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Parchilazio.it Magazine della Direzione Regionale Ambiente e Sistemi Naturali n. 13 - 16 gennaio 2017 Marco Scataglini: fotografo di natura e di paesaggio

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Parchilazio.itMagazine della Direzione RegionaleAmbiente e Sistemi Naturali

n. 13 - 16 gennaio 2017

Marco Scataglini:fotografo di naturae di paesaggio

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La fotografia di paesaggio4

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Sommario

La Bellezza6Le tracce dell’uomo8Sylva - La sacralità dei boschi10Akvil - Il dono della Natura14Imago Plantarum - Gli oggetti hanno un’anima18Speculum Coeli - Tra acqua e cielo22Storie di fotografia nei miei libri26La tutela ambientale della Regione Lazio28

Sono un fotografo e uno scrittore di saggi sullafotografia (e non solo). La mia formazione èavvenuta sul campo, collaborando per oltre 15anni con le più importanti riviste di viaggi eturismo, pubblicando migliaia di fotografie,reportage (circa 200) e testi. Oggi mi occupo di fotografia creativa, alternativae irregolare, sia analogica sia digitale, e sono unricercatore di “cose interessanti” da raccontare,soprattutto nel campo della fotografia, dei luoghi,della natura e dei paesaggi, anche grazie alletecniche dello Storytelling.Sono orgogliosamente un “autore indie”, puravendo collaborato con diversi editori, e realizzopubblicazioni digitali, creo progetti cheprevedono l’interazione tra fotografia, video, testie Internet, e tengo conferenze sulle mieesplorazioni, sia quelle culturali, sia quellefisiche, concrete, nei luoghi che amo esplorare,principalmente nell’Etruria meridionale (traLazio, Toscana e Umbria) dove risiedo.Sono uno sperimentatore e propongo alpubblico dei miei libri (saggi e fotografici) edelle mie mostre e conferenze, conoscenze eidee che ho verificato personalmente. La mia attività si rivolge a fotografi che credononella Slow photography, ad appassionati eamanti della fotografia, e alle persone curioseche apprezzano la scoperta di temi diversi dalsolito, sensibili al bello, all’arte, alla cultura,senza inutili snobismi, ma evitando anche labanalità dell’era “social”.

“Sono uno sperimentatoreche si è formato sul campo”

Marco Scataglini

Marco Scataglini

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La fotografia non è qualcosa di statico e definito,ma un flusso, che si esprime in molti modi a se-conda delle occasioni che la vita ci offre. Nei circa trent'anni in cui ho praticato la fotografiacome passione, e poi anche come professione,ho riempito un bel po' di taccuini con riflessionisul significato della (mia) fotografia, riflessioniche poi sono finite all’interno dei miei libri. Nonostante questo, sono perfettamente d'accordocon Ansel Adams quando scrisse nel 1940: "sa-rebbe meglio se dicessimo quello che abbiamoda dire solo con la fotografia... se il nostro lavoroha ciò che gli occorre non avrà bisogno dell'im-balsamazione delle parole per perpetuarsi"!

A differenza della maggior parte dei fotografiitaliani non amo particolarmente fotografare gliesseri umani, sebbene sia in grado di farlo di-scretamente e sebbene ammiri moltissimo i fo-tografi che si dedicano soprattutto a questogenere di riprese.

Ciò che davvero mi appassiona è invece il pae-saggio, inteso come quell'insieme inestricabile(almeno in Europa) di tracce umane (paesi,castelli, ruderi, campi coltivati, e così via) e Natura(boschi, montagne, torrenti, coste). Un tipo di fotografia che, per cause a me ignote,non ha avuto e non ha molta fortuna in Italia,dove pure si trovano alcuni dei paesaggi piùbelli del mondo, ma dove invece si preferiscela fotografia cosiddetta sociale, cioè "impegnata"oppure quella naturalistica classica, in cui cioèl’accento è posto su piante e animali, a voltequasi dimenticando il contesto. Ci sono numerose eccezioni, sia chiaro, ma me-diamente la fotografia italiana tralascia con troppafacilità la fotografia di paesaggio. Personalmente,sono invece interessato alla bellezza della Naturae delle opere che nascono quando l'uomo laascolta, piuttosto che quando si oppone ad essa.

La Fotografia di Paesaggio

Il borgo diCorchiano,

abbarbicato allasua rupe tufacea,

domina la forrasottostante.

Paesaggio

Tuscania, alba sul Rivellino -antico PalazzoComunale oramai diruto - con lo sfondo del colle di San Pietro.

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6Ho letto e meditato abbastanza sui testi dei Tra-scendentalisti americani (come quelli fondamentalidi H.D. Thoureau o di Emerson), da esserecerto che la bellezza è presente ovunque, e che"esiste una differenza minima tra un paesaggioe l'altro, ma grande è la differenza tra un osser-vatore e l'altro". Per questo ho già citato AnselAdams: ogni sua foto è, per me, come un’autenticapoesia scritta con la luce.

E, soprattutto, non è una semplice "copia" dellaNatura, ma una profonda e onesta interpretazionedi ciò che l'animo umano prova dinanzi allaBellezza (ovviamente intesa in senso filosofico,niente a che fare con modelle e modelli che com-paiono nelle foto di moda ad uso pubblicitario).

Quello che ammiro di più in Adams non è sem-plicemente il risultato del suo lavoro (pur rimar-chevole), quanto la bontà del suo approccioche certo è oggi molto datato e di difficile de-clinazione col digitale, ma che tuttavia ha ancoratanto da insegnarci.

Si tratta di avere con la fotografia e con il nostrosoggetto un rapporto di rispetto e profondo coin-volgimento, che poi si esplica nella ricerca di unaperfezione stilistica e tecnica non fine a se stessa,ma applicata alla nostra sensibilità e creatività. Non c’è niente di peggio di una foto nitida di un’ideaconfusa, sosteneva il grande fotografo americano,e credo avesse perfettamente ragione: la nitidezzaè un concetto borghese, rispondeva Henry Car-tier-Bresson, ed è un mezzo, mai un fine. Perciòquello che io cerco di fare è dare una mia inter-pretazione del tema del paesaggio. Mi sforzo diessere onesto, e di fotografare ciò che mi colpiscenel modo in cui sono convinto sia meglio, senzasentirmi in obbligo di rispettare regole immutabili.

La Bellezza

Un cigno solitariosul lago di

Bolsena.

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8Sebbene nelle mie foto di rado siano presentiesseri umani, capita invece molto spesso, pernon dire sempre, che compaiano i segni dellasua presenza. Non mi interessa riprendere iluoghi (e sono tantissimi!) in cui l'uomo ha stravoltol'ambiente, spandendo a piene mani bruttezza,degrado e sporcizia. Non sono tra quelli che cre-dono che mostrando il negativo la gente reagiràscegliendo il positivo. Credo invece nell'esattocontrario. Amo cercare il bello ed il sano ancheladdove si crede non possano esistere più. Mi appassiona di più il brandello di verde so-pravvissuto a due passi dalla grande città chela selvaggia foresta africana. Mi dà più gioia la piccola chiesa

di campagna che la grande cat-tedrale, più il suggestivo ruderedi castello, invaso dalla vege-tazione, che il monumento per-fettamente restaurato invasodalle folle di turisti. Purché, èovvio, se ne possa ricavare unafoto ispirata (ed in genere sipuò). Credo (anche in questosenso in accordo con Adams)che solo la Bellezza salverà ilmondo, solo la consapevolezzache la Natura ed il Paesaggiofanno talmente parte del nostrointimo, che la sola possibilità diperdere il nostro legame conloro ci farà star male, dandocilo stimolo per intervenire.

Le tracce dell’uomo

Mille immagini di cave, discariche,brutte infrastrutture in cementonon valgono una sola immaginedi un ambiente bello ed intattoper convincere la gente a darsida fare (anche se probabilmentela maggior parte delle personein entrambi i casi sceglierà l'in-differenza)! Ciò che cerco è direndere l'emozione provata difronte un paesaggio, non la suafedele rappresentazione. Per questo prediligo il biancoe nero pur non disdegnando ilcolore: desidero che le mie fotoappaiano senza tempo, anticheeppure moderne, sospese tra ilpresente e il passato, alla ricercadi un possibile futuro.

La cosiddettaTorre dei Pastori aCivita Castellana,

con la mole delMonte Soratte a

chiuderel'orizzonte.

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Foto Arch. Dir. Ambiente

Ammiravo quei tronchi scuri erugosi alzarsi così in alto daterra, e mi piaceva l’odore cheemanava il suolo umido dopoun acquazzone. Un giorno (avròavuto 12 o 13 anni), ebbi il per-messo di fare un giro in bici-cletta assieme a mio cugino.Ricordo che approfittammo apiene mani di quell’inaspettatalibertà sfidando le automobilisulla trafficata strada provinciale(se mia madre avesse saputo!)per raggiungere una pineta diimpianto artificiale (ma circon-data da un po’ di macchia ori-ginaria): fu la mia prima voltain un bosco degno di tale nome.

A volte mi sembra di provareancora, con l’intensità di quellaprima (forse irraggiungibile)volta, la sensazione di fresco,di ombra alternata alla luce, dimistero, di magia, e di pace,che mi colpirono allora. Così ho imparato ad amare i bo-schi; a sentirmi a mio agio trale alte colonne arboree, e a de-siderare di camminarvi a lungo,con calma, lentamente, assa-porando quelle lontane commo-zioni che furono così importantinella mia infanzia. Ho sentito, esento ancora oggi, un forte le-game tra me e i boschi e so cheè un legame atavico, condivisoun tempo da tutta l’Umanità, eche oggi rischiamo di perdere.Per questo ho deciso di iniziareun progetto fotografico (e nonsolo) dedicato alla sacralità emagia dei boschi, cioè al lega-me più intimo che abbiamo conla Natura delle origini.

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Ho trascorso la prima parte della mia vita inuna cittadina poco a sud di Roma. Abitavo nonlontano dal mare e la mia cameretta affacciavaverso un orizzonte apparentemente infinito.

Mi scaldava il cuore quella linea lontana doveil mare sembrava terminare incontro a ignotedestinazioni. A me però piacevano i boschi.Ne avevo un’idea vaga, a dire il vero, costruitapezzo a pezzo, con cura e molta fantasia, attornoalle emozioni provate nel frequentare la VillaComunale vicino la mia abitazione, l’unicospazio di libertà di cui potevo godere. C’erano(e ci sono ancora) grandi lecci, qualche rarobagolaro e altissimi pini domestici.

La sacralità dei boschi

Sylva

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12Riserva naturaledi Galeria, Roma.

La mano dellanatura, grazie a

un vecchioleccio, completa

l'arco crollatodopo secoli di

abbandonodell'antica città.

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Eppure la Tuscia è una terra par-ticolare, forgiata dal fuoco deivulcani, odorosa di zolfo, vaga-mente infernale, fatta di rocciarossa e porosa come il tufo, e dilava solida, di laghi che occupanocaldere collassate e plateau vul-canici su cui vennero edificati ca-stelli e piccole città.Gli Etruschi, che ebbero qui iloro insediamenti più importanti,praticavano una religione che piùche al cielo si rivolgeva al grembodi Madre Terra, per raggiungerloedificarono poderose vie cave,pozzi, gallerie e infinite necropolidove seppellire i propri morti. Non esiste in Italia un territoriogeologicamente e paesaggisti-camente assimilabile alla Tuscia.

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Akvil in Etrusco significa “dono”: più esattamenteera l’offerta che il fedele o il sacerdote facevaalla divinità. Ho dato questo nome al mio progetto sui luoghidella Tuscia e della Maremma, cioè quel territoriocompreso tra il Lazio settentrionale e la Toscanameridionale, perché ritengo che questo territoriosia a sua volta un dono per noi tutti, e che perquesto dovremmo amarlo e apprezzarlo. Ma soprattutto conoscerlo. Infatti tra tutte le aree del Lazio, questa è forsela meno nota al grande pubblico, se si escludonoalcune emergenze come Civita di Bagnoregio,Vulci o Tarquinia.

Il dono della Natura

Akvil E l’unicità della Tuscia è dovutain primis alle rocce di cui è fatta,ai travertini, ai tufi, alle roccemetamorfiche, alle risalite digas vulcanici. Un insieme geologico scavatoda fiumi e torrenti che hannocreato ambienti straordinaricome le forre, coperto da bo-schi spettacolari (pensiamoal bosco del Sasseto, al La-mone, alle faggete dei Cimini)e con una costa ancora relati-vamente intatta. Naturalmente il mio approccioè stato quello non di mostraresemplicemente questi luoghi,ma di cercare di interpretarlisecondo la mia personale sen-sibilità di fotografo.

Il torrenteAcquarossa,

a Viterbo, deve il suo nomealla presenza di

numerosesorgenti sulfuree.

Accanto:i Calanchi di Civita

di Bagnoregio,uno dei Geositi

più importanti del"Geoparco della

Tuscia".

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16Il fiume Fiora, inrealtà più similea un torrente, è

uno dei più pulitie meglio

conservati tra icorsi d'acqua

del Lazio.

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Le tecniche utilizzate per realizzare queste immaginivanno infatti dalla cianotipia al lumenprinting, pas-sando per il fotogramma e il lumigramma, cioètecniche cosiddette cameraless, che non richiedonouna fotocamera ma l’impiego esclusivo di superficisensibili alla luce. Mi è sembrato anche ilmodo migliore di rap-presentare il disordineordinato della Natura, ilcui mistero è stato stu-diato dapprima dai filo-sofi, poi dai poeti, daipittori e dagli artisti ingenere e infine anchedagli scienziati, comeLeonardo di Pisa, o Fi-bonacci, vissuto duranteil XII secolo e consideratoil più grande matematicoeuropeo del Medioevoper aver scoperto la seriedi numeri che porta ilsuo nome. Gli steli dellepiante, i fiori, la disposi-zione delle foglie, lesquame delle pigne, ma anche i gusci di alcunianimali (come le conchiglie dei molluschi) sonoorganizzati secondo lo schema armonico deinumeri di Fibonacci. In questo progetto le immagini di foglie (di alberie arbusti ma anche di erbe e fiori del sottobosco)divengono dunque, oltre che meta-oggetti, anchela metafora delle forme e delle armonie dellaNatura in generale.

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L’artista Fabio Mauri, in un’intervista rilasciataa Manuela De Leonardis, racconta che, vedendoun quadro di Burri (un sacco con un buco dacui usciva del rosso), realizzò che la pitturanon era più la rappresentazione di qualchecosa, ma diventava lei il qualche cosa. Cioè

prendeva dentro di séla metafisicità degli og-getti. Si proponevacome essenza, noncome narrazione. Nella fotografia otte-nere questo risultatoè molto più difficile:con questo mio pro-getto ho cercato diidentificare la metafi-sicità delle foglie, direndere questi foto-grammi un qualche co-sa in sé, non più solofoglia, non più solo rap-presentazione e nar-razione, ma fenome-nologia autonoma, chesi concretizza nelloscontro tra i raggi ul-travioletti del sole e lamateria sensibile.

Gli oggetti hanno un’anima

Imago Plantarum

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20Lumenprinting difoglie di lupino.

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Probabilmente la limpidezzadel cristallo (gli indovini nonusano in fondo una sfera di cri-stallo?) è alla base di questaconcezione dello specchio comestrumento rivelatore, che spessosi trasforma direttamente inspecchio magico, in grado dun-que di interagire col suo padrone(pensiamo alla celeberrima fa-vola di Biancaneve!).

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Secondo la tradizione (e qualche archeologo)il sito del Fanum Voltumnae, il Pantheon etrusco,si troverebbe sul più grande lago vulcanicod’Europa, il lago di Bolsena. Per gli antichi popoli questo immenso spazioazzurro, a volte agitato dalle tempeste,o da sommovimenti tellurici, ma il piùdelle volte immobile, lucido e splendentecome una gemma incastonata nellaterra, rappresentava lo specchio delcielo, il riflesso della presenza e dellagrandezza divine.A ben guardarlo su una mappa ricordadavvero nella forma certi specchi avolte rinvenuti nelle tombe etrusche; ela sabbia nera delle sue rive, trasformale acque basse in specchi quasi perfetti,in grado di riflettere gli alberi delle rive,le nuvole, e noi stessi, trasformandocitutti in involontari Narciso. Nel Medioevo lo specchio venne con-siderato da un lato un oggetto pecca-minoso, strumento della vanità (Savo-narola ne fece bruciare parecchi durantei suoi roghi delle vanità!), dall’altro latoperò anche rivelatore della verità. Sorse anche un genere letterario, distile moraleggiante, chiamato appuntoSpeculum.

Tra acqua e cielo

Tali caratteristiche dell’oggettospecchio, si applicavano ancheal suo corrispettivo naturale,l’acqua perfettamente limpidae ferma, in grado di rifletteregli oggetti soprastanti e dunque,in primo luogo, il cielo, luogometafisico per eccellenza. Illago era anche il riflesso di Dio,della grandezza, bellezza e ar-monia della sua Creazione.

Il progetto Spe-culum Coeli in-daga il fenome-no della perce-zione del “mul-tiplo” riflesso, ilfascino e il mi-stero del “dop-pio”, in natura enel paesaggio. Chi di noi non èrimasto, almenoqualche volta,affascinato dalfenomeno dellariflessione? L’uomo, d’altraparte, è tra i po-chi animali ingrado di ricono-scere la propriaimmagine rifles-sa, e di vederlaaltro da sé…

Speculum Coeli

Resti di un pontile sul lago

di Bolsena.

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24Riflessi di pioppi

sulle rive dellago di Bolsena.

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Negli ultimi anni mi sono dedicato a un’intensaattività editoriale, pubblicando diversi libri sullafotografia. In linea con la tendenza attuale, lagran parte di queste pubblicazioni sono informa digitale, commercializzate attraverso lapiattaforma Amazon. Gli ebook sono certamente il futuro del libro,sebbene questo non significhi affatto la scomparsadel libro cartaceo. Anzi, direi che l’ebook è ilmaggior alleato del libro tradizionale, in quantoavvicina molta più gente alla lettura (specialmentei giovani) e dunque favorisce anche la crescitadi una cultura libraria che inevitabilmente finisceper esprimersi attraverso “l’oggetto” cartaceo,che diventerà sempre più curato, prezioso ericcamente illustrato. Il mio “bestseller” si intitola “Il fotografo nonsi annoia mai”. A questo si aggiungono i saggi“Fotografare cos’altro è”, “Un anno con lafotografia”, “Guida alla fotografia stenopeica”e i saggi-romanzi “L’Infinito Privato” e “I confinidel buio”. Ho anche realizzato delle guide sul Lazio, unadedicata alla Campagna Romana, due allaTuscia, una all’Italia. Informazioni più approfondite, e schede dei libri,si possono trovare su amazon.it, effettuandouna ricerca col mio nome, oppure passandoper il mio sito kelidonphotography.com.

I miei libri

Storie di fotografia

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Il Lazio è interessato da 3 Parchi Nazionali e82 altre aree protette, istituite conprovvedimenti legislativi o amministrativi,regionali o statali. Sono suddivise per tipologiain monumenti naturali, parchi regionali eriserve naturali, compresa un’area marina, perun totale di superficie protetta pari a circa250mila ettari, corrispondente a oltre il 13%del territorio regionale.

I Parchi Regionali naturali propriamente dettisono 14, tutelano un ricco patrimonio storico eculturale e favoriscono la permanenza delleattività agricole, forestali e artigianalitradizionali.

Un patrimonio ambientale, quindi, fatto dipaesaggi, archeologia e biodiversità. Si tratta di territori di grandi tradizioni storiche,che presentano un complesso intreccio con imiti, le leggende e il folclore locale.

Retaggi antichi, densi di stratificazioni, in cui lastoria è la somma delle storie dei luoghi edegli uomini che per millenni li hanno popolati.

È qui che si devono sperimentare politiche perla qualità e l’inclusività della natura in tuttii processi sociali.

La tutela dell’ambiente e delle connessioniecologiche può essere una preziosaopportunità di sviluppo sostenibile, oltre adavere evidenti scopi educativi, rigenerativi ecompensativi soprattutto per gli abitanti dellegrandi città.

La fauna italiana ècostituita da circa58.616 specie dicui circa 57.258Invertebrati e1.358Vertebrati.

La flora italianacomprende 6.711specie di piantevascolari(Pteridofite,Gimnosperme eAngiosperme),1.097 specie diBriofite (Muschied Epatiche) e2.145 specie diLicheni.

Nel panoramadelle regioni dellapenisola, il Lazioè la regione conla maggiorebiodiversità inItalia.Ospita infatti oltreil 50% delpatrimonionazionale concirca 30.000specie animali e3.500 specievegetali censite.

28Il sistema di protezioneambientale della Regione Lazio

Parchi e Aree Protette

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Direzione Ambiente e Sistemi Naturalivia del Pescaccio n. 96/98, 00166 Roma

[email protected]. 06 51687334 - 06 51687312Centralino Regione Lazio 06 51681

Magazine della Direzione RegionaleAmbiente e Sistemi NaturaliCoordinamento editoriale e realizzazioneRoberto Sinibaldi

Scritti e foto diMarco Scataglini

Supporto cartograficoCristiano Fattori

Progetto graficoEnrico Bianchi

È consentitala riproduzione totale

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