistema: alle origini...

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Corso di Industria culturale e media studies – Laboratorio di analisi dei prodotti culturali Anno accademico 2016/2017 Tv e industria culturale in Italia Elementi di storia: gli anni ’80 Prof. Giovanni Ciofalo Parte III La tv degli anni ’80

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Corso di Industria culturale e media studies – Laboratorio di analisi dei prodotti culturali

Anno accademico 2016/2017

Tv e industria culturale in Italia

Elementi di storia: gli anni ’80

Prof. Giovanni Ciofalo

Parte III

La tv degli anni ’80

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Tv, sorrisi e consumi. La televisione degli anni Ottanta

1. Un nuovo sistema

2. Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

3. L'epopea della Fininvest: da Telemilano alla “Guerra dei Puffi”

4. Palinsesti e format(i)

5. Contenitori e contenuti: Pronto, Raffaella?, Drive In, Il pranzo è servito

6. Quelli della notte: da Arbore a “Colpo grosso”

7. Storie di tutti i sogni: i telefilm degli anni '80

8. Bim Boom Bam: l'esplosione della tv dei ragazzi)

9. E adesso la pubblicità: spot, telepromozioni e tormentoni

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Tv, sorrisi e consumi.La televisione degli anni Ottanta

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Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

1974

Più di 30 milioni di italiani si recano alle urne per esprimere la loro opinione in merito alla legge n. 898 del 1970 (Fortuna-Baslini)

Quasi il 60% dei votanti si dichiara contrario all’abrogazione della legge, sancendo di fatto l’introduzione del divorzio

La famiglia, istituzione fondamentale della vita degli italiani, veicolo della tradizione popolare e cattolica, è uno dei primi contesti colpiti dalla metamorfosi sociale e culturale che, avviata negli anni Settanta, troverà un suo più decisivo compimento nel decennio successivo

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Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

“Difficile negare però che nella difesa della legge sul divorzio, cosìcome nella battaglia contro la piaga dell’aborto clandestino, agissero con forza robuste ragioni etiche e civili. In quel grande confronto pubblico, inoltre, alcuni principi sostanziali e alcune decisive chiavi di lettura della società contemporanea cessarono di essere patrimonio di esigui gruppi intellettuali e si imposero all’attenzione più larga del paese, avviando modificazioni profonde nelle culture e nei comportamenti, nelle pratiche quotidiane e nei quadri mentali”

G. Crainz

“Non è vero che ogni paese ha la classe politica che si merita. Con i risultati del referendum sul divorzio, gli italiani dimostrano di meritarsi una classe di governo diversa, culturalmente meno sorda, meno legata

ai miti e alle suggestioni di un passato che ha fatto il suo tempo, più attenta ai problemi reali con i quali la gente è alle prese e alle condizioni

di fatto in cui versa”F. Ferrarotti

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Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

Richiesta di modernizzazione dovuta a:

• più alto livello di sviluppo tecnologico

• accelerazione delle innovazioni tecnologiche

• alfabetizzazione mediale

• più avvertito bisogno di informazione e comunicazione

Reazione a catena nel sistema televisivo

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Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

9 e il 10 luglio del 1974

La Corte Costituzionale promulga rispettivamente la sentenza n. 225 e la n. 226, che segnano l’inizio della fine del monopolio radiotelevisivo statale.

Qualsiasi precedente tentativo di scalfire il controllo pubblico di radio e televisione si era imbattuto negli ostacoli rappresentati dalla limitatezza dei canali disponibili e dai costi di trasmissione.

1959: Il Tempo Tv1966: Telediffusione Italiana, poi Telenapoli1972: Telebiella

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Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

Le due sentenze del 1974:

• aprono alle emittenti straniere e alla possibilità di concedere autorizzazioni a privati che usufruiscano di trasmissioni via cavo

• pongono le basi per la legge n. 103 del 14 aprile del 1975, Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva, che determina una ridefinizione degli assetti della Rai

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Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

1975 – Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva

passaggio della gestione della televisione pubblica dal Governo al Parlamento

istituzione di un’apposita Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

fine dell’era Bernabei e lottizzazione su base politica (spartizione di cariche tra i partiti più importanti dell’epoca: DC, PC, PSI, PRI, PSDI, PLI)

moltiplicazione dei centri operativi e produttivi

istituzione del Dipartimento Scuola Educazione

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Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

Nuova stagione di creatività e innovazione

Avvento del colore (1977)

Cambiamenti nell’informazione: Tg1 (cattolico) vs Tg2 (laico)

“Il Tg2 è il notiziario tutto nuovo, nato dal niente. Apre per primoalle 19.30. E il grande ‘2’ che irrompe contro il fondo nero moltiplicandosi, la nota ripetuta in tre colpi secchi che sfuma nel ritmo martellante quasi ossessivo e il planisfero ruotante scarnificato all’osso, annunciano immediatamente un notiziario moderno e aggressivo [...] il Tg1 che va in onda sull’ex Primo Canale è la novità che si innesta nella tradizione, rappresenta la continuità rispetto al prima”

M.G. Bruzzone, L’avventurosa storia del Tg in Italia. Dall’avvento dellatelevisione ad oggi, RCS Libri, Milano, 2002, pp. 200-201.

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Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

“La riforma del 1975 aveva infatti rappresentato il tipico prodotto di una cultura della comunicazione paleoindustriale e anticapitalistica, frutto di un compromesso politico tra ideologie spesso addirittura contrapposte che consisteva nel fare proprie le istanze della sinistra mantenendo inalterate le premesse culturali della tradizione cattolica. Il risultato fu un rilancio difficile della programmazione e la perdita di competitività tecnologica (tra cui l’abbandono di qualsiasi strategia nell’utilizzazione del cavo)”

F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia. Costume, società e politica, Marsilio, Venezia, 1995, p. 398.

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Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

1976 – sentenza n. 202 della Corte Costituzionale

Ulteriore passo lungo il percorso di metamorfosi del panorama televisivo italiano.

La presunta inattaccabilità giuridica del sistema monopolistico si sgretola quando migliorano le condizioni tecnologiche e inizia a diffondersi una nuova sensibilità culturale.

L’ingresso dei privati è visto come il requisito fondamentale per il rispetto dei valori democratici e della libera circolazione del pensiero.

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Un nuovo sistema: alle origini del Big Bang televisivo

“Lo spiraglio lasciato dalla Corte costituzionale a trasmissioni messe in onda da emittenti private in ambito locale apre rapidamente la strada ad una diffusione nazionale delle stesse. Comincia così l’epoca delle ‘mille antenne’, che approderà dieci anni dopo al ‘duopolio’ Rai-Fininvest. Prima della legge n. 223 del 6 agosto 1990, la cosiddetta ‘legge Mammì’ che ha ridisegnato il sistema radiotelevisivo pubblico e privato, in Italia operavano, secondo fonti Rai, almeno 4.000 emittenti radiofoniche private, quasi tutte in Fm (modulazione di frequenza), 515 emittenti Tv private indipendenti, 182 emittenti Tv private consorziate in circuiti, 12 network televisivi nazionali, oltre alle tre reti Rai. Venivano anche diffusi in Italia i programmi di 4 emittenti estere: Antenne Deux, Tv svizzera italiana, Telemontecarlo e Capodistria”

La giungla di antenne

A. Chimenti, Informazione e televisione. La libertà vigilata, Laterza, Roma-Bari, 2000, p. 37-38

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Il tempo delle Tele:breve storia delle tv locali

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Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

La proliferazione indiscriminata di antenne rappresenta una caratteristica peculiare della nostra industria culturale

Nel 1978 le emittenti private superano le 250 unità, per toccare quota 600 nel 1980

La deregolamentazione avrà termine soltanto conla promulgazione della legge n. 223 del 6 agosto del 1990 (legge Mammì)

A. Grasso (a cura di), Enciclopedia della Televisione, Garzanti, Milano, 2003, p. 782

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Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

“Il 20 aprile del 1971 erano partite le trasmissioni sperimentali di Telebiella. [...] Cacciato dalla Rai, Peppo Sacchi si era dato al vagabondaggio costruttivo. Torna

folgorato dagli Stati Uniti dove aveva scoperto l’esistenza delle televisioni via cavo. Dal Giappone arrivano novità sbalorditive. Peppo smania. Acquistato un piccolo

videoregistratore Akai da un quarto di pollice, comincia a filmare tutto quello che gli passa sotto gli occhi. La sera tutti insieme, nel bar della piazza sotto gli archi a

sbirciare quelle cronache familiari. Si sparge la voce. Il bar scoppia. La gente protesta. Peppo si ingegna stende tremila metri di cavo, quanto basta per collegare qualche condominio e negozi adiacenti. La prima tana del pirata è in via XX settembre, uno

scantinato per topi, ma per lui è come il teatro delle Vittorie. Uno studio per dibattiti e spettacoli, si fa per dire, uno sgabuzzino claustrofobico per il tigì, con una tovaglia a

quadri da cucina, una regia per le riprese e una per la messa in onda”

G. Dotto, S. Piccinini, Il mucchio selvaggio. La strabiliante, epica, inverosimile ma vera storia della televisione locale in Italia, Mondadori, Milano, 2006, p. 15.

Telebiella

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Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

Telebiella viene indicata quasi unanimemente come la prima televisione privata italiana, seppure via cavo.

Le sue trasmissioni vengono però interrotte nel 1973, a seguito del decreto del 9 maggio voluto dall’allora ministro delle Poste e Telecomunicazioni Giovanni Gioia.

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Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

Dal 1974 che ha luogo un vero e proprio big bang televisivo

Telemontecarlo Firenze libera

TeleromacavoElefante Tv

Telemilanocavo

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Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

Le singole emittenti tendono a consociarsi, dando vita così ad

una sorta di syndication che permette loro di continuare la

trasmissione assumendo una rilevanza nazionale.

Questo meccanismo consente da un lato di aggirare l’obbligo

stabilito dalla Corte di Cassazione di non oltrepassare la

dimensione locale, dall’altro di ottimizzare, condividendoli, i

costi di produzione e di acquisto dei format che vengono

trasmessi.

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Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

1974 - viene fondata l’ANTI (Associazione Nazionale delle Teleradiodiffusioni Indipendenti), presieduta da Eugenio Porta, tra i più attivi promotori del processo di nascita e di sviluppo delle televisioni private in Italia.

1979 - sorge la CTA (Compagnia Televisioni Associate) che raggruppa circa venti emittenti, dislocate in quasi tutte le regioni italiane. Pur garantendo il mantenimento di una specificità locale, attraverso i contenuti informativi, offre contenuti a livello nazionale, trasmessi per mezzo di antenne operanti su tutto il territorio italiano

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Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

1980

NET (Nuova Emittenza Televisiva) ha origine da una iniziativa della FGCI (Federazione Giovani Comunisti Italiani), che affilia diciotto emittenti e viene diretta da Walter Veltroni.

PIN (Prima Rete Indipendente) appartiene al gruppo Rizzoli. Riunisce emittenti come Telealtomilanese, Telexpress, Tv Europa, TeleReggio, TeleBari con l’obiettivo di trasmettere programmi sia importati dall’estero (principalmente telefilm statunitensi), sia autoprodotti, come nel caso di Contatto, il primo telegiornale a diffusione nazionale di una Tv privata, diretto da Maurizio Costanzo.

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Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

L’obbligo di rispettare la restrizione locale viene aggirato da molte emittenti locali, che, una volta entrate a far parte di reti più o meno vaste, tendono ad abbandonare la trasmissione di specifici contenuti a tutto vantaggio di una costante replicazione di format prodotti o selezionati in modo centralizzato.

La Rai, pur avendo varato la terza rete nel 1979, vede messa in discussione la sua posizione dominante a fronte del costante moltiplicarsi di canali e di ore di programmazione da parte di privati

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Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

“[...] nel nostro paese ci sono circa 400 Tv locali in attesa di una legge che regolamenti il traffico per le vie dell’etere. Sono in tanti ad aspettarla questa legge (anche se qualcuno trae giovamento dall’attuale caos). Fra i più interessati ci sono senz’altro milioni di telespettatori ormai stanchi di interferenze varie, chiusure e aperture di ripetitori, ma soprattutto delusi dal dilettantismo di troppe emittenti, ancora condotte con spirito amatoriale, seppur lodevolissimo. Certe cose, più che perdonabili e anzi deliziose in un certo periodo pionieristico, non possono più essere accettate. Ma il fenomeno televisivo locale ha fortunatamente un’altra faccia. Ogni giorno sui nostri televisori arrivano immagini per circa 3.500 ore. Si tratta spesso di programmi assai seguiti, di appuntamenti da non perdere come per i più grossi spettacoli della Rai”

A. Carloni, P. Cucco, S. Rezoagli (a cura di), 400 Tv in attesa di unalegge, in «Tv Sorrisi e Canzoni», 11, 1980.

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Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

Aumento delle ore complessive di programmazione

Ingente importazione dall’estero

Palinsesti all’insegna del puro intrattenimento

Strategia dell’evasione: film e telefilm, varietà, cartoni animati, trasmissioni sportive

Quota marginale dedicata all’informazione, penalizzata dalle restrizioni legislative

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Tab. 3.2. - Ore di programmazione settimanale Tv locali Dati rilevati dal 2 all'8 marzo 1980. Fonte: Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, N°11, 16-22 marzo,

1980, anno XXIX)

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“[...] per la prima volta la oggettiva realtà dei fatti ci costringe – e mai

costrizione è stata più gradita – a prendere in esame (lo faremo anche nei prossimi numeri) anche i programmi delle ‘altre’ televisioni. Quelle quattrocento e più antenne che ormai da qualche anno,

spesso in modo dilettantesco, scombinato, volgare, sono entrate con le loro immagini dentro il video di casa nostra. La Rai non le ha mai prese sul serio, forte di un potere che tutto può e nulla deve. E così non s’è accorta che le cose piano piano stavano cambiando.

Grossi gruppi editoriali, politici e pubblicitari, sono entrati nell’affare Tv locali. Hanno acquistato quel che di meglio c’era

all’estero, bruciando la Rai, immobilizzata dalla burocrazia e si accingono a produrre spettacoli su misura per i gusti dei

telespettatori”.

Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

G. Vesigna, La guerra comincia col fine settimana, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 35, 1980.

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1982

Importanti imprese televisive, vengono risucchiate nell’orbita

sempre più influente della Fininvest:

• la Rusconi artefice della nascita di Italia 1 (18 emittenti

associate)

• la Mondadori fondatrice di Retequattro (23 emittenti associate)

Si determina il futuro assetto del settore televisivo in Italia, fino

alla definitiva istituzionalizzazione del duopolio

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1982

Si costituisce il network EuroTV, dell’imprenditore Callisto Tanzi.

Una serie di emittenti locali operanti in prevalenza tra il Nord e il Centro Italia che mantengono un certo grado di

libertà per quanto concerne la programmazione, ma condividono la vendita degli spazi pubblicitari.

Nel 1987 EuroTV assume il nome di Odeon TV.

Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

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1984

Il gruppo Marcucci dà vita a Videomusic.

Canale tematico che, inizialmente, trasmette

videoclip ventiquattro ore al giorno, poi si

arricchisce di specifici format sui diversi generi e

sulle tendenze musicali del momento

1988

Rete A: syndication creata dall’editore Alberto

Peruzzo, cui gradualmente si Associano più di

una ventina di emittenti locali. Ottiene un buon

successo di pubblico concentrando la sua

programmazione intornoa telenovelas e

televendite, condotte da teleimbonitori che

diventeranno celebri

Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

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1984

Nasce l’Auditel, nuovo sistema di rilevazione dei dati di ascolto

Viene fondata la Federazione Radio e Televisioni (F.R.T.), cui aderiscono quasi tutte le emittenti private dell’epoca

Il tempo delle Tele: breve storia delle tv locali

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L’epopea di

Berlusconi:

da Telemilano alla

Fininvest

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L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

Tra il 1969 e il 1979 nella piccola cittadina di Segrate, alle porte di Milano, l’imprenditore Silvio Berlusconi costruisce il complesso residenziale Milano 2

“[...] Milano 2 rappresentava un nuovo paradigma di consumismo: ‘la città dei numeri uno’, ‘un nuovo modo di vivere’, ‘una città per vivere’, come dicevano gli slogan. L’intero progetto era stato pensato in modo da racchiudere gli abitanti in un’atmosfera che richiamasse spazi e campagna. Milano 2 era quindi un vero e proprio stile di vita, uno status symbol, e non una semplice soluzione abitativa. [...] Milano 2 fu creata con una serie di caratteristiche architettoniche innovative, pensata per giovani coppie e famiglie benestanti. Gli edifici non erano né troppo alti, né destinati esclusivamente a singole famiglie. Ogni edificio era circondato da una zona verde (che restava tale per tutto l’anno grazie alla messa a dimora di incongrui alberi sempreverdi di montagna) con un laghetto centrale. Per mezzo di una serie di ponti, furono progettate strade differenziate per biciclette, pedoni e automobili, le quali viaggiavano al di sotto del ‘livello stradale’. Gli edifici stessi vennero costruiti con mattoni di un rassicurante color marrone, per differenziarli dall’ultramoderno cemento bianco, associato al fallimento di alcuni progetti edilizi nella zona di Milano”

J. Foot, Milano dopo il miracolo. Biografia di una città, Feltrinelli, Milano, 2003, p. 119.

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L’epopea di Berlusconi:

da Telemilano alla Fininvest

Tra gli innovativi servizi messi a disposizione dei residenti di Milano 2 vi è una televisione via cavo: Telemilanocavo

I palinsesti sono estremamente esigui: immagini della città di Milano accompagnate da una musica di sottofondo, alcuni servizi per i residenti del quartiere e un breve notiziario informativo

Nell’arco dei quattro anni successivi la produzione aumenta, l’emittente, abbandonato il cavo, passa all’etere e cambia nome in Telemilano 58

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L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

1978 – Fondazione della società Fininvest e costituzione di Reteitalia, società specializzata nell’acquisto e nella commercializzazione di programmi televisivi

1979 – Publitalia 80, concessionaria di pubblicità

1980 – Acquisizione di Elettronica Industriale, di cui è socio Adriano Galliani, attiva nel campo dell’installazione dei ripetitori televisivi.Dopo l’ennesimo cambio di denominazione, nasce Canale 5

La Fininvest manda in onda, differenziandone di poco l’orario, gli stessi programmi e spot su tutte le sue reti

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L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

L’ascesa di Canale 5 inizia grazie all’acquisizione dei diritti televisivi per il Mundialito: torneo calcistico che si svolge in Uruguay dal 30 dicembre del 1980 al 19 gennaio del 1981, a cui partecipano tutte le nazionali detentrici di un titolo mondiale.

È la prima volta che una televisione privata possiede i diritti di un avvenimento di risonanza mondiale (torneo di calcio).

Lo scontro con la Rai diventa inevitabile.

Compromesso storico televisivo: la Rai potrà trasmettere le partite della nazionale italiana e la finale, Canale 5 in diretta in Lombardia le altre partite e in differita nel resto del territorio tutto il torneo.

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L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

“Dopo la rinuncia dell’Eurovisione ad acquistare i diritti di trasmissione del Mundialito, la nostra emittente ha ritenuto di dover offrire ai propri spettatori il grande avvenimento sportivo.Non c’è stata nessuna ‘asta selvaggia’ e nessun tentativo di sostituirsi alla Rai, ma semplicemente un buon diritto di Canale 5 a trasmettere gli incontri, dopo che la trattativa con l’Eurovisione si era interrotta. Per trasmettere in diretta nazionale occorre il satellite e Canale 5 ha chiesto la regolare autorizzazione – già concessa ad altre Tv private – al ministero delle Poste. E non si vede come questa autorizzazione possa essere negata. Ma occorre anche l’autorizzazione a collegare via etere tutte le stazioni di Canale 5 e anche per questo è stata presentata una domanda”

Silvio Berlusconi l’uomo del “Mundialito”; cfr.: D. Maggi, Il Calcio e laTv, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 51, 1980.

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L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

Dopo l’operazione Mundialito, Berlusconi cerca di stipulare un accordo per i diritti legati alle partite dei campionati di calcio di serie A e B

La Rai vede riconosciuta la sua priorità nell’acquisto dei diritti per questioni legate al rischio di indebolire la portata del servizio pubblico

Le Tv private ottengono da una consociata della stessa Rai, la SACIS S.p.A., la possibilità di trasmettere in ambito locale le partite che non vengono messe in onda a livello nazionale

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L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

1983 - Italia 1 entra ufficialmente a far parte del gruppo Fininvest

Berlusconi acquista «Tv, Sorrisi e Canzoni» dalla Mondadori

Scontro sulla programmazione tra Mondadori e Fininvest (Dynasty vs Dallas, Venti di guerra vs Uccelli di rovo)

1984 – Berlusconi rileva Retequattro, in gran parte della Mondadori

La Fininvest diventa la prima industria televisiva privata italiana

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L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

1984

Il 16 ottobre i pretori di Roma, Torino e Pescara ordinano l’oscuramento delle reti Fininvest e di altre televisioni private, colpevoli di non aver rispettato i limiti imposti all’emittenza locale

Gli schermi di Canale 5, Italia 1 e Retequattro rimangono fissi su un annuncio che avvisa i telespettatori che per ordine del Pretore è vietata la trasmissione

Scoppia la Guerra dei Puffi, presentata sulla maggior parte dei quotidiani come l’ennesimo tentativo di ripristinare il monopolio della Tv di Stato

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L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

“Tre regioni italiane – Lazio, Piemonte, Abruzzo –subiscono da ieri il black-out totale delle televisioni

private, imposto dall’iniziativa del pretore. È presumibile che entro poche ore il provvedimento

di sequestro delle videocassette e il divieto di utilizzare i ‘ponti-radio’ che collegano gli studi di registrazione con le stazioni emittenti si estenda a

tutto il territorio nazionale, ripristinando in tal modo, per mano del magistrato, quel monopolio

della Rai che era stato abolito da una sentenza della Corte Costituzionale di molti anni fa, dai

progressi della tecnologia e dall’unanime domanda degli utenti”

Il video senza legge, in «la Repubblica», 17 ottobre 1984.

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L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

“La settimana scorsa è accaduto qualcosa di stupefacente: tre uomini soli, tre pretori della Repubblica, sono riusciti con un semplice provvedimento a ridare al nostro paese l’aspetto geopolitico che aveva prima del Risorgimento. [...] Ancora una volta chi ha piccoli o grandi poteri quando deve manifestarli lo fa quasi sempre contro la gente e quasi mai a favore. Così succede che quando dobbiamo pagare le tasse ci troviamo di fronte a moduli talmente complicati che dobbiamo spendere altri soldi per farci aiutare da un consulente. Succede che se vogliamo cercare di capire l’equo canone rischiamo di uscire fuori di testa. In compenso chi ci rappresenta pensa di toglierci la liquidazione, di ridimensionarci la pensione. Adesso, più meravigliato che spaventato dalla nostra reazione di fronte alla decisione di toglierci una parte di Tv, il governo ha capito che il problema dell’emittenza doveva essere affrontato e risolto in tempi stretti. Si parla finalmente di una legge. Chiediamo troppo se la invochiamo chiara, comprensibile e, una volta tanto, dalla parte della gente?”

G. Vesigna, Dalla parte della gente, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 44, 1984.

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L’epopea di Berlusconi: da

Telemilano alla Fininvest

Da un’inchiesta condotta sugli spettatori emerge chiaramente che la maggioranza degli italiani interpellati (più dell’80%) non è affatto d’accordo con l’oscuramento attuato, e si dichiara arrabbiata ritenendolo un gioco politico o una manovra in favore della Rai.

I programmi di cui è stata maggiormente avvertita la mancanza, nei due effettivi giorni di black out, sono stati Dallas, I Puffi , Dynasty, Il pranzo è servito e Sentieri.

Chi vuole romperci il telecomando?, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 44, 1984.

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L’epopea di Berlusconi: da Telemilano alla Fininvest

Il 25 ottobre del 1984 il presidente del Consiglio Bettino Craxi ricorre al varo di un decreto-legge, con effetto immediato, che autorizza la ripresa delle trasmissioni dei network della Fininvest e delle altre televisioni private, ottenendo l’approvazione della Camera con soli ventotto voti di scarto

Dopo un mese di ferventi polemiche il decreto legge n. 694 – Misure urgenti in materia di trasmissioni televisive – ribattezzato salva-Berlusconi, viene bocciato dal Parlamento, in quanto ritenuto incostituzionale

Craxi riformula il testo del decreto e cristallizza in sostanza la configurazione del panorama televisivo italiano, con quella che diviene la legge n.10 del 4 febbraio 1985.

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Palinsesti e format(i):la neotelevisione italiana

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Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

Umberto Eco, nel 1983, mette a punto le categorie di paleo e neotelevisione:

“C’era una volta la Paleotelevisione, fatta a Roma o a Milano, per tutti gli spettatori, parlava delle inaugurazioni dei ministri e controllava che il pubblico apprendesse solo cose innocenti, anche a costo di dire bugie. Ora, con la moltiplicazione dei canali, con la privatizzazione, con l’avvento di nuove diavolerie elettroniche, viviamo nell’epoca della Neotelevisione”

U. Eco, Tv, la trasparenza perduta, ora in U. Eco, Sette anni di desiderio. Cronache 1977-

1983, Bompiani, Milano, 1983, p. 163.

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Palinsesti e format(i):

la neotelevisione italiana

Neotelevisione:

• dilatazione delle scelte disponibili

• incremento progressivo del consumo di televisione

• messa a punto di un sistema concorrenziale nell’offerta dei programmi

• condizione virtualmente più attiva del ricevente

• flusso televisivo orizzontale vs programmazione verticale

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Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

Le Tv private

Prestano maggiore attenzione nei confronti dei dati di ascolto, sia per la vendita degli spazi pubblicitari, che come elemento discriminante nella scelta di generi e contenuti.

Non potendo trasmettere a livello nazionale, sottodimensionano l’offerta d’informazione.

Acquistano format già preconfezionati con una spesa nettamente inferiore rispetto a qualsiasi tentativo di produzione in proprio.

Cercano di riempire gli spazi lasciati vuoti dalla programmazione pubblica, incrementando le ore di trasmissione.

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Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

La Rai

Nella fase che precede la più agguerrita concorrenza con le altre emittenti, ottiene buoni successi in generi insospettabili come l’opera e la prosa.

Rispetta una politica di tutela nei confronti del cinema, evitando di mandare in onda film di recente uscita.

Vince la competizione con i telefilm stranieri, grazie alla produzione di sceneggiati tratti dall’universo letterario.

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Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

I palinsesti delle antenne locali

I telefilm, (durata media 30 minuti), rappresentano la materia primadella programmazione privata.

E’ massiccia la presenza dei cartoni animati soprattutto nelle reti che puntano ad intercettare il target giovanile.

I film sono numerosi, quasi sempre stranieri,relativamente recenti.

Gli spazi informativi, se previsti, hanno una durata che va da un minimo di 5 minuti ad un massimo di 10.

Le trasmissioni iniziano intorno alle ore 13.00, per poi prolungarsi anche dopo la mezzanotte lasciando spazio anche a format e pellicole dal contenuto più o meno piccante.

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Tab. 3.3. Tv private: programmi di Martedì 7 luglio, 1980

(Fonte: Tv, Sorrisi eCanzoni, 6 - 12 luglio, n. 27)

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Tab. 3.4. - Comparazione palinsesti Rai-Private: Lunedì 16 marzo 1981(Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, 9-15 marzo, n.11, 1981, anno XXX)

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Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

1981 – Alcuni cambiamenti sugli schermi della tv pubblica

“Il crollo dello sceneggiato. Questo il fattosaliente dell’anno televisivo che abbiamo

archiviato. Tranne l’eccezione rappresentata da Storia di Anna [...] gli sceneggiati hanno avuto milioni di telespettatori in meno, rispetto allo scorso anno, confermando una tendenza che si era già mostrata. Quale spiegazione dare a questo fenomeno? La gente si è stancata dei programmi a puntate, non ne vuole sapere di aspettare una settimana per conoscere il seguito. [...] Un telefilm è sempre più gradito, la vicenda si conclude nello spazio di un’ora o poco meno, lasciando contenti tutti. Se uno perde un telefilm non accade nulla, se invece si salta una puntata c’è il rischio di non capire più la trama”

P. Cucco, Attualità e cinema vincono in Tv, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 51, 1983.

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Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

“Risalta anzitutto, nel processo di concentrazione, l’aumento ulteriore della durata media giornaliera delle trasmissioni private, salita dalle 14 h 16’ del 1981 alle 16 h 13’ del 1982. Si oscilla tra un minimo di 13 h 57’ (media delle Tv indipendenti) e un massimo di 17 h 30’ (Canale 5). L’offerta quantitativa della Rai è inferiore (11 h 29’). [...] Se passiamo ad analizzare l’incidenza dei vari generi sulle trasmissioni Rai e private,emerge qualche tendenza significativa. Le emittenti private mostrano in generale la propensione a una maggiore diversificazione dei programmi: rispetto al 1981 è stato possibile individuare 18 generi contro 13. Nonostante questo sforzo, alcuni generi di qualità (es. musica seria, prosa, ragazzi) risultano ancora trascurati. Il pieno è fatto sempre da film, telefilm e cartoni (che insieme totalizzano il 71%)”

G. Gagliardi, Nascita di un sistema. Dati sulle programmazioni televisive pubbliche e private (1980-1984)

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Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

1985In seguito all’istituzionalizzazione del duopolio televisivo, le emittenti locali vedono ridimensionato il loro ruolo a fronte di una sostanziale divisione del mercato tra Rai e Fininvest.

Inizia un processo di influenza reciproca, che conduce gradualmente alla messa a punto di palinsesti sempre più simili dal punto di vista della strutturazione e dell’offerta di contenuti.

La diretta costituisce ancora uno degli elementi su cui la Fininvest non può contare per implementare la sua programmazione.

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Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

Nessuna delle reti di Berlusconi dispone di un telegiornale nazionale.

Dal 7 novembre 1988 viene trasmesso da Italia 1 il Tg satirico Striscia la notizia, ideato da Antonio Ricci e inizialmente condotto da Ezio Greggioe Gianfranco D’Angelo.

L’obiettivo di Ricci è quello di ibridare due linguaggi fondamentali dellatelevisione: il varietà e l’informazione.

“[...] questo è il telegiornale che vuole il nostro presidente Silvio Berlusconi. [...] Siamo, inoltre, perfettamente consapevoli che tentiamo l’impossibile: battere la comicità di Bruno Vespa”

Striscia la notizia. D’Angelo e Greggio “mezzobusti”, in «Tv, Sorrisi e Canzoni», 45, 1988.

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Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

1988La cerimonia di conferimento dei

Telegatti vede un sostanziale pareggio tra le reti Rai e Fininvest

RaiDomenica In Indietro tutta

Festival di Sanremo

Il casoLa domenica

sportivaIl mondo di Quark

FininvestI ragazzi della

Terza C Dynasty

ColbyMaurizio Costanzo

ShowBim Bum Bam

Telemike

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Palinsesti e format(i): la neotelevisione italiana

Alla fine degli anni Ottanta, Rai e Fininvest cercano di rendere ancora più riconoscibile la propria offerta, puntando sui generi e linguaggi più forti presenti nei rispettivi palinsesti.

Al tempo stesso va segnalata una reciproca influenza tra i network: la televisione pubblica cerca di modernizzarsi e di divenire più commerciale, mentre la Fininvest punta a legittimare il suo ruolo di polo televisivo alternativo alla Tv di Stato.

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Tab: 3.5. - Programmazioni Rai-Fininvest: Mercoledì 22 Novembre 1989(Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, 19-25 novembre, n. 47, 1989, Anno XXXIX)

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Tab: 3.6. - Programmazioni Rai-Fininvest: Mercoledì 22 Novembre 1989(Fonte: Tv, Sorrisi e Canzoni, 19-25 novembre, n. 47, 1989, Anno XXXIX)